Nov 24, 2015 | Centro internazionale, Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sull’isola di Heybeliada (Halki), nel mare di Marmara davanti a Istanbul, inizia il 25 novembre il 34º Convegno di vescovi di varie Chiese promosso dal Movimento dei Focolari, nel Monastero che fu già sede della prestigiosa Accademia teologica greco-ortodossa. Il gruppo di 50 partecipanti provenienti da 19 Paesi, è atteso da Sua Santità Bartolomeo I, che in una recente intervista, a margine della consegna del dottorato h.c. in Cultura dell’Unità dall’Istituto universitario Sophia, affermava: «Ad Halki avremo l’occasione di ricordare tutti insieme Chiara Lubich e pregare per il riposo della sua anima. Potremo esprimere la nostra volontà di lavorare per l’unità delle Chiese. Noi come Chiesa di Costantinopoli siamo felici e pronti ad accogliere questi cardinali e vescovi, a scambiare le nostre esperienze e ricambiare il bacio della pace tra Oriente e Occidente». «Insieme per la casa comune» è il tema del Convegno, incentrato sull’unità a servizio della famiglia umana nella diversità dei doni. Le relazioni fondamentali affidate al Patriarca Bartolomeo I e a Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari. Moderatore del Convegno il cardinale Francis Kriengsak, arcivescovo di Bangkok. Nel corso del programma riflessioni di alcuni vescovi di varie Chiese. Il copresidente dei Focolari Jesús Morán offrirà una riflessione su «Il carisma dell’unità davanti alle sfide dell’umanità di oggi». Interverrà anche Gerhard Pross, evangelico dell’YMCA Germania, a nome della rete ecumenica di movimenti e comunità «Insieme per l’Europa». Il cardinale Kurt Koch, presente a Istanbul quale capo della delegazione della Santa Sede al Fanar per la festa di S. Andrea, rifletterà su: «Papa Francesco e la causa dell’unità dei cristiani». In una chiesa di tradizione armeno apostolica dell’antica Calcedonia, luogo dell’omonimo Concilio ecumenico del 451, i vescovi formuleranno un patto di amore reciproco al di sopra delle divisioni, secondo l’invito di Gesù: «Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 15,12), nell’impegno di «amare la Chiesa dell’altro come la propria». Il 29 e 30 novembre, su invito del Patriarca Bartolomeo, i vescovi parteciperanno al Fanar alle celebrazioni in occasione della solennità di S. Andrea, patrono del Patriarcato di Costantinopoli. Questi convegni di vescovi di varie Chiese promossi dai Focolari si svolgono annualmente dal 1982, quando Giovanni Paolo II invitò un gruppo di vescovi cattolici amici del Movimento a rendere partecipi della loro esperienza di comunione «effettiva e affettiva» anche a vescovi di altre Chiese. Essi hanno l’obiettivo di offrire spazi di comunione e condivisione fraterna alla luce della spiritualità dell’unità. La sede di questi Convegni è itinerante in luoghi significativi per le diverse confessioni cristiane. Il prossimo Convegno nel 2016 avrà luogo a Ottmaring (Augsburg – Germania). (altro…)
Nov 17, 2015 | Centro internazionale, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
A 8 anni di distanza dall’ultima assise continentale, tenutasi anche in quell’occasione in Italia, rappresentanti delle diverse fedi e tradizioni religiose presenti in Europa si sono confrontati per alcuni giorni (Castel Gandolfo, 28 – 31 ottobre): la paura del diverso, dell’altro, dello straniero, sono sentimenti che si acuiscono puntualmente dopo eventi tragici, come quelli di Parigi in questi giorni – e portano a islamofobia e cristiano fobia. Di fronte a questo è necessario cogliere le grandi opportunità che si aprono a livello continentale, soprattutto, per le giovani generazioni. «L’orribile strage terroristica di Parigi, riconosciamolo, è un colpo al cuore per tutti e forse ancora di più per quanti si impegnano a favorire la coesistenza pacifica fondata sul valore della dignità umana e sul rispetto positivo delle differenze», dichiara Religioni per la Pace subito dopo gli attentati del 13 novembre. «Ogni persona di buona volontà – continua – può dare il suo contributo affinché la Paura non prenda il possesso definitivo nei nostri cuori e nelle nostre menti con tutto il carico di violenza e distruzione che essa inevitabilmente comporta».
Andare “dalla paura alla fiducia” – accogliendosi l’un l’altro, era anche il titolo del convegno che ha radunato una cinquantina di giovani e centocinquanta adulti, fra i quali alcuni esponenti di spicco delle diverse tradizioni religiose. Esperienze positive di dialogo ed integrazione, raccontate da protagonisti provenienti da diversi paesi dell’Europa hanno costituito le buone pratiche condivise fra tutti e risultate particolarmente efficaci. I lavori, in plenaria e nei workshop, hanno cercato di rispondere alle sfide che il continente europeo si trova ad affrontare oggi, sia di fronte alle ondate migratorie, sia di fronte al crescere di sentimenti personali e di gruppo di carattere razzista. Un’attenzione particolare è stata data anche al ruolo dei media e alla possibilità che essi hanno di manipolare in negativo l’opinione pubblica aumentando le paure a scapito del positivo che esiste e che non fa notizia. Dalla presentazione dei giovani è emerso uno spaccato dell’Europa multietnica, multiculturale e multi religiosa che, più che una proiezione futura, è già una realtà e dell’impegno delle giovani generazioni a lavorare per rapporti costruttivi fra persone di diverse tradizioni. Dai quattro giorni di lavoro è emerso un ruolo aggiornato di Religioni per la Pace in Europa, dove l’organismo, attivo da vari decenni è oggi chiamato a coordinare, e a lavorare in collaborazione e in net-working con altre agenzie impegnate attivamente nel campo sia del dialogo interreligioso ed interculturale che nell’accoglienza e nell’integrazione. Un impegno che, mentre si esprime «la fraterna vicinanza ai familiari ed agli amici delle vittime innocenti ed a tutto il popolo francese, attraverso l’affetto e la preghiera» si rinnova nel desiderio di «proseguire nell’azione comune per la giustizia e la pace». Leggi anche: Protagonisti nel costruire un mondo di pace – intervento della presidente dei Focolari Maria Voce in apertura dei lavori (altro…)
Ott 29, 2015 | Centro internazionale, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Accogliersi l’un l’altro, dalla paura alla fiducia. È il titolo, ma anche l’augurio dell’Assemblea europea di Religioni per la Pace (RfP), l’organismo che riunisce a livello mondiale i leader religiosi per camminare insieme nella ricerca della pace e della giustizia, e di cui Maria Voce è tra i co-presidenti. In questo periodo Religions for Peace è impegnata – tra l’altro – in una campagna mondiale, il progetto Faiths for Earth (Religioni per la Terra). «Un’iniziativa importantissima» – dichiara – perché «l’umanità si trova ad affrontare una sfida a livello planetario e con pochissimo tempo disponibile. Le religioni sono chiamate a scendere in campo ancora una volta, a convincere i potenti delle nazioni ad intervenire. Vedo una provvidenziale sintonia con la lettera enciclica di papa Francesco “Laudato si’”, che ha suscitato un grande interesse mondiale». Nel suo intervento in apertura dei lavori, il 29 ottobre, la presidente dei Focolari ripercorre gli eventi recenti che hanno trasformato il volto dell’Europa. Di fronte all’«oceano di “rifugiati” e profughi senza precedenti», «fenomeno che, numericamente, supera di gran lunga i milioni di senzapatria lasciati dalla Seconda Guerra Mondiale», Maria Voce evidenzia la situazione drammatica che «provoca in noi sempre più sgomento, perplessità, disagio». Tra le cause individuate, anche i «drammatici e discutibili interventi militari che hanno sconvolto intere nazioni del Nord Africa, del Medio Oriente, dell’Africa Sub Sahariana ed altri conflitti ancora in corso. E i Paesi europei non sono certo del tutto incolpevoli di fronte a questi conflitti». Desta preoccupazione «la profonda crisi di identità del continente che impedisce di affrontare in modo coordinato ed unitario queste emergenze» e la costatazione che «spesso queste persone in fuga dalla fame e dalla guerra sono al centro di dispute, suscitano reazioni nazionalistiche» e sono «strumentalizzate per calcoli strategici». Ed ecco che entrano in causa i «credenti, appartenenti alle più varie fedi religiose, insieme a tutti gli uomini e donne di buona volontà». «Siamo indubbiamente diversi – afferma Maria Voce – ma restiamo tutti accomunati dallo stesso imperativo, sancito dalla “Regola d’Oro” disseminata e ripetuta in tutte le nostre Scritture: “Fai agli altri ciò che vorresti gli altri facciano a te”! Un riferimento etico e spirituale troppo spesso dimenticato, che Papa Francesco ha proposto come vero paradigma socio-politico nel suo discorso al Congresso degli Stati Uniti».Una Regola che «ci interpella davanti a questi drammi, invitandoci come leaders, come comunità, come individui, ad un impegno comune, concreto, costante, eroico se necessario, per venire incontro alle folle di umanità sofferente». E apre uno spiraglio sul ruolo delle religioni, perché, afferma «proprio la religione, da secoli relegata alla sfera privata della vita degli individui e delle comunità, è ritornata di moda all’interno della vita pubblica dei nostri Paesi», come «protagonista nel costruire un mondo di pace». «Questa è la straordinaria avventura che ci è dato di vivere nei nostri giorni e Religions for Peace è una piattaforma provvidenziale. Ognuno di noi ha un ruolo ben preciso nel suo vasto ingranaggio. Siamo una bellissima comunità internazionale, interculturale ed interreligiosa, resa una famiglia anche e soprattutto dal comune ideale», poggiato su alcuni cardini fondamentali: l’unità nella diversità, la reciprocità nei rapporti, l’uguaglianza nella comune dignità umana. Su questa «solida base» sarà possibile «offrire un contributo efficace per la pace e la riconciliazione in Europa, e porsi «un punto di arrivo, un traguardo, una meta, che si raggiunge dopo un lungo, e spesso faticoso, cammino. E il traguardo è: l’umanità nel disegno di Dio realizzato, cioè la fraternità universale». (altro…)
Ott 27, 2015 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Tutti i presenti sono stati molto toccati dal sentire questo affetto fraterno che lega il Santo Padre Francesco a Sua Santità il Patriarca Bartolomeo. Il Papa riconosce l’impegno del Patriarca in questo cammino di unità, che definisce comune. Non solo, ma afferma molto coraggiosamente che in questo cammino comune questo riconoscimento costituisce un passo avanti». Lei conosce molto bene il Patriarca, ha vissuto e vive intensamente questo momento di una lunga storia di vicinanza del Movimento dei Focolari con la Chiesa ortodossa e con i Patriarchi. Qual è il suo punto di vista su questa figura e quindi sul significato di questo riconoscimento? «Il Patriarca Bartolomeo è l’erede del grande Patriarca Athenagoras, che aveva veramente questa passione per l’unità, che in lui era quasi una visione profetica ma che non è riuscito a realizzare. Ma questa stessa passione si è trasmessa in particolare al Patriarca Bartolomeo che non manca occasione per sollecitare l’unità nel seno delle Chiese ortodosse proprio per poter parlare insieme, con una voce già in un certo senso sinodale, prima di tutto con la Chiesa di Roma per la quale ha un amore e una stima particolare, così come per Papa Francesco. In tanti modi ci tiene a sottolineare quanto è vivo questo cammino insieme. Mi sembra che siamo veramente in un momento felice perché c’è una spinta che viene dai due capi delle nostre due Chiese e che non può non portare frutto. Ci saranno anche delle resistenze, come ha detto Papa Francesco alla conclusione del Sinodo, però alla fine c’è lo Spirito Santo che aiuta, che spinge sicuramente verso l’unità delle Chiese. Pensiamo che sia un momento felice e che questo riconoscimento sia un passo importante, concreto, in questo cammino». Nel suo discorso, il Patriarca ha detto proprio cos’è l’unità che è diversa da unione, che è diversa da unicità, e ha sottolineato quello che un po’ si chiede all’uomo di oggi: formare una cultura dell’unità nella diversità, diversità come ricchezza, che è un concetto molto presente nel carisma vissuto da Chiara Lubich. Ci può spiegare un po’ meglio come?
«Chiara ci ha sempre ricordato che il cammino delle Chiese è guidato dallo Spirito Santo e che quindi Lui ha sicuramente fatto maturare in ogni Chiesa dei doni che servono all’unità delle Chiese e di tutta la cristianità e che possono servire se vengono messi in comune. Questi doni non appiattiscono ma rispettano le diversità, proprio perché si riconosce in queste diversità una grande ricchezza che non fa altro che rendere più bella la Chiesa, così come Gesù la voleva. Quindi, non un’uniformità, ma una unità nella diversità. Chiara ci diceva che modello altissimo è l’unità che lega la Santissima Trinità, dove il Padre è tale perché non è il Figlio, il Figlio è tale perché non è il Padre ma l’amore che c’è tra il Padre e il Figlio genera addirittura lo Spirito Santo che è terzo in questa dimensione trinitaria, ma è anche primo perché lega il Padre e il Figlio. E può avvenire questo perché ognuna delle tre Persone della Santissima Trinità si perde completamente nell’altra. Anche nel cammino delle chiese si richiede proprio questo, cioè che ognuna sia capace di perdersi completamente nelle altre chiese; che vuol dire donare fino in fondo tutta la propria ricchezza e lasciarsi arricchire anche dalla ricchezza delle altre. Quindi saper essere amore, per costruire quella Chiesa di Cristo in cui ogni cristiano, a qualsiasi comunità ecclesiale appartenga, si senta veramente partecipe del corpo di Cristo». Da questo riconoscimento ci sono prospettive che nascono, che si possono aprire? «Si parlava proprio con il Patriarca di una eventuale possibilità di istituire all’Istituto Universitario Sophia una cattedra che insieme, da parte cattolica e da parte ortodossa, studi le grandi figure di Chiara Lubich e del patriarca Athenagoras e cerchi di cogliere quel contributo che queste figure, nell’incontro dei loro rispettivi carismi, hanno apportato e possono apportare in questo cammino di unità». (Da Radio Vaticana) (altro…)
Ott 24, 2015 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Una celebrazione solenne, presenti tutti i Padri sinodali, delegazioni, ambasciatori e Papa Francesco – con un discorso definito tra i più importanti del suo pontificato – quella del 17 ottobre in Aula Nervi, che ricordava i 50 anni dall’istituzione del Sinodo dei vescovi da parte di Paolo VI. «Un capolavoro», afferma la presidente dei Focolari Maria Voce riferendosi in un commento a caldo al discorso del Papa. «Ha mostrato che non può esistere un cammino della Chiesa se non sinodale. Mi ha colpito il suo sottolineare l’importanza del sensus fidei, cioè il senso della fede, e l’infallibilità del popolo di Dio che insieme ascolta lo Spirito Santo, esprimendo così la fede della Chiesa. E questo parte sempre dal basso. Così tutte le figure giuridiche collegiali nate dopo il Concilio Vaticano II – ci fa capire Papa Francesco – se non vivono questa sinodalità, partendo dalla gente a cui si rivolgono, non servono alla comunione. Sono maschere». «E poi il primato del servizio: “Non dimentichiamolo mai!”, dice il Papa. “Per i discepoli di Gesù, ieri oggi e sempre, l’unica autorità è l’autorità del servizio, l’unico potere è il potere della croce, secondo le parole del Maestro: ‘Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo’ (Mt 20,25-27). Tra voi non sarà così: in quest’espressione raggiungiamo il cuore stesso del mistero della Chiesa – ‘tra voi non sarà così’ – e riceviamo la luce necessaria per comprendere il servizio gerarchico”. E parla di “piramide capovolta”, un’espressione in cui da qualche tempo ci sforziamo di rispecchiarci, proprio nel senso in cui lui la spiega: “il vertice si trova al di sotto della base. Per questo coloro che esercitano l’autorità si chiamano “ministri”: perché, secondo il significato originario della parola, sono i più piccoli tra tutti”».

Foto SIR
Nel discorso emerge ancora una volta la sintonia tra papa Francesco e il patriarca Bartolomeo I: «L’impegno a edificare una Chiesa sinodale – missione alla quale tutti siamo chiamati, ciascuno nel ruolo che il Signore gli affida – è gravido di implicazioni ecumeniche. Per questa ragione, parlando a una delegazione del patriarcato di Costantinopoli, ho recentemente ribadito la convinzione che “l’attento esame di come si articolano nella vita della Chiesa il principio della sinodalità ed il servizio di colui che presiede offrirà un contributo significativo al progresso delle relazioni tra le nostre Chiese”». «Una sintonia – sottolinea Maria Voce – che non è solo a proposito dei problemi del creato, espressa nell’enciclica Laudato si’; è proprio questo sentire sinodale della Chiesa che spinge il Papa ad aprire una porta per dire: dobbiamo metterci insieme. Una responsabilità che lo spinge a cercare come fare per arrivare a dei passi concreti verso la piena comunione. Perché è solo nella piena comunione di tutti i cristiani che si esprime la sinodalità della Chiesa».
Infine, commenta Maria Voce, «la ricerca non del compromesso, ma di quello che lo Spirito Santo ci vuole dire, è una sfida che richiede una grande unità di tutta la Chiesa. Abbiamo parlato con diversi partecipanti al Sinodo sulla famiglia in corso in questi giorni, anche con la famiglia di focolarini sposati della Colombia, María Angélica e Luis Rojas, e tutti ci chiedevano di pregare. Allora intensifichiamo la preghiera come se fossimo noi lì a cercare di capire come venire incontro alle angosce e alle difficoltà della famiglia nel tempo moderno, e a guardare la famiglia nel disegno di Dio». La motivazione e le dense parole di Paolo VI che accompagnarono l’istituzione del Sinodo dei Vescovi il 15 settembre 1965 sono particolarmente importanti per il Movimento dei Focolari, proprio perché l’istituzione del Sinodo, spiega Maria Voce, «ha portato un’aria nuova nella Chiesa, una svolta: quella della collegialità, della comunione, del passaggio da un modo di condurre la Chiesa individuale, piuttosto gerarchico, ad un modo collegiale». «Come Movimento dei Focolari, come movimento dell’unità, non potevamo quindi non prendere in considerazione questo avvenimento, e ho accolto con gioia l’invito del cardinale Baldisseri a partecipare alla commemorazione». Con i Sinodi, infatti, si attua una sorta di prosecuzione del Concilio Vaticano II: «Paolo VI, evidentemente mosso dallo Spirito Santo, dopo aver fatto quell’esperienza conciliare così bella, che aveva portato alla Chiesa realtà nuove – basti pensare ai documenti Gaudium et Spes, Lumen Gentium, Nostra Aetate – aveva sentito che questa esperienza doveva continuare». “Sinodo”, infatti, vuol dire proprio “cammino insieme”, come hanno spiegato sia il card. Schönborn nel suo intervento sulla nascita del Sinodo dei vescovi e sui vari Sinodi, sia con forza il Papa. Significa, quindi, che «la Chiesa sta camminando, insieme. Non il Papa da solo, i vescovi da soli, il popolo di Dio da solo, i laici da soli: questo cammino lo fa la Chiesa, in cui tutti hanno qualcosa da dire e da dare». Leggi anche: comunicato stampa sulla partecipazione dei Focolari alla commemorazione del 50° del Sinodo dei vescovi. (altro…)