Movimento dei Focolari
Nel cuore della GMG

Nel cuore della GMG

I giovani attendono i prossimi appuntamenti con il Papa a cui si sono preparati da tempo e, in queste prime giornate a Lisbona (Portogallo), hanno partecipato agli incontri “Rise Up”. Scopriamo cosa sono.

Mentre scriviamo, la XXXVIII Giornata Mondiale della Gioventù ha appena fatto il suo giro di boa e le prime 4 intensissime giornate sono ormai parte della vita di oltre mezzo milione di giovani che il 3 agosto 2023 ha accolto Papa Francesco nel cuore di Lisbona (Portogallo), al Parque Eduardo VII, ribattezzato “Collina dell’incontro”, ad indicare la dimensione fondante di questa GMG: la relazione con Dio, con sé stessi e poi con gli altri, per costruire un mondo in pace, sostenibile e fraterno.

Al grido di “Dio ama tutti”, in una Chiesa in cui c’è spazio per tutti, Francesco ha inaugurato ufficialmente la GMG portoghese la cui cronaca quotidiana possiamo leggere nei media. Ciò che invece rischia di passare in secondo piano è il grande lavoro di attualizzazione che la Chiesa, nel senso più universale del termine – fatta dai giovani insieme ai loro educatori, ai sacerdoti e ai Vescovi, alle varie realtà ecclesiali – ha fatto, affinché questa Giornata Mondiale fosse un luogo in cui i ragazzi “si ritrovassero” nelle loro domande, nella ricerca consapevole o meno di Dio per averlo come compagno di vita; nella realizzazione di spazi di condivisione, ispirazione ed ascolto reciproco.

   

“Rise Up” Meetings: spazi per pensare, condividere, farsi ispirare

Senz’altro una delle novità più grosse di questa edizione sono gli incontri “Rise Up”, il nuovo modello di catechesi della Gmg che invita i giovani a riflettere sui grandi temi affrontati durante il pontificato di Papa Francesco: l’ecologia integrale, l’amicizia sociale e la fratellanza universale, la misericordia.Sono 270 incontri svolti in 30 lingue che si ricollegano tutti al tema generale della GMG: ““Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39).

Anche il Movimento dei Focolari è stato coinvolto negli incontri Rise Up – 3 appuntamenti di mezza giornata l’unoper i pellegrini di lingua inglese, incontrando in media 5000 giovani al giorno. “Mi sono sentita fin da subito protagonista – racconta Eunice, una gen del team organizzatore – e il tema di questa GMG mi ispira molto: anch’io mi sento spinta ad alzarmi ed andare in fretta, come Maria; sento una forte motivazione a dare di più, a superare limiti, stanchezza e difficoltà, come ha fatto lei quando è andata da Elisabetta. Non si è fermata, ma ha amato”. Agli incontri hanno preso la parola Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente dei Focolari, insieme al Card. Patrick O’Malley di Boston (Usa), all’Arcivescovo Anthony Fisher di Sydney (Australia) e al Vescovo Robert Barron di Winona-Rochester nel Minnesota (Usa).

 

I ragazzi della GMG di Lisbona

Fare esperienza dell’amore di Dio e portarlo ovunque ci si trova o ci si sente chiamati è stato il filo conduttore degli incontri scanditi da dinamiche, musica, preghiera e tanta condivisione. “Sentivo che dopo un anno e mezzo di ‘isolamento’ dopo il Covid qualcosa in me era cambiato” – racconta Pete, degli Stati Uniti, alla sua prima GMG. “Ho deciso di venire con i ragazzi della mia Diocesi per mettermi in gioco. Volevo uscire dalla mia zona di confort, conoscere ragazzi di altri Paesi, vedere come loro affrontano i problemi. Ho ancora tante domande, a qualcuna qui ho trovato risposte”.

Anche per i ragazzi della Slovacchia non è stato facile decidere di partire e aprirsi a persone di altre culture e modi di fare. C’è grande attesa per quanto il papa dirà nei prossimi giorni. “Siamo sicuri che le sue parole rimeranno nei nostri cuori per sempre e ci aiuteranno nelle diverse situazioni della vita”.

Questo incontrarsi, riconoscersi fratelli e sorelle è forse il tratto più caratteristico di questo evento; perciò, le testimonianze sono centrali negli incontri Rise Up.

   

La vita vera al centro

Come quella di Lucas, che vive nell’Amazzonia brasiliana. Alla GMG di Panama è rimasto affascinato dalla figura di Gesù e, tornato a casa, si è impegnato in un progetto di aiuto alle comunità indigene della sua terra. Per 15 giorni, con un team di medici, infermieri e psicologi, insieme ad una ventina di giovani portano aiuti, cure e supporto a molte persone lontane dai centri di cura. “Un’esperienza incredibile: quella di donarmi dalla mattina alla sera, senza sosta” racconta Lucas. “Il Progetto Amazzonia mi ha fatto crescere molto come persona. Il primo frutto di tutto questo sono io: sono cambiato, non sono più lo stesso”.

Sofia, argentina, racconta del suo percorso esistenziale di forte ricerca di senso. Ad un certo punto ha conosciuto la figura della beata Chiara Luce Badano il cui sì a Dio, anche nel dolore, le ha dato la forza di donare la propria vita nella strada di consacrazione nel Movimento dei Focolari. E potremmo andare avanti ancora perché le testimonianze raccontate sono molte, come pure le domande che i giovani hanno rivolto ai vescovi e ai leader che hanno parlato.

“Sono venuta con il mio gruppo di amici a questa GMG – racconta Pat, 19 anni, di Sydney – e questo per me è importante perché credo che per riuscire a fare la differenza nel mondo, ma anche per prendere decisioni personali abbiamo bisogno degli altri. La solitudine è un problema di tanti ragazzi della mia età e io voglio fare qualcosa per questo, cominciando con il voler bene ai miei amici e qui ho capito che questa è la strada giusta”.

Sono tante le domande e anche le paure di questi ragazzi, ma non c’è solo questo: questi ragazzi hanno voglia di aprirsi, conoscere; vengono da storie ed esistenze diverse, spesso opposte eppure sono qui incontrare Papa Francesco e per trovare Dio nella propria vita e incontrare amici con cui condividerlo. La GMG di Lisbona è entrata nel vivo del suo viaggio.

Stefania Tanesini

Per leggere gli interventi integrali:

Margaret Karram, Intervento del 2 agosto 2023, Incontro Rise Up, GMG Lisbona (Portogallo) Jesús Morán, Intervento del 2 agosto 2023, Incontro Rise Up, GMG Lisbona (Portogallo)   Margaret Karram, Intervento del 3 agosto 2023, Incontro Rise Up, GMG Lisbona (Portogallo) Jesús Morán, Intervento del 3 agosto 2023, Incontro Rise Up, GMG Lisbona (Portogallo)   (altro…)

Lisbona 2023: “Há Pressa no Ar” inno ufficiale della GMG

Lisbona 2023: “Há Pressa no Ar” inno ufficiale della GMG

Un canto all’unisono per i giovani di tutto il mondo. Padre João Paulo Vaz, sacerdote di Coimbra (Portogallo) è l’ideatore del testo dell’inno della GMG di Lisbona 2023, trasformato in musica da Pedro Ferreira, insegnante e musicista. Due giovani del Movimento dei Focolari (Gen), Lourdes Catalán e Ivan Ho, lo hanno intervistato. Manca davvero poco alla Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) 2023 e già tra i vicoli di Lisbona (Portogallo), città dove avrà luogo questo evento globale, è possibile ascoltare la voce dei primi giovani in arrivo cantare “Há Pressa no Ar” (C’è fretta nell’aria), inno ufficiale ispirato al tema “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39). Scopriamo insieme a Padre João Paulo Vaz, sacerdote della diocesi di Coimbra e ideatore del testo, come è nato. Lourdes: Padre João Paulo, cosa rappresenta per lei la GMG e come mai ha deciso di partecipare al concorso per la selezione dell’inno di Lisbona 2023?

Padre João Paulo Vaz: Ho partecipato a ben 6 GMG nella mia vita (Parigi, Roma, Toronto, Colonia, Sydney e Madrid), alcune anche come responsabile della pastorale giovanile della diocesi. Ciascuna di queste ha segnato il mio percorso come uomo, come cristiano e come sacerdote. Sono state esperienze molto intense di fede e di comunione e, alcune cose in particolare, hanno lasciato l’impronta. Una di queste è sempre stata l’inno. Quando è arrivata la notizia che avremmo potuto partecipare al concorso per la realizzazione dell’inno di Lisbona 2023 ne sono stato molto contento, sia per la mia esperienza personale, sia in quanto compositore. Mi ero deciso a presentare il testo ma, a un certo punto, ho scoperto di aver dimenticato di iscrivermi per tempo perché bisognava dichiarare l’intenzione di partecipare, ancora prima di presentare il brano. Quando me ne sono reso conto ero molto triste, ma Dio non mi lascia mai solo. Un gruppo di partecipanti che si era iscritto per tempo e aveva solo pronta la base musicale mi ha chiesto comunque di poter ricevere le mie parole e sono entrato nel concorso. Poco dopo, ho appreso con grande gioia che la mia canzone era stata scelta. Ero felicissimo perché l’ho sentita davvero come una risposta di Dio al mio desiderio.

Ivan: Quale messaggio voleva trasmettere attraverso la composizione di questo inno? Padre João Paulo Vaz: In primo luogo, il messaggio che ho pensato di rivolgere a ciascun giovane è “Cristo è sempre con te, non ti abbandona mai e con Lui potrai amare molto di più”. Per questo, con Lui, “la mia voce si eleva più in alto e tutti la sentiranno”, come spiega la canzone, perché non si ha più paura. L’intero testo va in questa direzione e Maria, protagonista principale di questa GMG, nella semplicità e nell’umiltà della sua figura, rappresenta tutte queste cose: Colei che per prima eleva la sua voce perché porta Cristo con sé; la prima evangelizzatrice che rivela anche a noi, con il suo “sì” e in cammino verso Elisabetta, come portarlo agli altri. Ivan: A Lisbona si attendono tantissimi giovani da tutto il mondo. Come ci si sente a pensare che tutti insieme canteranno questo inno? Padre João Paulo Vaz: È molto importante dire che, dal momento in cui la canzone è stata scelta come l’inno della GMG, non ci appartiene più, non è più nostra. Non sono più le mie parole né la musica creata da Pedro Ferreira. È l’inno della GMG di Lisbona 2023. Io canterò con gli altri: questa sarà la più grande gioia. Lourdes: Se potesse sintetizzare in una o due parole l’inno, quali sarebbero? Padre João Paulo Vaz: la prima è “profondità”, che significa scoprire chi siamo, scoprire Cristo in noi e vivere a partire da lì; la seconda è “coraggio”, per essere la presenza di Dio nel mondo, per annunciare la vita. È in queste due parole che, a mio avviso, fiorisce l’esperienza della fede. Ivan: Qual è il suo messaggio personale per i giovani di oggi? Padre João Paulo Vaz: Vorrei usare le parole di Papa Francesco, pronunciate in uno dei video promozionali della GMG in cui invita ad andare avanti senza paura, costruire un mondo migliore ed essere protagonisti. Abbiamo tanto bisogno che i nostri giovani diano più valore al mondo, che tornino ai veri valori. È necessario abbandonare la paura ed essere consapevoli che sono loro stessi, i giovani, coloro che costruiranno un futuro migliore. E allora, caro giovane, non puoi star fermo ad osservare il mondo dalla poltrona: devi alzarti e andare, come Maria. La GMG, e questa in particolare, è un’opportunità per dire che ci credi e che sei disposto a fare quello che Dio ti chiede; più di ogni altra cosa, ti dice che non sei solo in questo. Un intero mondo di giovani e il Papa sono pronti a camminare insieme a te.

 Lourdes Catalán e Ivan Ho

(altro…)

Partecipare / presiedere / decidere

Partecipare / presiedere / decidere

 Sabato 24 giugno 2023 si è svolto a Loppiano (Incisa Valdarno, Firenze), un seminario teologico dal tema «Partecipare/presiedere/decidere. Radice sacramentale e dinamica comunionale nel cammino del popolo di Dio in missione». Oltre una trentina di studiosi hanno accolto l’invito del Centro Evangelii Gaudium (CEG) del Istituto Universiario Sophia a elaborare una proposta di revisione del diritto canonico al fine di riequilibrare – come esorta il documento di base (Instrumentum laboris) della XIV Assemblea del Sinodo dei Vescovi – «il rapporto tra il principio di autorità, fortemente affermato nella normativa vigente, e il principio di partecipazione». Poiché «non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali – ci assicura papa Francesco – devono essere risolte con interventi del magistero» (Es. ap. Amoris laetizia, n. 3), risulta decisivo l’ascolto del sensus fidelium dell’intero popolo di Dio (pastori e fedeli) nella varietà delle culture che lo compongono. Il dialogo tra teologia e diritto risulta, dunque, animato da un sincero processo di inculturazione senza del quale si corre il reale rischio di porre le basi di una inosservanza pratica dei principi generali enunciati dalla chiesa. «Il punto – sottolinea il prof. Vincenzo Di Pilato, coordinatore accademico del CEG – è proprio questo: come rendere effettiva la partecipazione attiva di tutti i fedeli all’interno delle nostre assemblee sinodali? Resterà solo consultiva? O sarà anche deliberativa? Ciò significherà giungere a una trattativa per una “concessione” giuridica o “riconoscere” la capacità decisionale del soggetto collettivo dell’agire ecclesiale così come emerge dall’ecclesiologia del Vaticano II e del magistero postconciliare? E sarà, pertanto, necessario un aggiornamento del Codice di diritto canonico?». Nel saluto iniziale ai partecipanti il card. Mario Grech, Segretario generale del Sinodo, ha evidenziato come il cammino sinodale entra in una nuova fase: esso è chiamato a diventare dinamica generativa e non semplicemente un evento tra gli altri. Non si può, infatti, ascoltare lo Spirito Santo senza ascoltare il popolo santo di Dio in quella “reciprocità” che lo costituisce “Corpo di Cristo”. In questo legame comunionale prende così forma quella particolare metodologia della conversazione nello Spirito, ben descritta in occasione della presentazione dell’Instrumentum laboris. Di qui la necessità – richiamata a più riprese dal card. Grech – di meglio articolare il principio della restituzione. In altre parole, ciò significa che l’unità del processo sinodale è garantita dal fatto che esso ritorna dove esso è partito, alla Chiesa particolare, ed è un momento importante del “riconoscimento” di quanto maturato nell’ascolto di ciò che lo Spirito dice oggi alla Chiesa. Il cammino sinodale sembra porsi, dunque, come un significativo momento della vita ecclesiale, capace di stimolare e attivare lo slancio creativo e di annuncio evangelico che viene dalla riscoperta della relazione con Dio che innerva la relazione tra i credenti, e anche come un segno per un contesto culturale in cui alberga un grido silenzioso di fraternità nella ricerca del bene comune. Se nella relazione “I problemi della sinodalità tra ecclesiologia e diritto canonico” del prof. Severino Dianich, è emerso il recupero dell’ecclesiologia paolina dell’essere-corpo di Cristo e la valorizzazione della co-essenzialità dinamica dei doni gerarchici e carismatici; per il prof. Alphonse Borras, questo punto di svolta necessita di una esplicitazione canonica, che delinei una prassi procedurale flessibile, capace di accompagnare i processi decisionali e di partecipazione attraverso i vari organismi già previsti (consiglio episcopale, presbiterale, pastorale diocesano, pastorale parrocchiale…). Su questa linea si è posto il cardinale Francesco Coccopalmerio, già presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi, nel suo intervento “Sinodalità ecclesiale: è ipotizzabile un rapido passaggio dal consultivo al deliberativo?”. A suo parere è possibile rinvenire nel diritto canonico una chiara definizione di sinodalità, intesa come “comunione di pastori e fedeli nel compiere l’attività di riconoscere qual è il bene della Chiesa e nella capacità di decidere come attuare il bene individuato”. Al termine del seminario, è stata avanzata da molti la proposta di mettere a disposizione i risultati raggiunti attraverso la pubblicazione degli interventi. Il CEG è al lavoro affinché questo avvenga entro settembre come ulteriore contributo al prossimo Sinodo.

Antonio Bergamo

(altro…)

Ecumenismo: Sinodalità e Primato nel secondo millennio e oggi

Ecumenismo: Sinodalità e Primato nel secondo millennio e oggi

La Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa ha tenuto la sua quindicesima sessione plenaria dall’ 1 al 7 giugno 2023 ad Alessandria d’Egitto, ospitata dal Patriarcato greco-ortodosso di Alessandria e di tutta l’Africa, raggiungendo un accordo su un nuovo documento intitolato “Sinodalità e Primato nel secondo millennio e oggi”. La nostra intervista al teologo Piero Coda, presente all’incontro. Mons. Coda, può dirci che momento è stato, chi ne ha preso parte e quale l’obiettivo primario? È stata la 15a sessione plenaria della “Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa” quella che si è svolta ad Alessandria d’Egitto sotto la presidenza del Metropolita Job di Pisidia (Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli) e del Cardinale Kurt Koch (Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani), con la cordiale ospitalità del Patriarca di Alessandria Theodoros II. Si trattava di portare a termine la tappa del dialogo inaugurata dal documento di Ravenna (2007), che prevedeva, dopo la messa a punto del quadro teologico condiviso da Ortodossi e Cattolici circa l’interdipendenza nella vita della Chiesa di sinodalità e primato, l’esame storico della situazione vissuta nel primo millennio, proposto dal documento di Chieti (2016), per giungere alla descrizione della situazione vissuta nel secondo millennio, oggetto del documento approvato ad Alessandria. Per le note vicissitudini che travagliano il mondo ortodosso, il Patriarcato di Russia ha abbandonato i lavori della Commissione. Assenti ad Alessandria anche i rappresentanti dei Patriarcati di Antiochia, della Bulgaria e della Serbia, mentre erano presenti le restanti 10 delegazioni degli altri Patriarcati (Costantinopoli, Alessandria, Gerusalemme, Romania, Georgia) e Chiese autocefale (Cipro, Grecia, Polonia, Albania, Cechia e Slovacchia). In che termini è possibile parlare di Sinodalità in ambito ecumenico e quali le considerazioni emerse guardando anche al passato? Il tema è illustrato nell’Introduzione: “Il presente documento considera la travagliata storia del secondo millennio (…) s’impegna a dare per quanto possibile una lettura comune di questa storia e offre agli Ortodossi e ai Cattolici l’opportunità di spiegarsi vicendevolmente circa vari punti, così da promuovere la reciproca comprensione e fiducia che sono requisiti essenziali per la riconciliazione all’inizio del terzo millennio”. Il risultato è un’intelligenza più chiara e condivisa delle ragioni che hanno portato – non di rado per motivi di natura storico-politica più che teologica – a incentivare una distanza che non solo ha impedito ai tentativi di riconciliazione fatti lungo i secoli di giungere a buon fine, ma ha esasperato l’interpretazione polemica nei confronti dell’altra parte e l’irrigidimento apologetico della propria posizione. Da registrare la messa in valore dell’apertura a una situazione nuova segnata dall’avvicinamento che si è prodotto nel XX secolo: il che propizia una più pertinente valutazione dell’effettivo significato e peso teologico di quanto ancora impedisce la piena e visibile unità. Quali le prospettive future? Il documento sottolinea che sono decisivi il “ritorno alle fonti” della fede e la strategia del dialogo della carità tra le “Chiese sorelle” promosso, nella scia del Vaticano II, da Paolo VI e dal Patriarca Athenagoras. Anche l’odierno impegno della Chiesa Cattolica, voluto con tenacia da Papa Francesco, a riscoprire e riattivare il principio della sinodalità stimola la speranza. Verso dove puntare lo sguardo? Il documento precisa che “la Chiesa non è correttamente compresa come una piramide, con un primato che la governa dall’alto, ma neppure è correttamente compresa come una federazione di Chiese autosufficienti. Il nostro studio storico della sinodalità e del primato nel secondo millennio ha mostrato l’inadeguatezza di entrambe queste visioni. Similmente, è chiaro che per i Cattolici la sinodalità non è meramente consultiva e per gli Ortodossi il primato non è meramente onorifico”. L’interdipendenza tra sinodalità e primato, dunque – questo il punto fermo acquisito –, è “un principio fondamentale nella vita della Chiesa. Esso è intrinsecamente relazionato al servizio della Chiesa a livello locale, regionale e universale. Tuttavia, il principio dev’essere applicato in specifici contesti storici (…) ciò che è richiesto nelle nuove circostanze è una nuova e corretta applicazione dello stesso principio”. Questa perspettiva spiana il terreno per il prosieguo del cammino e l’apertura di una fase nuova.

Carlos Mana e Maria Grazia Berretta (foto: ©Dicastero per la promozione dell’Unità dei cristiani)

(altro…)

World Meeting on Human Fraternity: la fraternità come opera condivisa

World Meeting on Human Fraternity: la fraternità come opera condivisa

Il 10 giugno 2023 si è svolto in Vaticano il World Meeting on Human Fraternity, incontro internazionale sulla fraternità umana al quale il Movimento dei Focolari ha preso parte insieme ad altri movimenti ecclesiali, organizzazioni internazionali e associazioni. In rappresentanza della Presidente dei Focolari, Margaret Karram, alcuni focolarini tra cui Christian Abrahao Da Silva, che ci racconta le sue impressioni. Promuovere un processo partecipativo, per aiutare a riscoprire il significato della fraternità e costruirla insieme attraverso il dialogo, la conoscenza, momenti di incontro, parole e gesti condivisi. È con questo obiettivo che lo scorso 10 giugno si è tenuto il World Meeting on Human Fraternity, incontro internazionale in Vaticano sulla fraternità umana, promosso dalla Fondazione Fratelli Tutti e dalla Basilica Papale di San Pietro, sotto il patrocinio del Cardinale Mauro Gambetti, Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano. L’evento ispirato all’Enciclica Fratelli Tutti ha goduto della presenza di vari Premi Nobel per la Pace, personalità della scienza, della cultura, del diritto, delle associazioni ed organizzazioni internazionali, che hanno avuto il compito di elaborare una “Chiamata all’impegno per la Fraternità Umana”. Il documento letto da due premi Nobel, Nadia Murad e Muhammad Yunus, durante il Festival che si è tenuto in piazza San Pietro nel pomeriggio è stato successivamente firmato dal Segretario di Stato, Cardinale Parolin, a nome di Papa Francesco e dal gruppo che ha elaborato il documento. Christian Abrahao Da Silva, focolarino che ha partecipato al Meeting, ci racconta che momento è stato. Christian, cosa ha significato per te partecipare a questo momento mondiale dedicato alla fraternità? È stato un grande onore prima di tutto. Io ed un’altra focolarina, Corres Kwak, siamo stati chiamati a rappresentare la Presidente dei Focolari, Margaret Karram e l’intero Movimento, durante questo evento dallo scopo nobile, quello di promuovere la fraternità e l’amicizia sociale tra le persone e tra i popoli, come antidoto alle molte forme di violenza e di guerre in corso nel mondo. L’incontro si è svolto in due momenti: quello di mattina che ha avuto luogo nell’antica aula del sinodo, con la presenza di rappresentanti di diversi movimenti ecclesiali e associazioni. Invece, al pomeriggio, si è svolto un grande Festival in piazza San Pietro con collegamenti fatti da varie piazze del mondo. In che modo si sono aperti i lavori? Durante la mattinata abbiamo partecipato a due tavoli di lavoro in cui è stato chiesto di rispondere essenzialmente a due domande: “cosa facciamo concretamente per raggiungere la fraternità sociale e la fraternità ambientale?” E ancora “esiste un noi?” Sono stati momenti molto belli e partecipativi. Si è molto parlato del concetto del giardino in riferimento al giardino dell’Eden, espresso da Papa Francesco in “Fratelli tutti”. Le parole più pronunciate sono state: compassione, responsabilità (politica ed economica), condivisione, promozione integrale, riconoscimento di ogni persona umana, cura, accoglienza. Una vera esperienza ecclesiale con la speranza che possa allargarsi e testimoniare capillarmente la necessità di riscoprire e rinsaldare la fraternità umana. Cosa vi ha colpito particolarmente? Oltre al gruppo dei premi Nobel per la Pace, quello dei movimenti ecclesiali e associazioni, c’era anche un gruppo di 30 giovanissimi studenti, provenienti di varie scuole italiane, accompagnati dai loro insegnanti di religione, che avevano partecipato ad un concorso con elaborati artistici di vari tipi, esprimendo con creatività la tematica del Meeting. La loro presenza donava un tocco importante di impegno delle nuove generazioni nell’educazione alla fraternità. Inoltre, le esperienze raccontate sul palco del Festival nel pomeriggio, quelle di alcuni artisti che hanno condiviso gratuitamente e con gioia i loro talenti, sono state un grande contributo. Cosa il Movimento dei Focolari porta a casa dopo questo momento? Papa Francesco rilancia la fraternità come un nuovo paradigma antropologico su cui ricostruire gesti e leggi perché “la fraternità ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all’uguaglianza” (Fratelli tutti, n. 103). Questo spunto ci ha fatto venire in mente un intervento di Chiara Lubich intitolato: “Libertà, uguaglianza… che fine ha fatto la fraternità?”. Ecco, questo è stato uno di quegli eventi che ci richiamano a buttarci sempre più al centro del nostro carisma dell’unità. Inoltre, spiegando l’idea dell’evento, il Cardinale Gambetti ha davvero toccato il cuore, definendo questo momento insieme “processo ed esperienza, come una prima tappa per aiutare a riscoprire il significato della fraternità e a costruirla culturalmente perché́ essa non si dà̀ biologicamente, la fraternità ha bisogno di incontro e di dialogo, di conoscenza e di parole e gesti condivisi, di linguaggi comuni e di esperienza di bellezza”.

Maria Grazia Berretta

(altro…)