Apr 8, 2016 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
https://www.youtube.com/watch?v=fmnzghp0ghg&feature=youtu.be L’appuntamento annuale promosso dai giovani dei Focolari che mira a coinvolgere il maggior numero di persone e istituzioni nel percorso verso la fraternità, avrà il suo centro quest’anno a Quito, in Ecuador. Il tema è quello dell’interculturalità, con una manifestazione giovanile alla cosiddetta “Metà del mondo”, dove si può mettere un piede sull’emisfero boreale e l’altro su quello australe. Giorni di dialogo fra giovani di diverse culture, attraverso il lavoro, la condivisione e il turismo comunitario in una natura esuberante. Sul sito www.mundounido2016.com tutte le informazioni riguardo al programma ecuadoregno. “Link Cultures – un camino para la paz” è il titolo che accomuna le più varie iniziative di fraternità che si svolgeranno contemporaneamente in tutto il mondo, unendo generazioni e culture in un unico laboratorio e rintracciabili attraverso l’hashtag #4peace.
Un po’ di Storia. Maggio del ’95, il Genfest – grande appuntamento mondiale dei Giovani per un Mondo Unito – si conclude con il lancio della Settimana Mondo Unito (SMU): una settimana per contribuire a creare rapporti di pacifica convivenza tra popoli e culture diverse, nel rispetto dell’identità di ogni comunità e popolo. Una proposta alle istituzioni nazionali e internazionali, pubbliche e private, di evidenziare e valorizzare le iniziative che promuovono l’unità ad ogni livello. La SMU è parte integrante dello United World Project. A vent’anni da quello storico evento: molteplici le iniziative di giovani, ragazzi e adulti , in queste edizioni della SMU che l’hanno vista farsi sempre più spazio nell’opinione pubblica, nei mass media, fra le istituzioni. Su ogni punto del pianeta, la rende affascinante una forte idealità: convincere il mondo che è “tempo di fraternità”. Nel 2010, un collegamento mondiale dall’Ungheria dà il via alla SMU; nell’edizione 2011 la diretta mondiale parte invece da un piccolo paese, Sassello (Italia), dove è nata e vissuta Chiara Luce Badano, giovane dei Focolari morta nel 1990 e beatificata nel 2010. La SMU del 2012 precede il Genfest che si realizza a Budapest (12 mila giovani nello Sport Arena e 500 mila collegati mediante le reti sociali). Nel 2013 la diretta mondiale viene trasmessa da Gerusalemme: 120 giovani di 25 Paesi, musulmani, cristiani ed ebrei, vivono una forte esperienza di fraternità: un programma di vita per un futuro di pace. Il “focus” della Settimana Mondo unito 2014 è a Nairobi, con il cantiere di reciprocità “Sharing with Africa”. “Fabric, Flavour, Festival – discovering fraternity”, è il titolo della SMU 2015 che sviluppa il tema del dialogo a 360°. L’evento centrale è animato dai Giovani per un Mondo Unito dell’India, a Mumbay, con giovani del movimento indù dello Shanti Ashram, ulteriore segno di come questi giorni uniscano popoli e religioni diverse.
Run4Unity – Altra novità di quest’anno è il coinvolgimento dei ragazzi: l’evento sportivo mondiale Run4Unity, staffetta mondiale per la pace che nelle precedenti edizioni ha toccato migliaia di ragazzi, avrà d’ora in poi cadenza annuale, e sarà inserita all’interno della Settimana Mondo Unito. La Run4Unity 2016 si correrà il prossimo 8 maggio. I Giovani per un Mondo Unito sperano che questa expo internazionale e itinerante, ormai ventennale, sia riconosciuta anche dall’ONU. Le iniziative che continuano a svolgersi durante l’anno, e sulle quali la Settimana Mondo Unito accende i riflettori, sono raccolte nella piattaforma dello United World Project. (altro…)
Apr 7, 2016 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nasri ha studiato a Milano per poi specializzarsi in urbanistica a Venezia. Tornato nella sua terra, ha conosciuto 20 anni fa il Movimento dei Focolari. Quest’incontro, a suo dire, gli ha cambiato la vita. Ha 3 figlie di 17, 15 e 13 anni. Lo incontriamo a margine di OnCity, convegno internazionale sul bene comune (Castel Gandolfo 1-3 aprile). Quali sfide incontri ogni giorno nella tua terra? «Lavoro nel settore edilizio. Per motivi politici abbiamo difficoltà nel rinnovo del piano regolatore, che risale agli anni ’70. Per aprire una nuova strada o modificare un percorso occorrono i permessi, ma l’autorità militare israeliana li nega». È davvero possibile “amare il nemico”? «Non è facile essere un cristiano vero in Palestina. In questo campo il nostro nemico è l’autorità israeliana militare, non gli ebrei! Rispetto la religione ebraica perché siamo tutti fratelli, figli di Dio. Ma come posso amare un soldato israeliano che mi uccide? Che distrugge le nostre città? Che occupa il nostro territorio? Come faccio a vivere il cristianesimo? Ho provato a confrontarmi su questo con altri cristiani. Ho capito che se non sono capace di amare, almeno posso cominciare a non odiare, e piano piano forse l’amore verrà. Queste due parole, “non odiare”, le ho messe nella mente e nel cuore e ho cominciato a viverle nel mio mondo. Mi hanno aiutato spesso, ad esempio nel sorridere ad un soldato. Specialmente al check point, perché purtroppo noi palestinesi non possiamo muoverci liberamente. Siamo circondati, siamo in prigione. Una volta un capitano mi ha chiesto come mai io, arabo palestinese, gli avessi sorriso. Ho risposto: Gesù ci ha detto “bisogna amare tutti”, e io ti amo. È rimasto colpito, non sapeva cosa dire. Mi ha lasciato passare senza farmi troppi controlli! L’amore esiste, anche nel cuore degli occupanti israeliani come di ogni uomo sulla terra. Non do colpa a loro, perché sono soldati e devono obbedire agli ordini. Lasciamo il conflitto ai governi, noi come popoli possiamo vivere insieme. Ma per i giovani questo è più difficile da accettare, soprattutto adesso che con internet vedono com’è il mondo fuori dalla Palestina».
Cosa fate con il Movimento dei Focolari in Terra Santa? «Sono un volontario e impegnato in Famiglie Nuove. Promuoviamo attività nelle diverse chiese con la comunità cristiana a Betlemme. Io sono greco ortodosso, mia moglie è cattolica. Andiamo da chi ha bisogno: anziani, bambini abbandonati, o persone malate mentalmente che hanno bisogno di essere amate. Cerchiamo di fare il possibile…». Ci sono ebrei tra le persone che hanno contatto con il Movimento? «Molte famiglie ebree sono amiche nostre. Facciamo degli incontri insieme. Una delle mie figlie gioca a calcio. Attraverso il Centro Peres per la Pace la sua squadra, insieme a una squadra israeliana, è stata invitata dal Real Madrid. Per lei, per la prima volta in contatto con coetanei ebrei, era una nuova esperienza. Al ritorno mi ha detto: «Tutti i giocatori ebrei sono amici miei». Siamo in contatto anche con tante famiglie musulmane: in Palestina i musulmani sono il 99%, l’1% siamo cristiani. Come Movimento dei Focolari abbiamo un rapporto molto buono con i musulmani, e anche con gli ebrei. Questo ci dimostra che vivere insieme si può». Se tu potessi dare un messaggio a tutto il mondo, cosa ti sta più a cuore per la tua terra? «Ricordateci. Ci sono palestinesi cristiani che stanno soffrendo. Eravamo più del 10%, ma l’emigrazione delle famiglie cristiane è aumentata moltissimo. Ho paura che un giorno non si troverà neanche un cristiano. Aiutateci a risolvere il problema palestinese. Se si crea la pace nel Medio Oriente, verrà la pace per tutto il mondo. La volontà di Dio c’è, ma abbiamo bisogno della volontà degli esseri umani. È un posto strategico, ricco di spiritualità. Ci manca solo l’unità. Se esiste l’unità tra queste tre religioni, il Medio Oriente sarà in pace e sarà un modello. Questo è l’unico messaggio che posso dare: vivere le parole di Gesù, per creare la pace e l’amore, perché ne abbiamo bisogno veramente». Maria Chiara De Lorenzo (altro…)
Apr 6, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Si inizierà con la Scuola Itinerante (dal 1° al 6 maggio), durante la quale i giovani visiteranno alcune regioni dell’Ecuador per poter fare un’esperienza diretta di interculturalità in varie comunità ecuadoriane, lavorare e vivere con le persone del luogo, conoscere la realtà più profonda del Paese sudamericano. I partecipanti potranno scegliere tra due diverse proposte: Costa-Sierra e Oriente-Sierra. La prima, comprende le provincie di Esmeraldas e Imbabura, nelle quali i giovani partecipanti entreranno in contatto con le comunità di Gualapuro, Agato e Peguche; la seconda, include le provincie di Pastaza, Tungurahua e Bolívar, per incontrare le comunità di Shiwacocha, Kisapincha, Salasaka e Bolívar. Ogni percorso ha come scopo la costruzione di rapporti a vari livelli: con la natura, con gli altri e anche con sé stessi. In questo modo i giovani, con le persone del luogo, saranno protagonisti di veri e propri laboratori di convivenza nei quali si potrà condividere, imparare, sperimentare e saranno testimoni del lavoro di queste comunità e di un vero scambio di doni tra culture. L’edizione 2016 della Settimana Mondo Unito, avrà a Quito, capitale dell’Ecuador, il fulcro di tutte le manifestazioni che si svolgeranno contemporaneamente nel mondo. Il 7 maggio si realizzerà un Festival per la Pace nell’area turistica Metà del Mondo, icona dell’Ecuador riconosciuta a livello internazionale: sarà un grande evento che vedrà la partecipazione di giovani di varie culture, fedi, ceti sociali, con il fine di mettere in evidenza la fraternità in un contesto interculturale e di impegnarsi a vivere la pace e l’unità nel rispetto delle differenze, attraverso la pratica della Regola d’Oro che invita a “Fare agli altri ciò che vorresti facessero a te”. I Giovani per un Mondo Unito dell’Ecuador hanno inoltre promosso due concorsi, uno di musica e uno di fotografia e il loro sogno punta in alto: far nascere una “Scuola di Pace” permanente. Informationi: info@mundounido2016.com Sito web ufficiale: www.mundounido2016.com (altro…)
Apr 6, 2016 | Focolari nel Mondo
IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA dalle 9.00 Check-in 10.00 World Flow – colori, musica e balli dal mondo 11.00 PROGRAMMA IN AUDITORIUM Musica, testimonianze, coreografie QUI: INIZIA DOVE SEI FUORI: UNA CITTA’ NON BASTA OLTRE: BE THE FLOW 13.30-15.00 Visita alla EXPO E ALLA CITTADELLA 15.30-16.30 FLOW RUN 17.00 PREGHIERA PER LA PACE CONCLUSIONE Per saperne di più:www.primomaggio.it Prenota QUI Diretta streaming da Loppiano
Apr 6, 2016 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale

Foto: Shutterstock
«La violenza ha toccato da vicino anche la mia vita. In un contesto così difficile, il desiderio di lavorare per la ricostruzione della mia terra è una passione che cresce ogni giorno. È questo desiderio che mi ha portato in Italia per studiare presso l’Istituto Universitario Sophia (IUS), di cui avevo sentito parlare nel mio Paese. Il modo in cui si affrontano le diversità a Sophia mi serve per affrontare le diversità del Burundi e qui ho capito che non devo attendere di concludere i miei studi per dare il mio contributo». È così che il giovane si impegna a lavorare per la pace. «Ho la possibilità di trovarmi con tanti connazionali in Italia e ogni volta cerco di esprimere le mie convinzioni, nello spirito di fraternità, con gli strumenti che ho acquisito nello studio e nella vita che mi permettono di dialogare valorizzando il positivo dell’altro. Questo mio atteggiamento ha attirato l’attenzione di chi ha diverse opinioni sulla realtà del Burundi: sono membri dell’opposizione, membri del partito al potere e anche della società civile. Quando mi tocca intervenire, non parlo della mia appartenenza politica, ma esprimo quello che sento dentro di me, facendo riferimento al Papa quando afferma che “la violenza non è mai una via della pace”». «Una volta ho evidenziato, appunto, che tra noi c’erano rappresentanti del governo, dell’opposizione, della società civile, del partito al potere, etc. E che il programma quella volta prevedeva di concludere prendendo la birra insieme, come segno di riconciliazione e secondo la nostra cultura. Ho aggiunto che qui, lontano dai conflitti, siamo seduti l’uno accanto all’altro e, anche se discutiamo con passione, ci salutiamo sia all’arrivo che alla partenza, mentre a Bujumbura si ammazzano… Allora ho fatto la mia proposta: Perché non fare arrivare a tutti questa nostra testimonianza? Perché non dire anche ai nostri connazionali in patria che dialogare e discutere si può, ma senza ammazzarci? Qui abbiamo dimostrato che il dialogo è possibile, ho aggiunto». «Dopo quell’intervento ho pensato che non sarei stato compreso o che mi avrebbero preso per un sognatore che vive nell’utopia». Invece, con sua sorpresa, viene preso molto sul serio. «Ci siamo trovati ancora con una ventina di esperti della situazione burundese. Eravamo rappresentanti dei diversi interessi in questione e l’obiettivo era quello di discutere sulle modalità per un dialogo inclusivo tra governo, opposizione, società civile, gruppi armati, etc., in vista della pacificazione del Paese. È stata un’occasione importante di ascolto, utile per esprimere insieme e con serenità alcune proposte da trasmettere al governo». «Ho potuto costatare che l’esperienza di Sophia porta frutti che ci superano – conclude – . Più che mai sono convinto che possiamo portare la luce che viene dal Vangelo nelle diverse situazioni difficili che vivono i nostri Paesi. Spero di continuare a dare il mio piccolo contributo per la costruzione della pace, non solo in Burundi, ma nel mondo». (altro…)
Apr 5, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
«Il 22 marzo rimarrà per sempre una data marcata dagli atti vigliacchi nell’aeroporto e nella metropolitana di Bruxelles. Atti di individui che non sono riusciti a vedere l’amore per il prossimo come priorità nella loro vita, proprio nei giorni che precedono la Pasqua, festa che ci insegna che l’Amore vince tutto. È stata una settimana in cui emozioni di odio profondo si alternavano con una sensazione che Dio richiede di amare l’altro. Non è certo facile in momenti come questi. C’è nella nostra natura la voglia di trovare un colpevole. È questo che sta succedendo anche qui in Belgio. Ci si domanda dove si è sbagliato, e chi è responsabile per la radicalizzazione di queste persone. Anche per me è stata una settimana piena di domande nuove. È come scrivere continuamente delle lettere a Dio ed ogni giorno correre alla casella della posta per guardare se c’è già la Sua risposta. Peggio ancora quando i tuoi amici più stretti ti chiedono perché difendi ancora i musulmani: “È colpa loro”, dicono. “Li rimandiamo a casa”. “Perché dare ai profughi delle possibilità, se loro poi ci fanno fuori?” Mi sono accorto che ci vuole un esercizio da rifare ogni volta. Si tratta di entrare nella pelle dei miei amici, che non hanno la fortuna di sperimentare che Dio è accanto a loro e che Lui è l’unico che può offrire una risposta. Una risposta d’amore. Loro sentono la paura, che li spinge a far prevalere la propria sicurezza e il proprio futuro. Il mio sforzo di questa settimana era di far vedere loro l’altra parte della storia: “Quelle persone (i terroristi) non sono musulmani. L’Islam impersona valori che irradiano l’Amore”. Ma quando fai questo esercizio, trovi subito tanta resistenza. La ferita è ancora fresca. Speravo di essere in grado di sanare adeguatamente le ferite, ma la guarigione è un processo e dunque ci vuole del tempo. Tornando a casa questo Venerdì Santo ero stanco e quasi stufo di curare “i feriti”. Posso ben immaginare che sia stata una settimana molto dura per le persone impegnate in prima linea nei soccorsi. Si dice che i giovani di oggi non osano manifestare la loro fede. Non osiamo più parlare delle cose in cui crediamo per paura di essere scartati dalla società. Non osiamo più fare ciò che sentiamo sia bene fare. Forse non è paura di esprimersi ma stanchezza, conseguenza del fatto che credere negli ideali cristiani è un’avventura faticosa. La fede in Belgio è una cosa ormai eccezionale, e devi sforzarti ogni volta per sostenere i tuoi valori. I giovani scelgono di non credere più, per evitare le critiche. E qui capivo di nuovo la forza dell’ideale di pace e di unità che Chiara Lubich ci ha insegnato. Può essere come un “caffè” per la nostra stanchezza. Ci aiuta a sorridere quando qualcuno pone una domanda critica, dandoci l’opportunità di condividere il nostro messaggio. Per quello sto alla sequela di Gesù! Vorrei chiedere a Dio un fuoco più grande di prima, che accenda delle candele nel cuore dei giovani. Che ci renda capaci di guardarsi positivamente, invece che criticarsi l’un l’altro. In modo che uno spiraglio verso il basso diventi un spiraglio verso l’alto e la fede diventi una festa anziché una preoccupazione. Dove ognuno possa trovare la chiave per costruire un mondo in cui attentati come quelli del 22 marzo non accadano più». (altro…)
Apr 4, 2016 | Cultura
Fale – nos Dele terá sido o insistente pedido que muitas pessoas fizeram aos personagens que conviveram com Jesus de Nazaré. Como se fosse uma série de crônicas, o best- seller de Fabio Ciardi leva você à Palestina daqueles tempos, e também a uma reflexão, a um instante de recolhimento, que permite vislumbrar quem foi Jesus de Nazaré…
Apr 4, 2016 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Durante l’ultimo viaggio a Taungoo, una delle regioni dove si è avviato il progetto del Sostegno a Distanza in Myanmar, «ci siamo resi conto quanti ragazzi sostenuti a distanza ora “camminano con le proprie gambe”», scrive la referente di AfnOnlus in Myanmar Vivienne Arpon. Le visite da parte dello staff locale del sostegno a distanza alle famiglie dei bambini sostenuti, sono occasione per portare l’amore concreto e capire meglio le difficoltà che affrontano.
Marta era stata abbandonata dal marito quando i suoi figli, Justin e Joseph, erano piccoli. Solo attraverso il progetto ha trovato la forza di portare avanti la famiglia. Finita la scuola Justin ha vinto il concorso per una borsa di studio in arte culinaria presso un istituto di Yangon, mentre Joseph è diventato assistente del personale in una fabbrica di tessuti. La famiglia di Anna e Philip viveva in una baraccopoli in pessime condizioni igieniche. Il sostegno a distanza ha permesso loro di abitare in una casa decente e costruirsi una vita dignitosa. Anche se Philip studia ancora, i suoi genitori hanno disposto generosamente di destinare l’aiuto a chi sta peggio di loro. «Quello che ci dà gioia ‒ racconta ancora Vivienne ‒ è costatare che il miglioramento materiale delle condizioni di queste famiglie è accompagnato da una crescita umana e spirituale».
Dal 2006 il progetto si è ampliato, in risposta alla richieste di aiuto del coordinatore birmano Eric. Grazie anche all’intervento di altre ONG, è stato possibile costruire una nuova scuola a Yenanchaung, nella regione di Magway e trovare la collaborazione di insegnanti e personale qualificato. I bambini frequentanti sono orfani a causa dell’HIV/AIDS oppure abbandonati. Oggi diversi di questi ragazzi hanno potuto trovare un buon lavoro, tanto che oltre a raggiungere l’autonomia, riescono anche ad aiutare le proprie famiglie. «Siamo fiduciosi – scrive Vivienne rivolgendosi ai sostenitori – che il futuro di questi bambini sia assicurato, non solo perché possono studiare, ma perché hanno sentito l’amore da parte vostra che gli ha dato sicurezza. Per tutto questo grazie infinite dei vostri sacrifici». Infatti, non è sempre facile vivere la solidarietà, ma considerare chi vive in condizioni peggiori, ridimensiona i bisogni e fa scoprire uno stile di vita più sobrio e forse anche più libero. Una famiglia di Messina (Italia) scrive comunicando come l’esperienza del sostegno a distanza con AFNonlus avviata alcuni anni fa, sia per loro di arricchimento e li faccia sentire aperti al mondo intero. Il bambino che sostenevano è cresciuto e grazie all’aiuto ricevuto attraverso il programma è riuscito a trovare lavoro. Tuttavia tanti altri bambini vivono in condizioni di necessità e la famiglia siciliana, nonostante le difficoltà economiche che non mancano, non si tira indietro e conferma ancora il proprio impegno per la solidarietà: «Con quattro figli non è facile far quadrare il bilancio familiare. Nonostante le incertezze, crediamo in questo progetto e siamo molto contenti di aiutare concretamente chi sta peggio di noi, in questo caso il piccolo Vincenzio del Myanmar».
Il progetto del Myanmar si estende in un territorio che per condizioni ambientali e vicende storiche non ha avuto adeguato sviluppo. Molte famiglie e bambini sono vittime di denutrizione e malattie, quali malaria, tubercolosi e AIDS. Il progetto, grazie alla generosità dei sostenitori, punta a infondere rinnovata speranza nel cuore della gente, offrendo alle nuove generazioni un futuro diverso e contribuire alla promozione umana di questa popolazione. Per approfondimenti: I Focolari sono in diversi Paesi asiatici dal 1966: eventi di carattere culturale e interreligioso ricordano questi primi 50 anni di storia. (altro…)
Apr 3, 2016 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Quando la famiglia soffre è la società che soffre», afferma uno dei partecipanti, andando al cuore del messaggio del tema scelto “La famiglia e la Pace. Gli strumenti per la pace in famiglia: 5 segreti”, che in 8 città della Repubblica Democratica del Congo e del Congo Brazaville, ha visto una massiccia partecipazione lo scorso 13 marzo.
1.000 persone a Kinshasa, 500 a Goma, 600 a Lubumbashi, 1.500 a Kikwit, riportano gli organizzatori. E ancora 110 a Bukavu, 83 a Uvira, senza contare le messe celebrate in altre località e 14 in Congo Brazzaville. A Lolo 170 adulti con 40 bambini avevano “festeggiato” – perché in Congo come in altri paesi africani la celebrazione è festa – “Maman Chiara“, come è affettuosamente chiamata la fondatrice dei Focolari, nel week end precedente.
«Il Movimento dei Focolari, offrendo la spiritualità di unità, ha voluto creare una sinergia lanciando un’iniziativa di scambi e condivisione con le strutture della Chiesa locale che lavorano per la famiglia», scrive Martine da Kinshasa. «Hanno partecipato anche amici della Chiesa di Cristo in Congo e della comunità musulmana. L’iniziativa ha suscitato entusiasmo e gioia e ci siamo incontrati diverse volte per prepararla insieme: chi con testimonianze, chi con canti e danze… ogni gruppo ha voluto portare la propria pietra per costruire la giornata». Anche i media hanno dato riscontro all’evento, che è stato diffuso alla televisione e nei giornali: L’ Observateur, Le Phare, Le Potentiel, Le Congolais, per citarne alcuni. «A Kikwit anche la Radio musulmana non ha voluto mancare a questo appuntamento!», scrivono. I “5 segreti” non sono che alcuni aspetti del carisma dell’unità applicati alla vita familiare: il “Patto di misericordia”, cioè il perdono tra i coniugi e figli; la comunione delle esperienze vissute della Parola di Dio; e a complemento, la comunione d’anima e la correzione fraterna. Infine, il colloquio con persone preparate che possano aiutare nel percorso di vita familiare, qualora ci siano difficoltà. «Questi “segreti” – dicono – appena “svelati” stanno sin da adesso aiutando diverse famiglie a ritrovare la pace e l’armonia in famiglia».
Nel discorso di ringraziamento, Abdourahamane Diallo, rappresentante dell’UNESCO nella R.D. Congo, presente a Kinshasa, ha detto: «Vorrei congratularmi con gli organizzatori di questa giornata in favore della pace in famiglia. Anche noi all’UNESCO pensiamo che occorra elevare le difese della pace attraverso l’educazione, il dialogo, la tolleranza e la cultura. Rendo omaggio alla famiglia perché é qui che inizia l’educazione. Vi ringrazio per questo lavoro». «In questo incontro ho scoperto una realtà di Dio alla quale siamo chiamati a vivere insieme, facendo di tutto perché continui», ha dichiarato l’Imam di Kikwit. «Abbiamo tutti un solo Dio, Colui che ha inviato l’Angelo a Maria per annunciarle la lieta novella». E il responsabile della comunità Vie Nouvelle: «Sono felice di scoprire i 5 segreti per costruire la pace in famiglia. Stasera ho telefonato a mio figlio, che ha dei problemi in famiglia, per condividere tutto questo. Ho bisogno di questo tema!». «Questa esperienza insieme alla Chiesa locale – conclude Martine – e ai nostri amici protestanti e musulmani, con i quali continuiamo a tessere rapporti, rappresenta un passo in avanti verso il sogno di unità della nostra “Maman Chiara”». (altro…)
Apr 2, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Congresso di matematici Ad un congresso partecipava anche una coppia di colleghi con il loro bambino. Nei dopocena si alternavano per farlo addormentare, ma in tal modo non riuscivano mai a passare una serata insieme. Avendo intuito che tra i due le cose non andavano del tutto bene, mi chiesi come poterli aiutare. Mi venne allora l’idea di propormi io per vegliare una sera il bambino, che mi conosceva. Il giorno dopo la collega mi ringraziò: da quando era nato il piccolo – mi disse – non avevano ancora trascorso un momento insieme e quella serata era stata molto importante per loro. M.Z. – Polonia L’altro, un altro me Studio arte all’università. Colpita dalle sofferenze di tante famiglie siriane provate dalla guerra, ho pensato di organizzare con altri amici artisti una mostra: con la vendita di nostri lavori avremmo raccolto dei fondi per loro. Titolo della mostra era: “L’altro, un altro me. Abbattere i muri dell’indifferenza”. Una delle opere principali era un muro composto da piastrelle. Ciascun visitatore poteva portarne una a casa per ricordare che siamo tutti connessi e invitati, nel nostro quotidiano, a far qualcosa per chi soffre. Organizzare la mostra ha comportato molti problemi. Una volta ero proprio stanca, ma pensando alle difficoltà dei siriani ho trovato rinnovata energia per andare avanti. La vendita delle opere ha fruttato circa 4000 dollari che andranno interamente ad alcune famiglie siriane. J.T. – Usa Il bacio della buonanotte Anche quella sera papà aveva scaricato le tensioni del giorno sulla mamma. Senza ribattere, lei si era messa a stirare in cucina, mentre lui leggeva in salotto. Un muro si era eretto fra i due. Sentendo l’aria diventare sempre più pesante, dopo cena tutti noi fratelli ci siamo ritirati nelle nostre stanze. Io però non riuscivo a prendere sonno. Una frase mi girava in mente: «Dove non c’è amore, metti amore e troverai amore». Superando il rispetto umano, mi sono alzata e sono andata in cucina. «Buona notte, papà», e gli ho dato un bacio. Poi: «Buona notte mamma», e ho fatto altrettanto. I due si sono guardati e il muro fra loro è crollato. Sono tornata a letto felice. G.M. – Svizzera
Un semplice atto d’amore Sono un francescano. Dopo aver dato l’ultima zappa che avevo a un povero, ho detto a Gesù: «Adesso pensaci tu!». Via radio ho appreso che era in arrivo una partita di zappe. Chiedo a una Ong di beneficiarne: ne ricevo 200 assieme a machete e sacchi di sementi che distribuisco. Tanti del posto mi chiedono aiuto: protestanti membri di una setta di kimbangisti e perfino uno stregone, che poi mi invita a casa e, davanti a 5 litri di vino di palma, mi ringrazia per quanto ho fatto per la sua gente. E tutto per un semplice atto d’amore. G.B. – Angola (altro…)