Mar 26, 2024 | Chiara Lubich, Chiesa, Collegamento, Nuove Generazioni, Spiritualità
Un passaggio dell’intervento di Chiara Lubich a Roma, nel 2000, durante la XV Giornata Mondiale della Gioventù, alla quale parteciparono oltre due milioni di giovani provenienti da tutto il mondo. (Tor Vergata – Roma, 19 agosto 2000). https://youtu.be/bAXYQrHjEIw (altro…)
Lug 22, 2016 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Oggi si parla di Amazzonia soprattutto perché preoccupati della sua deforestazione e dello sfruttamento delle sue innumerevoli risorse da parte di politici ed economisti senza scrupoli. Ma sono in pochi a conoscere i problemi delle comunità che vivono sulle rive del suo immenso, omonimo fiume, così prezioso per il nostro pianeta malato. Sono grandi le difficoltà per accedere a qualsiasi forma di assistenza sanitaria. Ad esempio ad Óbidos (quasi 50.000 abitanti), l’unico ospedale esistente, retto dal Terz’Ordine Francescano, dispone di un solo medico per assistere i casi più urgenti, mentre per visite specialistiche occorre recarsi a Santarém , a 6 ore di navigazione. A sollecitare risposte concrete è la Conferenza episcopale brasiliana (CNBB), preoccupata anche per la scarsa assistenza spirituale ad una popolazione di natura profondamente religiosa. Un appello che ha risvegliato l’interesse di centinaia di persone dei Focolari (giovani e adulte di tutto il Paese), e non solo, che dal 2005 stanno dando vita al “Progetto Amazzonia”. Esse, di anno in anno, nel periodo delle vacanze, si mettono in viaggio per visitare le diverse comunità rivierasche della regione. Sono professionisti dell’area sanitaria, ma anche gente comune, che vanno lì per ascoltare i problemi della gente, curare i malati, giocare con i bambini, in una tacita ma esplicita testimonianza di Vangelo vissuto. In questo mese di luglio si stanno svolgendo missioni di questo tipo in tre diverse località: Óbidos (Pará), Magnificat (Maranhão) e Barreirinha (Amazonas).
A Óbidos sono andati in 22 volontari, fra cui 4 medici, un dentista, una fisioterapista e uno studente di medicina. I quali, con l’appoggio logistico degli abitanti e della prefettura, nei 7 giorni della loro instancabile permanenza sul posto sono riusciti a visitare sette comunità, prendendosi cura complessivamente di oltre 1000 persone. Sono andati di casa in casa, ospitati per la notte dalla generosità della gente, che non ha esitato a mettersi a fianco dei volontari per dare loro una mano, creando così un clima di grande fraternità fra tutti. E al momento di separarsi, ogni volta la scena era la stessa: nessuno voleva credere che all’indomani i “missionari” sarebbero partiti per un’altra comunità, come nessuno poteva dire chi avesse provato più gioia per quell’intenso giorno vissuto assieme. Perché, se è vero il detto che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” è altrettanto vero che – a detta dei volontari – chi ha ricevuto di più sono stati loro, per aver conosciuto da vicino una popolazione così genuina, così ricca di valori, di coraggio, di fede autentica. Ogni partenza è stata suggellata dalla promessa di tornare il prossimo anno, accompagnati da nuovi amici contagiati dal loro entusiasmo. Significativa la testimonianza di un giovane volontario di Benevides che ringraziava per essere “cresciuto spiritualmente ed umanamente”. E quella di una ragazza di Belém che, colpita “da queste persone straordinarie che ha conosciuto”, ha dichiarato che una volta tornata a casa “raccomanderà a tutti una simile esperienza”. Un giovane venuto da Belém commentava: “Vivo in una società interessata soltanto all’ultimo modello di Smartphone, mentre qui ho visto bambini felici per aver ricevuto una semplice matita. Ho visto gente mettersi in fila senza la certezza di riuscire a farsi visitare dai medici, mentre da noi se appena c’è da aspettare un po’ cominciamo a reclamare. Eppure, anche se in situazioni sfavorevoli, in questa gente la gioia non manca. Ascoltando le loro storie, mi sono convinto che alcuni di essi meriterebbero una laurea ad honorem”. Vedi anche: http://projetoamazonia2016.blogspot.com.br/ (altro…)
Feb 5, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
A scuola del Vangelo: un appuntamento che si ripete ogni due mesi e che coinvolge tutto il villaggio, compresi il parroco e il Fon, la regale autorità del posto. Il programma? Approfondire un brano del Vangelo, cogliendone le sfaccettature che più si prestano all’applicazione quotidiana, per darselo come filo conduttore fino al nuovo appuntamento. Nel quale, nello spirito di comunione, proveranno a condividere come sono riusciti a farlo diventare vita e darsi reciprocamente nuova lena per continuare l’esperimento. Questa dinamica, iniziata a Fontem – la cittadella dei Focolari del Camerun – per volere del loro Fon si riproduce anche ad Akum, altro villaggio del Camerun. Inizialmente l’affluenza è prevalentemente al femminile. Ma via via vi partecipano sempre più anche uomini, verosimilmente colpiti (anche se non ammesso apertamente) dal cambiamento delle mogli. Proviamo a captare qualcosa dai loro racconti. «Mi chiamo Suh Nadia – esordisce una ragazza -. Con alcuni miei compagni di scuola ci eravamo accordati di unirci alla preghiera mondiale dei giovani dei Focolari che si chiama Time-out. All’inizio eravamo in sei, poi dodici. Ad un certo punto è venuto a saperlo il preside, che mi ha chiamata in direzione. Pensavo: adesso ci punirà perché per qualche minuto interrompiamo lo studio. Mi sono fatta coraggio ed ho cercato di spiegargli l’importanza di questa preghiera. Infatti, anche se in Camerun c’è la pace, ci sono tanti Paesi intorno che stanno soffrendo per la guerra, per cui dobbiamo pregare per loro. Il preside, dopo avermi ascoltato, mi ha ringraziato e mi ha detto che provvederà a modificare l’orario delle lezioni affinché tutti gli studenti possano unirsi a noi». A prendere la parola è ora Evangeline: «Andando a casa di mia zia, mi sono accorta che i vicini maltrattavano una ragazza che era con loro, che, per sfuggire, era andata a dormire in chiesa. Riaccompagnandola a casa, il parroco ha cercato di convincere i suoi a trattarla bene. Ma non appena andato via, i due l’hanno sgridata. Piangeva forte. Le sono andata vicino, l’ho ascoltata con amore e ho deciso di andare a parlare con i suoi. Anche se la zia mi ha sconsigliata, pensando a quanto suggerisce il Vangelo, il giorno dopo sono andata lo stesso. La signora mi ha detto che non era loro figlia, ma una ragazza che faceva loro da infermiera. “Proprio perché lei vi aiuta” – ho detto – dovreste trattarla come una figlia”. La donna non sembrava darmi attenzione, ma il marito mi ascoltava: “Chi sei?”, mi ha chiesto, “Chi ti manda?”. Sentendo che ero andata di mia iniziativa, mi ha ringraziata e mi ha promesso che non la maltratteranno più. Vedendo poi che la ragazza non aveva quasi nulla da mettersi, le ho portato alcuni miei vestiti». Veronica cucina normalmente anche per la suocera. Un giorno la donna le dice che per un problema agli occhi non riesce neppure a vedere ciò che mangia e che forse è meglio non portarle più cibo. Veronica prende un appuntamento all’ospedale e la sera prima va a dormire da lei. In quella città abitano due figli della donna, i quali però non si dimostrano per nulla interessati. I medici decidono di operarla subito e così Veronica, nonostante i suoi impegni di lavoro, rimane con lei in ospedale per una settimana. Al ritorno a casa, neppure gli altri figli della donna si interessano della madre, così Veronica continua ad andare a curarla e portarle da mangiare, senza far caso che i figli vadano dalla madre solo quando c’è lei, per approfittare anche loro del cibo. «È la quarta volta che vengo a queste riunioni di ‘nuova evangelizzazione’ – conclude Veronica – cerco solo di mettere in pratica ciò che qui imparo». «Mi erano rimasti soltanto 2000 franchi camerunensi (equivale a circa 3 Euro) e avevo la spesa da fare» racconta Marie a proposito del brano del Vangelo ‘Date e vi sarà dato’. «Per risparmiare sono andata al mercato lontano 6 miglia, con ancora in mano 700 frs. Tornando, con ancora in mano 700 franchi, mi accorgo che non avevo preso l’olio. Decido di comprarlo vicino casa: i miei 700 frs mi sarebbero bastati appena. Stavo per attraversare la strada quando una ragazza mi batte sulla spalla: aiutami a comperare le spezie, mi chiede. Una voce dentro mi dice: dare! Così le ho pagato le spezie: 250 frs. Con ciò che mi era rimasto potevo comperare mezzo litro d’olio. Un uomo che conosco mi chiede di comperare per lui il sale: sono 100 frs. Infine mi si avvicina un ragazzo e anche lui mi chiede di pagargli le spezie: altri 200 frs. Guardo i soldi rimastimi in mano: non potevo più comperare nessun olio. Tornata a casa chiedo ai figli di riscaldare i contenitori per vedere se usciva ancora un po’ di olio, ma erano completamente vuoti. Allora li ho mandati dal negoziante a chiedere se poteva darci un po’ di olio a credito, ma non ne aveva. Neppure la mia vicina ne aveva da prestarmi. Come avrei fatto a cucinare per i miei figli? In quel momento arriva il figlio di una mia cara amica con un cesto sulla testa. “Vengo da te”, mi ha detto. “Mia madre non era riuscita a venire per la morte di tua madre e adesso lei ti manda questo cesto”. Lo apro e c’erano noci di cocco, pesce secco e… 5 litri di olio!». (altro…)
Apr 10, 2014 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo

Da destra: Fon Njifua Lukas (Fontem) , Chiara Lubich, Fon Njiendem Joseph (Fonjumetaw)
«Il 2 aprile scorso, verso le 10 del mattino, il Fon di Fontem, Njifua Lukas, ci ha improvvisamente lasciati. Al primo malore, è stato subito portato in ospedale, ma è deceduto durante il tragitto». Ce ne danno notizia da Fontem (Camerun), Winnie Nwafor e Frantisek Slavicek, responsabili dei Focolari sul posto. Come non ricordare lo storico incontro tra il Fon Lukas – che ha raccolto l’eredità del padre, Fon Defang – e Chiara Lubich nel maggio 2000 quando nella spianata del Palazzo Reale di Azi – di fronte all’ampio anfiteatro naturale gremito dalle delegazioni del popolo Bangwa – il Fon Lukas conferisce a Chiara il titolo di Mafua Ndem = “Regina mandata dal Cielo” che la onora come membro privilegiato del suo popolo. E Chiara risponde tracciando la storia comune che ha unito i focolarini e i Bangwa fin dal 1964 e coinvolge tutti a sancire un “patto di amore vicendevole forte e vincolante” nel quale impegnarsi, dice: “ad essere sempre nella piena pace tra noi e a ricomporla ogni volta che si fosse incrinata”. È un patto che successivamente Chiara invita il Fon Lukas a stringere anche con il Fon di Fonjumetaw perché sia “il punto di partenza per trascinare altri popoli ad unirsi in questo spirito”. Nasce da lì il progetto della Nuova Evangelizzazione, affidato in prima persona ai due Fon “gemelli”, come erano stati chiamati in quell’occasione. Da quel momento è iniziata una fitta corrispondenza tra Chiara e il Fon, che la teneva informata di ogni incontro e degli sviluppi ed effetti che questo progetto stava avendo su tutto il popolo. Il Fon Lukas si trovava a Yaoundé, capitale del Camerun, dove da alcuni mesi svolgeva il suo lavoro a servizio dello Stato, come senatore. «La notizia è stata accolta con profonda sorpresa e dolore da tutta la popolazione – scrivono ancora da Fontem – .Tutti si sono diretti con qualsiasi mezzo (macchine, motorini, a piedi) verso il Palazzo Reale di Azi, dove il Fon è arrivato nella notte tra le 3 e 4 del mattino per essere sepolto secondo il rito tradizionale. Nei giorni successivi, molti membri della comunità del Focolare si sono avvicendati al palazzo, per confortare la famiglia». Anche la presidente Maria Voce ha fatto pervenire a Fontem la più sincera vicinanza e la preghiera sua e di tutto il Movimento dei Focolari per l’improvvisa partenza del “caro amico e fratello”, il Fon Njifua Lukas. 
Fon Lukas Njifua (3° da destra) con Maria Voce e Giancarlo Faletti nel 2009
Nel 2001 gli era stato conferito il “Premio Luminosa” e nel suo discorso alla cittadella nei pressi di New York ha detto tra l’altro: «La Nuova Evangelizzazione lanciata da Chiara Lubich nel 2000 ha preso sempre più piede in Fontem. I frutti sono così tanti che preghiamo Dio che sia possibile per il mondo intero condividere con noi questa esperienza». Nel marzo 2008, alla notizia della morte di Chiara Lubich, è subito partito per Roma, ottenendo il visto a tempo di record, insieme al Fon di Fonjumetaw, ed è stato uno dei principali animatori nella preparazione del “cry die” di Mafua Ndem Chiara del gennaio 2009, grandissima celebrazione voluta all’unanimità da tutta la popolazione Bangwa. «Siamo grati a lui – concludono Winni e Frantisek – per aver accompagnato e sostenuto il lavoro del Movimento dei Focolari a Fontem, per aver accolto quanti sono arrivati nella cittadella durante il suo Regno (e sono moltissimi!!) come membri della famiglia di Chiara, non importa da quale parte venissero. Le porte del Palazzo erano sempre aperte per noi. Siamo sicuri che continuerà ad intercedere perché l’amore regni tra il suo popolo e perché, come Chiara disse nel 2000, “ anche nel futuro la vocazione di Fontem sia quella della ‘città sul monte’, perché tutti la possano vedere, ammirare ed imitare”». Una sua testimonianza: http://vimeo.com/91699633 (altro…)
Apr 18, 2013 | Centro internazionale, Chiesa, Spiritualità
In questo primo scorcio di pontificato di papa Bergoglio si possono trovare segni forti del profilo carismatico della Chiesa. Qual è la sua impressione? «Sottolineerei prima di tutto due parole: servizio e povertà. Papa Francesco ne ha parlato, ma ne ha dato soprattutto testimonianza con gesti e fatti: povertà per dire sobrietà di vita, maggiore condivisione dei beni con i più bisognosi, maggior tutela del creato messo da Dio a disposizione dell’uomo. Particolare poi è la sua capacità di creare occasioni di dialogo e di comunione sia con il popolo che incontra nelle udienze, tra cui gli ammalati e i bambini, che con i lavoratori dello Stato della Santa Sede che invita alle sue Messe mattutine. Questi e altri gesti esprimono l’attenzione di papa Francesco a privilegiare la valenza, per così dire, orizzontale della Chiesa che è quella carismatica. Tale dimensione è unita nella sua persona a quella più propriamente istituzionale, il che offre una visione più completa della Chiesa, contenente magistero e amore, relazioni gerarchiche e rapporti all’insegna della semplicità e della “tenerezza”. Sovente si è abituati a considerare l’aspetto gerarchico della Chiesa come si trattasse di una piramide, con un esagerato verticismo. Papa Francesco invece fa emergere la realtà della Chiesa-comunione, con un centro, certo, attorno a cui convergono tutti i doni che Dio le ha concesso attraverso i carismi». Il prossimo 18 maggio, vigilia di Pentecoste, papa Francesco incontrerà i Movimenti e le associazioni laicali in piazza S. Pietro, nel quadro delle manifestazioni dell’Anno della Fede. Come vi state preparando? Cosa vi aspettate da questo appuntamento?

Maria Voce
«Più che aspettarci qualche cosa vorremmo poter offrire. Ci interessa che il Papa senta di avere davanti migliaia di persone con l’unico anelito di testimoniare la vitalità della fede, la ricchezza dei doni di Dio, la capacità di rispondere alle sfide più importanti del momento presente tramite i diversi carismi che movimenti e associazioni portano in sé. Come Movimento dei Focolari, in particolare, desidereremmo che il Papa sentisse la nostra completa disponibilità ad essere strumenti di unità fra le diverse componenti della Chiesa, cominciando tra i figli dei carismi antichi e nuovi a servizio di una Chiesa-comunione che è quella che l’umanità oggi aspetta di vedere». Fonte: Servizio Informazione Focolari (altro…)