Set 28, 2006 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Sono stata Procuratore generale, specializzata in antinarcotici, in Colombia, per circa 11 anni. Ho dovuto seguire numerosi casi contro il crimine organizzato, per il 98% con risultati positivi. Sempre sono stata consapevole che ogni reato riguardava la vita di un uomo e di una famiglia, che esigono rispetto, amore, considerazione, malgrado la gravità, penalmente rilevante, degli atti commessi. Mi sentivo felice in un compito che mi dava la possibilità di fare una esperienza continua di Dio. Nello stesso tempo ero realizzata personalmente e professionalmente, oltre ad avere una sicurezza economica. Contavo poi su un’eccellente squadra di lavoro, esperti investigatori con grandi valori umani e professionali. La corruzione, però, cercava d’infiltrarsi più che mai in tutte le istituzioni pubbliche, soprattutto tra gli operatori della giustizia. Il mio agire radicale e retto coinvolgeva tutto il gruppo di lavoro, per questo le investigazioni avvenivano nel pieno rispetto della legge. Un giorno abbiamo “toccato” qualcuno che si considerava intoccabile. L’offerta non si è fatta attendere: vari milioni, che potevano assicurare tanta serenità a livello economico. Non potevo, né volevo cedere né potevo far finta di niente. Da quel momento le cose sono cambiate per me, sul lavoro, in famiglia e nella vita quotidiana. Di fronte al rifiuto sono arrivate minacce, pressioni da parte dei superiori e infine il licenziamento, insieme a uno dei miei migliori investigatori che, come me, non aveva ceduto alla corruzione. Nel cuore ho provato tanta amarezza, sfiducia e delusione. Vivevo da sola con i miei figli perché, mio marito anni prima mi aveva abbandonato. Guardando i miei due figli, indifesi, ho pensato che tutto è permesso da Dio per la nostra santificazione. Sentivo che stavo pagando il prezzo per rimanere nella retta strada. D’accordo con i figli ci siamo proposti di ridurre tutte le spese. Eravamo sereni perché sicuri dell’immenso amore di Dio. Ho chiesto a Dio la forza necessaria per perdonare quelli che mi costringevano a cambiare il tenore di vita che avevo condotto fino a quel momento. Sforzandomi di vivere “un’amnistia completa nel cuore”, ho trovato la vera libertà e la forza di ricominciare. Con il denaro che mi restava dalla liquidazione e qualche risparmio ho acquistato un pulmino scolastico. La mia giornata, come autista, iniziava alle 4.45 per trasportare i bambini delle scuole. Mi costava attraversare i luoghi dove sapevo di poter incontrare i miei precedenti colleghi o i superiori. Rapidamente era circolata la notizia che “il Procuratore, chiamato ‘la dama di ferro’, faceva l’autista”. Alcune risate e commenti spiacevoli sono arrivati anche alle mie orecchie. Dopo circa un anno un professionista, che conoscevo, mi ha chiesto di collaborare per la preparazione di un lavoro per l’Ufficio dell’ONU contro la droga. Ciò mi ha permesso di rientrare nuovamente nel campo della mia specializzazione seppure con un compenso minimo, collaborando con operatori di tutta l’America Latina e dei Caraibi. L’Organismo internazionale ha apprezzato la mia professionalità e serietà e mi ha assunto con uno stipendio mensile dignitoso. Sto ora dando lavoro anche ai miei colleghi della Procura. All’inizio avevo timore di affrontarli, conoscendo il loro modo scorretto di agire e gli apprezzamenti su di me. Ho supplicato la Madonna di colmarmi dell’umiltà necessaria per dimenticare il passato e non giudicare. Non è stato facile ma sento molto forte l’amore di Dio per me e per la mia famiglia. (D. L. – Colombia) (altro…)
Set 28, 2006 | Focolari nel Mondo
Quando anni fa ho iniziato a lavorare in un centro di riabilitazione, ero da sola e cercavo di vivere il Vangelo cercando di vedere Gesù nel fratello, sia nel paziente sia nel collega. Nel giro di qualche mese ho approfondito la conoscenza di una collega, che stava vivendo un momento difficile, perché aveva deciso di separarsi dal marito. Ho cercato di volerle bene, così, a poco a poco, ha voluto sapere perché mi fermavo fuori dell’orario di lavoro per stare ad ascoltarla. Con mio marito abbiamo cercato di coinvolgere anche suo marito. Condivide ora con me l’impegno di volontaria. Eravamo finalmente in due: ogni mattina offrivamo a Gesù tutte le difficoltà, cercavamo di vedere le cose insieme. A noi poi, si sono aggiunte altre persone. Questo spirito stava trasformando anche il nostro operato nell’ambiente di lavoro: sentivamo che dovevamo porre al centro della nostra attività di riabilitazione il paziente. Un giorno il primario, che aveva notato il nuovo stile di lavoro, mi ha chiesto se ero disposta a trasferirmi con lui per costituire un nuovo Polo riabilitativo in un paese dell’Italia del Nord, esprimendo il desiderio che venissero anche altri della nostro gruppo. Ci siamo confrontati insieme e abbiamo capito che poteva essere un’occasione per realizzare quel sogno che avevamo nel cassetto: la persona disabile, insieme alla sua famiglia e alla comunità circostante, protagonista del processo riabilitativo. Così abbiamo aderito alla proposta, anche se per noi significava andare a lavorare più lontano. Dopo un periodo in cui le difficoltà per allestire il nuovo centro non sono mancate, le cose vanno bene. Gli echi sono più che positivi, anche sui mass media. Sono responsabile dell’area riabilitativa, coordino più di un centinaio di operatori tra fisioterapisti, logopedisti, terapisti occupazionali e terapisti dell’età evolutiva e, con il contributo degli altri membri della cellula, che nel frattempo è arrivata a trenta persone, cerco di trasmettere alcune linee fondanti, come il fatto che il progetto riabilitativo deve tener conto, per ogni paziente, dei suoi bisogni e delle sue preferenze, perché è importante privilegiare il rapporto con lui. (M. D. – Italia) (altro…)
Set 28, 2006 | Focolari nel Mondo
Sono medico, specialista in malattie infettive, e sono in contatto con i pazienti sieropositivi e malati di AIDS da 23 anni. Sono il referente per questa patologia nell’ospedale dove lavoro a Kinshasa, la capitale del Congo. Ho imparato molto presto nella vita a partecipare alla trasformazione della società nella quale vivo. Creare una società nuova e giusta, nella quale l’uomo è al centro delle preoccupazioni di tutti i membri della comunità, è stato così uno degli obiettivi della mia vita. Ho dunque deciso di fare il medico per mettermi al servizio dei miei fratelli. Terminati gli studi di medicina, mi sono trovato ad affrontare una grande sfida: le condizioni di lavoro erano sempre più degradanti, gli stipendi insignificanti. Le condizioni materiali del medico non portavano a una coscienza professionale e all’onestà. Per sopravvivere bene bisognava lavorare in organismi internazionali o in cliniche private . Molti miei colleghi medici sono emigrati in Europa o negli Stati Uniti. Ad un certo punto sono stato tentato anch’io di emigrare. Dopo aver riflettuto con mia moglie, abbiamo deciso di restare nel Paese, accettando la situazione: malati poveri, condizioni difficili di lavoro, mancanza di materiale e a volte tentativi di corruzione. Ciò che mi dava coraggio era lavorare insieme a medici del Movimento e ad altri che, come me, sentivano di mettere il malato al primo posto. All’inizio eravamo spaventati dalla possibilità di essere contagiati dal virus: le scarse condizioni igieniche e le strutture sanitarie carenti non ci davano alcuna garanzia. In quel periodo il nostro Paese era in piena crisi socio-economica e politica. Non ricevevamo più aiuti dalla cooperazione internazionale. Poi è scoppiata la guerra con il carico di drammi che ogni conflitto porta con sé. Avevamo grandi difficoltà a curare i malati di AIDS, ma abbiamo continuato ed è stata davvero l’occasione di vivere concretamente l’amore. La nostra azione si è concretizzata in alcune attività dirette alla cura dell’AIDS e alla prevenzione. Per la cura dei malati, con l’aiuto dell’Associazione Mondo Unito è stato possibile costruire una struttura sanitaria completa di laboratorio di analisi. Inoltre è stato avviato un programma di cura a base di farmaci specifici, finalmente disponibili anche in Africa e garantiti a tutti, anche ai più poveri. Tutto ciò è stato il frutto di recenti scelte da parte dell’ONU nelle strategie di lotta contro l’AIDS. Per la prevenzione è stata avviata in maniera sistematica la formazione di educatori e divulgatori con il compito di intervenire sul piano psicologico, sociologico e morale presso i giovani e le famiglie, al fine di operare nella popolazione un cambiamento di comportamenti. Il contenuto principale dei corsi consiste nel dare informazioni complete e corrette sulla trasmissione e prevenzione della malattia. Alcuni pensano infatti che il virus provenga da manipolazioni di laboratorio, altri ne vedono l’origine in Dio a causa del peccato, quasi una sorta di punizione. Queste concezioni, spesso legate alla cultura africana, sono molto difficili da sradicare. Per questo si cerca di approfondire l’origine della malattia, gli effetti del virus sul sistema immunitario e i mezzi di prevenzione dell’AIDS. Oltre allo sviluppo di attività produttive per migliorare l’alimentazione di base, si è cercato anche di garantire un sostegno psico-sociale ai malati e alle loro famiglie. (M. M. – Congo) (altro…)
Set 21, 2006 | Ecumenismo
Di fronte a un mondo lacerato da molteplici conflitti politici, etnici e religiosi oggi in corso, 45 Vescovi di varie Chiese, amici del Movimento dei Focolari, provenienti da 20 Paesi, dall’Etiopia alla Finlandia, dall’Australia all’India, dal Sud e dal Nord-America, stanno testimoniando in questi giorni col loro incontro che la comunione, nel rispetto della diversità delle varie tradizioni, è possibile, anzi, è per i cristiani, oggi più che mai, un dovere. Questo 25° Convegno ecumenico di Vescovi, tra i quali un vescovo del Libano appena uscito dalla guerra, si svolge dal 20 al 27 settembre al Centro Mariapoli di Castelgandolfo nell’intento di approfondire – come proposto dal tema – l’amore per Cristo crocifisso e abbandonato quale via indispensabile per avanzare verso la piena comunione visibile fra i cristiani, e per promuovere nel mondo la fratellanza universale. I vescovi quest’anno hanno voluto ritrovarsi vicino a Roma, per poter avere un contatto diretto con S.S. il Papa Benedetto XVI. Negli anni scorsi si erano radunati in luoghi altamente significativi, come a Istanbul dove i Vescovi avevano potuto incontrare il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, ed a Bucarest nel Patriarcato Rumeno ortodosso dove erano stati accolti dal Patriarca Teoctist. L’attuale gruppo di Vescovi, appartiene a 22 Chiese e Comunità ecclesiali dell’Oriente e dell’Occidente. Il Papa li aspetta domenica a mezzogiorno per la preghiera dell’Angelus e per un saluto personale. Il Card. Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei Cristiani, appena reduce dalla prima sessione plenaria della Commissione internazionale con cui in questi giorni è stato riavviato a Belgrado il dialogo internazionale tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, martedì prossimo parlerà ai Vescovi su: “Cambiamenti nella scena ecumenica con particolare riferimento all’ortodossia”. Un contributo molto atteso verrà da una riflessione di Chiara Lubich, fondatrice e presidente del Movimento dei Focolari, che affronta il passaggio dalla “notte collettiva e culturale”, che si è abbattuta oggi su vaste aree della società, ad una rinnovata presenza di Cristo in mezzo a uomini e donne, capace di suscitare fra singoli e popoli un’onda d’amore, di condivisione e di partecipazione. La visita alle Catacombe, simbolo delle comuni radici della Cristianità indivisa, e l’incontro con le varie Comunità presenti a Roma – cattolica, ortodossa, anglicana, evangelico luterana – saranno ulteriori stimoli per proseguire nel cammino verso una più profonda comunione ed una testimonianza coerente e convincente di fronte al mondo. L’intero Convegno sarà permeato dalla “spiritualità dell’unità”, tipica del Movimento dei Focolari, accolta dai fedeli delle diverse Chiese come spiritualità ecumenica, che contribuisce a istaurare un “Dialogo della vita” fra singoli, comunità, gruppi e Movimenti. Questi Convegni, sostenuti sin dall’inizio dalla benedizione dei rispettivi capi di Chiese – sulla base dell’impegno a mettere in pratica il Vangelo e, primo fra tutti, il Comandamento nuovo di Gesù (cf Gv 13, 34) – promuovono fra Responsabili di varie Chiese uno spirito di comunione che, specialmente negli ultimi anni, si ripercuote sempre più nella Cristianità. (altro…)
Set 17, 2006 | Sociale
Con una consegna impegnativa, proiettata al futuro, al 2009, si è conclusa la grande manifestazione di Budapest: “Adesso la sfida passa ad ognuno di noi: i nostri paesi, le nostre città ci aspettano!”. Valeria Ronchetti e Giuseppe Di Giacomo, tra i più stretti collaboratori della fondatrice dei Focolari annunciano: “Chiara Lubich ha avuto un’idea: perché non collegare tra tre anni, in un preciso giorno del 2009, tutte le nostre città in una rete che mostri i tanti frammenti di fraternità realizzata?”. Già la manifestazione ha un titolo: “Tante città unite verso il mondo unito”. Una proposta accolta con grande entusiasmo. Si apre dunque un nuovo scenario, dopo aver mostrato, nel corso della manifestazione di Budapest, quale possa essere l’impatto innovativo della fraternità nel mondo economico (presentato nella mattinata) e i tentativi di risposta alle sfide poste dalla comunicazione, alla piaga diffusa della illegalità e corruzione, alla crisi della politica (nella seconda parte della giornata). La fraternità, come antidoto alla diffusa pratica dell’illegalità e della corruzione è stata al centro della tavola rotonda dedicata al diritto. Simone Borg, docente di diritto internazionale all’Università di Lovanio in Belgio aveva parlato della giustizia non come sola repressione. Il senso della fraternità – aveva detto – sollecita a farsi carico delle situazioni di sofferenza sociale, adoperarsi per eliminarne le cause, non tacere davanti alle ingiustizie. Vie non facili, ma percorribili. Come ha dimostrato Marisa Gentiletti, argentina, laureata, madre di due figli, che ha visto scomparire il nipotino di 8 anni. In un Paese dove è in atto un vuoto legale che non garantisce l’immediato intervento della polizia, Marisa ha messo in moto una vasta campagna di coscientizzazione ed iniziative concrete in difesa dei minori che ha investito opinione pubblica, istituzioni e polizia. Comunicazione. Fraternità, in questo campo cruciale, significa un modello di comunicazione che ha come obiettivo il mondo unito. Il presupposto è il valore della dignità umana; il metodo è il dialogo, la regola è l’amore che può trasformare radicalmente la comunicazione. Questi alcuni tratti delineati da Manuel Bru, docente presso l’Università San Pablo – CEU di Madrid, Spagna. Tra le applicazioni sul campo: Geert Vanoverschelde, belga, tra i responsabili di un’importante azienda di produzione televisiva, ha mostrato come è possibile coniugare qualità, programmi positivi e successo di audience.
La fraternità apre un nuovo orizzonte anche al mondo della politica. E’ questa l’esperienza del Movimento politico per l’unità (Mppu), oggi presente in 15 Paesi, definito “un laboratorio internazionale di lavoro politico comune, tra cittadini, funzionari, studiosi, politici impegnati a vari livelli, di ispirazioni e partiti diversi, che mettono la fraternità a base della loro vita”. E’ Lucia Fronza Crepaz, già deputato al parlamento italiano e presidente del Mppu, che ne illustra scopi e concretizzazioni. Tra le varie testimonianze, di particolare rilievo quella di Cesar Romero, consulente dei programmi di sviluppo per i contadini del Paraguay, impegnato a sanare le forti disparità sociali. Attraverso il Movimento politico per l’unità è giunto a far mettere in atto un protocollo d’intesa e di gemellaggio per sostenere e promuovere uno scambio di politiche di sviluppo locale, a cui hanno aderito 22 città. Significativa la coreografia finale, dal titolo “L’alba sulla città”. Da questa città di Budapest, che nel ’56 aveva vissuto ore drammatiche segnate dalla violenza, a distanza di 50 anni, parte un nuovo impulso di rinnovamento, di fraternità, di speranza che si irradierà nelle moltissime città dei 92 Paesi dei 5 continenti qui rappresentate. (altro…)
Set 15, 2006 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
“Nel mondo segnato oggi da drammatiche tensioni, il Movimento dei Focolari intende proporre, anche con questa iniziativa, la fraternità come possibile via da percorrere per giungere alla pace”. E’ con un messaggio di Papa Benedetto XVI letto dal Card. Petér Erdõ, arcivescovo di Budapest e Primate d’Ungheria che, nello SportArena di Budapest gremito da oltre 11.000 persone provenienti da 92 Paesi, si apre la grande manifestazione che con idee, esperienze ed iniziative concrete, propone la fraternità in risposta alle molte sfide di oggi. Il Papa incoraggia “a proseguire l’opera fin qui svolta con tanto frutto, incarnando nella realtà di ogni giorno il Vangelo dell’amore”. Nel modernissimo palazzetto ungherese sono presenti, tra i seguaci di altre religioni, un folto gruppo di musulmani provenienti dall’Algeria, cristiani di diverse denominazioni, e membri di 13 altri movimenti e nuove comunità cattoliche, personalità civili e religiose, come il vicepresidente del Parlamento ungherese, Péter Harrach. Questo evento fa seguito alla “due giorni” che aveva visto riuniti nella capitale magiara oltre 9000 “volontari di Dio”, diramazione dei Focolari impegnati al rinnovamento della società, in occasione del 50° della loro nascita, in risposta ai tragici “fatti di Budapest”. A distanza di 50 anni da quegli eventi, la fondatrice dei Focolari dà una lettura dell’attuale situazione mondiale: vi coglie i segni di un’umanità avvolta da una “notte oscura culturale collettiva”. Nel messaggio letto da una delle sue prime compagne, Valeria Ronchetti, Chiara Lubich parla di “una notte calata sempre più sull’umanità, specie sull’Occidente”, dove predomina il relativismo e l’etica non è più in grado di governare il ritmo vertiginoso delle scoperte scientifiche e tecnologiche. Un Occidente alla ricerca di “idee forti, di un ideale che apra una via per dare una risposta alle numerose domande angosciose, che mostri una luce da seguire”. Facendo eco a Giovanni Paolo II, Chiara indica la via nel “dramma di un Dio che grida: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. “E’ la sua passione interiore, è la sua notte più nera, è il culmine dei suoi dolori”. Un dramma che apre prospettive di luce: “Se riusciamo ad incontrare Lui in ogni dolore, se Lo amiamo, rivolgendoci al Padre come Gesù sulla croce: ‘Nelle tue mani, Signore, consegno il mio spirito’ (Lc 23,46), allora con Lui la notte sarà un passato, la luce ci illuminerà”. “Il Movimento – ha aggiunto – porta con sé una ricchissima esperienza”, che in questi ultimi anni ha avuto nuovi sviluppi.
Chiara parla di “‘inondazioni’ di luce” – per usare un termine di Giovanni Crisostomo, grande Padre della Chiesa – che illuminano la cultura di oggi nei suoi vari aspetti”, frutto del “dialogo che il Movimento dei Focolari sta, da qualche tempo, intavolando fra la sapienza, che offre il carisma dell’unità, e i diversi ambiti del sapere e del vivere umano”: dalla politica all’ecologia, dalla comunicazione alla salute, diritto ed economia. Sviluppo suscitato dall’azione dello Spirito che “proprio in questo tempo, è stato generoso, irrompendo nella famiglia umana con vari carismi da cui sono nati movimenti, correnti spirituali, nuove comunità, nuove opere.” Non è una novità che “esperienze civili ed economiche siano originate da correnti spirituali nate da carismi. La storia dell’umanità ne è costellata”. Così Luigino Bruni, docente di economia politica all’Università degli Studi di Milano Bicocca (Italia), introduce la prima delle quattro tavole rotonde, che affronteranno le sfide poste da economia, giustizia, comunicazione e politica. E’ davanti allo “scandalo di un mondo fatto di lussuosi grattacieli e baracche disumane”, durante un viaggio di Chiara Lubich a San Paolo in Brasile nel ’91, che “si accende la scintilla ispiratrice di quella che subito viene chiamata Economia di Comunione”. Ne diventano protagoniste centinaia di “imprese moderne efficienti, che operano all’interno dell’economia di mercato”, dando vita anche a poli imprenditoriali. La novità: destinano gli utili per la crescita dell’impresa e quindi la creazione di posti di lavoro, per formare uomini nuovi atti a questa nuova cultura; per sovvenire chi è in situazioni di bisogno immediato. Non solo. L’intero “stile di agire economico e di gestione aziendale è ispirato alla comunione”. Scopo: arrivare a che nessuno sia nel bisogno. “Una novità di vita, ma anche di pensiero, novità dottrinale”. Ne parla Kelen Leite del Brasile, giovane ricercatrice, una dei circa 200 giovani che hanno pubblicato tesi di dottorato sull’Economia di Comunione. “Ed ora – afferma – alcune università insegnano questa materia accanto ai nuovi modelli di economia sociale e civile”. Alla prova dei fatti: anche durante la grave crisi economica che nel ’97 ha scosso tutta l’Asia, una banca rurale filippina, nata a sostegno dei contadini, gestita secondo i criteri dell’Edc, non solo è sopravvissuta, ma ha avuto l’ardire di attuare un progetto di micro-finanza o prestito ai poveri senza garanzia. Ne è nata una nuova Agenzia di Credito tuttora fiorente. E’ quanto testimoniano Tess e Francis Ganzon, del Consiglio di Amministrazione del Bangko Kabayan. Il progetto “Fraternità con l’Africa” – Una possibilità aperta a tutti per contribuire ad una nuova economia. Il progetto, presentato a fine mattinata, ha lo scopo di far crescere risorse umane e professionali in Africa, affinché siano gli africani stessi a contribuire allo sviluppo sociale e culturale del proprio Paese. Saranno assegnate a giovani e adulti africani, privi di mezzi, borse di studio a livello universitario o per corsi di specializzazione professionale: coloro che usufruiranno di tali contributi si impegneranno, a studi terminati, a lavorare, almeno per un periodo, nel proprio Paese. Nel pomeriggio verranno affrontate le altre tre sfide poste dai mondi della giustizia, comunicazione, politica. (altro…)
Set 14, 2006 | Sociale
A Budapest, sabato 16 settembre, si mostrerà la novità di vita e di pensiero che sta emergendo nel mondo dell’economia, del diritto, della comunicazione e della politica.
Una novità che ha radice nel primato di Dio, nella radicalità del Vangelo, vissuto nel quotidiano da migliaia di persone nei diversi contesti culturali, suscitata dal carisma dell’unità dei Focolari. In prima fila “i volontari di Dio”, (diramazione dei Focolari) impegnati nel rinnovamento della società. In un clima di festa è iniziata la due giorni (14-15 settembre), titolata “50 anni al servizio dell’umanità”, che li ha riuniti, in 9000 da tutto il mondo nel modernissimo palazzetto “SportArena” della capitale magiara, per un ritorno alle radici della loro storia e un rilancio del loro impegno di rinnovamento della società. Budapest 1956 – Le loro radici affondano in un momento storico drammatico rivissuto con emozione in apertura dell’incontro: l’invasione delle truppe russe che nel novembre 1956 soffocano l’anelito di libertà del popolo ungherese. Allo Sportarena è risuonata la voce di Pio XII che in un radiomessaggio aveva lanciato l’appello di riportare ‘nei Parlamenti, nelle case e nelle officine, Dio, fonte di ogni diritto, giustizia e libertà’. Sono state ricordate le parole di Chiara Lubich, nel dare inizio all’avventura dei volontari e delle volontarie: “C’è stata una società capace di togliere il nome di Dio (…) dal cuore degli uomini. Ci deve essere una società capace di rimetterlo al suo posto. Occorrono discepoli di Gesù autentici, un esercito di volontari, perché l’amore è libero”. Budapest 2006 – Chiara Lubich, in un messaggio, ricordando queste radici, ha tracciato l’identikit del volontario oggi, mostrando una singolare sintonia con Papa Benedetto XVI, con il suo richiamo di questi giorni, a Monaco, a rispondere alle sfide dell’attuale momento storico che più che mai ha bisogno di Dio, e a fare di lui “la forza determinante per la nostra vita e il nostro agire”, “perché la giustizia e l’amore diventino forze decisive nell’ordine del mondo”. Chiara ha ricordato la meta da lei proposta 50 anni or sono: “fare un blocco di uomini di tutte le età, razze, condizioni, legati dal vincolo più forte che esiste: l’amore reciproco, amore che fonde i Cristiani in un’unità divina”. Meta che definisce attuale “in società sconvolte come sono le nostre, eppure piene di aneliti e di potenzialità”. Dei volontari, che – in quanto laici – vivono “nelle ordinarie condizioni della vita familiare, lavorativa e sociale”, Chiara sottolinea la vocazione “così totalitaria, così libera, così essenziale” che li chiama, oggi, “nel XXI secolo, ad emulare i primi cristiani”, ad “edificare, come il fermento nella pasta, ‘cieli nuovi e terre nuove’ “, rinnovate dalla luce del Vangelo. Sono state poi ripercorse le tappe salienti della storia dei volontari, del cammino che ha precisato la loro specifica vocazione. Ne sono stati ricordati i prodromi che risalgono agli anni ’40, agli inizi dei Focolari, quando Chiara Lubich aveva iniziato la sua avventura spirituale insieme alle sue prime compagne proprio tra i più poveri, con la mira di risolvere il problema sociale di Trento, e con la certezza che “la rivoluzione evangelica è la più potente rivoluzione sociale”. Sono poi state presentate le figure dei pionieri dei “volontari di Dio”, testimoni di un grande amore per l’umanità e della capacità di costruire, nell’ambiente dove ciascuno ha vissuto, brani autentici di “fraternità nel sociale”. Seguiranno in questi giorni le testimonianze che apriranno spaccati di vita dai quali emergerà l’impatto nel sociale del Vangelo vissuto nel quotidiano, nei più diversi contesti culturali. Dati relativi alla manifestazione: – 11.700 i partecipanti da 92 Paesi di 5 continenti. Oltre 3800 dall’Italia, circa 600 dall’Asia, 170 dal Medio Oriente, più di 1300 dalle Americhe, 130 dall’Africa, 40 dall’Australia. Rappresentanza di: – 13 movimenti ecclesiali e nuove comunità, – cristiani di diverse Chiese – seguaci dell’Islam e di altre religioni Tra le personalità civili e religiose attese per il 16: Il Primate d’Ungheria, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, Presidente della Conferenza Episcopale, Card. Péter Erdõ Il Vicepresidente del Parlamento, Péter Harrach L’Ambasciatore d’Italia in Ungheria, Paolo Guido Spinelli Il Segretario generale della Chiesa Riformata di Ungheria, Zoltán Tarr Il Presidente della Chiesa evangelica di Ungheria, vescovo János Ittzés (altro…)
Set 7, 2006 | Sociale
A Budapest saranno presentate molte testimonianze di laici, “i volontari” dei Focolari, che mostreranno l’incidenza nel sociale del Vangelo vissuto con radicalità nel quotidiano, lì dove ciascuno vive: nella propria città, famiglia, nel proprio ambiente di lavoro. Molte volte l’attenzione verso i bisogni della singola persona può far nascere opere sociali a beneficio di molti. E’ quanto è avvenuto a Milano, sul fronte degli immigrati. Venti anni fa nasce il “mondialito”, torneo di calcio che in soli 6 anni riunirà circa 500 persone tra studenti e lavoratori, di 24 nazioni europee ed extraeuropee. Attorno a loro sono migliaia i parenti e amici che imparano a frequentarsi e a fare amicizia. La storia dell’Associazione Arcobaleno inizia così, per iniziativa di alcuni giovani milanesi del Movimento dei Focolari. Negli anni ’90 i forti flussi migratori pongono una serie di nuovi problemi che richiedono risposte adeguate. Giovani volontari si sentono interpellati dalle parole del Vangelo: “Ero forestiero e mi avete ospitato”. Così, aprendo il loro cuore, mettono tutte le forze per allargare l’iniziativa. Dallo sport, all’aiuto concreto: numerose famiglie dei Focolari aprono le proprie case e offrono ospitalità a persone straniere. Nel 1991 nove ragazzi fuggiti dalle carceri albanesi e rifugiatisi in Italia, sono stati seguiti per un lungo periodo, perché si inserissero nel mondo del lavoro e riacquistassero la loro dignità. La vigilia di Natale 1992 suonano alla porta di alcuni amici dei Focolari due signore albanesi: una violinista e l’altra casalinga in cerca di fortuna. La violinista verrà assunta nell’orchestra de “la Scala” e la casalinga troverà un lavoro e chiederà il ricongiungimento con le figlie e il marito. Nel 1993 arriva la famiglia M.: padre, madre e tre figli, il più grande di 8 anni, fuggiti dalla guerra in Bosnia. Per sei mesi condividono la vita dell’Associazione. Si cerca di farli sentire in famiglia sino a quando, con tutte le pratiche in regola, possono raggiungere i parenti in America. … H., marocchino, trovato a dormire davanti ad una chiesa viene aiutato ad integrarsi. L’Arcobaleno cresce piano piano: arrivano i collaboratori, gli obiettori di coscienza e i primi inviti, da parte delle istituzioni pubbliche di Milano, a promuovere la cultura dell’accoglienza, soprattutto nelle scuole, dalla materna alle superiori. Si entra nelle aule scolastiche con gli amici di varie etnie, che parlano della loro vita, delle loro esperienze, presentano le loro danze, i loro strumenti musicali e poi si mettono a disposizione per il dialogo con gli studenti. Si sviluppano numerosi servizi e iniziative che facilitano l’inserimento degli extracomunitari nella realtà sociale, culturale e lavorativa della città: si apre un Centro di ascolto, un servizio di guardaroba e di distribuzione di viveri e generi di prima necessità. Alcuni giovani volontari si specializzano nell’insegnamento della lingua italiana. Oggi sono circa 800 gli iscritti ai corsi. Gli insegnanti provengono da percorsi diversi, ma sono felici di fare questo cammino insieme. Con alcuni di loro è stato possibile redigere una grammatica italiana, ad uso interno, che ha ottenuto anche riconoscimenti da parte di insegnanti che operano in altre scuole. L’Associazione è stata anche per alcuni anni il collegamento con l’Ambasciata dello Sri Lanka a Roma, non essendo presente a Milano il consolato cingalese. L’Ambasciatore aveva autorizzato l’Arcobaleno a fare da tramite per permettere ai suoi concittadini di sbrigare le pratiche burocratiche anche a Milano. “L’ Arcobaleno è la mia casa”… “La vostra amicizia e questa casa mi aiutano a non perdere la mia identità”. Sono le espressioni di questi amici, libanesi, egiziani, mauriziani, cingalesi, eritrei, filippini, latino americani, slavi, pakistani, che esprimono gratitudine e speranza. Sempre più vero appare quello che Chiara Lubich ha detto nel 1992: “aprirsi alle ricchezze dei popoli diversi dal proprio non è forse creare uno spazio d’amore perché esse si manifestino liberamente e sempre più pienamente?.” Per le volontarie e i volontari, è riscoprire ogni volta l’amore di Dio che è Padre di tutti e spesso ci si accorge di avere molto da “imparare” dalle altre culture. E’ una gioia immensa scoprire che crescono la fraternità e la reciproca accoglienza al servizio dell’uomo. (altro…)
Set 7, 2006 | Focolari nel Mondo, Sociale
COMUNICATO STAMPA N. 1 – 21 luglio 2006 50 anni di servizio all’umanità Budapest – Palasport Arena – 14-15 settembre 2006 In 9000 dai 5 continenti per il 50° anniversario dei “Volontari di Dio” nati in risposta ai tragici “fatti di Ungheria” del 1956 Tante sfide, una proposta: la fraternità Budapest – Palasport Arena – 16 settembre Giornata aperta a tutti Attese altre 2000 persone provenienti soprattutto dall’Europa Centro-Orientale L’innovazione della fraternità nel diritto, economia, ecologia, comunicazione Un unico evento per: – un bilancio sull’incidenza di 50 anni impegnati nel rinnovamento della società – una proposta di speranza: la fraternità possibile nei vari ambiti – lancio di un progetto per l’Africa – concorso artistico sulla fraternità e premiazione I fatti di Ungheria A seguito del processo di destalinizzazione avviato da Nikita Kruscev in Russia, in Ungheria nel 1956 sorsero forti speranze di libertà. A Budapest in autunno ci furono manifestazioni popolari antigovernative, trasformate in insurrezione poi soffocata nel sangue dall’intervento delle truppe sovietiche. L’intervento del Papa Pio XII fece un intervento accorato alla radio per rispondere alla tragedia di quel popolo: “Dio! Risuoni questo ineffabile nome, fonte di ogni diritto, di ogni giustizia, di ogni libertà, nei parlamenti, sulle piazze, nelle abitazioni, nelle officine…” Chiara Lubich raccoglie l’appello “C’è stata una società capace di togliere il nome di Dio, ci deve essere una società capace di rimetterlo al suo posto. Occorrono discepoli di Gesù autentici nel mondo, un esercito di ‘volontari’, perché l’amore è libero”. Le sue parole suscitarono un’eco profonda nel cuore di molti. La nascita dei “Volontari di Dio” La risposta a questo appello è immediata: nascono i “Volontari di Dio” che formeranno una diramazione del Movimento dei Focolari impegnata nella trasformazione della società. Oggi sono circa 20.000, presenti in oltre 80 Paesi del mondo. Sono laici che avvertono la propria responsabilità di credenti per vivere nel quotidiano la spiritualità dell’unità, propria del Movimento dei Focolari, nei luoghi di lavoro, in famiglia, nei vari ambiti della società. 14-15 settembre a Budapest: 50 anni di servizio all’umanità – Volontarifest Significativa dunque la scelta di Budapest per il grande meeting che celebrerà il cinquantesimo della nascita dei “volontari”: in più di 9000 si riuniranno nel modernissimo Palasport “Arena” della capitale ungherese per tracciare un bilancio sull’incidenza della loro vita nel nord e sud del mondo, in risposta alla domanda di pace, di unità, di valori e di idealità così fortemente avvertite oggi in un mondo spesso lacerato da conflitti e paura del futuro. Sono giunte prenotazioni da 65 Paesi del mondo. Vi saranno traduzioni in 26 lingue. 16 settembre: Giornata della fraternità universale Una proposta in risposta alle tante sfide Sempre all’Arena altre 2.000 persone, provenienti soprattutto dai Paesi dell’Europa dell’Est, si uniranno a questo evento per una giornata aperta a coloro che desiderano conoscere quali risposte l’ideale dell’unità può dare alle sfide del mondo di oggi proponendo la fraternità universale. Si approfondiranno tematiche specifiche riguardanti il diritto, l’economia, l’ecologia, la comunicazione, corredate da testimonianze, alternate da performance artistiche. Un Concorso internazionale di arti visive dal titolo: Fraternità L’iniziativa, lanciata nel 2005, avrà a Budapest il suo momento di premiazione. Sarà occasione per gli artisti di presentare le loro opere nell’intento di esprimere fraternità e bellezza quali “segni di Dio”. Il progetto “Fraternità con l’Africa” Tale progetto ha lo scopo di far crescere risorse umane e professionali in Africa, affinché siano gli africani stessi a contribuire allo sviluppo sociale e culturale del proprio Paese. Saranno assegnate a giovani e adulti africani, privi di mezzi, borse di studio a livello universitario o per corsi di specializzazione professionale: coloro che usufruiranno di tali contributi si impegneranno, a studi terminati, a lavorare nel proprio Paese. Per maggiori informazioni: Ufficio Stampa: Alma Pizzi: 335-8092813 Anna Lisa Innocenti: 338-3944209 e-mail: press_budapest2006@yahoo.it (altro…)
Set 7, 2006 | Sociale
Diffusione via-satellite e internet. Gli squilibri prodotti dall’economia di mercato globalizzata, il diffuso deficit di legalità, la domanda di una politica a servizio del bene comune, di una comunicazione non asservita ai poteri economici e politici, sono tra le tante sfide che si presentano all’umanità in questo inizio del nuovo secolo. Da Budapest, quale risposta a queste sfide, verrà lanciata una proposta: la fraternità. Sarà presentata con fatti concreti, vissuti nei più diversi contesti culturali, dall’Europa dell’Est e Ovest, dall’America Latina, Asia e Africa e in vari ambiti della società: economia: verrà presentato il progetto “Economia di comunione” applicato alle imprese di produzione e servizio, e la visione culturale che la ispira; diritto: emergerà l’impatto della fraternità sulla questione cruciale della legalità; comunicazione: si evidenzieranno le potenzialità dei media nel comporre in unità, nella diversità, la famiglia umana; politica: si mostrerà l’impatto della fraternità sull’agire politico, quale fondamento e principio di libertà e uguaglianza. Azione Fraternità con l’Africa – Verrà lanciato a Budapest un progetto a favore dello sviluppo sociale e culturale del continente africano, attraverso borse di studio. Radici spirituali – Atteso il messaggio di Chiara Lubich, presidente e fondatrice dei Focolari, dal titolo: “La nostra risposta alla notte culturale e collettiva di oggi”. Lo spessore di vita e pensiero, che verrà presentato a Budapest, nasce dal contributo di migliaia di persone. In prima fila “i volontari di Dio”, laici impegnati con radicalità a vivere la rivoluzione del Vangelo sotto le diverse latitudini e nei più diversi ambienti. Nati su iniziativa di Chiara Lubich, 50 anni fa, in risposta al grido che saliva dal popolo ungherese al momento dell’invasione del loro Paese da parte delle truppe sovietiche, nel novembre 1956. Si riuniranno in 9000, nei due giorni precedenti la “giornata della fraternità”, per un ritorno alle radici della loro storia e un rilancio del loro impegno a favore della società. Per seguire in diretta l’avvenimento, che sarà diffuso in italiano, inglese, spagnolo e portoghese: http://budapest2006.focolare.org (altro…)
Set 4, 2006 | Focolari nel Mondo
Sono portatrice di handicap uditivi e visivi, risultato di una malattia che mia madre ha contratto durante la gravidanza. Man mano che crescevo, mi rendevo conto che ero diversa dagli altri. Mi sentivo emarginata e soffrivo molto. Volevo partecipare, aiutare, ma le persone attorno a me spesso mi mettevano da parte, dicevano che non ero capace e che non sarei mai riuscita. Ho incominciato a impegnarmi molto negli studi, pensando di essere accettata. Mancava ancora qualcosa e molte volte, piangendo, mi sono chiesta: “Perché è avvenuto tutto questo? Perché Dio ha voluto questo per me?” A 25 anni sono stata invitata a partecipare ad un incontro tenuto da un sacerdote per persone con difficoltà uditiva come me. Lui aveva in mano una pagina del Vangelo che cercava di spiegare con molta difficoltà perché non conosceva il linguaggio dei segni. Mi sono offerta di aiutarlo e ho illustrato le parole di Gesù: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Quando l’incontro si è concluso, ho riflettuto su quelle parole: dovevo incominciare ad amare come Gesù, a perdonare come Gesù. Ho conosciuto alcune persone del Movimento dei Focolari e ho iniziato a partecipare agli incontri, insieme ai giovani, cercando di mettere in pratica il Vangelo. La domanda che mi ero posta tante volte – “Perché, mio Dio?” – ha trovato finalmente la risposta: “Per meglio amare Dio, sarò un Suo strumento d’amore nel mondo”. Ho capito quanto fosse importante vedere e ascoltare con il cuore. A scuola Ora sono insegnante e, da quando ho cominciato questo lavoro, ho sentito l’esigenza di impostare la mia attività in maniera nuova. Lavoravo in una scuola per persone con deficit uditivi, collaboravo per introdurre un metodo centrato sulla cultura della persona sorda, utilizzando il linguaggio dei segni con l’appoggio della lingua portoghese. Parallelamente, cercavo di adottare un altro metodo, basato sull’ “arte d’amare”, che mi diceva di amare tutti, amare per prima, “farmi uno” con ciascuno, cosicché ogni allievo si sentisse una persona speciale. Una volta la direttrice ha convocato tutti i professori, chiedendomi di illustrare il mio metodo. Ho parlato di come cercavo di immedesimarmi nella vita degli studenti, fino a diventare una cosa sola con ciascuno. I colleghi erano così colpiti che molti di loro subito dopo hanno voluto cambiare metodo. Al catechismo Anni fa ho partecipato a una messa dove diversi ragazzi non udenti ricevevano il sacramento dell’Eucarestia. Mi sono accorta che non capivano bene ciò che stavano facendo perché non erano stati preparati adeguatamente. Dopo un tirocinio in Italia, in un Istituto per persone sorde, ho deciso di occuparmi della catechesi dei non udenti nella mia parrocchia. I risultati sono stati immediati: ho utilizzato il linguaggio brasiliano dei segni, focalizzando le lezioni sul testo della Messa domenicale. Subito dopo sono stata invitata a coordinare tutte le attività di questo tipo nella provincia del Paraná (Brasile), che coinvolge 16 diocesi e ho incominciato a incontrare periodicamente i catechisti. Mi sento realizzata, felice, perché mi rendo conto che la spiritualità dell’unità mi ha aperto la strada per contribuire alla costruzione di un’umanità rinnovata dall’amore. R. A. (Brasile) (altro…)
Set 4, 2006 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Siamo stati a Vienna. Abbiamo avvicinato gruppi di profughi. Il mondo ha veramente sentito la tragedia di quel popolo ed è corso in suo aiuto. I profughi infatti hanno potuto avere tante cose: cibi, dolci, vestiario, rifugio, cortesia, soprattutto respiro di libertà. Uno di noi ha avvicinato un ragazzo di sedici anni. Teneva ancora la sua pistola. Era stato ferito in un combattimento e si mostrava orgoglioso d’averne uccisi sedici. Ma quando ci si interessò di lui più profondamente, cominciò a piangere e manifestò il desiderio di tornare a vedere la mamma. Gli fu chiesto se conoscesse Dio. Rispose decisamente di no. Poi proseguì dicendo d’averlo sentito bestemmiare da madre e padre e, perché educato cosi, d’essere rimasto sorpreso che la madre lo avesse invocato all’inizio dei disordini in Ungheria. Comunque per lui Dio era niente. Così per lui. Così per molti, molti altri che abbiamo avvicinato. Fu di fronte a questo annientamento del nome di Dio in quelle anime, che abbiamo compreso in modo nuovo e più profondo perché il Santo Padre avesse gridato: “Dio, Dio, Dio!”. “Dio vi aiuterà, Dio sarà la vostra forza. Dio! Dio! Dio! Risuoni questo ineffabile nome, fonte di ogni diritto, giustizia e libertà, nei Parlamenti, nelle piazze, nelle case e nelle officine…” (Radiomessaggio di Sua Santità Pio XII del 10.11.1956). C’è stata dunque una società capace di togliere il nome di Dio, la realtà di Dio, la provvidenza di Dio, l’amore di Dio dal cuore degli uomini. Ci deve essere una società capace di rimetterlo al Suo posto. Dio c’è, c’è, c’è. Non solo perché lo crediamo, ma perché, vorrei dire, Lo vediamo: ma chi ha fatto questa bellissima terra, ma chi ha fissato le stelle in cielo, ma chi ci ha dato un’anima che sente e distingue il bene dal male, ma chi ci ha creati? Dio vuole che si salvi Lui nell’umanità e l’umanità per Lui! Occorre gente che segua Gesù come vuole essere seguito: rinunciando a se stessi e prendendo la sua croce. Che crede quest’arma: la croce, più potente delle più potenti bombe atomiche perché la croce è un varco nelle anime, mediante la quale Dio entra nei cuori dei Suoi figli e li fa Suoi atleti. Occorre fare un blocco di uomini di tutte le età, razze, condizioni, legati dal vincolo più forte che esiste: l’amore reciproco lasciatoci dal Dio umanato morente, come testamento, ideale supremo e insuperabile forza. Amore reciproco che fonde i Cristiani in un’unità divina, inscalfibile agli attacchi dell’umano e del male, che sola può opporsi all’unità provocata dall’interesse, da motivi di questa terra, dall’odio. Amore reciproco che significa: fatti concreti, proiezione di tutto il nostro amore verso i fratelli per amore di Dio. Insomma occorrono discepoli di Gesù, autentici, nel mondo, non solo nei conventi. Discepoli che volontariamente Lo seguano, spinti solo da un illuminato amore verso di Lui. Gente che sia pronta a tutto. Un esercito di volontari, perché l’amore è libero. Occorre edificare una società nuova, rinnovata dalla Buona Novella sempre antica e sempre nuova, dove splendano, con l’amore, la giustizia e la verità. Una società che superi in bellezza e in concretezza ogni altra società, fatta sognare dagli uomini agli uomini, che sia donata da Dio ai Suoi figli che Lo riconoscono e Lo adorano: Padre! Una società che testimoni un nome solo: Dio. Perché, come per quel profugo ungherese non bastava la libertà, non bastava il pane, ma occorreva la mamma (e questo è il ritorno a ciò che di più puro dà la natura, primo scalino verso il Creatore), così per quanti sono disseminati nel mondo e credono al trionfo di idee apparentemente belle, ma minate alla base dall’ateismo, è necessario il dono di Dio. Dio solo può riempire il vuoto scavato in tanti anni».
Chiara Lubich
Dall’articolo pubblicato su Città Nuova del 15/1/1957 (altro…)
Ago 31, 2006 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Hiroshima, 21-25 agosto 2006 Carissimi e carissime partecipanti all’Assemblea dei giovani delle Religioni per la Pace, vi so convenuti a Hiroshima da tutti i continenti del mondo a manifestare e a lavorare a favore della pace. A tutti il mio più caloroso saluto e l’augurio che questa assemblea sia ricca di propositi e di frutti concreti. Non occorre dilungarsi sull’importanza di quanto state facendo in questi giorni. La tragica situazione di un mondo che agogna la pace, ma che non la sa trovare, è davanti agli occhi di tutti. Ogni gesto, quindi, in questa direzione è significativo; ogni sforzo, ogni impegno un contributo. Ma voi che siete giovani credenti, giovani di religione, avete – direi – un compito e un ruolo del tutto particolare in quest’immenso cantiere che è il nostro pianeta. Sì, perché voi, da qualsiasi religione provenite, siete convinti che il prossimo, ogni prossimo, va amato e rispettato. Infatti la “Regola d’oro” – così come viene chiamato questo precetto – è presente nei Libri Sacri di tutte le grandi religioni. Essa dice in pratica: fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te; desidera per gli altri ciò che derideresti per te; non fare o desiderare per gli altri ciò che sarebbe causa di dolore se fosse fatto a te. L’amore verso il prossimo, inteso così, è il contributo più atteso ed efficace; è la chiave principale per la soluzione di ogni problema, la risposta fondamentale ad ogni male. Bisogna specificare però che il tipo di amore che siamo chiamati a portare al mondo – noi che abbiamo ricevuto il dono di una fede religiosa – è un amore speciale, forte come la morte. Non è sufficiente la tolleranza o la non-violenza, non basta l’amicizia o la benevolenza verso gli altri. E’ un amore che va verso tutti indistintamente: piccoli e grandi, poveri e ricchi, della propria patria o di un’altra, amici e nemici. Esige misericordia e perdono. Dobbiamo amare poi per primi, prendendo l’iniziativa, senza aspettare d’essere amati. E amare non solo a parole, ma concretamente, a fatti, dimenticando noi stessi per metterci a servizio degli altri. E ciò comporta sacrificio e fatica. La pace vera e l’unità giungono quando questo modo di vivere è praticato non solo da singole persone, ma insieme, nella reciprocità. In questi giorni potete sperimentare quanto ciò è vero, amandovi fra voi. Nella liturgia cristiana si canta che: “dove è la carità e l’amore lì è Dio”. Dio fra voi, reso presente dal vostro reciproco amore, vi illuminerà sul da farsi, vi guiderà, sarà la vostra forza, il vostro ardore, la vostra gioia. Vi unirà come in una rete invisibile, ma potente anche quando sarete lontani gli uni dagli altri. Amore, dunque, fra voi ed amore seminato in molti angoli della terra fra i singoli, fra i gruppi, fra nazioni, con tutti i mezzi, perché il mondo sia invaso d’amore, anche per il vostro contributo. Coraggio, carissimi giovani! Andate avanti senza esitazione. La giovinezza, che possedete, non fa calcoli, è generosa. Se così faremo tutti, l’umanità diverrà sempre più una famiglia, e potrà risplendere sul mondo l’arcobaleno della pace! Sono con voi. Chiara Lubich (altro…)
Ago 31, 2006 | Parola di Vita
Una Parola che dà la vita, quella del Vangelo, e, nello stesso tempo, una Parola che domanda di essere vissuta. Se un Dio parla a noi, come non accogliere la sua Parola? La Bibbia ripete per ben 1153 volte l’invito ad ascoltarlo. Lo stesso invito è rivolto dal Padre ai discepoli quando la Parola, il Figlio suo, viene a vivere in mezzo a noi: “Ascoltatelo”. Ma l’ascolto di cui parla la Bibbia è fatto più col cuore che con le orecchie. È aderire interamente, obbedire, adeguarsi a quanto Dio dice, con la fiducia di un bambino che si abbandona alle braccia della mamma e si lascia portare da lei. È quanto ricorda l’apostolo Giacomo nella sua lettera:
«Siate quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto».
Si sente qui l’eco dell’insegnamento di Gesù che dichiara beato chi, avendo ascoltato la Parola di Dio, la osserva, e che riconosce come madre e fratelli suoi coloro che la ascoltano e la mettono in pratica. Riprendendo un’immagine di Gesù, Giacomo la paragona ad un seme depositato nel nostro cuore. Essa va accolta “con docilità”; ma non basta l’accoglienza, l’ascolto. Come il seme è destinato a portare frutto, così la Parola di Dio deve tradursi in vita. Lo aveva spiegato Gesù nella parabola dei due figli. “Sì”, aveva risposto il primo figlio al padre che gli chiedeva di andare a lavorare nei campi, ma non vi andò. “Non ne ho voglia”, aveva risposto l’altro figlio, che poi invece obbedì al padre, mostrando con i fatti cosa vuol dire ascoltare veramente la Parola. Il buon ascoltatore della Parola, afferma ancora Gesù al termine del “discorso della montagna”, è colui che la mette in pratica, dando consistenza alla sua vita come ad una casa fondata sulla roccia.
«Siate quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto».
In ogni sua Parola Gesù esprime tutto il suo amore per noi. Incarniamola, facciamola nostra, sperimentiamo quale potenza di vita sprigiona, se vissuta, in noi e attorno a noi. Innamoriamoci del Vangelo fino al punto da lasciarci trasformare in esso e traboccarlo sugli altri. Questo è il nostro modo di riamare Gesù. Non saremo più noi a vivere, Cristo si formerà in noi. Toccheremo con mano la libertà da noi stessi, dai nostri limiti, dalle nostre schiavitù, non solo, ma vedremo esplodere la rivoluzione d’amore che Gesù, libero di vivere in noi, provocherà nel tessuto sociale in cui siamo immersi.
«Siate quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto».
L’abbiamo sperimentato fin dagli inizi del Movimento, durante la seconda guerra mondiale quando, a Trento, a motivo dei frequenti bombardamenti, correvamo nei rifugi portando con noi solo il piccolo libro del Vangelo. Lo aprivamo, lo leggevamo e, penso, per una particolare grazia di Dio, quelle Parole, sentite ripetere tante volte, si illuminavano di una luce nuovissima. Erano Parole di vita, da potersi tradurre in vita. “Ama il prossimo tuo come te stesso”, e pur nel grigiore e nella tragedia della guerra, le persone così amate ritrovavano il sorriso, la serenità, il senso della vita. “Date e vi sarà dato”, e chili di provvidenza ci ricoprivano, dopo un nostro magari piccolo gesto di generosità, beni che distribuivamo a larghe mani ai bisognosi della città. Abbiamo visto nascere attorno a noi una comunità viva, fatta, dopo soli pochi mesi, di 500 persone. Tutto era frutto della comunione con la Parola, che era costante, era una dinamica di minuto per minuto. Eravamo inebriati della Parola, possiamo dire che la Parola ci viveva. Bastava dirci: “Vivi la Parola?”, “Sei la Parola viva?”, per aumentare in noi l’accelerazione a viverla. Dobbiamo tornare a quei tempi. Il Vangelo è sempre attuale. Sta a noi crederci e sperimentarlo.
Chiara Lubich
Ago 30, 2006 | Dialogo Interreligioso
“In un tempo in cui la religione è manipolata dagli estremisti, i leader religiosi riuniti a Kyoto dimostrano a tutto il mondo la capacità delle comunità religiose di illuminare il sentiero della pace quando lavorano insieme”, ha affermato il dott. Vendley, Segretario Generale della Conferenza mondiale delle Religioni per la Pace (WCRP), a conclusione della loro VIII Assemblea mondiale, cui hanno partecipato oltre duemila persone. Gli 800 delegati, provenienti da oltre 100 Paesi, erano esponenti Buddisti, Cristiani, Indù, Musulmani, Ebrei, Giainisti, Sikh, Shintoisti, Zoroastriani e Indigeni. Tra i musulmani figuravano personalità di spicco come l’ex presidente iraniano Khatami e il principe di Giordania, Hassan Talal. A capo della delegazione ebraica, il rabbino David Rosen, presidente della Commissione internazionale ebraica. A guidare la rappresentanza cattolica, i cardinali Stephen Fumio Hamao, giapponese, insieme al boliviano Julio Terrazas Sandoval. I leader religiosi di Iraq, Sud Corea, Sri Lanka e Sudan hanno mostrato la singolare capacità dell’Assemblea di mettere insieme delegati provenienti da zone di conflitto. I leader religiosi sciiti, sunniti e curdi, dell’Iraq, in conflitto nel loro Paese, in una dichiarazione congiunta affermano: “Abbiamo parlato con audacia, coraggio, e con fiducia. Adesso camminiamo su questo sentiero di dialogo. Se Dio vuole, raggiungeremo una linea verde di pace per tutto l’Iraq”. I rappresentanti indù e buddisti, provenienti dallo Sri-Lanka, pubblicamente si sono stretti a lungo la mano, ed hanno sollecitato il cessate-il-fuoco e la ripresa dei colloqui di pace. A conclusione dell’Assemblea, i delegati hanno adottato le venti raccomandazioni di una Dichiarazione che “pone le comunità religiose al centro degli sforzi per fronteggiare localmente la violenza in tutte le sue forme”. Il documento è rivolto non solo ai leader religiosi, ma anche ai governi, alle organizzazioni internazionali, per portare avanti la sicurezza condivisa attraverso l’appoggio, l’educazione, la collaborazione con e tra comunità religiose. Le radici spirituali del dialogo tra le religioni e il loro impegno per la pace sono state al centro del messaggio di Chiara Lubich, una dei presidenti onorari della WCRP, rappresentata da una delegazione internazionale del Movimento dei Focolari. La presidente dei Focolari ha posto l’accento sull’ “amore che unisce”, “quello che ciascuno di noi, iniziando da se stesso, può innestare in tutti i suoi rapporti”. Sino a “far risplendere, insieme, per l’amore scambievole, la presenza di Qualcuno che ci trascende e che è infinitamente più grande di noi”. “Una presenza nuova di Dio che porta tolleranza, comprensione, perdono, pace, gioia, e accende quella fiamma d’amore che fonde gli uomini in comunione, illumina il cammino dell’esistenza e non può non fare breccia nel cuore di tutti”. Due sessioni dell’Assemblea mondiale hanno dato voce alle donne e ai giovani delle diverse fedi. Oltre 400 partecipanti, da 65 Paesi, hanno concluso l’Assemblea delle donne delle Religioni per la Pace, il 25 agosto, con una Dichiarazione nella quale si afferma che “le donne di fede danno forza e speranza quando tutto sembra senza speranza”. L’Assemblea dei giovani, riuniti ad Hiroshima dal 21 al 25 Agosto, in una propria Dichiarazione, proclamano di scegliere “la speranza perché è la sola via per progredire”. La WCRP, Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace, è il più grande organismo mondiale che raduna leader e organizzazioni delle diverse religioni. E’ stata istituita nel 1970, ed è fondata sul principio del profondo rispetto delle diversità religiose. Promuove la cooperazione per sanare i conflitti, costruire la pace e lo sviluppo. Questi grandi incontri periodici favoriscono innanzitutto la conoscenza reciproca e il dialogo. (altro…)
Ago 29, 2006 | Sociale
Il significato della manifestazione del 16 settembre, che vuol proporre la fraternità in risposta alle sfide dell’oggi, è stato presentato in una conferenza stampa, il 13 settembre a Budapest. I responsabili internazionali dei volontari, Maria Ghislandi e Augusto Landucci, hanno messo a fuoco questa vocazione, che è una specifica chiamata di Dio, sottolineando che “la nostra forza è l’unità, il nostro scopo è creare frammenti di fraternità” e che “tutto questo si è concretizzato in più di 1000 opere sociali in tutto il mondo”. I responsabili del Movimento dei Focolari in Ungheria, Ilona Toth e Csaba Ferentzi, hanno presentato l’evento come “un onore per Budapest”, mentre Lucia Fronza Crepaz, presidente a livello internazionale del Movimento politico dell’unità, già deputato al parlamento italiano, ha affermato: “La fratellanza universale è qualcosa che ci mette dentro la storia dell’umanità, ci chiama ad una sfida perenne dentro le piaghe della società. Abbiamo scelto le quattro sfide: economia, diritto, comunicazione, politica, i settori dove più profonda è la crisi”. Facendo cenno al percorso che ha portato a dare le risposte concrete presentate il 16 settembre, Lucia Fronza, ha evidenziato come “l’amore interpersonale verso l’uomo è diventato amore sociale, l’impegno a cercare il rapporto personale con chi ci vive accanto è coniugato con l’impegno a trasformare le strutture perché sempre più siano al servizio dell’uomo”. Di qui l’urgenza di “dar vita ad una cultura nuova per rinnovare le strutture. Cultura che non nasce a tavolino, ma dal dialogo. Ed ha fatto due esempi: nelle strutture c’è bisogno di una nuova cultura politica, di motivazioni che ispirino una politica al servizio dell’uomo. Nel campo economico: presenteremo l’esperienza di aziende che sono dentro il mercato, ma ispirate dal desiderio di fare comunione dei beni, degli utili”. (altro…)
Ago 20, 2006 | Ecumenismo
“L’amore che Cristo ha chiesto a Pietro, non è circoscritto ad un gruppo, nemmeno alla Chiesa cattolica: tutti sono sue pecorelle. E per questo, l’amore è rivolto a tutti i cristiani, e questo amore chiede prima di tutto l’unità, perché è una grande sofferenza quando una famiglia è divisa. In questo spirito io ho inteso il mio nuovo compito e l’ho svolto con tutto il cuore e con tutte le forze – spirituali e materiali – che Dio mi ha dato; il Signore mi ha benedetto e Gli sono profondamente riconoscente per essersi servito così a lungo della mia opera per la Sua Chiesa”. Questa la testimonianza diretta del card. Johannes Willebrands, in un’intervista rilasciata alla Radio Vaticana nel 1989, all’età di 80 anni, nel momento in cui terminava per motivi di età, dopo 20 anni, l’incarico di Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Benedetto XVI: “Un pastore infaticabile al servizio del Popolo di Dio e dell’unità della Chiesa” che ha dato “un nuovo slancio al dialogo ecumenico”. Così il Papa, alla sua dipartita, il 2 agosto scorso, nel telegramma di cordoglio, ringrazia il Signore per la vita del card. Willebrands. Aveva 97 anni. Il suo impegno a servizio della causa ecumenica era iniziato sin dal 1951, 10 anni prima del Concilio Vaticano II. Viva è la gratitudine del Movimento dei Focolari: il card. Willebrands ha accompagnato e incoraggiato, con la sua sapiente lungimiranza, gli sviluppi ecumenici del Movimento sin dagli anni Sessanta.
Qualche nota biografica
Il cardinale Johannes Willebrands è nato nel 1909 a Bovenkarspel, nel Paesi Bassi. Docente di Filosofia e poi rettore del Seminario Maggiore di Warmond, in Olanda, mostra subito un vivo interesse per la causa dell’unione dei cristiani, organizzando nel 1951 la Conferenza cattolica per la questioni ecumeniche. Nel 1958 l’episcopato olandese lo designa delegato per le attività ecumeniche e due anni più tardi Giovanni XXIII lo nomina segretario dell’appena costituito Segretariato per l’Unione dei Cristiani, che durante i lavori del Concilio Vaticano II s’occupò – sotto la guida del cardinale Bea – della preparazione dei documenti relativi all’ecumenismo, alla libertà religiosa e ai rapporti con le religioni non cristiane. Consacrato vescovo nel 1964, promuove un gran numero di iniziative per rendere più intenso il dialogo tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane, contattando in particolare ortodossi, anglicani e luterani. Nel 1969, succede al card. Bea: Paolo VI lo nomina presidente del Segretariato per l’Unione dei Cristiani (poi denominato Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani), creandolo poco dopo cardinale.
La testimonianza dei fratelli delle varie Chiese
Tra le numerose testimonianze dei nostri fratelli e sorelle di varie Chiese, ricordiamo un episodio significativo di cui è testimone il pastore evangelico tedesco Dieter Fürst. Nel 1986, ricordando un incontro del card.Willebrands con un gruppo di evangelici al Centro Uno, Centro ecumenico dei Focolari, a Roma, il pastore Fürst riferisce che, prima di incontrare il cardinale, avevano il “timore che la grande, potente Chiesa cattolica volesse schiacciare la piccola, debole Chiesa evangelica”. Il pastore aveva aggiunto che tra i partecipanti a questo incontro vi erano anche rappresentanti delle Chiese libere, i quali nutrono quel timore in modo particolare. Ma la parola del card. Willebrands è stata così paterna, così ripiena di Spirito Santo che ha suscitato entusiasmo in questi fratelli: “il cardinale ha mostrato la Chiesa e la cristianità in una dimensione assai più ampia di quanto l’avessimo prima.” (altro…)
Ago 7, 2006 | Centro internazionale, Spiritualità
“La guerra è un omicidio in grande”. “Come la peste serve ad appestare, la fame ad affamare, così la guerra serve ad ammazzare”. “Se vuoi la pace, prepara la pace” . “Solo i matti e gl’incurabili desiderano la morte. E morte è la guerra”. “Non credo che ci sia mai capo di Stato, il quale abbia ammesso di far la guerra a scopo di rapina; ha sempre dichiarato di farla per fini uno più nobile, uno più altruista, più ideale dell’altro. E – puerilità dell’odio – sempre la rapacità è assegnata al nemico e l’idealità all’amico”. “I nemici si amano: questa è la posizione del cristianesimo. Se si iniziasse una politica della carità, si scoprirebbe che questa coincide con la più illuminata razionalità, e si palesa, anche economicamente e socialmente, un affare”. “Per meritarsi il nome di figli di Dio i cristiani devono lavorare per la pace”. “Noi dobbiamo organizzare la pace così come altri hanno organizzato la guerra”. “L’opera pacificatrice comincia da me e da te…” (altro…)
Ago 6, 2006 | Non categorizzato
In arrivo alla cittadella di Loppiano (Incisa Valdarno – Firenze), del Movimento dei Focolari, 5.000 scout da tutta Europa, per il loro appuntamento triennale, il “Rowerway 2006”. L’incontro, incentrato sul tema “Ricostruiamo il nostro tempo partendo dall’uomo”, si svilupperà in 5 itinerari tematici: ambiente, storia, arte, politica e scienze. L’appuntamento è stato preceduto da oltre un anno di intensa e fruttuosa collaborazione tra Focolari e Scout, a sottolineare lo spirito di scambio e sinergia tra movimenti diversi, accomunati dalla speranza nell’uomo, come recita anche una nota della manifestazione. Info: www.roverway.it – www.loppiano.it (altro…)
Ago 2, 2006 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Biacout, come tutti i villaggi libanesi che non sono stati ancora sottoposti a bombardamenti, è gremito di famiglie sfollate dalle regioni meridionali di Beirut, cristiane e musulmane, senza distinzione. Si tratta di un piccolo quartiere pilota, nato durante la guerra negli anni ’80 per opera di volontarie dei Focolari, allo scopo di essere un’oasi di pace e di convivialità. Oggi vive un nuovo volto della sua « vocazione ». Al Centro Medico Sociale, incontriamo Acia che, 20 anni fa, avevamo conosciuto quando con la sua famiglia e altre centinaia di persone, era fuggita dal suo villaggio del sud del Libano. L’avevamo incontrata su una spiaggia, senza tetto, senza viveri, completamente sprovveduta. Le eravamo stati vicini e da allora il rapporto si è approfondito. Oggi la storia ricomincia da capo. Acia accoglie a casa sua tre famiglie provenienti dal suo villaggio, oltre a due vecchietti. La sua situazione precaria non le impedisce di condividere tutto con gli altri. “Ci arrangiamo come è possibile” ci dice. “Meno male che siamo in estate. Gli uomini dormono sulla terrazza. Ma abbiamo bisogno di materassi e soprattutto di medicine per i bambini, per mia mamma e mia suocera, ma anche per mio marito”. Difatti da un anno circa a suo marito è stata diagnosticata una sclerosi muscolare ed è sempre sotto trattamento. Poi continua: “Oggi altre famiglie sono state accolte dalla mia vicina. Sono in condizioni pessime. Hanno bisogno di tutto”. Condividiamo quanto abbiamo e continuiamo il nostro giro. Arriviamo alla Casa Notre Dame, che era stata costruita in piena guerra per essere un luogo di pace, di ascolto, di condivisione. Sawsan, la maestra d’asilo, ha dato ospitalità ad 8 famiglie musulmane. Ringraziano “Allah” di essere qui e sperano di poter ritrovare sani e salvi i famigliari che abitano vicino alla frontiera. “Speriamo che “Allah” bruci tutti quelli che ci uccidono”, dice con rabbia una di loro. Ma subito: “E’ più forte di me, mi scaldo, mi arrabbio davanti a quanto sta succedendo, a quello che ci è accaduto, ma so anche che gli altri dall’altra parte soffrono come noi dalla furia di questa guerra”. Fatmé ribadisce: “Siamo tutti figli di Dio. Che Allah, l’onnipotente, calmi i cuori e gli spiriti e ci faccia ritrovare la pace”. Intanto arriva Wardé, una giovane cristiana fuggita dal sud durante l’ultima guerra con il marito e i figli, e rifugiatasi a Biacout. Ultimamente era ritornata nel sud. “Ecco, siamo di ritorno a Biacout. Ringraziamo Dio! Nessuno è rimasto ferito o colpito. Abitiamo insieme, 3 famiglie. Non abbiamo niente ed abbiamo paura di quanto sta succedendo e di quanto forse ci attende ancora”. Mentre conversiamo, vedo tra le mani di alcune delle donne sciite lunghi rosari. Invocano “Allah” il Grande, lodandolo, e rendendogli grazie. Ed è su questa nota spirituale bellissima che ci siamo lasciate. Wardé ci accompagna, e noi cerchiamo di condividere la sua angoscia. Torniamo alla macchina: nel cuore c’è la dolcezza di questi momenti trascorsi insieme alla Casa Notre Dame e l’amaro del grido di dolore che riecheggia ovunque. (altro…)
Lug 31, 2006 | Parola di Vita
Concreto ed essenziale questo programma di vita. Basterebbe da solo a creare una società diversa, più fraterna, più solidale. Esso è tratto da un ampio progetto proposto ai cristiani dell'Asia Minore.
In quelle comunità si è raggiunta la “pace” tra Giudei e Gentili, i due popoli rappresentanti dell'umanità fino ad allora divisi.
L'unità, donata da Cristo, va sempre ravvivata e tradotta in concreti comportamenti sociali interamente ispirati dall'amore reciproco. Da qui le indicazioni su come impostare i nostri rapporti:
«Siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo»
Benevolenza: volere il bene dell'altro. È “farsi uno” con lui, accostarlo essendo vuoti completamente di noi stessi, dei nostri interessi, delle nostre idee, dei tanti preconcetti che ci annebbiano lo sguardo, per addossarci i suoi pesi, le sue necessità, le sue sofferenze, per condividere le sue gioie.
È entrare nel cuore di quanti accostiamo per capire la loro mentalità, la loro cultura, le loro tradizioni e farle, in certo modo, nostre; per capire veramente quello di cui hanno bisogno e saper cogliere quei valori che Dio ha disseminato nel cuore di ogni persona. In una parola: vivere per chi ci sta accanto.
Misericordia: accogliere l'altro così come è, non come vorremmo che fosse, con un carattere diverso, con le nostre stesse idee politiche, le nostre convinzioni religiose, e senza quei difetti o quei modi di fare che tanto ci urtano. No, occorre dilatare il cuore e renderlo capace di accogliere tutti nella loro diversità, nei loro limiti e miserie.
Perdono: vedere l'altro sempre nuovo. Anche nelle convivenze più belle e serene, in famiglia, a scuola, sul lavoro, non mancano mai momenti di attrito, divergenze, scontri. Si arriva a togliersi la parola, ad evitare di incontrarsi, per non parlare di quando si radica in cuore l'odio vero e proprio verso chi non la pensa come noi. L'impegno forte ed esigente è cercare di vedere ogni giorno il fratello e la sorella come fossero nuovi, nuovissimi, non ricordandoci affatto delle offese ricevute, ma tutto coprendo con l'amore, con un'amnistia completa del nostro cuore, ad imitazione di Dio che perdona e dimentica.
La pace vera poi e l'unità giungono quando benevolenza, misericordia e perdono vengono vissuti non solo da singole persone, ma insieme, nella reciprocità.
E come in un caminetto acceso occorre di tanto in tanto scuotere la brace perché la cenere non la copra, così è necessario, di tempo in tempo, ravvivare di proposito l'amore reciproco, ravvivare i rapporti con tutti, perché non siano ricoperti dalla cenere dell'indifferenza, dell'apatia, dell'egoismo.
«Siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo»
Questi atteggiamenti domandano di essere tradotti in fatti, in azioni concrete.
Gesù stesso ha dimostrato cos'è l'amore quando ha sanato gli ammalati, quando ha sfamato le folle, quando ha risuscitato i morti, quando ha lavato i piedi ai discepoli. Fatti, fatti: questo è amare.
Ricordo una madre di famiglia africana: aveva dovuto subire la perdita d'un occhio della propria bambina Rosangela, vittima di un ragazzino aggressivo che l'aveva ferita con una canna e continuava a farsi burla di lei. Nessuno dei genitori del ragazzo aveva chiesto scusa. Silenzio, mancanza di rapporto con quella famiglia la amareggiavano. “Consolati – diceva Rosangela che aveva perdonato – sono fortunata, posso vedere con l'altro occhio!”
“Una mattina – la madre di Rosangela racconta – la mamma di quel ragazzino mi manda a chiamare perché si sente male. La mia prima reazione è: 'Guarda, ora viene a chiedere aiuto a me, con tanti altri vicini di casa, proprio a me dopo quello che suo figlio ci ha fatto!'
Ma subito ricordo che l'amore non ha barriere. Corro a casa sua. Lei mi apre la porta e mi sviene tra le braccia. L'accompagno in ospedale e le sto vicino fino a quando i medici non se ne prendono cura. Dopo una settimana, uscita dall'ospedale, viene a casa mia per ringraziarmi. L'accolgo con tutto il cuore. Sono riuscita a perdonarla. Ora il rapporto è tornato, anzi è iniziato tutto nuovo”.
Anche la nostra giornata può riempirsi di servizi concreti, umili e intelligenti, espressione del nostro amore. Vedremo crescere attorno a noi la fraternità e la pace.
Chiara Lubich
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Lug 23, 2006 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Dal Libano scrivono i responsabili del Movimento: «Per l’ennesima volta qui, in Libano, si sperimenta che solo Dio resta. Appena tante infrastrutture erano state risistemate dopo l’ultima guerra, ecco che sono sparite in poche ore. Già 500.000 persone dal Sud del Libano e dall’Est (su 4 milioni circa di abitanti) sono sfollate in meno di una settimana. Bombardamenti, morti, feriti, quanto vedete alla TV è tutto vero. Ma più vera ancora è l’esperienza straordinaria che stiamo facendo: sì, tutto crolla, ma l’Amore vince. Dopo i primi momenti di sgomento, paura, di tanti “perché?”, ecco che l’amore circola, più forte dell’odio». Cristiani e musulmani – «Anche noi abbiamo aperto le porte dei nostri Centri a tanti dei nostri amici musulmani con le loro famiglie, che abbiamo conosciuto negli ultimi 3 anni e con i quali si era cominciata a costruire una vera fraternità. Con noi sono attori nel vivere l’amore concreto: aiuto reciproco in cucina, nelle pulizie, nel far giocare i bambini, nell’andare ad aiutare altri sfollati». Un disegno di Dio – «Ecco che il Libano, per quanto possano fare le grandi potenze per far credere il contrario, si trova nel suo vero disegno di Dio: cristiani e musulmani, davvero fratelli. C’è proprio da ringraziare Dio che dal Male sta ricavando un Bene immenso. Anche questi nostri amici sentono che anche se il mondo intero ci abbandonasse, Dio non lo farà mai». La solidarietà non si ferma – «Prodotti alimentari di tutti i generi, soldi, persone che abitano vicino e assicurano una presenza per ogni necessità: in mezzo ai dolori, c’è la gioia di sentirsi veri fratelli, l’esperienza straordinaria di essere una ‘famiglia’ ci fa sperimentare che l’amore ricostruisce i rapporti, risana le ferite, diminuisce la paura, ridona speranza, porta pace». Ci è giunta anche l’esperienza diretta dei giovani, impegnati in prima linea nelle azioni di solidarietà in cui si sta attivando il Movimento. Scrive J.: La sfida più difficile – «Vorrei raccontarvi l’esperienza di questa guerra da un altro punto di vista: è vero che è una situazione “allarmante”, che si sta andando indietro e che avrà conseguenze terribili per il Libano; è anche vero che non sappiamo cosa succederà nel futuro, e che se continua così, questo conflitto potrebbe trasformarsi in una guerra del Medio Oriente… e la nostra mente potrebbe andare avanti senza fermarsi…PERO’, nel momento presente, la sfida più difficile è superare la tentazione d’impotenza che ci brucia pian pianino». Uscire da sé per andare verso l’altro – «L’esperienza che abbiamo fatto con la comunità del Movimento dei Focolari all’incontro di sabato scorso, e con i giovani nel nostro congresso sabato e domenica è stata quella di uscire da sé, e saltare dall’osservazione all’azione; e andare verso gli altri, aiutando, amando…magari soltanto nelle piccole cose, ascoltare gli altri, giocare con i bambini. Con alcuni giovani siamo andati a Beirut dove in due scuole c’erano circa 600 rifugiati arrivati dal sud bombardato; abbiamo portato loro dei materassi e altre cose di cui avevano bisogno». «E’ vero che tutto crolla, ma è sempre più vero che sotto tutto il caos, Dio c’è e lavora, bisogna solo essere attenti. Continuiamo le preghiere e sopratutto la vita “in tutti i sensi” nel momento presente» J. (altro…)
Lug 22, 2006 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Abbiamo ricevuto dalla comunità del Movimento in Libano una nuova testimonianza: uno squarcio del dramma che vive la popolazione cristiana e musulmana di quel piccolo Paese, e dell’impegno di pace e solidarietà che vince timore, odio e violenza.
Chi desidera contribuire con aiuti in denaro, può subito inviarli all’AMU (Vedi fondo pagina)
La testimonianza
Mi trovo in auto. La circolazione è molto lenta. Dappertutto c’è una concentrazione attorno ai supermercati, ai grandi magazzini. La gente ha negli occhi uno sguardo spento o di rivolta. Sola nella mia auto, rivedo ciò che credevo dimenticato. Attaccata alla radio che avverte dei pericoli che possono sorgere da un secondo all’altro, ecco che ascolto di nuovo la musica di Flash Information Radio Liban, quella che ascoltavamo nei momenti più difficili e più gravi della lunga guerra, quella che le nostre orecchie hanno registrato per sempre, quella che continua a farci venire la pelle d’oca: « Qui la redazione: i villaggi del Sud Kleya, Debl, Marjehyoun e tante altre località sono in una situazione molto critica. La gente è ammassata nelle chiese, nelle hall dei municipi in una situazione di estrema precarietà. Fanno appello per essere aiutati ad evacuare malati, handicappati, anziani, feriti… Sono senza viveri né medicine, senza acqua né corrente elettrica. E’ emergenza umanitaria, la situazione non può durare…. ». Dopo qualche secondo ancora, la stessa musica, la stessa voce grave: «La periferia di Zahlé ha subìto un intenso bombardamento, la centrale elettrica è stata danneggiata…. Facciamo appello a tutte le persone: non circolate se non in caso di estrema necessità » . Il telefonino suona: è una amica che abita ad Achrafieh, Beirut. Mi chiede di trovare un angolo sicuro per sua madre…. Sì, la guerra questa volta presenta un nuovo pericolo: quello di annientare un Paese, un popolo … La battaglia si combatte distruggendo i ponti, le strade, tutte le infrastrutture pubbliche e private. Tutte le regioni sono prese di mira. Nessuna è risparmiata: il sud, la Békaa, il nord, la costa, Beirut. Il pericolo è dappertutto. La gente è estenuata. E ci vien fatto intendere che la fine non è domani….
Ma ……
… in questo inferno e in questo stato di desolazione generale, c’è sempre un barlume di luce, per dare speranza, per motivare e incoraggiare… Come succede all’IRAP (scuola di riabilitazione per sordomuti): la gente affolla il grande salone, i corridoi, le classi si trasformano in camere di fortuna. Si cerca di stabilire contatti per coordinare gli aiuti con le istituzioni sociali. Rotoli di carta igienica, coperte, stock di viveri, medicine per i piccoli in preda a violenti diarree, sono in partenza verso un centro di accoglienza a Bourg Hammoud. Materassi, vestiti arrivano dagli stessi libanesi per sostenere le famiglie con i bambini piccoli. Tentiamo di contattare i nostri amici del sud, isolati senza alcun soccorso. Ma molte linee telefoniche sono state distrutte. La volontà di vivere e di far vivere non si spegne. Anche se le possibilità sono limitate. Cristiani, Musulmani Sciiti e Sunniti, tutti subiscono la stessa sorte, e sono uniti a causa della violenza che indistintamente si scatena su di loro; sono uniti, perché sono libanesi, perché amano la loro terra, perché sono fedeli alle loro radici. E’ questo spirito di solidarietà che teniamo vivo. La pace, per la quale siamo mobilitati, sostenuti dalla preghiera, dobbiamo costruirla in noi in ogni momento e ricominciare, ricominciare. Per vincere i sentimenti di paura, odio e violenza che vorrebbero abbatterci. Un gruppo di giovani ha lasciato il nostro Centro per aiutare altri. Una di loro diceva: «Qui abbiamo vissuto ‘momenti di cielo’». Le ho risposto: « Che ciascuno di voi porti il cielo là dove va ». E’ questo il bene più grande che cerchiamo di donare a chi sta attorno a noi. Abbiamo bisogno di qualsiasi cosa. Molti hanno perduto tutto. Ma abbiamo bisogno soprattutto di amicizia, di solidarietà, di preghiera. Il ‘Paese dei cedri’ ancora una volta rinascerà, vivrà! La speranza di Claudel e la fede dei grandi santi è viva in noi. Nostra Signora di Harissa veglia su questo piccolo Paese, giardino di Dio « pezzo di cielo sulla terra », che ciascuno vorrebbe possedere, come ripete un cantore del Libano. Noi lanciamo un appello a tutti i nostri amici, agli organismi che hanno già collaborato con noi: mettete in moto una catena di preghiera, una catena di aiuti. Mobilitate l’opinione pubblica in favore della sovranità del Libano. Ogni gesto di solidarietà sarà benvenuto ! Dall’équipe dell’IRAP: Janine e Mona
Come aiutare
Associazione “Azione per un Mondo Unito” Ong – Via Frascati, 342 – 00040 Rocca di Papa (Roma) – Italia c/c bancario n. 640053 presso Sanpaolo IMI, Ag. di Grottaferrata (Roma) ABI 01025 CAB 39140 CIN M Coord. Bancaria internazionale per i versamenti dall’estero: IBAN IT16 M010 2539 1401 0000 0640 053 BIC IBSPITTM – Causale: « Emergenza Libano » Per l’Italia si può utilizzare anche il conto corrente postale 81065005, sempre intestato all’AMU, indicando l’indirizzo dell’ong e la causale. L’Associazione “Azione per un Mondo Unito” (AMU) è un’ organizzazione non governativa (ONG) che si ispira alla spiritualità dell’unità del Movimento dei Focolari e si propone di favorire la fraternità tra i popoli, promuovendo progetti di cooperazione allo sviluppo, nel rispetto delle realtà sociali, culturali ed economiche delle popolazioni. (altro…)
Lug 21, 2006 | Non categorizzato
Dalla dichiarazione della Sala Stampa vaticana
1. «Il Santo Padre segue con grande preoccupazione le sorti di tutte le popolazioni interessate ed indice per domenica prossima, 23 luglio, una speciale giornata di preghiera e di penitenza, invitando i Pastori ed i fedeli di tutte le Chiese particolari come tutti i credenti del mondo ad implorare da Dio il dono prezioso della pace. 2. In particolare, il Sommo Pontefice auspica che la preghiera si elevi al Signore, perché cessi immediatamente il fuoco tra le Parti, si instaurino subito corridoi umanitari per poter portare aiuto alle popolazioni sofferenti e si inizino poi negoziati ragionevoli e responsabili, per porre fine ad oggettive situazioni di ingiustizia esistenti in quella regione. 3. In realtà, i Libanesi hanno diritto di vedere rispettata l’integrità e la sovranità del loro Paese, gli Israeliani hanno diritto a vivere in pace nel loro Stato ed i Palestinesi hanno diritto ad avere una loro Patria libera e sovrana. 4. In questo doloroso momento, Sua Santità rivolge pure un appello alle organizzazioni caritative, perché aiutino tutte le popolazioni colpite da questo spietato conflitto». Un appello alla preghiera c’era giunto già nei giorni scorsi da alcuni giovani del Libano – «Abbiamo bisogno di tutte le vostre preghiere». «Con la situazione del paese che degenera in ogni attimo, ci sarebbe il pericolo di perdere la speranza… Ma, nonostante tutto, noi vogliamo continuare a credere nell’amore di Dio e lanciarci ancora di più nell’amore concreto. Contiamo sulle vostre preghiere ed il vostro pensiero e vi assicuriamo i nostri». Una preghiera planetaria – Già hanno preso il via iniziative di preghiera in vari punti del mondo e anche nei diversi paesi del Medio Oriente si prega per la pace, con una catena di preghiere che copre l’intero arco della giornata con la recita del Rosario. Spontaneo riprende il “Time-Out”, un minuto di preghiera o riflessione (alle 12 ora italiana) per implorare il dono della pace; si moltiplicano le veglie di preghiera, piccole o grandi. (altro…)
Lug 21, 2006 | Sociale
L’evento
“50 anni al servizio dell’umanità” – Il titolo del grande appuntamento che vedrà riuniti a Budapest, nel modernissimo Palasport Arena, persone di ogni età e categoria sociale provenienti dai 5 continenti in occasione del 50° anniversario dei “Volontari di Dio”. Saranno in 9000 il 14 e 15 settembre 2006, provenienti da 65 Paesi del mondo. Previste traduzioni in 26 lingue.
“Tante sfide, una proposta: la fraternità”, sarà il programma della giornata conclusiva del 16 settembre, aperta a tutti. Attese altre 2000 persone soprattutto dai Paesi dell’Europa Centro orientale, di cui 1000 dall’Ungheria. Verranno presentati approfondimenti culturali ed esperienze sull’innovazione che la fraternità porta negli ambiti del diritto, dell’economia, dell’ecologia, nel mondo della comunicazione.
Un unico evento per:
tracciare un bilancio sull’incidenza di 50 anni impegnati nel rinnovamento della società del nord e sud del mondo;
lanciare una proposta di speranza: la fraternità possibile in risposta alla domanda di pace, di unità, di valori e di idealità così fortemente avvertite oggi in un mondo spesso lacerato da conflitti e paura del futuro;
promuovere un progetto a favore dello sviluppo sociale e culturale dell’Africa, attraverso borse di studio;
esporre e premiare le opere di artisti che hanno partecipato ad un concorso di arti visive sulla fraternità.
Budapest 1956-2006
I fatti di Ungheria – A seguito del processo di destalinizzazione avviato da Nikita Kruscev in Russia, in Ungheria nel 1956 nascono forti speranze di libertà. A Budapest in autunno si moltiplicano manifestazioni popolari antigovernative che ben presto si trasformano in insurrezione, soffocata dall’intervento delle truppe sovietiche.
L’intervento del Papa – Pio XII lancia un accorato appello via radio: “Dio! Risuoni questo ineffabile nome, fonte di ogni diritto, di ogni giustizia, di ogni libertà, nei parlamenti, sulle piazze, nelle abitazioni, nelle officine…”
La risposta dei volontari di Dio – In risposta a questo appello, su ispirazione di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, sorge il desiderio di dare inizio ad un’altra invasione con una determinazione analoga ma di segno contrario: quello di portare una rivoluzione d’amore nella vita di ogni giorno, nella famiglia, nei luoghi di lavoro e di impegno culturale, sociale e politico. Da allora, tanti uomini e donne di tutte le età, nazionalità e condizioni sociali scelgono liberamente di seguire Dio per costruire una nuova umanità fondata sulla fraternità. Sono appunto i “Volontari di Dio”, del Movimento dei Focolari, oggi in circa 24 mila, in 80 Paesi.
Lug 16, 2006 | Nuove Generazioni
Il nostro agire quotidiano può influenzare gli equilibri internazionali?
Inquinamento, povertà, malattie, solidarietà internazionale, disuguaglianze, sono tutti fenomeni globali che hanno radici nei comportamenti locali di ogni singolo cittadino.
La parola-chiave è “cittadinanza attiva”, o “cittadinanza globale” e un tentativo di risposta sulle relazioni che legano il cittadino alle dinamiche globali verrà dalla “Scuola di cittadinanza globale” in programma a Pianezza (To) dal 23 al 30 luglio prossimi, rivolta a giovani fra i 18 e i 30 anni provenienti da tutta Italia.
Obiettivo: approfondire il proprio ruolo di cittadini attivi, attraverso seminari, approfondimenti teorici, ma anche sperimentazione su campo con momenti di laboratorio e visite a realtà esistenti – ad un parco ambientale, una fattoria bioecologica, un emporio equosolidale. Fra gli approfondimenti: fraternità e sobrietà: scelta e stile di vita; consumo responsabile; sostenibilità ambientale: impronta ecologica; energie pulite e risorse naturali; informazione critica; cooperazione internazionale.
Metodo: la Scuola si svolgerà in maniera autogestita; i partcipanti saranno costruttori attivi partecipando concretamente alle scelte dei prodotti da acquistare, alla loro preparazione, alla pulizia, all’elaborazione dell’informazione per tutti. La sera, cineforum, pub, festa multiculturale.
La Scuola di cittadinanza globale, organizzata dall’Amu (Associazione Onlus Azione per un Mondo Unito) e dai Giovani per un Mondo Unito del Piemonte, è inserita nel progetto “ABC… l’alfabeto della solidarietà, per educare alla pace e allo sviluppo nella nuova Europa unita”, un percorso triennale finalizzato a rafforzare la capacità di giovani, amministratori locali e associazioni di operare insieme sul fronte della solidarietà.
Ambiti esplorati: scelte responsabili di consumo, stili di vita, fonti energetiche, lettura critica dell’informazione, cooperazione internazionale, comportamenti sostenibili, a partire dalla prospettiva, quella della fraternità universale, che ci spinge a fare agli altri ciò che vorrremmo fosse fatto a noi.
Scarica l’invito e il programma:
http://www.cooperiamo.it/contents/attivita/Invito_Scuola_Cittadinanza_Globale.pdf
Segreteria organizzativa:
tel. + 39-347-6679469
email: info@cooperiamo.it
Associazione Azione per un Mondo Unito Onlus:
tel. + 39-0694792170
email: eas.amu@focolare.org
Giovani per un Mondo Unito – Piemonte:
Tel. + 39-328-1110055
Lug 4, 2006 | Famiglie
Un multi-evento che culmina con l'incontro con il Papa l'8 e il 9 luglio. Il contributo di movimenti e associazioni
Obiettivo del V incontro mondiale delle famiglie – L'appuntamento di Valencia su «La trasmissione della fede nella famiglia», si presenta come un'occasione per vivere la complessità, il valore e la ricchezza della famiglia come luogo fondativo della società e della Chiesa.
Incontro con il Papa – Attese centinaia di migliaia di famiglie – circa un milione di persone – provenienti dai 5 continenti, per i momenti culmine dell’ evento: la veglia con le testimonianze di alcune famiglie che avrà luogo l’8 luglio, e la grande celebrazione eucaristica conclusiva, del giorno seguente.
Congresso Teologico Pastorale – E’ uno degli eventi centrali. Il congresso affronta il tema chiave – come trasmettere la fede nell'ambito familiare – col contributo di vescovi e cardinali, teologi, rappresentanti dei diversi movimenti ecclesiali, esperti in educazione, pastorale familiare e mezzi di comunicazione. Approfondimenti: famiglia e aspetti giuridici, famiglia, dottrina sociale e questioni sociali, famiglia e bioetica, famiglia e economia, famiglia e ecumenismo.
Tra gli interventi di fondatori e responsabili di Movimenti: Graziella di Luca, a nome di Chiara Lubich del Movimento dei Focolari, Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio, Salvatore Martínez del Rinnovamento nello Spirito, Kiko Argüello del Cammino Neocatecumenale, Julian Carron di Comunione e Liberazione, i coniugi De Roberty delle Equipes Notre Dame, i coniugi Padilla delle Couples for Christ, José Gabaldon Lopez del Forum Spagnol per la Famiglia, Luis Fernando Figari, fondatore del Solidatium Christianae Vitae.
Fiera internazionale della famiglia – Inizio dell’evento, il 1 luglio. Sino al 7, si alterneranno movimenti, associazioni e ONG che lavorano a favore della famiglia in tutto il mondo. Il Movimento dei Focolari è presente con due stand, uno come Editrice “Ciudad Nueva”, e un altro come Famiglie Nuove. Appuntamenti presso gli stand:
– presentazione del libro in spagnolo Un solo cuore – Luigi e Maria Beltrame, un matrimonio verso la santità, con l’intervento del Sr. Card. Alfonso López Trujillo, autore del prologo del libro;
– presentazione del libro in spagnolo Il linguaggio dell’amore – Sessualità e vita di coppia, con l’intervento di Mons. Juan Antonio Reig, vescovo di Cartagena (Spagna) e della psicologa Dra. Lourdes Illán Ortega;
– Famiglie Nuove, sostegno a distanza, adozioni, Familyfest, con l’intervento di famiglie del Movimento, sia del posto e che di altri continenti.
Convegni per i giovani e gli anziani – Un particolare convegno è previsto per i 'figli', giovani con età compresa fra i 16 ed i 25 anni. E un secondo: “Nonni, Adulti e Famiglia” per appoggiare gli anziani nel compito così importante e insostituibile che svolgono in seno alla famiglia.
Il Movimento dei Focolari, insieme ad altri movimenti e associazioni, si è attivato fin dall'inizio per la preparazione di questo evento ecclesiale promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia in collaborazione con l'Arcidiocesi di Valencia. Un appuntamento triennale che, dopo Roma '94, Rio de Janeiro '97, ancora Roma nel 2000 con il grande Giubileo e Manila 2003, tocca quest’anno la città spagnola.
Giu 30, 2006 | Parola di Vita
È universale l’abbraccio di Dio. Avvolge l’universo ed è attento alla più piccola delle sue creature. Il poema (il Salmo) da cui è tratta la Parola di vita è tutto un inno a Lui, “grande nell’amore”, piegato verso ogni essere vivente, attratto dalle sue necessità.
Ogni creatura è ritratta in un gesto d’invocazione: ha bisogno del cibo, e con esso del necessario per la sua esistenza, e Dio apre la sua mano con generosità. Lui ha cura di ognuno, sostiene chi è debole e rischia di cadere , riconduce sulla strada dritta chi s’è smarrito.
«Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero»
Non è un Dio assente, lontano, indifferente alle sorti dell’umanità, come alle sorti di ciascuno di noi. Tante volte lo sperimentiamo. Ma è pur vero che in altri momenti ne proviamo tutta la lontananza e ci sentiamo soli, insicuri, smarriti di fronte a situazioni che sembrano sorpassarci.
Ecco allora la ribellione o sentimenti di antipatia se non di odio verso un nostro fratello o una nostra sorella. Ecco pesarci in animo situazioni che da anni si protraggono in famiglia, nella comunità di lavoro: piccole o grandi diffidenze, gelosie, invidie, tirannie. O ci vediamo soffocati da un mondo che può apparirci incallito da passioni, carrierismi e svilito di ideali, di giustizia e di speranza.
“Signore, dove sei?” sembra gridare il nostro cuore. “Mi ama veramente? Ci ami veramente? Ma allora, perché tutto questo?”
Ed ecco la Parola di vita che ravviva una certezza: non siamo mai soli nella nostra avventura umana.
«Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero»
È un invito a ravvivare la fede: Dio c’è e mi ama. Posso e devo riaffermarlo in ogni azione, davanti ad ogni avvenimento: Dio mi ama. Incontro una persona? Devo credere che attraverso di lei Dio ha qualcosa da dirmi. Mi dedico a un lavoro? In quel momento continuo ad aver fede nel Suo amore. Arriva un dolore: credo che Dio mi ama. Arriva una gioia? Dio mi ama.
Egli è qui con me, è sempre con me, sa tutto di me e condivide ogni mio pensiero, ogni gioia, ogni desiderio, porta assieme a me ogni preoccupazione, ogni prova della mia vita.
«Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero»
Come ravvivare questa certezza? Ecco alcuni suggerimenti.
Lo dice Lui stesso: invocandolo! Il Signore era già sulla barca di Pietro quando scoppiò la tempesta, ma i discepoli si sentivano soli e indifesi, perché lui dormiva. Lo chiamarono: “Salvaci, Signore, siamo perduti!” ed egli calmò il vento e le acque.
Gesù stesso, sulla croce, non sentì più la vicinanza del Padre. Lo invocò con la più straziante preghiera: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Credette così nel suo amore, si riabbandonò al Padre, ed Egli lo risuscitò dalla morte.
Come ancora ravvivare la fede nella sua presenza?
Cercandolo in mezzo a noi. Lui ha promesso di essere lì dove due o più sono uniti nel suo nome . Incontriamoci allora nell'amore scambievole del Vangelo con quanti vivono la Parola di vita, condividiamo le esperienze e sperimenteremo i frutti di questa sua presenza: gioia, pace, luce, coraggio.
Lui rimarrà con ciascuno di noi e continueremo a sentirlo vicino e operante nella nostra vita d’ogni giorno.
Chiara Lubich
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Giu 21, 2006 | Chiesa
Un vero e proprio villaggio aperto tutto il giorno, in grado di accogliere tutti: residenti, turisti e lavoratori, con stands, aree di gioco, di sport, luoghi di incontro. Così si è presentato il convegno “Il lavoro e la festa”, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana e svoltosi a Rimini dal 22 al 25 giugno scorsi.
Lavoro e festa: due termini che sembrano antitetici. Ma non è così. Di fronte alle profonde trasformazioni in atto nella società post-industriale, al convegno emerge l’idea che la festa rigenera l’uomo e dà senso al lavoro.
Del lavoro vengono approfondite problematiche di grande attualità: “La famiglia tra tempi di lavoro e di festa”; “I giovani tra lavoro precario, desiderio di consumo e progettualità; i “Nuovi lavori e nuova imprenditorialità”, con la presentazione di numerose esperienze.
A Rimini, tanti anche i momenti culturali e di festa: sul tema del lavoro si sono alternate recitazioni (con Nando Gazzolo e Claudia Koll), musica (Orchestra Mediterranea e Tosca), comicità (Gigi Cotichella), il musical del Gen Verde “Prime Pagine” e il 1° gala del cortometraggio promosso dalle Acli.
Molte le associazioni e i movimenti che hanno offerto il loro contributo: da Rinnovamento nello Spirito a Comunione e Liberazione, dall'Associazione Papa Giovanni XXIII, all’Azione Cattolica, agli scout. Il Movimento dei Focolari, nella sessione di sabato 24, dedicata a “Nuovi lavori e nuova imprenditorialità”, ha presentato l’esperienza dell’Economia di Comunione, con il prof. Luigino Bruni e Alberto Frassineti, del polo imprenditoriale “Lionello Bonfanti” – nei pressi della cittadella internazionale di Loppiano (Firenze).
L’appuntamento di Verona: “Testimoni di Gesù Risorto speranza del mondo”, sarà un grande evento, al quale diocesi e movimenti stanno lavorando da mesi. Il tema del convegno intende rispondere ad alcuni interrogativi di fondo: che cosa il Vangelo comunica alla vita dei cristiani? Come Gesù Cristo può rigenerare questo vissuto, soprattutto nella sua dimensione quotidiana? Come può essere plasmata una nuova prospettiva antropologica nell'epoca della complessità? Quali forme e modalità possono caratterizzare la presenza dei cristiani in questo momento storico nel nostro Paese?
Giu 21, 2006 | Chiesa
Come tappe di avvicinamento all’appuntamento veronese, il Servizio nazionale per il progetto culturale della Cei ha programmato cinque iniziative articolate sul territorio nazionale, in approfondimento dei diversi ambiti di riflessione che verranno proposti al convegno di ottobre.
Prima de “Il lavoro e la festa” (Rimini, 22-25 giugno 2006), si sono svolti, infatti, altri quattro appuntamenti:
Nell’ambito della “cittadinanza”
Il grido della città: persona, relazioni sociali, ad Arezzo, dove da qualche anno vengono programmate iniziative sui temi dell’educazione alle relazioni tra i popoli e alla pace. http://www.rondine.info/versoverona
Nell’ambito della “fragilità umana”
Una fragilità salvata: all’interno del “Progetto Passio” proposto nella Diocesi di Novara durante la Quaresima, si è svolta una serie di appuntamenti con cui aiutare a prendere coscienza dell’esperienza del limite nella vita dell’uomo. http://www.passionovara.it/
Nell’ambito della “vita affettiva”
L'Amore si fa Storia: a Terni viene lanciato un messaggio forte sul valore degli affetti nel cammino di crescita delle persone e nelle relazioni tra le generazioni.
http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new/consultazione.mostra_pagina?id_pagina=3078
Nell’ambito della “tradizione”, intesa come esercizio del trasmettere
Ricorda, Racconta, Cammina: tre giorni di confronto sul percorso compiuto dalla Chiesa in Italia nella ricerca di una comunicazione della fede, attenta alle dinamiche culturali del nostro tempo.
http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new/consultazione.mostra_pagina?id_pagina=3077
Giu 11, 2006 | Cultura
Come far diventare più “abitabili” le nostre città?
Questo l’interrogativo al centro del seminario sul tema “Abitare la città”, a cui hanno partecipato oltre 120 tra architetti, ingegneri, grafici, professori e studenti, provenienti da diversi Paesi.
L’iniziativa, promossa da impegnati nel settore dell’architettura del Movimento dei Focolari, si è svolta presso la cittadella internazionale di Loppiano, dal 9 all’11 giugno scorso. Una scelta non casuale: Loppiano è stata anche oggetto di studio, quale “laboratorio” di una città nuova. “Sin dall’inizio si sognò una città che avesse per legge il comandamento nuovo, l’amore reciproco”, dove “Gesù fosse sempre presente e illuminasse ogni realtà della cittadella”. Così Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, nel messaggio letto in apertura della tre giorni, esprimendo inoltre la certezza “che ogni casa, ogni edificio, ogni realizzazione, se illuminata dalla presenza di Gesù, potrà comporre, tassello accanto tassello, come in un mosaico, le città nuove”.
Risveglio nelle discipline urbanistiche
L’interesse per il tema dell’abitare, negli ultimi anni, si è risvegliato nelle discipline urbanistiche. E l’attenzione si è spostata dalla dimensione privata dell’alloggio, centrata intorno all’individuo ed al suo nucleo familiare, all’abitare nella sua dimensione estroversa e relazionale. A partire da questa prospettiva, numerosi gli interventi di architetti, ricercatori e docenti che si sono cimentati nel dare una risposta agli interrogativi su che cosa rende “abitabile” lo spazio nel quale viviamo e come far diventare più “abitabili” le nostre città.
Info
Architettura – Movimento dei Focolari Via Frascati, 306 – 00040 Rocca di Papa (Roma) – IT Tel.: +39-06-945407
+39-06-945407 e mail: segr.architettura @ focolare.org
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Giu 6, 2006 | Chiesa
Dall’Osservatore Romano – 6 giugno 2006
30 maggio 1998 – 4 giugno 2006. Piazza San Pietro, otto anni dopo, nella solennità di Pentecoste. Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI continua a soffiare il vento dello Spirito nella Chiesa di Cristo. Erano almeno 400.000 i partecipanti all’incontro dei Movimenti ecclesiali e delle nuove Comunità. Da Castel Sant’Angelo, per via della Conciliazione sino a Piazza San Pietro, il popolo dei Movimenti offriva l’immagine della Chiesa aperta al futuro: un fiume di adulti e di giovani che pregavano e cantavano. Benedetto XVI, prima di raggiungere il sagrato, ha percorso via della Conciliazione e Piazza San Pietro per dare a tutti il suo benvenuto, il suo grazie, la sua benedizione. Stralci dall’editoriale dell’Osservatore Romano – 6 giugno 2006 Il magistero di Benedetto XVI ha raggiunto, nella veglia di Pentecoste, uno dei momenti più alti. Molte sono le parole chiave che possono sintetizzare il senso di questo inno alla bellezza vivificante dello Spirito. Una è certamente l’espressione che il Papa ha usato riferendosi alla “festa della creazione” scaturita dalla Pentecoste: il “giardino di Dio”. Nella varietà dei suoi colori, delle sue forme, dei suoi echi, anche la straordinaria celebrazione di sabato sera era, in qualche modo, un’immagine del “giardino di Dio”. Vita, libertà, unità, corresponsabilità: le quattro parole che ci sembrano particolarmente espressive di altrettanti passaggi nodali della riflessione di Benedetto XVI. E’ proprio dallo Spirito, “fonte creativa della vita”, che sgorga il fiume impetuoso dei Movimenti e delle Comunità. Alla Sua scuola, essi imparano ogni giorno la “libertà vera”.
Al Suo soffio possente, sperimentano quell’«unità» che orienta i singoli carismi all’edificazione dell’unico corpo che è la Chiesa. Solo uomini e donne vivi, liberi, uniti, possono sentirsi autenticamente «corresponsabili»: coinvolti, cioè, “nella stessa responsabilità di Dio per il mondo, per l’umanità intera”. Missione sublime e impegnativa. Missione di “figli” e non di “schiavi”. Missione di anime incendiate dal fuoco della Pentecoste. Dalla Radio Vaticana – 6.6.2006 Due ore prima dell’arrivo di Benedetto XVI, canti e testimonianze. Particolarmente toccanti e ancora vive le parole di Giovanni Paolo II, che una registrazione dello storico incontro con i Movimenti, del 30 maggio 1998, ha fatto risuonare ancora una volta nel “cenacolo a cielo aperto” radunato in Piazza San Pietro: “A tutti voi voglio gridare: ‘Apritevi con docilità ai doni dello Spirito! Accogliete con gratitudine ed obbedienza i carismi!’”. Tanti i carismi per una Chiesa Di apostolato, in un mondo dimentico di Dio, ha parlato Maria Luigia Corona, della Comunità Missionaria di Villaregia: “Non c’è niente di più orribile che usare il nome di Dio, che è amore, per commettere violenza. Siamo pronti a portare la luce di Cristo in tutti gli ambienti!”. La gioia è stata al centro delle parole di Salvatore Martinez, coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito: “Non si dica che la nostra gioia è allegria esteriore! La gioia cristiana è olio di letizia sulle ferite del mondo!”. Impegno all’unità nella diversità, quello dei Focolari, nel messaggio di Chiara Lubich, letto da Graziella De Luca, rivolto al Papa: “A lei, Santità, vogliamo assicurare che la collaborazione e la comunione tra i Movimenti continuerà affinché, nella piena comunione ed obbedienza con lei, si lavori per l’attuazione degli stessi scopi voluti da Gesù: prima di tutto, l’unità”. Nell’esperienza della comunità di Sant’Egidio, raccontata da Andrea Riccardi, l’aiuto della preghiera per la debolezza dell’uomo e l’attenzione di Dio alle situazioni umane più disperate: “Le vite umane non scorrono dimenticate! Penso in questo momento all’Africa, ma ho anche in mente i poveri, la cui casa è spesso un mondezzaio. Dio non è indifferente! Lo abbiamo visto!”. A perseverare nel combattimento spirituale della fede ha esortato Kiko Argüello, fondatore del Movimento neocatecumenale: “Nell’Apocalisse si dice che l’Agnello sgozzato vince la bestia. Perché i cristiani diventino questo Agnello, hanno bisogno dei carismi”. Quando lo Spirito soffia, trasforma la vita e l’umanità non resta indifferente. Don Julian Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione: “Soltanto una cosa potrà destare in coloro che incontreremo nella vita il desiderio di venire con noi: il vedere realizzarsi in noi la promessa di Cristo!”. Ha dato voce alle 400 mila persone in piazza mons. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici che, rivolto al Papa, ha detto: “Questa Piazza mette oggi sotto gli occhi di tutti una meravigliosa epifania della molteplicità dei doni con i quali lo Spirito di Dio continua ad arricchire e adornare la Chiesa. Diversissimi tra loro, essi sono profondamente uniti nel mistero della comunione ecclesiale e unanimamente protesi verso la missione”.
Mag 31, 2006 | Parola di Vita
“Siete stati chiamati a libertà” (Cf. Gal 5,13). È l’annuncio che Paolo di Tarso rivolge ai cristiani delle diverse comunità della Galazia. Un annuncio che fa eco alle parole di Gesù quando aveva detto che ci avrebbe resi “liberi davvero” (Cf. Gv 8,36). Liberi da cosa? I cristiani della Galazia erano stati resi liberi dalle prescrizioni legali della legge mosaica, libertà poi estesa a tutti i cristiani. Più ancora, siamo stati liberati dal peccato e dalle sue conseguenze: le nostre paure, la sfrenata ricerca dei nostri interessi, i condizionamenti culturali, le convenzioni sociali… Per questo siamo liberi quando osserviamo le norme di condotta sociale e religiosa del cristianesimo, non le sentiamo come obblighi imposti dall’esterno. Per noi c’è una legge nuova, la “legge di Cristo” (Cf. Gal 6,2), come la chiama Paolo, iscritta nel nostro stesso cuore, che fiorisce dal di dentro, dalla persona fatta nuova dall’amore di Cristo: una “legge di libertà” (Cf. Gc 2,12). Una legge che insieme dona la forza per essere attuata. Siamo liberi perché guidati dallo Spirito di Gesù che vive in noi. Da qui l’invito:
«Camminate secondo lo Spirito (…). Se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge».
In questo periodo di Pentecoste riviviamo l’evento della discesa dello Spirito su Maria e i discepoli raccolti nel Cenacolo. Con le sue lingue di fuoco egli riversa nei cuori l’amore di Dio (Cf. Rm 5,5). È questa la “legge nuova”: l’amore. Lo Spirito Santo è l’Amore di Dio che venendo in noi trasforma il nostro cuore, vi infonde il suo stesso amore e insegna ad agire nell’amore e per amore. È l’amore che ci muove, che ci suggerisce come rispondere alle situazioni e alle scelte che siamo chiamati a compiere. È l’amore che ci insegna a distinguere: questo è bene, lo faccio; questo è male, non lo faccio. È l’amore che ci spinge ad agire cercando il bene dell’altro. Non siamo guidati dal di fuori, ma da quel principio di vita nuova che lo Spirito ha posto dentro di noi. Forze, cuore, mente, tutte le nostre capacità possono “camminare secondo lo Spirito” perché unificate dall’amore e poste a completa disposizione del progetto di Dio su di noi e sulla società. Siamo liberi d’amare.
«Camminate secondo lo Spirito (…). Se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge».
“Se vi lasciate guidare…”. C'è sempre il pericolo che qualcosa impedisca allo Spirito di prendere pieno possesso della nostra mente, del nostro cuore. Si può resistere alla sua voce e alla sua guida fino a “contristarlo” (Cf. Ef 4,30), perfino ad “estinguere” la sua presenza in noi (Cf. 1Ts 5,19). Tante volte preferiamo seguire i nostri desideri piuttosto che i suoi, il nostro volere piuttosto che il suo. Come dunque lasciarsi guidare da quella voce che dentro ci parla? Dove essa ci porta? Ce lo ricorda lo stesso Paolo pochi versetti prima: tutta la legge nuova di libertà si sintetizza in un solo precetto: l’amore del prossimo. In concreto, suggerisce Paolo, essere liberi significa farsi schiavi dell’altro, mettersi a servizio gli uni degli altri (Cf. Gal 5, 13-14). Quella voce dentro (= l’amore) ci spinge ad essere attenti a chi ci è accanto, ad ascoltare, a donare. Può sembrare strano, ma ogni Parola di vita, alla fine, porta ad amare. Non è una forzatura, è la logica evangelica. Solo se siamo nell’amore siamo cristiani autentici.
«Camminate secondo lo Spirito (…). Se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge».
Lasciamo allo Spirito la libertà di condurci sulla via dell’amore. Possiamo pregarlo così:
Tu sei la luce, la gioia, la bellezza. Tu trascini le anime, tu infiammi i cuori e fai concepire pensieri profondi e decisi di santità con impegni individuali inattesi. Tu santifichi. Soprattutto, Spirito Santo, tu che sei così discreto anche se impetuoso e travolgente ma soffi come lieve venticello che pochi sanno ascoltare e sentire, guarda alla rozzezza della nostra grossolanità e rendici tuoi devoti. Che non passi giorno senza invocarti, senza ringraziarti, senza adorarti, senza amarti, senza vivere come tuoi discepoli assidui. Questa grazia ti domandiamo.
Chiara Lubich
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Mag 30, 2006 | Chiesa
Con queste incoraggianti parole di Benedetto XVI, lette da Mons. Stanislao Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, si è aperto il 31 maggio scorso il congresso che ha radunato oltre 300 responsabili di Movimenti e nuove Comunità ecclesiali in preparazione all’incontro col Santo Padre la vigilia di Pentecoste. «Cari fratelli e sorelle, in attesa dell’incontro previsto per sabato 3 giugno in Piazza San Pietro con gli aderenti a più di 100 Movimenti ecclesiali e nuove Comunità, sono lieto di porgere a voi, rappresentanti di tutte queste realtà ecclesiali, riuniti a Rocca di Papa in Congresso Mondiale, un caloroso saluto con le parole dell’Apostolo: «Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo» (Rm 15,13). É ancora vivo, nella mia memoria e nel mio cuore, il ricordo del precedente Congresso Mondiale dei Movimenti ecclesiali, svoltosi a Roma dal 26 al 29 maggio 1998, al quale fui invitato a portare il mio contributo, allora in qualità di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con una conferenza concernente la collocazione teologica dei Movimenti. Quel Congresso ebbe il suo coronamento nel memorabile incontro con l’amato Papa Giovanni Paolo II del 30 maggio 1998 in Piazza San Pietro, durante il quale il mio Predecessore confermò il suo apprezzamento per i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità, che definì “segni di speranza” per il bene della Chiesa e degli uomini».
La bellezza di essere cristiani e la gioia di comunicarlo
«Oggi, consapevole del cammino percorso da allora sul sentiero tracciato dalla sollecitudine pastorale, dall’ affetto e dagli insegnamenti di Giovanni Paolo Il, vorrei congratularmi con il Pontificio Consiglio per i Laici, nelle persone del suo Presidente Mons. Stanislaw Rylko, del Segretario Mons. Joseph Clemens e dei loro collaboratori, per l’importante e valida iniziativa di questo Congresso Mondiale, il cui tema – “La bellezza di essere cristiani e la gioia di comunicarlo” – prende spunto da una mia affermazione nell’omelia di inizio del ministero petrino. E’ un tema che invita a riflettere su ciò che caratterizza essenzialmente l’avvenimento cristiano: in esso infatti ci viene incontro Colui che in carne e sangue, visibilmente, storicamente, ha portato lo splendore della gloria di Dio sulla terra. A Lui si applicano le parole del Salmo 44: «Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo». E a Lui, paradossalmente, fanno riferimento anche le parole del profeta: «Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere» (Is 53,2). In Cristo s’incontrano la bellezza della verità e la bellezza dell’amore; ma l’amore, si sa, implica anche la disponibilità a soffrire, una disponibilità che può giungere fino al dono della vita per coloro che si amano (cfr Gv 15,13)! Cristo, che è “la bellezza di ogni bellezza”, come soleva dire san Bonaventura (Serrnones dominicales 1,7), si rende presente nel cuore dell’uomo e lo attrae verso la sua vocazione che è l’amore. E grazie a questa straordinaria forza di attrazione che la ragione è sottratta al suo torpore ed aperta al Mistero. Si rivela così la bellezza suprema dell’amore misericordioso di Dio e, allo stesso tempo, la bellezza dell’uomo che, creato ad immagine di Dio, è rigenerato dalla grazia e destinato alla gloria eterna».
Testimonianza d’amore, di unità e di gioia
«Nel corso dei secoli, il cristianesimo è stato comunicato e si è diffuso grazie alla novità di vita di persone e di comunità capaci di rendere una testimonianza incisiva di amore, di unità e di gioia. Proprio questa forza ha messo tante persone in “movimento” nel succedersi delle generazioni. Non è stata, forse, la bellezza che la fede ha generato sul volto dei santi a spingere tanti uomini e donne a seguirne le orme? In fondo, questo vale anche per voi: attraverso i fondatori e gli iniziatori dei vostri Movimenti e Comunità avete intravisto con singolare luminosità il volto di Cristo e vi siete messi in cammino. Anche oggi Cristo continua a far echeggiare nel cuore di tanti quel “vieni e seguimi” che può decidere del loro destino. Ciò avviene normalmente attraverso la testimonianza di chi ha fatto una personale esperienza della presenza di Cristo. Sul volto e nella parola di queste “creature nuove” diventa visibile la sua luce e udibile il suo invito».
I Movimenti: scuole di comunione
«Dico pertanto a voi, cari amici dei Movimenti: fate in modo che essi siano sempre scuole di comunione, compagnie in cammino in cui si impara a vivere nella verità e nell’amore che Cristo ci ha rivelato e comunicato per mezzo della testimonianza degli Apostoli, in seno alla grande famiglia dei suoi discepoli. Risuoni sempre nel vostro animo l’esortazione di Gesù: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16). Portate la luce di Cristo in tutti gli ambienti sociali e culturali in cui vivete. Lo slancio missionario è verifica della radicalità di un’esperienza di fedeltà sempre rinnovata al proprio carisma, che porta oltre qualsiasi ripiego stanco ed egoistico su di sé. Illuminate l’oscurità di un mondo frastornato dai messaggi contraddittori delle ideologie!»
Passione per la vita e per il destino degli altri
«Non c’è bellezza che valga se non c’è una verità da riconoscere e da seguire, se l’amore scade a sentimento passeggero, se la felicità diventa miraggio inafferrabile, se la libertà degenera in istintività. Quanto male è capace di produrre nella vita dell’uomo e delle nazioni la smania del potere, del possesso, del piacere! Portate in questo mondo turbato la testimonianza della libertà con cui Cristo ci ha liberati (cfr Gal 5,1). La straordinaria fusione tra l’amore di Dio e l’amore del prossimo rende bella la vita e fa rifiorire il deserto in cui spesso ci ritroviamo a vivere. Dove la carità si manifesta come passione per la vita e per il destino degli altri, irradiandosi negli affetti e nel lavoro e diventando forza di costruzione di un ordine sociale più giusto, lì si costruisce la civiltà capace di fronteggiare l’avanzata della barbarie. Diventate costruttori di un mondo migliore secondo l’ordo amoris in cui si manifesta la bellezza della vita umana».
Edificare il corpo di Cristo in mezzo agli uomini
«I Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità sono oggi segno luminoso della bellezza di Cristo e della Chiesa, sua Sposa. Voi appartenete alla struttura viva della Chiesa. Essa vi ringrazia per il vostro impegno missionario, per l’azione formativa che sviluppate in modo crescente sulle famiglie cristiane, per la promozione delle vocazioni al sacerdozio ministeriale e alla vita consacrata che sviluppate al vostro interno. Vi ringrazia anche per la disponibilità che dimostrate ad accogliere le indicazioni operative non solo del Successore di Pietro, ma anche dei Vescovi delle diverse Chiese locali, che sono, insieme al Papa, custodi della verità e della carità nell’unità. Confido nella vostra pronta obbedienza. Al di là dell’affermazione del diritto alla propria esistenza, deve sempre prevalere, con indiscutibile priorità, l’edificazione del Corpo di Cristo in mezzo agli uomini. Ogni problema deve essere affrontato dai Movimenti con sentimenti di profonda comunione, in spirito di adesione ai legittimi Pastori. Vi sostenga la partecipazione alla preghiera della Chiesa, la cui liturgia è la più alta espressione della bellezza della gloria di Dio, e costituisce in qualche modo un affacciarsi del Cielo sulla terra». «Vi affido all’intercessione di Colei che invochiamo come la Tota pulchra, la “Tutta bella”, un ideale di bellezza che gli artisti hanno cercato sempre di riprodurre nelle loro opere, la «Donna vestita di sole» (Ap 12,1) in cui la bellezza umana si incontra con la bellezza di Dio. Con questi sentimenti a tutti invio, quale pegno di costante affetto, una speciale Benedizione Apostolica». Dal Vaticano, 22 Maggio 2006 Benedetto XVI (altro…)
Mag 26, 2006 | Focolari nel Mondo
Lavoro per le Nazioni Unite in un’agenzia che ha il suo quartier generale a Roma e uffici in più di 80 Paesi. Siamo la più grande agenzia di aiuti alimentari al mondo. Operiamo sia verso i Paesi in via di sviluppo che verso quei luoghi dove ci sono o ci sono state calamità di origine naturale o crisi generate dall’uomo, come le guerre. Il luogo dove trascorro la mia giornata lavorativa è un ambiente multietnico, multirazziale, multilingue, multireligioso. Nel mio quotidiano cerco di mantenere un atteggiamento di accoglienza verso gli altri, ricordandomi che per Dio nessuno è straniero, e questo mi fa essere attento ai bisogni di chi magari si trova nel nostro Paese come ospite, o di chi, più in generale, è nel bisogno. All’inizio dell’inverno circolava in posta elettronica una richiesta per una stufa a kerosene per una famiglia non lontana da dove abito io, che aveva delle difficoltà economiche e viveva in una casa piccola e senza riscaldamento. Non rimango indifferente a certi tipi di appelli: ho l’impressione che mi riguardino direttamente, soprattutto quando mi rendo conto che posso davvero fare qualcosa. Leggo quindi l’annuncio e lo memorizzo. La sorpresa arriva il giorno seguente: apro il computer e trovo su una rubrica di annunci di compravendita privati del personale dell’organizzazione dove lavoro, un annuncio nel quale un collega francese metteva in vendita una stufa a kerosene per 130 Euro. Un oggetto abbastanza inusuale da trovare su questa rubrica! Mi sembra una risposta alla richiesta del giorno prima… Penso subito che quell’annuncio messo per tutto il personale (siamo più di mille) sia in realtà diretto a me. Mi viene spontaneo proporre ai colleghi un piccolo contributo, spiegando la finalità… ben presto si sentono coinvolti in questa azione che diventa di tutti. In mezza giornata avevo messo insieme 85 Euro. Siccome Dio non finisce mai di stupirci, il giorno dopo quando chiamo il collega e gli espongo la cosa, mi dice che in questo caso mi avrebbe ceduto la stufa non per 130 ma per soli 50 Euro. Avendo poi in cuore l’attenzione di rendere un pieno servizio a chi era in attesa, quando si tratta di comprare una latta di combustibile, mi viene detto che costa proprio 35 Euro! Un’esperienza differente ma significativa l’ho fatta con K., un collega della Nigeria, di religione musulmana. Arriva da me in ufficio qualche anno fa. Da subito si instaura un buon rapporto tra di noi e nei momenti di pausa non poche volte ci ritroviamo a parlare della nostra esperienza spirituale, con alla base il profondo rispetto della cultura altrui. L’altro si sente “capito e accolto nella sua diversità e libero di esprimere tutta la ricchezza che porta in sé”. Due anni fa K. è stato trasferito in Sudan, Paese al 97% Musulmano, e da lì continua il nostro rapporto via e-mail. Lo scorso anno, alle 6 di mattina del giorno di Pasqua, squilla il telefono: “Hello my dear friend! Happy Easter to you and your family!”. Erano i suoi auguri di Pasqua per me e la mia famiglia. Mutui e reciproci auguri sono stati anche i miei, augurandogli il buon inizio e fine dei suoi Ramadam. Di recente K. è stato trasferito in Uganda. Io puntuale gli scrivo rallegrandomi con lui per questa sua nuova esperienza lavorativa. Il mese scorso ho modo di parlargli per telefono e dopo le varie comunicazioni tecniche di lavoro, concludo chiedengogli come si trovava nel nuovo contesto e se avesse trovato nelle vicinanze una moschea dove pregare. Mi ringrazia per questa mia puntuale attenzione e sente di confidarsi circa il momento che sta vivendo nell’ambientazione in questo nuovo Paese a maggioranza cristiana. A distanza ci lega il comune desiderio di vivere la “regola d’oro” del “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” che ci fa capaci di continuare ad andare incontro all’altro, a qualunque popolo appartenga. (T.T. – Italia) 22-05-2006 (altro…)
Mag 22, 2006 | Chiesa
Questa nuova pubblicazione, che esce in occasione dell’incontro dei movimenti ecclesiali e nuove comunità con Benedetto XVI della Pentecoste 2006, raccoglie due importanti interventi dell’allora card. Joseph Ratzinger:
“I movimenti ecclesiali e la loro collocazione teologica” – al 1° Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e nuove comunità – Città del Vaticano, 27-29 maggio 1998.
Dialogo con il card. Joseph Ratzinger – al Seminario su “I movimenti ecclesiali nella sollecitudine pastorale dei Vescovi”, a cui hanno partecipato vescovi dei 5 continenti per iniziativa del Pontificio Consiglio per i Laici, in collaborazione con le Congregazioni per la dottrina della fede e per i Vescovi – giugno 1999. Dall’Introduzione dell’arcivescovo Stanislao Rylko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici: “Eletto Papa, Benedetto XVI non ha cessato di manifestare il proprio affetto e la propria attenzione pastorale nei confronti di queste nuove realtà. Basti qui ricordare, le parole rivolte ai giovani giunti a Colonia nell’agosto 2005 per celebrare la ventesima Giornata mondiale della gioventù: «Formate delle comunità sulla base della fede! Negli ultimi decenni sono nati movimenti e comunità in cui la forza del Vangelo si fa sentire con vivacità». E quelle che – sempre sul tema dei movimenti – ha detto ai vescovi tedeschi: «La Chiesa deve valorizzare queste realtà e al contempo deve guidarle con saggezza pastorale, affinché contribuiscano nel modo migliore, con i loro diversi doni, all’edificazione della comunità», aggiungendo un inciso importante: «Le Chiese locali e i movimenti non sono in contrasto fra loro, ma costituiscono la struttura viva della Chiesa». Proprio da questa profonda sollecitudine pastorale è scaturita l’iniziativa del Santo Padre di convocare a Roma i movimenti ecclesiali e le nuove comunità di tutto il mondo, alla Pentecoste 2006: per dare ancora una volta insieme una testimonianza di unità nella diversità dei loro carismi. A distanza di otto anni dallo storico incontro del 30 maggio 1998 con papa Wojtyla – un evento che per movimenti e comunità ha segnato l’inizio di una nuova tappa verso la “maturità ecclesiale” – l’invito di Benedetto XVI è stato da essi accolto con gioia, entusiasmo e profonda gratitudine. L’incontro di Papa Ratzinger con i movimenti ecclesiali e le nuove comunità si colloca in perfetta continuità con quello da essi avuto con Giovanni Paolo II”. (altro…)
Mag 22, 2006 | Chiesa
L’incontro con il Papa – Viva attesa per l’incontro dei movimenti ecclesiali e le nuove comunità del mondo con Papa Benedetto XVI in Piazza San Pietro, alla vigilia di Pentecoste del 2006. Fa seguito all’indimenticabile esperienza del maggio 1998, quando centinaia di migliaia di aderenti a queste nuove realtà ecclesiali si sono incontrati per la prima volta con Papa Giovanni Paolo II. Il magistero di Benedetto XVI si sviluppa così in continuità con quello del suo predecessore. Sin dagli inizi della grande fioritura di movimenti e comunità legata all’avvenimento conciliare, l’allora cardinale Joseph Ratzinger riconobbe l’azione dello Spirito, che, attraverso queste nuove forme di aggregazione laicale, ha permesso a tanti fedeli di rivivere la gioia della giovinezza della Chiesa. Un Congresso mondiale – Questo evento sarà preceduto, come già avvenne nel ’98, da un Congresso Mondiale dei Movimenti ecclesiali e delle nuove Comunità, promosso dal Pontificio Consiglio per i laici, con lo stesso titolo dell’incontro con il Papa: “La bellezza di essere cristiani e la gioia di comunicarlo”. Si svolgerà a Rocca di Papa (Roma) dal 31 maggio al 2 giugno. Riunirà oltre 300 invitati. Veglie di preghiera – Si svolgeranno il 2 giugno in preparazione all’incontro con Papa Benedetto XVI. L’iniziativa ha la finalità di rendere in qualche modo “visibile” la bellezza della fede. Permetterà ai diversi carismi di esprimere la propria originalità in spirito di comunione fraterna. Le veglie saranno aperte non solo agli aderenti ai movimenti e alle comunità che le hanno organizzate, ma anche a tutti i fedeli della città e ai pellegrini che vogliano partecipare. Fra queste, anche quella del Movimento dei Focolari, che si terrà nella Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria, ai Parioli, alle ore 20.30. Un cammino di comunione – Gli anni trascorsi da quella Vigilia di Pentecoste ’98 sono stati caratterizzati da un significativo incremento di relazioni in spirito di comunione, portando a una più approfondita conoscenza reciproca e a una maggiore consapevolezza del ruolo che queste diverse realtà della Chiesa hanno nell’opera della nuova evangelizzazione. La preparazione di Pentecoste 2006 – Dalla convocazione del Papa, ha avuto inizio una intensa collaborazione tra Responsabili di circa 100 movimenti e comunità e il Pontificio Consiglio per i Laici per la realizzazione di questo importante evento ecclesiale. Già annunciati grandi pellegrinaggi – con decine di migliaia di partecipanti provenienti dall’Italia e dall’estero – delle Comunità Neocatecumenali, di Comunione e Liberazione, del Movimento dei Focolari, delle varie realtà del Rinnovamento Carismatico Cattolico. Hanno prontamente aderito, e saranno anche presenti con i rispettivi pellegrinaggi, anche Regnum Christi, i Cursillos de Cristiandad, la Comunità di Sant’Egidio, il Movimento di Schönstatt, il Movimento di Vita Cristiana, la Comunità de l’Emmanuel, la Comunità Papa Giovanni XXIII, il SERMIG, l’Arche, Fede e Luce, la Comunità Missionaria di Villaregia, le Comunità Laiche Marianiste, l’Équipes Notre Dame, il FASTA, il movimento Vivere In, l’Opera di Nazareth, i Talleres de Oración y Vida, la Comunità ADSIS e molti altri ancora. (altro…)
Mag 22, 2006 | Chiesa
Venerdì 2 giugno 2006 – ore 20.30 presso la basilica del S. Cuore Immacolato di Maria ai Parioli via del S. Cuore di Maria, 5 (Piazza Euclide) – Roma
La veglia inizia con una processione di 7 giovani dei vari continenti, nei loro costumi, che portano all’altare 7 lampade, simbolo dei sette doni dello Spirito Santo. Seguono:
Un momento di testimonianza
Da Pentecoste 1998 a Pentecoste 2006
Lo Spirito Santo e i Carismi nella Chiesa
La proposta del Movimento dei Focolari
Testimonianze di una famiglia e di giovani
Un momento di preghiera
Celebrazione della Parola
Riflessioni di S.E. Mons. Enzo Dieci, Vescovo ausiliare della diocesi di Roma
Esposizione e Benedizione Eucaristica
Adorazione, Invocazioni, Benedizione Come arrivare: Metro Linea A – fermata Flaminio, all’uscita prendere la Linea Viterbo (Sacrofano), scendere alla prima fermata (a 100 mt. Piazza Euclide); da TERMINI: Bus linea 910, scendere a Piazza Euclide
Mag 21, 2006 | Chiesa
“Papa Benedetto XVI segue da molti anni, con passione di teologo e di pastore, il fenomeno dei movimenti e delle nuove comunità cresciuti nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. I suoi primissimi contatti con queste realtà ecclesiali risalgono alla metà degli anni Sessanta, quando era ancora professore a Tübingen. Poi, con il passare del tempo, questi rapporti si sono intensificati e approfonditi, tramutandosi in una vera amicizia. «Per me personalmente fu un evento meraviglioso la prima volta che venni più strettamente a contatto – agli inizi degli anni Settanta – con movimenti quali il Cammino Neocatecumenale, Comunione e Liberazione, il Movimento dei Focolari, – così ricordava l’allora cardinale Ratzinger – sperimentando lo slancio e l’entusiasmo con cui essi vivevano la fede e dalla gioia di questa fede si sentivano necessitati a partecipare ad altri ciò che avevano ricevuto in dono». Erano gli anni del post-Concilio, anni difficili per la Chiesa, ma quelle nuove realtà si rivelano subito agli occhi del teologo e del pastore come un dono provvidenziale: «Ecco, all’improvviso – egli scriveva –, qualcosa che nessuno aveva progettato. Ecco che lo Spirito Santo, per così dire, aveva chiesto di nuovo la parola. E in giovani uomini e in giovani donne risbocciava la fede, senza “se” né “ma”, senza sotterfugi né scappatoie, vissuta nella sua integralità come dono, come un regalo prezioso che fa vivere». Un altro testo, di carattere totalmente diverso dal primo, al quale è però sicuramente complementare, riporta il dialogo del cardinale Ratzinger con un folto gruppo di vescovi giunti da tutti i continenti per partecipare al Seminario di studio sul tema: “Movimenti ecclesiali e nuove comunità nella sollecitudine pastorale dei vescovi”, promosso a Roma nel mese di giugno 1999 dal Pontificio Consiglio per i Laici, in collaborazione con la Congregazione per i Vescovi e la Congregazione per la Dottrina della Fede. Fra tanti pensieri, tutti stimolanti, una formulazione tocca specialmente ed è l’idea dei movimenti come “luogo” che aiuta i cristiani a “sentirsi a casa” nella Chiesa: «I movimenti, mi sembra, hanno questa specificità di aiutare a riconoscere in una grande Chiesa, che potrebbe apparire soltanto come una grande organizzazione internazionale, la casa dove si trova l’atmosfera propria della famiglia di Dio e nello stesso tempo si rimane nella grande famiglia universale dei santi di tutti i tempi». Oggi più che mai, rileggendo questo dialogo, desta impressione la serietà con cui il cardinale Ratzinger prende ogni domanda, l’ampiezza e la consistenza delle sue risposte che vanno sempre fino in fondo, non tralasciando alcuna dimensione dei quesiti posti. E desta impressione la saggezza pastorale con cui tratta questioni complesse e nodali, oltre che la carica di speranza che irradia dalla sue parole. Eletto Papa, Benedetto XVI non ha cessato di manifestare il proprio affetto e la propria attenzione pastorale nei confronti di queste nuove realtà. Basti qui ricordare, le parole rivolte ai giovani giunti a Colonia nell’agosto 2005 per celebrare la ventesima Giornata mondiale della gioventù: «Formate delle comunità sulla base della fede! Negli ultimi decenni sono nati movimenti e comunità in cui la forza del Vangelo si fa sentire con vivacità». E quelle che – sempre sul tema dei movimenti – ha detto ai vescovi tedeschi: «La Chiesa deve valorizzare queste realtà e al contempo deve guidarle con saggezza pastorale, affinché contribuiscano nel modo migliore, con i loro diversi doni, all’edificazione della comunità», aggiungendo un inciso importante: «Le Chiese locali e i movimenti non sono in contrasto fra loro, ma costituiscono la struttura viva della Chiesa». Proprio da questa profonda sollecitudine pastorale è scaturita l’iniziativa del Santo Padre di convocare a Roma, nella vigilia di Pentecoste di quest’anno, i movimenti ecclesiali e le nuove comunità di tutto il mondo, per dare ancora una volta insieme una testimonianza di unità nella diversità dei loro carismi. A distanza di otto anni dallo storico incontro del 30 maggio 1998 con papa Wojtyla – un evento che per movimenti e comunità ha segnato l’inizio di una nuova tappa verso la “maturità ecclesiale” – l’invito di Benedetto XVI è stato da essi accolto con gioia, entusiasmo e profonda gratitudine. L’incontro di Papa Ratzinger con i movimenti ecclesiali e le nuove comunità si colloca in perfetta continuità con quello da essi avuto con Giovanni Paolo II”. L’introduzione si può leggere integralmente su www.laici.org (altro…)
Mag 18, 2006 | Chiara Lubich, Spiritualità
T’ho trovato in tanti luoghi, Signore! T’ho sentito palpitare nel silenzio altissimo d’una chiesetta alpina, nella penombra di un tabernacolo di una cattedrale vuota, nel respiro unanime di una folla che ti ama e riempie le arcate della tua chiesa di canti e di amore. T’ho trovato nella gioia. Ti ho parlato al di là del firmamento stellato, mentre a sera, nel silenzio, tornavo dal lavoro a casa. Ti cerco e spesso ti trovo. Ma dove sempre ti trovo è nel dolore. Un dolore, un qualsiasi dolore, è come il suono della campanella che chiama la sposa di Dio alla preghiera. Quando l’ombra della croce appare, l’anima si raccoglie nel tabernacolo del suo intimo e scordando il tintinnio della campana ti «vede» e ti parla. Sei Tu che mi vieni a visitare. Sono io che ti rispondo: «Eccomi Signore, Te voglio, Te ho voluto». E in quest’incontro l’anima mia non sente il suo dolore, ma è come inebriata dal tuo amore: soffusa di Te, impregnata di Te: io in Te, Tu in me, affinché siamo uno. E poi riapro gli occhi alla vita, alla vita meno vera, divinamente agguerrita, per condurre la tua battaglia. (da Meditazioni, Città Nuova editrice, Roma 2000) (altro…)
Mag 12, 2006 | Non categorizzato
“Per il suo impegno a favore del dialogo tra i popoli, le culture e le religioni e per la diffusione dello spirito di solidarietà e fratellanza tra gli uomini”, Chiara Lubich, sabato 13 maggio, è stata insignita della cittadinanza onoraria di La Spezia, con una cerimonia svolta nella cornice del Teatro Civico, gremito da circa 1000 spezzini e persone giunte da altri centri della Liguria e dalle regioni limitrofe.
“La fraternità nell’orizzonte della città” è stata la proposta di Chiara Lubich, rappresentata da Maria Rita Cerimele, corresponsabile del Movimento di Piemonte e Liguria. Un tema richiesto soprattutto dai vari politici che in questi mesi di preparazione hanno desiderato approfondire sempre più il pensiero di Chiara e il Movimento politico per l’unità da lei fondato. La città, rappresentata nelle sue massime istituzioni sembrava vibrare unanime alla proposta di far divenire prassi quotidiana ad ogni livello la fraternità, percorso del resto già condiviso da molti, come sta a testimoniare la recente assegnazione alla città da parte del Presidente Ciampi, della medaglia al valore civile per il sostegno e l’aiuto concreto alla comunità ebraica in fuga dai lager nazisti. Gli interventi delle autorità, il presidente del Consiglio Comunale, Franco Bravo, il sindaco, Giorgio Pagano, il Presidente della Provincia, Ricciardi, l’assessore regionale, Merlo, insieme al vescovo della città, S. E. Mons. Bassano Staffieri, avevano delineato i diversi tratti della personalità e dell’opera di Chiara. Dalla Galleria, i giovani e giovanissimi, entusiasmati dalla proiezione di un appuntamento mondiale dei giovani con Chiara, hanno seguito con grande attenzione i passaggi della sua vita raccontati da Ulrike Buechl, del Movimento dei Focolari, e la scoperta, fatta da Chiara e dalle sue prime compagne, alla loro stessa età, di Dio come Amore, pur nell’odio e distruzione della guerra.
La giornata di festa per La Spezia si è conclusa in serata con uno spettacolo, offerto da artisti spezzini. Da segnalare la presenza di due detenuti che, a nome dei compagni, hanno voluto esprimere la loro gratitudine a Chiara con una canzone, presentata da loro stessi: “…quando ci hanno fatto conoscere questa coraggiosa signora, non ci siamo sentiti più soli nella nostra condizione, sentiamo che lei ci capisce, che è dalla parte dei deboli e dei diversi come noi”. (altro…)
Mag 1, 2006 | Spiritualità
Carissimi tutti che oggi siete a Loppiano, vi mando un saluto di cuore per questo 1 Maggio 2006, festa dei giovani e nuova tappa del nostro cammino verso un mondo unito! E’ attuale ed esigente il programma che vi siete proposti, quasi una sfida: “Una città non basta”. Mi avete chiesto una parola. Carissimi giovani, voi sapete che, quando avevo la vostra età, ho avuto da Dio il dono di dargli la mia vita per far crescere sulla terra un popolo nuovo, nato dal Vangelo. E abbiamo iniziato da Trento, la nostra città. E voi, oggi? Se volete trasformare una città, cominciate a unirvi con chi ha il vostro stesso ideale. Mettete Dio prima di ogni altra cosa. Promettetevi amore reciproco fino ad essere pronti a dare la vita l’uno per l’altro e custodite questo Patto costi quello che costi: Lui presente in mezzo a voi vi suggerirà i passi da muovere, vi sosterrà nelle inevitabili difficoltà. Quindi, prendete le misure della città. Insieme cercate i più poveri, gli abbandonati, gli orfani, i carcerati, quelli che sono messi ai margini, e date, date sempre: una parola, un sorriso, il vostro tempo, i vostri beni… Il vostro dare attirerà il centuplo promesso da Gesù. Non lasciate nessuno solo. Condividete ogni cosa con i vostri amici: momenti di gioia e di vittoria, di dolore e di fallimento, perché la luce non si spenga. Pregate e perdonate, perché se andare controcorrente costa, lì è la radice profonda della riuscita. Ma “una città non basta”: Sì, con Dio, una città è troppo poco. Egli è colui che ha fatto le stelle, che guida i destini dei secoli e con Lui si può mirare più lontano, alla patria di tutti, al mondo. Ogni nostro respiro sia per questo, per questo ogni nostro gesto, per questo il riposo e il cammino. Alla fine della vita facciamo in modo di non doverci pentire di aver amato troppo poco. Coraggio! Sapete quanta fiducia ho in voi! Il mondo è nelle vostre mani e sarà così come voi oggi lo costruite. Chiara (altro…)
Mag 1, 2006 | Nuove Generazioni
Il grande meeting dei giovani di Loppiano quest’anno guarda alla città come luogo di fraternità, per costruirla e sperimentarla al di là di ogni divisione. Anche l’appuntamento alla cittadella Arco Iris in Portogallo punta alla costruzione di un mondo unito, in questo tempo caratterizzato da paura dell’altro e da conflitti. Loppiano (Italia) – La città come luogo e laboratorio di fraternità a 360°. È questo il focus del 1° maggio 2006 a Loppiano, annuale appuntamento per migliaia di giovani italiani ed europei, giunto ormai alla sua 36esima edizione.
In programma – Momento centrale del programma sarà il messaggio di Chiara Lubich dal titolo “Una città non basta”. Numerosi i testimoni dalle zone calde del pianeta o teatro delle cosiddette “guerre dimenticate”: giovani provenienti da Colombia, Iraq, Burundi, Bielorussia e Corea, chiamati a raccontare le loro storie e a portare testimonianze di pace, solidarietà e ricomposizione sociale. Uno spazio speciale sarà dedicato all’Economia di Comunione ed in particolare al dialogo con imprenditori italiani che trasferiranno parte delle loro attività presso il nuovo Polo imprenditoriale, che verrà inaugurato nell’ottobre prossimo e raccoglierà una trentina di aziende aderenti al progetto. Il meeting “raddoppia” – Quest’anno il meeting di Loppiano si articolerà in 2 giornate. Già dalle 15.00 del 30 aprile saranno attivi 7 workshop d’approfondimento: dall’economia di comunione al dialogo interreligioso e culturale, all’ecologia, allo sport, alla musica, all’architettura, alla comunicazione: sono queste le “aree d’interesse” proposte alla riflessione ma anche all’azione dei giovani che interverranno. Con la presenza di esperti, spazi di dialogo e contributi video. Arco Iris (Portogallo): ‘Link para a unidade’ è il titolo scelto dai giovani portoghesi. E’ il link che può costruire una comunicazione nuova attraverso le nuove tecnologie, che i giovani per un mondo unito del Portogallo propongono ai loro coetanei dell’intera penisola iberica. Una comunicazione improntata al dialogo per costruire un mondo di pace. E’ prevista la partecipazione di circa 1500 giovani, numero in costante aumento rispetto alla prima edizione del 2002. info: www.focolares.org.pt La cittadella di Loppiano – È la prima delle 33 cittadelle dei Focolari che sorgono nei 5 continenti. Situata sui colli toscani nei pressi di Firenze, nel comune di Incisa in Val d’Arno, con scuole, aziende, centri artistici, conta oggi circa 900 abitanti di 70 nazioni. Sono studenti e docenti, professionisti, artigiani, agricoltori, artisti, famiglie, religiosi e sacerdoti. Presenti anche cristiani di diverse chiese e seguaci di altre religioni. Per la sua caratteristica di internazionalità è un luogo privilegiato per il dialogo fra popoli e culture. La cittadella Arco-Iris – Situata ad Abrigada, a 45 km da Lisbona, è nata nel 1997. La sua costruzione si sta realizzando, progressivamente, grazie al contributo generoso di molti. Fin dall’inizio ha potuto contare sull’appoggio e l’incentivo da parte delle autorità civili e religiose, essendo stata considerata dalla “Câmara Municipal” di Alenquer, un progetto di “interesse pubblico”. Oltre ad essere uno spazio privilegiato per il dialogo con persone di altre convinzioni e culture, è anche un punto di incontro per i giovani. Comune è l’impegno a mettere in pratica l’unica legge della cittadella, l’amore evangelico per mostrare che una convivenza pacifica e fraterna tra persone delle più diverse età e condizioni sociali è possibile. info: www.focolares.org.pt (altro…)
Apr 30, 2006 | Parola di Vita
Che cuore largo il cuore di Dio. Le divisioni tra popoli e nazioni, tra lingue ed etnie per lui non esistono. Per lui siamo tutti figli suoi, d’uguale dignità. Gli stessi primi cristiani di Gerusalemme stentavano a comprendere questa mentalità aperta e universale. Provenendo tutti da un medesimo popolo, cosciente d’essere il popolo eletto, avevano difficoltà ad entrare in un rapporto di autentica fratellanza con membri di altri popoli. Ed erano rimasti scandalizzati quando avevano saputo che Pietro, a Cesarea marittima, era entrato nella casa di Cornelio, un ufficiale romano, uno straniero. Nessuna comunanza con gli stranieri! Ma per Dio nessuno è straniero. Lui “fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” . Dio ama tutti, senza distinzione. È quello che Pietro aveva affermato davanti al soldato romano, superando lui stesso i pregiudizi che lo tenevano discosto da persone d’altri popoli:
“Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga”
Se Dio agisce così, anche noi, figli suoi, dovremmo agire come lui e spalancare il cuore, rompere tutti gli argini, liberarci da ogni schiavitù. Sì, perché siamo spesso schiavi delle divisioni fra poveri e ricchi, fra generazioni, fra bianchi e neri, fra culture e nazionalità. Quanti preconcetti nei confronti degli immigrati, degli stranieri. Quanti luoghi comuni su chi è diverso da noi. Da qui le insicurezze, la paura di perdere la propria identità, le intolleranze… Possono esserci barriere ancora più sottili, che passano tra la nostra famiglia e le famiglie vicine, fra persone del nostro gruppo religioso e quelle d’altro orientamento, tra quartieri di una medesima città, tra partiti, tra club sportivi… Ed ecco diffidenze, rancori sordi e profondi, inimicizie incancrenite… Con un Dio che non fa distinzione di persone come non mettersi in cuore la fratellanza universale? Figli dello stesso Padre possiamo scoprirci fratelli e sorelle di ogni uomo e donna che avviciniamo.
“Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga”
Se dunque siamo tutti fratelli e sorelle, dobbiamo amare tutti, cominciando da chi ci è accanto, senza fermarsi. Il nostro non sarà allora un amore platonico, astratto, ma concreto, fatto di servizio. Un amore capace di andare incontro all’altro. Di avviare un dialogo, di immedesimarsi nelle sue situazioni di disagio, di assumerne i pesi, le preoccupazioni. Al punto che l’altro si senta capito e accolto nella sua diversità e libero di esprimere tutta la ricchezza che porta in sé. Un amore che sostiene rapporti vivi e attivi fra le persone delle più varie convinzioni, basati sulla “regola d’oro” – “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” – presente in tutti i libri sacri e iscritta nelle coscienze. Un amore che muove i cuori fino alla comunione dei beni, che ama la patria altrui come la propria, che costruisce strutture nuove, nella speranza che è possibile far retrocedere guerre, terrorismi, lotte, fame, e i mille mali del mondo.
“Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga”
L’hanno sperimentato insieme una delle mie prime compagne di Roma, Fiore e una giovane del Guatemala, Moira, indigena cattolica, discendente dei maya Kacjchichel, prima di 11 fratelli. Gli indigeni sono molti discriminati e questo crea un forte complesso di inferiorità nei confronti dei meticci e soprattutto dei bianchi. Ecco ciò che Moira racconta del suo incontro con Fiore, che “non aveva preferenze”, parlava al cuore della gente, facendo cadere ogni barriera: “Non dimenticherò mai l’accoglienza festosa di Fiore. Il suo amore verso di me era un riflesso dell’amore di Dio. La mia cultura indigena e l’educazione familiare mi avevano abituata ad atteggiamenti piuttosto chiusi e duri, tanto da allontanare chi stava accanto a me. Fiore mi è stata maestra, guida, modello… e mi ha aiutato a uscire da me stessa per andare con fiducia verso gli altri. Mi ha anche proposto di riprendere gli studi e mi ha sostenuta e incoraggiata, quando, per le difficoltà di cultura e di metodo, ero tentata di lasciare tutto. Ho potuto conseguire il diploma di segretaria d’azienda. Soprattutto mi ha trasmesso la consapevolezza della mia dignità umana. Mi ha fatto superare quel senso di inferiorità che, da indigena, mi portavo dentro come un marchio. Fin da ragazzina sognavo di fare una battaglia per riscattare la mia gente, ma da Fiore ho capito che dovevo cominciare da me stessa. Essere io “nuova” se volevo che nascesse un ‘popolo nuovo’.” Amando l’Ideale, con un Dio che non fa preferenze di persone, si possono avere – come Moira – sogni nuovi: “Con il mio sì a Dio avrei potuto aprire un varco per portare l’Ideale a tutta la mia gente e posso dire di vederlo già in parte realizzato nella mia famiglia”.
Chiara Lubich
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Apr 27, 2006 | Dialogo Interreligioso
“Tra buddismo e cristianesimo c’è un profondo fossato. Nonostante ciò, come buddista della tradizione Mahayana, ho potuto capire molti aspetti del significato profondo del dolore di Gesù crocefisso. C’è una convergenza sul piano esistenziale tra l’esperienza buddhista della compassione e quella cristiana dell’amore”. Così il dott. Tomonobu Shinozaki, rettore del Gakurin Seminary della Rissho Kosei-kai, nella sessione dedicata alla sofferenza, nel corso del II Simposio buddista-cristiano, ospitato ad Osaka, nel centro della Rissho Kosei-Kai, dal 24 al 27 aprile 2006. Aveva infatti suscitato profondo interesse tra i partecipanti la relazione che aveva approfondito il centro del mistero cristiano: Gesù che sulla croce giunge a gridare l’abbandono del Padre, cardine della spiritualità dei Focolari. Al secondo Simposio, dal titolo “Dharma e compassione buddista-Agape cristiana” hanno partecipato 90 persone. Erano rappresentate le antiche scuole tradizionali del buddismo giapponese e le giovani organizzazioni laicali; per il buddismo Theravada, erano presenti monaci e laici provenienti dalla Thailandia. Il Movimento dei Focolari era rappresentato, da un gruppo del Centro per il Dialogo interreligioso e del Centro Studi, insieme a membri provenienti dalla Thailandia, Corea, Filippine, Stati Uniti e Giappone. Sul monte Hiei, culla del buddis
mo giapponese – Per le conclusioni del Simposio, i partecipanti sono stati accolti dai monaci della Tendai-shu, nei luoghi dove, 1200 anni fa, ha avuto inizio la scuola Tendai: il Monte Hiei. Hanno visitato la tomba del loro fondatore, Saicho, e vi hanno appreso un suo insegnamento: “L’apice della compassione è dimenticare se stessi e servire gli altri”. Uno dei frutti emersi dal Simposio è stato il veder fiorire un dialogo infra-buddista, tra monaci del Theravada, monaci di varie scuole giapponesi e laici, come quelli della Rissho Ko-sei-kai e della Myochikai. Phramaha Boonchuay, Rettore dell’Università buddista Chulalon-korn di Chiangmai (in Thailandia) diceva: “Abbiamo fatto un nuovo passo avanti in tutti i sensi. Sono stato colpito anche dal fatto che il buddismo in Giappone ha tanti servizi concreti promossi dai templi o dai monasteri, cosa che possiamo imparare da loro”. Il Rev. Masami-chi Kamiya, Direttore del gruppo per il dialogo interreligioso della Rissho Kosei-kai, ha affermato che la RKk voleva trovare un rapporto di dialogo con i buddisti del Theravada e ha potuto realizzarlo, grazie a quest’incontro. Verso una fraternità spirituale sempre più profonda – È risaltato in modo particolare quanto l’amore vissuto fra tutti fosse il miglior terreno per sviluppare una conoscenza reciproca ed un autentico dialogo. Si è sentito un forte impulso dello Spirito ad andare avanti verso una fraternità sempre più profonda. (altro…)
Apr 24, 2006 | Nuove Generazioni
Panama – I Clubs del dare: viaggio a Cebaco Molteplici sono le attività che i Ragazzi per l’Unità portano avanti per sostenere i loro progetti. Una di queste, che, come le Fiere Primavera in Italia, ha assunto un carattere di continuità, si svolge in Panama, dove da anni ormai, esistono i “Clubs del dare”, di cui si può essere soci solo se si vive la cultura del dare, cominciando a donare un oggetto al quale si tiene molto. Nel 2005 il Ministero dell’Istruzione Panamense, venuto a conoscenza dell’iniziativa, l’ha inserita nel programma scolastico come attività da svolgere nelle ore obbligatorie di servizio sociale. Scrivono i Ragazzi per l’Unità del Panama: “Non dobbiamo più conquistarci il permesso dei presidi per presentarci nelle varie scuole: basta far riferimento alla circolare del Ministro! La cosa più bella è che anche tutti i professori partecipano”. Da vari anni, una delegazione di ragazzi accompagnati da genitori e insegnanti, si reca con una imbarcazione nell’isola di Cebaco – 8 ore di viaggio – per portare alle famiglie bisognose i generi alimentari raccolti durante l’anno. L’intera popolazione li accoglie con grandissima gioia, offrendo loro quanto hanno di meglio. “E’ bellissimo il rapporto costruito con loro in questi otto anni – sono ancora i ragazzi a parlare – e tutti abbiamo sperimentato che andando lì per dare si riceve molto: siamo tornati, infatti, felicissimi”. Jorge, uno di loro, ha detto: “Tante volte desideriamo cose di cui non abbiamo realmente bisogno. Adesso che ho conosciuto la gente di Cebaco, non posso fermarmi, dobbiamo fare molto di più! Sono felice di non dover aspettare di essere grande per poter dare!”. In Germania – guadagnati 1443 euro Siamo a Mannheim. Gli studenti dell’ottava classe devono realizzare un progetto per le materie di economia e legge. Idea: perché non lanciare la proposta di trovare un lavoro per alcune mattine, così da guadagnare i soldi per il progetto School-mates? Piace a tutti, ma c’è una prima difficoltà: trovare un posto di lavoro. Uno dei ragazzi, che è riuscito a farsi assumere dopo trenta tentativi, afferma: “Adesso so quanto è difficile cercare un lavoro”. Panettieri, elettricisti, parrucchieri, commessi in negozi alimentari, giardinaggio, impiegati nella società dei mezzi pubblici, in un’officina, nei ristoranti: alla fine tutta la classe ha il suo lavoretto. Il risultato: 1443 euro guadagnati da tutti e dati con gioia perché altri ragazzi possano andare a scuola. (altro…)
Apr 24, 2006 | Nuove Generazioni
La Fiera Primavera, giunta quest’anno alla tredicesima edizione, insieme a School-Mates (compagni di banco), è una delle tante iniziative che si svolgono ogni anno in diverse città del mondo. Sono organizzate dai Ragazzi per l’Unità, in collaborazione con scuole e associazioni locali, per intessere una rete di solidarietà con i compagni dei Paesi più svantaggiati. Appuntamenti 2006 In questo squarcio di primavera, le Fiere si sono svolte già in alcune città delle Marche, Emilia Romagna, Sicilia e Calabria, e le prossime sono in calendario il: – 7 maggio: Roma (al Pincio) – Prato di Campoli (Ciociaria, provincia di Roma) – Carpi (Modena) – Cesena (Forlì) – Arcidosso (Grosseto) – 14 maggio: Firenze – Pisa – Frascati (Castelli Romani, provincia di Roma) Al cuore dell’iniziativa – “Vogliamo proporre – spiegano i protagonisti dalle pagine del loro sito – uno stile di vita diverso ad un mondo che cerca la felicità. Una comunione dei beni mondiale sta unendo in una grande rete ragazzi poveri dei Paesi in via di sviluppo e ragazzi ricchi dei Paesi industrializzati”. I giovanissimi (9-17 anni) e improvvisati venditori vogliono contribuire a costruire un mondo di pace e di fraternità con la cultura del dare, trasmettendo, nel contesto cittadino, il loro messaggio sull’amicizia tra i popoli. Con il ricavato – € 61.482,28 – delle Fiere Primavera che si sono svolte in Italia nel 2005, sono state finanziate 423 borse di studio in 33 Paesi dei 5 continenti: dall’Albania al Burkina Faso, dalle Filippine al Messico, da Gerusalemme all’Iraq, alla Nuova Caledonia. Boomerang – Una sezione del sito di School-Mates è costituita da risposte ed esperienze dei ragazzi aiutati dai Progetti Dare; la parola stessa “Boomerang” esprime la reciprocità dell’amore che va e che torna. Scrivono Yves e Ange da Kinshasa (Congo): “Ciao a tutti, siamo molto contenti di scrivere per la prima volta un e-mail! Vi ricordate di noi? Siamo Yves e Ange, due ragazzi di Makala (Kinshasa). Siamo quelli che per quattro anni avete aiutato permettendoci di andare a scuola. Oggi abbiamo avuto la bellissima notizia che abbiamo superato gli esami di stato. Che gioia per noi e i nostri familiari! Volevamo dirvi che, anche se non possediamo dei beni materiali, cerchiamo ogni giorno di vivere la ’cultura del dare’ aiutando i compagni più piccoli a studiare. Inoltre abbiamo riempito tanti sacchi di sabbia per proteggere le case di 14 famiglie minacciate dall’erosione del fiume. Pensiamo che, con l’impegno di tutti noi ragazzi, il mondo cambierà”. Concretizzazioni dei Progetti Dare – Ad Amman in Giordania, i Ragazzi per l’Unità hanno aperto un corso di due pomeriggi a settimana per circa 100 bambini iracheni emigrati con le loro famiglie a causa della guerra. Le lezioni di arabo, inglese, matematica e scienze sono portate avanti da loro stessi, mettendo a disposizione tempo e talenti per aiutare a recuperare i corsi perduti. A Santo Domingo, grazie agli aiuti ricevuti, è stata inaugurata nel 2003 una scuola per 200 bambini e bambine. Ora è in corso la costruzione del secondo piano dell’edificio che ne accoglierà altri 200. Questi sono solo alcuni esempi, ma molti altri ancora sono i progetti realizzati o in cantiere, la cui descrizione si può trovare su www.school-mates.org (altro…)
Apr 21, 2006 | Chiesa
Gioia di aver “vissuto uno spirito di famiglia”, “condiviso anche le difficoltà”, “pregato in profonda unità” e “aver partecipato a un grande momento di Chiesa”: alcune delle impressioni a caldo raccolte tra gli oltre 1000 sacerdoti, diaconi permanenti e
seminaristi, provenienti da 52 Paesi a conclusione del Congresso “Chiesa oggi. Spiritualità di comunione e dialogo”, svolto dal 19 al 21 aprile a Castel Gandolfo (Roma), con la presenza anche di partecipanti di altre Chiese. L’incontro era iniziato con un’ampia riflessione su “La figura del sacerdote e del diacono oggi: il vissuto e le sfide”. Testimonianze di varie parti del mondo e interventi di esperti hanno evidenziato, in questa prima tappa, le sfide cui si trova a far fronte la Chiesa nel nostro tempo, e con essa i sacerdoti: crisi di credibilità e di incidenza, frammentazione sociale e culturale, individualismo e superlavoro; e ancora: povertà, conflitti e ingiustizie. Ma proprio in mezzo alle difficoltà – si è detto – si stagliano anche segnali di speranza, tra cui una diffusa “sete di Dio” alla quale bisogna imparare a rispondere, il moltiplicarsi delle piccole comunità ecclesiali e l’apporto dei nuovi carismi. L’idea-chiave del Congresso è stata messa in luce dal messaggio di Chiara Lubich: “Gesù crocifisso e abbandonato è Colui che ha aperto agli uomini la via alla fraternità universale”. È nel momento dell’abbandono che Egli ha ristabilito il rapporto fra gli uomini e Dio. Ma egli è “il vincolo d’unità anche fra gli uomini. Ecco perché si parla di Lui: Egli è il vero sacerdote!”. Da qui un preciso augurio: che “ognuno veda in Lui il suo modello, affinché la Chiesa oggi si trovi arricchita di sacerdoti-Cristo, sacerdoti-vittime per l’umanità; autentici Cristo, pronti a dare la vita per tutti”. La seconda tappa del congresso è stata dedicata alla Chiesa-comunione e all’imprescindibile bisogno di una spiritualità di comunione. Giuseppe Maria Zanghì, responsabile del Centro studi del Movimento, ha parlato del “passaggio epocale da una spiritualità e visione dell’uomo prevalentemente individuale ad una visione che allarga l’interiorità del singolo alla comunione con ogni uomo e ogni donna”. Don Silvano Cola, del Movimento sacerdotale dei Focolari, ha quindi raccontato del suo incontro con la spiritualità dell’unità, mettendo in luce tre dimensioni fondamentali per la vita cristiana e sacerdotale oggi: “scoprire Dio-Amore come ‘tutto’ dell’esperienza cristiana; saper vedere tutti come figli di Dio; centrare la propria vita in Gesù crocifisso che, anche nel momento della sua separazione dal Padre, si rimette a Lui per amore”. Quella sera, la preghiera è stata animata da sacerdoti e seminaristi ortodossi, con l’inno Akathistos, rivolto alla Madonna. Con la mattinata del 20 aprile, il convegno è giunto al suo nucleo centrale. Unità, comunione e reciprocità – si è detto – restano un’utopia se non affondano le radici in un amore che si misura sulla radicale donazione di Gesù in croce. Tra gli altri ne hanno parlato due parroci che hanno saputo suscitare numerosi frutti in ambienti assai restii alla vita ecclesiale, e un sacerdote italiano impegnato in Brasile tra i “meninos da rua”. Durante la seconda giornata la concelebrazione della Messa è stata presieduta da mons. Gian Carlo Bregantini, vescovo di Locri, in Calabria, testimone del coraggio evangelico nella lotta alla criminalità organizzata. Nel pomeriggio, mons. Aldo Giordano, Segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, ha proposto stimolanti riflessioni sul tema “Per una pastorale della comunione”.
Alcune testimonianze hanno poi offerto esempi di una pastorale missionaria. Tra queste, l’esperienza di sacerdoti e laici della parrocchia romana di San Giovanni della Croce, dove si coniugano in maniera armoniosa e feconda le energie e le metodologie dei nuovi Movimenti ecclesiali con le strutture parrocchiali. E ancora, un’azione di aiuto alla Bosnia portata avanti da un centro per i giovani in Germania che si è trasformata in un’esperienza di evangelizzazione, con riflessi in 45 Paesi. Infine, la testimonianza di un giovane sacerdote brasiliano sul crescere di oltre 2000 piccole comunità che, nella diocesi di Ponta Grossa, animano la vita della Chiesa e il tessuto sociale con l’arte evangelica d’amare. In primo piano, nella mattina del 21 aprile, l’aspetto della cultura e del dialogo, con la riflessione di don Pasquale Foresi, primo focolarino sacerdote, sul tema “Una nuova scuola di pensiero”, seguita dagli interventi di Vera Araújo e Carlos Clariá del Consiglio generale del Movimento dei Focolari, su “Anima del mondo: orizzonti nuovi della missione oggi”. Punto d’arrivo del Convegno è stato un intenso momento di preghiera, col quale i partecipanti hanno preso l’impegno – riproposto a nome di Chiara Lubich da Natalia Dallapiccola, sua prima compagna – di conformare la loro vita al modello di Gesù in croce per andare incontro ai molteplici volti del dolore nel mondo di oggi e “prosciugare le acque della tribolazione in molti cuori vicini e lontani”. Nel saluto finale, uno dei promotori del Convegno, don Silvano Cola, ha detto: “Come 2000 anni fa ai suoi apostoli, Gesù oggi sembra dirci: ‘Andate in tutto il mondo e annunziate il Vangelo vissuto’!”. Per ulteriori informazioni: chiesaoggi.focolare.org (altro…)
Apr 20, 2006 | Focolari nel Mondo
«Caro A., come vedi, nel nostro piccolo cerchiamo di aiutare quei compagni che hanno molte difficoltà… Quello che facciamo noi è poco, però ci dà la forza di andare avanti nella strada dove c’è la luce. Quando ci addormentiamo ci sentiamo liberi e con la coscienza a posto. Con i compagni cerco sempre un dialogo: a volte serve una parola buona, a volte basta essere disponibili, altre volte diciamo insieme una preghiera, affinché il Signore ci aiuti a superare questi momenti brutti». Così scrive un detenuto ad A., che tutti i giovedì mattina scende a Roma per recarsi al Nuovo Complesso di Rebibbia, dove i suoi amici detenuti lo aspettano. Da alcuni anni impiega così il suo giorno di libertà dal lavoro, facendosi carico dei problemi e delle speranze di gente che spesso ha toccato il fondo. In via eccezionale, A. ha ottenuto il permesso di incontrare i detenuti di tutti i reparti. Ne segue una cinquantina, e attraverso i più disponibili arriva ad altri ancora; li aiuta anche dando loro la Parola di vita mensile e la rivista Città nuova. Molti dei suoi amici dicono di trovare in questo un alimento, un aiuto a vedere le cose da un’altra visuale, come esprime questa poesia scritta da uno di loro: «Il silenzio della notte/ è come un accogliente letto caldo/ (…). È la voce della nostra coscienza./ (…) Possono i carcerati ravvedersi /i ciechi vedere tramonti /i barboni sognare un camino acceso./ Possono i potenti diventare umili e saggi /i malati tornare a sorridere./ Il silenzio della notte/ è il letto caldo dove tutti/ fanno i conti con la Verità». Spesso, il rapporto continua anche con chi ha finito di scontare la sua pena o viene trasferito: è il caso dell’autore della poesia, che scrive da un altro carcere: «È dal ’96 che sono in carcere. Disagi, lutti in famiglia e di nuovo carcere… Meno male che ho imparato ad amare e credere, perché oggi, se così non fosse stato, non so che fine avrei fatto. Voglio confidarti che continuo a pregare e cerco di portare questa vita di amore a chi ne ha più bisogno. Anche fuori di qui non sarà facile, ma bisogna fare i conti con il proprio passato, accettarlo, tirare fuori l’umiltà e dire: ho bisogno di aiuto. Non nego che ci sono stati momenti in cui ho provato sulla mia pelle qualcosa che ha vissuto Gesù: l’abbandono, la persecuzione, l’indifferenza di tante persone… ma poi dico a me stesso: io sono colpevole e Lui era innocente. Ha sacrificato la sua vita per redimerci, per farci capire fino a che punto dobbiamo amare. Come si può non amarlo e adorarlo?». Le esperienze finora raccolte sono una testimonianza commovente. Ecco alcuni flash. «Un ragazzo della cella di fronte alla mia era disperatissimo per aver perso l’anello che gli aveva regalato la moglie. Ho provato a smontare il sifone del lavandino e così l’abbiamo trovato. È difficile dire come era felice… Di sera ho scritto una lettera per un detenuto analfabeta… Ho regalato un pacchetto di sigarette da dieci con piacere, a costo di restare io senza». «Ho lavorato per due mesi a costruire una barca con degli stuzzicadenti. Volevo venderla e ricavare dei soldi. Un mio amico però non aveva niente per fare un regalo a sua moglie e allora ho pensato di regalargli la mia barca». Brani di vita nuova che ci fanno capire meglio come farci “prossimi”, sul modello di Gesù in croce, di quanti ci passano accanto nella vita, volendo esser pronti a “farci uno” con loro, ad assumere una disunità, a condividere un dolore, a risolvere un problema, con un amore concreto fatto servizio. (cfr. Città Nuova n. 5/2006) (altro…)
Apr 20, 2006 | Chiesa
Saranno rappresentate oltre 50 nazioni, dalla Tailandia agli USA, dall’Olanda al Burundi e al Venezuela. Un’occasione, quindi, di dialogo e di unità nella varietà delle espressioni culturali e delle esperienze ecclesiali. Interverranno pure ministri di altre Chiese cristiane. All’origine dell’incontro una constatazione: “Nella misura nella quale noi stessi siamo trasformati – ha detto papa Benedetto XVI – possiamo vedere la presenza del regno di Dio e farla vedere agli altri”. In questo senso, come ha osservato Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, “oggi i tempi esigono più che mai l’autenticità: occorrono sacerdoti-Cristo, pronti a morire per tutti”. Nell’intento di leggere insieme i “segni dei tempi”, il Convegno si confronterà con le sfide che pesano oggi sulla vita dei sacerdoti: crisi di credibilità e di incidenza, frammentazione sociale e culturale, individualismo e superlavoro. Ma metterà soprattutto in rilievo le nuove opportunità offerte dalla dimensione della comunione. Quattro le unità tematiche secondo cui si articola il programma: Figure di sacerdoti – Una spiritualità per la Chiesa-comunione – Alle prese con i volti della sofferenza – Dialogo ed evangelizzazione. Per tre giorni si avvicenderanno approfondimenti teologici, culturali e spirituali, con testimonianze, incontri per gruppi e momenti artistici. Tutto per evidenziare vie per una nuova incidenza del cristianesimo nella società di oggi. Non a caso, il Convegno attinge alla spiritualità del Movimento dei Focolari, nota come spiritualità dell’unità che favorisce il dialogo. Per informazioni: Movimento dei focolari – movimento.sacerdotale@focolare.org C.P. 21 – 00046 Grottaferrata (Roma) – Tel. 339.2173901 (altro…)