Mons. Maritano ci ha lasciato

Monsignor Livio Maritano (a destra) insieme a Chiara Lubich, i genitori di Chiara Luce Badano, e la dott.ssa Maria Grazia Magrini, vice postulatrice della causa di beatificazione di Chiara Luce.
Monsignor Livio Maritano (a destra) insieme a Chiara Lubich, i genitori di Chiara Luce Badano, e la dott.ssa Maria Grazia Magrini, vice postulatrice della causa di beatificazione di Chiara Luce.
Il Movimento dei Focolari esprime la propria sentita vicinanza all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini per la dipartita di P. Casimiro Bonetti. La Provvidenza di Dio ha voluto legare la sua persona agli albori del Movimento dei Focolari. Fu lui, infatti, che il 7 dicembre 1943, accolse la consacrazione a Dio di Chiara Lubich. Fu lui che in diverse circostanze si rivelò strumento di Dio.Si pensi alla risposta data a Chiara, avendone colto la generosità: “Si ricordi signorina: Dio la ama immensamente!”. O al pensiero da lui espresso il 24 gennaio 1944 a proposito del momento più doloroso della passione di Gesù, che a suo parere era da individuare quando Egli gridò: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,46). Tali affermazioni, di cui egli stesso si è poi stupito riconoscendole frutto dell’agire dello Spirito Santo, hanno avuto nell’anima di Chiara Lubich una risonanza particolare. Grazie al carisma da Dio a lei donato, esse, insieme ad altre intuizioni da lei avute, sono divenute nel tempo fondamenti della spiritualità dell’unità che anima la vita del Movimento dei Focolari. Conservando vivo il ricordo di P. Casimiro Bonetti, insieme a quanti in diverse maniere fanno parte del Movimento dei Focolari, assicuro la comune preghiera per lui con gratitudine e riconoscenza. Maria Voce Presidente del Movimento dei Focolari (altro…)
«Io e Giorgio ci siamo sposati dopo tre anni di fidanzamento in cui la nostra unione è cresciuta ogni giorno di più. Per questo, insieme, abbiamo pensato di formare una famiglia. Dopo qualche anno è nata una splendida bambina, con una piccola malformazione cardiaca. Ero felice, sentivo che questa nascita ci aveva unito ancora di più. Ma dopo solo un anno, mentre eravamo in ospedale per un normale controllo, la nostra bambina improvvisamente è morta. È stato un momento terribile. In quel momento non vedevo che buio, ero arrabbiata con Dio che mi aveva tolto quello che mi era più caro. È stato mio marito a sorreggermi, senza il suo amore non ce l’avrei fatta. Dopo un anno, è nata Sofia e noi eravamo di nuovo felici. In seguito abbiamo anche adottato un bambino. Mentre passavano gli anni, mi accorgevo però che Giorgio non era sereno, si dedicava poco ai figli. Anche se voleva loro un gran bene, lasciava a me le scelte per la loro vita. Ad un certo punto, ha deciso di lasciare il suo lavoro e aprire nuove attività. Così abbiamo cominciato a frequentare altre persone, erano per lo più single, amavano viaggiare per il mondo, far tardi la sera.
All’inizio ho cercato per amore di seguire mio marito in questa vita, ma poi capivo che non avevo niente in comune con loro e così, a poco a poco, la nostra vita insieme ha preso strade diverse. Sapevo che mio marito voleva bene a me e ai nostri figli, eppure era inquieto, alla ricerca di qualcosa. Ho pensato che forse avevamo bisogno di aiuto come coppia, ma lui non ha voluto saperne, diceva che non c’erano problemi. Intanto i suoi affari andavano male, anche perché lo circondavano persone senza scrupoli. Un giorno ha deciso di andare via perché “non si sentiva più di fare il padre”, che, anche se ci voleva bene, aveva bisogno di ritrovare se stesso. Non potevo credere che dopo tanti anni vissuti insieme tutto finisse così. Non riuscivo più a pensare, mi sentivo disperata. Il dolore più grande era il senso di fallimento che provavo e mi sentivo in colpa. È stato un periodo duro: di giorno cercavo di essere forte per i miei figli che avevano 11 e 14 anni, ma la sera, tutto il dolore usciva fuori insieme a mille domande. E adesso cosa farò? Saprò crescere i miei figli in un momento così delicato della loro vita? Cercavo di far sentire loro che c’ero e che il papà voleva loro bene, anche se si faceva sentire raramente. Non uscivo più con gli amici, tutti avevano una famiglia, io ero sola. L’unica cosa che mi ha aiutata ad andare avanti è stata l’amore per i miei figli, il nostro rapporto è cresciuto ed è diventato più profondo. La mia famiglia mi è stata vicina, anche se, dopo un po’ di tempo, ha cominciato a dirmi che dovevo rifarmi una vita, che ero ancora giovane. Ma per me il matrimonio era ancora un sacramento, anche se mio marito non c’era più.
Poi mi hanno invitato a partecipare a un incontro per separati organizzato dal Movimento dei Focolari. Lì, tra tante persone che avevano in comune lo stesso dolore, mi sono sentita amata, accettata per quello che ero e la nostra amicizia, unita a un cammino di fede vissuto insieme, mi ha aiutata a superare il senso di fallimento. Ho sperimentato che l’amore è più grande del dolore, ho capito che io sono ancora segno del sacramento e, quando ricevo l’Eucarestia, sento che Gesù mi dice: io non ti abbandonerò mai! Questo mi dà la forza ogni giorno di restare fedele al sì per sempre pronunciato il giorno del nostro matrimonio, anche se civilmente sono separata. So che non sono sola, perché Dio è con me, e mi aiuta a vedere la mia vita come Lui la vede: con tutto il suo amore e la sua misericordia». (altro…)
Da destra: Fon Njifua Lukas (Fontem) , Chiara Lubich, Fon Njiendem Joseph (Fonjumetaw)
Fon Lukas Njifua (3° da destra) con Maria Voce e Giancarlo Faletti nel 2009
«Ho avuto la grande fortuna di salutare questo grande Patriarca varie volte, sopratutto ultimamente quando ero in Libano. Andavo alla Divina Liturgia ad Atsciane dove si trovava in quel tempo Sua Santità. Sempre ci dava la sua benedizione e varie volte ci ha detto: «Chiara Lubich è una grande donna, un grande dono di Dio». Era una gioia per lui poter salutare tutti i partecipanti alla Divina Liturgia e ci accoglieva nel salone della Chiesa.
L’ultima volta ho accompagnato il vescovo Armando Bortolaso dal Patriarca per invitarlo al convegno dei Vescovi amici del Movimento dei Focolari del Medio Oriente. Il Patriarca stava molto male, ma ha voluto accoglierci ugualmente. Con fatica ha aperto gli occhi e ha detto: «Salutami tanto il Santo Padre, prego per lui». Ci è tornato alla mente quel settembre 2008, quando 30 vescovi di 13 Chiese, amici del Movimento, si erano radunati per il loro 27° convegno ecumenico in Libano. Erano andati a visitarlo, e lui li aveva accolti con squisita ospitalità. Aveva espresso il suo amore per il Focolare e per Chiara Lubich dicendo: «Noi diciamo beata questa donna. Vediamo che il suo lavoro è proprio benedetto dallo stesso Spirito Santo».
Nei suoi viaggi nel mondo, il Patriarca Zakka I Iwas si è incontrato varie volte con persone del Movimento dei Focolari. Nel 1984 quando è venuto per firmare la Dichiarazione comune con Giovanni Paolo II l’ha salutato anche i componenti del “Centro Uno”, la segreteria dei Focolari per il dialogo ecumenico. Nel 1992, durante un viaggio in Argentina, ha desiderato visitare il focolare di Córdoba .
Tra i fedeli della nostra Chiesa era molto amato e stimato, conosciuto per la sua sapienza. Con la sua mitezza e amore ha lavorato instancabilmente per costruire la Chiesa nel vero senso della parola. Ha scritto più di 30 libri sui Padri della Chiesa, sui dogmi della Chiesa e sulla liturgia. In 8 tomi sono raccolti i suoi più celebri insegnamenti e omelie dette in varie occasioni. Era davvero un grande apostolo e maestro.
Nato a Mussul nel 1933 è entrato nel 1946 nel convento di Mar Afram, per poi diventare sacerdote nel 1954. Con un’anima accesa per l’ecumenismo ha partecipato al Concilio Vaticano II nel 1962 come osservatore.
È stato eletto Patriarca all’unanimità dal Santo Sinodo nel 1980. Aveva tanto a cuore la Chiesa. Quando ha incontro Papa Giovanni Paolo II nel 1984, sono stati fatti passi storici, in particolare sulla cristologia.
Il suo corpo è stato accompagnato per l’ultimo saluto il 28 marzo 2014 a Damasco.