Movimento dei Focolari

“Un pastore infaticabile per l’unità”: il card. Willebrands

     “L’amore che Cristo ha chiesto a Pietro, non è circoscritto ad un gruppo, nemmeno alla Chiesa cattolica: tutti sono sue pecorelle. E per questo, l’amore è rivolto a tutti i cristiani, e questo amore chiede prima di tutto l’unità, perché è una grande sofferenza quando una famiglia è divisa. In questo spirito io ho inteso il mio nuovo compito e l’ho svolto con tutto il cuore e con tutte le forze – spirituali e materiali – che Dio mi ha dato; il Signore mi ha benedetto e Gli sono profondamente riconoscente per essersi servito così a lungo della mia opera per la Sua Chiesa”.      Questa la testimonianza diretta del card. Johannes Willebrands, in un’intervista rilasciata alla Radio Vaticana nel 1989, all’età di 80 anni, nel momento in cui terminava per motivi di età, dopo 20 anni, l’incarico di Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.        Benedetto XVI: “Un pastore infaticabile al servizio del Popolo di Dio e dell’unità della Chiesa” che ha dato “un nuovo slancio al dialogo ecumenico”. Così il Papa, alla sua dipartita, il 2 agosto scorso, nel telegramma di cordoglio, ringrazia il Signore per la vita del card.  Willebrands. Aveva 97 anni. Il suo impegno a servizio della causa ecumenica era iniziato sin dal 1951, 10 anni prima del Concilio Vaticano II.      Viva è la gratitudine del Movimento dei Focolari: il card. Willebrands ha accompagnato e incoraggiato, con la sua sapiente lungimiranza, gli sviluppi ecumenici del Movimento sin dagli anni Sessanta.

Qualche nota biografica

     Il cardinale Johannes Willebrands è nato nel 1909 a Bovenkarspel, nel Paesi Bassi. Docente di Filosofia e poi rettore  del Seminario Maggiore di Warmond, in Olanda, mostra subito un vivo interesse per la causa dell’unione dei cristiani, organizzando nel 1951 la Conferenza cattolica per la questioni ecumeniche. Nel 1958 l’episcopato olandese lo designa delegato per le attività ecumeniche e due anni più tardi Giovanni XXIII lo nomina segretario dell’appena costituito Segretariato per l’Unione dei Cristiani, che durante i lavori del Concilio Vaticano II s’occupò – sotto la guida del cardinale Bea – della preparazione dei documenti relativi all’ecumenismo, alla libertà religiosa e ai rapporti con le religioni non cristiane.      Consacrato vescovo nel 1964,  promuove un gran numero di iniziative per rendere più intenso il dialogo tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane, contattando in particolare ortodossi, anglicani e luterani. Nel 1969, succede al card. Bea: Paolo VI lo nomina presidente del Segretariato per l’Unione dei Cristiani (poi denominato Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani), creandolo poco dopo cardinale.

     La testimonianza dei fratelli delle varie Chiese 

     Tra le numerose testimonianze dei nostri fratelli e sorelle di varie Chiese, ricordiamo un episodio significativo di cui è testimone il pastore evangelico tedesco Dieter Fürst. Nel 1986, ricordando un incontro del card.Willebrands con un gruppo di evangelici al Centro Uno, Centro ecumenico dei Focolari, a Roma,  il pastore Fürst riferisce che, prima di incontrare il cardinale, avevano il “timore che la grande, potente Chiesa cattolica volesse schiacciare la piccola, debole Chiesa evangelica”. Il pastore aveva aggiunto che tra i partecipanti a questo incontro vi erano anche rappresentanti delle Chiese libere, i quali nutrono quel timore in modo particolare. Ma la parola del card. Willebrands è stata così paterna, così ripiena di Spirito Santo che ha suscitato entusiasmo in questi fratelli: “il cardinale ha mostrato la Chiesa e la cristianità in una dimensione assai più ampia di quanto l’avessimo prima.”   (altro…)

La guerra: un omicidio in grande

La guerra: un omicidio in grande

“La guerra è un omicidio in grande”. “Come la peste serve ad appestare, la fame ad affamare, così la guerra serve ad ammazzare”. “Se vuoi la pace, prepara la pace” . “Solo i matti e gl’incurabili desiderano la morte. E morte è la guerra”. “Non credo che ci sia mai capo di Stato, il quale abbia ammesso di far la guerra a scopo di rapina; ha sempre dichiarato di farla per fini uno più nobile, uno più altruista, più ideale dell’altro. E – puerilità dell’odio – sempre la rapacità è assegnata al nemico e l’idealità all’amico”. “I nemici si amano: questa è la posizione del cristianesimo. Se si iniziasse una politica della carità, si scoprirebbe che questa coincide con la più illuminata razionalità, e si palesa, anche economicamente e socialmente, un affare”. “Per meritarsi il nome di figli di Dio i cristiani devono lavorare per la pace”. “Noi dobbiamo organizzare la pace così come altri hanno organizzato la guerra”. “L’opera pacificatrice comincia da me e da te…” (altro…)

Giovani per la pace

In arrivo alla cittadella di Loppiano (Incisa Valdarno – Firenze), del Movimento dei Focolari, 5.000 scout da tutta Europa, per il loro appuntamento triennale, il “Rowerway 2006”.  L’incontro, incentrato sul tema “Ricostruiamo il nostro tempo partendo dall’uomo”,  si svilupperà in 5 itinerari tematici: ambiente, storia, arte, politica e scienze. L’appuntamento è stato preceduto da oltre un anno di intensa e fruttuosa collaborazione tra Focolari e Scout, a sottolineare lo spirito di scambio e sinergia tra movimenti diversi, accomunati dalla speranza nell’uomo, come recita anche una nota della manifestazione. Info: www.roverway.itwww.loppiano.it (altro…)

Scintille di pace nel Libano in fiamme

     Biacout, come tutti i villaggi libanesi che non sono stati ancora sottoposti a bombardamenti, è gremito di famiglie sfollate dalle regioni meridionali di Beirut, cristiane e musulmane, senza distinzione. Si tratta di un piccolo quartiere pilota, nato durante la guerra negli anni ’80 per opera di volontarie dei Focolari, allo scopo di essere un’oasi di pace e di convivialità. Oggi vive un nuovo volto della sua « vocazione ».      Al Centro Medico Sociale, incontriamo Acia che, 20 anni fa, avevamo conosciuto quando con la sua famiglia e altre centinaia di persone, era fuggita dal suo villaggio del sud del Libano. L’avevamo incontrata su una spiaggia, senza tetto, senza viveri, completamente sprovveduta. Le eravamo stati vicini e da allora il rapporto si è approfondito.      Oggi la storia ricomincia da capo. Acia accoglie a casa sua tre famiglie provenienti dal suo villaggio, oltre a due vecchietti. La sua situazione precaria non le impedisce di condividere tutto con gli altri. “Ci arrangiamo come è possibile” ci dice. “Meno male che siamo in estate. Gli uomini dormono sulla terrazza. Ma abbiamo bisogno di materassi e soprattutto di medicine per i bambini, per mia mamma e mia suocera, ma anche per mio marito”. Difatti da un anno circa a suo marito è stata diagnosticata una sclerosi muscolare ed è sempre sotto trattamento. Poi continua: “Oggi altre famiglie sono state accolte dalla mia vicina. Sono in condizioni pessime. Hanno bisogno di tutto”.      Condividiamo quanto abbiamo e continuiamo il nostro giro. Arriviamo alla Casa Notre Dame, che era stata costruita in piena guerra per essere un luogo di pace, di ascolto, di condivisione.  Sawsan, la maestra d’asilo, ha dato ospitalità ad 8 famiglie musulmane. Ringraziano “Allah” di essere qui e sperano di poter ritrovare sani e salvi i famigliari che abitano vicino alla frontiera.     “Speriamo che “Allah” bruci tutti quelli che ci uccidono”, dice con rabbia una di loro. Ma subito: “E’ più forte di me, mi scaldo, mi arrabbio davanti a quanto sta succedendo, a quello che ci è accaduto, ma so anche che gli altri dall’altra parte soffrono come noi dalla furia di questa guerra”. Fatmé ribadisce: “Siamo tutti figli di Dio. Che Allah, l’onnipotente, calmi i cuori e gli spiriti e ci faccia ritrovare la pace”.     Intanto arriva Wardé, una giovane cristiana fuggita dal sud durante l’ultima guerra con il marito e i figli, e rifugiatasi a Biacout. Ultimamente era ritornata nel sud. “Ecco, siamo di ritorno a Biacout. Ringraziamo Dio! Nessuno è rimasto ferito o colpito. Abitiamo insieme, 3 famiglie. Non abbiamo niente ed abbiamo paura di quanto sta succedendo e di quanto forse ci attende ancora”. Mentre conversiamo, vedo tra le mani di alcune delle donne sciite lunghi rosari. Invocano “Allah” il Grande, lodandolo, e rendendogli grazie. Ed è su questa nota spirituale bellissima che ci siamo lasciate.     Wardé ci accompagna, e noi cerchiamo di condividere la sua angoscia. Torniamo alla macchina: nel cuore c’è la dolcezza di questi momenti trascorsi insieme alla Casa Notre Dame e l’amaro del grido di dolore che riecheggia ovunque. (altro…)

Commento di Chiara Lubich alla Parola di Vita di agosto 2006

Concreto ed essenziale questo programma di vita. Basterebbe da solo a creare una società diversa, più fraterna, più solidale. Esso è tratto da un ampio progetto proposto ai cristiani dell'Asia Minore.
In quelle comunità si è raggiunta la “pace” tra Giudei e Gentili, i due popoli rappresentanti dell'umanità fino ad allora divisi.
L'unità, donata da Cristo, va sempre ravvivata e tradotta in concreti comportamenti sociali interamente ispirati dall'amore reciproco. Da qui le indicazioni su come impostare i nostri rapporti:

«Siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo»

Benevolenza: volere il bene dell'altro. È “farsi uno” con lui, accostarlo essendo vuoti completamente di noi stessi, dei nostri interessi, delle nostre idee, dei tanti preconcetti che ci annebbiano lo sguardo, per addossarci i suoi pesi, le sue necessità, le sue sofferenze, per condividere le sue gioie.
È entrare nel cuore di quanti accostiamo per capire la loro mentalità, la loro cultura, le loro tradizioni e farle, in certo modo, nostre; per capire veramente quello di cui hanno bisogno e saper cogliere quei valori che Dio ha disseminato nel cuore di ogni persona. In una parola: vivere per chi ci sta accanto.

Misericordia: accogliere l'altro così come è, non come vorremmo che fosse, con un carattere diverso, con le nostre stesse idee politiche, le nostre convinzioni religiose, e senza quei difetti o quei modi di fare che tanto ci urtano. No, occorre dilatare il cuore e renderlo capace di accogliere tutti nella loro diversità, nei loro limiti e miserie.

Perdono: vedere l'altro sempre nuovo. Anche nelle convivenze più belle e serene, in famiglia, a scuola, sul lavoro, non mancano mai momenti di attrito, divergenze, scontri. Si arriva a togliersi la parola, ad evitare di incontrarsi, per non parlare di quando si radica in cuore l'odio vero e proprio verso chi non la pensa come noi. L'impegno forte ed esigente è cercare di vedere ogni giorno il fratello e la sorella come fossero nuovi, nuovissimi, non ricordandoci affatto delle offese ricevute, ma tutto coprendo con l'amore, con un'amnistia completa del nostro cuore, ad imitazione di Dio che perdona e dimentica.

La pace vera poi e l'unità giungono quando benevolenza, misericordia e perdono vengono vissuti non solo da singole persone, ma insieme, nella reciprocità.
E come in un caminetto acceso occorre di tanto in tanto scuotere la brace perché la cenere non la copra, così è necessario, di tempo in tempo, ravvivare di proposito l'amore reciproco, ravvivare i rapporti con tutti, perché non siano ricoperti dalla cenere dell'indifferenza, dell'apatia, dell'egoismo.

«Siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo»

Questi atteggiamenti domandano di essere tradotti in fatti, in azioni concrete.
Gesù stesso ha dimostrato cos'è l'amore quando ha sanato gli ammalati, quando ha sfamato le folle, quando ha risuscitato i morti, quando ha lavato i piedi ai discepoli. Fatti, fatti: questo è amare.
Ricordo una madre di famiglia africana: aveva dovuto subire la perdita d'un occhio della propria bambina Rosangela, vittima di un ragazzino aggressivo che l'aveva ferita con una canna e continuava a farsi burla di lei. Nessuno dei genitori del ragazzo aveva chiesto scusa. Silenzio, mancanza di rapporto con quella famiglia la amareggiavano. “Consolati – diceva Rosangela che aveva perdonato – sono fortunata, posso vedere con l'altro occhio!”
“Una mattina – la madre di Rosangela racconta – la mamma di quel ragazzino mi manda a chiamare perché si sente male. La mia prima reazione è: 'Guarda, ora viene a chiedere aiuto a me, con tanti altri vicini di casa, proprio a me dopo quello che suo figlio ci ha fatto!'

Ma subito ricordo che l'amore non ha barriere. Corro a casa sua. Lei mi apre la porta e mi sviene tra le braccia. L'accompagno in ospedale e le sto vicino fino a quando i medici non se ne prendono cura. Dopo una settimana, uscita dall'ospedale, viene a casa mia per ringraziarmi. L'accolgo con tutto il cuore. Sono riuscita a perdonarla. Ora il rapporto è tornato, anzi è iniziato tutto nuovo”.
Anche la nostra giornata può riempirsi di servizi concreti, umili e intelligenti, espressione del nostro amore. Vedremo crescere attorno a noi la fraternità e la pace.

Chiara Lubich

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«Crediamo che l’amore vince tutto»

Dal Libano scrivono i responsabili del Movimento: «Per l’ennesima volta qui, in Libano, si sperimenta che solo Dio resta. Appena tante infrastrutture erano state risistemate dopo l’ultima guerra, ecco che sono sparite in poche ore. Già 500.000 persone dal Sud del Libano e dall’Est (su 4 milioni circa di abitanti) sono sfollate in meno di una settimana. Bombardamenti, morti, feriti, quanto vedete alla TV è tutto vero. Ma più vera ancora è l’esperienza straordinaria che stiamo facendo: sì, tutto crolla, ma l’Amore vince. Dopo i primi momenti di sgomento, paura, di tanti “perché?”, ecco che l’amore circola, più forte dell’odio». Cristiani e musulmani – «Anche noi abbiamo aperto le porte dei nostri Centri a tanti dei nostri amici musulmani con le loro famiglie, che abbiamo conosciuto negli ultimi 3 anni e con i quali si era cominciata a costruire una vera fraternità. Con noi sono attori nel vivere l’amore concreto: aiuto reciproco in cucina, nelle pulizie, nel far giocare i bambini, nell’andare ad aiutare altri sfollati». Un disegno di Dio – «Ecco che il Libano, per quanto possano fare le grandi potenze per far credere il contrario, si trova nel suo vero disegno di Dio: cristiani e musulmani, davvero fratelli. C’è proprio da ringraziare Dio che dal Male sta ricavando un Bene immenso. Anche questi nostri amici sentono che anche se il mondo intero ci abbandonasse, Dio non lo farà mai». La solidarietà non si ferma – «Prodotti alimentari di tutti i generi, soldi, persone che abitano vicino e assicurano una presenza per ogni necessità: in mezzo ai dolori, c’è la gioia di sentirsi veri fratelli, l’esperienza straordinaria di essere una ‘famiglia’ ci fa sperimentare che l’amore ricostruisce i rapporti, risana le ferite, diminuisce la paura, ridona speranza, porta pace». Ci è giunta anche l’esperienza diretta dei giovani, impegnati in prima linea nelle azioni di solidarietà in cui si sta attivando il Movimento. Scrive J.: La sfida più difficile – «Vorrei raccontarvi l’esperienza di questa guerra da un altro punto di vista: è vero che è una situazione “allarmante”, che si sta andando indietro e che avrà conseguenze terribili per il Libano; è anche vero che non sappiamo cosa succederà nel futuro, e che se continua così, questo conflitto potrebbe trasformarsi in una guerra del Medio Oriente… e la nostra mente potrebbe andare avanti senza fermarsi…PERO’, nel momento presente, la sfida più difficile è superare la tentazione d’impotenza che ci brucia pian pianino». Uscire da sé per andare verso l’altro – «L’esperienza che abbiamo fatto con la comunità del Movimento dei Focolari all’incontro di sabato scorso, e con i giovani nel nostro congresso sabato e domenica è stata quella di uscire da sé, e saltare dall’osservazione all’azione; e andare verso gli altri, aiutando, amando…magari soltanto nelle piccole cose, ascoltare gli altri, giocare con i bambini. Con alcuni giovani siamo andati a Beirut dove in due scuole c’erano circa 600 rifugiati arrivati dal sud bombardato; abbiamo portato loro dei materassi e altre cose di cui avevano bisogno». «E’ vero che tutto crolla, ma è sempre più vero che sotto tutto il caos, Dio c’è e lavora, bisogna solo essere attenti. Continuiamo le preghiere e sopratutto la vita “in tutti i sensi” nel momento presente»  J. (altro…)

Nuovo appello dal Libano

Abbiamo ricevuto dalla comunità del Movimento in Libano una nuova testimonianza: uno squarcio del dramma che vive la popolazione cristiana e musulmana di quel piccolo Paese, e dell’impegno di pace e solidarietà che vince timore, odio e violenza.

Chi desidera contribuire con aiuti in denaro, può subito inviarli all’AMU (Vedi fondo pagina)

La testimonianza

Mi trovo in auto. La circolazione è molto lenta. Dappertutto c’è una concentrazione attorno ai supermercati, ai grandi magazzini. La gente ha negli occhi uno sguardo spento o di rivolta. Sola nella mia auto, rivedo ciò che credevo dimenticato. Attaccata alla radio che avverte dei pericoli che possono sorgere da un secondo all’altro, ecco che ascolto di nuovo la musica di Flash Information Radio Liban, quella che ascoltavamo nei momenti più difficili e più gravi della lunga guerra, quella che le nostre orecchie hanno registrato per sempre, quella che continua a farci venire la pelle d’oca: « Qui la redazione: i villaggi del Sud Kleya, Debl, Marjehyoun e tante altre località sono in una situazione molto critica. La gente è ammassata nelle chiese, nelle hall dei municipi in una situazione di estrema precarietà. Fanno appello per essere aiutati ad evacuare malati, handicappati, anziani, feriti…  Sono senza viveri né medicine, senza acqua né corrente elettrica. E’ emergenza umanitaria, la situazione non può durare…. ». Dopo qualche secondo ancora, la stessa musica, la stessa voce grave: «La periferia di Zahlé ha subìto un intenso bombardamento, la centrale elettrica è stata danneggiata…. Facciamo appello a tutte le persone: non circolate se non in caso di estrema necessità » . Il telefonino suona: è una amica che abita ad Achrafieh, Beirut. Mi chiede di trovare un angolo sicuro per sua madre…. Sì, la guerra questa volta  presenta un nuovo pericolo: quello di annientare un Paese, un popolo … La battaglia si combatte distruggendo i ponti, le strade, tutte le infrastrutture pubbliche e private. Tutte le regioni sono prese di mira. Nessuna è risparmiata: il sud, la Békaa, il nord, la costa, Beirut. Il pericolo è dappertutto. La gente è estenuata. E ci vien fatto intendere che la fine non è domani….

Ma ……

… in questo inferno e in questo stato di desolazione generale, c’è sempre un barlume di luce, per dare speranza, per motivare e incoraggiare… Come succede all’IRAP (scuola di riabilitazione per sordomuti): la gente affolla il grande salone, i corridoi, le classi si trasformano in camere di fortuna. Si cerca di stabilire contatti per coordinare gli aiuti con le istituzioni sociali. Rotoli di carta igienica, coperte, stock di viveri, medicine per i piccoli in preda a violenti diarree, sono in partenza verso un centro di accoglienza a Bourg Hammoud. Materassi, vestiti arrivano dagli stessi libanesi per sostenere le famiglie con i bambini piccoli.   Tentiamo di contattare i nostri amici del sud, isolati senza alcun soccorso. Ma molte linee telefoniche sono state distrutte. La volontà di vivere e di far vivere non si spegne.  Anche se le possibilità sono limitate. Cristiani, Musulmani Sciiti e Sunniti, tutti subiscono la stessa sorte, e sono uniti a causa della  violenza che indistintamente si scatena su di loro; sono uniti, perché sono libanesi, perché amano la loro terra, perché sono fedeli alle loro radici. E’ questo spirito di solidarietà che teniamo vivo. La pace, per la quale siamo mobilitati, sostenuti dalla preghiera, dobbiamo costruirla in noi in ogni momento e ricominciare, ricominciare. Per vincere i sentimenti di paura, odio e violenza che vorrebbero abbatterci. Un gruppo di giovani ha lasciato il nostro Centro per aiutare altri. Una di loro diceva: «Qui abbiamo vissuto ‘momenti di cielo’». Le ho risposto: « Che ciascuno di voi porti il cielo là dove va ». E’ questo il bene più grande che cerchiamo di donare a chi sta attorno a noi. Abbiamo bisogno di qualsiasi cosa. Molti hanno perduto tutto. Ma abbiamo bisogno soprattutto di amicizia, di solidarietà, di preghiera.   Il ‘Paese dei cedri’ ancora una volta rinascerà, vivrà! La speranza di Claudel e la fede dei grandi santi è viva in noi.  Nostra Signora di Harissa veglia su questo piccolo Paese, giardino di Dio « pezzo di cielo sulla terra », che ciascuno vorrebbe possedere, come ripete un cantore del Libano. Noi lanciamo un appello a tutti i nostri amici, agli organismi che hanno già collaborato con noi: mettete in moto una catena di preghiera, una catena di aiuti. Mobilitate l’opinione pubblica in favore della sovranità del Libano. Ogni gesto di solidarietà sarà benvenuto ! Dall’équipe dell’IRAP: Janine e Mona  

Come aiutare

Associazione “Azione per un Mondo Unito” Ong – Via Frascati, 342 – 00040 Rocca di Papa (Roma) – Italia c/c bancario n. 640053 presso Sanpaolo IMI, Ag. di Grottaferrata (Roma) ABI 01025 CAB 39140 CIN M Coord. Bancaria internazionale per i versamenti dall’estero: IBAN IT16 M010 2539 1401 0000 0640 053 BIC IBSPITTM – Causale: « Emergenza Libano » Per l’Italia si può utilizzare anche il conto corrente postale 81065005,  sempre intestato all’AMU, indicando l’indirizzo dell’ong e la causale. L’Associazione “Azione per un Mondo Unito” (AMU) è un’ organizzazione non governativa (ONG) che si ispira alla spiritualità dell’unità del Movimento dei Focolari e si propone di favorire la fraternità tra i popoli, promuovendo progetti di cooperazione allo sviluppo, nel rispetto delle realtà sociali, culturali ed economiche delle popolazioni.   (altro…)

Domenica 23 luglio: speciale giornata di preghiera e di penitenza per la pace in Medio Oriente

Dalla dichiarazione della Sala Stampa vaticana

1. «Il Santo Padre segue con grande preoccupazione le sorti di tutte le popolazioni interessate ed indice per domenica prossima, 23 luglio, una speciale giornata di preghiera e di penitenza, invitando i Pastori ed i fedeli di tutte le Chiese particolari come tutti i credenti del mondo ad implorare da Dio il dono prezioso della pace. 2. In particolare, il Sommo Pontefice auspica che la preghiera si elevi al Signore, perché cessi immediatamente il fuoco tra le Parti, si instaurino subito corridoi umanitari per poter portare aiuto alle popolazioni sofferenti e si inizino poi negoziati ragionevoli e responsabili, per porre fine ad oggettive situazioni di ingiustizia esistenti in quella regione. 3. In realtà, i Libanesi hanno diritto di vedere rispettata l’integrità e la sovranità del loro Paese, gli Israeliani hanno diritto a vivere in pace nel loro Stato ed i Palestinesi hanno diritto ad avere una loro Patria libera e sovrana. 4. In questo doloroso momento, Sua Santità rivolge pure un appello alle organizzazioni caritative, perché aiutino tutte le popolazioni colpite da questo spietato conflitto». Un appello alla preghiera c’era giunto già nei giorni scorsi da alcuni giovani del Libano – «Abbiamo bisogno di tutte le vostre preghiere». «Con la situazione del paese che degenera in ogni attimo, ci sarebbe il pericolo di perdere la speranza… Ma, nonostante tutto, noi vogliamo continuare a credere nell’amore di Dio e lanciarci ancora di più nell’amore concreto. Contiamo sulle vostre preghiere ed il vostro pensiero e vi assicuriamo i nostri». Una preghiera planetaria – Già hanno preso il via iniziative di preghiera in vari punti del mondo e anche nei diversi paesi del Medio Oriente si prega per la pace, con una catena di preghiere che copre l’intero arco della giornata con la recita del Rosario. Spontaneo riprende il “Time-Out”, un minuto di preghiera o riflessione (alle 12 ora italiana) per implorare il dono della pace; si moltiplicano le veglie di preghiera, piccole o grandi. (altro…)

"50 anni al servizio dell’umanità" – Tante sfide, una proposta: la fraternità

"50 anni al servizio dell’umanità" – Tante sfide, una proposta: la fraternità

L’evento

“50 anni al servizio dell’umanità” –  Il titolo del grande appuntamento che vedrà riuniti a Budapest, nel modernissimo Palasport Arena, persone di ogni età e categoria sociale provenienti dai 5 continenti in occasione del 50° anniversario dei “Volontari di Dio”. Saranno in 9000 il 14 e 15 settembre 2006, provenienti da 65 Paesi del mondo. Previste traduzioni in 26 lingue.

“Tante sfide, una proposta: la fraternità”, sarà il programma della giornata conclusiva del 16 settembre, aperta a tutti. Attese altre 2000 persone soprattutto dai Paesi dell’Europa Centro orientale, di cui 1000 dall’Ungheria. Verranno presentati  approfondimenti culturali ed esperienze sull’innovazione che la fraternità porta negli ambiti del diritto, dell’economia, dell’ecologia, nel mondo della comunicazione.

Un unico evento per:

tracciare un bilancio sull’incidenza di 50 anni impegnati nel rinnovamento della società del nord e sud del mondo;

lanciare una proposta di speranza: la fraternità possibile in risposta alla domanda di pace, di unità, di valori e di idealità così fortemente avvertite oggi in un mondo spesso lacerato da conflitti e paura del futuro;

promuovere un progetto a favore dello sviluppo sociale e culturale dell’Africa, attraverso borse di studio;

esporre e premiare le opere di artisti che hanno partecipato ad un concorso di arti visive sulla fraternità.

Budapest 1956-2006

I fatti di Ungheria – A seguito del processo di destalinizzazione avviato da Nikita Kruscev in Russia, in Ungheria nel 1956 nascono forti speranze di libertà. A Budapest in autunno si moltiplicano manifestazioni popolari antigovernative che ben presto si trasformano in insurrezione, soffocata dall’intervento delle truppe sovietiche.

L’intervento del Papa – Pio XII lancia un accorato appello via radio: “Dio! Risuoni questo ineffabile nome, fonte di ogni diritto, di ogni giustizia, di ogni libertà, nei parlamenti, sulle piazze, nelle abitazioni, nelle officine…”

La risposta dei volontari di Dio –  In risposta a questo appello, su ispirazione di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, sorge il desiderio di dare inizio ad un’altra invasione con una determinazione analoga ma di segno contrario: quello di  portare una rivoluzione d’amore nella vita di ogni giorno, nella famiglia, nei luoghi di lavoro e di impegno culturale, sociale e politico. Da allora, tanti uomini e donne di tutte le età, nazionalità e condizioni sociali scelgono liberamente di seguire Dio per costruire una nuova umanità fondata sulla fraternità. Sono appunto i “Volontari di Dio”, del Movimento dei Focolari, oggi in circa 24 mila, in 80 Paesi.

 

Scuola di cittadinanza globale

Scuola di cittadinanza globale

Il nostro agire quotidiano può influenzare gli equilibri internazionali?
Inquinamento, povertà, malattie, solidarietà internazionale, disuguaglianze, sono tutti fenomeni globali che hanno radici nei comportamenti locali di ogni singolo cittadino.
La parola-chiave è “cittadinanza attiva”, o “cittadinanza globale” e un tentativo di risposta sulle relazioni che legano il cittadino alle dinamiche globali verrà dalla “Scuola di cittadinanza globale” in programma a Pianezza (To) dal 23 al 30 luglio prossimi, rivolta a giovani fra i 18 e i 30 anni provenienti da tutta Italia.

Obiettivo: approfondire il proprio ruolo di cittadini attivi, attraverso seminari, approfondimenti teorici, ma anche sperimentazione su campo con momenti di laboratorio e visite a realtà esistenti – ad un parco ambientale, una fattoria bioecologica, un emporio equosolidale. Fra gli approfondimenti: fraternità e sobrietà: scelta e stile di vita; consumo responsabile; sostenibilità ambientale: impronta ecologica; energie pulite e risorse naturali; informazione critica; cooperazione internazionale.

Metodo: la Scuola si svolgerà in maniera autogestita; i partcipanti saranno costruttori attivi partecipando concretamente alle scelte dei prodotti da acquistare, alla loro preparazione, alla pulizia, all’elaborazione dell’informazione per tutti. La sera, cineforum, pub, festa multiculturale.

La Scuola di cittadinanza globale, organizzata dall’Amu (Associazione Onlus Azione per un Mondo Unito) e dai Giovani per un Mondo Unito del Piemonte, è inserita nel progetto “ABC… l’alfabeto della solidarietà, per educare alla pace e allo sviluppo nella nuova Europa unita”, un percorso triennale finalizzato a rafforzare la capacità di giovani, amministratori locali e associazioni di operare insieme sul fronte della solidarietà.

Ambiti esplorati: scelte responsabili di consumo, stili di vita, fonti energetiche, lettura critica dell’informazione, cooperazione internazionale, comportamenti sostenibili, a partire dalla prospettiva, quella della fraternità universale, che ci spinge a fare agli altri ciò che vorrremmo fosse fatto a noi.


Scarica l’invito e il programma:
http://www.cooperiamo.it/contents/attivita/Invito_Scuola_Cittadinanza_Globale.pdf

Segreteria organizzativa:
tel. + 39-347-6679469
email: info@cooperiamo.it
Associazione Azione per un Mondo Unito Onlus:
tel. + 39-0694792170
email: eas.amu@focolare.org
Giovani per un Mondo Unito – Piemonte:
Tel. + 39-328-1110055

«La trasmissione della fede nella famiglia»

«La trasmissione della fede nella famiglia»

Un multi-evento che culmina con l'incontro con il Papa l'8 e il 9 luglio. Il contributo di movimenti e associazioni 

Obiettivo del V incontro mondiale delle famiglie –  L'appuntamento di Valencia su «La trasmissione della fede  nella famiglia», si presenta come un'occasione per vivere la complessità, il valore e la ricchezza della famiglia come luogo fondativo della società e della Chiesa.

Incontro con il Papa – Attese centinaia di migliaia di famiglie – circa un milione di persone –  provenienti dai  5 continenti, per i momenti culmine dell’ evento:  la veglia con le testimonianze di alcune famiglie che avrà luogo l’8 luglio, e la grande celebrazione eucaristica conclusiva, del giorno seguente.

Congresso Teologico Pastorale – E’  uno degli eventi centrali. Il congresso affronta il tema chiave –  come trasmettere la fede nell'ambito familiare –   col contributo di vescovi e cardinali, teologi, rappresentanti dei diversi movimenti ecclesiali, esperti in educazione, pastorale familiare e mezzi di comunicazione. Approfondimenti: famiglia e aspetti giuridici, famiglia, dottrina sociale e questioni sociali, famiglia e bioetica, famiglia e economia, famiglia e ecumenismo.

Tra gli interventi di fondatori e responsabili di Movimenti: Graziella di Luca, a nome di Chiara Lubich del Movimento dei Focolari, Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio, Salvatore Martínez del Rinnovamento nello Spirito, Kiko Argüello del Cammino Neocatecumenale, Julian Carron di Comunione e Liberazione, i coniugi De Roberty delle Equipes Notre Dame, i coniugi Padilla delle Couples for Christ, José Gabaldon Lopez del Forum Spagnol per la Famiglia, Luis Fernando Figari, fondatore del Solidatium Christianae Vitae.

Fiera internazionale della  famiglia – Inizio dell’evento, il 1 luglio.  Sino al 7, si alterneranno movimenti, associazioni e ONG che lavorano a favore della famiglia in tutto il mondo. Il Movimento dei Focolari è presente con due stand, uno come Editrice “Ciudad Nueva”, e un altro come Famiglie Nuove. Appuntamenti presso gli stand:
– presentazione del libro in spagnolo Un solo cuore – Luigi e Maria Beltrame, un matrimonio verso la santità,  con l’intervento del Sr. Card. Alfonso López Trujillo, autore del prologo del libro;
– presentazione del libro in spagnolo Il linguaggio dell’amore – Sessualità e vita di coppia, con l’intervento di Mons. Juan Antonio Reig, vescovo di Cartagena (Spagna) e della psicologa Dra. Lourdes Illán Ortega;
– Famiglie Nuove, sostegno a distanza, adozioni, Familyfest, con l’intervento di famiglie del Movimento, sia del posto e che di altri continenti.

Convegni per i giovani e gli anziani – Un particolare convegno è previsto per i 'figli', giovani con età compresa fra i 16 ed i 25 anni. E un secondo:  “Nonni, Adulti e Famiglia” per appoggiare gli anziani nel compito così importante e insostituibile che svolgono in seno alla famiglia.

Il Movimento dei Focolari, insieme ad altri movimenti e associazioni,  si è attivato fin dall'inizio per la preparazione di questo evento ecclesiale promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia in collaborazione con l'Arcidiocesi di Valencia. Un appuntamento triennale che, dopo Roma '94, Rio de Janeiro '97, ancora Roma nel 2000 con il grande Giubileo e Manila 2003, tocca quest’anno la città spagnola.

Commento di Chiara Lubich alla Parola di Vita di Luglio 2006

È universale l’abbraccio di Dio. Avvolge l’universo ed è attento alla più piccola delle sue creature. Il poema (il Salmo) da cui è tratta la Parola di vita è tutto un inno a Lui, “grande nell’amore”, piegato verso ogni essere vivente, attratto dalle sue necessità.
Ogni creatura è ritratta in un gesto d’invocazione: ha bisogno del cibo, e con esso del necessario per la sua esistenza, e Dio apre la sua mano con generosità. Lui ha cura di ognuno, sostiene chi è debole e rischia di cadere , riconduce sulla strada dritta chi s’è smarrito.

«Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero»

Non è un Dio assente, lontano, indifferente alle sorti dell’umanità, come alle sorti di ciascuno di noi. Tante volte lo sperimentiamo. Ma è pur vero che in altri momenti ne proviamo tutta la lontananza e ci sentiamo soli, insicuri, smarriti di fronte a situazioni che sembrano sorpassarci.
Ecco allora la ribellione o sentimenti di antipatia se non di odio verso un nostro fratello o una nostra sorella. Ecco pesarci in animo situazioni che da anni si protraggono in famiglia, nella comunità di lavoro: piccole o grandi diffidenze, gelosie, invidie, tirannie. O ci vediamo soffocati da un mondo che può apparirci incallito da passioni, carrierismi e svilito di ideali, di giustizia e di speranza.
“Signore, dove sei?” sembra gridare il nostro cuore. “Mi ama veramente? Ci ami veramente? Ma allora, perché tutto questo?”
Ed ecco la Parola di vita che ravviva una certezza: non siamo mai soli nella nostra avventura umana.

«Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero»

È un invito a ravvivare la fede: Dio c’è e mi ama. Posso e devo riaffermarlo in ogni azione, davanti ad ogni avvenimento: Dio mi ama. Incontro una persona? Devo credere che attraverso di lei Dio ha qualcosa da dirmi. Mi dedico a un lavoro? In quel momento continuo ad aver fede nel Suo amore. Arriva un dolore: credo che Dio mi ama. Arriva una gioia? Dio mi ama.
Egli è qui con me, è sempre con me, sa tutto di me e condivide ogni mio pensiero, ogni gioia, ogni desiderio, porta assieme a me ogni preoccupazione, ogni prova della mia vita.

«Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero»

Come ravvivare questa certezza? Ecco alcuni suggerimenti.
Lo dice Lui stesso: invocandolo! Il Signore era già sulla barca di Pietro quando scoppiò la tempesta, ma i discepoli si sentivano soli e indifesi, perché lui dormiva. Lo chiamarono: “Salvaci, Signore, siamo perduti!”   ed egli calmò il vento e le acque.
Gesù stesso, sulla croce, non sentì più la vicinanza del Padre. Lo invocò con la più straziante preghiera: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”  Credette così nel suo amore, si riabbandonò al Padre, ed Egli lo risuscitò dalla morte.

Come ancora ravvivare la fede nella sua presenza?
Cercandolo in mezzo a noi. Lui ha promesso di essere lì dove due o più sono uniti nel suo nome . Incontriamoci allora nell'amore scambievole del Vangelo con quanti vivono la Parola di vita, condividiamo le esperienze e sperimenteremo i frutti di questa sua presenza: gioia, pace, luce, coraggio.
Lui rimarrà con ciascuno di noi e continueremo a sentirlo vicino e operante nella nostra vita d’ogni giorno.

Chiara Lubich

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Verso Verona:  “Il lavoro e la festa”

Verso Verona: “Il lavoro e la festa”

Un vero e proprio villaggio aperto tutto il giorno, in grado di accogliere tutti: residenti, turisti e lavoratori, con stands, aree di gioco, di sport, luoghi di incontro. Così si è presentato il convegno “Il lavoro e la festa”, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana e svoltosi a Rimini dal 22 al 25 giugno scorsi.
 
Lavoro e festa: due termini che sembrano antitetici. Ma non è così. Di fronte alle profonde trasformazioni in atto nella società post-industriale, al convegno emerge l’idea che la festa rigenera l’uomo e dà senso al lavoro.

Del lavoro vengono approfondite problematiche di grande attualità: “La famiglia tra tempi di lavoro e di festa”; “I giovani tra lavoro precario, desiderio di consumo e progettualità; i “Nuovi lavori e nuova imprenditorialità”, con la presentazione di numerose esperienze.

A Rimini, tanti anche i momenti culturali e di festa: sul tema del lavoro si sono alternate recitazioni (con Nando Gazzolo e Claudia Koll), musica (Orchestra Mediterranea e Tosca), comicità (Gigi Cotichella), il musical del Gen Verde “Prime Pagine” e il 1° gala del cortometraggio promosso dalle Acli.

Molte le associazioni e i movimenti che hanno offerto il loro contributo: da Rinnovamento nello Spirito a Comunione e Liberazione, dall'Associazione Papa Giovanni XXIII, all’Azione Cattolica, agli scout. Il Movimento dei Focolari, nella sessione di sabato 24, dedicata a “Nuovi lavori e nuova imprenditorialità”, ha presentato l’esperienza dell’Economia di Comunione, con il prof. Luigino Bruni e Alberto Frassineti, del polo imprenditoriale “Lionello Bonfanti” – nei pressi della cittadella internazionale di Loppiano (Firenze).

L’appuntamento di Verona: “Testimoni di Gesù Risorto speranza del mondo”, sarà un grande evento, al quale diocesi e movimenti stanno lavorando da mesi. Il tema del convegno intende rispondere ad alcuni interrogativi di fondo: che cosa il Vangelo comunica alla vita dei cristiani? Come Gesù Cristo può rigenerare questo vissuto, soprattutto nella sua dimensione quotidiana? Come può essere plasmata una nuova prospettiva antropologica nell'epoca della complessità? Quali forme e modalità possono caratterizzare la presenza dei cristiani in questo momento storico nel nostro Paese?

"50 anni al servizio dell’umanità" – Tante sfide, una proposta: la fraternità

Un percorso itinerante

Come tappe di avvicinamento all’appuntamento veronese, il Servizio nazionale per il progetto culturale della Cei ha programmato cinque iniziative articolate sul territorio nazionale, in approfondimento dei diversi ambiti di riflessione che verranno proposti al convegno di ottobre.

Prima de “Il lavoro e la festa” (Rimini, 22-25 giugno 2006), si sono svolti, infatti, altri quattro appuntamenti:

Nell’ambito della “cittadinanza”

Il grido della città: persona, relazioni sociali, ad Arezzo, dove da qualche anno vengono programmate iniziative sui temi dell’educazione alle relazioni tra i popoli e alla pace. http://www.rondine.info/versoverona 

Nell’ambito della “fragilità umana”

Una fragilità salvata: all’interno del “Progetto Passio” proposto nella Diocesi di Novara durante la Quaresima, si è svolta una serie di appuntamenti con cui aiutare a prendere coscienza dell’esperienza del limite nella vita dell’uomo. http://www.passionovara.it/

Nell’ambito della “vita affettiva”

L'Amore si fa Storia: a Terni viene lanciato un messaggio forte sul valore degli affetti nel cammino di crescita delle persone e nelle relazioni tra le generazioni.
http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new/consultazione.mostra_pagina?id_pagina=3078

Nell’ambito della “tradizione”, intesa come esercizio del trasmettere

Ricorda, Racconta, Cammina: tre giorni di confronto sul percorso compiuto dalla Chiesa in Italia nella ricerca di una comunicazione della fede, attenta alle dinamiche culturali del nostro tempo.
http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new/consultazione.mostra_pagina?id_pagina=3077

Abitare la città

Abitare la città

Come far diventare più “abitabili” le nostre città?

Questo l’interrogativo al centro del seminario sul tema “Abitare la città”, a cui hanno partecipato oltre 120 tra architetti, ingegneri, grafici, professori e studenti, provenienti da diversi Paesi. L’iniziativa, promossa da impegnati nel settore dell’architettura del Movimento dei Focolari, si è svolta presso la cittadella internazionale di Loppiano, dal 9 all’11 giugno scorso. Una scelta non casuale: Loppiano è stata anche oggetto di studio, quale “laboratorio” di una città nuova. “Sin dall’inizio si sognò una città che avesse per legge il comandamento nuovo, l’amore reciproco”, dove “Gesù fosse sempre presente e illuminasse ogni realtà della cittadella”. Così Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, nel messaggio letto in apertura della tre giorni, esprimendo inoltre la certezza “che ogni casa, ogni edificio, ogni realizzazione, se illuminata dalla presenza di Gesù, potrà comporre, tassello accanto tassello, come in un mosaico, le città nuove”.

Risveglio nelle discipline urbanistiche

L’interesse per il tema dell’abitare, negli ultimi anni, si è risvegliato nelle discipline urbanistiche.  E l’attenzione si è spostata dalla dimensione privata dell’alloggio, centrata intorno all’individuo ed al suo nucleo familiare, all’abitare nella sua dimensione estroversa e relazionale. A partire da questa prospettiva, numerosi gli interventi di architetti, ricercatori e docenti che si sono cimentati nel dare una risposta agli interrogativi su che cosa rende “abitabile” lo spazio nel quale viviamo e come far diventare più “abitabili” le nostre città.

Info

Architettura – Movimento dei Focolari Via Frascati, 306 – 00040 Rocca di Papa (Roma) – IT Tel.: +39-06-945407+39-06-945407 e mail: segr.architettura @ focolare.org  

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Pentecoste 2006: “Lo Spirito nei suoi doni è multiforme, soffia dove vuole”

Pentecoste 2006: “Lo Spirito nei suoi doni è multiforme, soffia dove vuole”

Dall’Osservatore Romano – 6 giugno 2006 30 maggio 1998 – 4 giugno 2006. Piazza San Pietro, otto anni dopo, nella solennità di Pentecoste. Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI continua a soffiare il vento dello Spirito nella Chiesa di Cristo. Erano almeno 400.000 i partecipanti all’incontro dei Movimenti ecclesiali e delle nuove Comunità. Da Castel Sant’Angelo, per via della Conciliazione sino a Piazza San Pietro, il popolo dei Movimenti offriva l’immagine della Chiesa aperta al futuro: un fiume di adulti e di giovani che pregavano e cantavano. Benedetto XVI, prima di raggiungere il sagrato, ha percorso via della Conciliazione e Piazza San Pietro per dare a tutti il suo benvenuto, il suo grazie, la sua benedizione. Stralci dall’editoriale dell’Osservatore Romano – 6 giugno 2006 Il magistero di Benedetto XVI ha raggiunto, nella veglia di Pentecoste, uno dei momenti più alti. Molte sono le parole chiave che possono sintetizzare il senso di questo inno alla bellezza vivificante dello Spirito. Una è certamente l’espressione che il Papa ha usato riferendosi alla “festa della creazione” scaturita dalla Pentecoste: il “giardino di Dio”. Nella varietà dei suoi colori, delle sue forme, dei suoi echi, anche la straordinaria celebrazione di sabato sera era, in qualche modo, un’immagine del “giardino di Dio”. Vita, libertà, unità, corresponsabilità: le quattro parole che ci sembrano particolarmente espressive di altrettanti passaggi nodali della riflessione di Benedetto XVI. E’ proprio dallo Spirito, “fonte creativa della vita”, che sgorga il fiume impetuoso dei Movimenti e delle Comunità. Alla Sua scuola, essi imparano ogni giorno la “libertà vera”. Al Suo soffio possente, sperimentano quell’«unità» che orienta i singoli carismi all’edificazione dell’unico corpo che è la Chiesa. Solo uomini e donne vivi, liberi, uniti, possono sentirsi autenticamente «corresponsabili»: coinvolti, cioè, “nella stessa responsabilità di Dio per il mondo, per l’umanità intera”. Missione sublime e impegnativa. Missione di “figli” e non di “schiavi”. Missione di anime incendiate dal fuoco della Pentecoste. Dalla Radio Vaticana – 6.6.2006 Due ore prima dell’arrivo di Benedetto XVI, canti e testimonianze. Particolarmente toccanti e ancora vive le parole di Giovanni Paolo II, che una registrazione dello storico incontro con i Movimenti, del 30 maggio 1998, ha fatto risuonare ancora una volta nel “cenacolo a cielo aperto” radunato in Piazza San Pietro: “A tutti voi voglio gridare: ‘Apritevi con docilità ai doni dello Spirito! Accogliete con gratitudine ed obbedienza i carismi!’”. Tanti i carismi per una Chiesa Di apostolato, in un mondo dimentico di Dio, ha parlato Maria Luigia Corona, della Comunità Missionaria di Villaregia: “Non c’è niente di più orribile che usare il nome di Dio, che è amore, per commettere violenza. Siamo pronti a portare la luce di Cristo in tutti gli ambienti!”. La gioia è stata al centro delle parole di Salvatore Martinez, coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito: “Non si dica che la nostra gioia è allegria esteriore! La gioia cristiana è olio di letizia sulle ferite del mondo!”. Impegno all’unità nella diversità, quello dei Focolari, nel messaggio di Chiara Lubich, letto da Graziella De Luca, rivolto al Papa: “A lei, Santità, vogliamo assicurare che la collaborazione e la comunione tra i Movimenti continuerà affinché, nella piena comunione ed obbedienza con lei, si lavori per l’attuazione degli stessi scopi voluti da Gesù: prima di tutto, l’unità”. Nell’esperienza della comunità di Sant’Egidio, raccontata da Andrea Riccardi, l’aiuto della preghiera per la debolezza dell’uomo e l’attenzione di Dio alle situazioni umane più disperate: “Le vite umane non scorrono dimenticate! Penso in questo momento all’Africa, ma ho anche in mente i poveri, la cui casa è spesso un mondezzaio. Dio non è indifferente! Lo abbiamo visto!”. A perseverare nel combattimento spirituale della fede ha esortato Kiko Argüello, fondatore del Movimento neocatecumenale: “Nell’Apocalisse si dice che l’Agnello sgozzato vince la bestia. Perché i cristiani diventino questo Agnello, hanno bisogno dei carismi”. Quando lo Spirito soffia, trasforma la vita e l’umanità non resta indifferente. Don Julian Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione: “Soltanto una cosa potrà destare in coloro che incontreremo nella vita il desiderio di venire con noi: il vedere realizzarsi in noi la promessa di Cristo!”. Ha dato voce alle 400 mila persone in piazza mons. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici che, rivolto al Papa, ha detto: “Questa Piazza mette oggi sotto gli occhi di tutti una meravigliosa epifania della molteplicità dei doni con i quali lo Spirito di Dio continua ad arricchire e adornare la Chiesa. Diversissimi tra loro, essi sono profondamente uniti nel mistero della comunione ecclesiale e unanimamente protesi verso la missione”.

Giugno 2006

“Siete stati chiamati a libertà” (Cf. Gal 5,13). È l’annuncio che Paolo di Tarso rivolge ai cristiani delle diverse comunità della Galazia. Un annuncio che fa eco alle parole di Gesù quando aveva detto che ci avrebbe resi “liberi davvero” (Cf. Gv 8,36). Liberi da cosa? I cristiani della Galazia erano stati resi liberi dalle prescrizioni legali della legge mosaica, libertà poi estesa a tutti i cristiani. Più ancora, siamo stati liberati dal peccato e dalle sue conseguenze: le nostre paure, la sfrenata ricerca dei nostri interessi, i condizionamenti culturali, le convenzioni sociali… Per questo siamo liberi quando osserviamo le norme di condotta sociale e religiosa del cristianesimo, non le sentiamo come obblighi imposti dall’esterno. Per noi c’è una legge nuova, la “legge di Cristo” (Cf. Gal 6,2), come la chiama Paolo, iscritta nel nostro stesso cuore, che fiorisce dal di dentro, dalla persona fatta nuova dall’amore di Cristo: una “legge di libertà” (Cf. Gc 2,12). Una legge che insieme dona la forza per essere attuata. Siamo liberi perché guidati dallo Spirito di Gesù che vive in noi. Da qui l’invito:

«Camminate secondo lo Spirito (…). Se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge».

In questo periodo di Pentecoste riviviamo l’evento della discesa dello Spirito su Maria e i discepoli raccolti nel Cenacolo. Con le sue lingue di fuoco egli riversa nei cuori l’amore di Dio (Cf. Rm 5,5). È questa la “legge nuova”: l’amore.  Lo Spirito Santo è l’Amore di Dio che venendo in noi trasforma il nostro cuore, vi infonde il suo stesso amore e insegna ad agire nell’amore e per amore. È l’amore che ci muove, che ci suggerisce come rispondere alle situazioni e alle scelte che siamo chiamati a compiere. È l’amore che ci insegna a distinguere: questo è bene, lo faccio; questo è male, non lo faccio. È l’amore che ci spinge ad agire cercando il bene dell’altro. Non siamo guidati dal di fuori, ma da quel principio di vita nuova che lo Spirito ha posto dentro di noi. Forze, cuore, mente, tutte le nostre capacità possono “camminare secondo lo Spirito” perché unificate dall’amore e poste a completa disposizione del progetto di Dio su di noi e sulla società.  Siamo liberi d’amare.

«Camminate secondo lo Spirito (…). Se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge».

“Se vi lasciate guidare…”. C'è sempre il pericolo che qualcosa impedisca allo Spirito di prendere pieno possesso della nostra mente, del nostro cuore. Si può resistere alla sua voce e alla sua guida fino a “contristarlo” (Cf. Ef 4,30), perfino ad “estinguere” la sua presenza in noi (Cf. 1Ts 5,19). Tante volte preferiamo seguire i nostri desideri piuttosto che i suoi, il nostro volere piuttosto che il suo. Come dunque lasciarsi guidare da quella voce che dentro ci parla? Dove essa ci porta? Ce lo ricorda lo stesso Paolo pochi versetti prima: tutta la legge nuova di libertà si sintetizza in un solo precetto: l’amore del prossimo. In concreto, suggerisce Paolo, essere liberi significa farsi schiavi dell’altro, mettersi a servizio gli uni degli altri (Cf. Gal 5, 13-14). Quella voce dentro (= l’amore) ci spinge ad essere attenti a chi ci è accanto, ad ascoltare, a donare. Può sembrare strano, ma ogni Parola di vita, alla fine, porta ad amare. Non è una forzatura, è la logica evangelica. Solo se siamo nell’amore siamo cristiani autentici.

«Camminate secondo lo Spirito (…). Se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge».

Lasciamo allo Spirito la libertà di condurci sulla via dell’amore. Possiamo pregarlo così:
Tu sei la luce, la gioia, la bellezza. Tu trascini le anime, tu infiammi i cuori e fai concepire pensieri profondi e decisi di santità con impegni individuali inattesi. Tu santifichi. Soprattutto, Spirito Santo, tu che sei così discreto anche se impetuoso e travolgente ma soffi come lieve venticello che pochi sanno ascoltare e sentire, guarda alla rozzezza della nostra grossolanità e rendici tuoi devoti. Che non passi giorno senza invocarti, senza ringraziarti, senza adorarti, senza amarti, senza vivere come tuoi discepoli assidui. Questa grazia ti domandiamo.

Chiara Lubich

 

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Messaggio di Benedetto XVI

Con queste incoraggianti parole di Benedetto XVI, lette da Mons. Stanislao Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, si è aperto il 31 maggio scorso il congresso che ha radunato oltre 300 responsabili di Movimenti e nuove Comunità ecclesiali in preparazione all’incontro col Santo Padre la vigilia di Pentecoste.   «Cari fratelli e sorelle, in attesa dell’incontro previsto per sabato 3 giugno in Piazza San Pietro con gli aderenti a più di 100 Movimenti ecclesiali e nuove Comunità, sono lieto di porgere a voi, rappresentanti di tutte queste realtà ecclesiali, riuniti a Rocca di Papa in Congresso Mondiale, un caloroso saluto con le parole dell’Apostolo: «Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo» (Rm 15,13). É ancora vivo, nella mia memoria e nel mio cuore, il ricordo del precedente Congresso Mondiale dei Movimenti ecclesiali, svoltosi a Roma dal 26 al 29 maggio 1998, al quale fui invitato a portare il mio contributo, allora in qualità di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con una conferenza concernente la collocazione teologica dei Movimenti. Quel Congresso ebbe il suo coronamento nel memorabile incontro con l’amato Papa Giovanni Paolo II del 30 maggio 1998 in Piazza San Pietro, durante il quale il mio Predecessore confermò il suo apprezzamento per i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità, che definì “segni di speranza” per il bene della Chiesa e degli uomini».

La bellezza di essere cristiani e la gioia di comunicarlo 

«Oggi, consapevole del cammino percorso da allora sul sentiero tracciato dalla sollecitudine pastorale, dall’ affetto e dagli insegnamenti di Giovanni Paolo Il, vorrei congratularmi con il Pontificio Consiglio per i Laici, nelle persone del suo Presidente Mons. Stanislaw Rylko, del Segretario Mons. Joseph Clemens e dei loro collaboratori, per l’importante e valida iniziativa di questo Congresso Mondiale, il cui tema – “La bellezza di essere cristiani e la gioia di comunicarlo” – prende spunto da una mia affermazione nell’omelia di inizio del ministero petrino. E’ un tema che invita a riflettere su ciò che caratterizza essenzialmente l’avvenimento cristiano: in esso infatti ci viene incontro Colui che in carne e sangue, visibilmente, storicamente, ha portato lo splendore della gloria di Dio sulla terra. A Lui si applicano le parole del Salmo 44: «Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo». E a Lui, paradossalmente, fanno riferimento anche le parole del profeta: «Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere» (Is 53,2). In Cristo s’incontrano la bellezza della verità e la bellezza dell’amore; ma l’amore, si sa, implica anche la disponibilità a soffrire, una disponibilità che può giungere fino al dono della vita per coloro che si amano (cfr Gv 15,13)! Cristo, che è “la bellezza di ogni bellezza”, come soleva dire san Bonaventura (Serrnones dominicales 1,7), si rende presente nel cuore dell’uomo e lo attrae verso la sua vocazione che è l’amore. E grazie a questa straordinaria forza di attrazione che la ragione è sottratta al suo torpore ed aperta al Mistero. Si rivela così la bellezza suprema dell’amore misericordioso di Dio e, allo stesso tempo, la bellezza dell’uomo che, creato ad immagine di Dio, è rigenerato dalla grazia e destinato alla gloria eterna».

Testimonianza d’amore, di unità e di gioia

«Nel corso dei secoli, il cristianesimo è stato comunicato e si è diffuso grazie alla novità di vita di persone e di comunità capaci di rendere una testimonianza incisiva di amore, di unità e di gioia. Proprio questa forza ha messo tante persone in “movimento” nel succedersi delle generazioni. Non è stata, forse, la bellezza che la fede ha generato sul volto dei santi a spingere tanti uomini e donne a seguirne le orme? In fondo, questo vale anche per voi: attraverso i fondatori e gli iniziatori dei vostri Movimenti e Comunità avete intravisto con singolare luminosità il volto di Cristo e vi siete messi in cammino. Anche oggi Cristo continua a far echeggiare nel cuore di tanti quel “vieni e seguimi” che può decidere del loro destino. Ciò avviene normalmente attraverso la testimonianza di chi ha fatto una personale esperienza della presenza di Cristo. Sul volto e nella parola di queste “creature nuove” diventa visibile la sua luce e udibile il suo invito».

I Movimenti: scuole di comunione

«Dico pertanto a voi, cari amici dei Movimenti: fate in modo che essi siano sempre scuole di comunione, compagnie in cammino in cui si impara a vivere nella verità e nell’amore che Cristo ci ha rivelato e comunicato per mezzo della testimonianza degli Apostoli, in seno alla grande famiglia dei suoi discepoli. Risuoni sempre nel vostro animo l’esortazione di Gesù: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16). Portate la luce di Cristo in tutti gli ambienti sociali e culturali in cui vivete. Lo slancio missionario è verifica della radicalità di un’esperienza di fedeltà sempre rinnovata al proprio carisma, che porta oltre qualsiasi ripiego stanco ed egoistico su di sé. Illuminate l’oscurità di un mondo frastornato dai messaggi contraddittori delle ideologie!»

Passione per la vita e per il destino degli altri

«Non c’è bellezza che valga se non c’è una verità da riconoscere e da seguire, se l’amore scade a sentimento passeggero, se la felicità diventa miraggio inafferrabile, se la libertà degenera in istintività. Quanto male è capace di produrre nella vita dell’uomo e delle nazioni la smania del potere, del possesso, del piacere! Portate in questo mondo turbato la testimonianza della libertà con cui Cristo ci ha liberati (cfr Gal 5,1). La straordinaria fusione tra l’amore di Dio e l’amore del prossimo rende bella la vita e fa rifiorire il deserto in cui spesso ci ritroviamo a vivere. Dove la carità si manifesta come passione per la vita e per il destino degli altri, irradiandosi negli affetti e nel lavoro e diventando forza di costruzione di un ordine sociale più giusto, lì si costruisce la civiltà capace di fronteggiare l’avanzata della barbarie. Diventate costruttori di un mondo migliore secondo l’ordo amoris in cui si manifesta la bellezza della vita umana».

Edificare il corpo di Cristo in mezzo agli uomini

«I Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità sono oggi segno luminoso della bellezza di Cristo e della Chiesa, sua Sposa. Voi appartenete alla struttura viva della Chiesa. Essa vi ringrazia per il vostro impegno missionario, per l’azione formativa che sviluppate in modo crescente sulle famiglie cristiane, per la promozione delle vocazioni al sacerdozio ministeriale e alla vita consacrata che sviluppate al vostro interno. Vi ringrazia anche per la disponibilità che dimostrate ad accogliere le indicazioni operative non solo del Successore di Pietro, ma anche dei Vescovi delle diverse Chiese locali, che sono, insieme al Papa, custodi della verità e della carità nell’unità. Confido nella vostra pronta obbedienza. Al di là dell’affermazione del diritto alla propria esistenza, deve sempre prevalere, con indiscutibile priorità, l’edificazione del Corpo di Cristo in mezzo agli uomini. Ogni problema deve essere affrontato dai Movimenti con sentimenti di profonda comunione, in spirito di adesione ai legittimi Pastori. Vi sostenga la partecipazione alla preghiera della Chiesa, la cui liturgia è la più alta espressione della bellezza della gloria di Dio, e costituisce in qualche modo un affacciarsi del Cielo sulla terra». «Vi affido all’intercessione di Colei che invochiamo come la Tota pulchra, la “Tutta bella”, un ideale di bellezza che gli artisti hanno cercato sempre di riprodurre nelle loro opere, la «Donna vestita di sole» (Ap 12,1) in cui la bellezza umana si incontra con la bellezza di Dio. Con questi sentimenti a tutti invio, quale pegno di costante affetto, una speciale Benedizione Apostolica». Dal Vaticano, 22 Maggio 2006 Benedetto XVI (altro…)

Nessuno è straniero

Lavoro per le Nazioni Unite in un’agenzia che ha il suo quartier generale a Roma e uffici in più di 80 Paesi. Siamo la più grande agenzia di aiuti alimentari al mondo. Operiamo sia verso i Paesi in via di sviluppo che verso quei luoghi dove ci sono o ci sono state calamità di origine naturale o crisi generate dall’uomo, come le guerre. Il luogo dove trascorro la mia giornata lavorativa è un ambiente multietnico, multirazziale, multilingue, multireligioso. Nel mio quotidiano cerco di mantenere un atteggiamento di accoglienza verso gli altri, ricordandomi che per Dio nessuno è straniero, e questo mi fa essere attento ai bisogni di chi magari si trova nel nostro Paese come ospite, o di chi, più in generale, è nel bisogno. All’inizio dell’inverno circolava in posta elettronica una richiesta per una stufa a kerosene per una famiglia non lontana da dove abito io, che aveva delle difficoltà economiche e viveva in una casa piccola e senza riscaldamento. Non rimango indifferente a certi tipi di appelli: ho l’impressione che mi riguardino direttamente, soprattutto quando mi rendo conto che posso davvero fare qualcosa. Leggo quindi l’annuncio e lo memorizzo. La sorpresa arriva il giorno seguente: apro il computer e trovo su una rubrica di annunci di compravendita privati del personale dell’organizzazione dove lavoro, un annuncio nel quale un collega francese metteva in vendita una stufa a kerosene per 130 Euro. Un oggetto abbastanza inusuale da trovare su questa rubrica! Mi sembra una risposta alla richiesta del giorno prima… Penso subito che quell’annuncio messo per tutto il personale (siamo più di mille) sia in realtà diretto a me. Mi viene spontaneo proporre ai colleghi un piccolo contributo, spiegando la finalità… ben presto si sentono coinvolti in questa azione che diventa di tutti. In mezza giornata avevo messo insieme 85 Euro. Siccome Dio non finisce mai di stupirci, il giorno dopo quando chiamo il collega e gli espongo la cosa, mi dice che in questo caso mi avrebbe ceduto la stufa non per 130 ma per soli 50 Euro. Avendo poi in cuore l’attenzione di rendere un pieno servizio a chi era in attesa, quando si tratta di comprare una latta di combustibile, mi viene detto che costa proprio 35 Euro! Un’esperienza differente ma significativa l’ho fatta con K., un collega della Nigeria, di religione musulmana. Arriva da me in ufficio qualche anno fa. Da subito si instaura un buon rapporto tra di noi e nei momenti di pausa non poche volte ci ritroviamo a parlare della nostra esperienza spirituale, con alla base il profondo rispetto della cultura altrui. L’altro si sente “capito e accolto nella sua diversità e libero di esprimere tutta la ricchezza che porta in sé”. Due anni fa K. è stato trasferito in Sudan, Paese al 97% Musulmano, e da lì continua il nostro rapporto via e-mail. Lo scorso anno, alle 6 di mattina del giorno di Pasqua, squilla il telefono: “Hello my dear friend! Happy Easter to you and your family!”. Erano i suoi auguri di Pasqua per me e la mia famiglia. Mutui e reciproci auguri sono stati anche i miei, augurandogli il buon inizio e fine dei suoi Ramadam. Di recente K. è stato trasferito in Uganda. Io puntuale gli scrivo rallegrandomi con lui per questa sua nuova esperienza lavorativa. Il mese scorso ho modo di parlargli per telefono e dopo le varie comunicazioni tecniche di lavoro, concludo chiedengogli come si trovava nel nuovo contesto e se avesse trovato nelle vicinanze una moschea dove pregare. Mi ringrazia per questa mia puntuale attenzione e sente di confidarsi circa il momento che sta vivendo nell’ambientazione in questo nuovo Paese a maggioranza cristiana. A distanza ci lega il comune desiderio di vivere la “regola d’oro” del “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” che ci fa capaci di continuare ad andare incontro all’altro, a qualunque popolo appartenga. (T.T. – Italia)   22-05-2006 (altro…)

La guerra: un omicidio in grande

“Nuove Irruzioni dello Spirito”

Questa nuova pubblicazione, che esce in occasione dell’incontro dei movimenti ecclesiali e nuove comunità con Benedetto XVI della Pentecoste 2006, raccoglie due importanti interventi dell’allora card. Joseph Ratzinger: “I movimenti ecclesiali e la loro collocazione teologica” – al 1° Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e nuove comunità – Città del Vaticano, 27-29 maggio 1998. Dialogo con il card. Joseph Ratzinger – al Seminario su “I movimenti ecclesiali nella sollecitudine pastorale dei Vescovi”, a cui hanno partecipato vescovi dei 5 continenti per iniziativa  del Pontificio Consiglio per i Laici, in collaborazione con le Congregazioni per la dottrina della fede e per i  Vescovi – giugno 1999. Dall’Introduzione dell’arcivescovo Stanislao Rylko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici: “Eletto Papa, Benedetto XVI non ha cessato di manifestare il proprio affetto e la propria attenzione pastorale nei confronti di queste nuove realtà. Basti qui ricordare, le parole rivolte ai giovani giunti a Colonia nell’agosto 2005 per celebrare la ventesima Giornata mondiale della gioventù: «Formate delle comunità sulla base della fede! Negli ultimi decenni sono nati movimenti e comunità in cui la forza del Vangelo si fa sentire con vivacità». E quelle che – sempre sul tema dei movimenti – ha detto ai vescovi tedeschi: «La Chiesa deve valorizzare queste realtà e al contempo deve guidarle con saggezza pastorale, affinché contribuiscano nel modo migliore, con i loro diversi doni, all’edificazione della comunità», aggiungendo un inciso importante: «Le Chiese locali e i movimenti non sono in contrasto fra loro, ma costituiscono la struttura viva della Chiesa». Proprio da questa profonda sollecitudine pastorale è scaturita l’iniziativa del Santo Padre di convocare a Roma i movimenti ecclesiali e le nuove comunità di tutto il mondo, alla Pentecoste 2006: per dare ancora una volta insieme una testimonianza di unità nella diversità dei loro carismi. A distanza di otto anni dallo storico incontro del 30 maggio 1998 con papa Wojtyla – un evento che per movimenti e comunità ha segnato l’inizio di una nuova tappa verso la “maturità ecclesiale” – l’invito di Benedetto XVI è stato da essi accolto con gioia, entusiasmo e profonda gratitudine. L’incontro di Papa Ratzinger con i movimenti ecclesiali e le nuove comunità si colloca in perfetta continuità con quello da essi avuto con Giovanni Paolo II”. (altro…)

Pentecoste 2006: Papa Benedetto XVI incontra movimenti ecclesiali e nuove comunità

L’incontro con il Papa – Viva attesa per l’incontro dei movimenti ecclesiali e le nuove comunità del mondo con Papa Benedetto XVI in Piazza San Pietro, alla vigilia di Pentecoste del 2006. Fa seguito all’indimenticabile esperienza del maggio 1998, quando centinaia di migliaia di aderenti a queste nuove realtà ecclesiali si sono incontrati per la prima volta con Papa Giovanni Paolo II. Il magistero di Benedetto XVI si sviluppa così in continuità con quello del suo predecessore. Sin dagli inizi della grande fioritura di movimenti e comunità legata all’avvenimento conciliare, l’allora cardinale Joseph Ratzinger riconobbe l’azione dello Spirito, che, attraverso queste nuove forme di aggregazione laicale, ha permesso a tanti fedeli di rivivere la gioia della giovinezza della Chiesa. Un Congresso mondiale – Questo evento sarà preceduto, come già avvenne nel ’98, da un Congresso Mondiale dei Movimenti ecclesiali e delle nuove Comunità, promosso dal Pontificio Consiglio per i laici, con lo stesso titolo dell’incontro con il Papa: “La bellezza di essere cristiani e la gioia di comunicarlo”. Si svolgerà a Rocca di Papa (Roma) dal 31 maggio al 2 giugno. Riunirà oltre 300 invitati. Veglie di preghiera – Si svolgeranno il 2 giugno in preparazione all’incontro con Papa Benedetto XVI. L’iniziativa ha la finalità di rendere in qualche modo “visibile” la bellezza della fede. Permetterà ai diversi carismi di esprimere la propria originalità in spirito di comunione fraterna. Le veglie saranno aperte non solo agli aderenti ai movimenti e alle comunità che le hanno organizzate, ma anche a tutti i fedeli della città e ai pellegrini che vogliano partecipare. Fra queste, anche quella del Movimento dei Focolari, che si terrà nella Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria, ai Parioli, alle ore 20.30. Un cammino di comunione – Gli anni trascorsi da quella Vigilia di Pentecoste ’98 sono stati caratterizzati da un significativo incremento di relazioni in spirito di comunione, portando a una più approfondita conoscenza reciproca e a una maggiore consapevolezza del ruolo che queste diverse realtà della Chiesa hanno nell’opera della nuova evangelizzazione. La preparazione di Pentecoste 2006 – Dalla convocazione del Papa, ha avuto inizio una intensa collaborazione tra Responsabili di circa 100 movimenti e comunità e il Pontificio Consiglio per i Laici per la realizzazione di questo importante evento ecclesiale. Già annunciati grandi pellegrinaggi – con decine di migliaia di partecipanti provenienti dall’Italia e dall’estero – delle Comunità Neocatecumenali, di Comunione e Liberazione, del Movimento dei Focolari, delle varie realtà del Rinnovamento Carismatico Cattolico. Hanno prontamente aderito, e saranno anche presenti con i rispettivi pellegrinaggi, anche Regnum Christi, i Cursillos de Cristiandad, la Comunità di Sant’Egidio, il Movimento di Schönstatt, il Movimento di Vita Cristiana, la Comunità de l’Emmanuel, la Comunità Papa Giovanni XXIII, il SERMIG, l’Arche, Fede e Luce, la Comunità Missionaria di Villaregia, le Comunità Laiche Marianiste, l’Équipes Notre Dame, il FASTA, il movimento Vivere In, l’Opera di Nazareth, i Talleres de Oración y Vida, la Comunità ADSIS e molti altri ancora.     (altro…)

"50 anni al servizio dell’umanità" – Tante sfide, una proposta: la fraternità

Pentecoste 2006: Veglia di testimonianza e preghiera

Venerdì 2 giugno 2006 – ore 20.30 presso la basilica del S. Cuore Immacolato di Maria ai Parioli via del S. Cuore di Maria, 5 (Piazza Euclide) – Roma

La veglia inizia con una processione di 7 giovani dei vari continenti, nei loro costumi, che portano all’altare 7 lampade, simbolo dei sette doni dello Spirito Santo. Seguono:

Un momento di testimonianza

Da Pentecoste 1998 a Pentecoste 2006 Lo Spirito Santo e i Carismi nella Chiesa La proposta del Movimento dei Focolari Testimonianze di una famiglia e di giovani

Un momento di preghiera

Celebrazione della Parola Riflessioni di S.E. Mons. Enzo Dieci, Vescovo ausiliare della diocesi di Roma Esposizione e Benedizione Eucaristica Adorazione, Invocazioni, Benedizione Come arrivare: Metro Linea A – fermata Flaminio, all’uscita prendere la Linea Viterbo (Sacrofano), scendere alla prima fermata (a 100 mt. Piazza Euclide); da TERMINI: Bus linea 910, scendere a Piazza Euclide

Dall’introduzione di S. E. Mons. Stanislaw Rylko al libro “Nuove irruzioni dello Spirito”

“Papa Benedetto XVI segue da molti anni, con passione di teologo e di pastore, il fenomeno dei movimenti e delle nuove comunità cresciuti nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. I suoi primissimi contatti con queste realtà ecclesiali risalgono alla metà degli anni Sessanta, quando era ancora professore a Tübingen. Poi, con il passare del tempo, questi rapporti si sono intensificati e approfonditi, tramutandosi in una vera amicizia. «Per me personalmente fu un evento meraviglioso la prima volta che venni più strettamente a contatto – agli inizi degli anni Settanta – con movimenti quali il Cammino Neocatecumenale, Comunione e Liberazione, il Movimento dei Focolari, – così ricordava l’allora cardinale Ratzinger – sperimentando lo slancio e l’entusiasmo con cui essi vivevano la fede e dalla gioia di questa fede si sentivano necessitati a partecipare ad altri ciò che avevano ricevuto in dono». Erano gli anni del post-Concilio, anni difficili per la Chiesa, ma quelle nuove realtà si rivelano subito agli occhi del teologo e del pastore come un dono provvidenziale: «Ecco, all’improvviso – egli scriveva –, qualcosa che nessuno aveva progettato. Ecco che lo Spirito Santo, per così dire, aveva chiesto di nuovo la parola. E in giovani uomini e in giovani donne risbocciava la fede, senza “se” né “ma”, senza sotterfugi né scappatoie, vissuta nella sua integralità come dono, come un regalo prezioso che fa vivere». Un altro testo, di carattere totalmente diverso dal primo, al quale è però sicuramente complementare, riporta il dialogo del cardinale Ratzinger con un folto gruppo di vescovi giunti da tutti i continenti per partecipare al Seminario di studio sul tema: “Movimenti ecclesiali e nuove comunità nella sollecitudine pastorale dei vescovi”, promosso a Roma nel mese di giugno 1999 dal Pontificio Consiglio per i Laici, in collaborazione con la Congregazione per i Vescovi e la Congregazione per la Dottrina della Fede. Fra tanti pensieri, tutti stimolanti, una formulazione tocca specialmente ed è l’idea dei movimenti come “luogo” che aiuta i cristiani a “sentirsi a casa” nella Chiesa: «I movimenti, mi sembra, hanno questa specificità di aiutare a riconoscere in una grande Chiesa, che potrebbe apparire soltanto come una grande organizzazione internazionale, la casa dove si trova l’atmosfera propria della famiglia di Dio e nello stesso tempo si rimane nella grande famiglia universale dei santi di tutti i tempi». Oggi più che mai, rileggendo questo dialogo, desta impressione la serietà con cui il cardinale Ratzinger prende ogni domanda, l’ampiezza e la consistenza delle sue risposte che vanno sempre fino in fondo, non tralasciando alcuna dimensione dei quesiti posti. E desta impressione la saggezza pastorale con cui tratta questioni complesse e nodali, oltre che la carica di speranza che irradia dalla sue parole. Eletto Papa, Benedetto XVI non ha cessato di manifestare il proprio affetto e la propria attenzione pastorale nei confronti di queste nuove realtà. Basti qui ricordare, le parole rivolte ai giovani giunti a Colonia nell’agosto 2005 per celebrare la ventesima Giornata mondiale della gioventù: «Formate delle comunità sulla base della fede! Negli ultimi decenni sono nati movimenti e comunità in cui la forza del Vangelo si fa sentire con vivacità». E quelle che – sempre sul tema dei movimenti – ha detto ai vescovi tedeschi: «La Chiesa deve valorizzare queste realtà e al contempo deve guidarle con saggezza pastorale, affinché contribuiscano nel modo migliore, con i loro diversi doni, all’edificazione della comunità», aggiungendo un inciso importante: «Le Chiese locali e i movimenti non sono in contrasto fra loro, ma costituiscono la struttura viva della Chiesa». Proprio da questa profonda sollecitudine pastorale è scaturita l’iniziativa del Santo Padre di convocare a Roma, nella vigilia di Pentecoste di quest’anno, i movimenti ecclesiali e le nuove comunità di tutto il mondo, per dare ancora una volta insieme una testimonianza di unità nella diversità dei loro carismi. A distanza di otto anni dallo storico incontro del 30 maggio 1998 con papa Wojtyla – un evento che per movimenti e comunità ha segnato l’inizio di una nuova tappa verso la “maturità ecclesiale” – l’invito di Benedetto XVI è stato da essi accolto con gioia, entusiasmo e profonda gratitudine. L’incontro di Papa Ratzinger con i movimenti ecclesiali e le nuove comunità si colloca in perfetta continuità con quello da essi avuto con Giovanni Paolo II”. L’introduzione si può leggere integralmente su www.laici.org (altro…)

T’ho trovato … nel dolore

T’ho trovato in tanti luoghi, Signore! T’ho sentito palpitare nel silenzio altissimo d’una chiesetta alpina, nella penombra di un tabernacolo di una cattedrale vuota, nel respiro unanime di una folla che ti ama e riempie le arcate della tua chiesa di canti e di amore. T’ho trovato nella gioia. Ti ho parlato al di là del firmamento stellato, mentre a sera, nel silenzio, tornavo dal lavoro a casa. Ti cerco e spesso ti trovo. Ma dove sempre ti trovo è nel dolore. Un dolore, un qualsiasi dolore, è come il suono della campanella che chiama la sposa di Dio alla preghiera. Quando l’ombra della croce appare, l’anima si raccoglie nel tabernacolo del suo intimo e scordando il tintinnio della campana ti «vede» e ti parla. Sei Tu che mi vieni a visitare. Sono io che ti rispondo: «Eccomi Signore, Te voglio, Te ho voluto». E in quest’incontro l’anima mia non sente il suo dolore, ma è come inebriata dal tuo amore: soffusa di Te, impregnata di Te: io in Te, Tu in me, affinché siamo uno. E poi riapro gli occhi alla vita, alla vita meno vera, divinamente agguerrita, per condurre la tua battaglia. (da Meditazioni, Città Nuova editrice, Roma 2000) (altro…)

Cittadinanza: una proposta di fraternità per la città

Cittadinanza: una proposta di fraternità per la città

“Per il suo impegno a favore del dialogo tra i popoli, le culture e le religioni e per la diffusione dello spirito di solidarietà e fratellanza tra gli uomini”, Chiara Lubich, sabato 13 maggio, è stata insignita della cittadinanza onoraria di La Spezia, con una cerimonia svolta nella cornice del Teatro Civico, gremito da circa 1000 spezzini e persone giunte da altri centri della Liguria e dalle regioni limitrofe. “La fraternità nell’orizzonte della città” è stata la proposta di Chiara Lubich, rappresentata da Maria Rita Cerimele, corresponsabile del Movimento di Piemonte e Liguria. Un tema richiesto soprattutto dai vari politici che in questi mesi di preparazione hanno desiderato approfondire sempre più il pensiero di Chiara e il Movimento politico per l’unità da lei fondato. La città, rappresentata nelle sue massime istituzioni sembrava vibrare unanime alla proposta di far divenire prassi quotidiana ad ogni livello la fraternità, percorso del resto già condiviso da molti, come sta a testimoniare la recente assegnazione alla città da parte del Presidente Ciampi, della medaglia al valore civile per il sostegno e l’aiuto concreto alla comunità ebraica in fuga dai lager nazisti. Gli interventi delle autorità, il presidente del Consiglio Comunale, Franco Bravo, il sindaco, Giorgio Pagano, il Presidente della Provincia, Ricciardi, l’assessore regionale, Merlo, insieme al vescovo della città, S. E. Mons. Bassano Staffieri, avevano delineato i diversi tratti della personalità e dell’opera di Chiara. Dalla Galleria, i giovani e giovanissimi, entusiasmati dalla proiezione di un appuntamento mondiale dei giovani con Chiara, hanno seguito con grande attenzione i passaggi della sua vita raccontati da Ulrike Buechl, del Movimento dei Focolari, e la scoperta, fatta da Chiara e dalle sue prime compagne, alla loro stessa età, di Dio come Amore, pur nell’odio e distruzione della guerra. La giornata di festa per La Spezia si è conclusa in serata con uno spettacolo, offerto da artisti spezzini. Da segnalare la presenza di due detenuti che, a nome dei compagni, hanno voluto esprimere la loro gratitudine a Chiara con una canzone, presentata da loro stessi: “…quando ci hanno fatto conoscere questa coraggiosa signora, non ci siamo sentiti più soli nella nostra condizione, sentiamo che lei ci capisce, che è dalla parte dei deboli e dei diversi come noi”. (altro…)

“Una città non basta”

Carissimi tutti che oggi siete a Loppiano, vi mando un saluto di cuore per questo 1 Maggio 2006, festa dei giovani e nuova tappa del nostro cammino verso un mondo unito! E’ attuale ed esigente il programma che vi siete proposti, quasi una sfida: “Una città non basta”. Mi avete chiesto una parola. Carissimi giovani, voi sapete che, quando avevo la vostra età, ho avuto da Dio il dono di dargli la mia vita per far crescere sulla terra un popolo nuovo, nato dal Vangelo. E abbiamo iniziato da Trento, la nostra città. E voi, oggi? Se volete trasformare una città, cominciate a unirvi con chi ha il vostro stesso ideale. Mettete Dio prima di ogni altra cosa. Promettetevi amore reciproco fino ad essere pronti a dare la vita l’uno per l’altro e custodite questo Patto costi quello che costi: Lui presente in mezzo a voi vi suggerirà i passi da muovere, vi sosterrà nelle inevitabili difficoltà. Quindi, prendete le misure della città. Insieme cercate i più poveri, gli abbandonati, gli orfani, i carcerati, quelli che sono messi ai margini, e date, date sempre: una parola, un sorriso, il vostro tempo, i vostri beni… Il vostro dare attirerà il centuplo promesso da Gesù. Non lasciate nessuno solo. Condividete ogni cosa con i vostri amici: momenti di gioia e di vittoria, di dolore e di fallimento, perché la luce non si spenga. Pregate e perdonate, perché se andare controcorrente costa, lì è la radice profonda della riuscita. Ma “una città non basta”: Sì, con Dio, una città è troppo poco. Egli è colui che ha fatto le stelle, che guida i destini dei secoli e con Lui si può mirare più lontano, alla patria di tutti, al mondo. Ogni nostro respiro sia per questo, per questo ogni nostro gesto, per questo il riposo e il cammino. Alla fine della vita facciamo in modo di non doverci pentire di aver amato troppo poco. Coraggio! Sapete quanta fiducia ho in voi! Il mondo è nelle vostre mani e sarà così come voi oggi lo costruite. Chiara   (altro…)

“Una città non basta”: la proposta di Loppiano ai giovani

“Una città non basta”: la proposta di Loppiano ai giovani

Il grande meeting dei giovani di Loppiano quest’anno guarda alla città come luogo di fraternità, per costruirla e sperimentarla al di là di ogni divisione. Anche l’appuntamento alla cittadella Arco Iris in Portogallo punta alla costruzione di un mondo unito, in questo tempo caratterizzato da paura dell’altro e da conflitti. Loppiano (Italia) – La città come luogo e laboratorio di fraternità a 360°. È questo il focus del 1° maggio 2006 a Loppiano, annuale appuntamento per migliaia di giovani italiani ed europei, giunto ormai alla sua 36esima edizione. In programma – Momento centrale del programma sarà il messaggio di Chiara Lubich dal titolo “Una città non basta”. Numerosi i testimoni dalle zone calde del pianeta o teatro delle cosiddette “guerre dimenticate”: giovani provenienti da Colombia, Iraq, Burundi, Bielorussia e Corea, chiamati a raccontare le loro storie e a portare testimonianze di pace, solidarietà e ricomposizione sociale. Uno spazio speciale sarà dedicato all’Economia di Comunione ed in particolare al dialogo con imprenditori italiani che trasferiranno parte delle loro attività presso il nuovo Polo imprenditoriale, che verrà inaugurato nell’ottobre prossimo e raccoglierà una trentina di aziende aderenti al progetto. Il meeting “raddoppia” – Quest’anno il meeting di Loppiano si articolerà in 2 giornate. Già dalle 15.00 del 30 aprile saranno attivi 7 workshop d’approfondimento: dall’economia di comunione al dialogo interreligioso e culturale, all’ecologia, allo sport, alla musica, all’architettura, alla comunicazione: sono queste le “aree d’interesse” proposte alla riflessione ma anche all’azione dei giovani che interverranno. Con la presenza di esperti, spazi di dialogo e contributi video. Arco Iris (Portogallo): ‘Link para a unidade’ è il titolo scelto dai giovani portoghesi. E’ il link che può costruire una comunicazione nuova attraverso le nuove tecnologie, che i giovani per un mondo unito del Portogallo propongono ai loro coetanei dell’intera penisola iberica. Una comunicazione improntata al dialogo per costruire un mondo di pace. E’ prevista la partecipazione di circa 1500 giovani, numero in costante aumento rispetto alla prima edizione del 2002. info: www.focolares.org.pt La cittadella di Loppiano – È la prima delle 33 cittadelle dei Focolari che sorgono nei 5 continenti. Situata sui colli toscani nei pressi di Firenze, nel comune di Incisa in Val d’Arno, con scuole, aziende, centri artistici, conta oggi circa 900 abitanti di 70 nazioni. Sono studenti e docenti, professionisti, artigiani, agricoltori, artisti, famiglie, religiosi e sacerdoti. Presenti anche cristiani di diverse chiese e seguaci di altre religioni. Per la sua caratteristica di internazionalità è un luogo privilegiato per il dialogo fra popoli e culture. La cittadella Arco-Iris – Situata ad Abrigada, a 45 km da Lisbona, è nata nel 1997. La sua costruzione si sta realizzando, progressivamente, grazie al contributo generoso di molti. Fin dall’inizio ha potuto contare sull’appoggio e l’incentivo da parte delle autorità civili e religiose, essendo stata considerata dalla “Câmara Municipal” di Alenquer, un progetto di “interesse pubblico”. Oltre ad essere uno spazio privilegiato per il dialogo con persone di altre convinzioni e culture, è anche un punto di incontro per i giovani. Comune è l’impegno a mettere in pratica l’unica legge della cittadella, l’amore evangelico per mostrare che una convivenza pacifica e fraterna tra persone delle più diverse età e condizioni sociali è possibile. info: www.focolares.org.pt (altro…)

Commento di Chiara Lubich alla Parola di Vita di Maggio 2006

Che cuore largo il cuore di Dio. Le divisioni tra popoli e nazioni, tra lingue ed etnie per lui non esistono. Per lui siamo tutti figli suoi, d’uguale dignità. Gli stessi primi cristiani di Gerusalemme stentavano a comprendere questa mentalità aperta e universale. Provenendo tutti da un medesimo popolo, cosciente d’essere il popolo eletto, avevano difficoltà ad entrare in un rapporto di autentica fratellanza con membri di altri popoli. Ed erano rimasti scandalizzati quando avevano saputo che Pietro, a Cesarea marittima, era entrato nella casa di Cornelio, un ufficiale romano, uno straniero. Nessuna comunanza con gli stranieri! Ma per Dio nessuno è straniero.  Lui “fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” . Dio ama tutti, senza distinzione. È quello che Pietro aveva affermato davanti al soldato romano, superando lui stesso i pregiudizi che lo tenevano discosto da persone d’altri popoli:

“Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga”

Se Dio agisce così, anche noi, figli suoi, dovremmo agire come lui e spalancare il cuore, rompere tutti gli argini, liberarci da ogni schiavitù. Sì, perché siamo spesso schiavi delle divisioni fra poveri e ricchi, fra generazioni, fra bianchi e neri, fra culture e nazionalità. Quanti preconcetti nei confronti degli immigrati, degli stranieri. Quanti luoghi comuni su chi è diverso da noi. Da qui le insicurezze, la paura di perdere la propria identità, le intolleranze… Possono esserci barriere ancora più sottili, che passano tra la nostra famiglia e le famiglie vicine, fra persone del nostro gruppo religioso e quelle d’altro orientamento, tra quartieri di una medesima città, tra partiti, tra club sportivi… Ed ecco diffidenze, rancori sordi e profondi, inimicizie incancrenite… Con un Dio che non fa distinzione di persone come non mettersi in cuore la fratellanza universale? Figli dello stesso Padre possiamo scoprirci fratelli e sorelle di ogni uomo e donna che avviciniamo.

“Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga”

Se dunque siamo tutti fratelli e sorelle, dobbiamo amare tutti, cominciando da chi ci è accanto, senza fermarsi. Il nostro non sarà allora un amore platonico, astratto, ma concreto, fatto di servizio. Un amore capace di andare incontro all’altro. Di avviare un dialogo, di immedesimarsi nelle sue situazioni di disagio, di assumerne i pesi, le preoccupazioni. Al punto che l’altro si senta capito e accolto nella sua diversità e libero di esprimere tutta la ricchezza che porta in sé. Un amore che sostiene rapporti vivi e attivi fra le persone delle più varie convinzioni, basati sulla “regola d’oro” – “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” – presente in tutti i libri sacri e iscritta nelle coscienze. Un amore che muove i cuori fino alla comunione dei beni, che ama la patria altrui come la propria, che costruisce strutture nuove, nella speranza che è possibile far retrocedere guerre, terrorismi, lotte, fame, e i mille mali del mondo.

“Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga”

L’hanno sperimentato insieme una delle mie prime compagne di Roma, Fiore e una giovane del Guatemala, Moira, indigena cattolica, discendente dei maya Kacjchichel, prima di 11 fratelli. Gli indigeni sono molti discriminati e questo crea un forte complesso di inferiorità nei confronti dei meticci e soprattutto dei bianchi. Ecco ciò che Moira racconta del suo incontro con Fiore, che “non aveva preferenze”, parlava al cuore della gente, facendo cadere ogni barriera: “Non dimenticherò mai l’accoglienza festosa di Fiore. Il suo amore verso di me era un riflesso dell’amore di Dio. La mia cultura indigena e l’educazione familiare mi avevano abituata ad atteggiamenti piuttosto chiusi e duri, tanto da allontanare chi stava accanto a me. Fiore mi è stata maestra, guida, modello… e mi ha aiutato a uscire da me stessa per andare con fiducia verso gli altri. Mi ha anche proposto di riprendere gli studi e mi ha sostenuta e incoraggiata, quando, per le difficoltà di cultura e di metodo, ero tentata di lasciare tutto. Ho potuto conseguire il diploma di segretaria d’azienda. Soprattutto mi ha trasmesso la consapevolezza della mia dignità umana. Mi ha fatto superare quel senso di inferiorità che, da indigena, mi portavo dentro come un marchio. Fin da ragazzina sognavo di fare una battaglia per riscattare la mia gente, ma da Fiore ho capito che dovevo cominciare da me stessa. Essere io “nuova” se volevo che nascesse un ‘popolo nuovo’.” Amando l’Ideale, con un Dio che non fa preferenze di persone, si possono avere – come Moira – sogni nuovi: “Con il mio sì a Dio avrei potuto aprire un varco per portare l’Ideale a tutta la mia gente e posso dire di vederlo già in parte realizzato nella mia famiglia”.

Chiara Lubich

 

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La guerra: un omicidio in grande

“Dharma e Compassione Buddista – Agape Cristiana”

“Tra buddismo e cristianesimo c’è un profondo fossato. Nonostante ciò, come buddista della tradizione Mahayana, ho potuto capire molti aspetti del significato profondo del dolore di Gesù crocefisso. C’è una convergenza sul piano esistenziale tra l’esperienza buddhista della compassione e quella cristiana dell’amore”. Così il dott. Tomonobu Shinozaki, rettore del Gakurin Seminary della Rissho Kosei-kai,  nella sessione dedicata alla sofferenza, nel corso del II Simposio buddista-cristiano, ospitato ad Osaka, nel centro della Rissho Kosei-Kai,  dal 24 al 27 aprile 2006. Aveva infatti suscitato profondo interesse tra i partecipanti la relazione che aveva approfondito il centro del mistero cristiano: Gesù che sulla croce giunge a gridare l’abbandono del Padre, cardine della spiritualità dei Focolari. Al secondo Simposio, dal titolo “Dharma e compassione buddista-Agape cristiana” hanno partecipato 90 persone. Erano rappresentate le antiche scuole tradizionali del buddismo giapponese e le giovani organizzazioni laicali; per il buddismo Theravada, erano presenti monaci e laici provenienti dalla Thailandia. Il Movimento dei Focolari era rappresentato, da un gruppo del Centro per il Dialogo interreligioso e del Centro Studi, insieme a membri provenienti dalla Thailandia, Corea, Filippine, Stati Uniti e Giappone. Sul monte Hiei, culla del buddis1265195600Simposio-amo giapponese – Per le conclusioni del Simposio, i partecipanti sono stati accolti dai monaci della Tendai-shu, nei luoghi dove, 1200 anni fa, ha avuto inizio la scuola Tendai: il Monte Hiei. Hanno visitato la tomba del loro fondatore, Saicho, e vi hanno appreso un suo insegnamento: “L’apice della compassione è dimenticare se stessi e servire gli altri”. Uno dei frutti emersi dal Simposio è stato il veder fiorire un dialogo infra-buddista, tra monaci del Theravada, monaci di varie scuole giapponesi e laici, come quelli della Rissho Ko-sei-kai e della Myochikai. Phramaha Boonchuay, Rettore dell’Università buddista Chulalon-korn di Chiangmai (in Thailandia) diceva: “Abbiamo fatto un nuovo passo avanti in tutti i sensi. Sono stato colpito anche dal fatto che il buddismo in Giappone ha tanti servizi concreti promossi dai templi o dai monasteri, cosa che possiamo imparare da loro”. Il Rev. Masami-chi Kamiya, Direttore del gruppo per il dialogo interreligioso della Rissho Kosei-kai, ha affermato che la RKk voleva trovare un rapporto di dialogo con i buddisti del Theravada e ha potuto realizzarlo, grazie a quest’incontro. Verso una fraternità spirituale sempre più profonda – È risaltato in modo particolare quanto l’amore vissuto fra tutti fosse il miglior terreno per sviluppare una conoscenza reciproca ed un autentico dialogo. Si è sentito un forte impulso dello Spirito ad andare avanti verso una fraternità sempre più profonda. (altro…)

Cultura del dare: la rivoluzione dei ragazzi

Panama – I Clubs del dare: viaggio a Cebaco Molteplici sono le attività che i Ragazzi per l’Unità portano avanti per sostenere i loro progetti. Una di queste, che, come le Fiere Primavera in Italia, ha assunto un carattere di continuità, si svolge in Panama, dove da anni ormai, esistono i “Clubs del dare”, di cui si può essere soci solo se si vive la cultura del dare, cominciando a donare un oggetto al quale si tiene molto. Nel 2005 il Ministero dell’Istruzione Panamense, venuto a conoscenza dell’iniziativa, l’ha inserita nel programma scolastico come attività da svolgere nelle ore obbligatorie di servizio sociale. Scrivono i Ragazzi per l’Unità del Panama: “Non dobbiamo più conquistarci il permesso dei presidi per presentarci nelle varie scuole: basta far riferimento alla circolare del Ministro! La cosa più bella è che anche tutti i professori partecipano”. Da vari anni, una delegazione di ragazzi accompagnati da genitori e insegnanti, si reca con una imbarcazione nell’isola di Cebaco – 8 ore di viaggio – per portare alle famiglie bisognose i generi alimentari raccolti durante l’anno. L’intera popolazione li accoglie con grandissima gioia, offrendo loro quanto hanno di meglio. “E’ bellissimo il rapporto costruito con loro in questi otto anni – sono ancora i ragazzi a parlare – e tutti abbiamo sperimentato che andando lì per dare si riceve molto: siamo tornati, infatti, felicissimi”. Jorge, uno di loro, ha detto: “Tante volte desideriamo cose di cui non abbiamo realmente bisogno. Adesso che ho conosciuto la gente di Cebaco, non posso fermarmi, dobbiamo fare molto di più! Sono felice di non dover aspettare di essere grande per poter dare!”. In Germania – guadagnati 1443 euro Siamo a Mannheim. Gli studenti dell’ottava classe devono realizzare un progetto per le materie di economia e legge. Idea: perché non lanciare la proposta di trovare un lavoro per alcune mattine, così da guadagnare i soldi per il progetto School-mates? Piace a tutti, ma c’è una prima difficoltà: trovare un posto di lavoro. Uno dei ragazzi, che è riuscito a farsi assumere dopo trenta tentativi, afferma: “Adesso so quanto è difficile cercare un lavoro”. Panettieri, elettricisti, parrucchieri, commessi in negozi alimentari, giardinaggio, impiegati nella società dei mezzi pubblici, in un’officina, nei ristoranti: alla fine tutta la classe ha il suo lavoretto. Il risultato: 1443 euro guadagnati da tutti e dati con gioia perché altri ragazzi possano andare a scuola.   (altro…)

Primavera: è tempo di Fiera

Primavera: è tempo di Fiera

La Fiera Primavera, giunta quest’anno alla tredicesima edizione, insieme a School-Mates (compagni di banco), è una delle tante iniziative che si svolgono ogni anno in diverse città del mondo. Sono organizzate dai Ragazzi per l’Unità, in collaborazione con scuole e associazioni locali, per intessere una rete di solidarietà con i compagni dei Paesi più svantaggiati. Appuntamenti 2006 In questo squarcio di primavera, le Fiere si sono svolte già in alcune città delle Marche, Emilia Romagna, Sicilia e Calabria, e le prossime sono in calendario il: – 7 maggio: Roma (al Pincio) – Prato di Campoli (Ciociaria, provincia di Roma) – Carpi (Modena) – Cesena (Forlì) – Arcidosso (Grosseto) – 14 maggio: Firenze – Pisa – Frascati (Castelli Romani, provincia di Roma) Al cuore dell’iniziativa“Vogliamo proporre – spiegano i protagonisti dalle pagine del loro sito – uno stile di vita diverso ad un mondo che cerca la felicità. Una comunione dei beni mondiale sta unendo in una grande rete ragazzi poveri dei Paesi in via di sviluppo e ragazzi ricchi dei Paesi industrializzati”. I giovanissimi (9-17 anni) e improvvisati venditori vogliono contribuire a costruire un mondo di pace e di fraternità con la cultura del dare, trasmettendo, nel contesto cittadino, il loro messaggio sull’amicizia tra i popoli. Con il ricavato – € 61.482,28 – delle Fiere Primavera che si sono svolte in Italia nel 2005, sono state finanziate 423 borse di studio in 33 Paesi dei 5 continenti: dall’Albania al Burkina Faso, dalle Filippine al Messico, da Gerusalemme all’Iraq, alla Nuova Caledonia. Boomerang – Una sezione del sito di School-Mates è costituita da risposte ed esperienze dei ragazzi aiutati dai Progetti Dare; la parola stessa “Boomerang” esprime la reciprocità dell’amore che va e che torna. Scrivono Yves e Ange da Kinshasa (Congo): “Ciao a tutti, siamo molto contenti di scrivere per la prima volta un e-mail! Vi ricordate di noi? Siamo Yves e Ange, due ragazzi di Makala (Kinshasa). Siamo quelli che per quattro anni avete aiutato permettendoci di andare a scuola. Oggi abbiamo avuto la bellissima notizia che abbiamo superato gli esami di stato. Che gioia per noi e i nostri familiari! Volevamo dirvi che, anche se non possediamo dei beni materiali, cerchiamo ogni giorno di vivere la ’cultura del dare’ aiutando i compagni più piccoli a studiare. Inoltre abbiamo riempito tanti sacchi di sabbia per proteggere le case di 14 famiglie minacciate dall’erosione del fiume. Pensiamo che, con l’impegno di tutti noi ragazzi, il mondo cambierà”. Concretizzazioni dei Progetti DareAd Amman in Giordania, i Ragazzi per l’Unità hanno aperto un corso di due pomeriggi a settimana per circa 100 bambini iracheni emigrati con le loro famiglie a causa della guerra. Le lezioni di arabo, inglese, matematica e scienze sono portate avanti da loro stessi, mettendo a disposizione tempo e talenti per aiutare a recuperare i corsi perduti. A Santo Domingo, grazie agli aiuti ricevuti, è stata inaugurata nel 2003 una scuola per 200 bambini e bambine. Ora è in corso la costruzione del secondo piano dell’edificio che ne accoglierà altri 200. Questi sono solo alcuni esempi, ma molti altri ancora sono i progetti realizzati o in cantiere, la cui descrizione si può trovare su www.school-mates.org   (altro…)

“Gesù crocifisso e abbandonato è il vero sacerdote!”

“Gesù crocifisso e abbandonato è il vero sacerdote!”

Gioia di aver “vissuto uno spirito di famiglia”, “condiviso anche le difficoltà”, “pregato in profonda unità” e “aver partecipato a un grande momento di Chiesa”: alcune delle impressioni a caldo raccolte tra gli oltre 1000 sacerdoti, diaconi permanenti e seminaristi, provenienti da 52 Paesi a conclusione del Congresso “Chiesa oggi. Spiritualità di comunione e dialogo”, svolto dal 19 al 21 aprile a Castel Gandolfo (Roma), con la presenza anche di partecipanti di altre Chiese. L’incontro era iniziato con un’ampia riflessione su “La figura del sacerdote e del diacono oggi: il vissuto e le sfide”. Testimonianze di varie parti del mondo e interventi di esperti hanno evidenziato, in questa prima tappa, le sfide cui si trova a far fronte la Chiesa nel nostro tempo, e con essa i sacerdoti: crisi di credibilità e di incidenza, frammentazione sociale e culturale, individualismo e superlavoro; e ancora: povertà, conflitti e ingiustizie. Ma proprio in mezzo alle difficoltà – si è detto – si stagliano anche segnali di speranza, tra cui una diffusa “sete di Dio” alla quale bisogna imparare a rispondere, il moltiplicarsi delle piccole comunità ecclesiali e l’apporto dei nuovi carismi. L’idea-chiave del Congresso è stata messa in luce dal messaggio di Chiara Lubich: “Gesù crocifisso e abbandonato è Colui che ha aperto agli uomini la via alla fraternità universale”. È nel momento dell’abbandono che Egli ha ristabilito il rapporto fra gli uomini e Dio. Ma egli è “il vincolo d’unità anche fra gli uomini. Ecco perché si parla di Lui: Egli è il vero sacerdote!”. Da qui un preciso augurio: che “ognuno veda in Lui il suo modello, affinché la Chiesa oggi si trovi arricchita di sacerdoti-Cristo, sacerdoti-vittime per l’umanità; autentici Cristo, pronti a dare la vita per tutti”. La seconda tappa del congresso è stata dedicata alla Chiesa-comunione e all’imprescindibile bisogno di una spiritualità di comunione. Giuseppe Maria Zanghì, responsabile del Centro studi del Movimento, ha parlato del “passaggio epocale da una spiritualità e visione dell’uomo prevalentemente individuale ad una visione che allarga l’interiorità del singolo alla comunione con ogni uomo e ogni donna”. Don Silvano Cola, del Movimento sacerdotale dei Focolari, ha quindi raccontato del suo incontro con la spiritualità dell’unità, mettendo in luce tre dimensioni fondamentali per la vita cristiana e sacerdotale oggi: “scoprire Dio-Amore come ‘tutto’ dell’esperienza cristiana; saper vedere tutti come figli di Dio; centrare la propria vita in Gesù crocifisso che, anche nel momento della sua separazione dal Padre, si rimette a Lui per amore”. Quella sera, la preghiera è stata animata da sacerdoti e seminaristi ortodossi, con l’inno Akathistos, rivolto alla Madonna. Con la mattinata del 20 aprile, il convegno è giunto al suo nucleo centrale. Unità, comunione e reciprocità – si è detto – restano un’utopia se non affondano le radici in un amore che si misura sulla radicale donazione di Gesù in croce. Tra gli altri ne hanno parlato due parroci che hanno saputo suscitare numerosi frutti in ambienti assai restii alla vita ecclesiale, e un sacerdote italiano impegnato in Brasile tra i “meninos da rua”. Durante la seconda giornata la concelebrazione della Messa è stata presieduta da mons. Gian Carlo Bregantini, vescovo di Locri, in Calabria, testimone del coraggio evangelico nella lotta alla criminalità organizzata. Nel pomeriggio, mons. Aldo Giordano, Segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, ha proposto stimolanti riflessioni sul tema “Per una pastorale della comunione”. Alcune testimonianze hanno poi offerto esempi di una pastorale missionaria. Tra queste, l’esperienza di sacerdoti e laici della parrocchia romana di San Giovanni della Croce, dove si coniugano in maniera armoniosa e feconda le energie e le metodologie dei nuovi Movimenti ecclesiali con le strutture parrocchiali. E ancora, un’azione di aiuto alla Bosnia portata avanti da un centro per i giovani in Germania che si è trasformata in un’esperienza di evangelizzazione, con riflessi in 45 Paesi. Infine, la testimonianza di un giovane sacerdote brasiliano sul crescere di oltre 2000 piccole comunità che, nella diocesi di Ponta Grossa, animano la vita della Chiesa e il tessuto sociale con l’arte evangelica d’amare. In primo piano, nella mattina del 21 aprile, l’aspetto della cultura e del dialogo, con la riflessione di don Pasquale Foresi, primo focolarino sacerdote, sul tema “Una nuova scuola di pensiero”, seguita dagli interventi di Vera Araújo e Carlos Clariá del Consiglio generale del Movimento dei Focolari, su “Anima del mondo: orizzonti nuovi della missione oggi”. Punto d’arrivo del Convegno è stato un intenso momento di preghiera, col quale i partecipanti hanno preso l’impegno – riproposto a nome di Chiara Lubich da Natalia Dallapiccola, sua prima compagna – di conformare la loro vita al modello di Gesù in croce per andare incontro ai molteplici volti del dolore nel mondo di oggi e “prosciugare le acque della tribolazione in molti cuori vicini e lontani”. Nel saluto finale, uno dei promotori del Convegno, don Silvano Cola, ha detto: “Come 2000 anni fa ai suoi apostoli, Gesù oggi sembra dirci: ‘Andate in tutto il mondo e annunziate il Vangelo vissuto’!”. Per ulteriori informazioni: chiesaoggi.focolare.org (altro…)

Fraternità dietro le sbarre: passi verso la luce

«Caro A., come vedi, nel nostro piccolo cerchiamo di aiutare quei compagni che hanno molte difficoltà… Quello che facciamo noi è poco, però ci dà la forza di andare avanti nella strada dove c’è la luce. Quando ci addormentiamo ci sentiamo liberi e con la coscienza a posto. Con i compagni cerco sempre un dialogo: a volte serve una parola buona, a volte basta essere disponibili, altre volte diciamo insieme una preghiera, affinché il Signore ci aiuti a superare questi momenti brutti». Così scrive un detenuto ad A., che tutti i giovedì mattina scende a Roma per recarsi al Nuovo Complesso di Rebibbia, dove i suoi amici detenuti lo aspettano. Da alcuni anni impiega così il suo giorno di libertà dal lavoro, facendosi carico dei problemi e delle speranze di gente che spesso ha toccato il fondo. In via eccezionale, A. ha ottenuto il permesso di incontrare i detenuti di tutti i reparti. Ne segue una cinquantina, e attraverso i più disponibili arriva ad altri ancora; li aiuta anche dando loro la Parola di vita mensile e la rivista Città nuova. Molti dei suoi amici dicono di trovare in questo un alimento, un aiuto a vedere le cose da un’altra visuale, come esprime questa poesia scritta da uno di loro: «Il silenzio della notte/ è come un accogliente letto caldo/ (…). È la voce della nostra coscienza./ (…) Possono i carcerati ravvedersi /i ciechi vedere tramonti /i barboni sognare un camino acceso./ Possono i potenti diventare umili e saggi /i malati tornare a sorridere./ Il silenzio della notte/ è il letto caldo dove tutti/ fanno i conti con la Verità». Spesso, il rapporto continua anche con chi ha finito di scontare la sua pena o viene trasferito: è il caso dell’autore della poesia, che scrive da un altro carcere: «È dal ’96 che sono in carcere. Disagi, lutti in famiglia e di nuovo carcere… Meno male che ho imparato ad amare e credere, perché oggi, se così non fosse stato, non so che fine avrei fatto. Voglio confidarti che continuo a pregare e cerco di portare questa vita di amore a chi ne ha più bisogno. Anche fuori di qui non sarà facile, ma bisogna fare i conti con il proprio passato, accettarlo, tirare fuori l’umiltà e dire: ho bisogno di aiuto. Non nego che ci sono stati momenti in cui ho provato sulla mia pelle qualcosa che ha vissuto Gesù: l’abbandono, la persecuzione, l’indifferenza di tante persone… ma poi dico a me stesso: io sono colpevole e Lui era innocente. Ha sacrificato la sua vita per redimerci, per farci capire fino a che punto dobbiamo amare. Come si può non amarlo e adorarlo?». Le esperienze finora raccolte sono una testimonianza commovente. Ecco alcuni flash. «Un ragazzo della cella di fronte alla mia era disperatissimo per aver perso l’anello che gli aveva regalato la moglie. Ho provato a smontare il sifone del lavandino e così l’abbiamo trovato. È difficile dire come era felice… Di sera ho scritto una lettera per un detenuto analfabeta… Ho regalato un pacchetto di sigarette da dieci con piacere, a costo di restare io senza». «Ho lavorato per due mesi a costruire una barca con degli stuzzicadenti. Volevo venderla e ricavare dei soldi. Un mio amico però non aveva niente per fare un regalo a sua moglie e allora ho pensato di regalargli la mia barca». Brani di vita nuova che ci fanno capire meglio come farci “prossimi”, sul modello di Gesù in croce, di quanti ci passano accanto nella vita, volendo esser pronti a “farci uno” con loro, ad assumere una disunità, a condividere un dolore, a risolvere un problema, con un amore concreto fatto servizio. (cfr. Città Nuova n. 5/2006)   (altro…)

Da tutto il mondo, sacerdoti a confronto su essere “Chiesa oggi”

Saranno rappresentate oltre 50 nazioni, dalla Tailandia agli USA, dall’Olanda al Burundi e al Venezuela. Un’occasione, quindi, di dialogo e di unità nella varietà delle espressioni culturali e delle esperienze ecclesiali. Interverranno pure ministri di altre Chiese cristiane. All’origine dell’incontro una constatazione: “Nella misura nella quale noi stessi siamo trasformati – ha detto papa Benedetto XVI – possiamo vedere la presenza del regno di Dio e farla vedere agli altri”. In questo senso, come ha osservato Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, “oggi i tempi esigono più che mai l’autenticità: occorrono sacerdoti-Cristo, pronti a morire per tutti”. Nell’intento di leggere insieme i “segni dei tempi”, il Convegno si confronterà con le sfide che pesano oggi sulla vita dei sacerdoti: crisi di credibilità e di incidenza, frammentazione sociale e culturale, individualismo e superlavoro. Ma metterà soprattutto in rilievo le nuove opportunità offerte dalla dimensione della comunione. Quattro le unità tematiche secondo cui si articola il programma: Figure di sacerdoti – Una spiritualità per la Chiesa-comunione – Alle prese con i volti della sofferenza – Dialogo ed evangelizzazione. Per tre giorni si avvicenderanno approfondimenti teologici, culturali e spirituali, con testimonianze, incontri per gruppi e momenti artistici. Tutto per evidenziare vie per una nuova incidenza del cristianesimo nella società di oggi. Non a caso, il Convegno attinge alla spiritualità del Movimento dei Focolari, nota come spiritualità dell’unità che favorisce il dialogo. Per informazioni: Movimento dei focolari – movimento.sacerdotale@focolare.org C.P. 21 – 00046 Grottaferrata (Roma) – Tel. 339.2173901   (altro…)

Messaggio di Chiara Lubich ai sacerdoti

Carissimi, Sono molto contenta di dare il benvenuto a ciascun partecipante a questo Congresso e, in particolare, saluto i nostri fratelli cristiani, ministri di altre Chiese, che sono presenti. Vi siete dati appuntamento da tanti Paesi di tutti i continenti per approfondire insieme la spiritualità di comunione e dialogo nella Chiesa oggi. Mi è stata chiesta una parola. Ho visto che nel vostro ricco programma un posto di rilievo è stato dato al tema: “L’abbandono di Gesù”. Perché? Perché i cardini principali della nostra spiritualità sono, da una parte, Gesù crocifisso che grida “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” e dall’altra l’unità. Gesù crocifisso e abbandonato è Colui che ha aperto agli uomini la via alla fraternità universale. E’ in quel momento che Egli diviene mediatore fra gli uomini e Dio. E’ lì sulla croce che si presenta al Padre come sacerdote e insieme vittima per l’intera umanità. E perché gli uomini, per Gesù crocifisso e abbandonato, hanno potuto ristabilire il rapporto con Dio, si è reso possibile il rapporto pure fra di loro: Gesù abbandonato è il vincolo d’unità anche fra gli uomini. E l’unità è il frutto del dialogo: è il dialogo consumato. Ecco perché si parla di Lui: Egli è il vero sacerdote! Il mio augurio, accompagnato dalla preghiera, è che ognuno veda in Lui il suo modello, affinché la Chiesa oggi si trovi arricchita di sacerdoti-Cristo, sacerdoti-vittime per l’umanità; autentici Cristo, pronti a dare la vita per tutti. La Pasqua, appena celebrata, ci ricorda che al dolore della Passione è seguita la grande gioia della Risurrezione. In Lui Risorto vivo tra noi, Chiara   (altro…)

“Chiesa oggi – Spiritualità di comunione e dialogo”

PROGRAMMA Mercoledì 19 aprile Sacerdoti e diaconi oggi – il vissuto e le sfide 09.00 Benvenuto (Wolfgang Schneck e Andrea Caelli – moderatori) Saluto (Silvano Cola, Lino D’Armi, Enrico Pepe, Hubertus Blaumeiser – responsabili del Movimento sacerdotale del Movimento dei focolari) Testimonianze-flash di sacerdoti e diaconi di diversi Continenti COREOGRAFIA “DALL’INDIVIDUALISMO ALLA COMUNIONE” (SEMINARISTI DI LOPPIANO) 10.30 Sacerdoti, diaconi e seminaristi oggi: sfide e domande Intervista di Andrea Caelli a: Wilfried Hagemann (Germania), Thomas Norris (Irlanda), Enrique Cambón (Argentina), Léon Sirabahenda (Burundi) Due seminaristi presentano i risultati di un’inchiesta CONTRIBUTO ARTISTICO (MIMO PEREZ – FILIPPINE) Messaggio di Chiara Lubich 11.45 Concelebrazione Una spiritualità per la Chiesa-comunione 16.00 Spiritualità di comunione: dal “Castello interiore” al “Castello esteriore” (Giuseppe Maria Zanghì, Responsabile del Centro studi del Movimento dei focolari) Flash storico: i sacerdoti e il Movimento dei Focolari (Silvano Cola) BRANO MUSICALE Costruire la Chiesa-comunione (testimonianze di Marco Tecilla e altri) 18.00 La profezia delle cittadelle del Movimento dei focolari (Presentazione della Mariapoli permanente di Loppiano / Incisa Valdarno) Formarsi alla comunione: scuole per sacerdoti, diaconi e seminaristi (Lorenzo Campagnolo, con partecipanti al corso annuale del Centro internazionale di spiritualità per sacerdoti e seminaristi – Loppiano) CONTRIBUTO ARTISTICO (MIMMO IERVOLINO – NAPOLI) La comunione come stile di vita (Testimonianze) 19.10 Momento di preghiera animato dai partecipanti ortodossi (Istituto delle Chiese orientali – Regensburg / Germania) Giovedì 20 aprile Le nostre radici più profonde 09.00 Momento di preghiera animato da partecipanti di varie Chiese “Ti consegno questo crocifisso” (testimonianza di Dante Sementilli) BRANO DI PIANOFORTE (ALFONSO GUILLAMON – SPAGNA) “Mettersi al posto dell’altro” (testimonianza di Carlo Malavasi) 10.20 L’abbandono di Gesù – via all’unità (Natalia Dallapiccola – prima compagna di Chiara Lubich) Gesù crocifisso e abbandonato nell’esperienza del Movimento dei Focolari (videoregistrazione di Chiara Lubich) CONTRIBUTO ARTISTICO (PIERLUIGI GRISON – LOPPIANO) Gesù abbandonato – modello del sacerdote (testimonianze) 11.45 Concelebrazione Evangelizzazione e dialogo 16.00 Per una pastorale della comunione (Aldo Giordano, Segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee) Il primato della carità (stralcio video di Chiara Lubich) BRANO MUSICALE Andare verso tutti (testimonianze) 17.50 Concerto-testimonianza sul Card. Van Thuan (Carlo José Seno e sacerdoti di Milano) 19.10 Momento di preghiera: “Ho un solo Sposo sulla terra” Venerdì 21 aprile “Che tutti siano uno” 09.00 Una nuova scuola di pensiero (Pasquale Foresi – Direzione centrale del Movimento dei focolari) CONTRIBUTO ARTISTICO “Anima del mondo”: orizzonti nuovi della missione oggi (Vera Araújo e Carlos Clarià – Centro internazionale del Movimento dei Focolari) BRANO DI PIANOFORTE (CARLO JOSÉ SENO E ALFONSO GUILLAMON) Impressioni dei partecipanti Conclusione (Silvano Cola, Lino D’Armi, Enrico Pepe, Hubertus Blaumeiser) 11.00 Concelebrazione   (altro…)

Commento di Chiara Lubich alla Parola di Vita del mese di aprile 2006

Eloquenti più d’un trattato, queste parole di Gesù dischiudono il segreto della vita.
Non c’è gioia di Gesù senza dolore amato. Non c’è risurrezione senza morte.
Gesù qui parla di sé, spiega il significato della sua esistenza.
Mancano pochi giorni alla sua morte. Sarà dolorosa, umiliante. Perché morire, proprio Lui che s’è proclamato la Vita? Perché soffrire, Lui che è innocente? Perché essere calunniato, schiaffeggiato, deriso, inchiodato su una croce, la fine più infamante? E soprattutto perché Lui, che ha vissuto nell’unione costante con Dio, si sentirà abbandonato dal Padre suo? Anche a Lui la morte fa paura; ma essa avrà un senso: la risurrezione.
Era venuto a radunare i figli di Dio dispersi1, a rompere ogni barriera che separa popoli e persone, ad affratellare uomini tra loro divisi, a portare la pace e costruire l’unità. Ma c’è un prezzo da pagare: per attrarre tutti a sé dovrà essere innalzato da terra, sulla croce2. Ed ecco la parabola, la più bella di tutto il Vangelo:

«Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto»

È Lui quel chicco di grano.
In questo tempo di Pasqua egli ci appare dall’alto della croce, suo martirio e sua gloria, nel segno dell’amore estremo. Lì tutto ha donato: il perdono ai carnefici, il Paradiso al ladrone, a noi la madre e il suo corpo e il suo sangue, la vita sua, fino a gridare: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
Scrivevo nel 1944: “Sai che tutto ci ha donato? Che poteva darci di più un Dio che, per amore, sembra dimenticarsi di essere Dio?”
E ha dato a noi la possibilità di diventare figli di Dio: ha generato un popolo nuovo, una nuova creazione.
Il giorno di Pentecoste il chicco di grano caduto in terra e morto già fioriva in spiga feconda: tremila persone, d’ogni popolo e nazione, diventano “un cuore solo e un’anima sola”, poi cinquemila, poi…

«Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto»

Questa Parola dà senso anche alla nostra vita, al nostro soffrire, al nostro morire, un giorno.
La fraternità universale per la quale vogliamo vivere, la pace, l’unità che vogliamo costruire attorno a noi, è un vago sogno, una chimera se non siamo disposti a percorrere la stessa via tracciata dal Maestro.
Come ha fatto Lui a “portare molto frutto”?
Ha condiviso tutto di noi. Si è addossato le nostre sofferenze. Si è fatto con noi tenebra, malinconia, stanchezza, contrasto… Ha provato il tradimento, la solitudine, l’orfanezza… In una parola si è fatto “uno con noi”, facendosi carico di quanto ci era di peso.
Così noi. Innamorati di questo Dio che si fa nostro “prossimo”, abbiamo un modo per dirgli che gli siamo immensamente grati per il suo infinito amore: vivere come ha vissuto Lui. Ed eccoci a nostra volta “prossimi” di quanti ci passano accanto nella vita, volendo esser pronti a “farci uno” con loro, ad assumere una disunità, a condividere un dolore, a risolvere un problema, con un amore concreto fatto servizio.
Gesù nell’abbandono s’è tutto dato; nella spiritualità che s’incentra in Lui, Gesù risorto deve risplendere pienamente e la gioia deve darne testimonianza.

Chiara Lubich

1 Cf Gv 11,52
2 Cf Gv 12,32

 

“E per scuola… una città”

Non si può negare che è in atto un grande sforzo mondiale per vincere l’analfabetismo dei popoli. Ma contemporaneamente all’orizzonte si profilano, soprattutto per le società più opulente, i rischi di un nuovo analfabetismo: quello delle coscienze. Per questo, più di tutto, serve ri-creare una cultura dell’educazione. Riportare al centro dell’interesse la relazione tra educando ed educatore, tra educatori, tra gruppi, tra teoria e pratica, è l’obiettivo di questo primo Convegno internazionale che si svolgerà al Centro Mariapoli di Castelgandolfo dal 31 marzo al 2 aprile promosso da EDU-EducazioneUnità, centro studi pedagogici del Movimento dei Focolari, che ha avuto inizio nel 2002 per iniziativa di Chiara Lubich. Verranno approfondite tematiche di particolare attualità: Alla scuola di chi? – Di fronte al crescente disorientamento educativo, il Convegno intende imprimere nuovo slancio ad una vocazione in crisi: metterà in rilievo la figura dell’educatore, del docente, del maestro, che sappia coniugare teoria e pratica, parola e testimonianza. Comunità in dialogo – Una finalità, una scommessa irrinunciabile per dar vita ad una cultura della relazione educativa e dei legami tra educatori, tra famiglie, tra gruppi associativi in cui i giovani sappiano riconoscere i segni di una riumanizzazione dei rapporti e di un nuovo senso di comunità, intessuta di reciproco interesse. Il senso del pensare – Paradossalmente, in un mondo ricco di dati e di informazioni, il rischio è quello di non sapere pensare. Diventa priorità assoluta quindi stimolare l’educazione del pensiero, della riflessione, della ricerca di senso. L’imparare: uno strumento per servire – Sempre più frenetica è la rincorsa del successo e l’apprendere spesso è finalizzato alla competizione egocentrica. Apprendere per servire capovolge quest’ottica, nella ricerca di un sapere condiviso, nell’interesse del bene comune. Ad educatori, docenti e studenti di Scienze dell’Educazione, politici impegnati in questo campo, il Convegno proporrà i primi frutti della ricerca avviata da studiosi di vari Paesi in campo pedagogico sul ricco patrimonio di spiritualità e di realizzazioni educative, attuate nei 60 anni di vita dei Focolari in varie aree del mondo. (altro…)

50° Città Nuova: città in dialogo, città della fraternità

50° Città Nuova: città in dialogo, città della fraternità

«Guardando alle nostre città, ciò che attrae l’uomo d’oggi nelle sue esigenze più profonde, è proprio questa “città nuova”, città della fraternità, che rende fratelli al di là di ogni divisione. La rivista Città nuova vuol essere via alla fraternità, strumento di dialogo a tutti i livelli, di comunione, di unità». Così Chiara Lubich nell’editoriale del 1° numero del 2006, 50° anno di vita della rivista dei Focolari. E per lanciare questa nuova prospettiva alle principali città italiane, Città Nuova ha stilato un calendario di appuntamenti. Tra le prime tappe: Roma e Milano. Milano: segni visibili di fraternità Un modo nuovo di vivere la città: diventare «cittadini a pieno titolo, capaci di guardare in faccia la realtà e allo stesso tempo di modificare il corso degli eventi, cominciando a progettare partendo dall’incontro con l’altro». E’ la proposta lanciata l’11 marzo scorso, da Lucia Fronza Crepaz, presidente del Movimento Politico per l’unità, alla presenza di oltre 1600 persone che gremivano l’aula magna dell’Università Statale. Infatti «la tolleranza non è sufficiente». Come ha affermato la sociologa brasiliana Vera Araujo, si rende necessario giungere al dono di sé agli altri, alla solidarietà, fino ad arrivare alla fratellanza universale. «Dobbiamo passare da una cultura che ha privilegiato il ‘che cosa’?, la sostanza, a una cultura che ponga al centro il ‘chi’?, il singolo, l’uomo, nella sua vocazione a essere persona, in quella comunione che supera l’individualità», ha affermato il prof. Giuseppe Maria Zanghì, filosofo del Centro Studi Interdisciplinare del Movimento dei Focolari. L’invito è «uscire dal chiuso dei nostri monolocali per l’aperto infinito che è l’Amore. Dovremmo dare alle nostre città di pietra l’ariosità del giardino dell’Eden ritrovato negli spazi della vita trinitaria». Roma: continua il percorso L’edizione romana, in calendario per il 25 marzo, alle ore 16.00, all’Università di Roma Tre – con il Patrocinio del Comune di Roma – ha come tema di riferimento il tessuto cittadino e le dinamiche locali che fanno di Roma una città universale. Lo dice il titolo del Convegno: “Roma città in dialogo: tra dinamiche locali e prospettive universali”. Si tratta della continuazione di un percorso già avviato da anni nella capitale: mira ad accrescere il dialogo con la città, la presenza attiva sul territorio. Insieme ai protagonisti di esperienze concrete nel vissuto cittadino, il massmediologo Giampiero Gamaleri, il sociologo Bennie Callebaut e il giornalista Michele Zanzucchi, offriranno spunti di riflessione sull’attuale sfida multiculturale. (altro…)

CHIESA-COMUNIONE. Paolo VI e Giovanni Paolo II ai Vescovi amici del Movimento dei Focolari, Città Nuova Editrice, Roma 2002

INTRODUZIONE Approfondire lo spirito della collegialità L’incoraggiamento di Paolo VI e di Giovanni Paolo II Affrettare la piena comunione visibile fra le Chiese Riflessione sulla Chiesa-comunione Dalla benedizione all’approvazione Ecclesiologia di comunione – spiritualità di comunione “Voi state riflettendo sulla comunione, realtà costitutiva della natura stessa della Chiesa”. Con queste parole Giovanni Paolo II si è rivolto il 28 febbraio 2002 a oltre 80 Vescovi provenienti da 45 nazioni di tutti i cinque Continenti. Ed ha indicato questa priorità per l’azione pastorale: “La comunione all’interno del popolo cristiano, pertanto, chiede di essere sempre più assimilata, vissuta e manifestata, anche grazie ad un deciso impegno programmatico, a livello sia di Chiesa universale che di Chiese particolari”. Ha quindi esortato a “coltivare un’autentica e profonda spiritualità di comunione”, compito di prima urgenza che, se riguarda tutti i membri della Comunità ecclesiale, “spetta però anzitutto ai Pastori”. Venticinque anni prima, Paolo VI, in occasione dell’udienza generale del 9 febbraio 1977, aveva accolto un gruppo di dodici Vescovi che – come riferì il giorno dopo L’Osservatore Romano – si erano riuniti “nel Centro Mariapoli di Rocca di Papa per partecipare a un corso di spiritualità”. Giacché in quel tempo era assai raro veder tanti Vescovi convenire all’appuntamento settimanale del Papa con i fedeli, Paolo VI, tanto sensibile alla collegialità episcopale, li volle presentare ad uno ad uno all’intera assemblea, trovando per ciascuno una parola personale. E, alla fine, impartì la benedizione apostolica assieme a loro. Fu questo l’inizio dei Convegni annuali di “Vescovi amici del Movimento dei Focolari”. Vale la pena ricordare ancora un significativo dettaglio:dopo l’udienza, i dodici Vescovi, provenienti da Cile, Colombia, Corea, Macau, Tailandia, Germania, Croazia, Portogallo e Italia, furono ricevuti a pranzo dall’allora Cardinale Segretario di Stato, Giovanni Villot, nel suo appartamento privato. Promotore dell’iniziativa fu Mons. Klaus Hemmerle, Vescovo di Aquisgrana in Germania (1975-94). Uomo di grande cultura ed eminente teologo, egli sin dalla fine degli anni ‘50 aveva conosciuto la spiritualità del Movimento dei Focolari e l’aveva vissuta da sacerdote diocesano. Diventato Vescovo pensò di non interrompere quel cammino di comunione e, nel febbraio 1976, assieme a centinaia di preti di tutta Europa, venne all’incontro annuale dei sacerdoti focolarini. “Lì – racconta – ho avuto un incontro decisivo con Chiara Lubich”. E ricorda come in quel colloquio capì che i Vescovi, legati l’uno all’altro nella collegialità e chiamati ad essere nella Chiesa custodi dell’unità, sono destinati in un modo tutto speciale a vivere tra loro l’amore reciproco . Nell’estate di quello stesso anno il Vescovo Hemmerle si ritrovò in Svizzera con altri due Vescovi che, come lui, si ispiravano nella loro vita alla spiritualità di comunione che caratterizza il Movimento dei Focolari: Mons. Josef Stimpfle, allora Vescovo di Augsburg (Germania), e Mons. Acacio Rodrigues Alves, Vescovo, oggi emerito, di Palmares (Brasile). In quell’occasione, in un incontro con Chiara Lubich, nacque l’idea di ritrovarsi nel febbraio successivo per un Convegno spirituale con altri Vescovi desiderosi di poter approfondire questa spiritualità. Approfondire lo spirito della collegialità Sin dal primo incontro, una caratteristica di questi Convegni è stata quella che i partecipanti, prima di ritornare nelle rispettive diocesi, si accordavano tra di loro – attraverso un “patto d’amore scambievole”, come lo chiamarono – di vivere anche a distanza con intensità il comandamento nuovo di Gesù, in modo da dare così un contributo vitale per rendere sempre più concreta la collegialità effettiva ed affettiva. Merita riportare almeno alcune parole di questo impegno che i Vescovi, in occasione del loro primo incontro, vollero prendere nella stessa Basilica di S. Pietro, davanti alla Pietà di Michelangelo: “Eterno Padre, uniti nel nome di Gesù, noi ti promettiamo di amarci a vicenda come Gesù ci ha amati, fino a dare la vita, per vivere in pienezza la collegialità attorno al Papa… Fa sì che siamo un’anima sola e un corpo solo, che la gioia dell’uno sia la gioia dell’altro, che la croce dell’uno sia la croce dell’altro, affinché risplenda in noi e fra noi la continua presenza di Gesù risorto, fino a penetrare tutte le nostre attività e rinnovare le nostre diocesi, affinché tutti siano uno e il mondo creda”. Sta qui, in effetti, tutta l’originalità di questi Convegni spirituali fra Vescovi. Essi – come era solito spiegare il Vescovo Hemmerle – non si prefiggono di trattare temi teologici o problemi particolari, ma di dar modo ai Vescovi di vivere un’esperienza di comunione spirituale e di unità, per approfondire, nella carità reciproca, lo spirito della collegialità col Papa e fra loro, e ravvivare così la vita di comunione nelle proprie diocesi e nei riguardi degli altri Vescovi. Un’istanza assai sentita, questa. Lo dimostra il numero crescente dei partecipanti a questi incontri che da tempo si svolgono ormai non soltanto a Roma, ma anche a livello regionale in diverse parti del mondo, dall’Estremo Oriente all’Africa, dal Brasile all’Europa centrale, ai Paesi del Medio Oriente. Con frutti profondi di comunione, come testimoniano – per citare soltanto un esempio – queste espressioni di un Vescovo dell’America Latina che, dopo aver partecipato a uno di questi Convegni, a distanza di alcuni mesi così scrisse agli altri Vescovi: “Voglio dirvi che la mia vita è stata profondamente toccata da questo incontro. Ho avuto l’impressione che noi tutti fossimo nati nello stesso quartiere, avessimo studiato nella stessa scuola e fossimo vissuti sempre assieme. Da quel momento vi sento tutti uniti a me, come se fossimo mattoni di una stessa parete, tenuti insieme col cemento. E non so più pregare isolato, ma soltanto in comunione con tutti”. L’incoraggiamento di Paolo VI e di Giovanni Paolo II Quando Paolo VI, il 25 gennaio 1978, pochi mesi prima della sua morte, incontrò per la seconda volta i Vescovi riuniti in Convegno – erano 23 quell’anno – non esitò ad affermare a chiare parole la sua gioia per quell’iniziativa: “Tutto ciò che favorisce la mutua, fraterna carità, nella prospettiva di un più generoso e fecondo servizio ecclesiale, si colloca al centro del Vangelo e del ‘comandamento nuovo’ formulato dal Signore Cristo Gesù. (…) Noi non possiamo tacere questa vostra iniziativa e la confermiamo con la nostra speciale benedizione” . Quell’anno al Convegno partecipò anche Mons. Jorge Novak, allora Vescovo di Quilmes (Argentina), che rimase profondamente impressionato da un fatto da lui stesso riferito con queste parole: “Dopo l’udienza generale con Paolo VI, noi Vescovi fummo invitati in una sala dove il Papa ci parlò nuovamente e ci disse: ‘Come capo del Collegio Apostolico vi incoraggio, vi stimolo, vi esorto a continuare in questa iniziativa’ ”. Giovanni Paolo II, eletto Papa nell’ottobre 1978, subito intuì il valore di questi incontri volti a rafforzare lo spirito di comunione all’interno del Collegio episcopale e li sostenne. Fu lui a presentare – durante l’udienza generale del 15 febbraio 1979 – i 40 partecipanti del terzo Convegno con il nome di “Vescovi amici del Movimento dei Focolari”. L’anno successivo rifletteva in questi termini sulla rilevanza di questi Convegni: la collegialità effettiva ed affettiva “è la nostra principale testimonianza (…). Io mi rallegro della spiritualità che vi aiuta oggi a realizzarla sempre di più”. Due anni dopo, ricevendo all’indomani del sesto Convegno il Vescovo Hemmerle ed altri Vescovi cattolici in udienza speciale – era il 21 febbraio 1982 -, nel suo discorso tracciò linee che suonavano assai programmatiche. “Mentre il Papa viveva un’intensa e consolante esperienza di comunione con alcune giovani Chiese nel Continente africano, celebrando con esse il mistero dell’unità che pulsa nel grande Organismo della Chiesa universale, voi celebravate questo stesso mistero nella carità di una riunione fraterna, che vi ha consentito di parteciparvi reciprocamente, sotto gli occhi di Maria, ansie, progetti, prospettive, fiduciose speranze”. Nel fare ciò – proseguì Giovanni Paolo II – “voi non vi siete nutriti soltanto di una spiritualità che vi è particolarmente cara, ma avete altresì posto in atto una dimensione caratteristica della vostra realtà ontologica di Vescovi”. Come ogni cristiano è, per sua natura, con-discepolo di Cristo – spiegò – “così ogni sacerdote è con-sacerdote ed ogni vescovo è, per definizione, con-vescovo”. Ed espresse la convinzione che una tale apertura all’intera Chiesa “non vi porterà affatto a trascurare il gregge che vi è stato affidato”, ma darà piuttosto “maggiori garanzie di essere pienamente in sintonia con Cristo”. Affrettare la piena comunione visibile fra le Chiese Nella stessa udienza, Papa Wojtyła aprì una prospettiva che si sarebbe espressa ben presto in ulteriori sviluppi. L’ansia dell’unità – disse – vi porterà “a farvi carico con sempre rinnovato slancio del problema ecumenico, spingendovi a tentare ogni utile iniziativa”. Sollecitazione che, da parte dei Vescovi, trovò un’immediata risposta. Nell’ottobre successivo si tenne infatti per la prima volta un Convegno ecumenico di Vescovi amici del Movimento dei Focolari, appuntamento che da allora si ripropone ogni anno, di volta in volta in una sede diversa. “Non facciamo qui un Congresso teologico, benché non dimentichiamo di essere teologi. E non ci ritroviamo neppure per una conferenza ecclesiale, anche se portiamo in noi le nostre Chiese. Il nostro fine è quell’unità dello spirito e dell’amore – amore che conduce alla verità – che nasce dal fatto che ci amiamo come Gesù ci ha amati e viviamo unanimiter la Parola che egli ci ha dato”. Così, al Convegno ecumenico del novembre 1990, il Vescovo Hemmerle spiegò la caratteristica di questi incontri. Ed espresse la convinzione che tale esperienza di comunione era “un fatto veramente ecclesiale, una via per preparare dal di dentro le vie dell’unità”. Con l’andare del tempo, questi Convegni ecumenici che, con la benedizione dei Capi delle rispettive Chiese, oltre che a Roma, si sono svolti a Costantinopoli (1984), Londra (1986 e 1996), Ottmaring nei pressi di Augsburg (1988 e 1998), Trento (1995), Amman-Gerusalemme (1999) e Baar, non lontano da Zurigo (2001), hanno suscitato l’interesse anche di eminenti personalità del mondo ecumenico. “Abbiamo gioito nello spirito”, ha scritto il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I nel messaggio inviato al Convegno del novembre 1997. E, dopo aver formulato parole di ammirazione e di amore per il Movimento dei Focolari, affermava: “Il vostro approfondimento dei temi della spiritualità e dell’unità sarà certamente di grande giovamento per la vostra dedizione alla causa dell’unità dei cristiani”. Da parte evangelica-luterana, fra i partecipanti ci fu, sin dal 1983, il dott. Johannes Hanselmann, per molti anni Vescovo della Baviera e personaggio di primo piano nella Federazione luterana mondiale, della quale fu vice-presidente (1977-87) e presidente (1987-1990). Alla luce della sua vasta esperienza ecumenica, Hanselmann era profondamente conscio dell’originalità di quel “patto d’amore reciproco” con cui i Vescovi in ogni incontro si promettevano solennemente “di cercare in tutto e prima di tutto l’amore scambievole”, secondo il comandamento nuovo, impegno che portò tanti e tali frutti che egli non esitò a parlare di “un soffio di eternità” che lui trovava in queste riunioni. Incontri carichi di una speciale speranza, dunque, tanto che il Vescovo inglese Hugh W. Montefiore, nota personalità nel mondo anglicano, nella giornata conclusiva del Convegno del dicembre 2001, al quale avevano partecipato 24 Vescovi ortodossi, siro-ortodossi, anglicani, evangelici-luterani e cattolici, giunse a dire di aver sperimentato, nella comunione tra loro, “un presagio di ciò in cui noi tutti speriamo”. Come un significativo seguito di quest’ultimo Incontro, il Segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, dott. Konrad Raiser, ha rivolto a Chiara Lubich un caloroso invito a visitare questo importante organismo. Per coincidenza, il Convegno ecumenico di Vescovi dell’ottobre 2002 si svolge nei pressi di Ginevra e prevede un’agenda particolarmente interessante. Rivolgendo la sua parola ai Vescovi di varie Chiese, Giovanni Paolo II ha dato più volte espressione a tutta la sua ansia per l’unità: Che questa esperienza di preghiera e di scambio fraterno affretti il giorno in cui saremo completamente uno in Cristo!” (12 ottobre1983). “Che il vostro pellegrinaggio ecumenico, spinto dalla forza dello Spirito, sia sempre (…) un servizio alla memoria delle opere mirabili da Dio compiute nella storia di ogni comunità cristiana, un richiamo fiducioso alla conversione e alla riconciliazione” (26 novembre 1987). “Non possiamo presentarci davanti a Cristo, Signore della storia, così divisi come ci siamo purtroppo ritrovati nel corso del secondo millennio”. Da qui tutto l’apprezzamento di Papa Wojtyła per questi incontri annuali che “pur con il loro carattere informale e privato, (…) aiutano a far crescere ed a diffondere un’intensa unione spirituale nella carità e nella verità, che alimenta la speranza del completo superamento, con l’aiuto della grazia di Dio, delle barriere che purtroppo ancora dividono i cristiani” (13 novembre 1997). Anelito per l’unità che, nell’udienza del 2 dicembre 2000, ha condotto Giovanni Paolo II ad indirizzarsi ai suoi “venerati fratelli nell’episcopato” con il vibrante appello a “rileggere la complessa e a volte travagliata storia delle nostre comunità nella prospettiva dell’unica Chiesa di Cristo, dove le legittime differenze contribuiscono a rendere più splendente il volto della Sposa del gran Re”. Quello dell’unità – ha detto Giovanni Paolo II nel 1994 al Convegno di Vescovi cattolici – è un desiderio di Gesù “che ci incalza e non ci dà pace, finché non si sia realizzato”. Riflessione sulla Chiesa-comunione Dopo la prima udienza speciale nel 1982, Giovanni Paolo II, in un crescendo che non sfuggirà a chi sfoglia le pagine di questo volume, ha costantemente accompagnato, illuminandolo con la sua parola, lo sviluppo dei Convegni fra i Vescovi cattolici. Ed ha colto quelle occasioni per enucleare una serie di punti-chiave importanti per una sempre maggiore realizzazione della Chiesa-comunione. Ne evochiamo qui, molto rapidamente, solo i principali: lo spirito della collegialità episcopale come lievito d’unità ecclesiale sia a livello universale che nelle Chiese particolari; il ruolo decisivo di una spiritualità di comunione, quale presupposto anche di una testimonianza efficace; il Cristo crocifisso ed abbandonato come sorgente della comunione e come via per il dialogo; il profilo mariano della Chiesa. E’ profondamente radicata nel pensiero di Papa Wojtyła – come del resto mostra la sua costante prassi – l’idea che la collegialità effettiva ed affettiva dei Vescovi, lungi dall’essere solo realtà giuridica o sacramentale, debba tradursi quotidianamente in comunione vissuta. Da qui la simpatia con cui egli guarda e sostiene ogni iniziativa che mira a rendere operante questa istanza che è, senza dubbio, tra le linee direttrici più importanti del Concilio Vaticano II. Ma non meno urgente suona l’invito, che egli rivolge ai Vescovi, a trasmettere alle loro diocesi quello spirito di unità e comunione che essi sono chiamati a vivere tra loro. “L’esperienza di ‘koinonia’, che voi oggi vivete – ha detto nel 1983 -, possa riverberarsi positivamente nelle Chiese particolari affidate alle vostre cure, suscitando in esse un senso sempre più vivo dell’appartenenza all’unico Corpo mistico di Cristo”. Nel 1990 è stato ancora più esplicito: “Ringraziate il Signore per l’esperienza di fraternità apostolica che state vivendo durante questi giorni e portate poi il lievito di questa unità vissuta tra voi all’interno delle vostre rispettive Comunità diocesane”. E nel 1992: “Fate tesoro dell’esperienza spirituale del Movimento dei Focolari (…) per accrescere sempre più il vostro slancio apostolico e per incrementare l’animazione evangelica nelle vostre rispettive Comunità diocesane e nel mondo intero”. Nel 1995 emerge, per la prima volta in questi termini, un tema che diventerà poi uno dei cardini della lettera-programma per la vita della Chiesa nel terzo millennio che è la Novo millennio ineunte: l’urgenza che la vita e l’azione della Chiesa sia animata, a tutti i livelli, da una “robusta spiritualità di comunione”, come elemento propulsore, pure, per la grande impresa della nuova evangelizzazione. “Come allora, anche oggi – scrive il Papa nel Messaggio al Convegno del 1997 – il compito principale dell’apostolo è proclamare e testimoniare con la vita che Cristo è veramente risorto, che Egli è presente tra di noi attraverso il comandamento nuovo che ci ha lasciato”. E ne trae questa conseguenza: “Una spiritualità di comunione per dei Pastori della Chiesa significa l’impegno al dono totale di se”, ma anche, per la reciprocità dell’amore, “considerare la croce dell’uno la croce dell’altro”. E’ questo il presupposto indispensabile della stessa testimonianza. “Il nostro tempo – dice nell’udienza del 16 febbraio 1995 – esige una nuova evangelizzazione. Richiede quindi con particolare intensità ed urgenza di rispondere a questa originaria vocazione personale ed ecclesiale: formare, in Cristo, ‘un cuore solo e un’anima sola’ (At 4, 32)”. E ribadisce: “Essere uno in Cristo è, per così dire, la prima e permanente forma di evangelizzazione attuata dalla Comunità cristiana”. Negli ultimi due anni, il tema della “spiritualità di comunione” si trova intimamente unito ad un altro punto-cardine della Novo millennio ineunte che è allo stesso tempo uno dei pilastri della spiritualità dei Focolari: il volto dolente di Cristo, ed anzi: il mistero del suo abbandono in croce. “In Cristo crocifisso ed abbandonato – afferma il Messaggio del 14 febbraio 2001 – il male ed il peccato sono definitivamente sconfitti, e viene resa possibile la piena unità dell’umanità col Padre e degli uomini fra di loro”. Sta qui dunque “la via maestra non soltanto per rendere sempre più effettiva la comunione a tutti i livelli della compagine ecclesiale, ma anche per aprire un fecondo dialogo con le altre culture e religioni”. Confrontato lui stesso profondamente con la sofferenza, nell’udienza del 28 febbraio 2002 Giovanni Paolo II torna sull’argomento: “Il servizio dell’unità, su cui voi giustamente amate molto insistere, è intrinsecamente segnato dalla Croce”. Richiama al riguardo l’esempio degli Apostoli: “Il loro ministero di comunione e di evangelizzazione ha goduto della stessa fecondità di quello di Cristo: la fecondità del chicco di grano (…) che produce molto frutto se e perché muore nella terra”. Come non intravedere qui anche una personalissima esperienza? Non meno importante è il tema del profilo mariano della Chiesa, che emerge in diversi interventi di Giovanni Paolo II. Egli ne ha parlato – come si sa – con accenti programmatici nel discorso al Collegio Cardinalizio, durante l’anno mariano, il 22 dicembre 1987  . Maria – dirà poche settimane dopo ai Vescovi amici del Movimento dei Focolari – “è un eminente modello per noi Pastori di come debbono essere condotte le anime”. Da qui la speranza che i Vescovi possano rivivere, nei loro Convegni, “quasi un nuovo ‘Cenacolo’ con Maria”, affinché la loro testimonianza abbia sempre più “quel timbro ‘materno’ che essa deve avere, per riuscire veramente efficace nel mondo” (12 febbraio 1988). Dieci anni dopo, il Papa si sofferma nuovamente su questo tema: “La Chiesa possiede dunque, accanto al ‘profilo petrino’, un insostituibile ‘profilo mariano’: il primo manifesta la missione apostolica e pastorale affidatale da Cristo, il secondo esprime la sua adesione al piano divino della salvezza”. Ne nasce la sfida per i Vescovi e per le loro Comunità di “riproporre fedelmente questo duplice profilo della Chiesa” (14 febbraio 1998). Se questi sono alcuni temi salienti, di cui il lettore potrà rendersi meglio conto attraverso la lettura di questo volume, c’è però un elemento che la carta scritta non può trasmettere: la gioia e la comunione spontanea che hanno caratterizzato questi incontri di Giovanni Paolo II con i suoi fratelli nell’episcopato. Forse ne danno un’idea le foto. Attraverso di esse si potranno conoscere anche alcuni dei principali protagonisti, fra cui il Card. Miloslav Vlk che assunse la moderazione dei Convegni, dopo la morte del Vescovo Hemmerle avvenuta il 23 gennaio 1994. Dalla benedizione all’approvazione Trascorsi più di 20 anni dall’inizio dei Convegni spirituali che sono stati fonte di arricchimento per centinaia di Vescovi cattolici nelle diverse parti del mondo, questa esperienza di comunione ha trovato anche un’approvazione, con la lettera del Pontificio Consiglio per i laici del 14 febbraio 1998, che riconobbe formalmente la partecipazione dei “Vescovi amici” al Movimento dei Focolari. Non che si volessero codificare dei rapporti che erano e che rimangono di natura tutta spirituale. Ma piuttosto perché si sentì l’esigenza che la configurazione giuridica dell’Opera di Maria – nome ufficiale del Movimento dei Focolari – riflettesse quest’Opera nelle sue varie dimensioni, così come sono nate dal carisma dell’unità che ad essa è proprio. Di queste dimensioni fa parte, appunto, anche quella comunione spirituale di Vescovi che è andata crescendo lungo gli anni, con innumerevoli frutti, e che è stata calorosamente incoraggiata sin dall’inizio da Papa Paolo VI. Per l’approvazione fu decisiva la riflessione di un noto canonista sull’inalienabile diritto di associazione di cui godono tutti i battezzati, diritto che spiega il fatto nuovo ed originale della partecipazione ai Movimenti ecclesiali contemporanei non solo di cristiani laici, bensì di persone di tutti gli stati e vocazioni . Ma soprattutto è stato importante chiarire come tale partecipazione, nel caso dei Vescovi, pur avendo un riconoscimento giuridico, resti un impegno esclusivamente spirituale che né comporta legami giuridici né costituisce un’associazione di fatto . Rimane pertanto salvaguardata l’unicità del Collegio episcopale, come corpo indivisibile. Neppure si interferisce nell’esercizio degli specifici doveri e dell’uguale disponibilità verso tutti, propri del ministero del Vescovo; disponibilità ed apertura – è il caso di sottolinearlo – che devono abbracciare pure le realtà carismatiche e associative, in tutta la loro varietà. Se Giovanni Paolo II ha voluto questa approvazione e se essa è stata formalizzata dal Pontificio Consiglio per i laici, cui fanno riferimento i Movimenti ecclesiali, con l’apporto significativo della Congregazione per la dottrina della fede ed anche della Congregazione dei Vescovi, ciò si deve pure alle particolari caratteristiche della spiritualità dell’unità che anima il Movimento dei Focolari. Nella vita di un Vescovo infatti – come sottolineano gli interventi di Paolo VI e di Giovanni Paolo II riportati in questo volume – la spiritualità dell’unità è uno stimolo costante a svolgere il proprio ministero nella più perfetta unità con il Papa, a rafforzare la comunione all’interno del Collegio dei Vescovi, particolarmente nelle Conferenze episcopali nazionali e regionali, a far risplendere nella propria diocesi la realtà della Chiesa-comunione cominciando dal presbiterio diocesano e favorendo l’armoniosa collaborazione con i carismi antichi e nuovi, per aprirsi, poi, forti della testimonianza dell’unità, a quel dialogo con le altre Chiese, con il mondo delle religioni, con le culture, voluto dal Concilio Vaticano II. Ecclesiologia di comunione – spiritualità di comunione Da quanto precede emerge il significato della presenza di Cardinali e Vescovi in un Movimento ecclesiale come quello dei Focolari. Esso è da ricercare nella necessità che l’ecclesiologia di comunione del Concilio Vaticano II trovi il suo riscontro in una spiritualità corrispondente. Non può giungere, infatti, a pienezza la vita della Chiesa-comunione senza una spiritualità di comunione, la quale, per la verità, porta con sé dinamiche, metodi e strumenti della vita spirituale, in gran parte ancora da scoprire e da mettere in pratica. Se sono sempre più numerosi i Vescovi, e non solo, a sentire questa necessità, forse nessuno l’ha espressa con tanta lucidità e con tanto vigore come Giovanni Paolo II che nella Novo millennio ineunte scrive: “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo”. E chiarisce: “Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità della comunione”. “Senza questo cammino spirituale – avverte il Papa – “a ben poco servirebbero gli strumenti esteriori della comunione. Diventerebbero apparati senz’anima, maschere di comunione più che sue vie d’espressione e di crescita”. Da qui il caloroso augurio che Giovanni Paolo II sembra formulare col cuore in mano per tutta la Chiesa: “Gli spazi della comunione vanno coltivati e dilatati giorno per giorno, ad ogni livello, nel tessuto della vita di ciascuna Chiesa. La comunione deve qui rifulgere nei rapporti tra Vescovi, presbiteri e diaconi, tra Pastori e intero Popolo di Dio, tra clero e religiosi, tra associazioni e movimenti ecclesiali” (nn. 43,45). Quella dei Focolari è appunto una spiritualità della comunione. Per questo Giovanni Paolo II non cessa di sollecitare i Vescovi a “discernere, accogliere e promuovere il carisma che lo Spirito suscita nel Movimento ” (12 febbraio 1999). E li esorta: “Fedeli alla spiritualità dell’unità ed attraverso un costante scambio di esperienze, proseguite nella vostra missione di costruttori di comunione all’interno delle Conferenze episcopali, in seno al presbiterio e nelle comunità diocesane” (23 febbraio 2000). (altro…)

Nuova Umanità – Marzo-Aprile 2006

Editoriale

TRE MEDITAZIONI  – di Giovanni Casoli – Mentre gran parte del mondo sembra attraversare, in diversi modi, gallerie di cieca oscurità, forse non è inutile riflettere su alcuni aspetti fondamentali della fede cristiana. In queste testo l’Autore si sofferma su tre realtà: il ruolo di Maria nell’economia trinitaria della creazione e della redenzione e il suo posto tra noi in quanto Madre del Verbo fatto uomo; la promessa di Gesù di “dimorare” (Gv 14,23) e “cenare” (Ap 3,20) con noi, promessa che risuona di accenti eucaristici indicando che la dimora del Dio unitrino con l’uomo è spirituale, reale, sacramentale; infine, la dimensione trinitaria del Dio cristiano con un accenno alla comunione dei santi e alla vita ultraterrena.

Nella luce dell’ideale dell’unità

I MOVIMENTI ECCLESIALI E IL PROFILO MARIANO DELLA CHIESA – di Chiara Lubich – Riportiamo il discorso pronunciato il 16 giugno 2004 al St Mary’s College dell’Università statale del Surrey, nei pressi di Londra, a conclusione di un ciclo di conferenze dedicato ai nuovi Movimenti e Comunità ecclesiali. LA STORIA COME VERITA’– di Pasquale Foresi – L’Autore approfondire il concetto di verità nel suo intrinseco legame con la storia. In senso classico, la verità viene intesa come l’adesione della mente alla realtà, e, se espressa verbalmente, come la corrispondenza tra la parola e l’essere. Questa verità filosofica poi si attua in varie forme fenomenologiche di trasmissione – i concetti, gli scritti… –, attraverso le quali giunge a noi. Ma a noi arriva, in verità, ciò che è al di là di quanto è detto e raccontato e che è, appunto, quel tanto di essere, di esistenza vera che quasi inconsciamente colgo, non per ragionamento ma come abbeverandomene. Qui è il punto in cui filosofia e storia coincidono, ove l’acquisizione della verità si identifica con il mio tendere alla luce, quale tensione esistenziale del mio stesso essere al vero. LA PAROLA COME AMORE E LA PRESENZA DI DIO SOTTO LE COSE. LETTURA TRINITARIA DI UNA ESPERIENZA – di Fabio Ciardi – È ormai nota la particolare esperienza mistica vissuta dalla fondatrice del Movimento dei Focolari nell’estate del 1949. Gli inizi di quel periodo di luce, più volte evocati nelle pagine di questa rivista, conoscono due esperienze preliminari sul Mistero trinitario, quasi a sensibilizzare le persone che ne furono protagoniste e a sintonizzarle su di esso. Chiara Lubich parla di queste due esperienze come di due “prodromi”. La prima riguarda una particolare comprensione della Parola di Dio; la seconda la percezione della presenza di Dio sotto le cose. È su queste due esperienze che l’Autore ferma la sua attenzione. Saggi e ricerche PER UN’ETICA PUBBLICA DELLA CURA: VULNERABILITÀ, DIPENDENZA E RECIPROCITÀ – di Vittorio Pelligra – In questa saggio abbiamo voluto porre in evidenza alcuni degli elementi fondativi su cui può organizzarsi un’etica pubblica della cura e i suoi nessi con i modelli di organizzazione dell’attività di fornitura di servizi alla persona ed in particolare ai disabili. Questi elementi sono la vulnerabilità e la conseguente dipendenza che ognuno di noi sperimenta in diverse fasi della propria esistenza, unitamente al valore fondamentale della persona-come-fine-in-sé; essi fondano un tipo di rapporto interumano nel quale i bisogni di cura e di dare cura sono simmetrici e possono trovare attuazione solo all’interno di una relazione tra persone. A tale relazione non si possono sostituire soggetti altri, i quali invece sono chiamati ad operare in un ruolo di doulia, cioè di «servizio al servitore». Le implicazioni economiche di tale visione attengono al modello di organizzazione che meglio può farsi carico di tale compito. Abbiamo suggerito che tale organizzazione deve operare secondo il modello dell’impresa civile multi-stakeholder, fondata sul principio di reciprocità.  Solo in questo ambito, infatti, è possibile liberare la domanda dai condizionamenti dell’offerta e far si che gli utenti diventino co-produttori. LA PAROLA “FANTASMA”: POSSIBILE RUOLO DELLA FIDUCIA NEL DIRITTO – di Fabio Rossi – La recente riscoperta di elementi e valori, quali libertà, eguaglianza, solidarietà e dignità umana – per non parlare delle “nuove” scoperte come il concetto di fraternità o l’idea stessa di persona – ritenuti fondamentali da un punto di vista sociale nonché decisivi per la costruzione di un mondo realmente a misura d’uomo, sembra però aver dimenticato una componente fondamentale: la Fiducia. Situazione perlomeno paradossale, considerando l’antico lignaggio, culturale e umano, di questo valore, ravvisabile in verità in modo trasversale in ambiti molto diversi tra loro all’interno dei quali esso sembra invece poter svolgere un ruolo determinante; in economia come in politica fino a quello che sembra essere il terreno più insidioso: il diritto.      PERSONA – di Gennaro Cicchese – Uno dei problemi fondamentali del mondo in cui viviamo è la frattura tra pensiero e vita. Il pensiero non illumina più la vita e la vita non nutre più il pensiero. Questo problema incrocia oggi il non facile discorso sulla “Persona”, riproponendo la sfida antropologica contemporanea sotto il seguente aspetto: coniugare pensiero e vita, le nostre conoscenze sulla persona con la vita della persona, per cercare di realizzare sempre di più quell’essere e diventare persona che costituisce la realizzazione dell’essere umano. Partendo dalle provocazioni dell’attualità abbiamo tentato di delineare una «fenomenologia della persona» a tutto campo, che riguarda la sua identità e le sue relazioni.

Spazio letterario  

«Nuova Umanità» continua nelle sue pagine l’apertura di spazio dedicato alla produzione letteraria. LA FORZA DELLE PAROLE – di Stefano Redaelli

Per il dialogo

L’ESSENZA DELLA IBADA  NELL’ISLAM  – di Amer AL-Hafi – In questa conversazione tenuta in occasione del 1° Simposio «Musulmani e Cristiani in dialogo» organizzato dal Movimento dei Focolari e tenutosi a Castel Gandolfo (Roma) dal 24 al 27 aprile 2005, l’autore  tratta della Ibada  che è il termine unitario che definisce tutto quello che Dio ama e approva nel comportamento dell’uomo: parole, atti manifesti e intenzioni. Essa non si limita soltanto alla preghiera, alla zakat (elemosina legale), al digiuno, al pellegrinaggio e a quanto ne deriva come preghiera, meditazione e pentimento. Tutte queste espressioni grandiose e questi pilastri essenziali nell’Islam, a seconda del posto e dell’importanza che hanno, costituiscono soltanto parte della Ibada che Dio vuole dall’uomo, senza tuttavia esaurirne il profondo significato. Poiché Dio ha creato l’uomo affinché Lo adori e lo scopo della vita di lui è la Ibada-adorazione, allora essa è un programma di vita che coinvolge tutto quanto riguarda l’uomo, tutti gli atti concernenti la sua vita.

Libri

LA LETTERA DI EDITH STEIN A PIO XI – di Piero Coda – L’esistenza di una breve lettera indirizzata da Edith Stein a papa Pio XI nell’aprile del 1933, poco dopo l’avvento al potere di Hitler in Germania, era nota da tempo ma il suo contenuto si è appreso solo all’indomani dell’apertura, il 15 febbraio 2003, degli Archivi vaticani relativi ai rapporti tra la Santa Sede e la Germania nel periodo compreso tra le due guerre. Essa, come mostra il recente volume Edith Stein e il nazismo a cura di A. Ales Bello e Ph. Chenaux (Città Nuova Editrice, 2005), riveste un singolare significato non solo perché permette di gettare luce, da una prospettiva coinvolgente e sintomatica, sull’itinerario complessivo della vita e del pensiero della Stein, ma anche perché offre una testimonianza sofferta del dramma vissuto dalla coscienza cattolica, al cuore del XX secolo, di fronte alla tragedia del popolo ebraico scatenata dalla lucida follia del nazismo. NUOVA UMANITÀ XXVIII –  Marzo – Aprile – 2006/2, n.164 SOMMARIO (altro…)

“Condividere la ricchezza della propria spiritualità per dare maggior vigore alla vita cristiana in America Latina”

“Condividere fraternamente la ricchezza della propria spiritualità e delle esperienze, al fine di dare maggior vigore alla vita cristiana in questa parte del mondo nella quale la Chiesa ripone tante speranze”. E’ l’invito rivolto da Benedetto XV, in un messaggio a firma del cardinale Angelo Sodano, ai partecipanti al 1° Incontro Latinoamericano dei Movimenti ecclesiali e nuove comunità, incentrato sul tema: “Discepoli e Missionari di Gesù Cristo oggi” e promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici e dal CELAM (Consiglio Episcopale Latinoamericano), a Bogotà (Colombia). L’esperienza vissuta a Bogotà è stata caratterizzata proprio dalla comunione tra i vari carismi, che ha fatto ammirare la specificità dell’altro e sentire che ognuno è un dono enorme per la Chiesa e per l’umanità. La solenne Messa conclusiva è stato un ringraziamento a Dio per quanto ha operato in questi giorni. Hanno partecipato all’incontro, oltre ai responsabili e collaboratori del Pontificio Consiglio per i Laici e del CELAM, i Vescovi del Comitato preparatorio della Conferenza del CELAM, un Vescovo delegato per ognuna delle Conferenze episcopali e i responsabili dei diversi Movimenti e nuove comunità, presenti nel continente. Tra i rappresentanti del Movimento dei Focolari, Cristina Calvo (Argentina), intervenuta alla tavola rotonda “Movimenti ecclesiali e nuove comunità: la fantasia della carità”, sul tema dell’Economia di Comunione, e Sandra Ferreira (Brasile), che ha preso parte al Forum dal titolo “Movimenti ecclesiali e nuove comunità: come nascono, si formano e crescono i nuovi discepoli di Gesù Cristo”. A Bogotà, nei Movimenti ecclesiali e nuove comunità si è rafforzata la coscienza della loro missione al servizio dell’evangelizzazione della cultura e della costruzione della società. L’esperienza vissuta in questo primo incontro continentale, sarà offerta come contributo dei Movimenti e nuove comunità alla prossima Conferenza dei Vescovi, incentrata sulla stessa tematica. In Europa, nel frattempo, è in fase di preparazione il grande incontro mondiale dei Movimenti ecclesiali e nuove comunità con Papa Benedetto XVI, in Piazza San Pietro, il 3 giugno prossimo, vigilia di Pentecoste, che fa seguito al 1^ storico incontro con Papa Giovanni Paolo II, alla vigilia di Pentecoste del ’98. (altro…)

Diffondere una mentalità solidale, valorizzare le risorse

Diffondere una mentalità solidale, valorizzare le risorse

In una delle regioni più povere del Nordest brasiliano, afflitta da grande siccità, è stato dato il via ad un progetto di sviluppo che prevede la costruzione di infrastrutture, interventi di educazione alla salute, informazione su metodi di coltivazione, valorizzazione delle risorse e d’irrigazione. L’aspetto più innovativo è illustrato dal prof. Luigino Bruni, tra i responsabili del progetto: «I contadini devono scoprire le proprie risorse e i propri talenti: imparano a condividere le scoperte, le abilità, i progressi, e mettere in comune anche i benefici che questo percorso porta loro. Se la comunione non diventa cultura non c’è speranza che il problema sociale possa un giorno essere risolto». Con l’obiettivo di raggiungere 4 milioni di contadini nei 180 comuni del semi-arido, il progetto governativo Sertão vivo, inaugurato ufficialmente nel luglio scorso, è il risultato della collaborazione tra il governo del Ceará, la Comunità Shalom, e l’esperienza dell’Economia di Comunione, nata proprio in Brasile 15 anni fa, per iniziativa di Chiara Lubich. Lo Stato del Cearà, appena sotto la linea dell’equatore, ha 7 milioni di abitanti, un reddito di gran lunga inferiore a quello nazionale, ed un elevato tasso di disoccupazione, mortalità infantile, analfabetismo. Sviluppi futuri – Dopo il primo corso di Economia umana e reciprocità, e l’apertura, nel giugno 2005, di un centro di animazione culturale gestito dai tre Enti, il futuro prevede due corsi di Economia all’anno, rivolto ai formatori, e poi studi sul territorio attraverso la collaborazione delle università e l’offerta di borse di studio. La direzione scientifica del progetto è affidata a Emmir Nogueira, confondatrice di Shalom, e a Luigino Bruni, docente di economia all’università Bicocca di Milano (Italia) e responsabile della Commissione internazionale dell’Economia di Comunione. (da articolo su “Il Regno” N. 2/2006) (altro…)

Attenzione globale alla persona, e non solo assistenza

Attenzione globale alla persona, e non solo assistenza

Ayubu ha 42 anni e vive ad Akum, in Camerun. Confeziona borse di rafia, una tipica attività artigianale nel suo villaggio: «Quando mi hanno detto che avevo l’Aids camminavo come un uomo morto. Ero due persone allo stesso tempo: una era già morta, l’altra il corpo che si muoveva. Mi hanno invitato al Club. Ero sorpreso a vedere tanta gente nelle mie stesse condizioni che rideva e parlava normalmente. Poco a poco sono tornato alla vita: non ero più due, ma uno. Sono tornato ad essere un uomo vivente. Anche le mie borse si vendono e sto imparando a lavorare la ceramica». Il “Club” al quale Ayubu si riferisce è uno dei gruppi di sostegno per i malati di Aids realizzati dal Movimento dei Focolari in Nigeria, Camerun, Kenya e Repubblica Democratica del Congo. Attraverso la rete dei “Club” in diversi distretti, si offre un approccio globale alla persona, per sostenere i pazienti, le loro famiglie, le persone a rischio. Il progetto è divenuto parte del progetto ONU, e i risultati raggiunti, cioè la costituzione in ogni comunità locale di una rete di solidarietà sociale in espansione che si autopromuove, con costi di intervento bassissimi, sono stati presentati alla XIV Conferenza mondiale sull’AIDS (Barcellona, 7-12 luglio 2002) e sono pubblicati negli Atti tra gli “Interventi e programmi di miglioramento”. Come nasce l’idea – Il progetto è iniziato nel 1992, in un ospedale di una missione in Nigeria, sotto la guida di due medici e una suora; insieme si resero conto che per controllare la diffusione del virus ed evitare l’emarginazione degli ammalati, non è sufficiente seguire il protocollo ospedaliero per il trattamento dei malati di Aids. Occorre, infatti, anche la collaborazione tra operatori sanitari, membri della famiglia, insegnanti, autorità locali, guaritori tradizionali, per costruire un senso di fraternità e una cultura di accettazione verso le persone sieropositive. La testimonianza di uno degli iniziatori, il medico spagnolo Fernando Rico Gonzàles: «Per diverse ragioni, specie per carenza di formazione e di conoscenza, le persone sieropositive spesso rifiutano di accettare la loro diagnosi. Mi sono sentito interpellato dalla sofferenza profonda e senza speranza che ho incontrato in molti. Ho cominciato allora a parlare di questo ai miei pazienti e a chieder loro se erano contenti di trovarsi insieme ad altre persone con gli stessi problemi, per aiutarsi reciprocamente». Dalla Nigeria l’esperienza si è ripetuta in altri Paesi africani. Ad esempio oggi sono circa un centinaio le persone associate ai due club di Akum e Bali, in Camerun. Una ventina di loro sono bambini. Altre persone gravemente malate vengono curate e visitate a casa. Questi “club” sono sostenuti dall’ong Azione per un Mondo Unito (AMU). Per questo progetto sono stati raccolti sinora € 16.048,24. Il preventivo di spese annuale si aggira sui 18.600 €. La causale di versamento all’AMU – Azione per un Mondo Unito è “Progetto Bamenda”. (da Amu Notizie 1/2004 – 2/2005 – 4/2005 e Living City 5/2005) (altro…)

Intervista della Radio Vaticana all’Arcivescovo Mons. Rylko

D. – Qual è la realtà dei Movimenti ecclesiali in America Latina? R. – La presenza dei Movimenti ecclesiali e delle nuove comunità in America Latina è molto forte. Oltre ai grandi Movimenti internazionali come il Rinnovamento nello Spirito, i Focolarini, il Cammino Neocatecumenale, ci sono delle realtà nate proprio in America Latina, come ad esempio il Movimento di vita cristiana, nato in Perù, la comunità Shalom, nata in Brasile, tutte e due ormai di carattere internazionale. E’ un segno di forte vitalità missionaria della Chiesa latino-americana. Il Congresso sarà una buona occasione per un rendimento di grazie per i frutti preziosi di santità e di slancio missionario che i Movimenti e le nuove comunità generano in quel grande continente. D. – Questi Movimenti cosa possono dare specificatamente alla Chiesa latino-americana? R. – I Movimenti e le nuove comunità, come ci ha insegnato Giovanni Paolo II, e oggi ci insegna Benedetto XVI, portano nella Chiesa uno slancio missionario molto forte. Hanno una incredibile fantasia e coraggio missionario. Offrono anche degli ambienti educativi di grande forza persuasiva in cui si formano veri discepoli di Cristo. Formazione e annuncio sono due grandi sfide che deve affrontare la Chiesa nei nostri giorni. D. – Un argomento delicato è come armonizzare carismi e Istituzione … R. – Papa Giovanni Paolo II ci ha insegnato che l’istituzione e il carisma non sono contrapposti, ma sono co-essenziali nella vita della Chiesa. Papa Benedetto XVI ha ribadito che il rapporto tra il carisma e l’istituzione non si risolve mediante una semplice dialettica dei principi, perché il carisma ha bisogno dell’istituzione per essere confermato, per durare nel tempo. Dall’altra parte l’istituzione ha bisogno del carisma per non perdere l’anima. Non c’è, dunque, una contrapposizione, ma una organica complementarità. Come armonizzare queste due dimensioni della Chiesa? Giovanni Paolo II ha indicato una strada maestra: che i movimenti sappiano inserirsi con umiltà, diceva il Papa, nel vivo tessuto delle Chiese locali, con spirito di servizio, di collaborazione, e che i pastori li sappiano accogliere con cordialità e accompagnarli con amore paterno. D. – In America Latina c’è purtroppo il fenomeno delle sette … R. – Infatti, il fenomeno della diffusione delle sette costituisce una delle grandi sfide della Chiesa in America Latina. La forza delle sette sta nelle piccole comunità e in un calore umano molto forte che sanno generare. Ecco, dunque, i Movimenti e le nuove comunità, che sono proprio una risposta provvidenziale ad una tale sfida. Una volta il cardinale Ratzinger, futuro Papa, ha detto che i Movimenti, grazie a quella rete di piccole comunità che creano, permettono ai fedeli di sentirsi nella Chiesa come a casa propria, senza formare però un ghetto chiuso; al contrario, coltivando un’apertura universale, fino ai confini della terra. Ecco, dunque, la risposta dei Movimenti alla sfida delle sette: le piccole comunità. (altro…)

Un atto di verità … e gli opposti si riconciliano

Sono avvocato di un Comune. Per il trasferimento imprevisto del segretario comunale ho dovuto svolgere anche le funzioni di segretario generale dello stesso Comune. E’ stato un periodo di più intenso impegno lavorativo, anche per la diversità dei ruoli che mi trovavo a ricoprire. Durante un Consiglio comunale, a seguito di un’animata disputa tra i consiglieri, il gruppo di minoranza abbandona l’aula, facendo così venir meno il numero legale per la validità della seduta. In quel momento stava parlando un consigliere di maggioranza. Faccio notare la mancanza del numero legale, come da regolamento, al Presidente del Consiglio comunale, che, concorde con i miei rilievi, lo comunica all’assemblea, ma il capogruppo di maggioranza, adducendo argomentazioni contrarie, continua a parlare, nella speranza che arrivi qualche consigliere di maggioranza per ripristinare il numero legale; cosa che si verifica poco dopo. Il Consiglio prosegue i lavori, con i soli consiglieri di maggioranza e si conclude senza alcuna opposizione. Nei giorni successivi lavoro a lungo alla stesura del verbale. Relativamente alla delibera in cui era mancato il numero legale mi interrogo con sofferenza su cosa scrivere e come far emergere la verità senza procurare problemi maggiori al Consiglio stesso. Studio intensamente per una settimana, esaminando precedenti simili, leggendo pareri legali, consultando colleghi, lo stesso segretario trasferito che mi è stato di grande aiuto. Tutti gli studi e approfondimenti si fermano però davanti a un punto fondamentale: in verità, sia pure per pochi minuti, il numero legale dei consiglieri è venuto meno. E’ costante la mia ricerca interiore sulla strada da percorrere: attestare la verità voleva dire mettermi contro la maggioranza consiliare; non dire nulla sul punto significava non dire la verità. Fra l’altro, mentre mi chiedevo come agire, uno dei consiglieri di maggioranza, si è recato presso gli uffici della segreteria generale, “suggerendo” al responsabile del servizio le parole da scrivere nel verbale. Avvertivo perciò sempre più chiaramente di non poter far altro che dire la verità; sentivo che questo era un atto di amore e di fedeltà verso ciascun consigliere, l’intero Consiglio comunale e la città che esso rappresenta. Redigo quindi il verbale nella stesura definitiva, riportando i fatti esattamente come si erano svolti. Nei giorni successivi alla sua pubblicazione, le reazioni e i commenti non sono stati così forti e pesanti come temevo. Nel successivo consiglio comunale, durante la lettura dei verbali delle sedute precedenti, i consiglieri di minoranza hanno presentato osservazioni relativamente alla validità della seduta nella quale era venuto meno il numero legale. Mi chiedono di dare un parere sulla validità delle deliberazioni prese. E’ stato un momento difficile, anche per le accese reazioni della maggioranza prima che io parlassi. Con una calma inattesa, dopo aver ribadito la verità dei fatti esposti nel verbale da me sottoscritto, ho riferito un parere del Consiglio di Stato, secondo cui sarebbe doverosa la verifica del numero legale soltanto al momento della votazione e quindi, pur non concordando con tale orientamento giurisprudenziale, davo atto che in base a questa interpretazione la seduta sarebbe stata valida. A quel punto il capogruppo di minoranza fa una dichiarazione di voto, dicendo che “per quell’atto di verità che era contenuto nel verbale della seduta consiliare precedente, il suo gruppo, che avrebbe votato contro le deliberazioni consiliari, voterà invece a favore di tutte le deliberazioni poste all’ordine del giorno da quel momento in poi”. (P.T. – Italia) Pubblicato in La Parola e la giustizia, Gianni Caso ed., 2005 (altro…)

Commento di Chiara Lubich alla Parola di vita del mese di marzo 2006

“Operare” la verità? La verità si apprende, si dice… Per Gesù la verità si “fa”. Ci sorprende sempre Gesù.
Rimase sorpreso anche Nicodemo, un rabbino membro del Sinedrio. Andato da Gesù per interrogarlo su come entrare nel Regno di Dio, si sentì rispondere che avrebbe dovuto rinascere, ossia accogliere la vita nuova che Gesù era venuto a portare, lasciarsi trasformare interiormente fino a diventare figlio di Dio ed entrare così nel suo stesso mondo. La salvezza più che una conquista umana è un dono dall’Alto.
Nicodemo, andato da Gesù di notte, nelle tenebre, ne esce illuminato.

«Chi opera la verità viene alla luce»

Questa Parola di vita è un invito ad agire in conformità con la verità, in coerenza con il Vangelo. Essa ci domanda di essere persone che mettono in pratica la Parola di Dio e non soltanto ascoltatori 1. Come afferma un padre della Chiesa, Ilario, vescovo di Poitiers, “non vi è nulla delle parole di Dio che non si debba compiere; e tutto ciò che è detto ha in sé l’esigenza di essere messo in opera. Le parole di Dio sono decreti” 2.
Fede e comportamento morale sono in intimo rapporto.
Se in Gesù, come appare chiaramente nell’intenso discorso rivolto a Nicodemo, luce, vita e amore operante coincidono, non altrimenti potrà essere per quanti lo accolgono e diventano, in lui, figli di Dio. “Chi obbedisce al Signore e per suo mezzo segue la Scrittura – scrive Clemente Alessandrino, un altro padre della Chiesa -, viene trasformato pienamente a immagine del Maestro: egli giunge a vivere come Dio in carne” 3.
La stessa coerenza è richiesta a chi non professa un particolare credo religioso. Le più profonde convinzioni che gli sono dettate dalla coscienza domandano di essere tradotte in fatti.

«Chi opera la verità viene alla luce»

Frutto del vivere la verità è venire alla luce, “accogliere” Cristo. Lo ha promesso Gesù: “A chi mi ama (…) mi manifesterò” 4. Lui è la “luce vera” 5.
Ma frutto del fare la verità è anche la testimonianza che si irradia all’esterno, nella società nella quale siamo inseriti. Lo ha detto ancora Gesù invitandoci a far risplendere la luce “davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” 6.
La coerenza di vita è eloquente più di ogni discorso. I figli domandano coerenza ai genitori: li vogliono uniti, intenti a consolidare l’armonia familiare. I cittadini aspettano coerenza dai politici che hanno eletto: che siano fedeli al programma concordato, che si dedichino al bene comune, che siano onesti nell’amministrare le risorse finanziarie. Gli studenti chiedono coerenza agli insegnanti nel loro impegno didattico ed educativo. Onestà, trasparenza, competenza sono esigite dai commercianti, dagli operai, dai professionisti…
La società si costruisce anche attraverso la testimonianza della consonanza tra i propri ideali e le scelte concrete di ogni giorno.

«Chi opera la verità viene alla luce»

È l’esperienza di uomini come Nelson Mandela, che ha saputo mantenere fede al suo impegno per l’uguaglianza pagato con lunghi anni bui di carcere e poi venuto alla ribalta nella guida del suo Paese; come Martin Luther King, che ha pagato con la vita la sua coerenza.
È anche l’esperienza di tanti uomini e donne sconosciuti, ma non meno autentici nelle loro scelte. È stato così, ad esempio, per l’imprenditore di una azienda a cui viene richiesta la tangente in cambio di nuove forniture. Non viene meno ai suoi principi. È una decisione sofferta ma ferma la sua, nella consapevolezza che, mantenendo fede alla sua onestà, avrebbe rischiato di perdere una grossa parte del suo fatturato. In effetti il grande magazzino che ne distribuisce i prodotti ritira gli ordini, portando l’impresa sull’orlo del fallimento. Dopo qualche mese, però, il magazzino è costretto a tornare sui suoi passi: i clienti protestano perché non trovano più i prodotti di quella impresa sugli scaffali. La coerenza di vita è stata riconosciuta.

 

Chiara Lubich

 

1 Cf Gc 1,22.
2 Tract. in Psalmum, 13, 1: PL 9, 295.
3 Clemente Alessandrino, Stromatum, VII, 16, in PG 9, 539C.
4 Gv 14,21.
5 Cf Gv 1, 8-13.
6 Mt 5, 14-16.

 

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Al fisico Ugo Amaldi il Premio Renata Borlone

Domenica 26 febbraio si è svolta a Loppiano – cittadella internazionale del Movimento dei Focolari, situata nei pressi di Firenze – la cerimonia del conferimento del Premio Renata Borlone 2006. Alla sua prima edizione, il riconoscimento è andato allo scienziato Prof. Ugo Amaldi, del CERN di Ginevra, “per aver custodito e coltivato in sé, durante la sua ricca carriera scientifica nel campo della fisica delle particelle, la tensione al trascendente che caratterizza ogni autentico sapere; per aver curato sempre con grande impegno la formazione scientifica e morale delle giovani generazioni e per aver utilizzato le sue preziose conoscenze nell’ambito della fisica medica a beneficio della salute di molti uomini e donne”. La manifestazione è stata aperta dalla tavola rotonda “Scienza e fede in dialogo”, percorsi della cultura dell’unità, con l’intervento, oltre che del prof. Amaldi, del prof. Thomas Norris della Commissione Teologica Internazionale e del prof. Sergio Rondinara dell’Università Pontificia Salesiana. Il Premio è stato creato dall’Associazione culturale Renata Borlone nel febbraio 2005, quindicesimo anniversario della morte di Renata Borlone, grande appassionata della scienza, che vedeva come possibile strumento per contribuire alla realizzazione dell’unità della famiglia umana. L’istituzione del Premio, che ha coinciso con il 2005, ”Anno mondiale della fisica”- proclamato tale dall’UNESCO e dall’ONU – è stata patrocinata dai Comuni di Incisa Valdarno e Civitavecchia. Renata Borlone, tra le prime compagne di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, dopo aver portato il carisma dell’unità in varie città italiane ed estere, per più di vent’anni è stata responsabile della cittadella di Loppiano, sostenendone lo sviluppo e la formazione delle nuove generazioni del Movimento. La cittadella di Loppiano, che conta oggi circa 900 abitanti provenienti dai cinque continenti, per la sua caratteristica di internazionalità è un luogo privilegiato per il dialogo fra popoli e culture. Per gli alti valori umani e spirituali che Renata ha testimoniato con la sua vita, è in corso nella Diocesi di Fiesole il suo processo di canonizzazione. Ugo Amaldi, laureatosi in fisica, è stato chiamato al CERN nel 1973 come Dirigente di Ricerca. Ha lavorato nel campo delle particelle subatomiche, delle forze fondamentali e, in particolare, del problema della loro unificazione. Ha fondato nel 1980, dirigendola fino al 1993, la Collaborazione DELPHI, costituita da circa cinquecento fisici, che ha costruito il rivelatore omonimo per la raccolta di dati presso il collisore LEP del CERN, dal 1989 al 2000. Nel 1991 ha lanciato il Progetto Adroterapia, seguito nel 1992 dalla creazione della Fondazione TERA per diffondere in Italia e all’estero questa innovativa tecnica di radioterapia detta “adroterapia”. A Pavia è attualmente in costruzione il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, per il trattamento dei tumori radio-resistenti. I primi pazienti verranno trattati a partire dal 2008. Per saperne di più: tel. 055/8335169 – e-mail: ass.renataborlone@loppiano.it Addetto stampa: Stefania Tanesini – 338/5658244 – 055/8334404 – sif@loppiano.it (altro…)

“Noi e l’Islam”

Il seminario “Noi e l’Islam” si pone una sfida: rispondere al bisogno dei giornalisti di approfondire le conoscenze necessarie a saper “leggere” al di là delle precomprensioni e degli stereotipi, alcuni aspetti del mondo islamico, in particolare il rapporto con l’Europa, per “tradurli” più fedelmente in informazione. Una nuova grammatica dell’informazione – Di fronte ai recenti fatti riguardanti le vignette satiriche sull’Islam, le associazioni e gli enti promotori, ACLI, Legambiente, Movimento politico per l’unità, Comunità di Sant’Egidio e Comune di Montepulciano, lanceranno un appello per un’alleanza tra i media e la società civile: “Occorre una nuova consapevolezza di essere cittadini del mondo – è stato detto dagli organizzatori -. La categoria dell’interdipendenza si traduce in una nuova grammatica dell’informazione e può ispirare opportunità e strumenti ancora inediti al servizio di una convivenza più matura e fraterna tra persone e popoli della terra”. “Noi e l’Islam” è promosso nel quadro delle Giornate dell’Interdipendenza. L’iniziativa è realizzata, tra gli altri, con il Patrocinio della Fnsi (Federazione Nazione della Stampa italiana) e dell’Usigrai (Sindacato giornalisti RAI) e si svolgerà dal 23 al 25 febbraio a Montepulciano. Terrorismo, guerra, dialogo interreligioso, questione palestinese: queste le quattro sessioni tematiche di approfondimento del rapporto con il mondo islamico in cui si articola il seminario, e che si svolgeranno sotto il profilo politico, economico, culturale, religioso, con interventi di esperti e testimoni provenienti da vari Paesi. L’iniziativa culminerà con una giornata aperta su “L’Islam di casa nostra”, alla quale prenderanno parte rappresentanti delle istituzioni politiche italiane. Giornate dell’Interdipendenza – L’appuntamento di Montepulciano è, nelle intenzioni dei promotori, la prima di una serie di giornate di studio e di dibattito, in cui confrontarsi sull’idea dell’interdipendenza positiva come chiave per affrontare la grande sfida del saper vivere insieme, posta dalla società attuale: la scelta del dialogo rispetto all’egemonia, della condivisione rispetto alla concentrazione delle risorse e dei saperi in una sola area del mondo, e della costruzione di reti sociali e linguistiche che favoriscano il dialogo interculturale e religioso. Ideata dal politologo americano e professore dell’Università del Maryland, Benjamin Barber, la Giornata dell’Interdipendenza si è svolta per la prima volta il 12 settembre 2003 a Philadelphia, per contribuire nel mondo alla maturazione di una cultura della pace, del dialogo, della solidarietà e della fraternità universale. Per saperne di più: Ufficio Stampa di Legambiente – Tel: +39-06-86268399/80 (altro…)

Eliminazione della povertà, identità cristiana e pluralità religiosa

Eliminazione della povertà, identità cristiana e pluralità religiosa

La strategia del Consiglio Mondiale delle Chiese sulla giustizia economica, l’eliminazione della povertà, l’identità cristiana e la pluralità religiosa è al centro della IX Assemblea generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, in corso a Porto Alegre, dal 14 al 23 febbraio. Significativa la scelta del titolo: “Signore, nella tua grazia trasforma il mondo”. Sono presenti 4 mila persone, tra cui 1.200 delegati delle 347 Chiese del Consiglio, alle quali appartengono 550 milioni di fedeli protestanti, anglicani e ortodossi. All’Assemblea partecipa anche una delegazione della Chiesa cattolica guidata dal card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, che, in apertura, ha letto il messaggio del Papa in cui viene riaffermato l’impegno a “cooperare sempre più efficacemente nel compito di testimoniare l’amore divino di Dio”. Della delegazione fa parte anche Joan Back, (Centro Uno per il Dialogo Ecumenico dei Focolari). Pur non aderendo direttamente all’organismo, la Chiesa cattolica collabora con esso, sia attraverso le riunioni di un Gruppo misto di lavoro congiunto, sia attraverso l’impegno nella realizzazione di progetti comuni. Nella sessione “Economic Justice”, tra le varie esperienze alternative all’attuale sistema economico, promosse dalle Chiese, Vera Araujo, sociologa brasiliana, ha presentato il progetto dell’Economia di Comunione, avviato quindici anni fa dai Focolari. I responsabili delle Chiese esprimono la loro preoccupazione di fronte alla “ineguaglianza crescente, alla concentrazione della ricchezza e del potere nelle mani di pochi e alla distruzione del pianeta, il tutto aggravato dallo scandalo della povertà del Sud che si sta espandendo anche al Nord”. E’ quanto si legge nell’appello – redatto dalla Commissione “Giustizia, pace e creato” – che sottolinea il significato della scelta del luogo dell’Assemblea: “Riuniti a Porto Alegre, luogo che ha accolto il Social Forum mondiale, siamo incoraggiati dal messaggio costruttivo e positivo” lanciato da quei Movimenti che “ci dicono che altre soluzioni sono possibili”. (altro…)