Gen 20, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
«142 secondi e sparisce il paese della tua infanzia, 142 interminabili secondi e tutto ciò che in secoli è stato costruito viene raso al suolo come un castello di carte, 142 maledetti secondi e 299 vite vengono portate via dall’affetto dei cari. “Tutto crolla, tutto è vanità delle vanità”, questa frase fa eco nella mia testa mentre scrivo». Inizia così il racconto di Lorenzo, 18 anni, marchigiano, che nel sisma del 24 agosto è rimasto sotto le macerie della sua casa per alcune ore. «Erano le 3.36, così hanno detto, quando un boato, una scossa e un inferno di polvere e calcinacci hanno rotto il mio sonno. Poi quella che qualche poeta non troppo originale avrebbe definito “la quiete dopo la tempesta”. Tutto immobile, profondo silenzio, buio pesto. Ero, tutto a un tratto, intrappolato in uno spazio grande come il mio corpo. Ad ogni minima scossa, attorno a me, si alzava polvere. La mia vita era appesa a un filo. Poi all’alba, con i paesani-soccorritori fuori da quella che un tempo chiamavamo casa e che ora non è che un cumulo di pietre, di nuovo riprende a chiamarmi. Vorrei rendervi partecipi della mia gioia in quel momento, ma davvero le parole non basterebbero. Uscito dopo tre ore da quell’inferno, c’erano distruzione e morte intorno a me, ma in tutto ciò solo una cosa ero in grado di vedere: l’amore. Tutti facevano di tutto per l’altro, mettevano persino a repentaglio la propria vita incuranti del pericolo, erano davvero pronti a dare la vita. Purtroppo o per fortuna l’umanità dà il meglio di sé nella sofferenza. Proprio la sofferenza è la chiave di questa mia esperienza. Sentivo che nonostante ci fossero tante persone fuori da casa, nessuno di loro poteva aiutarmi, poteva capirmi. Ho chiesto, nella preghiera: “Perché a me?”. Ho pensato: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Non mi aveva abbandonato, in verità, e uscendo l’ho scoperto perché questa esperienza mi ha dato come una lente attraverso cui vedere il mondo in modo diverso, mi ha dato più forza per vivere la mia vita al meglio». Dalla notte del 24 agosto, e dopo le scosse dei mesi successivi, sono ancora tantissimi gli sfollati del terremoto del Centro Italia. Persone che hanno dovuto abbandonare la propria casa, i propri beni e alcuni anche il proprio paese. Viene veramente da chiedersi cosa si sono portati appresso da quella tragica e lunga nottata, cosa sta dando loro la spinta di andare avanti e ricominciare. Abbiamo scelto proprio il racconto di Lorenzo perché ci racconta la paura di ciò che è stato vissuto quel giorno, ma anche la scoperta di qualcosa di più grande.
L’Italia è forte, e sta dimostrando grande unità. Sono tantissime le associazioni che stanno aiutando i terremotati, come ci raccontano gli amici del Movimento dei Focolari, da subito impegnati con AMU, AFN e altri a dare risposta alle più diverse necessità. Ci raccontano come stanno agendo nelle zone del Centro Italia. «Stiamo portando avanti delle attività di animazione, costruendo un piccolo centro di aggregazione per consentire ai residenti di mantenere lo spirito di comunità e poi le nostre forze si stanno concentrando molto sul supporto delle piccole aziende agroalimentari del territorio, per consentire loro di continuare ad operare in questa fase di emergenza e non perdere posti di lavoro». Per sostenere le piccole aziende hanno pensato a un vero e proprio progetto: «Il progetto RimPRESA è costituito da due filoni: fornire materia prima, macchinari, piccole infrastrutture e sostenere la vendita dei prodotti. Alla base di tutto questo naturalmente ci devono essere i rapporti umani con le persone colpite dal terremoto». Fonte: Teens, work in progress 4 unity, CN gruppo editoriale, Roma 2016, n.6, pag 4-5 Info Progetto: www.focolaritalia.it rimpresa@focolare.org Per chi vuole collaborare:
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Gen 19, 2017 | Chiara Lubich, Famiglie, Spiritualità
Scarica brochure con il programma Diretta streaming 11 Marzo 2017 16:00-18:30 (CET, UTC+1): http://live.focolare.org/FamilyHighlights/
Durante tutto il 2017, si realizzeranno vari eventi e iniziative in diversi Paesi del mondo. Un percorso di vita e pensiero in più tappe per mettere in luce il valore della famiglia nella prospettiva della “fratellanza universale”, testimoniando la ricchezza delle diversità culturali attraverso l’ideale dell’unità incarnato nella vita di famiglia. L’evento centrale si terrà a Loppiano dal 10 al 12 marzo 2017, dove sono previste circa 800 persone in rappresentanza da tutto il mondo. Le famiglie potranno immergersi pienamente nella realtà della cittadella internazionale dei Focolari e testimoniare il sogno di Chiara Lubich che raggiunge tutti i continenti. Al mattino, workshop per adulti, giovani ragazzi e bambini, realizzati in collaborazione con il Movimento parrocchiale, i Centri gen3 e gen4, AFNonlus e AMU. Nel pomeriggio l’incontro presso l’Auditorium, in diretta streaming, accoglierà alcuni esperti di tematiche familiari partecipanti al Seminario Culturale che si terrà presso l’Istituto universitario Sophia (10 -11 marzo). Da questo seminario di respiro universale prenderà il via il futuro Centro Studi sulla famiglia, con l’obiettivo di approfondire il contributo della spiritualità dell’unità per la famiglia nelle sfide di oggi. Tre le piste di contenuto che verranno approfondite:
- “Famiglia: trama di rapporti dall’io al noi” (relazioni di coppia, con i figli, tra generazioni)
- “L’amore: strumento e risposta alle criticità nella famiglia” (ferite, sfide, dolori: realtà di vita in un percorso di condivisione)
- “Famiglia: risorsa creativa per il tessuto sociale di ogni popolo” (vita, reti di famiglie, solidarietà e accoglienza, impegno sociale e lavoro)
Nuovo logo: a 50 anni dalla fondazione, il Movimento Famiglie Nuove rinnova la sua immagine con un nuovo logo, in continuità e quale naturale evoluzione di quello precedente. Esso rappresenta un alberello, come segno di crescita della pianticella che negli anni ha portato i suoi frutti di vita donati alle famiglie nel mondo, alla Chiesa, per l’umanità. Una pianta robusta, nata e cresciuta dal seme dell’accoglienza. La famiglia infatti, aprendosi all’altro, contribuisce a far nascere e sviluppare semi di fraternità e di pace, ed è germoglio per una nuova società. Chiara Lubich (1920-2008), ha sempre avuto un’attenzione particolare per la famiglia e, con il prezioso contributo di Igino Giordani, scrittore e politico italiano, primo focolarino sposato, ha messo in risalto «il suo disegno ardito, bellissimo ed esigente», vedendo in essa «un’importanza enorme nella costruzione di un mondo di pace». Nel 1967 Chiara fonda il movimento Famiglie Nuove per tenere sempre acceso nelle case l’amore e quei valori tipici della famiglia e necessari all’umanità. Vedeva infatti nelle famiglie il canale ottimale per raggiungere i giovani che si preparano al matrimonio, le famiglie in difficoltà, divise, le persone in stato di vedovanza, i bambini abbandonati e tutte le situazioni di marginalità. https://www.youtube.com/watch?v=DFZW86NLhaA Per info www.famiglienuove.org famiglienuove@focolare.org tel. 069411565 (altro…)
Gen 19, 2017 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
https://vimeo.com/171377065 Copyright 2016 © CSC Audiovisivi – All rights reserved (altro…)
Gen 18, 2017 | Centro internazionale
Può un Movimento nato da un Carisma essere fedele nel tempo all’ispirazione iniziale senza che questa fedeltà risulti stanca ripetizione? Sono domande che nella storia di un Movimento nascono in modo particolare quando viene meno il suo fondatore; domande che fanno “da sfondo” alla riflessione di Jesús Morán – dal 2014 Co-Presidente del Movimento dei Focolari – sul Carisma del Movimento fondato da Chiara Lubich. Il testo nasce da un intreccio di circostanze: i numerosi incontri avuti negli ultimi due anni in diversi contesti geografici e culturali con persone esperte in diversi campi della vita culturale, sociale e spirituale del nostro tempo; i tanti mutamenti, incalzanti e di non sempre semplice lettura, che la realtà mondiale ci manifesta ormai quasi giornalmente, soprattutto, lo straordinario vento di novità che in questi anni sta soffiando all’interno della Chiesa cattolica grazie al pontificato di papa Francesco, anni così pieni di sorprese che inducono decisamente a una nuova speranza e fanno riemergere insospettate energie sopite da tempo con quel timbro di novità che solo il Vangelo promette e permette. Editrice Città Nuova
Gen 18, 2017 | Chiesa, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione” (2Cor 5,14) è la frase della Sacra Scrittura scelta come titolo dell’edizione 2017 della tradizionale “Settimana”, indetta dai più importanti organismi che si occupano di ecumenismo, fra cui il Consiglio Ecumenico delle Chiese e il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Una scelta quanto mai felice, specie dopo la celebrazione dell’ottobre scorso dei 500 anni dalla Riforma, che ha visto unirsi in preghiera nella cattedrale di Lund (Svezia), attorno allo stesso altare, esponenti della Federazione Luterana Mondiale e papa Francesco. Accanto a tali gesti ecumenici così altamente significativi, cresce un ecumenismo, per così dire, di popolo. Sono iniziative di fedeli di confessioni diverse che vogliono conoscersi e riconoscersi sempre più fratelli in Cristo. Spesso sono gesti piccoli, ma che grazie all’azione dello Spirito, sono ormai diffusi nei più disparati punti del pianeta. E che evidenziano quanto il cammino verso la piena e visibile unità tra i cristiani sia ormai inarrestabile realtà. Ne citiamo alcuni dell’America latina. «Tanti di noi, del Movimento dei Focolari del Perù, avevamo stabilito rapporti con fedeli di diverse Chiese. Ora che nella diocesi di Arequipa è nato un gruppo ecumenico, collaboriamo con loro per l’organizzazione della “Settimana”. Essa prevede ogni giorno un’iniziativa in ciascuna delle diverse Chiese e una di esse sarà anche nella sede del nostro movimento. Anche a Lima, date le diverse persone di varie Chiese che frequentano regolarmente il focolare, è stata scelta la nostra sede per l’attività conclusiva della “Settimana” con la presenza di vescovi cattolici, pastori luterani, anglicani, evangelici e pentecostali. Ogni mese, poi, anche noi partecipiamo alla colazione ecumenica nella sede dell’YMCA, mentre un giovane evangelico di una città del nord del Paese, col permesso del suo vescovo sta partecipando ad un corso di formazione di sei mesi nella cittadella internazionale di Loppiano, in Italia». «Con membri delle Chiese anglicana, metodista, presbiteriana, avventista – comunicano le comunità focolarine del Brasile – abbiamo rapporti davvero significativi. A volte ci riuniamo per dialogare su temi specifici, come è avvenuto in un congresso tenutosi lo scorso agosto nella “cittadella Ginetta” (Vargem Grande – San Paolo), dove si è trattato il tema della Pace». «Frutto del rapporto con metodisti e valdesi della Città di Buenos Aires (Argentina), abbiamo allestito insieme un presepe ecumenico in piazza fatto da bambini, che è stato visto da più di 150 persone. È seguito un momento di preghiera con delle candele accese come segno che ognuno è portatore della luce del Natale nel proprio ambiente». «La nostra partecipazione alle diverse celebrazioni della “Settimana” – scrivono dal Venezuela – sono occasioni per intensificare i rapporti già esistenti da tanti anni e per stabilire nuovi contatti. Rapporti che col concludersi delle celebrazioni non si interrompono, anzi! Nel corso dell’anno questa conoscenza reciproca ci porta spesso ad azioni concrete di solidarietà fatte insieme». Infine, ancora dal Perù: «Dopo le rovinose inondazioni nella periferia di Lima con alcuni giovani dei Focolari e con persone della Chiesa metodista siamo andati a spalare il fango che aveva coperto le casette di tante famiglie umili. Un lavoro duro, ma tutti eravamo felici di poter amare concretamente quelle famiglie, riconoscendosi fratelli con loro e tra di noi». A cura di Anna Friso (altro…)
Gen 17, 2017 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Sono stati giorni di ‘fuoco’, con i tre monaci amici arrivati dalla Thailandia: Phramaha Thongrattana Thavorn, Ajarn Suchart Vitipanyaporn, Bhikkhu Jayabhinunto ed il Sig. Khamphorn che li accompagnava», raccontano Marcella e Luigi, amici cristiani, sulla seconda settimana dello scorso dicembre trascorsa insieme ai monaci buddhisti a Ho Chi Minh City, in Vietnam. I nostri amici evidenziano «l’atmosfera che abbiamo respirato in questi giorni: di grande apertura ed orizzonti nuovi». E aggiungono: «abbiamo vissuto una favola, se possiamo dire». Un po’ di storia. L’incontro del monaco Phramaha Thongrattana Thavorn con la spiritualità dell’unità risale al 1995. Era giunto in quell’anno a Roma per accompagnare un suo discepolo, Somjit, che stava facendo l’esperienza di vita monacale per un breve periodo prima del matrimonio, seguendo la tradizione dei giovani buddhisti. Phramaha Thongrattana, che vuol dire ‘oro fino’, conobbe in quell’occasione Chiara Lubich e ne fu molto impressionato. Anche lei fu colpita dalla sua persona e gli diede, su sua richiesta, un nome nuovo: Luce Ardente. Da allora, questo monaco si è prodigato a vivere e ad annunciare con forza ed entusiasmo l’ideale della fratellanza universale, l’ideale di ‘mamma Chiara’ (come ancora oggi la chiama). Ai funerali di Chiara Lubich, nel 2008, Luce Ardente dichiarò il suo desiderio di dire ai buddhisti «quanto mamma Chiara ha fatto di bene alla mia vita come monaco. Io sento che lei continua a darmi una spinta interiore ed una forza per portare a tutti l’ideale della fraternità tra tutti. Lei non appartiene più solo a voi cristiani, ma ora lei e il suo ideale sono eredità dell’umanità intera». Ma torniamo al dicembre 2016 a Ho Chi Min: «Il primo fatto sorprendente – dicono – è stato il rapporto d’amicizia creatosi tra Luce Ardente ed il Reverendissimo Thich Thien Tam, monaco responsabile della Pagoda Pho Minh, rappresentante sia del Buddhismo Theravada che Mahayana in Vietnam. Si tratta di una personalità che rappresenta il Buddhismo del Vietnam in tutte le manifestazioni a livello internazionale. Come conseguenza della fiducia e simpatia che si è generata tra di loro, il Rev. Thich Thien Tam ha chiesto alle autorità competenti che i tre monaci alloggiassero nel tempio invece che in albergo come prevede il protocollo».
Ci sono stati vari appuntamenti a carattere interreligioso (e non solo), come la loro visita a due comunità cristiane, pranzo incluso. I monaci hanno anche partecipato con loro alla festa di Natale, fatto insolito per i cristiani del posto, ma accolto con tanta gioia da tutti. È seguita la visita a due progetti sociali per bambini svantaggiati portati avanti da cristiani che s’ispirano alla spiritualità dell’unità. Quindi, un incontro interreligioso al Centro Pastorale diocesano di Ho Chi Minh City, presenti i rappresentanti di cinque religioni. In quel contesto, Luce Ardente ha parlato della sua esperienza di amicizia con l’allora papa Giovanni Paolo II e con Chiara Lubich. E ha spiegato quello che lei chiamava “l’arte di amare”: un amore rivolto a tutti, che prende l’iniziativa, che sa farsi ‘prossimo’ dell’altro, che arriva ad amare e pregare perfino per i nemici … «Gli occhi di alcuni dei leader presenti si sono ‘inumiditi’ – raccontano Marcella e Luigi – ed anche i nostri a dire la verità». Due ore di vero dialogo, conclusosi con la visita all’arcivescovo emerito, Cardinal J. Baptiste Phan Minh Man, che aveva fortemente voluto l’ufficio per il dialogo interreligioso al centro Pastorale Diocesano. L’ultimo giorno è stato dedicato alla visita di alcuni templi, guidata da Padre Bao Loc, sacerdote responsabile del dialogo interreligioso per la Diocesi di Ho Chi Minh City. «Ora nuovi orizzonti si aprono davanti a noi, inaspettati. Ora tocca a noi continuare quanto vissuto in questi giorni. L’eredità di Chiara, dell’essere sempre famiglia, è una realtà che tocca il cuore di tutti, quando è veramente vissuta». A cura di Gustavo Clariá (altro…)
Gen 16, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Più di 40 i seminaristi, accompagnati da alcuni sacerdoti, da 17 Paesi dei 5 continenti si sono messi in viaggio per trascorrere le vacanze di fine anno a Loppiano. «Abbiamo scelto la cittadella internazionale dei Focolari per fare un’esperienza di Dio – scrivono –, nella comunione e nell’approfondimento di quella radicale scelta evangelica che arde nei nostri cuori». Ed è proprio il Vangelo che vogliono mettere alla base della loro permanenza a Loppiano, a partire dalla Regola d’oro, quell’insegnamento presente anche in altri testi sacri di grandi religioni: “Tutto quanto volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt 7,12). Il gruppo è accolto a Vinea Mea, la struttura sede della Scuola residenziale per sacerdoti venuti dalle diverse parti del mondo per formarsi alla Spiritualità dell’unità, tipica dei Focolari, facendo un’esperienza di Chiesa così come la definisce S. Giovanni Paolo II: «Casa e scuola di comunione» (Novo Millennio Ineunte, 43). Alcuni sacerdoti della Scuola ed altri esperti della Cittadella accompagnano questi futuri sacerdoti nel loro intento. Il metodo con cui espongono i loro temi, alcuni anche di denso contenuto teologico, è esperienziale e dinamico, con anche la condivisione del proprio vissuto, portando così i giovani a fare a loro volta un’attualizzazione del messaggio di Gesù.
Uno dei giovani scrive: «Sono rimasto molto colpito da uno dei punti cardini della spiritualità di Chiara Lubich, presentato nel tema “Gesù abbandonato, finestra di Dio – finestra dell’umanità”. Ho capito che il suo sguardo d’amore apre la strada dell’umanità verso Dio, ma anche apre il sentiero di Dio verso l’uomo in modo sempre nuovo». E un altro: «Ho compreso che quel Gesù che si è fatto uomo per amore e che esprime il culmine del suo amore nell’abbandono in croce, non è solo un bel concetto teologico, ma deve diventare vita in me, amore e servizio per chi mi sta vicino». Il contatto poi con gli altri ‘cittadini’ di Loppiano dà loro modo di ampliare la comprensione su come costruire l’unità nonostante le tante differenze. A conclusione, alcune impressioni: «In questi giorni ho scoperto che anche nei rapporti interpersonali la chiave è riuscire a farsi nulla davanti all’altro, come Gesù abbandonato, bruciando in Lui le difficoltà che la vita di unità comporta». «Come Gesù, anch’io devo svuotarmi del mio “io”, ed essere pronto a “dare la vita” per i fratelli, in ogni occasione della giornata». «Quello che mi ha colpito di più è la gioia con la quale gli abitanti della cittadella affrontano fatiche e servizi, trasmettendo Dio agli altri». A cura del Centro Gens (altro…)
Gen 15, 2017 | Cultura
Lucio Dal Soglio was born in Vicenza (Italy) in 1927. He studied medicine and met the Focolare Movement around 1950. In February 1963 he went to Cameroon where he encountered an extraordinary, unpredictable adventure, as he himself described it, linked to the development of the Focolare Movement in Africa. From the premise “(…) The story of Fontem which you are about to read is the history of Fontem as I understand it.(…) things are described highlighting the way they impacted on me. So, as a whole, my description is at times poetic and could well be challenged by another observer who lived the same events with a more detached soul.” – Lucio Dal Soglio RRP: 10 euros Orders and enquiries: Focolare International Website
Gen 14, 2017 | Chiara Lubich, Spiritualità
[…] Quando Dio ha creato il genere umano, ha plasmato una famiglia; quando il Verbo di Dio è venuto in terra ha voluto nascere in una famiglia; quando Gesù ha iniziato la sua vita pubblica, stava festeggiando una nuova famiglia. Dio ha avuto talmente a cuore la famiglia, l’ha pensata come realtà di tale importanza da imprimervi la sua stessa impronta: essa, infatti, riflette la vita stessa di Dio, la vita della Santissima Trinità […]. Ma come ha concepito Egli la famiglia? Dio, che è amore, ha ideato la famiglia come un intreccio, un ingranaggio d’amore: amore nuziale fra gli sposi, amore materno, paterno verso i figli, filiale verso i genitori. Amore dei nonni per i nipoti, dei nipoti per i nonni, per gli zii e viceversa. Scrigno, dunque, gioiello, mistero d’amore la famiglia. Così Dio l’ha pensata, l’ha creata. E il Figlio suo, redimendo il mondo, ha sublimato tutto quest’amore naturale, di cui sono pregni i membri della famiglia, con l’amore divino che ha portato sulla terra, col fuoco che vuole dovunque sia acceso. Così, per esso, la famiglia è divenuta, oltre che la cellula prima dell’umanità da Dio creata, la cellula base della Chiesa fondata da suo Figlio. Per l’amore soprannaturale che la investe, per mezzo del battesimo e degli altri sacramenti, in particolare di quello del matrimonio, i componenti la famiglia sono infatti chiamati distintamente ed insieme al sublime e vertiginoso compito di edificarla come piccola chiesa, come “ecclesiola” […]. [Gesù] vuole che lo sposo non veda e non ami nella sposa solo colei con cui divide la vita, ma ami in essa Lui, Cristo stesso. Ritiene infatti fatto a sé quanto si fa a lei e viceversa. Gesù nella sposa e Gesù nello sposo vanno amati con la misura che Gesù richiede ed ha espresso con queste parole: “Amatevi come io vi ho amati” (Gv 13, 34). Amatevi, cioè, fino ad esser pronti a dare la vita l’uno per l’altro. Se tutto il giorno i genitori avranno presente ciò, sia quando pregano o lavorano o si mettono a tavola, sia quando riposano o studiano, o ridono, o giocano con i loro figli…, tutti i momenti saranno buoni per testimoniare Dio. Leggi tutto: La famiglia e la preghiera Dall’intervento di Chiara Lubich al Congresso“Famiglia-società: radici nell’Assoluto per l’oggi dell’uomo”- Castel Gandolfo, 8 Aprile 1989. (altro…)
Gen 13, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Un mio conoscente, tanti anni fa mi disse: ”Dove ci sono i poveri, ci sono anche molti soldi”. Ero giovane e non credetti molto a quelle parole: dopo ventisei anni d’Asia, mi sono reso conto, purtroppo, che è vero, anche a Mae Sot. In barba a qualsiasi buon senso di sviluppo sostenibile o di minimo rispetto per l’uomo e la natura, si aprono strade, si fanno progetti per portare qui industrie ricollocandole da dove ormai non riescono più ad essere produttive; oppure vengono cacciate perché fuorilegge e pericolose per la salute della gente. E tutto perché esiste una “forza lavoro” a costo basso, molto basso, se non spesso a costo zero; e dall’altra parte ci sono persone ricchissime pronte ad approfittare della situazione. I poveri, attraversando il confine dal Myanmar alla Thailandia, scappano dalla fame e dai disagi di un Paese che ancora stenta ad avere una uguaglianza sociale, a proteggere le classi meno fortunate o di religione diversa. Nella frontiera si continua a scacciare, a sparare, e chi soffre di più sono i più piccoli. Aumentano i bambini orfani, disabili, abbandonati oppure che vengono lasciati soli a casa, mentre i genitori vanno a lavorare nelle piantagioni. Che triste vedere i bimbi che soffrono! E Mae Sot ne è piena. Ecco: noi stiamo facendo qualcosa per loro col nostro progetto. Ogni volta che andiamo in quella zona, abbiamo i nostri “posti speciali”: or fanotrofi, case sperdute nella campagna, la nostra piccola scuola di Goccia dopo Goccia con una sessantina di alunni: tutti posti dove incontrare tantissimi di quei bimbi con quegli occhi neri che ti rimangono stampati nell’anima, e non se vanno più via. Ormai il nostro progetto arriva al suo sesto anno (anche se sono decenni che aiutiamo il popolo Karen) e raggiunge, in tre nazioni (Thailandia, Laos e Vietnam), circa 250 persone. Tutti micro progetti, diretti e concreti, verso nuclei familiari spesso sotto la soglia del minimo da vivere. Di cosa hanno bisogno? Certo di cibo, di vestiti ma, soprattutto, di amore, che è interessamento, un sorriso, attenzione, insomma qualcuno che ti chieda: “Come stai?”. Cioè avere persone davanti che sappiano “con-patire” le loro sofferenze di una vita da migranti, che vuol dire, di gente che vale poco agli occhi dei ricchi e che viene sfruttata. È questo quanto cerchiamo di fare: aiutare, stare accanto a loro, sollevare, dare speranza e calore. Attraverso contatti locali il nostro aiuto arriva ogni mese. E ogni tre mesi facciamo il giro dei progetti, per trovarli e far sentire concretamente che non li abbandoniamo. “Il fatto che fate tutti questi chilometri per venire da noi, ci dà la forza e la ragione per continuare a vivere”. Ecco cosa ci dicono spesso. Quei piccoli occhi neri, quei volti che non sorridono, parlano più di mille e mille parole. Ci ricordano le parole di Chiara Lubich, ispiratrice del nostro progetto: “Dammi tutti i soli”. E noi sentiamo che sono tutti nostri questi “soli”, perché immagine di quel volto di Gesù che continua a gridare sulla Croce ed a richiedere tutto l’amore che possiamo donare. Ecco il senso del nostro progetto e, direi, della nostra gioia intima. Luigi Butori Per chi vuole collaborare con il progetto: Banca Cantonale dei Grigioni, 7002 Coira IBAN-Nr: CH19 0077 4010 2957 6490 0 Goccia dopo Goccia Residenza Ragazzi 196a CH 7742 Poschiavo, Svizzera e mail: gica.ceccarelli@bluewin.ch oppure gocciadopogoccia.ms@gmail.com Associazione riconosciuta dall’amministrazione cantonale grigionese delle imposte. (altro…)