Movimento dei Focolari
Giovani a Londra: una rivoluzione che non passa

Giovani a Londra: una rivoluzione che non passa

20110905-03La veduta è mozzafiato. Dalla terrazza del quinto piano del Cafod Building, l’edificio della Caritas internazionale di Londra, si abbraccia con un unico sguardo la City of London, sede del quartiere finanziario della città, con la Borsa, la Banca d’Inghilterra e il caratteristico grattacielo Gherkin, a forma di cetriolo. Spostando lo sguardo da Est verso Ovest, ammiriamo in sequenza la cupola della Cattedrale di San Paolo, il capolavoro dell’architetto Christopher Wren, il London Eye, la ruota panoramica da dove si ammira uno splendido panorama della città, il palazzo di Westminster, sede delle camere del Parlamento e l’omonima Abbazia, famosa come luogo di sepoltura dei monarchi d’Inghilterra e di celebri matrimoni. Eppure non è la veduta che ci colpisce, anche se affascinante, ma il crogiolo di etnie, i volti, di 85 giovani, per lo più londinesi, ma provenienti anche da altre città della Gran Bretagna che si incontrano sul far della sera di sabato 3 settembre per parlare sul tema: “La forza della Parola” presenti la presidente dei Focolari Maria Voce e il co-presidente Giancarlo Faletti. Mentre la calda giornata volge al tramonto, il sole penetra dalle vetrate a giorno e illumina i volti dei giovani presenti che attraverso giochi, canzoni, esperienze, gruppi di dialogo snocciolano temi per niente semplici e scontati. La parola di cui si parla è, infatti, la parola di Dio, quella spiega Chris: “Capace di rivoluzionare la nostra vita e il mondo stesso”. Una parola proposta con coraggio e chiarezza, senza annacquamenti di sorta, che genera vita e luce non solo nei secoli che furono, ma oggi proprio a Londra, la città dei recenti tumulti. È un incontro inaspettato per l’interesse, l’attenzione, la partecipazione che coinvolge tutti. “Le persone cercano il senso della vita – dice Joanna, una giovane londinese insegnante di inglese, – e si pongono molte domande, ma non trovano un posto dove ottenere risposte”. “C’è un certo imbarazzo – aggiunge Oliver – a parlare di certi temi con i miei amici perché esiste un atteggiamento comune contro i temi religiosi”. Ma non sulla terrazza del Cafod Building. A sentirli parlare e, soprattutto vedendo questi giovani così uniti, Londra offre una speranza per il futuro. C’è profondità, freschezza, apertura “colorata” di diverse etnie, culture, nazionalità e accompagnata dai diversi accenti dell’unica lingua inglese. “Leggere la mattina le parole del Vangelo e recitare le preghiere – racconta Ranjith, – mi fa affrontare con più serenità il lavoro stressante che faccio e sperimento una gioia mai conosciuta”. “Vivere il Vangelo – interviene Carlos –, originario di Panama, ha dato una forma alla mia vita senza che me ne sia accorto. Alcuni mi criticano perché mi dono troppo agli altri, ma, in fondo, vivere il Vangelo è semplice, non è complicato. Basta amare!”. “Ho da poco un nuovo lavoro – continua Edel, una ragazza del Nord Irlanda – ma non ero felice. Ho cominciato a vivere l’arte di amare e, dopo qualche giorno, il boss mi ha ringraziato di essere lì.” In grande libertà e confidenza Maria Voce ha condiviso alcune sue coinvolgenti esperienze giovanili quando scoprì con i Focolari che le parole del Vangelo potevano essere messe in pratica, fino a cambiare completamente la sua vita e portare frutti di gioia, pace e libertà persino in situazioni difficili come quando viveva a Istanbul in un contesto a forte maggioranza musulmana o estreme come nel Libano in piena guerra. “Vivere il Vangelo – ha concluso – non solo cambia la vita, ma mette in moto una rivoluzione che è nata 2 mila anni fa e non è ancora finita. Tante rivoluzioni, infatti, hanno attraversato la storia, ma chi se le ricorda più? La rivoluzione cristiana è ancora viva perché Gesù è vivo e le sue parole sono per tutti. È una meravigliosa avventura in cui ci lanciamo senza paura perché Gesù è con noi”. Dopo aver invitato tutti al prossimo Genfest del 2 settembre 2012 a Budapest e dopo una pizza presa insieme, si trovano sulla vetrata della terrazza i post it con le loro frasi. Si legge, tra l’altro. “Posso sempre ricominciare” , “non aver paura: non sei solo” e “pensa al Vangelo come una lettera d’amore di Dio per te”. È difficile descrivere la gioia, l’atmosfera calda di unità tra tutti, la voglia di far conoscere ad altri la felicità sperimentata. dall’inviato Aurelio Molè [nggallery id=63] Ulteriori informazioni Servizio Informazione Focolare (altro…)

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Vivere il carisma: unità e mezzi di comunicazione

Un aspetto caratteristico del Movimento dei focolari è la comunione, l’unità. È la conseguenza della Parola vissuta e comunicata. Scriveva Chiara: «Il Movimento prima non c’era, poi c’è stato. E l’ha fatto nascere, lo sappiamo, lo Spirito Santo, che ha agito in un modo ben preciso. Ha messo le prime focolarine in condizione di prendere in grande, vorrei dire in unico rilievo, il Vangelo; ha illuminato loro le sue Parole e ha dato loro la spinta per viverle». «L’effetto? – si chiedeva ancora Chiara –. Lo sappiamo, impensato e meraviglioso: per la Parola vissuta radicalmente, per la Parola presa sul serio, è nata una comunità ben presto numerosa, ben presto diffusa in più di cento paesetti del Trentino: era il Movimento dei focolari. Gente che prima si ignorava è diventata famiglia; cristiani, prima indifferenti l’uno all’altro, si sono compaginati in uno. Dunque la Parola di Dio fa questo miracolo, può fare questo miracolo: dare origine ad una comunità visibile». “Unità” è la parola che più contraddistingue il Movimento dei focolari. Unità che è in sé comunione e comunicazione. Unità che ha bisogno di una continua comunicazione per rendersi ogni giorno attuale. Anche i mezzi di comunicazione sociale sono così al servizio dell’unità. Le 38 edizioni della rivista Città Nuova, in 24 lingue, assieme ad altre riviste, come Gen’s per il mondo sacerdotale e Unità e carismi per i religiosi, sono realizzazioni finalizzate all’unità. Così come i “Centri Santa Chiara” audiovisivi. Disse Chiara Lubich nel 2000, rivolgendosi ad un’assemblea di comunicatori e offrendo loro quattro “principi” della comunicazione mediatica: «Per essi il comunicare è essenziale. Il tendere a vivere nel quotidiano il Vangelo, l’esperienza stessa della Parola di vita, è sempre stata ed è unita indissolubilmente al comunicarla, al raccontarne i passi ed i frutti, dato che è legge amare l’altro come sé. Si pensa che ciò che non si comunica vada perduto. Così sul vissuto si accende la luce, per chi racconta e per chi ascolta, e l’esperienza pare fissarsi nell’eterno. Si ha quasi una vocazione al comunicare». Secondo principio: «Per comunicare, sentiamo di dover “farci uno” – come noi diciamo – con chi ascolta. Anche quando si parla o si svolge un tema, non ci si limita ad esporre il contenuto del nostro pensiero. Prima sentiamo l’esigenza di sapere chi abbiamo dinanzi, conoscere l’ascoltatore o il pubblico, le sue esigenze, i desideri, i problemi. Così pure farci conoscere, spiegare perché si desidera fare quel discorso, che cosa ci ha spinti, quali gli effetti di esso su noi stessi e creare con ciò una certa reciprocità. In tal modo il messaggio viene non solo intellettualmente recepito, ma anche partecipato e condiviso». Ancora: «Sottolineare il positivo. È sempre stato nel nostro stile mettere in luce ciò che è buono, convinti che sia infinitamente più costruttivo evidenziare il bene, insistere sulle cose buone e sulle prospettive positive, che non fermarsi al negativo, anche se la denuncia opportuna di errori, limiti e colpe, è doverosa per chi ha responsabilità». Infine: «Importa l’uomo, non il media, che è un semplice strumento. Per portare l’unità, occorre anzitutto quel mezzo imprescindibile che è l’uomo, un uomo nuovo per dirla con san Paolo, che ha accolto cioè il mandato di Cristo ad essere lievito, sale, luce del mondo». (altro…)

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La fuerza de una pasión

Lía Brunet fue una de las primeras compañeras de Chiara Lubich, quien dio inicio al Movimiento de los focolares. Pionera en la difusión del Movimiento en América Latina, vive una real aventura personal y colectiva a la vez, en la senda del amor recíproco que construye la unidad en la multiplicidad, con sus consecuencias de encarnación y transformación de la realidad. Desde su irrefrenable pasión hace suyo el sueño de Jesús: “Que todos sean uno”.

Datos del autor:
Los autores cuyos testimonios dan vida a este libro, de distintas proveniencias, religiones, generaciones y vocaciones, “miran” a Lía Brunet desde el vínculo que entretejieron con ella. Lo hacen con un estilo desprovisto de formalidad, pero sí cargado de afecto, reconocimiento y análisis de su larga y prodigiosa vida al servicio de la unidad. En efecto, en Latinoamérica Lía hizo suyo el compromiso con los grandes desafíos religiosos, sociales y culturales de la región. Con enorme visión esta mujer intuyó y fomentó el despliegue del potencial de estos pueblos hermanos. Marilyn Barrio (Presentación) Monseñor Estanislao Karlic (Prólogo) Maria Voce (Prólogo) María Nieves Tapia Josefina Trebucq de Clariá Silvina Jereb, Jorge Perrin, Raúl Di Lascio Inés Blanco Francesco Ballarini Marilyn Barrio, Benedetto Teresano Ignacio Salzberg, Jaime Kopec, Mario Burman, Boris y Clara Kalnicki, Eduardo Gruz, Berta Goldsztein, Mario y Marta Hendler Carlos Martínez Marta (Marvi) Yofre Gustavo Clariá José María Poirier Elena López Ruf, Magdalena Barrientos Editorial Ciudad Nueva – Buenos Aires
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La voluntad de Dios

¿Puede la divina voluntad hacernos felices o, al menos, dar cuenta de una futura y perenne felicidad? ¿Pueden sus inescrutables designios otorgarle un sentido a la existencia? Chiara Lubich afirma que sí. Ella estaba convencida de que sí. Lo prueba su propia y sufrida experiencia personal en muchas y diferentes ocasiones. Habla de lo que tuvo que vivir, de lo que comprendió en las lecciones místicas de su iluminación, del dolor profundo y del “abandono” que le tocó experimentar yendo tras los pasos de su divino Maestro. Con lenguaje que cada lector deberá contextualizar según los años y los destinatarios, Chiara siempre transmite su “amor enamorado del Amor” que muchas veces llega a lo más hondo del corazón. Cada uno de estos textos puede ser la oportunidad de entablar un diálogo, de afrontar una meditación y de proponernos comenzar o retomar la aventura de la vida cristiana.

Datos del autor:
Chiara Lubich (Trento, 1920 – Roma, 2008), fundadora del Movimiento de los Focolares y una de las personalidades más relevantes de la Iglesia Católica a partir del Concilio Vaticano II. Ha llevado adelante una intensa y fructífera actividad en el campo ecuménico y del diálogo interreligioso Editorial Ciudad Nueva – Buenos Aires
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[:ot]Kelma tal-Ħajja – Settembru 2011[:]

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Download Kelma tal-Ħajja – Settembru 2011


“Kien meħtieġ li nagħmlu festa u nifirħu, għax dan ħuk kien mejjet u reġa’ qam, kien mitluf u nstab.” (Lq 15, 32)1 Dan il-kliem insibuh fi tmiem il-parabbola magħrufa bħala tal-iben il-ħali, li żgur tafuha. Hu kliem li jrid jurina l-kobor tal-ħniena t’Alla. B’din il-Kelma jintemm kapitlu mill-Vanġelu ta’ San Luqa li fih Ġesù jirrakkonta żewġ parabboli oħra fuq l-istess suġġett. Tiftakarha l-istorja tan-nagħġa l-mitlufa li minħabba fiha r-ragħaj iħalli d-disgħa u disgħin l-oħra fid-deżert?2 U tiftakarha l-ġrajja tad-drakma l-mitlufa, u l-ferħ li ħasset dik il-mara meta sabitha, hekk li sejħet lil ħbiebha u l-ġirien tagħha biex jifirħu magħha?3 “Kien meħtieġ li nagħmlu festa u nifirħu, għax dan ħuk kien mejjet u reġa’ qam, kien mitluf u nstab.” B’dan il-kliem Alla qed jistieden lilek u ’l-insara kollha biex tifirħu, biex tagħmlu festa u tieħdu sehem fil-ferħ tiegħu talli dak ir-raġel midneb, li kien mitluf u issa nstab, ġie lura. Fil-parabbola dan il-kliem qed jgħidu l-missier lil ibnu l-kbir li dejjem għex miegħu, imma li wara ġurnata xogħol iebes ma riedx jidħol lura d-dar fejn kienu qed jiċċelebraw il-wasla ta’ ħuh. Il-missier mar jilqa’ lil ibnu l-kbir, kif mar jilqa’ wkoll lil ibnu l-mitluf, u għamel ħiltu biex jikkonvinċih jidħol. Imma jidhru ċari d-differenzi li kien hemm bejn il-missier u ibnu l-kbir: il-missier, li kien iħobb bla ma joqgħod ikejjel xejn u kellu ferħ kbir f’qalbu, li xtaq jaqsmu ma’ kulħadd; l-iben li kien mimli disprezz u għira lejn dak li darba kien ħuh. Infatti hu jgħid lil missieru: “Dan ibnek li belagħlek ġidek…”4. Bl-imħabba u l-ferħ tal-missier mal-wasla lura ta’ ibnu joħroġ ċar kemm ibnu l-kbir kien iżomm f’qalbu. Nistgħu ngħidu li ma’ missieru stess kellu rabta kiesħa u falza. L-aktar ħaġa importanti għal dan l-iben kien ix-xogħol, id-dmir, imma ma kellux imħabba ta’ iben lejn missieru. Aktar jagħtik li tgħid li hu kien jobdi ’l missieru daqs li kieku kien sidu. “Kien meħtieġ li nagħmlu festa u nifirħu, għax dan ħuk kien mejjet u reġa’ qam, kien mitluf u nstab.” B’dan il-kliem Ġesù qed jgħidilna biex noqogħdu attenti li ma mmorrux naqgħu fil-periklu li ngħixu biex inkunu nies tal-affari tagħna, moħħna biex inkunu perfetti, u lill-oħrajn inqisuhom inqas tajbin minna. Infatti jekk inti marbut mal-perfezzjoni, int qed tibni lilek innifsek, qed timtela bik innifsek, tammira lilek innifsek. Qed tagħmel bħall-iben li baqa’ d-dar, li jsemmi l-kwalitajiet tajba tiegħu lil missieru: “Ili dawn is-snin kollha naqdik, kelmtek ma ksirthielek qatt5”. Hawnhekk Ġesù qed jeħodha kontra min ir-rabta tiegħu m’Alla sserraħ biss fuq il-ħarsien tal-kmandamenti. Imma dan mhux biżżejjed. Dwar dan anki t-tradizzjoni Lhudija hija ċara ħafna. F’din il-parabbola Ġesù qed juri s-sbuħija tal-imħabba t’Alla billi jurina kif Alla, li hu Mħabba, jagħmel l-ewwel pass lejn il-bniedem bla ma joqgħod iqis jekk jistħoqqlux jew le. Imma hu jrid li l-bniedem jinfetaħ quddiemu biex jagħti bidu għal komunjoni vera ta’ ħajja. Naturalment, kif tista’ tifhem, l-akbar ostaklu għal Alla-Mħabba hi eżattament il-ħajja ta’ min jaħżen azzjonijiet, opri, filwaqt li Alla jixtieq jara l-qalb tagħna. “Kien meħtieġ li nagħmlu festa u nifirħu, għax dan ħuk kien mejjet u reġa’ qam, kien mitluf u nstab.” B’dan il-kliem Ġesù qed jistieden lilek biex quddiem il-midinbin, inti jkollok l-istess imħabba li għandu l-Missier lejn kull bniedem, imħabba li ma tkejjilx. Ġesù qed isejjaħlek biex ma tiġġudikax bil-kejl tiegħek l-imħabba li l-Missier għandu għal kull persuna. Bl-istedina lil ibnu l-kbir biex jaqsam miegħu l-ferħ għal dak ibnu li reġa’ nstab, il-Missier qed jitlob lilek ukoll biex tbiddel il-mod kif taħsibha: jiġifieri int trid tilqa’ bħala ħutek anki lil min m’għandek xejn lejh ħlief disprezz u superjorità. Dan għandu jġib fik konverżjoni vera, għax inti tissaffa mill-konvinzjoni li inti aktar bravu, ma tibqax tkun intolleranti lejn nies ta’ twemmin ieħor, u b’hekk tkun tista’ tilqa’ s-salvazzjoni, li ġabilna Ġesù, bħala rigal mogħti lilna biss għax Alla jħobbna. Chiara Lubich ——————————————- 1 Parola di vita, Marzu 2001, ippubblikata fuq Città Nuova 2001/4, p.7. 2  ara Lq 15, 4-7. 3  ara Lq 15,8-10. 4  Lq 15, 30. 5  Lq 15,29.[:]

Settembre 2011

“Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.”

Queste parole sono un invito che Dio rivolge a te, e a tutti i cristiani, a godere insieme con lui, a far festa e a partecipare alla sua gioia per il ritorno dell’uomo peccatore prima perduto e poi ritrovato. E queste parole, nella parabola, sono rivolte dal padre al figlio maggiore che aveva condiviso tutta la sua vita, ma che dopo un giorno di duro lavoro, rifiuta di entrare a casa dove si festeggia il ritorno di suo fratello. Il padre va incontro al figlio fedele, come è andato incontro al figlio perduto, e cerca di convincerlo. Ma è palese il contrasto fra i sentimenti del padre e quelli del figlio maggiore: il padre, con il suo amore senza misura e con la sua grande gioia,  che vorrebbe tutti condividessero; il figlio pieno di disprezzo e di gelosia verso suo fratello che non riconosce più come tale. Parlando di lui dice infatti: “Questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi”. L’amore e la gioia del padre per il figlio tornato, mettono ancor più in rilievo il rancore dell’altro, rancore che palesa un rapporto freddo e, si potrebbe dire, falso con lo stesso padre. A questo figlio preme il lavoro, il compimento del suo dovere, ma non ama il padre da figlio. Si direbbe piuttosto che obbedisce a lui come ad un padrone.

“Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.”

Con queste parole Gesù denuncia un pericolo in cui anche tu puoi incorrere: quello di una vita vissuta per essere una persona perbene, basata sulla ricerca della tua perfezione, giudicando i fratelli meno bravi di te. Infatti, se tu sei “attaccato” alla perfezione, costruisci te stesso, ti riempi di te stesso, sei pieno di ammirazione verso te stesso. Fai come il figlio rimasto a casa, che enumera al padre i suoi buoni meriti: “Io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando”.

“Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.”

Con queste parole Gesù va contro quell’atteggiamento per cui il rapporto con Dio sarebbe basato solo sull’osservanza dei comandamenti. Ma una tale osservanza non basta. Di questo anche la tradizione ebraica è ben conscia. In questa parabola Gesù mette in luce l’Amore divino facendo vedere come Dio, che è Amore, fa il primo passo verso l’uomo senza tener conto se egli lo meriti o no, ma vuole che l’uomo si apra a lui per poter stabilire un’autentica comunione di vita. Naturalmente, come puoi capire, l’ostacolo maggiore a Dio-Amore è proprio la vita di coloro che accumulano azioni, opere, mentre Dio vorrebbe il loro cuore.

“Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.”

Con queste parole Gesù invita te ad avere, nei confronti del peccatore, lo stesso amore senza misura che il Padre ha per lui. Gesù ti chiama a non giudicare secondo la tua misura l’amore che il Padre ha per qualsiasi persona. Invitando il figlio maggiore a condividere la sua gioia per il figlio ritrovato, il Padre chiede anche a te un cambiamento di mentalità: devi in pratica accogliere come fratelli e sorelle anche quegli uomini e donne verso i quali nutriresti soltanto sentimenti di disprezzo e di superiorità. Ciò provocherà in te una vera conversione, perché ti purifica dalla convinzione di essere più bravo, ti fa evitare l’intolleranza religiosa e ti fa accogliere  la salvezza, che Gesù ti ha procurato, come puro dono dell’amore di Dio. Chiara Lubich


Parola di vita, marzo 2001, pubblicata in Città Nuova 2001/4, p.7.

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Vivere il carisma: sapienza e studio

In una lettera degli anni Quaranta, Chiara Lubich scriveva una frase folgorante: «Vedi, io sono un’anima che passa per questo mondo. Ho visto tante cose belle e buone e sono sempre stata attratta solo da quelle. Un giorno (indefinito giorno) ho visto una luce. Mi parve più bella delle altre cose belle e la seguii. Mi accorsi che era la Verità». La sua aspirazione, appena diplomata come maestra, era di frequentare l’università cattolica di Milano. Pensava: «È cattolica, parleranno di Dio, mi insegneranno tante cose di Dio». Un concorso permetteva a 33 candidati di accedervi gratuitamente. Chiara risultò trentaquattresima.  Le sembrò di aver perso una grande occasione. Tra le lacrime, una voce però si fece largo nel turbinio del suo cuore: «Sarò io il tuo maestro!». L’aspetto dello studio ha in questa risposta interiore il suo riferimento. Più avanti, nel 1980, spiegava ancora: «Già nel ‘44 Gesù ha chiesto a me di lasciare lo studio e di mettere i libri in soffitta (…).  Affamata di verità, avevo visto l’assurdo di cercarla attraverso lo studio della filosofia quando la potevo trovare in Gesù, verità incarnata. E ho lasciato di studiare per seguire Gesù. (…)  Lì, in quell’episodio, c’è un preludio di quello che sarebbe fiorito col tempo nel Movimento.  Avremmo visto splendere una luce, ma essa sarebbe stata l’anima di una vita. (…)  Dopo quella rinuncia o meglio, dopo quella scelta che Dio ha chiesto a me, la luce è venuta veramente abbondante.  Essa ci ha illuminati sulla spiritualità che Dio voleva da noi, essa ha plasmato giorno dopo giorno l’Opera che si andava sviluppando.  Noi abbiamo chiamato questa luce ‘sapienza’. (…)  Ed abbiamo capito che la sapienza era fondamentalmente il nostro nuovo studio, lo studio di tutti i membri dell’Opera di Maria (…). Pur avendo lasciato già nel ‘43-‘44 gli studi, nel 1950 sentii la necessità di riprendere i libri in mano e di studiare teologia.  Sentivo il bisogno di poggiare le tante intuizioni di quel periodo su una base sicura». Numerosi sono i luoghi in cui si realizza la cultura dell’unità, ad esempio, la cosiddetta Scuola Abbà, che cura la dottrina che sgorga dal carisma dell’unità, che è alla sorgente di numerose iniziative che permeano i vari campi del pensiero e della vita. L’Università Popolare Mariana, finalizzata a fornire una formazione teologica di base ai membri del Movimento. Altre scuole e corsi orientati agli scopi specifici del Movimento. Nel campo editoriale l’editrice Città Nuova, con numerose pubblicazioni in varie lingue, e la rivista di cultura Nuova Umanità. Infine, dal 2008, l’Istituto Universitario Sophia con sede a Loppiano (Incisa V. – Firenze). (altro…)

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Online il nuovo sito di Schoolmates

Ideato ed attuato dai Ragazzi per l’unità dei Focolari, in collaborazione con l’AMU (Associazione Azione per un Mondo Unito-ONLUS) e Umanità Nuova, Schoolmates è un progetto nato nel 2002 che ha coinvolto, in questi quasi dieci anni, centinaia di scuole. L’obiettivo è permettere a ragazzi di Paesi diversi di entrare in contatto e conoscersi, come suggerisce il nome, da una parte all’altra del mondo. Chi partecipa contribuisce poi, attraverso numerose attività, ad alimentare un fondo di solidarietà che permette di distribuire, ogni anno, varie borse di studio. Negli ultimi 12 mesi ne sono state assegnate 376 in 25 nazioni.

Il restyling del sito www.school-mates.org punta a migliorare la comunicazione, la partecipazione e l’interazione tra le classi ed i gruppi che aderiscono alle tre fasi del progetto.

Si inizia impegnandosi a vivere la “Regola d’oro” che invita a “fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi”, norma presente nei libri sacri di tante religioni.

La seconda fase permette di conoscersi: mettendo in rete via web classi o gruppi di ragazzi di Paesi diversi. Il progetto vuole offrire una possibilità di conoscere altre culture creando un dialogo nel quale le differenze siano fonte di ricchezza le une per le altre. In questa fase troviamo una delle novità del sito: la possibilità di gestire, per chi attuerà tutte e tre le fasi del progetto, un proprio spazio web. In esso i ragazzi potranno presentare la classe o il gruppo, far conoscere il proprio Paese sotto l’aspetto storico, geografico e culturale, e condividere esperienze e testimonianze del loro impegno a vivere la Regola d’oro. Se la classe o il gruppo desiderano mettersi in contatto con altre classi o gruppi, ciò potrà avvenire attraverso un’area riservata.

La terza fase è caratterizzata dal condividere: le classi ed i gruppi che aderiscono al progetto si impegnano infatti a contribuire al fondo di solidarietà per sostenere, ogni anno, alcuni microprogetti di solidarietà. L’obiettivo è permettere, attraverso l’assegnazione di borse di studio, a ragazzi che non avrebbero la possibilità di frequentare la scuola, di completare la formazione scolastica o professionale.

Tra le novità del nuovo sito anche una sezione dedicata ad insegnanti, educatori e tutor, ideata per condividere materiali ed esperienze didattiche realizzate nei vari paesi e nelle scuole di diverso ordine e grado.

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Vivere il carisma: armonia e ambiente

«Da noi ogni oggetto deve avere un perché», ripeteva Marilen Holzhauser, una tra le primissime focolarine. La sobrietà, l’essenzialità furono, per le prime compagne d’avventura di Chiara Lubich, stile di vivere, di arredare, di vestire. Il bello svela così il mistero di un fiore che consuma soltanto ciò di cui ha bisogno e mostra in tal modo tutta la sua reale bellezza. Il bello diventa così splendore del vero. L’armonia dell’essenzialità fa scoprire «la bellezza che salverà il mondo» e quale mondo salverà la bellezza. Nella Lettera a Diogneto, a proposito dei primi cristiani si legge: «Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale». Tutto ciò ha dei riflessi nella vita concreta di coloro che aderiscono allo “spirito dell’unità”. Ad esempio, i “Centri Mariapoli”, che accolgono congressi e corsi di formazione, e le Cittadelle di vita comune, 22 nel mondo, sono concretizzazioni che puntano a restaurare nella loro integrità umana i rapporti sociali. Così le produzioni dei centri Ave e Azur, e gli appuntamenti di “Art’è”, così come le opere d’arte di pittori, musicisti, pianisti, ballerini… vogliono esprimere la continua novità di Dio, sorgente di bellezza e armonia.

Dina Figueiredo, 'Eucarestia' - Ospedale S.Chiara, Trento 2004

Scriveva Chiara Lubich: «L’artista vero è un grande: tutti lo dicono anche se pochi sono i critici d’arte, ma in tutti v’è l’ammirazione ed il fascino del “bello”. L’artista s’avvicina in certo modo al Creatore. Il vero artista possiede la sua tecnica quasi inconsciamente e si serve dei colori, delle note, della pietra, come noi ci serviamo delle gambe per camminare. Il punto di concentramento dell’artista è nella sua anima, dove contempla un’impressione, un’idea, che egli vuole esprimere fuori di sé. Per cui, negli infiniti limiti della sua piccolezza di uomo a confronto di Dio, e quindi nella infinita diversità delle due cose “create” (passi la parola), l’artista è in certo modo uno che ricrea, crea nuovamente: e una vera “ricreazione” per l’uomo potrebbero essere i capolavori d’arte che altri uomini hanno prodotto. Purtroppo, per mancanza di veri artisti, l’uomo si ricrea per lo più in fantasticherie vuote di cinema, teatri, varietà, dove l’arte ha spesso poco posto. «L’artista vero – continua Chiara  – ci dà in certo modo con i suoi capolavori, che sono giocattoli di fronte alla natura, capolavoro di Dio, il senso di chi è Dio e ci fa rilevare nella natura l’orma trinitaria del Creatore: la materia, la legge che la informa, quasi vangelo della natura, la vita, quasi conseguenza dell’unità delle prime due. L’insieme poi è qualcosa che continuando a ”vivere” offre l’immagine dell’unità di Dio, del Dio dei viventi. Le opere dei grandi artisti non muoiono e qui è il termometro della loro grandezza, perché l’idea dell’artista s’è espressa in certo modo perfettamente sulla tela o sulla pietra componendo alcunché di vivo». (altro…)

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Chiara Luce alla GMG

All’interno del vasto programma culturale predisposto per questa Giornata Mondiale della Gioventù, un evento che, secondo alcuni mezzi di comunicazione, è “essenziale”: il musical “Life, love, light” sulla vita della Beata Chiara Luce Badano. 50 giovani dei Focolari si sono proposti un obiettivo molto ambizioso: offrire questo musical – che era stato presentato solo nella Sala Paolo VI in coincidenza con la beatificazione della giovane italiana –  come risposta alle parole di Papa Benedetto XVI: “Vi invito a conoscerla : la sua vita è stata breve, ma il messaggio è grande… Diciannove anni pieni di vita, d’amore, di fede. I suoi ultimi due anni, pieni di dolore, ma sempre con amore e luce, una luce che irradiava attorno a lei, nata dal suo intimo: dal suo cuore pieno di Dio!” Mesi di preparazione, impegno, insieme ad una forte, profonda, esperienza di Dio… e quello che sembrava una sfida raggiungibile solo con un “miracolo” ieri sera, presso l’Auditorium “Pilar García Peña” (Madrid), era una splendida realtà. Dilettanti fino a pochi mesi fa, ieri sera sul palco sono stati dei veri professionisti. Prima dello spettacolo una gen del gruppo della coreografia si è espressa in questi termini: “Vogliamo comunicare che tutti noi possiamo fare il suo stesso cammino. Era una di noi”. L’auditorium, con una capienza di 5000 persone, era completamente pieno e molte persone hanno seguito il musical seduti sul pavimento o in piedi. Life, love, light presenta, con un agile intreccio di coreografie, canzoni e testi, le tappe principali della vita di Chiara Badano: l’infanzia con i genitori, i suoi rapporti con gli amici e con la fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, le speranze, le conquiste ed i fallimenti di questa ragazza, fino al momento cruciale della malattia. “Perché, Gesù?” Si domanda davanti a questo dolore immenso e la risposta: “Se lo vuoi Tu, lo voglio anch’io” Un momento speciale, profondo ed emotivo, la testimonianza dal vivo di Maria Teresa e Ruggero Badano, genitori di Chiara e poi Chicca Coriasco, la sua migliore amica. Inoltre, la parola è stata data anche a dei giovani presenti che hanno condiviso le loro esperienze, il loro impegno nel vivere ogni giorno il Vangelo, come Chiara Luce. Il pubblico ha avuto una forte commozione quando si sono letti dei brani di sue lettere rivolte a Chiara Lubich: “Ho scoperto che Gesù abbandonato è la chiave per l’unità con Dio, l’ho scelto come mio primo Sposo e voglio prepararmi per quando arriva. Preferirlo”. Molti hanno sottolineato la bellezza del musical, la magnifica messa in scena, il linguaggio coinvolgente, attuale e moderno. Alcuni giovani presenti che si sono dichiarati non credenti, si sono detti d’accordo con il messaggio “d’amore e di unità” che si voleva trasmettere. “Non posso correre più, e vorrei passarvi la torcia, come alle Olimpiadi … Perché abbiamo una vita sola, e vale la pena spenderla bene.” Queste sono alcune delle ultime frasi di Chiara Luce che rispecchiano quanto vissuto durante la serata di ieri sera: adesso tocca ad ognuno di noi portare questa torcia. Video Clip su YouTube [nggallery id=61] (altro…)

Giovani a Londra: una rivoluzione che non passa

Dall’Argentina per tutto il mondo: Ciudad Nueva Radio

Sta per compiere due anni il programma radiofonico “Ciudad Nueva” prodotto dalla redazione argentina della omonima rivista. Si tratta di un programma settimanale, emesso dagli studi di Radio Maria di Buenos Aires, che ha generosamente offerto lo spazio del venerdí dalle 20,00 al 21,30. La struttura del programma é molto semplice ed il formato é quello del magazine. Viene presentata una prima panoramica della attualitá nazionale, internazionale e sportiva grazie alla collaborazione dei giornalisti della rivista che vengono intervistati dai due conduttori, Yanina Dandan e Santiago Durante. Vengono poi affrontati due temi di particolare rilievo e, una volta al mese, si dedica un segmento alla Parola di Vita ed alle esperienze concrete degli ascoltatori. Il pubblico del programma viene stimato tra i 150.000 ed i 200.000 ascoltatori settimanali, che tra l’altro intervengono molto attivamente sia via telefonica, con sms, mail o con messaggi nel profilo del programma su facebook. Anche se Radio Maria copre gran parte del territorio argentino, molti ascoltatori preferiscono seguire il programma via internet, http://www.radiomaria.org.ar/, ed altri ancora possono scaricarne la registrazione attraverso il portale web del gruppo editoriale Ciudad Nueva Argentina

Giovani a Londra: una rivoluzione che non passa

Chiara Lubich alla GMG in Polonia nel 1991

Carissimi giovani, In questo primo momento dobbiamo espletare un compito che ci ha dato la Chiesa, e cioè approfondire il tema caratteristico di questa giornata e presentare il nostro Movimento, almeno nel suo aspetto giovanile a quelli che non lo conoscessero. Approfondire il tema, e voi già l’avete sentito un po’ nelle canzoni, che suona così: “Avete ricevuto uno spirito di figli” e poi presentare il Movimento. Il carisma del Movimento dei Focolari, infatti, sta fondamentalmente qui: scuotere i cuori a prendere nuova coscienza dell’essere figli di Dio, e dell’esserlo oggi, secondo i piani che Egli ha sul nostro tempo. “Avete – ci ripete questo carisma – avete ricevuto uno spirito da figli”. Ricordiamo l’inizio del Movimento. Sullo sfondo della seconda guerra mondiale, che disseminava ovunque una completa distruzione, ecco la grande, per così dire, rivelazione che lo Spirito ha offerto al nostro spirito: “Splende sopra di voi un sole radiosissimo: è Dio, Dio che è Amore, Dio che vi ama immensamente, che conta persino i capelli del vostro capo… Egli è vostro Padre, e voi siete suoi figli”. Ed una fede formidabile nell’amore di Dio verso di loro è entrata allora nell’anima dei primi membri del Movimento, fede che poi, quanti sono venuti, con gli anni, a farne parte, hanno anch’essi avvertito prorompere potente dal loro cuore. Fede che ha dato a tutti la forza di rischiare ogni cosa nella vita pur di essere fedeli a questa straordinaria vocazione: comportarsi da figli di Dio; condurre una vita in unione col proprio Padre nel Cielo; vedere in Dio Padre, in Dio-Amore, l’Ideale della propria vita. E hanno posto Lui in cima a tutti i loro pensieri e Gli hanno dato il primo posto nel loro cuore. E con ciò ogni loro aspirazione è rimasta pienamente soddisfatta. Con Lui hanno trovato la pienezza della gioia, la felicità, quella felicità a cui oggi giovani di tutte le latitudini tendono come al proprio ideale, che però raramente raggiungono, perché è ricercata spesso nel possesso, nell’avere più che nell’essere; ricercata nel divertimento o in semplici mete terrene. I nostri giovani cercano di puntare in alto e tutto quanto altri pensano di non poter raggiungere essi lo sperano e vi lavorano. Possono testimoniare al mondo intero, e vogliono farlo prima di tutto con i loro coetanei – come siete voi -, che, perché vivono da figli di Dio, hanno il talento per eccellenza, una forza interiore superiore, una fiducia nuova, che li aiuta a vedere possibili i traguardi a cui oggi i giovani tendono. I nostri giovani, inoltre, sapendo che Dio non ha solo creato l’universo e loro stessi, ma è presente e conduce la storia, sono convinti che Egli ha dei progetti meravigliosi anche su ognuno di loro. E allora, mentre i giovani di oggi, per la maggioranza, pensano unicamente al futuro immediato, prendono decisioni solo a breve termine e rimandano le scelte più impegnative, i nostri giovani programmano la loro vita, ma non unicamente con la propria testa. Cercano, anzi, di armonizzare il proprio agire personale con l’agire della provvidenza di Dio nel mondo; si pongono perciò sull’onda della sua divina volontà e la vivono in pieno, coscienti d’essersi incamminati con tutti gli altri in una divina meravigliosa avventura. Leggi testo completo (altro…)

Giovani a Londra: una rivoluzione che non passa

La sfida dei giovani ai piedi del Vesuvio

“Nelle sue ormai venti edizioni – secondo lo scrittore e storico Ciro Raia – il Palio, andando molto oltre i giochi tra i rioni, ha sempre costruito un percorso di riflessione e di proposta centrato sul territorio e la città. Ne testimoniano i titoli di ciascuna delle edizioni: “La città viva, costruiamola insieme”, “La città sul monte”, “Raccontami un nuovo mattino”. È in questa terra di contrasti, fra sofferenze e speranze, che i Giovani per un Mondo Unito hanno, ancora una volta, condiviso le attese e la rassegnazione della propria gente, le paure e gli slanci generosi, spesso spezzati da tristi avvenimenti di cronaca. In questi anni il Palio è cresciuto connotandosi come uno degli appuntamenti più attesi ed amati. Un atto di coraggio, di liberazione e di cambiamento, un segno per rendere “viva” la città realizzando una rete di legami forti che facciano comunità al cui interno accoglienza e condivisione si coniugano con apertura e legalità. Insieme al Palio, da 21 anni i Giovani per un Mondo Unito animano, durante tutto l’anno, un centro giovanile permanente, “Centro Vita”, che promuove innumerevoli iniziative a sostegno dei ragazzi e dei giovani, nelle aree del disagio, disoccupazione e devianza; nello sport e tempo libero, nei quartieri e nelle scuole. In questi anni diverse generazioni si sono coinvolte in questa “rivoluzione d’amore” nella propria terra e con la propria gente.  Una rivoluzione silenziosa ma forte e determinata per abbattere muri e barriere, cogliendo verità e bellezze delle proprie radici. Con il Palio e il Centro Vita, vengono sostenute iniziative di solidarietà aperta ai bisogni dell’umanità vicina e lontana ( Asia, America latina, Africa…). Il tema di quest’anno: “E tutto si rinnova”, si è snodato in tre serate in cui la piazza principale vestita a festa, ha sfoggiato la sua storia angioina con il corteo del Magister Nundinarum e la sua corte; le sue memorie contadine con i giochi popolari: il chirchio, la corsa col sacco, il tiro alla fune, la pignatta, il palo di sapone. “Sono momenti di bisogno – hanno scritto i giovani del Palio al Presidente della Repubblica italiana – , in un periodo di smarrimento generale, di radicalità e di rinnovamento nello stesso tempo; sono momenti che incoraggiano noi giovani a non dover per forza lasciare la nostra terra, a non aver paura della nostra storia, del nostro passato ma anche del nostro presente (…). E’ una sfida che noi accogliamo con gioia e determinazione affinché possiamo essere un piccolo tassello da aggiungere al mosaico del rinnovamento culturale del nostro essere del Sud.”

Giovani a Londra: una rivoluzione che non passa

Vivere il Carisma: Vita fisica e Natura

Recita il salmo: «Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio» (Sal 90, 12). Tale saggezza è la madre che insegna a riconoscere ciò che non passa mai e ciò che dall’eternità si manifesta attraverso il tempo. Sana le paure, scioglie le ansie, colma vuoti, apre il nostro cuore verso il prossimo. «La malattia mi ha sanato – scrive una mamma –, mi ha riportato a una visione completa dell’esistenza che la corsa della vita mi aveva tolto. Ora mi sembra di sapere amare la mia famiglia». Carità che si perpetua nel tempo sono le biografie che ricordano quanti sono passati sulla terra prima di noi e permettono che il messaggio della loro esistenza ci raggiunga. È la comunione dei santi. Questo aspetto mette a fuoco il rapporto dell’uomo non solo con la Vita e con la Morte. Scriveva Chiara Lubich nel 1973: «Se oggi dovessi lasciare questa terra e mi si chiedesse una parola, come ultima che dice il nostro Ideale, vi direi – sicura d’esser capita nel senso più esatto -: “Siate una famiglia”. Vi sono fra voi coloro che soffrono per prove spirituali o morali? Comprendeteli come e più di una madre, illuminateli con la parola o con l’esempio. Non lasciate mancar loro, anzi accrescete attorno ad essi, il calore della famiglia. Vi sono tra voi coloro che soffrono fisicamente? Siano i fratelli prediletti. Patite con loro. Cercate di comprendere fino in fondo i loro dolori. Fateli partecipi dei frutti della vostra vita apostolica affinché sappiano che essi più che altri vi hanno contribuito. Vi sono coloro che muoiono? Immaginate di essere voi al loro posto e fate quanto desiderereste fosse fatto a voi fino all’ultimo istante. C’è qualcuno che gode per una conquista o per un qualsiasi motivo? Godete con lui, perché la sua consolazione non sia contristata e l’animo non si chiuda, ma la gioia sia di tutti. C’è qualcuno che parte? Lasciatelo andare non senza avergli riempito il cuore di una sola eredità: il senso della famiglia, perché lo porti dov’è destinato. Non anteponete mai qualsiasi attività di qualsiasi genere, né spirituale, né apostolica, allo spirito di famiglia con quei fratelli con i quali vivete». (altro…)

Giovani a Londra: una rivoluzione che non passa

Slovenia: religiosi di tutto il mondo con Maria Voce

Alla fine della loro visita alla comunità della Slovenia, il 5 agosto, Maria Voce e Giancarlo Faletti si sono incontrati con le segreterie dei religiosi, aderenti al Movimento dei focolari e riunite nel loro incontro tradizionale di agosto, che già dall’anno scorso si svolge in questa nazione. Settanta sono questi religiosi: sei dall’Asia, sette dall’Africa, cinque dal Brasile, uno dal Canada; il resto da quasi tutti i paesi dell’Europa. È la terza volta che la presidente dei Focolari e il co-presidente incontrano i dirigenti di questa parte consistente del movimento e quindi la conoscenza si è fatta via via più profonda, semplice e familiare. Ci si è trovati nel Centro Mariapoli Spes – Upanje, ricavato con molto buon gusto e fantasia dall’edificio delle vecchie poste, che per trasportare le missive usavano i cavalli. Tant’è che le stalle si sono trasformate in una sala da pranzo, ma è la nuova sala delle riunioni, dalle linee ad ogiva, piena di luce, ad accogliere l’incontro e l’intenso dialogo. A cura di C. Donegana Fonte: Città Nuova on line. Leggi tutto. [nggallery id=60] (altro…)

Giovani a Londra: una rivoluzione che non passa

Vivere il Carisma: spiritualità e preghiera

Raccontava Natalia Dallapiccola, la prima delle ragazze del nucleo iniziale a seguire Chiara Lubich nella sua avventura nel focolare: «Una sera attorno a un tavolo, unico superstite di vari mobili, al lume di una candela, perché per l’oscuramento non si poteva usare la luce elettrica, Chiara lesse: “Come io ho amato voi, amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli: se vi amerete gli uni gli altri”. Quelle parole – proseguiva Natalia – caddero come la benzina sul fuoco. Noi volevamo sapere quale era il desiderio più profondo di Gesù, una parola che ci dicesse, tutto in una volta, quello che lui voleva proprio da noi. Ed eccola qui la parola sintesi, l’eureka del nostro cercare». E concludeva: «Allora, ancor prima di andare a scuola, prima del lavoro dell’ufficio, di comperare qualcosa, prima di andare anche dai poveri, prima anche di pregare, bisogna che ci sia fra noi l’amore stesso di Gesù – ci siamo dette – perché questo lui vuole. Quando siamo uscite da lì sentivamo che la vita era cambiata, aveva un sapore diverso, aveva trovato il suo perché».

Foto ©Adriana Avellaneda

La vita di preghiera, personale, è linfa vitale per chiunque aderisce alla spiritualità dell’unità. Il rapporto con Dio è base di ogni azione. Ma questa vita di preghiera è anche esperienza profondamente comunitaria: dai canti che s’intonavano nelle vacanze comuni sulle montagne trentine, negli anni Cinquanta, ai musical attualissimi dei complessi Gen Verde e Gen Rosso, dalla partecipazione sentita alla liturgia così come alla preghiera serale nelle comunità sparse nel mondo, in ogni loro azione i Focolari attuano la “spiritualità di comunione”. Questa comunione non si esaurisce in una preghiera intimista, ma ha anche dei riflessi nella vita personale e sociale. Nasce ad esempio una misura di giustizia elevata, un bisogno di legalità assoluto, come cerca di testimoniare in diverse iniziative la diramazione “Comunione e Diritto”. Scrive Chiara Lubich: «Noi abbiamo una vita intima e una vita esterna. L’una dell’altra una fioritura; l’una dell’altra radice; una dell’altra chioma dell’albero della nostra vita. «La vita intima è alimentata dalla vita esterna. Di quanto penetro nell’anima del fratello, di tanto penetro in Dio dentro di me; di quanto penetro in Dio dentro di me, di tanto penetro nel fratello. «Dio-io-il fratello: è tutto un mondo, tutto un regno…» E ancora: «Quanto più cresce l’amore per i fratelli, tanto più aumenta l’amore per Dio» (altro…)

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Slovenia: si conclude la visita di Maria Voce

Mercoledì 3 agosto. In una limpida giornata Maria Voce e Giancarlo Faletti, hanno visitato il centro storico di Ljubljana ed il Parlamento, nel ricordo della visita effettuata da Chiara Lubich nel 1999, con il saluto al vicepresidente dottor Vasja Klavora. Egli li ha accolti con squisita cordialità, facendoli poi visitare le aule del Senato e della Camera: uno sguardo alla storia passata e presente della Slovenia. In seguito, Maria Voce e Giancarlo Faletti si sono trovati con il pastore evangelico Geza Filo. Li ha ringraziati per il contributo dei Focolari alla causa ecumenica e sociale nel Paese, definendo, a nome del suo vescovo, Chiara Lubich come una persona “inviata da Dio”. Momento veramente di alto significato l’incontro nel palazzetto dello sport di Medvode, a pochi chilometri dalla capitale, con circa 1200 persone, provenienti da ogni parte del Paese, a riprova della diffusione e della vitalità di tante comunità locali, e dove spiccavano numerose le coppie giovani con stuoli di bambini vivaci. Un “popolo” ordinato e composto si è presentato a Maria Voce e a Giancarlo Faletti con canti e con il racconto della storia dei Focolari in Slovenia: una vicenda luminosa, che ha conosciuto anche tappe sofferte. Nulla di superfluo nelle testimonianze offerte dai rappresentanti delle diverse generazioni, con il calore di una famiglia che si raduna a celebrare la festa, a lungo attesa. E’ poi toccato a Maria Voce e a Giancarlo Faletti intessere un dialogo con i presenti attraverso una fitta rete di domande espresse dai giovani e adulti, dai sacerdoti e dalle coppie, e le loro risposte hanno offerto contributi ricchi di esperienza e di sapienza. “Coraggio!”, ha esordito Maria Voce, in lingua slovena. Ed i suoi interventi sono stati all’insegna di questa esortazione. Forse sono le nazioni dell’Est europeo, ha detto,  “che hanno sperimentato un tipo di unità, con certi valori, ma che si è sgretolata perché non costruita su Dio”, sono proprio esse, di fronte all’aggressività materialistica, a dover “far scoprire alle altre dell’Europa che non si può costruire una vera unità se non poggiata su Dio”. “Voi – ha aggiunto – con la vostra esperienza potete dire che la sola rivoluzione con frutti positivi è quella del Vangelo”. Di qui, la necessità di “vivere e parlare”, di“migliorare” nel testimoniare con la vita e la parola la radicalità del vangelo: senza timore. E’ una autentica consegna che Maria Voce offre al popolo sloveno, in questa terra dove ha trovato tanta armonia. “Questa vita di comunione – conclude – che abbiamo sentito appena arrivati, e che ha caratterizzato questa visita – frutto dell’amore scambievole –, sia totale con tutti e con ciascuno. Portiamola al mondo intero”. L’indomani, 4 agosto, la presidente dei Focolari ha visitato  Mons. Anton Stres, Arcivescovo di Ljublajna e Presidente della Conferenza Episcopale Slovena. Poi ha incontrato i sacerdoti del Movimento e i religiosi che vivono la spiritualità dell’unità, concludendo con una S. Messa presso il Santuario di Brezje, a 50 km della capitale. Arrivederci Slovenia! Una visita all’insegna del “vivere la parola evangelica, con la radicalità delle origini del Movimento, e farla conoscere a tutti”. Una consegna entusiasmante per  questo piccolo popolo coraggioso. Dall’inviato Mario Dal Bello (altro…)

Giovani a Londra: una rivoluzione che non passa

Giordani: Impiantare Dio nell’anima

[…] Masse di giovani oggi si raccolgono per recuperare quel valore della vita, che è la religione, e traggono dalla loro collaborazione energie di rinascita nelle operazioni ordinarie, sociali, minacciate da aberrazioni multiple, come l’uso omicida dell’energia nucleare, le tirannidi e le guerre, la droga e la porno prassi. Si dirà che la nuova coscienza dei giovani è uncinata da corpuscoli, che riducono la fede a un reliquario d’ideologie cariche di programmi di violenza, forma tipica della esteriorizzazione della forza, sotto le pressione della superficialità. Anche questi corpuscoli dai loro guazzabugli di politica e di anarchismo possono apprendere la sostanza della fede già solo osservando il contegno dei vescovi nei paesi minacciati nella libertà, nella vita stessa; di credenti sereni e forti che stanno muovendo una reazione fatta di convinzioni, dopo che la lussuria e il terrore di reggitori violenti e paurosi hanno offerto la dimostrazione più potente che, senza la fede in Dio, non si vive: si muore. Si muore, spiritualmente e spesso anche fisicamente, come si osserva con angoscia in paesi del terzo mondo. Il compito dell’evangelizzazione sta dunque nell’impiantare Dio nell’anima […] Se egli è tutto, anche le nostre azioni nell’esistenza, per i fratelli e per noi stessi, risentono tutte della sua ispirazione. […] La giornata allora non è fatta di soli atti di lavoro e rapporto umano e culto della propria persona; ma è arricchita d’una intima, più alta vita, quella dello spirito, da cui ci viene una dignità pari alla libertà assicurataci dalla figliolanza nostra dall’Onnipotente. Tutta la giornata è un’intima presenza di lui, che ci dà forza nelle prove, gioia nelle fatiche. Da essa nasce una spontanea evangelizzazione, di cui ha più bisogno tanta parte della società, la quale non è atea, ma ignora il Vangelo. […] Anche l’esistenza del cristiano è da lui, come dai più, forse contemplata come esistenza esteriore, per guadagnare, crescere, apprendere, divertirsi e magari anche quale operazione interiore per sviluppare la virtù e appressarsi a Dio. Ma di quanto egli avverte il bisogno d’incanalare tutte le operazioni della giornata verso il rapporto con Dio, e perciò di comporle come modi diversi, di proseguire, l’incarnazione di Cristo, di tanto egli vivrà. Ognuno, anche l’ultima creatura malata, misera, impotente, può dare sanità, arricchire l’umanità, far forza ai fratelli. Così nulla è sprecato: ogni pensiero, ogni parola, ogni atto, entro questa visione della vita creata da Dio, serve a fornire materiale per la costruzione del suo regno; e tutta la giornata assume un valore sacerdotale, di associazione fatta dall’uomo della vita del cielo ai bisogni della terra. […] L’interiorizzazione del cristianesimo nell’anima moderna è perciò, non tanto problema di riforme istituzionali […] quanto problema di “metanoia” e cioè continua rinascita quotidiana nell’approfondimento del mistero di Dio, dove l’anima è immersa in quella sua potenza che è l’amore. Città Nuova, n.13, 10/07/1977, p.29. (altro…)

Giovani a Londra: una rivoluzione che non passa

Chiesa: formare i formatori

Presso la suggestiva Abbazia di Vallombrosa (Firenze), dal 17 al 30 luglio scorsi, si è conclusa la seconda parte del percorso di studi iniziato lo scorso anno e frequentato da 24 formatori di seminari di 13 nazioni (Pakistan, India, Corea, Cina, Venezuela, Uruguay, Argentina, Brasile, Polonia, Austria, Svizzera, Portogallo, Italia). Un “cantiere aperto” che ha sorpreso i partecipanti, giorno dopo giorno, per la ricchezza di stimoli e contenuti. Tenendo come filo conduttore del corso il trinomio preghiera-vita-pensiero, si è lavorato con un forte coinvolgimento tra i partecipanti e i relatori intervenuti. Di fronte ai profondi cambiamenti che toccano la vita della persona nel mondo moderno – pensiamo al grande influsso della rivoluzione digitale – si rende necessario un costante aggiornamento anche da parte dei formatori sia nelle tematiche, sia nell’approccio educativo ai candidati al ministero. Giovanni Paolo II già nella Novo millennio ineunte (n. 43), invitava la Chiesa a diventare “casa e scuola di comunione”, anche in riferimento ai “luoghi dove si formano i ministri dell’altare”. È per rispondere a questa attesa, che i sacerdoti del Movimento dei Focolari da alcuni anni promuovono questo Corso teologico-pastorale per Educatori nei Seminari, a cui la Congregazione per l’Educazione Cattolica (organo della Santa Sede al servizio dei seminari di tutto il mondo), ha espresso pieno sostegno e apprezzamento sin dalla prima edizione. E’ stato lo stesso sottosegretario della Congregazione, Mons. Vincenzo Zani, a dare avvio ai lavori di quest’anno con un intervento programmatico su “La dimensione comunitaria della formazione”. Il Corso è strutturato in quattro settimane residenziali in un biennio. Il primo anno si pongono le fondamenta del paradigma della comunione applicato al delicato compito formativo dei futuri sacerdoti. Nel secondo, si passa al concreto dei vari e complessi aspetti della formazione, suddividendola in sette grandi aree che riguardano: il dono di sé e la comunione, il dialogo e la testimonianza, la preghiera, la vita a “corpo mistico”, l’animazione della comunità, lo studio e, infine, la comunicazione al servizio della comunione. È nel loro intrecciarsi che queste aree possono costituire un valido approccio a una formazione del seminarista, non frammentata ma unitaria, integrale e armonica. Lo studio di ognuna si è sviluppato attraverso una relazione di apertura, alcuni workshop per approfondire temi ad essa legati e ricavarne linee formative di applicazione concreta e una plenaria di condivisione di quanto elaborato da ogni gruppo. Importante è stato l’apporto di esperti in campo teologico, pedagogico e in altre scienze umane, insieme al contributo di ciascun partecipante a partire dalla propria competenza ed esperienza come formatore. Da quest’anno il Corso è collegato all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, per cui i partecipanti, previa presentazione di un elaborato finale, ottengono dei crediti formativi. L’interesse riscontrato e il bisogno di “formazione per i formatori” fa sì che il Corso continuerà negli anni futuri. (altro…)

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Tra banchi di scuola e gare sportive: una bugia non detta

  «Eravamo più o meno a metà dello scorso anno scolastico, nel pieno delle attività extra-curriculari che la scuola organizza di pomeriggio, ma, per me che pratico l’atletica, anche nel pieno della preparazione per una stagione di gare che stava per cominciare. Da tempo la professoressa di italiano aveva organizzato un incontro con l’autrice di un libro che avevamo letto. A pochi giorni dall’appuntamento il mio allenatore mi propose delle gare da tenersi proprio nello stesso giorno dell’incontro letterario. Cominciò il dilemma tra le due scelte, tra cosa preferivo fare e cosa era giusto fare. Ho cercato di porre la mia attenzione, oltre che sulle mie sensazioni anche su di loro, di basare il mio comportamento sulle conseguenze che avrebbe avuto su queste due persone. Poiché nell’incontro con l’autrice non ero coinvolta attivamente in nessun ruolo oltre a quello di uditrice, decisi di andare alle gare. Fu, però, nel comunicare alla professoressa la mia futura assenza che la mia scelta di “cercare di amare” si sarebbe ripresentata più fortemente. Temevo, infatti, che potesse dispiacersi poiché teneva molto all’appuntamento, quindi, anche su suggerimento di alcune amiche, mi si presentò la proposta di inventare una scusa, una visita medica o un qualunque altro malore, per congedarmi dall’evento evitando rischi. Ma, forse grazie al modo in cui avevo impostato la vicenda sin dall’inizio, oltre a sentire chiaramente che quella scelta sarebbe stata sbagliata, ritrovai il coraggio per affrontare questa, seppur piccola, sfida. Con grande sorpresa mia e dell’intera classe, la professoressa non ebbe alcuna reazione negativa, anzi, mi raccontò del suo passato sportivo incoraggiandomi per la competizione. Le gare che seguirono furono le più belle che abbia mai fatto, per la gioia sperimentata e perché quella vicenda mi ha dimostrato quanto è importante che ogni piccola scelta sia nell’amore, scelta che Dio raccoglie e moltiplica nella felicità che ci dona. Una piccola attenzione a rispettare il prossimo e una piccola bugia non detta per far trionfare la sincerità, la lealtà – e di seguito anche la libertà –   mi fecero sentire, in quel giorno, una vera gen3!» Chi sono i gen3 per Elena? «Ragazzi che cercano di vivere il Vangelo e portare l’unità con le loro azioni. La vita gen3 è vita quotidiana, normale, ma di una quotidianità che fissa ogni attimo nell’eternità, di una normalità in cui ogni gesto è reso eccezionale perché rivolto a Dio e teso alla conquista del Paradiso». (altro…)

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Believe in Love

“When you are young,” writes Leahy, “you have dreams, hopes and expectations. Karol Woytyla … was no different.” Believe in Love paints the rich landscape of John Paul II’s formative influences, his theological and philosophical foundations, and his personal reflections. For John Paul, he writes, “God is not way up in the clouds in remote majesty and might.” Rather, the chapters reflect the pontiff’s belief that we need to link our notion of God with our understanding of what it is to be human. Hence we have chapters on dialogue, culture, anthropology, young people, families, artists, politics, economics, work, war and peace, forgiveness, and the elderly. In his very accessible style, Leahy also includes chapters on the major theological contributions of John Paul II, such as his insights on:

  • the Theology of the Body
  • crisis in the Church, women, the priesthood, and the Movements
  • understanding and promoting a Spirituality of Communion
  • the Eucharist
  • Christ crucified and suffering
  • Prayer
  • Ecumenical and interfaith dialogue

Short chapters on clearly delineated topics provide the perfect starting point for individual daily reflection or for discussion in a faith-sharing group. ABOUT THE AUTHOR Rev. Brendan Leahy is Professor of Systematic Theology at the Pontifical University of St Patrick’s College, Maynooth, in Ireland. He is a von Balthasar scholar and an ecumenist and has also authored articles and books on interreligious dialogue, issues facing the Church in the 21st century, the ecclesial movements of the Church, renewal in the Church, and the priesthood. Orders: http://www.newcitypress.com/

Giovani a Londra: una rivoluzione che non passa

Emergenza Corno d’Africa

Dalla comunità dei Focolari del Kenya abbiamo saputo dell’immediato impegno preso per poter subito rispondere all’appello di Benedetto XVI: saltare un pasto e dare l’equivalente per l’aiuto alla Somalia. Ci scrivono Giovanna Vasquez e Flavio de Oliveira: «Carissimi tutti, come avete saputo dalle notizie della radio, televisione e giornali il Corno d’Africa  sta vivendo una grande catastrofe umanitaria. I nostri fratelli e sorelle hanno toccato il fondo del pozzo, muoiono per mancanza di cibo e acqua a causa della siccità che colpisce la regione». Sono tante le associazioni impegnate sul posto, mentre il Pontificio Consiglio Cor Unum ha inviato, a nome del Pontefice, un primo aiuto di 50.000 euro, attraverso il Vescovo di Gibuti e Amministratore apostolico di Mogadiscio, mons. Giorgio Bertin. Nella loro lettera i responsabili dei Focolari in Kenya continuano facendo menzione di un punto fondamentale della spiritualità focolarina, che ravvisa in ogni dramma dell’umanità un volto di Gesù sulla croce. «Davanti a questo grande volto di Gesù abbandonato ci siamo domandati cosa possiamo fare per risanare almeno un po’ queste sofferenze e ci è venuto in mente di lanciare una campagna che vogliamo chiamare: “salta un pasto” (skip a meal). Significa privarsi almeno di un pasto in questo mese di agosto e con l’equivalente poter vivere la frase del Vangelo: “…avevo fame e mi avete dato da mangiare… (Mt. 25,35). Nel vivere più che mai la fraternità universale, vi salutiamo». Le somme che riusciremo a raccogliere attraverso la generosità di tutti verranno messe a disposizione delle diocesi interessate già impegnate direttamente nell’aiuto alle popolazioni colpite. Per sostenere questa emergenza umanitaria, si possono effettuare bonifici bancari ad uno dei seguenti conti, specificando la causale: “Emergenza Corno d’Africa”. Altri aiuti possono essere inviati attraverso:

  • SEGRETERIA INTERNAZIONALE DEI GIOVANI PER UN MONDO UNITO

Conto intestato a: Pia Associazione Maschile Opera di Maria Intesa San Paolo – Filiale di Grottaferrata (Roma) codice IBAN  IT04  M030  6939  1401  0000  0640  100 codice BIC  BCITITMM Causale: Emergenza Corno d’Africa

  • AMU – AZIONE PER UN MONDO UNITO

Conto intestato a: Associazione “Azione per un Mondo Unito – Onlus” c/c bancario n. 120434 presso Banca Popolare Etica – Filiale di Roma codice IBAN: IT16 G050 1803 2000 0000 0120 434 codice SWIFT/BIC: CCRTIT2184D Causale: Emergenza Corno d’Africa

  • FAMIGLIE NUOVE

Azione per Famiglie Nuove ONLUS Presso “Banca Prossima” IBAN: IT55K0335901600100000001060 Causale: Emergenza Corno d’Africa Link utili:

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Giovani a Londra: una rivoluzione che non passa

La quotidianità eucaristica

Uno strumento di studio per quanti ― relatori, delegati diocesani e operatori pastorali ― parteciperanno al Congresso Eucaristico di Ancona. Il sussidio propone un percorso culturale e pastorale in tre momenti sull’Eucaristia in riferimento alla quotidianità postmoderna:

nella prima parte si richiama l’attenzione sulla questione educativa e il contributo che l’Eucaristia può dare;

nella seconda il ruolo della testimonianza viene specificato con riguardo agli ambiti esistenziali già individuati al Congresso ecclesiale di Verona, che qui sono presentati a partire dalla fragilità umana, per passare alla vita affettiva, al lavoro, alla festa, alla cittadinanza partecipata e concludere con la tradizione della fede;

nella terza parte si collega il sacramento alla cultura e alla pastorale, con riferimento alle categorie di persona e di comunità, di pluralità, di fratellanza e di dialogo.

A cura di Giancarlo Galeazzi, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze religiose di Ancona.