Movimento dei Focolari
Chiara Lubich

Chiara Lubich

Copertina_libro_dottoratiIl volume raccoglie i documenti relativi al conferimento dei sedici Dottorati h.c. a Chiara Lubich in varie discipline da parte di prestigiose Università di tutto il mondo. I documenti accademici sono in lingua originale con traduzione italiana. È curato dal Centro Chiara Lubich con la collaborazione dell’Istituto Universitario Sophia. Prefazione di Piero Coda (Città Nuova, 2016, 432 pp., 24€)  

Assunzione: la vittoria sulla morte

Assunzione: la vittoria sulla morte

20160815-01«Dopo la morte di Gesù, dopo la comparsa dello Spirito Santo, Maria scompare nel nascon­dimento: lontana. Ha compiuto la sua missione e rientra in quello che è il suo elemento: il silenzio, il servizio. Risolve, rifugiandosi in Dio, il problema della vecchiezza come nuova infanzia dello spirito. Inse­gna a morire. Questa operazione, che provoca paura, in Maria madre diventa una risalita all’origine, mediante un inesausto perdersi in Dio: vita che non finisce. E quel perdersi nell’Eterno fu la morte di Maria. Essa avvenne il giorno che gli apostoli potevano far da sé. Ma non fu una morte quale noi l’intendiamo e la subiamo: bensì qualcosa di dolce e di rapido che i teologi adombrano con espressioni varie: pausa, tra­passo, transito, sonno, morte vivifica. Quel corpo vergine avrebbe ricevuto una contaminazione dal processo di decomposizione, mentre, avendo patito con Cristo, non poteva non assurgere subito alla gloria con Cristo. Così quel che per Cristo era stato la resurrezione, fu per Maria l’assunzione: duplice vittoria — del corpo e dello spirito — sulla morte. Nei nostri tempi si è presentato lo spettro terrificante di una disintegrazione fisica per milioni di esseri umani e forse per l’intera umanità, sotto la minaccia dell’atomica o per l’inquinamento ecologico. Non c’è altro scampo a tale destino che sottrarsene mediante una riproduzione della vittoria di Gesù e Maria: divenendo anche noi spiritualmente Gesù e Maria, agenti di vita; ciò che si fa inserendo la nullità umana nell’onnipotenza divina. Se, messi insieme, vivendo del Vangelo, siamo Cristo mistico; se, fatti Maria, diamo Gesù alla società, la guerra non ha senso e la bomba atomica diviene arnese da museo. C’è la pace: il cuore solo e l’anima sola della comunità raccolta attorno a Maria; e suo frutto è l’unità. L’unità dei viventi. Risalendo da questa palude sanguinolenta, che è la terra, al cielo di Maria, la tutta bella, la stella del mare, si comprende meglio il senso della sua assunzione, che fu il suggello supremo al suo privilegio unico di Vergine Madre di Dio. Un fatto che dovrebbe commuovere anche i materialisti, poiché rappresenta l’esaltazione del corpo fisico per opera del Supremo Spirito. In lei si celebra la materia redenta e si esalta l’universo materiale, trasfigurato in tempio dell’Altissimo. Basta meditare un momento, con intelletto d’amore, sulla posizione di Maria che sale da terra in cielo attraverso il cosmo, per cogliere la sua entità e funzione. Ella è il capolavoro della creazione. In lei Dio ha voluto mostrare tutta la sua onnipotenza: la sua infinita originalità. Ammirabili sono stelle ed atomi, nella loro struttura; e carichi di bellezza mai esaurita sono cieli e mari, uomini e angeli… Ma ella è più bella: raduna e fonde tutte le loro meraviglie, sì che la natura tutta quanta appare un piedistallo ai suoi piedi. Maria: umile, perché nessuna altezza esteriore paresse elevarla; silenziosa, perché nessuna voce umana, paresse definirla; povera, perché nessun ornamento della terra paresse  decorarla. Essa parla con la sola parola di Dio, essa è ricca della sola sapienza di Dio, essa è grande della sola grandezza di Dio. E così, identificata col Signore, Maria è l’espressione umana della grandezza, della mente e dell’amo­re della Trinità. La regina — ancella e signora — della dimora di Dio, che apre le porte e ammette i figli, adoperandosi a raccoglierli tutti nella reggia del Padre, per la gloria del Figlio, nel circuito dello Spirito Santo. Per dare ai mortali un’idea di Dio che, infinito, sovrasta e subissa l’intelligenza dell’uomo, quasi per mediare la potenza, la sapienza e l’amore della Trinità ineffabile, a cui mai l’umanità si sarebbe ap­pressata, il Creatore ha creato Maria, nel cui seno il Verbo s’è fatto carne, nella cui persona Dio si fa accessibile e il divino amore diventa di casa. Maria tra noi porta Dio in mezzo a noi. È porta del cielo; è assunta nella dimora di Dio, per accogliere i figli nella casa del Padre. Per questo essi la invocano, anche centinaia di volte al giorno, perché preghi per loro adesso e nell’ora della morte».   Tratto da: Igino Giordani, Maria modello perfetto, Città Nuova, Roma 2012 (1967), pp. 157 – 163 (altro…)

Giovani siriani, atleti dell’anima

Giovani siriani, atleti dell’anima

FB_IMG_1470750480992«Ho imparato come trasformare il negativo in positivo e come trasmetterlo ai miei amici» e a non «disperare di fronte alle difficoltà». Detto in un contesto come quello siriano, dove i giovani vivono «sotto continue pressioni psicologiche» ogni parola ha un peso diverso. «Purtroppo dalla Siria continuano ad arrivare notizie di vittime civili della guerra, in particolare da Aleppo», ha ricordato ancora papa Francesco nell’Angelus dello scorso 7 agosto. «È inaccettabile – continua – che tante persone inermi – anche tanti bambini – debbano pagare il prezzo del conflitto, il prezzo della chiusura di cuore e della mancanza della volontà di pace dei potenti». E ha esortato tutti ad essere «vicini con la preghiera e la solidarietà ai fratelli e alle sorelle siriani». L’aria di guerra logora, anche se non mancano i semi di speranza, ed è su quelli che si continua a puntare. «Sentivamo di dover fare qualcosa di diverso con i giovani, per sostenerli dal punto di vista spirituale e umano», raccontano Lina Morcos e Murad Al Shawareb, educatori del Movimento dei Focolari, «e così è nata l’idea di invitare Sr. Noha Daccache, libanese, del Sacro Cuore, docente all’università con specializzazione nel sociale. Abbiamo scelto di approfondire, nell’anno della misericordia, “la misericordia nella nostra vita quotidiana e la preghiera”». FB_IMG_1470750449838_b«Già dalla preparazione – fatta tutta via whatsapp – si sentiva una grande maturità», mostrata poi nello svolgersi dei tre giorni (dal 10 al 12 giugno scorsi). L’approfondimento di Sr. Noha sulla misericordia e la preghiera, e sulla Sacra Scrittura – che andava a toccare la loro vita spirituale – ha suscitato domande e riflessioni. «Ma ci siamo accorti la prima giornata di essere molto stressati a causa della situazione che stiamo vivendo, così abbiamo fatto un’ora di dialogo e dopo qualcuno ha suggerito di fare un momento di preghiera. È stato un momento molto forte con canti e meditazioni, dove i giovani hanno fatto preghiere spontanee chiedendo con tanta fede il dono della Pace». «Il secondo giorno abbiamo approfondito vari aspetti della vita che impediscono la piena corrispondenza a quello che Dio ci chiede ogni giorno. Mentre l’ultimo giorno, lo scritto di Chiara Lubich “Meglio di ieri” è stato molto illuminante perché ci ha indicato una chiave concreta per amare Gesù sempre meglio». «Ho capito di dover vivere il momento presente con solennità, di offrire il dolore e viverlo per Gesù; tutto il resto è secondario – scrive una ragazza –. Durante le preghiere ho sentito che Gesù mi diceva: sono con te». «Siete ragazzi in gamba – ha detto Sr. Daccache al momento di partire –. Vi porto tutti in cuore e preghiamo intensamente per la Pace». Maria Chiara De Lorenzo (altro…)

Vangelo vissuto: tutti fratelli

Vangelo vissuto: tutti fratelli

«Mi dispiace…» “Un collega medico più anziano mi aveva ripreso di fronte ai malati per un errore che non pensavo di aver commesso. Colpito sul vivo, me ne andai sbattendo la porta. A casa, non riuscivo a rimanere tranquillo: dovevo fare qualcosa per ricostruire quel rapporto. Dopo vari tentennamenti, pensai di telefonargli allo studio. «Mi dispiace – gli dissi – per ciò che è accaduto stamattina». Rimase meravigliato e molto contento. Da allora il nostro rapporto è in continua crescita: la scoperta che, pur tra tante difficoltà, è possibile dare una dimensione umana al nostro lavoro”. R. S. – Canada Cosa fare di quella somma? “Da un parente avevamo ricevuto in dono una grossa somma di denaro. Sorpresi da un gesto così inaspettato, ci chiedevamo cosa farne. Siamo in nove in famiglia e ognuno ha espresso un desiderio: chi voleva una cosa, chi l’altra… Quanto a me, avrei voluto devolvere almeno una parte di quei soldi per uno scopo sociale. Ma i nostri figli sarebbero stati d’accordo? A quel punto, mia moglie ed io ci siamo ricordarti che abbiamo un figlio in cielo. Se fosse stato fra noi, certamente anche lui avrebbe avuto la sua parte. Nessuno dunque ci vietava di destinare per quello scopo la somma che sarebbe spettata a lui. È bastato comunicare l’idea ai ragazzi perché anche loro aderissero con gioia a questa decisione”. C. M. – Argentina 20160810-01Amare senza aspettarsi nulla “Nostra figlia Anna era una ragazza piena di vita e di ideali che voleva realizzare: laurearsi, fare l’archeologo, formare una bella famiglia. Purtroppo le cose non sono andate così. Dopo la laurea ha attraversato un periodo di particolare stress; soprattutto il fatto che il ragazzo l’aveva lasciata l’ha portata ad una crisi profonda. Mia moglie ed io eravamo sgomenti. Ci sentivamo impotenti e ci sono venuti dei dubbi se avevamo sbagliato qualcosa nella sua educazione. Questa dura esperienza ci ha condotti ad un più profondo rapporto con Dio. Insieme agli altri figli ci siamo messi ad amare Anna con un amore che non aspettava nulla e, dopo una cura adeguata, a poco a poco lei è uscita dal tunnel. Un giorno ci ha confidato che l’amore della famiglia era stato determinante per la sua guarigione”. E. P. – Austria (altro…)

Jesús Morán: Relazione e relazionalità

Jesús Morán: Relazione e relazionalità

«In principio è la relazione», scriveva nella prima metà del secolo scorso il grande Martin Buber, esponente del pensiero ebraico. Da allora, e grazie agli sviluppi compiuti dalla scuola dialogica, questa categoria è entrata con autorevolezza nella scena filosofica contemporanea, con conseguenze per la vita sociale e l’orizzonte di senso dell’esistenza. Le scienze umane, in particolare, ne hanno fatto un uso proficuo e fecondo. Sempre più tendiamo a pensare che la relazione sia quella dimensione della persona che in qualche modo la definisce. La capacità di relazione è perciò diventata importante in tutti gli ambiti dell’agire umano. Il fallimento di tante nobili imprese, per esempio, può essere fatto risalire a problemi di relazione. Avere una buona relazione risulta, per lo più, un positivo punto di partenza e una garanzia di continuità. La relazione è davvero essenziale. Eppure, dal mio punto di vista, mi permetterei di modificare la frase del grande filosofo austriaco-israeliano con quest’altra: «In principio è la relazionalità». Con questo intendo dire che la relazione è sempre seconda, perché c’è qualcosa di più radicale: la relazionalità. È la struttura relazionale della persona che permette di entrare in relazione, ma non esige necessariamente un rapporto con l’altro per esserci. La relazionalità implica l’essere, la relazione, il fare. Relazionalità e relazione non si oppongono, ma vanno distinte perché toccano due dimensioni diverse della persona. La conclusione sembra paradossale: ci sono persone povere di relazioni ma ricche di relazionalità, e viceversa. Avere tanti rapporti, infatti, non è necessariamente indice di relazionalità. Pongo un caso estremo: una suora di clausura può essere più ricca di relazionalità di una star cinematografica, anche se infinitamente più povera di relazioni. Si può essere aperti all’infinito senza valicare il perimetro della propria stanza, così come chiusi in sé stessi mentre si gira il mondo. È una questione di quantità e qualità, allora? Sì e no. Decisiva – come criterio di qualità delle relazioni – è la misura con cui esse partono o meno dalla struttura relazionale della persona. Non è, quindi, questione di quantità o qualità, ma di profondità e reciprocità. La relazionalità proviene dal fondo dell’essere umano ed è sempre aperta. Aperta alla reciprocità, mentre non sempre le relazioni schivano la tentazione individuo-centrica. Partire dalla struttura relazionale della persona vuol dire allora essere coscienti che nelle nostre relazioni c’è sempre qualcosa che le precede e qualcosa che le eccede. Significa rinunciare a dominare le relazioni, addirittura a costruirle come se dipendessero da noi. Le relazioni non si costruiscono, si cercano. Questo vuol dire che nei nostri rapporti dobbiamo essere attenti soprattutto a ciò che ci sorprende, all’imprevisto. La “volontà di potenza” che caratterizza spesso l’uomo moderno tende non di rado a imporre le relazioni, anche per buoni fini. Può succedere, per esempio, nel rapporto padre-figli o nei rapporti di coppia. Se vogliamo rapporti carichi di relazionalità dobbiamo invece curare l’atteggiamento di attesa, di ascolto, di pazienza, anche di assenza. La relazionalità richiede amore insieme a una sorta di passività che, ben vissuta, è l’unica veramente aperta al nuovo. Le conseguenze etiche di questa distinzione, che può apparire solo accademica, sono in certi casi decisive. Un esempio: se la persona fosse primariamente relazione, intendendo con questo la capacità di costruire rapporti, l’aborto sarebbe legittimo perché l’embrione non è in grado di costruirli. Anche la persona in coma non avrebbe diritto di vivere, perché incapace di avere rapporti con gli altri. Se invece ciò che definisce alla radice la persona è la relazionalità, che per esserci non ha bisogno di rapporti perché viene prima di essi, allora le cose cambiano sostanzialmente. Fonte: Città Nuova (gennaio 2016, pag. 67) (altro…)

Vescovi amici dei Focolari in Portogallo

Vescovi amici dei Focolari in Portogallo

Dopo la partecipazione alla memorabile Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia, 67 vescovi e cardinali amici del Movimento dei Focolari, provenienti da 27 paesi di 4 continenti, si riuniscono a Braga, nel nord del Portogallo, dal 2 al 10 agosto 2016. Un incontro che si ripete dal 1977 e che per la prima volta si realizza in terra lusitana, accolto presso il Santuario della Madonna di Sameiro su invito di mons. Jorge Ortiga, arcivescovo di Braga. Moderato dal cardinale Francis Kriengsak, arcivescovo di Bangkok, Tailandia, l’incontro ha come finalità approfondire la comunione fraterna fra i vescovi presenti alla luce della spiritualità dell’unità che anima i Focolari. Tema centrale dell’incontro il mistero di Gesù in croce che grida «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mc 15,34), chiave per incontrare e abbracciare le piaghe del mondo di oggi e che sarà anche il tema per tutto il Movimento nell’anno 2016/2017. Maria Voce, presidente dei Focolari, presente all’incontro, offrirà degli spunti sull’argomento. Presenti anche il copresidente Jesús Morán e alcuni consiglieri centrali per una condivisione di prospettive sulla vita del Movimento dei Focolari oggi. Altri argomenti di riflessione e di lavoro, con contributi specifici da parte di teologi, politici e altri esponenti dei Focolari, sono la situazione attuale del mondo, la riforma della Chiesa nel solco di papa Francesco, l’ecumenismo. Un invito ai vescovi della Conferenza Episcopale Portoghese per la giornata del 9 agosto sarà, per chi vi possa partecipare, occasione di scambio fraterno di esperienze e conoscenza reciproca, arricchito dalla presenza di presuli provenienti da diocesi di tante parti del mondo. Un pellegrinaggio a Fatima per affidare alla Madonna la propria vita e missione, in quella che è conosciuta come la terra di Santa Maria, suggellerà l’incontro. I convegni dei vescovi amici del Movimento dei Focolari hanno avuto inizio nel 1977 su iniziativa di mons. Klaus Hemmerle, vescovo di Aquisgrana, Germania. Sono stati approvati e sostenuti fin dall’inizio dalla Santa Sede, per favorire la collegialità “effettiva e affettiva” tra vescovi in uno spirito di comunione e fraternità. Fonte: Comunicato stampa – SIF (altro…)