Gen 25, 2018 | Cultura, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Un volto rotondo, con due occhi cerulei e attenti. Incontro per la prima volta Peter Grimheden a Lund, in Svezia, per lo storico incontro tra cattolici e luterani per i 500 anni della Riforma. Peter è un giovane pediatra molto appassionato del suo lavoro a cui si dedica con grande entusiasmo. La sua singolarità è di essere svedese, luterano e focolarino. Di aver scelto, cioè, una strada di donazione totale a Dio. Vive a Stoccolma in una piccola comunità con altri 4 focolarini cattolici: un belga, un argentino, due italiani. Sei cresciuto in un ambiente e una famiglia cristiana? Faccio parte della Chiesa luterana svedese e vengo da una famiglia molto legata alle tradizioni. Quand’ero piccolo era abitudine andare a trovare i nonni. Prima si andava a Messa e poi si cenava insieme. Durante la cena, dopo che le donne avevano lavato i piatti, ci sedevamo e dovevamo ascoltare mio nonno che ci leggeva un sermone di Lutero. Come se quello della Messa non fosse bastato! L’unica cosa che ricordo è che giocavo a trattenere il fiato. Il mio record è stato resistere senza respirare per un minuto di fila. Era una educazione rigida e severa. Tutto era o bianco o nero e non potevo mai andare né al cinema né a giocare a hockey su ghiaccio. Come hai conosciuto i Focolari? Frequentavo una ragazza che mi ha invitato al concerto del Gen verde, una band musicale ispirata dai Focolari. Mi è piaciuta la musica, le parole, l’atmosfera che si è creata. Il fratello di una cantante era stato ucciso in una guerra civile e lei era stata capace di perdonare. Mi piaceva un cristianesimo positivo, non basato su divieti e su ciò che non bisognava fare. Le persone dei Focolari divennero i miei amici e li frequentavo insieme alla mia ragazza. Ma dopo un po’ stavo stretto dentro questa relazione e l’ho mollata. Continuando a frequentare i Focolari mi sono sentito molto attratto dalle persone che si donavano completamente a Dio vivendo in una comunità. Per me è stato come scivolare su una buccia di banana piuttosto che fare una grande scelta. È stato come innamorarsi. Così, a 21 anni, sono andato in Italia a Loppiano, vicino a Firenze, per frequentare la scuola di formazione per focolarini. È stata un’occasione unica per conoscere persone di tutto il mondo anche se mi sentivo un po’ “esotico” perché quasi tutti erano cattolici. Oggi vivi in una comunità di Stoccolma. Costituisce una difficoltà convivere con persone di un’altra Chiesa? L’appartenere ad una Chiesa o l’altra non ha un impatto nella vita quotidiana perché condividiamo gli stessi ideali. Abbiamo in comune la vita cristiana e non avverto differenze tra di noi. Mi sentivo un po’ solo a frequentare la mia chiesa luterana, ma, ora i miei amici, ogni tanto mi accompagnano perché sono interessati a conoscere meglio la mia Chiesa, come io lo sono della loro. Cerchiamo di vivere alla presenza di Gesù tra noi e tutti siamo suoi discepoli. Fonte: Città Nuova (altro…)
Nov 9, 2017 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolari nel Mondo

Georges “Yorgo” Lemopoulos
Il ricordo di Georges Lemopoulos, ortodosso del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, ex Vice-Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC). Attualmente è responsabile dei preparativi per i 70 anni del CEC nel 2018. «Durante il “Pellegrinaggio di unità, giustizia e pace” che segna profondamente la natura e il lavoro del Consiglio ecumenico delle Chiese, Chiara Lubich è stata considerata da molti una compagna di strada, affidabile, instancabile, ingegnosa, piena di inventiva e trascinatrice. 
Ginevra ottobre 2002: Chiara Lubich con il segretario generale del CEC, Konrad Raiser
La sua passione per proclamare e vivere il Vangelo nel quotidiano; il suo carisma, la sua spiritualità fondata principalmente sul Cristo crocifisso e abbandonato; la capacità di mobilitare con il suo entusiasmo tanto i responsabili religiosi quanto i giovani, i cattolici e gli altri cristiani, i fedeli di altre religioni; la sua sensibilità verso l’ingiustizia economica e sociale. Tutto questo è stato fonte di ispirazione e di incoraggiamento per coloro che sono impegnati nel cammino del movimento ecumenico. Chiara ha visitato la sede del Consiglio ecumenico delle Chiese due volte (1967 e 2002) ed ha incontrato a più riprese i dirigenti del CEC. Questo rapporto tra il CEC e il Movimento dei Focolari continua anche oggi, sotto varie forme: incontri, collaborazioni, progetti comuni, partecipazione reciproca ad avvenimenti che segnano la vita dei due organismi ecumenici, con la coscienza e la gratitudine che l’impronta di Chiara, la sua preziosa eredità e le sue esortazioni continuano a guidare i loro passi, a incoraggiarli e a sostenerli nel cammino comune». (altro…)
Nov 9, 2017 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Ginevra 1967: Chiara al Consiglio Ecumenico delle Chiese con Philip Potter e Lukas Vischer
«La fotografia mostra uno dei colloqui che Chiara Lubich ha avuto durante la sua prima visita al Consiglio ecumenico delle Chiese a Ginevra, il 9 novembre 1967. In essa si vede Philip Potter sorridente, allora direttore del Dipartimento del Consiglio ecumenico delle Chiese per la Missione, più tardi divenuto Segretario generale. Lukas Vischer che discute animatamente, allora direttore di Fede e Costituzione del CEC. E Chiara Lubich, gioiosa, che ascolta attentamente. Questa visita è stato il risultato di un profondo dialogo che Chiara Lubich ha avuto con il teologo riformato Lukas Vischer durante le diverse sessioni del Concilio Vaticano II (1962 – 1965) a Roma. Ne sono nate fiducia reciproca e amicizia. Lukas Vischer vedeva in Gesù abbandonato, punto centrale della spiritualità di Chiara Lubich, un ponte per il dialogo ecumenico. La loro amicizia è stata importante per tutti e due, e per tutta la vita. Sarà stato un caso che la loro morte (2008) sia avvenuta soltanto a pochi giorni di distanza? L’incontro avvenuto nel 1967 ha portato a ulteriori appuntamenti e a una profonda collaborazione tra il Movimento dei Focolari e il Consiglio ecumenico delle Chiese. Un fatto concreto è stata la presenza per tanti anni di Luzia Wehrle, focolarina presso il CEC – quasi un’ambasciatrice –. Tersa, come è conosciuta nel Movimento dei Focolari. Seguita da Lut van Kersavond e Lurdes Guimaraes Teixeira. 
A Ginevra, Ottobre 2002: Chiara Lubich e Dr. Konrad Raiser, all’epoca Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Altre visite di Chiara al CEC sono seguite nel 1982 e nel 2002. Poco dopo la sua elezione come presidente, anche Maria Voce è venuta a Ginevra. La collaborazione è diventata più intensa. È cresciuta la fiducia. Si sono promossi degli eventi congiunti a Ginevra: l’anno scorso, sui valori che hanno impregnato l’Europa e che le sono caratteristici. Da tempo anche gli studenti/studentesse del Centro del Movimento dei Focolari a Montet (Svizzera) fanno visita annuale al CEC, come parte del loro corso sull’ecumenismo. Lo scorso, oltre alla visita abituale, è stata aggiunta una giornata all’Istituto ecumenico di Bossey: un’esperienza arricchente tra studenti. Mentre scrivo queste righe attendo già con gioia i prossimi studenti che verranno a trovarci il prossimo 7 novembre. Un punto centrale sarà la lezione del prof. Lawrence Iwuamadi , che, come incaricato del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, insegna teologia biblica a Bossey. La giornata inizierà e si concluderà con la preghiera nella cappella, durante la quale chiederemo con fede il dono dell’unità che solo Cristo può donarci». Rev. Dr. Martin Robra Consiglio Ecumenico delle Chiese (Ginevra) (altro…)
Mag 10, 2017 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«L’unità fra le Chiese ha bisogno di eroi, eroi nella fede, eroi davanti alla storia, ha bisogno di eroi nella spiritualità che hanno uno spirito umile», sono parole di Papa Tawadros II ad Alessandria (Egitto), durante la prima giornata dell’amicizia fra la Chiesa Copta Ortodossa e la Chiesa Cattolica, nel 2015. E Papa Francesco, nel suo recente viaggio al Cairo, ne fa eco: «Al cospetto del Signore, che ci desidera “perfetti nell’unità” non è più possibile nasconderci dietro i pretesti di divergenze interpretative e nemmeno dietro secoli di storia e di tradizioni che ci hanno reso estranei», e invoca la «comunione già effettiva che cresce ogni giorno», i frutti misteriosi e quanto mai attuali di «un vero e proprio ecumenismo del sangue», l’importanza di «un ecumenismo che si fa in cammino… Non esiste un ecumenismo statico». Questa è anche la convinzione di cristiani di molte Chiese, animati dalla spiritualità dell’unità dei Focolari, sulla base di un’esperienza portata avanti da qualche decennio. E nell’attuale corrente ecumenica, che vede in primo piano gesti, parole e dichiarazioni controfirmate da responsabili di Chiese, ma anche iniziative capillari ad opera dei cristiani in diverse latitudini, s’innesta la 59° Settimana Ecumenica in corso a Castel Gandolfo, Roma, dal 9 al 13 maggio con la partecipazione di circa 700 cristiani di 70 Chiese e Comunità ecclesiali, di 40 Paesi. Giorni di condivisione, spiritualità, riflessione, vita insieme: una “Mariapoli ecumenica”, come molti amano chiamare tale convivenza, che si presenta come un nuovo passo nel «dialogo della vita» e nell’«ecumenismo di popolo». È infatti nel «dialogo della vita» che Chiara Lubich vedeva il contributo tipico della spiritualità dell’unità alla piena e visibile comunione tra le Chiese: occorre «un popolo ecumenicamente preparato». Nella consapevolezza dei molti passi ancora da fare e nel rispetto fra tutte le Chiese, si cerca di approfondire il patrimonio comune che già tutti unisce. Il titolo: “Camminando Insieme. Cristiani sulla via verso l’unità”. Si snoda intorno ad un tema centrale della spiritualità dell’unità: Gesù crocifisso e abbandonato: il Dio del nostro tempo, fondamento per una spiritualità di comunione. Si alternano momenti di riflessione, di dialogo e testimonianze di diverse aree del mondo. Sull’attuale cammino in atto, a 500 anni dalla Riforma luterana, intervengono tra gli altri il vescovo Christian Krause, già presidente della Federazione Luterana mondiale, il rev. Dr. Martin Robra, del Consiglio ecumenico delle Chiese di Ginevra, il vescovo Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari.
Un momento particolare sarà affidato a S.E. Gennadios Zervos, Metropolita d’Italia e di Malta, del Patriarcato di Costantinopoli, sul tema: “50 anni dal primo incontro di due protagonisti del dialogo: Patriarca ecumenico Athenagoras I e Chiara Lubich”. Il programma prevede oltre la partecipazione all’udienza generale con Papa Francesco in Piazza San Pietro, la visita alle Basiliche di San Pietro e di San Paolo fuori le Mura, e la preghiera comune nelle catacombe di S. Domitilla e S. Sebastiano. Questa 59° Settimana Ecumenica vuole essere anche espressione del rinnovato impegno ecumenico dei Focolari espresso nella recente Dichiarazione di Ottmaring, che esplicita anche una promessa: fare tutto il possibile «affinché le nostre attività, iniziative e riunioni, a livello internazionale e specialmente locale, siano sostanziate di questo atteggiamento aperto e fraterno tra i cristiani… affidando a Dio il cammino delle nostre Chiese affinché si accelerino i passi verso la celebrazione comune nell’unico calice». Leggi: Comunicato stampa (altro…)
Apr 27, 2017 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nel 2010 sono stato inviato nella parrocchia di Ste. Marie, nei pressi di Man, capitale della Costa d’Avorio. Allora non conoscevo le tradizioni e la cultura africane. Subito mi hanno colpito la forza e la vitalità di queste persone, nonostante la grande povertà e le conseguenze disastrose della guerra. Con il tempo, ho imparato a riconoscere la paura ancestrale nei confronti dei bianchi. Per me, prete originario della Svizzera, non si trattava tanto di elargire aiuti economici, ma di pormi profondamente in ascolto. Quello che potevo offrire era me stesso, la mia piena disponibilità, la mancanza di pretese. Abitavo nella Mariapoli Victoria, cittadella del Movimento dei Focolari, vicino a Man. Da qui ogni mattina, in bicicletta, partivo verso il mio quartiere, andavo incontro alle persone nei negozi, negli uffici, nelle strade. Salutavo tutti, passando nelle viuzze e fermandomi a parlare, talvolta cercando di mettere pace nel bel mezzo di una lite. Ai bambini dedicavo una attenzione particolare: parlavo e giocavo con loro e se qualcuno stava male lo portavo al dispensario della cittadella. Lo stesso facevo con i loro genitori e parenti. Per questo motivo quasi tutti i bambini della parrocchia hanno imparato a conoscermi e a presentarmi a loro volta agli adulti. In occasione delle feste, attraversavo con loro il quartiere per portare alle famiglie, cristiane e musulmane, gli auguri. Così ho potuto fare amicizia anche con l’Imam e con i pastori di Chiese evangeliche. Un giorno mi ha avvicinato un giovane della parrocchia, voleva fare qualcosa per i giovani dei villaggi, che a causa di un precedente malinteso avevano deciso di non frequentare più la Chiesa. Per sostenere i loro viaggi li ho incoraggiati a fare delle piccole attività: un gesto di autofinanziamento molto apprezzato anche dal vescovo. Negli undici villaggi nei quali ci siamo recati, i giovani del posto, dopo essere stati sensibilizzati, si sono dedicati a visitare malati e anziani. Nell’Anno della Misericordia, insieme agli abitanti della Mariapoli Victoria, abbiamo sostenuto il vescovo nei progetti della diocesi, ospitando un incontro con i capi tradizionali, i pastori di Chiese evangeliche e gli Imam. La marcia per la fraternità tra i popoli, che ha attraversato tutta la città, si è conclusa alla cittadella. Per un periodo ho sostituito il cappellano nel carcere civile. Durante le celebrazioni cercavo di sottolineare l’importanza di mettere in pratica il Vangelo. Alle volte mi facevo accompagnare da altre persone che davano la loro testimonianza. Queste celebrazioni si svolgevano sotto una tettoia, in un cortile, in mezzo a una grande confusione. Così ho portato un altoparlante, invitandoli a utilizzarlo anche quando facevano altre attività. Ho saputo che in seguito lo hanno prestato ai musulmani e che l’Imam è rimasto colpito da questa generosità, da lui definita “tipicamente cristiana”. Prima della mia partenza hanno voluto organizzare una festa di saluto, presente anche la direzione del carcere. E mi hanno detto: «Hai messo in pratica ciò che hai predicato». (altro…)