Renata Borlone : “A volte i santi ci passano accanto…”
Di gioia e commozione ha parlato nel suo saluto iniziale S.E. Mons. Mario Meini, attuale vescovo di Fiesole per questo avvenimento che è soprattutto: “Accoglienza di una testimonianza, una serva di Dio, una testimone delle parole del Signore…La sua è stata una vita di stimolo e incoraggiamento per il movimento e per tutta la Chiesa. Vogliamo da lei raccogliere il testimone non come tesoro geloso ma come capacità di servizio. A volte i santi ci passano accanto e non ce ne accorgiamo.” E’ l’invito ai presenti a riscoprire il volto quotidiano della santità che si fa servizio al prossimo, anche nella comunità civile ed ecclesiale. “Il soprannaturale naturale, alla portata di tutti”. Così il Card. Paul Poupard, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Cultura, nella Santa Messa solenne celebrata nel santuario di Maria Theotokos e animata dal Gen Rosso, ha ricordato il suo incontro con Renata Borlone, la cui caratteristica era quella di rendere la santità non una meta per pochi, ma è una vocazione possibile per ogni cristiano, tremendamente necessaria al giorno d’oggi.
Era presente, in rappresentanza della presidente del Movimento, Maria Voce, in questi giorni in Terra Santa, Eli Folonari che ha ricordato con emozione e riconoscenza come le sue prime esperienze di vita di focolare le abbia vissute proprio con Renata nel 1950 a Roma e che fu Chiara Lubich, personalmente, a chiamare Renata nella Cittadella di Loppiano come responsabile. Una giornata straordinaria con la partecipazione di più di 2000 persone provenienti da tutta Italia, nonostante la neve e il maltempo, oltre a tutti quelli che hanno seguito via internet questo evento specialmente nel momento solenne, alle 15.00, quando è avvenuta la chiusura vera e propria del processo, con il sigillo delle tre scatole che raccolgono tutta la documentazione raccolta in questi sette anni di lavoro dal tribunale diocesano, e che ora saranno consegnate a Roma, presso la Congregazione per le cause dei Santi.
La cerimonia è stata densa di significato. Una grande occasione per richiamare all’attenzione di tutti l’importanza di lasciarsi rinnovare dalle parole del Vangelo che sono vita, e che Renata Borlone ha testimoniato fino all’ultimo, fino a farle esclamare che “La morte è vita!” In mattinata, sempre nel santuario, un evento di festa. Officiato dal vescovo emerito di Fiesole S.E. Mons. Luciano Giovannetti, aveva ricevuto il battesimo un’altra Renata che di cognome fa Nembrini, l’ultima nata nella cittadella dei Focolari: quasi un ideale passaggio di consegne. Fare del “proprio cuore” il vero santuario che custodisce il messaggio della Serva di Dio, questo l’augurio fatto ai presenti.
La giornata si è conclusa con un dono speciale: il musical “Maria, fiore dell’umanità” del gruppo internazionale Gen Verde che ha portato tutti a contemplare Maria come figura di donna il cui fascino attraversa i secoli in continua dissolvenza tra la sua e la nostra storia, restituendoci l’immagine della Madre di Gesù come donna del quotidiano e compagna di viaggio. Flickr Foto Gallery (altro…)
Marzo 2011
“Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Certamente la sua volontà non ci è sempre chiara. Come Maria anche noi dovremo domandare luce per capire quello che Dio vuole. Occorre ascoltare bene la sua voce dentro di noi, in piena sincerità, consigliandoci se occorre con chi può aiutarci. Ma una volta compresa la sua volontà subito vogliamo dirgli di sì. Se, infatti, abbiamo capito che la sua volontà è quanto di più grande e di più bello possa esserci nella nostra vita, non ci rassegneremo a “dover” fare la volontà di Dio, ma saremo contenti di “poter” fare la volontà di Dio, di poter seguire il suo progetto, così che avvenga quello che Lui ha pensato per noi. E’ il meglio che possiamo fare, la cosa più intelligente. Le parole di Maria – “Eccomi, sono la serva del Signore” – sono dunque la nostra risposta d’amore all’amore di Dio. Esse ci mantengono sempre rivolti a Lui, in ascolto, in obbedienza, con l’unico desiderio di compiere il suo volere per essere come Lui ci vuole. A volte tuttavia quello che Lui ci chiede può apparirci assurdo. Ci sembrerebbe meglio fare diversamente, vorremmo essere noi a prendere in mano la nostra vita. Ci verrebbe addirittura voglia di consigliare Dio, di dirgli noi come fare e come non fare. Ma se credo che Dio è amore e mi fido di Lui, so che quanto predispone nella mia vita e nella vita di quanti mi sono accanto è per il mio bene, per il loro bene. Allora mi consegno a Lui, mi abbandono con piena fiducia alla sua volontà e la voglio con tutto me stesso, fino ad essere uno con essa, sapendo che accogliere la sua volontà è accogliere Lui, abbracciare Lui, nutrirsi di Lui. Nulla, lo dobbiamo credere, succede a caso. Nessun avvenimento gioioso, indifferente o doloroso, nessun incontro, nessuna situazione di famiglia, di lavoro, di scuola, nessuna condizione di salute fisica o morale è senza senso. Ma ogni cosa – avvenimenti, situazioni, persone – è portatrice di un messaggio da parte di Dio, ogni cosa contribuisce al compimento del disegno di Dio, che scopriremo a poco a poco, giorno per giorno, facendo come Maria, la volontà di Dio. “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Come vivere allora questa Parola? Il nostro sì alla Parola di Dio significa concretamente fare bene, per intero, ogni momento, quell’azione che la volontà di Dio ci chiede. Essere tutti lì in quell’opera, eliminando ogni altra cosa, perdendo pensieri, desideri, ricordi, azioni che riguardano altro. Di fronte ad ogni volontà di Dio dolorosa, gioiosa, indifferente, possiamo ripetere: “avvenga di me quello che hai detto”, oppure, come ci ha insegnato Gesù nel “Padre nostro”: “sia fatta la tua volontà”. Diciamolo prima di ogni nostra azione: “avvenga”, “sia fatta”. E compiremo attimo dopo attimo, tassello per tassello, il meraviglioso, unico e irrepetibile mosaico della nostra vita che il Signore da sempre ha pensato per ciascuno di noi. Chiara Lubich
Parola di vita, dicembre 2002, pubblicata in Città Nuova, 2002/22, p.7.
Focolare Belgio
Dal Tabor a Gerusalemme: conclusa la visita in Terra Santa
Una settimana intensa, con la coscienza di aver vissuto insieme una forte esperienza spirituale in piena comunione con la locale comunità dei Focolari, che ha rinnovato l’impegno con la sua presenza in questa terra, a costruire ponti di dialogo fra tutti nello spirito della fratellanza universale, all’edificazione della quale tutto il Movimento è impegnato. 25 febbraio – Dopo la visita al Monte delle Beatitudini e al Tabor,
tappa a Nazareth. Ad attendere il Consiglio Generale c’era una folta rappresentanza della comunità dei Focolari di Haifa, Gerusalemme e Betlemme. Nella Basilica, davanti alla Grotta dell’annunciazione, il Card. Miloslaw Vlk, vescovo emerito di Praga, Mons. Giacinto Marcuzzo, vescovo ausiliare del patriarca latino per la Galilea, insieme ai 17 sacerdoti del Consiglio Generale e due sacerdoti del patriarcato, hanno concelebrato la messa in un clima solenne e semplice allo stesso tempo. Mons. Marcuzzo, nel corso dell’omelia, ha ricordato che, in occasione della visita di Benedetto XVI nel 2009, lo striscione di benvenuto al papa portava un titolo significativo: Benvenuto a Nazareth dove tutto è ricominciato. Il Sì di Maria – ha sottolineato – è stato il primo passo di questo nuovo inizio della storia dell’umanità. Alla conclusione Maria Voce, ringraziando tutti, vescovi e comunità dei Focolari, ha rinnovato l’impegno di tutto il Movimento, come Chiara Lubich aveva voluto fissare negli statuti, di vivere come Maria per esserne “una sua presenza” nel mondo! 26 e 27 febbraio – Due giorni a Gerusalemme. Sabato mattina, appuntamento al Kottel, il muro occidentale, noto come il Muro del Pianto, molto frequentato per via dello Shabbat, che ha offerto l’occasione per una spiegazione su vari aspetti dell’Ebraismo e sul significato dello Shabbat. A piedi, poi, il gruppo si è diretto verso il terreno attiguo alla scala romana che unisce la valle del Cedron alla zona in cui si trovava l’entrata del Tempio. Si tratta del luogo dove, secondo la tradizione, Gesù avrebbe pregato il Padre per l’unità fra tutti gli uomini.
Chiara Lubich, ancora nel 1956, in occasione della sua unica visita alla Terra Santa, aveva espresso il desiderio che un giorno potesse esserci un focolare nei pressi di quella scala. I dirigenti locali del Movimento dei focolari hanno spiegato gli sviluppi che hanno portato all’acquisto del terreno proprio accanto alla scala ed i passi che si stanno facendo per ottenere i vari permessi per poterlo trasformare, intanto, in un giardino-parco adatto a momenti di riflessione ed incontro. Dopo aver letto il passo del Vangelo di Giovanni con la preghiera sacerdotale e quanto la Lubich scrisse nel 1956, una foto di gruppo sulla scaletta ha suggellato un momento di forte intensità spirituale. Domenica 27, giornata conclusiva con la messa celebrata nella piccola Grotta degli Apostoli dal Card. Vlk e da Mons. Antonio Franco, Delegato Apostolico per la terra Santa, che ha rivolto ai presenti una meditazione sul significato di questa visita di Maria Voce e del Consiglio Generale in Terra Santa alla luce della spiritualità di comunione di Chiara Lubich. Al termine della visita ai luoghi della passione e morte di Cristo, un ricevimento presso il Centro di Notre Dame ha raccolto attorno alla presidente, al copresidente e a tutto il consiglio, 150 fra membri di movimenti ecclesiali, personalità di varie Chiese presenti a Gerusalemme, ed ebrei e musulmani vicini al Movimento. Maria Voce ha presentato i membri del Consiglio, ringraziando per quanto era stato fatto per questa visita e per le attività che l’hanno accompagnata. Ha assicurato di portare nel cuore momenti vissuti e persone e di essere certa di restare nel cuore di quanti incontrati in Terra Santa. (altro…)
Il “successo” di una proposta a scuola
Per la mostra scientifica che avrà luogo nella sua scuola, Teresa, una gen 4 di Porto Alegre (i gen 4 sono i bambini dai 4 agli 8 anni del Movimento dei Focolari) viene invitata a presentare un lavoro scegliendo fra vari argomenti: inquinamento, alcolismo, ecologia ecc. Non convinta di questi temi, Teresa, d’accordo con la compagna Valentina – anche lei gen 4 – propone alla maestra di fare un lavoro che metta in luce il positivo: l’arte di amare come risposta ai succitati problemi. L’arte di amare è una proposta di vita attinta direttamente dal Vangelo e lanciata da Chiara Lubich. Consiste nell’ “amare tutti”, “amare come sé”, “amare per primi”. “Quella parola – diceva Chiara – la sola, che può fare dell’umanità una famiglia”. La maestra accetta, e le due gen 4 preparano tutto. Il giorno stabilito, sono più di 300 i bambini che presentano i loro lavori. Lo stand di Teresa e Valentina è fra i più visitati! A quanti le chiedono cosa c’entri l’arte di amare con la scienza, Teresa risponde con convinzione che se la gente la vivesse non ci sarebbe più alcolismo, né inquinamento, ecc… Aiutata da una presentazione in power point, illustra con alcune esperienze cosa provoca l’arte di amare se vissuta. Una giornalista passata di lì, molto colpita, pubblica un articolo sul giornale della città soffermandosi particolarmente sulla proposta “alternativa” di Teresa. “Non credo in Dio, ma davanti a queste bambine non posso far a meno di credere all’amore” ha commentato un papà ateo, ed un’altra mamma, con le lacrime agli occhi: “Sento rinascere nel cuore la speranza in un mondo migliore!”. Finita la mostra, la maestra chiede a Teresa di presentare il lavoro alla fiera del libro che si terrà il mese successivo: così Teresa e Valentina, per un giorno intero, in un salone allestito apposta per loro in cui passano a turno tutti i bambini della scuola (dai 4 agli 8 anni), presentano il power point e tirano un dado – “il dado dell’amore” – ai cui lati viene declinata l’arte di amare. Il tutto con l’aiuto del libro “Alla scoperta del dado dell’amore” (che raccoglie esperienze di gen 4 di tutto il mondo). (altro…)
Il Consiglio generale dei Focolari in Terra Santa
Domenica scorsa sono arrivati in Israele i membri del Consiglio generale dei Focolari per iniziare la prevista settimana di pellegrinaggio con la Presidente Maria Voce ed il Copresidente Giancarlo Faletti, che nel frattempo, avevano concluso la loro visita ufficiale alle comunità del Movimento dei Focolari in Terra Santa. I membri del Consiglio sono stati accolti all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv da una rappresentanza della locale comunità dei Focolari, con il caratteristico calore di questa cultura. Sono, poi, partiti alla volta della Domus Galilaeae sul Lago di Tiberiade, che ha ospitato i primi giorni della loro permanenza in Terra Santa. La struttura, costruita dal Cammino Neo-Catecumenale, a cavallo del nuovo millennio, è stata benedetta da Giovanni Paolo II, durante la sua storica visita dell’anno 2000, quando proprio nella vallata sottostante il Monte delle Beatitudini aveva celebrato la messa per migliaia di pellegrini. Benedicendo la nascente struttura il Papa aveva detto: «Il Signore vi ha aspettato qui su questa montagna!». Parole significative che oggi campeggiano di fronte all’entrata ed accolgono tutti i visitatori che entrano alla Domus Galilaeae.
L’incontro di Maria Voce e del Consiglio generale dei Focolari con la comunità neo-catecumenale è stato molto caloroso e caratterizzato anche da momenti di conoscenza reciproca. Il 22 febbraio, Festa della Cattedra di Pietro, le due comunità si sono incontrate per la celebrazione eucaristica. Intanto il Consiglio del Movimento ha trascorso tre giorni e mezzo scanditi da momenti di meditazione e comunione di esperienze e di lavoro intorno alle sfide e alle prospettive che le diverse realtà dei Focolari si trovano ad affrontare oggi nelle varie parti del mondo e nei contesti ecclesiali e sociali dove il Movimento è presente ed opera. E’ venuto sempre più in rilievo il mandato di unità e comunione che Chiara Lubich stessa aveva consegnato al futuro del Movimento. (altro…)
Davao
Cebu
Luanda
Iringa
Dar es Salaam
Il nostro viaggio in Terra Santa
«Quando dalla costa azzurrissima del Golfo di Beirut contemplavo la città a ridosso di colline e si riprendeva il volo verso il mare, colline, non credevo che Gerusalemme e i luoghi santi avrebbero inciso così sul mio animo». La strada che conduce a Gerusalemme è fiancheggiata da greggi pascolanti. «Ad un tratto ci fu detto di scendere perché le macchine non potevano proseguire, di là bisognava salire a piedi, era una vecchia strada di Gerusalemme, in salita, variata ogni tanto da qualche scaletta di pietra. Quella strada era la via Crucis, quella che Gesù fece allora». Il cortile interno delle torre Antonia, il Litostrotos, è il luogo dove Gesù flagellato, ora il selciato fa da pavimento alla chiesetta detta della Flagellazione, tanti resti dell’epoca incorniciano l’ambiente. «Ecco la scalinata, ancor ben mantenuta, all’aperto sotto il cielo, tra il verde dei prati che la costeggiano e di piante. Qui il Maestro, ormai vicino a morire, con il cuore pieno di tenerezza per i suoi discepoli uscenti dal cielo si, ma ancora fragili e incapaci di comprendere, alzò al Padre la Sua preghiera a nome Suo e di tutti quelli per i quali era venuto, ed era pronto a morire». «Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me». «Il Getsemani e l’orto, splendido giardino mi fecero rimanere raccolta e addolorata nella linda chiesa decorata con gusto, illuminata di viola, che chiude nel cuore una pietra, arrossata ora da una luce, un tempo dal sangue di Gesù. Mi sembrava di vederlo Gesù lì, ma non azzardavo immaginarlo. «Vicino alle mura tombe, tombe e tombe, ancora nella valle di Josafat danno l’impressione di una Risurrezione che non ci fu, perché migliaia di lapidi sono lì per terra in qualche modo, rovesciate, diritte o spezzate e questo è frutto di trascorse guerre. I luoghi mi sono impressi profondamente: Betfage, il Gallicantus, il posto dell’Assunzione della Vergine, il luogo dell’Ascensione. Gerusalemme anche sotto il sole orientale è piena quindi di luce. Ti offre tutt’ora la spianata enorme, spaventosamente vuota, dove una volta si ergeva il magnifico Tempio. Vuota, vuota. Solo una moschea, anche robusta sta lì, incapace di cancellare le parole di Cristo «Di te non rimarrà pietra su pietra». Betania la vidi in pieno sole e salendo le straducole che portano alla tomba di Lazzaro, mi sembrava di udire le parole di Gesù a Marta “Una sola cosa è necessaria”». Signore se tu fossi stato qui il mio fratello non sarebbe morto. Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Marta rispose: «So che risusciterà nella risurrezione l’ultimo giorno» Gesù soggiunse: «Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me quando anche fosse morto, vivrà e chi vive e crede in me non morirà in eterno». Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e si imbatté in ladroni i quali spogliatolo e feritolo se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Ora a caso scendeva per la stessa strada un sacerdote, vide quell’uomo e passò oltre. Così pure un Levita, giunto nelle vicinanze, guardò e tirò avanti. Ma un samaritano che era in viaggio, giunto vicino a lui lo vide e si impietosì, gli si accostò, ne fasciò le piaghe versando sopra olio e vino e collocatolo sulla propria cavalcatura lo condusse all’albergo e si prese cura di lui. Il giorno dopo, trasse fuori due denari e disse all’oste «Prenditi cura di lui e quanto spenderai di più, te lo pagherò al mio ritorno». Chi di questi tre, ti pare, sia stato prossimo per quello che si imbatté nei ladroni? Quegli rispose: quello che gli usò misericordia. E Gesù soggiunse: «Va’ e fa’ tu pure lo stesso». «Volti oscuri sotto turbante bianco o sciolto, uomini rasseganti, o poco rassegnati a quella vita di miseria, volti invisibili coperti di un velo nero, di donne». Gesù viene condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. “Se sei tu il figlio di Dio, comanda a queste pietre di trasformarsi in pane. Se tu sei il figlio di Dio, gettati giù di qui. Tutte queste cose ti darò, se tu prostandoti dinanzi a me, mi adorerai”. Ma Gesù gli rispose «Va via Satana perche’ sta scritto, adora il tuo Signore Dio tuo e serve a lui solo». In quei giorni Gesù fu battezzato da Giovanni nel Giordano e mentre usciva dall’acqua vide spalancarsi i cieli e lo Spirito scendere sopra di lui, quasi come colomba e dal cielo una voce si fecce udire: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto». Gesù, entrando in Gerico, attraversava la città. Allora Zaccheo corse avanti e salì su un sicomoro per vederlo. “Zaccheo scendi presto, perché oggi mi devo fermare a casa tua”. “Ecco Signore la metà dei miei beni la do ai poveri e se ho frodato qualcuno gli rendo il quarto”. Gesù gli replicò: “Per questa casa oggi, è venuta la salvezza. Il figliolo dell’uomo è venuto infatti a cercare e salvare ciò che era perduto”. E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei la più piccola tra le principali città di Giuda perché da te uscirà il condottiero che deve reggere il mio popolo Israele. «Ed ogni pietra diceva una parola, molto piu’ di una parola, cosi che alla fine l’anima era tutta inondata, tutta piena della presenza di Gesù. Ricordo con evidenza d’essermi al settimo giorno scordata letteralmente della mia patria, dei miei conoscenti, dei miei amici, di tutto. Io mi vedevo là, immobile ed estatica, spiritualmente pietrificata tra quelle pietre, senza altro compito che rimanere e adorare. Adorare fissa con l’anima nell’uomo Dio che quelle pietre mi avevano spiegato, svelato, cantato, esaltato». Nota: stralci del diario di Chiara Lubich, alternati a passi del Vangelo ambientati in quei luoghi. Voci fuori campo: Graziella De Luca, Enzo Fondi (altro…)
Valle d’Aosta
Auckland
Il forum sociale mondiale – un luogo di speranza per i poveri?
«Partendo da Vienna ho visto le immagini della Piazza Tahrir al Cairo. Arrivando a Dakar un giornale riportava in prima pagina l’appello d’un imam a pregare perché si dimetta il presidente 85enne Abdoulaye Wade. Speriamo che si fermi alla preghiera, pensavo. Il giorno dopo la messa d’apertura del forum sociale mondiale nella chiesa dei martiri d’Uganda. La predica del cardinale Théodore-Adrien Sarr aveva nello stesso tempo un forte timbro spirituale e sociale. Denunciava senza mezzi termini la corruzione, e lo faceva in presenza di un ministro e di altre personalità della vita pubblica. I due eventi facevano subito capire il clima altamente politico all’apertura del 11° forum sociale a Dakar (6-11 febbraio). Alla marcia d’apertura i 70.000 partecipanti si dirigevano, però, in grande ordine verso l’università Cheikh Anta Diop. E per tutta la settimana regnava un clima solidale e fraterno, che non è stato minimamente offuscato dalle difficoltà organizzative causate dalle oltre 400 conferenze e meetings quotidiani. Una delle conferenze è stata sostenuta insieme da transform!europe (rete di cultura della sinistra europea) e dai Focolari. Il titolo, “Crisi della civiltà: interpretazioni e alternative dal punto di vista cristiano, interreligioso e marxista”, voleva evidenziare che il fatto religioso ormai non è soltanto tollerato, ma desiderato. Sono state privilegiate le iniziative “di convergenza”, cioè quelle di collaborazione tra diversi partners, sia in senso geografico, sia come visione del mondo. Sul palco, esponenti dei Focolari arrivati dall’Italia, Austria, Francia, Costa d’Avorio, Guinea-Bissau e Senegal – di religione cattolica e musulmana. Da parte di transform!europe erano presenti Marga Ferré (Spagna) e Walter Baier (Austria), promotore dell’idea di preparare insieme questo evento. La sua costatazione finale, condivisa da Marga Ferré: «Ho imparato [dai progetti dei Focolari] che la solidarietà parte dal concreto, iniziando dai più bisognosi. Quindi nessun comunismo, nessun marxismo senza questo senso di empatia! L’opzione per i poveri è più di un semplice amore per il prossimo; vuol dire vedere il mondo con gli occhi dei più bisognosi.» E continuava: «Abbiamo bisogno di un’etica e morale nuova e di sviluppare nel dialogo il senso della vita. Nessuno ha da imporre un’autorità per portare avanti la sua idea e nessuno può dettare la direzione da prendere. Dobbiamo incrementare il dialogo, unendo le forze per cambiare l’etica. E poi, ci vuole un luogo politico e un cambiamento delle leggi economiche.» E concludeva: «Ci vuole proprio l’amore per essere capaci di fare politica, non soltanto in maniera professionale: cioè sapendo solo manovrare i meccanismi della politica. […] Ci vuole dedizione. Senza l’amore nessun cambiamento di strutture funziona. Chiamiamolo come vogliamo: fratellanza, amore, solidarietà.» Durante il forum a Dakar, si è approfondita la conoscenza tra le ONG presenti con la voglia di continuare a collaborare e camminare insieme sulla via intrapresa. Gli organizzatori si sono auspicati che “Dakar si espanda” sull’Africa intera e su tutto il mondo. Un filo di speranza per i poveri? di Franz Kronreif* * Incaricato dei Focolari, insieme a Claretta Dal Rì, per il dialogo con persone senza un riferimento religioso (altro…)
© Centro Chiara Lubich: Viaggio in Terra Santa 1956
1956: Video inedito del viaggio in Terra Santa
Terra Santa, 1956: La pietra divisa A Gerusalemme le religioni sono varie e le denominazioni cristiane senza numero. Avevo negli occhi e nell’anima la Città Santa, quando entrai a visitare il santo sepolcro. Fummo introdotti nella chiesa che già conteneva il Calvario e, girando a sinistra, ci fu mostrato il luogo, tuttora venerato, dove Gesù venne unto dalle pie donne. Più in là ci fecero entrare in una stanzetta antistante il sepolcro. Finalmente fummo al luogo sacro: ivi ci fu mostrata una pietra lunga un metro e novanta, quella su cui Gesù morto era stato deposto. Dall’alto pendevano varie lampade con luce più o meno pallida: lampade antiche, diverse l’una dall’altra. Ci inginocchiammo e pregammo.
Un padre francescano, accanto a noi, disse: “Questo primo pezzo di pietra è dei cattolici, quest’altro pezzo lo tengono tuttora i greco-ortodossi”. Anche il sepolcro di Gesù era diviso. Povero Gesù! In quel momento mi passarono nell’anima tutti i traumi e le separazioni che hanno colpito nei secoli la Chiesa, il mistico Corpo di Cristo e un dolore profondo minacciava sommergermi, quando una luce, attraversandomi l’anima, mi ridiede la speranza (…): un giorno, ci riaccosteremo come fratelli con una unità fra noi, non solo nella fede ma in una carità più profonda vissuta fino all’estremo Allora faremo una grande festa senza confronto… Uscii dal sepolcro con qualcosa di molto diverso da prima, nella fiducia, piena di speranza, che quel cielo di Gerusalemme possa riudir un giorno le parole dell’Angelo a Maria Maddalena: “E’ risorto, non è qui”. Le pietre che parlano Emmaus ci accolse in un pomeriggio di sole. Ricordo le pietre della strada dove Gesù era passato in mezzo ai discepoli e l’accoglienza più che fraterna fattaci dai padri francescani di lì. Essi desiderano essere, verso i pellegrini, ospitali come lo furono un giorno i due con Gesù. Ci offrirono di tutto, dopo la visita ai luoghi santi con un sorriso pieno e un cuore largo. Quando salimmo sul taxi, per tornare a Gerusalemme, un sole rosso-dorato ammantava tutto il luogo e la scritta che incornicia il cartello d’entrata “Resta con noi Signore, perché si fa sera”, raccolse tutti i presenti in un sentimento misto di commozione e divina nostalgia. Betania la vidi in pieno sole e, salendo le straducole che portano alla tomba di Lazzaro, mi sembrava riudire le parole di Gesù a Marta: “Una sola è la cosa di cui c’è bisogno…”. Vidi Betfage,con la pietra, venerata tuttora, dove Gesù avrebbe posto il piede per montare sull’asina e avviarsi a Gerusalemme tra gli ulivi e gli osanna della folla. Il Getsemani e l’orto, splendido giardino, mi fecero rimanere raccolta e addolorata nella linda chiesa decorata con gusto, illuminata di viola, che chiude nel cuore una pietra arrossata ora da una luce, un tempo dal sangue di Gesù. Mi sembrava di vedere Gesù ma non azzardavo immaginarlo. Poi il Gallicantus, dove il gallo cantò, e la scaletta ancora ben mantenuta, all’aperto sotto il cielo, tra il verde dei prati che la costeggiano, e di piante. Porta dal Sion al torrente Cedron. Qui il Maestro, ormai vicino a morire, col cuore pieno di tenerezza verso i suoi discepoli, scelti dal Cielo sì, ma ancor fragili e incapaci di comprendere, a nome suo e di tutti quelli per i quali era venuto ed era pronto a morire, alzò al Padre la sua preghiera: “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola come noi”. Lì Gesù aveva invocato il Padre di affiliarci, anche se lontani per colpa nostra, e di affratellarci tra noi, nella più salda, perché divina, unità. Vidi tanti altri posti, seguii tante strade che Gesù aveva fatte, osservai luoghi che Gesù aveva osservato, mi passarono sotto gli occhi pietre, pietre e pietre ancora… E ogni pietra diceva una parola, molto di più di una parola, cosicché, alla fine, l’anima era tutta inondata, tutta piena della presenza di Gesù. Ricordo con evidenza di essermi letteralmente scordata della mia patria, dei miei conoscenti, dei miei amici, di tutto. Io mi vedevo là, immobile ed estatica, spiritualmente pietrificata tra quelle pietre, senz’altro compito che rimanere e adorare. Adorare fissa con l’anima nell’Uomo Dio che quelle pietre mi avevano spiegato, svelato, cantato, esaltato! Un solo pensiero mi smosse e mi fece tornare. C’era anche in Italia un posto che valeva di più di quei luoghi, dove avrei trovato Gesù vivo: era il tabernacolo, ogni tabernacolo con Gesù eucarestia. Stralci tratti da Scritti Spirituali 1 “L’attrattiva del tempo moderno” – 2° ed. 1978 e 3° ed. 1991. (altro…)
Mafikeng
Futuna
Lubumbashi
Progetto “Petite Flamme”
Kinshasa
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Wallis
Con i sindaci e i politici dei Territori Palestinesi
È nel difficile e purtroppo ben conosciuto contesto dei Territori Palestinesi, che Maria Voce, presidente dei Focolari, si incontra con alcuni politici e amministratori locali, cristiani e musulmani. Fra loro il sindaco di Betlemme, Victor Batarseh, il ministro per il turismo, la signora Khouloud Daibes, il consigliere del presidente per i rapporti con i cristiani del governo palestinese Ziad Al-Bandak. L’iniziativa è della Fondazione Giovanni Paolo II, che dal 2007, da un’idea di padre Ibrahim Faltas, già superiore del convento annesso alla Basilica della Natività in particolare nel periodo dell’ assedio, ha investito notevoli energie – con il contributo di tante istituzioni pubbliche e private soprattutto italiane, quali Cei, Provincia di Trento, Regione Toscana, Acli… – per riuscire, attraverso i suoi programmi, a fornire conoscenze, risorse e infrastrutture per lo sviluppo sia a livello individuale e comunitario della Palestina. Padre Ibrahim sottolinea la straordinaria sintonia che esisteva tra Giovanni Paolo II e Chiara Lubich, «al punto che quest’incontro oggi è più che necessario». Maria Voce ha da parte sua sottolineato la sua gioia di «condividere con chi ha in mano le sorti di questo mondo, i nostri ideali di fraternità». Una fraternità che in politica vuol dire fare in modo che la gente si senta apprezzata e appoggiata da chi gestisce la cosa pubblica. Perché, come diceva Chiara Lubich, «la politica è l’amore degli amori». Il sindaco di Betlemme ha immediatamente voluto notare «come gli ideali dei Focolari siano anche i nostri». Sono spinte che possono portare ad abbattere quei muri che dividono queste terre. Non tanto e non solo i muri materiali, quelli visibili, ma soprattutto quelli invisibili. Padre Ibrahim ne è convinto: «Qui dal dolore immenso del popolo sta nascendo una generazione di giovani responsabili, che vogliono la pace e che sembrano essere capaci anche di gestire il potere. Bisogna però che la comunità internazionale, sia quella civile che quella politica, sia loro vicina, apra spiragli di vera pace e li sostenga, anche grazie ad iniziative come quelle finanziate dalla fondazione, che opera nel campo dell’istruzione, della promozione sportiva e culturale, del giornalismo, dell’artigianato. Certamente le iniziative di una pace che definirei “profonda”, come quelle dei Focolari, sono essenziali per continuare a sperare». di Michele Zanzucchi Fonte Città Nuova online (altro…)
Cittadella Praga d’Oro
Centro Focolare Praga
Palestina: una terra dove vale la pena vivere
«Vale la pena vivere in questa terra». Così cantano i versi di una composizione poetica palestinese, che viene recitata sullo sfondo di un power-point che ripropone gli avvenimenti unici nella storia dell’umanità avvenuti in questa parte di mondo: la nascita di Gesù, il suo battesimo, i suoi miracoli, fino al suo presentarsi ai discepoli di Emmaus. È il pezzo che ha concluso la festa al termine dell’incontro della comunità della Terra Santa con Maria Voce e Giancarlo Faletti. Erano arrivati in tanti da Gerusalemme, Haifa, Nazareth, Ramallah, Gaza (il gruppo è accolto con un calorosissimo applauso) e Betlemme, dove si è tenuto l’incontro nel pomeriggio di sabato 19 febbraio. Proprio quella frase che esprime l’anima palestinese sembra la risposta immediata a quanto poco prima aveva detto la presidente dei Focolari, nel rispondere alla domanda di Ghada di Gaza che chiedeva una parola per chi vive in una situazione così difficile. «Vorrei darvi una parola di speranza. – ha detto Maria Voce – Abbiamo visto la vostra situazione, siete i prediletti. Siete particolarmente nel nostro cuore. L’Opera di Maria è con voi, tutta l’Opera di Maria». Dopo una presentazione di varie esperienze di famiglie, giovani ed adulti provenienti da diverse parti della Terra Santa, alcune immagini hanno accompagnato tutti i presenti nei vari momenti della storia dell’Opera in questa parte di mondo, a partire dalle immagini della visita di Chiara Lubich nel 1956. Si sono visti i primi passi, compiuti a Nazareth, alla fine degli anni ’60, grazie a padre Armando Bortolaso, diventato poi vescovo di Aleppo. Le prime Mariapoli negli anni ’70 con Aletta Salizzoni e Guido Brini ed altri provenienti dal Libano. Poi, l’arrivo dei due focolari nel 1977 e nel 1980 e lo sviluppo dei Focolari tra le tante sofferenze di questi decenni, ma anche con sviluppi e frutti inattesi nel dialogo a diversi livelli. Le domande alla presidente e al copresidente hanno toccato molti punti: dai tipici problemi dei giovani al dolore, dalla scelta della propria strada al desiderio di santità risvegliato dalla beatificazione di Chiara Luce. Soprattutto, però, si sono concentrate sullo specifico di questo mondo: le divisioni fra cristiani, i rapporti con musulmani ed ebrei, la vita di una minoranza, quella cristiana, che si assottiglia sempre più senza un’apparente speranza per il futuro. Una nota di speranza è venuta anche dal Nunzio Apostolico Mons. Antonio Franco, che, dopo essere stato presente per buona parte del programma, ha rivolto alla sala parole calorose: «Vi saluto con affetto. Sapete che vi voglio bene. La presenza della presidente e del copresidente qui significa che avete tutto il Movimento con voi. Ho sperimentato lo stesso quando il Papa è stato con noi. Sentivo la stessa forza. E’ come un passaggio del Signore che vi vuole donare qualcosa. Andiamo avanti rafforzati!» Infine la festa finale, danze e canzoni coinvolgenti, ma anche un messaggio forte che sottolineava il titolo della giornata, che campeggiava nel poster sul palco: Tasselli di un magnifico mosaico. di Roberto Catalano (altro…)
Focolare Igbariam
Focolare Onitsha
Africa, Europa, Brasile, i nuovi passi dell’Economia di Comunione
- Video – Speciale Africa 2011
In questa pagina sono disponibili alcuni video, in varie lingue, relativi alla Scuola Panafricana Edc svoltasi alla Mariapoli Piero di Nairobi dal 23 al 25 gennaio 2011 e alla Conferenza internazionale “Economy of Communion: a New Paradigm for African Development” svoltasi alla Università Cattolica dell’Africa Orientale (CUEA) dal 26 al 28 gennaio 2011.
- Sergio Gironella: la persona al centro Ci ha lasciati domenica 13 febbraio Sergio Gironella, socio fondatore della cooperativa Edc Il Sentiero Servizi di Macerata: “Sergio Gironella, 47 anni e 4 figli ci ha lasciati per un improvviso aggravamento della sua malattia domenica scorsa.” A
parlare è Romano Ruffini che nel 1994 lo aveva coinvolto nell’avventura EdC. “In quell’anno avevo parlato a Sergio dell’Economia di Comunione e lui, che apparteneva al Movimento Neocatecumenale, era rimasto affascinato dal messaggio di Chiara al punto di decidere di licenziarsi dalla società per la quale lavorava per fondare insieme a me la cooperativa Il Sentiero Servizi, a Macerata. C’è da dire che all’epoca non c’era alcuna prospettiva concreta e quel passo fu un vero salto nel buio.”
Francia, scuola di formazione per imprenditori EdC Si è svolta il 12 e 13 febbraio 2011 alla Mariapoli di Arny. 29 persone, 24 imprese rappresentate e parecchi giovani: persino un bel gruppetto di bambini, tutti insieme per vivere un weekend di formazione e comunione.
- Brasile – Sao Paulo, 29/05/2011: iscrizioni online! Il 29 maggio 2011 EdC compie 20 anni, iscrizioni all’evento entro il 20 maggio 2011. A conclusione dei 4 giorni di lavori della prima Assemblea internazionale dell’Economia dei Comunione, e in occasione del 20° del lancio del progetto, il Memorial America Latina ospiterà una grande manifestazione EdC: la Giornata aperta del ventesimo EdC. Sarà l’occasione per festeggiare insieme i primi 20 anni del progetto, ascoltare le conclusioni dei lavori dell’Assemblea col lancio dei suoi documenti, dare le prospettive per il futuro.
Lazio – Roma
Email: romafocolare.segreteria@gmail.com WebSite: www.romaamor.it
Genova, Città per la fraternità
Il 1° febbraio 2011 il Consiglio Comunale di Genova ha votato l’adesione all’Associazione Città per la Fraternità, con l’impegno “ad individuare metodi e strumenti per incentivare, sia all’interno dell’Amministrazione che nella città, una cultura ispirata ai valori civici del dialogo e della fraternità”. La mozione, approvata da tutti i gruppi consiliari presenti in Consiglio Comunale, era stata presentata da Maria Rosa Biggi, consigliere comunale del PD, che cerca di vivere il suo impegno politico in sintonia con le linee guida del Movimento Politico per l’Unità. L’Assessore Andrea Ranieri ha affermando che questa iniziativa onora Genova. Stima e apprezzamento sono arrivati anche da Beppe Costa (Consigliere Comunale PdL), Matteo Campora (capogruppo PdL) e da Giorgio Guerello, Presidente del Consiglio Comunale, oltre che da molti altri Consiglieri di entrambi gli schieramenti. È significativo che questo passo sia stato compiuto nel decimo anniversario della cittadinanza onoraria ricevuta a Genova da Chiara Lubich, al cui pensiero si ispira l’Associazione Città per la Fraternità, nata nel 2008, e alla quale aderiscono oltre 70 Comuni di estrazioni e schieramenti diversi. L’obiettivo è diffondere nella vita politica, partendo dagli enti locali, il principio di fraternità come metodo concreto per l’affermazione del bene comune. In programma a maggio il convegno sui 150 anni dell’unità d’Italia – che l’Associazione Città per la Fraternità ha deciso di fare a Genova perché “come da Quarto partirono i Mille, così da Genova potrebbe partire un’altra proposta di unità e fraternità”. Sarà l’occasione per coinvolgere tutti in un impegno concreto e dare testimonianza che la fraternità in politica è la risposta più profonda alla crisi del sistema politico attuale che coinvolge anche le nostre città. “Genova città dei diritti – spiega la consigliera Biggi – ha dato la cittadinanza onoraria a Chiara Lubich, la donna che ha posto a fondamento del suo pensiero e del suo impegno sociale la realizzazione del principio di fraternità universale inteso come valore costitutivo di una comunità”. “Nel clima di sfiducia e disorientamento, acuito da una crisi economica strutturale – continua la Biggi – le città sono il luogo privilegiato dove è possibile passare da formulazioni di principi alla concretezza delle buone pratiche, a cominciare dal coinvolgimento dei cittadini in percorsi di scelte condivise e dalla ricostruzione di legami sociali e di reciproche responsabilità. Una rete di Comuni può moltiplicare esperienze concrete e approfondire ricerche e riflessioni politiche nell’ambito della promozione della coesione sociale e nello sviluppo di una cultura della solidarietà”. (altro…)
Sardegna
Focolare maschile: fmcagliari@gmail.com Focolare femminile: focolarecagliari@alice.it
Toscana – Loppiano
Info e prenotazioni: per visitare la Cittadella di Loppiano e per informazioni relative ai pasti e agli alloggi (presso agriturismi e alberghi) rivolgersi agli uffici dell’Accoglienza di Loppiano – accoglienza@loppiano.it dal lunedì al venerdì – orari 9:00-12:30 14:30-18:30 Telefono: 39 0559051102 WebSite: www.loppiano.it
Trento: Carismi per un’unica missione
“Un futuro di comunione tra i carismi ci sta davanti”; “Quando lo Spirito Santo soffia non crea buoni cristiani singoli, ma ci fa un solo corpo in Cristo, l’altro diventa parte dell’identità di ciascuno”. Queste alcune espressioni che esprimono la radice profonda del cammino di comunione tra “nuovi e antichi carismi” iniziato nella Chiesa tridentina dal 2003. Rappresentanti dei Movimenti, religiosi e religiose e Istituti secolari insieme per tracciare strade comuni, donarsi il tesoro della propria esperienza e offrire, con slancio generoso, freschezza ed entusiasmo a portare la Buona Novella. Nel progredire della comunione aumenta anche la partecipazione di numerose congregazioni, fino ad arrivare alle segreterie dell’Unione Superiori Maggiori d’Italia (USMI) e la Conferenza italiana Superiori maggiori (CISM) Quanto è in atto si potrebbe definire un laboratorio: si prega gli uni per gli altri, si condividono difficoltà e dolori, si gode delle esperienze positive, si apprezza il carisma dell’uno perché utile al carisma dell’altro scoprendosi fratelli ingaggiati per lo stesso scopo nella Chiesa e nella società. Infatti, non mancano le occasioni per collaborare per il bene della città. Corale è la gratitudine di ciascuno per lo Spirito Santo, autore nel corso dei secoli di risposte adeguate ad ogni periodo buio dell’umanità. Incoraggiante, inoltre, l’augurio che sigla un album di foto sul cammino di comunione dei Carismi: “Ricordare è dare lode a Dio per il cammino di un laicato che crede, vive, annuncia e testimonia la bellezza del Vangelo”. E’ ormai tradizione ritrovarsi in un appuntamento annuale. “Carismi in comunione per un’unica missione” è il titolo di quello di quest’anno, fissato per il 26 febbraio al Centro Mariapoli di Cadine (TN). Dodici, tra Movimenti, nuove Comunità e Congregazioni religiose, i promotori; relazioni e testimonianze ne tesseranno il programma, cui sarà presente l’arcivescovo Mons. Luigi Bressan. (altro…)
Maria Voce all’Università ebraica di Gerusalemme
Per il testo completo, in italiano, rimandiamo a Città Nuova online. 16 febbraio 2011: all’Università ebraica di Gerusalemme, nella sede dell’Istituto Truman per la pace, Maria Voce tiene una conferenza dal titolo: “Il ruolo del dialogo nel promuovere la pace”. La presenza di un’ottantina di uditori scelti – tra cui il nunzio mons. Antonio Franco, il vescovo ausiliare di Israele mons. Giacinto Marcuzzo, il rabbino David Rosen, la sig.ra Debbie Weissmann, presidente del ICCJ, rabbini ed accademici ebrei, rappresentanti palestinesi, responsabili di comunità e congregazioni cristiane –, manifesta l’interesse, in particolare di personalità del mondo ebraico, nei confronti del Movimento dei focolari, dopo decenni di presenza in Terra Santa. Una presenza fatta di numerosi e duraturi contatti instauratisi con singoli cristiani, ebrei e musulmani, ma anche con istituzioni e associazioni impegnate nel dialogo interreligioso.
Maria Voce avvia il suo intervento riportando una citazione di Chiara Lubich, del 1969, a un gruppo di giovani: «Girando per il mondo mi sono resa conto che ci sono dei grandi mali. Ho visto l’umanità come un grande Adamo piagato. Ho visto la lotta fra popoli e quindi la minaccia continua di guerra. Ho visto i problemi sociali da risolvere. Ricordo Gerusalemme come una città divisa. E in tutta la zona del Medio Oriente ci sono focolai di guerra, per cui la pace è sempre in pericolo. E allora ho detto: cosa possiamo fare noi, che portiamo l’ideale dell’unità? Dobbiamo fare che questi fratelli si amino, questo corpo deve risanarsi. Qui ci deve essere la salute dell’umanità». Continua allargando il discorso, Maria Voce, presentando il “dialogo della vita” tipico dei Focolari, «che non mette in opposizione gli uomini, ma fa incontrare persone anche di fedi diverse e le rende capaci di aprirsi reciprocamente, di trovare punti in comune e di viverli insieme». Precisando che il dialogo «noi non lo facciamo con le fedi o tra le fedi, ma con le persone, a qualsiasi fede appartengano». Un dialogo presentato come un “segno dei tempi” più che mai attuale, nella “notte culturale” che attraversa gran parte dell’umanità: «Potremmo dire allora che dalla notte culturale, che appare anche come notte del dialogo, può emergere una nuova cultura che parte dalla riscoperta della natura dialogica della persona umana».
Dialogo che ha una dimensione ontologica ed una etica, a cui Chiara Lubich ha dato uno spessore tutto particolare: «Nel dialogo interreligioso puntiamo a vivere anzitutto, dall’una e dall’altra parte, la cosiddetta “regola d’oro” – “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” –, che significa amare gli altri. Secondo il Talmud, Hillel la esprimeva in questi termini: “Non fare al prossimo ciò che non vorresti fosse fatto a te: questa è tutta la Torà; il resto è commento. Và e studia”. È una norma, lo sappiamo, presente, con diverse sfumature, nelle nostre tradizioni monoteiste nate in questa parte di mondo. Ma lo è anche nelle altre grandi tradizioni confuciana, buddhista e indù. Tutti, quindi, uomini e donne di buona volontà possiamo viverla nella nostra esistenza quotidiana». Aggiunge Maria Voce: «La pratica della “regola d’oro”, diventata reciproca, ha messo in moto una vera metodologia del dialogo che può essere definita come una “arte di amare”», proposta da Chiara stessa. E conclude: «Questo percorso, non possiamo nascondercelo, è difficile e richiede un grande impegno per superare l’ostacolo, per vincere la tentazione dell’egoismo, del ripiegamento su di sé. È il prezzo per trasformare la ferita in benedizione, la morte in vita, per fare dell’incontro con l’altro il luogo dove fiorisce la pace e la fraternità». E cita ancora Chiara Lubich: «La fraternità non è solo un valore, è un paradigma globale di sviluppo politico, perché motore di processi positivi. Dopo millenni di storia in cui si sono sperimentati i frutti della violenza e dell’odio, abbiamo tutto il diritto oggi di chiedere che l’umanità cominci a sperimentare quali potranno essere i frutti dell’amore». Al termine della conversazione inizia un lungo e profondo dialogo con il pubblico: sul dialogo con persone che non hanno una fede religiosa; sulla serietà di un dialogo che non si riduca a semplice cortesia; sul riconoscimento dell’altro; sulla “regola d’oro” non sempre facilmente applicabile in contesti difficili. «Il messaggio portato da Maria Voce, quello di Chiara Lubich, mette in luce la presenza di Dio nell’altro», commenta in conclusione Rabbi David Rosen. E Rabbi Emile Moatti: «Il dialogo deve penetrare nelle pieghe della storia dei conflitti, per farsi esso stesso storia». di Michele Zanzucchi Fonte: www.cittanuova.it (altro…)
Haifa: serata con gli amici dei Focolari
«A Gerusalemme le case, le scuole, i mezzi di trasporto, i luoghi di divertimento, i quartieri dove abitiamo sono tutti separati: per gli arabi o per gli ebrei. E’ davvero difficile vivere in un ambiente del genere». «Sono una ragazza dall’aspetto europeo. Dalle mie gonne si capisce subito che sono ebrea ortodossa. Nella nostra città questo non è sempre visto positivamente. Non so neanche una frase in lingua araba e sono stata educata a scappare da situazioni in cui potrei trovarmi in mezzo ad un gruppo di palestinesi». Queste parole di N. e J., due giovani gerosolimitane, araba cristiana la prima ed ebrea la seconda, descrivono i mondi di Gerusalemme. Vivono uno accanto all’altro, si sfiorano, si toccano in questa città ‘santa’ per tutti, ma carica di una tensione che si respira e che ci si sente addosso. Sono due delle partecipanti all’incontro che si è svolto il 16 febbraio in una sala della Castra Gallery, un centro commerciale alla periferia sud di Haifa: un centinaio di persone per un incontro modesto, semplice. Sono arrivati ebrei, cristiani e musulmani da Haifa, , Tel Aviv, Gerusalemme, Nazareth ed altre località della Galilea. Hanno intitolato l’incontro con Maria Voce: «Quanto è buono e soave che i fratelli vivano insieme» (Salmo 133). Tanti gli interventi, che hanno presentato un quadro ricco e variegato al quale tutti stanno lavorando. Ad Haifa, da alcuni anni, ebrei e cristiani hanno un appuntamento mensile per approfondire la Sacra Scrittura nelle rispettive tradizioni. Basta l’ascolto, cercare di comprendere la visione dell’altro. Senza sincretismi. E questo porta «ad un’amicizia vera e sincera, sempre più solida», al punto che un mese tra un incontro e l’altro sembra troppo lungo!
Una ragazza araba racconta di un progetto per intessere rapporti di amicizia fra studenti delle tre religioni. «I momenti più belli li abbiamo vissuti quando abbiamo visitato i luoghi sacri delle rispettive fedi: il Muro del Pianto, il Santo Sepolcro e la Moschea. Un’esperienza che ha cambiato la mia vita.» Altre testimonianze riguardano la crisi di Gaza, tre anni fa, quando ebrei, cristiani e musulmani si riunirono per pregare per la pace. Un caso unico in tutto Israele. Gli accenti sono commossi, perché certamente il grande coraggio manifestato in quell’occasione andava assolutamente controcorrente rispetto al pensiero che si sviluppava attorno. Fatti di vita quotidiana, di ascolto, di scoperta del diverso-da-sé. Persone che hanno scommesso sulla pace, come dice una giovane ebrea: «Sta scritto nella Mishna che Dio non trova nessuno strumento che contenga la sua benedizione se non la Pace. Solo con la pace vera otterremo tutte le benedizioni che il Padre in Cielo vuol dare ai suoi figli.»
Maria Voce si commuove nel ringraziare coloro che hanno parlato. Appare vero che «nulla è piccolo di quello che è fatto per amore», come diceva Chiara Lubich. Anzi, è grandissimo, perché qui si tratta di spostare le montagne del pregiudizio. È questo il piccolo-grande miracolo della serata di Haifa. La Presidente dei Focolari sottolinea la dimensione profetica di quanto vissuto da loro durante la crisi di Gaza: «E’ un’esperienza basata su Dio e sul suo volere, e sulla sofferenza condivisa: la cosa più preziosa agli occhi di Dio. Essa porterà frutti duraturi, ne sono certa». E sottolinea come sia stata un contributo importante alla Storia: «Testimonianze piccole ma necessarie perché il quadro della pace sia completo». Racconta poi, come in quei giorni abbia incontrato gente di tutte le religioni, veri fratelli e sorelle. E cita la Scrittura: «Beato il popolo che ha Dio come Signore». La serata si conclude con una cena. Tutti hanno portato qualcosa, piatti arabi e piatti kosher. Non si distinguono più arabi ed ebrei, cristiani e musulmani. E’ vero quanto detto da una ragazza musulmana: «Ora guardo all’altra persona al di là della sua fede. Siamo ancora un piccolo gruppo, ma impegnati a coinvolgere molti altri amici». di Roberto Catalano (altro…)
Svizzera: musulmani e cristiani in dialogo
“La molteplicità è un dono di Dio“, ha affermato Mokrani alla giornata interreligiosa, il 13 febbraio 2011, a Baar dove in 70 fra musulmani e cristiani, provenienti dalle diverse regioni linguistiche della Svizzera, hanno sperimentato questo dono. Per la quarta volta ormai ha avuto luogo presso il Centro di incontro e di formazione Eckstein una giornata di dialogo islamo-cristiano. Le relazioni principali sono state tenute da musulmani. Infatti sono venuti da Roma due teologi musulmani, Adnane Mokrani, tunisino sunnita, e Sharhzad Houshmand, iraniana sciita, che, insieme a Paul Lemarié, cristiano specialista dell’islam, hanno dato un contributo fondamentale alla giornata che portava il titolo: “Un sole – tanti raggi. La volontà di Dio nel cristianesimo e nell’islam”.
Unità dinamica. “Consideriamo la molteplicità come un dono di Dio che ci aiuta a completarci”, ha dichiarato Mokrani. “Si tratta di un’unità dinamica che non annulla le differenze, ma che le mostra come una ricchezza. Questa unità fa parte del piano di Dio per noi uomini“, ha sottolineato il teologo musulmano. E spiegava Houshmand che secondo il Corano le parole di Dio sono indinite. Dunque si può dedurre che ciascuno di noi è una parola di Dio, creato da Dio quale dono per gli altri. La regola d’oro. Dopo le relazioni, si è dato spazio al dialogo in piccoli gruppi. “Ascoltando il messaggio proveniente dalle due religioni, in uno scambio reciproco, sono venuti in luce in modo positivo sia quanto abbiamo in comune che le differenze”, ha commentato Ornella Carù, membro del gruppo preparatorio della giornata. A base di questo dialogo vivo e arricchente sta il principio della Regola d’oro che si trova espressa in modi simili in quasi tutte le religioni: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Gli imam presenti e i responsabili di varie comunità erano ben impressionati da questo dialogo che ha rafforzato in ciascuno il desiderio di lavorare insieme per rispondere alle sfide della nostra società. Al momento di congedarsi, un signore musulmano che partecipava per la prima volta ad un incontro di questo genere, ha esclamato: “Sono venuto pensando di essere ‘ricco’, qui invece mi sono reso conto di quanto ero ‘povero’ ed ora mi ritrovo arricchito e libero!”. (altro…)
A Emmaus con Mons. Marcuzzo
16 febbraio: la mattinata è trascorsa nella località di Emmaus, a 27 km da Gerusalemme, nella pianura verso la capitale Tel Aviv. Si tratta di una delle tre località con lo stesso nome che potrebbero vantare di aver offerto la scena al passo che conclude il Vangelo di Luca: dopo la crocefissione, due discepoli di Gesù si trovano per strada ricordando i dolorosi fatti avvenuti, quando un uomo li si accosta e spiega loro le Scritture, riempiendo di pace i loro cuori. È “al momento di spezzare il pane” – racconta il Vangelo –, che i due riconoscono che si trattava dello stesso Gesù risorto. Maria Voce è stata ricevuta da Mons. Giacinto Marcuzzo, vescovo ausiliare dei Latini, titolare della sede di Emmaus-Nicopolis. Il vescovo ha confidato a lei e a tuta la delegazione del Centro del Movimento che l’accompagnava, che all’atto della sua elezione, ha scelto quella sede per vari motivi. Si tratta di una delle dodici diocesi cristiane che esistevano nei primi secoli in Terra Santa, riporta tutti i cristiani al punto dove tutto è ricominciato dopo la morte di Gesù e, non ultimo, il fatto che ancora giovane sacerdote aveva visto la distruzione del villaggio di Emmaus avvenuta nel 1967, dopo la Guerra dei Sei giorni. La presidente dei Focolari, da parte sua, ha raccontato al vescovo un fatto che la riguarda personalmente. Come molti sanno, spesso lei viene chiamata Emmaus all’interno del Movimento. “E’ stata Chiara stessa a darmi questo nome nel 1964. Era venuta a parlare ad un gruppo di giovani focolarine della realtà di Gesù fra noi, che realizza il passo di Matteo 18,20 ‘Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro’, se ci impegniamo a vivere il comandamento nuovo reciprocamente. Nel mio entusiasmo giovanile avevo scritto a Chiara che desideravo dare la vita per realizzare quella frase. Lei allora mi diede questo nome, Emmaus, perché i due discepoli avevano vissuto e sperimentato la presenza di Gesù fra loro.” L’incontro è stato ricco di significato, in un luogo unico nella storia della primissima comunità di Gerusalemme. La messa celebrata da Mons. Marcuzzo e concelebrata da Giancarlo Faletti, copresidente del Movimento, è stata un momento ricco di comunione con spunti preziosi sui frutti della presenza di Cristo nel cuore della comunità. Il carisma di Chiara Lubich fortemente incentrato sulla presenza di Gesù fra gli uomini è venuto in luce proprio nei luoghi dove questo si realizzò vitalmente e storicamente. di Roberto Catalano (altro…)
Con i rappresentanti delle diverse Chiese Cristiane in Terra Santa
Per il testo completo, in italiano, rimandiamo a Città Nuova online È il patriarca latino, mons. Foud Twal, che dà il tono agli appuntamenti che Maria Voce ha in agenda nella sua visita a Gerusalemme iniziata lo scorso 11 febbraio: «Le preoccupazioni della gente sono le nostre. Sembra che l’ascesa al Calvario non abbia mai fine qui in Terra Santa». Ma non bisogna scoraggiarsi: «La speranza non muore mai. Ad esempio, osservo di questi tempi che ci sono cento e più associazioni che raccolgono ebrei, cristiani e musulmani da queste parti. Tutta gente che vuole dialogare. Avverto che poco alla volta, forse a causa del tanto dolore patito, si comincia a parlare di “vicini” e non più solo di “nemici”». Maria Voce riprende: «Se nell’istinto di difesa delle persone entra una briciola di amore, ecco che si fa un passo in più, si va avanti», senza cedere alla disperazione. Conclude il patriarca: «Questa è la specialità di noi cristiani, seminare amore e andare avanti».
Stesso sfondo di sofferenza ma anche di fiducia nel colloquio che la presidente ha con il vescovo luterano Munib Younan, presidente della Federazione luterana mondiale: «Avverto nella gente – esordisce – la forte tentazione di occuparsi solo di cose materiali. No, qui c’è bisogno di Dio». E specifica: «Abbiamo bisogno di una profonda spiritualità, per i nostri figli e per noi stessi, una spiritualità profondamente evangelica». Maria Voce fa notare come una tale spiritualità auspicata dal vescovo sia naturalmente ecumenica. Al Patriarcato armeno apostolico, Maria Voce s’intrattiene con il vescovo Aris Shirvanian. «Dobbiamo essere uniti per difendere la Chiesa cristiana – dice –, ma non posso dire che esistano problemi particolari per noi armeni, perché continuiamo a vivere per mantenere la nostra fede, la nostra eredità». Maria Voce sottolinea la grandezza di questa vocazione. «Sì – riprende il vescovo – bisogna difendersi, ma ancor più cercare di essere “ponti” tra le Chiese, ponti tra le religioni, ponti tra i popoli».
Calorosa accoglienza, alla libanese, all’arcivescovado maronita della Terra Santa, una comunità di circa 10 mila fedeli, soprattutto in Galilea, con il vescovo mons. Paul Nabil Sayah. Il vescovo maronita sottolinea l’importanza della dimensione pastorale dell’azione delle Chiese cristiane in Terra Santa, in particolare nella famiglia e per la famiglia: «Non si dà mai abbastanza spazio all’educazione, che per noi è la vera priorità. Con una buona educazione poi si può sperare di arrivare alla pace». Il desiderio di cooperare viene ribadito anche da Maria Voce.
Infine, visita di rilievo al patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme, dove Sua Beatitudine il patriarca Theophilos III riceve Maria Voce e i suoi collaboratori. Chi conosce la storia sa bene tutti i conflitti che hanno opposto in passato le diverse Chiese presenti in Terra Santa. Il clima è certamente migliorato, anche se parlare di un “vero ecumenismo” è ancora talvolta difficile. Ma nel colloquio tra il patriarca e la presidente si respira il desiderio di “alzare il tono della discussione”, ancorandosi «all’unità dei cristiani “in Cristo”, nel suo amore», come precisa Theophilos III. Maria Voce spiega cosa voglia dire “unità” per i focolarini, «l’unità che Gesù ha chiesto alla sua Chiesa». di Michele Zanzucchi Fonte: Città Nuova online Leggi anche: Reciproca simpatia – Incontro di Maria Voce e Giancarlo Faletti con i rappresentanti dei Movimento e delle nuove comunità Pace ora! Pace dopo! – Incontro col Rabbino Kronish Dall’11 al 20 febbraio in Terra Santa – Il programma del viaggio di Maria Voce e Giancarlo Faletti 1956: Ho visto la Terra Santa – Dal diario di Chiara Lubich (altro…)
Col rabbino Kronish: Pace ora! Pace dopo!
Da ieri mi trovo a Gerusalemme con Maria Voce. Nella sua fittissima agenda ci sono anche vari appuntamenti con persone di tradizione ebraica e musulmana. Sono incontri che desiderano ribadire l’impegno al dialogo a tutti i livelli. Oggi si è svolto il primo di questi incontri con il rabbino Ron Kronish, fondatore e direttore dell’Interreligious Coordinating Council of Israel (ICCI). Alle ore 15 ci troviamo con il Rabbino Ron Kronish. Si tratta di un vecchio amico del Focolare, come lui stesso si definisce. L’ufficio dell’ICCI si trova in un quartiere non lontano dal centro di Gerusalemme, sulla vecchia strada di Betlemme, ancora molto trafficata e piena di vita. L’ICCI è un’organizzazione fondata nel 1991, la sera prima dello scoppio della prima guerra del Golfo. Era il 16 gennaio e tutti in Israele avevano le maschere anti-gas, un clima di paura per la guerra prossima. A Ratisbonne, proprio il centro che ho visitato questa mattina, in uno scantinato si incontrarono alcuni uomini di dialogo che, nonostante la guerra, decisero che il mondo ha bisogno della pace. Il centro lavora a diversi livelli, ma soprattutto per i giovani e le donne. Il suo scopo, infatti, è la formazione alla pace. Si tratta di creare una mentalità alla base proprio per essere coscienti che ci sono conflitti – in particolare qui Kronish si riferisce a quello fra Israeliani e palestinesi – e che non si possono risolvere facilmente, ma che, tuttavia, si può lavorare per la pace di domani. Lo slogan non è tanto Peace now!, ma Peace later! Per questo soprattutto le giovani generazioni devono essere ingaggiate a riconoscere l’altro, ad ascoltarlo e scoprirlo e, alla fine, vederlo non come un nemico ma come un prossimo da accettare nella sua diversità. Le esperienze di questi vent’anni di corsi tenuti all’interno di Israele con ragazzi e giovani musulmani, ebrei e cristiani sono ricchissime. Solo il 5% abbandona questi corsi, gli altri arrivano alla fine, segno dell’interesse e dell’impegno, ma anche fonte di speranza perché ormai sono migliaia ad aver beneficiato di questa nuova visione. Nel parlare con Maria Voce Ron Kronish non nasconde che il mondo è cambiato dal 1991. Allora la pace era vicina, sembrava ormai possibile poterla realizzare. Oggi è molto più lontana. Dobbiamo esserne coscienti, ma non perdere la speranza. Anche Maria Voce ha raccontato dell’impegno dei Focolari in campo formativo e della consonanza di idee e di metodologia con l’ICCI. Kronish ha chiesto di continuare la collaborazione e, soprattutto, di farlo coi giovani e teen-agers. (di Roberto Catalano, tratto da Città Nuova online – www.cittanuova.it ) (altro…)
Vescovi: Dio vicino all’uomo
Benedetto XVI, nell’udienza del 9 febbraio li ha salutati con gioia: “Sono lieto di questa opportunità che vi è offerta per confrontare esperienze ecclesiali di diverse zone del mondo, ed auguro che queste giornate di preghiera e di riflessione possano portare frutti abbondanti per le vostre comunità”. Le loro riflessioni si sono svolte “sulla scia del carisma di Chiara Lubich – come ha detto in apertura il card. Miloslav Vlk, moderatore del convegno – che è in profonda sintonia con il carisma del vescovo” e continuava: “Si tratta di saper accogliere l’Amore di Dio che vuole il bene dell’umanità facendosi vicino ad ogni uomo”.
“La spiritualità di comunione, eco del Concilio Vaticano II che è tutto incentrato sulla Chiesa mistero di comunione…, è portata avanti dal Movimento dei focolari in modo carismatico”, ha sottolineato il card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi. Di fronte alle sfide che si presentano alla Chiesa oggi, in particolare nei Paesi di antica tradizione cristiana, ma anche in molte altre parti del globo, i vescovi hanno voluto dar voce a nuove risposte che lo Spirito Santo ha suscitato negli ultimi anni, come la comunione e la collaborazione tra nuovi e antichi carismi, il dialogo ecumenico e interreligioso, il dialogo con la cosiddetta cultura laica. Il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, ha evidenziato il passaggio da una società multiculturale a quella interculturale che sa integrare le diverse culture e fedi, come dimostra l’esperienza appena avviata col “Cortile dei Gentili”, espressione coniata da Benedetto XVI in riferimento al dialogo fra fede e cultura. La tavola rotonda che ha preceduto il suo intervento, rispecchiando questa interculturalità, ha messo in relazione le varie dinamiche presenti nelle nostre società, guardate dal punto di vista dell’economia (prof. Stefano Zamagni), della mistica (P.Fabio Ciardi), dei rapporti sociali (prof. Vera Araújo) e internazionali (prof. Vincenzo Buonomo). In linea col tema del convegno, Maria Voce, presidente del Movimento dei focolari, ha centrato il suo intervento su I disegni di Dio nel pensiero e nella vita di Chiara Lubich. A chiusura del convegno 25 vescovi si sono recati, sabato 12 e domenica 13 febbraio, alla cittadella internazionale dei Focolari, Loppiano (nei pressi di Firenze), che con i suoi 900 abitanti testimonia che una società guidata dal Vangelo è possibile. Tra i diversi appuntamenti, l’incontro con l’Istituto Universitario “Sophia”, ormai al suo terzo anno di corsi interdisciplinari. (altro…)
1956: Ho visto la Terra Santa
La pietra forata – Quando dalla costa azzurrissima del golfo di Beirut contemplavo la città a ridosso di colline costellate da migliaia di casette, e si riprendeva il volo verso il mare, per alzarci onde poter riaffrontare, ritornando, i primi monti della Palestina, non credevo che Gerusalemme e i Luoghi Santi avrebbero inciso così sul mio animo. (…) Sette giorni durò il mio soggiorno in Palestina. Non ricordo l’itinerario delle visite, ma i luoghi li ho impressi profondamente: Betfage, il Gallicantus, la scaletta di pietra del testamento di Gesù, il Getsemani, la fortezza Antonia, dove Pilato espose Gesù al pubblico dicendo:”Ecco l’uomo!”; il posto dell’Assunzione della Vergine; il luogo dell’ascensione, racchiuso in una “edicola”; poi Betania e la strada che da Gerusalemme porta a Gerico, menzionata nella parabola del Buon Samaritano; poi Betlemme…Tutta una serie di nomi dolcissimi, che né la vita né la morte riusciranno a cancellare. A sera calata, alzando gli occhi al cielo, grondante stelle cariche di luce, cieli che qui in Italia non si sognano nemmeno, sentivo una strana e logica affinità tra quel firmamento e quei luoghi. (…) Una vecchia strada di Gerusalemme, in salita, larga forse tre metri, riecheggiante le urla dei mercanti che, a destra e a sinistra vendevano la loro merce. Gente che andava e veniva sgomitandosi, indossando i costumi più vari dell’oriente e dell’occidente. Si salì, e lungo quel bazaar – così è chiamato dagli abitanti – ogni tanto ci veniva indicata una porta che non si sapeva se appartenesse ad una casa o ad una cappella: “Ecco una stazione, ecco la terza, ecco la quarta…Qui Gesù incontrò Maria, qui il Cireneo…”. Quella strada era la Via Crucis, quella che Gesù fece allora. Qualche metro più in su, ci fu annunciato: “Siamo al sepolcro: qui, in questa Chiesa, sostenuta da travature fortissime, antiestetiche, c’è quanto di più sacro si possa immaginare: il Calvario e il sepolcro”. Nell’animo un senso vivo di dolore e quasi di sgomento. Entrammo e infilammo una scaletta stretta stretta, lisa nel marmo dai milioni di pellegrini che la salirono, e ci trovammo di fronte ad un altare sul quale potevano celebrare anche i greco-ortodossi e gli armeni. Un cicerone ci mostrò attraverso un vetro, che custodiva una roccia, un buco, e disse: “In questo foro fu piantata la croce”. Inavvertitamente, senza dircelo, ci trovammo tutti in ginocchio. Io, per conto mio, ebbi un momento di raccoglimento. In quel foro fu piantata la croce… la prima croce. Se non ci fosse stata questa prima croce la mia vita, la vita di milioni di cristiani che seguono Gesù portando la loro croce, i miei dolori, i dolori di milioni di persone, non avrebbero avuto un nome, non avrebbero avuto un significato. Egli, che lì fu innalzato come un malfattore, diede valore e ragione al mare di angoscia da cui è toccata e, alle volte sommersa l’umanità e, non di rado, ogni uomo. Non dissi nulla a Gesù in quel momento. Aveva parlato quella pietra forata. Solo aggiunsi, come un bambino estatico: “Qui, Gesù, voglio piantare, ancora una volta la mia croce, le nostre croci, le croci di quanti ti conoscono e di quanti non ti conoscono” Stralci tratti da Scritti Spirituali 1 “L’attrattiva del tempo moderno” – Città Nuova, 3° ed.1991 (altro…)
Viaggio in Terra Santa/1
È l’incontro con alcuni rappresentanti dei movimenti ecclesiali presenti a Gerusalemme. Qui, dove la Grande Storia ha conosciuto un nuovo inizio, e anche la piccola “storia santa” di ogni gruppo cerca il suo spazio e la sua via specifica. Un centinaio i presenti, in una sala della Custodia di Terra Santa, appena dietro Porta Nova. Chemin Neuf, Béatitudes ed Emmanuel dalla Francia; Cançao nova, Figli di Maria, Obra de Maria e Comunità Shalom dal Brasile; Regnum Christi dal Messico; Associazione Giovanni XXIII, Comunione e liberazione e Focolari, dall’Italia (ma con dimensione internazionale) raccontano con semplicità la loro avventura, ognuna originalissima e nel contempo assai simile alle altre. Strade che alla fine, in pratica quasi tutte, lavorano nell’accoglienza: incrociano i pellegrini, operano per favorire la conoscenza della Terra Santa e dei suoi tesori (anche nelle dimensioni ecumeniche e interreligiose), e favoriscono il turismo ai luoghi santi. Numerosi movimenti e comunità, poi, si specializzano nell’evangelizzazione attraverso i media. E le attività comuni, di due o più comunità insieme, qui non sono eccezione.
Come tutto quanto riguarda la cristianità, qui a Gerusalemme quest’incontro non ha innanzitutto dimensioni quantitative, ma qualitative. È la qualità dei rapporti che qui ha rilievo. «È forse anche un compito dei movimenti e delle nuove comunità quello di portare alla Chiesa cattolica e più in generale alla cristianità l’unico primato evangelico, quello dell’amore», spiega una giovane della comunità del Chemin Neuf. Si ritrovano movimenti presenti sul posto da decenni, ed altri invece sul posto da pochi mesi appena. Convivialità e fraternità: queste le note dell’appuntamento, avviato da Maria Voce col semplice racconto della sua vicenda.
Nel corso di un franco dialogo coi presenti, Maria Voce ha tratteggiato soprattutto il senso del dialogo tra movimenti e nuove comunità: «Qui mi trovo davanti a persone e gruppi che vogliono testimoniare quell’amore reciproco che costruisce la Chiesa». In particolare, rispondendo ad una domanda di un rappresentante di Comunione e liberazione, ha detto: «Certamente dopo la veglia di Pentecoste 1998», in piazza San Pietro, convocati da Giovanni Paolo II, «ci siamo sentiti collegati, uniti da un appello del Papa che invocava lo Spirito Santo. Da quel momento Chiara Lubich ha avvertito nel Papa il desiderio che i movimenti fossero più in comunione tra di loro». Per favorire «quella presenza carismatica che è “coessenziale” alla dimensione petrina». Così, da allora «dove c’è il Movimento dei focolari c’è anche questo desiderio di unità tra movimenti e nuove comunità». Ognuno col proprio carisma, «che è complementare a quello degli altri. La comunione non è uniformità… Se il nostro carisma è più bello, la Chiesa alla fine è più bella, perché i carismi sono doni che vanno messi in reciprocità». «Come vivere il dialogo ecumenico e interreligioso in Terra Santa?», ha chiesto una giovane brasiliana. «È uno stile di vita il dialogo – ha risposto Maria Voce –, più che qualcosa che si fa. È mettersi di fronte all’altro nell’amore». Amando disinteressatamente, sempre, per primi, tutti, anche gli altri cristiani, anche i fedeli di altre religioni. «Il dialogo per noi è sempre stato un dialogo tra persone, non tra ideologie o religioni… Perché in tutti gli uomini della Terra c’è amore». Poi «l’unità viene da Dio, che agli uomini ha chiesto solo di amarsi». di Michele Zanzucchi Programma viaggio: articolo (altro…)
Dall’11 al 20 febbraio in Terra Santa
Dall’11 al 20 febbraio Maria Voce e Giancarlo Faletti si recheranno in visita in Terra Santa. Molti gli appuntamenti pubblici previsti, soprattutto con rappresentanti del mondo ecumenico e del dialogo interreligioso, oltre naturalmente ai membri dei Focolari in queste terre. Di particolare rilievo la conferenza all’Università Ebraica di Gerusalemme sul ruolo del dialogo nel promuovere la pace, in programma il 16 febbraio. «La mia fiducia è radicata anzitutto in Gesù che, proprio in questa Terra, ha dato la vita perché “tutti siano uno” – aveva dichiarato Maria Voce in un’intervista rilasciata alla rivista Terra Santa, nel marzo 2009 – Chi crede in Lui non può che impegnarsi con tutte le forze per realizzare la fratellanza universale, l’unità della famiglia umana. È questo l’impegno del nostro Movimento e di tanti altri», aveva detto rispondendo ad una domanda sulle prospettive della Terra Santa, e se essa possa davvero essere il luogo di un dialogo autentico tra le religioni. Il programma del viaggio prevede:
- Incontro con focolarine e focolarini della Terra Santa
- Visita al patriarca Latino di Gerusalemme, SB Mons. Foud Twal
- Incontro col vescovo luterano Munib Younan, presidente della Federazione Mondiale Luterana
- Incontro con il rabbino Ron Kronish, direttore dell’ICCI
- Visita al Patriarcato Armeno ortodosso: incontro con il vescovo S.E. Aris Shirvanian
- Visita al patriarca Greco ortodosso S.B. Theofilos III
- Messa e visita alla Scaletta, il luogo dove Gesù rivolse al Padre la preghiera per l’unità, magna charta della spiritualità focolarina
- Visita all’Arcivescovo Maronita della Terra Santa Mons. Paul Nabil Sayah
- Incontro con la vice sindaco di Gerusalemme Sig.ra Neomi Tzur
- Conferenza all’Università Ebraica di Gerusalemme sul tema: “Il ruolo del dialogo nel promuovere la Pace”
- Incontro interreligioso
- Visita alle moschee sulla spianata del Tempio
- Visita al Delegato Apostolico S.E. Mons. Antonio Franco
- Incontro con la comunità dei Focolari
- Incontro con Mons. Elias Chakour, Arcivescovo greco- cattolico della Galilea. Da lì il viaggio proseguirà con tre giorni di ritiro del consiglio generale dell’Opera di Maria, e un successivo pellegrinaggio. A fine febbraio è previsto inoltre un appuntamento dei Giovani per un Mondo Unito della Terra Santa.
Foto dell’arrivo in Terra Santa, 11 febbraio: [nggallery id=15] (altro…)