18 Dic 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
La cittadella “Mariapoli Piero” in Kenya, vicina a Nairobi, ospiterà dal 17 al 20 maggio 2016 l’undicesima edizione della Scuola di Inculturazione, nata dalla profetica intuizione di Chiara Lubich. Il tema che impegnerà i delegati – circa 250 – provenienti dall’Africa Sub-Sahariana verte su “Famiglia e Inculturazione in Africa” e intende approfondire il rapporto “uomo-donna”, nei loro ruoli e responsabilità nella vita di famiglia e le sfide nell’educazione ai valori. Sarà incastonata nell’incontro Pan-Africano delle Famiglie Nuove del continente. Le commissioni nazionali elaboreranno i contributi ed interventi andando alle radici delle culture e corredati da esperienze vitali illuminate dal carisma dell’unità. C’è grande attesa e una particolare gioia per la venuta di Maria Voce e Jesús Morán, presidente e copresidente rispettivamente del Movimento dei Focolari, insieme ad alcuni consiglieri centrali. (altro…)
28 Nov 2015 | Chiara Lubich, Chiesa, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Karibu Kenya Papa” (Benvenuto in Kenya, Papa). Tra canti e danze festanti, nel pomeriggio del 25 novembre il Papa sbarca a Nairobi per la sua prima tappa in terra d’Africa. Dall’aeroporto fino alla città, due ali di folla accompagnano l’auto papale: una semplice vettura grigia. Già al primo saluto Francesco esprime il suo amore per questa “Nazione giovane e vigorosa, una comunità con ricche diversità”. “Il Kenya è stato benedetto non soltanto con una immensa bellezza, nelle sue montagne, nei suoi fiumi e laghi, nelle sue foreste, nelle savane e nei luoghi semi-deserti, ma anche con un’abbondanza di risorse naturali”. E prosegue: “In un mondo che continua a sfruttare piuttosto che proteggere la casa comune”, auspico che i vostri valori ispirino “gli sforzi dei governanti a promuovere modelli responsabili di sviluppo economico”. L’agenda papale è fittissima: l’incontro con il clero, cui ‘regala’ tre parole: piangere, pregare, servire; quello con i rappresentanti dell’ONU di Nairobi, ai quali chiede un ‘cambio di rotta’, affinché economia e politica si mettano al servizio della persona in modo che siano debellate malaria e tubercolosi, che si continui a lottare contro la deforestazione, e si punti ad un equo commercio e ad uno sviluppo che tenga conto dei poveri.
Significativo l’incontro con i leader delle varie chiese e delle comunità musulmana e animista, nel quale afferma che il dialogo ecumenico e interreligioso non è un lusso né un optional. Per poi pronunciare, con forza, quella frase che è echeggiata in tutto il mondo: “Mai il santo nome di Dio sia utilizzato per giustificare odio e violenza.” Il 27, ultimo giorno a Nairobi, si reca a Kangemi, una poverissima baraccopoli dove si concentra quel degrado umano e ambientale che l’ha spinto a farsene paladino dinanzi all’ONU. Ad attenderlo 100 mila persone, anche qui ballando e cantando. E Francesco non le delude: “Mi sento a casa”, dice. “Condivido questo momento con voi fratelli e sorelle che avete un posto speciale nella mia vita e nelle mie scelte. I vostri dolori non mi sono indifferenti. Conosco le sofferenze che incontrate. Come possiamo non denunciare le ingiustizie subite?” Prima di partire per l’Uganda, nello stadio Kasarani incontra i giovani per rispondere alle loro domande fra cui: come vincere il tribalismo, la corruzione, l’arruolamento dei giovani. “Vincere il tribalismo – risponde il papa – è un lavoro di ogni giorno, un lavoro dell’orecchio, ascoltare gli altri, un lavoro del cuore, aprirlo agli altri, e un lavoro della mano, darsi la mano l’un l’altro”. “La corruzione è qualcosa che si insinua dentro di noi, è come lo zucchero, è dolce, ci piace, è facile, ma poi finiamo male”. E come superare la radicalizzazione? “La prima cosa che dobbiamo fare per evitare che un giovane sia reclutato è educazione e lavoro”. Ogni suo incontro trasuda di affetto, vicinanza, amore. E il popolo risponde esprimendo gratitudine, gioia, speranza. Il tema dell’inculturazione del Vangelo è una delle sfide più significative in queste terre, nelle quali si deve tener conto di aspetti, percepiti come valori, preesistenti al cristianesimo: la visione familiare, il ruolo del clan, la poligamia tribale e quella musulmana, ecc. È una sfida che anche i Focolari hanno raccolto fin dal loro ingresso in Africa, negli anni ‘60, e che continua ad impegnarli in una sincera ricerca con le persone del posto, nello spirito della reciprocità. Un cammino che ha portato Chiara Lubich nel 1992 a fondare, proprio qui a Nairobi, una cittadella di testimonianza dove si tengono appositi corsi di inculturazione. Il prossimo si terrà a maggio 2016 cui parteciperanno anche Maria Voce e Jesús Morán, rispettivamente presidente e co-presidente dei Focolari. Guarda video sulla fondazione della Cittadella Piero (altro…)
27 Nov 2015 | Focolari nel Mondo
23 Nov 2015 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«La chiave di lettura di questo viaggio è da scoprire nel programma e nella scelta delle attività che il Papa svolgerà», scrive Liliane Mugombozi, direttrice di New City, la rivista del Movimento dei Focolari in Kenya. Con lei ripercorriamo le direttrici di un viaggio che si preannuncia importantissimo. «Papa Francesco ha scelto tre Paesi con una grande comunità cattolica, afflitti da varie tensioni: desidera con ciò entrare a far parte, come pastore del popolo, nella scrittura di una nuova pagina della storia dell’Africa oggi nel contesto mondiale, e mettersi in cammino, insieme, alla ricerca di soluzioni ai problemi che stanno a cuore a queste popolazioni». «Chiedo a tutti voi di pregare per questo viaggio – ha chiesto papa Francesco all’Angelus del 22 novembre – affinché sia per tutti questi cari fratelli, e anche per me, un segno di vicinanza e d’amore. Chiediamo insieme alla Madonna di benedire queste care terre, affinché ci sia in esse la pace e la prosperità». Quali le attese? «Ci si aspetta dal suo messaggio una risonanza in tutti i settori della vita, dalla governance, alla gestione dei beni, dalla politica, all’educazione, alla sanità, al dialogo e ai rapporti interreligiosi…». E a chi obietta che Papa Francesco conosce poco l’Africa, l’Arcivescovo di Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo, card. Monsengwo, risponde: «È vero. Ma ciò che è veramente favoloso è che lui va dove si soffre. Se non fosse stato per l’epidemia di Ebola, ci sarebbe già andato molto prima». Dal 19 ottobre scorso, quando il Vaticano ha confermato le date del viaggio, innumerevoli analisi hanno accompagnato questo annuncio: «In Kenya – scrive Lili Mugombozi – la lotta contro Al-shabab, responsabile di violenti attacchi negli ultimi anni, è una delle sfide politiche maggiori. «Durante la nostra visita ad limina a Roma, ci aveva fatto delle domande sulla strage di Garissa e ha detto che sarebbe venuto a confortare il popolo del Kenya», afferma Mons. Rotich, presidente della segreteria che si sta occupando della visita. In Uganda, Papa Francesco visiterà i santuari anglicani e cattolici per onorare la memoria dei giovani martiri: 23 anglicani e 22 cattolici uccisi per la loro fede. «Per tanti Ugandesi – spiega ancora Liliane – questo gesto di Francesco, è un ricordo gioioso del lontano 1969, – quando Paolo VI, primo Papa a metter piede sul suolo africano, ha canonizzato i primi santi africani – ma anche un nuovo impegno per il dialogo tra le chiese». «In questo anniversario – scrivono dai Focolari dell’Uganda – ci sentiamo particolarmente interpellati a vivere la santità di popolo».
Nella Repubblica Centrafricana, in un contesto politico teso che suscita preoccupazione, Francesco «per manifestare la vicinanza di tutta la Chiesa a questa Nazione così afflitta ed esortare tutti i centroafricani ad essere sempre più testimoni di misericordia e di riconciliazione» il 29 novembre aprirà la porta santa della cattedrale di Bangui, anticipando simbolicamente l’inizio del Giubileo della Misericordia, e darà un segnale molto forte con il discorso nella Moschea centrale. «In ognuno di questi Paesi – continua la direttrice di New City – il Papa incontrerà i capi di Stato, si rivolgerà al corpo diplomatico, celebrerà una Messa pubblica dove si aspettano migliaia di fedeli e terrà vari incontri con i leader religiosi e con migliaia di giovani. E i poveri, i sofferenti non possono mancare all’appuntamento con lui: incontrerà chi vive nella baraccopoli di Kangemi, alle periferie di Nairobi, i disabili di una casa a Nalukolongo, sobborgo di Kampala in Uganda, e in uno dei campi profughi nella Repubblica Centrafricana». Anche il Movimento dei Focolari accompagna con la preghiera e con la preparazione concreta il viaggio di Francesco in Africa. In Kenya sono presenti nei posti più vari: tra i 10.000 volontari della sicurezza; nelle delegazioni di università, college e parrocchie. La giovane Mary Mutungi dirigerà il coro di 600 universitari durante la Messa con i giovani. Tra i canti proposti, c’è anche “We can find a way to live in Peace“, scritta da una band filippina in occasione del Genfest. In Uganda i membri dei Focolari sono impegnati nei preparativi attraverso le parrocchie. Alcuni hanno la responsabilità del coordinamento per la Diocesi. Geneviève Sanzè, del Centro internazionale dei Focolari, originaria della Repubblica Centrafricana e membro del Pontificio Consiglio per i Laici, sarà presente nell’ultima tappa del viaggio papale. Fidelia, da Bangui, afferma: «C’è tanta speranza nel nostro popolo che la venuta del Papa ci aiuterà a convertirci veramente, e a tendere alla riconciliazione per un pace duratura». Video messaggio di papa Francesco alla vigilia del viaggio in Kenya e Uganda Video messaggio di papa Francesco alla vigilia del viaggio nella Repubblica Centrafricana (altro…)
3 Giu 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Per guardare al futuro, l’ultima mattinata ha visto il Congresso rivolgere lo sguardo particolarissimo alle nuove generazioni. Dalle prime battute, Anouk Grevin – Docente di Management presso l’Università di Nantes e membro della Commissione internazionale EdC – coinvolge i presenti: “Quando nasce un bambino, tutta la comunità ne prende cura, il figlio che nasce è di tutti”, scoppia un applauso perché questa affermazione rappresenta uno dei valori più cari ai popoli africani (“per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio” ndr). Poi spiega: “Con i giovani che hanno frequentato la International EoC School, abbiamo vissuto dei sogni meravigliosi”. Con tanto entusiasmo Anouk fa il giro della sala; le pareti sono tappezzate dai progetti dei giovani, i loro sogni, e Anouk li legge. Con una creatività singolare e con una passione difficilmente descrivibile, questi giovani presentano i loro progetti: alcuni sono già in via di realizzazione, altri sono ancora soltanto “sogni”, ma per loro non importa! Alla sua domanda: “Vogliamo lasciarli soli?”. La risposta dalla sala è immediata, altrettanto appassionata e coinvolgente: alcuni imprenditori si succedono al microfono per esprimere il desiderio e l’impegno nel farsi primi sostenitori di questi sogni. John Mundell lancia un appello ai suoi amici:aprire le proprie aziende per introdurre le nuove generazioni al mondo di lavoro: “L’esperienza nelle imprese EdC fa sperimentare la ricchezza dei rapporti veri oltre la professionalità!”
Le vicende di vita vissuta di imprenditori -soprattutto giovani- da varie parti del mondo fanno intravedere un futuro migliore: dall’Italia, all’Argentina, al Paraguay, fino alla presentazione di una tesi sull’EdC di una giovane brasiliana che sta per concludere gli studi all’Istituto Sophia. Se oggi, lo sguardo è rivolto al futuro-presente, è anche un momento importante di impegni forti e vincolanti: “Dobbiamo prometterci di non tornare mai più indietro – è l’augurio di Luigino Bruni – In questi giorni abbiamo vissuto dei miracoli, le nostre storie di vita vanno annunciate a tutti. L’Edc non è un bene di consumo, ci sono tante persone nel mondo che aspettano. Dobbiamo continuare ad essere dei “produttori” di comunione e non solo dei suoi consumatori”. Il documento finale è un richiamo forte. La promessa di spendere la propria vita per una economia di comunione. A questo punto gli imprenditori vogliono lasciare un segno del loro impegno personale che si materializza in un “patto”, che, liberamente, chi se la sente sigilla con una firma.
A “chiudere” il Congresso è Genéviève Sanzé: “Si dice che le cose belle finiscono, ma penso che dobbiamo cambiare questa frase. Abbiamo vissuto un Congresso così fraterno, così gioioso, non può finire, ora incomincia veramente la nostra corsa, è il momento di uscire, ed andare verso il mondo”.
Una impresa non basta, in analogia con“una città non basta”, uno degli scritti più noti di Chiara Lubich, nutre la riflessione finale di questi cinque ricchissimi giorni, e accende la passione per vivere un grande sogno, vedere il mondo “invaso” delle imprese EdC. “Con un Dio che ti visita ogni mattina, se lo si desideri, una città è troppo poco … punta più lontano: al tuo paese, al mondo. Che ogni tuo respiro sia per questo; per questo ogni tua azione…”. Fonte: edc-online.org (altro…)