Ott 15, 2014 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Illustrando il senso della spiritualità dell’unità ad un incontro di vescovi amici del Movimento dei Focolari, il 10 febbraio 1984, Chiara Lubich fa queste osservazioni: “È una via che si fa insieme, nella quale si cerca la santità altrui come la propria, perché ciò che più conta è la gloria di Dio. E ciò che dà un decisivo impulso anche alla santificazione personale è proprio la presenza di Cristo fra i cristiani, presenza sempre più piena, più grande, che prende sempre più in profondità la persona”. E qui, di nuovo, l’osservazione circa la novità di questa santità e di questo cammino: “Un castello interiore, perciò, come santa Teresa chiamava la realtà dell’anima abitata da Sua Maestà, da scoprire e illuminare, sta bene. È il culmine di santità in una via individuale. Ora è venuto forse il momento di scoprire, illuminare, edificare per Dio anche il suo castello esteriore, per così dire, con Lui in mezzo agli uomini. Esso – se ben osserviamo – non è che la Chiesa, là dove viviamo, che, anche per questa spiritualità, può diventare sempre più se stessa, più bella, più splendida, come mistica sposa di Cristo, anticipazione della Gerusalemme celeste, di cui è scritto: “Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra loro, ed essi saranno il suo popolo ed egli sarà il Dio con loro” (Ap 21,3). […] Nei primi giorni di dicembre del 2003 Chiara, visitando la Spagna, ha voluto arrivare fino ad Avila, la città natale di santa Teresa, e ha fatto una sosta nel monastero dell’Incarnazione dove Teresa ha vissuto per più di 27 anni […] Chiara ha voluto lasciare nel Libro d’Oro questa testimonianza di “spirituale amicizia” con la Santa di Avila: “Grazie, santa Teresa, per tutto quanto hai fatto per noi durante la nostra storia. Grazie! Ma il più bel grazie te lo diremo in Paradiso. Continua a vegliare su tutti noi, sul “nostro castello esteriore” che lo Sposo ha suscitato sulla terra a completamento del tuo “castello interiore”, per fare la Chiesa bella come la desideravi. Arrivederci, santa Teresa. Abbracciandoti. Chiara”. Ho sempre considerato il castello interiore di Teresa d’Avila come una proposta di vita evangelica per tutti i cristiani che vogliono vivere la propria vocazione universale alla santità, all’unione con Dio, all’esperienza trinitaria ed ecclesiale. Ma ritengo una grazia ancor più grande, e un’avventura ancora più bella, quella di poter partecipare con il carisma dell’unità alla scoperta di questo disegno di Dio, la possibilità di poter vivere insieme l’avventura della santità comunitaria ed ecclesiale, nella costruzione di uno splendido, luminoso castello esteriore, incarnato nell’Opera di Maria, per la Chiesa e l’umanità». Leggi anche: “Due donne e due castelli” Da “Il castello esteriore”, il nuovo nella spiritualità di Chiara Lubich, Jesús Castellano Cervera (1941-2006), pagg 63-67/68. (altro…)
Ott 14, 2014 | Cultura
“A Onça eu engoli inteira” é uma fábula muito divertida que conta as peripécias de um grupo de animais (uma onça, um macaco, uma capivara, um jacaré, um tuiuiú e um tamanduá) que se reuniu para tentar desvendar o mistério que envolve a árvore Pau-Brasil, uma das mais antigas da floresta. Todas as vezes que algum animal se aproximava do Pau-Brasil, era aterrorizado por uma voz sinistra que os ameaçava dizendo: ―A onça eu engoli inteira, a capivara eu parti ao meio, o jacaré eu fiz em pedaços e o macaco está no meu papo… Todas as evidências apontavam para a existência de um monstro invisível que resolvera se apoderar da floresta. Para enfrentá-lo, o grupo precisaria reunir suas melhores habilidades, muita astúcia e coragem. Depois de muitas trapalhadas, sustos e traquinagens, os animais irão se surpreender quando estiverem cara a cara com tal monstro invisível. Por que ler Um livro recheado de virtudes, valores e sentimentos que podem ajudar as crianças a assarem ela fase de socialização na vida escolar e até mesmo em casa, na convivência entre irmãos e parentes. Ao se identificarem com as características, habilidades e anseios dos animais da fábula, as crianças percebem rapidamente que por trás de uma ação existem consequências boas e ruins, reações inesperadas, sentimentos contraditórios e ações surpreendentes relacionadas ao respeito, amizade, compaixão, união e ao senso de equipe. Com um projeto gráfico primoroso, ilustrações em xilogravura e muito humor, A Onça Eu Engoli Inteira é uma excelente oportunidade de iniciar com as crianças uma boa reflexão sobre o comportamento social nos dias de hoje. Editora Cidade Nova
Ott 14, 2014 | Cultura
Organizado pelo jornalista polonês Wlodzimierz Redzioch e lançado originalmente na Itália em março de 2014, o livro reúne 21 breves entrevistas de amigos colaboradores estreitos de João Paulo II. Dentre os depoimentos, destaca-se a entrevista exclusiva concedida pelo papa emérito Bento XVI. Nas “confidências” dos entrevistados emergem os traços marcantes de um grande líder, bem como episódios do seu cotidiano, colocando juntos um homem culto e inteligente, afetuoso e humilde, místico, bem-humorado e atentíssimo aos problemas do ser humano, dos povos e do planeta. Por que ler João Paulo II foi uma das personalidades mais marcantes do século XX e início do século XXI. Em 27 anos como papa da Igreja Católica, destacou-se não apenas como líder religioso, mas também como líder civil. Segundo analistas, o “papa polonês” foi determinante na queda do comunismo em seu país e em toda a Europa Oriental, mudança política acontecida de maneira pacífica. Tendo visitado praticamente todos os países do mundo, em seu desejo de ir ao encontro das pessoas, foi um perspicaz intérprete do homem da crise da modernidade, insuflando-lhe esperança e confiança. João Paulo II foi reconhecido “Homem do Ano” pela revista Time (1994) e como santo pela Igreja Católica (2014).Na abundância de publicações sobre João Paulo II, o presente livro diferencia-se por falar do papa a partir daqueles que privaram de sua convivência íntima até por décadas, transmitindo suas memórias com grande afeto e calor. Maiores informações: Editora Cidade Nova (11) 4158-8890 / 4158-8893 comunicacao@cidadenova.org.br
Ott 14, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
L’esperienza delle Workshop School è nata nel 2012 con l’edizione dal titolo “Start up the future”, è proseguita l’anno successivo con “Progettare il lavoro, costruire il futuro” e quest’anno si è trasformata in “Realìzzati/realizzàti nel lavoro”. Il titolo che, giocando sullo spostamento dell’accento, racchiude in sé due dei focus principali su cui è stata posta l’attenzione. Da un lato uno sprone per noi giovani a cercare un lavoro che non ci garantistica soltanto un’adeguata remunerazione o il successo economico, ma che ci permetta anche di esprimere e sviluppare i nostri talenti, il nostro daimon e di vivere il lavoro come una vocazione, in comunione con coloro che lavorano con noi. E dall’altro canto un orizzonte a cui puntare e un obiettivo a cui mirare. Attraverso l’aiuto di numerosi esperti e professionisti, abbiamo avuto modo di conoscere la realtà dell’Economia di Comunione (EdC) e di riflettere sull’indissolubilità che lega il lavoro alla nostra persona. Queste giornate sono state per noi un percorso non solo di formazione, ma soprattutto di dialogo e crescita riflettendo sulle nostre aspirazioni e sull’importanza di riconoscere i nostri talenti per poter realizzarci nel lavoro non tanto come singoli, ma come membri appartenenti a una comunità. Conoscere il mondo dell’EdC ci ha infatti mostrato quanto il nostro piccolo contributo possa divenire molto più significativo e piacevole se condiviso con le risorse dell’altro.
Il Prof. Luigino Bruni ci ha ricordato che “lavorare non è mai solo occupare un generico posto nel mondo, ma un esercizio fondamentale per capire il nostro posto nel mondo” e, soprattutto, che esercitare una professione significa inserirsi in una rete sociale. Ecco qui uno degli altri punti salienti, ossia il bisogno di guardare a un’economia “con l’anima” che rimette al centro la relazione. I momenti di formazione sono stati intervallati da workshop con due diverse finalità: la conoscenza ed il racconto dell’esperienza diretta di alcuni imprenditori dell’EdC e professionisti di differenti settori lavorativi; la conoscenza di sé alla ricerca di quei talenti personali che, se sviluppati e messi in comune ai talenti di altri, possono darci la possibilità di vivere un’esperienza lavorativa che oltre a realizzarci, ci permetta di partecipare con il nostro esercizio alla costruzione del bene comune. Grazie alle giornate passate insieme abbiamo avuto la possibilità di vivere un’esperienza di comunione. In un momento storico caratterizzato dalla crisi dei nostri modelli economici, dalla sfiducia nei confronti delle istituzioni e dall’individualismo, attività come questa possono far rinascere la speranza. Una speranza scaturita però da esempi concreti, dall’esperienza di coloro che si sono messi in gioco abbracciando un modello economico innovativo, includente e basato sulla centralità della persona e del dono anche nell’economia. Una speranza che nasce dalla stessa esperienza di queste giornate in cui noi tutti ponendoci domande e condividendo riflessioni, abbiamo gettato insieme uno sguardo verso il futuro.
Flickr gallery Rassegna stampa: Taurinews, 04/10/2014 – Realizzati nel lavoro: Workshop School Edc al Polo Lionello Bonfanti http://youtu.be/JGrWYPOONtY (altro…)
Ott 13, 2014 | Cultura

Il volume offre un originale e stimolante contributo al dibattito attuale sulla
secolarizzazione. Il termine è oggi presentissimo nel dibattito culturale italiano, utilizzato in un’accezione negativa come progressiva “scristianizzazione” della società e cultura occidentali. In realtà il termine presenta una grande varietà di significati. Si può intendere come contrapposizione tra religione e ragione, tra dogma e verità scientifiche. L’uomo non solo “fa a meno” di Dio, ma si propone di “cancellarlo”. Si può anche intenderlo come un fenomeno interno alla civiltà cristiana in cui si assiste ad una progressiva emancipazione dalla visione cristiana della società, della vita, della politica.
Un terzo approccio, positivo, rilegge il momento della Creazione come inizio del processo di secolarizzazione, intesa come autonomia rispetto al Creatore delle realtà create, secolari. L’incarnazione di Dio in Cristo conferma la positività dell’accezione cristiana del termine: fenomeno dunque dell’incarnarsi di principi di verità rivelata nella storia; principi di verità che si fanno saeculum al punto che se ne perde progressivamente la consapevolezza delle origini cristiane. Seguendo questa prospettiva, il volume offre un originale e stimolante contributo al dibattito attuale
Ott 13, 2014 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
«Chiara Lubich ci ha lasciato come eredità lo spirito di famiglia, essendo aperti all’umanità. Questa è la “magna charta” della nostra comunità locale a Dumaguete, nella regione centrale di Visayas, nelle Filippine. Non sono mancate le occasioni per sperimentarlo. Ci è stata comunicata la situazione di una madre e un bambino che avevano bisogno di una casa, per un tempo indeterminato. Abbiamo aperto la nostra, senza pensare alle conseguenze. Per essere il più possibile accoglienti abbiamo preparato tutto, studiato un po’ la cultura del loro Paese di origine. Dopo un mese dal loro arrivo ci siamo accorti che era una grande sfida, abbiamo dovuto cambiare tante abitudini. Entrambi portavano con sé il disagio dell’esperienza precedente. La madre, agitata e piena di odio, dubitava dell’amore di Dio. Il bambino era sempre più irrequieto, violento e capriccioso. Quando la situazione è diventata impossibile da sostenere abbiamo rivolto il nostro sguardo a Gesù crocefisso, che ci sembrava dicesse: “ Se non mi amate voi, chi mi amerà?”. Questo ci ha dato coraggio per andare avanti. Capivamo che dovevamo metterci in dialogo con loro per amare più concretamente. Cucinando ad esempio i piatti preferiti, o svolgendo le attività più adatte. Ci sembrava importante che il bambino frequentasse la scuola e la mamma trovasse un lavoretto. Così, ci siamo dati da fare: ciascuno ha offerto suggerimenti per il lavoro, e attraverso una comunione dei beni abbiamo fatto fronte ad alcune necessità, come la divisa per il bambino. Alcuni hanno fatto i turni per stare con lui quando la mamma era al lavoro. Questo ha portato tanta gioia fra tutti. Invitati ai compleanni e alle feste dei membri della comunità, mamma e figlio hanno trovato una cerchia di amici e poco dopo hanno detto di sentirsi a “casa”. Con il tempo, attraverso l’amore di tutti, hanno cominciato a riconoscere l’amore di Dio; la madre ha avuto l’opportunità di cominciare una nuova vita, affittando un appartamento – che abbiamo arredato insieme – e trovando una sua autonomia. Un altro episodio ci ha visti accanto a una coppia, quando al marito è stato diagnosticato un tumore in stadio avanzato. Solo la moglie aveva un reddito stabile, ma subito si sono impoveriti, quando hanno iniziato la cura. La comunità ha cercato di amarli concretamente: non è stato solo contribuire con denaro, ma anche con il proprio tempo e la conoscenza su come prendersi cura di un ammalato come lui. Quando era già costretto a letto, le sorelle delle Suore di San Francesco della Congregazione dei poveri si sono offerte di portargli la Comunione ogni giorno. Abbiamo vissuto tutta la vicenda con la coppia fino all’ultimo. Durante la cerimonia funebre, la comunità si è fatta carico delle funzione, dei preparativi della Chiesa e del funerale. Si sentiva forte il senso della famiglia. Un’amica di nostra figlia è venuta da noi mentre alcuni, giovani e adulti insieme, stavano preparando un’attività. È stato qualcosa di nuovo per lei, vedere come una persona adulta dà molto rispetto e credibilità alle idee dei giovani, cosa non comune nell’ambiente dove è cresciuta. Ci ha raccontato che prima di incontrare le gen (giovani del Movimento), la sua vita “era un disastro”. Non prendeva sul serio la scuola e faceva uso di droghe. A un certo punto mia figlia, che è la sua migliore amica, si è trasferita per studio in un’altra città, ma le gen hanno continuato a starle vicino. Noi l’abbiamo accolta in casa, e pian piano ha cominciato a cambiare, fino a migliorare il rendimento scolastico e cessare l’uso di droga». (altro…)
Ott 12, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
L’Auditorium di Loppiano era affollato, lo scorso 3 ottobre, in un clima di grande interesse. In programma, una serata di dialogo su “Agostino d’Ippona: una eredità, una risorsa”, inserita nella cornice della quinta edizione di LoppianoLab, promossa dall’Istituto Universitario Sophia (IUS) e da Città Nuova Editrice; moderata da Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, il maggior quotidiano cattolico italiano. Sul palco, due “tra i massimi esponenti del pensiero creativo italiano”, secondo Michele Zanzucchi direttore di Città Nuova: il filosofo e psicanalista Umberto Galimberti e il preside dello IUS, teologo e filosofo Piero Coda. Si è trattato di una “lezione straordinaria” offerta in una prospettiva dialogica e arricchita dalle stimolanti domande degli studenti, che hanno posto questioni rispetto all’attualità del pensiero di questo “gigante” della Chiesa e dalla filosofia. Nonostante le differenti fisionomie dei due ospiti principali e la spiccata diversità di alcune loro valutazioni in relazioni all’opera del vescovo di Ippona, non si è assistito ad un duello retorico né ad un confronto astratto e lontano dalla vita, quanto piuttosto all’esito appassionante che l’arte del dialogo è in grado di produrre, quando conoscenza e condivisione si intrecciano in un esercizio trasparente, aperto all’intelligenza della verità. Il filosofo Galimberti ha attribuito al vescovo di Ippona la responsabilità di avere introdotto nella cultura occidentale un’impostazione individualista sottolineando il dualismo anima/corpo, e di averlo fatto partendo da una religione, come quella cristiana, che attribuisce un valore centrale nella propria riflessione proprio alla corporeità («E il Verbo si fece carne», scrive Giovanni nel prologo al suo Vangelo). Piero Coda, d’altro canto, ha evidenziato come Agostino sia “lo scopritore dell’interiorità” in ambito cristiano. Un’interiorità intesa come luogo in cui avviene l’incontro dell’uomo con Dio, ove l’uomo raggiunge la propria realizzazione piena come essere corporeo e spirituale nel contempo. Il “torna in te stesso… trascendi anche te stesso”, da cui inizia la grande riflessione agostiniana, significa dunque ritornare in sè senza che ciò significhi chiudersi in una cieca introspezione, ma per cogliere il senso che è anche fuori da noi stessi. L’interiorità di Agostino è abitata da Cristo e quindi dal rapporto con l’altro: è qui che il dibattito affronta il concetto di “relazione”, giacché Dio rivela Gesù Cristo, il quale a sua volta parla di Dio come padre e fa appello al legame universale della fraternità. Terzo concetto emerso nitidamente è stato quello di “città” dal momento che è stato proprio Agostino a scrivere il “De Civitate Dei”, un’opera che tratta dell’immagine di una città che abbraccia persone di ogni appartenenza, aperta alla ricerca del bene comune che ha radice in quel Sommo Bene che è Dio, attraverso la vita del Vangelo. Tre sguardi, dunque, che offrono nuove ragioni di senso in grado di orientare anche la società di oggi verso una integrazione sempre più piena. Uomo insoddisfatto delle certezze consolanti, instancabile ricercatore della verità, Agostino dunque si è rivelato anche in questa occasione un personaggio capace di superare i secoli e di parlare a giovani e adulti di tutte le latitudini. Un punto di riferimento al quale guardare per cercare le radici della “persona”, di un popolo, per capire meglio il presente e ideare proposte anche per il futuro. Fonte: IUS online (altro…)
Ott 11, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo
«Lavoro in una scuola a rischio. Un’esperienza che ho fatto alla fine dell’anno è stata per me una conferma di come ognuno di noi possa essere costruttore di unità nel proprio ambiente. Si è verificato infatti un brutto episodio che vedeva coinvolto un professore contro la preside e altri colleghi. C’è stato un momento molto difficile durante un consiglio di classe in cui io verbalizzavo. Sono arrivati i carabinieri, l’autoambulanza, ecc; il clima era incandescente. Sono, poi, partite lettere d’ingiunzione, minacce di querele, denunce… È stato un momento molto negativo, vedevo i colleghi schierarsi con l’uno o con l’altro, mettere a volte ancora più zizzania e poi farsi ognuno i fatti propri. Stavo male, il verbale che dovevo fare era impegnativo, ho cercato di scrivere solo i fatti. Cercavo di ascoltare tutti senza pregiudizi. Sentivo che dovevo fare qualcosa per ricostruire i rapporti. Le varie parti si fidavano di me per come avevo lavorato durante l’anno, per il mio rapporto con gli alunni, le famiglie, i colleghi. Ero in questo stato, aspettando un’occasione, quando mi chiama la preside chiedendomi di fare qualcosa per riappacificare gli animi. A questo punto mi sono messa davanti a Gesù Eucarestia chiedendogli di farmi essere un suo canale, perché sapevo di non essere capace di risolvere quella situazione con le mie sole forze. Allora, con tanto batticuore, ho chiamato il collega coinvolto e ora a rischio di licenziamento. Un idealista con un grande senso della giustizia e, a mio parere, molto onesto; non credente ma in ricerca, con cui durante l’anno avevo istaurato un rapporto profondo basato su principi comuni. Lui, appena ha visto il mio interesse verso la sua situazione si è subito sciolto. Abbiamo parlato della sua vita, delle sue motivazioni e si è detto pronto a tornare sui suoi passi, a chiedere scusa per alcuni atteggiamenti avuti, non certo per i principi che difendeva”. Sono andata poi dalla Preside; anche lì ascolto e condivisione. Alla fine si sono incontrati e chiariti, dissipando i tanti malintesi che altri avevano generato. Dopo altri incontri la situazione si è sistemata. Per tutti è stato un sollievo, un poter ricominciare e guardare avanti. Il mio collega mi ha detto: “Ti ringrazio soprattutto perché mi sono liberato dal rancore ed ho perdonato, in modo laico, cioè sono riuscito ad andare oltre”. Io, invece, sapevo che dovevo ringraziare Dio per il suo amore e la sua misericordia». (G. B. – Italia) (altro…)
Ott 10, 2014 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«In Olanda non ci sono le guerre, non c’è la povertà come in altri paesi del mondo, non abbiamo i disastri naturali né la persecuzione dei cristiani o di altri popoli. Viviamo in un paese libero in cui possiamo fare e dire quello che vogliamo. E forse questa libertà era in quel momento il mio nemico più grande». Comincia così il racconto di Laura, una giovane olandese che ha partecipato attivamente alla realizzazione della 35ª Giornata nazionale per i giovani cattolici dell’Olanda. Un festival con musica dal vivo, stand, condivisione di esperienze: quest’anno, per la prima volta, i giorni sono stati 2, e sono stati ospitati dalla cittadella dei Focolari a Marienkroon (Nieuwkuijk), in un paesaggio suggestivo tra i boschi. Erano 700 i giovani arrivati lì nel weekend del 28 e 29 giugno. «È stato un festival proprio bello, pieno di gioia e sole, molto informale – continua Laura – Le band suonavano, qualcuno mangiava zucchero filato o partecipava ad un workshop, c’era sempre qualcosa da fare o sperimentare». Durante la preparazione, la tv nazionale Talpa, contatta gli organizzatori. Si tratta di partecipare a un reality in cui un attore e un cantante visitano diversi gruppi in Olanda che condividono una passione o uno stile di vita. Trascorrono un po’ di tempo con loro, interviste e una cena per dire grazie. Quando hanno sentito parlare di questo festival per i giovani cattolici, hanno chiesto di passare il fine settimana con loro. «In questo periodo di grande critica nei confronti della Chiesa cattolica in Olanda, ci sembrava che questa poteva essere un’opportunità grande per mostrare a tutta la nazione una chiesa giovane, vivace e piena di forza e coraggio. Allo stesso tempo avevamo un po’ di timore, non sapendo come le interviste sarebbero state modificate per la trasmissione finale». Vengono scelti tre giovani da intervistare durante il festival, tra questi anche Laura: «Durante le conversazioni precedenti all’intervista finale, ho capito che volevano creare un’immagine di un giovane cattolico secondo un preciso stereotipo: noioso e con una visione limitata sul mondo. Domande sui rapporti pre-matrimoniali, su vivere e predicare il Vangelo, sui pregiudizi che esistono nella Chiesa oggi e le scelte che stavo facendo nella vita in quel momento. Ci ho dovuto pensare qualche giorno prima di accettare l’invito. Tanti pensieri mi giravano in testa: ‘Non si sa chi guarderà questo programma. Forse i miei amici dell’università, i vicini di casa, professori, persone che non mi accettano a causa della mia fede’. Ero sicura che con questa intervista avrei trasmesso una certa immagine di me a tutto il Paese, l’immagine di una ragazza che dedica la sua vita alla Chiesa e alla costruzione di un mondo unito. E questo non mi lasciava tranquilla. Ho dovuto fare un passo grandissimo per superare questa paura di rivelare la mia anima, i miei ideali, davanti ad un pubblico di un milione e mezzo di persone. Alla fine ho detto di sì. L’intervista è andata molto bene. Ci saranno le persone che vedranno l’intervista e faranno commenti negativi o non vorranno più rimanere in contatto con me. Però l’Amore intenso e infinito che sento dentro di me per essere rimasta fedele a Dio e al suo piano su di me come giovane cattolica mi dà una grandissima gioia. Non avrei potuto dare una testimonianza più grande della mia fede e della mia passione per un mondo unito». (altro…)
Ott 9, 2014 | Cultura
Contenido: El pontificado de Pablo VI (1963-1978), sucesor de Juan XXII, es inseparable del Concilio Vaticano II, tanto en su desarrollo como en su inmediata aplicación, El papa Montini tomó el nombre y el espíritu de san Pablo, apóstol de las gentes, viajero y predicador infatigable del Evangelio, escritor inspirado y prolífico, místico enamorado de Cristo. Según el cardenal Poupard, tres palabras resumen bien su programa: conciencia, renovación y diálogo de la Iglesia con el mundo. Antes de hablar hay que escucharla voz y el corazón del hombre; comprenderlo y respetarlo; y allí donde lo merezca, ir por su mismo camino (Ecclesiam suam, 33). En un tiempo convulsionado, Pablo VI renovó la liturgia y la curia, predicó el anuncio universal del Evangelio, trabajó por la unidad de los cristianos, el diálogo con los no creyentes, la paz y la solidaridad. Datos del autor: El cardenal Paul Paupard, presidente emérito del Pontifício Consejo de la Cultura, trabajó em la Secretaría de Estado hasta 1971 y conoció muy de cerca de Pablo VI. Grupo Editorial Ciudad Nueva – Buenos Aires
Ott 9, 2014 | Cultura
Preparado por: Juan Gil Aguilar y Ana Hidalgo Sinopsis: Beatificación de Pablo VI Este libro nos ofrece una selección de escritos del papa Pablo VI (1963 a 1978) entresacados de sus discursos, homilías y alocuciones y que demuestran, en palabras de su sucesor Francisco, «tres aspectos fundamentales que nos testimonió y enseñó: el amor a Cristo, el amor a la Iglesia y el amor al hombre: actitudes fundamentales, pero también apasionadas, de Pablo VI. […] Su testimonio alimenta en nosotros la llama del amor a Cristo, del amor a la Iglesia, del impulso a anunciar el Evangelio al hombre de hoy con misericordia, con paciencia, con valentía y con alegría». Editorial Ciudad Nueva – Madrid
Ott 9, 2014 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Un falò con le maschere di un carnevale fuori stagione. È il gesto simbolico con cui si conclude la festa dei giovani alla Mariapoli Lia lo scorso 28 settembre. Una giornata attesa da tempo e preparata con cura dai giovani che vivono un’esperienza di fraternità nella cittadella argentina dei Focolari. “Vediamo molti problemi nel nostro mondo, e qualcuno aspetta che siano gli altri a cercare soluzioni. Qui siamo 90 giovani di 20 Paesi che hanno deciso di non aspettare più. Vogliamo essere i protagonisti di questo cambiamento, e abbiamo scoperto la ricetta: lavorare per costruire l’unità della famiglia umana”. Esordiscono così, dal palco della festa, i giovani organizzatori, rivolgendosi ai 1000 giovani che hanno raccolto il loro invito. Provengono dall’Argentina, Paraguay, Uruguay e Brasile. I 400 che vengono dalle città più lontane arrivano già dal giorno prima: approfondiscono lo stile di vita della cittadella con varie attività: visite guidate nei vari posti di lavoro, le piccole aziende dove ciascuno si impegna mettendo a frutto i propri talenti. E la sera, la prima proposta shock: una notte senza alcol, ma con musica, ballo, coreografie nel miglior stile giovane, e… la risposta è entusiasta!
La mattina presto arriva un saluto inatteso, col quale l’impegno di ciascuno risulta potenziato da un appoggio di dimensione mondiale. Al Centro Mariapoli di Castelgandolfo (Italia) l’Assemblea dei Focolari volge al termine e la presidente Maria Voce saluta le persone sparse in tutto il mondo durante una diretta internet: «Permettetemi che oggi faccia un saluto speciale. Mi riferisco ai giovani della Mariapoli Lia, in Argentina, che stanno per cominciare la Festa dei giovani. Siamo tutti con loro, perché possano esprimere la loro gioia e coinvolgere coloro che parteciperanno, nel tema che hanno scelto: “Vivamos esta locura”, viviamo questa pazzia».
Pazzia che fa da sfondo a tutta la manifestazione. Maschere e colori da tutte le provenienze e un sole splendente creano il clima ideale per l’inizio della festa. All’improvviso irrompe una murga (gruppi teatrali caratteristici dell’Uruguay) che invade la scena, e da lì escono i vari personaggi che danno vita a canzoni, danze o pezzi teatrali. Alcuni portano le proprie testimonianze sull’essere autentici nelle desisioni prese, su come vivere il momento presente e fare una scelta decisa di Gesù come Ideale della vita. E continuano: “Da pazzi quali siamo, viviamo qui, nella Mariapoli Lia, e cominciamo un cammino che ci porta alla fraternità, dedicando un anno della nostra vita per vivere, nel concreto, l’amore di cui parla il Vangelo, un amore pronto a dare la vita fino alla fine”. “È esattamente questa “pazzia dell’amore” che si può donare quando si cerca di accogliersi così come siamo, togliendo le maschere che ci fanno essere solo “uno in più” in una moltitudine senza forma”. Dopo questa proposta audace si va avanti con momenti di preghiera, giochi, workshop per concludere dando fuoco alle maschere che ciascuno aveva ricevuto all’arrivo. Un invito a portare nei posti dove ciascuno vive, studia, lavora, la “locura”: la pazzia sperimentata in questo giorno di festa. (altro…)
Ott 8, 2014 | Cultura, Famiglie
Contenido: Nos gusta pensar la historia de una pareja como un viaje. En un determinado momento llega al andén el tren del amor. Se parte de la mano. El deseo es llegar a destino “juntos”. Al momento de la partida, el cielo está despejado y hay sol. Con el tiempo, el escenario cambia: señales de lluvias, hielo, nieblas. Puede haber tempestades imprevistas. El sol reaparece a ratos. Después, aparecen nuevamente las nubes. A veces se tiene la impresión de que ese “sí, para siempre” ya no tiene sentido y que la única solución es bajarse del tren, quizá tomar otro con la esperanza de que el cielo se mantenga despejado. Pero uno de los límites de la condición humana es que las variaciones atmosféricas, relacionadas con los acontecimientos de la vida, nos son previsibles. Entonces, el desafío es saber si esas manos pueden seguir abrazándose para siempre. Este libro es el fruto de muchas relaciones. Mientras te dispones a leerlo, estás recorriendo el tramo de tu propio viaje. Quizás esté soleado, quizá con nieve o estés en medio de una tormenta… De todas formas, se trata de un momento único, irrepetible. También nosotros nos estamos encontrando contigo y ¿qué sucede en un encuentro? Salimos recíprocamente cambiados, ya no somos los mismos de antes. Deseamos que la lectura de estas páginas pueda abrir la puerta a un nuevo diálogo entre nosotros, contigo mismo, con la persona que está a tu lado, que pueda reflorecer la esperanza debilitada, que puedas descubrir o redescubrir la belleza y la singularidad del “viaje” que están haciendo juntos… Los autores: Rino Ventriglia es neurólogo, psicoterapeuta, analista transaccional docente y supervisor, desde siempre apasionado por el ser humano. En 2003 dio vida al Centro Logos, centro de formación que se inspira en los valores propuestos por la cultura de la unidad de Chiara Lubich y de la filosofía del okeness del Análisis Transaccional. Es director de la Escuela de Psicoterapia de la escuela analítico-transaccional psicodinámica de la ciudad de Caserta. Enseña Psicología de la Relación en la Facultad Teológica de Capua. Ha publicado numerosos artículos en revistas nacionales e internacionales de psicoterapia. Rita della Valle es ginecóloga, sexóloga, docente del Método Billings, y desde hace muchos años está comprometida en el campo social. Desde 2005 es vicepresidente del Consultorio Familiar de la Diócesis de Capua. En estos años ha conducido numerosos congresos sobre sexualidad. Su pasión: el Ideal de la unidad propuesto por Chiara Lubich. Juntos, desde hace muchos años, están comprometidos en el Movimiento Familias Nuevas de los focolares. Con algunas familias de ese movimiento siguen, en particular, a las parejas deseosas de fortalecer su relación a través de seminarios que se realizan en Loppiano (Florencia, Italia). Participan como expertos en temas de comunicación y de afectividad en congresos para novios, parejas y familias. Siguen, en su región, parejas de separados en una nueva unión. Grupo Editorial Ciudad Nueva – Buenos Aires
Ott 8, 2014 | Centro internazionale, Chiesa, Cultura, Famiglie, Focolari nel Mondo
La situazione della famiglia nel mondo: tra tanti problemi aperti, quali note di speranza? Il primo motivo di speranza è il Sinodo stesso. L’ha voluto papa Francesco, segno che la famiglia è una priorità anche per lui. Nella gente è cresciuta la fiducia nella Chiesa come istituzione, riconoscendovi un appiglio cui la famiglia può ancorarsi. Altro segno di speranza è l’enorme potenziale delle tante famiglie che vivono la fedeltà coniugale, l’apertura alla vita, che si fanno carico dei problemi di altre famiglie segnate dalla separazione. Sono famiglie per così dire “risorsa”, capaci di condividere i pesi e di accompagnare gli altri perché non si sentano esclusi dalla Chiesa o, peggio, dall’amore di Dio. Si sottolinea la necessità di rivolgersi alle difficoltà delle famiglie con uno sguardo di rinnovata misericordia. Sarà questo l’atteggiamento prevalente al Sinodo? Mi sembra illusorio attendersi soluzioni straordinarie e universali. Speriamo piuttosto che emerga quel potenziale della famiglia di cui parlavo prima, e non solo le criticità. Non si può ridurre comunque il problema alla questione sacramentale. I sacramenti sono segni efficaci della grazia. Possono essercene anche degli altri. Mi ha scritto recentemente una donna, profondamente cristiana, sposata civilmente con un divorziato, che, nel disagio per la sua condizione, non si è mai sentita fuori dalla Chiesa. Al momento della distribuzione dell’Eucaristia anche lei si mette in fila e la benedizione che riceve dal sacerdote rafforza in lei la presenza di Gesù. “Sto facendo un cammino”, dice. Un cammino di fede, al di là dei sacramenti, che può portarla alla santità. Uno dei punti su cui le Chiese locali insistono, è la difficoltà a comprendere il messaggio della Chiesa su matrimonio e famiglia. Contenuti da rivedere o linguaggio da riadattare? Sui contenuti dei documenti del magistero ci possono essere obiezioni da parte di chi vorrebbe conformare alla propria misura il disegno di Dio sull’uomo e la donna. Sul linguaggio invece ci sarebbe qualcosa da suggerire, specie per documenti che implicano questioni morali. C’è bisogno di maggior chiarezza, semplicità e sintesi. La famiglia media vive sollecitata da mille incombenze e stress e non ha tempo per leggere. I documenti del magistero dovrebbero presentarsi agili, capaci di comprendere le fatiche di chi, pur mettendocela tutta, si sente vulnerabile. Nel confronto con le giovani coppie la Chiesa si trova di fronte a un problema di ri-evangelizzazione che è, allo stesso tempo, un problema educativo. Quali spazi di manovra? Alla recente udienza concessa ai Focolari papa Francesco ha ricordato, fra l’altro, il dovere di “fare scuola” e di riversare su tutti i doni ricevuti. Questa suggestione a noi è molto cara. I Focolari, infatti, promuovono – e siamo impegnati a renderla sempre più adeguata – una formazione permanente dai bambini ai lavoratori, dai fidanzati agli anziani, dai giovani alle persone separate, e così via. Va detto però che nel campo della famiglia, e delle giovani famiglie, giocano molto i mezzi di comunicazione, in positivo ma di più in senso negativo. Si assiste a spettacoli che insinuano stili di vita trasgressivi e propongono modelli di uomo e di donna privi di riferimenti valoriali. Sono tuttavia convinta che lo spazio per far breccia c’è. Individualismo e crisi anche economica. Quali le iniziative dei Focolari per contrastare questa mentalità? È importante la rete di famiglie capaci di farsi prossime a quelle in difficoltà, con un accompagnamento discreto che supporti la riconciliazione. Per coppie poi che attraversano gravi difficoltà coniugali, abbiamo creato percorsi residenziali nelle cittadelle del Movimento. Mediante tecniche relazionali a cura di esperti, ma soprattutto a contatto con la spiritualità dell’unità, riescono a ritrovare se stesse con la speranza di un futuro insieme. Allacciamo rapporti e avviamo percorsi con chi si è separato, o è stato lasciato, per abbracciare la loro solitudine e rafforzare il loro impegno di fedeltà al sacramento. Si tengono iniziative per coppie in nuova unione, condividendo l’esperienza educativa dei figli e nel desiderio di far sperimentare che la chiesa, e prima ancora l’amore di Dio, li accoglie. Ultimamente abbiamo intensificato l’impegno nell’ottica della prevenzione, sia nel “lavorare” di più per le giovani famiglie, sia nel ridare ai giovani l’incanto del “per sempre”. Fonte: Avvenire online (altro…)
Ott 7, 2014 | Cultura
About this Book After raising 5 children Rowley sat down and helped by his wife JoAnn, does a wonderful job communicating some very simple yet extremely important ideas for raising a family. As a result, his thoughts, intuition, and experiences unfold in a way that feel like a conversation around the kitchen table. Available from New City Press (NY)
Ott 7, 2014 | Cultura
About this Book Written in a charming rhyming style and featuring brightly-colored illustrations, The Gospel for Children introduces preschool and middle-school-aged children to Jesus through the major events in his life. Available from New City Press (NY)
Ott 7, 2014 | Cultura, Spiritualità

Małgorzata Szwarc (a sinistra) con due colleghe
Intervistiamo Małgorzata, per gli amici, Gosia, a Loppiano, luogo dove si sviluppa “la cultura delle relazioni”, come ha ricordato papa Francesco nel suo recente video messaggio in occasione dei primi 50 anni della sua fondazione: “c’è un urgente bisogno, infatti, di giovani di uomini e donne che, oltre ad essere opportunamente preparati nelle varie discipline, siano al tempo stesso, impregnati della sapienza che sgorga dall’amore di Dio”. Quali sono i tuoi primi ricordi del tuo arrivo allo IUS, un anno fa? “Quando sono arrivata a Sophia sapevo solo dire ‘Mi chiamo Gosia e vengo dalla Polonia’. Imparare l’italiano non è stato uno scherzo…. La sera quando le altre andavano a dormire, restavo a studiare. Ricordo che spesso sentivo parole che in polacco hanno un altro significato e rimanevo confusa. Cosa metteresti in evidenza per uno studente appena arrivato? “L’aspetto dell’esperienza a Sophia di cui sono più contenta (e che non mi aspettavo!) è l’intensità della vita nelle residenze: è la lezione più arricchente e concreta sull’ascolto e sul dialogo che ho ricevuto. E il primo passo è saper dimenticare se stessi per accogliere l’altro, per riuscire a vivere quello che studiamo nei corsi. In aula siamo concentrati verso il contenuto delle lezioni, ma nelle residenze questa scelta è necessaria per riuscire a far convivere abitudini, culture e pensieri molto diversi”. Qualche esempio? Si fanno tante cose: si prepara da mangiare, si fanno le pulizie, c’è il tempo per fare tante belle conversazioni e ovviamente si studia. Poi ci sono anche i momenti di relax, come feste o vedere un film. La vita insieme comporta un confronto su tutto e ci sono anche situazioni difficili, incomprensioni. Ma è attraverso questi momenti che siamo cresciute insieme, dove abbiamo imparato ad accoglierci come siamo.” Cos’ha voluto dire per te trovarti a vivere all’estero? “Il fatto che Sophia sia in Italia, mi ha aiutato a cercare la mia identità. Il confronto con gli altri mi ha portato a chiedermi se le mie abitudini e le mie caratteristiche sono ciò che ho scelto di essere o solo la somma delle tradizioni e delle convinzioni che il posto dove sono cresciuta mi ha trasmesso: ad esempio la fede che, in un paese molto cattolico come la Polonia, è un aspetto importantissimo. Ancora non ho trovato tutte le risposte, forse ci vorrà tutta la vita, ma ho ancora un anno intero da vivere a Sophia!” Quali sono stati i corsi che ti hanno interessato di più, e perché? “Soprattutto i corsi dell’area teologica e dell’area etica e sociologica (come “Antropologia ed etica della persona” ed “Etica della vita professionale”). Lungo ciascuno di questi percorsi, ad un certo punto c’era qualcosa che mi toccava profondamente, che potevo provare a fare entrare anche nella mia vita quotidiana. All’inizio non capivo bene il significavo del titolo rilasciato dallo IUS: “Fondamenti e prospettive di una cultura dell’unità”, ma dopo un anno so che quelle parole non sono lì per caso. Sono stati importanti anche i corsi di Economia. Per la prima volta ho compreso che i beni non devono essere solo moltiplicati, acquistati o venduti, ma possono essere condivisi, secondo la logica di una economia di comunione.” Pensi che questo percorso offra una qualificazione adeguata alle domande della società? “È difficile rispondere perché le domande cambiano di continuo mentre si cercano le risposte. Ma Sophia ti apre la mente. E con una mente aperta spero di poter capire meglio ciò che caratterizza la mia società, ciò che è al cuore delle relazioni tra le persone, per poter incidere su di esse. Penso che un frutto sostanziale che porterò con me sarà la ricerca della condivisione.” Fonte: intervista a Małgorzata Szwarc, Polonia – “Il mio primo anno allo IUS” (altro…)
Ott 6, 2014 | Cultura

Come aiutare bambini e adolescenti a conquistare una crescita serena, una personalità solida e una relazionalità sana. L’infanzia e l’adolescenza: momenti della vita appassionanti per le continue scoperte e novità, ma anche “segnati” da grandi contraddizioni e disagi, psicologici e relazionali. Nel volume gli Autori si mettono in ascolto dei bambini e degli adolescenti cercando di capire le situazioni che provocano loro dolore, distinguendo il loro modo di “soffrire” e chiedere aiuto quando si trovano nell’ambiente familiare e il disagio che esprimono quando si trovano a contatto con il mondo esterno.
Città Nuova ed.
Ott 6, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Economia, gender, educazione, famiglia, immigrazione e intercultura, gioco d’azzardo, riforme e partecipazione politica; imprese che “prediligono” i poveri al profitto: sono tra i temi toccati nei 15 laboratori di LoppianoLab, dal 3 al 5 ottobre. Sulla questione del gender, si è dato spazio non solo alla riflessione sulla scottante problematica, ma soprattutto alla condivisione di storie, dolori, esperienze, nello sforzo di stimolare il dialogo tra le diverse sensibilità. Riguardo al gioco d’azzardo, si è parlato delle oltre 60 città raggiunte dal Movimento Slotmob, in sostegno agli esercenti di bar e luoghi pubblici che hanno rifiutato le slot machine, numerose le iniziative sociali e culturali per il risanamento di persone, luoghi e comunità da questa piaga. Sul fronte economico, la Virtual Expo e la Convention di Economia di Comunione hanno permesso di disegnare una vera e propria mappa nazionale delle aziende che aderiscono al progetto EdC. Inoltre, al Polo Lionello Bonfanti, è in partenza il progetto “La Toscana verso Expo 2015” in collaborazione con la Regione Toscana: una serie di eventi preparatori sui temi del bene comune, della biodiversità e forme d’impresa, dell’economia civile e della felicità pubblica.
Una Workshop School di EdC, un Seminario delle Scuole di Formazione Politica promosse dal Movimento Politico per l’Unità, e le proposte dell’Istituto Universitario Sophia, hanno sottolineato l’impegno dei numerosi giovani presenti a LoppianoLab a costruire reti trasversali sul territorio non solo con le istituzioni e la politica, ma anche con il mondo imprenditoriale e del lavoro. «Solo una società in cui tornare a fidarsi l’uno dell’altro può definirsi correttamente civile; solo allora potremo dirci l’un l’altro: ‘non importa da dove vieni, purché si possa andare avanti insieme’», ha affermato Luca Gentile, direttore editoriale di Città Nuova.
Una partecipazione inattesa nei 3 giorni di LoppianoLab: 3.000 sono, infatti, le presenze registrate. Tra queste, il premier Matteo Renzi, che ha fatto tappa nella cittadella dei Focolari nel corso della festa per il 50° per «portare la stima, l’amicizia, la vicinanza di tutte le istituzioni italiane». Il Presidente del Consiglio ha riportato l’attenzione su tre tematiche: l’unità, prima di tutto, che definisce «scelta politica con la “P” maiuscola», «una grande sfida politica che nasce da una straordinaria intuizione». Il Polo imprenditoriale e la scommessa dell’Economia di Comunione, che costituiscono «un nuovo modello per l’economia, un paradigma economico per il nostro tempo», in cui «c’è bisogno di riflettere su come la crisi ha cambiato il nostro sistema produttivo e occupazionale». Infine, ricordando la definizione di Loppiano dello scienziato Ugo Amaldi («Città della fiducia»), Renzi ha sottolineato quanto oggi ci sia bisogno di fiducia: «Fiducia venuta meno ormai non solo nelle relazioni interpersonali, ma soprattutto nel futuro». Mentre accoglienza, dialogo e cura dell’istruzione per generare il bene comune – non solo dell’Italia, ma dell’umanità – sono i punti emersi nel video messaggio di papa Francesco, vera sorpresa per gli abitanti della cittadella e tutti i partecipanti a LoppianoLab, con il suo augurio a «guardare avanti e puntare in alto con fiducia, coraggio e fantasia».
Foto su Flickr: www.flickr.com/photos/sif_loppiano/15436576965/ Rivedi la diretta http://vimeo.com/album/2594769/video/108039234 (altro…)
Ott 5, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=L7HYXR8mrNo
«Cari fratelli e sorelle abitanti tutti di Loppiano, buonasera. Con voi saluto anche tutte le persone che oggi popolano la cittadella voluta da Chiara Lubich, ispirata al Vangelo della fraternità – quella fraternità universale – e coloro che da ogni angolo del mondo sono collegati e partecipano alla festa per i primi 50 anni della sua fondazione. Loppiano è una realtà che vive al servizio della Chiesa e del mondo, per la quale ringraziare il Signore; una cittadella che è testimonianza viva e efficace di comunione tra persone di diverse nazioni, culture e vocazioni, avendo anzitutto cura nel quotidiano, di mantenere tra voi la mutua e continua carità. Sono contento che abbiate scelto per questa vostra ricorrenza il giorno in cui in tutta la Chiesa si festeggia San Francesco di Assisi, testimone e artefice di pace e fraternità. È una felice coincidenza anche per me, davvero. Gli abitanti di Loppiano, quelli che vivono stabilmente e quelli che vi trascorrono un periodo di esperienza e di formazione, vogliono diventare esperti nell’accoglienza reciproca e nel dialogo, operatori di pace, generatori di fraternità. Proseguite con rinnovato slancio su questa strada, vi auguro che sappiate restare fedeli e possiate incarnare sempre meglio il disegno profetico di questa cittadella fiorita dal carisma dell’unità proprio 50 anni fa. Vivere questo in sintonia profonda con il messaggio del Concilio Vaticano II che allora si stava celebrando, il disegno cioè di testimoniare, nell’amore reciproco verso tutti, la luce e la sapienza del Vangelo. Loppiano scuola di vita, dunque, in cui vi è un unico maestro: Gesù. Si, una città scuola di vita per far ri-sperare il mondo, per testimoniare che il Vangelo è davvero il lievito e il sale della civiltà nuova dell’amore. Ma per questo, attingendo alla linfa spirituale del Vangelo, occorre immaginare e sperimentare una nuova cultura in tutti i campi della vita sociale: dalla famiglia alla politica, all’economia. Cioè la cultura delle relazioni. Principio della sapienza è il sincero desiderio di istruzione, la cura dell’istruzione è amore. Non è un caso che a Loppiano abbia sede, da qualche anno, l’Istituto Universitario Sophia eretto dalla Santa Sede. C’è un urgente bisogno, infatti, di giovani, di uomini e donne che, oltre ad essere opportunamente preparati nelle varie discipline, siano al tempo stesso, impregnati della sapienza che sgorga dall’amore di Dio. Cari amici, di cuore auguro, a Loppiano e a tutti voi, di guardare avanti e guardare avanti sempre, guardare avanti e di puntare in alto con fiducia, coraggio e fantasia. Niente mediocrità. Vi affido a Maria Theotokos, Madre di Dio, che vi accoglie tutti nel santuario al cuore della cittadella. E a voi chiedo di pregare per me. Vi saluto e vi benedico. Arrivederci».
Servizio della Radio Vaticana: Loppiano compie 50 anni. Il Papa: è testimonianza viva di fraternità (altro…)
Ott 5, 2014 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
1. Dare – Lo spazio che si occupa crescendo si restringe quando si invecchia, e sto costantemente eliminando le cose che una volta pensavo siano indispensabili. Recentemente, ho dato via qualcosa di cui poi ho avuto bisogno. Ma ho pensato che la persona potrebbe farne buon uso, e Dio avrebbe preso cura di me. Pochi giorni dopo ho ricevuto da qualcun altro esattamente la cosa che avevo dato via. Così ho deciso che il dare è uno stile di vita che non invecchia mai, e il centuplo è sempre nuovo. 2 Nuove amicizie – Tutti si preoccupano per i bambini quando iniziano la scuola e devono incontrare i nuovi compagni, ma nessuno pensa ad una novantenne che entrando in una casa per gli anziani dovrebbe ripartire da zero. Ho dovuto imparare ad ascoltare persone che possono pensare in modo molto diverso e capire quanto ognuno vuole essere amato. 3. Preghiera – Quando si invecchia diventa più facile aver tempo per pregare. Cerco di essere aggiornata su tutto ciò che accade e tengo un elenco d’intenzioni per cui pregare. Si potrebbe pensare che a 93 anni avrei potuto smorzare i difetti nel mio carattere, ma mi ritrovo a fare gli stessi sbagli che ho cercato di correggere tutta la mia vita. Ho imparato come ricominciare e rimettermi a vivere bene il momento seguente. 4. Salute – Sono cosciente che il mio viaggio si avvicina al suo completamento, per cui è meraviglioso essere ancora in grado di andare a fare ginnastica, a mangiare bene, riuscire a mettere le gocce negli occhi e prendere tutti i farmaci come prescritto. Ho un rapporto stretto con chi è già nell’aldilà, in Paradiso. Affido delle cose diverse a ciascuno e chiedo a loro di aiutarmi e di darmi la forza quando le cose sono un po’ dure. Ci vuole un vero e proprio atto di fede per credere nel valore della tua vita quando molti intorno vedono la cosa in modo diverso. 5. Armonia – Non ho bisogno di molti vestiti o mobili, ma cerco di mantenere in ordine quello che ho. Con la mia vista così scarsa, non sono sicura se i colori corrispondono, e potrei essere tentata di pensare: “Che importa?” Ma poi penso che anche a 93 anni, dovrei cercare di essere un’espressione della bellezza di Dio nel modo in cui mi vesto e nell’armonia dell’arredamento del mio appartamento. 6. Learning – Ho sempre voluto imparare nuove cose, così cerco di studiare i documenti del Santo Padre e guardare i DVD sul catechismo o su altri argomenti. Non praticherò mai più il mio lavoro d’infermiera, ma fa parte della mia vocazione il rimanere aggiornata sugli sviluppi nella mia professione: forse qualcosa che leggo potrebbe essere utile per qualcun altro. Amo la saggezza e prego spesso lo Spirito Santo di aiutarmi a non dire parole inutili. 7. Collegamenti – In passato cercavo di tenermi in contatto con altre persone inviando lettere o usando il telefono. Invece, i tempi sono cambiati, e se a 50 anni ho preso la patente di guida, ora ho dovuto imparare ad usare l’email per poter avere notizie e rimanere in contatto con tutti. Sto imparando poco a poco, perché finora so muovere il mouse solo in una sola direzione! La mia conclusione? Sì, è un po’ difficile avere l’età di 93 anni, ma questo non significa che non si può avere una vita piena e appagante.
Agatha O’Donnell
Fonte Living City (altro…)
Ott 4, 2014 | Centro internazionale, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
È per le 19.00 ora italiana l’apertura ufficiale del 50° di Loppiano (FI), primo centro internazionale dei Focolari e luogo di sperimentazione permanente di uno stile di vita fondato sul dialogo e l’accoglienza interculturale. In video messaggio l’augurio di Papa Francesco ai cittadini di Loppiano e a quanti seguiranno l’evento. Ha confermato la sua partecipazione il presidente del Consiglio Matteo Renzi per l’amicizia che lo lega da anni alla cittadella, sin dai tempi del suo impegno politico in Toscana. L’evento, trasmesso in diretta streaming su loppiano.it e da TV2000 alle 22.30, segna l’inizio di un anno d’iniziative culturali, un percorso di conoscenza e diffusione dei valori che animano la vita di Loppiano e che hanno attirato fino ad oggi oltre un milione e duecentomila persone da tutto il mondo. Con i suoi attuali 800 abitanti di oltre 60 Paesi, Loppiano assume la fisionomia di un laboratorio interculturale permanente, al servizio della pace e dell’armonia tra i popoli. I primi 50 anni del Centro internazionale verranno ripercorsi attraverso interviste con i protagonisti della prima ora, contributi artistici internazionali, testimoni di tradizioni culturali e religiose non cristiane che, tornando nei propri Paesi, hanno tradotto quanto vissuto a Loppiano in azioni politiche, lavoro, modelli educativi nei diversi ambiti sociali e culturali. Le sinergie con il territorio e le istituzioni sono raccontate attraverso il contributo delle diverse componenti culturali ed economiche della cittadella e delle comunità locali. Conduce la serata l’attrice Barbara Lo Gaglio insieme agli attori Paolo Bonacelli e Fabrizio Bucci. L’intero evento è una co-produzione Centro Internazionale Loppiano – TV 2000. L’appuntamento s’inserisce nella cornice di LoppianoLab, laboratorio nazionale di economia, cultura, cittadinanza, comunicazione e formazione con il metodo e l’orizzonte della cultura dell’unità. È promosso dal Polo industriale Lionello Bonfanti, l’Istituto Universitario Sophia, il Gruppo Editoriale Città Nuova e la cittadella di Loppiano. Alle precedenti edizioni hanno partecipato complessivamente oltre 10.000 visitatori da tutt’Italia; oltre 200 le attività economiche che vi hanno preso parte; 32 i patrocini di Comuni, Province e Regioni Italiane nella sola edizione 2013. Tra gli ospiti già presenti quest’anno ci saranno anche i registi Pupi Avati e Fernando Muraca, il filosofo Umberto Galimberti, l’On. Anna Ascani, il direttore del quotidiano Avvenire Marco Tarquinio, il teologo Piero Coda, gli economisti Luigino Bruni e Benedetto Gui, il giornalista RAI Gianni Bianco oltre a rappresentanze politiche e istituzionali del territorio. Dirette streaming e Twitter 4 ottobre 2014 ore 9.30 – Convention Economia di Comunione (Polo Lionello Bonfanti) ore 10.00 – Laboratorio “Governanti e governati” (Auditorium Loppiano) ore 15.30 – Convegno centrale di LoppianoLab 2014 “Una mappa per l’Italia. Tra relazioni, lavoro, cultura” (Auditorium Loppiano) 5 ottobre 2014 ore 9.30 – Laboratorio “Ero straniero e tu…?” (Auditorium Loppiano) Cooperativa Loppiano Prima. Semi di un percorso di comunione (Sede Fattoria Loppiano – dal sito della cooperativa Loppiano Prima)
Link all’evento su focolare.org e Sito ufficiale di Loppiano: www.loppiano.it Per seguire LoppianoLab sui Social: Blog Facebook Twitter @LoppianoLab Twitter: #50Loppiano L’evento verrà trasmesso in diretta streaming su loppiano.it e da TV2000 alle 22.30 (altro…)
Ott 3, 2014 | Cultura
Ott 3, 2014 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Con i suoi 98 milioni di abitanti, l’Etiopia è il secondo Paese più popolato del continente africano, dopo la Nigeria. Da quasi due decenni ha conquistato la pace dopo una terribile guerra con la vicina Eritrea, durata oltre 17 anni, e che ha messo in ginocchio i due popoli. Oggi è considerata il centro dell’Africa: vi ha sede l’Unione Africana e vi si giocano gli interessi di popoli interi. Ci sono tutte le ambasciate del continente e sono rappresentate 115 Nazioni extra-africane. A scrivere del viaggio è la giornalista Liliane Mugombozi, direttrice di New City Africa, invitata – insieme ad altri due focolarini – dal vescovo della diocesi di Meki, nel nord del Paese, dal 10 al 23 agosto scorsi. «Sono di ritorno dall’Etiopia dove, con Charles e Legesse, siamo stati invitati dal vescovo Abram. Ora per me, il Corno d’Africa non è più solo il terrorismo in Somalia o la dittatura in Eritrea; né l’Etiopia solo l’Aeroporto di Addis Abeba dove fare scalo nei miei voli per Roma.
Ora Addis è per me il sorriso di quel ragazzo che mi ha aiutato a portare la valigia, è nello sguardo accogliente della suora che mi ha accolta presso il centro in cui ho potuto riposare prima di riprendere il viaggio l’indomani. L’ho trovata palpitante e viva in quel sacerdote che con premura mi ha introdotto nella realtà di questo popolo, in quella donna lebbrosa, stigma della società, in quel giovane desideroso di conoscermi. E ancora, in quel dolore appena sfiorato per i muri che ancora dividono la Chiesa Cattolica e Ortodossa. L’incontro con 4 vescovi, tra qui l’arcivescovo di Addis Abeba, Bernhaneyesus Souraphiel, ha avuto su di noi un forte impatto. La loro speranza nel contributo che i Focolari possono portare è grande. In quei giorni abbiamo potuto condividere, dal di dentro, la vita della piccola comunità cattolica: davvero un’esperienza edificante! La testimonianza evangelica dell’esiguo gruppo dei cattolici, raggiunge non solo i cristiani della Chiesa Ortodossa antica e diverse chiese pentecostali in crescita dappertutto, ma anche le altre presenze religiose del Paese, specie quella musulmana.
Abbiamo trovato una Chiesa viva e impegnata, che ha saputo farsi carità incarnata nelle strutture della società ai livelli: nell’istruzione, nella sanità, nell’agricoltura… in una società che cambia e si evolve a ritmi vorticosi. Camminando per le strade, passando tra la gente, si coglie un Paese che “vibra” su tutti i fronti: politico, sociale, nelle comunicazioni, con enormi possibilità di sviluppo. L’auspicio espresso dai vescovi è quello di “cercare la chiave d’accesso per entrare in questo mondo con i valori del Vangelo. La politica non basta, occorre fare la nostra parte. Da tanto tempo sentiamo che la Chiesa ha bisogno di laici formati. E voi siete tra questi… il Movimento dei Focolari qui deve essere coinvolto nella formazione dei laici…”. Ho ricordato le parole che Giovani Paolo II rivolse a Chiara Lubich, alcuni anni fa, invitandola a contribuire a «dare un’anima all’Europa». Anche le parole dei vescovi in Etiopia mi risuonavano così, come se ci dicessero «anche qui occorre dare un’anima a questo Paese». (altro…)
Ott 2, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Riconciliazione Anni fa mia madre e i suoi fratelli vendettero una proprietà. Uno degli zii, insoddisfatto della parte ricevuta, s’era opposto alla vendita di un rudere rimasto, rompendo ogni rapporto con gli altri. Considerando assurdo questo litigio per quattro pietre, sono andata a trovarlo con la mamma, portando in dono un libro sulla famiglia con delle esperienze positive. Con lo zio litigioso si è trattato soprattutto di ascoltare le sue ragioni, capire i motivi del suo rancore. Solo poco prima di andare via, ho potuto dirgli qualcosa sul valore della pace in famiglia. Con mia sorpresa si è offerto di accompagnarmi in auto al pullman e, nel salutarmi, ha abbracciato anche sua sorella che prima non aveva neanche salutata. M. F. L. – Italia Non sarebbe nata I genitori e le amiche la spingevano ad abortire. Ma lei, ragazza madre, sicura di poter contare su di noi, ha tenuto duro e ha dato alla luce Maria, una bambina bella ma gracile. Per cinque mesi ce l’ha affidata per completare i suoi studi all’estero. A volte ci chiedevamo se avevamo fatto bene: con nessuno dei nostri figli ci siamo dovuti svegliare tante volte di notte, nessuno è stato così ammalato come Maria! Ma poi un pensiero: senza la nostra disponibilità Maria non sarebbe neanche nata e sua madre chissà dove sarebbe finita. Quando è ritornata, i suoi l’hanno accolta. Un anno dopo si è sposata ed ora ha tre figli. F. Z.- Repubblica Ceca Solidarietà Da circa dieci anni sto vivendo con il babbo l’evolversi della sua malattia: al posto del negoziante del corso pronto alla battuta con tutti e del nonno orgoglioso dei suoi nipoti, c’è ora una persona dipendente in tutto dagli altri. Dopo l’iniziale ribellione da parte mia, che vedevo tutto il negativo della situazione, mi sono accorta che questa malattia ha messo in moto tanta solidarietà. Ci sono infatti persone che vengono a far compagnia alla mamma, i parenti si sono fatti più attenti e disponibili… E poi c’è la badante filippina che ha un ottimo rapporto con noi tanto da essere considerata una di famiglia: abbandonata dal marito, venire ad assistere il babbo le ha permesso di mantenere i suoi tre figli. N. B.- Italia Un filo d’oro I nostri figli avevano appena terminato gli studi superiori quando mio marito si è ammalato gravemente, lui che era forte come una roccia. È cominciato il suo calvario di degenze e debilitanti interventi chirurgici. Avendo come nostro unico sostegno Dio, Michele ed io ci siamo preparati al distacco ormai vicino. In un momento di confidenza tra noi, mentre il male lo tormentava, mi incoraggiava: «Se una donna meravigliosa. Sono fortunati i nostri figli ad averti per madre». E restituendomi l’anello nuziale, ha aggiunto: «Ti voglio bene, ti voglio bene per sempre. Ti aiuterò di più quando non apparterrò più alla terra». Quando Michele è morto è come se ci avesse portati con sé; nello stesso tempo lo sentiamo accanto a noi vivo come non mai. Un filo d’oro unisce il cielo la terra. L. S.- Italia (altro…)
Ott 1, 2014 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità

I giovani di Yangon
L’amore per la libertà è uno dei messaggi più forti che ci arriva dal popolo birmano, anche attraverso la figura della leader pacifista Aung San Suu Kyi, Nobel per la pace 1991, che ha fatto conoscere a tutto il mondo le vicende di un popolo da poco uscito dall’isolamento. Più silenziosa ma ugualmente tenace è l’azione dei Giovani per un mondo unito che a Yangon, ex-capitale del Paese, hanno organizzato in primavera un mini Genfest, rifacendosi all’appuntamento mondiale che si è svolto a Budapest nel 2012 e che aveva radunato allora 12.000 giovani. Prendendo spunto dal motto “Let’s Bridge”, hanno presentato, con l’immagine del ponte, le varie fasi per creare rapporti tra persone, culture, popoli. Le storie raccontate erano frutto dell’impegno dei giovani su ecologia, pace, cultura del dare, rapporti in famiglia. Non sono mancati momenti di sospensione per l’elettricità difettosa, che più volte ha fatto saltare l’impianto tecnico. Ma il messaggio è passato: fare il primo passo per lanciare un ponte verso l’altro. Dopo il Genfest di Yangon, i giovani del Myanmar si sono recati al nord, rispondendo all’invito di un gruppo di 80 studenti di Mandalay, per un altro Genfest locale. In 14 sono partiti da Yangon e dopo una notte di viaggio hanno raggiunto gli altri. “Abbiamo vissuto momenti molto belli con i giovani di Mandalay – raccontano -. Grazie alla loro amicizia e semplicità, eravamo già come fratelli e sorelle. Con quest’atmosfera, hanno potuto capire facilmente quello che volevamo trasmettere”. E la costruzione di ‘ponti’ con tutti, si concretizza: per 3 volte hanno fatto visita ad orfanatrofi o case per anziani per condividere il loro amore e sostegno. Hanno organizzato un post Genfest sia a Yangon che a Mandalay per promuovere la fraternità e la pace. Attività che, come un tam-tam, coinvolgono altri amici. 
Sport for Peace in Vietnam
In Vietnam, spazio allo sport, con una giornata di “Sport for Peace”. L’appello per la pace – sullo sfondo della grave situazione mondiale – è stato accolto sentitamente. Anche i giovanissimi, aderendo all’invito di Papa Francesco di amare e prendersi cura dei più anziani e dei più piccoli, si sono dati appuntamento per visitare una casa per anziani e un orfanatrofio. A Bangkok, in Thailandia, “Connect” è l’iniziativa promossa dai giovani, col significato di collegarsi ad altri e lo strumento scelto sono stati i workshop: arte, canto, danza e cucina. «Abbiamo visto arrivare non solo giovani, ma anche alcune famiglie con i loro bambini – raccontano – Eravamo oltre 60, anche di altre nazionalità: Pakistan, Myanmar, Cina ed un folto gruppo da Timor Est». In seguito, visite ai bambini dello slum di Bangkok, coinvolgendo un gruppo di studenti universitari; azioni di raccolta fondi per le vittime di calamità naturali: l’anima è stata la creatività giovanile da una parte, e lo spirito di solidarietà con la certezza che l’amore di Dio vince tutto, dall’altra. E poi sono andati verso nord… 
Thailandia: il nuovo centro di accoglienza per i giovani tribali.
Dopo 5-6 ore di viaggio dalla città di Chiang Mai si arriva in un posto sperduto dove sta nascendo un nuovo centro di accoglienza per i giovani dei villaggi tribali. «Siamo andati per visitare i 18 giovani che fanno “home schooling” e insieme costruiscono questo centro con le loro mani. Lo scopo di questo viaggio era vedere insieme come mettere su un programma di formazione basato sulla Parola di Vita. Così abbiamo iniziato a lavorare con una nuova “periferia” – i giovani delle tribù – che sta molto a cuore alla Chiesa locale». (altro…)
Set 30, 2014 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il 28 settembre, in Piazza San Pietro, papa Francesco ha incontrato gli anziani e i nonni nella prima giornata internazionale dedicata alla terza età, promossa dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. L’incontro dal titolo: “La benedizione della lunga vita“, è coinciso con la Giornata di preghiera per il Sinodo sulla Famiglia, ispirandosi ai molti interventi del Papa che più volte ha ricordato la tragedia della “cultura dello scarto” tipica di “un popolo che non custodisce i suoi anziani”, scartandoli “con atteggiamenti dietro ai quali c’è un’eutanasia nascosta”. Francesco ha abbracciato con affetto Benedetto XVI, presente durante la prima parte dell’incontro: «Ho detto tante volte che mi piaceva tanto che lui abitasse qui in Vaticano, perché era come avere il nonno saggio a casa. Grazie!». «Noi cristiani – ha affermato il Papa nel suo discorso – insieme a tutti gli uomini di buona volontà, siamo chiamati a costruire con pazienza una società diversa, più accogliente, più umana, più inclusiva, che non ha bisogno di scartare chi è debole nel corpo e nella mente, anzi, una società che misura il proprio “passo” proprio su queste persone.» L’incontro, è stato un’occasione per riaffermare che – come aveva detto Mons. Paglia, presidente del dicastero per la famiglia, «l’anzianità non è un naufragio ma una vocazione: si sono allungati gli anni di vita ma su questo tema non è stata sviluppata una riflessione adeguata né nella politica né nell’economia, né nella società né tanto meno nella cultura».
«Va ripensata la vecchiaia e va ripensato anche l’impegno degli anziani nel mondo e della Chiesa nei loro confronti. Oltre a tutti gli aspetti civili, c’è una cultura che gli anziani possono trasmettere, particolarmente attenta a non concepire l’indebolimento della vita come la tragedia finale ma come una testimonianza di speranza nell’aldilà». L’evento del 28 settembre è situato nella giornata di preghiera per il Sinodo sulla famiglia, “luogo fondamentale e primario dove un anziano può vivere dentro una trama di relazioni che lo sostengono” – ancora Mons. Paglia – e che a sua volta è chiamato a vivificare e ad arricchire. Gli anziani non sono soltanto oggetto di attenzione e di cura ma anche soggetto di una nuova prospettiva di vita». Per avvicinarci a questa dimensione della vita consigliamo due brevi letture, di recente pubblicate da Città Nuova per la collana Passaparola. Invecchiare in forma, di Valter Giantin, con focus sull’aspetto della salute, considerando che “teoricamente ogni essere vivente comincia ad invecchiare all’atto del primo aggregarsi di due cellule” . Alzheimer, di Tamara Pastorelli. Per l’autrice scrivere questo libro ha significato “confrontarsi con la paura”, “quella di perdere la memoria, la mia identità, la mia dignità, ammalandomi di Alzheimer”. Una sofferenza che si affaccia in molte famiglie. (altro…)
Set 29, 2014 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il 28 settembre alle 12.30 una diretta internet ha segnato la conclusione dei lavori dell’Assemblea generale dei Focolari. Si riparte con l’impegno a vivere come “uomini-mondo”, secondo l’espressione coniata da Chiara Lubich e rievocata da papa Francesco nell’udienza del 26 settembre: «Uomini e donne con l’anima, il cuore, la mente di Gesù e per questo capaci di riconoscere e di interpretare i bisogni, le preoccupazioni e le speranze che albergano nel cuore di ogni uomo». Caloroso e aperto era stato durante l’udienza lo scambio con i cristiani di varie Chiese e le persone di convinzioni non religiose presenti. La sua consegna ai Focolari ha avuto una grande risonanza nei 494 rappresentanti di 137 Paesi: evidente, infatti, la consonanza con le conclusioni a cui l’Assemblea generale 2014 era arrivata dopo tre settimane di intenso lavoro – a partire delle oltre 3000 istanze arrivate da tutto il mondo – e riassunte nelle linee guida che orienteranno l’impegno del Movimento nei prossimi sei anni. Tre sono le parole in cui si è concentrato il discorso di Francesco: contemplare (“immersi nella folla, uomo accanto ad uomo”, citando un pensiero di Chiara Lubich), uscire, fare scuola, accompagnate dal forte invito alla gratuità, alla creatività e all’arte del dialogo, “che non s’impara a buon mercato”. E tre le parole contenute nelle linee guida emerse dall’Assemblea: uscire, insieme, opportunamente preparati. Si tratta di orientamenti, che portano come titolo lo scopo specifico dei Focolari “Che tutti siano uno”, e che adesso le comunità dei Focolari, sparse nei vari continenti, applicheranno, secondo i bisogni concreti e le esigenze specifiche di ogni area geografica. Vedi anche: Contemplare, uscire, fare scuola: le 3 parole di Francesco ai Focolari Intervista a Maria Voce e Jesús Morán Assemblea Focolari: un cammino di unità che si vede Documentazione assemblea L’Assemblea generale raccontata ai giornalisti (altro…)
Set 28, 2014 | Parola di Vita
“Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” Gesù si vede già pane. E’ dunque quello il motivo ultimo della sua vita qui sulla terra. Essere pane per essere mangiato. Ed essere pane per comunicarci la sua vita, per trasformarci in lui. Fin qui il significato spirituale di questa parola, con i suoi richiami all’Antico Testamento, è chiaro. Ma il discorso si fa misterioso e ostico quando più avanti Gesù dice di se stesso: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51b) e “se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita” (Gv 6,53). E’ l’annuncio dell’Eucaristia che scandalizza e allontana tanti discepoli. Ma è il dono più grande che Gesù vuol fare all’umanità: la sua presenza nel sacramento dell’Eucaristia, che dà la sazietà dell’anima e del corpo, la pienezza della gioia, per l’intima unione con Gesù. Nutriti di questo pane ogni altra fame non ha più ragione di esistere. Ogni nostro desiderio di amore e di verità è saziato da chi è lo stesso Amore, la stessa Verità. “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” Dunque questo pane nutre di Lui fin da quaggiù, ma ci è dato perché possiamo a nostra volta saziare la fame spirituale e materiale dell’umanità che ci circonda. Il mondo non riceve tanto l’annuncio di Cristo dall’Eucaristia, quanto dalla vita dei cristiani nutriti di essa e della Parola, i quali predicando il Vangelo con la vita e con la voce, rendono presente Cristo in mezzo agli uomini. La vita della comunità cristiana, grazie all’Eucaristia, diventa la vita di Gesù, una vita quindi capace di dare l’amore, la vita di Dio agli altri. “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” Con la metafora del pane, Gesù ci insegna anche il modo più vero, più “cristiano” di amare il nostro prossimo. Infatti, che cosa significa amare? Amare significa “farsi uno” con tutti, farsi uno in tutto quello che gli altri desiderano, nelle cose più piccole e insignificanti e in quelle che forse a noi importano poco ma che agli altri interessano. E Gesù ha esemplificato in maniera stupenda questo modo di amare facendosi pane per noi. Egli si fa pane per entrare in tutti, per farsi mangiabile, per farsi uno con tutti, per servire, per amare tutti. Farsi uno anche noi dunque fino a lasciarsi mangiare. Questo è l’amore, farsi uno in modo che gli altri si sentano nutriti dal nostro amore, confortati, sollevati, compresi.
Chiara Lubich
Pubblicata su Città Nuova 2000/14, p.7.
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Set 28, 2014 | Chiara Lubich, Spiritualità

Foto: Antonio Oddi
«Ma agli occhi di Dio, sarà più bello il bambino che ti guarda con occhietti innocenti, tanto simili alla natura limpida e tanto vivi, o la giovinetta che splende come la freschezza d’un fiore appena aperto, o il vecchio avvizzito e canuto, ormai curvo, quasi inabile a tutto, in attesa soltanto forse della morte? II chicco di grano, così promettente quando, tenue più d’un filo d’erba, aggrappato ai chicchi fratelli, attornianti e componenti la spiga, attende di maturate e svincolarsi, solo e indipendente, nella mano dell’agricoltore o in grembo alla terra, è bello e pieno disperanza! E bello però anche quando, ormai maturo, e scelto fra gli altri, perché migliore, onde, sotterrato, dar vita ad altre spighe, esso che la vita ormai contiene. È bello, è l’eletto per le future generazioni delle messi. Ma quando sotterrato, avvizzendosi, riduce il suo essere in poca cosa, più concentrata, e lentamente muore, marcendo, per dar vita ad una pianticella, diversa da esso, ma che di esso contiene la vita, forse è più bello ancora. Bellezze varie. Eppure una più bella dell’altra. E l’ultima la più bella. Dio le vedrà cosi le cose? Quelle rughe che solcano la fronte della vecchietta, quel camminare curvo e tremolante, quelle brevi parole piene d’esperienza e di sapienza, quello sguardo dolce di bambina e donna insieme, ma più buono dell’una e dell’altra, è una bellezza che noi non conosciamo. È il chicco di grano che, spegnendosi, sta per accendersi ad una nuova vita, diversa dalla prima, in cieli nuovi. Io penso che Dio veda cosi le cose e che l’appressarsi al Cielo sia di gran lunga più attraente che le varie tappe del lungo cammino della vita, che in fondo serve solo per aprire quella porta». Chiara Lubich: Forse più bello ancora, in Scritti Spirituali/1, Città Nuova, Roma, 1991, pp. 111-113. (altro…)
Set 26, 2014 | Centro internazionale, Chiesa, Spiritualità
Gioia, emozione, sorpresa e anche curiosità. Tanti e diversi i sentimenti e le aspettative dei 500 partecipanti all’assemblea generale dei Focolari in udienza da papa Francesco. Il gruppo, infatti, è composto da persone provenienti da 137 Paesi, cattolici, cristiani di altre chiese, qualcuno anche senza un riferimento religioso.
Così ha esordito la Presidente Maria Voce presentando l’Assemblea, riunita nella Sala Clementina, in Vaticano, rivolgendosi al Papa: «Le persone qui presenti, di varie età, culture, vocazioni, laici e consacrati, vergini e coniugati, hanno vissuto un’esperienza appassionante di comunione nella quale, per il costante e sempre rinnovato amore scambievole, hanno percorso un cammino di discernimento comunitario, in ascolto dello Spirito, nella individuazione delle linee da seguire per poter rispondere ai dolori e alle speranze dell’umanità di oggi con il nostro specifico carisma di unità». Significativo il suo accenno all’Evangelii Gaudium: «È stata quasi una scuola-laboratorio per esercitarci a condividere, a pensare e lavorare con Gesù fra noi, riscoprendoci popolo nato dal Vangelo e chiamato perciò a vivere e testimoniare il nostro carisma e a donarlo a tutti. La sua esortazione apostolica è stata, senza dubbio, uno dei fari che ha illuminato i nostri lavori». Altra nota significativa che testimonia il carattere “ecumenico” dell’Assemblea dei Focolari: «Ci siamo sentiti particolarmente sollecitati a ricercare con fiducia nuove possibili vie per un coinvolgimento e una partecipazione sempre più pieni alla vita e alla conduzione del Movimento dei fratelli e sorelle cristiani di varie Chiese che ne fanno parte». E papa Francesco, incoraggiando a vivere il carisma dell’unità fino in fondo, così si è espresso: «Cari fratelli e sorelle, saluto tutti voi, che formate l’Assemblea Generale dell’Opera di Maria e volete viverla pienamente inseriti nell’“oggi” della Chiesa. In modo speciale saluto Maria Voce, che è stata riconfermata Presidente per un ulteriore sessennio. Nel ringraziarla per le parole che mi ha rivolto anche a nome vostro, formulo a lei e ai suoi più stretti collaboratori cordiali auguri di proficuo lavoro a servizio del Movimento, che in questi anni è andato crescendo e si è arricchito di nuove opere e attività anche nella Curia Romana. A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, la Chiesa è chiamata a percorrere una nuova tappa dell’evangelizzazione testimoniando l’amore di Dio per ogni persona umana, a cominciare dai più poveri e dagli esclusi, e per far crescere con la speranza, la fraternità e la gioia il cammino dell’umanità verso l’unità.
L’Opera di Maria – nota a tutti col nome di Movimento dei Focolari – è nata nel seno della Chiesa Cattolica da un piccolo seme, che nel corso degli anni ha dato vita a un albero che ora distende i suoi rami in tutte le espressioni della famiglia cristiana e anche tra membri delle diverse religioni e tra molti che coltivano la giustizia e la solidarietà insieme alla ricerca della verità. Questa Opera è sgorgata da un dono dello Spirito Santo – senza dubbio! – il carisma dell’unità che il Padre vuole donare alla Chiesa e al mondo per contribuire a realizzare con incisività e profezia la preghiera di Gesù: «Perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). Il nostro pensiero si rivolge con grande affetto e riconoscenza a Chiara Lubich, straordinaria testimone di questo dono, che nella sua feconda esistenza ha portato il profumo di Gesù in tante realtà umane e in tante parti del mondo. Fedele al carisma da cui è nato e a cui si alimenta, il Movimento dei Focolari si trova oggi di fronte allo stesso compito che attende tutta la Chiesa: offrire, con responsabilità e creatività, il suo peculiare contributo a questa nuova stagione dell’evangelizzazione. La creatività è importante, non si può andare avanti senza. E’ importante! E in questo contesto vorrei consegnare tre parole a voi che appartenete al Movimento dei Focolari e a coloro che, in vari modi, ne condividono lo spirito e gli ideali: contemplare, uscire, fare scuola. (leggi tutto)
Il servizio di Sergio Centofanti – Radio Vaticana Audio: Radio Vaticana Video Centro Televisivo Vaticano youtube (altro…)
Set 26, 2014 | Cultura
[:de]
19 Meditationen über das “neue Gebot” Jesu: “Liebt einander!” Zusammengestellt aus Vorträgen, Aufzeichnungen und Telefonkonferenzen von Chiara Lubich.
Mitwirkende: |
Sprecherin: Gudrun Griesmayr |
Ausstattung: |
Hörbuch |
Verlag Neue Stadt[:]
Set 26, 2014 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Le 3 storie che seguono ci aprono uno squarcio di vita completamente diverso da quello a cui siamo abituati. Non solo il carcere in sé, ma anche la solitudine, l’abbandono, la corruzione, la difficoltà di accedere ai beni primari, e un’ondata di vita che arriva da intere comunità, da gruppi di bambini, da famiglie. Esperienze illuminate dal Vangelo, e da un’unica parola: «Ero carcerato e mi avete visitato» (Mt. 25,37). Kikwit. La prima visita alla prigione, quest’anno, è stata quella delle comunità locali: tutti insieme, circa 300 persone. «Dopo aver fatto una comunione dei nostri beni – scrivono Jean Kuvula e Nicole – vestiti, scarpe, manioca, mais, verdure, pondu (verdura preparata dalle foglie della manioca), sapone, sale, ci siamo dati appuntamento all’entrata del penitenziario. Il complesso musicale “Gen Unité” si era ben preparato per i canti della S. Messa. Appena sistemati noi, sono entrati i detenuti, in gruppi. Dopo la Messa, solenne e molto bella, il direttore ci ha presentato. Il motivo della nostra visita? “Vogliamo condividere con voi il momento doloroso che state vivendo, e dirvi che Dio vi ama. Noi preghiamo per voi. Vorremmo che siate sicuri che Gesù vi farà uscire da qui e che non farete più del male”. Distribuiti i vestiti a chi ne aveva bisogno, il resto dei beni lo abbiamo consegnato al direttore. Abbiamo poi condiviso con loro esperienze sulla Parola di Vita, con la proposta di far arrivare il foglietto con la spiegazione della Parola di Dio ogni mese. Tanti hanno pianto di commozione; Nel ringraziarci, il direttore ci ha detto che tanti prigionieri sono abbandonati da tutti». Anche i e le gen 4 (i bambini dei Focolari) di Kikwit hanno l’abitudine di visitare i prigionieri della prigione centrale ogni anno alla Vigilia di Natale. «I bambini avevano portato vestiti, scarpe, viveri – scrive Jean – e curiosamente c’erano tante scarpe da adulti, fatto che dimostrava che i genitori sostenevano l’azione. Un gen 4 ha preso la parola spiegando: “Avevo fame, tu mi hai dato da mangiare. Avevo sete, tu mi hai dato a bere. Ero in prigione e tu mi hai visitato. Ecco il motivo per il quale siamo venuti. Voi siete Gesù che veniamo a visitare”. Un altro gen 4: “Maman Chiara ci dice di amare tutti e di festeggiare il compleanno di Gesù. Gesù che domani nascerà, vuole consolarvi, voi che state soffrendo. Vi dice di perseverare nel Suo amore e vuole che possiate uscire. Gesù desidera che vi pentiate e che non facciate più del male, per non tornare ancora in prigione”. Dopo queste parole si è fatto un grande silenzio. Un detenuto ha chiesto da dove venivamo, mai aveva visto così tanti bambini (circa 200) in rappresentanza di tutte le parrocchie di Kikwit, andar a trovare i prigionieri. Il direttore ringraziando tutti i gen 4, ha detto che era Dio che li aveva mandati, perché il giorno prima non c’era più niente da mangiare».
A Goma, si avvia invece il progetto di una mensa nel carcere centrale. La famiglia André Katoto e Julie, responsabili sul posto, racconta: «Nella nostra ultima visita nella prigione centrale, aprile 2014, abbiamo scoperto la mancanza di razioni regolari di cibo. I detenuti ricevono i viveri dalle loro famiglie e sono autorizzati a venderli all’interno del penitenziario, dove rimangono, sparsi qua e là per terra e nel cortile. Questo sistema, tollerato dalla direzione, giustifica le autorità provinciali a non fornire il cibo. Nasce così l’idea di creare una mensa in prigione, ma come arrivarci?! Abbiamo cercato di contattare il Ministro provinciale della Giustizia. Lo incontriamo casualmente in ospedale. È stata l’occasione per presentare la nostra idea come soluzione duratura al problema di accesso ai beni primari. Il ministro ci ha assicurato il suo sostegno e ci ha inviato da due suoi consiglieri per studiarne la fattibilità. Siamo adesso in attesa dell’apertura della mensa». (altro…)
Set 25, 2014 | Chiesa, Famiglie, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Parlano davanti a Mons. Maradiaga, presidente di Caritas internationalis, e Mons. Paglia, del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e ai 150 intervenuti al seminario (Roma 18 Settembre 2014), da varie parti del mondo. A questa famiglia di Maddaloni (Caserta), cittadina definita “a rischio” – segnata dalla dolorosa esperienza della perdita di un figlio all’età di 3 anni – è chiesto di dare una testimonianza su come ricostruire la speranza e la solidarietà nelle famiglie di oggi. Il terzo figlio, infatti, Giuseppe, muore in seguito alle complicazioni di una banale influenza, a soli 3 anni e tre mesi. «Quando mi fu data la notizia pensai che stavo sognando, poi un dolore lancinante e la certezza che quella situazione la dovevamo vivere uniti, innanzitutto io e Gino. Ho vissuto quei momenti sentendo una forte presenza di Dio che, pur permettendo quel dolore, mi prendeva in braccio. Una famiglia, con la quale condividevamo un percorso di fede, ci ha proposto di trascorrere insieme un periodo a Loppiano, una cittadella dei Focolari vicino a Firenze». Per Gino è diverso: «Con la morte di Giuseppe, oltre che come padre, mi sentivo defraudato anche come medico che per mestiere aiuto tanti a guarire, non avevo potuto fare nulla per mio figlio! Buio e dolore, dunque. Ma ho voluto lasciarmi guidare da Elisa e volentieri l’ho accompagnata». Immersi nella vita della cittadella «abbiamo sentito crescere in noi la forza di trasformare in Amore il nostro dolore». Nascono altri 2 bambini: «Se non avessimo avuto ben salda la certezza che tutto quello che era successo, anche la perdita di Giuseppe, era per un disegno di Dio che ci amava, non avremmo mai avuto la forza di mettere al mondo altri figli». Con alcuni parenti e amici decidono di dar vita ad una Fondazione che portasse il nome di Giuseppe, indicando tra le finalità lo sviluppo della cultura dell’affido familiare «per rispondere ad un appello di Chiara Lubich, che invitava noi famiglie a svuotare gli orfanotrofi e a dare una famiglia ad ogni bambino». Essa «non nasceva per ricordare nostro figlio, ma dall’esigenza di continuare a donare quell’amore che non potevamo più dare a lui. Volevamo che il motore della Fondazione fosse la “cultura del dare”». L’affido consiste nell’accogliere temporaneamente un bambino nella propria famiglia, in attesa che si risolvano le difficoltà di quella d’origine. A metà degli anni ’90, quando l’esperienza ha inizio, in Italia era una proposta all’avanguardia. Si comincia con la formazione delle famiglie affidatarie, (ad oggi un centinaio) con il sostegno psicologico e materiale, fino a realizzare una casa-famiglia per i bambini in situazione di abbandono. È tra le prime strutture della Regione Campania. Da allora si opera in sinergia con le amministrazioni locali e le istituzioni religiose, chiedendo ad ogni membro della Fondazione spirito di accoglienza e servizio. «Ricordiamo ancora il nostro primo affido – confidano i coniugi Ferraro -: una bimba di 9 mesi, Adjaratu. Ci risuonano ancora le parole dell’allora dirigente dei servizi sociali “Voi non sapete che strada pericolosa state aprendo!” A dire il vero pericoli non ne abbiamo incontrati. Ma difficoltà e fatiche quelle sì, ogni volta superate nel cercare di vivere con radicalità quell’amore evangelico che ci aveva spinti ad operare che, in questi 20 anni si è reso sempre più visibile, con le sue incredibili conferme». (altro…)
Set 24, 2014 | Centro internazionale, Cultura, Spiritualità
«Alla nuova presidente augurerei di saper ascoltare sempre lo Spirito Santo e, di conseguenza, costruire tutto “in unità”» – aveva dichiarato Maria Voce pochi giorni prima della sua rielezione, senza sapere che queste parole sarebbero diventate l’incipit del suo secondo mandato. Approfittando di una delle pause dell’assemblea dei Focolari ancora in corso (si concluderà il 28 settembre prossimo), le diverse edizioni Città Nuova intervistano la neo rieletta presidente dei Focolari e Jesús Morán, copresidente. Le domande riguardano la vita del Movimento e le grandi sfide che lo attendono. Ne riportiamo di seguito alcuni stralci; qui l’intervista integrale in lingua italiana. In che modo ascoltare e mettere in pratica quanto sta dicendo papa Francesco alla Chiesa e alla società di oggi? Maria Voce: «Dobbiamo farlo a partire dal carisma dell’unità: anche noi dobbiamo pensare ai poveri e agli emarginati, ma partendo dal nostro specifico, non solo a livello personale, il che è necessario, ma senza mai prescindere dal carisma». «Mi sono entusiasmata quando papa Francesco ha detto a Redipuglia che “la guerra è una follia”. È una malattia, quindi è da curare. Quale tipo di cura possiamo offrire noi focolarini? L’unica che abbiamo è il nostro carisma, non abbiamo altro. Un carisma che ci chiede di costruire rapporti di pace, di conoscenza reciproca anche fra persone che non si guardano in faccia, tra persone che si odiano, per contribuire al cammino verso l’unità». Jesús Morán: «Noi non ci caratterizziamo per la frenetica ricerca di spazi di potere, non è nel nostro stile. Piuttosto cerchiamo di iniziare dei processi». «Papa Francesco paragona la Chiesa non tanto a una sfera quanto a un poliedro, affermando così che le tendenze più importanti sono spesso emerse in periferia. Tutto ciò mi sembra che si combini perfettamente con un’Opera che ha un principio di unità molto forte. D’altronde anche Chiara (Lubich) stessa ha fondato molto spesso in periferia, valga per tutti l’esempio dell’Economia di Comunione nata in Brasile, oppure quello dell’ecumenismo che ha acquisito nuove prospettive negli incontri di Chiara con Athenagoras a Istanbul, mentre a Fontem [Camerun] è emersa l’inculturazione “alla focolarina”… Questo principio possiamo viverlo anche noi, e cioè andare alla periferia e cogliere quel qualcosa che vi emerge e che poi diventa universale». Come rispondere alle grandi sfide poste dalla situazione mediorientale, nella quale i focolarini sono in prima linea? Maria Voce: «Ho l’impressione che il Movimento stia facendo molto di più di quanto non appaia. Ho ricevuto in questi giorni una lettera dalle focolarine di Damasco che mi chiedevano il consenso di recarsi a trovare la comunità di Aleppo, dove già ci sono dei focolarini. Ho risposto di sì, anche se i rischi sono innegabili: il carisma dell’unità può e deve essere presente in questi posti per costruire rapporti, per portare un po’ di pace. Ovviamente le soluzioni politiche a livello internazionale sono necessarie, così come gli aiuti umanitari che peraltro arrivano e sono più o meno ben distribuiti; il Movimento da parte sua contribuisce a sradicare l’odio dal cuore degli uomini, operazione senza la quale non potranno mai essere trovate delle soluzioni politiche vere e durature». «Se c’è qualcosa che il carisma può fare è di diffondere la cultura dell’incontro, la cultura della fiducia reciproca, la cultura dell’amore, aiutando ad esempio chi è nel bisogno indipendentemente della religione di appartenenza o dallo status sociale, dal confine che lo divide da un’altra fazione. (…) Bisogna anche chiedersi che cosa abbia da dire il carisma dell’unità di fronte a questi conflitti, quale sia l’incidenza possibile… Ricordo che Chiara, citando un episodio vero accaduto in Colombia, disse che si può fermare la mano d’un terrorista semplicemente facendo un atto d’amore. Tutto ciò dobbiamo farlo impegnandoci di più e meglio, tutti insieme». Jesús Morán: «Si tratta in sostanza di sviluppare i dialoghi che ci sono tipici. Questi giorni in Assemblea nel mio gruppo di riflessione c’era un musulmano: avere un fratello di un’altra religione con cui condividere tutto non è cosa da poco, un fratello che si sente rappresentante del Movimento dei Focolari musulmano. È un miracolo! Questa presenza dei Focolari nelle terre islamiche va perciò sviluppata, così come va promosso il nostro dialogo interreligioso. Poca cosa? Forse, ma mi sembra che sia qualcosa di fondamentale». «Una chance che abbiamo è quella di avere contatti diretti con persone del Movimento in questi luoghi di sofferenza: è importante dare voce alla realtà vera, a quello che si sta vivendo attraverso le parole dei protagonisti. Ciò vuol dire spesso trasmettere una visione diversa dei fatti e dei problemi rispetto a quella diffusa generalmente dai media. C’è spesso una grande confusione, e spesso non si dà voce a chi è in favore della pace». La Chiesa e la società si confrontano con la questione famiglia. In questo campo i Focolari hanno una lunga esperienza da offrire… Maria Voce: «Non si può ridurre la questione familiare nella Chiesa a una questione esclusivamente sacramentale. I sacramenti sono segni efficaci della grazia, ma restano segni e possono essercene anche altri. Una persona mi ha scritto dopo aver ascoltato l’introduzione ad un mio tema sull’Eucaristia. È una donna separata che convive con un divorziato con figli e che sente fortemente di essere cristiana e cattolica, e avverte il disagio di questa sua posizione che, in un certo senso, la mette al di fuori della Chiesa cattolica. Ma lei mi scrive: “Non mi sono mai sentita fuori da essa e continuo a frequentare la chiesa. Quando vado a chiedere la benedizione al sacerdote che distribuisce il sacramento, in quel momento Gesù entra anche dentro di me. Io cerco di vivere, di fare la mia parte. Sto facendo un cammino”». «Dio ci chiede in effetti di aiutare tutti a percorrere il proprio cammino di santità, cioè di avvicinarsi a Dio con i mezzi a disposizione (…). Chiara ci spiegò a suo tempo le “fonti di Dio”: non aveva messo l’accento solo sulla sua presenza nell’Eucaristia, ma anche su altre presenze di Dio nel mondo, anche nella Parola e nel fratello. Penso che il Movimento possa essere l’abbraccio a queste famiglie; ma siccome esso è parte della Chiesa, abbracciando queste persone le facciamo sentire meno estranee perché abbracciate da una porzione di Chiesa. Più tardi si potranno proporre altre esperienze, altre vie; vediamo cosa dirà il Sinodo. Mi sembra però illusorio pensare che emergano delle soluzioni straordinarie; verranno fuori piuttosto delle esperienze plausibili ed efficaci, non tanto delle soluzioni universali». Jesús Morán: «Il problema della famiglia prima di essere un problema sacramentale è antropologico. È in gioco il disegno stesso di Dio sull’uomo, sul rapporto tra uomo e donna, sulla relazionalità in quanto tale, quindi sulla dinamica del dono, dei rapporti (che potremmo definire “trinitari”). Senz’altro ci stiamo giocando tanto e il papa lo ha anche detto: non facciamo il Sinodo per risolvere il problema dei divorziati, non è quello che ci preoccupa perché alla fine si potranno trovare delle soluzioni già provate nei secoli passati. Il problema è molto più serio: cosa succede all’uomo d’oggi, come cresce, che tipo di relazionalità impara e dove la impara? Questo è il vero problema della famiglia. Ci conforta sapere che anche tante voci laiche, non necessariamente cattoliche, mettono l’accento su questo problema della relazionalità e sul futuro della famiglia e dell’umanità». (altro…)
Set 23, 2014 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sierra Leone, Guinea, Liberia. Nazioni che raramente si affacciano sui media occidentali, negli ultimi mesi associate a “ebola”. Sono, infatti, i più colpiti dalla più grave epidemia del virus registrata fino ad oggi, dalla scoperta del virus nel 1976. «Dopo la lunga sofferenza della guerra adesso siamo ancora sotto la prova con questa epidemia. La paura cresce, ma anche la consapevolezza che assumendo le misure necessarie – a volte contro la natura e la cultura della gente, come stare isolati – possiamo combattere questo virus. Dappertutto la Chiesa sta cercando di portare il suo aiuto, come amore concreto a tutti», ci scrivono dalla Sierra Leone. In questi giorni la sofferenza è acuita dalla quarantena richiesta alla popolazione: si vive dentro le mura domestiche per arginare il rischio del contagio. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (report del 18 settembre) su oltre 5mila casi sono oltre 2600 le vittime del virus che causa la febbre emorragica. «Ci dicono di essere prudenti – scriveva un religioso vicino ai Focolari ancora nel mese di giugno – A Messa non si dà neppure il segno della pace per evitare contatti, ma sapere con precisione dove ci sia il pericolo è difficile. Anche noi nell’ospedale cattolico abbiamo avuto un caso di un ammalato scappato dall’ospedale specializzato per l’ebola a Kenema, che è venuto a curarsi qui senza che i medici sapessero nulla. Quindi si può immaginare l’apprensione che ci ha toccato da vicino». Anche gli incontri della comunità dei Focolari si devono sospendere, come le attività previste con i giovani. Si ravviva una catena per sostenersi reciprocamente: e allora telefonate, messaggi. Per dirsi cosa? «La ferma volontà di continuare ad amare, ora che siamo ancora una volta sotto il peso della prova». In una lettera ai membri del Movimento dei Focolari in Sierra Leone, la presidente Maria Voce aveva scritto esortando ad «andare avanti con coraggio, a testimoniare l’Ideale [dell’unità] in tutti i modi possibili» e ringraziando per la testimonianza che «moltiplica nella vostra terra tanti frammenti di fraternità». Aveva assicurato, inoltre, la vicinanza e la preghiera di tutto il Movimento nel mondo. «Personalmente cerco sempre di rimanere fedele all’impegno e promessa fatta di continuare a vivere l’Ideale dell’unità anche qui in Sierra Leone», confida J.K., manifestando anche il suo dolore nel dover sospendere i contatti. Ma a sostenerlo è la Parola di Vita, l’impegno comune a vivere il Vangelo che porta luce anche nelle situazioni più disperate, come questa. E Alfred: «Come sai, la situazione qui in Sierra Leone non è bella. È difficile per noi muoverci da un posto all’altro. Ma questo non mi ferma, anzi mi sprona a vivere di più il Vangelo. Cerco di vivere ogni momento per Gesù ed offrire tutto a Lui durante la giornata. Essere fedele al Vangelo è ancora il mio desiderio più profondo. Ti ringrazio per tutto l’amore che hai per noi gen della Sierra Leone. Ti sentiamo qui con noi». E infine, Padre Carlo, ringrazia per avere a cuore anche “questo angolo di mondo”, quando sembrano vincere «la paura, l’ansia, l’inattività, a volte la disillusione perché le autorità sono lente a fare il bene della gente. Ma poco a poco scopriamo che tutti questi aspetti sono il volto di Gesù crocifisso e abbandonato ed allora ci rituffiamo ad amare. E quell’amore ha uno spessore nuovo e più profondo». (altro…)
Set 22, 2014 | Cultura
Caposaldo della Fede cristiana, punto fondamentale della “Spiritualità dell’unità”, il significato profondo dell’Eucaristia: “Sacramento di unità”. «Sei entrato nella mia vita più dell’aria nei miei polmoni, più del sangue nelle mie vene». Questa confidenza di Chiara Lubich, esprime il profondo rapporto personale che ha saputo instaurare lungo tutta la sua vita con Gesù Eucaristia. Punto fondamentale su cui si basa la spiritualità dell’unità essa produce frutti inaspettati che la rivelano “sacramento di unità”, come il Concilio Vaticano II ha riaffermato con convinzione, facendo nascere una comunità nuova e germi di resurrezione nella storia e nella natura. Lungo il libro Chiara Lubich, attraverso pagine di diario e brani di conversazioni inedite, così come attraverso scritti pubblicati ma spesso non noti, attraverso episodi vivi e concreti narra la sua graduale scoperta della presenza di Gesù Eucaristia nella sua vita e in quella del Movimento a cui ha dato vita. Una narrazione che diventa “mistagogia”, una proposta discreta che convince e coinvolge il lettore nella medesima esperienza. Le opere di Chiara Lubich contano 58 titoli pubblicati, con oltre 220 edizioni e ristampe e traduzioni in più di venti lingue. Fabio Ciardi, dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, è professore ordinario presso l’Istituto di Teologia della vita consacrata “Claretianum” (Roma). Ha pubblicato vari volumi per Città Nuova. Ultimo in ordine di tempo: I detti di Papa Pafnunzio, in cammino nel deserto (2014). Chiara Lubich: Gesù Eucaristia. Collana: Meditazioni – Ed. Città Nuova
Set 22, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Di fronte ad un’estrema specializzazione e tecnologizzazione che ha ridotto la medicina alla pura dimensione biofisica dell’uomo, si è evidenziata la priorità della dimensione spirituale e la stretta correlazione tra ambiente, condizioni socioeconomiche e salute. Ridurre il divario tra ricchi e poveri, incentivare la solidarietà, significa quindi anche ridurre malattie e spesa sanitaria». Ne è convinta la prof. Flavia Caretta presidente internazionale dell’Associazione Medicina Dialogo Comunione, che ha illustrato il progetto sulla salute integrale della persona umana al Simposio “Salute integrale – sfide e priorità in America Latina”, promosso da Associação Paulista de Medicina (APM) ed Associazione brasiliana “Saude, Dialogo, Comunhão”, rete di operatori della Sanità che si ispirano alla spiritualità dell’Unità del Movimento dei Focolari. Un tema caldo, a giudicare dalle recenti manifestazioni brasiliane contro i tagli alla sanità e l’utilizzo del denaro pubblico per i mondiali di calcio datate aprile 2014; onda lunga dei disordini dell’anno precedente, in cui migliaia di persone scesero per strada per denunciare lo stato di pesante malasanità del Paese. All’evento, svoltosi a San Paolo (Brasile) nell’agosto scorso, hanno partecipato medici, docenti universitari, studenti e vari operatori della sanità provenienti da tutto il Brasile, da Argentina, Uruguay, Paraguay e Cile ed ha affrontato il grande tema della salute integrale della persona. Altro punto strategico messo in evidenza è la cosiddetta “rivoluzione dei pazienti”, che da soggetti passivi sono chiamati a diventare protagonisti attivi nella cura, in partnership con i medici. Non solo: è stata evidenziata la responsabilità dei cittadini, chiamati alla partecipazione sociale dallo stesso ordinamento del Sistema sanitario brasiliano (SUS). Dal vivace dibattito è emerso un progetto articolato che può contribuire a delineare un modello di politica sanitaria in risposta alle attese non solo del Brasile ma anche di altri Paesi dell’America Latina. Un modello di salute integrale – secondo il dott. Ruy Tanigawa, membro del Consiglio regionale di Medicina dello Stato di San Paolo – “per la sua valenza sociale è destinato a propagarsi”. E’ questo l’impegno assunto a conclusione dell’evento dai partecipanti che hanno consolidato e ampliato la rete di collaborazione a livello regionale, nazionale, estendendosi anche a livello latinoamericano e internazionale. (altro…)
Set 21, 2014 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo
I pionieri ricordano che la prima avanguardia arrivò sulle colline del Chianti con una cinquecento. Era la prima domenica d’ottobre 1964 e non c’era praticamente nulla: casolari diroccati e terreni incolti a parte. Oggi, 50 anni dopo, Loppiano è un centro internazionale che ha totalizzato oltre 1.200.000 presenza da tutto il mondo, si sostiene con attività economiche, conta una decina di scuole di formazione alla fraternità per giovani, adulti, famiglie, sacerdoti; ha assistito alla nascita del polo Bonfanti che ospita una trentina di aziende che aderiscono al progetto di Economia di Comunione; ha un santuario intitolato alla Madre di Dio, la Theotokos che fa parte di un Complesso Architettonico con centro congressuale, sale polivalenti e un Istituto Universitario, Sophia. È una spiccata internazionalità il punto di forza di Loppiano, con i suoi attuali 700 abitanti di oltre 60 Paesi. Chi vi soggiorna ha la possibilità di sperimentare una convivenza civile aperta ai contributi delle diverse componenti sociali, etniche, religiose, al servizio della pace e dell’armonia dei popoli. La cittadella, dunque, si propone come snodo e laboratorio di sperimentazione per l’Italia e il mondo di una socialità che pone al centro l’accoglienza, il dialogo e la valorizzazione dei diversi apporti culturali; quale spazio migliore di LoppianoLab per festeggiare questo cinquantesimo?
L’apertura ufficiale di questo anno di festeggiamenti – con eventi che si snoderanno lungo tutto il 2015 – sarà sabato 4 ottobre 2014, all’Auditorium di Loppiano, a partire dalle ore 19.00. Ha annunciato la propria partecipazione, Maria Voce, neo eletta Presidente dei Focolari. Sarà un momento di festa in cui si guarderà alla cittadella da una diversa prospettiva, ovvero dal “mondo verso Loppiano”. Questi 50 anni verranno ripercorsi attraverso interviste con i protagonisti della prima ora, contributi artistici dal respiro internazionale, video di ieri e di oggi.
Sarà un viaggio nella storia e nelle sfide presenti e future che questo prototipo di convivenza pone alle città del Terzo millennio. Vi saranno testimoni di tradizioni culturali e religiose non cristiane che, tornando nei propri Paesi, hanno tradotto quanto vissuto a Loppiano in azioni politiche, in lavoro, in modelli educativi nei diversi ambiti sociali e culturali. Le sinergie con il territorio e le istituzioni verranno raccontate col contributo delle diverse componenti culturali ed economiche della cittadella: il Polo Lionello Bonfanti dell’Economia di Comunione, l’Istituto Universitario Sophia, la Cooperativa Loppiano Prima e il Centro internazionale dei Focolari di Loppiano. A partire dalle 20.00 Loppiano darà quindi il via all’ “Opencity”: una sorta di città a porte aperte che proporrà ai partecipanti e a quanti interverranno i gusti, la musica e la ricchezza delle culture dei suoi abitanti.
Link all’evento su focolare.org e Sito ufficiale di Loppiano: www.loppiano.it Facebook: www.facebook.com/loppiano.it Twitter: #50Loppiano L’evento verrà trasmesso in diretta streaming su loppiano.it e da TV2000 alle 22.30 (altro…)
Set 19, 2014 | Centro internazionale, Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Heinrich Walter, Presidente del Presidio di
Schönstatt con Jesús Moran.
Rappresentanti di altri movimenti cristiani, fratelli e sorelle di varie fedi religiose e non credenti: qualcuno ha fatto un lungo viaggio per partecipare a questo pomeriggio, come Emily Soloff, da Chicago, dell’American Jewish Committee (AJC) e chi ha disdetto gli altri impegni, cogliendo l’importanza del momento, come Padre Heinrich Walter, Presidente del Presidio di Schönstatt. C’è Jurif Pismak, dalla Russia, amico di convinzioni non religiose, che ha raggiunto la sede di Castel Gandolfo, dove dal 1° al 28 settembre è in corso l’Assemblea generale dei Focolari. È la testimonianza di un cammino che ha radici lontane, presente nel mondo e che viene qui in evidenza: “In un’assemblea come la nostra che guarda al futuro, ben ancorata alla fonte, non poteva mancare un momento come questo, un pomeriggio indimenticabile. Con voi siamo più noi stessi”, ha commentato in conclusione il neoeletto copresidente dei Focolari, lo spagnolo Jesús Moran. 
Maria Voce con Gerard Pross, responsabile di una rete di oltre 100 Movimenti evangelici.
I presenti parlano a nome di una rete di dialoghi molto più vasta, “che consideriamo un vero supporto per la costruzione della fraternità universale”, ha affermato Maria Voce. Dentro “Insieme per l’Europa”, ad esempio, ci sono oltre 300 movimenti cristiani, legati da un patto di unità che “articola lo spirituale e il ‘politico’, che fa cadere i pregiudizi per lavorare per la pace”, come ha dichiarato il francese Gérard Testard, che è stato presidente di Fondácio. Con lui, ci sono anche i nomi della prima ora, che hanno cominciato questo cammino con Chiara Lubich 15 anni fa: Thomas Römer dell’Ymca di Monaco e Gerhard Pross responsabile di una rete di oltre 100 movimenti evangelici; Cesare Zucconi e Valeria Martano della Comunità di Sant’Egidio, di ritorno da Anversa dove si è svolto il 28° meeting internazionale per la pace nello spirito di Assisi, portano i saluti di Andrea Riccardi e incoraggiano i Focolari a vivere con ancora più forza questo ideale di fraternità. Dall’Oriente arrivano poi le voci dei monaci buddhisti di tradizione Teravada dalla Thailandia, e dei giapponesi della Risho-Kosei Kai. 
Christina Lee, Mustafa Cenape, Shahrzad Houshmand, Adnane Mokrani, Hiromasa Tanaka, Katsuotishi Mizumo
Insieme, soggetti del dialogo, è la visione che emerge dalle testimonianze dalle voci musulmane del Dr. Adnane Mokrani, e la Prof. Shahrzad Houshmand teologa iraniana che ha confidato la propria esperienza con Chiara Lubich: “Da lei ho imparato la forza di fede universale che arriva al cuore di tutti i credenti, anche al cuore dei musulmani”. Si tratta di una “nuova evangelizzazione che opera non per la conversione formale dei cuori, ma per la conversione profonda delle anime”. La teologa lancia anche un appello all’Assemblea dei Focolari che sarà in udienza dal Papa il 26 settembre: testimoniare a papa Francesco il nostro appoggio per fermare le tragedie in atto, “il sangue di Gesù versato ancora oggi”. Altro tratto distintivo del dialogo: la vita. A sottolinearlo è l’americana Emily Soloff, di fede ebraica: “Vedo un’assemblea infusa di vita. Per me il dialogo con gli ebrei, musulmani, buddhisti, nel focolare è sempre un dialogo di vita”, che parte cioè dall’esperienza di ciascuno, dalla comprensione dell’altro, prima che dal discorso teologico, dottrinale o filosofico. “Mi ha sempre colpita – specifica Lisa Palmieri Billig, anche lei dell’American Jewish Committee – la vostra idea che bisogna essere i primi ad andare verso l’altro, ad offrire amore; voi, offrendo empatia, date già un rimedio al dilagare dell’odio nella società di oggi”.
“Chiara Lubich ha capito fin dal primo momento che l’unità si fa con gli altri, non contro gli altri, e non poteva lasciare via la parte di mondo che non si riconosce in nessuna fede religiosa”, a parlare è Luciana Scalacci, non credente, che si dice “fortunata ad essere stata invitata all’Assemblea”. In queste settimane ha partecipato infatti a varie fasi dei lavori. Esorta, ricordando l’insegnamento di Chiara, a tenere presenti sempre le altre culture. I vari interventi sono stati “perle preziose che arricchiscono il patrimonio di cui siamo insieme depositari”, ha affermato la presidente Maria Voce. Un patrimonio da “custodire insieme e moltiplicarlo a vantaggio dell’umanità”, sottolineando – a ridosso dell’elezione dei nuovi dirigenti del Movimento dei Focolari – che questo cammino si fa insieme. E conclude con un’immagine: “l’abbraccio di Chiara che contiene tutti, e porta tutti a Dio; un abbraccio che, per la presenza di tutti voi, oggi si è fatto visibile”. (altro…)
Set 19, 2014 | Spiritualità
Gioco d’azzardo «Ogni volta che mio marito giocava d’azzardo era sempre un litigio a casa. Grazie ai rapporti costruiti al centro sociale, dove ogni tanto mi fermavo a fare un po’ di pulizie, tornavo a casa con una forza nuova per affrontare i problemi. Un giorno in un gruppetto si leggeva il Vangelo e si parlava dell’amore al nemico. Pensando a mio marito col quale litigavo sempre, ho provato ad avere un’attenzione diversa verso di lui. Col passare dei mesi anche in lui qualcosa è cambiato. Un giorno si è trovato coinvolto in un litigio per il gioco. Stava per uccidere l’avversario quando il pur fragile cambiamento iniziato in lui lo ha bloccato. Per non vivere una doppia vita, ha tagliato definitivamente con il gioco». A.R.- Filippine Attesa di pensionamento «In attesa di ricevere la lettera di pensionamento, un po’ alla volta do le consegne ai colleghi. Ho quasi finito, ma la lettera non arriva e non ho più un lavoro specifico affidato. Cosa fare? Quasi ogni giorno mi devo inventare un nuovo lavoro: ora si tratta di vecchie carte che non avevo mai tempo di esaminare a fondo, ora di situazioni sospese per risolvere le quali occorre andare a consultare persone di uffici diversi… E poi c’è la collega a cui ho passato il lavoro, che è dovuta rimanere a casa perché ha i bambini malati: quando torna le offro aiuto per sbrigare il lavoro rimasto arretrato. Insomma, da fare non mi manca e il tempo in attesa del pensionamento non è tempo di sosta, ma tempo prezioso da vivere momento per momento. Mi viene in mente il periodo, poco dopo aver cominciato a lavorare, in cui la scoperta che le parole del Vangelo si potevano non solo leggere e studiare, ma vivere, dava significato ad ogni gesto. Ora sento che quella stessa passione può accompagnare questo tempo». E.P.-Italia Gratuità «Da noi il denaro sta occupando il primo posto nelle famiglie, distruggendo così i valori. Ma da chi crede nel Vangelo e si sforza di viverlo nascono iniziative a cui mai si sarebbe pensato. Per esempio, quando al nostro gruppo di famiglie è stato chiesto un servizio di volontariato per contribuire alla nascita di un centro per la rieducazione di handicappati fisici, la proposta è stata accolta da tutti con entusiasmo. Abbiamo iniziato con lo sradicare piante e tagliare l’erba per preparare il terreno. La gente dei dintorni è rimasta sorpresa nel vederci lavorare con slancio e per di più gratuitamente, proprio perché nel nostro ambiente la gratuità quasi non esiste, essendo sempre stati abituati a ricevere». A. C.-Rep.Democratica del Congo (altro…)
Set 18, 2014 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Famiglie, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
“Domenica prossima, con l’aiuto di Dio, mi recherò in Albania. Ho deciso di visitare questo Paese perché ha tanto sofferto a causa di un terribile regime ateo e ora sta realizzando una pacifica convivenza tra le sue diverse componenti religiose. (…) Chiedo a tutti di accompagnarmi con la preghiera (…)”. Papa Francesco ha ricordato ai fedeli il suo viaggio apostolico del 21 settembre all’udienza del mercoledì con queste parole che racchiudono il duplice scopo di questa “visita lampo”: memoria e dialogo, in un paese che dopo 50 anni di sofferta dittatura sta ora vivendo una fiorente stagione di dialogo e collaborazione interreligosa, pur in condizioni sociali ed economiche di seria indigenza e disoccupazione. Le minoranze cattolica e ortodossa (insieme costituiscono circa il 26% della popolazione, oltre ad un folto gruppo di diverse Chiese evangeliche) vivono buoni rapporti ecumenici tra loro e interreligiosi con la maggioranza musulmana. Per questo il Papa desidera portare la riflessione della Chiesa e dell’umanità su una collaborazione interreligiosa che funziona, mentre il terrore e le violenze continuano ad imperversare in Medio Oriente. Anche in Albania è presente una comunità dei Focolari che sta collaborando attivamente nella preparazione di questo viaggio con gioia e grande attesa. Sono circa 200 persone di tutte le età e vocazioni. Sono cattolici, ortodossi ed anche musulmani, molti dei quali giovani, che partecipano alle Mariapoli, l’appuntamento annuale caratteristico dei Focolari. “Recentemente la comunità ha svolto attività ecologiche, aspetto tanto sentito quanto trascurato nel nostro Paese, – racconta una delle focolarine di Tirana –. Stiamo cercando di comunicare una cultura del rispetto per l’ambiente. Durante l’ultima Mariapoli che si svolgeva in una città di mare, abbiamo dedicato mezza giornata alla pulizia della spiaggia. In un’altra occasione abbiamo ripulito un grande parco della capitale e ridipinto i cestini dei rifiuti in un’altra area verde”.
Anche i Movimenti Famiglie Nuove e Ragazzi per l’Unità sono presenti con il sostegno a distanza di una sessantina di bambini e l’azione Schoolmates che ha assicurato gli studi ad un gruppo di ragazzi. “L’arrivo del Pontefice è un evento storico per il nostro Paese – spiega Nikoleta, – e gli siamo infinitamente riconoscenti per averlo scelto per primo tra le terre balcaniche. Lui arriva per rafforzare la fede nella Chiesa d’Albania e i messaggi di pace che porterà, il suo sostegno, sono per noi di eccezionale importanza”. Reegjina riferisce poi che in questi mesi c’è stata una grande preparazione nelle parrocchie e nelle comunità con incontri per conoscere più in profondità il pensiero di Papa Francesco, momenti di preghiera e raccolte di contributi economici per sostenere le spese dell’evento. Ciascuno donava qualcosa secondo le proprie possibilità. Donika, giornalista pubblicista, afferma che questa visita non è importante solo per i cattolici, ma anche per persone di altre religioni “o per chi, come me, non ha un riferimento religioso. I valori che lui porta sono universali, senza eccezione di razza, nazione o fede. Il suo è un cuore buono e grande, che tende a costruire l’uomo più che a convertirlo ed offre speranza. E questo è il dono più importante che il Papa possa offrire all’Albania”. (altro…)
Set 17, 2014 | Centro internazionale
Jesús Morán Cepedano è stato eletto copresidente del Movimento dei Focolari il 13 settembre 2014, dall’Assemblea generale riunita al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo, Roma. È nato il 25 dicembre 1957 a Navalperales de Pinares, Avila (Spagna), da una famiglia di commercianti che ben presto si trasferisce a Cercedilla, nella Sierra di Madrid. Ha incontrato il messaggio evangelico proposto dal Movimento dei Focolari durante gli studi universitari, attraverso la testimonianza di alcuni coetanei. S’imbatte così nella novità e nelle esigenze rivoluzionarie che la vita del Vangelo comporta. Decide di donarsi a Dio nella comunità del focolare nel 1977. Dopo un periodo di formazione dal 1979 al 1981 alla cittadella di Loppiano (Italia) parte per l’America Latina. Dal 1996 al 2004 è delegato dei Focolari per il Cile e la Bolivia. Là viene ordinato sacerdote il 21 dicembre 2002. Dal 2004 al 2008 è corresponsabile del Movimento nel Messico e a Cuba. Nell’Assemblea generale dei Focolari del 2008 viene eletto consigliere generale e incaricato dell’aspetto della formazione culturale degli appartenenti al Movimento. Nel 2009 inizia a far parte della “Scuola Abba”, centro interdisciplinare di studio dei Focolari, per la sua specializzazione in antropologia teologica e teologia morale. Si è laureato in filosofia presso l’Università Autonoma di Madrid ed ha conseguito una licenza in teologia dogmatica presso la Pontificia Università Cattolica di Santiago del Cile. Attualmente sta concludendo il dottorato in teologia alla Pontificia Università Lateranense, Roma. Ha pubblicato diversi articoli su temi di antropologia filosofica e teologica.
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Set 17, 2014 | Centro internazionale, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Set 17, 2014 | Cultura, Sociale, Spiritualità
Si è concluso il 7 settembre ad Asunción, con 120 partecipanti tra dirigenti d’impresa, lavoratori e studenti provenienti anche dall’Argentina, il primo congresso paraguayano di Economia di Comunione (EdC); occasione tanto attesa che si è unita al tradizionale incontro di primavera degli imprenditori EdC argentini, il 34°. Focus dell’appuntamento era la figura dell’imprenditore che sposa il progetto di Economia di Comunione. «Un imprenditore – spiega il prof. Luigino Bruni, coordinatore mondiale del progetto, in collegamento Skype – che sceglie la povertà». Un’affermazione forte che potrebbe lasciar intendere che ricchezza o meglio, benessere, ed EdC sono incompatibili. La risposta giunge da German Jorge, (Paranà, Argentina) proprietario di un centro di distribuzione di materiali edili con 60 dipendenti: «L’imprenditore EdC soffre della povertà, altrimenti non sarebbe tale. Non è immune all’indigenza, ma fa di essa una scelta di vita, portandola nell’azienda». «Nell’economia capitalista” – continua Germán – l’obiettivo dell’azienda è generare ricchezza. Nel nostro caso generare ricchezza è un segnale che dice che le cose vanno bene, ma non è il fine. Il fine è la comunione e il processo stesso è comunione: ci generiamo come persone facendo azienda. E l’azienda in questo modo non è una macchina per fare soldi, ma una comunità di persone».
Uno stile imprenditoriale, questo, di successo e vincente, come dimostra la storia di Ramon Cerviño di Cordoba, proprietario di una ditta di strumentazione medica. Spiega che il segno distintivo dello stile aziendale di un tale “leader d’impresa” è la scelta della comunicazione a tutto campo all’interno dell’ambiente di lavoro. Non pone i poveri prima dell’azienda, ma scopre, accetta e assume la diversità e le necessità dell’altro. Molte le testimonianze d’imprenditori che hanno fatto questa scelta: dalle storie di
piccoli commercianti, come le vicende di una parrucchiera, di una negoziante e di una venditrice ambulante che hanno creato micro-imprese assieme alle loro famiglie, esempi stimolanti di lavoro e tenacia. Ma c’è anche la storia di una grande azienda come “Todo brillo”, a cui i partecipanti al congresso si sono recati in visita. Un’impresa paraguayana, leader nel campo delle pulizie, con oltre 600 dipendenti, nata dalla scelta di Maria Elena di rinunciare ad un posto come dirigente di una prestigiosa banca. Con i suoi figli ha avviato, lasciando tutti i vantaggi e le comodità del caso. «Avevamo ‘pensato’ questo progetto per dar lavoro a chi non aveva potuto studiare – racconta Maria Elena – per moltissimi di loro rappresentiamo l’unica possibilità d’inserimento occupazionale». Ora si torna tutti alle proprie attività e imprese ma con una forza ed un impegno in più: essere generatori di un’economia più umana e fraterna. (altro…)
Set 15, 2014 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo
Note biografiche
Maria Voce, eletta presidente del Movimento il 7 luglio 2008 dall’Assemblea generale dei Focolari, prima focolarina a succedere alla fondatrice, Chiara Lubich deceduta il 14 marzo dello stesso anno, il 12 Settembre 2014 è stata eletta per il secondo mandato consecutivo. Una scelta, frutto della comunione tra i 500 partecipanti all’Assemblea generale, provenienti da tutto il mondo. È nata ad Ajello Calabro (Cosenza – Italia), il 16 luglio 1937, prima di sette figli. Il padre era medico; la madre, casalinga. Nell’ultimo anno di studi di giurisprudenza a Roma (1959) incontra all’università un gruppo di giovani focolarini e rimane affascinata dalla loro testimonianza evangelica. Terminati gli studi esercita la professione a Cosenza diventando il primo avvocato donna nel foro della città. Successivamente compie studi di teologia e di diritto canonico. Nel 1963, imprevista e “travolgente”, la chiamata di Dio a seguire la strada di Chiara Lubich a cui risponde con immediatezza: lascia una carriera promettente e parte per la scuola di formazione delle focolarine di Grottaferrata (Roma). Chiara le darà il nome di Emmaus, col quale da allora in poi sarà conosciuta nel Movimento. Esso, rimanda al noto episodio dei due discepoli in cammino con Gesù dopo la resurrezione e richiama il cuore del carisma dei Focolari: Gesù che si fa presente «dove due o più sono uniti» nel Suo nome. Dal ‘64 al ‘72 è in Sicilia nei focolari di Siracusa e Catania, dal ‘72 al ‘78 fa parte della segreteria personale di Chiara Lubich e nei successivi dieci anni vive nel focolare di Istanbul, dove intreccia rapporti a livello ecumenico con l’allora Patriarca di Costantinopoli Demetrio I e numerosi Metropoliti, tra cui l’attuale Patriarca Bartolomeo I, in quel tempo segretario di SS. Demetrio, oltre ad esponenti di varie Chiese. In questa metropoli turca a grande maggioranza musulmana, è un dialogo della vita che caratterizza i suoi rapporti con i seguaci dell’Islam. In qualità di esperta in diritto, dal 1995 è membro della Scuola Abbà, il Centro Studi interdisciplinare presieduto da Chiara Lubich, e dal 2000 è anche corresponsabile della Commissione internazionale di “Comunione e diritto”, rete di professionisti e studiosi impegnati nel campo della giustizia. Dal 2002 e fino all’approvazione avvenuta nel 2007 collabora direttamente con Chiara Lubich per l’aggiornamento degli Statuti generali del Movimento. Il 7 luglio 2008 viene eletta presidente del Movimento dei focolari e indica sin dall’inizio come stile della presidenza l’impegno a «privilegiare i rapporti» e a tendere con tutte le forze al fine per cui è nato il Movimento: perseguire l’unità a tutti i livelli, in tutti i campi, percorrendo le vie del dialogo aperte da Chiara Lubich. Il 27 luglio 2008, a conclusione dell’Assemblea generale Maria Voce viene ricevuta da Benedetto XVI nella sua residenza di Castelgandolfo, insieme al Copresidente Giancarlo Faletti e ad una rappresentanza internazionale del Movimento. Il 23 aprile 2010 papa Benedetto XVI la riceve in udienza privata. Il papa parla di «carisma che costruisce ponti, che fa unità» e invita a continuare nella sua attuazione con amore sempre più profondo e nella tensione alla santità. Nell’ottobre del 2008 partecipa e interviene al Sinodo dei vescovi su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Il 24 novembre 2009 è nominata da Papa Benedetto XV nominata da Papa Benedetto XVI Consultore del Pontificio Consiglio per i Laici ed il 7 dicembre 2011 Consultore del Pontificio consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione. Numerosi i viaggi per incontrare le comunità del Movimento sparse nel mondo e proseguire nei contatti con personalità del mondo civile ed ecclesiale, dell’ambito culturale e politico, ecumenico ed interreligioso. Di particolare rilievo: gennaio 2009 in Africa, gennaio-febbraio 2010 in Asia, febbraio 2011 in Terra Santa, marzo-aprile 2011 in Nord America e marzo-aprile 2012 nei Paesi dell’Ispano-America, gennaio-febbraio 2013 in Australia e Nuova Zelanda, agosto-settembre 2013 in Giordania, marzo-aprile 2014in Brasile. Tappe importanti per rafforzare i legami di amicizia e collaborazione intrapresi nei quasi 70 anni di vita del Movimento dei focolari, e che lasciano intravedere nuovi sviluppi nel cammino di fraternità. Il 12 Settembre 2014 è stata eletta per il secondo mandato consecutivo. A giro di posta è arrivata la conferma della Santa Sede – come previsto dagli Statuti dei Focolari: “All’inizio di questo secondo mandato, auguriamo alla Dott.ssa Maria Voce particolare assistenza dello Spirito Santo e affidiamo il suo servizio all’intercessione materna di Maria Santissima, di cui oggi ricorre la festa del suo Santo Nome”, scrive il card. Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per il Laici. (altro…)
Set 15, 2014 | Centro internazionale
«Qualcuno mi ha chiesto se avevo dormito la notte. Ho risposto di sì, ma che probabilmente non succederà altrettanto dopo la partita del ‘mio’ Real Madrid contro l’Atletico!». Ha esordito con una battuta che ha sortito l’effetto di alleggerire l’intensità del momento, Jesús Morán Cepedano, neoeletto copresidente dei Focolari per i prossimi sei anni, il 13 settembre 2014. Tangibile la gioia dell’intera Assemblea, mentre Maria Voce lo ringraziava per aver accettato di condividere con lei la responsabilità del Movimento. Anche la Santa Sede ha espresso la conferma del nuovo copresidente, necessaria secondo gli Statuti dei Focolari, in una lettera firmata da mons. Rylko in cui gli augura «di svolgere fedelmente e generosamente il suo compito, in profonda unità con la Presidente e a vantaggio di tutta l’Opera di Maria». E non poteva certo mancare il grazie di Maria Voce anche a Giancarlo Faletti, copresidente uscente, «per aver condiviso così bene questa responsabilità per sei anni», parole seguite dalla standing ovation di tutta la sala. Nel Movimento dei Focolari la figura del copresidente mette in luce l’aspetto dell’unità, che trova fondamento nelle parole di Gesù «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20). Secondo gli Statuti dei Focolari il primo dovere del copresidente è «essere sempre nella più profonda unità con la presidente», simbolo dell’unità del Movimento «che, assieme a lei o in sua sostituzione, dovrà anch’egli servire».

Jesús Morán Cepedano
Jesús Morán è nato nel 1957 ad Avila. E’ focolarino sacerdote. Consigliere uscente del Consiglio generale per l’aspetto della formazione culturale dal 2008, è membro della Scuola Abba, centro studi interdisciplinare del Movimento. Per oltre 25 anni ha vissuto al servizio dei Focolari in Cile, Bolivia, Messico e Cuba. Laureato in filosofia e teologia, sta concludendo attualmente il dottorato in teologia all’Università Lateranense (Roma). I lavori dell’Assemblea proseguono con l’elezione delle consigliere e dei consiglieri generali. Molto attesa l’udienza con papa Francesco il 26 settembre in Vaticano. (altro…)
Set 15, 2014 | Cultura
Contenido: “Qué agradable es vivir en unidad”, dice el salmista. Pero qué difícil también hacerlo si una espiritualidad de comunión que nos enfoque en la unidad y en el amor mutuo. Esta es la propuesta del Concilio Vaticano II. Esta espiritualidad es también el contenido central de la carta apostólica de Juan Pablo II, Novo Millennio Ineunte: “Hacer de la Iglesia la casa y la escuela de la comunión: este es el gran desafío que tenemos ante nosotros en el milenio que comienza (…)”. Vivir una espiritualidad de comunión presenta los elementos esenciales de tal espiritualidad y lo hace enfocándose en el mandamiento que Jesús llama “suyo” y “nuevo”, la verdadera medida del amor cristiano; revelación divina y una novedosa forma de entender la realidad, inclusive la economía, en términos de una ontología trinitaria. Sobre el autor: Thomas Norris es un sacerdote de la diócesis de Ossory (Irlanda) y profesor de Teología en el St. Patrick’s College de Maynooth. Es miembro de la Comisión Teológica Internacional y autor de varias publicaciones. Grupo Editorial Ciudad Nueva – Buenos Aires
Set 15, 2014 | Centro internazionale, Spiritualità
«Se la persona di Cristo e il suo insegnamento si inserivano nella storia per spaccarla in due, spingendo l’umanità a pentimento, e cioè a mutamento, per rinnovarsi e mettere in atto l’uomo nuovo, in una città nuova, quella lacerazione, più o meno consapevolmente, agiva nel cuore di Maria, messa in mezzo alle due età e alle due mentalità, rendendo talora acerbo quel suo sforzo di capire Gesù, di seguire Gesù, di essere una con Gesù. La lezione e il dolore non finirono allora. S’arrivò al punto che, durante la predicazione del Figlio, le accadde di non poter avvicinarlo: non poter esser ammessa alla sua presenza. Maria insomma diveniva, lungo la profezia di Simeone, la madre desolata. Quel «desolata» mette l’accento sulla solitudine, in cui ella più patì, quando Gesù usci a vita pubblica e la lasciò a Nazareth, lei vedova, tra una parentela avversa; e quando più tardi Gesù la lasciò anche come madre sostituendo Giovanni a sé nella figliolanza. Sola tra tutti, la benedetta fra le donne, la madre del genere umano: la nuova Eva. Con quel suo patimento Maria addolorata concorreva dunque alla generazione della Chiesa; e cioè del popolo di Dio, il quale poi le verrà da Cristo stesso dato, in persona di Giovanni, come figlio: il figlio al posto di Gesù, o meglio un altro Gesù. Ma per tal modo, se la profezia di Simeone aveva iniziato il «martirio» della Vergine, esso, anche per lei, culminò al Calvario, quando una lancia di ferro trapassò il petto di Gesù. Quella lancia trapassò l’anima a Maria. Sotto la croce, Maria risultò nettamente la donna del popolo che tiene le parti di Dio. Davvero si può dire, in certo senso, che Gesù ebbe bisogno di lei, non solo per nascere, ma anche per morire. Ci fu un momento in cui sulla croce, abbandonato dagli uomini in terra, si senti abbandonato anche dal Padre in cielo: allora si rivolse alla madre, ai piedi della croce: alla madre che non lo aveva disertato e vinceva la natura per non cadere in quella prova sotto cui ogni donna sarebbe crollata. Poi morto il figlio, continuò la madre a patire. Egli morto fu deposto sulle ginocchia di lei: impotente più di quand’era bambino. Un Dio morto sulle ginocchia di una madre vedova! Allora, si, ella fu regina. Poiché Gesù ricapitolava l’umanità, era l’umanità, per un tratto, l’umanità intera di tutti i tempi, custodita sulle ginocchia di Maria, la quale apparve, in quella desolazione, la madre e la regina della famiglia umana trasmigrante sulle strade del dolore. La sua grandezza fu pari alla sua angoscia: il dolore d’una madre, che si trovava a custodire l’umanità svenata, sotto la colpa, nell’esilio di tutti i tempi. Quando la madre del bell’amore divenne pure madre del dolore, e i sette doni dello Sposo le si con-vertirono in sette spade, si aperse nel cuore il trauma che con 1a piaga del Figlio doveva convogliare al Padre tutta l’umanità, riconducendola alla fonte. Fu la generazione — la rigenerazione — per sangue e lacrime. Allora ella fu la collaboratrice del Redentore; ma proprio questa mansione la fece più veramente la madre del bell’amore. La unì a noi, la immedesimò alla nostra sorte. Cosi l’umanità rinacque. E cosi la Chiesa nacque». Da: Igino Giordani, Maria modello perfetto, Città Nuova, 2001, pp. 118-127 (altro…)
Set 14, 2014 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo
Non è possibile costruire la pace senza il contributo delle religioni. Sono di questi giorni i numerosi appelli di leader religiosi e civili del calibro di Shimon Peres, con la sua idea di una ONU delle Religioni come antidoto alla violenza e al terrorismo globale, o da meeting interreligiosi come quello appena promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. Tassello importante e contributo verso un presente e un futuro di pace è stata anche l’VIII Assemblea Asiatica delle Religioni per la Pace (ACRP) che si è svolta ad Incheon, Corea del Sud, dal 25 al 29 agosto scorsi. E non si sarebbe potuto scegliere luogo migliore per lanciare un messaggio di unità e riconciliazione tra popoli e Paesi: nonostante il suo essere culla delle principali religioni monoteiste, “contenitore” di un’estrema varietà culturale, l’Asia è soprattutto teatro dei principali conflitti e guerre. Anche i Focolari hanno dato il proprio contributo: Christina Lee, incaricata del Dialogo interreligioso del Movimento ha svolto un intervento all’appuntamento pre-assembleare dedicato alle donne. Nel suo intervento “Preghiera interreligiosa e meditazione” ha evidenziato il ruolo della donna quale costruttrice di pace nel mondo e in Asia: “che osiamo sognare – affermava – come una comunità in dialogo, fatta di persone diverse per cultura e religioni, che sperimentano dolore e povertà ma che desiderano un’Asia unita”. Quale primo passo, ha proposto la creazione di un itinerario formativo per le diverse comunità religiose, alla scoperta del patrimonio spirituale asiatico, per dar vita a segni visibili di unità e armonia. Anche la presidente dei Focolari nel suo messaggio ha auspicato che un impegno fondato sull’amore, la compassione, la misericordia e la devozione possa contribuire a realizzare unità e armonia in Asia e oltre. Nel suo messaggio papa Francesco ha ribadito che il dialogo e la cooperazione tra religioni rimane il cammino più sicuro verso la pace e “senza la fraternità è impossibile la costruzione di una società giusta e di una pace solida”. Parole che sono risuonate al contempo un monito e un augurio per i 450 partecipanti alla ACRP, provenienti da diciassette Paesi dell’Asia, con rappresentanze anche da Iraq e Kyrgyzstan. Il titolo “Unità e armonia in Asia” la diceva lunga sulle premesse e le attese di questa conferenza che conta ormai quarant’anni di vita e rappresenta il credo religioso di oltre due terzi della popolazione mondiale.
Alle tre commissioni di lavoro in cui si sono distribuiti i partecipanti – educazione alla pace e alla riconciliazione, dignità dell’uomo e benessere, sviluppo e ambiente ecologico – si è aggiunto anche un quarto gruppo sul tema dell’unificazione della penisola coreana e pace nel Nord Est asiatico. Quest’ultimo, guidato dalla Conferenza coreana delle Religioni per la Pace (KCRP), ha formulato una propria dichiarazione in sostegno al processo di riunificazione nazionale. “Ma il vero lavoro inizia ora – ha dichiarato un partecipante – nelle nostre comunità religiose e negli ambienti della società civile”. E la “Dichiarazione di Incheon”, documento finale dell’Assemblea ne indica le piste: comune impegno per la pace, chiamata a lavorare per la coesione sociale nel continente, lavoro per l’unificazione della penisola coreana. (altro…)