Mar 27, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Rappresentanti di 21 gruppi editoriali dei Focolari si sono incontrati dal 24 al 26 marzo a Castelgandolfo per una comunione professionale sulla propria identità e su nuove forme di collaborazione a livello internazionale. Maria Voce li ha ringraziati per il loro importante lavoro a servizio della diffusione del messaggio del Movimento. (altro…)
Mar 27, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo
Stasera in scena l’abbattimento delle diversità. Poteva essere questa la locandina dello spettacolo di sabato 18 marzo al “Mandela Forum” di Firenze, che ha ospitato “Campus – the musical”, un evento artistico unico nel suo genere, in cui persone con diverse abilità, per lo più giovani, si sono unite attorno a veri professionisti, i componenti del gruppo musicale internazionale Gen Rosso, nato nel 1966 da un’idea e dal carisma di Chiara Lubich. E la scelta del posto non poteva essere più indovinata: il centralissimo palazzetto dello sport di Firenze (Italia), destinato a manifestazioni pubbliche e agonistiche, concerti, dibattiti, che nel 2004 ha cambiato nome in “Nelson Mandela Forum”, per portare all’interno di una comunità che vive di eventi culturali di altissimo livello anche il senso dell’apertura, dello scambio, dell’incontro gioioso tra “diversità”, quali esse siano. «
Scopo della libertà – diceva Mandela – è crearla per gli altri». E se per alcuni la libertà di muoversi e cantare al ritmo di sonorità etno-afro, samba, jazz, rock, pop o rap può sembrare scontata, per chi gestisce una difficile quotidianità sopra una sedia a rotelle, e magari fa i conti con un marciapiede invalicabile, o con i limiti imposti da un disagio psichico, può rappresentare un sogno. Un sogno che “Uniti senza barriere”, associazione che opera nel mondo della disabilità nel territorio, ha voluto trasformare in realtà, grazie all’incontro con il Gen Rosso e alla collaborazione con altre associazioni, enti e realtà impegnate nel sociale. “Campus – the musical” è uno spettacolo ispirato a fatti reali, che presta tutta la tavolozza di colori e decibel di cui la band è capace per dare voce e anima all’arma pacifica (e cara a Mandela) del dialogo. Ambientato in un Campus universitario – in cui si intrecciano le storie di nove ragazzi di differenti nazionalità, giovani alla ricerca di una strada, con un passato pesante alle spalle e l’incognita di un futuro tutto da inventare – è un musical dal respiro globale, sostenuto da un impianto narrativo che punta al cuore delle sfide delle contemporaneità, grazie al linguaggio universale di una colonna sonora rigorosamente live. Il progetto arriva sulla scena dopo una lunga riflessione sui temi “forti” del nostro tempo: incontro tra culture, lotta ai terrorismi di ogni genere, integrazione. Proposte, più che risposte. Ma concrete, come il progetto “Italia per”, che il gruppo internazionale porta avanti con workshop e spettacoli di volta in volta dedicati a una problematica specifica.
Al “Nelson Mandela”, dopo molte ore di prove, ragazzi e bambini disabili, e anche quattro bambini piccoli con le loro mamme, hanno debuttato ballando e cantando un sogno di unità e fraternità, con l’orgoglio di esserne diventati protagonisti e l’emozione delle voci e dei volti, mentre gli artisti di professione facevano un passo indietro per lasciare loro tutta la scena e gli applausi (un migliaio le persone in sala). “Campus”, di sicuro, un obiettivo l’ha già raggiunto: quello di ribaltare i canoni tradizionali con cui di solito la disabilità viene intesa, e mostrare quali siano i veri limiti della nostra esistenza, quando costruiamo barriere materiali e culturali che dividono, e ci rapportiamo agli altri pensando di avere un “quid” in più da insegnare o mostrare. «Sembrava impossibile finché non è stato realizzato» avrebbe ripetuto Mandela. (altro…)
Mar 26, 2017 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sono arrivato a Baghdad come Nunzio Apostolico in Iraq e Giordania, due settimane dopo il terribile attentato del 2010 nella cattedrale siro-cattolica che ha provocato la morte di 2 sacerdoti, 44 fedeli e 5 soldati. Nel visitare la cattedrale, si possono immaginare la desolazione e la percezione che ho avvertito nel profondo di essere stato inviato lì per condividere quel dolore. I rapporti tra cristiani e musulmani erano compromessi da anni, al punto che anche in Nunziatura per qualsiasi lavoro o acquisto si sceglievano solo cristiani. Sentivo di dover andare contro-corrente. Ho iniziato col cercare di imparare l’arabo (purtroppo con poco successo!) per poter salutare tutti. Quando mi era consentito, andavo ad intrattenermi con le guardie addette alla protezione della Nunziatura, a volte condividendo la cena preparata da loro, anche se i soldati non sono i cuochi migliori. La suora che mi faceva da interprete non era molto d’accordo, ma io ero convinto che qualcosa bisognava fare. Sentivo che dovevo “fidarmi”, anche se ciò mi creava qualche sorpresa. Una volta un barbiere musulmano da cui avevo cominciato ad andare, per togliermi i peli dalle orecchie mise un po’ di gas del suo accendino nell’orecchio e poi diede fuoco. Sapevo di essere ingenuo, ma era una ingenuità voluta, nella ricerca di cogliere le ragioni dell’altro. L’unico musulmano che lavorava in Nunziatura era il giardiniere. Quando sono partito mi ha detto: “Te ne vai, e io vorrei che mi lasciassi un po’ della tua pace”. Forse aveva colto che si trattava di quella pace interiore che solo Gesù può dare. Una volta, parlando con i gen (i giovani dei Focolari), Chiara Lubich – ricordando l’imperatore Costantino che aveva visto nel cielo una croce con su scritto: “In questo segno vincerai” – ha detto che la nostra arma è Gesù Abbandonato.e che non c’è altra via per l’unità che quella della croce. Lì Gesù ha preso su di sé ogni divisione, ogni separazione, ed è risorto. Anche per noi la sconfitta si trasformerà in vittoria. Nel maggio 2015 sono stato trasferito a Cuba. Erano in corso i preparativi per la visita di papa Francesco. Tutto procedeva molto bene, ma un piccolo incidente diplomatico all’ultimo momento ha turbato i preparativi. Ed io in un attimo ho perso la pace interiore, proprio mentre il Papa era presente. Entrando in piazza della Rivoluzione all’Avana per la Messa solenne, ho visto il ritratto stilizzato di Che Guevara, con la scritta: “Hasta la victoria, siempre!” (fino alla vittoria, sempre!). Ho subito pensato alla chiave della nostra vittoria: Gesù Abbandonato. E ho capito che non potevo arrivare alla vittoria se non passando per quella sconfitta. Gesù non poteva risorgere senza morire. Gesù Abbandonato non è lo strumento da usare in caso di necessità perché risolva i nostri problemi, è lo Sposo con cui essere “una carne sola”. E se mi lamento di qualcosa o di qualcuno, mi rendo conto che mi lamento di Lui. Non posso dire di averLo scelto se preferisco che non ci sia. Capisco che devo essere contento quando c’è, più di quando non c’è. Allora i problemi, le divisioni, le guerre, la povertà, etc., non mi spaventano più. Non vivo aspettando che passino presto, ma nella speranza che nasce dalla certezza che in Lui sono già risolti. Allora vivo sereno, e posso trasmettere la pace anche a chi non condivide la mia fede, come al giardiniere della Nunziatura di Baghdad. (altro…)
Mar 26, 2017 | Focolari nel Mondo
Papa Francesco, nell’Angelus del 19 marzo, assicura la sua “vicinanza alla cara popolazione del Perù, duramente colpita da devastanti alluvioni. Prego per le vittime e per quanti sono impegnati nel prestare soccorso”. Il Movimento dei Focolari prega e si adopera sul posto per portare sollievo. (altro…)
Mar 25, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo
Al funerale del card. Miloslav Vlk – Praga, 25 marzo 2017. «Porto un saluto a nome dei vescovi amici dei Focolari – vescovi cattolici e di altre Chiese in tante nazioni del mondo. Per noi il card. Miloslav è stato un amico, un fratello e anche un padre. «Egli ha incarnato Gesù in molti modi», ha scritto in questi giorni un vescovo luterano. Nei nostri incontri di vescovi ci ha fatto sperimentare la freschezza del Vangelo vissuto e la gioia di essere, attorno a Gesù, una famiglia di veri fratelli. Nello spirito del Concilio Vaticano II, ha promosso in maniera instancabile l’unità dei cristiani e la comunione tra i vescovi e col Papa. Grazie, Miloslav, per averci mostrato, con la tua testimonianza eroica, cosa vuol dire mettere Dio al primo posto e qual è il segreto per rendere la Chiesa sempre più bella, una e viva!» (altro…)
Mar 25, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il dover essere dell’Europa L’Europa unita è un’altra tappa verso il mondo unito; un’avanzata e una riuscita, sotto la pressione di istanze popolari, del diritto naturale, della rivelazione cristiana, di forze morali e spirituali, a cui si aggiunge la pressione economica e politica, scientifica e tecnologica, che gravita verso l’unificazione: telefinalismo della ragione e della morale: della vita nel tempo e nell’eternità. Per Clemente Alessandrino – erede della sapienza ellenica – l’unità è il bene, produttrice di vita: la divisione è il male, generatrice di morte. La civiltà cresce di quanto unifica gli animi. Per Huxley ogni vero progresso della civiltà è un progresso nella carità. E la carità è il sentimento che induce a far di tutti uno: non per nulla è l’anima di Cristo, il cui testamento termina nel voto: «che tutti siano uno». La carità porta all’integrazione, alla comunione, alla solidarietà, anche in politica, anche in economia. E qui tra le forze essenziali che premono verso l’integrazione europea, noi vogliamo illustrare le forze appunto dello spirito, lasciando di illustrare gli aspetti politici, economici, sociali ecc. Igino Giordani, «Fides», Maggio 1961, p.130 Il cristianesimo e l’Europa L’Europa è carica di rancori come un magazzino di esplosivi: tenuti vivi da filosofie e falsi patriottismi, mitologie e interessi egoistici. L’Europa, per non esplodere, ha bisogno di rimuovere tutto questo materiale infiammabile: ha bisogno di una riconciliazione universale, la quale liberi dal passato e netti pel futuro. Chi può svolgere «questo ministero della riconciliazione»? Il cristianesimo: questa riserva di sanità, che l’Europa ancora custodisce e ancora comunica ad altri continenti. E il cristianesimo comporta una unificazione nella libertà e nella pace, con la eliminazione delle guerre e degli altri motivi di attrito. Igino Giordani, «Fides», Maggio 1961, p.131 L’anima dell’Europa L’Europa un’anima l’ha già: il cristianesimo, sua essenza e sua genesi. In questo alito spirituale comune, anche i fattori materiali e umani si fondono, e si innalzano, vivificandosi di un ideale universale. Così i popoli d’Europa, ravvivando questi principi costitutivi della loro storia, fondendoli nella fiamma ideale della solidarietà, frutto dell’amore – che è intelligenza divina –, troveranno nella razionalità di esso, nella convivenza e urgenza e necessità di esso, la soluzione prima dei loro problemi: e questo in un’ora decisiva, in cui una guerra interna – che più che mai oggi appare irrazionale e fratricida – potrebbe segnare la catastrofe definitiva. L’amore invece, mettendo a circolare il bene e i beni, potrà segnare la salvezza risolutiva. Igino Giordani, «Fides», Maggio 1961, p.131 (altro…)
Mar 24, 2017 | Focolari nel Mondo
Papa Francesco scrive al Vescovo di Westminster: «Raccomando le vittime alla amorevole misericordia di Dio e invoco la forza divina e la pace sulle famiglie addolorate». Solidarietà da tutto il mondo con tutte le persone colpite dalla tragedia. (altro…)
Mar 24, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nelle frontiere più aspre e rischiose, le consacrate sono là. I pericoli non le fermano, anche a costo della vita, confidando soltanto nello Sposo della loro anima. Presso l’Istituto Madonna del Carmine di Sassone (Roma), è in corso il ritiro annuale per donne così: religiose di varie congregazioni che nella spiritualità di comunione vedono rafforzata la loro donazione a Dio e valorizzato il servizio agli ultimi. Ciascuna ha una storia affascinante, che scaturisce dal carisma che ha suscitato la famiglia religiosa cui appartengono. A parlare è suor Viera, Francescana dei Poveri: «A 9 anni, insieme ai miei fratelli aiutavo papà a costruire la casa, e a 14 già lavoravo in uno stabilimento vinicolo dove regnavano ambiguità e volgarità, ben presto diventate mio stile di vita. Assetata di giustizia mi sono iscritta ad un partito estremista ma a 22 anni, stanca di tutto, mi sono trovata sul terrazzo al terzo piano per farla finita. A trattenermi, in extremis, il pensiero della disperazione in cui mia madre sarebbe piombata. Nei giorni seguenti, alla fermata del pullman, ho incontrato una suora mai vista prima che, intuito il mio malessere, mi ha invitata ad un incontro di giovani dei Focolari. Ci sono andata perché volevo vincere l’idea del suicidio che continuava a tormentarmi. Nel sentire le loro esperienze di Vangelo pensavo che erano matti, che stavano solo perdendo tempo. Ma alla sera ho sentito una gioia mai provata prima. Dio mi stava prendendo per mano manifestandosi per quello che veramente è: Amore. Al lavoro ho cominciato a mettere in pratica, non senza fatica, il comandamento dell’amore scambievole, ad usare frasi e toni pacati, a sorridere e ad avere più attenzione per le colleghe anziane. Nel continuare gli incontri con i giovani dei Focolari e con Cristina – la suora che me ne aveva parlato –, avvertivo sempre più l’esigenza di un cammino serio con Dio. Dopo un percorso di formazione, ho lasciato casa e lavoro per entrare fra le Suore Francescane dei Poveri, una congregazione a servizio dei più poveri, fra cui ragazze di strada avviate alla prostituzione, carcerati, ecc. Da quasi 23 mi occupo di pastorale carceraria, a contatto con i detenuti, indifferentemente dal loro credo e cultura, nel carcere di Rebibbia (Roma) e, ultimamente, anche in quello di Pistoia. Vado soltanto per ascoltarli, senza aspettarmi alcunché. Mi metto a loro disposizione per fare le telefonate ai loro familiari, agli avvocati; porto in carcere tutto l’occorrente per spedire lettere. Collaboro con gli educatori confrontandomi con loro, soprattutto quando ci sono problemi. Ogni volta che entro in quegli ambienti penso alle parole che Gesù ha rivolto ai farisei che volevano lapidare l’adultera: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Vivendo in prima persona la misericordia di Dio, cerco di avere un profondo senso di accoglienza verso ciascuno così com’è, nella piena fiducia. Chi giudica è solo Dio, un Dio che ama tutti. Spesso la fiducia diventa reciproca e allora si sentono spinti a parlare del loro vissuto, dei loro drammi, delle loro difficoltà di convivenza, della sofferenza per vedersi privati anche delle cose primarie. Questo atteggiamento del farsi uno che Chiara Lubich ci ha insegnato, è la chiave d’oro che mi permette di costruire un dialogo pacifico e rispettoso con tutti. A Pistoia i detenuti sono circa 200, tra adulti e giovani, più la sezione cosiddetta Minore di chi ha commesso crimini pesanti. All’inizio ho fatto fatica ad affrontarli, perché a Rebibbia incontravo solo donne. Ma poi ho visto che “Non c’è né uomo né donna”, come dice San Paolo, e che tutti sono candidati all’unità. Vado a trovarli tre-quattro volte la settimana. Ci parliamo in cappella, davanti a Gesù Eucaristia, e in genere tutti mi dicono che questi colloqui devono continuare, che mi aspettano ancora. Mi raccontano le loro angosce, le loro paure, sentimenti che cerco di alleviare ricordando loro che ciascuno di noi è al centro dell’amore di Dio. Qualcuno mi confida anche il suo ritorno a Dio, come ha fatto recentemente una detenuta di Rebibbia che poi mi ha scritto: “Vorrei recuperare tutto il tempo che ho buttato al vento. Spero che la vita mi dia una seconda possibilità per poter riscattare me stessa e la mia famiglia, per dimostrare che anch’io valgo, che anch’io posso fare qualcosa di buono. Carissima sr. Viera, spero che mi permetterà di continuare ad avere la sua amicizia, ringrazio Dio che ci ha fatte incontrare”. (altro…)
Mar 23, 2017 | Cultura
Today, more and more people of different religions have the chance to meet. How should they interact with each other in order to foster mutual understanding and respect? What problems might this new world of dialogue create? Will it lead to compromising one’s faith? Cardinal Francis Arinze answers these and many other timely questions in this engaging and enlightening interview. “There is no more articulate or stronger voice for authentic and productive interreligious dialogue than that of Cardinal Arinze. In the face of religious extremism, increased secularism, and the inequities of globalization, collaborative action to address key global challenges is perhaps the best way for religious communities to achieve what Cardinal Arinze describes as the ultimate goal – mutual encouragement in our search for God.” Dr. William F. Vendley, Secretary General World Conference of Religions for Peace “Firmly convinced that there is no alternative for interreligious dialogue, Cardinal Arinze answers questions for even the most reluctant Christian. He responds with the facility, conviction, and clarity that exemplified his years as President of the Pontifical Council for Interreligious Dialogue. Cardinal Arinze engages in a discussion and debate on several persistent questions.” John Borelli Georgetown University Available from New City Press (UK)
Mar 23, 2017 | Focolari nel Mondo
https://vimeo.com/204023600 (altro…)
Mar 22, 2017 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
STREAMING dalla TV nazionale Ceca – Il Card. Dominik Duka OP, Arcivescovo di Praga, i parenti ed il Movimento dei Focolari, annunciano che il funerale del card. Vlk si terrà il sabato 25 marzo (ore 11), nella Cattedrale dei Santi Vito, Venceslao e Adalberto a Praga. Il suo corpo sarà deposto nella tomba arcivescovile della Cattedrale. Miloslav Vlk, Arcivescovo Emerito di Praga e Primate Emerito di Boemia, è il 62° successore di Sant’Adalberto e 35° Arcivescovo nella Cattedra di Praga. (altro…)
Mar 21, 2017 | Cultura
Prefazione di Eraldo Affinati Un padre e una figlia dialogano su piccoli e grandi dettagli della vita. Delicato e profondo. Ogni giorno Michele accompagna i figli a scuola in macchina. Dopo aver lasciato Vincenzo, il più piccolo, alle elementari, il viaggio prosegue con Chiara, la figlia più grande. È ancora presto e si riesce a trovare agevolmente parcheggio. Invece di correre dagli amici, che in piccoli gruppi attendono all’entrata della scuola media, Chiara chiede al padre di fermarsi in macchina per 10/15 minuti. I due iniziano a parlare di tutto… Michele attinge al suo vissuto, ai tanti libri che ha letto e spesso, dopo il saluto, prende appunti su un taccuino o sul cellulare di queste brevi e illuminanti conversazioni. In tre anni mette “nero su bianco” centinaia di riflessioni sui temi più disparati… pensieri in sosta sulle piccole e grandi domande della vita. Michele Francesco Afferrante è giornalista professionista, autore televisivo e radiofonico. Laureato in filosofia (con una tesi sul regista russo Andrej Tarkovskij), per anni ha ricoperto la carica di assistente presso la Cattedra di Estetica (Università di Perugia). Ha lavorato a Rai Uno (Porta a Porta, Domenica in, Festival di Sanremo) e Canale 5 (Il Senso della Vita). Negli ultimi anni è autore di La vita in diretta (Rai Uno), Visionari (Rai Tre), Newsroom Italia (Rai News) Freezer (Radio 1) e Radio 2 Days (Radio 2). È stato allievo di Ermanno Olmi e Krzysztof Kieslowski. LA COLLANA: Città Nuova – narratori. Quando la vita vera è anche meglio di un romanzo. Rigorosamente ispirate a storie vere, alcune tra le voci più originali e interessanti della scena nazionale – scrittori, giornalisti, personaggi del mondo televisivo e della comunicazione in genere – ci raccontano il mondo di oggi, celebrando le infinite sfaccettature delle vicende umane. Racconti che fanno sorridere, commuovere o pensare… ma soprattutto riconciliano con il piacere di leggere. Editrice Città Nuova
Mar 21, 2017 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Prezioso dono”, “vivo testimone del Carisma dell’unità” e “vera Parola vissuta”. Così definisce Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, il Cardinale Miloslav Vlk, deceduto sabato 18 marzo a Praga. In una comunicazione a tutti i membri del Movimento Maria Voce mette in rilievo quanto sia stato “edificante” il modo in cui Vlk ha vissuto l’ultimo periodo della sua vita, contrassegnato da un diminuire delle forze ma nello stesso tempo da “un continuo atteggiamento di gratitudine a Dio per i doni da Lui ricevuti”. Sottolinea il “profondissimo legame” del Cardinale con il Movimento dei Focolari “sin dagli inizi del suo ministero clandestino nell’allora Cecoslovacchia sotto il regime comunista”. Esprime la profonda gratitudine per il grande impegno e la dedizione con le quali per 18 anni ha svolto il compito di moderatore del gruppo dei Vescovi che si dichiarano “amici del Movimento”, le cui attività ha seguito con vivo interesse e partecipazione ancora dall’ospedale. Maria Voce ricorda che il Card. Miloslav era stato “circondato dalle preghiere, sia della sua Comunità diocesana che dei membri del Movimento e degli amici di altre denominazioni cristiane, sia di ebrei e musulmani con cui ha fatto per anni un cammino di dialogo”. Ed accenna alle “numerose testimonianze sul suo esempio di umiltà, di comunione e sapienza evangelica che sottolineano il suo farsi con semplicità ‘fratello’ accanto ai fratelli e anche la sua autorità di ‘padre’ che sapeva entusiasmare e motivare chi gli sta accanto”. “Siamo davanti a una grande eredità”, conclude Maria Voce. “Un’eredità da raccogliere e da scoprire più in profondità”. (altro…)
Mar 21, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Da più di 25 anni sono in contatto costante con padre Nabil, sacerdote cattolico di rito melkita della Siria, sposato e padre di cinque figli. Ci siamo conosciuti da seminaristi, durante un incontro del Movimento dei Focolari. Da quando è iniziata la terribile guerra in Siria, è spontaneo vivere questa situazione insieme. Quante persone coinvolte nella preghiera per la gente in Siria, nell’invocare la pace! È nata così una comunione spirituale che unisce anche le due comunità parrocchiali, la sua in Siria e la nostra in Svizzera. Quando le sue due figlie maggiori non hanno potuto continuare a studiare in Siria, la nostra comunità a Basilea le ha accolte. Nell’estate scorsa dovendo cambiare parrocchia, ho potuto prendermi il tempo necessario per andare a trovarlo. Sono iniziati così i 40 giorni in Siria! Alle 3 di notte arrivo a Beirut dove padre Nabil mi accoglie all’aeroporto. Con una macchina piena di persone e bagagli prendiamo la strada per la Siria. Alla frontiera un’accoglienza calorosa da parte del capoufficio. Mentre vengono controllati la macchina e i documenti, siamo suoi ospiti. Poi riprendiamo il viaggio, su strade secondarie – quelle principali sono chiuse – passando innumerevoli checkpoint, fino alla cittadina di padre Nabil, distante 5 km dalla città di Hama. Siamo ospiti in parecchie case e sperimento un’accoglienza calorosa e gioiosa. Scopro una comunità vivissima. Ogni sera, in parrocchia, s’incontrano a turno più di 200 bambini e giovani. In tutto sono oltre 900 le persone che passano ogni settimana alcune ore insieme. È una festa quotidiana. Forte l’impegno e la dedizione dei 70 giovani responsabili, nonostante il fatto che frequentino la scuola o l’università e siano in pieno periodo di esami. Col passare dei giorni comincio a capire che questa vita piena si svolge sullo sfondo di un dolore straziante. Scopro che i rumori che si sentono quotidianamente, provengono dai bombardamenti. Capisco che le postazioni dei “ribelli” sono distanti solo pochi chilometri. Vengo a sapere che una settimana prima è stato assalito un paesino cristiano a 12 chilometri, con tante uccisioni. Diverse famiglie non possono più comprare il necessario per vivere. Visitiamo malati che non possono essere curati. Di notte è tutto buio: ci sono solo luci LED con le batterie. Scopro in tante case le foto dei figli morti in guerra. Quasi non c’è più nessuna famiglia intatta perché più di 3.000 giovani sono partiti per l’estero. Un giorno, durante un funerale, cadono due granate e provocano due morti. Mi chiedo: da dove questa gente prende la forza per non disperarsi? Il fatto è che da diversi anni, si è sviluppata una grande comunità che s’ispira alla Spiritualità dell’unità. Sono più di 200 persone, organizzate in piccoli gruppi, che si nutrono della Parola di Dio e si prendono cura della gente in difficoltà e dei bambini. Hanno messo su un piccolo centro sociale che segue le persone con malattie gravi e provvedono, con l’aiuto della solidarietà dei concittadini e di quella internazionale, alle medicine e alle cure mediche. Vengono visitate regolarmente fino a 450 famiglie per sostenerle nei bisogni gravi. Anche i rapporti fra i vari gruppi religiosi sono ben curati. Così veniamo invitati, insieme agli altri sacerdoti della città, per la cena del Ramadan con i più di 200 Imam della città di Hama. Nell’ultima settimana ho l’occasione di partecipare alla Mariapoli. Ci sono oltre 200 persone dalle varie città e regioni del Paese: Damasco, Homs, Hama, Aleppo e Latakia. Per la prima volta dall’inizio della guerra è possibile correre il rischio di viaggiare e di incontrarsi. Tutti hanno sofferto moltissimo, perso case, lavoro, e anche familiari cari. Ma non hanno perso la fede e l’amore. (Ruedi Beck) Fonte: Rivista Gen’s, gennaio – marzo 2017, pagg. 38-40 (altro…)
Mar 20, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Agnese Fermo, sposata, due figli, docente di matematica a Milano, membro della commissione internazionale del centro del dialogo tra persone di convinzioni non religiose del Movimento dei Focolari. A lei chiediamo di raccontarci sull’esperienza che si porta avanti da diversi anni attraverso questo dialogo a 360° gradi e di presentarci, dal suo punto di vista, il prossimo convegno “Il senso nel dolore?”. «A Castel Gandolfo, ho partecipato agli incontri internazionali di questo dialogo e a quelli sugli approfondimenti riguardanti la spiritualità del Movimento. Sin dall’inizio percepivamo l’importanza che, quelle esperienze comunitarie che Chiara Lubich ci donava, rappresentavano per ciascuno di noi. Il “dialogo”, oltre che essere espressione del dono della diversità, era strumento che arricchiva le nostre coscienze. Per circa 15 anni ho fatto parte del “gruppo del dialogo” a Milano. Il desiderio e il bisogno di dialogo di ciascuno di noi, ci faceva sentire parte imprescindibile di un frammento d’umanità, e portatori di una parte di verità nella relazione che andavamo via via costruendo. Ma questa esperienza non poteva rimanere” rinchiusa in gruppo”: era traccia di un cammino per ciascuno di noi oltre che per il Movimento stesso. Sentivamo di dover “uscire dai gruppi strutturati”, specie anche dopo che Chiara ci ha lasciato. Oggi a Milano questa esperienza si è compiuta, ma con le numerose persone con le quali l’abbiamo vissuta – appartenenti al Movimento, e non -, sono rimaste relazioni personali autentiche e profonde. Riguardo al prossimo convegno “Il senso nel dolore?”, credo di poter dire che non ci siamo prefissati un obiettivo in particolare. Penso che esso nasca dal bisogno di aprire uno spazio di dialogo. Non tanto inteso come confronto di pensiero sul tema in sé (abbiamo tanta letteratura in proposito! Ed è un tema da cui si rifugge), quanto di aprire uno spazio in grado di accogliere persone con un senso religioso verso la vita così differente. Capace di dare un respiro ampio a questa diversa umanità che rappresentiamo, noi che abbiamo convinzioni diverse. Ma anche il desiderio di offrire una esperienza comunitaria, pur di soli tre giorni, per vivere una dimensione di reciproca libertà, al di là delle appartenenze, in cui ciascuno possa donare la propria esperienza e il suo intimo sentire più profondo, su un tema così delicato quale quello del dolore. Personalmente non saprei quale sia il senso del dolore. Non ho saputo trovare una risposta capace di esprimere il mistero che la domanda racchiude. L’interrogarmi, quando mi reco nel carcere femminile, mi ha fatto scoprire il valore della mia presenza in questo luogo come momento di condivisione, fatto solo di istanti, della solitudine che segna il dolore delle donne che incontro. Ricevo da loro doni preziosi, e ho scoperto il valore dell’abbraccio che quella condivisione porta con se; il valore della relazione che, pur breve nel tempo, rende vivo l’esserci una per l’altra. Saper “stare nella ferita”, che vuol dire per me essere chiamata ad accettare ciò che la vita in quel momento mi ha riservato; c’è la resa di fronte a ciò che non si può evitare, al dolore che tutti siamo chiamati ad attraversare». (altro…)
Mar 19, 2017 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Spiritualità
La fondatrice del Movimento dei Focolari si spegneva a Rocca di Papa il 14 marzo 2008, all’età di 88 anni, dopo una lunga malattia. Nel telegramma di cordoglio inviato per l’occasione, Papa Benedetto XVI riconosceva di lei “l’impegno costante per la comunione nella Chiesa, per il dialogo ecumenico e la fratellanza tra tutti i popoli”. Inoltre ringraziava il Signore “per la testimonianza della sua esistenza spesa nell’ascolto dei bisogni dell’uomo contemporaneo” ed esprimeva l’auspicio “che quanti l’hanno conosciuta ne seguano le orme mantenendone vivo il carisma”. Un carisma al cui centro c’è l’unità della famiglia umana. Un’utopia se non fosse basata sulla fede incrollabile nell’amore di Dio Padre per i suoi figli e nelle parole di Gesù: “Che tutti siano uno”. Un carisma che ha molto da dire, dunque al mondo di oggi, come conferma, al microfono di Adriana Masotti, Maria Voce, attuale presidente dei Focolari: R.– Esattamente. Anzi: io direi quasi di più oggi che al momento in cui Chiara lo annunciava, perché certamente allora c’era il disastro della guerra, senz’altro c’erano tanti dolori, ma non c’era questa disunità che sembra dilagare nel mondo in questo momento e che sembra richiamare proprio la necessità della vita di questo carisma di unità che Dio ha dato a Chiara. E quindi noi stiamo scoprendo sempre di più la sua attualità. D.– Una delle definizioni che è stata data di Chiara è quella di “donna del dialogo”, e di dialogo oggi si parla spesso, in diversi ambiti, ma poi non si fa o non si sa fare. Che cosa era il dialogo per Chiara e come il Movimento dei Focolari vive questa dimensione? R.– Il dialogo per Chiara era uno stile di vita, che significava incontrare ogni persona come un fratello. Quindi, Chiara non voleva fare il dialogo, Chiara voleva amare i fratelli e quindi andando incontro a ogni persona, lei apriva il suo animo e spontaneamente il fratello rispondeva con un’apertura altrettanto grande. Così incominciava il dialogo. E così è anche oggi per noi. Di fronte a chiunque, noi ci poniamo in questo atteggiamento, cerchiamo di essere all’altezza di Chiara nel porci in questo atteggiamento, nell’avere sempre quest’anima aperta, senza guardare a differenze e a distinzioni di nessun genere se non per riconoscervi la possibilità di un incontro che ci arricchisce, perché è un incontro con un fratello che ha un dono per noi, a qualunque etnia appartenga, a qualunque religione, a qualunque categoria sociale, a qualunque età. D.– Quindi è forte la convinzione da parte del Movimento che il dialogo sia lo strumento adatto per risolvere anche tanti conflitti di oggi? R.– Certamente! Non c’è un’altra possibilità. Perché? Perché il dialogo è amore. E se il dialogo è amore, può veramente cambiare la situazione del mondo, può far tornare la pace dove c’è la guerra. D.– All’inizio della sua esperienza spirituale, Chiara ha sentito forte il grido di dolore dell’umanità e ha deciso di caricarsi sulle proprie spalle questo dolore. In che modo oggi l’Opera che lei ha fondato si pone di fronte alle tante ferite che il mondo vive attualmente? R.– Vuole porsi con la stessa fiducia di Chiara, una fiducia basata proprio sul grido di Gesù abbandonato, perché Chiara in quel grido ha riconosciuto certamente il momento in cui il Figlio di Dio ha sofferto di più, però anche il momento in cui il Figlio di Dio ci ha amati di più. E proprio perché ci ha amati di più, in quel momento ha ricostituito l’unità rotta tra Dio e gli uomini e degli uomini tra di loro. Quindi non c’è un’altra strada per arrivare all’unità, se non passare per il dolore che però è sostanziato di amore perché è il dare la vita per gli altri. Quindi anche nel confronto con tutte le sofferenze del mondo di oggi, sia a livello personale sia a livello di società, di popoli, di nazioni, il Movimento cerca di riconoscere un volto di Lui, di riconoscere un Dio che è morto. Però un Dio che è anche risorto e che quindi può risorgere su tutti questi dolori. D.– E questo si traduce poi in tante iniziative , anche concrete … R.– Esattamente. Che cominciano, magari, da un semplice atto d’amore di una famiglia, che si è accorta che altre famiglie avevano la sua stessa sofferenza e che cerca di farsi carico della sofferenza del figlio handicappato creando una rete di solidarietà fra tutti, coinvolgendo altre famiglie, coinvolgendo il comune e rendendosi conto che incominciando ad amare in quel dolore il volto di Gesù abbandonato, si trasforma qualche cosa. E noi lo vediamo questo: nel territorio in cui siamo, nei territori di guerra dove i nostri cercano di amare gli amici come i nemici, nella condivisione dei beni che si fa tra tutte le famiglie senza guardare a quale etnia o a quale religione si appartiene … E lo vediamo continuamente in tanti rapporti che cambiano e che costruiscono veramente comunità nuove che si mettono in rete per estendersi sempre di più. Fonte: Radio Vaticana (altro…)
Mar 18, 2017 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Da bambino sogna di fare il pilota, ma l’attrazione verso il sacerdozio lo accompagna fin dagli 11 anni. Nato il 17 maggio 1932 a Líšnice, provincia di Písek, nella Boemia del Sud, dal 1952 al 1953 fa l’operaio. Dal 1960, dopo la laurea, lavora come archivista ma presto abbandona l’attività per studiare teologia. Nel 1968 viene ordinato sacerdote. Agli inizi degli anni ‘60, durante un viaggio nell’allora DDR (Germania dell’Est), incontra a Erfurt alcuni laici e sacerdoti che vivono la spiritualità del Movimento dei Focolari. È colpito dalla presenza di Gesù fra questo gruppo di cristiani, presenza che Egli promette “quando due o più sono uniti nel mio nome” (cf Mt 18,20). Questa esperienza di comunione lo accompagnerà sempre. La sua opera pastorale a Ceské Budejovice infastidisce l’apparato statale comunista, che nel 1971 lo trasferisce nelle parrocchie della Selva Boema. Sette anni più tardi, a causa dell’ascendente che ha soprattutto sui giovani, gli viene ritirato anche il permesso di svolgere l’ufficio sacerdotale. «Ho perso la licenza, non posso più celebrare la Messa – spiega ai suoi parrocchiani –. Ho parlato e predicato della croce e mi sono raccomandato di portarla. Adesso è il momento per me di prenderla». Ridotto ufficialmente allo stato laicale, Chiara Lubich accoglie la sua richiesta di vivere nel focolare di Praga che si era aperto nell’81. Come lavoro fa il lavavetri per 10 anni. Più volte racconterà: «Non potevo predicare né distribuire i sacramenti pubblicamente, ma guardando la croce ho capito che il mio Sommo Sacerdote, Gesù, quando era sulla croce non riusciva quasi a parlare e aveva le mani inchiodate. Mi sono convinto: “Adesso sei vicino al tuo Sommo Sacerdote” e ho abbracciato Gesù Abbandonato. La spiritualità dei Focolari mi ha guidato in questa direzione. Ho capito la forza di cui parla Isaia 53: “L’uomo del dolore”. (…) Ho vissuto per lungo tempo in questa luce: tutto ciò che è brutto può servire alla mia edificazione. Ho compreso, senza esagerare, che questi dieci anni da lavavetri sono stati gli anni più benedetti della mia vita». È solito ripetere: «Ritengo un miracolo che Dio abbia diffuso la spiritualità dell’unità nel mondo socialista, dove tutto era sorvegliato. Lui conosce sempre i “varchi”».
Con la “Rivoluzione di velluto”, nel 1989 ridiviene parroco. Nel 1990 è nominato vescovo di Ceské Budejovice e l’anno successivo Arcivescovo di Praga. Dal 1992 al 2000 guida la Conferenza Episcopale Ceca e dal 1993 al 2001 diviene Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee. Il 26 novembre 1994 è creato cardinale. Dopo la morte del Vescovo Klaus Hemmerle nel gennaio del ‘94, iniziatore con Chiara Lubich della branca dei Vescovi amici del Movimento dei Focolari, la fondatrice invita l’Arcivescovo di Praga ad assumere il ruolo di moderatore. Succedere a mons. Hemmerle, grande teologo e figura carismatica, gli sembra impegnativo, ma Chiara Lubich lo rassicura: «Non tema, Eccellenza, Ella non sarà solo. Andrete avanti a corpo». Il cardinale svolge questo incarico per 18 anni, convocando e sostenendo numerosi incontri internazionali di Vescovi, cattolici e anche di varie Chiese, tenuti a Castel Gandolfo (Roma), Istanbul, Gerusalemme, Beirut, Augsburg, Wittenberg, Londra, Ginevra, El Cairo, per nominarne solo alcuni.
La partecipazione dei Vescovi all’Opera di Maria è di natura squisitamente spirituale, e non interferisce in alcun modo nei loro doveri di vescovi, come stabiliti dalla Chiesa. Essi riconoscono che la spiritualità dell’unità è «in profonda sintonia col Carisma episcopale, rafforza la collegialità effettiva ed affettiva e l’unità col Santo Padre e fra i Vescovi, e infine conduce ad attuare gli insegnamenti del Concilio Vaticano II sulla Chiesa–comunione». Così si legge nel regolamento della branca dei «Vescovi amici dell’Opera di Maria», riconosciuti come tali da Giovanni Paolo II ed approvati dal Pontificio Consiglio per i Laici con lettera del 14 febbraio 1998. Hanno espresso il loro apprezzamento per queste iniziative anche i capi di varie Chiese Cristiane. Telegramma di cordoglio di Papa Francesco Leggi anche: News.va Corriere della sera (altro…)
Mar 18, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo
Oggi 18 marzo, all’età di quasi 85 anni, ci ha lasciato Il card. Miloslav Vlk, Arcivescovo emerito di Praga, per 18 anni moderatore della comunione tra i vescovi che aderiscono alla spiritualità dell’unità. Gratitudine del Movimento dei Focolari per la sua vita. (altro…)
Mar 18, 2017 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Vescovo Dominic Kimengich, diocesi di Lodwar, Kenya.
La nostra diocesi di Lodwar – racconta mons. Dominic Kimengich – si trova in Turkana County (Kenya), al confine con Uganda, Sud Sudan ed Etiopia. Da Nairobi dista 700 km. I viaggiatori che vengono da noi devono accertarsi che ci sia la scorta della polizia lungo la strada, per non imbattersi nelle frequenti incursioni di banditi e briganti. A causa dei cambiamenti climatici, da molto tempo non sta piovendo, con una conseguente, terribile, carestia che colpisce tutta l’area Turkana. Il 60% della popolazione pratica ancora vita nomade e finora è sopravissuta allevando cammelli, pecore, capre, asini e bovini. Ora, non essendoci più cibo, né pastura per il bestiame, è costretta ad emigrare nei paesi vicini, ma essendo una zona di confine, i molti conflitti tra le tribù confinanti in lotta per la sopravvivenza provocano la morte di tante vite innocenti, tra cui donne e bambini. In diocesi abbiamo un enorme campo profughi chiamato Kakuma, con quasi 200.000 rifugiati provenienti soprattutto dal Sud Sudan, la cui situazione peggiora di giorno in giorno. Ma tanti vengono anche dalla Somalia. Ci troviamo in una situazione molto difficile, perché neppure gli abitanti di Lodwar hanno cibo e acqua sufficienti. Addirittura molti bambini hanno smesso di andare a scuola perché non c’è cibo. Nel 1985, quando ero in seminario, qualcuno mi ha parlato della spiritualità dei Focolari, ma diventato sacerdote sono stato assegnato ad una parrocchia da cui era molto difficile restare in contatto con il Movimento. È solo da quando sono vescovo che posso partecipare a qualche incontro a Nairobi. Nel 2012, per celebrare il 50° dell’evangelizzazione, abbiamo pensato di invitare i vescovi delle diocesi circostanti: Uganda, Sud Sudan, Ethopia e di altre 4 diocesi in Kenya, per parlare della pace e chiederci che cosa possiamo fare noi. Sono venuti 10 vescovi e siamo stati insieme per 3 giorni, un incontro che ora si ripete ogni anno. Abbiamo visto che da quando ci incontriamo il conflitto si è ridotto. Una volta sono andato a visitare il vescovo Markos dell’Etiopia, anche lui presente a questo Convegno, e dall’unità che si è creata anche con gli altri vescovi troviamo la forza per portare avanti il nostro ministero in una terra così provata.
Qui a Castel Gandolfo è meraviglioso condividere la propria esperienza con vescovi di tutto il mondo e approfondire insieme il carisma dell’unità, che insegna in modo pratico come vivere – anche come vescovi – un amore genuino nello spirito di fratellanza. Partecipare a questo Convegno è stata una grande testimonianza dell’amore di Dio per me e di come Egli vuole che ci amiamo gli uni gli altri come Gesù ci ha amati. Il tema scelto per quest’anno trova grande consonanza con la realtà della mia vita e di quella del territorio da dove vengo. È solo vedendo le cose dal punto di vista di Gesù crocifisso e abbandonato che possiamo sperare in un mondo in cui le persone imparino a vivere in pace, condividendo ciò che hanno fino ad arrivare ad abbracciarsi l’un l’altro come figli dello stesso Dio Padre. Mentre mi preparo a tornare nella mia diocesi posso testimoniare con certezza che non sono più quello di prima. Mi sento molto rafforzato dall’unità con i miei fratelli vescovi. Nell’unità in Gesù abbandonato, so che non sono solo in quella parte del Kenya ad affrontare le molte situazioni difficili. Gesù è con me in un modo molto vicino. So anche che posso contare sulle preghiere di tutto il Movimento. Sono molto grato a Dio che ha reso possibile tutto questo. _____________________________________________
AFN – Azione per famiglie Nuove onlus- Via Isonzo 64 – 00046 Grottaferrata RM – Causale: “donazione kenya-Lodwar” Banca Prossima – IT55K0335901600100000001060 – Cod. Bic – Swift: BCITITMX Bancoposta : Codice IBAN IT47X0760103200000048075873 – Swift / Bic BPPIITRRXXX Conto corrente postale : 48075873 Pagamenti online : Carta di credito o PayPal, clicca qui (altro…)
Mar 17, 2017 | Focolari nel Mondo
Nella prima mattina del 16 marzo 2017 ha terminato i suoi giorni terreni Gianni Caso, focolarino, giurista e magistrato, editorialista di Città Nuova e responsabile per molti anni di Comunione e Diritto. In breve verrà pubblicato un suo profilo. Leggi: Un uomo buono e giusto (altro…)
Mar 17, 2017 | Focolari nel Mondo
Segui lo streaming. In occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma è prevista il 24 marzo 2017 (ore 19:30) una Veglia di preghiera ecumenica “Vieni e aiutaci” (At 16, 9), promossa da Insieme per l’Europa, alla presenza di leader civili e religiosi. Basilica XII Apostoli – Piazza dei Santi Apostoli, 51 (Roma) Leggi: Locandina e Volantino
Mar 17, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Il programma Turismo Solidale e Sostenibile che la Pastorale del turismo di Salta (Argentina) promuove da 6 anni, sostiene delle piccole comunità nelle città di Salta, Jujuy e Catamarca, al nord del Paese, valorizzandone le risorse umane e naturali, per salvare la ricchezza culturale e la diversità legata alla storia locale. Allo stesso tempo, si offre una formazione professionale per la produzione di diversi prodotti legati alla filiera del turismo, alloggi, trasporti, vendita di prodotti artigianali e alimentari (marmellate, liquori, miele, ecc…). In questo modo si cerca di evitare la migrazione delle popolazioni dalle aree rurali in quelle urbane, impedendo così l’aumentare di aree di povertà nelle grandi città e, allo stesso tempo, proteggere le piccole comunità con una ricca cultura, che sono in via di estinzione.
«Ciò che distingue questa esperienza di sviluppo locale rispetto ad altri tipi di esperienze – spiega Virginia Osorio, sociologa e ricercatrice per conto di Sumá Fraternidad – sono state le parole d’ordine “comunione e dialogo”: comunione, perché ogni attore ha messo in comune i propri talenti e le risorse per lo sviluppo del programma; dialogo, perché nel processo di sviluppo c’è stata una forte interazione tra i diversi soggetti, spesso in conflitto tra di loro. Le difficoltà, infatti, non sono mancate, ma la strategia che ha cercato di superare le problematicità è stata quella di lavorare in squadra mettendo in pratica l’ascolto attivo di tutte le parti interessate: le comunità locali, lo Stato, imprese e altre organizzazioni della società civile». E continua: «Il risultato di questa esperienza è la nascita di un nuovo prodotto e di un nuovo tipo di consumatore. Non è il concetto di turismo al quale siamo tutti abituati, ma in questa esperienza il valore aggiunto è il contatto con la ricchezza culturale delle piccole comunità rurali e, in alcuni casi, dei discendenti delle popolazioni indigene, cioè di un turismo che genera l’incontro tra le persone».
Ma ascoltiamo chi ha partecipato al programma, come Stefano, giovane turista italiano: «Sento che per alcune persone il viaggio è come vedere il mondo da una teca di vetro. Si viaggia cercando il nostro standard di vita occidentale, con le nostre comodità, la nostra sicurezza e certezza, andiamo a “consumare”, come se visitare dei posti fosse bere una bibita che poi gettiamo via. Si scattano molte foto, si acquistano souvenir, si mangia in un luogo tipico e il gioco è fatto! Un paese non è fatto di monumenti e souvenir, ma è fatto di persone che possono anche offrire ospitalità, condividendo la loro casa, la tavola, la musica: è il modo più autentico di viaggiare! “Compartir”, condividere, il verbo in lingua spagnola che ho imparato durante questo viaggio in Argentina!”. E la famiglia di María José e Pablo, argentini: «Ci piaceva questa idea di vacanza, fare delle passeggiate, conoscere nuovi paesaggi, ma soprattutto la possibilità di incontrare questi “paesaggi umani” che a volte si nascondono dietro cartoline e foto, che ci hanno permesso di entrare nella realtà di queste comunità. Una sensazione che ha attraversato la nostra esperienza è stata quella di avere rotto i nostri schemi e di farci riempire la vita da queste persone che abbiamo adesso nel cuore; sperimentare il ritmo tranquillo e profondo di questi luoghi e la vista di molteplici paesaggi che abbiamo incrociato nel nostro percorso. Adesso, arrivando in città, guardiamo diversamente, con occhi nuovi, la vita quotidiana». (altro…)
Mar 16, 2017 | Famiglie, Focolari nel Mondo
Cidadela Arco-Íris, 1 e 2 de Abril de 2017 Acolhimento: 10h00 sábado Conclusão: 17h00 domingo Em 2017, o encontro de namorados e noivos em preparação para o casamento realiza-se nos fins de semana 18/19 de fevereiro e 1/2 de abril, sendo abordadas temáticas diferentes em cada um. Para todos aqueles que participarem nos quatro dias será emitido um certificado de participação (equivalente a CPM). O encontro destina-se todos os casais de namorados, independentemente do tempo de namoro. A impossibilidade da participação num dos encontros não inviabiliza a participação no outro. Informações e inscrições aqui Mais informações: familiasnovas@focolares.pt
Mar 16, 2017 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Da piccolo borgo medievale è divenuta uno dei principali hub della Gran Bretagna per il commercio transatlantico specie con il Nord America. Glasgow, porto fluviale sul Clyde, è proiettata verso il futuro, ma forte di una lunga tradizione culturale. Dal 1451 ospita la quarta più antica università della Scozia. In questa prestigiosa sede, che ha formato sette futuri premi Nobel e ascoltato Albert Einstein illustrare la teoria della relatività, il Movimento dei Focolari e la Società islamica Ahl Al Bait hanno organizzato, il 27 febbraio scorso, una lezione aperta su dialogo e unità tra persone di fedi diverse. “Unity of God and Unity in God”, questo il titolo della serata, ospiti il Dott. Mohammad Ali Shomali, Direttore dell’Istituto Internazionale per gli Studi Islamici di Qum (Iran), attualmente alla guida del Centro Islamico della Gran Bretagna, personalità molto conosciuta nel mondo sciita, e il Prof. Paolo Frizzi, docente di Teologia e prassi del dialogo interreligioso all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, vicino Firenze, dove coordina il Centro di Ricerca e Formazione “Sophia Global Studies”. Il giorno successivo, il Dott. Shomali ha tenuto una conversazione davanti ai membri del Parlamento Scozzese.
Quella tra l’Istituto Universitario Sophia e l’accademico sciita è un’amicizia di lunga data, che ha dato vita, l’estate scorsa, a un progetto di ricerca e dialogo dal suggestivo titolo “Wings of Unity”, “ali di unità”, che coinvolge un gruppo di studiosi cristiani e musulmani. Spiega il Prof. Frizzi: «Ho presentato la metodologia e l’ambiente di unità promossi dal nostro Istituto, dove lavoriamo su un approccio accademico di tipo integrato, che alla teoria affianchi l’applicazione e l’esperienza. Per esempio, nel corso sul dialogo interreligioso, siamo tre professori con background accademici ed esperienziale diversi, ma cerchiamo di sviluppare un programma comune, frutto di ascolto reciproco, una sorta di viaggio di unità in cui co-insegniamo nelle lezioni e di cui anche gli studenti sono protagonisti».
Wings of Unity, spiega il docente di Sophia, nel concreto vuole fornire uno spazio dialogico in cui, da una parte, poter approfondire cosa significa “unità in Dio e di Dio”, chiarendo elementi comuni e differenze; e dall’altro esplorare i modi in cui l’unità può essere concretamente vissuta, per sanare ferite e risolvere divisioni. «Troppo spesso le iniziative interreligiose rimangono questioni per pochi, senza un impatto concreto. Il momento attuale è delicato, dobbiamo fare i conti con la transizione verso un incerto nuovo ordine globale, dove una maggiore interconnessione e interdipendenza si stanno affiancando divisioni dolorose, che frantumano l’unità delle società. Probabilmente la globalizzazione ha fallito nel tentativo di costruire una comunità sostenibile, come le istituzioni transnazionali stanno fallendo nel garantire uno spazio sicuro dove culture e religioni possano incontrarsi, senza il rischio di perdere se stesse. Se questo è vero, d’altra parte vi sono esperienze e casi di impegno e dialogo bottom-up che, al contrario, stanno arricchendo quartieri e unificando comunità. Partono dal basso e aiutano a ripensare l’unità della diversità». Come dice papa Francesco nella Evangelii Gaudium, il dialogo accade in un mondo che non è né a piramide (dove alcuni sono in cima a molti altri) né a sfera (senza differenze di sorta), ma a poliedro, dove accade la convergenza tra tutte le parti, ognuna mantenendo una propria individualità.
Sul tema dell’identità e del confronto interviene il Dott. Shomali: «Se riflettiamo sullo sviluppo delle religioni, ci rendiamo conto che è stata sempre presente una domanda: come tenere insieme le persone, convincendole che, rimanendo nel cerchio, si sta meglio». Questa concezione ha generato distanza, in quanto esprime non tanto “chi siamo”, ma piuttosto “chi non siamo”, secondo un modello di identità basato su paura ed esclusione. Se ha funzionato nel passato, è stato perché il mondo era molto segmentato, senza grandi occasioni di incontro tra persone di fedi, etnie o culture diverse. Non così oggi, in un mondo in cui l’identità è più fragile e sfumata. Per questo, sostiene lo studioso sciita, «abbiamo bisogno di una nuova comprensione basata su cosa cosa possiamo offrire e cosa possiamo apprezzare negli altri. Rapportarsi con gli altri è essenziale. Io non posso essere un buon musulmano, o cristiano – o un buon iraniano o scozzese – se non so rapportarmi con altre persone e contenerle nella mia identità». Occorre quindi ripensare la stessa concezione di identità: «Il corpo umano ha organi diversi, ognuno con una funzione. Tuttavia, nessuno sopravvive se isolato». E conclude: «Quando guardo al Corano, vedo che questo è il piano di Dio. Nella sua creazione e rivelazione, Dio ci ha mostrato la via verso l’unità». (altro…)
Mar 15, 2017 | Focolari nel Mondo
https://vimeo.com/208156546 (altro…)
Mar 15, 2017 | Chiara Lubich, Famiglie, Focolari nel Mondo
«La vita matrimoniale è come una barca – commenta una famiglia del Perù –: se si rema da soli, si fa un’enorme fatica e non si va avanti. Bisogna imparare insieme l’arte della reciprocità». «Siamo venuti perché sentiamo l’esigenza di crescere nella vita di famiglia ed essere di aiuto ad altre», continua una coppia del Cameroon, arrivando al meeting di Loppiano “FamilyHighlights”, dal 10 al 12 marzo 2017. L’evento, in occasione del 50° di Famiglie Nuove, accoglie un migliaio circa di famiglie di culture e religioni diverse, provenienti da 50 Paesi, in collegamento ideale con tante manifestazioni nel mondo, che ricordano Chiara Lubich nel 9° anniversario della sua scomparsa. “Amare l’altro come se stessi, amare tutti, amare per primi, farsi uno con l’altro”, sono semplici regole che le famiglie della Scuola Loreto internazionale di Loppiano mettono in evidenza nel dare il benvenuto. Questa “arte di amare” dà la forza alla famiglia di rigenerare se stessa, attraverso la fiducia, il perdono, la responsabilità, la creatività, l’accoglienza. Semi di comunione che illuminano anche situazioni di dolore, sfide e drammi, e che dimostrano che «la rabbia e l’angoscia non hanno l’ultima parola», come racconta Gianni, coordinatore di un gruppo di 50 persone separate. Le storie e le iniziative emergono anche durante i vivaci confronti nell’ambito dei 6 workshop: uno, rivolto a 150 bambini e ragazzi; altri dedicati alle relazioni di coppia nelle varie stagioni della vita, a quelle educative genitori-figli, all’accoglienza e alla solidarietà verso situazioni difficili e popoli svantaggiati. Alcune famiglie provenienti dalla Siria, trovano energie positive per fronteggiare la paura e le tante difficoltà causate dalla guerra:«Quel fiore che abbiamo attaccato fuori a conclusione della manifestazione, lo portiamo simbolicamente alle altre famiglie e all’umanità che ci circonda, come segno di speranza e di fraternità». Essere padri e madri dell’umanità, offrendo il personale contributo per “sostenere e incoraggiare la fraternità universale” è l’invito di Maria Voce, presidente dei Focolari, nel suo intervento. Le famiglie, proprio a partire dalla loro fragilità e imperfezioni proprie della condizione umana, ma «rinnovate dal di dentro, possono offrire al mondo quella luce e quell’amore che lo risana». Ne è testimonianza l’impegno di 50 anni di vita di Famiglie Nuove nei 5 continenti, la condivisione nei vari gruppi, l’attività di animazione per coppie giovani, quelle in difficoltà, coppie separate e risposate, vedovi, iniziative e progetti per andare incontro ai bisogni dei più deboli e a sostegno dell’infanzia. “Continuate a fare tutto ciò, non vi scoraggiate quando è difficile o vi pare di rimanere soli”. Esorta ancora Maria Voce.
La famiglia è chiamata a dare una risposta alle problematiche sociali, magari proprio guardando il mondo con gli occhi dei bambini, come dice la dott.ssa Vinu Aram, direttrice dello Shanti Ashram, con cui i Focolari da tempo hanno stretto intensi rapporti di amicizia e collaborazione a favore di numerosi bambini e famiglie in India, attraverso AFNonlus. «Lo sforzo che state facendo qui – commenta Don Paolo Gentili, direttore dell’ Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia – è quello di contribuire a costruire una chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla fragilità» (AL 308). Questo è «riscrivere l’Amoris Laetitia nelle pagine vive della storia». Dopo tutti questi anni, si avverte la necessità di istituire un “Centro studi avanzati”, internazionale e interdisciplinare, dove coniugare vita e pensiero. Nascerà presso l’Istituto Universitario Sophia, con l’obiettivo di approfondire il tema della famiglia alla luce del carisma di Chiara Lubich. «Dalla domanda “qualcuno mi ama?”, primordiale bisogno d’amore, occorre passare ad una volontà d’amore: io amo qualcuno?», afferma il Prof. Michele De Beni, tra i coordinatori del Seminario di Studi “Il patto di reciprocità nella vita familiare”, rivolto ad un pool di accademici di discipline diverse, sempre nel contesto di Family HighLights. «È la sfida della reciprocità – conclude De Beni –, premessa fondante di un gruppo che, prima di mettersi a fare ricerca, si riconosca in tale identità».
Giovanna Pieroni
Foto gallery su Flickr (Sif Loppiano)
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Mar 15, 2017 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il panorama che offre il lago Taal è bellissimo. Quest’anno appare più bello del solito. All’inizio di marzo la temperatura è ancora ottima e la sera si alza un vento fresco che soffia tutta la notte fino all’apparire di nebbie passeggere nelle ore intorno al sorgere del sole. In questo angolo delle Filippine (Tagaytay a poco più di quaranta chilometri da Manila) si svolge, ogni due anni, la scuola di formazione al dialogo interreligioso. Quest’anno il titolo scelto è “L’armonia fra popoli e religioni oggi”. La School for Oriental Religions (SOR) fu fondata nel 1982 da Chiara Lubich nel corso di un suo viaggio in Asia. Oggi la Cittadella Pace, a Tagaytay, ospita un centro di formazione, varie scuole per giovani, famiglie, sacerdoti e seminaristi, due centri di assistenza sociale, oltre alla sede della School for Oriental Religions. Dal 2 al 5 marzo si ritrovano nella cittadella circa 200 partecipanti. Provengono da Pakistan, India, Myanmar, Thailandia, Vietnam, Cina e Taiwan, Indonesia, Malesia, Singapore, Corea, Giappone e, ovviamente, Filippine. Ma sono presenti anche alcuni Europei e Sud Americani. Tutti avvertono la necessità di una formazione alla grande problematica universale della ‘diversità’. Questi corsi si ripeteranno nei loro paesi di provenienza. Ed è a questi uomini e donne che si rivolge il cardinale Louis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila e presidente della Caritas International.
Il cardinale filippino apre la scuola proponendo il tema dell’armonia. “Armonia”: un valore tipicamente asiatico. Ma, per arrivare alla sua realizzazione, bisogna tener presente che tutto cambia e, più si va avanti, più questo cambio avviene velocemente. “L’unica cosa che non cambia è proprio il cambiamento”, ha affermato Tagle, sottolineando il concetto con un abile gioco di parole inglesi. È necessario, quindi, restare aperti e non avere timore dell’ignoto e, inoltre, saper mediare fra le differenze, accettando le antitesi, le possibilità di scontro ed uscire corroborati dalla grande ricchezza che la differenza ci assicura. Tagle ha lanciato un appello perché i cattolici possano essere protagonisti di una non violenza attiva. Non si tratta di essere deboli, si tratta, piuttosto, di dimostrare che lavorare per l’armonia richiede persone che abbiano la mente ed il cuore preparato al dialogo e alla diversità. I quattro giorni di lavori hanno presentato il dialogo fra il cristianesimo e le grandi religioni orientali realizzato in diverse parti del continente: India, Thailandia, Corea e Giappone. È stato presentato il dialogo indù-cristiano, con esperienze di vita, di collaborazione in campo sociale, progetti comuni tra i Focolari e i movimenti gandhiani nel sud dell’India, riflessioni filosofiche e teologiche. È stato proposto e spiegato, anche, il canto classico indiano hindustani. Il tutto in un clima di grande chiarezza vitale e spirituale. Nei lunghi anni di dialogo sono emerse le comunanze, e anche le differenze. Ma questo non ha diminuito la spinta alla sfida del dialogo. Quest’esperienza è un contributo alla realizzazione del messaggio del Concilio Vaticano II nel costruire rapporti profondi con persone di altre fedi. Nasce una via nuova che può contribuire alla realizzazione dell’armonia sociale, politica e mondiale; non fine a se stessa, ma come passo verso una fraternità vera. (altro…)
Mar 14, 2017 | Chiara Lubich, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Copyright CSC Audiovisivi – Caris Mendes
«Affidi alla famiglia una missione esplosiva, una riforma che le famiglie possono avviare per il mondo», così Igino Giordani a Chiara Lubich alla fondazione della diramazione delle Famiglie Nuove dei Focolari nel 1967. Dopo cinquant’anni, proprio nel nono anniversario della morte della fondatrice, si manifesta la chioma fiorita da quel seme: centinaia di manifestazioni e iniziative in molte città del mondo dicono che quella profezia ha trovato le vie per incarnarsi. L’evento di tre giorni a Loppiano ha accolto oltre un migliaio di persone, di 50 Paesi, di tutte le generazioni, cristiani, ma anche musulmani, buddisti e indù. Si sono visti i frutti di una storia nell’interazione tra le diverse generazioni: nonni, figli, nipoti. Il programma, diffuso in diretta streaming e tradotto in 19 lingue, si è articolato in tre grandi temi: la famiglia come trama di rapporti all’interno della coppia, con i figli e tra le generazioni; l’amore, come risposta alle criticità nella famiglia con le sue ferite, sfide e dolori; la famiglia, risorsa creativa nei confronti del tessuto sociale. Si ascoltano voci di padri e di figli. Come quella di una ragazza adolescente che racconta il suo dolore e quello dei fratelli più piccoli, la ferita della famiglia provocata dal padre vittima dell’alcool. E la speranza che ne viene dal condividere, «perché la famiglia è la cosa più importante e non dobbiamo avere paura di fare il primo passo: forse è difficile farlo, ma, se è fatto per amore, può cambiare tutto». Si ascolta la storia di una coppia alla ricerca del figlio “prodigo” che, distrutta l’azienda di famiglia e indebitato fino al collasso, fugge in un altro paese. Nel dolore i genitori capiscono che la misericordia deve vincere sulla collera. Si mettono in viaggio finché lo ritrovano: un abbraccio che dà inizio a una vita riconciliata. Sul palco salgono anche Basma e Tatiana. Musulmana la prima e cristiana la seconda, diventano più che sorelle nella condivisione quotidiana, profonda e concreta, dopo la morte del marito di Basma in terra straniera, con due figli a carico e senza appoggi. Una storia emblema di popoli che s’incontrano, ma che solo nel reciproco riconoscersi e accogliersi si trasformano in famiglia di famiglie. Della ricchezza che emerge si fa interprete Maria Voce nel suo intervento. Ricorda come il carisma dell’unità «offre una luce e una chiave anche per guardare il mondo e la storia, per cogliere il legame di ciascuno di noi con l’umanità intera». E riporta un brano della Lubich del 6 settembre 1949, che risuona come una nuova chiamata per quanti ascoltano: «Il mio io è l’umanità con tutti gli uomini che furono sono e saranno. La sento e la vivo questa realtà: perché sento nell’anima mia sia il gaudio del Cielo, sia l’angoscia dell’umanità che è tutt’un grande Gesù Abbandonato». 
Foto: Servizio Informazione Focolari Loppiano
Maria Voce ripropone la chiamata iniziale di Chiara Lubich alle famiglie a prendersi sulle spalle quella porzione di mondo che appare «più frantumato, più simile a Lui Abbandonato», ricordando che l’insostituibile compito delle famiglie è quello di «tenere sempre acceso nelle case l’amore, ravvivando così quei valori che sono stati donati da Dio alla famiglia, per portarli ovunque nella società, generosamente e senza sosta». E continua, parafrasando papa Francesco, «il compito è arduo, ma non possiamo farci rubare la speranza». Due gesti simbolici ma concreti esprimono l’impegno e la determinazione delle famiglie presenti a tornare nei propri luoghi per testimoniare la fratellanza universale e per fare la propria parte, seppure come goccia nell’oceano: un momento di preghiera e di personale impegno rappresentato dal fiore che ogni famiglia appende in una scenografia allestita all’esterno dell’auditorium. E il gemellaggio fra famiglie di due diverse parti del mondo, da estendere ad altre famiglie dei rispettivi territori, in modo da intensificare una rete che risponda alle necessità da una parte all’altra del mondo, quale circolo virtuoso. Il Seminario culturale su “Il patto di reciprocità nella vita familiare, generativo della fiducia e della relazione”, svoltosi nella prima giornata tra un centinaio di accademici e esperti nel campo dell’accompagnamento familiare, del counseling, della ricerca pedagogica e psicologica e delle discipline che riguardano il vasto mondo delle relazioni familiari, aveva approfondito la realtà della famiglia dal punto di vista teologico, antropologico, sociale, pedagogico, politico. Una riflessione sul valore della famiglia come risorsa per l’umanità, che ha evidenziato come il suo futuro e il significato stesso dell’essere persona si giochi proprio nella famiglia. Infine, il profilarsi, in seno all’Istituto universitario Sophia e in sinergia con altri istituti a livello internazionale, di un centro di ricerca ad alto livello, interreligioso, interconfessionale, interculturale, interdisciplinare che approfondisca e studi questo patrimonio di vita per poterlo esprimere a livello universale. Fonte: Servizio Informazione Focolari (SIF) https://vimeo.com/208156546 (altro…)
Mar 13, 2017 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Una chiesa missionaria che vive il Vangelo e condivide la vita con il popolo di Dio. È questa la direzione di marcia del suo pontificato, espressa con chiarezza e profezia nella Evangelii Gaudium. «Si tratta della presa di coscienza – spiega Coda, preside di Sophia – progressiva e combattuta, secondo cui lo stile della presenza della Chiesa al mondo e della sua missione ha da essere da cima a fondo misurato sullo stile di Gesù». A quattro anni dalla sua elezione, ancora non ci si è rimessi del tutto dalla sorpresa che suscitano le sue parole, il suo stile, i suoi gesti. Si fatica a capacitarsi di quanto sta accadendo. Egli mostra d’ispirare con radicale nitidezza il suo ministero a vivere il Vangelo “sine glossa” – senza commenti e senza compromessi. La formula, lo sappiamo, è di Francesco d’Assisi, di cui non per nulla Jorge Maria Bergoglio ha interiormente sentito da Dio di dover assumere il nome in quest’ora della storia del mondo: per dichiarare lo spirito di cui vuole animato il suo servizio come vescovo di Roma. È una formula che dice l’imperativo a non misurare il Vangelo sulla misura nostra, ma ad aprire cuore e mente alla misura a cui li dilata il Vangelo. Ma non è questo ciò cui la Chiesa d’ogni tempo è chiamata? Che c’è dunque di nuovo? In verità, la conversione e la riforma assumono in ogni tempo un tono e intraprendono una via che, essendo quelli di sempre, sono però quelli e solo quelli che rispondono alle domande e alle ferite del tempo che si è chiamati a vivere. Perciò, se la conversione chiesta ieri è, per un verso, quella stessa che è chiesta oggi, è però oggi anche un’altra rispetto a quella di ieri sotto il profilo del suo esprimersi e concretarsi storico: perché è chiamata a rispondere alla voce di Dio che ci richiama giusto a quelle parole di Gesù che lo Spirito vuol mettere in luce e farci incarnare ora. In risposta alle sfide e alle piaghe del presente. Mi sono restate impresse nel cuore le parole che Romana Guarneri, con l’acuto senso della storia che la contraddistingueva, mi diceva con un filo di voce poco prima di morire: «Il cristianesimo ha ancora da fiorire». Penso si possa intendere quest’affermazione almeno nel senso che è venuto il tempo in cui, dalla radice della fede in Cristo, può e deve sbocciare un fiore inedito, capace di stupirci tutti ancora una volta con la sua rara bellezza. E di darci nuova vita. E in fondo, che cosa sono poi 2000 anni di storia? Non s’è finora espresso, il cristianesimo, in fin dei conti solo nelle categorie d’esistenza e di pensiero dell’Europa e dell’Occidente? Provvidenziali e preziose, senz’altro, ma tutt’altro che definitive e assolute. La posta in gioco attorno a ciò che papa Francesco ha messo in moto nella Chiesa è grossa. Forse persino decisiva per la Chiesa, nella stagione del tutto inedita che l’attende. Il Vaticano II non è stato solo un punto d’arrivo, ma più un punto di nuova partenza. Niente è perso dello straordinario lascito della Tradizione, ma tutto va rigiocato nell’ascolto disarmato del soffio dello Spirito oggi. Ciò che Dio si aspetta dalla Chiesa oggi – ha detto non a caso nel 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi – è racchiuso in una parola: sinodo. Camminare insieme. Donne e uomini. Giovani, adulti, anziani. Le diverse vocazioni e i diversi carismi nella Chiesa. Le diverse Chiese. Le diverse culture e religioni e visioni del mondo. Tutti, nessuno escluso. A cominciare da chi in qualunque modo è scartato. La “mistica del noi” è il profumo, la verità e la misura di giustizia di una Chiesa in uscita. E il lievito di quel nuovo paradigma culturale che il cambiamento d’epoca, di cui siamo chiamati a essere protagonisti, con urgenza postula e invoca. Pena il collasso o la disintegrazione dell’avventura umana. A quattro anni dalla sua elezione lo diciamo con semplicità, convinzione e gratitudine: è un dono per tutti noi, non solo per i cattolici, papa Francesco. Perché ci scuote a diventare uomini e donne che, come popolo di Dio, eleggono a stella polare del cammino e a codice esigente e liberante di vita nient’altro che la bella, buona e gioiosa notizia del Vangelo. Per accenderne il fuoco – oggi come 2000 anni fa – nel cuore del mondo. La versione integrale su Settimana News (altro…)
Mar 11, 2017 | Chiara Lubich, Famiglie, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità

Foto © Caris Mendes – Archivio CSC Audiovisivi
«Vorrei invitarvi, stasera, a sognare con me un mondo diverso, quello in cui ci piacerebbe vivere», esordisce Maria Voce nel suo intervento, dopo aver ascoltato le storie e l’impegno di tante famiglie che si sono alternate sul palco. Famiglie che hanno fatto proprio il carisma di Chiara Lubich, che ha orientato la loro vita. Una spiritualità che «genera in noi il desiderio di guardare il mondo e la storia da una prospettiva diversa dalla quale cogliere il legame di ciascuno di noi con l’umanità intera, in una appartenenza non solo personale e che coinvolge tutto di noi: affetti, relazioni, fragilità, emozioni, sofferenze, impegni, sogni», continua Maria Voce. E ricorda: «Chiara, fondando il Movimento Famiglie Nuove, il 19 luglio del 1967 affermava: “… è necessario che (…) facciate della vostra vita familiare l’esperienza da portare agli altri”[i], essendo “un altro Gesù, Gesù che guarda il mondo, guarda le turbe e ne ha pietà. Perché di questa porzione di mondo (…) io vi ho messo sulle spalle quello più frantumato, più simile a Lui abbandonato”[ii]. Oggi mi sembra di poter dire che si rinnova quell’invito alla famiglia, a ogni famiglia». «Ma quale tipo di famiglia può generare un mondo permeato di fraternità?», si domanda la presidente dei Focolari. «Solo famiglie, seppure fragili e imperfette come siamo nella nostra condizione umana, ma rinnovate dal di dentro, possono offrire al mondo quella luce e quell’amore che lo risana, in maniera tale che la società vi trovi il modello nel quale rispecchiarsi», si risponde. 
Foto © Caris Mendes – Archivio CSC Audiovisivi
E invita alle famiglie a “far circolare i beni materiali e spirituali, gratuitamente”, ad “accogliere l’altro così com’è, prendersene cura, vivere la prossimità, nella gioia”, a “trasmettere i valori da una generazione all’altra”, ad attuare “quella correzione necessaria allo sviluppo umano” e il “perdono”, ad “andare incontro ai veri bisogni” di chi rimane accanto. Precisa che «esistono già strutture ed istituzioni preposte a cooperare al bene della comunità e dei singoli, ma, ammoniva Chiara: “occorre umanizzarle, dar loro un’anima, in modo che lo spirito di servizio raggiunga quell’intensità, quella spontaneità e quella spinta di amore per la persona, che si respira nella famiglia”»[iii]. E, dopo aver evidenziato questo insostituibile compito delle famiglie e l’impegno portato avanti dalle “Famiglie Nuove” in tutto il mondo a favore dei più deboli, cita alcuni esempi concreti come questo: «In una cittadina nei pressi di Chicago, Carole, accorgendosi che varie famiglie avevano problemi simili ai suoi per assistere il figlio, David, portatore di grave handicap, ha promosso tutta una serie di attività di socializzazione dei giovani disabili e, attraverso di loro, delle famiglie di tutto il quartiere e poi di tutto il Comune, il quale ha persino ricevuto un premio per gli sviluppi in campo sociale». E conclude: «Poteva sembrare un sogno. Le esperienze ci dicono che è già realtà, a volte piccolissima, appena nata, ma che ha in sé la forza prorompente della vita». Leggi il testo integrale __________________________________________ [i] C. LUBICH, Alla prima scuola di focolarini/e sposati/e, fondazione del Movimento Famiglie Nuove, Rocca di Papa, 19.7.1967, Trascrizione. [ii] Ibid. [iii] C. LUBICH, “Semi di comunione per l’umanità del terzo millennio”, Messaggio al Familyfest 5 giugno 1993. (altro…)
Mar 10, 2017 | Focolari nel Mondo
Con data 9 marzo 2017, l’Editto ufficiale del vescovo di Albano (Roma), mons. Semeraro: “La sua testimonianza autentica di cristiano e di fede radicale è un costante invito alla santità collettiva, che trova la sua massima espressione nell’aiuto reciproco a percorrere lo stesso cammino di santità. Farsi santi per amore al prossimo”. I Volontari di Dio del Movimento dei Focolari, accolgono con grande gioia la felice iniziativa del vescovo. L’Editto Leggi la biografia Contatti: postulazionedomenicomangano@focolare.org (altro…)
Mar 10, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo
Dal 17 al 19 marzo 2017, presso l’Istituto Madonna del Carmine di Sassone (Ciampino, Roma) si terrà il Ritiro annuale delle consacrate appartenenti al Movimento dei Focolari dal titolo: Gesù Abbandonato, finestra di Dio e dell’umanità. Un appuntamento tanto atteso per approfondire il mistero dell’abbandono di Gesù in croce, chiave per una “cultura della risurrezione”. Oltre che dall’Italia, sono attese partecipanti da Lituania, Francia, Camerun, Burundi, Brasile, Messico e Filippine.
Mar 10, 2017 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Il tanto atteso momento della pensione arriva anche per Eric, che vive in Belgio e ha passato 37 anni ad insegnare in una scuola elementare. Dopo aver lavorato per una vita insieme ai bambini, Eric si chiede cosa potrebbe fare per chi un’istruzione non l’ha ricevuta, per chi vive in situazioni di disagio e in terre lontane. Dopotutto, i bambini sono tutti uguali, hanno gli stessi occhi curiosi e la stessa risata contagiosa. È così che, insieme a sua moglie Lut, decide di impegnare il proprio tempo libero per un’azione di solidarietà. Eric, già sostenitore di un bambino, inizia a diffondere i programmi di AFNonlus per il sostegno a distanza. Aiutato dalla più giovane delle sue figlie, Maria-Laetitia, coinvolge amici e conoscenti, contribuendo a rendere più vivo in ciascuno il bisogno di donare anche una piccola somma. «Per noi come per tante persone, la situazione di numerosi bambini nel mondo è insopportabile: loro sono le prime vittime di tutte le violenze e povertà», spiega Eric. I due coniugi ricevono in più occasioni esperienze e spunti di riflessione: un giovane papà della Romania racconta che grazie al sostegno a distanza ha potuto terminare gli studi che gli hanno permesso di trovare un lavoro e crearsi una famiglia. Una donna che ha vissuto per molti anni in Congo, stando a contatto con il progetto Petite Flamme ha potuto toccare con mano il supporto che il sostegno a distanza offre ai bambini. Queste testimonianze alimentano in Eric e Lut la certezza di essersi impegnati per qualcosa di grande.
«Il nostro sogno – continua Eric – era di trovare almeno 10 persone nel corso dell’anno 2016 che decidessero di sostenere un bambino. Ci sembrava una montagna perché in tre anni avevamo trovato solo due sostenitori (ovvero noi e mio padre!)». Ma ecco che l’impegno e il tempo trascorso a diffondere le notizie dei vari programmi vengono ripagati. Una coppia decide di sostenere un bambino haitiano e di continuare l’azione di solidarietà. Anche i figli di Eric e Lut vogliono fare la loro parte. Così un signore con un suo amico, un nipote che vive in Svizzera, molto felice di ”fare qualcosa per l’umanità”, una giovane coppia appena sposata, un imprenditore che vuole sostenere un bambino insieme alla sua ditta, un giovane papà, i genitori di Lut che vogliono sostenere una bambina pur vivendo in una casa di riposo. E cosi via, tante belle esperienze intorno ai sostegni! I progetti in favore dell’infanzia svantaggiata nel mondo vanno avanti grazie ai sostenitori, alla loro sensibilità e al loro supporto. Oltre a Eric e Lut, troviamo anche Enzo e Fiorenza, il cui sostegno ha accompagnato Jessica, una ragazza brasiliana, per gran parte della sua vita. Ma intraprendere un sostegno a distanza significa soprattutto creare un legame con il bambino, un filo di solidarietà che attraversa il mondo per collegare Paesi lontani. È per questo che Jessica ormai adulta ha voluto contattare i suoi sostenitori per Natale, offrendo loro il più bel regalo che possa essere scartato sotto l’albero: la riconoscenza per una vita riscattata dalla povertà. Fonte: AFNonlus – Spazio Famiglia (altro…)
Mar 9, 2017 | Focolari nel Mondo
Basilica XII Apostoli Roma Piazza dei Santi Apostoli, 51 www.together4europe.org leggi :Locandina e Volantino
Mar 9, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Città del Vaticano, 4 Febbraio 2017. A stemperare l’emozione dei 1200 attori dell’Economia di Comunione (EdC) in attesa di incontrarsi con papa Francesco nell’Aula Paolo VI, alcune testimonianze di imprenditori fra cui quella di Clem Fritschi, che esordisce così: «La mia non è la storia di un imprenditore di successo ma una storia d’amore. Dopo aver completato gli studi in Svizzera, per praticare l’inglese vado a fare il magazziniere a Londra. Qui conosco Margherita, ci innamoriamo, e siccome lei è di Torino, decido di cercare lavoro in Italia. Dopo due anni ci sposiamo e nascono due bambini. Ad un tratto l’azienda dove lavoro intende chiudere l’attività. Allora, con alcuni colleghi mettiamo insieme le liquidazioni per continuarla». È così che nasce Ridix, una società che dal 1969 importa e rappresenta sul mercato italiano tecnologia e prodotti di avanguardia nel settore della meccanica di precisione.
«Nel 1974 con la famiglia partecipiamo ad un convegno dei Focolari a Bergamo. Non è un momento felice: da poco abbiamo perso il nostro primo bambino di 10 anni a causa di un incidente. L’impatto con la spiritualità dell’unità è per noi come un toccasana, tanto da dirci con Margherita, pur fra le lacrime, di aver incontrato Dio-Amore. Torniamo a casa con una sola parola: AMARE. Amare tutti, amare anche sul lavoro. Uno dei giovani conosciuti a Bergamo mi chiede se nella ditta da me fondata può esserci un posto per lui. Così entra Ugo, poi Paolo, poi Michele: tutti e tre diventeranno soci. Il nostro motto come azienda è: “Cercate dapprima il Regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato in sovrappiù”. Insieme vogliamo che il nostro rapporto sia profondamente sincero: ci è permesso sbagliare e anche litigare, ma per sperimentare la presenza di Dio dobbiamo affrettarci a ricomporre subito l’unità fra noi. Il successo è sorprendente: oggi siamo 9 soci e 70 collaboratori, molti altamente qualificati su vendita, stipulazione contratti, messa in funzione dei prodotti, manutenzione, gestione. Con un fatturato annuo superiore a 30 milioni di Euro. Amarci tra di noi e cercare di amare tutti, anche i nemici: è questo il successo della Ridix che provo a descrivere a titoli.
Inclusione di persone affette da dipendenza o in difficoltà relazionale e altre provenienti dall’immigrazione da paesi poveri.
- Posti di lavoro stabili a giovani.
- Superamento di momenti di crisi con la riduzione del 20% dello stipendio di tutti, soci compresi, per non perdere posti di lavoro. Il senso di appartenenza che si ingenera con questa prassi, sempre si rivela un fattore di successo.
- In seguito all’assorbimento di un cliente da parte di una multinazionale, c’è una perdita del 20% del fatturato annuo. Per un fatto imprevisto, in una settimana il fatturato viene recuperato senza perdere posti di lavoro.
- In situazioni che sembravano irrisolvibili arriva l’ispirazione giusta per semplificare e superare la criticità.
- Possibilità di sostenere e realizzare nuove iniziative imprenditoriali.
- Una parte degli utili viene devoluta ai poveri. Grazie a tale condivisione, alla periferia di Tangeri (Marocco) 2 insegnanti musulmane hanno aperto una scuola materna in un garage, per consentire a circa 40 bambini di arrivare preparati alla scuola primaria.
Il segreto di questo successo? La comunione. Che significa trasparenza, sincerità, verità anche quando è faticoso comunicarla, tempo dedicato a costruire relazioni positive. La nostra “terra promessa” verso cui camminare è un’azienda in cui tutti siano felici. Felici i dipendenti, perché l’azienda è sana e il clima è collaborativo. Felici i clienti, per il giusto rapporto qualità/prezzo di prodotti e servizi acquisiti. Felici i fornitori, per la lunga e proficua collaborazione. A fine giornata si può essere affaticati (questo accade spesso), ma si è soddisfatti e contenti per aver fatto bene il nostro lavoro. (altro…)
Mar 8, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo è in pieno svolgimento il convegno dei vescovi amici dei Focolari dal titolo “Se il mondo lo conoscesse…” che approfondisce il mistero dell’abbandono di Gesù in croce, come chiave di una cultura dell’incontro. Papa Francesco, con un messaggio a firma autografa, ha voluto farsi presente esprimendo la sua vicinanza e il suo incoraggiamento ad approfondire questo tema che spinge ad “andare verso le periferie esistenziali, culturali e sociali” e “a rinsaldare i vincoli di comunione e di collegialità”. Il messaggio, indirizzato a mons. Francis X. Kovithavanij, moderatore del convegno, ha suscitato fra i vescovi presenti grande eco e profonda gratitudine. (altro…)
Mar 8, 2017 | Focolari nel Mondo
Dopo l’incontro con papa Francesco a Roma, a cui ha regalato una sua opera che rappresenta il volto della misericordia Michel Pochet, per la seconda volta, è a Noale, dove espone le sue opere all’interno della Torre dell’Orologio. Video della mostra: https://youtu.be/k01FYRmqf7M
Mar 8, 2017 | Cultura, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Se qualcuno avesse dubbi sul desiderio di famiglia, sulla serietà nel prendersi un impegno “per sempre”, sulla ricerca e condivisione di valori solidi, sui sentimenti profondi e toccanti dei giovani, dovrebbe guardare “il film” di questi giorni per ricredersi totalmente. 75 coppie di fidanzati, 11 famiglie, un luogo speciale, il desiderio di mettersi in gioco e interrogarsi sul futuro, condivisione di esperienze e sogni, confronto con esperti, punti-luce tratti dalla spiritualità dell’unità e dalle parole di papa Francesco: questi gli ingredienti per un appuntamento speciale di tre giorni che fidanzati da tutta Italia (con qualche rappresentanza da Spagna, Inghilterra, Belgio e Serbia) si sono dati a Loppiano, cittadella focolarina non lontana da Firenze, dal 10 al 12 febbraio. Un evento che si inserisce nel percorso per giovani coppie ideato da Famiglie Nuove (diramazione del Movimento dei Focolari) dell’Italia. La sfida proposta dall’équipe che si è fatta carico dell’organizzazione del corso non è semplice. A gettare luce sulle problematiche della vita a due, un programma ben congegnato, dal quale via via poter cogliere vari spunti di riflessione, a partire dalle parole di Chiara Lubich sulla possibilità di essere, proprio in quanto coppia, “semi di comunione per il terzo millennio”.
Le relazioni sulle tematiche connesse al fidanzamento, al sacramento del matrimonio e alla vita familiare sono svolte da esperti fra cui: Rino e Rita Ventriglia (neurologo-psicoterapeuta e ginecologa-sessuologa), i coniugi Vaccher (Forum delle Associazioni familiari di Treviso), don Stefano Isolan (teologo), Inaki Guerrero (psicologo). Il tutto avvalorato dalle testimonianze degli stessi relatori e di alcune famiglie animatrici. Un’eco speciale lo suscitano le esperienze di alcune famiglie di diverse parti del mondo che stanno seguendo un corso di alcuni mesi alla Scuola Loreto di Loppiano. I loro racconti, dai quali traspare uno stile di vita sobrio, ispirato dal Vangelo e dalla fiducia nella provvidenza, si dimostrano imitabili e alla portata di tutti. Non mancano i momenti di confronto e di dialogo all’interno di ciascuna coppia e con gli altri partecipanti; come pure serate speciali tra cui una cena romantica, una festosa paella e la visita alla cittadella. Alla fine dei tre giorni si fa fatica a partire per ritornare ciascuno nelle proprie città. L’impressione comune, oltre ad una gioia profonda, è di aver vissuto un’esperienza fondante, singolarmente e come coppia, e di aver raccolto energie e strumenti nuovi per progettare il futuro su basi solide e far gustare al mondo la bellezza di essere famiglia. Fonte: Famiglie Nuove online
https://vimeo.com/207262255 (altro…)
Mar 7, 2017 | Chiara Lubich, Famiglie, Focolari nel Mondo
Ogni 14 marzo, ricorrenza della morte di Chiara Lubich, è per le comunità dei Focolari nel mondo occasione di incontro, di festa, di testimonianza e di rinnovato impegno. Anche il 2017 vede quindi moltiplicarsi gli appuntamenti, da Singapore a Vilnius (Lituania), da Sydney (Australia) a Houston (USA), da Manaus (Brasile) a Bujumbura (Burundi). Una sorta di costellazione che letteralmente abbraccia il mondo e richiama la consegna di Chiara: «Siate una famiglia». Quest’anno l’argomento preso in considerazione è, appunto, la famiglia, sullo sfondo delle dinamiche aperte dal Sinodo dei vescovi e dalla successiva esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco. Chiara vedeva la famiglia come «seme di comunione per l’umanità del terzo millennio», come ebbe a dire nel suo messaggio al Familyfest del 1993, augurandosi che «i valori ad essa connaturati – la gratuità, lo spirito di servizio, la reciprocità – possano essere trasferiti all’intera famiglia umana». È sotto questa chiave che si possono leggere le iniziative che lungo il 2017 si realizzano in vari paesi del mondo. La finalità è quella di cogliere il percorso di vita e di pensiero dei cinquant’anni di vita del Movimento Famiglie Nuove e mettere in luce il valore antropologico e universale delle famiglie nella prospettiva della “famiglia umana”. Il primo appuntamento, sul tema “La famiglia fonte di speranza e gioia”, si è tenuto al Cairo, in Egitto, con oltre 300 partecipanti: un programma di festa e di testimonianze, dove è venuto in evidenza il protagonismo dei più giovani e il rapporto tra le generazioni in famiglia. Quello di Panama, “Essere sempre famiglia”, ha avuto luogo il 12 febbraio: in una società caratterizzata dai ritmi frenetici, oltre 400 persone si sono date appuntamento nel parco cittadino per una giornata di dialogo, giochi e passeggiate. Un evento di respiro mondiale avrà luogo alla cittadella internazionale di Loppiano (Italia), dal 10 al 12 marzo 2017, con la partecipazione di famiglie provenienti dai cinque continenti. Momento centrale sarà il pomeriggio di sabato 11 marzo, diffuso in diretta streaming (dalle 15 alle 18). Leggi il comunicato stampa la news: 2017:Chiara Lubich e la famiglia Link alla diretta streaming: http://live.focolare.org/FamilyHighlights (altro…)
Mar 7, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
In questi giorni (7-12 marzo), al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo è riunito a convegno un folto gruppo di vescovi cattolici amici dei Focolari. Significative le provenienze più varie, fra cui ben 26 dall’Africa e dall’area mediorientale. Con loro c’è anche mons. Samir Nassar, arcivescovo maronita di Damasco, a cui chiediamo notizie sul suo martoriato Paese. Mons. Nassar, dopo sei anni di guerra, qual è oggi il volto della Siria? Un immenso cantiere di rovine. Scenari apocalittici: edifici carbonizzati, case bruciate, quartieri fantasma, villaggi rasi al suolo. Più di 12 milioni di siriani (50% della popolazione) non hanno più un tetto. Molti siriani, e sono milioni, hanno lasciato la loro patria, formando la più grande massa di rifugiati dopo la seconda guerra mondiale. Ed ora si trovano relegati nei campi profughi in attesa che qualcuno si ricordi di loro. Altri sono annegati nella fuga, o fanno la fila davanti alle ambasciate come nomadi in cerca di una terra che li accolga. La vita dei siriani, ovunque siano, è diventata un vero tormento. La famiglia – caposaldo della Chiesa e della nazione – è gravemente scossa. È raro trovare un nucleo famigliare al completo e quei pochi che sono rimasti sono privi di supporto, inabissati nella miseria, nella depressione e nell’angoscia. I fidanzati non possono sposarsi perché separati dalla mobilitazione militare; la mancanza di case fa il resto, sbriciolando così anche il futuro. Quale, secondo lei, la fascia più vulnerabile? I più a rischio sono i bambini. Essi stanno pagando cara questa violenza senza pietà. Secondo l’Unesco più di 3 milioni di bambini siriani non vanno a scuola, anche perché la priorità è la sopravvivenza fisica. Le poche scuole che funzionano sono sovraffollate e il livello di istruzione risente dell’esodo di tanti insegnanti. I centri di supporto psicologico sono sopraffatti dal grande numero e dall’entità delle ferite e dei blocchi psicologici di cui soffre gran parte dei nostri piccoli. Una delle preoccupazione della Chiesa è anche l’esodo dei cristiani… Le parrocchie registrano una drastica diminuzione dei fedeli e delle attività pastorali. La Chiesa di Damasco ha visto partire un terzo dei sacerdoti (27), una dura realtà che indebolisce ancor più il ruolo, già in declino, della minoranza cristiana. I sacerdoti che resistono in loco non si sentono sicuri e cercano di negoziare una possibile partenza. Nel frattempo si pongono come operatori socio-umanitari presso le famiglie colpite. Com’è la vita dei siriani oggi? I siriani non inseguono più la libertà. Ogni giorno devono combattere per cercare pane, acqua, gas, gasolio, che sono sempre più rari. I frequenti e prolungati tagli di energia elettrica li vedono sprofondati nella malinconia riducendo la loro vita sociale. La ricerca di fratelli, genitori e amici dispersi viene fatta con grande discrezione e inquietudine. Trovare una piccola dimora, un qualche rifugio dove abitare, è diventato il sogno impossibile di ogni famiglia, soprattutto delle giovani coppie. Il popolo siriano vive questo strazio con grande amarezza, resa evidente dai loro sguardi silenziosi e dalle loro lacrime. La Quaresima 2017 ci offre un momento di profonda riflessione per rivedere il nostro impegno come Chiesa che vuole essere accanto ai nostri fedeli nella prova per camminare con loro verso il Cristo Risorto il quale ha detto: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi…” (Mt 11,28). Che cosa l’ha spinta a portarsi a questo incontro insieme ad altri vescovi? Dal 2008 nei Focolari trovo un tipo di ascolto e di dialogo che mi aiuta ad accettare la mia solitudine episcopale e l’isolamento fisico in un paese in guerra. In questi incontri di Castel Gandolfo sperimento un’accoglienza fraterna, discreta e rispettosa, un clima e un tono spirituale che nutre l’anima e conferma lo spirito. Un’oasi di amicizia, di missione e di rinnovamento. (altro…)
Mar 6, 2017 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
La situazione sembrava assurda: stavo prendendo dei prodotti di cui avevo bisogno dagli scaffali del supermercato, quando ho sentito sulla gamba il colpo di un carrello che mi aveva “investito”. Il dolore era lancinante e stavo per gridare, ma sono riuscito a contenermi e a limitarmi a guardare che cosa era successo. Una signora, con un bambino in braccio, mi guardava arrabbiata, senza neanche una parola o un gesto che si potesse interpretare come un “mi perdoni”. A quel punto le ho fatto notare che mi trovavo proprio sul tragitto che lei aveva deciso di percorrere. Certamente c’era molto spazio e avrebbe potuto perfettamente passare senza investirmi, ma tra il telefonino con il quale stava parlando, il bambino che gridava, il carrello da spingere e la borsa che le stava cadendo, era in certo modo comprensibile che fosse successo quell’incidente. Lì per lì non ho reagito ai suoi commenti poco gentili e le ho semplicemente ceduto il passo, solo che le cose non sempre vanno come si potrebbe presupporre: imbocco un altro corridoio e nuovamente ci incrociamo: “Di nuovo lei?” mi dice con un tono che aveva poco di gentile. “Eh sì, di nuovo io! Sto facendo la spesa proprio come lei, magari ci vedremo ancora…. Non le converrebbe concludere la sua conversazione telefonica e fare una cosa alla volta?” A quel punto ha perso proprio le staffe e alla grande! Si è sentita in diritto di proferire commenti e insulti rivolti agli stranieri come me, ecc., ecc. Non si salvava nessuno. Tanto per peggiorare la situazione, il piccolo ha iniziato a gridare, il cellulare è caduto a terra, la borsa definitivamente è precipitata spargendo in giro tutto il suo contenuto. Era troppo per quella donna, che si è trovata seduta a terra a piangere. Senza esitazione, ho iniziato a raccogliere le sue cose e a calmare il bambino, cercando di distrarlo con un portachiavi che avevo in tasca. Alla fine il piccolo ha cominciato a ridere e la signora si è tranquillizzata. Naturalmente clienti, commessi e persone di tutti i tipi si sono avvicinati per vedere a che si doveva quel caos, ma trovando la scena un po’ più serena, si sono allontanati e ci hanno lasciati soli. Chissà che cosa avranno pensato! Il fatto è che ho aiutato la signora ad alzarsi e le ho chiesto se doveva comprare ancora molte cose. Mi ha risposto mostrandomi una lista che aveva in mano. Le ho chiesto di rimanere lì, mentre io prendevo le cose che le mancavano. Certo, alcuni prodotti ho dovuto cambiarli due o tre volte, fino a trovare la marca giusta, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Una volta che tutti i prodotti della lista erano finiti nel carrello, la signora mi ha guardato con i suoi grandi occhi e ha accennato ad un timido ma sincero: “Grazie, e mi scusi per come mi sono comportata prima. Non so dove sbattere la testa: mio marito ha perso il lavoro, e non sappiamo come fare per arrivare a fine mese. Mi sembra che tutto crolli. Allora divento nervosa e aggressiva”. Io certamente non avevo la soluzione immediata, ma mi è venuto spontaneo dirle: “Guardi, non ho una risposta, ma quello che posso fare è pregare per lei e per suo marito, chiedendo che trovi lavoro”. Lei mi ha guardato un po’ sorpresa e ha risposto: “Io non riesco a credere in Dio, in tutti i modi… grazie!”. Nei giorni seguenti, la mia preghiera per questa famiglia si è fatta frequente e intensa. Una mattina, incontro di nuovo quella signora al supermercato. Mi vede da lontano e si avvicina: “Pensi, contro tutte le previsioni, mio marito ha potuto fare un colloquio in una ditta per un lavoro e sì, l’hanno assunto! Non è il lavoro ideale, ma è un posto fisso e prende uno stipendio accettabile. Sarà frutto del suo impegno a pregare per noi? Quando mio marito me l’ha detto, ho pensato subito a lei, alle sue preghiere. Mille grazie! Sarà vero che Dio esiste?”. “Io ci credo fermamente e spero che un giorno anche lei possa incontrarlo!”, le ho risposto. Ci siamo salutati e ognuno di noi ha proseguito per la sua strada, ma nel cuore mi è sorta spontanea la gratitudine a Dio e una preghiera: che anche lei lo possa incontrare. Da “La vida se hace camino”, Urs Kerber, Ciudad Nueva 2016, Buenos Aires, pagg. 16 e 17 (altro…)
Mar 4, 2017 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
[…] Ha detto Gesù: “Dove due o tre sono uniti nel mio nome – che vuol dire nel mio amore – io sono in mezzo a loro”. È una splendida possibilità offerta anche alla famiglia, quella di diventare luogo della presenza di Dio. Per una famiglia che vive così, nulla v’è di estraneo di quanto le succede attorno. Semplicemente essendo quella che è, ha la capacità di testimoniare, annunziare, risanare il tessuto sociale circostante, perché la vita parla e opera da sola. È mia esperienza che essa sa aprire casa e cuore ai drammi che attraversano la società, alle sue solitudini, alle sue emarginazioni. Sa persino incarnare e organizzare la solidarietà in cerchie sempre più vaste, fino a promuovere azioni efficaci per influire presso le istituzioni, bloccare leggi e disposizioni errate, orientare i politici. Per la presenza e l’attività dei suoi membri nelle varie scansioni del sociale, essa sa pure entrare in dialogo con le istituzioni, avvicinare le risorse ai bisogni concreti, creare la coscienza e le premesse per adeguate politiche familiari e per correnti di opinione fondate sui valori. Credo che per il mondo non ci sia cosa più bella di una famiglia così. Perché, chiediamoci, cosa cerca l’umanità? La felicità. E dove la cerca? Nell’amore, nella bellezza, e pur di ottenerla è disposta a qualunque cosa. Lì, in quelle famiglie, c’è la pienezza dell’amore umano e la bellezza dell’amore soprannaturale. Ho visto famiglie così, e sono davvero meravigliose. Esse esercitano un grande fascino su tutti. All’apparenza, sembrano famiglie come le altre, ma nascondono un segreto, un segreto d’amore: il dolore amato le unisce a Cristo che abita nelle loro case, attirato dall’amore reciproco che le lega, e con esse – con queste famiglie – sta trasformando il mondo.Ho voluto condividere con voi questi pensieri, che ho raccolto dal profondo del mio cuore e dall’esperienza di tante, tante famiglie. Vorrei sollecitare in tutti noi un impegno concreto ad agire in ogni modo possibile per il vero bene della famiglia. Troppo importante è infatti la salute della prima cellula della società per i destini dell’intera umanità. “Salvare la famiglia – scrive il grande scrittore Igino Giordani – è salvare la civiltà. Lo Stato è fatto di famiglie; se queste decadono, anche quello vacilla”. E dice ancora: “Gli sposi divengono collaboratori di Dio nel dare all’umanità vita e amore. […] Amore che dalla famiglia si dilata alla professione, alla città, alla nazione, all’umanità. È una distribuzione per cerchi come un’onda che si dilata all’infinito. Da venti secoli arde un’inquietudine rivoluzionaria, accesa dal Vangelo, e chiede amore”. Chiara Lubich Guarda il video integrale (altro…)
Mar 3, 2017 | Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sette anni sono passati dalla primavera araba e e dall’indimenticabile piazza Tahrir, simbolo di tutte le piazze d’Egitto, Tunisia, Libia, Yemen, affollate di donne, uomini e moltissimi giovani che invocavano con forza la caduta dei regimi autocratici, il rispetto dei diritti umani, trasparenza, libertà di informazione, giustizia sociale. Sette lunghi anni che in Egitto, punto di riferimento storico e culturale del mondo arabo, sono stati segnati da una crisi politica senza uguali. Una forte instabilità interna, causata da sporadici atti di terrorismo, hanno avuto come effetto il crollo del turismo e degli investimenti stranieri. E, nonostante gli sforzi del governo per investire nelle infrastrutture (come l’inaugurazione del nuovo canale di Suez) e per risanare i rapporti internazionali, la crisi economica si fa sentire sui 90 milioni di abitanti del Paese, che vivono per lo più nelle grandi aree urbane lungo le rive del Nilo (il 5 per cento del territorio). 10 milioni (12 di giorno) nella sola capitale, Il Cairo, la seconda città africana più popolosa.
Immerse in questa metropoli, le famiglie che vivono la spiritualità dei focolari, Focolari provengono da ogni livello sociale e appartengono a diverse chiese cristiane. Sperimentano le difficoltà di tutti: la disoccupazione crescente, la crisi del ruolo dei genitori in una società sempre più lontana dai valori religiosi e civili e che abbaglia le nuove generazioni con le sirene del consumismo. Famiglie che, però, cercano di andare “contro corrente”, aiutandosi reciprocamente e tirandosi su le maniche al servizio di scuole, chiese, istituzioni. Il 27 gennaio scorso, con il titolo “Fonte di speranza e di gioia”, si è svolto un convegno sulla famiglia, cui hanno partecipato circa 300 persone. Una festa con canzoni, momenti di scambio, danze, riflessioni sui temi del dialogo tra marito e moglie, del rapporto tra genitori e figli, e poi sul dolore, la malattia, le divisioni e le difficoltà delle famiglie. Molte le testimonianze tangibili di amore che sana le sofferenze, come quella di Wagih e di sua moglie, colpita da un ictus e in carrozzella; o di una coppia che attraverso il dialogo ha rimesso insieme i cocci di una famiglia quasi spezzata; o di un’altra che ha compreso che i bambini hanno bisogno sì di essere amati, ma soprattutto di avere dei genitori che si amano fra loro.
«Le famiglie del focolare – scrivono dal Cairo –danno un grande contributo anche attraverso l’Istituto San Giuseppe per la Famiglia e Pro Vita, nato nel marzo del 1994, incarnando il Vangelo nella vita famigliare e nel seno della società. L’Istituto s’adopera per la preparazione al matrimonio di giovani coppie e come consultorio familiare, con filiali in diverse diocesi. Esse danno forza e coraggio, in mezzo alle tante difficoltà, anche nel mondo musulmano. In questi anni il numero dei casi di annullamento del matrimonio si è ridotto al minimo, malgrado il gran numero di coppie con problemi che vi si recano. L’Istituto dà il suo contributo nei vari avvenimenti sul tema della famiglia, rappresentando la Santa Sede nei congressi internazionali del mondo musulmano». Dal 2007, agisce la Fondazione Koz Kazah, nella comunità di Shubra, uno dei quartieri più popolosi del Cairo. Lo scorso 25 febbraio si è inaugurata una nuova sede a Fagala. Lo scopo è quello di portare avanti, in collaborazione con AMU, progetti sociali, programmi di formazione per bambini a rischio, azioni per risvegliare il senso di appartenenza alla propria città (pulizia delle strade, murales, conferenze, spettacoli). In una società, non solo quella egiziana, che sembra aver smarrito le ragioni della speranza e della gioia, queste azioni costruttive sembrano emanare il profumo di un’altra primavera. AMU: Progetto CHANCE FOR TOMORROW (altro…)
Mar 2, 2017 | Cultura
Un’autobiografia che si legge d’un fiato e avvince per le avventure, per i contesti più svariati a contatto con persone di ogni estrazione, di ogni età, a ricerca di ideali coinvolgenti. Luigina Nicolodi nasce a Trento il 18 giugno 1925. Fa la segretaria e dattilografa dai 14 anni, suo padre è fabbro meccanico, la mamma casalinga e sono in sette figli. Travolta dal conflitto mondiale (1939-1945) Luigina vive due guerre: prima in Etiopia in cui la famiglia era emigrata, e poi a Trento dove i Nicolodi rimpatriano avendo perso ogni bene. Sotto le bombe crollano tutti i suoi sogni, le viene meno la voglia di vivere. Dal 1943 a Trento, attorno a Chiara Lubich delle giovani donne intendono non solo meditare ma mettere in pratica così com’è il Vangelo, facendosi portartrici del suo fuoco: sono le prime focolarine, come le chiamava la gente, seguite dai focolarini.
Per Luigina l’incontro con Chiara Lubich nel 1947 è una rinascita, il motivo di credere ancora nel positivo. Diventa la sedicesima di loro, nel primo focolare in Piazza dei Cappuccini, a Trento. Gira per l’Italia nei nuclei iniziali del Movimento. Nel 1958 da Trieste varca il confine di ferro della Jugoslavia d’allora, dove s’imbatte nella Chiesa del silenzio. A Roma collabora accanto a Chiara Lubich e per cinquant’anni è segretaria di don Pasquale Foresi, primo copresidente del Movimento dei Focolari. Dona le sue energie ai cittadini dei Castelli Romani, nella salute e nel tunnel di una malattia grave da cui ritorna alla vita. Luigina Nicolodi ora vive a Roma. Editrice Città Nuova
Mar 2, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale
https://vimeo.com/204023836 (altro…)
Mar 1, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Klaus Hemmerle ha avuto un ruolo essenziale per far nascere, insieme a Chiara Lubich, la comunione tra i vescovi che aderiscono alla spiritualità dell’unità. I brani che seguono sono stati presi dal volume: “Klaus Hemmerle, La luce dentro le cose”, Città Nuova, Roma, 1998. «Anche dopo la radicale conversione della nostra vita avvenuta una volta per sempre nel Battesimo, noi tutti abbiamo incessantemente bisogno di convertirci. Anche nel caso in cui il battezzato non si separi da Dio, le pretese che la vita accampa su di lui e le tentazioni della vita quotidiana rischiano di incatenarlo talmente nel proprio io, che quella parola unica che il battezzato è divenuto grazie a Cristo, si vela, si altera, si spezza. La ferita inferta alla vita di Dio in noi necessita continuamente di essere risanata». (pag. 82) «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Gesù è realista, conosce le nostre debolezze. Non ci giudica, ma neppure dice: comunque tu viva è uguale. Ci chiama al pentimento, alla con-versione, a ricominciare incessantemente. Ci perdona, ci insegna a perdonare gli altri. L’amicizia con lui si arena, se la nostra vita non è un’incessante conversione». (pag. 73) «Per ognuno di noi, oggi, è pronta una croce da portare con sé. Ma deve essere portata oggi stesso! Diversamente, è la croce a portare noi, e allora ci sentiamo infinitamente oppressi, tormentati, annientati, e neppure ci rendiamo conto che è stata la croce a portarci via. Ma se noi stessi abbiamo il coraggio di caricarci della croce, allora essa è la cosa più preziosa del mondo». (pag. 89) «Quando i discepoli vedono in Gesù il Dio grande e potente, non riescono a trovarlo. Devono chinarsi sino a terra, guardare nella polvere: Gesù è là, che lava i piedi ai suoi. Il dono di sé, l’abbassamento, il servizio, la matura presa di coscienza della banalità dei bisogni umani, il farsi piccoli, la rinuncia, la durezza del darsi totalmente, il non apparire, il nascondimento: tutto ciò, che nulla a che fare col fulgore di Dio, è il fulcro più profondo e centrale del nostro culto a Dio, è eucaristia». (pag. 101) «Io, che ogni volta continuo a fallire, non posso che vivere del perdono di Dio. Ma questo perdono dà prova di sé nel perdono fraterno, ha in esso il suo sostrato, si ripercuote sulla comunità in cui ci vincoliamo reciprocamente a quella misericordia che ci rende sempre di nuovo liberi, per essere insieme figli del Padre con il Signore, l’unico Signore, in mezzo a loro». (pag. 74) (altro…)
Feb 28, 2017 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Federico: Un italiano e un’uruguayana: quante probabilità hanno di incontrarsi? Eppure a noi è accaduto, sette anni fa, frequentando un centro latinoamericano a Roma, io per dare una mano nell’animazione, lei per parlare un po’ la sua lingua. I nostri sguardi si sono incrociati e abbiamo cominciato a fare casa insieme. Le ristrettezze economiche ci spingono, però, a lasciare la grande città per andare a vivere nel paesino dei miei genitori, anche perché sta per avverarsi uno dei nostri desideri più grandi: l’arrivo di un figlio. La felicità non manca, ma lo stress della nascita e del rapido cambiamento di vita non ci danno neppure il tempo di respirare. Laura: Come non bastasse, la mia mamma, che si occupava del papà invalido e del fratello minore, si ammala gravemente. Non posso non andare subito in Uruguay, almeno per un paio di mesi, anche perché, forse, non ci sarà più tempo per far conoscere il piccolo a mia madre. Ma intanto con Federico stiamo già vivendo su due pianeti diversi: io rinchiusa in casa col bambino, lui sempre fuori per sfuggire alle tante tensioni tra noi. Quando i nostri sguardi s’incrociano c’è solo rancore, stanchezza, incomprensione. «Al mio ritorno – gli dico partendo – o ci lasciamo o staremo insieme per sempre». Federico: La distanza fisica diventa anche del cuore. I mesi scorrono, lei non torna, ed io mi trovo in un’altra strada. Per onestà sento di doverle dire che non voglio più tornare con lei e che forse potrebbe rimanere lì dov’è. Laura: Il dolore è grande, anche se me l’aspettavo. Raccolgo tutte le mie forze, metto da parte la sofferenza e decido di tornare in Italia, pur consapevole di avere ormai poche probabilità. Infatti, anche quando ritorno a casa, lui non vuole saperne di vivere con me. Federico: Un giorno confido a mio fratello ciò che mi sta succedendo e lui mi parla di una coppia con molta esperienza che forse potrebbe aiutarci. La proposta non mi convince un granché, ma alla fine, per il bene del bambino, accetto: forse questi due ci aiuteranno a lasciarci senza scatenare una guerra – mi dico –. È un pomeriggio di fine maggio. Nel giardino dove ci incontriamo le ciliegie sono mature, tutto parla di speranza e di pace, ma nei nostri cuori ribolliscono sensazioni contrastanti. La mano forte di quell’uomo che stringe la mia e il viso delicato di sua moglie mi provocano un brivido lungo la schiena. Vedo che anche Laura ne è colpita. Il colloquio dura mezz’ora. La sera stessa do’ un taglio netto con tutto e torno a casa. Rientrando le lacrime mi rigano il viso, ma l’anima sta cominciando a volare: forse posso farcela!
Laura: Quando vedo Federico tornare non riesco a crederci. Il nuovo appuntamento con quella coppia è nella cittadella di Loppiano (Firenze), dove incontreremo altre coppie loro amiche e altre in crisi come noi. Ma il cambiamento in noi è già iniziato. Al corso organizzato dalle Famiglie Nuove dei Focolari, la prima cosa di cui ci parlano – quasi come un gioco – è l’arte giapponese del kintsugi, secondo la quale un vaso rotto di ceramica non va gettato, ma incollato con dell’oro. Così facendo lo si rende ancora più prezioso. L’aria nuova che qui si respira ci rigenera senza che ce ne accorgiamo. Comprendiamo che l’oro che può ricomporre la nostra coppia è il perdono che ci chiediamo l’un l’altro e che troviamo la forza di donarci reciprocamente. Federico: La spiritualità dell’unità su cui è basato il corso, i consigli degli esperti, l’aiuto delle altre coppie: un mix che rafforza la nostra volontà di rinascere come coppia e dà un impulso fondamentale al nostro cambiamento. Da allora ogni giorno ci dichiariamo di essere pronti a ricominciare, senza dare nulla per scontato e sforzandoci di vivere nei panni dell’altro. Laura: Dopo due anni siamo arrivati a prendere una decisione importante: sposarci in Chiesa, per far si che l’Amore per eccellenza vigili sulla nostre vite e continui a scorrere senza fine. Ora siamo in attesa del nostro secondogenito che nascerà a luglio. Davvero Dio-Amore ha saputo scrivere dritto sulle nostre righe storte. (altro…)
Feb 27, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità

Acquarello © A.M Baumgarten
Sono Noemi, paraguaiana, 26 anni. Mi è stato chiesto chi è Gesù Abbandonato per me. Sin da piccola ho sperimentato il dolore: la perdita della mamma ai 7 anni, poi della nonna con cui sono cresciuta ai 17, e del babbo un anno dopo. Recentemente, mi è venuto incontro con la scoperta di una malattia cronica. Cristo Crocifisso, come Chiara Lubich ce l’ha fatto conoscere, non è mai stato per me solo dolore, incomprensione, fallimento, solitudine, ecc. Ma anche momenti preziosi e carichi di una forte esperienza di Dio, così come di tante grazie personali e insieme agli altri. Nel mio percorso di studio a Sophia, durante una lezione, il professore ci chiede: “Sapete perché Gesù Abbandonato è il Dio del nostro tempo?”. Un compagno alza la mano e dice: “Perché è un dolore e va abbracciato”. Il professore, allora, ci racconta il passo del Vangelo in cui Gesù muore in croce e il centurione esclama: “Quest’ uomo era veramente il Figlio di Dio!”. Per gli ebrei del suo tempo Gesù era un maledetto da Dio. La cultura e le credenze religiose non avevano permesso loro di riconoscere in quell’uomo la divinità. Invece il centurione, un pagano, è riuscito a vedere Dio dove agli occhi umani dei suoi contemporanei non è stato possibile scoprirlo. «Qui non c’è dolore – continua il professore –, qui c’è la Luce che fa vedere e la Sapienza, che ci fa capire chi è veramente Dio: Colui che si rivela nascondendosi, che si svuota pienamente di se stesso per far emergere l’altro, per far essere l’altro, perché è Amore. Ecco Gesù Abbandonato». Questa nuova comprensione della Sua identità è stata folgorante per me e mi ha permesso di trovare il senso e la passione per lo studio. Per cercare di offrire insieme agli altri, attraverso le diverse discipline – tutte espressioni di quell’unica Sapienza –, le risposte ai problemi del nostro mondo martoriato, perché Gesù Abbandonato è concreto, non è un concetto teorico e nemmeno soltanto spirituale. Ho capito che l’organo del pensiero è il cuore, quel cuore trafitto in croce che ci permette di vedere Dio ed essere visti da Lui. ConoscerLo meglio mi ha aiutato, inoltre, a capire non solo chi è Dio ma chi sono io: sono nulla. Davanti al Creatore non posso che essere nulla, solo Dio è. Gesù nel suo abbandono è diventato la chiave di lettura della mia vita, della mia storia, ma anche della storia del mio popolo con le sue miserie e ricchezze. Insieme al desiderio di vivere ed impegnarmi per la mia gente sfruttando i doni che Lui mi ha dato. Questa visione di Gesù crocifisso e abbandonato è un dono che Dio, attraverso Chiara Lubich, ha fatto non solo al Movimento dei Focolari, ma alla Chiesa e all’intera umanità. Specie lì dove Dio è più assente. Perché Lui ci ha dimostrato che il più lontano da Dio è il più intimo a Dio, come è successo al centurione. Perché Gesù Abbandonato non è solo una “chiave” per risolvere i nostri problemi personali. Questo è solo il primo passo, il presupposto per donarLo, cercarLo e amarLo nei dolori dell’umanità. (altro…)
Feb 27, 2017 | Parola di Vita
In tante parti del pianeta, ci sono guerre sanguinose e che sembrano interminabili, e che coinvolgono le famiglie, le tribù e i popoli. Gloria, vent’anni, racconta: “Abbiamo avuto notizia che un villaggio era stato bruciato e molti erano rimasti senza più nulla. Con i miei amici ho iniziato una raccolta di cose utili: materassi, vestiti, alimenti; partiamo e dopo otto ore di viaggio incontriamo le persone nella desolazione. Ascoltiamo i loro racconti, asciughiamo lacrime, abbracciamo, confortiamo… Una famiglia ci confida: “La nostra bambina era nella casa che ci hanno bruciato e ci è sembrato di morire con lei. Ora nel vostro amore troviamo la forza di perdonare gli uomini che ne sono stati la causa!”. Anche l’apostolo Paolo ha fatto un’esperienza: proprio lui, il persecutore dei cristiani1, ha incontrato sul suo cammino, in modo totalmente inaspettato, l’amore gratuito di Dio, che poi lo ha inviato come ambasciatore di riconciliazione in suo nome2. E’ diventato così testimone appassionato e credibile del mistero di Gesù morto e risorto, che ha riconciliato a sé il mondo perché tutti potessero conoscere e sperimentare la vita di comunione con Lui e con i fratelli.3 E, attraverso Paolo, il messaggio evangelico ha raggiunto e affascinato persino i pagani, considerati i più lontani dalla salvezza: lasciatevi riconciliare con Dio! Anche noi, nonostante gli errori che ci scoraggiano o le false certezze che ci illudono di non averne bisogno, possiamo lasciare che la misericordia di Dio – un amore esagerato! – guarisca il nostro cuore e ci renda finalmente liberi di condividere questo tesoro con gli altri. Daremo così il nostro contributo al progetto di pace che Dio ha su tutta l’umanità e sull’intera creazione e che supera le contraddizioni della storia, come suggerisce Chiara Lubich in un suo scritto: “(…) Sulla croce, nella morte del suo Figlio, Dio ci ha dato la prova suprema del suo amore. Per mezzo della croce di Cristo, Egli ci ha riconciliati con sé. Questa verità fondamentale della nostra fede ha oggi tutta la sua attualità. E’ la rivelazione che tutta l’umanità attende: sì, Dio è vicino con il suo amore a tutti e ama appassionatamente ciascuno. Il nostro mondo ha bisogno di questo annuncio, ma lo possiamo fare se prima lo annunciamo e lo riannunciamo a noi stessi, sì da sentirci circondati da questo amore, anche quando tutto farebbe pensare il contrario (…) Tutto il nostro comportamento dovrebbe rendere credibile questa verità che annunciamo. Gesù ha detto chiaramente che prima di portare l’offerta all’altare dovremmo riconciliarci con un nostro fratello o sorella se essi avessero qualcosa contro di noi (cf Mt 5,23-24) … amiamoci come lui ci ha amati, senza chiusure e pregiudizi, ma aperti a cogliere e apprezzare i valori positivi del nostro prossimo, pronti a dare la vita gli uni per gli altri. Questo è il comando per eccellenza di Gesù, il distintivo dei cristiani, valido ancora oggi come ai tempi dei primi seguaci di Cristo. Vivere questa parola significa divenire dei riconciliatori”.4 Vivendo così, arricchiremo le nostre giornate con gesti di amicizia e riconciliazione nella nostra famiglia e tra le famiglie, nella nostra Chiesa e tra le Chiese, in ogni comunità civile e religiosa a cui apparteniamo. Letizia Magri
- Cfr. At 22,4
- Cfr. 2 Cor 5,20.
- Cfr. Ef 2,13ss.
- versione integrale in Città Nuova 1996/24, 37.
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Feb 26, 2017 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Cosa ha significato per voi conoscere Chiara Lubich e quali riflessi ha avuto, su di voi e sulla vostra famiglia, il rapporto con lei e la sua spiritualità? Danilo:« Nell’ambiente nel quale siamo cresciuti Anna Maria ed io, le abitudini secondo la tradizione erano molto forti. La famiglia c’era, ma spesso era unita per una convenzione sociale. Conoscendo Chiara abbiamo capito che essere cristiani era innanzitutto una scelta. Per questo abbiamo sofferto parecchio per liberarci da tutto un modo di pensare di allora, dall’attaccamento al proprio ruolo, alla propria cerchia, al titolo professionale. Ero incamminato ad essere un grande ingegnere ma, per vivere il Vangelo con radicalità, abbiamo cominciato ad ospitare i poveri, a far la comunione dei beni; tutte cose che erano uno scandalo, perché rompevano con le consuetudini di una città borghese. Così i miei genitori non hanno capito la nostra scelta e si sono opposti. Ricordo un giorno che sono andato a parlare in un paese di montagna, perché ero anche presidente diocesano degli uomini cattolici. Avevo un dolore grande, l’anima spaccata. Subito dopo, sono andato in chiesa e mi sono trovato di fronte una statua di Gesù abbandonato. Mi è stato subito chiaro che per essere cristiano bisogna passare anche attraverso questi momenti dolorosi».

La Famiglia Zanzucchi
Igino Giordani (Foco) nel ‘56 vi scriveva che “anche i coniugati sono in grado di attuare la loro chiamata alla perfezione della carità”. Potreste commentare questa letterina? Anna Maria: «Chiara aveva capito profondamente che anche gli sposati sono chiamati alla santità. Per vivere così, ci siamo dovuti staccare da un’idea di famiglia che c’era allora e fare ciascuno di noi una scelta personale, anche i figli. Lei ha seguito con amore i singoli componenti della famiglia, ha messo in luce la chiamata personale di ciascuno perché fossimo una famiglia che vivesse in famiglia la frase del Vangelo “Dove due o più sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt, 18,20). Foco ha dato un grosso contributo a mettere in luce la parte divina della famiglia, valorizzando anche la parte umana, perché ha amato sua moglie in modo straordinario fino all’ultimo momento. Amava anche i nostri figli, ce li curava, ci faceva capire la grazia che avevamo. Gli sembrava di dover ritornare al tempo dei primi cristiani, dove si diceva che anche gli sposati sono dei consacrati con in meno il celibato, ma tutti di Dio». Eravate presenti quando Chiara ha fondato il movimento Famiglie Nuove, il 19 luglio 1967. Cosa avete colto in quel momento? Anna Maria:« Era la prima scuola dei focolarini sposati. Chiara ad un certo punto ha compreso che poteva nascere qualcosa di nuovo. Sin da quando l’ho conosciuta, a Tonadico nel ‘53, avevo avuto l’impressione che guardasse all’umanità. Adesso ci spalancava davanti un orizzonte vasto, affidandoci il mondo della famiglia, le situazioni familiari dolorose e difficili, gli orfani che amava particolarmente, ma i fidanzati… Fin dai primi tempi Chiara ha avuto a cuore i giovani che si preparavano al matrimonio, valorizzava quello che vivevano, faceva crescere l’amore per il fidanzato/a. Voleva che capissero che l’amore è un dono di Dio e che anche le difficoltà che possono provare hanno uno scopo. Li ha innamorati dell’amore, quello vero, e anche con noi sposati ha fatto così». Avete visto nascere Famiglie Nuove e avete incontrato famiglie di tutto il mondo, che hanno trovato nella spiritualità dell’unità una risposta alle sfide della famiglia nel loro contesto. Cosa è stato per voi? Anna Maria:« Ci sentivamo dentro questa realtà dell’amore che lei aveva per tutte le famiglie. Chiara valorizzava la cultura e le caratteristiche dei diversi Paesi e tradizioni locali, ma poi andava alla radice dell’Uomo, all’essere umano creato da Dio. L’esperienza che abbiamo fatto andando in giro per il mondo è stata straordinaria, perché ci si sentiva fratelli, come avessimo vissuto insieme tutta la vita. Si andava dai ricchi e dai poveri. Nelle Filippine e in Brasile, ad esempio, siamo stati nelle favelas dove le strade sterrate sono larghe un metro e mezzo e le casette sono delle stanze combinate in qualche modo. Anche lì è arrivato l’ideale dell’unità». Quale è il dono più grande che Chiara ha portato nella vostra famiglia ? Anna Maria:«Chiara ci ha fatto sentire l’amore e ci ha insegnato cos’è, con tutte le sue caratteristiche: che ama per primo, che si fa uno con l’altro. Ci ha fatto vedere la bellezza dell’unità, vissuta con lei e tra noi. Ci ha messo anche nelle condizioni per avere questa gioia, pienezza, forza nell’ affrontare le difficoltà, i fallimenti, che ci sono nella vita di famiglia. Ci ha dato una luce così forte, da vedere che chi ha generato questa unità nel mondo è Gesù abbandonato, che ha accolto il dolore per amore e ce l’ha donata come una realtà viva. Questa è stata la base per capire anche come educare e crescere i nostri figli». Giovanna Pieroni (altro…)