


Lo Spirito, anima della Chiesa
Hanno scelto la Svezia, per il suo profondo significato nel cammino ecumenico, i 40 vescovi di diverse Chiese cristiane, amici dei Focolari che si riuniranno dal 6 al 9 novembre. L’incontro si svolgerà a due anni dall’evento di Lund che ha dato nuovo impulso al dialogo ecumenico: nella dichiarazione comune firmata da Papa Francesco e dal vescovo Munib Younan, allora Presidente della Federazione Luterana Mondiale, si legge tra l’altro: “Ci impegniamo a testimoniare insieme la grazia misericordiosa di Dio, reso visibile in Cristo crocifisso e risorto. (…) ci impegniamo a un’ulteriore crescita nella comunione radicata nel battesimo, mentre cerchiamo di rimuovere i rimanenti ostacoli che ci impediscono di raggiungere la piena unità conforme al volere di Cristo che desidera che siamo una cosa sola, perché il mondo creda (cfr. Gv 17,22)”. Intessere una comunione che diventi testimonianza è il significato di questi periodici convegni dei vescovi amici dei Focolari che desiderano anche approfondire la spiritualità dell’unità nata dal carisma di Chiara Lubich.
Dopo le tappe di Gerusalemme, Costantinopoli (Istanbul), Londra, Augsburg, Katowice e altre città significative per il cammino ecumenico, i partecipanti di 12 Chiese cristiane e provenienti da 18 Paesi si riuniranno per riflettere sul tema: “Il soffio dello Spirito, la Chiesa e il mondo di oggi”. Sarà presente Maria Voce, Presidente dei Focolari che svolgerà il tema: “Lo Spirito Santo anima della Chiesa, nell’esperienza e nel pensiero di Chiara Lubich”. Diverse le tematiche in campo: dalla sfida ecumenica oggi in diverse regioni geografiche, al senso della riconciliazione nella cultura contemporanea, al rinnovamento della Chiesa, alla sinodalità. Uno spazio sarà anche dedicato alla commemorazione congiunta della Riforma (2017) e al suo significato per le Chiese oggi. Stefania Tanesini (altro…)
Lanciati all’infinito
«I santi sono dei grandi che, vista nel Signor la loro grandezza, giocano per Iddio, da figli suoi, ogni loro cosa. Danno senza richiedere. Danno la vita, l’anima, la gioia, ogni terreno legame, ogni ricchezza. Liberi e soli lanciati all’infinito attendono che l’Amore l’introduca nei Regni eterni; ma già da questa vita sentono empire il loro cuore d’amore, del vero amore, del solo amore che sazia, che consola di quell’amore che infrange le palpebre dell’anima e dona lacrime nuove. Ah! nessun uomo sa chi sia un santo. Ha dato ed ora riceve; e un flusso interminato passa fra Cielo e terra, lega la terra al Cielo e cola dagli abissi, ebbrezza rara, linfa celeste che non si ferma al santo, ma passa sugli stanchi, sui mortali, sui ciechi e paralitici nell’alma e sfonda e irrora, solleva e attrae e salva. Se vuoi saper l’amore chiedilo al santo». Chiara Lubich, “La dottrina spirituale”, Mondadori 2001, pag. 159-60 (altro…)

La preghiera per l’unità
Le pagine evangeliche di riferimento sono quelle del capitolo 17 del Vangelo di Giovanni, dense di espressioni dai molti significati, la cui lettura porta Chiara Lubich e le sue prime compagne di avventura a fare di esse la “magna charta” del nascente Movimento dei Focolari. «Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me ed io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato». «Perché tutti siano una cosa sola». È una frase collegata col versetto precedente, dove Gesù prega anche per coloro che per la parola degli apostoli avranno creduto in lui. È perciò la Parola che fa uno. Unità delle menti attorno alla potenza unificante della Parola che è Cristo. Questa Parola passerà lungo il corso dei secoli, attraverso le culture più varie, potrà aprirsi a molte interpretazioni, ma rimarrà sempre una e farà uno quelli che la accoglieranno. Un’altra caratteristica di questa unità è che mentre, per esempio, nelle scuole filosofiche per rimanere uniti basta non allontanarsi dalle intuizioni fondamentali del maestro, l’unità cristiana è vitale. È unità della mente e del cuore, è famiglia. «Tutti». Indica la più assoluta e ampia universalità senza eccezioni […]. Nel versetto, “tutti” è legato a «una cosa sola». Sono due note caratteristiche della Chiesa: la cattolicità e l’unità. Paolo ribadisce questa vocazione cristiana all’unità quando scrive agli Efesini: «Un sol corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (Ef 4, 4-6). Pasquale Foresi, Luce che si incarna. Commento ai 12 punti della spiritualità dell’unità, (Rome: Città Nuova Editrice, 2014) 131. (altro…)
Una somma di bellezze
Nel cuore dell’Europa, la Svizzera, con i suoi 7,8 milioni di abitanti in un territorio di 41 mila km, è un piccolo Paese dalla grande varietà linguistica, culturale e religiosa, spesso additato come un modello riuscito di integrazione. La spiritualità dell’unità, particolarmente congeniale ad un tessuto sociale già orientato ai rapporti e alla reciproca accoglienza, qui si è rapidamente diffusa fin dagli inizi degli anni ‘60, ed ha attecchito con profonde radici. Molte delle intuizioni sugli sviluppi successivi della spiritualità dei Focolari sono legate ai soggiorni estivi di Chiara Lubich nelle valli della Svizzera. Dal 1975 è attivo, a Baar, nel Canton Zugo, un Centro di Formazione, aperto a tutti, divenuto nel tempo il cuore della cittadella dei focolari “Eckstein” (pietra angolare), dove operano alcune piccole imprese. Il Centro favorisce i momenti di contatto e incontro, non solo tra i cristiani cattolici e riformati.
A fine settembre, nella cittadina svizzera, dapprima nella Sala del Comune, quindi nei locali del Centro, per un gruppo più ristretto di superiori e responsabili, si è svolto (con un contributo “dietro le quinte” dei membri del focolare) un incontro per circa 400 religiosi e religiose appartenenti a ottanta comunità, tra cui una decina della Chiesa della Riforma e una comunità ortodossa, e rappresentanti di istituti secolari, movimenti, comunità e famiglie ecclesiali. «Oggi abbiamo bisogno di aiutarci ad essere uno accanto all’altro, a non guardare le nostre barriere o le nostre diversità, che devono rimanere. Ma dobbiamo fare in modo che tutte le nostre diversità risplendano in un’unica grande esperienza, alla sequela di Cristo e dei nostri fondatori» ha affermato il card. João Braz de Aviz, presente all’incontro. In un’intervista, il Prefetto della Congregazione per la Vita Consacrata ha spiegato:«Tutte le varie strutture che formano la Chiesa, religiosi, eremiti, monaci, monache, frati suore, istituti secolari, tutti stanno cercando una via comune. Nella cultura attuale tutto si è ravvicinato».
«In questo momento – spiega – abbiamo bisogno di un cammino da fare insieme, e anche noi degli ordini, delle congregazioni, della vita consacrata abbiamo bisogno di uno strumento, di un tipo di vita che ci avvicini in tutti i modi. Non è il cammino fatto prima, quello di una spiritualità individuale, che si conserva. Si deve passare ad una capacità di guardare insieme, di guardare l’altro con l’attenzione con cui guardiamo a noi stessi. Tutto ciò noi lo stiamo imparando, a cominciare da noi cardinali». E ha concluso: «Vorrei che noi tutti potessimo, in questo momento, sommare le nostre bellezze e formare questa grande unità, ricordando quello che dice Papa Francesco: “L’unità non si costruisce distruggendo, ma armonizzando la diversità”. È un cammino che alle volte crea un po’ di fatica, perché dobbiamo imparare ad uscire verso gli altri, “il primo movimento che dobbiamo fare per andare verso l’altro”, come dice il Papa. Se non usciamo da noi stessi, rimaniamo al centro. Questo sta nascendo qui in Svizzera, con semplicità, come se fossimo tutti alla scuola di Maria». (altro…)