2 Giu 2016 | Centro internazionale, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Un dialogo tra appartenenti a due gruppi etnici in permanente conflitto: ne è artifice Johnson Duba, che vive a Marsabit, nel nord del Kenya. Johnson ha cercato di convincere gli anziani del villaggio a dialogare per riportare la pace nella comunità. I giovani, invece, li unisce attraverso lo sport. Un torneo di calcio senza vincitori per rinforzare la coabitazione pacifica. È uno dei frutti di riconciliazione maturati dal carisma dell’unità, che anche Johnson vive da anni nel suo villaggio. È stato presentato insieme ad altre esperienze lo scorso 27 maggio ai delegati di diverse Chiese dell’Africa dell’Est e dell’Europa riuniti per la conferenza regionale dell’International Ecumenical Movement – Kenya (IEM-K). Tra i guest-speaker il dr. Samuel Kobia, già Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ed ex presidente di IEM-K, e Maria Voce, presidente dei Focolari, in visita in Kenya dal 14 maggio al 1° giugno.
«Il Movimento dei Focolari è per sua natura ecumenico», ha affermato Kobia, sottolineando i suoi buoni rapporti con Chiara Lubich, che ha conosciuto di persona, e con la famiglia del Focolare. Nel suo intervento ha incoraggiato, inoltre, a perdonare sempre, per non lasciarsi imprigionare dal passato, e non trasmettere il conflitto alle nuove generazioni. Ha poi esortato il Movimento Ecumenico a sostenere i progetti di pace, dialogo e riconciliazione portati avanti dai rispettivi governi. Anche nel cuore di Chiara Lubich ardeva un desiderio: «rispondere al bisogno più urgente e drammatico dell’umanità, il bisogno di pace», ricorda Maria Voce nelle prime battute del suo discorso. E così, continua, «ci siamo trovati a costruire luoghi ed occasioni di incontro all’interno delle Chiese a cui apparteniamo, perché ci sia sempre di più “comunione”. Abbiamo poi fatto un’esperienza di popolo unito tra i cristiani di diverse denominazioni nella condivisione dei doni specifici di ciascuna Chiesa, nella speranza, un giorno, di arrivare anche ad una unità dottrinale». I
l dialogo, dunque, come via privilegiata da percorrere. È l’esperienza del Movimento dei Focolari in questi 73 anni: «Un dialogo della vita, che non mette in opposizione gli uomini, ma fa incontrare persone anche di confessioni o di fedi diverse e le rende capaci di aprirsi reciprocamente, di trovare punti in comune e di viverli insieme». Ricordando che l’unità (il « che tutti siano uno » di Gesù) è l’orizzonte e lo scopo specifico dei Focolari, Maria Voce ha confermato come il dialogo sia uno stile di vita, una nuova cultura, che il Movimento desidera offrire alle donne e agli uomini di oggi. «Lo Spirito Santo, vincolo d’amore, farà accrescere nel popolo cristiano la consapevolezza di vivere un momento prezioso e indispensabile – conclude Maria Voce –: un passaggio dal buio verso la luce della risurrezione, verso una pienezza più grande, in cui la diversità significa arricchimento ed è capace di generare comunione: dove le ferite degli uni saranno le ferite degli altri; dove insieme, con umiltà e distacco, si cercherà di andare alla sostanza e alle origini dell’unica fede in Gesù, nell’ascolto della Sua Parola».
Willy Niyonsaba
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30 Mag 2016 | Centro internazionale, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Nunzio in Kenya dal gennaio 2013, mons. Balvo è anche il primo nunzio apostolico nominato per il Sud Sudan, stato indipendente solo dal 2011, provato da guerra, povertà e migrazioni. Lo scorso 20 maggio Maria Voce e Jesús Morán, presidente e copresidente del Movimento dei Focolari, lo hanno incontrato alla sede della Nunziatura a Nairobi, nel corso della loro visita in Kenya (14 maggio-1° giugno). Un incontro cordiale, con un’immediata atmosfera di famiglia, che fa da sfondo allo scambio di una varietà di notizie, ma anche alla condivisione di preoccupazioni e speranze sulle sfide della regione, soprattutto nella zona del Sud Sudan. Tra gli argomenti trattati, la sua conoscenza con Chiara Lubich, che risale al suo viaggio in Medio Oriente nel 1999 quando mons. Balvo prestava servizio in Giordania; la scuola di inculturazione alla Mariapoli Piero, in corso in quei giorni; l’avventura di aver dato il suo benvenuto al Papa in Kenya, e poi la sua visita nella Repubblica Centrafricana, dove “cristiani e non cristiani”, ha detto, “sono rimasti impressionati perché il Papa non è corso via dalle loro difficoltà, e, a dispetto delle sfide per la sicurezza, ha trascorso una notte in questo Paese”. E ancora, l’aggiornamento su alcune notizie riguardanti i Focolari, come la recente visita a sorpresa di papa Francesco alla Mariapoli di Roma. “Papa Francesco è il Papa delle sorprese”, ha commentato mons. Balvo. Ma il focus si sposta presto sul dramma del Sud Sudan. Parlando della crisi di questa regione il Nunzio ha sottolineato le tante sfide: povertà e analfabetismo, tra le altre, peggiorate dalla mancanza di pace. Nel 2007, il Movimento dei Focolari attraverso l’AMU, aveva dato il via ad un progetto nel deserto intorno a Khartum per la costruzione di una scuola destinata proprio ai figli degli sfollati provenienti dal Sud Sudan, che abitavano in un campo nella parrocchia di Omdurman. Il progetto, durato alcuni anni, era inserito in un’azione della diocesi chiamata “Salvare il salvabile”; la scuola è stata costruita, ma in seguito molte delle famiglie sono rientrate in Sud Sudan, prima che diventasse uno stato autonomo.
“In una regione così ricca di risorse, sarà difficile poterle sviluppare fin quando non si arriverà a una pace stabile”, ha affermato mons. Balvo. “È veramente difficile promuovere la società, con generazioni di persone che hanno conosciuto solo la violenza”. Da lì è spaziato sulla storia di questo Paese, nel quale viaggia spesso, a dimostrazione di quanto gli stia a cuore la sorte del popolo sud sudanese. Il Sud si è separato dal Nord il 9 luglio 2011, in seguito al referendum del gennaio dello stesso anno, vinto con larga maggioranza dei sì dei sud sudanesi. Il referendum era uno dei punti chiave dell’accordo di pace che nel 2005 pose formalmente fine ai 21 anni di guerra civile tra il governo di Khartoum e il gruppo che lottava per l’indipendenza del Sudan del Sud. La separazione del Sud rimane carica di tensioni e punti critici. Tra questi la linea di demarcazione al confine nord-sud, lo status della regione di Abyei, ricca di petrolio e contesa da entrambi i Paesi, e tensioni continue sull’esportazione del petrolio. All’interno del Sud Sudan poi, gruppi armati minacciano la pace, e scontri etnici per questioni di terra, acqua, bestiame, sono all’ordine del giorno. Nel Dicembre 2013 è scoppiato un conflitto tra le forze governative e le forze leali all’ex vicepresidente Riek Machar. Nel gennaio 2014 si è firmato il primo cessate il fuoco e il 26 aprile 2016 Riek Machar è ritornato nella capitale e ha giurato come vicepresidente. Maria Voce ha espresso la sua grande speranza che questo passo riporti il Sud Sudan sul sentiero dell’unità e della prosperità. (altro…)
29 Mag 2016 | Centro internazionale, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Dare alla Legge un volto umano e di ricerca di una giustizia basata sul valore della fraternità, sono il forte messaggio che Maria Voce, avvocato e presidente del Movimento dei Focolari, ha dato ad un pubblico di 300 persone riunite lo scorso 25 maggio alla Facoltà di Giurisprudenza della Catholic University of Eastern Africa (CUEA), a Nairobi (Kenya). Erano studenti di diritto e scienze sociali, professori, membri della Facoltà, staff dell’università. Nel suo discorso dal titolo “Il Diritto nella società contemporanea”, Maria Voce spiega come con l’evoluzione della società, la correttezza dei comportamenti è stata sistematizzata nella comunità, e col raggiungimento dell’identità politica di uno Stato è stata incorporata nelle Costituzioni, nei suoi codici o in altre leggi. Con l’avvento del Cristianesimo, secondo la presidente dei Focolari, «emerge, come valore di riferimento, una legge superiore che viene da Dio, il solo Giusto e che è comunicata all’umanità in Gesù: la legge dell’amore».

© CSC Audiovisivi – Verônica Farias
Maria Voce si sofferma, poi, sullo sviluppo del sistema legislativo in Africa dove costata che «è molto forte la tendenza comunitaria per cui l’individuo non è mai considerato in modo isolato, ma sempre come membro di una comunità (famiglia, clan, stirpe, tribù), verso la quale ha doveri e responsabilità e dalla quale riceve aiuto, sostegno e protezione». Sostiene, inoltre, che la spiritualità di comunione vissuta dai membri dei Focolari, sta cominciando ad influenzare la costruzione del tessuto sociale e quindi le regole che governano ogni comunità umana. E per spiegarlo, si rifà ad alcuni punti della spiritualità dell’unità Il primo: la scoperta di Dio come Amore. «Questa comprensione ci porta a vivere la “maggiore giustizia”. Se giustizia è dare a ciascuno il suo – ci dicevamo -, poiché tutto è di Dio, dà tutto a Dio e sarai giusto!». Il secondo: l’impegno ad adempiere la Volontà di Dio «conduce alla scoperta del fondamento della legalità, intesa come coerenza fra il nostro agire e la scelta fondamentale che abbiamo fatto, cioè la scelta di Dio-Amore». E il terzo: l’amore al prossimo. Per Maria Voce «non si può prescindere da esso per riconoscere efficacemente la dignità di ogni uomo (di ogni donna) ed i suoi diritti inviolabili». 
© CSC Audiovisivi – Verônica Farias
E parlando dell’amore reciproco, ricorda che «l’uomo nasce sociale per natura ed ha bisogno degli altri, come gli altri hanno bisogno di lui». E aggiunge che «l’amore reciproco è legge di collaborazione che, facendo scoprire in ognuno un dono d’amore, è il cemento della società e l’equilibrio del diritto». «Ci dà coraggio l’esperienza del Movimento che ci appare come la verifica di una ipotesi di vita intessuta di rapporti personali basati sul principio dell’unità, testimonianza che è possibile una giuridicità impostata sul comandamento nuovo quale norma fondamentale della vita di relazione», ha concluso. Dopo il suo intervento, il Decano della Facoltà di Legge, Dott. Maurice Owuor, sottolinea l’attualità del discorso di Maria Voce, perché “l’amore è un valore capace di sorreggere le nostre leggi”. E afferma che “dovremmo mettere più enfasi nell’educare i cittadini ai valori come l’amore, la fraternità, l’adempimento delle leggi non per paura delle sanzioni ma perché è una cosa buona in sé”. A conclusione, segue un forum aperto a commenti e domande. Rispondendo a chi le chiede sugli effetti della giustizia sul bene comune, Maria Voce afferma che «non è la legge che contribuisce al bene comune, ma la persona, contribuendo a promuovere leggi giuste». E lascia una sfida agli studenti: «Mi auguro che da tanti di voi possano nascere molte buone leggi».
Willy Niyansaba
Testo dell’intervento di Maria Voce: “Il diritto nella società contemporanea”
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27 Mag 2016 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Durante la Scuola per l’Inculturazione sono emerse alcune preoccupazioni per quegli aspetti della modernità che possono mettere in ombra i valori fondamentali delle culture africane. Eppure lo sviluppo non si può fermare. Quale, secondo lei, la via per salvare i valori contenuti nelle tradizioni? «Penso, effettivamente, che lo sviluppo non possa essere impedito. Anche la cultura della tradizione nelle culture africane è sempre in evoluzione. La modernità, però, fa penetrare nelle tradizioni africane il materialismo, l’individualismo, il primato del denaro ed il capitalismo. Non dico che i soldi siano un male, ma l’utilizzo sbagliato ci fa dimenticare la nostra umanità, ciò che in Africa chiamiamo “ubuntu”. Ma la modernità contiene anche degli aspetti positivi: come la democrazia, i diritti dell’uomo, il pluralismo che ci fa accogliere l’altro, le differenze. In alcuni paesi africani ci si ammazza perché manca il pluralismo; esiste un “io collettivo” che è molto pericoloso. In questo senso l’individualismo – un valore dell’Occidente – non sembra del tutto negativo, perché se voglio scappare dall’“io collettivo”, ci vuole una buona dose di individualismo. Insomma, penso che ci voglia un equilibrio tra individualismo e pluralismo. È importante prenderne coscienza e rifletterci, anche se non è sufficiente. Penso che dobbiamo illuminare la cultura africana contaminata dai valori negativi della modernità. Credo che a questo punto deve intervenire il cristianesimo, che fa vedere l’altro come la mia strada verso la santificazione. Il Vangelo ci invita a mettere i soldi in secondo piano. Gesù mette al primo posto l’uomo, il prossimo. Per me questo è importante, mi sembra la via per salvare i valori universali contenuti nelle tradizioni». Quale impressione si porta via di questi giorni? Quali sfide da affrontare nella vita quotidiana dei popoli africani? «Attraverso una semplice situazione che mi è capitata, ho sentito che in questi giorni potevo rinascere, come Nicodemo. È stato il mio inizio della Scuola per l’Inculturazione. La seconda impressione forte è stata vedere le persone che sono qui. Scoprire che l’Africa è plurale, che c’è “la pluralità delle Afriche”. Avevo voglia di conoscere ciascuno, di capire come vive; parlare con un camerunese, che è molto diverso da un burundese, un ruandese o un etiope. Qui ho sperimentato la pluralità dell’Africa. Ma, come africani, ci incontriamo in certi valori comuni: la solidarietà, la famiglia e le relazioni familiari, la comunione, la centralità dell’educazione dei nostri figli; questo è importante per noi africani, anche se siamo molto diversi. Per me, la sfida per sconfiggere le guerre interne, passa dall’incarnare nel quotidiano, nella vita socio politica, le parole del Vangelo. È la sfida che parte da questi giorni: tornati a casa, come ci comporteremo verso quelli che sono diversi da noi? Come ci comporteremo verso i nostri nemici? Verso le persone che non sono del mio partito politico, che non mi apprezzano? Sarò capace di amarli? Sarò questa “luce bianca” del Vangelo, nelle realtà sociali, politiche, nelle incomprensioni tra i vari gruppi della stessa nazione? Questo impegno mi porto via: la sfida di questo tempo per sconfiggere i grandi problemi dell’Africa». A cura di Irena Sargankova (altro…)
25 Mag 2016 | Centro internazionale, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Che cosa è l’inculturazione oggi? «È l’incarnazione della luce del Vangelo nelle culture africane», dichiara Maria Voce rivolgendosi ai 305 partecipanti alla Scuola per l’inculturazione tenutasi la scorsa settimana alla cittadella dei Focolari “Mariapoli Piero” che sorge nei pressi di Nairobi (Kenya). La gioia, la sorpresa, l’entusiasmo sono gli stessi di quando, nel 1992, Chiara Lubich aveva posto la prima pietra della Mariapoli e, quindi, anche della scuola di inculturazione che vi sarebbe sorta. La fondatrice dei Focolari aveva infatti immaginato nella cittadella una scuola per un dialogo a tutto campo tra il Vangelo e le culture africane, una scuola che avrebbe dato un nuovo impulso all’evangelizzazione. E il copresidente Jesús Morán precisa: «Farsi uno è il modo più profondo di inculturazione. Si tratta di un’esperienza che Chiara fece qui in Africa e che poi propose come metodo anche a tutti noi nel mondo. Il “farsi uno” prende a modello Gesù nel suo abbandono in croce, quando cioè per amore dell’umanità Egli ha voluto farsi nulla, un nulla d’amore. Anche noi come Lui, di fronte alle diverse culture dobbiamo imparare a farci nulla, per poi sperimentare che non si tratta di un nulla che annulla, ma di un nulla che arricchisce». Per molti partecipanti questa affermazione contiene la risposta alle tante sfide del continente africano, compresa quella dell’inculturazione. Ma anche una risposta al fenomeno della globalizzazione.
«L’inculturazione è necessaria – rilancia Morán –. Col nostro vivere la spiritualità dell’unità possiamo avvicinare la cultura dell’altro nel rispetto della sua verità e scoprire, nel dialogo, la bellezza delle diversità, non solo in Africa ma in tutto il mondo». «Un mondo – sottolinea Maria Voce – che sta portando sulle spalle tante sofferenze per la mancanza di armonia e di pace. Col profondo “farsi uno” si favorisce l’inculturazione, la quale può rappresentare un possibile percorso di riconciliazione». A 24 anni dalla sua fondazione, «la scuola – rileva ancora Maria Voce – ha messo a punto quegli strumenti individuati fin dall’inizio, giungendo alla sua seconda generazione». E guardando al futuro aggiunge: «stiamo entrando in una nuova fase della scuola, che vedrà forse un suo ulteriore moltiplicarsi». Parole, queste della presidente, che risuonano come «una chiamata ad una nuova consapevolezza e responsabilità», come molti osservano, per proseguire sulla strada di quell’inculturazione che Chiara aveva intuito dopo essere stata, a partire dagli anni ’60, a contatto con i popoli africani. In particolare la presidente dei Focolari si sofferma sulla comprensione che nel ‘92 Chiara aveva avuto riguardo la luce del Vangelo, una “luce bianca” capace di penetrare ed illuminare le diverse culture facendole così diventare dono reciproco e dono per il mondo. «Maria Voce – dice Peter del Camerun – ha riorientato il nostro cuore alla nostra specifica vocazione che è incarnare la spiritualità dell’unità che non impone ma che, come diceva Chiara, è una “luce bianca” che illumina. La globalizzazione sta seguendo un processo inarrestabile nel quale il dono specifico nostro è la vita del Vangelo». «Tornando a casa – si chiede Nicodème del Burundi –, mi pare di capire che devo cominciare da me stesso, vivendo il Vangelo nella realtà sociale e politica, nei conflitti, per essere una risposta d’amore alle attese di molti paesi dell’Africa. Non si può aspettare». (altro…)