Movimento dei Focolari

La vocazione alla città. Esempio e testimonanianza di Giorgio La Pira

Editoriale

FRATERNITA’ E RIFLESSIONE POLITOLOGICA CONTEMPORANEA – di Antonio Maria Baggio – La riflessione politologica sulla fraternità, intesa nei suoi aspetti civili e pubblici, è in costante sviluppo. Le ragioni che la alimentano sono classificabili in due grandi gruppi. Da una parte, la fraternità è avvertita come esigenza o domanda, in base alla costatazione che la realizzazione degli altri due principi che compongono il “trittico” del 1789, la libertà e l’uguaglianza, è rimasta  incompiuta, o ha incontrato veri e propri fallimenti. Dall’altra, la fraternità si impone sempre più in quanto esperienza e risorsa: nel corso degli ultimi decenni infatti, l’elemento fraterno – nel senso di una fraternità consapevole, voluta, resa esplicita – ha avuto un ruolo politico rilevante in alcuni importanti avvenimenti. L’autore discute questi due gruppi di ragioni, prendendo in considerazione anche le riflessioni sulla fraternità di Z. Bauman, E. Morin e A. B. Kern, D. Tutu, C. Lubich, I. Massun, A.M. de Barros.

Nella luce dell’ideale dell’unità

L’UNITA’ – di Chiara Lubich – Nei primi tempi del Movimento dei Focolari, a Trento, Chiara Lubich e le sue prime compagne si ritrovavano spesso, presto al mattino, nella Sala Massaia per un momento di meditazione. Chiara stessa racconta che si sentiva spinta interiormente a non intralciare con pensieri suoi lo Spirito Santo che avrebbe potuto illuminarla. Per questo si preparava nella preghiera ripetendo a Dio: «Tu sei tutto e io sono nulla». Poi stendeva qualche appunto per la loro meditazione. Alcuni di quegli  appunti vengono qui pubblicati per la prima volta nella loro integralità. L’argomento che viene trattato in essi è quello che più interessa il Movimento nascente: l’Unità. LA FILOSOFIA E DIO – di Pasquale Foresi – Alla domanda su quale possa essere la strada per arrivare alla conoscenza naturale dell’esistenza di Dio, l’Autore risponde richiamando prima la dimostrazione razionale aristotelica ripresa e sviluppata poi da Tommaso d’Aquino, la quale parte dall’essere contingente e dall’effetto per giungere alla causa; poi riprende la risposta di Hegel che fonda le radici della sua filosofia nella Trinità, nelle relazioni immanenti che sono nell’Essere divino. Infine viene proposta la soluzione esistenzialista che apre un varco nuovo per giungere non al Dio delle astrazioni, né a quello della filosofia dialettica, ma al Dio che ci dà oggi la vita. Occorre che sia l’uomo esistente con la sua sensibilità e con la sua intelligenza, ma anche con la sua volontà e con il suo amore, a conoscere e a giungere a questa realtà. Occorre riuscire a dare il Dio dei vivi e non il Dio dei concetti. Quello stesso Dio di cui Giovanni dice: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio».

Saggi e ricerche

LA VOCAZIONE ALLA CITTÀ: UNA SFIDA DEL PRESENTE CON RADICI ANTICHE. L’ESEMPIO E LA TESTIMONIANZA DI GIORGIO LA PIRA – di Marco Luppi – Gli inevitabili cambiamenti di spazi sempre meno autoreferenziali sembrano portare con sé la necessità di riferirsi ad un concetto centrale per la maturazione del vissuto cittadino: il senso di appartenenza e di identità della popolazione e la fondamentale vocazione che ogni territorio urbano appare chiamato a riconoscere e a realizzare nel suo sviluppo e nella sua storia. Il percorso politico e sociale di La Pira dentro la città di Firenze costituisce ancora oggi, con le dovute proporzioni, una testimonianza di qualità ed un esempio al quale rifarsi nel pensare al pluralismo, alla solidarietà ed alla fraternità dello spazio municipale. Gli elementi caratterizzanti delle amministrazioni lapiriane con la salvaguardia del concetto di persona, con la difesa del senso del lavoro e dell’importanza di un corretto integrarsi tra bene economico e capitale umano, con l’apertura dello spazio caratteristico della città alle problematiche della comunità internazionale, sottolineano la necessità di creare e difendere un patrimonio valoriale in politica, tale da poter svincolare gli indirizzi concreti di cambiamento e l’audacia amministrativa da un periodo storico e da potenziare le differenze sostanziali con orizzonti di dialogo o opere dall’anima condivisa. IL PREZZO DI SOCRATE. LA DIFFICILE ARTE DELLA SELEZIONE DEL PERSONALE NELLE ORGANIZZAZIONI A MOVENTE IDEALE – di Luigino Bruni e Alessandra Smerilli – La selezione del personale è un processo molto delicato in ogni organizzazione. Nelle Organizzazioni a Movente Ideale (OMI), che sono realtà nate attorno ad una ben chiara mission o “vocazione”, saper attrarre le persone giuste è un’operazione decisiva per la qualità della crescita nel tempo dell’OMI, e in molti casi per la sua stessa sopravvivenza. In questo studio, che rappresenta la continuazione di un precedente lavoro (Organizzazioni e dinamica motivazionale. Contributi dalla teoria economica, NU XXVIII, 2006/3-4, 165-166,  pp. 367-384) gli autori si propongono di analizzare il fenomeno della selezione di nuovi membri (soci, manager, dipendenti) delle OMI. Tali organizzazioni sono interessate ad attrarre persone (almeno un certo numero) che abbiano la “vocazione”, novelli “Socrate”, che li fa capaci di svolgere l’attività a movente ideale dell’OMI. Quale politica di salari è quella migliore per evitare di selezionare le persone “sbagliate”? Lo studio affronta questa ed altre questioni, offrendo soluzioni interessanti non solo per le OMI ma per ogni organizzazione interessata a selezionare “buoni” lavoratori. RISURREZIONE E STORIA – di Rocco Pezzimenti – Una delle tentazioni ricorrenti nella storia del cristianesimo è quella di ridurlo ad un fatto unicamente storico, perdendone così la dimensione escatologica.  Poiché però questa è connaturata negli uomini, per rispondere alle tensioni che essa suscita, sorgono ricorrentemente diverse forme di “teologie civili”, che incanalano nell’impegno storico le aspettative di trasformazione e finiscono, in genere, per dare all’umanità prerogative divine. Dopo avere esaminato un esempio storico rilevante – quello offerto dal pensiero di  Antonio Gramsci – di tali forme di secolarizzazione, l’Autore approfondisce,  anche sulla scorta delle ricerche di Heinrich Schlier, il significato dell’evento alla luce del quale il cristianesimo legge l’escatologia e valuta il significato della storia e dell’impegno che gli uomini hanno in essa: la Risurrezione.

Incontri con i contemporanei

ATTRAVERSO LA PROVA: IL CILE DEMOCRATICO NELLA TESTIMONIANZA DEL  PRESIDENTE PATRICIO AYLWIN AZÓCAR –  a cura di Antonio Maria Baggio – Patricio Aylwin Azócar fu presidente della Repubblica del Cile dal 1990 al 1994. Su di lui, soprattutto, pesò il compito di pacificare e riavviare sulla strada della democrazia un Paese politicamente spaccato e profondamente ferito dal regime dittatoriale instaurato dal generale Pinochet, che aveva posto termine, con un  colpo di Stato, all’esperienza del governo Allende. In questa intervista, il presidente Aylwin spiega quegli anni drammatici, inserendoli in una storia più ampia del Paese. Ripercorrendo le tappe fondamentali della sua carriera politica, ricostruisce il percorso del Cile del Novecento, il sorgere delle grandi culture politiche che lo hanno caratterizzato, con particolare attenzione al pensiero e all’esperienza politica democratici-cristiani, nei quali si inserisce il suo impegno. Sulla base di questa lunga esperienza ed intelligenza degli avvenimenti, Aylwin mette il luce le risorse ideali ed umane con le quali il Cile può affrontare il futuro.

Libri

“LA BELLISSIMA PERDITA” DI GIOVANNI CASOLI: LO SGUARDO LIBERO DELL’ANIMA DENUDATA – di Daniele Capuano – Giovanni Casoli è critico letterario di intransigente e cordiale intelligenza, ma «più ritrova se stesso» nel fare poetico, vissuto come paziente coltura dell’umile verità dell’anima, come centro segreto ed esultante di un’esistenza consacrata alla semplice integrità di ciò che è vivo. Un ritrovare se stesso che è, però, mediato e portato dalla perdita: dall’accettare che si infranga la piatta complicità dello specchio per andare a cercare il proprio vero volto oltre le strade degli uomini – ma anche oltre agli oceani – nelle cose e nei volti prossimi che, prima del trauma creatore della poesia, si presumeva di conoscere e possedere. I versi de “La Bellissima perdita” insegnano a vivere e a morire con la discrezione dell’amicizia, con la solida carità di chi ha fatto il vuoto dentro di sé. INDICI «NUOVA UMANITA’» 2007 –  a cura di Antonio Coccoluto Nuova umanità XXIX –  Novembre – Dicembre – 2007/6, n.174 SOMMARIO

L’eredità di  Bregantini

L’eredità di Bregantini

DAL SOMMARIO

Città Nuova del 10 dicembre 2007

Il Punto

Cogne, Garlasco, Perugia e la benevolenza di Michele Zanzucchi

Editoriali

Pena dimorte e cultura della vita di Vincenzo Buonomo La vita ringrazia la scienza di Giulio Meazzini Il Kurdistan iracheno: quale indipendenza? di Giovanni Romano

Primo piano

L’eredità di Bregantini. I giovani svuoteranno la ‘ndrangheta di Paolo Lòriga Il vescovo di Locri lascia la diocesi di frontiera. Il religioso trentino ha saputo entrare nella cultura di un popolo che non si arrende alla prepotenza. Ormai la società civile è matura per far crescere il seme piantato tra le spine, ma sulla buona terra.

Uomini e vicende

Ai margini dello sport. Calci al vetro di Paolo Crepaz Viaggio dentro il mondo del calcio dove si riflettono le contraddizioni di una società segnata dal conflitto e dalla competizione, assieme al desiderio di comunità e di appartenenza. I segnali aperti di un cammino di pace che chiede il nostro contributo. Minori: dove sono i miei diritti? di Aurora Nicosia Un progetto di educazione alla convivenza a partire da un libro che spiega il perché delle norme ai più piccoli.

Dal vivo

Storie in controluce – Un faro nella mia notte di Tanino Minuta «Ric aveva abusato della mia amicizia, ma non potevo abbandonarlo in quello stato». Tra droga e alcool.

Cultura

Pensiero dell’unità – Tra essere e pensare di Pasquale Foresi Continuando la riflessione sulla filosofia, scandagliamo l’origine stessa del problema. Guasti dell’ideologia – Considerando l’io e il tu di Giovanni Casoli Cos’è che fonda il vero rapporto di distinzione-identità fra questi due termini? Analisi di un incontro così necessario e così sfuggente.

Arte e spettacolo

In Vaticano – Viaggio nell’Apocalisse di Mario Dal Bello Arte e teologia in cento capolavori di pittura, scultura oreficeria e miniatura. Dall’età costantiniana a Matisse nel segno della speranza.

Rubriche

Una rete planetaria – Città Nuova in Cina di Francis Yan

Parola di vita di dicembre 2007

Queste parole concludono un'ampia sezione della Lettera ai Romani, nella quale san Paolo ci presenta la vita cristiana come una vita di amore verso i nostri fratelli e sorelle. E' questo infatti il nuovo culto spirituale che il cristiano è chiamato ad offrire a Dio sotto la guida dello Spirito Santo , che per primo lo suscita nei cuori.
Riassumendo il contenuto di questa sezione, l'apostolo afferma che l'amore del prossimo ci fa attuare la volontà di Dio, contenuta nella Legge (cioè nei comandamenti), pienamente, perfettamente. L'amore verso i nostri fratelli e sorelle è il modo più bello, più autentico di dimostrare il nostro amore verso Dio.

“Pieno compimento della legge è l'amore”

Ma in che cosa consiste concretamente questa pienezza e perfezione? Lo si ricava dai versetti precedenti, nei quali l'apostolo ci descrive le varie espressioni e gli effetti di questo amore.
Innanzitutto il vero amore del prossimo non opera alcun male . Ci fa quindi vivere tutti i comandamenti di Dio, nessuno escluso, giacché il loro primo obiettivo è quello di farci evitare tutte le forme di male, verso noi stessi e verso i nostri fratelli e sorelle, in cui potremmo cadere.
Oltre a non fare alcun male, poi, questo amore ci spinge a compiere tutto il bene, di cui il prossimo ha bisogno .
Questa Parola ci spinge ad un amore solidale e sensibile alle necessità, aspettative, diritti legittimi dei nostri fratelli e sorelle; ad un amore rispettoso della dignità umana e cristiana; ad un amore puro, comprensivo, capace di condivisione, aperto a tutti, come ci ha insegnato Gesù.
 Questo amore non è possibile senza essere disposti ad uscire dal nostro individualismo e dalla nostra autosufficienza. Perciò questa Parola ci aiuta a superare tutte quelle tendenze egoistiche (superbia, avarizia, lussuria, ambizione, vanità, ecc.), che portiamo dentro di noi e che ne costituiscono il principale ostacolo .

“Pieno compimento della legge è l'amore”

Come vivremo allora la Parola di vita in questo mese di Natale? Tenendo presenti le varie esigenze dell'amore del prossimo alle quali essa ci richiama.
In primo luogo eviteremo di fare il male al prossimo in tutte le sue forme. Porremo una costante attenzione ai comandamenti di Dio relativi alla nostra vocazione, alla nostra attività professionale, all'ambiente in cui viviamo. La prima condizione per attuare l'amore cristiano è quella di non andare mai contro i comandamenti di Dio.
Inoltre faremo attenzione a quello che costituisce l'anima, il movente, l'obiettivo di tutti i comandamenti. Ognuno di essi, come si è visto, vuole portarci ad un amore sempre più vigile, sempre più delicato e rispettoso, sempre più concreto verso i nostri fratelli.
Nello stesso tempo svilupperemo in noi lo spirito di distacco da noi stessi, il superamento dei nostri egoismi, che è conseguente all'attuare l'amore cristiano.
Così compiremo la volontà di Dio “pienamente”; Gli dimostreremo il nostro amore nel modo a Lui più gradito .

“Pieno compimento della legge è l'amore”

È stata un’esperienza di un avvocato che lavora presso il Ministero del Lavoro. “Un giorno – racconta – presento al proprietario di un’impresa la denuncia che gli operai non sono stati pagati secondo le normative vigenti. Dopo quattordici giorni d’incessante ricerca, trovo i documenti che testimoniano le irregolarità. Chiedo a Gesù la forza di essere fedele alle sue parole che mi vogliono nella verità e insieme strumento del suo amore.
Il proprietario, davanti alle prove, si difende dicendo che certe leggi gli sembrano ingiuste. Gli faccio notare che i nostri sbagli non possono essere giustificati dalle incoerenze degli altri. Dalla conversazione che ne segue capisco che ha le mie stesse esigenze di giustizia e uguaglianza, ma si era lasciato coinvolgere dall’ambiente.
Alla fine mi dice: 'Lei avrebbe potuto umiliarmi e schiacciarmi, ma non l’ha fatto. Per questo ho il dovere morale di ricominciare'. Lo attende però un impegno immediato e non c’è il tempo per stendere l’atto d’infrazione. Allora prende un foglio e lo firma in bianco e mi dà la prova che è subito disposto a cambiare”.

Chiara Lubich

“Tutto vince l’amore”

Tratto da Roma Sette, supplemento di Avvenire del 23 novembre 2007 Letteratura, musica e recitazione fuse in un’unica opera per raccontare la spiritualità di Chiara Lubich, la fondatrice del movimento dei Focolari. L’audiolibro “Tutto vince l’amore” è proprio questo: una raccolta di 18 brani di prosa e poesia, selezionati tra i tanti da lei composti, da leggere e sfogliare. Ma anche da ascoltare. Con il cd allegato al libro, presentato lunedì 19 novembre in Campidoglio, il viaggio all’interno della vita e dei pensieri di Chiara Lubich è affidato alla voce di giovani attori (Paolo Bonacelli, Giovanni Sifoni, Eleonora Mazzoni, Fabrizio Bucci e Giorgia Di Giovanni) che interpretano – con il sottofondo musicale composto dal cantautore Mite Balduzzi – gli stessi brani messi nero su bianco nelle 48 pagine del testo. I testi e le poesie che seguono alla prefazione di Carlo Azeglio Ciampi, descrivono la storia dell’ “avventura spirituale” di Chiara Lubich. E di quanti l’hanno seguita nella sua opera di evangelizzazione e dialogo ecumenico. Valeria Ronchetti è tra questi. «Ho conosciuto Chiara nel 1944 a Trento. Mi ha stretto la mano dicendomi “Saremo luce e fiamma”. Poi è seguito uno sguardo la cui tenerezza dura ancora». «Le parole del libro – spiega – vanno ascoltate con animo riposato perché siamo avvolti dall’amore, dobbiamo solo fermarci per accorgercene». L’amore “predicato” dalla Lubich, infatti, va cercato e coltivato non solo nella vita spirituale, ma in ogni aspetto dell’esistenza umana: «Dalla filosofia alla politica, dall’economia all’arte» spiega Mario Dal Bello, giornalista e critico d’arte intervenuto alla presentazione dell’audiolibro: «L’esperienza spirituale ed umana della Lubich è un fenomeno culturale che potremmo chiamare “umanesimo cristiano”». Ne sono stati toccati anche i giovani attori che hanno interpretato i testi contenuti all’interno dell’audiolibro. «Durante la recitazione – racconta Fabrizio Bucci – ho avvertito la necessità di trovare il modo migliore per interpretare l’urgenza delle parole, così belle, che ho scoperto nei testi di Chiara». “Tutto vince l’amore” è distribuito da Multimedia San Paolo, in collaborazione con Città nuova editrice.

“Lavorare in comunione. Molte sfide, una proposta”

Precarietà, flessibilità, disoccupazione, sono le problematiche del mondo del lavoro che oggi appaiono più urgenti a livello internazionale. Ma il disagio più diffuso è la crisi dei rapporti interni all’azienda, tra aziende, con fornitori, clienti e con il territorio. Lo dicono altri segnali, a vari livelli, come la new economy, l’aumento del mobbing, la domanda di un codice etico, l’eccessiva competitività, e il moltiplicarsi delle cliniche e degli psicologi del lavoro. Offrire proposte per rispondere a questa crisi è il primo obiettivo della III Convention internazionale, promossa, dal 30 novembre al 2 dicembre, dal Movimento per un’Economia di comunione, espressione in campo economico del più vasto Movimento dei Focolari. Lo dice il titolo: “Lavorare in comunione. Molte sfide, una proposta”. Al centro del convegno un’esperienza pilota che ha 16 anni di vita: il progetto dell’ “Economia di comunione” applicato da oltre 700 imprese di produzione e servizi. Un progetto incentrato sulla reciprocità come etica di comportamento, come forma di governance e come cultura organizzativa. Su questa base, nella 3 giorni, verranno presentate riflessioni, ricerche, dibattiti, storie di vita, buone pratiche, realizzate in varie aree culturali, quali contributi per aprire nuove strade e prospettive per un mondo del lavoro “a misura di persona”. Vasto l’interesse suscitato: attesi nella sala dei congressi del Centro internazionale dei Focolari, di Castelgandolfo (Roma), oltre 600 partecipanti, il 20% imprenditori e poi lavoratori, studiosi e universitari, provenienti dai cinque continenti. Al convegno verranno proposti due interventi di Chiara Lubich videoregistrati, tuttora di grande attualità. Il Movimento dei Focolari, fin dagli inizi, ha attribuito un posto centrale ai temi dell’economia e del lavoro. Un video-documentario dal titolo: “Economia e comunione si incontrano”, presenterà un panorama internazionale dell’Economia di comunione a livello di prassi e di teoria. In programma anche temi quali: “lavoro, conflitti e diritti”, con uno zoom sull’America latina; nuove forme di governance; flessibilità e precarietà; rapporto tra lavoro e famiglia; microcredito. Tra i relatori, i professori Stefano Zamagni (Bologna), Johan Verstraeten (Lovanio), Luigino Bruni (Milano-Bicocca, EdC), Helen Halford (Angelicum, Roma). Il congresso terminerà con la consegna di alcune linee per la conduzione delle imprese secondo lo spirito di comunione.

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Una famiglia, una casa

Il progetto “Una famiglia, una casa” – iniziato nelle Filippine nel 2005 – in continuità con l’azione di Famiglie Nuove a favore degli oltre 18.000 bambini attualmente inseriti nei 98 progetti finanziati col sostegno a distanza, sta dando i suoi frutti. Sono già 31 le abitazioni assegnate nelle Filippine, e 18 sono in fase di ultimazione, fra Cebù, Tagaytay, la Union, e Davao. A Manila invece il progetto è per 100 abitazioni, ma le risorse reperite coprono i costi solo per 30. Si tratta di appartamenti di ca. 60 mq., sviluppate in blocchi a schiera di 5 abitazioni, dignitose, funzionali, che vengono consegnate già  parzialmente arredate. Il costo di ciascun alloggio è di ca. 10.000 Euro. Una volta ricevuta la casa, i beneficiari pagano un modesto affitto, che va a incrementare la raccolta fondi del progetto. Si inseriscono così in un circolo virtuoso, che dà loro speranza e dignità e li rende partecipi insieme ai sostenitori, della solidarietà verso altre famiglie senza casa. Tali interventi iniziano col prendersi cura dell’educazione, alimentazione, salute del bambino, nello spirito di sussidiarietà alla famiglia; si erogano a bambini in necessità alimentazione, educazione e cure. Ma come possono essi mantenere la salute faticosamente riacquistata, continuando a vivere in malsani tuguri di lamiera o cartone, se costretti a dormire rannicchiati in ripari che non li proteggono? Come possono studiare se non hanno spazi dove tenere i libri e fare i compiti? Dona 1 SMS – Dal 5 al 22 novembre AFN – Azione per Famiglie Nuove onlus, uno degli enti promotori in Italia del Sostegno a Distanza nato nell’ambito dei Focolari, propone una raccolta fondi via SMS col numero 48582 valido per tutti gli operatori di telefonia mobile e Telecom che devolveranno l’intero ricavato a favore del progetto AFN “Una famiglia, una casa”. Con TIM, TRE, VODAFONE, WIND, ogni SMS donerà € 1 È possibile utilizzare anche Telecom: in questo caso si doneranno € 2

Una legge più efficace: l’amore

Al di là delle norme giuridiche che regolano il nostro vivere, l’amore si fa misura più alta della giustizia, e risolve anche  situazioni apparentemente senza via d’uscita Come avvocato, non mi mancano le occasioni per esercitare la mia capacità professionale al servizio degli altri, cercando di non mettere limite alla possibilità di amare nelle circostanze concrete. Questo modo di interpretare e condurre la professione spesso produce un radicale cambiamento negli altri. Un giorno mi ha telefonato una signora. Sua figlia, dopo un litigio con il marito, aveva deciso di separarsi. Il genero aveva trovato un avvocato che – in meno di 24 ore – aveva preparato il ricorso per la separazione consensuale; mancava solo la firma della moglie. La signora, preoccupata, mi chiedeva di intervenire. Sapeva che il gesto dei due giovani era dettato dalla rabbia del momento, e non voleva che questo pregiudicasse il futuro della loro famiglia. Senza il mandato di una delle parti, non potevo però fare nulla. La signora mi ha chiesto di ricevere comunque la figlia, che avrebbe indirizzato da me con la scusa di sentire il parere di un altro avvocato. Ho ascoltato a lungo quella giovane moglie e mi sono resa conto che il matrimonio poteva essere salvato e che davvero i due avevano agito d’impulso, senza rendersi conto delle reali conseguenze: la sola firma in calce al ricorso, infatti, avrebbe significato per i due la probabile fine del loro rapporto. Al termine della conversazione la signora mi chiede di rappresentarla in giudizio. Telefono così al collega che aveva preparato il ricorso, dicendogli che prima di fare una separazione sono solita approfondire bene le ragioni della crisi coniugale e che 24 ore non mi erano sufficienti. Mi sono fatta mandare la bozza del ricorso. Dopo alcuni giorni ho richiamato la signora. Mi ha risposto che sia lei che il marito avevano avuto un ripensamento e avevano deciso di ritornare sui loro passi. Ultimamente ho saputo che adesso hanno anche due bellissimi bambini. (F.C.) (altro…)

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Discorso di Sua Santità Benedetto XVI

Sala Clementina – Sabato, 3 novembre 2007 Cari fratelli e sorelle! Benvenuti e grazie per questa vostra visita. Voi provenite dai cinque continenti ed appartenete al Movimento Famiglie Nuove, nato 40 anni or sono nell’ambito del Movimento dei Focolari. Siete pertanto una diramazione dei Focolari, ed oggi formate una rete di ben 800.000 famiglie operanti in 182 nazioni, tutte impegnate a fare della loro casa un “focolare” che irradi nel mondo la testimonianza di un vissuto familiare improntato al Vangelo. A ciascuno di voi il mio più cordiale saluto, che si estende pure a quanti hanno voluto accompagnarvi in questo nostro incontro. In modo particolare, saluto i vostri responsabili centrali, che si sono fatti interpreti dei comuni sentimenti e mi hanno illustrato lo stile con cui opera e gli scopi del vostro Movimento. Ringrazio per i saluti che mi sono stati recati da parte di Chiara Lubich, alla quale invio di cuore il mio beneaugurate pensiero, ringraziandola perché, con saggezza e ferma adesione alla Chiesa, continua a guidare la grande famiglia dei Focolari. E’ proprio nell’ambito di questa vasta e benemerita istituzione che voi, care coppie di sposi, vi ponete a servizio del mondo delle famiglie con un’azione pastorale importante e sempre attuale, orientata secondo quattro direttrici: la spiritualità, l’educazione, la socialità e la solidarietà. Il vostro è in effetti un impegno di evangelizzazione silenzioso e profondo, che mira a testimoniare come solo l’unità familiare, dono di Dio-Amore, possa rendere la famiglia vero nido di amore, casa accogliente della vita e scuola di virtù e di valori cristiani per i figli. Di fronte alle tante sfide sociali ed economiche, culturali e religiose che la società contemporanea deve affrontare in ogni parte del mondo, la vostra opera, veramente provvidenziale, costituisce un segno di speranza e un incoraggiamento per le famiglie cristiane ad essere “spazio” privilegiato dove si proclami nella vita di ogni giorno e anche con tante difficoltà la bellezza del porre al centro Gesù Cristo e del seguirne fedelmente il Vangelo. Il tema stesso del vostro incontro – “Una casa costruita sulla roccia -Il Vangelo vissuto, risposta ai problemi della famiglia oggi” – evidenzia l’importanza di questo itinerario ascetico e pastorale. Il segreto è proprio vivere il Vangelo! Giustamente, pertanto, nei lavori assembleari di questi giorni, oltre a contributi che illustrano la situazione in cui si trova oggi la famiglia nei diversi contesti culturali, voi avete previsto l’approfondimento della Parola di Dio e l’ascolto di testimonianze che mostrano come lo Spirito Santo agisce nei cuori e nel vissuto familiare, anche in situazioni complesse e difficili. Si pensi alle incertezze dei fidanzati dinanzi a scelte definitive per il futuro, alla crisi delle coppie, alle separazioni e ai divorzi, come pure alle unioni irregolari, alla condizione delle vedove, alle famiglie in difficoltà, all’accoglienza dei minori abbandonati. Auspico di cuore che, anche grazie al vostro impegno, possano essere individuate strategie pastorali tese a venire incontro ai crescenti bisogni della famiglia contemporanea e alle molteplici sfide a cui essa è posta di fronte, perché non venga meno la sua missione peculiare nella Chiesa e nella società. Al riguardo, nell’Esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici il mio venerato e amato predecessore Giovanni Paolo II annotava: “La Chiesa sostiene che la coppia e la famiglia costituiscono il primo spazio per l’impegno sociale dei fedeli” (n. 40). Per portare a compimento questa sua vocazione, la famiglia, consapevole di essere la cellula primaria della società, non deve dimenticare di poter attingere forza dalla grazia di un sacramento, voluto da Cristo per corroborare l’amore tra uomo e donna: un amore inteso come dono di sé, reciproco e profondo. Come ebbe ancora ad osservare Giovanni Paolo II, “la famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa” (Familiaris consortio, 17). Secondo il progetto divino, la famiglia è dunque un luogo sacro e santificante e la Chiesa, da sempre vicina ad essa, la sostiene in questa sua missione ancor più oggi, poiché tante sono le minacce che la colpiscono dall’interno e dall’esterno. Per non cedere allo scoraggiamento occorre l’aiuto divino; per questo è necessario che ogni famiglia cristiana guardi con fiducia alla Santa Famiglia, questa originale “Chiesa domestica” nella quale “per un misterioso disegno di Dio è vissuto nascosto per lunghi anni il Figlio di Dio: essa, dunque, è il prototipo e l’esemplare di tutte le famiglie cristiane” (ibid. n. 45). Cari fratelli e sorelle, l’umile e santa Famiglia di Nazaret, icona e modello di ogni umana famiglia, non vi farà mancare il suo celeste sostegno. Ma è indispensabile il costante vostro ricorso alla preghiera, all’ascolto della Parola di Dio e ad un’intensa vita sacramentale, insieme a uno sforzo mai abbandonato di vivere il comandamento di Cristo dell’amore e del perdono. L’amore non cerca il proprio interesse, non tiene conto del male ricevuto, ma si compiace della verità. L’amore “tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (cfr 1 Cor 13, 5-7). Cari fratelli e sorelle, proseguite il vostro cammino e siate testimoni di questo Amore, che vi renderà sempre più “cuore” e “lievito” dell’intero Movimento Famiglie Nuove. Io assicuro il mio ricordo nella preghiera per ciascuno di voi, per le vostre attività e per quanti incontrate nel vostro apostolato, e con affetto a tutti ora imparto l’Apostolica Benedizione. (altro…)

Messaggio di Chiara Lubich

Rocca di Papa, 3 Novembre 2007   Carissime Famiglie Nuove! È con grande gioia che partecipo con voi alla celebrazione del quarantesimo di fondazione del nostro Movimento. Ricordo ancora lo slancio, l’ardore, la passione che avevo in cuore in quel lontano 19 Luglio 1967, quando, con appena un centinaio di focolarini sposati, sentivo la necessità di dar vita a un Movimento  per l’intero mondo della famiglia. Trascorsi quarant’anni e vedendo lo sviluppo e i frutti di Famiglie Nuove, si comprende ancor più il perché di quel particolare impulso dello Spirito Santo. Si trattava infatti di un gesto molto impegnativo. Non solo perché la famiglia, prima cellula della società, ha un’importanza enorme per la costruzione di un mondo di valori e di pace, ma perché Dio l’ha progettata sul modello della Sua stessa vita, la vita della Santissima Trinità. Un disegno ardito e bellissimo quello della famiglia, ma anche esigente, specialmente oggi. Basta vedere come sono viste nella cultura contemporanea la famiglia stabile e la fedeltà coniugale. Voi, Famiglie Nuove, esistete proprio per essere, in  questo mondo, testimoni di unità, di amore duraturo, di Vangelo vissuto. Così, non solo vivrete nella gioia, ma continuerete ad attirare tanti cuori all’amore, fino a realizzare, con l’intero Movimento dei Focolari, la fraternità universale. Io sono con voi sempre con grandissimo affetto e vi affido una ad una a Maria, Sede della Sapienza e madre di casa Vostra Chiara (altro…)

L’eredità di  Bregantini

Per rispondere alle sfide poste alla famiglia: “Il segreto è proprio vivere il Vangelo!”

“Di fronte alle tante sfide sociali ed economiche, culturali e religiose che la società contemporanea deve affrontare in ogni parte del mondo, la vostra opera, veramente provvidenziale, costituisce un segno di speranza e un incoraggiamento per le famiglie cristiane ad essere ‘spazio’ privilegiato dove si proclami nella vita di ogni giorno la bellezza del porre al centro Gesù Cristo e del seguirne fedelmente il Vangelo”. Sono parole di Papa Benedetto XVI rivolte ai 400 rappresentanti del Movimento Famiglie Nuove, ricevuti da lui in udienza sabato 3 novembre 2007. E’ questa la famiglia “costruita sulla roccia”, quella che sceglie di trasformare il Vangelo in azione, secondo lo spirito del Convegno organizzato dal 1° al 6 novembre da Famiglie Nuove. “Il segreto è proprio vivere il Vangelo”, ha detto il Papa, in un’epoca in cui la famiglia vive spesso “situazioni complesse e difficili”. “Si pensi, ha osservato Benedetto XVI, “alle incertezze dei fidanzati dinanzi a scelte definitive per il futuro, alla crisi delle coppie, alle separazioni e ai divorzi, alle unioni irregolari, alla condizione delle vedove, alle famiglie in difficoltà, all’accoglienza dei minori abbandonati”. Il Papa, nelle prime battute del suo intervento, ha inviato i suoi saluti a Chiara Lubich, ringraziandola “Perché con saggezza e ferma adesione alla Chiesa, continua a guidare la grande famiglia dei Focolari”. Il pomeriggio poi, le famiglie riunite nella sala congressi di Castelgandolfo (Roma), hanno celebrato il loro 40° in collegamento via internet con la Famiglie Nuove di tutto il mondo: commozione nel riascoltare le parole pronunciate nel 1967 da Chiara, che fin da allora prevedeva la nascita di un vastissimo movimento di famiglie. Ed è stata ancora Chiara, con un nuovo messaggio, a dare alle famiglie slancio per l’oggi e per l’impegno futuro. “Trascorsi quarant’anni e vedendo lo sviluppo e i frutti di Famiglie Nuove, si comprende ancor più il perché di quel particolare impulso dello Spirito Santo”, si legge nel messaggio. “Si trattava infatti di un gesto molto impegnativo. Non solo perché la famiglia, prima cellula della società, ha un’importanza enorme per la costruzione di un mondo di valori e di pace, ma perché Dio l’ha progettata sul modello della Sua stessa vita, la vita della Santissima Trinità”. Un disegno ardito e bellissimo quello della famiglia, ma anche esigente, specialmente oggi. Per le Famiglie Nuove, da parte di Chiara, l’augurio di “essere in questo mondo testimoni di unità, di amore duraturo, di Vangelo vissuto”. “Continuerete ad attirare tanti cuori all’amore, fino a realizzare, con l’intero Movimento dei Focolari, la fraternità universale”. E ancora, nelle due ore di trasmissione via internet, una comunione profonda di esperienze di vissuto familiare e di interventi nei vari aspetti problematici della famiglia in questi 40 anni di storia, come dimostrano le tante concretizzazioni, su piccola come su più vasta scala: dai corsi per fidanzati alle scuole per famiglie, al sostegno a distanza e alle numerose adozioni internazionali. Per saperne di più: www.famiglienuove.info (altro…)

L’invito forte del Papa

DAL SOMMARIO

Città Nuova – 10 novembre 2007

ll Punto

Essere parte per prendere parte di Lucia Fronza Crepaz

Editoriali

Il continente Cina frena e accelera – di Giovanni RomanoIslam-cristianesimo una lettera di dialogo – di Michele ZanzucchiPasso avanti per ortodossi e cattolicidi Piero Coda

Primo Piano

Settimana sociale dei cattolici. In cerca del bene comune Di Paolo Loriga Mercato e società civile, biopolitica ed emergenza educativa,i temi dell’appassionato confronto nel 45° appuntamento della Chiesa italiana. Dialogo, lavoro in rete, valori indivisibili per servire il Paese.

Uomini e vicende

Organizzando la speranza Di Aurora Nicosia La visita di Benedetto XVI e il meeting interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. L’impegno dei cristiani nella città per risvegliare le «energie sane» e «creare la pace». Birmania. Il sangue semina la pace di Louis Hongrois Comprendere le ragioni di una rivolta non violenta repressa brutalmente, guardando ai monaci. Cosa fare ora? Una testimonianza diretta. Televisione e società. La crisi del reality di Gianni Bianco Meno male: uno dei generi tv più desiderati dal pubblico patisce una repressione dai molteplici fattori.

Testimoni

Una vita così non s’improvvisa… Di Stefania Tanesini Quando l’amore si fa gesto concreto e coerenza quotidiana. La ‘corsa’ di Chiara De Los Angeles in Nembrini

Dal vivo

26° incontro ecumenico. Una Primavera a Praga Di Mario Dal Bello Più di 40 vescovi di 18 Chiese, “amici” dei Focolari, per una autentica esperienza di comunione nel cuore dell’Europa. Interviste al card. Vlk e al vescovo luterano Krause.

Cultura

Personaggi. Rosmini beato, finalmente Di Giovanni Casoli Sugli altari colui che, con Manzoni, Leopardi e Foscolo, è fra i quattro massimi autori della grande cultura italiana dell’Ottocento.

Sport

La “specificità” dello sport Di Paolo Loriga L’Unione europea ha riconosciuto la «specifica funzione sociale ed educativa dello sport». Sports4Peace ne è già un progetto.

L’eredità di  Bregantini

Il Gen Rosso sbarca in Marocco: dall’Università al Palazzo del Sultano

Intensi e di piena immersione in un popolo accogliente e ricco della tradizione e della cultura islamica i cinque giorni che il complesso musicale internazionale Gen Rosso ha trascorso a Tangeri, dal 19 al 23 ottobre. Tappe variegate: alla facoltà di Economia e commercio, con un club artistico-musicale di studenti; per le strade del centro storico, con l’incontro di un gruppo di origine senegalese che attraverso la musica vuole trasmettere i valori degli antenati; nell’Aula Magna dell’Università per il grande concerto con gli studenti, e infine, in un’architettura ‘da mille e una notte’, il concerto al Palazzo del Sultano. Tra i giovani all’Università Amore, perdono e accoglienza dell’altro per formare insieme una grande ‘costellazione’, il messaggio comunicato dal concerto nell’Aula Magna. ‘Impatto istantaneo’ tra i 400 studenti e il Gen Rosso, come ha documentato la stampa nazionale, sorpresa da un tale entusiasmo, con interviste non stop. Uno degli amici musulmani diceva: “Avete toccato il cuore dei giovani musulmani, avete il loro linguaggio per parlar con loro”. E uno studente: “Ci avete portato i vostri cuori e così avete raggiunto i nostri!” Al Palais Moulay Hafid, il Palazzo del Sultano, grande la sintonia con il pubblico, che ha accolto con gioia e grande partecipazione il messaggio. Le emozioni suscitate provocano un dialogo spontaneo, desiderio di conoscersi e di approfondire l’amicizia, appena nata, ma che racchiude in sé il DNA della fratellanza. Gen Rosso backgroundDalla sua origine ad oggi il Gen Rosso ha avuto oltre 200 tra artisti e tecnici, ha toccato 44 nazioni in Europa, Asia, Nord e Sud America, Africa e Medio Oriente, con 2500 spettacoli in 220 tournée, 24 lingue cantate, 60 grandi manifestazioni internazionali, 250 workshop e oltre 5.000.000 di spettatori. La produzione discografica conta 54 album e 320 canzoni pubblicate. Il Gen Rosso ha suonato nei contesti sociali più diversi per razza, religione e cultura, spesso anche al di fuori delle abituali rotte dei tour: per progetti di solidarietà, associazioni umanitarie, per carcerati. (altro…)

Parola di vita di novembre 2007

Il cammino di quarant’anni nel deserto è stato, per il popolo di Israele, un tempo di prova e di grazia. Dio gli ha purificato il cuore e gli ha mostrato il suo immenso amore.
Ora che sta per entrare nella terra promessa, Mosè rievoca l’esperienza vissuta. In modo particolare ricorda il dono più grande che insieme hanno ricevuto, la legge di Dio, riassunta nei Dieci Comandamenti, e invita tutti a metterla in pratica.
Mentre espone gli insegnamenti di Dio, Mosè rimane incantato da come Egli si è fatto vicino al suo popolo, si è preso cura di lui, gli ha insegnato norme di vita tanto sapienti, ed esclama:

“Qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione…?”

Dio ha inscritto la sua legge nel cuore di ogni persona ed ha parlato a tutti i popoli in modi diversi e in tempi diversi. Tutti gli uomini possono gioire dell’amore che Lui ha mostrato verso ognuno di loro. Ma non sempre è facile cogliere il disegno di Dio sull’umanità. Per questo Dio ha scelto un piccolo popolo, quello di Israele, per svelare più chiaramente il suo piano. Infine ha mandato il Figlio suo, Gesù, che ha rivelato in pienezza il volto di Dio manifestandolo Amore e condensando la sua legge nell’unico comando dell’amore verso Dio e verso il prossimo.
La grandezza di un popolo e di ogni uomo si esprime nell’aderire alla legge di Dio con il proprio personale “sì”.
Adesione che non è una sovrastruttura artificiale, né tanto meno un’alienazione; non è rassegnarsi ad una sorte più o meno buona, e neppure subire una fatalità, quasi si pensasse: così è stabilito, così deve essere, è inevitabile.
No, è quanto di meglio si possa pensare per l’uomo. È cooperare a far emergere il grande disegno che Dio ha su di lui e sull’umanità intera: fare di essa una sola famiglia, unita dall’amore, e portarla a vivere la sua stessa vita divina.
 
Anche noi possiamo allora esclamare, come Mosè:

“Qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione…?”

Come vivere, durante il mese, questa Parola di vita?
Andando al cuore della legge divina che Gesù ha sintetizzato nell’unico precetto dell’amore.
E se passiamo in rassegna i Dieci Comandamenti donatici da Dio nell’Antico Testamento, possiamo costatare che amando veramente Dio e il prossimo, li osserviamo tutti e alla perfezione.
Non è forse vero che chi ama Dio non può ammettere altri dèi nel suo cuore?
Che chi ama Dio dice il Suo nome con sacralità e non invano?
Che chi ama è felice di poter dedicare almeno un giorno alla settimana a Colui che più ama?
Non è forse vero che chi ama ogni prossimo non può non amare i propri genitori? Non è evidente che chi ama gli altri non si mette nelle condizioni di derubarli, né di ucciderli, né di approfittarsi di loro per i propri piaceri egoistici, né di testimoniare il falso contro di loro?
Non è forse vero ancora che il suo cuore è già pieno e soddisfatto e non sente certo il desiderio dei beni e delle creature degli altri?
È così: chi ama non commette peccato, osserva tutta la legge di Dio.
Ne ho avuto esperienza varie volte nei miei viaggi a contatto con popoli ed etnie diverse. Ricordo soprattutto la forte impressione che mi ha lasciato il popolo Bangwa a Fontem, in Camerun, quando nel 2000 ha accolto in modo nuovo l’invito ad amare.
Durante la giornata, di tanto in tanto, domandiamoci se le nostre azioni sono informate dall’amore. Se è così la nostra vita non sarà vana, ma un contributo al compimento del disegno di Dio sull’umanità.

Chiara Lubich

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Democrazia e città. Tra rappresentanza e partecipazione

Un marcato indebolimento delle forme tradizionali della partecipazione alla vita pubblica è sotto gli occhi di tutti. Ma non mancano segni in controtendenza che dicono una sensibilità inedita da parte di cittadini, gruppi sociali e istituzioni politiche, a ricercare e difendere nuovi beni collettivi e nuovi diritti sociali e culturali, attraverso la sperimentazione di nuovi spazi e reti di partecipazione. Dentro questo quadro, la città diventa uno spazio cruciale per una  maggiore qualità della democrazia contemporanea. E’ nel territorio urbano che le sfide sociali hanno il loro impatto più vivo; è a partire dalle città che è possibile sondare i significati nuovi di parole antiche: cittadinanza, responsabilità, comunità, fraternità. Tutto questo è al centro del Convegno internazionale promosso dal Movimento politico per l’unità (Mppu) il 3 e 4 novembre prossimo a Loppiano. Lo dice il titolo: Democrazia e città. Tra rappresentanza e partecipazione. Parola chiave: partecipazione, declinata in 5 ambiti tematici corrispondenti ad altrattanti gruppi di lavoro: rappresentanza, amministrazione, deliberazione, informazione, sviluppo. Verranno presentate alcune pratiche di “azione politica partecipata” già in atto in città di diversi Paesi. Internazionale è la provenienza dei partecipanti, (attesi più di 400) come quella dei relatori: da Cezar Busatto, segretario per la governance locale di Porto Alegre (Brasile) a Letizia De Torre  sottosegretario all’ Istruzione; Da Roberto Roche-Olivar dell’Universitat Autonoma de Barcelona, ad  Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli; dall’on. Kim Sung Gon deputato della Corea del Sud, a Veronica Lopez dell’Universidad di salta, Argentina. Per iscriverti on line e per sapere di più su Movimento politico per l’unità, programma del convegno e aree tematiche:  www.mppu.org

“Le ragioni del dialogo: attualità di Igino Giordani”

Non posso iniziare senza raccogliere l’emozione che avverto – e avvertiamo in tanti, immagino – ritrovandomi qui, a questo tavolo, a distanza di sette anni dal 15 dicembre 2000, quando i presidenti del Senato e della Camera di allora, Nicola Mancino e Luciano Violante, hanno accolto Chiara Lubich in questa sala. Vorrei riprendere una frase del suo intervento di quel giorno, in cui si rivolgeva ad un pubblico simile a quello di stasera: politici di diversi livelli istituzionali, dirigenti e funzionari delle amministrazioni, studiosi, diplomatici e cittadini. Una frase che ha avuto un seguito: il Movimento politico per l’unità “vorrebbe proporre a tutti quanti agiscono in politica di impegnarsi a vivere formulando quasi un patto di fraternità per l’Italia, che metta il bene del paese al di sopra di ogni interesse parziale: sia esso individuale, di gruppo, di classe o di partito” –  “…uno stile di vita che permetta alla politica di raggiungere nel miglior modo il suo fine: il bene comune nell’unità del corpo sociale.“ Il mio compito, introducendo la serata di oggi, è quello di presentare proprio il Movimento politico per l’unità che ha promosso questo incontro. Esso è stato definito da Chiara Lubich: “un laboratorio internazionale di lavoro politico comune, tra cittadini, funzionari, studiosi, politici impegnati a vari livelli, di ispirazioni e partiti diversi, che mettono la fraternità a base della loro vita politica”. E’ diffuso oggi soprattutto in Europa e in altre nazioni in Sud America: in Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Ma non solo. Un mese fa, abbiamo celebrato nel Parlamento di Seoul la costituzione del Movimento politico per l’unità in Corea del Sud, avvenuta tre anni fa. Inoltre, esso si avvia a costituirsi in Colombia e in Cile, negli USA, nelle Filippine e, in Africa, nel Camerun. Quale la sua specifica area di azione? Non si tratta di una generica prossimità alla politica fatta di benevolenza amicale, distaccata o peggio ancora interessata alle sorti di questo o di quel politico… Le nostre radici sono dentro l’ispirazione carismatica di Chiara Lubich: concorrere all’unità della famiglia umana. La politica, dentro questa scelta di vita, diventa l’arte indispensabile per comporre in unità le comunità, le città, le nazioni, i popoli. Conseguenza naturale di questo impegno quotidiano a farsi soggetti e non oggetti della storia, è quello di “riprendersi” la politica riscoprendone la funzione essenziale, irrinunciabile, per coniugare valori comuni nelle risposte che oggi la società attende. Se c’è un tratto che sintetizza le ampie problematiche che attraversano la nostra attualità, e che è possibile ritrovare sia alla base delle fratture della società come delle gravi insufficienze dell’azione politica, è quello della notte, e in particolare ciò che un filosofo francese, Paul Ricoeur, ha genialmente definito la “notte del noi”: l’incapacità di pensarci come partecipi di un disegno comune; le sempre più evidenti relazioni di interdipendenza che ci legano di fatto ad ogni altro – di cui tutti siamo coscienti -, sfumano però rapidamente di fronte all’affermazione di una solitaria e pretesa centralità delle nostre ragioni individuali o di quelle del nostro gruppo particolare. Mi pare di poter affermare che questa “notte del noi” raggiunge forse la sua massima espressione proprio dentro la politica: i partiti, ciascuno singolarmente, si percepisce come detentore della verità, non come parte di un gioco collettivo che includa necessariamente tutti per costruire il bene comune; ogni città, ogni popolo rincorre il suo parziale bene, come un’entità distinta e separata, mentre oggi più che mai lo spazio dei problemi, e quindi delle possibili soluzioni, è la dimensione planetaria. Di fronte a tutto ciò, esistono però dei punti da cui ricominciare. Come non ricordare, il 12 maggio scorso, l’assemblea internazionale di Stoccarda intorno alla costruzione dell’Europa e il Family Day in Piazza San Giovanni? E più recentemente, i cinque milioni di lavoratori e pensionati che hanno risposto al quesito referendario riguardo all’accordo sul welfare? Tre milioni e mezzo approfittano della angusta finestra che il palazzo della politica apre per partecipare alla costruzione di un nuovo partito; quasi ogni giorno scende in piazza un numero variabile, ma sempre incredibilmente alto, di persone che chiedono di partecipare alle decisioni politiche. Ma anche dentro il palazzo, quante persone incontriamo ogni giorno che, quando si attiva una rete di relazioni continuative e disinteressate, rivolte alla ricerca dei valori che precedono e danno significato alle appartenenze, sono capaci di novità! Una conferma di quel lavoro più che mai necessario che stiamo conducendo lungo tre direzioni principali. La prima: offrire luoghi in cui si possano consolidare relazioni di reciprocità tra i diversi soggetti delle dinamiche democratiche. Se fondamento della politica è un nuovo concetto di partecipare, prendere parte alla scrittura del destino comune – come sta emergendo con maggiore chiarezza nel dibattito politico internazionale come nelle buone pratiche che nascono tra la gente a partire anzitutto dal livello locale -, condizione indispensabile è anzitutto quella di essere parte, di sentirsi parte laddove ciascuno si trova a vivere e ad operare. Il Mppu lavora perché ciascuno – e qui intendo dai cittadini come me, ai segretari di partito, dagli imprenditori ai giornalisti, dagli educatori alle casalinghe – riscopra fino in fondo la sua responsabilità civica e la coniughi dentro le diverse arene del bene comune. Dove si fonda questa opzione pregiudiziale per il dialogo? E qual è l’identità che è radice e insieme dà prospettiva a questa scelta? La fraternità universale, legame costitutivo che spiega l’umanità, scelto come categoria capace di ispirare dall’interno metodo, contenuto e fine della politica. Scegliere la fraternità universale vuol dire avere il coraggio di andare alla radice. Chi ha riferimenti religiosi la vede come espressione dell’esperienza dello scoprirsi tutti figli di Dio e quindi fratelli fra noi. Molti la trovano nelle radici profonde di ogni essere umano. Oggi le scienze biologiche e mediche del resto ci dicono che non ci sono tante razze, ma un’unica razza, quella umana, legata da caratteristiche appartenenti a tutti. Qualcuno potrebbe chiedersi se non sarebbe più semplice continuare a parlare di solidarietà senza ricorrere al concetto di fraternità, termine molto meno conosciuto ed utilizzato in politica; la solidarietà ha già una sua storia e una sua coniugazione politica specifica. Bruno Mattéi, filosofo francese di Lille, sostiene: “Al contrario della solidarietà (gestionale e umanitaria), la fraternità è attenzione incondizionata all’altro e presuppone che la mia libertà non si possa realizzare senza la libertà dell’altro e che, a questo titolo, io ne sono responsabile.” Mattéi parla della fraternità come principio originario, più “solido” in relazione alla costruzione di una politica adeguata, che affronti la totalità dei problemi. E Gúrutz Jáuregui, docente di Diritto Costituzionale all’Università del Paese Basco, porta il discorso ancora più avanti, sostenendo che solo dalla fraternità possono nascere risposte adeguate alle sfide di oggi, per  es. per un diritto che sappia accogliere la diversità che convive ormai dentro i nostri paesi, superando, senza distruggerli, il principio di nazione, di confine, di cittadinanza… Probabilmente la fraternità ci potrà ispirare per scrivere i cosiddetti diritti di quarta generazione oggi all’agenda della politica. In questa prospettiva acquistano nuovi significati anche gli altri capisaldi del progetto politico della modernità, la libertà e l’uguaglianza: perché la libertà sia, per tutti, il fondamentale diritto a potersi scoprire unico e irripetibile; perché l’uguaglianza sia davvero riconoscimento e garanzia ad ognuno di pari accesso alle risorse e alle opportunità. Lasciarsi illuminare dalla fraternità è un’esperienza dinamica molto profonda, che si fa ricerca laboriosa di dialogo, mediazione competente, progetto politico che produce azioni ispirate ai valori dell’uomo. Scegliere la fraternità vuol dire sentire la posizione dell’altro come necessaria alla costruzione della comunità, ascoltare l’altro come portatore di una posizione interessante, mettere gli interessi della propria parte dopo l’interesse della comunità. Il risultato aumenta la nostra capacità di capire le domande dei cittadini e di saper dare risposte più vere. E veniamo alla seconda direzione, la dimensione internazionale, la mondialità. Oggi è necessario partire dal dato di fatto che la storia dell’umanità è caratterizzata da un rapporto di interdipendenza reciproca. Le esemplificazioni sono evidenti: la ricerca della pace, la difesa dell’ambiente, lo sviluppo della scienza, le comunicazioni e l’uso dei media… sono sfide a cui è possibile dare una risposta efficace, una parola forte, solo con sforzi creativi proporzionati alle sfide, solo se partiamo dal riconoscimento del legame universale della fraternità. Quindi la sfida è quella di abituarsi a ragionare in politica tenendo conto che la comunità politica fondamentale è l’umanità, e abbandonare così, come chiave di lettura e di progettazione politica, la stretta visuale del proprio angolo di mondo, per riconoscere e assumere che, se ogni uomo è mio fratello, allora il suo progetto di vita è il mio, la sua aspettativa di vita è la mia, gli ostacoli che frenano il suo sviluppo e quello del suo popolo sono miei. Allora il bilancio del mio comune, del mio Stato si struttura e si relativizza sulla sua condizione. La terza direzione: l’individuazione di azioni comuni. Occorre trovare il modo di interagire, di impegnarsi insieme in azioni positive che vedano i soggetti della politica, ognuno forte della sua responsabilità e autonomia, assieme capaci di studio e mobilitazione per il bene comune. Un’esperienza in corso, che si conferma un motore di speranza politica, è la rete internazionale delle scuole di formazione sociale e politica del Mppu che ha preso avvio alcuni anni fa e che oggi sta rivelando, contrariamente a quanto viene divulgato, l’interesse dei giovani quando la politica diventa scelta d’amore per la comunità di cui ci si fa responsabili. Un altro esempio: Il Mppu in Brasile, nelle ultime settimane ha dato avvio ad una importante azione a livello nazionale, come risposta alle crisi sul piano della legalità che si stanno susseguendo e che vedono implicati partiti e istituzioni ad ampio raggio. Un’azione che vede coinvolti parlamentari federali e dei diversi parlamenti statali, organizzazioni della società civile laiche e cattoliche, tanti cittadini, e, tra tutti questi, tanti giovani, e che ha individuato uno dei punti su cui è necessario legiferare per poter sostenere le buone volontà che stanno riprendendo coraggio. Si tratta della proposta di una modifica costituzionale che punta all’introduzione di modifiche intorno alla legge di Bilancio, nella Costituzione del Brasile. La campagna di raccolta dei milioni di firme necessarie all’accoglimento della modifica si sviluppa lungo tre direttrici: consolidamento della regola democratica e delle sue procedure, moltiplicazione dei luoghi del dibattito pubblico dove il bilancio della nazione possa diventare questione di popolo, rafforzamento delle scelte etiche attraverso un rafforzamento della legalità. Altra iniziativa che caratterizza il lavoro del Mppu da circa due anni e che quest’anno, nel prossimo mese di novembre, vedrà un momento congressuale conclusivo, è una ricerca approfondita sul tema della partecipazione, che la scelta della fraternità universale arricchisce di caratteri specifici, dentro l’orizzonte di una democrazia di qualità sempre più radicata su valori umani universali. Le sfide che sono davanti a noi sono ardite e spesso passano proprio da questi Palazzi. Ed è qui che emerge Igino Giordani, che aggiunge a questa strada un contributo creativo e insostituibile. Quest’anno la proposta è quella di entrare nel vivo della vita politica del Paese guardando alla sua figura, una delle grandi voci del XX secolo italiano, membro della Costituente e deputato alla Camera fino al 1953, testimone di dialogo aperto e costruttivo fra forze politiche di culture contrapposte. Affronteremo in ognuno del 4 momenti previsti una caratteristica della sua azione politica e del suo pensiero: il dialogo, la pace, l’Europa, la famiglia. Concludo: i testi di Igino Giordani mi accompagnano da tempo, ma in questi giorni ho avuto modo di rileggere a fondo alcuni scritti, per preparare questi incontri. Una delle espressioni di Igino Giordani che mi ha colpito e che vorrei richiamare qui, descrive, per così dire, la strategia di diffusione adottata dai cristiani entro i confini dell’impero romano: “…Questo principio (quello dell’amore) penetrò nello scheletro della società antica come un’anima nuova e le diede un’altra vita.” (da “La carità, principio sociale” del ’55). Lui parlava dei cristiani, ma ha fotografato se stesso e ciò che lo ha caratterizzato nella sua vita: questo vogliamo anche noi ripetere: non sfasciare gli istituti della vita civile e politica quanto dare ad essi uno spirito nuovo. (altro…)

Messaggio del Presidente della Camera

A Lucia Fronza Crepaz Presidente del Centro Internazionale Movimento  politico per l’unità «In occasione dell’apertura del ciclo di seminari su Igino Giordani, promosso ed organizzato dal Movimento politico per l’unità, desidero rivolgere a Lei, cara presidente, ed a tutti i partecipanti il mio saluto più cordiale. Componente dell’ Assemblea Costituente, deputato nella I legislatura per la Democrazia cristiana e confondatore del Movimento dei Focolari, Igino Giordani è stato parte di quell’area del mondo cattolico che, formatasi alla scuola di Sturzo e De Gasperi, ha dato un contributo importante alla costruzione della nostra democrazia e alla rinascita della vita politica e culturale italiana nel segno della libertà e della partecipazione. Nella sua esperienza parlamentare, un luogo speciale ha trovato il suo impegno fermo ed appassionato a favore della pace. Nel corso della sua attività culturale – come animatore di numerose riviste cattoliche e come bibliotecario, della cui consulenza la stessa Biblioteca della Camera dei deputati si è giovata per oltre un decennio – ritroviamo i segni di un’ intensa spiritualità e le ragioni di un’azione coraggiosa all’interno della società: un’azione ispirata ai principi della dottrina sociale della Chiesa che rappresenta ancora oggi una testimonianza importante nella promozione dei valori della solidarietà, del dialogo e dell’accoglienza. Nella certezza che gli incontri di studio, promossi dal vostro sodalizio, sapranno arrecare un contributo importante nella conoscenza dell’attività e del pensiero di Igino Giordani mi è gradito formulare a Lei, alle autorità presenti ed a tutti gli intervenuti il mio sincero augurio per il miglior esito dei lavori odierni». Fausto Bertinotti Presidente della Camera dei deputati

L’eredità di  Bregantini

Nel vivo della politica italiana, guardando a Igino Giordani

Entrare nel vivo della vita politica del Paese guardando alla figura di Igino Giordani, una delle grandi voci del XX secolo italiano, membro della Costituente e deputato alla Camera fino al 1953, testimone di dialogo aperto e costruttivo fra forze politiche di culture contrapposte, con scelte e azioni coerenti, con le opere e gli scritti. Questa la proposta del ciclo di incontri promossi, presso il Parlamento italiano a Roma, dal Movimento politico per l’unità, in collaborazione con il Centro Igino Giordani, per il 2007/2008. L’ampiezza e la profondità dell’impegno politico di Giordani, vera anticipazione dei temi culturali della contemporaneità, fanno di lui una figura che può indicare una strada e sostenere lo sforzo di quanti operano per dare spazio in politica a speranze e scelte coraggiose, a profezia e progettualità. Il dialogo e l’anelito di unità vissuti da Igino Giordani rappresentano una testimonianza straordinaria delle virtù che la politica può oggi recuperare per dare risposte adeguate ai dilemmi della contemporaneità. Questo, secondo l’ispirazione del Movimento politico per l’unità, l’obiettivo degli incontri periodici che hanno ripreso il via lo scorso 24 ottobre, e che hanno alle spalle oltre un quinquennio di esperienza. L’iniziativa si inscrive infatti nel solco della proposta rivolta nel 2000 da Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, ai parlamentari italiani proprio nel Palazzo San Macuto. L’incontro si è svolto a Palazzo San Macuto, presso la sala del Refettorio, dalle 18.00 alle 20.00. Prossimi appuntamenti: dicembre 2007 Pace e mondialità fra storia e prospettiva aprile 2008 La costruzione dell’Europa per un mondo più solidale giugno 2008 Famiglia, società, Stato: Giordani e le comunità d’amore Per saperne di più: Movimento politico per l’unità Movimento dei Focolari Via di Frascati, 306 00040 Rocca di Papa Roma – Italia tel. +39.06945407210 –  fax +39.069412080 email mppu@focolare.orgwww.mppu.org (altro…)

Cardinale Tarcisio Bertone – Segretario di Stato vaticano

Quando un’esperienza autenticamente evangelica muove i suoi primi passi è in un certo senso lo Spirito Santo stesso che nuovamente prende la parola. Di questa acuta osservazione, che fece l’allora cardinale Joseph Ratzinger in apertura del Convegno mondiale dei movimenti e delle nuove comunità ecclesiali del 1998, il Movimento dei Focolari è una chiara testimonianza. Le pagine di questo libro ci riportano, come a ritroso, ai suoi albori per farci gustare le primizie di un nuovo carisma dello Spirito. Del Movimento dei Focolari conosciamo la diffusione nel mondo e l’impegno profuso nel dialogo della vita con persone di ogni età, lingua, cultura e religione. A chi si avvicina ad esso, specie i giovani, converrà porsi in ascolto di coloro che, come dice la Lettera agli Ebrei «furono una volta illuminati, gustarono il dono celeste, diventarono partecipi dello Spirito Santo e gustarono la buona parola di Dio e le meraviglie del mondo futuro» (Eb 6, 4); coloro che, alla luce della prima scintilla ispiratrice, hanno contribuito a edificare un’opera di Dio. Chiara Lubich è fra le personalità più stimate e ascoltate del nostro tempo, eppure, lei stessa racconta con disarmante semplicità che né lei né le sue prime compagne avevano in mente di fondare una comunità e meno ancora un movimento: «Ci sentivamo tutti abbandonati ad una divina avventura di cui non conoscevamo nulla se non che Chi ce la proponeva e preparava era Dio… e che tutte le circostanze… erano voci del suo amore» 1. Si sente nelle pagine da lei scritte l’afflato dello Spirito, la freschezza del Vangelo che sgorgava limpido in mezzo a questo gruppo di ragazze decise a viverlo. Grazie ad una più intensa comprensione del comandamento nuovo di Gesù: «Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati» (Gv 15, 12), alla consapevolezza del supremo valore del Testamento di Gesù: «Padre, che tutti siano una cosa sola» (Gv 17, 21) e all’amore per il Cristo crocifisso e abbandonato, visto come “chiave” per ricomporre ogni frantumazione dell’unità, sono nate le linee di una nuova spiritualità rispondente alle esigenze più profonde di comunione della Chiesa e dell’umanità. È sintomatico rilevare come all’alba del terzo millennio papa Giovanni Paolo II abbia indicato alla Chiesa la necessità di vivere “la spiritualità di comunione”: una spiritualità fondata sul comandamento nuovo di Gesù e volta a incrementare i legami di fraternità che uniscono le membra del Corpo mistico di Cristo (Novo millennio ineunte 43-45). Benedetto XVI non cessa di approfondire la realtà della comunione evidenziando il dono che rappresenta per l’umanità e, d’altra parte, a quale minaccia siamo sottoposti quando essa viene a mancare: «Dove si distrugge la comunione con Dio, che è comunione col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo, si distrugge anche la radice e la sorgente della comunione fra di noi. E dove non viene vissuta la comunione fra di noi, anche la comunione col Dio Trinitario non è viva e vera. (…) Questa rete di unità che abbraccia il mondo è un’anticipazione del mondo futuro in questo nostro tempo. (…) È facile comprendere quanto grande sia questo dono, se solo pensiamo alle frammentazioni e ai conflitti che affliggono le relazioni fra i singoli, i gruppi e i popoli interi. E se non c’è il dono dell’unità nello Spirito Santo, la frammentazione dell’umanità è inevitabile» 2. Alla testimonianza di Chiara Lubich sui primi tempi del suo movimento segue la narrazione di Igino Giordani, che la conobbe nel 1948. Prima ancora di incontrarla, egli era già un laico cattolico molto stimato, impegnato in politica, e uno scrittore rinomato nella Chiesa italiana. Con la sua abbondante produzione letteraria, aveva contribuito alla formazione di una generazione di cristiani. Io stesso ne fui affascinato da studente attraverso i suoi scritti. Era il tempo in cui l’umanità cercava faticosamente di risollevarsi dalle macerie della Seconda Guerra mondiale e alcuni parlavano addirittura di “inverno” nella Chiesa; situazioni queste che di certo non lasciavano indifferente un laico impegnato come Igino Giordani. Questi dati rendono ancor più degno di nota il suo farsi discepolo della giovane trentina, e dicono la grandezza del carisma che egli aveva riconosciuto in lei; carisma che faceva presagire una rinnovata primavera, confermata poi dalle istanze emerse dal Concilio Vaticano II, che voleva la Chiesa «segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» affinché – auspicava – «gli uomini oggi più stabilmente congiunti dai vari vincoli sociali, tecnici e culturali possano anche conseguire la piena unità in Cristo» (Lumen gentium 1). Nelle pagine di questo libro, il racconto del suo incontro con il carisma dell’unità di Chiara Lubich è ricco di particolari interessanti e avvincenti. Vi emerge quella forma di santità ecclesiale che scaturisce dalla presenza di Gesù in mezzo ai discepoli uniti nel suo nome; santità verso la quale Giordani si è incamminato. Recentemente è stato dichiarato Servo di Dio ed è in corso il processo di beatificazione. Nel taglio decisamente comunitario della spiritualità dell’unità vi è una reale possibilità di rendere accessibile a tutti la «misura alta della vita cristiana ordinaria» (Novo millennio ineunte 31) cui siamo chiamati e che è la vera chiave del rinnovamento auspicato dal Concilio Vaticano II. Formulo dunque l’auspicio che questa rievocazione faccia sì che «risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5, 16). Card. TARCISIO BERTONE Segretario di Stato Dal Vaticano, 3 giugno 2007, Festa della SS.ma Trinità

L’eredità di  Bregantini

Laboratorio di dialogo, creatività ed innovazione verso un’Economia di comunione

Il titolo “polarizziamoci” è stato scelto per esprimere il desiderio di incontro, di dialogo, di condivisione tra diverse realtà imprenditoriali. Le potenzialità – i bisogni effettivi – la crescita – Queste le tre tematiche al centro dell’Expo, con l’obiettivo di aiutare a recuperare un giusto equilibrio di relazione tra domanda e l’offerta nell’ottica di una crescita delle persone, delle comunità e del territorio. Tra gli obiettivi dell’Expo 2007 : – dare alle aziende la possibilità di proporsi sul mercato per fare business incontrando e conoscendo altre realtà aziendali, attivando un dialogo ed uno scambio costruttivo per mettere in comune best practises, realizzazioni, idee e progetti che contribuiscano a favorire la crescita e lo sviluppo delle capacità e delle potenzialità aziendali; – favorire un processo culturale che promuova la conoscenza e lo sviluppo del progetto Economia di Comunione, un nuovo agire economico che unisce mercato e solidarietà offrendo un contributo a sanare il divario tra ricchezza e povertà nella ricerca di un vero bene comune. Numerosi gli eventi in programma: convegni e tavole rotonde, workshop e laboratori. Sfide, proposte e progetti che coinvolgono numerosi settori: dall’imprenditoria alla comunicazione, dalla sicurezza sul lavoro all’ambito energetico, dalla sanità all’educazione, dalla consulenza aziendale alla produzione alimentare. Attesi 3000 visitatori tra imprenditori, manager, operatori economici, sociali e culturali. Le realtà imprenditoriali presenti appartengono al settore tessile, della comunicazione, della produzione artigianale, impiantistica e alimentare. Vi sono studi professionali che offrono consulenza fiscale e amministrativa, servizi assicurativi, informatici e formazione aziendale. Ufficio stampa: cell. 335.1427215 – e-mail: stampa@polarizziamoci.it

“Polarizziamoci: Expo 2007”

Programma

Sabato 27 ottobre 2007 Nuovi progetti di impresa verso i mercati emergenti in un confronto con culture diverse. Si approfondiscono tematiche su formazione continua come strumento di supporto al cambiamento e ruolo del Middle Management. L’energia, le sue fonti e gli sviluppi ad essa legati saranno al centro di una tavola rotonda. Evoluzione dell’impresa, aumento della produttività e crescita umana si intrecciano nelle pagine del libro di Andrea De Rosa “Dalla T-shirt all’eccellenza. Una storia di uomini ed aziende” presentato all’Expo 2007. Interverrà Benedetto Gui, professore di Economia Politica dell’Università di Padova. Sarà presente l’autore. Nel pomeriggio il Polo Lionello ospiterà la presentazione dei volumi “L’economia del bene comune” di Stefano Zamagni (professore ordinario di Economia politica all’Università di Bologna) e “Il prezzo della gratuità” di Luigino Bruni (professore associato di Economia politica dell’Università di Milano-Bicocca). Saranno presenti gli autori. La cultura della condivisione in ambito medico analizzata a partire dall’esperienza del Polimabulatorio inserito nel Polo Lionello. Presenti Maurizio Bellini, presidente dell’Associazione “Salve! Health to Schate. Onlus” e Antonio Acquaviva, professore associato di Pediatria presso l’Università di Siena. Domenica 28 ottobre 2007 La cultura della relazione per lo sviluppo fisico e psichico del bambino Saranno il fulcro della conferenza-dialogo che riunirà al Polo Lionello Bonfanti esperti in neuropsichiatria infantile, pediatria ed educazione in asili nido. Tra i temi trattati: educazione nella prima infanzia, valore di un ambiente non inquinante, costruzione dell’intersoggettività primaria. In contemporanea un pomeriggio dedicato ai bambini presso lo spazio polifunzionale del Philocafè. Lunedì 29 ottobre 2007 Un approfondito confronto su etica, economia ed innovazione nell’imprenditorialità artigiana Sarà il contributo che porterà all’Expo 2007 la Confartigianato Imprese Toscana. Aprirà i lavori il presidente, Fabio Banti. La sicurezza nel mondo del lavoro analizzata con atteggiamento propositivo: al Polo Lionello esperti di sicurezza illustrano buone pratiche ed esperienze con risultati positivi. In collegamento video-conferenza da Bari, Cosenza, Milano e Roma un convegno sul futuro del Project Management. Tessere: intrecciare fili, intrecciare relazioni. Un originale appuntamento al Philocafè. Martedì 30 ottobre 2007 Strategie della sicurezza, tra strumenti tecnologici e adempimenti normativi Al centro di una tavola rotonda. Analisi, casi di studio e spazio per il dialogo caratterizzeranno l’evento dedicato all’analisi strategica dei dati aziendali: come utilizzarli in modo “intelligente” per aumentare il volume di affari e ridurre i costi. Testimonianze di attivazione di nuove imprese sociali realizzate grazie al Fondo sociale Europeo Piccoli Sussidi, faranno da cassa di risonanza al Convegno dal titolo “La soddisfazione del Bisogno: dall’idea alla sua realizzazione” Durante l’Expo saranno offerte “Pillole di consulenza”, incontro gratuiti su problematiche di vita aziendale. Degustazioni di prodotti saranno proposte da imprese del settore alimentare.

Il coraggio di essere e dirsi cristiani

 

E’ tutto falso?

Sono l’unica in classe a partecipare all’ora di religione. Spesso i miei compagni mi bombardano letteralmente di domande mettendo in discussione tanti punti della nostra fede. Dopo la pubblicazione del libro “Il codice da Vinci”, poi, soprattutto una compagna non perdeva occasione per ripetermi  che ciò in cui credo è tutto falso. Lo sapevo che non aveva ragione, ma ero incapace di risponderle con delle esatte motivazioni. Parlando di questo mio problema con le altre ragazze che come me vogliono vivere il Vangelo, abbiamo deciso di approfondire insieme la figura di Gesù, cercando di capire  come rispondere alle domande della mia compagna. E’ stata un’esperienza bellissima. Se prima era chiaro solamente che la mia compagna aveva torto, adesso ho degli argomenti per risponderle veramente. (L. – Spagna)

Andare o non andare?

Mi trovavo in chiesa con i miei compagni di scuola per il precetto pasquale. Durante la celebrazione tutto era ok, però al momento delal comunione ho incominciato a pensare se alzarmi o no dal banco. Tra i miei amici, infatti, essere cristiani non va certo di moda! Anzi, per loro i cristiani sono persone deboli, per cui mi vergognavo di farmi vedere in fila per la comunione. Temevo di essere preso in giro e questa paura continuava a ripetermi: “Non andare”. Ma poi mi sono fatto coraggio: era più importante seguire la mia fede, piuttosto che le idee dei miei compagni! Tornato al posto, mi sentivo sereno per come avevo agito e felice per aver ricevuto Gesù. Col fatto di conoscere altri ragazzi che vivono come me, grazie al loro amore e alla loro amicizia, ho acquistato più sicurezza in me stesso e in ciò che credo. (M. – Italia)

“Polarizziamoci – Expo 2007”: Laboratorio di creatività e innovazione

Un laboratorio di dialogo, creatività ed innovazione verso un’Economia di comunione. E’ questo lo scopo di “Polarizziamoci: Expo 2007” in programma dal 25 al 30 ottobre 2007, al Polo imprenditoriale “Lionello Bonfanti” in località Burchio di Incisa in Val d’Arno (Firenze). Si tratta della prima expo di aziende che hanno raccolto la sfida del progetto di “Economia di comunione”. Ovvero: coniugare mercato e solidarietà. La manifestazione, che ha il Patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Firenze, del Comune di Incisa in Val d’Arno, ha richiamato al Polo “Lionello Bonfanti” numerose imprese appartenenti a diversi settori. L’iniziativa, prima nel suo genere in Italia, sarà presentata nel corso di una conferenza stampa che si terrà venerdì 19 ottobre 2007 alle ore 12.00, nella nuova sala stampa “Oriana Fallaci” di Palazzo Medici Riccardi, in via dei Ginori 8, a Firenze. Alla conferenza stampa interverranno: Matteo Renzi, Presidente della Provincia di Firenze; Giorgio Del Signore, Amministratore Delegato di Unilab Consulting Srl; Giorgio Balduzzi, Presidente del Consorzio Terre di Loppiano; Cecilia Mannucci, Amministratore Delegato di E. di C. SpA. All’Expo 2007 sono attesi oltre 3000 visitatori tra imprenditori, manager, operatori economici, sociali e culturali.

Segni di speranza: cambiare è possibile

Testimonianza raccontata all’incontro in preparazione dell’Agorà dei giovani di Loreto 2007, il 30 agosto 2007 a Civitanova Marche “Morire per la propria gente – Desiderosi di fare qualcosa per le nostre terre, ci siamo ricordati di una consegna che Chiara Lubich, già nel 1977, aveva dato a noi giovani e che si può sintetizzare nello slogan “morire per la propria gente”. Chiara ci incoraggiava a cercare le situazioni più dolorose, le persone che più soffrono nelle nostre città e ad andare loro incontro per amarle concretamente fino a dare la vita. Ci siamo chiesti: “…se Gesù venisse in persona oggi nella nostra terra, per chi darebbe la sua vita?”.  Subito abbiamo pensato alle tante situazioni dolorose che in particolare nel Sud d’Italia ci troviamo a vivere: dalla mancanza di lavoro che costringe tanti, in particolare i giovani, a trasferirsi nel Nord, ai disagi economici in cui tante famiglie vivono, ma soprattutto ci è venuto in mente il volto di tante nostre città sfigurato dalla cultura dell’illegalità, della violenza, della mafia. E’ proprio lì che ci siamo sentiti chiamati a proporre una nuova cultura, quella della fraternità. Da qui parte una meravigliosa avventura: “Be a sign of Hope – Essere segni di speranza”. Proporre cioè ai nostri amici un’ esperienza di Vangelo vissuto, con durata di qualche giorno, avendo come scopo quello di essere costruttori di frammenti di fraternità in località particolarmente segnate da una cultura mafiosa: sperimentare quindi tutti insieme come potrebbe essere la società se tutti vivessero la fraternità. 2005 – Corleone, per coinvolgere la città in un’autentica esperienza di fraternità  2006 – A Locri, dopo l’omicidio Fortugno  2007 – Gela, con 2.000 studenti delle scuole superiore  2005 – Corleone – Cominciamo, nel luglio del 2005, da questa città vicino Palermo, purtroppo famosa in tutto il mondo per essere una delle culle della mafia in Sicilia. A Corleone sono nati tanti dei boss mafiosi protagonisti di questi anni e da qui sono partite tante azioni di violenza, tra cui gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino. Sempre a Corleone quest’anno è stato arrestato il boss Bernardo Provenzano, latitante da oltre 20 anni. Lì, insieme a 150 giovani provenienti dalla Sicilia, dalla Calabria ed anche da Malta, nonostante il caldo che superava a volte i 40 gradi, attraverso workshop, passeggiate ecologiche, momenti di sport, dialogo ed approfondimenti culturali alla luce dell’Ideale dell’unità, coinvolgiamo l’intera cittadina, giovani e meno giovani, in un’autentica esperienza di fraternità. L’anno successivo Corleone è stato il punto di ascolto del collegamento mondiale dei giovani per un mondo unito che si svolge l’ultimo giorno della Settimana Mondo Unito. In presenza del vice sindaco, attualmente sindaco della città, simbolicamente è stato piantato un Ulivo in una delle piazze di Corleone, per richiamare a quella che noi sentiamo possa essere adesso la vera vocazione di questa città: la fraternità universale. 2006 – LocriLo scorso anno, pochi mesi dopo l’omicidio dell’On. Fortugno, vice presidente della Regione Calabria, accogliamo il desiderio dei Giovani per un Mondo Unito di Locri di portare un segno di speranza anche in quella città, segnata dalla presenza di una forte realtà mafiosa. Ancora in questi giorni il telegiornale racconta di episodi di violenza che hanno come protagonisti esponenti della criminalità presente nella Locride. In più di 200 ci ritroviamo lì, nel week-end del 1° maggio, proprio a palazzo Nieddu, la stessa sede in cui era avvenuto l’omicidio. La costruzione di un mondo migliore dipende dall’impegno di ciascuno di noi, e ‘insieme’ la pace è possibile. Chiudiamo la manifestazione il 1° maggio con una solenne Messa insieme a Monsignor Bregantini, anche lui protagonista in questi anni di una azione di rinnovamento della Locride, e che sin dall’inizio ha appoggiato la nostra attività. La seconda edizione di “Be a sign…” è trasmessa in diretta, da una radio locale e attraverso internet in tutto il mondo. Gli echi che arrivano in radio sono tanti e tutti positivi, tanto che ci viene proposto di proseguire quest’esperienza con un trasmissione a cadenza mensile. Quest’anno è quindi nata “K2, il mondo visto da un’altra prospettiva”…quella della fraternità appunto: una trasmissione radio a cura dei Giovani per un Mondo Unito della Calabria, che  tocca vari ambiti del vivere umano e vuole diffondere quanto di bello e di costruttivo avviene in Calabria e non solo, proponendo così a tanti l’Ideale del Mondo Unito. 2007 – Gela – Ed arriviamo al 27 aprile di quest’anno con la terza edizione del nostro meeting al quale hanno partecipato in maniera stabile più di 200 persone. Come luogo abbiamo scelto Gela, cittadina della Sicilia Sudorientale dove la presenza della mafia è ormai fortemente radicata nella società in tanti suoi aspetti, dando vita ad una vera e propria cultura dell’illegalità: a Gela il tasso di criminalità è uno dei più alti d’Italia, in media più di un centinaio di omicidi di mafia ogni anno. I giovani rappresentano un’ inesauribile fonte per le cosche criminali per assoldare sempre nuovo “personale”. Tante sono le notizie di omicidi compiuti da “baby killer” pagati solo poche centinaia di euro. A Gela interi quartieri della città sono stati costruiti abusivamente; inoltre l’ambiente è stato quasi completamente deturpato da anni di politiche industriali non proprio “pulite”. Nei mesi precedenti abbiamo preso numerosi contatti con varie realtà che già si impegnano per una rinascita della città: istituzioni pubbliche, associazioni locali, autorità civili e religiose ed inoltre abbiamo incontrato circa 2000 studenti delle scuole superiori, cercando di coinvolgere tutti in questa esperienza di fraternità. Le difficoltà non sono mai mancate: ostacoli nel ricevere autorizzazioni, nel trovare alloggi, nel portare avanti ogni cosa nel rispetto della legalità. Per farvi capire: è stato molto difficile riuscire a trovare una sala per il programma che possedesse l’agibilità, in quanto molte delle stesse strutture comunali sono tutt’ora dichiarate non agibili. A pochi giorni dalle elezioni amministrative della città, è stata forte l’esperienza di non scendere a nessun compromesso, anche se questo significava tante sospensioni, tanti ostacoli anche nelle procedure più semplici. Possiamo dire però che fidandoci di Dio e dell’unità tra tutti noi, alla fine, tra mille peripezie non ci è proprio mancato niente. I vari momenti del programma, con tematiche inerenti alla “cultura del dare” presentata come risposta alla ricerca di felicità che c’è in ogni giovane, approfondimenti su una nuova cultura dello Sport, vissuto come strumento di pace e di fraternità, momenti di dialogo, workshop artistici e sportivi, concerti in piazza, sono stati veri e propri laboratori dove abbiamo sperimentato che la fraternità è possibile. Tutti i giovani presenti sono diventati protagonisti nell’amare. Chi si rendeva disponibile ad orari impensati a lavare i bagni, chi si metteva a servizio di chi si trovava in difficoltà, chi metteva a disposizione la propria auto, chi i propri talenti…insomma tutti siamo diventati costruttori di un bozzetto di Mondo Unito. Anche questa attività è terminata il 1° maggio, con una Messa solenne con la presenza del vescovo della diocesi Mons. Pennisi. Chiara ci ha sempre sostenuti ed incoraggiati con le sue parole. Quest’anno, informata dell’esperienza di legalità che stavamo facendo già durante la preparazione della manifestazione, ci ha suggerito di vivere in modo particolare quelle parole del Vangelo che dicono: “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. Queste parole di Gesù ci sono subito risuonate fortissime, come fossero il programma da vivere non solo in quei giorni a Gela ma sempre. La via da percorrere per incidere nella nostra terra, per dare la vita per la nostra gente, per cambiare per primi noi stessi e quindi poter essere quei costruttori di un mondo nuovo che tutti desideriamo.

L’eredità di  Bregantini

Settimana Mondo Unito 2007 Fraternità universale: lavori in corso

«Guardati intorno per capire le necessità degli altri. Puoi fare qualcosa? Vai oltre i rancori e i pregiudizi, perdona chi ti ha fatto un torto. Orfanotrofi, ospizi, ospedali, le idee possono essere tante, la città è tua!» Suona così l’invito dei Giovani per un Mondo Unito in uno dei tanti punti del globo che si sono attivati per la Settimana Mondo Unito 2007 (SMU). L’undicesima edizione di quella proposta, nata dopo il Genfest 1995, e nota come SMU, rivolta ai giovani di tutto il mondo, alle istituzioni nazionali e internazionali, pubbliche e private, a tutti, per valorizzare le iniziative che promuovono l’unità ad ogni livello. Data d’avvio: domenica 14 ottobre. Ma molte iniziative si svolgono già a partire da sabato 13.  Centinaia gli eventi in tutto il mondo con cui migliaia di giovani propongono il loro stile di vita: impegnarsi ogni giorno a superare le barriere che ci separano – attraverso la condivisione di idee, di beni, di esperienze. Collegamento planetario: sabato 20 e domenica 21 ottobre. Culmine della settimana un collegamento telefonico fra i giovani coinvolti, in oltre 100 città del mondo, con un messaggio di Chiara Lubich ai giovani del mondo e con uno scambio di esperienze dai punti più caldi del pianeta. Quest’anno, per la prima volta, anche dal Nepal e dalla Siria. Ma facciamo un rapido giro del mondo, toccando alcuni dei punti accesi dalla SMU:

Asia

Filippine Manila – Osare l’amore: Attività presso il centro sociale Bukas Palad (link), per raccogliere fondi per l’educazione dei bambini e per la promozione sociale delle famiglie del posto. Il 20 ottobre: “U-Nite” (unite + youth at night): musica, esperienze, fraternità. Il 22 ottobre il concerto “Step Up”, con una band dei Giovani per un Mondo Unito insieme ad altri artisti filippini.

Africa

Costa d’Avorio A Man, la radio diocesana ripristinata da alcuni mesi dopo 5 anni di “occupazione”, offre uno spazio dove i giovani potranno presentare le loro attività. In questo momento non facile, i giovani porteranno tra altro le loro esperienze sulla riconciliazione. Per la prima volta, anche i giovani di Bamako in Mali, entrano nella rete.

Congo A Lubumbashi, una città a 2000 Km da Kinshasaandare i Giovani per un mondo Unito andranno a trovare i bambini e gli adolescenti di un orfanatrofio. Giochi, canzoni, danze per fare festa a questi ragazzi, pronti a dire con qualche esperienza il segreto che li anima. Per il 18-19 ottobre campo di lavoro nella diocesi per lavorare con altri giovani alla costruzione di alcune classi di scuola e per mettere un po’ di ordine nel terreno adiacente la basilica.

Kenia – una città non basta Azione con i ragazzi di strada in collaborazione con il Ministero degli Affari Interni

America

Venezuela Caracas: concerto all’università Simón Bolìvar per l’inaugurazione della SMU. A seguire, Forum sulla non violenza e sulla fraternità in politica Maracay: concerto per presentare l’ideale della fraternità Maracaibo: interviste in un canale televisivo, per presentare la SMU in Venezuela e nel mondo. Costa Rica Sostegno alla popolazione dei comuni più danneggiati dalle recenti piogge torrenziali, attraverso azioni di volontariato con la Croce Rossa e la Protezione Civile. Panama 15 ottobre: incontro tra i Giovani per un Mondo Unito e i giudici della Città di Panama, sul tema della fraternità.

Europa

Austria A Graz verso la Run4Unity14 ottobre – 1000 giovani e ragazzi corrono una maratona per sostenere il progetto “Udisha”, negli slums di Mumbai (India). Per ogni chilometro corso si raccoglie 1 € che permetterà di finanziare borse di studio. Irlanda A Dublino, sabato 13 ottobre: “Intercultural Exchange” – Samba brasiliana, danza del drago cinese, arti marziali, e ‘buonumore’ irlandese: tutto questo e altro ancora nella fiera multiculturale che si terrà al Dublin University College. Obiettivo: celebrare in una giornata il meglio delle molte nazionalità che formano oggi l’Irlanda, un Paese che sta diventando sempre più multiculturale. All’interno dell’Intercultural Exchange anche un workshop dedicato ai diritti dei lavoratori (workers and tenants legal rights) – www.cinews.ie Italia Milano e dintorni Venerdi 12 ottobre: concerto degli Skortza, un gruppo musicale di giovani molto grintosi, una band tra simpatia e voglia di comunicare. La voglia di esprimere, attraverso la loro musica, molto vivace, giovanile e coinvolgente, l’ideale dell’unità. Da lunedì 15 a venerdì 19 ottobre: “Give a free seat – una sedia per la pausa pranzo” dalle 12 alle 14 in piazza San Fedele nel centro di Milano. Un semplice gesto – offrire una sedia alle tante persone che affollano la piazza mangiando velocemente un panino – per promuovere la gratuità e riconciliarsi col tempo. Torino – La città che sogno Domenica 14 ottobre – aperitivo di presentazione della SMU. Il ricavato sarà devoluto al progetto di Famiglie Nuove nelle Filippine “Una famiglia, una casa”. Domenica 21 ottobre – conclusione della SMU con collegamento internazionale con tutti i Giovani per un Mondo Unito. Castelli Romani 20-21 Ottobre a Segni: Orientamondo. Una gara di orienteering per orientare tutti alla fraternità. E poi un laboratorio artigianale creativo, il cui ricavato andrà a sostegno di progetti in Paesi in via di sviluppo, raccolta straordinaria di coperte per gli immigrati di un quartiere di Roma, e animazione in una casa di riposo di Rocca di Papa. E altro ancora sul sito: www.mondounito.net (altro…)

Ottobre 2007

Sì, occorre parlare, a tutti, sempre!
Tante volte la Parola di vita ci invita a vivere, a essere l’amore. Ma occorre anche trasmettere ad altri la Parola, annunciarla, comunicarla, fino a coinvolgerli in una vita di donazione, di fraternità.
Sono state le ultime parole di Gesù: “Andate in tutto il mondo, annunciate il vangelo…” .
Era questa la passione che spingeva Paolo a viaggiare per il mondo allora conosciuto e a rivolgersi a persone di culture e di fedi differenti: “Non è per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo!” .
Facendosi eco delle parole di Gesù e forte della sua stessa esperienza, Paolo raccomanda anche al suo fedele discepolo, Timoteo, e a ciascuno di noi:

“Annunzia la parola…”

Perché il parlare sia efficace occorre prima – quando è possibile – costruire un rapporto con le persone a cui ci si rivolge.
Anche quando non si può parlare con la bocca, lo si può sempre col cuore. A volte la parola può esprimersi solo in un silenzio rispettoso, con un sorriso, oppure nell’interessamento al mondo dell’altro, ai suoi interessi, ai suoi problemi, con un chiamare l’altro per nome, in modo che avverta che lui o lei è importante per noi. E lo è realmente: l’altro non ci è mai indifferente.
Queste parole senza rumore, se indovinate, non possono non aprire un varco nei cuori e spesso l’altro si interessa di me e mi domanda. Ecco allora il momento dell’annuncio. Non bisogna attendere, occorre parlare chiaramente, dire anche poche parole, ma parlare e comunicare il perché della nostra vita cristiana.

“Annunzia la parola…”

Come vivere questa Parola di vita e dire anche solo col nostro passaggio, il Vangelo? come donarlo a tutti?
Amando ognuno, senza distinzione.
Se saremo cristiani autentici, vivendo quanto il Vangelo insegna, le nostre non saranno parole vuote.
L’annuncio sarà ancora più luminoso se sapremo testimoniare il cuore del Vangelo, l’unità tra di noi, consapevoli che “da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” .
E' questo l’abito dei cristiani comuni che, uomini e donne, sposati o no, adulti e bambini, ammalati o sani possono indossare per testimoniare dovunque e sempre, con la propria vita, Colui nel quale credono, Colui che vogliono amare.

Chiara Lubich

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L’eredità di  Bregantini

“La mia notte non ha oscurità: per una cultura della risurrezione”

La spiritualità di comunione è decisiva per la causa ecumenica e per il progresso della fede in questo 21° secolo. E’ questa la convinzione, confermata dall’esperienza, che accomuna i vescovi “amici del Movimento dei Focolari” di diverse Chiese e aree culturali del mondo, giunti in oltre 40 a Praga, da 18 Paesi – dall’Australia all’India, dal Libano alla Svezia, dalla Germania all’Italia, alla Repubblica Ceca – per il loro convegno annuale, giunto alla 26ma edizione. Il 23 settembre, giornata in cui a Praga si celebra l’annuale Domenica ecumenica nazionale, i vescovi si incontreranno con personalità del mondo religioso e civile alle quali porteranno la testimonianza di un dialogo vissuto. In programma anche la visita alle comunità delle diverse Chiese della città, per conoscere la loro vita e la loro storia, spesso segnata da repressione e persecuzione di ogni manifestazione pubblica della fede. Filo conduttore dell’incontro, il tema: “La mia notte non ha oscurità: per una cultura della risurrezione”. E’ un invito a guardare in faccia i sintomi di “notte” culturale e collettiva che segnano gran parte dell’umanità e non risparmiano i credenti, ma anche a scorgere i molteplici segni di speranza e di vita. Tra questi, i recenti eventi ecumenici europei che hanno avuto luogo a Sibiu (Romania) in questo stesso mese di settembre e a Stoccarda (Germania) nel maggio scorso. Vari i momenti di scambio di esperienze tra i Vescovi e con rappresentanti del mondo sociale, economico e culturale. Questi Convegni avvengono sulla base della spiritualità dell’unità, caratteristica del Movimento dei Focolari. Ufficio stampa Praga: Irena Sargankowa – cell. 00420604935872 Servizio Informazione Focolari – Rocca di Papa (Roma) tel. 06.947989 – Carla Cotignoli cell. 348.8563347 (altro…)

Quella serenità che nessuno può toglierti

Ho 25 anni e studio ingegneria elettronica. All’età di 8 anni, a causa di un male scambiato inizialmente per un tumore al cervello, ho subìto una lesione al nervo ottico che mi ha ridotto notevolmente la funzionalità visiva. Questa esperienza mi ha portato tante volte a chiedermi cosa fosse il dolore, ma soprattutto perché il dolore. Ad 11 anni fui scartato alla visita medica necessaria per praticare sport a livello agonistico. Potevo praticare qualsiasi sport, ma a livello amatoriale. Mi iscrissi così a basket; mancandomi il senso della tridimensionalità non ero bravo e gli altri mi prendevano in giro. Anche a scuola, quando si facevano le squadre per giocare, ero sempre l’ultimo ad essere scelto perché nessuno mi voleva con lui. Dentro di me, sempre più forte mi chiedevo cosa in questa vita veramente contasse. A 18 anni la patente! Una patente speciale, da rinnovare ogni 2 anni, ma non basta saper portare la macchina, bisogna capire cosa fanno gli altri sulla strada: non ci vuole arte, ma una buona vista sì. Vedevo tutti i miei amici “prendere e andare”, mentre io no. E’ stata davvero dura, e lo è tutt’ora. Ma c’è una cosa che mi fa credere all’utilità del dolore: pensando a Lui, a Gesù morto sulla croce, mi dicevo: “Però, Gesù. Avrebbe avuto mille altri modi per salvarci, perché proprio tramite la croce? Il dolore deve avere un’importanza prioritaria, sennò avrebbe risolto la questione diversamente!” Ho potuto sperimentare che le parole del Vangelo, se vissute radicalmente, sono proprio vere: “a chi mi ama mi manifesterò, date e vi sarà dato…”. Quelle volte che sono riuscito a viverle sul serio, ho toccato con mano che tutto ciò che Gesù promette si verifica. Ed ho avvertito nell’intimo, una serenità immensa, silenziosa, che nessuno poteva togliermi. Questa pace intima che nasce spontanea in questi momenti, mi fa credere che Qualcuno lassù mi ama e ha un disegno d’amore su di me. E le difficoltà quotidiane sono diventate una palestra per esercitare la carità, la pazienza, la fede, e le altre virtù. Dopo 15 anni, la protesi che mi avevano messo nella testa ha smesso di funzionare perché deteriorata. Si sapeva che prima o poi sarebbe accaduto, ma i medici hanno impiegato 10 giorni per capire che era proprio la valvola a non funzionare. E nel frattempo il campo visivo si è ulteriormente ristretto. Pensavo: Se ogni volta che mi si otturerà la valvola di drenaggio, la vista mi diminuisce di una certa percentuale, a 45 anni andrò in giro col cane… Appena uscito dallo studio del dottore, dopo l’amaro verdetto, ho cercato di ascoltare cosa Gesù volesse dirmi. Ma dentro avevo solo un vuoto enorme, un silenzio cosmico. Sono andato avanti ad amare nell’unico attimo che possiedo, quello presente. Il senso di giustizia si è tradotto nel cercare di fare qualcosa per gli altri: all’università, esiste un ufficio che supporta gli studenti che, per problemi oggettivi, hanno più difficoltà a seguire le lezioni e a studiare. Più che un ufficio è per me una palestra per amare chi più è in difficoltà.  Mi hanno dato in uso una telecamera e un pc portatile con i quali riprendo le lezioni dei corsi più difficili, quelli per i quali non esistono testi utili, o, se anche esistono, necessitano di un professore che ti faccia capire appieno le cose. Tutta questa esperienza è una palestra per allenarmi giorno dopo giorno alla pazienza, alla mitezza, ma soprattutto mi apre un canale diretto di comunicazione con chi soffre. La scoperta di Dio che è Amore mi dà la forza e la gioia di non chiudermi nel piccolo orticello dei miei problemi, ma di spingere lo sguardo oltre, verso il prossimo. (M. T. – Italia) (altro…)

L’eredità di  Bregantini

“La luce di Cristo, speranza per il rinnovamento e l’unità dell’Europa”

«Quest’Europa non immaginava di doversi confrontare molto velocemente con il terrorismo, con la crescita del divario tra il nord e il sud del mondo, con un confronto tra le culture e tra le religioni, con una mobilitazione di popoli così grande; non si immaginava che lo sviluppo scientifico e tecnico avrebbe creato delle domande etiche così forti, che toccano la stessa visione dell’uomo. Diventa urgentissimo in un’Europa che, anche incoscientemente, cerca una luce, testimoniare che esiste questa luce». Così, mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (CCEE) – promotore dell’iniziativa, insieme alla Conferenza delle Chiese cristiane (Kek) – presenta gli obiettivi della III Assemblea ecumenica d’Europa, in corso nella storica città rumena di Sibiu, dal 5 al 9 settembre 2007. Il titolo dell’Assemblea – «La luce di Cristo illumina tutti. Speranza per il rinnovamento e l’unità dell’Europa» Il luogo – Sibiu, punto di arrivo di un itinerario che tutte le Chiese e le comunità cristiane d’Europa hanno condiviso quale percorso al cuore dell’ecumenismo, la ricerca di Cristo, riscoperto a partire dalle diverse tradizioni. Prima tappa della preparazione: Roma, centro del cattolicesimo; seconda: Chiese locali; terza: Wittenberg – la città simbolo della Riforma luterana -, e ora Sibiu, a maggioranza ortodossa. I partecipanti – 2100 delegati cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti; vescovi e laici, rappresentanti di diocesi, movimenti e comunità. Presenti tra gli altri: il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, il card. Walter Kasper, il Metropolita Kyrill del Patriarcato di Mosca, il vescovo luterano Huber, ma anche personalità politiche come il Presidente della Commissione Europea, Barroso e il Presidente rumeno Basescu. In programma – Apertura martedì 4 settembre alle 19, nella piazza principale della città, Piata Mare: musiche e canti della cultura rumena, benvenuto degli organizzatori e delle autorità civili della città. 5 settembre: in mattinata assemblea plenaria su temi tratti dalla Charta Oecumenica: unità-spiritualità-testimonianza; 6 settembre: Europa-religioni-migrazioni; 7 settembre: Creazione-pace-giustizia. Nel pomeriggio di ogni giorno: gruppi di lavoro. L’Assemblea si chiuderà con la pubblicazione di un documento finale. Il 7 settembre la serata artistico-culturale “Sulle vie della luce”, un programma di musica ed esperienze, di fede e di vita, animata dal Movimento dei Focolari, con esperienze di  Comunione e Liberazione, Cammino Neo-catecumenale, Comunità di Sant’Egidio.  L’appuntamento è alle ore 20,30 nella Piata Mare. Non è un caso che questo evento si svolga in un Paese dell’Est – Mons. Aldo Giordano: “L’unificazione europea avverrà soltanto quando riusciremo a mettere insieme queste due culture dell’Est e dell’Ovest. Questo è un lavoro in cantiere e crediamo che Sibiu possa dare questo grande contributo. D’altra parte, è una questione ecumenica: le Chiese dell’Occidente hanno una chance, qui, di confrontarsi con la grande tradizione orientale. E siccome abbiamo vissuto separati da un muro, adesso abbiamo l’occasione invece di conoscerci più profondamente e di imparare soprattutto a dare una testimonianza comune del Vangelo”. (L’intervista a Mons. Aldo Giordano è stata realizzata dalla Radio Vaticana)

Contro-corrente rischiando. Un gesto che lascia il segno

Esperienza raccontata all’incontro “Io sono e Amo” organizzato, dai Giovani per un Mondo Unito all’interno dell’Agorà a Civitanova Marche, Diocesi di Fermo, il 30 agosto 2007, in preparazione all’incontro col Papa a Loreto Ho letto recentemente che la cultura occidentale sta attraversando come una ‘notte’, ed ho sperimentato che questa ‘notte culturale’ circonda anche il mondo del divertimento e dello spettacolo. Vorrei condividere con voi un’esperienza che ho vissuto a Brescia con i miei amici vicini di casa. Un sabato pomeriggio, questi miei amici mi propongono di uscire, di trascorrere una serata insieme per fare qualcosa di diverso. Siamo un gruppo di sei o sette ragazzi. Per iniziare la serata, andiamo a ballare in un locale. La serata si svolge bene, ma ben presto mi accorgo che certe persone ballano senza alcun rispetto né per loro stesse né per gli altri. Dentro di me, avverto una voce sottile, quella di Gesù che mi chiede di andare controcorrente e di ballare con dignità e con amore. Dopo qualche ora, i miei compagni propongono di cambiare locale. Mi fido di loro, perché sono i miei amici, e accetto. Una volta nel locale, rimango sconvolto. Mi accorgo che si tratta di un locale con delle ragazze che si prostituiscono. Sono molto deluso da questo atteggiamento e da questo luogo. Senza parlare e senza fare rumore esco. Uno dei miei compagni se ne accorge e mi segue. Mi insulta, dandomi del ritardato. Qualche minuto dopo, ne esce un altro, ma non per insultarmi ma per darmi ragione. Successivamente ne esce ancora uno, sempre per darmi ragione. Mi sentivo contento, avevo creato una catena di controcorrente, senza aver parlato né degli ideali in cui credo né di Dio. Gli altri mi avevano guardato vivere e avevano capito. Infatti, uno di loro mi viene ogni tanto a fare delle domande sulla religione, e a volte mi chiede gli orari della Messa. Eppure non avevo parlato né della Chiesa né di Dio. Qualche mese dopo, un terzo ragazzo si fa avanti, dice di pentirsi di quella serata e esprime il desiderio di non frequentare mai più quel tipo di locali. Sono stato estremamente colpito. Erano passate tante settimane e avevo quasi dimenticato l’episodio, ma il mio amico se lo ricordava ancora perfettamente. Gesù stava lavorando il suo cuore. Questa esperienza mi ha aiutato a capire più radicalmente la necessità di rischiare, dicendo di no alle proposte del mondo, perché è una testimonianza che colpisce le persone che ci circondano anche se a volte non ce ne accorgiamo. (Y. – Camerun)

L’eredità di  Bregantini

«Non abbiate paura di preferire le vie ‘alternative’ indicate dall’amore vero»

«Le parole del Papa sono state fortissime, in particolare quando ha ricordato che dobbiamo andare controcorrente sempre, che non dobbiamo ascoltare quello che la società ci dice, gli attacchi alla Chiesa. Il Papa conta su di noi, anche se sa quanto è difficile vivere da cristiani». L’impressione a caldo di Novella, una ‘Giovane per un Mondo Unito’, dei Castelli Romani. Ben esprime l’impatto che le parole del Papa hanno avuto sui giovani: Un ideale grande… «Gesù ha una predilezione per i giovani; ne rispetta la libertà, ma non si stanca mai di proporre loro mete più alte per la vita: la novità del Vangelo e la bellezza di una condotta santa». … da raggiungere senza arrendersi: «Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere. Non abbiate paura di preferire le vie “alternative” indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l’interesse profondo per il bene comune. Non abbiate paura di apparire diversi e di venir criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo». L’incontro con il Papa era stato preparato da varie iniziative promosse, nei due giorni precedenti, da giovani di vari movimenti e parrocchie, ospitati nelle diverse diocesi della regione. I Giovani per un Mondo Unito del Movimento dei Focolari si erano riuniti nella Diocesi di Fermo, ospitati con grande generosità dalle famiglie. Hanno potuto far dono delle loro esperienze più profonde, in un incontro nel pomeriggio del 30 a cui hanno partecipato molti giovani delle parrocchie circostanti con  i loro amici. Al centro dell’incontro: la scelta di Dio nelle situazioni concrete di ogni giorno, la purezza nei rapporti con la fidanzata; il coraggio di uscire da un locale immorale, a rischio di essere deriso da tutti, come ha raccontato Yves del Camerun. E ancora le risposte del Vangelo vissuto, al dolore, alle malattie, alle delusioni: l’esito è libertà interiore, gioia. Un linguaggio forte che ha toccato e messo in crisi vari coetanei: testimoniava la radicalità del Vangelo, una radicalità che ha incidenza anche sul territorio, come testimoniato dai giovani della Calabria e della Sicilia. Un augurio divenuto realtà – Nel messaggio inviato ai Giovani per un mondo unito, Chiara Lubich riproponeva ai giovani la radicalità della scelta di Dio come ideale e concludeva con l’augurio, pienamente condiviso, di andare dal Papa con una decisione in cuore: «Io sono con te nel portare Cristo al mondo, perché L’ho fatto entrare nella mia vita e so cosa significa».

Cosa accade quando scegliamo Dio come Ideale?

«Carissimi giovani! amore, amando, meglio che possiamo, Gesù in tutti quelli che incontriamo? Diventiamo le persone più felici del mondo! Persone realizzate, gioiose, simpatiche, ottimiste, libere! Vorrei dirvi qualcosa che nasce dalla mia lunga esperienza, diventata esperienza di milioni di persone in tutto il mondo. Sapete cosa accade quando scegliamo Dio come Ideale? Quando Gesù Crocefisso e Abbandonato diventa il nostro più grande, intimo amico? Quando rispondiamo all’amore di Dio col nostro Tutti vogliono essere liberi! Penso sia difficile trovare qualcuno che dica: non mi va di essere libero. Ma è molto difficile esserlo, perché il mondo ti bombarda continuamente con mille false ricette di libertà. Ad esempio: i soldi! “Sono i soldi che comandano nel mondo, più ne hai – così ti dicono – più sei libero!” Ma Gesù ti dice di guardarti attorno e di usare i soldi che hai per condividere, per dare. Questo ti farà libero. Le piante prendono dalla terra solo quello di cui hanno bisogno per vivere, per essere se stesse. Così dobbiamo fare anche noi: essere liberi dal  consumismo frenetico e creare una cultura del dare. E ancora: il gruppo! Che paura di essere diversi, di non essere accettati! “Desidero essere amato da tutti, essere qualcuno”. Penso che tutti conosciate la frase: ma che male c’è? Lo fanno tutti, lo dicono tutti, lo pensano tutti! Ma Gesù ti dice di non cercare di essere amato, anzi di amare per primo! Prendi tu l’iniziativa. Non aspettare che gli altri ti vengano incontro. Cerca tu chi ha bisogno di te. Non dividere il mondo in gente simpatica e non: ama tutti. Ma capite che libertà? Carissimi giovani, coraggio! Il mondo è di chi più lo ama. Dio non si fa vincere in generosità. Certo, una vita per Lui e con Lui comporta impegno, costa sforzo, ma in cambio non è mai noiosa, non è mai grigia. Ha mille colori, è attraente e infinitamente interessante. Io vi auguro che andiate sabato dal Papa con questa decisione in cuore: io sono con Te nel portare Cristo al mondo, perché L’ho fatto entrare nella mia vita e so cosa significa». 30 agosto 2007

Settembre 2007

“Tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza” (1 Tim 6, 11).

Come fare a vivere tutte queste virtù nel nostro quotidiano?
Forse potrà sembrare difficile attuarle una per una. Perché allora non vivere il presente con la radicalità dell’amore? Se uno vive il presente nella volontà di Dio, Dio vive in lui e se Dio è in lui, in lui è la carità.
Chi vive il presente, secondo le circostanze, è paziente, è perseverante, è mite, è povero di tutto, è puro, è misericordioso perché ha l’amore nella sua espressione più alta e genuina; ama veramente Dio con tutto il cuore, tutta l’anima, tutte le forze; è illuminato interiormente, è guidato dallo Spirito Santo e quindi non giudica, non pensa male, ama il prossimo come se stesso, ha la forza della pazzia evangelica di “porgere l’altra guancia”, di “andare per due miglia…” .

“Tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza”.

L’esortazione è rivolta a Timoteo, fedele collaboratore di Paolo, suo compagno di viaggio e amico, confidente fino a diventare come un figlio. “Tu, uomo di Dio – gli scrive l’apostolo dopo aver denunciato orgoglio, invidie, litigi, attaccamento al denaro – fuggi queste cose”, e lo invita a tendere ad una vita dove risplendono le virtù umane e cristiane.
In queste parole riecheggia l’impegno assunto al momento del battesimo di rinunciare al male (“fuggi”) e di aderire al bene (“tendi”). Dallo Spirito Santo viene la radicale trasformazione e la capacità e la forza per attuare l’esortazione di Paolo:
 

“Tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza”.

L’esperienza vissuta col primo gruppo di ragazze che a Trento nel 1944 diede vita al focolare, lascia intuire come si può vivere la Parola di vita, soprattutto la carità, la pazienza, la mitezza.
Specie agli inizi non era sempre facile vivere la radicalità dell’amore. Anche fra noi, sui nostri rapporti, poteva posarsi della polvere, e l’unità poteva illanguidire. Ciò accadeva, ad esempio, quando ci si accorgeva dei difetti, delle imperfezioni degli altri e li si giudicava, per cui la corrente d’amore scambievole si raffreddava.
Per reagire a questa situazione abbiamo pensato un giorno di stringere un patto fra noi e lo abbiamo chiamato “patto di misericordia”.
Si decise di vedere ogni mattina il prossimo che incontravamo – in focolare, a scuola, al lavoro, ecc. -, nuovo, nuovissimo, non ricordandoci affatto dei suoi difetti, ma tutto coprendo con l’amore. Era avvicinare tutti con questa amnistia completa nel nostro cuore, con questo perdono universale.
Era un impegno forte, preso da tutte noi insieme, che aiutava a essere il più possibile sempre prime nell’amore, a imitazione di Dio misericordioso, il quale perdona e dimentica.

     Chiara Lubich

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A Martigny, in Svizzera, un patto tra generazioni

Carissimi giovani e stimati politici, Desidero anch’io dirvi una parola durante la vostra giornata dedicata a costruire il futuro di questa “nostra” – permettetemi di dire così – amata Svizzera, dato che abbiamo già fatto molta strada assieme. Quest’anno sono i giovani che ci hanno dato la possibilità di arricchire questa storia di una nuova tappa, invitando tutti, politici di ogni livello e di ogni orientamento, funzionari e cittadini, ad impegnarsi insieme nella scelta della fraternità come categoria ispiratrice della politica. Vorrei fare a tutti voi una proposta: stabilire un patto, un vero e proprio patto, tra generazioni diverse, per dare  alla politica il suo autentico spirito di impegno comunitario. Un patto di amore scambievole tra voi giovani, che avete la capacità di credere nell’attuazione dei grandi valori come la fratellanza universale, la pace, la libertà e rappresentate la Svizzera che verrà, e voi politici, che già  lavorate per la vostra gente, con il peso, ma anche la ricchezza dell’esperienza e rappresentate ciò che oggi è possibile mettere in atto. Perché non mettere in comune queste ricchezze e far crescere così le effettive capacità di tenere fede agli impegni che prenderete? Vi posso assicurare che, se avrete il coraggio di questa logica di ascolto e di lavoro in comune, si metterà in moto un nuovo stile di vita politico che aprirà strade e idee nuove, che, per “osmosi” d’amore, contagerà altri e sarà così possibile attuare quello che in questi giorni abbiamo creduto e voluto insieme. Si può operare per l’unità di un popolo solo se alcuni, per primi, si mettono a sperimentarla tra loro. Io sono con voi e prego Dio, l’Amore, quel Dio che i vostri Padri hanno voluto come garante del Patto Federale, che ci aiuti a fare della Svizzera una comunità unita, aperta e solidale, testimonianza viva sulla strada del mondo unito. Chiara Lubich (altro…)

L’eredità di  Bregantini

Una politica di ascolto, impegno per il bene comune, priorità ai più poveri

“Mettere da parte le proprie idee preconcette e le proprie convinzioni politiche e riimparare a rispettare il prossimo”. Solo così è possibile una politica che coniughi pace e giustizia, bene comune  e che esprima le aspirazioni e le attese dei giovani. Così i giovani, tramite il loro rappresentante, Laurent Moesching – studente di 22 anni, presidente del Comitato composto da 14 giovani, che ha ideato il  Politics-party.ch -,  hanno mostrato di accogliere la sfida lanciata loro dal messaggio di Chiara Lubich, iniziatrice del movimento politico per l’unità (Focolari): “Se avete il coraggio di avere questa logica di ascolto e di lavoro in comune si metterà in moto un nuovo stile di vita politica”. E’ questo nuovo stile l’attesa più sentita dai giovani, come è emerso dal vivace dialogo con i politici presenti e dallo scambio di esperienze che si è svolto a Martigny, il 25 e 26 agosto 2007, con 300 partecipanti, di cui 100 giovani e molti politici impegnati a livello nazionale, cantonale e comunale. Toccante un’esperienza dal Medio Oriente: Hand in Hand.  Ha mostrato quanto ascolto e lavoro comune sia possibile anche in situazioni di grave conflitto. Sonia Chason e Nebal Bakoey hanno descritto il loro impegno nel progetto scolastico “Hand in Hand” (mano nella mano) a Gerusalemme: una scuola che  parte dall’idea che le culture araba ed ebrea sono un valore importante. Ogni classe ha un insegnante ebreo ed uno arabo che preparano insieme  il programma dei corsi. Nebal Bakoey spiega: “Il rispetto è il fondamento di tutti i nostri scambi. Questo non significa che siamo sempre dello stesso parere, ma che diamo importanza a ciò che scopriamo insieme”. Il pilastro più debole è quello fondamentale – Nel tema principale, Lucia Fronza Crepaz, presidente del Movimento politico per l’Unità a livello internazionale, ha presentato la fraternità universale come “categoria atta ad ispirare l’impegno politico”,  come base della vita civile in una società multiculturale che presenta grandi sfide.  L’ex deputata italiana ha indicato nei poveri una priorità politica, con una immagine significativa: “Per valutare la resistenza di un ponte, non è determinante la capacità di portata del pilastro più forte, ma di quello più debole”. I membri più deboli della nostra società devono avere la priorità “non per pietà – ha aggiunto – ma perché i poveri, lasciati a se stessi, non hanno voce nel quadro della democrazia”. Musica pop dopo gli interventi – Politics-party: così era stato annunciato questo appuntamento. Dopo la politics è giunto il momento del party: gli interventi hanno ceduto il posto a musica pop e i dibattiti alla danza. L’organizzazione era in mano ai giovani, ed anche in questo la simbiosi tra politica e “party” ha avuto una buona riuscita. (altro…)

L’eredità di  Bregantini

Perù: gara di solidarietà in aiuto ai terremotati

Oltre 500 morti, 1600 i feriti, 20.000 famiglie senza tetto. Incalcolabili i danni materiali. Un primo bilancio del violento terremoto che il 15 agosto ha colpito le città di Pisco, Chincha, Ica e Cañete a circa 300 km. a Sud di Lima, capitale del Perù. Dal Paese andino membri della comunità del Movimento dei Focolari ci scrivono: “Le città sembrano distrutte dalla guerra. Migliaia di famiglie hanno perso tutto: parenti stretti, casa, cibo, lavoro… In tutto il Paese è scattata una vasta campagna di solidarietà. Migliaia di persone sono scese in soccorso alle popolazioni colpite, hanno fatto donazione di viveri, medicinali, coperte (in Perù è pieno inverno). Paesi, istituzioni e industrie hanno raccolto tonnellate di aiuti umanitari. Ci siamo messi a collaborare con organizzazioni, come la Croce Rossa o altri Enti di solidarietà, per unire gli sforzi e rendere più efficace l’aiuto. Nelle nostre case c’è un andirivieni di persone amiche o di altre che non conosciamo, ma che ci portano vestiti, viveri e medicine. Le famiglie del Movimento, insieme ai propri bambini, hanno aderito ad un progetto di aiuti: riempire borse di tela con una giacchetta, un berrettino, un libro, un peluche, colori, un blocco da disegno, adesivi e una cartolina con un disegno per un amichetto del Sud. I bambini sono felici di poter condividere. Questo progetto si sta estendendo a tanti bambini e migliaia di borse verranno consegnate il 1° e 2 settembre”. L’AMU (Azione Mondo Unito), ong dei Focolari, riconosciuta dal Ministero degli esteri italiano, ha inviato un primo contributo di 7.000 dollari per le necessità più urgenti, e lancia una campagna di raccolta fondi per assicurare una continuità di aiuti nel prossimo futuro quando, superata la fase di emergenza, si dovrà provvedere alla ricostruzione delle abitazioni e all’avvio di attività economiche per il sostegno delle famiglie. Chi desidera contribuire all’azione di solidarietà per il Perù, può inviare il suo contributo con la causale “Emergenza Perù” su uno dei seguenti conti intestati a: Associazione “Azione per un Mondo Unito – Onlus” Via Frascati 342 – 00040 Rocca di Papa (Roma) – c/c postale n. 81065005 oppure c/c bancario n. 000000120434 – presso Banca Popolare Etica – Filiale di Roma – CIN G – ABI 05018 – CAB 03200 – Codice BIC: CCRTIT2184D Coordinate internazionali EUR IBAN: IT16   G050   1803   2000   0000   0120   434 codice BIC (swift)      CCRTIT2184D (altro…)

L’eredità di  Bregantini

Loreto si avvicina: «Io sono e amo»

Mancano ormai pochi giorni alla festa ‘in piazza’ (Agorà!) dei giovani italiani – migliaia, senza dimenticare gli 800 delegati di altri Paesi – fra loro e con Benedetto XVI a Loreto. Sul sito www.loreto07.it tutti i dettagli della manifestazione dell’1 e 2 settembre. Nei giorni precedenti però nelle regioni vicine già cominciano le manovre: 32 diocesi delle Marche, dell’Umbria, dell’Emilia Romagna e dell’Abruzzo infatti accolgono in gemellaggio i giovani dei movimenti e delle altre diocesi italiane. Un fiorire di iniziative in cui ciascuno ha espresso la propria creatività. “Questi momenti – dichiara M. Bruna Romito della Segreteria centrale dei Giovani per un Mondo unito – sono una preparazione all’incontro con Benedetto XVI, e per realizzare la fraternità nelle comunità che ci accolgono, in comunione con le diocesi e con gli altri movimenti. Abbiamo scelto dei temi impegnativi, ma sono quelli che ci si presentano come sfide quotidiane”. Ecco uno zoom sul contributo dei Giovani per un Mondo Unito, in collaborazione con la Diocesi di Fermo e il comune di Civitanova Marche. 30 agosto “Io sono e amo –  Grande festa, ma anche momento di riflessione e scambio di esperienze. Da Sicilia e Calabria – dove i Giovani per un Mondo Unito con il percorso di “Signs of Hope” in questi tre anni hanno portato avanti delle azioni a sostegno della cultura della legalità – , al centro storico di Genova; dall’esperienza di un giovane africano che vive in Italia, a quella di una coppia di fidanzati, fino alla domanda cruciale: cosa fare quando il dolore bussa alla nostra porta? E’ lì che Gesù, nel momento culmine della sua sofferenza, si presenta come risposta ai dolori personali e dell’umanità. Teatro Rossini di Civitanova Marche – ore 17 (download .pdf ) Concerto degli Skortza – A conclusione del pomeriggio, la rock-band milanese che mette in musica il lato positivo dei fatti di ogni giorno, offrirà il suo repertorio. Il gruppo degli Skortza nasce tra Milano, Varese, Novara e Pavia nel 1998. Da allora calca i palcoscenici più diversi: teatri, piazze, scuole, comunità e prigioni. Ha incontrato sinora  più di 20.000 persone. Oltre alla musica li unisce un ideale: l’unità, che nasce quando ciascuno fa dell’arte di amare il proprio stile di vita. Ed è un’avventura sempre nuova, basta spaccare la “skortza” che dice di no!!http://www.korazym.org/news1.asp?Id=24034 30 – 31 agosto: workshop“Scoprire la vocazione della città”: una proposta per vivere la propria vocazione di cittadini attivi, che conoscono la propria città, sono attenti ai suoi problemi, sognano il suo futuro e sono costruttori del progetto più ‘alto’. Civitanova Marche, oratorio di Santa Maria Apparente, ore 10“Stili di vita per la fraternità universale”: il divario fra il nord e il sud del mondo; l’impronta ecologica nel nostro stile di consumo; sobrietà, fraternità e uso dei beni. Pensare insieme come trovare sempre nuove soluzioni a queste problematiche è l’obiettivo del workshop, che prevede molti momenti di dialogo. Civitanova Marche, oratorio S. Marone, ore 10“Orienteering”: gioco nel centro storico di Montecosaro, antico borgo medievale marchigiano. Montecosaro Alto, al Cassero, ore 10

L’eredità di  Bregantini

«Osare l’amore vero»

E’ possibile amare? – Una sfida, una proposta. Quella con cui Benedetto XVI si è rivolto quest’anno ai giovani di tutto il mondo, nel suo messaggio per la 22° Giornata Mondiale della Gioventù. Su questa scia una porzione di mondo, la più giovane, “futuro e speranza dell’umanità” nelle parole del Papa, si è incamminata in un itinerario alla ‘scoperta’ dell’amore vero. E se l’appuntamento mondiale, per trovare insieme la risposta, è a Sydney nel 2008, per arrivarci preparati i giovani italiani – ma con rappresentanze internazionali da 53 Paesi, compresa la delegazione australiana – si ritrovano con il Papa a Loreto, il 1° e il 2 settembre prossimi. Agorà dei giovani italiani – Festa sì, ma anche ricerca. Di un senso profondo, di una radice al nostro vivere, al nostro agire. Se il nostro cuore è felice solo nell’amore, i due giorni lauretani, vissuti ‘in profondità’, vorrebbero svelare il ‘segreto’, la ‘misura’, la ‘qualità’ di quest’amore, sul modello di Gesù sulla croce. Un amore che arriva fino a dare la vita: «Come Io vi ho amato». E’ questo infatti il tema dell’incontro, per il quale è prevista una partecipazione di 300.000 persone. Un gemellaggioLoreto 2007 è qualcosa in più della Veglia sulla spianata di Montorso. E’ anche 3 giorni di preparazione in 32 diocesi ospitanti delle Marche, dell’Umbria, dell’Emilia Romagna e dell’Abruzzo, dove giovani di altre diocesi e di movimenti ecclesiali,  si ‘gemelleranno’, animando alcune giornate di condivisione e di riflessione, portando alle comunità cristiane e alle realtà civili la voce del mondo giovanile. Obiettivo: conoscersi, incontrarsi, scambiarsi esperienze, condividere gli aspetti fondamentali della vita. I Giovani per un Mondo Unito, dei Focolari, saranno ospitati, dal 29 al 31 Agosto, nella Diocesi di Fermo, nelle Marche. Per info: sgmu@focolare.org. Una testimonianza viva di solidarietà – I giovani dell’Agorà per i giovani del Sud del mondo: il 29 giugno è stata lanciata la campagna di raccolta fondi per realizzare una chiesa nella città di Wolkite ed una sala polivalente per un centro giovanile nella città di Emdeber, in Etiopia. L’importo complessivo del progetto è calcolato in 500mila euro: le donazioni di singoli e gruppi potranno essere effettuate anche via sms, nei giorni dell’incontro nazionale di Loreto. Potranno contribuire al progetto non solo i presenti nella spianata di Montorso, ma anche coloro che assisteranno da casa agli eventi dell’1-2 settembre.

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Helmut Nicklas: “Decisivo il suo ruolo nella comunione tra i movimenti cristiani”

“Helmut Nicklas, era davvero una persona carismatica per la capacità di ascoltare la voce di Dio e seguirlo con  radicalità”. Così, Chiara Lubich nel messaggio letto nella chiesa chiesa episcopale evangelico-luterana San Matteo, di Monaco, venerdì 17 agosto 2007, al momento dell’ultimo saluto a questo “amatissimo amico e vero fratello” che, con “passione”, ha speso la vita per l’unità. Helmut Nicklas ha concluso il suo viaggio terreno domenica 12 agosto, a causa di una dolorosa malattia che lo aveva colpito più di un anno fa. Aveva 68 anni. Nato a Nabburg (Germania), era sposato, con 2 figli. Dal 1971 al 2002 è stato responsabile dell’YMCA di Monaco (Associazione ecumenica di giovani cristiani). Dal 1982 al 1998 aveva ricoperto anche l’incarico di vicepresidente dell’YMCA World-Urban-Network (che comprende oltre 2000 associazioni diffuse nel mondo), e dal 1985 è stato membro dell’Advisory Bord dell’International Carismatic Consultation. Di lui Chiara Lubich ha sottolineato soprattutto il “ruolo decisivo” svolto nel cammino di comunione tra movimenti e comunità di varie Chiese. Lo hanno testimoniato anche la folta rappresentanza di comunità e movimenti evangelici e cattolici presenti alla celebrazione funebre, e i numerosi messaggi, tra cui quelli della Comunità di Sant’Egidio e di Schoenstatt. Questo cammino di comunione, iniziato nel 1999, è sfociato nelle grandi manifestazioni dal titolo “Insieme per l’Europa”, che si sono svolte a Stoccarda (Germania) nel 2004 e nel maggio scorso, per contribuire a dare un’anima al continente e superare conflittualità e barriere. Già negli anni ’60 c’era stato un primo incontro tra Chiara e Helmut. Ma riportiamo qui di seguito l’intero messaggio di Chiara Lubich: “Ho rivisto dopo tanti anni Helmut Nicklas nel 1999 a Ottmaring, con vari responsabili di Movimenti evangelici. Era l’ora della nascita di una comunione fra Movimenti di varie Chiese. Da allora questo cammino, a cui partecipiamo, ha avuto varie tappe in tutta l’Europa ed oltre, con degli sviluppi grandi, storici del Popolo di Dio. E nelle diverse tappe di questo cammino di comunione Helmut ha avuto sempre un ruolo decisivo. Proprio nella Chiesa di San Matteo l’8 dicembre 2001 ci fu uno scambio di doni spirituali che ricordiamo come molto importante. Dopo un mio intervento sull’amore scambievole, Helmut ha invitato gli 800 responsabili di vari Movimenti presenti a fare un “patto di amore reciproco” (Gv 13,34). Questo patto, rinnovato in tante occasioni, è considerato il fondamento della comunione fra Movimenti e l’ accompagnerà anche nel futuro. Helmut era davvero una persona carismatica per la capacità di ascoltare la voce di Dio e seguirla con tutta radicalità. Questa capacità lo ha reso lungimirante e lo ha riempito della passione per l’unità. E’ stato un vero servitore della comunione tra Movimenti, uno che – come diceva lui stesso – deve essere capace di dimenticare sé e gli interessi della propria comunità, e mettersi a servire. E ne ha dato l’esempio. Tutti noi del Movimento dei Focolari porteremo sempre in cuore Helmut Nicklas, amatissimo amico e vero fratello.” Durante la malattia, Chiara è stata in continuo contatto con lui attraverso alcuni membri dei Focolari della Germania. Due giorni prima della sua dipartita, a Severin Schmid, che gli aveva fatto visita nella clinica di Monaco dove era ricoverato, aveva consegnato quasi un testamento, proprio riguardo alla comunione tra i movimenti: “Abbiamo vissuto dei momenti storici. Sono come segnali che ci indicheranno anche in futuro la strada. Dobbiamo essere fedeli a ciò che Dio ci ha fatto vivere. Dobbiamo raccontare questa storia.” Helmut Nicklas era uno dei due delegati della Chiesa evangelica tedesca invitati al Congresso internazionale che ha preceduto il grande incontro dei movimenti e nuove comunità con Papa Benedetto XVI, alla vigilia di Pentecoste 2006. In un’intervista all’agenzia Zenit, alla domanda su ciò che accomuna movimenti e comunità evangelici e cattolici, Helmut Nicklas aveva risposto: “Con i movimenti cattolici ci unisce la forte convinzione che gli uomini oggi hanno bisogno di Gesù Cristo”. (altro…)

L’eredità di  Bregantini

Svizzera: Chiara Lubich cittadina onoraria di Mollens. Appuntamento dei giovani con la politica

“Dal 1974, Chiara Lubich trascorre l’estate a  Mollens e siamo onorati d’accogliere questa personalità  internazionalmente riconosciuta,  impegnata a favore della pace e della fratellanza universale fra tutti i popoli” Queste le motivazioni del riconoscimento della cittadina che sorge sulle alture del Vallese. In Svizzera, il 25 e 26 agosto 2007 avrà luogo un altro appuntamento: il Politics-Party che coinvolge giovani e politica. Una iniziativa che si ispira allo spirito di Chiara Lubich. Fa seguito ad altri appuntamenti con varie personalità politiche svizzere, tra cui il sindaco di Mollens che in un’intervista ha dichiarato: “Il Movimento Politico per l’Unità è una sfida formidabile perché propone un approccio molto diverso rispetto alla politica che noi conosciamo. In esso la fraternità prende il sopravvento sulla politica, e viene scelto il dialogo piuttosto che il confronto dialettico e conflittuale. E questo ai vari livelli dell’ impegno politico. Che i nostri giovani siano coinvolti in questa riflessione, mi sembra che sia un’apertura non indifferente per il futuro, perché non dimentichiamo che saranno i nostri giovani a decidere un giorno sulla politica”. (altro…)

Maria, "celeste piano inclinato"

 Maria non è facilmente capita dagli uomini, anche se tanto amata. È più facile infatti trovare in un cuore lontano da Dio la devozione verso di Lei che la devozione verso Gesù. È universalmente amata. E il motivo è questo, che Maria è Madre. Le madri, in genere, specie dai figli piccoli, non sono «capite», sono amate, e non è raro il caso, anzi frequentissimo, che anche un uomo di ottant’anni muoia pronunciando come ultima parola: «mamma». La mamma è più oggetto d’intuizione del cuore che di speculazione dell’intelletto, è più poesia che filosofia, perché è troppo reale e fonda, vicina al cuore umano. Così è di Maria, la Madre delle madri, che la somma di tutti gli affetti, le bontà, le misericordie delle mamme del mondo non riesce ad eguagliare. Gesù sta in certo modo più di fronte a noi: le sue divine e splendenti parole sono troppo diverse dalle nostre per confondersi con esse; sono anzi segno di contraddizione. Maria è pacifica come la natura, pura, serena, tersa, temperata, bella; quella natura lontana dal mondo, in montagna, in campagna, al mare, nel cielo azzurro o stellato. Ed è forte, vigorosa, ordinata, continua, inflessibile, ricca di speranza, perché nella natura è la vita che riaffiora perennemente benefica, ornata dalla vaporosa bellezza dei fiori, caritatevole nella ricca abbondanza dei frutti. Maria è troppo semplice e troppo vicina a noi, per esser «contemplata». Ella è «cantata» da cuori puri e innamorati che esprimono così quello che di meglio è in loro. Porta il divino in terra soavemente come un celeste piano inclinato che dall’altezza vertiginosa dei Cieli scende alla infinita piccolezza delle creature. È la Mamma di tutti e d’ognuno, che sola sa balbettare e sorridere al suo bimbo in una maniera unica e tale che, pur piccolo, ognuno sa già godere di quella carezza e rispondere col suo amore a quell’amore. Maria non si comprende perché è troppo vicina a noi. Lei, destinata dall’Eterno a portare agli uomini le grazie, gioielli divini del Figlio, è lì appresso a noi ed attende, sempre sperando, che ci si accorga del suo sguardo e si accetti il suo dono. E se qualcuno, per sua ventura, la comprende, lo rapisce nel suo Regno di pace, dove Gesù è re e lo Spirito Santo è il respiro di quel Cielo. Di là, purificati dalle nostre scorie e illuminati nelle nostre oscurità, la contempleremo e la godremo, paradiso aggiunto, paradiso a parte. Di qua meritiamo che ci chiami per la «sua via» onde non rimanere piccoli nello spirito, con un amore che è solo supplica, implorazione, richiesta, interesse, ma, conoscendola un po’, poterla glorificare. (Tratto da Maria, Trasparenza di Dio – Città Nuova editrice, 2003)

«Guardandoli, ho pensato: forse ci riesco anch’io!»

In famiglia non abbiamo avuto una vita facile. Siamo in cinque fratelli e questa non è una cosa straordinaria, ma quando i miei genitori si sono sposati, erano molto giovani. Gli anni successivi, i problemi economici, i debiti, i momenti di crisi tra il papà e la mamma ci hanno messo tante volte in difficoltà. I miei fratelli più grandi hanno cercato la loro strada, spesso contestando fortemente il papà… mettendo lo studio all’ultimo posto. Era difficile trovare qualcosa di positivo nell’esperienza che avevamo vissuto fino a quel momento. Poi, la nostra strada si è incrociata con quella di un’altra coppia che la mamma ha conosciuto: si volevano bene, volevano bene ai loro figli, e questo amore si riversava in modo concreto anche fuori dalla loro famiglia. Io ero piccolina ma mi ricordo la novità che era entrata nella nostra casa: sapere che esisteva una rete di persone unite, giovani e adulti, che vivevano il Vangelo. Dopo un po’ però questa famiglia si è trasferita e, perdendo il loro sostegno, noi ci siamo allontanati sempre di più dalla realtà che avevamo conosciuto. Di nuovo discussioni, offese, debiti… A volte la mamma era costretta ad andare dai vicini a chiedere qualcosa da mangiare da mettere nei piatti. Io sono andata totalmente in crisi: perchè Dio permetteva tutto questo? Davanti a noi c’era di nuovo una situazione terribile. Andando alle superiori, uno spiraglio: un giorno, conosco una ragazza che mi rimette in contatto con la comunità del Movimento dei Focolari nella mia città. Era una ragazza che faceva la mia stessa scuola e ho riconosciuto nei suoi gesti, nelle sue scelte, nelle sue parole, lo stesso impegno di vivere il Vangelo. Partecipando ad un incontro, sento una signora raccontare com’era riuscita a perdonare suo marito che l’aveva tradita. Lì, accanto a lei, ora c’era tutta la sua famiglia… Guardandoli, ho pensato: forse ci riesco anch’io. Sono tornata a casa e piano piano ho capito cosa fare: non volevo aspettare che fossero gli altri ad amarmi. Avrei cominciato io. Volevo provare se c’era ancora posto per l’amore vero anche nella mia famiglia. Se il piccolino, il figlio di mia sorella, piangeva, lo prendevo io e lo cambiavo. Se la mamma aveva bisogno di aiuto, senza aspettare che me lo chiedesse, mi mettevo con lei a pulire la casa. Se il papà era da solo, andavo da lui e con un abbraccio cercavo di dargli un po’ di attenzione, di affetto, mettendomi a guardare il calcio con lui per tutto il pomeriggio. E’ cambiato il clima tra tutti: io stessa mi sono ritrovata carica di affetto e di gesti di attenzione concreti, ma ho visto che anche tra papà e mamma le cose miglioravano, quasi senza accorgersene. Abbiamo cominciato a capire che cos’è una famiglia. Un giorno, sono tornata dopo aver passato un pomeriggio a giocare con i bambini malati nel reparto di un ospedale; il papà ha voluto sapere com’era andata… E più gli raccontavo e più mi accorgevo che anche lui cominciava ad aprirsi, ricordando momenti difficili della sua infanzia, il suo dolore quando aveva perso il papà… Era la prima volta che scoprivo in lui una sofferenza così grande. E’ stato un momento di rapporto speciale tra di noi. Quando, tempo fa, il papà ha rischiato di morire, ho chiesto a Dio di non portarlo via. Era troppo presto: c’era ancora qualcosa da fare. Infatti, sono stati mesi importanti anche per la mamma che è stata sempre accanto a lui. Penso che questa lunga esperienza mi abbia fatto sperimentare che l’amore vince tutto. Sicuramente ci sono ancora delle difficoltà, perchè c’è sempre tanto da migliorare, ma ho avuto la conferma che la realtà straordinaria e originale che è il cuore di ogni famiglia, ciascuno la deve costruire in prima persona. (C. D. – America del Sud)

Agosto 2007

“Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù”.

La vita dei cristiani a cui si indirizza la lettera agli Ebrei conosce prove e sofferenze. A volte ci sarebbe da scoraggiarsi: perché non scegliere una via più facile, perché non arrendersi?
L’autore dello scritto invita invece a proseguire nella strada intrapresa: è difficile, costa, ma la via del Vangelo è quella che porta alla pienezza della vita. Anzi, egli incita i cristiani a correre e a rimanere saldi anche sotto il peso dei patimenti.
Come ad ogni atleta così ad ognuno di noi che decide di seguire Gesù, per giungere alla mèta occorre la perseveranza, ossia la resistenza, la capacità di tenuta, che ci viene dalla convinzione che Dio è con noi e dalla ferma decisione di volercela fare.
Ma soprattutto siamo invitati a tenere lo sguardo ben fisso su Gesù, che ci ha preceduto e ci fa da guida. Egli infatti, sulla croce, specialmente quando si sente abbandonato dal Padre, è il modello del coraggio, della perseveranza, della sopportazione: ha saputo rimanere saldo nella prova e si è riabbandonato nelle mani di quel Dio da cui si sentiva abbandonato .

“Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù”.

Chiara Lubich parla spesso di Gesù che affronta con coraggio, senza arrendersi, la prova più grande: è il modello della nostra corsa e di come si superano le prove. Ogni nostro dolore o prova della vita è già stato fatto proprio da Gesù nel suo abbandono sulla croce.
Lasciamo che sia lei stessa ad indicarci come tenere lo sguardo su di Lui.
“Siamo presi dalla paura? Gesù in croce nel suo abbandono non appare forse invaso dalla paura che il Padre si sia dimenticato di Lui?”
Quando siamo presi dallo sconforto e dallo scoraggiamento, possiamo ancora guardare a Gesù che in quel momento “sembra sommerso dall’impressione che nella sua passione manchi il conforto del Padre e pare che stia perdendo il coraggio di concludere la sua dolorosissima prova (…). Le circostanze ci portano ad essere disorientati? Gesù in quel tremendo dolore sembra non comprendere più nulla di quanto gli sta succedendo dato che grida 'Perché?' (…) E quando ci sorprende la delusione o siamo feriti da un trauma, o da una disgrazia imprevista, o da una malattia o da una situazione assurda, possiamo sempre ricordare il dolore di Gesù abbandonato che tutte queste prove e mille altre ancora ha impersonato” .
In ogni nostra difficoltà egli ci è accanto, pronto a condividere con noi ogni dolore.

“Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù”.

Come vivere dunque questa Parola? Guardando a Gesù e abituandoci a “chiamarlo per nome nelle prove della nostra vita. Così gli diremo: Gesù Abbandonato-solitudine, Gesù Abbandonato-dubbio, Gesù Abbandonato-ferita, Gesù Abbandonato-prova, Gesù Abbandonato-desolazione e così via.
E chiamandolo per nome, egli si vedrà scoperto e riconosciuto sotto ogni dolore e ci risponderà con più amore; ed abbracciandolo diverrà per noi: la nostra pace, il nostro conforto, il coraggio, l’equilibrio, la salute, la vittoria. Sarà la spiegazione di tutto e la soluzione di tutto” .

“Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù”.

Così è stato per Luigia che anni fa trovò un foglietto con il commento a questa Parola di vita. Lei stessa racconta: “Improvvisa piomba la notizia terribile: il mio primogenito, di 29 anni, ha subito un incidente stradale ed è gravissimo. Corro in ospedale col cuore in gola. Mio figlio è lì, immobile, assente. Sono disperata. Nei giorni di angosciosa attesa passo per caso nella cappella dell’ospedale e trovo la Parola di vita che mi invita a tenere lo sguardo su Gesù abbandonato. La leggo attentamente: sì, mi dico, parla proprio della mia prova… La stanza di rianimazione, ormai senza speranza, non appare più un martirio: è un legame con l’amore di Dio. E sono capace, tenendo la mano di mio figlio, di pregare per lui che mi lascia. È morto e mai l’ho sentito così vivo”.

   A cura di Fabio Ciardi e Gabriella Fallacara

«Ho ritrovato la libertà: ora posso lavorare secondo la mia coscienza»

Per me essere libera significa anche avere il coraggio di andare controcorrente. In Brasile lavoravo in una TV locale, come giornalista politica. All’interno di questa TV si cercava di avere una audience alta per poi ottenere sovvenzioni da grandi multinazionali o da persone facoltose. Nel periodo delle elezioni molti dei candidati politici pagavano, perché dessimo notizie favorevoli a loro e al loro partito. Così molte volte succedeva che la nostra équipe di giornalisti aveva già il materiale pronto ma non ci era permesso di mandarlo in onda, perché non era favorevole a questo o quel “politico amico”. Per questo motivo sentivo che era limitata non solo la mia personale libertà, ma anche quella del pubblico, che era costretto a ricevere notizie tendenziose e parziali, anche se magari non proprio false. Quando ho deciso di parlarne con il mio capo lui mi ha derisa, dicendomi che ero un’ingenua. Qualche tempo dopo, il capo ha lasciato quel posto di lavoro per andare in una televisione più seria e importante e proprio perché conosceva i miei principi, mi ha chiesto di andare a lavorare con lui. Lo stipendio sarebbe stato più basso, ma avrei potuto lavorare secondo la mia coscienza, così ho accettato. Alle successive elezioni politiche ho cercato di fare il mio lavoro bene, pensando sempre che potevo in qualche modo aiutare le persone che seguivano le nostre notizie a farsi un’opinione il più possibile veritiera, per poter decidere liberamente a chi dare il proprio voto. (A. B. – Brasile) (altro…)

E’ il «come» che conta

  Ci sono giorni in cui le cose – umanamente parlando – vanno meglio, ci sono dei giorni in cui vanno meno bene. Allora ripeti la dolce esperienza che nella vita presente che ti è data non conta se va bene o meno bene, ma vale come la vivi questa vita, perché in quel come è la carità, che sola dà valore a tutto. Infatti ama Dio chi osserva la sua parola. Noi, durante il giorno, dobbiamo pensare che in Paradiso non porteremo né le gioie, né i dolori. Anche il dar il corpo alle fiamme, senza la carità, è nulla. Né valgono le opere di apostolato. Anche il saper la lingua degli angeli, senza la carità, non vale. Né le opere di misericordia. Anche il dar via tutto ai poveri, senza la carità, non vale. In Paradiso porteremo come abbiamo vissuto tutto questo: se cioè secondo la parola di Dio, che ci dà modo di esprimere la nostra carità. Perciò, alziamoci ogni giorno felici: sia che tempesti, sia che sorrida il sole; e ricordiamoci che varrà della nostra giornata quanto di parola di Dio avremo nel corso di essa «assimilato». Così facendo, in quel giorno Cristo sarà vissuto in noi ed Egli avrà dato valore alle opere da noi compiute, o con il contributo diretto, o con quello della preghiera e della sofferenza. Ed esse, alla fine, ci seguiranno. Insomma si può ammirare come la parola di Dio, la Verità, ci faccia liberi… , liberi dalle circostanze, liberi da questo corpo di morte, liberi dalle prove dello spirito, liberi dal mondo che attorniandoci vorrebbe scalfire la bellezza e la pienezza del Regno di Dio dentro di noi. (tratto da Scritti Spirituali/2 Città Nuova editrice 1997)

Conflitti di laicità

SOMMARIO

Editoriale

CONFLITTI DI LAICITA’. L’INTELLIGENZA LAICA E LA LOGICA DELLA COSA – di Antonio Maria Baggio – Negli ultimi anni, in Europa, si sono accesi regolarmente dei «conflitti di laicità», a partire, in particolare, da temi riguardanti la famiglia e la procreazione, l’aborto, l’eutanasia. Il dibattito si è però ampliato e coinvolge, più in generale, le concezioni delle laicità e i  rapporti fra Stati e religioni. L’editoriale prende in esame il percorso storico che ha portato alla costruzione della cultura del rispetto e del limite che caratterizza la laicità, distinguendo il significato civile-politico di “laico” dal significato intra-ecclesiale.  Considera, successivamente, il «modello dell’indifferenza» e quello della collaborazione nei rapporti tra Stato e Chiesa; prende infine in considerazione le condizioni del dibattito tra culture diverse (specialmente religiose e non religiose) all’interno dello spazio pubblico, con particolare considerazione per il tema della razionalità.

Nella luce dell’ideale dell’unità

DIO-BELLEZZA, NELLA SPIRITUALITA’ E NELL’ESPERIENZA DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI –  di Chiara Lubich – In occasione del conferimento del dottorato honoris causa in Arte da parte dall’Università di Maracaibo (Venezuela) l’Autrice, dopo aver ripercorso i principali cardini della spiritualità del Movimento dei Focolari, si sofferma sulla realtà di Dio-Bellezza ravvisando nell’esperienza del Movimento una vera e propria vocazione ad essa. In tal modo l’arte è sempre stata presente fin dagli inizi dell’esperienza dei Focolari. Da qui la presenza in esso di numerosi artisti che vi hanno trovato un terreno fertile per la loro attività, presenza culminata nel grande Congresso che, nel 1999, ha radunato 1700 partecipanti provenienti da tutto il mondo. CREATURALITÀ ED ESISTENZIALISMO – di Pasquale Foresi – Continuando a riflettere sul valore delle diverse dimostrazioni dell’esistenza di Dio l’Autore,  conscio delle difficoltà che le posizioni aristotelica e tomista possono porre all’animo contemporaneo, si pone qui da una prospettiva esistenzialista rivolgendosi a coloro che credono maggiormente nella percezione, o immediata o riflessa, che nel raziocinio e nel ragionamento. Partendo, così, dalla percezione della creaturalità esistente, ne esamina il significato, cogliendo in essa il termine dell’atto creativo di Dio la cui effettualità è il motivo dell’esistere e dell’essere della creatura. Tale percezione della creaturalità ha poi impliciti anche i principi di causalità efficiente e finale così come gli altri principi primi della metafisica come il buono, il vero, l’uno, il bello. Saggi e ricerche PER UN NUOVO INCONTRO TRA FEDE E LÓGOS – di Piero Coda – L’istanza che attraversa e lavora la profondità dell’interrogazione culturale del nostro tempo è stata così espressa da Benedetto XVI: il compito che ci sta di fronte è «un nuovo incontro tra fede e lógos». Per mostrare l’efficacia storica di una fede che, per sé, è amica dell’intelligenza e della libertà, la fede stessa è infatti chiamata a misurarsi su quella forma compiuta di lógos introdotta nella storia dal Lógos che «carne si è fatto» (Gv 1,14), è stato crocifisso ed è risorto per lievitare dal di dentro – nell’universalità del dono dello Spirito – il cammino culturale dell’umanità. In questa direttrice di marcia si fa possibile e praticabile un esercizio del pensiero credente che incontri, da un lato, la razionalità scientifica moderna e, dall’altro, la razionalità custodita dagli universi culturali altri rispetto a quello forgiato in simbiosi con la fede cristiana. Di qui la necessità di dar vita a comunità di formazione, di studio e di ricerca in cui anche culturalmente prenda forma quel «soggetto più grande» – per dirla con le parole di papa Ratzinger al Congresso di Verona del 2006 – che si costituisce in virtù dell’esperienza di fede, ma è aperto e accessibile a chiunque si ponga in sincero ascolto della verità. TRANSDISCIPLINARITÀ E DIALOGO – Sergio Rondinara – L’affermarsi all’interno delle scienze naturali del paradigma della complessità lancia sul piano metodologico la provocazione ad abbandonare il metodo interdisciplinare a favore di quello transdisciplinare. L’orizzonte inaugurato dalla prospettiva transdisciplinare reca con sé una opportunità storica per molte discipline. Per la teologia, ad esempio, si presenta la possibilità di uscire dall’isolamento plurisecolare in cui è stata relegata e rimettersi in gioco come una specifica forma accanto ad altre forme del sapere contemporaneo mantenendo la propria autonomia e distinzione da esse, ma anche capace di superare qualunque forma di autoreferenzialità. INDAGINE SUL CINEMA. IL TEMA DELLA “PROVA” NEL CINEMA ITALIANO CONTEMPORANEO – di Mario Dal Bello – L’Autore presenta la situazione del cinema italiano, sempre in bilico tra superficialità e ricerca, riferendosi soprattutto ad alcuni lavori degli ultimi anni di registi particolarmente impegnati.  Si sofferma poi ampiamente sul tema della “prova” in sé, in famiglia, nella società e nella cultura, presente in alcune opere uscite  nella primavera 2007.  I lavori di Cappuccio, Costanzo ed Olmi gettano uno sguardo attento e approfondito su una tematica di grande attualità e rappresentano un segno di speranza per la cinematografia del Belpaese. RIFLESSIONI SULL’ETICA E LA FRATERNITA’ POLITICA. UNO SGUARDO DALL’ARGENTINA – di Rafael Velasco S. J. – Il pensiero filosofico greco classico, distingueva tra doxa (opinione) ed episteme (scienza), facendo delle seconda il luogo della gnoseologia, della metafisica e dell’etica che a queste ultime si connette. In tal modo, l’attuare umano si vincola alla conoscenza della verità, anche nell’agire politico, così come Aristotele sottolinea. La pratica politica contemporanea ha però abbandonato questa impostazione e si basa sull’opinione; in particolare, attua le proprie scelte attraverso l’interrogazione dell’opinione pubblica; questa, poiché non può essere identificata col bene comune, porta la politica a compiere essenzialmente scelte tattiche, non fondate sul “sapere” del bene. In questo contesto, l’Autore prende in considerazione il Movimento Politico per l’Unità, in quanto esso propone il riscatto della pratica politica sviluppando tre concetti di fondo: l’umanità intesa come soggetto politico, il superamento della categoria del nemico politico, la prospettiva della competizione fraterna. SPUNTI PER UNA RICERCA SUL PRINCIPIO DI FRATERNITA’ NEL PENSIERO LATINOAMERICANO – di Domingo Ighina – Il termine “fraternità” è quasi assente dall’ampio corpus dei testi che compongono il cosiddetto pensiero latinoamericano. Alcuni studi (Mario Casalla, Carlos Beorlegui, Arturo Andrés Roig) cominciano però ad individuare un ruolo del principio di fraternità nel processo che ha condotto alla costituzione di un  «soggetto storico collettivo», che può essere definito come “popolo” o “i popoli”: la fraternità agisce dunque nella promozione dell’identità storica latinoamericana. Questo processo attinge le sue radici intellettuali nella Scuola di Salamanca, ma si forma accogliendo anche l’influsso dell’Illuminismo. Il saggio traccia il percorso di tale processo, evidenziandone alcune tappe fondamentali: dall’individuazione dell’identità coloniale in Viscardo y Guzmán, alla ricerca di una nuova fraternità americana in Simón Bolívar, alla riscoperta del modello preispanico della fraternità.

Spazio letterario  

«Nuova Umanità» continua nelle sue pagine l’apertura di spazio dedicato alla produzione letteraria. AFFIDAMENTO – di  Cinto Busquet

Libri

DUE LIBRI PER UNA CULTURA NUOVA – di Giovanni Casoli – Vengono presentati i primi due  volumetti della collana “Universitas” di Città Nuova dai titoli Notte della cultura europea. Agonia della terra del tramonto? di Giuseppe Maria Zanghì, e Interpretazione del reale tra scienza e teologia di Sergio Rondinara. Il primo è il testo di esordio delle pubblicazioni del nascente Istituto Universitario “Sophia” del Movimento dei Focolari, ma anche la sua preliminare descrizione fondativa, in creativa fedeltà alla spiritualità e dottrina dell’Unità di Chiara Lubich. Il secondo testo procede con delicatezza, sul sentiero nascosto ma realmente percorribile che si distende tra scienza e teologia sulla traccia di una filosofia correlata ad esse che modernamente è tutta da reinventare, perché richiede alle diverse forme di conoscenza relazioni fondate su una reciproca apertura e sul rigoroso rispetto dei propri statuti epistemologici. NUOVA UMANITÀ XXIX –  Maggio-Giugno  – 2007/3, n.171

Luglio 2007

“Voi (…) siete stati chiamati a libertà” (Gal 5, 13).

Negli anni 50 l’apostolo Paolo aveva visitato la regione della Galazia, al centro dell’Asia minore, l’attuale Turchia. Erano sorte comunità cristiane che avevano abbracciato la fede con grande entusiasmo. Paolo aveva rappresentato davanti ai loro occhi Gesù crocifisso, ed essi avevano ricevuto il battesimo che li aveva rivestiti di Cristo, comunicando loro la libertà dei figli di Dio. “Correvano bene” nella nuova via, come riconosce Paolo stesso.
Poi, improvvisamente, cercano altrove la loro libertà. Paolo si stupisce che così presto abbiano voltato le spalle a Cristo. Di qui il pressante invito a ritrovare la libertà che Cristo aveva dato loro:

“Voi (…) siete stati chiamati a libertà”.

A quale libertà siamo chiamati? Non possiamo già fare quanto vogliamo? “Non siamo mai stati schiavi di nessuno”, dicevano, ad esempio, i contemporanei di Gesù quando egli affermava che la verità da lui portata li avrebbe resi liberi. “Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato”, aveva risposto Gesù .
C’è una schiavitù subdola, frutto del peccato, che attanaglia il cuore umano. Ne conosciamo bene le sue molteplici manifestazioni: il ripiegamento su noi stessi, l’attaccamento ai beni materiali, l’edonismo, l’orgoglio, l’ira…
Da soli non saremo mai capaci di svincolarci fino in fondo da questa schiavitù. La libertà è dono di Gesù: ci ha liberato facendosi nostro servo e dando la vita per noi. Di qui l’invito ad essere coerenti con la libertà donataci.
Essa “non è tanto la possibilità di scegliere fra il bene e il male, quanto di andare sempre più verso il bene”. Così Chiara Lubich parlando ai giovani. “Ho costatato – continua – che il bene libera, il male rende schiavi. Ora, per avere la libertà bisogna amare. Perché ciò che ci rende più schiavi è il nostro io. Quando invece si pensa sempre all’altro, o alla volontà di Dio nel fare i propri doveri, o al prossimo, non si pensa a se stessi e si è liberi da se stessi” . 
 

“Voi (…) siete stati chiamati a libertà”.

Come vivere dunque questa Parola di vita? Ce lo indica Paolo stesso quando, subito dopo averci ricordato che siamo chiamati a libertà, spiega che questa consiste nel mettersi “a servizio gli uni degli altri”, “mediante la carità”, perché tutta la legge “trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso” .
Si è liberi – ecco il paradosso dell’amore – quando per amore ci si pone a servizio degli altri, quando, contrastando le spinte egoistiche, ci si dimentica di noi stessi e si è attenti alle necessità degli altri.
Siamo chiamati alla libertà dell’amore: siamo liberi di amare! Sì, “per avere la libertà bisogna amare”.

“Voi (…) siete stati chiamati a libertà”.

Il vescovo Francesco Saverio Nguyen Van Thuan, imprigionato per la sua fede, rimase in carcere 13 anni. Anche allora si sentiva libero perché gli restava sempre la possibilità di amare almeno i carcerieri.
“Quando sono stato messo in isolamento – racconta – fui affidato a cinque guardie: a turno, due di loro erano sempre con me. I capi avevano detto loro: 'Vi sostituiremo ogni due settimane con un altro gruppo, perché non siate 'contaminati' da questo pericoloso vescovo'. In seguito hanno deciso: 'Non vi cambieremo più; altrimenti questo vescovo contaminerà tutti i poliziotti'.
All’inizio le guardie non parlavano con me. Rispondevano solo sì e no. Era veramente triste (…). Evitavano di parlare con me.
Una notte mi è venuto un pensiero: 'Francesco, tu sei ancora molto ricco, hai l’amore di Cristo nel tuo cuore; amali come Gesù ti ha amato'.
L’indomani ho cominciato a voler loro ancora più bene, ad amare Gesù in loro, sorridendo, scambiando con loro parole gentili. Ho cominciato a raccontare storie dei miei viaggi all’estero (…). Hanno voluto imparare le lingue straniere: il francese, l’inglese… Le mie guardie sono diventate miei scolari!”

A cura di Fabio Ciardi e Gabriella Fallacara

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