La violenza – anche verbale – sembra essere sempre più una caratteristica della nostra epoca. Sui social media, poi, le divisioni diventano virali e creano ancora più odio, accentuano polarizzazioni, chiudono al dialogo. Non è facile uscire da questo circuito. Phil e Laura sono statunitensi: Phil vive a Tucson in Arizona e Laura viene da Boston. Politicamente sono su fronti opposti, ma condividono il carisma dell’unità e l’impegno a vivere il Vangelo ogni giorno. Qui raccontato come hanno sperimentato che non solo la parola, ma anche l’ascolto sincero possono aprire varchi nei muri delle convinzioni più ostinate.
Non so se vi è mai capitato ma a volte, dopo un grande incendio nei boschi, quando tutto è bruciato, spoglio, coperto di cenere, senza vita, si intravede una piccola pianta che spunta. Proprio lì, dove tutto sembrava morto. Quando me ne accorgo, provo una sensazione bellissima: lì dove la vita sembrava finita, la natura è più forte. Cresce, vince, vive, anche quando sembrerebbe impossibile. È in quei momenti che capisco quanto sia meraviglioso vivere su un pianeta capace di rigenerarsi, nonostante le ferite.
Ma per quanto ancora riuscirà a farlo?
Il 2 luglio scorso è stato pubblicato il Messaggio del Santo Padre Leone XIV per la X Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, che sarà celebrata lunedì 1° settembre 2025, dal titolo Semi di Pace e di Speranza. Che splendida eredità ci ha lasciato Francesco con la sua Enciclica Laudato si’ pubblicata dieci anni fa: così attuale, importante, preziosa. E mi sembra molto bello che Papa Leone raccolga a piene mani questa eredità, annunciando il mese dedicato alla Cura del Creato (1 settembre-4 ottobre), che comincia proprio con questa giornata di preghiera.
Ma cosa annuncia, in concreto, questo Messaggio?
Ritornando all’esempio dell’incendio nel bosco, Leone XIV ci ricorda che il seme “si consegna interamente alla terra e lì, con la forza dirompente del suo dono, la vita germoglia, anche nei luoghi più impensati, in una sorprendente capacità di generare futuro”. Poi si rivolge a noi, abitanti di questo mondo, ricordandoci che “in Cristo siamo semi”. Non solo, ma “semi di Pace e di Speranza”.”
Un invito forte e chiaro per vivere dal 1° settembre al 4 ottobre l’iniziativa ecumenica del “Tempo del Creato”: un mese di iniziative da inventare, preparare, attuare, per porre sempre più attenzione alla cura della nostra “casa comune”, che abitiamo tutti, indipendentemente dalle nostre differenze. “Insieme alla preghiera, sono necessarie la volontà e le azioni concrete che rendono percepibile questa “carezza di Dio” sul mondo” afferma Papa Leone. E ancora: “Sembra che manchi ancora la consapevolezza che distruggere la natura non colpisce tutti nello stesso modo: calpestare la giustizia e la pace significa colpire maggiormente i più poveri, gli emarginati, gli esclusi. (…) Lavorando con dedizione e con tenerezza si possono far germogliare molti semi di giustizia, contribuendo così alla pace e alla speranza”.
Ciascuno è chiamato a partecipare: singolarmente o in gruppo, nelle associazioni, nelle organizzazioni, nelle aziende… perché no? Ognuno con le proprie idee, il proprio impegno.
Nel suo Messaggio, Papa Leone XIV scrive: “L’Enciclica Laudato Si’ ha accompagnato la Chiesa Cattolica e molte persone di buona volontà per dieci anni: essa continua ad ispirarci e l’ecologia integrale sia sempre più scelta e condivisa come via da seguire. Così si moltiplicheranno i semi di speranza, da ‘custodire e coltivare’ con la grazia della nostra grande e indefettibile Speranza, Cristo Risorto”.
E cosa fa il Papa? Comincia proprio lui, promuovendo per primo queste iniziative. Istituisce, per la prima volta nella storia della Chiesa, la “Messa per la Cura del Creato”, ufficializzata attraverso il Decreto sulla Missa pro custodia creationis. Papa Leone XIV ha utilizzato questo nuovo formulario già il 9 luglio 2025 durante un’eucarestia privata che ha celebrato al Borgo Laudato Si’, nei giorni di permanenza a Castel Gandolfo (Roma). D’ora in poi, chiunque potrà chiedere di celebrare una Messa con questa intenzione, quella di essere fedeli custodi di ciò che Dio ci ha affidato: nelle nostre scelte quotidiane, nelle politiche pubbliche, nella preghiera, nel culto e nel modo in cui abitiamo il mondo.
Il titolo Semi di Pace e di Speranza oggi appare come una profezia disarmante. Sono forse le uniche due parole che, in questo tempo così buio per l’umanità, continuano ad avere un senso. Sono le parole che ci permettono di ricominciare, di seminare, di credere che quell’erba fresca continuerà a crescere anche là dove la terra sembra arsa e morta. Azioni come queste mi fanno capire che tutte le Chiese non cambiano idea sulle questioni essenziali per la vita dell’umanità. E soprattutto, che non smettono di pensare al futuro delle nuove generazioni.
Il complesso internazionale artistico femminile Gen Verde torna con un nuovo album di canzoni inedite, brani musicali nuovi, pezzi riarrangiati e anche alcuni dei brani che sono stati lanciati negli ultimi anni.
“Tutto parla di te – Preghiera in musica” è il titolo del nuovo album della band nata dal Carisma dell’unità del Movimento dei Focolari.
“Tutto ci parla di Dio: la natura che ci circonda, l’aria che respiriamo, le persone che ci passano accanto, le gioie e le difficoltà, i momenti di profonda felicità, ma anche quelli di buio e di dolore dei quali Gesù si è preso carico sulla croce. Questo album è frutto di un’esperienza centrale per il Gen Verde. Ogni sua nota, ogni parola e ogni silenzio vuole esprimere il loro rapporto con Dio, il cuore di tutto quello che il Gen Verde è e fa”, queste le parole che descrivono l’album e che sintetizzano il motivo e l’anima dell’opera.
Nancy Uelmen (Stati Uniti), cantante, pianista e compositrice del Gen Verde afferma: “Come dice Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari: ‘La preghiera: è il respiro dell’anima, l’ossigeno di tutta la nostra vita spirituale, l’espressione del nostro amore a Dio, il carburante di ogni nostra attività’ (Chiara Lubich, Cercando le cose di lassù). Così vogliamo invitare tutti a fare un viaggio interiore insieme, guidato da ogni brano dell’album, sperando che possa essere uno strumento di preghiera in musica, così come lo è per noi”.
Com’è nata l’idea di questo album?
“Per noi più che un album è un’esperienza molto speciale – ribadisce Nancy -, perché siamo andate al cuore del Gen Verde, per quello che è e che fa. È ciò che ispira la nostra musica: il nostro rapporto con Dio. Abbiamo voluto quindi creare un album sulla preghiera e la musica, attraverso canzoni e alcuni brani strumentali, per esprimere il nostro cuore e tutto quello che siamo e facciamo. L’idea è di percorrere un viaggio interiore: ogni brano parla di un aspetto del rapporto che si può vivere con Dio e l’uno con l’altro. Come afferma il titolo, possiamo trovare Dio ovunque – nella natura, nel prossimo, nel nostro cuore –, quindi questo album è come un viaggio che può aiutarci a scoprire questa presenza. È il frutto di un’esperienza centrale per noi”.
Il Gen Verde ha sede a Loppiano, la cittadella dei Focolari vicino Firenze (Italia) ed è composto da venti focolarine di 14 Paesi diversi. Un mix di internazionalità, una palestra continua nell’amare la cultura, le tradizioni e i diversi tipi di musica che caratterizzano i membri del team. Da oltre 50 anni la band viaggia in giro per il mondo per testimoniare che pace, fraternità, dialogo e unità sono possibili. Ora, con questo nuovo progetto, il viaggio è all’interno di ognuno di noi per ritrovare sé stessi, Dio e gli altri.
L’album è disponibile dal 6 giugno su tutte le piattaforme digitali (Spotify, YouTube, Apple Music, Amazon music, Deezer, Tidal). L’album fisico, che contiene un libretto con le parole delle canzoni e anche delle meditazioni per aiutare alla preghiera, è disponibile sul sito Made in Loppiano.
Vieni fratello esule, abbracciamoci. Dovunque tu sia, comunque ti chiami, qualsiasi cosa tu faccia, mi sei fratello. Che importa a me se la natura e le convenzioni sociali s’impegnano a staccarti da me, con nomi, specificazioni, restrizioni, leggi?
Il cuore non si frena, la volontà non soffre limiti, e con uno sforzo d’amore possiamo valicare tutte queste spartizioni e riunirci in famiglia.
Non mi riconosci? La natura ti depose altrove, altrimenti fatto, dentro altri confini, sei forse tedesco, rumeno, cinese, indiano… Sei forse giallo, olivastro, nero, bronzeo, cupreo… ma che importa.
Sei d’una patria diversa ma che vale? Quando questo piccolo globo tuttora incandescente si consolidò, nessuno poteva immaginare che per quelle escrescenze fortuite degli esseri si sarebbero ammazzati a lungo.
E anche oggi, di fronte ai nostri ordinamenti politici, ti pare che la natura ci chieda il permesso mai nell’esprimersi attraverso i vulcani, i terremoti, le alluvioni? E ti pare che si preoccupi delle nostre disparità, apparenze e gerarchie?
Fratello ignoto, ama la tua terra, il tuo frammento della comune scorza che ci regge, ma non odiare la mia. Sotto tutti gli orpelli, sotto le classificazioni sociali per quanto codificati, tu sei l’anima che Dio creò sorella alla mia, a quella d’ogni altro (unico è il Padre), e sei come ogni altro un uomo che soffre e forse fai soffrire, che hai bisogno più che facoltà, che oscilli, ti stanchi, hai fame, hai sete, hai sonno, come me, come tutti.
“Fratello ignoto, ama la tua terra, il tuo frammento della comune scorza che ci regge, ma non odiare la mia. (…) In te riconosco il Signore. Lìberati, e sin d’ora fratelli che siamo, abbracciamoci.“
Sei un povero pellegrino inseguente un miraggio. Ti credi centro dell’universo, e non sei che atomo di questa umanità che si muove affannosamente tra dolori più che tra gioie, da millenni verso millenni.
Sei un nonnulla fratello, dunque uniamo le nostre forze anziché cercare lo scontro. Non inorgoglire, non separarti, non accentuare i marchi di differenziazione escogitati dall’uomo.
Non frignavi nascendo come me? Non gemerai morendo come me? L’anima tornerà, qualunque sia l’involucro terreno, nuda, eguale. Tu vieni. Da oltre tutti i mari, climi, tutte le leggi, da oltre qualsiasi scompartimento sociale, politico, intellettuale, da oltre tutti i limiti (l’uomo non sa che circoscrivere, suddividere, isolare) tu vieni, fratello.
In te riconosco il Signore. Lìberati, e sin d’ora fratelli che siamo, abbracciamoci.