Ago 29, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nuova fioritura «Come cristiani avevamo deciso, mia moglie e io, di adottare due sorelline. Purtroppo, a causa di amicizie sbagliate, entrambe sono finite nel giro della droga. Da allora è iniziato per noi un calvario: aborti, figli indesiderati, problemi con la giustizia. Ci siamo impegnati a essere per loro, ancor più di prima, uno spazio di accoglienza e di pace. Ora la più grande sta riprendendosi e oltre alla sua bambina vuole prendersi cura, con noi, anche del bambino della sorella, che è ancora dentro il tunnel della droga. Noi siamo spettatori di una delicatissima rifioritura». (M e D. H. – Svizzera) L’innocente assolto «Di professione sono avvocato. Diversi mesi fa ho preso le difese di un sudanese accusato di essere uno scafista e per di più parte integrante di un’associazione a delinquere. Era stato trovato alla guida di un barcone che trasportava 119 migranti, tra cui donne e bambini. Nei colloqui avuti con lui in carcere mi si è chiarito che si trattava di un profugo come gli altri ma, essendo stati abbandonati dallo scafista, aveva avuto il coraggio di mettersi alla guida del natante nonostante l’inesperienza, pur di salvare sé stesso insieme gli altri. Purtroppo non era stato creduto. Facendomi carico della sofferenza di questo giovane, mi sono proposto di dimostrarne l’innocenza al di là del fatto che a causa della sua condizione di indigenza non mi avrebbe potuto pagare. Certo, avrei potuto usufruire del patrocinio dello Stato, il quale però non sempre effettua i pagamenti o, se li effettua, non sono adeguati. Ma lui era un mio fratello. Durante il processo ho fatto del mio meglio per difenderlo. Fino a ottenere la sua assoluzione». (S. – Italia) La “congiura” «Come altre volte, papà aveva bevuto più del dovuto e c’era tensione in casa. Poiché nessuno parlava, mi son fatta coraggio e, fissandolo negli occhi, gli ho detto il dolore e lo smarrimento provocati in noi da questa sua debolezza. Dopo di me anche gli altri fratelli sono intervenuti. Le cose sono cambiate; in famiglia è nata una specie di congiura e ora papà fa di tutto per essere fedele al suo proposito di non bere. Far finta di niente non era stata una soluzione: per aiutarlo era stato necessario dirgli, per amore, la verità. E insieme ci siamo riusciti». (N.N. – America del Sud) La riconoscenza di un figlio «Più passa il tempo più cresce la mia riconoscenza verso mamma. Dopo che papà ci ha abbandonati, lei ha continuato a lavorare duramente senza far mancare nulla a noi quattro figli. Un giorno è andata al funerale del cognato ed è tornata a casa con un bambino di otto mesi tra le braccia. Sua sorella non era nelle condizioni di occuparsene. Siamo cresciuti così. Penso che il bene che ora anima le famiglie di noi figli sia un frutto della grandezza di nostra madre, che non ha badato a sé stessa ma è sempre stata in donazione». (C. A. – Polonia) (altro…)
Ago 28, 2017 | Focolari nel Mondo
È in corso (25-30 agosto) a Tonadico (Trento, Italia) la quarta Summer School “Interfaith Engagement in Theory and Practice”, promossa dall’Istituto Universitario Sophia in collaborazione con l’Islamic Institute of England (Londra, UK) e il Risalat Institute (Qum, Iran). Vi partecipano 42 studenti cristiani e musulmani sciiti. Tra i docenti Piero Coda (Preside dell’IUS) e Mohammad Shomali (Direttore del Centro Islamico di Londra). L’obiettivo della Summer School è quello di offrire uno spazio di riflessione e condivisione sui patrimoni culturali e religiosi di Cristianesimo e Islam e sulle prospettive del dialogo e della reciproca collaborazione, alla luce delle sfide attuali. (altro…)
Ago 28, 2017 | Parola di Vita
Gesù è nel mezzo della sua vita pubblica, nel pieno del suo annuncio che il Regno di Dio è vicino, e si prepara ad andare a Gerusalemme. I suoi discepoli, che hanno intuito la grandezza della sua missione ed hanno riconosciuto in lui l’Inviato di Dio atteso da tutto il popolo di Israele, si aspettano finalmente la liberazione dalla potenza romana e l’alba di un mondo migliore, portatore di pace e prosperità. Ma Gesù non vuole alimentare queste illusioni; dice chiaramente che il suo viaggio verso Gerusalemme non lo porterà al trionfo, ma piuttosto al rifiuto, alla sofferenza ed alla morte; rivela anche che il terzo giorno risorgerà. Parole difficili da comprendere ed accettare, tanto che Pietro reagisce e mostra di rifiutare un progetto tanto assurdo; cerca anzi di dissuadere Gesù. Dopo un secco rimprovero a Pietro, Gesù si rivolge a tutti i discepoli con un invito sconvolgente: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Ma cosa chiede Gesù ai suoi discepoli di ieri e di oggi, con queste parole? Vuole che disprezziamo noi stessi? Che ci votiamo tutti ad una vita ascetica? Ci chiede di cercare la sofferenza per essere più graditi a Dio? Questa Parola ci esorta piuttosto ad incamminarci sui passi di Gesù, accogliendo i valori e le esigenze del Vangelo per assomigliare a Lui sempre di più. E questo significa vivere con pienezza la vita tutta intera, come ha fatto Lui, anche quando sul cammino appare l’ombra della croce. “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Non possiamo negarlo: ognuno ha la sua croce: il dolore, nelle sue varie forme, fa parte della vita umana, ma ci appare incomprensibile, contrario al nostro desiderio di felicità. Eppure è proprio lì che Gesù ci insegna a scoprire una luce inaspettata. Come avviene quando, entrando talvolta in alcune chiese, scopriamo quanto meravigliose e luminose siano le loro vetrate, che dall’esterno apparivano buie e senza bellezza. Se vogliamo seguirlo, Gesù ci chiede di fare un completo capovolgimento di valori, spostando noi stessi dal centro del mondo e rifiutando la logica della ricerca dell’interesse personale. Ci propone di fare più attenzione alle esigenze degli altri, che alle nostre; di spendere le nostre energie per far felici gli altri, come lui, che non ha perso un’occasione per confortare e dare speranza a quelli che ha incontrato. E con questo cammino di liberazione dall’egoismo può iniziare per noi una crescita in umanità, una conquista della libertà che realizza pienamente la nostra personalità. “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Gesù ci invita ad essere testimoni del vangelo, anche quando questa fedeltà è messa alla prova dalle piccole o grandi incomprensioni dell’ambiente sociale in cui viviamo. Gesù è con noi, e ci vuole con Lui in questo giocarci la vita per l’ideale più ardito: la fraternità universale, la civiltà dell’amore. Questa radicalità nell’amore è un’esigenza profonda del cuore umano, come testimoniano anche personalità di tradizioni religiose non cristiane, che hanno seguito la voce della coscienza fino in fondo. Scrive Gandhi: “Se qualcuno mi uccidesse e io morissi con una preghiera per il mio assassino sulle labbra, e il ricordo di Dio e la consapevolezza della sua viva presenza nel santuario del mio cuore, allora soltanto si potrà dire che ho la nonviolenza dei forti”.1 Chiara Lubich ha trovato nel mistero di Gesù crocifisso e abbandonato la medicina per sanare ogni ferita personale ed ogni disunità tra persone, gruppi e popoli, ed ha condiviso con tanti questa scoperta. Nel 2007, in occasione di una manifestazione di Movimenti e Comunità di varie Chiese a Stoccarda, ha scritto: “Pure ciascuno di noi, nella vita, soffre dolori almeno un po’ simili ai suoi. ( …) Quando sentiamo (….) questi dolori, ricordiamoci di lui che li ha fatti propri: sono quasi una sua presenza, una partecipazione al suo dolore. Facciamo come Gesù, che non è rimasto impietrito, ma aggiungendo a quel grido le parole: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46), si è riabbandonato al Padre. Come lui anche noi possiamo andare al di là del dolore e superare la prova dicendogli: “Amo in essa te, Gesù abbandonato; amo te, mi ricorda te, è una tua espressione, un tuo volto”. E, se nel momento seguente ci buttiamo ad amare il fratello e la sorella e ad attuare ciò che Dio vuole, sperimentiamo, il più delle volte, che il dolore si trasforma in gioia (…). I piccoli gruppi in cui viviamo (…) possono conoscere piccole o grandi divisioni. Anche in quel dolore possiamo vedere il Suo volto, superare quel dolore in noi e far di tutto per ricomporre la fraternità con gli altri. (…) La cultura della comunione ha come via e modello Gesù crocifisso e abbandonato.” 2 Letizia Magri ____________________________ 1 M.K. Gandhi, Antiche come le montagne, Ed. di Comunità, Milano 1965, pp. 95-96. 2 C. Lubich, Per una cultura di comunione – Incontro Internazionale “Insieme per l’Europa” – Stoccarda, 12 maggio 2007 – sito web http://www.together4europe.org/ (altro…)
Ago 28, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Provenivano da paesi diversissimi tra loro (Repubblica Democratica del Congo, Angola, Uganda, Nigeria, Costa d’Avorio, Camerun, Burkina-Faso, Madagascar, Bénin e Olanda) i 55 giovani imprenditori desiderosi di mettersi alla prova con 30 progetti imprenditoriali innovativi, accompagnati da un team internazionale di “mentori” (sette africani, cinque europei e una sudamericana). Il primo StartUp Lab 2017 africano si è svolto nel giugno scorso a Fontem, nel cuore della giungla camerunense: cinque giorni di studio per imparare e approfondire i temi dell’imprenditoria legata ai valori dell’Economia di Comunione, così come già sperimentato da tanti imprenditori a varie latitudini. L’idea della settimana d’incubazione di progetti era nata due anni prima. A Nairobi, nel 2015, durante l’assemblea internazionale dell’EdC, alcuni giovani avevano condiviso con la prima generazione di imprenditori il sogno di realizzare alcuni progetti. La loro energia, capacità e motivazione non potevano che essere sostenute. Venne lanciata così la proposta di realizzare, entro due anni, una attività di incubazione dedicata appositamente a loro. A giugno 2017, alla StartUp Lab nella cittadella Mafua Ndem di Fontem, alcuni di quei sogni hanno già cominciato a camminare come attività produttive.
Il Laboratorio ha inizio. Anouk Grevin, docente francese al Polytech dell’Università di Nantes e al corso di Specializzazione in Economia e Management presso l’Istituto Universitario Sophia, presenta i valori dell’Economia di Comunione. L’argentina Florencia Locascio, esperta in comunicazioni sociali, spiega la tecnica dell’”elevator pitch”, che consente di descrivere la propria idea imprenditoriale a un potenziale cliente o investitore in maniera chiara, sintetica ed efficace, e in un tempo brevissimo, quello appunto di una rapida salita in un ascensore. Locascio fa parte di EoC IIN (Economy of Communion International Incubating Network) per l’incubazione di nuove aziende con lo spirito della comunione e della solidarietà. Pierre Chevalier, imprenditore francese, conduce un laboratorio dedicato alla ricerca delle idee più innovative e all’analisi dei progetti, senza dimenticare lo sforzo necessario per sostenerli. Come la parte sommersa di un iceberg che sostiene, invisibile, la parte in superficie: “l’illusione dell’iceberg” esprime al meglio la vita e l’impegno di un imprenditore, il cui successo si realizza al prezzo di grandi sacrifici, lavoro, fede e creatività.
L’approfondimento delle nozioni di bilancio, budget (“budget di gestione, cash flow e piano degli ammortamenti”), vendita, costi di produzione, rendicontazione finanziaria è affidato a Giampietro Parolin, docente di Strategia aziendale presso l’IUS. Le esercitazioni pratiche su costi e prodotti aiutano a comprendere la componente finanziaria, con particolare riferimento al calcolo e alla previsione delle vendite, al costo della produzione e alla rendicontazione. Markus Ressl, consulente della Ressolution e imprenditore EdC, analizza con i giovani imprenditori, nella teoria e nella pratica, diversi modelli di business. Infine, si esaminano i processi e il funzionamento di un’impresa EdC. L’ultimo giorno, nuovamente con Locascio, è dedicato alle strategie di comunicazione: nome dell’impresa, marchio, slogan e utilizzo dei mezzi di comunicazione, diversificati per i vari target di clientela. Un’immagine-simbolo, consegnata insieme ai certificati di partecipazione, a conclusione del Laboratorio, ritrae una rete di persone, protagoniste di un nuovo modo di fare economia, strette attorno alla cittadella Mafua Ndem. Le braccia alzate, collegate con una cordicella, simboleggiano un patto di reciprocità. Forse l’inizio di una nuova storia per queste giovani startup. (altro…)
Ago 27, 2017 | Centro internazionale, Cultura, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Dopo aver illustrato i punti dell’arte di amare, secondo l’espressione cara a Chiara Lubich, Maria Voce si chiede: «Ma come fare a vivere quest’arte che non si basa su sentimenti o buoni propositi, ma che viene praticata nella misura voluta da Gesù, cioè fino a dare la vita. Esiste una chiave, un segreto, che ci fa sempre più capaci di vivere con tale misura?». E parla del “momento culmine” della passione di Gesù, quando si sente abbandonato dal Padre (Mt 27,46), eppure si affida nelle sue mani (Lc 23,46), superando «quell’immenso dolore, e con ciò ha riportato gli uomini in seno al Padre e nella comunione tra di loro». «Come possiamo vivere questo mistero di Gesù abbandonato-risorto? Come riuscire a progredire quando nel cammino ecumenico ci scontriamo sulla questione della verità?», si domanda ancora la presidente. «”Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: – scrive l’apostolo Paolo ai Filippesi – egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini” (Fil 2,5-7). In questo atteggiamento possiamo trasmettere in modo credibile la verità di Cristo. Cristo si è svuotato di tutto, come dono d’amore». E cita Papa Francesco a conclusione della Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani, il 25 gennaio scorso: “Se viviamo questo morire a noi stessi per Gesù, il nostro vecchio stile di vita viene relegato al passato e, come è accaduto a san Paolo, entriamo in una nuova forma di esistenza e di comunione”. «Chiara Lubich chiama questa nuova forma di esistenza e di comunione: “Gesù in mezzo a noi”. Questa espressione si riferisce alla promessa di Gesù di essere presente in mezzo a chi si trova riuniti nel suo nome, che significa nel suo amore (Mt 18,20). Questa presenza del Risorto tra i suoi è decisiva per l’ecumenismo». Dal 1996, dopo un incontro con un migliaio di anglicani e cattolici, Chiara comincia a parlare dell’ecumenismo “del popolo”. È su quello spirito che nasce il cammino di “Insieme per l’Europa”, comunione e collaborazione tra ormai più di 300 movimenti e comunità di diverse Chiese. «Senza una vera riconciliazione – afferma Maria Voce – non si progredisce nel cammino verso l’unità. E questa riconciliazione caratterizza fino ad oggi la comunione tra i movimenti». Infine, conclude la presidente: «Sulla scia di quanto è avvenuto a Lund il 31 ottobre 2016 – continua –, quando Papa Francesco, assieme al Presidente della Federazione Luterana Mondiale il vescovo Dr Munib Younan, hanno voluto commemorare insieme l’inizio dei 500 anni della Riforma, ho avvertito di dover dare una nuova spinta all’impegno ecumenico che caratterizza il nostro Movimento». È nata così nella cittadella vicina ad Augsburg “La Dichiarazione di Ottmaring” che «vuole aiutarci a pensare ecumenicamente: ricordare che qualunque fratello che incontro, che sia della mia Chiesa o che sia di un’altra Chiesa, appartiene al corpo di Cristo, a quel corpo per il quale Cristo ha dato la vita. Questo è un impegno assoluto che prendiamo come Movimento dei Focolari e che possiamo far penetrare nell’oggi in ogni dimensione della vita umana. L’ecumenismo è una necessità dei tempi. Deve andare avanti. Perché risponde al bisogno di Dio che tutti hanno, pur inconsapevolmente. Se le persone avranno l’occasione di incontrarsi con Gesù presente tra i cristiani che si amano, nascerà in loro la fede, cambieranno il modo di comportarsi, cercheranno la pace e soluzioni di giustizia, e si impegneranno per la solidarietà tra i popoli. Solo se saremo uniti tra cristiani, il mondo potrà incontrare Dio». Leggi il discorso integrale (altro…)
Ago 26, 2017 | Centro internazionale, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Nel mondo di oggi, così globalizzato e interdipendente, il dialogo appare l’unica via per la sopravvivenza dell’umanità. O ci si combatte gli uni gli altri fino alla reciproca distruzione o si dialoga; infatti solo l’apertura all’altro e il dialogo creano vita e portano alla vita, perché fondano ogni azione sull’essersi riconosciuti fratelli, figli di Dio. E lo Spirito Santo, così mi pare di cogliere, sta spingendo un po’ ovunque le nostre Chiese in questa direzione: dialogare per ritrovare l’unità infranta nei secoli, per dare come cristiani una testimonianza comune davanti al mondo secondo la preghiera di Gesù: “Padre, che tutti siano uno, affinché il mondo creda” (cfr. Gv 17)». Esordisce così Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, nel suo articolato intervento. Parte dalla sua testimonianza ecumenica personale fino all’incontro con la spiritualità dell’unità: «Negli anni ’60, attraverso l’esperienza di Chiara Lubich, che era entrata in contatto con alcuni cristiani membri della “Fraternità di vita comune” della Germania», si apre per il Movimento il dialogo ecumenico. Nasce, nel 1965, la cittadella di Ottmaring (Germania), dove convivono cattolici ed evangelici». Durante il Concilio Vaticano II, Chiara entra in contatto con alcuni Osservatori di altre Chiese. Iniziano così le cosiddette “Settimane ecumeniche”, in cui, annualmente, tra cristiani di varie Chiese comunichiamo reciprocamente le esperienze della Parola vissuta, mettendo l’accento soprattutto sul Comandamento nuovo di Gesù: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Nello storico incontro del 13 giugno 1967 tra il Patriarca ecumenico Athenagoras I e Chiara Lubich, Maria Voce si trova ad Istanbul, in Turchia, come responsabile del Movimento locale. «È stato il primo di 25 incontri che Chiara avrà con quella grande figura carismatica. Athenagoras si dichiara “suo discepolo” e desidera un focolare a Costantinopoli». Seguiranno altri importanti incontri ecumenici. «Cristiani delle più varie Chiese hanno voluto condividere la spiritualità dell’unità e diversi si sono sentiti chiamati alle varie vocazioni specifiche del Movimento, pur rimanendo ciascuno e ciascuna ben inseriti nella propria Chiesa». Infatti, ricorda Maria Voce, «il dialogo non si fa tra le culture, bensì tra le persone. O meglio, si vive in dialogo». E ancora: «Il fondamento del dialogo è Dio, Dio che è amore e padre di tutti noi e che ci fa tutti figli nel Figlio, tutti fratelli, tutti un’unica famiglia. Fin dall’inizio Chiara ha fatto della preghiera di Gesù “Che tutti siano uno” – che possiamo tradurre in “fare dell’intera umanità un’unica famiglia” – il motto della sua vita e ha invitato milioni di persone, nel mondo intero, ad impegnarsi a vivere per realizzarla». Per i Focolari, dunque, «il dialogo è uno stile di vita, una cultura nuova, che il Movimento può e vuole offrire agli uomini e alle donne di oggi». E che deve essere «sostenuto e sostanziato dalla misericordia, dalla compassione, dalla carità». Maria Voce cita Chiara Lubich che, nel 1970, scrive: “Se noi non abbiamo la carità, non avremo la luce di Dio e il dialogo, qualsiasi dialogo, può divenire sterile, infruttuoso»[i]. E, sempre Chiara Lubich: «Chi mi sta vicino è stato creato in dono per me ed io sono stata creata in dono per chi mi sta vicino. Sulla terra tutto è in rapporto d’amore con tutto: ogni cosa con ogni cosa. Occorre però essere l’Amore per trovare il filo d’oro fra gli esseri»[ii]. La presidente dei Focolari, quindi, illustra la cosiddetta “arte di amare”, che si riassume in pochi punti: amare tutti, amare sempre, amare per primi, “farsi uno” con l’altro (cfr. 1Cor 9,22). «In tale maniera il prossimo si sente compreso, accettato, sollevato». (Prima parte) [i] C. LUBICH, Discorso ai focolarini,1970. Testo non pubblicato cit. in Vera Araújo, Il quinto dialogo del Movimento dei Focolari. Cosa è, cosa vuole, cosa fa, 7 [ii] C. LUBICH, Scritti Spirituali 1, “L’attrattiva del tempo moderno”, Città Nuova, Roma 1978, 140. (altro…)
Ago 25, 2017 | Focolari nel Mondo
Incontro annuale dei delegati del Movimento di tutto il mondo, insieme ai responsabili di 4 cittadelle dei Focolari. (altro…)
Ago 25, 2017 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
La sala d’attesa del poliambulatorio era strapiena, poiché lì ricevevano vari medici. C’erano solo due sedie libere, una accanto ad una signora molto elegante e l’altra vicino ad un signore dal quale proveniva un odore molto forte – i suoi vestiti lasciavano intendere un’igiene molto precaria –. Forse era lì per ripararsi dall’intenso freddo della strada. Il mio primo impulso fu di sedermi accanto alla signora, perché quell’odore mi dava la nausea. Tuttavia, non potei evitare di pensare che se Gesù era presente in ogni prossimo, sicuramente lo era anche in quel povero. Non c’erano scuse: il mio posto era accanto a lui, quella era la persona che dovevo preferire, proprio per il suo aspetto impresentabile, perché era uno “scartato”. Così mi sedetti lì, vincendo il naturale ribrezzo che sentivo, sotto gli sguardi meravigliati della gente. Immediatamente quell’uomo cominciò a parlarmi:“Ma che bel pullover, che bei pantaloni! Che bello sarebbe avere vestiti così!”. Quando cominciò a toccare i miei pantaloni per apprezzarne la qualità ed a parlare con più entusiasmo dei miei vestiti, devo ammettere che cominciai a sentirmi a disagio.
La gente guardava e si aspettava da me una reazione. Allora mi dedicai completamente a lui, trattandolo con dignità, senza giudicarlo, vedendo in lui un fratello. Poco importava se fosse o no verosimile ciò che mi raccontava della sua vita… Capivo che aveva bisogno di qualcuno che lo ascoltasse, lo valorizzasse e lo facesse sentire importante. Cercavo di non badare al fatto che, parlando, la sua saliva sprizzasse sui miei vestiti. Sentivo che questo sforzo mi traeva fuori da un vivere comodo e che così facendo sarei riuscito ad amare quella persona. Gli proposi di vederci il giorno seguente per un caffè. Il mio nuovo amico rimase sorpreso e contento. Ovviamente, molte persone ci ascoltavano. Alla fine, sentii chiamare il mio nome ed entrai per la visita medica. Quando ne uscii, il “mio” povero non c’era più. Nella sala d’attesa ormai quasi vuota rimaneva solo la signora elegante, che mi si avvicinò con un bel sorriso:“Scusi se la disturbo – mi disse –. Ho seguito tutta la sua conversazione con quel signore. Mi sembrava che la sua pazienza non avesse limite. Avrei voluto fare lo stesso, ma non ne ho avuto il coraggio. Ho ascoltato ogni sua parola, e pareva davvero interessato a quella conversazione così singolare. Quando lei è entrato dal medico, quel signore si è alzato, ci ha ringraziato per la pazienza e ci ha detto: ‘Lui sì che è un amico. Non l’avevo mai visto prima, ma mi ha voluto bene davvero. Per lui, sono davvero importante!’ Poi se n’è andato. Mi dica, perché ha agito così con lui?”. Le risposi che sono cristiano e che voglio amare e servire ogni prossimo, e specialmente coloro che più soffrono, come farebbe un padre con suo figlio. La signora si mostrò sorpresa. Rifletté un poco e poi, sorridendo, mi disse: “Se vivere come cristiano significa questo, forse posso ritrovarmi con quella fede che ho perso tanto tempo fa”. Il giorno dopo andai a prendere il caffè con il mio nuovo amico. Gli portai qualche vestito pulito. Quando ci lasciammo, mi abbracciò. Tra le lacrime mi confessò:“Era da tempo che nessuno mi trattava come un essere umano che ha bisogno di affetto e amore”. Tratto da Urs Kerber “La Vida se hace camino” (“La Vita si fa strada”) – Ed. Ciudad Nueva, Buenos Aires (RA) 2016, pagine 15 e 16. (altro…)
Ago 24, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
In seguito al terremoto dello scorso anno nell’Italia centrale, tanti si sono adoperati per essere vicini a quanti sono stati colpiti da questa tragedia. Una catastrofe di tale portata, infatti, mette a dura prova non solo le case, ma tutto il tessuto sociale e la capacità di resistenza personale e familiare, lasciando il segno su un’ intera generazione. Il Movimento dei Focolari si è dotato di un organismo stabile che conta sulla collaborazione di due ONLUS: AMU, AFN e di altre associazioni (AIPEC, B&F Foundation, Abbraccio Planetario, Dialoghi in Architettura e le comunità del Movimento in Italia) che, a fronte delle emergenze, offrono competenza e organizzazione per convogliare gli aiuti in azioni efficaci. «Il primo obiettivo che ci siamo dati è stato quello di attivare una modalità di raccordo e di conoscenza reciproca delle varie iniziative per aiutarci a mantenere alta l’attenzione e a non dimenticare – spiega Cesare Borin, del “Coordinamento emergenze” dei Focolari –. Gli aiuti economici che sono arrivati fin dall’inizio, hanno rappresentato solo uno dei tanti modi, con i quali si è concretizzata la solidarietà che ha visto coinvolte tante persone del Movimento, per essere vicini a chi ha perso tutto in questa situazione drammatica». Il progetto si compone di due azioni complementari:
“RImPRESA Aziende”, che consiste nel fornire materie prime, macchinari e piccole infrastrutture ad aziende e, dove possibile, rafforzare tra le aziende pratiche e processi virtuosi ispirati ai principi etici dell’economia civile, favorendo così il gemellaggio con altre imprese sul territorio nazionale. Nell’ambito di questa fase progettuale, sono state individuate e visitate 60 piccole aziende delle 4 regioni coinvolte ed attualmente si stanno ultimando le forniture di attrezzature e materiale a sostegno di 25 aziende agricole e artigianali, selezionate in base ad una valutazione concordata della protezione civile; La seconda azione del progetto: “RImPRESA GAS” promuove l’acquisto dei prodotti delle aziende colpite dal sisma attraverso la creazione di Gruppi di Acquisto Solidale (GAS), favorendo di fatto la ripresa del turismo locale. Attualmente le aziende soprattutto del settore agroalimentare sono 13, circa 90 le iscrizioni totali, per un totale di 17.000 euro circa di ordinativi. La risposta alle necessità delle persone è stata tempestiva, come quelle, ad esempio, di alcune famiglie di Amatrice che avevano chiesto un container in lamiera. Così a marzo sono stati consegnati 10 container per altrettante famiglie di Amatrice e dintorni, per un costo totale di 19.000 euro. In collaborazione con la Caritas Italiana si sta inoltre organizzando, per la fine di agosto 2017, un campo estivo con base a Torrita di Amatrice. Le attività perdureranno per i mesi di luglio ed agosto, prevedendo l’ animazione di un centro estivo per bambini, attività ludico ricreative per ragazzi dei dintorni ed animazione nel centro anziani di Borbona. «Le persone di questi bellissimi territori – conclude Borin – non ci chiedono ‘ricostruiteci la casa’, ma ci chiedono con forza ‘non lasciateci soli’! Tra le lezioni apprese potremmo aggiungere l’importanza di non marginalizzare o soffocare il contributo della società civile. Accanto all’intervento competente delle agenzie di emergenza dello Stato, abbiamo bisogno di una più vasta e programmata inclusione delle componenti sociali attive, proprio per la loro capacità di attivare la catena di fraternità. E questo, come ci fa intuire la nostra piccola esperienza, forse renderà anche più efficace il lavoro delle istituzioni e la capacità di far ripartire i processi produttivi». Contatti: emergenzaterremoto.italia@focolare.org Leggi anche: Intervista a Cesare Borin (altro…)
Ago 23, 2017 | Focolari nel Mondo
Con questo titolo, dal 30 settembre al 1° ottobre 2017, si terrà l’atteso evento LoppianoLab, il laboratorio nazionale di economia, cultura, comunicazione, formazione e innovazione promosso annualmente da Città Nuova, polo Lionello Bonfanti, IUS e dalla cittadella internazionale di Loppiano. Immigrazione, lavoro, povertà, inclusione sociale, lotta alla corruzione, impegno per il bene comune, famiglia, giovani, educazione e molto altro ancora saranno i temi dell’ottava edizione del Laboratorio. (altro…)
Ago 23, 2017 | Cultura

La croce è sempre stata il centro della Rivelazione. Oggi lo è più che mai. Sempre più la spiritualità e la teologia cristiana ricercano, con accenti di novità e con inedita profondità, la chiave del loro metodo e del loro contenuto nel mistero del Signore crocifisso. Da questa convinzione nasce la presente pubblicazione sul mistero dell’abbandono di Gesù nel pensiero di Chiara Lubich. «Il binomio Gesù Abbandonato e l’Unità è fondamentale nell’esperienza di Chiara. Per lei come per santa Chiara d’Assisi (di cui ha scelto il nome nel Terz’Ordine francescano), essere Sposa di Cristo significa “abbracciare Cristo Povero” nelle più grandi sofferenze della sua passione. È ricambiare la follia del suo amore per noi, che lo ha spinto a “sposare” fino in fondo la nostra umanità ferita dal peccato, per salvarla e santificarla, e questo in tutte le persone umane» (dalla Prefazione di François-Marie Léthel).
Città Nuova editrice
Ago 23, 2017 | Focolari nel Mondo
Istituita dall’ONU nel 2005, con l’intento di sensibilizzare la società nei confronti di chi vive una vita più disagiata, la Giornata internazionale della Solidarietà che si celebra il 31 agosto di ogni anno, ricorda alla comunità internazionale che l’atteggiamento più naturale, insito nell’uomo, non è quello dell’odio, della discriminazione e dell’indifferenza nei confronti di chi non riesce a emanciparsi e a vivere dignitosamente, ma quello della collaborazione, del sostegno, senza tornaconto personale. (altro…)
Ago 23, 2017 | Focolari nel Mondo
[:de]Workshops, Musik, Spiele und Tiefgang: Das erwartet junge Leute von 12 bis 17 bei einem Wochenende in Münchsteinach. Jugendliche haben das „FOP“ für Gleichaltrige geplant mit den Fragen: Was ist uns wichtig im Leben? Was beschäftigt uns? Wie möchten wir miteinander leben? Termin: 27. bis 29. Oktober. Kosten: 58 €, Geschwister 50 €. Info: Stef Saalwirth, 01578 7004971; Anja Lupfer, 0163 7304115; teens4unity@fokolar.org; Anmeldung bis 17. September: www.fokolar-bewegung.de/events-jugend[:]
Ago 23, 2017 | Focolari nel Mondo
[:de]Junge Erwachsene ab 17 können vom 29. September bis 1. Oktober in den Walliser Bergen hinter die Kulissen von Fokolar-Gemeinschaften schauen. Sie lernen Leben und Herausforderungen im Alltag verheirateter und unverheirateter Fokolare näher kennen. Das Wochenende bietet Raum für Erholung und Sport, zum Nachdenken und für Gespräche über den Lebensweg, das Leben mit Gott und die Spiritualität der Gemeinschaft. Kosten: 90 CHF. Info und Anmeldung: emanuela.chiapparini@fokolar.ch, benedikt.leutgoeb@gmail.com[:]
Ago 23, 2017 | Focolari nel Mondo
[:de]Schuld angesichts weltweiter Verbrechen: Gibt es Vergebung? Wer spricht sie zu? Wie wird sie wirksam? Lässt sich Schuld löschen? Über „das Verzeihen des Unverzeihlichen“ spricht die Religionsphilosophin Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz am 18. Oktober um 19 Uhr in Wien. Günter Gmeiner, Leiter des Dopingkontroll- Labors Seibersdorf, geht am 29. November um 19 Uhr den Fragen nach: Kann Doping eingedämmt werden? Was sind die Erfolge und Herausforderungen der Antidopingarbeit? Sein Vortrag heißt: „Doping im Sport: Fiktion und Realität“. Kosten jeweils 10 Euro. www.amspiegeln.at[:]
Ago 23, 2017 | Focolari nel Mondo
[:de]Menschen im fortgeschrittenen Alter mit unterschiedlichen Lebensentwürfen berichten, wie sie ihr Leben meistern; Vorträge greifen die Themen Schönheit, Hoffnung, Begrenzung und Entgrenzung auf: Eine Studientagung vom 15. bis 17. Oktober vom Zentrum für Spiritualität (ZSP) in Ottmaring bei Augsburg beleuchtet das Alter unter dem Titel „Erfülltes Leben in jeder Lebensphase“. Sie wendet sich an Priester und Laien, die ältere Personen begleiten oder selbst Senioren sind. Kosten: EZ 160 €, DZ 130 €, ohne Übernachtung 60 €. Anmeldung bis 30. September: Sekretariat ZSP, Beate Neubert, zsp.ottmaring@gmail.com[:]
Ago 23, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Per una settimana, dal 26 agosto al 2 settembre, nei dintorni di Amatrice e Borbona, due dei centri colpiti dal terremoto nel Centro Italia, si terranno iniziative per bambini, ragazzi e anziani curate dai giovani del Movimento dei Focolari nell’ambito di un programma promosso dalla Caritas per sostenere in maniera continuativa la comunità del posto. In arrivo circa 25 ragazzi da tutta Italia. (altro…)
Ago 23, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
I-tornare, RI-conoscere, RI-vedere, RI-abbracciare, RI-cordare. Torno a Ostiense con le farfalle nello stomaco. Cerco i miei amici come una disperata. In questi mesi in cui ho lasciato Roma e la sua grande bellezza (quella ai bordi delle stazioni ferroviarie), per consolarmi, alcuni hanno usato delle espressioni rassicuranti tipo “ma tanto i poveri, gli ultimi, i senza tetto, li trovi ovunque…”. Io non ho amato i poveri e gli ultimi … Io ho amato Samir, Fulvio, Gian Paolo, Gabriele, Jazmin (…). Si chiama amicizia, signore e signori. Claudio mi tratta con la tenerezza di un soffio, essendo storicamente il più grezzo, scottante e aggressivo di tutti. A distanza di un oceano mi rendo conto che l’amicizia ha trasformato lui, ma soprattutto ha trasformato me. Parlo, ascolto, mi siedo, mi sento a casa davvero. Questo senso di ri-entro e ri-torno ha forse il sapore di quello che chiamiamo paradiso… ri-averci dopo esserci persi. Ri-sento le loro storie e assurdi. Io che in questi mesi ho acceso dentro me pressanti domande sul senso dei percorsi, il paradosso delle decisioni, l’interruzione dei progetti, il tremore sulla propria missione… io, che mi perdo in tutte queste pretese, vedo che i miei amici non hanno né percorsi, né missioni, né scelte, nemmeno sanno narrarsi. Io che mi sono persa in tutte queste borghesi richieste, io, qua e ora, smetto di perdermi. Loro sono i miei amici e non sarebbe giusto avere per me qualcosa che loro non possono permettersi. Si chiama amicizia, signore e signori. Mentre scendo dal mio io, dal mio volere, dal mio pretendere, non smetto di chiedere per loro, per me, per tutti, il filo … il filo che lega tutto sotto questo cielo, le proprie e tutte le storie in un Unico progetto. Lo chiedo umilmente. Ri-abbraccio me stessa, mi saluto con gli occhi umidi e mi dico: Ciao Paula, bentornata! (altro…)
Ago 22, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Ero sposata da poco quando mio marito si ammalò gravemente. Nello stesso momento scoprii di aspettare un bambino». Comincia così il racconto di una giovane donna nigeriana. Lontana dalla propria famiglia e sola, si appella alla famiglia del marito. Ma trova la porta chiusa. «Quello che abbiamo vissuto dopo è stato un inferno». Fortunatamente, in seguito, altre porte si sono aperte. Quelle di Casa Alba. E per lei, come per tante altre giovani donne in difficoltà, è cominciato un nuovo giorno. «Non so come sarei sopravvissuta diversamente. Ora, grazie a Dio, le cose sono migliorate». Casa Alba è un progetto del Movimento dei Focolari in Nigeria. Dapprima, per molti anni, è chiamata semplicemente “Casa Gen” (Generazione nuova). Solo successivamente Chiara Lubich propone di chiamarla “Alba”, con l’auspicio che possa diventare una vera casa per tante ragazze in difficoltà provenienti da tutta la Nigeria. Qui in tante, alcune sottratte dalla strada, trovano accoglienza e imparano un mestiere. Le attività del cucito (poi trasformatosi in un corso) e del batik (arte della colorazione del tessuto), che inizialmente servono a racimolare qualche soldo, diventano un vero e proprio progetto di recupero. La formazione morale e spirituale è parte integrante del programma. Fine maggio 2017. Nel centro Mariapoli di Onitsha si festeggia il 25˚ anniversario di Casa Alba, un intero fine settimana e una messa conclusiva all’aperto. 400 gli invitati, molti dei quali indossano il tipico coloratissimo costume africano, dipinto proprio con la tecnica batik. Celebra la messa il Vescovo Ausiliare, il Rev. Denis Chidi Isizoh. «Focolare significa fuoco – dice durante l’omelia -. Il fuoco dell’incoraggiamento, dell’evangelizzazione, dell’amore». Descrive gli incontri personali avuti con Chiara Lubich, mentre lavorava con il card. Arinze al Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Poi continua: «Uno scolaro francese ha scritto “Penso dunque sono”. Un africano non lo direbbe mai. Gli africani direbbero “Siamo quindi sono”. Sono una persona perché appartengo a una comunità, a un gruppo. Questo è quanto i membri del Movimento dei Focolari ci dicono: quando siamo uniti come una comunità allora ritroviamo noi stessi».
Un passo indietro. Qualche tempo prima, Elde de Souza, responsabile di Casa Alba, si reca dal Vescovo Denis per informarlo delle difficoltà economiche del progetto e della sua imminente sospensione. Per tutta risposta, il vescovo rinnova la sua fiducia e rilancia. Al posto della chiusura, propone di festeggiare in grande stile il 25˚ anniversario di attività della Casa: «Il Focolare in Nigeria è troppo silenzioso!». L’intera comunità si mobilita, non potendo restare insensibile a una tale proposta. Tutti, grandi e piccoli, si mettono al lavoro. L’entusiasmo del Vescovo Denise è contagioso: «La Nigeria è un luogo felice. Noi siamo gente felice. Alcuni però non lo sono. Sono veramente in difficoltà. Questa è l’esperienza della vita», ma tutti possiamo unire le nostre sofferenze a quella di Gesù sulla croce, conclude. Tutte le “ragazze” di Casa Alba sono presenti. Alcune sono adolescenti, altre già nonne. La festa è l’occasione per ri-intrecciare percorsi e storie. «Ha cambiato me e la mia vita». «Prima ero una persona collerica, qui mi sono rasserenata». «Quello che ho vissuto qui mi ha aiutato per tutta la vita». «Una meraviglia ascoltare come questo piccolo seme abbia dato tanti frutti» commenta “Mama Regina”, 83 anni, una delle prime educatrici. Il giorno dopo, il quotidiano dell’arcidiocesi di Onitsha (due milioni di cattolici) definisce l’anniversario «uno spettacolare evento colorato». Si legge: «Il Movimento dei Focolari ha asciugato le lacrime di giovani senza speranza, che ora vivono al di sopra del livello di povertà grazie alle abilità acquisite a Casa Alba». Canali radio e TV ne parlano. Il giornale regionale stampa un appello per raccogliere fondi per rilanciare il progetto. Comincia un nuovo giorno anche per Casa Alba. (altro…)
Ago 21, 2017 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Eugene è un ingegnere, Ann un tecnico informatico. «Ma – precisa lei – dopo 10 anni di brillante carriera ho deciso di dedicarmi completamente al nostro progetto di famiglia. Subito dopo questa decisione, l’attesa di un bambino ci ha riempito di gioia». A novembre 2009 la felicità per la nascita di Erin dura poco. Dopo due settimane, il 6 dicembre, notando una certa difficoltà a nutrirla, decidono di portare la piccola in ospedale. Dopo alcuni accertamenti, la diagnosi parla di sepsi neonatale e meningite, potenzialmente letale. Eugene e Ann rivivono quei momenti con commozione. «Era il 7 dicembre – ricorda Eugene – il mattino presto abbiamo rinnovato il nostro “sì” alla volontà di Dio. Subito dopo il medico ci informa che l’infezione era in uno stadio avanzato e la bambina in condizioni critiche. Il pomeriggio, Erin ha ricevuto il battesimo». Il giorno dopo, il battito è debole, gli occhi insensibili alla luce. I medici consigliano di trasferirla in un ospedale più attrezzato, e più costoso. Sempre Eugene: «Ann mi ha aiutato a compiere un atto di fede, accettando di fare tutto e di preoccuparci delle spese in seguito. Ho chiesto a Dio: “Perché?”. In ambulanza cercavo di stimolarla, accarezzandola e cantandole la ninna nanna. Il battito stava cessando. Ma in fondo continuavamo a credere che ci fosse una ragione, anche se incomprensibile. Ancora una volta pronunciamo il nostro “sì”. Al pronto soccorso, vedendo il suo corpicino pieno di aghi e tubicini, non potevamo non piangere, rendendoci conto della gravità della situazione. Era l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione di Maria. Nella cappella dell’ospedale Le affidiamo la nostra piccola». Ann: «La situazione era critica, l’infezione sembrava aver raggiunto il cervello. In passato, ci dicono i medici, altri pazienti in analoghe condizioni non erano sopravvissuti o erano rimasti handicappati. Ci restava solo da sperare e pregare. Ancora prove, trasfusioni, ulteriori esami. Erin sembrava un piccolo Gesù crocifisso, sofferente e impotente. Potevamo solo stare anche noi “ai piedi della croce”, come Maria».
Riprende Eugene: «Ci guardavamo, assicurandoci l’un l’altro il nostro amore e il desiderio di restare uniti. Quella notte, ci siamo chiesti se fossimo davvero pronti a qualsiasi cosa. Ann si ricordò di Abramo, pronto a sacrificare il figlio Isacco. E di Giobbe, fedele anche quando aveva perso tutto: “Il Signore dà, il Signore prende”. Erin non era nostra, apparteneva a Dio». Ann si illumina: «Con il passare dei giorni, notavamo però dei miglioramenti. Erin rispondeva bene alle cure. Un esame approfondito rivelò che l’attività cerebrale era normale, nonostante la gravità dell’infezione. Presto i medici e gli infermieri lo definirono un piccolo miracolo. Giorno dopo giorno, diventava sempre più forte, una piccola donna che combatteva coraggiosamente per vivere. Grazie a lei, abbiamo imparato che “essere” è più importante di “avere” o “fare”. Ci stava insegnando la vita». Eugene: « In ospedale abbiamo trascorso il nostro primo Natale in tre. In mezzo a tante incertezze ci siamo ricordati quello che Chiara Lubich aveva detto: “Solo Dio è fonte di gioia e di felicità piena”. Ci sostenevano la presenza di Gesù in mezzo a noi, la comunità dei Focolari, la famiglia e gli amici. Dopo 23 giorni siamo tornati a casa. Erin era guarita del tutto». Conclude Ann: «Come tutti, abbiamo anche noi le nostre preoccupazioni. Ma sappiamo che le nostre figlie appartengono prima di tutto a Dio. Compito di noi genitori è accompagnarli nella scoperta del disegno che Dio ha su di loro». Mentre parlano, Erin, vivacissima, gioca allegra con la sorellina Anica. 7 e 5 anni di gioia e spensieratezza. (altro…)
Ago 20, 2017 | Focolari nel Mondo
La Giornata Mondiale di Preghiera per il Creato (1˚ settembre) venne istituita dalla Chiesa Ortodossa nel 1989. Da allora, molte altre Chiese cristiane si sono unite alla celebrazione, tra cui la Chiesa Cattolica, dopo la Lettera enciclica di Papa Francesco Laudato sì sulla cura della casa comune. La tutela e la salvaguardia dell’ambiente, la responsabilità e l’attenzione verso ogni uomo e verso l’ambiente in cui vive, con particolare riguardo ai poveri e ai dimenticati, saranno i temi al centro delle iniziative e della preghiera comune che si svolgeranno in diversi Paesi. (altro…)
Ago 19, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo
O encontro de formação, com foco na reflexão do tema “Fraternidade” e sua aplicação no Direito, terá como um de seus palestrantes o Ministro do Superior Tribunal de Justiça (STJ), Reynaldo da Fonseca, tendo como público-alvo magistrados, membros do ministério publico, advogados, graduandos, além de outros profissionais da área. De acordo com a desembargadora Maria do Perpétuo Socorro Guedes Moura, o congresso é uma das atividades do grupo Comunhão e Direito, que atualmente contempla operadores do direito dos mais diversos ramos, como juízes promotores, advogados, defensores públicos, delegados, alunos, professores universitários, dentre outros.
“É um congresso que está sendo organizado criteriosamente e que pretende contribuir para a formação da comunidade acadêmica, trazendo à baila a temática Direito e Fraternidade que consideramos imprescindível para o estudo e aplicação do Direito atualmente”, destacou a magistrada.

A desembargadora frisou que o grupo Comunhão e Direito tem avançado significativamente na capital amazonense e o congresso Norte-Nordeste será uma das muitas ações práticas do colegiado. “Estamos, há aproximadamente dez anos trabalhando no grupo que, no último ano evoluiu de forma significativa, inclusive com um grupo de estudo e de pesquisa científica que hoje agrega todos os coordenadores de curso de Direito que se reúnem mensalmente e que dentre alguns avanços conseguiram trazer a temática da Fraternidade para o centro das discussões acadêmicas.” Tendo como tema “Direito e Fraternidade: em busca da concretização”, o 3º Congresso Norte-Nordeste de Comunhão e Direito, por meio de painéis de discussão e diálogo tratará dos seguintes temas:
- “Comunhão e Direito: proposta e trajetória de um percurso”,
- “A fraternidade como categoria jurídica”,
- “Fraternidade e Filosofia do Direito”,
- “Fraternidade e Direito Constitucional”,
- “O papel da Justiça na Proteção do Direito das Minorias”, dentre outros temas.
O congresso contará ainda com palestras do Ministro do Superior Tribunal de Justiça (STJ), Reynaldo da Fonseca e dos professores doutores, profissionais e especialistas na docência de Ciências Jurídicas: Carlos Augusto Alcantara Machado, Olga Oliveira, Luciane Barzotto, Luis Barzotto, Paulo Muniz, Josiane Verones, Geralda Rossetto, Clara Machado, Stéphano Pedroso, Carlos Eduardo Santos, Fábio Miranda e Munir Cury. O congresso conta com a mobilização da comunidade acadêmica das faculdades FAMETRO, UniNilton Lins, UNINORTE/Laureate, ULBRA, Martha Falcão/DeVry, CIESA, UNIP, além da Universidade Federal do Amazonas (UFAM) e Universidade do Estado do Amazonas (UEA).
Serviço: Data: 23, 24 e 25 de agosto Local: Avenida André Araújo, s/nº, Aleixo. Auditório Des. Arthur Virgílio do Carmo Ribeiro, situado no 2º andar do edifício Des. José de Jesus Ferreira Lopes – anexo à sede do TJAM.
Ago 19, 2017 | Centro internazionale, Spiritualità
Il pregare non consiste, propriamente, nel fatto di dedicare tempo, durante il giorno, alla meditazione o nel leggere qualche brano della Sacra Scrittura o di testi di santi, e nel cercare di pensare a Dio o a se stessi per una nostra riforma interiore. Questo non è il pregare nella sua essenza. Così pure la recita del rosario o delle preghiere del mattino e della sera. Sono espressioni senz’altro tutte atte a farci entrare in rapporto con Dio e ad estrinsecarne la realtà intima, ma che tuttavia non coincidono mai completamente con essa. Al limite, una persona può fare queste cose durante tutto il giorno e non aver mai pregato un minuto. Fra la preghiera e le preghiere passa infatti una differenza sostanziale che cercherò di illustrare iniziando dalla preghiera più inconscia, ma non per questo meno essenziale. Quando di notte i nostri occhi si alzano a guardare il cielo stellato, vedono un universo di sterminata bellezza che incanta e stupisce nella sua tacita obbedienza a una legge: la legge di vita e di armonia che fin dall’inizio lo ha costituito e che in ogni attimo lo sostiene; legge che da sola testimonia il Creatore. Se così è degli astri del cielo, così è delle piante e dei fiori, che ‘sanno’ quando sbocciare e fiorire, quando fruttificare e morire. Una profonda relazione lega dunque tutti gli esseri viventi a Dio; relazione che – oso dire – è profonda preghiera perché essi, con il loro solo esistere, inconsciamente lo riconoscono e lo seguono “narrandone la gloria”. (Sal 18,2). Ma questa recondita preghiera trova espressione – e la più alta, perché cosciente e libera – anche nell’uomo. È la preghiera che nasce quando questi, ancor prima di entrare in colloquio con Dio, lo riconosce come Padre che lo ha creato e lo sostiene nell’essere al pari di tutto l’universo. Il rapporto con Dio si staglia allora nella sua realtà di fondamento vitale e medicinale insieme. Un rapporto quindi che l’uomo è chiamato a stabilire quotidianamente con lui o a domandarglielo, così come alcuni maestri dello spirito, in un‘originale esegesi dell’invocazione del Padre Nostro: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, invitano a fare. Il pregare, per essere veramente tale, esige innanzitutto un rapporto con Gesù: andare con lo spirito al di là della nostra condizione umana, delle nostre occupazioni, delle nostre preghiere, pur belle e necessarie, e stabilire questo rapporto intimo, personale con lui. […] Vediamo allora i diversi modi in cui tale rapporto può svilupparsi. Inizio da una forma di preghiera, che apparentemente può non sembrare tale, è la preghiera di offerta. La vive chi, prostrato dalle sofferenze fisiche o spirituali, incapace di tutto, perfino di parlare, offre a Dio, anche se in uno spazio di un solo istante, tutta la sua esistenza. Per questo tale forma di preghiera può considerarsi come la più profonda, perché innesta l’anima in quel punto ove il contatto con Dio si fa immediato e diretto. Ma anche il lavoro può assumere la forma di una preghiera di offerta. Penso in particolare a coloro che durante il giorno sono sopraffatti dalla fatica fisica, tanto da essere quasi impossibilitati a raccogliere le forze necessarie per dedicarsi a pregare. Ebbene anch’essi, se al mattino con una semplice intenzione offriranno a Dio la loro giornata, avvertiranno di vivere in continua relazione con lui e alla sera, nel silenzio di un pur breve raccoglimento, troveranno l’unione con lui. È questo, in fondo, ciò cui l’umanità di oggi si mostra particolarmente sensibile, che cioè tutto l’universo e quanto in esso si compie si possa trasformare in una grande preghiera che incessantemente si leva a Dio. Pasquale Foresi, da “Luce che si incarna” – Ed. Città Nuova, Roma 2014, pagg. 31-32-33. (altro…)
Ago 18, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Chi, come me, pur volendo dare sempre il meglio di sé, si è trovato in difficoltà? Volevamo trattare bene chi avevamo intorno ma abbiamo risposto male, volevamo aiutare ma siamo stati di intralcio, volevamo dare ma è prevalso l’egoismo. È per questo che io e alcuni miei amici abbiamo pensato a una possibile soluzione. Tutto è iniziato da due di noi che avevano riscontrato delle difficoltà a dare sempre il meglio di sé, allora hanno capito che il modo migliore per applicarsi era un supporto reciproco: è più facile voler bene e rispettare gli altri sapendo che qualcuno da qualche parte sta cercando di fare lo stesso. Stava iniziando a nascere una prima forma di “patto” per cui ognuno si impegnava nella sua realtà ad essere costante nella sua sfida a dare il meglio di sé nei rapporti con gli altri. Questa promessa però non si è fermata a loro, infatti ce l’hanno raccontata poco tempo dopo e, confrontandoci, ci siamo ritrovati nei loro panni.
A quel punto abbiamo preso parte alla promessa anche noi mettendoci del nostro. Abbiamo, infatti, trovato un simbolo che ci aiutasse a ricordare il “patto” quotidianamente e che, di conseguenza, ci fosse di sostegno: un braccialetto di spago bianco. Abbiamo interiorizzato questo “patto” e lo abbiamo inserito nella nostra vita. Dato che ci è stato di grande aiuto, abbiamo deciso di diffonderlo nella nostra città raccontando l’esperienza a tutti quelli che conoscevamo. Da qui si è innescata una reazione a catena e la notizia di questo “patto” ha iniziato a diffondersi in tutta Italia. Nell’ultimo mese abbiamo ricevuto molte foto e racconti di esperienze di persone che hanno aderito; perciò adesso vogliamo invitare chiunque sia interessato ad attaccarsi al polso il braccialetto bianco e incominciare con noi questa sfida. Se volete altre informazioni oppure condividere con noi ciò che vivete, quello che di bello vi è successo a vivere così dando il meglio di voi ogni momento, scriveteci a: ilpattobraccialetto@gmail.com Le più belle testimonianze troveranno spazio anche sul nostro giornale “Teens”. Da Teens online (altro…)
Ago 17, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Costruttori di pace «Nella situazione di estrema crisi che sta attraversando il nostro Paese vogliamo aiutarci a vivere da cristiani coerenti. A Valencia, la città più colpita dai saccheggi, abbiamo vissuto giorni di confusione e di isteria di massa. Diversi settori industriali sono stati selvaggiamente saccheggiati senza l’intervento degli agenti di polizia. Anzi abbiamo visto gli stessi militari incitare al saccheggio dei negozi, portando camion e attrezzature. Città bloccata, arresti, clima di tensione, rabbia e fame. In questo frangente, in famiglia e con altri amici cerchiamo di essere di sostegno gli uni per gli altri e di comunicare speranza, senza giudicare coloro che hanno portato via dai negozi ogni sorta di cose, perfino cucine e parti di automobili. Assistiamo anche al continuo intervento della provvidenza che fa arrivare medicine e viveri per intere famiglie. È impressionante l’amore di Dio che veglia sui suoi figli». (O.T. – Venezuela) Cuoco «A me, che faccio il cuoco, piace pensare che la vita sia un esercizio per arrivare al banchetto del Cielo. Gesù non ha forse cominciato la vita pubblica a un pranzo di nozze a Cana? Non ha forse partecipato a tanti banchetti, fino all’ultima cena, promettendoci un banchetto finale in cui, certamente, anche i cuochi come me avranno il loro posto? Nel mio servizio in cucina l’obiettivo non è tanto il piatto in sé, ma le persone che gusteranno il frutto del mio impegno. Cerco di non lavorare solo per la carriera, per essere un bravo marito e un bravo papà, ma per Dio». (V. – Italia) Il “trucco” «Nell’appartamento dove abito con altri studenti non è sempre facile la convivenza, perché hanno abitudini diverse dalle mie. Un giorno, scoraggiato, stavo pensando di cercarmi un altro alloggio, quando la mia ragazza mi ha suggerito di prendere io l’iniziativa e di fare qualcosa per miei coinquilini. Lei stessa mi ha aiutato a preparare un dolce. Un gesto così semplice! Eppure è servito a sbloccare i rapporti, tant’è che è iniziata fra tutti una specie di gara a venirsi incontro. Ora conosco il “trucco”: quando si presenta qualche difficoltà, posso cominciare ad amare per primo». (B. C. – Repubblica Ceca) Vera povertà «Ho un amico invalido che riceve una pensione minima e viene emarginato dai suoi fratelli e sorelle. Un giorno mi ha raccontato: «Ho comprato un paio di scarpe a G., ogni giorno gli pago la colazione al bar. Ora ho intenzione di pagargli la dentiera». Gesti di questo tipo lui ne compie giornalmente, eppure dicono che sia un asociale, addirittura che non abbia la capacità di intendere e di volere. Invece la bontà di quest’uomo, che nelle sue condizioni sa essere attento ai bisogni degli altri, mi commuove sempre. Un giorno mi diceva: «Quando qualcuno soffre, io lo sento molto simile a me. Poterlo aiutare mi fa sentire vivo e realizzato»». (T. – Italia) (altro…)
Ago 15, 2017 | Chiara Lubich, Spiritualità
«Al solo pensiero di parlare di Maria sento tremarmi l’anima e battere il cuore. È questo tale argomento che supera ogni nostra facoltà e al posto della parola meglio sarebbe il silenzio. «Maria! La straordinaria fra tutte le creature, l’eccelsa fino ad essere investita del titolo e della realtà di Madre di Dio e perciò l’Immacolata, l’Assunta, la Regina, la Madre della Chiesa. Maria è più vicina a Dio che all’uomo, eppure è creatura come noi creature, e tale davanti al Creatore. Di qui la possibilità per lei d’esser per noi come un piano inclinato che tocca cielo e terra e quindi, pur nel suo esser straordinario: bambina, giovanetta, fidanzata, madre, sposa, vedova … come noi che, ciascuno nella propria età e nella propria condizione, possiamo trovare un aggancio con lei e quindi un modello. […] «In quanto a possedere una vera devozione a lei – pur magnificando le varie devozioni che sono fiorite nei secoli per dar al popolo cristiano il senso d’un sicuro amore materno, che pensa a tutti i piccoli e grandi guai che la vita porta con sé – ti consiglierei una strada che fa nascere in cuore un amore per Maria simile e del tipo di quello che ha Gesù per lei. Ecco, se Maria ha tutte quelle magnifiche e straordinarie qualità che sai, essa è anche “la perfetta cristiana”. «Ed è tale perché, come dal Vangelo puoi dedurre, ella non vive la propria vita, ma lascia che la legge di Dio viva in lei. È colei che meglio di tutti può dire : “Non sono io che vivo, è Cristo che vive in me” (Gal 2, 20). Maria è la Parola di Dio vissuta. Se vuoi dunque amarla veramente, “imitala”. Sii anche tu Parola di Dio viva! «L’imitazione di lei ti fa simile a lei e ti porta ad amarla, perché se un detto dice: “L’amore o trova simili, o fa simili”, è vero anche che i simili si amano. […] «Imitiamo dunque Maria, diventiamo simili a lei e nascerà spontaneo nel nostro cuore l’amore per lei». Chiara Lubich “Dialogo aperto”. Pubblicato in Città Nuova, 1976, n. 9, p. 33. Vedi anche Centro Chiara Lubich (altro…)
Ago 13, 2017 | Centro internazionale, Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Igino Giordani trattava i giovani con quell’amore che scaturisce dall’unità fra le generazioni. Era un fratello per chiunque, per i piccoli e per i grandi, giacché la fraternità ci raccoglie in uno, al cospetto dell’unico Padre: «Gesù usò le espressioni più vive per affermare questa sua intima fraternità con gli uomini. Si può immaginare quanto amasse sua madre e i suoi cugini, compagni della sua infanzia e confidenti della sua gioventù. Pure, una volta che gli vennero annunziati mentre insegnava, rispose: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? – E stendendo la mano verso i discepoli, disse: – Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; chiunque fa la volontà di mio Padre, che è nei cieli, è mio fratello e mia sorella e mia madre” (Mt 12, 48-50). Il significato della risposta è ovvio: chiunque accetta la paternità di Dio, che è l’oggetto della predicazione evangelica, entra a far parte della famiglia di Gesù, diventa fratello, sorella, madre di Lui. Il cristianesimo imparenta con Cristo e, per lui, con Dio, col primo grado di parentela, che è la fraternità». [da: Igino Giordani, Il messaggio sociale del cristianesimo, 2001, p. 87] Paragonava l’unità delle generazioni alla guida di una macchina: la gioventù è come un motore, l’anzianità è la guida prudente; tutte e due indispensabili per arrivare ad una meta! Tra i numerosi suoi corrispondenti, nel 1979, un anno prima di morire, troviamo un bambino di 9 anni sopranominato Sandokan, che stabilisce un rapporto profondo con Igino e lo chiama “nonnetto, col cuore di un gen”: «Caro nonnino, da quando so che sei ammalato cerco di pregare di più per te. Oggi con la mamma e papà abbiamo chiesto al sacerdote di ricordarti nella Messa e a Gesù nel mio cuore ho chiesto di aiutarti e di starti vicino in questo momento. Ricordo che in una lettera ti ho scritto che sarei venuto a casa tua, ma non ho potuto, l’importante però è averti nel mio cuore e io nel tuo. Quando avrai lasciato tutti noi puoi salutarci Gesù? Sai a me dispiace che tu vada perché ti voglio tanto bene, però sono contento che tu possa vedere Gesù che è stato tutto per te. Un grosso bacione dal tuo Sandokan». «Carissimo Sandokan, detto Ferdinando, ti ricordo benissimo: siamo tu e io figli dello stesso Padre, Gesù. E io passo le giornate accanto a te, senza badare se viviamo lontano. Papà ti ha spiegato bene: sono un nonnetto, col cuore di un gen. Perciò siamo coetanei e fratellini. Giusto salutami tanto i tuoi fratellini, figli anche loro di Gesù; e amali come ami mamma e papà e come ami Gesù… Un bacetto sul nasino dal tuo nonnino». Nella panchina del Centro Mariapoli, centro per i Congressi del Movimento dei Focolari, i giovani gli si affollavano attorno, cantando e danzando, si intrattenevano in colloqui intimi: ciascuno si sentiva amato e stringeva con lui il patto di seguire e vivere l’Ideale dell’unità proposto da Chiara Lubich. Giordani annota uno di questi incontri gioiosi nel suo Diario: «Pur senza voce, oggi, mi han pregato di parlare alla scuola dei gen e delle gen: trecento persone. Ho improvvisato, parlando di varie cose, ma polarizzandole attorno al mistero d’amore, in cui agisce la triade: Dio-Fratello-Io. Un entusiasmo, abbellito da canti, è esploso tra le gen e i gen, a dimostrazione della gioia e dell’unità di tutti i presenti». [da: Diario di fuoco, 25 aprile 1979]. (altro…)
Ago 11, 2017 | Chiara Lubich, Spiritualità
Il primo avvenimento della vita della Madonna riportato dal Vangelo è l’Annunciazione (Luca 1, 25ss.). Maria è stata da sempre eletta da Dio, però all’Annunciazione è avvenuto qualcosa di molto particolare per lei: l’angelo le si presenta con un messaggio di Dio, che Maria accetta. Per questo suo ‘sì’ fiorisce subito in lei una realtà nuova: l’incarnazione del Verbo nel suo grembo. Se noi cerchiamo di capire la vita di alcuni santi, vediamo che qualcosa di analogo a quanto è successo in Maria avviene anche in loro spiritualmente allorché s’imbattono, ad esempio, in un carisma che Dio ha donato per il bene della Chiesa. Conosciamo la storia di santa Chiara d’Assisi, la più perfetta discepola di san Francesco. Quando si va nella chiesa di San Damiano, ad Assisi, dove ella visse, può succedere che la guida, illustrando quel luogo sacro, dica: “Qui Cristo si incarnò nel cuore di Chiara”. E questo non sono semplici parole. Rivelano una profonda verità. Benché Chiara d’Assisi – da quanto sappiamo – vivesse anche prima una fervente vita cristiana, l’incontro con san Francesco, che era la personificazione di una parola di Dio ridetta al mondo, la parola povertà, provocò in lei qualcosa di nuovo: fece sviluppare e crescere Cristo nella sua anima, fino a farne una delle più grandi sante della Chiesa cattolica. E non è forse pensiero di papi, di santi e di Padri della Chiesa che la Parola genera Cristo nelle anime? Così quando qualcuno ad un certo punto della sua vita si imbatte, attraverso una persona, uno scritto o un convegno, con il carisma dell’unità e sente la chiamata a farlo suo, se dice il suo ‘sì’ avviene anche in lui qualcosa di simile a quanto è successo in Maria e in questi santi. Cristo nel suo cuore può veramente svilupparsi e crescere spiritualmente, come per una attualizzazione del battesimo. Ho letto che santa Chiara d’Assisi prima di morire pronunciò una frase meravigliosa: “Ti ringrazio, Signore, d’avermi creata”. Vuol dire: perché avendomi creata, veramente tu hai procurato la tua gloria. Ed è stata, la sua, una morte d’amore. Voglia il Cielo che anche per noi sia così. Se saremo fedeli, anche la nostra morte non sarà semplicemente una morte fisica, ma una morte d’amore. Allora saliremo anche noi a trovare la Mamma nostra, la santa nostra, il modello nostro, Colei che qui sulla terra ci è stata Capo, Regina, Madre. Vedremo la gloria di Maria Regina del cielo e della terra. E la vedremo circondata soprattutto da tutti quelli che l’hanno amata». Da Chiara Lubich, “Maria – Trasparenza di Dio”, 2003 Città Nuova – pagg. 49-50-63. (altro…)
Ago 10, 2017 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Arrivando da Manila (a 60 km) la prima sensazione che si avverte giungendo nella zona circostante il Lago di Taal (nell’isola di Luzon, la parte settentrionale dell’arcipelago delle Filippine) è quella di una profonda pace. Il visitatore rimane incantato alla vista di uno spettacolo unico nel suo genere: il lago, che con le sue acque ha riempito un’antica caldera, ospita al suo interno un’isola. Quest’isola, a sua volta, dentro un cratere più recente accoglie un altro lago molto più piccolo. E al centro di questo piccolo specchio d’acqua vi è un piccolo scoglio. Un effetto “matrioska” di laghi, uno racchiuso dentro l’altro. Dalla cima del vulcano, la vista si estende verso colline verdeggianti di boschi e prati, piantagioni di ananas, caffè, banane e una infinita varietà di fiori tropicali.
Nei pressi del Lago Taal, dal 1982 questa stessa sensazione si respira tra gli edifici e le strade della Mariapoli Tagaytay. “Pace” è la prima cittadella del Movimento in Asia. «Ho un sogno», aveva esclamato Chiara Lubich quell’anno, osservando le colline di Tagaytay: che proprio lì crescesse, una delle cittadelle dei Focolari, luoghi in cui vivere stabilmente il Vangelo, per mostrare in bozzetto come sarebbe il mondo se tutti lo vivessero. La presenza dei Focolari a Tagaytay è però più lontana nel tempo. Già nel 1966, infatti, si era svolto in questi luoghi un primo incontro di aderenti del Movimento. In quell’occasione i presenti, colpiti dalla bellezza del posto, pregarono affinché proprio lì potesse sorgere un centro di formazione, una “casa per tutti”. L’anno seguente, grazie a una prima donazione, quel desiderio cominciava a diventare realtà, prendendo forma nel 1975. Poi gli avvenimenti e il sogno del 1982, con la coincidenza di un invito rivolto al Movimento dalla Conferenza episcopale filippina a costruire, proprio nelle adiacenze di Tagaytay, una “scuola” per sacerdoti asiatici. Da allora gli sviluppi sono stati inaspettati. In particolare, tra le decine di costruzioni che hanno visto la luce, va segnalata la costituzione di una scuola per il dialogo con le grandi religioni dell’Asia, rivolta in particolar modo a musulmani e buddhisti, ma anche indù, scintoisti. Ogni anno convergono da queste parti, per sperimentare la gioia della convivenza, i giovani buddhisti di un’organizzazione laica giapponese. Di recente, nello scorso mese di maggio, 200 membri di grandi religioni di 13 diversi Paesi asiatici hanno preso parte alla Scuola delle Religioni orientali (SOR).
Dalla sua fondazione, la cittadella Pace ha assunto anche uno spiccato profilo di promozione umana e sociale, divenendo una delle sedi dove opera la , ONG senza scopo di lucro, fondata nei pressi di Manila nel 1983 per rispondere alle necessità sociali e sanitarie delle fasce più povere della popolazione, specie delle zone rurali. Famiglie intere, in precarie condizioni abitative (spesso dentro case di una sola stanza col pavimento in terra battuta, senza acqua corrente) con un difficile accesso ai servizi sociosanitari e scarse opportunità di lavoro. Con il motto «liberamente abbiamo ricevuto, liberamente doniamo», Bukas Palad (in lingua tagalog “a mani aperte”) ha fatto ormai un percorso di oltre trent’anni, migliorando la qualità di vita di migliaia di persone, non solo nell’aspetto medico, ma anche umano e spirituale, con un approccio integrato e globale volto alla promozione umana e alla salute delle persone. Attualmente nella cittadella hanno un particolare rilievo le aziende che aderiscono al progetto per un’economia di comunione, le attività dei volontari ospedalieri in diverse strutture sanitarie pubbliche, la vivace testimonianza degli operatori dei media e varie iniziative a livello educativo. A Tagaytay le esperienze di dialogo e condivisione crescono e si moltiplicano, come l’acqua del lago che si replica in altri specchi d’acqua. Ma i riflessi di Pace non si possono contare. (altro…)
Ago 9, 2017 | Cultura
Il volume è frutto della lunga esperienza di Zanghì accanto a Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. Con lei l’autore ha partecipato all’attività del centro culturale del Movimento, la Scuola Abbà. Il testo cerca di fare emergere le novità culturali del Carisma della Lubich. La lettura si fonda sulle intuizioni che la fondatrice ha vissuto a seguito di un’esperienza mistica chiamata “Paradiso del ‘49”, per l’intensità raggiunta e la data in cui essa ha avuto luogo. Tale esperienza si è conservata in alcuni scritti nei quali, sotto la forza della luce divina, la Lubich andava annotando quanto era chiamata a vivere in quei giorni, pagine che costituiscono “radice e vertice” della spiritualità dei Focolari e che introducono ad una comprensione profonda del carisma e del messaggio che sottende la missione dell’Opera di Maria fondata sul comandamento nuovo di Gesù «che tutti siano uno». Città Nuova Editrice
Ago 9, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Amavo da ragazzo sintonizzarmi la sera con la Radio Vaticana che trasmetteva notiziari in varie lingue straniere. Naturalmente, di quelle lingue non ne conoscevo nessuna ma quell’ascolto mi affascinava, mi dava l’impressione di dilatare il cuore sull’umanità, sui popoli e il loro quotidiano. Fu in una di quelle sere che mi capitò di udire il Papa Pio XII invocare il nome di Dio per ben tre volte: “Dio, Dio, Dio”! Quel “grido” si impresse nella mia coscienza anche se, col passar del tempo, finì con l’affievolirsi e perdersi nella memoria. Era il 1956. Nove anni dopo, Gennaio 1963, mi trovo militare a Torino. Un compagno di camerata mi invita ad un Convegno del quale non chiesi, stranamente, nessuna informazione. Eppure nel chiedere il permesso ai miei superiori, mi ritrovai a dire che da quel Convegno dipendeva tutta la mia vita. Con un insperato assenso dei miei superiori, partii alla volta di Ala di Stura, un paesino di montagna in una cornice stupenda della natura. Accolto come fossi conosciuto da sempre, fu lì che conobbi Chiara Lubich – fondatrice del Movimento dei Focolari –, e Igino Giordani, cofondatore. Realtà forte, per me, fu anche incontrare per la prima volta persone di culture e religioni diverse. In quei giorni ebbi la possibilità di conoscere, perché ospite dei Focolari, Assunta Roncalli sorella di Papa Giovanni XXIII, che sarebbe morto il 3 giugno dello stesso anno 1963. Una mattina Chiara Lubich parlò di una nuova vocazione nata in seno al Movimento. E fu solo quando di quella nascita Chiara indicò anno e circostanze, che quella invocazione di Pio XII, riaffiorò imperiosa dalla mia coscienza: «Dio, Dio, Dio! Dio vi aiuterà, Dio sarà la vostra forza. Risuoni questo ineffabile nome, fonte di ogni diritto, giustizia e libertà, nei parlamenti, nelle piazze, nelle case e nelle officine…». Così si espresse il Papa nel radiomessaggio del 10 novembre 1956 durante la repressione della rivoluzione in Ungheria. E Chiara commentò: «C’è stata dunque una società capace di togliere il nome di Dio, la realtà di Dio, la Provvidenza di Dio, l’Amore di Dio dal cuore degli uomini. Ci deve essere una società capace di rimetterlo al Suo posto. È possibile che il demonio abbia i suoi seguaci fedelissimi, totalitari, pseudo martiri della sua idea, e Dio non abbia un esercito compatto di Cristiani che tutto diano per riconquistare la terra a Lui?».A quell’appello del Papa, Chiara rispose con l’intuizione di raccogliere donne e uomini di tutte le età, nazionalità, condizioni, legati da un unico vincolo, quello della fraternità universale, perché formassero un esercito di volontari, “I Volontari di Dio”, espressione del Movimento dei Focolari oggi presente in 182 nazioni del mondo. Una vocazione moderna, totalitaria, alla quale Chiara Lubich dà un ulteriore tocco di fascino quando la descrive come l’attrattiva del tempo moderno: «Penetrare nella più alta contemplazione rimanendo mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo … per segnare sulla folla ricami di luce e, nel contempo, dividere col prossimo l’onta, la fame, le percosse, le brevi gioie». Igino Giordani la paragona ad una «santità in tuta da operaio che sprona a portare Dio in Parlamento, nei Consigli Comunali, negli ospedali, scuole, uffici, botteghe, studi professionali, a casa, ai campi di bocce, ma anche nel mondo dell’arte, della comunicazione, della scienza, dell’economia …», perché, aggiunge, «portare Dio in tutti questi luoghi significa trasformarli in Abbazie, trasformarli in luoghi sacri in cui si celebra ogni giorno una Messa particolare!» Sono passati 54 anni da quel giorno in cui anch’io sentii la chiamata ad arruolarmi con “I Volontari di Dio”, nati da un carisma che, perché autentico, si misura anche nei suoi risvolti concreti riflettendo nella cultura, nel sociale, economia, politica … Perché i vari ambiti della vita non restino mediocri, privi di coraggio, incapaci di unire, insensibili, ma aperti ad accogliere la presenza profonda di Dio. Gennaro Piccolo – Centro Igino Giordani “Una via per l’Unità” (Andria, Italia) (altro…)
Ago 8, 2017 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
Uno sportivo tenace, Francesco, specie con la sua bicicletta. Percorre ogni giorno diversi kilometri, sui tortuosi e pittoreschi sentieri dei colli romani, per tenersi allenato, ed infatti sembra ancora un giovanotto. Eppure sono ormai molti anni che ha deciso di donare la propria vita a Dio nell’amore ai fratelli che incontra ogni giorno, anche nelle situazioni difficili. Ed allora occorre di certo mantenersi in forma. Pochi giorni fa, durante uno dei suoi consueti allenamenti, la sua bici sbatte contro un sasso, lo sterzo si spacca, e lui si ritrova catapultato in aria. L’atterraggio non è per niente lieve … è il collo per primo a sbattere sull’asfalto, con il risultato di una vertebra cervicale (per l’esattezza la C2) danneggiata. In un attimo il panorama cambia: da un’intensa attività fisica si ritrova immobilizzato in un letto di ospedale con una “gabbia” di ferro dal collo in su, tenuta ferma con delle viti che poggiano sul cranio. Il singolare arnese dovrebbe servire per impedire ogni movimento e così sperare in un lento risanamento della vertebra lesionata. È dal letto d’ospedale che scrive, non senza difficoltà, sul suo telefonino: «C2, sei entrata con prepotenza a cambiare la mia giornata e non solo. Non sapevo neanche che esistevi, e se esistevi, dov’eri? Poi quel brusco atterraggio sull’asfalto della strada, e fra le varie cose rotte tu sei entrata subito in testa alle preoccupazioni di tutti. Avevi il potere di farmi morire, di rendermi immobile su una carrozzella. Solo ti è bastato l’avvertimento spezzandosi il dente dell’epistrofeo … pezzetto d’osso sul quale si basa tutto il movimento della testa. Speriamo dopo questa botta di non dover cambiare la visione del mondo e che tu possa, anche attraverso un apparecchio avveniristico, tornare a essere il fulcro su cui tutto si muove. Grande C2, cerco di recuperare il mio rapporto con te, e che non sia solo per interesse, bensì per conoscere un po’ delle meraviglie di cui siamo fatti. Quanto ogni piccola cosa ha valore! Che questi momenti mi aiutino a scoprire tutto il valore che è in me frutto dell’amore di Te». Francesco (Italia) (altro…)
Ago 7, 2017 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Il Palau Robert de Barcellona, con i suoi giardini, una sorta di rifugio verde al riparo dai viali caotici della città, ha ospitato a partire dal 13 luglio scorso una settantina di persone, provenienti da diversi luoghi della Spagna, dall’Italia e dalla Croazia, convenute al Simposio Internazionale “Scuole Inclusive: innovazione sociale, infanzia e sport” organizzato dal Laboratorio de Investigación Prosocial Aplicada (LIPA), dall’Universitat Autònoma de Barcelona e dalla rete internazionale Sportmeet. Insegnanti, fisioterapisti, sportivi a confronto su progetti di inclusione, modelli di intervento e confronto con la disabilità in un’ottica di inclusione sociale, nella convinzione che non vi sia alcuna parte della vita che non sia degna di essere vissuta. La vita stessa ha bisogno di spazi di debolezza per sperimentare attraverso di essa la propria capacità di recupero. Nei giorni successivi, il Centro Mariapoli “Loreto” di Castell d’Aro (Girona) ha ospitato la Summer School, uno spazio di confronto e apprendimento sul tema dello sport inclusivo. Una ventina i partecipanti, sotto la guida esperta di Eugenio Jimènez e del prof. Javier Lamoneda, che hanno sperimentato, attraverso dei giochi, cosa significhi “mettersi nella pelle della persona con disabilità”. L’esperienza sportiva, di per sé occasione di confronto quotidiano con il limite, offre spunti di riflessione sul rapporto della vita stessa con gli ostacoli, la sofferenza, il disagio. Attraverso delle riflessioni, Paolo Crepaz di Sportmeet ha portato i partecipanti a interrogarsi sul concetto di limite, come barriera, ostacolo, sofferenza o disagio in termini generali, nell’ottica (rovesciata, rispetto al sentire comune) secondo cui la presenza stessa di un limite potrebbe diventare una potenzialità, l’occasione per “tendere costantemente e per abitudine presa alla fratellanza universale” (Chiara Lubich).
Sorprende la capacità che ha l’attività sportiva di affrontare e superare ostacoli, di includere e integrare, abbattere barriere a ogni latitudine e in tutti i contesti sociali. Ad esempio, quanto può fare un pallone per unire, in un assolato cortile estivo o all’interno di un campo profughi? I partecipanti si confrontano in un clima di fiducia e stima reciproca. Javier Lamoneda Prieto, professore di Educazione Fisica a Jerez de la Frontera (Cádiz, Spagna) condivide la sua esperienza: “Sembra si sia forgiata, in questi giorni, una squadra che vuol fare dell’attività fisica una risorsa per l’incontro fra diversi attori e professionisti dello sport, tracciando principalmente due settori d’attuazione: accademico e sociale. Per la prima volta si è sviluppato un programma formativo insieme a una Università pubblica”. Roberto Nicolis, operatore socio-sportivo di Verona (Italia): “Il limite che io sperimento spesso è quello della distanza che separa le persone le une delle altre, l’handicap, appunto. Ridurre questa distanza attraverso la condivisione, la conoscenza e le esperienze ci fa sentire più vicini”. Roberto Macri, Presidente della Fondazione Opera Santa Rita a Prato: “Avete creato soprattutto un’occasione di riflessione su noi stessi e i valori che danno un senso al nostro impegno. Non solo al nostro impegno professionale o di volontariato, ma più in generale a ciò che può dare un senso più profondo al nostro essere uomini e donne”. (altro…)
Ago 5, 2017 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Contemplando l’immensità dell’universo, la straordinaria bellezza della natura, la sua potenza, sono risalita spontaneamente al Creatore del tutto e ho avuto come una nuova comprensione dell’immensità di Dio. L’impressione è stata così forte e così nuova che mi sarei gettata subito in ginocchio ad adorare, a lodare, a glorificare Dio. Ho sentito un bisogno di far ciò, come se questa fosse la mia attuale vocazione. E, quasi mi si aprissero ora gli occhi, ho compreso come non mai prima, chi è colui che abbiamo scelto come ideale, o meglio colui che ha scelto noi. L’ho visto così grande, così grande, così grande che mi sembrava impossibile avesse pensato a noi. E questa impressione della sua immensità mi è rimasta in cuore per alcuni giorni. Ora il pregare così: “Sia santificato il tuo nome” o “Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo” è un’altra cosa per me: è una necessità del cuore. (Rocca di Papa, 22.1.87) […] contemplare magari una distesa di mare senza fine, una catena di monti altissimi, un ghiacciaio imponente o una volta del cielo punteggiata di stelle… Che maestosità! Che immensità! E, attraverso lo splendore abbagliante della natura, risalire a colui che ne è l’autore: Dio, il Re dell’universo, il Signore delle galassie, l’Infinito. […] Egli è presente dovunque: è sotto lo scintillio d’un ruscello, nello schiudersi d’un fiore, in un’alba chiara, in un rosso tramonto, su una vetta nevosa… Nelle nostre metropoli di cemento, costruite dalla mano dell’uomo tra il frastuono del mondo, raramente la natura si è salvata. Eppure, se vogliamo, basta uno squarcio di cielo azzurro scorto fra le cime dei grattacieli, per ricordarci Dio; basta un raggio di sole, che non manca di penetrare nemmeno fra le sbarre d’una prigione; basta un fiore, un prato, il volto di un bambino… […] Ciò ci aiuterà a tornare in mezzo agli uomini, dove è il nostro posto, ritemprati come senz’altro lo era Gesù quando, dopo aver pregato il Padre tutta la notte sui monti, sotto il cielo stellato, tornava fra gli uomini a fare del bene. (Mollens, 22.9.88) Da Chiara Lubich – “Cercando le cose di lassù” – Città Nuova Editrice, Roma 1992, pagg. 5 – 111,112. (altro…)
Ago 4, 2017 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
https://vimeo.com/222037322 (altro…)
Ago 3, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Un libro per l’esame «Frequento la facoltà di Architettura. Dovevo fare un esame molto importante per il quale mi mancava un libro fondamentale, ma siccome veniva dalla Spagna costava quattro volte il prezzo normale. Era l’ultimo giorno per l’iscrizione a quell’esame ed ero disperato. Uscito dall’università, sono corso in una chiesa vicina e ho chiesto aiuto a Gesù, pregandolo di procurarmi quel libro “entro mezzogiorno”. Poco dopo, in facoltà, mi sono sentito chiamare: era un collega che non vedevo da tempo. Saputo del mio problema, ha insistito per accompagnarmi a casa di una studentessa che conoscevo appena. Lei aveva quel libro, e addirittura era contenta di prestarmelo. Era mezzogiorno. Alcuni giorni dopo, avendo rilevato in quel testo degli errori tipografici e la mancanza di pagine importanti, ho avvisato l’editrice con una e-mail. Per ringraziarmi, una settimana dopo l’editrice mi ha mandato per posta celere una copia gratis. Come non scorgere in tutto questo l’amore di Dio?». (S.G. – Argentina) Nei panni di mio marito «Spesso, dopo il lavoro, mio marito si sdraia sul divano a guardare un film. In me, che aspetto un po’ di aiuto dopo una giornata di faccende e impegni con i figli, questo crea tensione e rancore. Un giorno, spinta dal consiglio di alcuni amici di mettermi ad amarlo per prima senza aspettarmi nulla, ho provato a mettermi nei suoi panni: ho pensato al suo lavoro impegnativo e al bisogno di trovare in casa tenerezza e comprensione. Così, lasciando da parte le mie occupazioni, mi sono seduta accanto a lui a vedere un film, e poi a scambiarci le opinioni». (G. G. – Siberia) Aiuto reciproco «Il marito della mia vicina era stato ricoverato d’urgenza e a casa era rimasto solo il fratello settantenne, che non ha dimestichezza con i fornelli. Nonostante in quel periodo mio marito e mia madre fossero influenzati, mi sono offerta di accudirlo. Per 15 giorni, mentre assistevo i miei malati, ho cucinato anche per lui, e la domenica l’ho invitato a pranzo a casa nostra. Lui ricambiava portando i generi alimentari che aveva. Era diventato ormai come un nostro familiare». (C. – Italia) Chiedere scusa «Col mio temperamento forte, autoritario e indipendente avevo la tendenza a giudicare le persone. Questo modo di fare mi rendeva difficile rapportarmi con gli altri e anche con mio marito. Tempo fa mi è capitato di partecipare a un incontro nel quale si approfondiva la Parola del Vangelo. Lì le mie certezze hanno ricevuto un primo scossone. Ho deciso di fare la mia prima esperienza al lavoro, dove sono responsabile del personale di un grande magazzino con più di trenta impiegati. In particolare provavo una grande antipatia verso uno di loro. Quando arrivava il suo turno di ricevere il salario, gli buttavo la busta con i soldi sulla scrivania. E adesso? Ho provato a vederlo diversamente da prima, come se avessi messo degli occhiali. Facendomi forza, l’ho avvicinato e davanti a tutti gli ho chiesto scusa. È stata una delle gioie più grandi sperimentate nella mia vita». (D. – Brasile) (altro…)
Ago 2, 2017 | Cultura
Saggi in memoria di Pier Luigi Porta.
Come riaffermare oggi il principio cooperativo nelle relazioni tra persone e tra imprese che operano in un mercato già divenuto globale? Da angolature diverse e sulla scorta di una pluralità di approcci teorici, gli Autori dei dieci scritti offrono un contributo originale attingendo alla tradizione di pensiero dell’economia civile, saggiandone la capacità di concorrere a sciogliere nodi problematici quali la crisi di fiducia istituzionale, le difficoltà di affermare le ragioni della libertà positiva, il peggioramento della felicità pubblica, l’eccesso delle varie forme di competizione posizionale. La prospettiva di sguardo che questo volume avanza fa perno sull’accoglimento, nel discorso economico, della categoria del dono come gratuità, una categoria che è stata improvvidamente espunta dalla sfera pubblica nel corso degli ultimi due secoli.
Editrice Città Nuova
Ago 2, 2017 | Centro internazionale, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Foto A. Dimech – © CSC Audiovisivi
“Può il diritto essere uno strumento di integrazione nella società?” Partecipando a un seminario di studi a Malta lo scorso 2 maggio, Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, primo avvocato donna nella sua città d’origine (Cosenza, Italia), risponde convinta. «Lo può, se superiamo una visione esclusivamente formalistica e puntiamo a guardare al diritto come mezzo indispensabile per contribuire a creare una realtà di comunione all’interno della società. Il diritto infatti si confronta con l’ansia di giustizia presente in ogni uomo e lo aiuta a realizzarla. Ci insegna come vivere, come costruire rettamente le relazioni tra singoli, gruppi, organizzazioni, stati», ma al tempo stesso, aggiunge, ha un obiettivo più alto: «il raggiungimento del bene comune e l’edificazione della fraternità universale». In un momento in cui guerre, atti terroristici e paura del diverso sembrano cancellare questa visione del diritto Maria Voce ricorda: «la Dichiarazione Universale dei diritti umani (1948), dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale e della Shoah, evidenzia sin dal preambolo: “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti eguali e inalienabili costituisce il fondamento della libertà, della pace e della giustizia nel mondo”. Anche le Costituzioni europee successive lo ribadiscono. La Carta Costituzionale tedesca (1949-1990) nel suo primo articolo proclama: “La dignità umana è intangibile. È dovere di ogni potere statale rispettarla e proteggerla”. La Carta polacca (1997) afferma: “La naturale e inviolabile dignità dell’uomo è fonte della libertà e dei diritti dell’individuo e del cittadino. Il Governo ha il dovere di tutelare la sua inviolabilità (art. 30)”. Anche la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, richiamata dal Trattato di Lisbona del dicembre 2009, pone la dignità come valore preliminare a libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza e giustizia: “La dignità umana è inviolabile. Essa dev’essere rispettata e tutelata (art. 1)”». A 60 anni dalla firma dei Trattati dell’Unione Europea, prosegue Maria Voce, «sappiamo le difficoltà che l’Unione sta attraversando e mi sento di affermare che il motivo di questa crisi sembra essere la crisi stessa delle relazioni. Si è puntato a costruire un mercato comune, affidandosi alle leggi del capitalismo, ma si è rimasti distanti se non indifferenti gli uni verso gli altri. La crisi impone una severa verifica del significato profondo di integrazione, che specialmente per l’Unione Europea deve poggiare su un patrimonio condiviso, frutto dell’incontro tra l’eredità greco-romana e quella giudaico-cristiana, senza dimenticare i molteplici contributi giunti da tutte le culture del Mediterraneo». Nel corso del suo intervento, Maria Voce offre l’impegno del Movimento dei Focolari a difesa dei principi di pace e unità che avevano ispirato i fondatori dell’Unione europea. «È l’esperienza di “Insieme per l’Europa”. Si tratta di una rete di appartenenti a vari movimenti di ispirazione cristiana, con appuntamenti pluriennali, continentali e locali. In tali incontri vengono enucleati, tra gli altri, alcuni valori da tutti condivisi: la famiglia, la vita, la pace, l’ambiente, un’economia equa, la solidarietà con gli ultimi. Vogliono dare testimonianza che è possibile l’unità tra persone dell’Europa del Nord e del Sud, dell’Est e dell’Ovest. Vorremmo insieme moltiplicare le esperienze positive già in atto ed enucleare linee di pensiero e di azione che possano contribuire, nel campo del diritto, della politica, dell’economia, dell’educazione, all’edificazione di una società che si fa famiglia». (altro…)
Ago 1, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Il termine “sistema” è forse tra i più usati nel nostro linguaggio. Quasi senza accorgercene, salta fuori sempre, che si parli di elezioni amministrative, totocalcio, stelle, unità di misura, politica, irrigazione, compiti di algebra dei figli, sicurezza, trasporto, cure mediche o catene montuose. Semplice o complesso, nervoso o monetario, un “sistema” (dal greco sìstema, riunione, raccolta) è sempre sulla bocca di tutti. Nel 1937, e in modo più “sistematico” nel 1945, un biologo austriaco, Ludwig von Bertalanffy (Vienna, 1901 – Buffalo, NY, 1972) enunciò per primo la Teoria Generale dei Sistemi (TGS), un metodo di lettura e interpretazione di tutto il mondo esistente: «Ogni organismo è un ordine dinamico di processi reciprocamente interagenti». A questa Teoria si è dedicato con scrupolosa attenzione Jordi Marjanedas, catalano, classe 1940, nel suo recente volume “Le sfide di oggi alla luce della Teoria Generale dei Sistemi” edito da Città Nuova. Il testo scorre, spaziando dalle scienze biologiche alla vita dell’universo, dall’ecologia all’antropologia, dalla storia all’etica alle scienze sociali e alla religione, cercando in ogni campo del sapere elementi di integrazione e coerenza, secondo una visione unitaria dell’uomo e del creato. Dove risiede l’importanza della Teoria? Lo sviluppo della scienza moderna ha portato a una proliferazione di saperi parziali, frammentati, iper-specializzati. Tanto da far dire, ironicamente, allo scrittore G. K. Chesterton «Arriveremo un giorno a sapere tutto di niente». Questa frammentazione oscura una visione unitaria del tutto. Nella medicina, ad esempio, l’uomo non è il suo fegato o le sue articolazioni, ma un insieme armonico e unitario di spirito, anima e corpo. In filosofia, si sono succeduti innumerevoli teorie e sistemi “chiusi”, che pretendevano di spiegare la totalità della realtà sotto un unico significato (i totalitarismi ne sono un esempio). Aristotele stesso, aveva ammesso: «Il tutto è più che una semplice somma delle parti».

Un sacerdote consegna il libro al Santo Padre
Nella fine del ‘900, la sistematica si è sviluppata a livello universitario come la scienza che si prefigge lo scopo di cercare nelle varie discipline il senso unitario dell’esistenza, pur nelle sue molteplici dimensioni. Così, ad esempio, lo sviluppo scientifico non può essere finalizzato a se stesso, ma in funzione di un bene superiore. Lo stesso vale per il rapporto tra culture, da improntarsi al dialogo e al rispetto reciproco. Per questo – afferma Marjanedas – va sottolineata l’importanza di rapporti costruttivi con gli altri in funzione di un bene totale. «Occorre aprirsi e promuovere un dialogo sincero tra persone e gruppi di culture differenti». L’attualità della Teoria consiste dunque nella sua possibile applicazione a tutti gli ambiti. «L’idea di sistema fornisce uno strumento per integrare e strutturare coerentemente la comprensione di discipline diverse. L’educazione, ad esempio, non può riferirsi soltanto ai valori scientifici, ma anche a quelli etici e a quelli artistici per lo sviluppo globale della personalità, tenendo conto della totalità delle componenti del mondo educativo e i diversi ruoli di studenti, professori, genitori, amministratori, comunità». «Il pensiero, nella sua accezione più nobile e alta – scrive Jesús Morán nella presentazione al libro di Marjanedas – è sempre aperto e in continua evoluzione, in costante attualizzazione. Esso coglie la realtà e, senza per questo chiuderla in schemi predeterminati e fissi, permette di muoversi in essa con un continuo senso di stupore, seppure nella cornice di un orizzonte. La realtà è qualche cosa che ci precede e ci supera». La visione della realtà come sistema può essere non solo un esercizio intellettuale, ma una proposta a mettersi-in-gioco, un’avventura continua di umiltà e creatività. Questa è davvero un’autentica sfida. (altro…)
Lug 31, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Fin dall’inizio della mia avventura nel focolare in Thailandia nel 1984, il contatto con i poveri è stato costante. Nel 1985 il primo viaggio nell’allora Birmania (attuale Myanmar) ed una grande impressione di toccare con mano la più estrema miseria: fino a quel giorno non l’avevo mai vista di persona. Poi, con la guerra civile scoppiata nel 1988 i profughi hanno iniziato ad arrivare in Thailandia, soprattutto nella zona del confine. La loro condizione? Malattie, solitudine, disperazione, sfruttamento e tanta voglia di una vita vera: per noi focolarini, un volto di Gesù crocifisso e abbandonato che abbiamo cercato di alleviare ed amare. In questi 32 anni il nostro aiuto è stato sicuramente insufficiente, come si addice ad una vera catastrofe umanitaria di cui poco si parla. Di fronte al dolore, a chi muore, sei sempre impreparato. Da circa 6 anni, il nostro impegno si è intensificato nella zona di Mae Sot, nel nord ovest della Thailandia, in una città di confine. Abbiamo ripreso il progetto iniziato da Padre Justine, birmano, morto dopo una lunga malattia. Lui aveva iniziato ad occuparsi dei bambini dei migranti che erano lasciati a casa tutto il giorno, da soli, raccogliendoli in una piccola “scuola” (una capanna). Era rimasta senza sostegno economico e così abbiamo dato gli ultimi soldi rimasti per riprendere l’accoglienza. La scuola ora si chiama “Goccia dopo Goccia, il ponte Latina Mae Sot”: una collaborazione tra i nostri bambini di Mae Sot di origine birmana e Karen e quelli di una scuola a Latina, in Italia, dove lavorano alcuni membri dei Focolari. È un ponte di solidarietà che lega le due città distanti 10,000 km, e che oggi si è esteso coinvolgendo qualche centinaio di persone di tanti altri posti. Una multinazionale dei trasporti ci aiuta a portare con i loro containers gli aiuti raccolti, pagando tutte le spese di sdoganamento (€ 1000 per ogni carico), per farli arrivare fino a Mae Sot, sulle montagne della Thailandia.
Attualmente, attraverso Padre Joachim del Myanmar, aiutiamo circa 200 persone che sono fuori dai campi profughi ufficiali, che non hanno documenti e spesso niente da mangiare. Come dice Papa Francesco facciamo l’esperienza di “toccare la carne di Cristo”, uno dei tanti volti di Gesù Abbandonato. Oltre al cibo, c’e’ bisogno d’amore, di calore, d’affetto … Chiara (Lubich) e la nostra spiritualità ci spronano a ‘farci uno’ con tutti. Uno di loro ci ha detto: “Grazie per tutto quanto ci fate arrivare, ma soprattutto perché ci fate sentire amati. Questo ci dà speranza per vivere”. Abbiamo un’associazione formata da alcuni nostri amici di Poschiavo (Svizzera), che è stata riconosciuta dal governo, e che finanzia i progetti in corso in tre paesi: Thailandia, Laos e Vietnam. Dopo 6 anni vediamo che è davvero un miracolo!
Nel Vietnam, i progetti sono nella zona del sud, verso il Delta del Mekong, attorno ad una parrocchia. Costruiamo piccole case o le ripariamo; pozzi per l’acqua potabile per chi non ce l’ha; e costruiamo ponti che sono utilissimi per le comunicazioni tra gli isolotti. I cosiddetti “ponti delle scimmie”, fatti solo di una decina di canne di bamboo, si trasformano in ponti per la gente, fatti con cemento e ferro. Ora abbiamo iniziato a lavorare anche sulle montagne, al centro del Vietnam, nella zona di Gia Lai (nota per i combattimenti durante la guerra) con un gruppo delle minoranze etniche. La Chiesa s’impegna molto in quella zona e la povertà raggiunge livelli davvero preoccupanti nei paesi di montagna, soprattutto per le popolazioni etniche. In Laos portiamo aiuto ai bambini attraverso dei sacerdoti che hanno trascorso un periodo nella “scuola sacerdotale” a Tagaytay (Filippine). L’aiuto è sostenuto da rapporti di vera amicizia, tanta fantasia e voglia di lavorare. L’amore è come un ponte che unisce tutti con un sogno comune: vivere concretamente la fratellanza universale. Il nostro budget? Donazioni spontanee, da tanta gente comune e anche povera. Siamo convinti che se Dio vuole questo progetto, ci fa arrivare quanto e cosa abbiamo bisogno. Luigi Butori Website: www.gocciadopogoccia.ch Pagina Facebook (altro…)
Lug 29, 2017 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria, Spiritualità
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Lug 28, 2017 | Parola di Vita
Questo Salmo è un canto di gloria per celebrare la regalità del Signore che domina tutta la storia: è eterna e maestosa, ma si esprime nella giustizia e nella bontà e somiglia più alla vicinanza di un padre che alla potenza di un dominatore. E’ Dio il protagonista di questo inno, che rivela la sua tenerezza, sovrabbondante come quella materna: Egli è misericordioso, pietoso, lento all’ira, grande nell’amore, buono verso tutti … La bontà di Dio si è manifestata verso il popolo di Israele, ma si espande su quanto è uscito dalle sue mani creatrici, su ogni persona e su tutto il creato. Al termine del Salmo, l’autore invita tutti i viventi ad associarsi a questo canto, per moltiplicare il suo annuncio, in un armonioso coro a più voci: “Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature”. Dio stesso ha affidato il creato alle mani operose dell’uomo e della donna, come “libro” aperto in cui è scritta la sua bontà. Essi sono chiamati a collaborare all’opera del Creatore, aggiungendo pagine di giustizia e di pace, camminando secondo il Suo disegno di amore. Purtroppo, però, ciò che vediamo intorno a noi sono le tante ferite inferte a persone, spesso indifese, ed all’ambiente naturale. Questo a causa dell’indifferenza di molti e per l’egoismo e la voracità di chi sfrutta le grandi ricchezze dell’ambiente, solo per i propri interessi, a scapito del bene comune. Negli ultimi anni, nella comunità cristiana si è fatta strada una nuova consapevolezza e sensibilità a favore del rispetto del creato; in questa prospettiva possiamo ricordare i tanti appelli autorevoli che incoraggiano la riscoperta della natura come specchio della bontà divina e patrimonio di tutta l’umanità. Così si è espresso il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, nel suo Messaggio per la Giornata del creato dello scorso anno: “È richiesta una vigilanza continua, formazione e insegnamento in modo che sia chiara la relazione dell’attuale crisi ecologica con le passioni umane […] il cui […] risultato e frutto è la crisi ambientale che viviamo. Costituisce, pertanto, unica via il ritorno alla bellezza antica […] della moderazione e della ascesi, che possono condurre alla saggia gestione dell’ambiente naturale. In modo particolare, l’ingordigia, con la soddisfazione delle necessità materiali, porta con certezza alla povertà spirituale dell’uomo, la quale comporta la distruzione dell’ambiente naturale”.1 E papa Francesco, nel documento Laudato si’, ha scritto: “La cura per la natura è parte di uno stile di vita che implica capacità di vivere insieme e di comunione. Gesù ci ha ricordato che abbiamo Dio come nostro Padre comune e che questo ci rende fratelli. L’amore fraterno può solo essere gratuito […]. Questa stessa gratuità ci porta ad amare e accettare il vento, il sole o le nubi, benché non si sottomettano al nostro controllo. […] Occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo, che vale la pena di essere buoni e onesti ”.2 Approfittiamo allora dei momenti liberi dagli impegni di lavoro, o di tutte le occasioni che abbiamo durante la giornata, per rivolgere lo sguardo verso la profondità del cielo, la maestà delle vette e l’immensità del mare, o anche solo sul piccolo filo d’erba spuntato al margine della strada. Questo ci aiuterà a riconoscere la grandezza del Creatore “amante della vita” e a ritrovare la radice della nostra speranza nella sua infinità bontà, che tutto avvolge ed accompagna. Scegliamo per noi stessi e per la nostra famiglia uno stile di vita sobrio, rispettoso delle esigenze dell’ambiente e commisurato sulle necessità degli altri, per arricchirci di amore. Condividiamo i beni della terra e del lavoro con i fratelli più poveri e testimoniamo questa pienezza di vita e di gioia facendoci portatori di tenerezza, benevolenza, riconciliazione nel nostro ambiente. Letizia Magri _____________________________
- Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, Messaggio per la Giornata del creato, 1 settembre 2016.
- Papa Francesco, Lettera Enciclica Laudato si’, 24 maggio 2015 (nn.228-229).
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Lug 28, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
A partire dal passaggio della band internazionale Gen Verde dalla città e anche dalla scuola dove Tiziana fa l’insegnante, ci sono stati degli effetti positivi nei rapporti tra lei e gli allievi. In particolare, quando ha saputo a corso finito che uno di loro si dichiarava non credente, ha voluto scrivergli. La risposta dello studente non si è fatta attendere. «Caro Luca, ormai siamo alla fine del tuo percorso scolastico. Avevo voglia di scriverti due righe perché mi è mancata la possibilità di scambiare due chiacchiere con te. Così, senza un motivo preciso, solo perché mi piace molto il confronto. Mi sarebbe piaciuto anche chiederti il perché della tua “ateità”, per dirla alla Checco Zalone… [un comico italiano, ndr], ma non c’è stato il tempo. Sono convinta che non esistano atei, ma solo “diversamente credenti”. È troppo forte il desiderio di infinito che ci strugge l’animo. Ho fatto una scoperta fondamentale nella mia vita, che mi ha cambiata radicalmente: Dio ama da matti me e ciascuno di noi. Forse sarei stata anch’io diversamente atea se non avessi conosciuto questo Dio. L’amore ci interpella tutti, ne siamo follemente assetati. Se tu credi come me nell’amore, allora siamo entrambi diversamente credenti. Se l’ateismo ti porta a non credere in un Dio crudele, giustiziere, freddo, indifferente, Motore immobile, grande architetto, Essere supremo, ecc., ecc., allora anche io sono atea con te! Posso solo credere in un Dio in carne e ossa, che per amore è nato, si è fatto uomo, è morto ed è risorto. Ciao Luca, volevo dirti grazie per questi anni vissuti insieme!».
«Cara Prof, mi fa un grandissimo piacere sapere che anche fuori dal contesto scolastico lei abbia voglia di sentirmi (non che non lo sapessi, ma è stata un’ulteriore conferma). Anche a me sarebbe piaciuto discutere con lei degli argomenti più disparati, dalla politica alla religione. Ho sempre ammirato la sua disponibilità e la sua apertura mentale, la sua capacità di dialogo, ascolto, comprensione, accoglienza delle opinioni altrui, anche se totalmente differenti dalle sue. Ho sempre considerato il suo parere molto importante. Tra le tante cose, mi ha insegnato che cambiare punto di vista è fondamentale per capire gli altri, ma soprattutto se stessi. Quest’anno ho partecipato insieme ad alcuni compagni di scuola a “PULSE”, il 1° Maggio alla cittadella di Loppiano. Durante la nostra permanenza siamo stati ospiti dell’Istituto Universitario Sophia, nel quale diversi ragazzi provenienti da tutto il mondo continuano i loro studi dopo la laurea. È stato lì che, per quanto mi riguarda, ho provato in prima persona cosa significa uguaglianza, fraternità. E questo grazie alla magnifica accoglienza dei ragazzi e dei professori dell’Istituto, che ci hanno trattato come se ci conoscessero da una vita. La cosa che mi ha colpito maggiormente è successa la sera del secondo giorno, quando abbiamo cenato insieme ai ragazzi che ci ospitavano. Avevano cucinato con passione, solo per noi, tutto quello che avevano in cucina. In quel momento, nonostante fossi a più di 1000 km di distanza dalla mia città, mi sono sentito a casa. Mi sono ritrovato a tavola a parlare del più e del meno con due libanesi, un tedesco, un cubano, un argentino, un colombiano e un bolognese davanti ad un piatto di carne, spinaci, patate e cipolle. Dopo di che siamo rimasti svegli fino a tardi parlando delle nostre esperienze, dei nostri progetti, suonando la chitarra, cantando canzoni e sorseggiando un po’ di vino della foresta nera tedesca. In quel momento gli obiettivi di “PULSE”, almeno per me, erano stati raggiunti. Grazie Prof e… alla prossima!». (altro…)
Lug 27, 2017 | Cultura
Economía de Comunión, empresas y capitalismo El siglo XXI vive un cambio de ritmo. La invención de Internet, la mundialización de los mercados y de las finanzas, el surgimiento de las redes sociales han impuesto una mutación en las relaciones, hasta en el seno de la economía y del capitalismo. Las concepciones innovadoras deben tener en cuenta las nuevas expectativas en materia de relaciones humanas. El que desee evolucionar tiene que respirar, escuchar, hablar con todo su ser, como las plantas. El que quiera sobrevivir hoy está llamado a desplegar todas sus funciones –incluyendo la función empresarial– renunciando a ejercer un control sobre todas las cosas, activando y responsabilizando a todas las células del cuerpo en una dinámica de comunión y de unidad. Este libro habla, entonces, de economía, de donación, de comunión, de la subsidiaridad en la gestión, de espíritu en el capitalismo…, expresiones poco familiares en el lenguaje económico de hoy. El mensaje es, con razón, portador de novedad, porque allí se descubre la potencia de lo frágil, de lo vulnerable y se contempla la acción de esta economía humana y silenciosa, ya profundamente en acción en el seno de nuestras sociedades. Una fuente de inspiración para teóricos y actores de la vida económica y política. Grupo Editorial Ciudad Nueva – Buenos Aires
Lug 27, 2017 | Cultura
Esta historia es una novela basada en hechos reales: hechos heroicos portadores de una fuerza transformadora extraordinaria: la del amor llevado hasta el extremo. Un hombre es llevado a prisión sin juicio ni sentencia. Su futuro se dibuja truncado por la desesperación. Aparentemente triunfa una opresión que impide la libertad. Y el cautivo se convierte en símbolo de todo un pueblo. El escenario cambia cuando su respuesta trasciende la lógica humana y provoca un huracán de reacciones. Parece imposible atrapar con palabras una experiencia tan asombrosa como la que vivió F. X. Nguyen Van Thuan. Solo se puede tejer un relato de búsqueda, poner a prueba convicciones e interrogantes sobre las prisiones y verdugos que amenazan nuestro tesoro más preciado: la libertad. Y es que esta novela está dirigida a todos, lectores jóvenes y adultos. Y sobre todo a los “encarcelados” hoy en día tras nuestros miedos, nuestras inseguridades, nuestras obsesiones o nuestras adicciones cotidianas (al consumo, al qué dirán, al perfeccionismo, al dinero, a las prisas, a la tecnología). Pequeñeces si observamos, por unos días de lectura, todos los personajes de muy diversas convicciones y reacciones que se cruzaron con Van Thuan en sus años de cautiverio. El ritmo trepidante de la acción viene combinado con un diálogo profundo sobre la libertad interior y sobre los caminos que abren paso a una Esperanza. Grupo Editorial Ciudad Nueva – Madrid – Buenos Aires https://youtu.be/m_c1-Si5mwA
Lug 27, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
È stato nell’aprile del 2013. Passeggiavamo quando io e mia moglie Lucia abbiamo notato per terra una monetina di 5 centesimi; ma ci siamo vergognati di chinarci per raccoglierla. Percorso un altro tratto di strada, un signore con estrema delicatezza avvicinandosi ai passanti mostrava una monetina di 5 centesimi come a voler far intendere che si accontentava di quell’importo. Non sappiamo dirla bene: ci siamo sentiti arrossire. Qualche giorno dopo, ripensando a quell’episodio, abbiamo sentito affiorare una scintilla ispiratrice: lanciare nel nostro piccolo una iniziativa: “Operazione 1-2-5- nella libertà”, così l’abbiamo voluta chiamare. Consiste nel considerare liberamente come superfluo 1. 2. o 5 centesimi che riceviamo come resto in occasione delle nostre spese giornaliere da investire in gesti di fraternità a sostegno di situazioni di povertà a noi vicine e in nazioni povere. Una prima piccola conferma che l’Operazione era frutto di una insopprimibile esigenza di amare, è arrivata quando – timidamente – abbiamo portato le prime 150 monetine da un centesimo, 36 da 2 centesimi e 64 da 5 al titolare di un supermercato il quale, incuriosito, ci ha chiesto la provenienza; spiegata la quale, ci siamo sentiti dire che anche lui voleva fare qualcosa per le necessità dei poveri. Da quel giorno il signor Antonio ha cominciato a donare sempre qualcosa di più di quante monetine gli portiamo. Incoraggiati da questo suo gesto, oltre che in famiglia, nel condominio, abbiamo cominciato a parlarne a più amici, così l’iniziativa ha finito con il coinvolgere diverse famiglie di Andria e ne ha varcato i confini: Lecce, Bari, Brindisi, Santa Maria a Vico, Napoli, Roma, Spinazzola, Trani, Corato, Barletta Bolzano, Varese, Trento! Ma l’amore concreto, quello di raccogliere le monetine, si è dimostrato anche “bello”. Così, la consegna dei centesimi spinge la fantasia di tanti a consegnarli in incarti che l’amore ispira: centesimi raccolti in un sacchettino di tulle bianco; bustine eleganti e a fiori…”. Abbiamo notizia che questa iniziativa comincia a realizzarsi in qualche scuola e tra colleghi di lavoro. A quattro anni circa dalla nascita dell’Operazione, i centesimi raccolti sono pari a 5.225 euro, tutti già donati. Pochi centesimi che umanamente possono essere ritenuti insignificanti, li “sentiamo sacri” perché ci sollecitano ad amare, ci ricordano i vari passaggi del Vangelo: l’obolo della vedova; i cinque pani e i due pesci; le briciole che la donna cananea elemosinava da Gesù. A noi sembra di cogliere che un passettino alla volta, questa dell’1-2-5-, al di là di ogni cifra, possa contribuire alla crescita di una comunione tra persone, di talenti, di capacità … E a proposito di comunione, ci ha colpito profondamente – in coincidenza dell’avvio dell’Operazione – ritrovare in un vecchio quaderno di appunti risalente al 1991, un pensiero del nostro amico focolarino e sociologo Professor Tommaso Sorgi che – parlando dell’Economia di Comunione – così si esprimeva: “Il concetto di comunione è qualcosa di più profondo del concetto di solidarietà. La rende viva, la illumina, la mette in movimento e la rende anche possibile, perché se non c’è questa comunione di anime, anche la comunione delle economie non si farà mai”. In conclusione, sentiamo una gioia speciale: oggi “l’Operazione 1-2-5- nella libertà”– fatta propria dal Centro Igino Giordani di Andria – sempre di più ha come movente soltanto l’amore. Quell’amore che, come un piccolo raggio di luce passando attraverso un prisma si rifrange nei colori dell’Iride, così l’Operazione 1-2-5- lo fa nei colori della Fraternità e della Comunione. Gennaro e Lucia Piccolo Centro Igino Giordani (altro…)
Lug 26, 2017 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
All’asilo «Sonia ha 5 anni. Un giorno dice alla mamma: «Non voglio andare più all’asilo, non ho nessuna amica». Dopo qualche giorno il suo atteggiamento cambia e va all’asilo volentieri. «Cosa è cambiato?», le chiede la mamma. «Ho visto che c’era una bambina sempre silenziosa e in disparte. Nessuno voleva giocare con lei. Allora sono andata io da lei e le ho detto che le voglio bene. Lei mi ha sorriso, poi ha cominciato a giocare. Sai, mamma, l’amore riscalda tutti»». (Sonia – Slovacchia) L’amico più povero «Partendo da Roma, ho lasciato Nicu, il più povero dei miei amici, costretto a elemosinare in attesa di un trapianto di rene. Siamo rimasti in contatto telefonico. Spesso mi chiedevo come continuare ad aiutarlo, visto che posso contare solo su una “paghetta” mensile di 20 euro. Ricordando l’episodio di Zaccheo, che ha dato metà dei suoi beni ai poveri, ho cominciato ogni mese a mettere da parte 10 euro per Nicu. Dopo averne raccolti 70, tramite un amico glieli ho fatti arrivare. Ho saputo poi che era stato felice più per il fatto che mi ero ricordato di lui, che per la somma ricevuta». (Angiolino – Italia) Gara di generosità «Da tempo la situazione economica non va tanto bene. In un incontro di condominio, dopo ore di lamentele, ho proposto di cominciare ad attuare nel nostro palazzo una “comunione di beni”. Una signora rimasta sola ha offerto il suo appartamento per raccogliere viveri e vestiario e tutti contribuiamo con ciò che pensiamo sia superfluo o preleviamo quello che ci serve. È nata una vera gara di generosità e una ventata di ottimismo è entrata nelle nostre case». (L. D. C. – Argentina) Lavoro e casa «Con mia moglie abbiamo conosciuto una famiglia di immigrati. Il marito ha perso il lavoro, poi ne ha trovato un altro, ma era precario e avevano bisogno di essere aiutati con cibo e denaro. Tre mesi fa ho avuto l’occasione di trovare per lui un lavoro migliore. Tempo dopo questa famiglia mi ha richiamato, la casa di una sorella era stata colpita da piogge torrenziali. Sono andato subito a vedere come portare un primo soccorso e di cosa avevano bisogno. I proprietari della nuova abitazione non si fidavano e così dovevano pagare in anticipo due mesi di affitto e un mese di deposito. Da solo non potevo aiutarli, ma con la comunità del Movimento in tre giorni abbiamo potuto raccogliere i soldi necessari». (Juan Ignacio – Spagna) (altro…)
Lug 25, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo
Il corso si svolge a Loppiano, Cittadella Internazionale del Movimento dei Focolari, nel Centro di Spiritualità per consacrate “Casa Emmaus”. Si approfondirà la spiritualità di comunione alla luce del mistero di Gesù Crocefisso e Abbandonato. Il corso ha valore di esercizi spirituali. L’arrivo è previsto il 6 agosto pomeriggio e la partenza il 12 agosto dopo il pranzo. Per prenotazioni e programma
Lug 25, 2017 | Chiara Lubich, Cultura
Quando Chiara Lubich, in uno scritto del ’49, afferma che il «dire è dare» apre nuove prospettive nel campo delle scienze del linguaggio. Questa sua intuizione, scaturita, prima di tutto, da una profonda esperienza di vita, si è dimostrata infatti particolarmente feconda per temtare nuovi itinerari di indagine in ambito linguistico e letterario. Ne sono un esempio i contributi qui raccolti, presentati in occasione del primo Convegno internazionale del Gruppo di studio e di ricerca dell’area linguistico-letteraria della Scuola Abbà. Gli autori, di varie provenienze geografiche e disciplinari, si sono lasciati interpellare dalle molteplici implicazioni che la “parola” – intesa come dono e relazione – suscita all’interno delle dscipline che li vedono impegnati come docenti, studenti o cultori appassionati. Ne nasce un percorso vario che apre ad ulteriori approfondimenti. Contributi di : I. A. Latorre – M.C. Atzori – E.M. Brito de Faria – A. Calabrese – C. Cianfaglioni – V. Crupi – D. Falmi – M.C. Ferro – A. Gòmez Olmos – P.K. – T.Hu – M.P. Marìn Ferrer – A. Nichilo – M. Pantalone – R.C. Pereira da Silva – S. Perniola – A.P. Pinheiro da Silveira – H. Rebelo – A.M. Rossi – J.W. Somogyi – K- Wasiutynska. Città Nuova Editrice
Lug 25, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
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