Mag 11, 2017 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Malta
, la più grande delle isole che compongono l’omonimo arcipelago, incastonato nel Mediterraneo centrale, tra Sicilia, Tunisia e Libia, nel primo semestre del 2017 è alla testa del Consiglio dell’Unione Europea, avendone assunto la presidenza di turno, prima volta nella sua storia. L’isola, il cui simbolo, dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, è una croce a otto cuspidi, emblema delle otto beatitudini, è il lembo di terra più prossimo alle tragedie che si consumano quotidianamente in quella tomba azzurra in cui si è trasformato il Mediterraneo, crocevia d’acqua tra Africa, Medio Oriente e Europa per chi cerca disperatamente una nuova possibilità di vita. Sulle sue sponde un altro naufrago aveva trovato riparo, dopo quattordici giorni alla deriva. Era San Paolo, di ritorno verso Roma, intorno all’anno 60 d.C. Secondo la tradizione, la nave che trasportava lui e altri 264 passeggeri era affondata dopo una tempesta. Tutte le persone a bordo avevano raggiunto la costa a nuoto. Invitato, dopo qualche tempo, nella residenza di Publio, il governatore romano di stanza sulle isole, ne guarì il padre da una terribile influenza. Il governatore si convertì al cristianesimo e divenne il primo vescovo cristiano a Malta. Di radici cristiane dell’Europa si è parlato a Valletta, capitale di Malta, il 7 e 8 maggio scorso, nell’imminenza della festa dell’Europa, in occasione del Forum sullo Stato dell’Unione Europea, “Towards a Europe of Hope, Healing and Hospitality”, promosso ogni anno dal Parlamento Europeo nella nazione di presidenza. L’obiettivo è quello di promuovere un dialogo ispirato alla visione fondatrice di Robert Schuman. Il primo giorno, dopo l’apertura nella cattedrale anglicana, un momento artistico, la preghiera intitolata alla speranza, un corteo per le vie della Valletta fino alla co-cattedrale cattolica di San Giovanni, l’intervento dell’arcivescovo Scicluna è stato seguito da quello di Maria Voce. La presidente del Movimento dei Focolari ha proposto una riflessione su “Guarigione e Riconciliazione”.

Al co-cattedrale cattolica di San Giovanni, Maria Voce ha proposto una riflessione su “Guarigione e Riconciliazione”
Nei giorni in cui si ricorda la nascita di quella “comunità dei popoli”, di cui Schuman, nel 1950, aveva avuto un’intuizione – proponendo lo storico accordo sulla gestione congiunta di carbone e acciaio, per rendere impossibile ogni forma di guerra tra Francia, Germania e i Paesi che in seguito vi avrebbero aderito – Maria Voce si chiede quale possa essere stata la scintilla ispiratrice di un atto così straordinario, volto a portare riconciliazione tra popoli prostrati dal più terribile conflitto sperimentato fino ad allora, e chi possa avere ispirato Schuman, Adenauer, De Gasperi, gli statisti cristiani considerati padri fondatori dell’Europa. La risposta è chiara: «Noi vogliamo pensare che a suscitare le idee e la forza per costituire l’Europa sia stato Dio. Dio che ha testimoniato il suo amore per gli uomini fino a morire per loro di una morte atroce e infamante, che lo ha identificato con tutti i dolori dell’umanità, compresi quelli derivanti da violenze e guerre».
A proposito della cultura che nasce da una profonda riconciliazione, Maria Voce cita Chiara Lubich: «Ogni persona può portare un contributo in tutti i campi: nella scienza, nell’arte, nella politica, nelle comunicazioni. E maggiore sarà la sua efficacia se lavora insieme con altri uniti nel nome di Cristo. È l’Incarnazione che continua. Nasce così, e si diffonde nel mondo, quella che potremmo chiamare cultura della Risurrezione». Ma, perché ciò avvenga, «è richiesto a noi cristiani un cammino verso la piena e visibile comunione, sapendo che ciò sarà determinante per l’unità dell’Europa e per servire meglio l’umanità». Cammino che in tempi recenti ha visto il compiersi di tappe storiche, come quelle di Lund, in Svezia, Lesbo, in Grecia e Cuba. «In un contesto europeo multiculturale e multireligioso c’è bisogno di una nuova capacità di dialogo, conclude Maria Voce. Dialogo che può poggiare sulla Regola d’oro, comune a tutte le principali religioni della terra». Significativo riaffermarlo proprio a Malta, àncora sicura nel Mediterraneo, nella speranza che questo mare da tomba azzurra ridiventi Mare-Nostro, in cui Europa, Africa e Medio Oriente possano trovare una rotta di pace. (altro…)
Mag 10, 2017 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«L’unità fra le Chiese ha bisogno di eroi, eroi nella fede, eroi davanti alla storia, ha bisogno di eroi nella spiritualità che hanno uno spirito umile», sono parole di Papa Tawadros II ad Alessandria (Egitto), durante la prima giornata dell’amicizia fra la Chiesa Copta Ortodossa e la Chiesa Cattolica, nel 2015. E Papa Francesco, nel suo recente viaggio al Cairo, ne fa eco: «Al cospetto del Signore, che ci desidera “perfetti nell’unità” non è più possibile nasconderci dietro i pretesti di divergenze interpretative e nemmeno dietro secoli di storia e di tradizioni che ci hanno reso estranei», e invoca la «comunione già effettiva che cresce ogni giorno», i frutti misteriosi e quanto mai attuali di «un vero e proprio ecumenismo del sangue», l’importanza di «un ecumenismo che si fa in cammino… Non esiste un ecumenismo statico». Questa è anche la convinzione di cristiani di molte Chiese, animati dalla spiritualità dell’unità dei Focolari, sulla base di un’esperienza portata avanti da qualche decennio. E nell’attuale corrente ecumenica, che vede in primo piano gesti, parole e dichiarazioni controfirmate da responsabili di Chiese, ma anche iniziative capillari ad opera dei cristiani in diverse latitudini, s’innesta la 59° Settimana Ecumenica in corso a Castel Gandolfo, Roma, dal 9 al 13 maggio con la partecipazione di circa 700 cristiani di 70 Chiese e Comunità ecclesiali, di 40 Paesi. Giorni di condivisione, spiritualità, riflessione, vita insieme: una “Mariapoli ecumenica”, come molti amano chiamare tale convivenza, che si presenta come un nuovo passo nel «dialogo della vita» e nell’«ecumenismo di popolo». È infatti nel «dialogo della vita» che Chiara Lubich vedeva il contributo tipico della spiritualità dell’unità alla piena e visibile comunione tra le Chiese: occorre «un popolo ecumenicamente preparato». Nella consapevolezza dei molti passi ancora da fare e nel rispetto fra tutte le Chiese, si cerca di approfondire il patrimonio comune che già tutti unisce. Il titolo: “Camminando Insieme. Cristiani sulla via verso l’unità”. Si snoda intorno ad un tema centrale della spiritualità dell’unità: Gesù crocifisso e abbandonato: il Dio del nostro tempo, fondamento per una spiritualità di comunione. Si alternano momenti di riflessione, di dialogo e testimonianze di diverse aree del mondo. Sull’attuale cammino in atto, a 500 anni dalla Riforma luterana, intervengono tra gli altri il vescovo Christian Krause, già presidente della Federazione Luterana mondiale, il rev. Dr. Martin Robra, del Consiglio ecumenico delle Chiese di Ginevra, il vescovo Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari.
Un momento particolare sarà affidato a S.E. Gennadios Zervos, Metropolita d’Italia e di Malta, del Patriarcato di Costantinopoli, sul tema: “50 anni dal primo incontro di due protagonisti del dialogo: Patriarca ecumenico Athenagoras I e Chiara Lubich”. Il programma prevede oltre la partecipazione all’udienza generale con Papa Francesco in Piazza San Pietro, la visita alle Basiliche di San Pietro e di San Paolo fuori le Mura, e la preghiera comune nelle catacombe di S. Domitilla e S. Sebastiano. Questa 59° Settimana Ecumenica vuole essere anche espressione del rinnovato impegno ecumenico dei Focolari espresso nella recente Dichiarazione di Ottmaring, che esplicita anche una promessa: fare tutto il possibile «affinché le nostre attività, iniziative e riunioni, a livello internazionale e specialmente locale, siano sostanziate di questo atteggiamento aperto e fraterno tra i cristiani… affidando a Dio il cammino delle nostre Chiese affinché si accelerino i passi verso la celebrazione comune nell’unico calice». Leggi: Comunicato stampa (altro…)
Mag 9, 2017 | Centro internazionale, Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
La visita (2/7 maggio) è iniziata con la partecipazione, il 2 maggio, al seminario promosso da “Comunione e Diritto”, in una sala del Palazzo Presidenziale, col titolo “Il Diritto come mezzo per l’integrazione in una società multiculturale”. Circa 70 esperti negli ambiti dell’immigrazione, dell’educazione e del lavoro. Tra loro, il Commissario maltese per i rifugiati, rappresentanti dello IOM ed EASO Malta, Arnold Cassola, presidente del partito Alternattiva Demokratika, docenti e studenti di Giurisprudenza. L’avvocato Maria Voce, nel suo intervento, afferma che la legge può diventare strumento d’integrazione nella società “se superiamo una visione esclusivamente formalistica, e puntiamo a guardare al Diritto come mezzo indispensabile per contribuire a creare una realtà di comunione all’interno della società”. Citando l’esperienza di Insieme per l’Europa, nata su ispirazione di Chiara Lubich, ne riferisce le azioni che “appaiono come un segnale profetico di ciò che l’Europa può diventare se i suoi cittadini vorranno condividere maggiormente la comune esperienza, che va al di là delle diverse culture e delle appartenenze ecclesiali”, dando così voce a “un’Europa che, sicura delle proprie radici, si apre senza timori a chi chiede accoglienza e sa che l’amalgama di popoli che l’ha costituita nei secoli può a sua volta amalgamarsi con altri popoli che contribuiranno al suo sviluppo”. Ogni intervento è supportato da iniziative concrete, come il progetto TANDEM – presentato da Apollos Pedro originario dal Biafra, ma residente in Italia – che promuove la pace e il dialogo, dando l’opportunità di vivere insieme a persone di diverse nazionalità e religioni.
Il 4 maggio, l’incontro di Maria Voce con la Presidente della Repubblica di Malta, Marie-Louise Coleiro Preca, alla quale illustra le varie espressioni del Movimento dei Focolari a Malta; in particolare le attività di Umanità Nuova e le iniziative di ragazzi e giovani. La Presidente segue con interesse e a conclusione saluta i giovani con un caloroso abbraccio. «I Focolari sono come una vitamina. L’arte di amare è portatrice di una pace positiva, in un mondo sempre più narcisista ed egocentrico». I ragazzi le consegnano il “Dado dell’amore”. A invitare la Presidente dei Focolari è stata la diocesi di Malta, attraverso la sua Commissione Ecumenica, in occasione del 40° anniversario della fondazione della stessa. In questo contesto, il 5 maggio, Maria Voce viene ricevuta dall’arcivescovo mons. C.J. Scicluna. Subito dopo, alla presenza di 300 partecipanti, interviene alla conferenza su “Dialogo o dialoghi? Uno stile di Vita”. Fra i presenti, l’Arcivescovo, il Presidente della Commissione Ecumenica, il Vicario Generale, il Segretario della Nunziatura di Malta, il Nunzio in Costa d’Avorio (d’origine maltese), un rappresentante della Chiesa Ortodossa Rumena, due del“Robert Schuman Centre for European Studies” e alcuni membri di organi ecclesiali.
Nel tracciare la ricca storia dell’impegno ecumenico del Movimento, Maria Voce spiega che il metodo del dialogo che Chiara Lubich ha promosso è l’amore, “un dialogo tra persone, non tra ideologie o sistemi di pensiero. Che deve necessariamente essere sostenuto e sostanziato dalla misericordia, dalla compassione, dalla carità, sintetizzato nella Regola d’oro, presente in ogni cultura e religione: Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro (Mt 7,12)”. “L’unico modo per spianare la via all’unità nella verità è quello di inchinarci davanti agli altri nell’atteggiamento di lavar loro i piedi (cfr Gv 13) anziché far loro una lavata di testa. Occorrono molta pazienza e umiltà”. Infine viene presentata la Dichiarazione di Ottmaring, pubblicata in Germania lo scorso 21 febbraio, nella quale il Movimento dei Focolari si assume un maggiore impegno ecumenico. A conclusione l’arcivescovo ringrazia Maria Voce per il lavora svolto dal Movimento dei Focolari per “suscitare nelle persone la sete per l’unita”. E ricorda la frase di Paolo VI: “Il mondo ascolta più i testimoni che i maestri”. Leggi i Focolari a Malta (altro…)
Mag 8, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Da quando i nostri genitori si sono separati, mia sorella ed io viviamo con nostro padre. È una situazione molto difficile per me, anche per via della salute: soffro d’asma e per due anni ho avuto anche problemi di cuore. Grazie alla vicinanza di tanti giovani che come me cercano di vivere la spiritualità dell’unità, questi limiti fisici non mi hanno impedito di vivere con entusiasmo il mio impegno cristiano. Come studente, invece, le cose non andavano molto bene. Nella struttura pubblica che frequentavo non c’era molta attenzione per studenti nella mia situazione e quando ho saputo di dover ripetere la prima classe superiore ho cambiato scuola. Qui ho capito meglio l’importanza dell’istruzione e il vantaggio di poter raggiungere la laurea. All’inizio dell’anno i voti erano buoni: evidentemente la nuova motivazione stava funzionando. Una sera mi ha preso un terribile mal di testa. Speravo che durante la notte passasse perché nei giorni a venire mi aspettava una serie di interrogazioni. Effettivamente al mattino il mal di testa non c’era più, ma quando ho preso in mano i libri è ritornato più forte che mai. La stessa cosa si è verificata ogni volta che provavo a concentrarmi in un lavoro intellettuale. Ho fatto il giro di tanti ospedali ma nessuno riusciva a scoprire che malattia avessi. Intanto la media dei voti precipitava, mentre il mal di testa era diventato permanente. Mio padre non aveva più soldi per pagare i medici; così ho provato a consultare dei guaritori tradizionali, ma senza risultato. Sopraffatto da questa situazione sono stato assalito da forti dubbi di fede. Mi domandavo: perché su sette miliardi di persone questa situazione capitava proprio a me, ora che avevo deciso di impegnarmi a fondo con la scuola? Nonostante la mia ribellione ho voluto partecipare con i Gen ad un week-end formativo. Ci sono andato soltanto per vedere i miei amici, non perché ci credessi molto. L’incontro è iniziato con un video-discorso di Chiara Lubich, ma ero così arrabbiato con Dio che non l’ho neppure ascoltato, né ho voluto dare il mio contributo alla comunione che ne è seguita e tanto meno mi sono interessato a ciò che dicevano gli altri. La mia mente vagava altrove. Pensavo che Dio mi aveva dimenticato, che nessuno poteva capirmi, che questi incontri non servono a nulla. Ad un certo punto però sono stato colpito da un ragazzo che diceva che nei momenti difficili possiamo dare speranza agli altri valorizzando la nostra sofferenza personale. Anzi, che è proprio nell’immedesimarsi in Gesù crocifisso e abbandonato che si trova la forza per amare gli altri. Queste parole sono state per me come una sfida. Mi sono detto: se Gesù sulla croce si fosse tirato indietro, cosa faremmo noi adesso? Da quel momento ho trovato la forza di accettare la mia situazione e la certezza che Dio è amore anche quando permette la sofferenza. E anche se continuavo ad avere mal di testa, ho ritrovato la gioia di vivere. Per amore di mia sorella e di tutti cercavo di donare gioia intorno a me. Grazie alle preghiere di tanti, oggi mi sento molto meglio e se non ci saranno nuove sorprese, sembra che la salute sia ritornata». (altro…)
Mag 6, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Disillusi dalla politica, sfiduciati nei confronti dell’impegno sociale, prigionieri di una precarietà che tarpa le ali ai loro sogni. Tristi, insomma, e senza speranza. Così una recente indagine fotografa la situazione di tanti giovani spagnoli, quasi una “periferia esistenziale” abbandonata a se stessa. Eppure nella sua lunga tournée appena conclusa il Gen Verde ha incontrato giovani pieni di risorse, desiderosi di vivere esperienze significative e generosi nell’accettare la sfida di sperimentarle. Il complesso ha proposto in numerose città spagnole il progetto Start Now. La sua formula, ormai ben rodata, prevede cinque giorni di vita insieme ai ragazzi: tre dedicati ai laboratori in cui le componenti del complesso – 22, di 14 nazioni – diventano coach di canto, teatro, percussioni e danza; uno alle prove e allo spettacolo, eseguito insieme ai ragazzi; l’ultimo a un momento di feedback sull’esperienza vissuta. Sono momenti nei quali ciascuno ha modo di sperimentare la fraternità, di vedere coi suoi occhi che quello che cerca esiste ed è realizzabile.
«C’è un prima e un dopo rispetto ai workshop – constata l’irlandese Sally McAllister, manager del complesso –. I ragazzi lavorano duro, non solo dal punto di vista artistico, ma anche sulle relazioni, sull’incontro con il diverso da sé, apprendono a gestire la complessità culturale delle persone con cui interagiscono, a saperne cogliere il valore positivo, arricchente. Insomma: lo scopo è permettere loro di fare un’esperienza umano-artistica, di diventare persone capaci di contenere, comprendere e valorizzare l’altro, chiunque esso sia, passando così dal senso di insicurezza, paura, talvolta di odio, ad atteggiamenti basati sulla fiducia e l’inclusione». Non si propongono illusioni, ma ideali e strumenti per costruire qui e adesso, cominciando da ciascuno, il mondo che sogniamo. E dappertutto «i giovani sono come il fuoco, basta trovare la miccia giusta e quando s’incendiano chi li ferma più?». Così è stato nelle varie tappe: Burgos, Jaén, Murcia, Huétor Tájar, Albacete, Pozuelo, Bilbao, Pamplona, Azpeitia, Talavera de la Reina … Ciascuna col suo colore e la sua caratteristica irripetibile, come racconta più nel dettaglio il diario di viaggio nel sito del Gen Verde.
Dovunque incontri autentici, accoglienza entusiastica. Come ad Huétor Tájar, dove la bienvenida è stata offerta da una piazza brulicante di famiglie, giovani, bambini, con la musica e le canzoni del gruppo sui grandi schermi, e alla fine una trentina di giovanissimi allievi delle scuole di danza di flamenco e di ginnastica ritmica che hanno ballato “Turn It Up” – recente composizione del Gen Verde – al ritmo di flamenco. Paese di giovani tristi e senza speranza, dunque? Al contrario. Gli echi ritornati parlano chiaro. “Ho pianto, ho sorriso, ho ballato… ma soprattutto mi porto una grande speranza in un mondo che ne ha tanto bisogno”; “ho imparato valori senza che qualcuno mi dicesse quello che dovevo fare”; “dopo pochi giorni di lavoro sembravamo una vera famiglia”;“ho scoperto che le persone con un obbiettivo in comune sono più aperte”;“non c’è stato niente di teorico, abbiamo messo in pratica tutti insieme i valori di fraternità, dialogo, condivisione che abbiamo imparato durante il lavoro di questi giorni”; “Start Now è qualcosa di grandioso, un progetto educativo, sociale, culturale, spirituale”. La parola che può sintetizzare l’eredità lasciata dal tour l’ha detta uno dei tanti giovani incontrati. Semplice e concreta, ha il sapore della sfida e dell’impegno: “E se abbiamo un sogno, non vogliamo realizzarlo domani ma oggi, se possiamo”. (altro…)
Mag 5, 2017 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Fidarsi di Dio «Alla notizia che aspettavo due gemelli ci siamo affidati a Dio. Avevamo già sei figli e mio marito guadagnava poco. Un giorno una amica, anche lei incinta, stava passando un momento difficile economicamente. Le ho regalato varie cose dei miei bambini. Qualche giorno dopo, ho ricevuto in dono da una zia due corredi molto belli e di valore. Non solo. Appena nati i gemelli, mio marito ha avuto una promozione, con notevole aumento di stipendio. Questo ci ha incoraggiato a fidarci sempre di più di Dio». A.M. – Brasile Una piccola luce «È un periodo confuso e problematico in casa. Giorni in cui sperimento, a volte, dei momenti di buio, di abbandono. Ma una madre di famiglia come me non deve abbattersi: quello che importa è che io ami i miei così come sono. Non sono sola! Ho costatato che solo il distacco da sé stessi, avendo come modello Maria, porta avanti. Ho cominciato a vivere così e Dio mi ha mandato una piccola luce. Se continuo a muovermi nell’amore, questa luce crescerà e Dio la farà brillare sugli altri». Margrit – Svizzera Dagli scritti di un malato terminale «Sono profondamente persuaso che il Signore ci ami sempre: quando ci consola e quando ci mette alla prova, per fare in breve tempo di ognuno di noi un Suo capolavoro. Con il passare del tempo, nella mia vita sono cadute tante cose inutili, come foglie morte d’autunno. Tra me e Lui, ora, c’è un rapporto più diretto, senza intermediari. Da alcuni anni sono iniziate delle prove di salute. Da poco se n’è presentata un’altra, più seria, per la quale non è stato ancora scoperto un rimedio. Mi sembra che la mia vita stia per imboccare una strettoia. Ma nello stesso tempo sento che Dio mi è più vicino e che i miei giorni sono nelle Sue mani». Filippo – Italia Un anziano religioso paralizzato «Da quando, anni fa, rimasi colpito da paralisi agli arti inferiori, devo combattere con la tentazione di sentirmi collocato su un ”binario morto”. Ora che in tutto dipendo dagli altri e il mondo, per me, è diventato una stanza, devo affidarmi alla fede per dare un senso alla mia vita e scoprirne il valore. È vero, data la mia condizione, non posso più influire sugli avvenimenti vicini e lontani. Mi è data però la meravigliosa avventura di vivere. Tutto può diventare occasione di lode, ringraziamento, preghiera, offerta. Anche Gesù sulla croce non ha fatto più miracoli o annunciato il Regno, ma ha continuato ad amare, anzi ha manifestato l’amore più grande e più puro, dando la vita per noi. Stare fermo non è immobilismo». P. Vittorio – Italia (altro…)