Movimento dei Focolari
Let’s face the challenge!

Let’s face the challenge!

Tre-due-uno, via! Il countdown è iniziato. Dal 1 al 9 maggio parte in contemporanea e in tutto il pianeta, la “Settimana mondo Unito”, iniziativa che i Giovani per un mondo unito (espressione giovanile a vasto raggio del Movimento dei focolari) promuovono dal 1996 per incidere sull’opinione pubblica. Manifestazioni, serate culturali, feste, tornei sportivi. Incontri sui temi che stanno più a cuore ai giovani. Dal disarmo all’accoglienza degli immigrati. Ma anche e soprattutto progetti concreti di solidarietà nei quartieri più a rischio. Il tutto con un unico scopo: diffondere i valori della fraternità, della pace, dell’unità tra i popoli. E dimostrare che la fratellanza universale è possibile. “United World: let’s face the challenge”. E’ lo slogan scelto dai giovani per le manifestazioni del 2010. “Le attività svolte in tutto il mondo dai Giovani per un Mondo Unito – si legge in una delle tante presentazioni delle iniziative apparsa in questi giorni sul giornale americano “Living City  – sono come un mosaico di amore fraterno, dove essi cercano di mettere in pratica il vero significato della parola  “amore” e dove con la parola “fraterno” si cerca di trasmettere un senso di uguaglianza e di fratellanza”. “Il vostro obbiettivo principale – diceva ai giovani Chiara Lubich – è applicare il Vangelo alle realtà terrene per renderlo vivo”. I giovani hanno accolto le sue parole con grande entusiasmo. Per poi accorgersi che si trattava di un messaggio comune a molte altre grandi religioni e leader spirituali. Dal Mahatma Gandhi che diceva: “ Io e te siamo uno. Non posso farti del male senza farmi del male”. Alle sure del Corano dove si legge: “Dai al tuo parente tutto ciò che gli è dovuto, e fai lo stesso con il povero ed il viandante”. Insomma, è l’applicazione della Regola d’Oro, presente in tutte le grandi religioni, che dice: “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” (Lc 6:31). Vari i riferimenti web dove è possibile “collegarsi” alle “locandine” colorate e in tutte le lingue che pubblicizzano progetti e appuntamenti. C’è http://settimanamondounito2010.blogspot.com/ o più semplicemente www.mondounito.net. I giovani amano chiamare le loro iniziative con una espressione che suggerì loro Chiara Lubich, e cioè FRAMMENTI DI FRATERNITÀ. Frammenti perché magari si tratta di un ricovero per anziani, di un asilo, di una scuola. Fraternità perché sono progetti che hanno uno scopo: portare avanti nel mondo in cui si vive e con tutti i mezzi suggeriti dall’amore una cultura di comunione, interdipendenza, di amore tra popoli, etnie e culture diverse. (altro…)

SMU – “un mondo migliore esiste!”

Asia. “Siamo andati in un quartiere molto povero”, scrivono da Tagaytay i Giovani per un mondo unito delle Filippine. “E abbiamo camminato per più di un miglio prima di trovare la sorgente d’acqua che fornisce la zona. L’abbiamo pulita, perché era molto sporca e causa di molte malattie. Questo ci ha dato l’occasione di insegnare ai residenti come tenerla pulita e abbiamo stretto amicizia con molti giovani del posto”. A Karachi, in Pakistan, i giovani fanno spesso visita ad un Residence per malati mentali, “molti dei quali – scrivono i giovani pachistani – sono stati abbandonati dalle loro famiglie”.  Per alcuni “è stata la prima volta che si trovavano faccia a faccia con questa ‘ferita’ della nostra società.  Questo ci ha aperto gli occhi ed i  nostri cuori e ci siamo chiesti: “E se ci fossi io qua al posto loro?”. Africa. A Luanda, in Angola, i giovani hanno scelto di “donare un po’ d’amore” ad alcuni bambini che prima vivevano per strada e ora sono stati accolti in un centro. Una realtà che svela presto storie di abusi e vessazioni. “Molti di loro – raccontano i giovani di Luanda – hanno problemi familiari gravi ed alcuni erano addirittura stati accusati di stregoneria e cacciati di casa, altri avevano subito abusi. Abbiamo iniziato immediatamente ad amarli concretamente: pulendo, lavando…. Abbiamo parlato loro della Regola d’Oro e li abbiamo invitati a metterla in pratica insieme a noi”. Sempre in Africa, a Yaoundé (Cameroon) i giovani hanno visitato nel primo giorno della settimana mondo Unito la Sezione Giovanile del Carcere della città, dove si trovano 250 ragazzi tra i 10 ed i 17 anni. Ci siamo presentati e abbiamo raccontato loro in cosa crediamo, poi abbiamo condiviso con loro quanto avevamo portato: patatine, panini, popcorn”. Nord Brasile. Le piogge torrenziali hanno fatto straripare i nostri fiumi, inondando le aree circostanti e causando perdite umane e materiali. I giovani si danno da fare. “In molte città – scrivono dal Brasile – abbiamo organizzato raccolte di cose di prima necessità, vestiti e medicine per portarle a chi era rimasto senza niente. Centinaia di giovani hanno collaborato con grande entusiasmo per mettere su una rete di solidarietà”. A Manaus, regione Amazzonica del Brasile, i giovani hanno organizzato un evento con 700 giovani all’interno della struttura “Fattorie della speranza” (per giovani che stanno lottando contro la tossicodipendenza). “E’ stato un momento molto speciale ed una occasione per mostrare a questi giovani che un mondo migliore esiste e che loro possono esserne  parte”. A cura dei Giovani per un Mondo Unito (altro…)

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Riconoscenza e curiosità in ambasciata

Palazzo Borromeo, una bellezza della romanità più squisita, poco appariscente all’esterno, deliziosamente antico all’interno. È la sede dell’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. È qui che l’ambasciatore Zanardi Landi ha invitato prelati e colleghi, oltre ad una rappresentanza al massimo livello del Movimento dei Focolari, per commemorare la fondatrice a due anni dalla sua scomparsa e per offrire qualche chiave di lettura per conoscere questa realtà ecclesiale e sociale ai numerosi ambasciatori e funzionari d’ambasciata intervenuti, fra cui quelli di Austria, Bosnia-Erzegovina, Burundi, Egitto, Francia, Germania, Macedonia, Serbia, Uruguay, e un rappresentante dell’ambasciata degli Stati Uniti. In tutto più di cento persone. Zanardi Landi ha raccontato ai presenti il suo contatto col focolare, avvenuto a Belgrado – «non ero scusabile, ma non conoscevo minimamente i Focolari, la maggior realtà ecclesiale al mondo» –, e proseguito nel nativo Friuli dove, incontrando alcuni imprenditori dell’Economia di Comunione aveva trovato «apertura e fantasia nell’inventare nuovi mezzi di comunicazione e di comunione». Il card. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio consiglio per i laici, presente all’appuntamento assieme al suo omologo del Pontificio consiglio per la famiglia, card. Ennio Antonelli, ha voluto ricordare «l’itinerario grande di Chiara Lubich, capace di far vivere il Vangelo in tutta la sua bellezza… nell’anelito a dare risposte alle domande dell’umanità». Ha ricordato il «genio femminile che in Chiara Lubich si è espresso con una forza e  un fascino possenti». Concludendo con una definizione della fondatrice: «Esempio luminoso di che cosa significhi essere carità vissuta». Piero Coda, preside dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, ha accompagnato i presenti alla scoperta del dialogo, «cosa antica e cosa nuova» che in Chiara Lubich s’è fatto «consapevolezza storica e disciplina di vita», provando quanto oggi esso sia «ineludibile» per una presenza cristiana nel mondo, «non esercizio tattico ma pratica di vera umanità». In questo contesto sono stati quindi presentati due aspetti caratterizzanti il movimento: il dialogo interreligioso e l’Economia di Comunione. La cerimonia si è conclusa con l’intervento della Presidente del Movimento, Maria Voce, che ha ricordato come «il messaggio di unità della famiglia umana, a cui Chiara ha sempre fermamente creduto, lavorando instancabilmente in vista di un mondo unito e solidale, risulta sempre più forte ed attuale». Un messaggio intriso dell’amore insegnato da Gesù, perseguito attraverso quella “arte di amare” che Chiara Lubich ha “inventato”. E ha concluso così: «Se l’arcivescovo di Melbourne, mons. Denis Hart, riconoscente per quanto il movimento opera nella sua diocesi e impressionato dalla sua dimensione planetaria, ci ha detto: “Voi siete gli ambasciatori dell’amore di Cristo nel mondo”, ci piace sentirci vicini a loro nell’irradiazione di questo messaggio di fraternità fino ad abbracciare tutta la famiglia umana». di Michele Zanzucchi (altro…)

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Two successors meet face to face

He was waiting for her at the lift and as soon as she arrived she was greeted with great warmth and affection by Mons Julian Carròn at the Sacred Heart Institute in the Lambrate area of Milan. It was in the church of this institute that the mortuary chapel for Don Luigi Giussani was prepared after his death on 22 February 2005.

Called to Milan by the founder in September 2004, the Spanish priest, who had just turned 60, was appointed President by the Central Diaconate of the Fraternity of Communion and Liberation on 19 March 2005. On 8 March 2008 his appointment was confirmed for a further six years.

They hadn’t seen each other since October 2008, when they had both been invited by Benedict XVI to participate at the Synod of Bishops on the Word of God. The President of the Focolare was in Milan for the Ambrosian celebration of the second anniversary of the death of Chiara Lubich, and wanted to meet with the leader of CL. At the end of the meeting they were happy to answer the same questions. 

INTERVIEW: A meeting between presidents of movements is always important. What was the special significance of today’s meeting?

CARRÒN: ‘It’s great to have the opportunity to acknowledge that the thing that unites us more than anything else is gratitude for our faith, for our charisms that make us live much more intensely, and for the companionship we give each other in living our own charism in order to reach fulfilment in life. In this way, each one living according to the way the Lord has called us, we can make our particular contribution to serving the church.’

VOCE: ‘There was a special experience of communion between our charisms today. That same communion that united Chiara and Don Giussani and goes back to that historic meeting of movements convened by John Paul II in Rome in 1998. That meeting gave us great joy because it showed two charisms that were different but both working to build communion in the Church at all levels. To acknowledge this together and to rejoice in the works of the other is very important. Today more than ever.’

Your presidency has a unique and historic characteristic: you are the first successors of your respective founders. Have you felt at all crushed by the legacy you have been left?

CARRÒN: ‘ I am more and more aware that the work is somebody else’s. I try very simply to serve this work in the best way possible with my characteristics, which are different to Don Giussani’s.’ 
VOCE: ‘The work is God’s work, and in order to build the Focolare Movement God used a unique creature, Chiara. Though she has now left this work behind God continues to take it ahead through the inspiration we continue to receive from her through her spirituality, her writings, the example of her life, just as Mons Carròn can say about Don Giussani. The work of God is entrusted to us in this moment, but – as we were just saying – it is God who has entrusted it to us and we try to carry out this role as the first successors as best we can.’

How do you cope with the inevitable comparisons that are made with your own founders that can happen even within your own movements?

CARRÒN: ‘There can be no comparison, because the grace which Don Giussani and Chiara had was theirs alone. We are ‘graced’ and therefore thankful to be able to participate in a grace that has generated us as well. So, in the measure in which we live the desire to be constantly generated, we can collaborate with the continuity of our respective charisms.’
VOCE: ‘It is a delicate moment, because we know that we shouldn’t make comparisons. Others may do so but they are comparisons which are not real; because one is the founder, someone who has been given a charism by God, and the others are followers who take ahead what the charism has brought to life, always thankful to the gift of God of which they are also children.’

What are the risks for a movement after the death of its founder?
 
VOCE: ‘I see a double risk. One is to remain entrenched in something which was necessarily linked to the period of foundation without facing the different situation of humanity, the new challenges, or to try to respond with Chiara to these challenges but in a way not in keeping with history: on the other hand the desire for change which we all have – which is a desire for life – could risk looking at the past as something that should be archived. In this sense the period of the post-founder generation is particularly critical, because it has to witness that we can’t have something new without continuity, that the changes must include and express all the past, of which we are children.’

CARRÒN: ‘Don Giussani used to say: ‘We are often linked to a “how” but not a “what”.’ Obviously each one met the charism through a “how”. Through people, faces, situations. But because of the historic nature of Christianity this “how” has to change. The “how” changes but not the “what”, not the content of what we have met.’

In what way is the Focolare experience particularly relevant to people of our day?

VOCE: ‘Our modern world is so fragmented and disjointed, contacts are countless, and the means of communications allow previously unimaginable possibilities of linking up with others. Yet these contacts often become ever more meaningless, partial and fleeting. This is contrary to what the human heart actually needs which is to feel linked to other hearts. I think that the witness of reciprocal love, of communion, that Christians are able to give is what can give back meaning to the people around us, can help us perceive the beauty of these bonds, which can become lasting and lead to real relationships.’

Yet how?

VOCE: ‘What is needed is supernatural love, which is capable of accepting the other person as he or she is, of not expecting anything, of going beyond thousands of distinctions and differences which mankind displays. I believe that in this sense the movements, precisely because they operate in close contact with all kinds of people in the world, bring such a witness and give back hope. Hope is what mankind needs most today. It is not irrelevant that the Pope has written an encyclical on hope. It seems to me that the movements can be a prophetic sign of hope – each one with its own charism and in communion with the other charisms.

What makes CL’s proposal attractive today?

CARRÒN: ‘More and more we are facing a situation where human nature is diminished – in fact they speak of an educational emergency – in which the obstacles to a human person and his creativity, his desire for learning and developing, are being multiplied. In this context Don Giussani invites us to appeal to what is most genuine in the human person – the heart, the life experience – which will be more and more crucial because, regrettably, as we can see, the tradition of the Church is waning. Therefore we have to appeal to that which no power can take away from a human being, the desire for happiness, the need for beauty and justice.’

So what do you aim for?

CARRÒN: ‘The real challenge that faces us today is that of living our Christian experience in such an appealing way that the hearts of others may be struck and may recognize in that attraction the offer of the possibility of living life more intensely and for making the Christian faith more rational.’

Paolo Lòriga (translated from Città Nuova, Year LIV, n.7, 10 April 2010)

Interesse per l’Economia di Comunione

«Una signora, nervosamente, continuava a girarsi indietro. Una, due, tre, dieci volte al giorno. Gli altri non capivano che cosa avesse. Pensavano a un tic. Da una vita faceva l’operaia nei capannoni dei terzisti del tessile e della calzatura, qui in Val d’Arno.

“Non mi spiegavo – racconta oggi Emanuela Camisciottoli – perché nella nuova ditta dove ero finita non c’avessi sempre alle spalle il caporeparto con il cronometro, che calcolava in quanto tempo realizzavo il capo. E, quasi quasi, non riuscivo nemmeno a intendere perché non m’insultassero. Per me era normale. Si è sempre fatto così. Qui mi chiedevano: per piacere, puoi fare questo? Per piacere, puoi fare quello?». E, sorridendo, conclude:«Ora non mi giro più Il Diavolo si vedrà pure nei dettagli. Forse, però, anche Dio vi ricorre e si nasconde in una gentilezza imprevista.

Emanuela è una delle dodici dipendenti della Fantasy, piccola impresa tessile specializzata in piumoni, culle, paracolpi e pannelli da parete che con altre 24 è ospitata nel polo industriale Lionello Bonfanti, fondato dai focolarini a Incisa in Val d’Arno (Firenze), a pochi chilometri da quella Loppiano che è la principale cittadella del movimento cattolico creato da Chiara Lubich durante la Seconda guerra mondiale, per realizzare gli ideali di unità fra le persone …». (leggi tutto)
 

La cultura come dialogo

Il Teatro Palladium di Roma accoglierà il prossimo 15 aprile l’omaggio che l’Editrice Città Nuova vuole rendere a Chiara Lubich – fondatrice del Movimento dei Focolari, ispiratrice della sua attività editoriale e prima Autrice -, a due anni dalla sua scomparsa.

E’ prevista una tavola rotonda dal titolo “Chiara Lubich: La cultura come dialogo”, per mettere in evidenza la sua “voce rigorosa e limpida nel dibattito contemporaneo, che ha saputo confrontarsi con spirito aperto con il mondo laico e religioso sulla base della supremazia degli ideali umani della fraternità, giustizia e pace fra popoli e nazioni”, come è stato sottolineato dall’Editrice.

Sarà un dialogo fra Mons. Piero Coda – Preside dell’Istituto Universitario Sophia -, il Senatore Sergio Zavoli – Presidente della Commissione di Vigilanza RAI -, e la Prof.ssa Angela Ales Bello, Emerito di Storia della Filosofia contemporanea (Pontificia Università Lateranense). Con gli interventi di Kamel Layachi, Imam della Comunità islamica del Veneto, del Gran Rabbino Marc-Raphaël Guedj di Ginevra e del Pastore dr. Jens-Martin Kruse, Parroco della Chiesa Luterana di Roma.

Alla sera si svolgerà uno spettacolo, “L’attrattiva del tempo moderno”, su brani scelti da Meditazioni di Chiara Lubich; AA.VV., Esperienze; Igino Giordani, Memorie di un cristiano ingenuo. Tre testi che costituiscono il DNA dell’intera storia editoriale di Città Nuova. I protagonisti: gli attori Giorgio Marchesi e Simonetta Solder, la Compagnia di danza Arsmovendi. con Musiche di Murcof. Regia e coreografie di Andrea Cagnetti.

Per informazioni: Ufficio stampa Città Nuova: tel. 06.32.16.212
e-mail: ufficiostampa@cittanuova.it
www.cittanuova.it –  http://cinquantesimo.wordpress.com

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Pasqua di Resurrezione

Gesù è fedele alla sua promessa: “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, cioè nel mio amore, io sono in mezzo a loro.” Sì, dove due o più sono uniti nel suo amore si fa presente il Risorto, che porta con sé i doni dello Spirito: luce, gioia, pace, amore. È l’esperienza fatta con stupore sin dagli inizi quando a Trento, durante il secondo conflitto mondiale, con le mie prime compagne, avevamo fatto nostro quel comando: “amatevi come io ho amato voi” e avevamo stretto un patto: “io sono pronta a morire per te; io per te …”. Ed è proprio il Risorto che il mondo attende oggi! Attende testimoni che possano dire a tutti in verità: l’abbiamo visto con i sensi dell’anima; l’abbiamo scoperto nella luce con cui ci ha illuminato; l’abbiamo toccato nella pace che ci ha infuso; abbiamo sentito la sua voce in fondo al cuore; abbiamo gustato la sua gioia inconfondibile. Potremmo così assicurare a tutti che Lui è la felicità più piena e far risperare il mondo. Chiara Lubich (altro…)

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Parola di vita di aprile 2010

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Gesù pronunciò queste parole in occasione della morte di Lazzaro di Betania, che poi Egli al quarto giorno risuscitò.
Lazzaro aveva due sorelle: Marta e Maria.
Marta, appena seppe che arrivava Gesù, gli corse incontro e gli disse: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!". Gesù le rispose: "Tuo fratello risusciterà". Marta replicò: "So che risusciterà nell'ultimo giorno". E Gesù dichiara: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno".

"Io sono la risurrezione e la vita".

Gesù vuol fare intendere chi egli è per l'uomo. Gesù possiede il bene più prezioso che si possa desiderare: la Vita, quella Vita che non muore.
Se hai letto il Vangelo di Giovanni, avrai trovato che Gesù ha pure detto: “Come il Padre ha la Vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la Vita in se stesso” .
E poiché Gesù ha la Vita, la può comunicare.

"Io sono la risurrezione e la vita".

Anche Marta crede alla risurrezione finale: "So che risusciterà nell'ultimo giorno". 
Ma Gesù, con la sua affermazione meravigliosa: "Io sono la risurrezione e la vita", le fa capire che non deve attendere il futuro per sperare nella risurrezione dei morti. Già adesso, nel presente, egli è per tutti i credenti, quella Vita divina, ineffabile, eterna, che non morirà mai.
Se Gesù è in loro, se egli è in te, non morirai. Questa Vita nel credente è della stessa natura di Gesù risorto e quindi ben diversa dalla condizione umana in cui si trova.
E questa straordinaria Vita, che già esiste anche in te, si manifesterà pienamente nell'ultimo giorno, quando parteciperai, con tutto il tuo essere, alla risurrezione futura.

 
"Io sono la risurrezione e la vita".

Certamente Gesù con queste parole non nega che ci sia la morte fisica. Ma essa non implicherà la perdita della Vita vera. La morte resterà per te, come per tutti, un'esperienza unica, fortissima e forse temuta. Ma non significherà più il non senso di un'esistenza, non sarà più l'assurdo, il fallimento della vita, la tua fine. La morte, per te, non sarà più realmente una morte.

"Io sono la risurrezione e la vita".

E quando è nata in te questa Vita che non muore?
Nel battesimo. Lì, pur nella tua condizione di persona che deve morire, hai avuto da Cristo la Vita immortale. Nel battesimo, infatti, hai ricevuto lo Spirito Santo che è colui che ha risuscitato Gesù. 
E condizione per ricevere questo sacramento è la tua fede, che hai dichiarato attraverso i tuoi padrini. Gesù, infatti, nell'episodio della risurrezione di Lazzaro, parlando a Marta, ha precisato: "Chi crede in me, anche se muore vivrà" (…) "Credi tu questo?" .
 "Credere", qui, è un fatto molto serio, molto importante: non implica solo accettare le verità annunciate da Gesù, ma aderirvi con tutto l'essere.
Per avere questa vita, devi dunque dire il tuo sì a Cristo. E ciò significa adesione alle sue parole, ai suoi comandi: viverli. Gesù lo ha confermato: "Se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte" . E gli insegnamenti di Gesù sono riassunti nell'amore.
Non puoi, quindi, non essere felice: in te è la Vita!

"Io sono la risurrezione e la vita".

In questo periodo in cui ci si prepara alla celebrazione della Pasqua, aiutiamoci a fare quella sterzata, che occorre sempre rinnovare, verso la morte del nostro io perché Cristo, il Risorto, viva sin d'ora in noi.

Chiara Lubich
 

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Sabato Santo

Sabato santo: la Chiesa è già protesa alla risurrezione del Signore. “Ripensare a Maria: al suo immenso dolore per aver partecipato così intimamente alla morte del Figlio, ma anche alla sua speranza nella risurrezione in Lei più viva che mai. È Maria l’icona del mistero cristiano dove la croce e risurrezione sono una sola cosa. E, pur cercando di condividere il suo dolore, portare il pensiero su Gesù risorto, grati, infinitamente grati per tutto ciò che significa per noi e per il mondo, secondo la nostra fede, e non ultimo, perché se Lui è risorto, anche noi tutti risorgeremo.” Chiara Lubich (estratto da un’intervista per la trasmissione Ecclesia-CEI, di Antonella Mazza. Mollens, 27/03/2002) (altro…)

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Bruna Tomasi in Cile

Dopo un lungo viaggio, non solo per i 12.000 km da percorrere, ma soprattutto a causa di un guasto aereo, Bruna Tomasi è arrivata a Santiago di Cile. Era stata invitata, ancor prima del terremoto che ha colpito tragicamente il paese latinoamericano, per ricordare e celebrare il secondo anniversario della dipartita di Chiara. Appena arrivata, immediato è stato l’interessamento per i colpiti dal sisma e sulla situazione degli aiuti, scattati l’indomani della tragedia. Il giorno dopo si è recata in un centro del Movimento situato in un settore popolare della capitale, dove si è trovata con un gruppo di giovani dei focolari. Ha donato loro l’esperienza vissuta con Chiara nel sorgere del Movimento, quando “tutto crollava e solo Dio, scoperto come Amore, restava”. Ha sottolineato l’importanza di “non perdere mai l’entusiasmo ed andare avanti salvando innanzitutto l’unità, la concordia, tra di voi”. In lei non erano solo parole, ma realtà vissuta da più di 65 anni. Ma il giorno da tutti atteso, domenica 14 marzo, all’Aula Magna dell’Università Cattolica, dove sono accorso numerosi a conoscerla ed ascoltarla. Con forza, Bruna ha partecipato a tutti l’esperienza di Dio Amore e la novità del carisma dell’unità. Tra i presenti, rappresentanti di altri movimenti ecclesiali, della chiesa ortodossa e della comunità ebrea. Tra le loro impressioni a caldo: “Avevamo bisogno di ascoltare queste parole” (del Mov. Fondacio). “Ci è rimasto impreso l’anelito di santità” (Comunità cattolica Shalom). E’ una giornata indimenticabile per il Movimento dei Focolari in Cile: non solo per questa visita eccezionale di Bruna,  ma anche perché alla Messa conclusiva, dalle mani del Cardinale Francisco Javier Errazurz, Arcivescovo di Santiago, viene ordinato sacerdote il primo focolarino cileno, Juan Ortiz. Il Cardinale, dopo aver ricordato Chiara con parole commosse, ha concluso incoraggiando “a continuare a far crescere il fuoco dell’amore e dell’unità fra di voi, in modo che questo amore attragga sempre più persone a Cristo, affinché sia un faro di luce nella nostra cultura, una presenza interpellante e profetica dell’unità della Chiesa; una testimonianza viva che la fraternità della famiglia umana è più forte dell’egoismo, della inimicizia e dell’indifferenza. L’amore è più forte!”. (altro…)

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Venerdì Santo

È proprio con la morte in Croce, il Venerdì Santo, che Gesù ci imparte l’altissima, divina, eroica lezione su cosa sia l’amore. Aveva dato tutto: una vita accanto a Maria nei disagi e nell’obbedienza. Tre anni di predicazione rivelando la Verità, testimoniando il Padre, promettendo lo Spirito Santo e facendo ogni sorta di miracoli d’amore. Tre ore di croce, dalla quale dà il perdono ai carnefici, apre il Paradiso al ladrone, dona a noi la Madre e, finalmente, il suo Corpo e il suo Sangue. Gli rimaneva la divinità. La sua unione col Padre, che l’aveva fatto tanto potente in terra, quale figlio di Dio, e tanto regale in croce, doveva non farsi più sentire, disunirlo in qualche modo da Colui che Egli aveva detto di essere uno con Lui: “Io e il Padre siamo uno” (Gv 10,30). In Lui l’amore era annientato, la luce spenta, la sapienza taceva. Eravamo staccati dal Padre. Era necessario che il Figlio, nel quale noi tutti ci ritrovavamo, provasse il distacco dal Padre. Doveva sperimentare l’abbandono di Dio, perché noi non fossimo mai più abbandonati. Gesù ha saputo superare tale immensa prova riabbandonandosi al Padre “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46) – ed ha così ricomposto l’unità spezzata degli uomini con Dio e fra loro. Si manifesta a noi ora come rimedio ad ogni disunità, come chiave dell’unità. Tocca ora a noi corrispondere a questa grazia e fare la nostra parte. Poiché Gesù s’è ricoperto di tutti i nostri mali, noi possiamo scoprire dietro ad ogni dolore, ad ogni separazione, lui stesso, un suo volto. Possiamo abbracciare lui in quelle sofferenze, in quelle divisioni, e dirgli il nostro sì come ha fatto lui, rimettendoci alla volontà del Padre. E Lui vivrà in noi – forse ancora doloranti – come Risorto; lo starà a dimostrare la pace che tornerà in noi. Chiara Lubich (altro…)

Eventi in Oceania e nel continente americano

Dal Nord America all’Oceania, le comunità dei Focolari hanno ricordato il 14 marzo, a due anni dalla sua partenza per il Cielo, Chiara Lubich. Messe di ringraziamento, feste e ricevimenti. Ma soprattutto momenti vissuti in famiglia e di profonda comunione. Presenti ovunque rappresentanti  di diverse religioni, segno di una società fortemente multietnica. Nella Mariapoli Luminosa, cittadella del Movimento dei focolari che si trova vicino a New York, il programma si è centrato sull’impatto del carisma dell’unità nel mondo della famiglia. Nel corso della giornata è stato infatti conferito l’annuale Premio Luminosa per l’Unità  ad Howard e Rose Belcher, tra le primissime famiglie del Nord America ad aderire alla spiritualità dei Focolari. Erano presenti anche i musulmani seguaci dell’Imam Warith Deen Mohammed, “felici – scrivono da New York – di essere insieme a noi per ricordare Chiara”.  A celebrare invece la Santa Messa è stato mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. A Los Angeles, centro del cinema mondiale nonché dello star system  internazionale, la cerimonia non poteva non svolgersi presso il centro del “Family Theater Production” dove la comunità dei Focolari è stata accolta dal suo direttore nazionale, padre Willy Raymond e da mons. Chaffman dell’arcidiocesi di Los Angeles.  Di Chiara è stato ricordato in particolare “la sua capacità di comunicare al massimo, utilizzando per un grande bene, tutti i media”. “Ora più che mai – ha aggiunto padre Raymond – la sua vita continua ad irradiare. Direi che la sua vita è un’unica opera d’arte”. A Washington, nella Basilica dell’Immacolata Concezione, si è ricordata Chiara come “la donna del Vangelo, che con il carisma dell’unità, ha accolto tutti a braccia aperte”. “Un immenso grazie a Chiara” giunge da Chicago dove padre Tom Baima, rettore del Seminario, ha sottolineato l’importanza della “spiritualità comunitaria in una società in cui domina l’individualismo”. Da Vancouver a Montreal fino Toronto. E’ la festa del Canada riunito attorno al carisma  dell’unità. “Chiara – ha detto il vescovo ausiliare di Toronto, mons. André Gazaille – ha dato un contributo importantissimo alla Chiesa, centrato sull’amore”. Con salto planetario, anche le immense isole dell’Oceania, dalla Nuova Caledonia alle isole Fiji a Perth, Sydney, Wellington, Auckland e Melbourne, si sono strette in questo giorno a tutte le comunità dei Focolari sparse nel mondo. L’arcivescovo di Melborne, mons. Dennis Hart, ha affermato: “Voi siete gli ambasciatori dell’amore di Cristo”. (altro…)

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“Une vie consacrée à l’unité”

Pour célébrer le deuxième anniversaire du décès de Chiara Lubich, fondatrice du mouvement des Focolari, survenu le 14 mars 2008 à Rocca di Papa (Italie), les manifestations se multiplient à travers le monde en ce mois de mars. Plus de 600 d’entre elles sont répertoriées sur le site www.focolare.org/anniversary.
Afin d’évoquer sa mémoire, mais surtout de relancer son idée de fraternité universelle, une rencontre a eu lieu à Rome, au Capitole, 10 ans après qu’elle eut été faite citoyenne d’honneur de la ville. Mais en quoi la vie et la pensée de Chiara sont-elles encore actuelles aujourd’hui?

Gabriella Ceraso a posé la question à Maria Voce, l’actuelle présidente des Focolari:

«Le charisme de Chiara est vivant, et il reste vivant même si Chiara n’est plus présente physiquement. C’est pourquoi nous aussi, nous ne souhaitons pas faire une simple commémoration, mais célébrer cette vie que Chiara nous a donnée et qui continue dans l’âme de tous ceux qui l’ont suivie, et de tous ceux qui apprennent à la connaître maintenant, même s’ils ne l’ont jamais vue en personne. Ils continuent à faire sa connaissance à travers la vie des personnes du mouvement, réparties un peu partout dans le monde, et qui témoignent de la valeur de ce charisme. C’est un charisme d’unité et d’amour réciproque, un charisme qui construit des ponts entre les personnes, par delà les distances et les différences de mentalité, d’âge, de culture et de religion».

Quel rapport entretenez-vous avec Chiara, à présent qu’elle n’est plus là physiquement?

«J’ai l’impression que Chiara vit au-dedans de moi. Très souvent, je ne ressens pas le besoin de l’appeler pour lui demander quelque chose, même si parfois, je m’adresse à elle pour comprendre comment elle aurait fait, ce qu’elle aurait répondu dans une situation précise. J’ai plutôt l’impression qu’elle est en moi et qu’elle me guide de l’intérieur, pour ainsi dire».

Le titre de citoyenne d’honneur – Chiara en a reçu tellement – donne-t-il une valeur particulière à la dimension de la ville?

«Il lui donne une valeur particulière, parce qu’il était évident que Chiara commençait par désirer construire l’unité avec les personnes qui lui étaient les plus proches, avec sa famille, mais peu à peu, ce désir s’élargissait en cercles concentriques, jusqu’à atteindre une dimension politique. Donc, lorsque Chiara recevait ces titres de citoyenne d’honneur, elle était contente, parce qu’elle sentait que des liens spéciaux se nouaient entre elle et la ville qui lui faisait cet honneur. Elle cherchait alors, à son tour, à donner quelque chose à cette ville, en tant que citoyenne, et elle sentait qu’elle pouvait offrir son engagement personnel et celui des membres du mouvement présents dans cette ville, pour tisser des rapports avec tous et construire ces liens de fraternité».

Extrait du journal radiophonique du 14 mars 2010

Let’s face the challenge!

La fraternità, ovunque!

Dopo Haiti, il Cile. Nella notte tra il 26 e il 27 febbraio, una fortissima scossa di terremoto di magnitudo 8,8 della scala Richter ha colpito il Paese, in particolare la città di Concepciòn e la costa. Dalla comunità del Movimento dei Focolari in Cile cominciano ad arrivare le prime notizie. Sono comunicazioni fatte via email, ancora molto frammentarie e confuse. Parlano di distruzione, di amici e familiari persi, di dolore diffuso. Sono però tutte notizie cariche di una speranza mai persa, di un moto di solidarietà che è partito da più parti, all’indomani del sisma. Speranza e solidarietà: tratti tipici del popolo cileno. Ramiro ed un gruppo di amici sono partiti dalla capitale di Santiago per raggiungere i membri della comunità dei Focolari più colpiti. Hanno viaggiato di notte con due macchine cariche di beni di prima necessità, superando anche il coprifuoco. A Concepciòn, dopo due giorni di viaggio (normalmente bastano 6 ore), sono stati accolti dalla comunità con grande commozione perchè – racconta Neldi, co-responsabile del Movimento in Cile – i beni portati in dono “erano proprio quello di cui avevano bisogno e subito si è cominciata la distribuzione. Si sente forte lo spirito di famiglia, di solidarietà”. “E’ impressionante – scrive Ramiro – come in questa situazione di dolore, Gesù è lì, presente in ogni persona, in ogni famiglia che soffre per le conseguenze di questo terremoto”. Il gruppo ha poi raggiunto Curicò e da lì il Centro Mariapoli di Cunaco, 170 Km a sud di Santiago. Proprio nei giorni del terremoto, era in corso un congresso di ragazze. Sono le “gen”, la sezione giovanile del Movimento dei Focolari. Così per email, Bea Isola racconta cosa è avvenuto: “Eravamo in quei giorni al congresso al Centro Mariapoli di Cunaco. Un congresso sognato e preparato da mesi… ma non potevamo pensare quale programma Dio ci aveva riservato per quel terzo giorno. Fortissima la certezza dell’amore di Dio. E’ stata la prima cosa che abbiamo ricordato quella notte, visto anche che il motto scelto per il congresso, era: “Abbiate coraggio! Dio vi ama immensamente!”. Dopo la scossa, il cartellone con queste parole è rimasto da solo a campeggiare nella sala del congresso, come segno profondo che sarà inciso per sempre nelle nostre anime! Nelle ore successive al terremoto abbiamo vissuto assieme lo sgomento, la sospensione per le famiglie, per gli amici, soprattutto per quelli che vivevano nelle zone più colpite dal sisma, e dei quali non si avevano notizie perchè le comunicazioni sono rimaste interrotte per ore e ore, e con alcuni anche per due giorni. Chi ha saputo di un amico morto, chi di persone rimaste sotto le macerie di una discoteca. Abbiamo poi visitato il piccolo paesino vicino al Centro Mariapoli: negozi distrutti, gente che dormiva fuori all’aperto, senza acqua, luce. Ci siamo messe in donazione tra tutti e con gli altri, aiutando le suore a svuotare – anche a rischio di vita – la parrocchia. Piccoli fatti ma che dicono la forte esperienza d’amore vicendevole che stavamo vivendo. Siamo partite trasformate da Dio.  E questi giorni mail e telefonate continuano, raccontando anche fatti concreti.  Nel Cile, un posto che soffre per gli squilibri sociali, sta crescendo la fraternitá! E lo si costata ovunque! “. E’ questa fraternità a dare luce e coraggio ai tanti che hanno perso molto, se non additrittura tutto. Così scrive da Constitución – città colpita anche dall’onda anomala – Gonzalo E., 21 anni, dopo un incontro vissuto con un gruppo di giovani che lo sono andati a trovare. “Le poche ore che ho vissuto con loro mi hanno fatto dimenticare tutto quello che ho vissuto in questa settimana. Ho visto persone che chiedono aiuto .. ho visto il dolore, ho visto la furia della natura che mi ha lasciato senza casa, il luogo dove ho vissuto i miei 21 anni con mia madre e mia nonna… Oggi non ho niente… Grazie a Dio la mia famiglia è viva. C’è il dolore per gli amici dispersi, alcuni sono morti. Alzo la testa e continuo così a lottare per la mia famiglia”. (altro…)

Let’s face the challenge!

Marzo 2010

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Quante volte nella vita senti il bisogno che qualcuno ti dia una mano e nello stesso tempo avverti che nessun uomo può risolvere la tua situazione! E’ allora che ti rivolgi inavvertitamente a Qualcuno che sa rendere le cose impossibili possibili. Questo Qualcuno ha un nome: è Gesù.
Ascolta quanto ti dice:

“In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile”

E’ ovvio che l’espressione “spostare le montagne” non vada presa alla lettera. Gesù non ha promesso ai discepoli un potere di fare miracoli spettacolari per stupire la folla. E difatti, se vai a cercare in tutta la storia della Chiesa, non troverai un santo – che io sappia – che abbia spostato le montagne con la fede. “Spostare le montagne” è un’iperbole, cioè un modo di dire volutamente esagerato, per inculcare nella mente dei discepoli il concetto che alla fede nulla è impossibile.
Ogni miracolo infatti che Gesù ha operato, direttamente o attraverso i suoi, è sempre stato fatto in funzione del Regno di Dio, o del Vangelo o della salvezza degli uomini. Spostare una montagna non servirebbe a questo.
Il paragone col “granellino di senapa” sta a indicare che Gesù non ti domanda una fede più o meno grande, ma una fede autentica. E la caratteristica della fede autentica è quella di poggiare unicamente su Dio e non sulle tue capacità.
Se ti assale il dubbio o l’esitazione nella fede significa che la tua fiducia in Dio non è ancora piena: hai una fede debole e poco efficace, che fa ancora leva sulle tue forze e sulla logica umana.
Chi invece si fida interamente di Dio, lascia che lui stesso agisca e… a Dio niente è impossibile.
La fede che Gesù vuole dai discepoli è proprio quell’atteggiamento pieno di fiducia che permette a Dio stesso di manifestare la sua potenza.
E questa fede, che quindi sposta le montagne, non è riservata a qualche persona eccezionale. Essa è possibile e doverosa per tutti i credenti.
   
“In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile”.

Si pensa che Gesù abbia detto queste parole ai suoi discepoli quando stava per inviarli in missione.
E’ facile scoraggiarsi e spaventarsi quando si sa di essere un piccolo gregge impreparato, senza talenti particolari, di fronte a folle innumerevoli alle quali bisogna portare la verità del Vangelo.
E’ facile perdersi d’animo di fronte a gente che ha tutt’altri interessi che il Regno di Dio.
Sembra un compito impossibile.
E’ allora che Gesù assicura i suoi che con la fede “sposteranno le montagne” dell’indifferenza, del disinteresse del mondo.
Se avranno fede nulla sarà loro impossibile.
Questa frase può essere inoltre applicata a tutte le altre circostanze della vita purché siano in ordine al progresso del Vangelo e alla salvezza delle persone.
Alle volte, di fronte a difficoltà insormontabili può nascere la tentazione di non rivolgersi nemmeno a Dio. La logica umana suggerisce: basta, tanto non serve.
Ecco allora che Gesù esorta a non scoraggiarsi e a rivolgersi a Dio con fiducia. Egli, in un modo o nell’altro, esaudirà.
Così è successo a Lella.
Erano trascorsi alcuni mesi dal giorno in cui aveva affrontato piena di speranza il nuovo lavoro nel Belgio tra fiamminghi. Ma ora un senso di sgomento e di solitudine le attanagliava l’anima.
Sembrava che tra lei e le altre ragazze con cui lavorava e viveva si fosse eretta una barriera insormontabile.
Si sentiva isolata, straniera tra quella gente che avrebbe voluto soltanto servire con amore.
Tutto dipendeva dal dover parlare una lingua che non era né sua, né di chi l’ascoltava. Le avevano detto che in Belgio tutti parlavano il francese e se l’era imparato, ma, venuta a contatto diretto con quel popolo, s’era accorta che i fiamminghi studiano il francese soltanto a scuola e in genere lo parlano malvolentieri.
Tante volte aveva tentato di spostare quella montagna di emarginazione che la teneva lontana dalle altre, ma invano. Che poteva fare per loro?
Vedeva ancora davanti a sé il volto della sua compagna Godeliève pieno di tristezza. Quella sera si era ritirata nella sua stanza senza toccar cibo.
Lella aveva tentato di seguirla, ma si era arrestata davanti alla porta della sua camera, timida e titubante. Avrebbe voluto bussare… ma quali parole usare per farsi intendere? Era rimasta lì per qualche secondo, poi si era arresa ancora una volta.
La mattina dopo entrò in chiesa e si mise in fondo, fra le ultime sedie, col viso tra le mani per non far scorgere ad alcuno le lacrime. Era quello l’unico posto dove non occorreva parlare un’altra lingua, dove non era neppure necessario spiegarsi, perché c’era Qualcuno che capiva al di là delle parole. Fu la certezza di quella comprensione che la fece ardita, e con l’anima angosciata chiese a Gesù: “Perché non posso dividere con le altre ragazze la loro croce e dire quelle parole che Tu stesso mi hai fatto capire quando Ti ho trovato: che ogni dolore è amore?”.
E stava davanti al tabernacolo quasi ad attendere una risposta da Chi nella vita le aveva illuminato ogni buio.
Abbassò gli occhi sul Vangelo di quel giorno e lesse: “Confidate – abbiate fede – ho vinto il mondo” . Quelle parole scesero come olio nell’anima di Lella, ed ebbe una grande pace.
Rientrando per la colazione si imbatté subito in Annj, la ragazza che badava all’ordine della casa. La salutò e la seguì fino alla dispensa; poi, senza parlare, cominciò ad aiutarla nel preparare la colazione.
La prima a scendere dalle stanze fu Godeliève. Veniva in cucina a cercarsi il caffè, in fretta per non veder nessuno. Ma lì si arrestò: la pace di Lella aveva toccato il suo animo in modo più forte di qualunque parola.
Quella sera, sulla strada del ritorno verso casa, Godeliève raggiunse Lella con la bicicletta e, sforzandosi di parlare in modo a lei comprensibile, le sussurrò: “Non sono necessarie le tue parole; oggi la tua vita mi ha detto: ‘Ama anche tu!’”.
La montagna si era spostata.

Chiara Lubich
 

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Let’s face the challenge!

In diretta da Trento. ‘Chiara Lubich: l’impatto di una storia’

segui l’evento in diretta via internet su: http://events.unitn.it/chiaralubich Giovedì 25 e venerdì 26 febbraio alla Sala della Cooperazione di Trento, l’impatto di Chiara Lubich su economia, comunicazione e pace. Analizzare l’impronta di Chiara Lubich non solo nella storia della spiritualità italiana del dopoguerra, ma anche in settori specifici della società contemporanea, nell’economia come nella comunicazione, nella cultura della pace come nel dialogo interreligioso. Indagarne l’effetto provocato nella teologia, nella filosofia, nella pedagogia e nella sociologia. Riscoprire la società e ripercorrere gli eventi storici nei quali la sua vicenda si è sviluppata. Questi i principali obiettivi del convegno internazionale “Chiara Lubich da Trento al mondo: l’impatto di una storia”, organizzato dall’Università di Trento. A due anni dalla scomparsa di Chiara Lubich, l’Ateneo della sua città natale ha programmato due intense giornate di lavori, articolate in quattro sessioni. Il convegno sarà giovedì 25 e venerdì 26 febbraio nella sala della Cooperazione (Trento – Via Segantini, 10) con inizio alle 9. Gli organizzatori annunciano: «Nel convegno si prenderà in considerazione l’ambiente in cui è maturata Silvia/Chiara Lubich, per seguire poi le caratteristiche di uno scenario via via più vasto in cui è andata sviluppandosi la sua azione. Un’attenzione specifica verrà dedicata alla maturazione delle sue concezioni in campo economico e all’ideazione del concetto di “economia di comunione” e alla sua applicabilità. Sarà analizzato il suo modello comunicativo, così come la sua capacità di raggiungere in tutto il mondo soggetti di cultura, tradizioni e fedi completamente diverse. Non si mancherà di analizzare la rilevanza assunta dal suo pensiero in campo filosofico, sul tema della filosofia dell’amore, così come in ambito etico religioso, attorno ai paradigmi della teologia e al messaggio universale dell’unità. Verrà esaminato il profilo da lei assunto in ambito educativo e, parallelamente, l’efficacia dei suoi interventi sia nel dialogo interreligioso sia nella promozione del messaggio universale della pace». Accanto a studiosi di varie discipline dell’Università di Trento, interverranno relatori di vari Paesi. La partecipazione al convegno è libera e gratuita. Il Comitato scientifico del convegno è presieduto da Salvatore Abbruzzese del Dipartimento di Scienze umane e sociali e composto da Andrea Leonardi del Dipartimento di Economia e, per il Dipartimento di Filosofia, Storia e Beni culturali, da Olga Bombardelli, Massimo Giuliani, Michele Nicoletti e Silvano Zucal. Informazioni, programma e registrazione online su http://events.unitn.it/chiaralubich Ulteriori informazioni: tel. +39 0461 281133 – 3228 – 1259 (Fonte: Ufficio Stampa Università di Trento) (altro…)

Maria Voce sull’Osservatore Romano

La presidente dei Focolari in Thailandia “La sensazione di aver trovato qui in Asia un campo già arato, con semi germogliati”: l’immagine che Maria Voce, presidente dei Focolari, dà del movimento nel continente asiatico, è di un’organizzazione matura, pronta a raccogliere i frutti del proprio lavoro. In un’intervista a “MissiOnLines”, la Voce racconta il viaggio intrapreso il 6 gennaio che l’ha portata in Corea del Sud, Giappone, Filippine e Thailandia; tra giorni volerà in Pakistan, l’ultima tappa del suo tour. A spingerla verso l’Asia è stato “il desiderio di conoscere le comunità dei Focolari nei vari Paesi ma anche la sensazione che questo viaggio mi desse la possibilità di raccogliere pienamente l’eredità di Chiara Lubich. La mia presenza qui – spiega – vuole anche essere un sostegno per la nostra opera e far sentire alle persone del movimento che per noi sono centrali”. In Thailandia Maria Voce ha prima partecipato al quarto Simposio internazionale buddista-cristiano, svoltosi a Chiang Mai, al quale sono intervenuti duecento rappresentanti provenienti da venti nazioni dell’Estremo Oriente, da Italia e Gran Bretagna, poi, a Bangkok, il 7 e 8 febbraio, al raduno di ottocento focolarini di diversi Paesi asiatici. Questo incontro – sottolinea la presidente – “è stato un evento eccezionale, organizzato con difficoltà notevoli, ma tutti si sono impegnati perché sentivano che fosse necessario un momento di unità da cui riprendere slancio”. Dal 9 al 12 febbraio il presidente ha incontrato i vescovi dell’Estremo Oriente simpatizzanti del movimento, riunitisi a Sampran per il convegno su “Comunicare Dio Amore. La nuova evangelizzazione oggi”. Tra essi l’arcivescovo di Bangkok, Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, il nunzio apostolico in Thailandia, Singapore e Cambogia, arcivescovo Salvatore Pennacchio, e il vescovo coadiutore di Islamabad-Rawalpindi, Rufin Anthony. I presuli, una trentina, hanno approfondito in modo particolare due ambiti: da un lato la sfida dell’enciclica Caritas in veritate e la necessità della comunicazione nell’epoca della globalizzazione; dall’altro il dialogo interreligioso alla luce di Dio Amore. Il viaggio di Maria  Voce prosegue, all’insegna della condivisione, dello scambio reciproco, della scoperta: “In Asia – racconta – ciò che ti colpisce è soprattutto il senso del sacro nelle popolazioni, che ci obbliga a essere all’altezza”.

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Molte vie per un mondo unito

Un viaggio partito nel 1985, quando Chiara Lubich lanciò ai giovani del Movimento dei focolari l’idea di allargare ai coetanei di ogni nazionalità, cultura e convinzione religiosa l’invito a lavorare insieme per costruire un mondo più solidale; un viaggio che già li ha portati lontano, come testimoniano le numerose attività e progetti messi in campo nei Paesi in via di sviluppo, nelle città, o molto più semplicemente là dove questi giovani vivono. Per dare nuova linfa a questo progetto e farlo conoscere a quanti più giovani possibile, i Giovani per un mondo unito si incontrano al Centro Mariapoli di Castelgandolfo dal 19 al 21 febbraio. Un meeting che vuole rilanciare le originarie “vie per un mondo unito” che avevano animato gli inizi del movimento giovanile, e ricominciare – o continuare – a percorrerle oggi insieme ad altri coetanei. Coetanei sempre più diversi in un mondo globalizzato: da chi arriva da lontano a chi non professa un credo religioso, ma che condivide l’impegno ad abbattere quegli ostacoli che ancora si frappongono tra persone di etnia, cultura ed estrazione sociale diversa. L’incontro, che prevede tra l’altro una visita di mezza giornata a Roma, è aperto non solo a chi già conosce i Giovani per un mondo unito, ma anche a chi li accosta per la prima volta. Riflessioni, testimonianze ed incontri si alterneranno a momenti di festa, di amicizia e di lavoro concreto, per dare subito forma alle idee emerse durante il meeting. Le iscrizioni sono aperte fino al 12 febbraio all’indirizzo mail sgmu @ focolare.org, oppure allo 06 94792089 presso la segreteria internazionale e organizzativa Gmu. di Amanda Cima Fonte: Città nuova on line www.mondounito.net I Giovani per un Mondo Unito sono anche su Facebook (altro…)

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Giancarlo Faletti

Biografia

Giancarlo Faletti è stato Copresidente del Movimento dei Focolari da luglio 2008 a Settembre 2014. Piemontese di Cerro Tanaro (Asti), Faletti nasce il 14 settembre 1940 in una famiglia con grande sensibilità sociale. Pur non avendo ricevuto  un particolare orientamento religioso, in lui matura ben presto l’esigenza di impegnarsi nel mondo giovanile cattolico e, più tardi,  nell’ambito del volontariato cristiano, che lo porta accanto a chi soffre e vive in condizione di povertà. Dopo un periodo di ricerca, nel 1959, incontra la spiritualità di comunione e rimane affascinato dalla proposta di Chiara Lubich a vivere per contribuire alla realizzazione dell’unità della famiglia umana, come chiesto da  Gesù al Padre: «Che tutti siano uno!», lo scopo stesso del Movimento. All’età di venticinque anni decide di donarsi completamente a Dio nella vita della comunità del focolare. Terminati gli studi in economia, trova impiego presso un prestigioso istituto bancario a Torino, dove ricopre incarichi a livello dirigenziale. Nel 1972, dopo vari anni trascorsi nella comunità del focolare di Torino, diventa responsabile di quella di Genova, dove mostra un’attenzione e vicinanza particolare ai giovani. Sono anni in cui proprio tra i giovani fioriscono frutti di santità, come Chiara Luce Badano, recentemente beatificata, e Alberto Michelotti e Carlo Grisolia per i quali è attualmente in corso il processo. Dopo la nomina a delegato responsabile del Movimento per il Lazio, Giancarlo Faletti completa gli studi teologici presso la Pontificia Università Lateranense e nel 1997 è ordinato sacerdote.. Pochi mesi dopo, Chiara Lubich lo nomina delegato responsabile del Movimento per Abruzzo, Sardegna e Roma,  dove rimane fino all’Assemblea del 2008, che lo elegge copresidente del Movimento. Accompagna Maria Voce in visita da Benedetto XVI al termine dell’Assemblea e, a fine gennaio 2009, è presente a Mosca all’intronizzazione del Patriarca Cirillo I. Nel corso degli anni, ha accompagnato la Presidente Maria Voce in vari viaggi in Europa e nel mondo per incontrare le comunità dei Focolari. In tali occasioni ha avuto numerosi contatti con personalità a livello istituzionale, sia civile che ecclesiale. (altro…)

Let’s face the challenge!

Terremoto Haiti

In prima linea nel soccorrere feriti e sfollati. La comunità del Movimento dei Focolari si trova concentrata a Mont-Organisè, città a Nord dell’isola, vicino alla frontiera con la Repubblica Domenicana. Secondo le prime informazioni raccolte da “Living City” di New York, la comunità dei Focolari ha deciso di costruire un centro di accoglienza per famiglie su un pezzo di terreno che era stato loro donato qualche anno fa. Pochi giorni dopo il terremoto, sono arrivati 47.000 dollari necessari per provvedere all’alloggio di venti famiglie. In tanti hanno lasciato la capitale per cercare aiuto proprio nella parte settentrionale del Paese. “Sono arrivati senza niente, hanno perso tutto, non sanno dove andare e non mangiano da parecchi giorni”. Racconta Wilfrid Joachin, coordinatore del Movimento dei Focolari di Mont Organisè. “L’intero Paese è devastato. Qui quasi ogni famiglia ha perso qualcuno nel terremoto. Ora, dopo questo disastro, tutti cercano di spostarsi nelle campagne”. Da Haiti, però, arrivano anche notizie confortanti. “Tutti i bambini che sono parte del progetto internazionale sponsorizzato dal Movimento con le adozioni a distanza sono in salvo”, afferma Joachin. Si sta organizzando anche un centro distribuzione per vestiario, cibo e medicinali. Gli aiuti arrivano tramite la comunità del Focolare presente nella Repubblica Dominicana. Il dottor Modesto Herrera, membro del Focolare, insieme ad altri 150 dottori, infermieri e volontari è partito da La Romana, una città Dominicana raggiungendo in pullman  Port-au-Prince, col progetto di fermarsi ad Haiti per cinque giorni. “La gente ci aspettava alla Chiesa Evangelica, dove eravamo alloggiati. Alcuni di noi hanno lavorato nei rifugi da campo, altri negli ospedali, prendendo cura di 300 persone al giorno. La cosa più bella è stato costruire rapporti con loro”. Un segno di speranza è anche la solidarietà che il terremoto ha provocato nella popolazione della Repubblica Domenicana, che ha aperto immediatamente le frontiere per accogliere negli ospedali i feriti haitiani, mettendo da parte anni di pregiudizi culturali e ostilità fra i due Paesi. “Forse che Dio voglia che ci destiamo e guardiamo a queste persone, nostri fratelli, che vivono accanto a noi?”, ha scritto il Vescovo Francisco Ozoria, Presidente della Commissione Pastorale Haitiana nella Repubblica Dominicana. “Dio fa fiorire la vita sulle macerie, una nuova vita rinascerà per la gente di Haiti grazie alla solidarietà di tutti”. (altro…)

Christian-Buddhist dialogue

The Symposium is organised by the Mahachulalongkorn Rajavidyalaya University of Chiang Mai, in collaboration with the Focolare Movement and the Rissho Kosei-Kai, the Buddhist lay Movement which has been active over a number of decades in inter-religious dialogue at a worldwide level.

The title of the congress ‘Dharma, Compassion and Agape in today’s world’, has a subtitle that is particularly relevant to the problems of today’s world: ‘What answer can Religions give to the challenges of globalisation?’ The fact that it was the Buddhist participants to propose this theme is significant and goes to show that it is a problem that affects men and woman in all countries whatever their religion or background.

There are some 150 participants from Japan, Korea, Taiwan, Singapore, Philippines, Sri Lanka, Bangladesh, India, England and Italy. Among these will be thirty monks – Master’s students from the Buddhist University of Chiang Mai – who will be present as observers.

Leaders of many religions will be present at the opening ceremony this afternoon at the Wat Phrathat Sri Chomthong Voravihara temple. Archbishop Salvatore Pennacchio, Papal Nunzio in Thailand, will be the guest of honour, together with Mons Andrew Vissanu Thaya-anan, Undersecretary of the Pontifical Council for Inter-religious Dialogue, and the new Archbishop of Bangkok, Mons Francis-Xavier Kriengsak Kovithavanij, and Mons Chusak Sirisut, bishop of Nakhon Ratchasima, President of the Thai Episcopal Conference’s Commission for Inter-religious Dialogue and the bishop of Chiang Mai Diocese, Mons Francis Xavier Vira Arpondratana. The Rissho Kosei Kai Movement is represented by its President Nichiko Niwano, who will deliver an address.
Also speaking at the ceremony and representing the Theravada Buddhists, will be the highest authority in the Chiang Mai area – Phra Tepkosol – and Phra Thammankalajarn (also known as Ajahn Thong Sirimankalo), who has offered his Vipassana Meditation Centre, at the Temple where he is Abbot, as the venue for the meeting.
Representatives from other organisations will also be present including the Director of the Office of Relations with Religions and Culture of the World Council of Churches in Geneva, Dr. Shanta Premawardhane.

The Symposium follows on from two others which were held in Rome, in 2004 and 2008, and one hosted by the Rissho Kosei Kai and Tendai-shu in Osaka in 2006 and wants to put Christian love and Buddhist compassion at the basis of all that will take place over the next few days. This was very much the spirit of the previous meetings, committing each participant to a sincere search for what unites in order to contribute to the growth of universal brotherhood.

On 3 February the President of the Focolare Movement Maria Voce, who is visiting Asia at the moment, will also speak, and on 5 February she will address the monks at the Mahachulalongkorn Rajavidyalaya University of Chiang Mai.

Budistas e cristãos em diálogo

O simpósio foi organizado pela Mahachulalongkorn Rajavidyalaya University, de Chiang Mai, em colaboração com o Movimento dos Focolares e a Rissho Kosei-kai, movimento leigo budista que há vários decênios atua como protagonista no diálogo inter-religioso mundial.

O tema do encontro, “Darma, Compaixão e Ágape no mundo contemporâneo”, tem um sub-título em grande sintonia com as problemáticas do mundo atual: “A resposta das religiões aos desafios do mundo globalizado”. É significativo que tenham sido os próprios interlocutores budistas a desejarem que tal problemática fosse abordada durante o Simpósio, o que veio a confirmar a sua transversalidade, que chega a homens e mulheres de qualquer país, prescindindo das culturas e das religiões.
Os participantes são cerca de 50 pessoas, provenientes do Japão, Coréia, Taiwan, Cingapura, Filipinas, Sri Lanka, Bangladesh, Inglaterra e Itália. Entre eles, como observadores, estarão presentes cerca de 30 monges, estudantes de pós-graduação na universidade budista de Chiang Mai.

Na cerimônia de abertura, realizada no templo de Wat Phrathat Sri Chomthong Voravihara, estiveram presentes autoridades de várias religiões. O arcebispo Salvatore Pennacchio, Núncio Apostólico da Tailândia, foi hóspede de honra, juntamente a d. Andrew Vissanu Thaya-anan, sub-secretário do Pontifício Conselho para o Diálogo inter-religioso, o novo arcebispo de Bancoc, d. Francis-Xavier Kriengsak Kovithavanij, d. Chusak Sirisut, bispo de Nakhon Ratchasima e presidente da Comissão para o diálogo inter-religioso da Conferência Episcopal Tailandesa, e o bispo da diocese de Chiang Mai, d. Francis Xavier Vira Arpondratana. A Rissho Kosei Kai está sendo representada pelo seu presidente, Nichiko Niwano, que dirigiu uma mensagem aos presentes. Por parte do budismo theravada, teve a palavra, durante a cerimônia, a maior autoridade da região de Chiang Mai – Phra Tepkosol – e Phra Thammankalajarn (também conhecido como Ajahn Tohng Sirimankalo), que ofereceu o seu centro de meditação vipassana, adjacente ao templo do qual é titular, para o desenvolvimento do Simpósio. Houve também a presença de representantes de instituições. Significativa foi ainda a participação do Diretor da Secretaria para as Relações com religiões e culturas do Conselho Mundial de Igrejas, de Genebra, dr. Shanta Premawardhane.

O Simpósio dá continuidade a outros dois, realizados em Roma em 2004 e 2008, e ainda àquele, cujos anfitriões foram os Movimentos Rissho Kosei Kai e Tendai-shu, em Osaka (Japão), em 2006. O amor cristão e a compaixão budista serão a base de tudo o que acontecerá nos próximos dias. Foi este o espírito que caracterizou os simpósios precedentes, quando cada participante comprometeu-se a uma busca sincera daquilo que une, para contribuir ao crescimento da fraternidade universal.

No dia 3 de fevereiro falará a presidente do Movimento dos Focolares, atualmente em visita à Ásia, Maria Voce, será recebida ainda na Mahachulalongkorn Rajavidyalaya University, de Chiang Mai, dia 5 de fevereiro, quando falará aos monges. 
 

Bouddhistes et chrétiens en dialogue

Le symposium est organisé par la Mahachulalongkorn Rajavidyalaya University of Chiang Mai, en collaboration avec le mouvement des Focolari et du Rissho Kosei-Kai, le mouvement bouddhiste laïc acteur du dialogue interreligieux à l’échelle mondiale depuis plusieurs décennies.

Le thème de la rencontre, “Dharma, compassion et agapè dans le monde d’aujourd’hui”, a un sous-titre particulièrement en phase avec les problématiques du monde d’aujourd’hui: “La réponse des religions aux défis posés par un monde globalisé”. Il est révélateur que ce soient les interlocuteurs bouddhistes qui souhaitent aborder un tel sujet lors du symposium, comme pour confirmer son caractère transversal, qui invite des hommes et des femmes de tous pays à faire abstraction de leurs différences culturelles et religieuses.

Les participants à la rencontre, venus du Japon, de Corée, de Taïwan, de Singapour, des Philippines, du Sri Lanka, du Bangladesh, de l’Inde, d’Angleterre et d’Italie, seront environ cinquante. Une trentaine de moines étudiants en master à l’université bouddhiste de Chiang Mai se joindront à eux en tant qu’observateurs.

Des dignitaires représentant diverses religions assisteront à la cérémonie d’ouverture, qui aura lieu cet après-midi dans le temple de Wat Phrathat Sri Chomthong Voravihara. L’archevêque Mgr. Salvatore Pennacchio, nonce apostolique en Thaïlande, sera l’hôte d’honneur, avec Mgr. Andrew Vissanu Thaya-anan, sous-secrétaire du Conseil pontifical pour le dialogue interreligieux, le nouvel archevêque de Bangkok, Mgr. Francis-Xavier Kriengsak Kovithavanij, Mgr. Chusak Sirisut, évêque de Nakhon Ratchasima, président de la Commission pour le dialogue interreligieux de la Conférence épiscopale thaïlandaise, et l’évêque du diocèse de Chiang Mai, Mgr. Francis Xavier Vira Arpondratana. Le mouvement de la Rissho Kosei Kai sera représenté par son président, Nichiko Niwano, qui adressera un message aux personnes présentes. Du côté du courant bouddhiste therawada, interviendront au cours de la cérémonie: la plus haute autorité de la zone de Chiang Mai – Phra Tepkosol – , ainsi que Phra Thammankalajarn (connu aussi sous le nom d’Ajahn Tohng Sirimankalo), qui a mis à disposition son centre de méditation vipassana pour la rencontre, dans le temple dont il est propriétaire. Est également prévue la présence de représentants de différentes institutions. La participation du directeur du Bureau des relations avec les religions et les cultures auprès du Conseil mondial des Églises de Genève, le Dr. Shanta Premawardhane, est significative.

Le symposium s’inscrit dans la continuité des deux autres qui se sont tenus à Rome, en 2004 et en 2008, et de celui qui a été accueilli par la Rissho Kosei Kai et Tendai-shu à Osaka, en 2006. Il s’est fixé pour objectif de placer à tout moment l’amour chrétien et la compassion bouddhiste au cœur de tous les événements à venir au cours de ces prochains jours. C’est l’esprit qui a caractérisé les symposiums précédents, en invitant chaque participant à rechercher sincèrement ce qui nous unit, afin de nous aider à grandir pour construire la fraternité universelle.

Le 3 février, la présidente du mouvement des Focolari, qui se trouve actuellement en Asie, interviendra elle aussi. Maria Voce est également attendue à la Mahachulalongkorn Rajavidyalaya University of Chiang Mai, où elle s’exprimera devant les moines, le 5 février.

febbraio 2010

Gesù si presenta come colui che realizza le promesse divine e le aspettative di un popolo la cui storia è tutta segnata dall’alleanza, mai revocata, con il suo Dio.
L’idea della porta assomiglia e si spiega bene con l’altra immagine usata da Gesù: “Io sono la via, nessuno va al Padre se non attraverso di me” Cf Gv 14,6. Dunque lui è veramente una strada e una porta aperta sul Padre, su Dio stesso.

“Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo”.

Cosa significa concretamente nella nostra vita questa Parola?
Sono tante le implicazioni che si deducono da altri passi del Vangelo che hanno attinenza con il brano di Giovanni, ma fra tutte scegliamo quella della “porta stretta” attraverso la quale sforzarsi di entrare Cf Mt 7,13 per entrare nella vita.
Perché questa scelta? Perché ci sembra quella che forse più ci avvicina alla verità che Gesù dice su se stesso e più ci illumina sul come viverla.
Quando diventa, egli, la porta spalancata, pienamente aperta sulla Trinità? Là dove la porta del Cielo sembra chiudersi per lui, egli diviene la porta del Cielo per tutti noi.
Gesù abbandonato  è la porta attraverso la quale avviene lo scambio perfetto tra Dio e l’umanità: fattosi nulla, unisce i figli al Padre. E’ quel vuoto (il vano della porta) per cui l’uomo viene in contatto con Dio e Dio con l’uomo.
Dunque lui è la porta stretta e la porta spalancata nello stesso tempo, e di questo possiamo farne esperienza.

“Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo”.

Gesù nell’abbandono si è fatto per noi accesso al Padre.
La parte sua è fatta. Ma per usufruire di tanta grazia anche ognuno di noi deve fare la sua piccola parte, che consiste nell’accostarsi a quella porta e nel passare al di là. Come?
Quando ci sorprende la delusione o siamo feriti da un trauma o da una disgrazia imprevista o da una malattia assurda, possiamo sempre ricordare il dolore di Gesù che tutte queste prove, e mille altre ancora, ha impersonato.
Sì, egli è presente in tutto ciò che ha sapore di dolore. Ogni nostro dolore è un suo nome.
Proviamo, dunque, a riconoscere Gesù in tutte le angustie, le strettoie della vita, in tutte le oscurità, le tragedie personali e altrui, le sofferenze dell’umanità che ci circonda. Sono lui, perché egli le ha fatte sue. Basterà dirgli, con fede: “Sei Tu, Signore, l’unico mio bene” Cf Mc 15,34 e Mt 27,46, basterà fare qualcosa di concreto per alleviare le “sue” sofferenze nei poveri e negli infelici, per andare al di là della porta, e trovare al di là una gioia mai provata, una nuova pienezza di vita.

Chiara Lubich

Questo commento, pubblicato per intero, si trova in Città Nuova, 25.3.1999, n.6, p.47

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Let’s face the challenge!

90 anni fa nasceva Chiara Lubich

Carissima Eli, oggi Chiara avrebbe compiuto 90 anni. In questo lasso di tempo l’umanità ha percorso un certo cammino. In questa prospettiva, secondo te che le sei stata vicino così a lungo, quale portata storica ha la sua figura? “Mi sembra che Dio nella storia mandi, in ogni epoca, un carisma per particolari bisogni dell’umanità. In quest’epoca c’è una tensione all’unità, politica, commerciale… Ne sono testimonianza l’Europa unita, l’ONU, il dialogo ecumenico che prima non esisteva. Il Concilio Vaticano II ha aperto le porte alle altre chiese e anche alle altre religioni. Per il carisma dell’unità si può dire che c’era un contesto storico preparato. Il carisma di Chiara, che si può riassumere nelle parole di Gesù “che tutti siano Uno”, è proprio l’unità portata alla massima estensione: “tutti Uno”. Il suo carisma si rivolge a tutti i figli di Dio che è Amore, per cui tutti sono fatti per amare. Chiara, puntando su questa natura dell’uomo, non ha avuto limiti nel creare rapporti con tutti. La sua intuizione che è l’amore scambievole che porta all’unità è stata una novità! La scoperta che si può andare a Dio insieme, in comunione, passando di pienezza in pienezza.” E’ stato più volte evidenziato, anche dalle più eminenti personalità della Chiesa, il “dono di profezia” che Chiara possedeva. Potresti fare menzione di qualcuna delle sue intuizioni che, in certo senso, si sono avverate? “Un fatto: si era agli inizi del Movimento, e nella festa di Cristo Re lei ha invitato le sue prime compagne a chiedere ciò che si leggeva nella Scrittura: “…chiedimi e ti darò in eredità le genti…e le terre più lontane”. E lei, ancora in vita, ha visto arrivare questo spirito evangelico in 184 nazioni del mondo, cioè quasi in tutte… Un’altra novità – sulle orme dei Padri della Chiesa –, la presenza di Gesù là “dove due o tre sono riuniti” nel Suo nome. La Sua presenza tra lei e le sue prime compagne che saziava tutte le loro aspirazioni, era un’esperienza nuovissima. Pure la comunione dei beni e l’unità – ne parlavano solo i comunisti – , la Parola del Vangelo – i protestanti -…. L’atteggiamento di apertura e di mettere in rilievo il positivo delle altre chiese, avviando un dialogo ecumenico; anche quello interreligioso, e con tutti gli uomini di buona volontà… tutte cose che hanno poi affermato, prima il Concilio, poi i Papi, e che ora fanno parte della vita della Chiesa. Anche l’esperienza portata avanti con il popolo Bangwa in Africa… – esempio della nuova evangelizzazione -, incominciata già negli anni sessanta. Pure l’importanza dei laici “per fare strada” alla Chiesa istituzionale, nei vari campi umani. E qui si può meglio capire perché Dio abbia scelto una donna, per costruire l’unità fra tutti. “L’Opera di Maria – noi l’abbiamo scritto negli Statuti, voluto da lei e sancito dalla Chiesa – desidera essere – per quanto è possibile – una presenza di Maria sulla terra e quasi una sua continuazione”. C’è una sua forte esperienza spirituale sotto questo desiderio.” Come era il rapporto di Chiara con i giovani e cosa significavano per lei? “Lei aveva un rapporto privilegiato con i giovani, perché sentiva che non avevano bisogno di perdere tante cose come forse gli adulti. Li sentiva più liberi e si trovava benissimo con loro, soprattutto con i giovanissimi. Credeva nella loro natura “incontaminata” e aveva con loro un rapporto diretto, semplice, spontaneo. Era entusiasta di vedere che i giovani sono portati ai grandi ideali, che sembra a loro tutto possibile; e il suo era un ideale grandissimo, positivamente utopico, i giovani ne erano attirati. Lei ha fatto una “rivoluzione” già nel modo semplice di rapportarsi con loro, con i suoi gesti, la normalità della proposta di realizzare sé stessi facendo la volontà di Dio, la santità alla portata di tutti. Riceveva tante lettere dai giovani che volevano imitarla nel seguire Dio, impegnarsi a vivere il Vangelo, a dare tutto… Come quando ha lanciato l’Economia di Comunione: è andata subito dai giovani studenti e li ha sfidati, incoraggiati a prepararsi bene, per portarla avanti. Quando ha iniziato la sua avventura era una giovane e circondata da compagne più giovani ancora di lei. Insomma, ha avuto sempre una grande fiducia nei giovani.” Cosa pensi che ci direbbe Chiara, oggi? “Ci direbbe ancora: amatevi scambievolmente, come Gesù ci ha amato. Questo penso.” (altro…)

Haiti dopo il terremoto

Tutti siamo stati partecipi in questi giorni della dolorosa situazione di Haiti e delle terribili conseguenze del fortissimo terremoto che ha devastato quelle terre. Dal primo momento abbiamo ricevuto messaggi di solidarietà dalla famiglia del Focolare di tutto il mondo, con richieste di notizie e assicurazioni di preghiere per le molte vittime e per la nazione tutta. Sei giorni dopo il devastante terremoto siamo riusciti a parlare telefonicamente con Wilfrid Joachin, coordinatore locale del Focolare, che vive a Mount-Organisé, una città nel nord di Haiti. Joachin fa un punto della situazione di questa parte del Paese: “Due dei nostri amici che studiano a Port-au-Prince sono sopravissuti. Quasi tutte le famiglie hanno perso uno o più dei loro membri nel terremoto, perché molte persone dai villaggi abitano temporaneamente nella capitale per studi o per lavoro. Una famiglia a Carice ha perso sette dei suoi otto figli. In questo momento, come conseguenza della distruzione a Port-au-Prince, tutti cercano di andare via dalla città, verso la campagna”. “Molta gente della capitale è arrivata a Ounaminthe (città del nord-est, situata sulla frontiera con la Repubblica Dominicana), senza niente in mano, perché hanno perso tutto quanto avevano a Port-au-Prince. E non sanno dove andare, senza mangiare da giorni ed elemosinando cibo e alloggio. Lo stesso accade in altre città, come Mount-Organisé, Savanette, Carice. Tutto il Paese è distrutto, rasato al suolo dal grande disastro. Noi siamo venuti con l’idea di costruire un centro per le famiglie povere”. Alcuni anni fa al Movimento dei Focolari in Haiti è stato dato un appezzamento di terra. Joachim e gli altri membri stanno adesso sviluppando un progetto per una costruzione che provvederà alloggio a venti famiglie. Nel frattempo, sarà allestito un centro di distribuzione di abiti, alimenti e di aiuto sanitario. C’è un ospedale vicino a Mount-Organisé e – continua Joachin – “ci prenderemo cura noi di queste famiglie, anche se le nostre risorse sono scarse”. Il gruppo dei Focolari in Haiti dipende molto dall’aiuto dall’esterno per essere in grado di portare a compimento questo progetto. Perciò, si fa appello alla generosità di quanti vorranno aiutare. Si può partecipare da subito. Per informazioni contattare: toronto@focolare.ca (altro…)

Let’s face the challenge!

Emergenza Haiti

Seguiamo con trepidazione gli aggiornamenti sul terremoto che ha devastato Haiti, il paese più povero del continente americano, e ridotto la capitale Port-au-Prince in un cumulo di macerie. In tutto il Movimento è scattata una vasta azione di solidarietà per contribuire alla grave emergenza e, non appena possibile, alla ricostruzione. Intanto, possiamo rassicurare i sostenitori del progetto “Sostegno a distanza” che i bambini inseriti nel programma educativo in atto nel nord est di Haiti, a Mont Organisé, stanno bene. “Tutti sono salvi, si è avvertita qualche scossa, ma senza nessun danno. Ma tutti hanno familiari a Port-au-Prince, e di loro è stato impossibile avere notizie”.  È quanto ha fatto sapere la comunità del Movimento dei Focolari in Haiti, dove da quasi trent’anni è sorta e si è sviluppata, grazie agli stretti legami con il Movimento in Canada, anche attraverso il sostegno economico a distanza e altre iniziative. Chi desidera partecipare a questa azione di solidarietà, può versare il proprio contributo a: Giovani per un Mondo Unito (GMU) -Conto corrente intestato a “PAMOM – Fondo Mondo Unito” Intesa San Paolo, Filiale di Grottaferrata Via delle Sorgenti, 128 – 00046 Grottaferrata (Roma) Italia Codice IBAN: IT04  M030  6939  1401  0000  0640  100 Codice BIC: BCITITMM Causale: Terremoto Haiti Associazione “Azione per un Mondo Unito – Onlus” (AMU) -Conto corrente postale n. 81065005 -Banca Etica, Filiale di Roma, Via Parigi, 17 – 00185 Roma, Italia Codice IBAN: IT16G0501803200000000120434 Codice BIC: CCRTIT2184D Causale: Solidarietà per Haiti (I contributi versati sono deducibili dal reddito) AFN Azione per Famiglie Nuove – Onlus Sostegno a distanza via Isonzo,42 00046 Grottaferrata (Roma) – Conto corrente postale n. 48075873 – Conto corrente bancario presso: BANCA PROSSIMA Cod. IBAN IT55K0335901600100000001060 Causale: Solidarietà per Haiti (I contributi versati sono deducibili dal reddito) (altro…)

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La nuova Città Nuova!

Abbiamo chiesto a Paolo Lòriga, capo redattore di Città Nuova, di raccontarci del nuovo formato della rivista:

"Non crediamo alla Befana. Ve lo assicuriamo. Ma è altrettanto vero che dal 7 gennaio sono incominciati a piovere in redazione un sacco di doni: lettere, e-mail, telefonate e sms. Prima sommessamente, poi sempre di più, quasi un crescendo rossiniano a mano a mano che le italiche poste – con l’abituale non affrettato incedere – provvedevano a consegnare agli abbonati il primo numero del 2010 della rivista. Quello con la nuova veste grafica e la mutata fisionomia interna.

I lettori ci continuano a dire – quasi scusandosi – che è solo un giudizio immediato, che hanno solo sfogliato la nuova rivista, che non hanno ancora letto nulla, che avrebbero dovuto prima esaminarla con cura, ma che non avevano resistito al desiderio di comunicare subito alla redazione il proprio gradimento.

E noi siamo caduti nella più banale delle tentazioni: quella di gioire del risultato ottenuto. Perché – almeno per quanto riguarda una rivista che si rinnova – vale nel modo più assoluto il detto che la prima impressione è quella che conta.

Eppure, diciamola tutta, il progetto varato costituisce un robusto mutamento per adeguare la rivista alla grafica e allo stile di oggi, in modo da rendere più efficace ed attuale il messaggio di fraternità universale che Città Nuova diffonde dal 1956.

Così, una volta lanciato il numero, abbiamo atteso i primi segnali di riscontro. Ed ecco che è piaciuto molto il formato più compatto (2,5 cm più basso e 1 più stretto) – «Si porta meglio in borsa», chiarivano le signore –, la carta più bianca e antiriflesso, il carattere tipografico che migliora la leggibilità. E poi, pagine ariose, articoli brevi, approfondimenti più ampi. Graditi anche il ritmo più brioso, le numerose rubriche, le novità sino all’ultima pagina.
Ma fermiamoci qua. È meglio. Intanto perché aspettiamo il salutare manifestarsi di perplessità e critiche. E poi perché in redazione abbiamo visto di questo primo numero sufficienti insufficienze che ci spingono a porre rimedio già nel numero a cui stiamo lavorando.

In ogni modo, sentendo i primi giudizi dei lettori, il risultato complessivo è davvero lusinghiero. Ma va anche detto che non è merito esclusivo della redazione. La rivista, si sa, è espressione della vita e delle idee del Movimento dei focolari in Italia. Così da qualche anno la redazione s’è messa in più attento ascolto delle esigenze e dei desideri delle comunità, incontrando tantissime persone nelle loro città o avviando un dialogo (anche attraverso questionari) nelle decine di convegni annuali svoltisi presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo. A questi si sono aggiunti appuntamenti specifici con i collaboratori della rivista, con gli esperti e gli editorialisti, nonché con i dirigenti centrali del movimento, incominciando dalla presidente Maria Voce e dal copresidente Giancarlo Faletti.

Quanto mai ricche le annotazioni ricavate da un vasto pubblico partecipe e vario, fiducioso ed esigente. Tra le tante sintonie riscontrate, una svettava con enorme chiarezza: vedere confermata una rivista che ha la sua marcata identità spirituale e culturale e un’altrettanto chiara apertura e universalità. Due fattori che sembrano oggi stare in permanente conflitto.

Ma se Città Nuova è figlia del carisma dell’unità, se è espressione dell’eredità lasciata da Chiara Lubich, quei due elementi devono invece non solo richiamarsi a vicenda, ma risultare complementari sin nel midollo. Solo chi ha un’identità certa si apre in modo sereno e mite al rapporto costruttivo con chiunque, perché consapevole dell’alta dignità di ciascuno.

A fine settembre, per un’intera settimana, la redazione ha elaborato il progetto generale della nuova creatura. Lì ci siamo convinti che questa volta non potevamo appaltare all’esterno il lavoro di ideazione e realizzazione. La sfida completa doveva essere raccolta da noi. Sappiamo infatti che nella comunicazione forma e contenuto sono inscindibili. Per il laboratorio d’unità che è la redazione, questo vale ancora di più. Da allora una corsa impegnativa e appassionante sino alla vigilia di Natale. Poi l’attesa e la sospensione   sino ai doni della Befana. Il cantiere, comunque, rimane aperto."

di Paolo Lòriga

Let’s face the challenge!

La jeune Chiara « Luce » Badano sera bientôt appelée bienheureuse.

"Le décret officiel, signé par Benoit XVI, qui reconnaît le chemin de sainteté parcouru par la Gen Chiara Luce Badano vient d’être publié. La béatification de Chiara Luce est proche."
"Première parmi les membres de l’Œuvre à avoir franchi cette étape, elle nous encourage à croire à la logique de l’Évangile, celle du grain de blé qui, tombé en terre, meurt et produit beaucoup de fruits.
Son exemple nous aidera à faire connaître la lumière du charisme et à annoncer au monde que Dieu est Amour".

C’est ainsi que la présidente du mouvement des Focolari, Maria Voce, a annoncé la nouvelle aux membres du Mouvement dans le monde entier.

Qui est cette jeune fille, décédée en 1990 à l'âge de 18 ans?
Elle naît à Sassello, au nord de l’Italie, le 29 octobre 1971. Elle grandit dans une famille simple qui lui transmet la foi. Douée, belle et sportive, elle a beaucoup d'amis qui la considèrent comme une fille à la fois ordinaire et extraordinaire. Elle adhère à un groupe de Gen (Génération Nouvelle) du Mouvement des Focolari, où elle découvre Dieu comme Amour et l'idéal de sa vie.
Elle s'engage à faire, par amour, la volonté de Dieu dans chaque moment de sa vie. Elle entretient une profonde amitié avec Jésus, qu’elle reconnaît dans le prochain; préférant les petits, les humbles et les pauvres, y compris les enfants d'Afrique, où elle rêve de se rendre en tant que médecin.
A 17 ans, atteinte d'un cancer des os, elle accueille la maladie en s'appuyant sur l'amour de Dieu. Face à la souffrance, elle répète: «Si tu le veux, Jésus, je le veux moi aussi."
Ceux qui la côtoient ressentent sérénité, paix et joie. "Chiara Luce" (Claire Lumière, ndlr) – c’est ainsi que Chiara Lubich aimait l’appeler – envoie un message à ses amis : «Les jeunes sont l'avenir. Je ne peux plus courir, par contre je peux leur transmettre le flambeau comme aux Jeux Olympiques. Ils n'ont qu'une vie et il vaut la peine de bien la vivre ». 

Le 7 octobre 1990, sa vie courte et lumineuse se termine. Ses derniers mots sont adressés à sa mère: «Maman, sois heureuse, car je le suis." 
Sa vie est le témoignage d’un « oui » inconditionnel à l'amour de Dieu, une répétition du « oui » depuis son plus jeune âge, un « oui » qui a été capable de transformer la maladie en un chemin de lumière vers la plénitude de la Vie.
L'écho de sa sainteté se propage progressivement.
La cause de sa béatification, ouverte en 1999 par Mgr Livio Maritano, évêque d'Acqui, a fait aujourd'hui un pas décisif par la reconnaissance du miracle de guérison qui a eu lieu à Trieste.
 

Journey to Asia: parting thoughts

 “I am really happy to go to Asia, I am full of joy, though I feel the responsibility, and I am apprehensive about so much that is unknown to me. The joy of meeting these cultures is greater, however. Sure, I think, I’m going to huge countries like Japan and Korea, and I’ll be there for four days. What can I understand in four days? Our way of understanding is not to discover every detail, but to encounter the soul of each people even through just one representative.

The most important thing is to establish relationships. One of these relationships, of course, is the dialogue with the Buddhist movement Rissho Kosei Kai. I think this is very important, because it is part of a continuing experience that began with Chiara thirty years ago, and must not stop: it must receive a new boost.

The contact with Thai Buddhism will be very important, when I take part in the symposium in Bangkok and meet Buddhist monks in Chiang Mai.  The most important aspect of this will be establishing personal relationships with the Grand Master, and with the leadership of Rissho Kosei Kai, and even with just one representative of those peoples who can help me understand their lives.

I am also going to thank these peoples for the way they have welcomed the Ideal of unity, which in some way goes beyond the diversity of religions, and which aims to create new people, who are able to live together, share the life of this planet, and build a new humanity. I also want to thank them for having given us many so men and women focolarini, spread throughout the world, who are contributing to this work for fraternity.”

(Interview by Carla Cotignoli of SIF ( Servizio Informazione Focolari))
 

Viagem à Ásia: na hora da partida

“Sinto-me muito feliz por fazer esta viagem à Ásia, sinto uma grande alegria, mesmo se sinto a responsabilidade, o temor de tantas coisas desconhecidas. Mas é mais forte da alegria de ir ao encontro destas culturas. Vem também o pensamento de que eu vou a estes grandes Países como o Japão, a Coreia. Detenho-me lá quatro dias, e o que é que eu posso entender em quatro dias? Mas o nosso modo de entender não é conhecer todos os detalhes, mas encontrar a alma daquele povo, talvez através de um encontro com uma pessoa que representa para mim o povo e a sua ralidade. A relação, parece-me, é a coisa mais importante

Naturalmente, entre estas relações está o diálogo com o movimento budista Rissho Kosei-Kai. Parece-me muito importante, porque vem precisamente continuar uma experiência de relações iniciada por Chiara, há 30 anos, e que com a sua partida, não só não deve cessar, mas deve adquirir um novo impulso.

Será importante também o contato com o budismo da Tailândia, através da participação no Simpósio, que vai ter lugar em Banguecoque, e depois com os monges budistas em Chiang Mai… Mas mais importante será a relação pessoal que poderei estabelecer com o Grande Mestre, com os responsáveis da Rissho Kosei-Kai, ou também simplesmente com uma pessoa do povo que talvez me dê o sentido da vida deles.

Vou também para agradecer a estes povos o fato de terem acolhido a mensagem do Ideal da unidade que, num certo sentido, vai para além da diversidade das filiações religiosas, que quer construir homens novos, capazes de viver juntos, de conviver neste planeta e de construir uma humanidade nova. Vou agradecer-lhes também o fato de terem doado tantas e tantos focolarinos, agora espalhados pelo mundo, que contribuem para a busca desta fraternidade.”

(entrevista a cargo de Carla Cotignoli do Serviço de Informação dos Focolares)

Let’s face the challenge!

Maria Voce in Asia: in dialogue with Buddhists in Japan and Thailand

Maria Voce, Focolare president, leaves on her first trip to Asia with the Pope’s blessing, “in the hope of numerous graces”. His blessing is “extended to all the communities in the countries to be visited, which are especially close to the Pope’s heart.” So said the letter signed by Cardinal Tarcisio Bertone, Vatican Secretary of State.

The programme includes: Korea (6-10/1), Japan (11-16/1), Philippines (17-31/1 including Tagaytay, Manila and Cebu), Thailand (1-20/2 including Bangkok and Chiang Mai)

Of particular importance are the interfaith meetings. In Tokyo, Japan, on 15 January Maria Voce has been invited to address 5000 adherents of the lay Buddhist movement Rissho Kosei Kai (RKK), while on 3 February in Bangkok, Thailand, she will speak at the IVth Christian-Buddhist symposium on the subject, “Dharma and Buddhist compassion – Christian Agape in the world today.” The symposium has been jointly organised by the Mahachulalongkorn University in Chang Mai, the Focolare Movement and the RKK, and there will be participants from Thailand, Japan, Taiwan, the Philippines, USA, Great Britain and Italy. While in Thailand, Maria Voce will meet Grand Master Ajahn Tong and will speak to young Buddhist monks at the Mahachulalongkorn University.

“This dialogue is in continuity with that begun 30 years ago by Chiara Lubich. After her departure, it must not stop, it must receive a new boost,” said Maria Voce. In 1981, at the invitation of Nikkyo Niwano, Chiara Lubich had shared her Christian experience in Tokyo with over 10000 adherents of the RKK, sowing the seeds of a dialogue of life that has developed over the years.

“The Focolare movement in Thailand has many Buddhist friends that share this Ideal and who are working together for a more united world, and for lasting peace for all,” declared the Buddhist monk Pra Thongrattana at Chiara Lubich’s funeral. Bearing a message from Grand Master Ajahn Tong, he had said,“Chiara is the one who brought light to a world in darkness.”
 
In each city she visits, Maria Voce will go to meet the local Catholic Bishop, and will also meet the Focolare community.
In Korea, her programme includes a meeting with a small group of parliamentarians who belong to the Focolare’s Political Movement for Unity.
In the Philippines, on 28 January in Manila, she will take part in a round table during the meeting for all the Bishops and clergy of that country, an event which happens every ten years.