Movimento dei Focolari
Dopo la crisi, l’amore. Quello vero.

Dopo la crisi, l’amore. Quello vero.

Mariarosa e Renzo Bardi-a«“La storia di una famiglia è solcata da crisi di ogni genere”. Esordisce così papa Francesco, nell’accingersi a parlare della crisi di coppia in Amoris Laetitia (AL 232 e segg.), intercettandone con grande realismo i vari passaggi. Pagine che sembrano raccontare la mia storia. Di me, bambino di 5 anni, che la guerra rende orfano di padre e di prospettive. Di me, giovane, che nell’amore di una ragazza ritrova un soffio di vita nuova e una speranza di felicità. Di me, uomo, deluso e  rimasto solo. Ma anche il racconto di una comunità che accoglie e che salva. Terminati gli studi nautici e imbarcato sulle navi della Marina Mercantile, in una licenza conosco Mariarosa e sboccia l’amore. Un sentimento così grande che non ammette distanze. Per lei lascio il mare.  Il nuovo lavoro ci porta a vivere lontani dalle nostre famiglie, dagli amici, dalla vita di sempre. Tutto l’universo è circoscritto a noi due avvolti nel sogno: sia io che lei puntiamo sull’altro ogni aspettativa di felicità. Tutto fila fino a che le nostre diversità, dapprima attraenti, iniziano ad infastidirci. Fino ad apparirci inaccettabili, fino a non riconoscerci più e a convincerci di aver sbagliato persona. E con amara delusione dobbiamo ammettere che il sogno è finito. E con esso il nostro matrimonio. Ci lasciamo. Mi ritrovo solo, nella casa vuota, in preda a rabbia e disperazione.

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1971: quando erano giovani sposi, da poco riconciliati, con i primi cinque figli

Alla festa di nozze di un collega, uno degli invitati mi offre un passaggio per tornare a casa. Incoraggiato dalla profondità del suo ascolto gli racconto della mia situazione. Egli si offre di diventare amici ma io, deluso dalla vita e dalle persone, gli dico di non credere nell’amicizia. “Io ti propongo un’amicizia nuova – rilancia fiducioso –, di amarci “come Gesù ci ha amato”. Quel “come” apre un varco nella mia anima. Comincio a frequentare la sua famiglia e i suoi amici del Focolare, amici che diventano anche miei. È ciò di cui ho davvero bisogno: la vicinanza di persone che non mi giudicano, non danno consigli, non ostentano la propria felicità. Sanno invece comprendere l’angoscia di chi come me è allo sbando. Il loro modo di vivere è come uno specchio in cui rivedo tutto il mio passato, il concatenarsi di errori e di egoismi che l’avevano sciupato. Sul loro esempio comincio anch’io a fare qualcosa di bello per gli altri.
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Renzo e Maria Rosa con tutta la famiglia

Due anni dopo, del tutto inaspettata, arriva una lettera di Mariarosa. Anche lei, per strade del tutto diverse, nella sua città ha conosciuto persone che l’hanno fatta incontrare con lo sguardo d’amore di Gesù. Titubanti ci rincontriamo e in quel momento avvertiamo che Dio ci aveva dato un cuore nuovo e la certezza che il nostro amore poteva sbocciare di nuovo. Un amore la cui misura non era più aspettare ma, dare. Nella misericordia inizia un percorso fino alla rifondazione della nostra famiglia, che sarà allietata da sei figli, fra cui tre gemelle. Ma non più isolati: con altre coppie condividiamo il ricominciare di ogni giorno, sperimentando che pur in mezzo alle fatiche e alle prove, che non mancano mai, possiamo costruirci coppia con un orizzonte di felicità. In un quotidiano intessuto di comunione, di reciprocità, di profonda condivisione di sentimenti, di propositi, di donazione verso i figli e verso tutti. Sperimentando, nella gioia, come scrive Francesco, che una crisi superata porta davvero a “migliorare, a sedimentare e a maturare il vino dell’unione”. E che ogni crisi è l’occasione per “arrivare a bere insieme il vino migliore” (AL 232)». (altro…)

Due importanti riconoscimenti a Living City

Due importanti riconoscimenti a Living City

Il 5 maggio 2016 The Associated Church Press (Florida) ha attribuito alla rivista Living City – periodico del Movimento dei Focolari pubblicato in Hyde Park (New York) – due prestigiosi premi giornalistici. Sulla base di tre numeri dell’annata 2015 (febbraio, aprile e ottobre), per la categoria “Best in Class – Riviste nazionali/internazionali per un pubblico vasto”,  Living City ha ottenuto una menzione d’onore (subito dopo due famose testate:  Christian Century e Sojourner), per “l’uso coraggioso del colore sulle copertine e le foto a piena pagina”. Riguardo ai contenuti, sono stati apprezzati gli articoli scritti in prima persona che, a parere della giuria sono fra i più coinvolgenti. Incoraggiante anche il commento: “Prospettive uniche, sempre in sintonia con il fine della rivista: una pubblicazione originale e interessante”.

LivingCity_authorIl Premio di Eccellenza è stato assegnato invece per la categoria “Reportage e Articoli: interviste (tutti i media)”, all’articolo “La pace attraverso il perdono”, pubblicato nel numero di Living City del dicembre 2015. E’ stato scritto da Jade Giacobbe a seguito dell’incontro con Rahel Muha il cui figlio di 18 anni nel 1999 è stato assassinato. I giudici così si sono espressi: “Sarebbe stata una storia straziante se non fosse stata raccontata nell’ottica del perdono. Qui la madre dà una forte testimonianza: una storia di grande impatto e descritta molto bene. Che fa capire come attraverso il perdono, anche dal male può scaturire il Bene”.

Susanne Janssen

Living City Magazine

L’articolo che ha vinto il premio: https://livingcitymagazine.com/peace-through_forgiveness  

[:zh]亞洲——五十年的生活[:]

[:zh]https://vimeo.com/162393008 旁述:這是一個關於友誼、福音的宣講、幫助窮人和宗教和文化交談的經歷。普世博愛運動剛慶祝傳入亞洲50周年。企業家、大學生、政治家、家庭等作出他們的見證,說明了普世博愛運動的團體於50年前在亞洲開始了卑微的旅程。 Silvio Daneo: 某日下午,我已在候機室準備飛往亞洲;經過不同的手續後,我終於安靜地坐下來,我記得那天是2月16日下午3時,這刻跟50年前離開前往亞洲的時間完全一樣。這樣自然地發生,因為沒有計劃過。回想50年前,重溫那些時刻,真的非常特別。 旁述: 1966年2月16日,盧嘉勒派遣Guido Mirti又叫Cengia 和Giovannna Vernuccio,與其他三位年輕的核心成員把嶄新的合一靈修帶到菲律賓群島和整個亞洲大陸。 Silvio Daneo: 我們飛往菲律賓的時候,正是越南戰爭的高峰期。我們也不知道菲律賓在哪裡,但如果有人說在越南附近,人人都可想而知。之後,越戰持續了十年。……誰知可能一去不回……所以要離開盧嘉勒,離開這裡,真的不容易。 ……我有幸陪伴Cengia,作他的口和耳朵,因為他不懂英語。我只好不斷地說兩種語言,就這樣我在他身邊15年。 Giò Vernuccio: 我們住在一座小房子,絕對沒有買任何東西。隔壁的那位婦人借給我們三張椅子。有三、四個月我們沒有冰箱。那裡的天氣,轉瞬間一切都變壞。 ……我們有點金錢,是人家給我們的。可是不能想到要買什麼,因為周圍的人也沒有。盧嘉勒來到這裡,她給我們確實了這一點,她說:因為他們是如此,你們也必須這樣。……當然理想開始在窮人中傳播,如奇蹟般一樣,很多有錢的人也認識這理想。他們給了我們很多東西,我們便與窮人分享。於是,有錢的人與窮人分享;窮人與有錢的人也分享他們心裡所擁有的。我們運用他們給的金錢進行探訪,所以理想到達南韓和日本。 ……我們有一張亞洲的地圖,貼在門內側,當我把門關上,便看到整個亞洲。總之,亞洲很大……真的不容易……我有過與螞蟻和蜘蛛的歷險,或者貧窮的、水災、地震,都發生在這些島嶼上,但這些人很堅強,用仁愛覆蓋一切。(圖像) Silvio Daneo: 最近,一位記者指出普世博愛運動在亞洲取得巨大成就的原因,正因為這種不強加人意、不施教、不期待,但只付出……用我們的慣語,就是打成一片,即同理心,空虛自己,準備交談。 ……50年前,沒有人想像到今天是如此。這些事實都見證了真理,為歸光榮於上主,同時更能從正面去看事情。(音樂與掌聲)    [:]

Carcere: “i ragazzi del comitato esterno”

Carcere: “i ragazzi del comitato esterno”

20160510-03«Sentivamo forte l’esigenza di calarci nelle ferite della nostra città. Siamo stati coinvolti da Patrizia, insegnante e collaboratrice della rivista Città Nuova, che stava scrivendo un libro sui minori figli di detenuti e aveva appena conosciuto il comitato Break the Wall. Si tratta di 7 detenuti che, tra le varie attività della sezione, si stavano impegnando per consentire ai bambini di avere qualcosa di più del freddo incontro negli stanzoni dei colloqui. Volevano realizzare delle feste, degli eventi per far divertire i bambini e lasciar loro un bel ricordo dei padri da cui vivono separati. Tra noi e i detenuti del comitato, le educatrici e la direttrice della sezione si è subito instaurata una fiduciosa collaborazione. Il primo incontro con i detenuti è avvenuto nel Natale del 2014. Ci colpì, entrando, l’ordine della polizia penitenziaria di lasciare tutto prima di varcare la soglia del cancello: si riferivano agli oggetti personali, per motivi di sicurezza. Ma per noi suonò come un richiamo simbolico, come una spinta a lasciarci dietro tutti i pregiudizi. I detenuti erano increduli che tanti giovani potessero spendere un sabato mattina lì per loro. Da quella festa è iniziato un percorso più che di volontariato, di rapporto vero e profondo costruito con i detenuti stessi. Qualcuno, sentendoci parlare di ciò che facevamo, ci diceva che ci voleva un grande coraggio. Per noi, invece, si trattava di avere fiducia nell’altro, anche se ha commesso un crimine; speranza che si può cambiare e ricominciare. Ricordiamo la gioia di quel detenuto felice di poter investire i suoi talenti in qualcosa di legale, pur non traendone profitto, come accadeva invece con le attività illecite. Per lui che non ha figli, lavorare per i bambini, lo faceva sentire pieno e soddisfatto. L’anno scorso ci siamo incontrati con i detenuti del comitato, per progettare un nuovo evento. Una loro lettera di ringraziamento ha confermato l’entusiasmo e la gioia di quell’incontro, in cui abbiamo potuto sederci insieme, come se non fossimo in una stanza interna alle mura di un carcere. E anche fare merenda insieme, sì, perché ci hanno accolto calorosamente, come si fa con dei vecchi amici. Ormai ci chiamano “i ragazzi del comitato esterno”. In quell’occasione si sono aperti raccontando gli effetti concreti della detenzione sulla vita quotidiana. Ad esempio, ci dicevano che chi è in carcere non riesce più a mettere a fuoco lo sfondo; gli occhi devono riacquistare la capacità di guardare lontano, avendo perso l’abitudine a guardare l’orizzonte. Uno di loro ci ha salutato con un messaggio:“Ai giovani dico di continuare a dedicarsi a queste attività, perché spesso chi sta dentro ha bisogno solo di vedere che dall’esterno c’è un interesse verso i nostri problemi, per avere una seconda possibilità. Spesso il carcere taglia i ponti e l’abbandono crea dei mostri. Per questo da parte mia vi ringrazio”. Nel marzo scorso, per la festa del papà, abbiamo organizzato dei giochi e attività con cui abbiamo animato mattinate o pomeriggi. Mezze giornate così semplici, hanno permesso a quelle famiglie, solitamente divise, di vivere dei bei momenti insieme; e a quei bambini di conservare dei bei ricordi nell’ambito dei rapporti tanto delicati e difficili con i loro papà. Alcuni dei nostri amici erano presenti alla visita che Papa Francesco ha fatto al carcere il Giovedì Santo dello scorso anno, hanno partecipato alla celebrazione della S. Messa e ci hanno raccontato dell’emozione vissuta. È stato per loro un momento prezioso. «Il carcere – ci dicono spesso –, toglie le emozioni oltre che la libertà». Ma in questo tempo forse qualcosa è cambiato: c’è la gioia di incontrarsi e di collaborare senza pregiudizi. In loro abbiamo scoperto il volto di Gesù prigioniero, di Gesù emarginato. Ogni volta, andando via dal carcere di Rebibbia, sentiamo di aver imparato il coraggio di voler cambiare, di ammettere i propri sbagli, di ricominciare. Sperimentiamo l’amore personale di Dio e della sua immensa Misericordia». (altro…)

Maria Voce e Jesús Morán in Kenya

Programma del viaggio in sintesi:

  • 15 maggio: festa di accoglienza alla “Mariapoli Piero”
  • 17-20 maggio: partecipazione in vari momenti alla Scuola per l’Inculturazione
  • 21-22 maggio: partecipazione all’incontro pan-africano delle Famiglie Nuove
  • 25 maggio: saluto al consiglio accademico della CUEA (Catholic University of Eastern Africa)
  • 27 maggio: intervento alla conferenza organizzata dall‘International Ecumenical Movement-Kenya
  • 28-29 maggio: incontro con la comunità del Movimento dei Focolari in Kenya, e una rappresentanza da Burundi, Rwanda, Uganda, Tanzania – inaugurazione della Chiesa “Maria della Luce”

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Loppiano – Esercizi spirituali per Consacrate

Nell’Anno della Misericordia, le Consacrate che aderiscono al Movimento dei Focolari indicono una settimana di esercizi spirituali nella cittadella di Loppiano, al Centro di spiritualità “Casa Emmaus”. «Le Consacrate avranno anche la possibilità di approfondire il proprio carisma alla luce della spiritualità dell’unità – dichiara la responsabile, suor Antonia Moioli – e in questo contesto potranno vivere la reciprocità dei carismi, crescendo dell’essere costruttrici di ponti verso tutti coloro che incontrano». Dépliant invito (altro…)

Torino: Città Nuova al Salone del Libro

Lucetta Scaraffia e Giulia Galeotti dialogano con la storica Anna Foa e don Sergio Massironi della diocesi di Milano. Introduce e coordina: Andrea Possieri, storico – Università di Perugia. All’Independents’ corner (Pad.1) – ore 11. La Chiesa è una istituzione maschilista? Le donne nei Paesi cattolici si sono veramente emancipate più tardi (sempre che si siano emancipate davvero)? Come si è evoluto nel tempo il rapporto tra la Chiesa e il mondo femminile? Le sante sono così docili e remissive, lontane dal nostro quotidiano, come l’iconografia cristiana le rappresenta? Quale è stata la vera novità prodotta dalla rivoluzione sessuale? Il pontificato di Francesco riuscirà a valorizzare e a dare più spazio alla presenza femminile? Domande provocanti, forse impertinenti, alle quali Lucetta Scaraffia e Giulia Galeotti – autrici del libro “La Chiesa delle donne” (Città Nuova) – proveranno a rispondere in dialogo con la storica Anna Foa e don Sergio Massironi. Per una riflessione seria e schietta sull’universo femminile in Occidente e in Italia, in particolare. Città Nuova editrice è presente al Salone del Libro 2016 – Pad. 3 stand R76

Festa dell’Europa. La prospettiva dei Focolari

Festa dell’Europa. La prospettiva dei Focolari

Europe«Rassegnazione e stanchezza non appartengono all’anima dell’Europa; le difficoltà possono diventare promotrici potenti di unità», ha affermato papa Francesco alla consegna del Premio Carlo Magno avvenuta lo scorso 6 maggio. Se per buona parte degli europei il 9 maggio significa celebrare l’integrazione, l’unità e la pace in Europa nella ricorrenza della dichiarazione di Schuman del 9 maggio 1950, all’origine dell’Unione europea, per altri invece segna l’avvio del periodo di privazione di diritti sotto l’Unione Sovietica, iniziato con la dichiarazione di vittoria di Stalin sulla Germania il 9 maggio 1945. Questa la storia con cui il processo innovatore di integrazione osato dall’Europa deve confrontarsi ancora oggi, dopo sessant’anni. Ed è sulle contraddizioni insite in questi paradigmi culturali e sociali che attraversano i popoli dell’Europa, che nell’attuale contesto di crisi si pone la domanda: è ancora valida e attuale l’esperienza europea? Gli europei vogliono ancora stare insieme? Per Pasquale Ferrara, diplomatico, studioso e docente di Relazioni Internazionali e di Diplomazia, «la visione europea dell’integrazione, cioè mettere insieme non tanto le sovranità ma le volontà politiche di diversi paesi per governare congiuntamente fenomeni che sfuggono al controllo dei singoli stati, rimane una grande intuizione». Attraverso l’integrazione «l’Europa dimostra che il multilateralismo può avere ancora oggi un valore aggiunto se non è più lo stato il centro dell’attenzione, ma la funzione politica che esso svolge, vale a dire rispondere ai bisogni dei cittadini in un mondo globale e transnazionale».

dsc_5834«Un’Europa capace di stare insieme e di riscoprire in questo modo cosa può fare di più e di meglio per il mondo». Così Maria Voce riassume la prospettiva del Movimento dei Focolari nel prendere parte ai processi in corso in Europa. Un esempio di questo impegno è “Insieme per l’Europa”, nel quale convergono oltre 300 Comunità e Movimenti di chiese cristiane, una rete che agisce con obiettivi condivisi in funzione del continente, promuovendo una cultura di reciprocità attraverso cui singoli e popoli possono accogliersi, conoscersi, riconciliarsi, sostenersi vicendevolmente. «“Insieme per l’Europa” non è fine a sé stessa, ma ha una natura squisitamente politica, nel senso più nobile del termine: si adopera per il bene di questo pezzo di umanità che è l’Europa, allo scopo di ravvivarne le radici e consapevole di dare anche un contributo al resto del mondo».

Dal 30 giugno al 2 luglio 2016 “Insieme per l’Europa” promuove a Monaco, Germania, un evento europeo di riflessione e di azione. Per due giorni, 36 tavole rotonde e forum permetteranno lo scambio di esperienze e di prospettive su altrettante tematiche riguardanti l’Europa. L’evento avrà la sua conclusione con una manifestazione pubblica in piazza il terzo giorno. Papa Francesco e il Patriarca ecumenico Bartolomeo I saranno presenti attraverso videomessaggi personali. Jean-Claude Junker, presidente della Commissione europea, e Thorbjørn Jagland, segretario generale del Consiglio d’Europa, hanno accordato il loro patrocinio (http://www.together4europe.org/). «Nel momento in cui c’è più bisogno di Europa, meno l’Europa si mostra all’altezza di queste sfide», sostiene Ferrara in riferimento alla mancanza oggi di figure politiche con una visione di ampio respiro. E conclude: «Ma forse guardiamo nella direzione sbagliata? Forse pensiamo che ci vogliano uno o più leader politici e invece dobbiamo fare più calcolo della società civile, puntando di più sui giovani e sulla loro creatività sociale e politica, sulla loro capacità di immaginare il “Vecchio” continente come un continente “nuovo”».   Fonte: Comunicato stampa Servizio Informazione Focolari   (altro…)

Run4Unity 2016 #4peace

Run4Unity 2016 #4peace

Slide_Run4Unity_2016_bDal confine tra Messico e Stati Uniti a quello tra Ungheria e Austria, dove si sono alzati muri di protezione e passare dall’altra parte, nella speranza di un futuro possibile, a volte significa anche perdere la vita. Si chiama Run4unity e ad animarla domenica 8 maggio saranno centinaia di migliaia di ragazzi legati al Movimento dei Focolari: ad ogni latitudine, dalle 11 alle 12, si farà un percorso correndo a piedi, in bici, con i roller, in barca. A conclusione un time-out, un minuto di silenzio o di preghiera per la pace. In Messico i “Ragazzi per l’unitàhanno scelto di correre a Mexicali, a 3.500 chilometri di distanza da Città del Messico, al confine con gli Stati Uniti. Correranno lungo il muro che divide questi due popoli, in ricordo anche di tutti coloro che hanno perso la vita tentando di superare la frontiera e ritrovandosi in una zona totalmente desertica. L’iniziativa vede il coinvolgimento di 10 scuole per una partecipazione di 1.500 ragazzi. A sostenerla c’è una equipe di 8 insegnanti di educazione fisica, coordinati dall’ispettrice scolastica della zona, che hanno inserito la staffetta nel programma didattico. Un salto d’oceano e ai ragazzi di Mexicali hanno risposto i loro “amici” ungheresi che già domenica 1° maggio hanno corso a Sopron, al confine con l’Austria e la Slovacchia. La città è entrata lo scorso anno nelle cronache internazionali perché meta dei migranti che in treno da Budapest tentavano disperatamente di entrare in Austria. La staffetta qui si è realizzata con la partecipazione di giovani rifugiati afghani di un campo profughi. 20160508-01Nelle edizioni precedenti, Run4Unity ha visto la partecipazione di oltre 100mila adolescenti. Dalle isole Wallis e Fotuna nell’Oceano Pacifico al Cairo, il testimone passa di fuso orario in fuso orario per dare il via ad eventi sportivi, azioni di solidarietà ed esperienze di cittadinanza attiva in luoghi nei quali prevalgono solitudine, povertà, emarginazione. A Bari (Italia), l’iniziativa si svolgerà nell’Istituto penale minorile Fornelli con un quadrangolare di calcio mentre in un’altra città i ragazzi hanno scelto di andare nel Centro di prima accoglienza immigrati richiedenti asilo. La loro “bandiera” ovunque si troveranno a correre porterà scritta una “Regola d’oro”: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te, e non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Si tratta – spiegano – di un principio etico di comportamento umano presente in quasi tutte le culture e religioni. Dall’ebraismo all’Islam, fino alle più antiche tradizioni africane. Se il mondo domenica si fermasse e si consegnasse nelle mani di questi ragazzi, forse molte paure cadrebbero, le tensioni si allenterebbero, molte lacrime si asciugherebbero e un arcobaleno di pace attraverserebbe il mondo. Ma ovviamente un’ora sola per realizzare questo “sogno” non basta. E il mondo da domenica ricomincerà a girare su se stesso come sempre. Ma loro no, questi ragazzi rimarranno ed hanno imparato a guardare la vita in maniera diversa. Ma soprattutto hanno l’età del futuro e sono già capaci di inseguirlo andando nei luoghi dove l’umanità si imbatte con le grandi sfide della storia e lavorando per un mondo dove tutti gli uomini si scoprano semplicemente fratelli. Forse vale la pena ascoltarli. Fonte: SIR (altro…)

Brescia: “Dio Misericordia” le grandi tele di Michel Pochet

Brescia: “Dio Misericordia” le grandi tele di Michel Pochet

Depliant-DIO-MISERICORDIA Le grandi tele di Michel Pochet, appese come arazzi negli ampi spazi della Pieve, sono una “meditazione – si legge nell’invito – sullo splendore della verità e del bene”. Con segni decisi, colori pieni e ricorrenti chiavi simboliche, Pochet presenta un’icona moderna del volto di Dio Misericordia, un Dio che piange, quasi una trasposizione delle parole con cui Papa Francesco ha spiegato la partecipazione dell’Eterno alla vita dell’uomo: “In quelle lacrime è tutto l’amore di Dio”. Il tema della mostra ha suggerito agli organizzatori l’idea di preparare l’esposizione portando in anteprima alcuni lavori dell’artista in luoghi simbolici di Brescia collegandoli alle opere di misericordia. E così, fino al giorno dell’inaugurazione nella Pieve (sabato 7 maggio alle ore 17), il messaggio di Pochet interroga e accompagna chi si trova a frequentare il Tribunale (Perdonare le offese), la sala consiliare di Palazzo Loggia (Sopportare pazientemente le persone moleste), l’Hospice Domus Salutis (Consolare gli afflitti), la Mensa Menni per i senza fissa dimora (Dar da mangiare agli affamati), le carceri di Canton Mombello e di Verziano (Visitare i carcerati), la Poliambulanza (Visitare gli infermi), lo spaccio del riuso a servizio dei poveri di Mandacaru (Vestire gli ignudi); numerose sono anche le parrocchie della città coinvolte in questo itinerario. La Pieve, insomma, come punto di arrivo di un percorso che attraversa la città, “perché la città dell’uomo – come ha scritto Papa Benedetto XVI – non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione”. Nato nel 1940 in Provenza, Pochet si è trasferito giovanissimo a Parigi, dove si è diplomato in architettura. Dipinge, scolpisce, scrive poesie, saggi e romanzi, in particolare sul rapporto tra Dio e Bellezza. A Roma ha fondato il “Centro Maria”, un laboratorio artistico internazionale legato al Movimento dei Focolari, dove l’ispirazione è il frutto di una comunione fraterna. Accanto alle grandi tele di Pochet esporranno anche una trentina di artisti bresciani, anch’essi chiamati ad esprimere la loro visione del tema. La mostra rientra nel programma della rassegna Corpus Hominis ed è promossa dall’associazione “Amici della Pieve” e dal Movimento dei Focolari di Brescia. Rimarrà aperta fino al 22 maggio: dal giovedì al sabato dalle 16 alle 19, la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19. Depliant-DIO-MISERICORDIA  

Asia, giovani e ragazzi per un continente di pace

Asia, giovani e ragazzi per un continente di pace

eventSono Lilia e Paul, e parlano a nome dei loro coetanei siriani. Vivono ad Aleppo. Il loro messaggio, rivolto ai Ragazzi per l’Unità dell’Argentina, ha rapidamente fatto il giro del mondo: «Grazie, sentiamo il vostro amore, e che condividete il nostro dolore, anche se siete lontani. Noi, Ragazzi per l’Unità della Siria, viviamo in 3 città: Damasco, Aleppo, Kfarbo (vicino Hama). Siamo 125. Qui ad Aleppo siamo in 25. Eravamo molti di più prima, ma a causa della situazione tanti amici hanno dovuto emigrare». È la storia di Marian, partita per il Belgio. Lei non voleva, perché tutte le sue amiche sono rimaste in Siria, ma ha dovuto seguire la famiglia. «Un momento molto sentito per noi è il Time Out alle ore 12. Cerchiamo di pregare non solo tra noi, ma anche con i nostri parenti e amici. Uno di noi lo ha proposto ad un amico musulmano e così adesso alle 12, ciascuno prega nel suo cuore, secondo la sua religione. Vogliamo proporlo anche a tutti voi, perché giunga la pace non solo in Siria, ma in tutto il mondo. Vi vogliamo bene!». In Libano la Settimana Mondo Unito comincia con la tutela dell’ambiente, con un’azione ecologica di pulizia delle spiagge, insieme a #Recycle Lebanon e agli Scout. Il tema è caro ai Giovani per un Mondo Unito libanesi, che già erano scesi per strada a prendersi cura del proprio Paese, a partire dalla capitale, Beirut. Per continuare con un cineforum e concludere con un weekend dedicato ai senza tetto della città. https://vimeo.com/148093476 A Taiwan, si corre la Run4Unity, nel nord (Taipei), e nel sud (Kaohsiung). A Taipei, ha partecipato anche il vicepresidente. Nel Sud-est asiatico si prepara un appuntamento per giovani provenienti da molti Paesi: Thailandia, Corea, Bolivia, Myanmar, Laos, Cambogia, Malesia, Indonesia e Singapore, mentre a fine mese un appuntamento sportivo coinvolgerà i teenager sotto la bandiera di Run4Unity. Così come si correrà a Manila e a Cebu, nelle Filippine. 20160506-02Numerosi gli appuntamenti in India, che nel 2015 è stato il Paese centrale della Settimana Mondo Unito: a Bangalore un International Food Festival, con oltre 500 giovani, con l’idea di unire le culture attraverso il cibo, e sostenere così le cure mediche di Solomon Ellis, un giovane gravemente ferito in un incidente; a Mumbai, presso la YMCA Chembur, in un quartiere della metropoli, gara di murales ispirati al tema della pace; si svolgerà inoltre la Run4Unity con giochi e una maratona breve. A New Delhi invece, presso Fr Agnel Bal Bhavan a Greater Noida, 300 bambini di un orfanotrofio saranno coinvolti in vari giochi e sport con i messaggi della Regola d’Oro. I bambini appartengono a religioni diverse: indù, cristiani, musulmani e sikh, e provengono da varie parti dell’India e del Nepal, di età compresa tra 5 e 17 anni. È inoltre previsto un collegamento con il Messico l’8 maggio per Run4Unity, perché l’evento sportivo messicano, in un luogo simbolo per la pace, si concluderà proprio nel “Parco Gandhi”. A Lahore, in Pakistan, attività in una scuola tenuta dalle suore di Madre Teresa: erano 120 i bambini coinvolti da un gruppo di ragazze animate dal solo desiderio di portare un po’ di gioia. «All’inizio era difficile creare un rapporto con questi bambini, alla fine però era così bello che non volevamo più andare via. – scrive una di loro –. In questi due giorni sono tanto cambiata». Infine è in preparazione a Medan, Indonesia, un concerto per la pace il prossimo 14 maggio, il cui ricavato sarà destinato ad un Paese in guerra. Per coprire le spese organizzative stanno lavorando da mesi, vendendo succo di frutta, andando a cantare nei ristoranti, cercando sponsorizzazioni. Attraverso canzoni e testimonianze i giovani condivideranno la loro proposta per essere costruttori di pace nel quotidiano. Maria Chiara De Lorenzo (altro…)

Burundi, perdono che ferma l’odio

Burundi, perdono che ferma l’odio

Foto: stocksnap.io

Foto: stocksnap.io

«Ho concluso gli studi di Ingegneria Civile nel dipartimento di Scienze Applicate, ma per il momento sono ancora senza lavoro. Il 12 maggio 2015, rientrando da un funerale, ci è stato annunciato che uno zio, fratello di mio padre era appena stato ucciso nella sua casa. Nove giorni più tardi mio padre viene accusato del delitto e arrestato. Per me e tutta la famiglia è stato un grande dolore, anche perché ben sapevamo che nostro padre era innocente. E pensarlo in carcere con una simile accusa ci dava una grande angoscia. Ho condiviso questo mio dolore con la comunità del Focolare e questo mi ha davvero aiutato a non sentirmi sola in questa assurda situazione. La comunità mi ha anche aiutata a trovare un buon avvocato che ha preso a cuore la situazione presso le autorità competenti. La giustizia ha fatto il suo corso e un mese più tardi mio padre è stato liberato. È stata una grande gioia per noi e la situazione è ritornata alla normalità. Ma nel pomeriggio di Natale, mentre stavano rientrando a casa, un giovane ha colpito mio padre in testa ripetutamente con una pietra, ferendolo a morte. Contemporaneamente, altri due ragazzi hanno preso e legato mia madre, ma, grazie a Dio, l’hanno lasciata in vita. Un bambino che pascolava le capre in quei paraggi è corso a darci la notizia. Era difficile per noi credergli, ma ugualmente con i miei fratelli siamo andati a vedere cosa fosse accaduto. Trovandolo agonizzante, abbiamo subito portato nostro padre in un presidio della Croce Rossa dove, però, poco dopo è deceduto. La mattina successiva, mia madre è andata al posto di Polizia dove ha denunciato quei ragazzi che aveva riconosciuto. Così sono stati arrestati. Da quel giorno però, da parte dei loro genitori sono iniziate le minacce: se lei non li avesse fatto liberare, io e i miei fratelli saremmo stati uccisi. Mia madre ha subito esposto denuncia al tribunale residenziale, ma, nonostante ciò, dopo tre settimane quei ragazzi erano liberi! Come se  non bastasse i loro genitori hanno diffuso la notizia di aver dato dei soldi a mia madre affinché ritirasse la denuncia. Naturalmente questa era pura menzogna. Sconvolti dal dolore per la perdita del papà e oppressi per quanto ci stava accadendo, mia madre e noi figli eravamo in preda alla paura e pieni di interrogativi. Non sapevamo come regolarci. Un giorno sono andata in Focolare. Ascoltando un discorso di Chiara Lubich, mi ha colpito una frase : «L’amore è la chiave dell’unità, la soluzione a tutti i problemi». Sono rientrata a casa più sollevata. La sera stessa ho sentito che Dio mi domandava di perdonare gli assassini di mio padre e di aiutare la mia famiglia a fare lo stesso. Ho condiviso questo pensiero con mia madre e anche lei è riuscita col tempo a perdonarli. Così pure i miei fratelli e sorelle. Ora in noi regna la pace. Insieme preghiamo per le persone che direttamente o indirettamente hanno ucciso mio padre, affinché sia Dio stesso a convertirle. Da soli non saremmo riusciti a farlo. Ad aiutarci sono state le preghiere della comunità che tuttora continua a sostenerci affinché riusciamo a vedere queste persone, ogni giorno, con occhi nuovi ».

A.M.N.

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Structures of Grace

Structures of Grace

structures-of-grace-the-business-practices-of-the-economy-of-communion-john-gallagher-jeanne-buckeye-9781565485518-amazon-com-books-2015-05-10-19-12-26This is a book about the business practices of a group of companies who are dedicated to changing the world. These companies participate in the Economy of Communion (EOC) project, which is an initiative of the international and ecumenical Focolare movement. For these companies, changing the world means “humanizing” the economy by consistently privileging relationships over profit-maximizing, and by putting profits in common and using them to address acute social needs and concerns. It also means “humanizing” companies and organizations through business practices that respect the inherent dignity of each person, and that are aimed at breaking down barriers between people in business.

Settimana Mondo Unito 2016

Settimana Mondo Unito 2016

PrimoMaggio_01«Dobbiamo andare avanti, essere fonti di luce, risposta a chi vive il dolore. Tanti si sentono frustrati per non poter fare nulla; diamo loro la possibilità di aiutare». Queste parole di una giovane ecuadoriana, nel contesto di emergenza umanitaria in cui si trova il paese dopo il terremoto del 16 aprile scorso, dicono la nuova rotta delle azioni della Settimana Mondo Unito 2016, che proprio in Ecuador vede il suo punto centrale. Nel percorso pluriennale della Settimana Mondo Unito, nata dai giovani dei Focolari in seguito al Genfest 1995 e che coinvolge tutto il Movimento, l’edizione del 2016 era da tempo in preparazione con l’occhio puntato sull’Ecuador e sull’interculturalità, così insita nei paesi andini. Obiettivo dell’iniziativa: dare voce alla cultura della fraternità presente nel mondo, capace di attivare il meglio di ciascuno. Faremo un Festival per la Pace il 7 maggio a Quito, per esprimere l’interculturalità, dal titolo “La solidarietà è una via per la pace”. Partecipa e dona speranza: è ciò di cui abbiamo più bisogno adesso ed è ciò che ognuno può certamente dare». Con questo appello i giovani dell’Ecuador propongono una risposta mondiale a chi vuole aderire, sia partecipando alla raccolta fondi in corso, sia postando sull’apposita pagina Facebook un video saluto che testimoni la fraternità e sia motivo di speranza (fb.com/JMUEcuador). Il Festival per la Pace è soltanto una delle molte azioni in atto dal giorno stesso del terremoto, quando immediatamente i propri canali social sono stati messi al servizio della diffusione dell’informazione ufficiale sull’emergenza. Ad opera dei ragazzi in molte parti del mondo, un’altra azione della Settimana Mondo unito è Run4unity: ad ogni latitudine, dalle 11:00 alle 12:00, si fa un percorso correndo a piedi, in bici, con i roller, in barca. A conclusione un time-out, un minuto di silenzio o di preghiera per la pace. Alcuni dei luoghi simbolo: Mexicali, Messico, località di frontiera con gli Stati Uniti, il Run4unitysi correrà lungo il muro che divide i due paesi, in segno di unità e pace; a Bari, Italia, si svolgerà nell’Istituto Penale Minorile Fornelli; a Sopron, Ungheria, una città al confine con l’Austria, Run4unity è inserito in una corsa ufficiale che attraversa il confine ed alla quale partecipano giovani rifugiati di un campo profughi in Austria (http://www.run4unity.net/2016/). Fa parte della Settimana Mondo Unito anche il progetto Living Peace, promosso da El Rowad American College del Cairo, Egitto, e dalla ONG dei Focolari New Humanity: rete di scuole medie di 103 paesi con oltre 50.000 ragazzi, che punta a fare crescere nei diversi ambienti di apprendimento l’impegno a vivere per la pace (http://living-peace.blogspot.it/p/italiano.html). LIMG_3331_Brazila giornata del 1º maggio vede appuntamenti ormai tradizionali per i giovani a Loppiano, Italia, e ad Abrigada, Portogallo. «Molti popoli su un unico pianeta, siamo fratelli. Vivere e lavorare perché questa fraternità si concretizzi in politica, economia, nel sociale e nella cultura. Per arrivare a un mondo migliore in cui siamo famiglia perché siamo esseri umani», è l’idea che ha animato il programma di Loppiano. Ad Abrigada la giornata si concentra sull’idea della pace come punto focale, che permette di vedere la realtà in “alta definizione”. L’ambito della Settimana Mondo Unito è il mondo e le iniziative locali sono vissute con questo orizzonte. Dal concerto per la pace a Medan, Indonesia, alle visite ad un ricovero per anziani in Nuova Zelanda nel vivo del dibattito sulla legalizzazione dell’eutanasia. Dal Festival Amani di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, al workshop ecumenico voluto da giovani e sacerdoti delle chiese cattolica, russo-ortodossa, armena, luterana e evangelica «per andare oltre i pregiudizi». Significativo il saluto video inviato dai ragazzi di Aleppo, Siria, ai coetanei dell’Argentina (fb.com/focolaresconosur). Si possono seguire molte delle iniziative attraverso gli indirizzi http://www.unitedworldproject.org/it/ e fb.com/uwpofficial   ed è possibile partecipare attraverso i social pubblicando post, foto e video con l’hashtag #4peace, per dare voce a tutte le iniziative, grandi e piccole, che ogni giorno «costruiscono ponti di fraternità fra le persone». Fonte: Comunicato Stampa SIF Foto galleria https://vimeo.com/164901348 https://vimeo.com/164386634 (altro…)

Giordani: quale dignità per il lavoro?

Giordani: quale dignità per il lavoro?

20160501-01«Il lavoro fu inflitto all’uomo come castigo; ma anche come redenzione. Mentre ha la finalità immediata dell’acquisto del pane quotidiano concorre anche al fine ultimo dell’ acquisto del Regno eterno. Riguarda perciò tanto l’economia, quanto la teologia; e difatti l’uomo è figlio di Dio, a Dio destinato, anche quando lavora. Se il problema si riducesse a sola economia, il lavoratore vi diverrebbe sola macchina: la dignità sua d’uomo si ridurrebbe a quella d’un utensile. Oggi, di dignità del lavoro si parla tanto che è divenuto un luogo comune. Ma non è detto che la mentalità schiavistica sia estinta, né che manchino imprenditori, magari battezzati, ai quali, perché pagano un salario, non appaia d’essere in diritto d’umiliare chi di quel salario vive, trattandolo con disprezzo e con diffidenza, sia esso un lavoratore intellettuale o sia esso una domestica semianalfabeta. Ma il lavoro non serve soltanto a maturare un salario di danaro. Il lavoro compiuto con un desiderio di redenzione morale, di partecipazione alle sofferenze di Cristo, diventa produzione di santità: entra nell’economia delle cose eterne, da cui deriva una dignità che fa dei costruttori di macchine, degli agricoltori, degli studenti, dei professionisti, degl’impiegati, delle massaie, altrettanti costruttori del Cristo integrale. «Ogni buon operaio – ha scritto sant’ Ambrogio – è una mano di Cristo». E cioè, Cristo lavora nella società con le mani dei suoi operai. Chi ben opera, in altri termini, edifica in terra una costruzione celeste: è l’artefice umano di un’architettura divina. E questo innalza a dignità sconfinata chi fa e ciò che fa, se lo fa nello spirito e sotto la legge di Cristo. Così si vede che il divino opera nella società per mezzo dell’uomo, associato a partecipare al prodigio vivo dell’Incarnazione, la quale, se fu il miracolo dell’umanizzazione del figlio di Dio, importa con sé anche il miracolo d’ogni giorno d’una divinizzazione di tutti i figli dell’uomo e perciò figli di Dio: un movimento che dalla terra va incontro a Cristo che viene dal cielo. Così la vita sulle strade tormentate del pianeta è, sì, tutta umana, ma anche, se vissuta nello spirito della Redenzione, tutta inserita nel divino: tutta divina. Questa dignità non è limitata alle sole opere dello spirito, ma investe l’intera persona umana, corpo e spirito, in tutto quello che fa. II mestiere, la professione, l’ufficio….: queste cose melanconiche e talora tragiche e spesso noiose si trasfigurano, di colpo, in Valori insospettati, in elementi del nostro destino: diventano i mezzi della nostra redenzione. Il lavoro era il nostro castigo; e, per l’umanità di Cristo, si fa nostro riscatto. È il nostro contributo alla Redenzione. Si scala il cielo coi materiali della terra. Nulla si perde: né una giornata mal pagata, né una parola detta, né un bicchier d’acqua donato per Cristo. Di queste semplici cose si edifica, dai più, il Regno di Dio. Ché i più non vanno in missione, né si chiudono in eremi, né scrivono trattati di teologia: ma tutti lavorano, tutti servono. Ora servendo gli uomini, se si agisce nello spirito di Cristo, si serve Dio. Il quale non ci si presenta ancora nella sua luce, che fulminerebbe lo nostra vista, ma in quella sua effigie, che sono gli uomini, sua rappresentanza e fattura». Igino Giordani, La società cristiana, Città Nuova, Roma (1942) 2010, pp. 72-82 (altro…)

Primo Maggio a Loppiano

Primo Maggio a Loppiano

PrimoMaggio_Loppiano

Le dirette streaming di Loppiano a partire dalle 10.00 domenica mattina

Azioni di accoglienza, solidarietà, educazione alla legalità, economia civile e partecipazione politica in atto in Italia e nel mondo, al centro del Festival dei giovani a Loppiano promosso dai Giovani per un Mondo Unito dei Focolari. Con la partecipazione straordinaria del Gen Verde e del Gen Rosso.  Parlerà Wael Suleiman, direttore della Caritas giordana, Paese che ospita milioni di rifugiati siriani e si racconterà l’impegno per la ricostruzione delle zone terremotate in Ecuador. Poi ci saranno i ragazzi delle Officine di fraternità della Campania, quelli del Cantiere della Legalità della Sicilia e l’Associazione Arcobaleno della Lombardia. Per non parlare delle decine di azioni promosse quotidianamente nelle carceri, nelle stazioni ferroviarie, nei centri d’accoglienza e in molti altri luoghi delle nostre città dai Giovani per un Mondo Unito dei Focolari in Italia. L’edizione 2016 del Festival del Primo Maggio a Loppiano sarà questo e molto altro. Ideato e realizzato dai giovani per i giovani, quest’anno s’intitolerà FLOW. Inizia dove sei e darà voce all’arcipelago d’iniziative personali e collettive che sono parte del Progetto Mondo Unito – United World Project, collettore e promotore di azioni e progetti che rendono visibile la corrente, “flow”, appunto, che percorre il mondo sotto il segno della fraternità universale. Molti i contributi musicali e artistici dei giovani: coreografie, musiche e canzoni dall’Italia e dal mondo. Parteciperanno anche i gruppi internazionali Gen Verde e Gen Rosso con brani del loro repertorio e attività di animazione. Anche il Festival del Primo Maggio porta il marchio della Settimana Mondo Unito, expo mondiale, itinerante di azioni di fraternità, promossa da oltre 20 anni dai Giovani per un Mondo Unito. Questa edizione porta il titolo Link cultures – Un camino para la paz; molte le manifestazioni in diversi Paesi. In Ecuador, sede mondiale di questa edizione, si lavorerà alla raccolta di fondi e alla ricostruzione, con e per le popolazioni terremotate. Il Programma della manifestazione  ▪    10.00     WORLD FLOW – Talenti, danze, musica dal mondo. ▪    11.00     FLOW – Spazio a storie di accoglienza, fraternità, impegno sociale e politico in Italia e nel mondo. Musica, danza, arte e      storytelling per un mondo unito. ▪    12.30-15.00    FLOW EXPO – Viaggio interattivo nei mondi della fraternità. Politica, economia, sociale, arte, cultura, natura nella prospettiva dell’unità. ▪    15.30-16.30   FLOW RUN – Una corsa a colori, al di là degli ostacoli per accelerare la Pace. ▪    17.00    LET’S BE THE FLOW – Pensieri, parole, musica e impegno per la   Pace. W www.loppiano.it – www.primomaggioloppiano.it Fb primomaggioloppiano TW @1Maggio_Flow INS 1maggioloppiano

Parola di vita – Maggio 2016

È sempre stato il desiderio di Dio: abitare con noi, suo popolo. Già le prime pagine della Bibbia ce lo mostrano nell’atto di scendere dal cielo, passeggiare in giardino e conversare con Adamo ed Eva. Non ci ha creati per questo? Che cosa desidera l’amante se non stare con la persona amata? Il libro dell’Apocalisse, che scruta il progetto di Dio sulla storia, ci dà la certezza che il desiderio di Dio si attuerà in pienezza. Egli ha già iniziato ad abitare in mezzo a noi da quando è venuto Gesù, l’Emmanuele, il “Dio con noi”. Ed ora che Gesù è risorto la sua presenza non è più limitata a un luogo o a un tempo, si è dilatata sul mondo intero. Con Gesù è iniziata la costruzione di una nuova comunità umana originalissima, un popolo composto da molti popoli. Dio non vuole abitare soltanto nella mia anima, nella mia famiglia, nel mio popolo, ma tra tutti i popoli chiamati a formare un popolo solo. D’altra parte l’attuale mobilità umana sta cambiando il concetto stesso di popolo. In molte nazioni il popolo è composto ormai da molti popoli. Siamo così diversi per colore della pelle, cultura, religione. Ci guardiamo spesso con diffidenza, sospetto, paura. Ci facciamo guerra gli uni gli altri. Eppure Dio è Padre di tutti, ci ama tutti ed ognuno. Non vuole abitare con un popolo – “il nostro, naturalmente”, ci verrebbe da pensare – e lasciare da soli gli altri popoli. Per lui siamo tutti figli e figlie suoi, un’unica famiglia. Esercitiamoci dunque, guidati dalla parola di vita di questo mese, ad apprezzare la diversità, a rispettare l’altro, a guardarlo come una persona che mi appartiene: io sono l’altro, l’altro è me; l’altro vive in me, io vivo nell’altro. Cominciando dalle persone con le quali vivo ogni giorno. In questo modo possiamo fare spazio alla presenza di Dio tra noi. Sarà lui a comporre l’unità, a salvaguardare l’identità di ogni popolo, a creare una nuova socialità. Lo aveva intuito Chiara Lubich già nel 1959, in una pagina di estrema attualità e di incredibile profezia: «Se un giorno gli uomini, ma non come singoli bensì come popoli […] sapranno posporre loro stessi, l’idea che essi hanno della loro patria, […] e questo lo faranno per quell’amore reciproco fra gli Stati, che Dio domanda, come domanda l’amore reciproco tra i fratelli, quel giorno sarà l’inizio di una nuova era, perché quel giorno […] sarà vivo e presente Gesù fra i popoli […]. Sono questi i tempi […] in cui ogni popolo deve oltrepassare il proprio confine e guardare al di là; è arrivato il momento in cui la patria altrui va amata come la propria, in cui il nostro occhio ha da acquistare una nuova purezza. Non basta il distacco da noi stessi per essere cristiani. Oggi i tempi domandano al seguace di Cristo qualcosa di più: una coscienza sociale del cristianesimo […]. […] noi speriamo che il Signore abbia pietà di questo mondo diviso e sbandato, di questi popoli rinchiusi nel proprio guscio, a contemplare la propria bellezza – per loro unica – limitata ed insoddisfacente, a tenersi coi denti stretti i propri tesori – anche quei beni che potrebbero servire ad altri popoli presso i quali si muore di fame –, e faccia crollare le barriere e correre con flusso ininterrotto la carità tra terra e terra, torrente di beni spirituali e materiali. Speriamo che il Signore componga un ordine nuovo nel mondo, Egli, il solo capace di fare dell’umanità una famiglia e di coltivare quelle distinzioni fra i popoli, perché nello splendore di ciascuno, messo a servizio dell’altro, riluca l’unica luce di vita che, abbellendo la patria terrena, fa di essa un’anticamera della Patria eterna.»1 Fabio Ciardi 1 Maria, vincolo di unità tra i popoli, in La dottrina spirituale, Città Nuova, Roma 2006, pp. 327-329. (altro…)

Vangelo vissuto: non escludere nessuno

Vangelo vissuto: non escludere nessuno

Dormivo in compagnia dei topi «M’interessavano solo il denaro, i vestiti firmati, le donne e il divertimento. Dopo aver sperimentato il carcere per possesso e spaccio di eroina, ho ricominciato la stessa vita di prima, tra violenza, stupefacenti e alcol. Circa tre anni fa, droga e soldi mi sono stati rubati da chi consideravo amico. Arrabbiato con me stesso, con Dio e con il mondo intero, mi sono lasciato andare. Dormivo in una casa abbandonata, nell’immondizia e in compagnia dei topi. Un giorno, senza chiedersi chi ero, uno sconosciuto mi ha invitato a mangiare a casa sua e ha avuto per me attenzioni da fratello. Mi sono sentito spinto a seguirlo nella chiesa che frequentava e lì, per la prima volta dopo tanto tempo, ho provato una sensazione di pace. In seguito ci sono andato anche da solo: in silenzio per ore, imparavo a pregare. Ho provato a cambiar vita: anche se ho avuto delle ricadute, Gesù mi ha dato la forza di riprendermi ogni volta. Oggi, ospite di una comunità di recupero, cerco di ricambiare l’aiuto ricevuto essendo al servizio di chi ha bisogno».   (Samuele – Italia) 20160428-01La sartoria «Quando passava davanti al nostro laboratorio di sartoria posava uno sguardo triste sui vestiti in vetrina. Un giorno la invitai ad entrare. Era vestita poveramente, ma con gusto. Tornò altre volte e così conobbi la sua storia: per accudire i genitori aveva lasciato il lavoro e, rimasta sola, non aveva più potuto esercitare il suo mestiere di sarta. Parlai con il dirigente della sartoria e la signora venne assunta. Dire che è la più brava è poco. Ho saputo da varie clienti che da quando c’è lei vengono più volentieri in sartoria, si sentono più accolte». (J.B. – Argentina) Inculturarsi «Nella mia scuola elementare sono molti i bambini stranieri. Socializzare con loro non è facile, soprattutto con un gruppo di piccoli Rom: disturbano la lezione, sono aggressivi, spesso hanno i genitori in carcere. Un giorno, per aiutare una collega di quinta, disperata perché non riusciva a gestire la situazione, li ho accolti nella mia classe. Pensando a Gesù esempio di pazienza e mitezza, ho preparato per loro i posti migliori e li ho presentati agli alunni come tutor dei più piccoli. Poi, per renderli protagonisti, ho chiesto di imparare io da loro qualcosa della lingua Rom, dedicando a questo parte della lezione. Ora si comportano meglio e l’inculturazione sta facendo progressi».  (E. – Italia) (altro…)

Le parole di papa Francesco al “Villaggio per la Terra”

Le parole di papa Francesco al “Villaggio per la Terra”

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Foto: Lorenzo Russo

«Sentendovi parlare, mi sono venute alla mente due immagini: il deserto e la foresta. Ho pensato: questa gente, tutti voi, prendono il deserto per trasformarlo in foresta. Vanno dove c’è il deserto, dove non c’è speranza, e fanno cose che fanno diventare foresta questo deserto. La foresta è piena di alberi, è piena di verde, ma troppo disordinata… ma così è la vita! E passare dal deserto alla foresta è un bel lavoro che voi fate. Voi trasformate deserti in foreste! E poi si vedrà come si possono regolare certe cose della foresta… Ma lì c’è vita, qui no: nel deserto c’è morte. Tanti deserti nelle città, tanti deserti nella vita delle persone che non hanno futuro, perché sempre c’è – e sottolineo una parola detta qui – sempre ci sono i pregiudizi, le paure. E questa gente deve vivere e morire nel deserto, nella città. Voi fate il miracolo con il vostro lavoro di cambiare il deserto in foreste: andate avanti così. Ma com’è il vostro piano di lavoro? Non so… Noi ci avviciniamo e vediamo cosa possiamo fare. E questa è vita! Perché la vita la si deve prendere come viene. È come il portiere nel calcio: prendere il pallone da dove lo buttano… viene di qua, di là… Ma non bisogna avere paura della vita, non avere paura dei conflitti. Una volta qualcuno mi ha detto – non so se è vero, se qualcuno vuole può verificare, io non ho verificato – che le parola conflitto nella lingua cinese è fatta da due segni: un segno che dice “rischio”, e un altro segno che dice “opportunità”. Il conflitto, è vero, è un rischio ma è anche una opportunità. Il conflitto possiamo prenderlo come una cosa da cui allontanarsi: “No, lì c’è un conflitto, io sto lontano”. Noi cristiani conosciamo bene cosa ha fatto il levita, cosa ha fatto il sacerdote, con il povero uomo caduto sulla strada. Hanno fatto una strada per non vedere, per non avvicinarsi (cfr Lc 10,30-37). Chi non rischia, mai si può avvicinare alla realtà: per conoscere la realtà, ma anche per conoscerla col cuore, è necessario avvicinarsi. E avvicinarsi è un rischio, ma anche un’opportunità: per me e per la persona alla quale mi avvicino. Per me e per la comunità alla quale mi avvicino. Penso alle testimonianze che avete dato, per esempio nel carcere, con tutto il vostro lavoro. Il conflitto: mai, mai, mai girarsi per non vedere il conflitto. I conflitti si devono assumere, i mali si devono assumere per risolverli.
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Foto: Lorenzo Russo

Il deserto è brutto, sia quello che è nel cuore di tutti noi, sia quello che è nella città, nelle periferie, è una cosa brutta. Anche il deserto che c’è nei quartieri protetti… È brutto, lì anche c’è il deserto. Ma non dobbiamo avere paura di andare nel deserto per trasformarlo in foresta; c’è vita esuberante, e si può andare ad asciugare tante lacrime perché tutti possano sorridere. Mi fa pensare tanto quel salmo del popolo d’Israele, quando era in prigionia in Babilonia, e dicevano: “Non possiamo cantare i nostri canti, perché siamo in terra straniera”. Avevano gli strumenti, lì con sé, ma non avevano gioia perché erano ostaggi in terra straniera. Ma quando sono stati liberati, dice il Salmo, “non potevamo crederci, la nostra bocca si è riempita di sorriso” (cfr Sal 137). E così in questo transito dal deserto alla foresta, alla vita, c’è il sorriso. Vi dò un compito da fare “a casa”: guardate un giorno la faccia delle persone quando andate per la strada: sono preoccupati, ognuno è chiuso in sé stesso, manca il sorriso, manca la tenerezza, in altre parole l’amicizia sociale, ci manca questa amicizia sociale. Dove non c’è l’amicizia sociale sempre c’è l’odio, la guerra. Noi stiamo vivendo una “terza guerra mondiale a pezzi”, dappertutto. Guardate la carta geografica del mondo e vedrete questo. Invece l’amicizia sociale, tante volte si deve fare con il perdono – la prima parola – col perdono. Tante volte si fa con l’avvicinarsi: io mi avvicino a quel problema, a quel conflitto, a quella difficoltà, come abbiamo sentito che fanno questi ragazzi e ragazze coraggiosi nei posti dove si gioca d’azzardo e tanta gente perde tutto lì, tutto, tutto. A Buenos Aires ho visto donne anziane che andavano in banca a prendere la pensione e poi subito al casinò, subito! Avvicinarsi al posto del conflitto. E questi [ragazzi] vanno, si avvicinano. Avvicinarsi… E c’è anche un’altra cosa che ha a che fare col gioco, con lo sport e anche con l’arte: è la gratuità. L’amicizia sociale si fa nella gratuità, e questa saggezza della gratuità si impara, si impara: col gioco, con lo sport, con l’arte, con la gioia di stare insieme, con l’avvicinarsi… È una parola, gratuità, da non dimenticare in questo mondo, dove sembra che se tu non paghi non puoi vivere, dove la persona, l’uomo e la donna, che Dio ha creato proprio al centro del mondo, per essere pure al centro dell’economia, sono stati cacciati via e al centro abbiamo un bel dio, il dio denaro. Oggi al centro del mondo c’è il dio denaro e quelli che possono avvicinarsi ad adorare questo dio si avvicinano, e quelli che non possono finiscono nella fame, nelle malattie, nello sfruttamento… Pensate allo sfruttamento dei bambini, dei giovani. Gratuità: è la parola-chiave. Gratuità che fa sì che io dia la mia vita così com’è, per andare con gli altri e fare che questo deserto diventi foresta. Gratuità, questa è una cosa bella! E perdono, anche, perdonare. Perché, col perdono, il rancore, il risentimento si allontana. E poi costruire sempre, non distruggere, costruire. Ecco, queste sono le cose che mi vengono in mente. E come si fa questo? Semplicemente nella consapevolezza che tutti abbiamo qualcosa in comune, tutti siamo umani. E in questa umanità ci avviciniamo per lavorare insieme. “Ma io sono di questa religione, di quella…” Non importa! Avanti tutti per lavorare insieme. Rispettarsi, rispettarsi! E così vedremo questo miracolo: il miracolo di un deserto che diventa foresta. Grazie tante per tutto quello che fate! Grazie». Giornata mondiale per la Terra 2016 PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO DURANTE LA VISITA ALLA MANIFESTAZIONE “VILLAGGIO PER LA TERRA” Roma, Villa Borghese Domenica, 24 aprile 2016 Fonte:  vatican.va Osservatore Romano, 25 aprile 2016 https://vimeo.com/164233694   https://vimeo.com/164066584   (altro…)

Papa Francesco in Mariapoli

Papa Francesco in Mariapoli

PapaFrancesco_salutoMariaVoce-02«È stata la prima volta di un Papa a una Mariapoli e mi è tornato in mente quanto più volte ascoltato da Chiara Lubich, per descrivere l’effetto che avevano in lei la visita e le parole di un vescovo alle Mariapoli. Vi riconosceva «un peso, un’unzione» che le diversificava da quelle di chiunque altro, anche teologo o santo, e la percezione che con la sua presenza la “città di Maria” raggiungesse il compimento: diventasse “città Chiesa”. Così è accaduto, nella pienezza, con la visita fuori programma di Papa Francesco al Villaggio per la Terra a Villa Borghese, dove, in collaborazione con l’evento di Earth Day Italia, si svolgeva la Mariapoli di Roma che però non si ferma nella capitale. Così ogni Mariapoli che si svolge e si svolgerà nel mondo — e sono centinaia — si sentirà guardata e amata alla stessa maniera. Quel suo parlare a braccio, mettendo fin dall’inizio da parte i fogli, era come dire: mi avete preso il cuore e devo rispondere a ciò che voi avete detto a me. E le sue parole nette, luminose, non erano solo riconoscimento per l’impegno e l’azione dei tanti che gli hanno parlato, ma avevano il sapore di un programma per il futuro: in esse ritornavano come idea forte il prodigio e la possibilità di trasformare il deserto in foresta. Mi ha fatto impressione il suo dire con forza che ciò che vale è portare la vita. Non fare programmi e rimanervi ingabbiati, ma andare incontro alla vita così com’è, con il suo disordine e i suoi conflitti, senza paura, affrontando i rischi e cogliendo le opportunità. Per conoscere la realtà col cuore bisogna avvicinarvisi. Avvengono così i miracoli: deserti, i più vari, che si trasformano in foreste. Papa Francesco possiede la forza della parola. Le sue immagini non si cancellano, né dalla mente né dal cuore. Insieme tra diversi: persone, gruppi, associazioni. Il Pontefice lo ha ripetuto tante volte perché ci tiene e gli dà gioia. Lo spettacolo umano a Villa Borghese è nato da una domanda: perché non realizzare la Mariapoli nel cuore di Roma? Perché non provare a fare un innesto di fraternità, magari piccolo ma concreto, nelle strade della città? Roma — lo sappiamo — piange per le tante ferite e soffre per le molte fragilità, ma vive anche di una ricchezza incredibile: il tanto bene che vi si fa. Quando il Papa ha indetto l’anno della Misericordia abbiamo pensato alle tantissime associazioni che operano nella città, con o senza riferimento religioso, ma che “fanno misericordia”. Quasi un caso l’incontro con Earth Day, che si occupa della tutela del creato e lavora per quell’ecologia integrale cara a Francesco. Un percorso e un lavoro appassionanti, fuori dai propri schemi, su strade anche impensate. Non senza difficoltà, certo, perché non ci si conosceva e perché si è diversi. Ma la diversità è ricchezza, come l’incontro con oltre cento associazioni: sono così nate sinergie e si sono costruiti ponti. Anche con realtà piccolissime: «Ma la mia associazione va avanti con la mia pensione, non abbiamo né loghi né cose del genere» ci ha detto un nuovo amico. E la Mariapoli ha voluto dare testimonianza del bene che anche lui fa. Sono così emerse le tante città sotterranee virtuose che Roma contiene. Un bene che si moltiplicherà e una rete che sembra dare ragione all’intuizione che Chiara Lubich scrisse nel 1949 incontrando Roma e amandola: “molti occhi s’illuminerebbero della sua Luce: segno tangibile che Egli vi regna (…) a risuscitare i cristiani e a fare di quest’epoca, fredda perché atea, l’epoca del Fuoco, l’epoca di Dio (…) Non è solo un fatto religioso (…) È questo separarlo dalla vita intera dell’uomo una pratica eresia dei tempi presenti, e un asservire l’uomo a qualcosa che è meno di lui e relegare Dio, che è Padre, lontano dai figli”». di Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari Fonte: Osservatore Romano, 25 aprile 2016 Centro televisivo vaticano Comunicato Stampa  – Servizio Informazione Focolari – SIF Discorso integrale del Santo Padre https://www.youtube.com/watch?v=u3mLE6HanXI (altro…)

In Ecuador e Giappone, generatori di speranza

In Ecuador e Giappone, generatori di speranza

«Le strutture fisiche che sono cadute – ponti, edifici, case… – sono un invito a far sentire un terremoto anche nella nostra anima, con la domanda: siamo veri costruttori di pace? Ho capito che il dolore serve per unire. Voglio proporre la sfida che, in questi momenti difficili, ci convertiamo in generatori di speranza e ottimismo, ci aiutiamo a mantenere viva la fede». Scrive Isabel, condividendo il suo stato d’animo all’indomani del sisma che ha colpito il suo Paese, l’Ecuador, lo scorso 16 aprile, con una scossa di magnitudo 7.8 della scala Richter. I morti accertati sono finora 587, i feriti oltre 8mila, e oltre 25mila gli sfollati. I numeri continuano a crescere e si stima che la ricostruzione costerà al Paese miliardi di dollari. Per l’emergenza Ecuador il Movimento dei Focolari ha attivato una raccolta fondi, mentre si stanno valutando le modalità di un eventuale un intervento sul campo.

Foto: United Nations

Foto: United Nations

«Sono partito in macchina da Fukuoka (nel Kyushu, dove mi trovo) per tornare a Kumamoto a cercare mia mamma e i parenti», racconta padre Giovanni Kimura, originario della regione giapponese più colpita dalle tre violente scosse registrate tra il 14 e 16 aprile. «Un viaggio che di solito richiede poco più di un’ora è durato mezza giornata. L’autostrada, infatti, non è agibile e i treni sono bloccati». La mamma si trova in un centro di raccolta per rifugiati ed altri parenti in un altro centro di accoglienza. Si tratta di palestre di scuole pubbliche in cui dormono tutti insieme centinaia di persone. Le difficoltà più seria è stata la mancanza di acqua. Varie zone della città sono ancora senza acqua, ma nei punti di raccolta ora hanno il minimo necessario. La popolazione teme soprattutto la possibilità che il Vulcano Aso che si trova tra la provincia di Kumamoto e di Oita possa esplodere: attualmente escono nubi di cenere che arrivano nelle due città». In Giappone sono stati 41 i morti, e sono oltre 100mila gli sfollati, mentre proseguono, a centinaia, le scosse di assestamento. Gli studiosi di geofisica e vulcanologia si interrogano sulla correlazione tra questi due eventi; intanto, la società civile e le autorità – in entrambi i Paesi – si mobilitano per la ricostruzione, il sostegno alle famiglie delle vittime, gli aiuti concreti. Dalla loro pagina Facebook, i Giovani per un Mondo Unito dell’Ecuador, fino a pochi giorni fa coinvolti nella preparazione della Settimana Mondo Unito (SMU) con focus proprio sul loro Paese, si fanno eco di tutta la rete di aiuti in corso: raccolta sangue, reclutamento dei volontari, elenco delle necessità, diffusione dei conti correnti bancari. «Dolore, incertezza, angoscia, paura, rovine, e fra tutto questo, la domanda: Eterno Padre, cosa vuoi da noi? Come stiamo costruendo questo “Camino para la paz”? La nostra vita quotidiana parla di fraternità?». È l’esperienza che i giovani, e ciascun membro della comunità dei Focolari dell’Ecuador, stanno facendo: «Scoprire Dio come l’Amore più grande, per poi vivere la frase del Vangelo “ogni cosa che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatta a me”. In questo momento si evidenzia al massimo la fraternità, la solidarietà, l’amore che supera le differenze: ricco, povero, dell’opposizione, del governo, bianco, indigeno, meticcio o nero. Anche chi non ha subito danni sente proprio il dolore altrui: nelle scatole di cibo raccolte, ad esempio, c’è scritto: “animo, vi vogliamo bene”, in quelle dei medicinali “forza”, “ce la faremo”». I giovani hanno deciso di svolgere la SMU raddoppiando gli sforzi per alleviare la tragedia che vive il Paese. Scrive Estefania: «Dobbiamo andare avanti, dare risposta a tanti che si sentono impotenti di fronte al disastro; ora capiamo che Dio ci ha preparati, durante tutto l’anno, non tanto per la SMU quanto per affrontare questo momento testimoniando l’amore evangelico, per “far brillare sulle macerie la luce” dell’ideale della fraternità», come ha scritto loro la presidente dei Focolari, Maria Voce. Maria Chiara De Lorenzo (altro…)

Chiara Lubich: “rivestirci di misericordia”

Chiara Lubich: “rivestirci di misericordia”

20160424-01«Avevamo detto di voler vedere solo Gesù nel fratello, di trattare con Gesù nel fratello, di amare Gesù nel fratello, ma ora s’affaccia il ricordo che quel fratello ha questo o quel difetto, ha questa o quella imperfezione. Il nostro occhio si complica e il nostro essere non è più illuminato. Di conseguenza si rompe l’unità, errando. Forse quel fratello, come tutti noi, ha commesso degli errori, ma Dio come lo vede? Qual è in realtà la sua condizione, la verità del suo stato? Se è a posto davanti a Dio, Dio non ricorda più nulla, ha tutto cancellato col suo sangue. E noi perché ricordare? Chi è nell’errore in quel momento? Io che giudico, o il fratello? Io. E allora devo mettermi a veder le cose dall’occhio di Dio, nella verità, e trattare in modo conforme col fratello, ché, se per disavventura egli non si fosse ancor sistemato col Signore, il calore del mio amore, che è Cristo in me, lo porterebbe a compunzione come il sole riassorbe e cicatrizza tante piaghe. La carità si mantiene con la verità e la verità è misericordia pura, della quale dobbiamo essere rivestiti da capo a piedi per poterci dire cristiani». Da: Chiara Lubich,  “La dottrina spirituale”, Città Nuova, Roma 2006, pp. 159-160 (altro…)

[:zh]巴西——我可以為我的人民做些什麼?[:]

[:zh]https://vimeo.com/162399296 Adriana Rocha:我一生於藝術結下不解之緣。(音樂) 如果我不和同住一城市,或同一國家的居民分享我的一切,我怎能夠說我與世界合一,或者告訴別人我相信普世手足之情呢?(音樂) 我感到我身為藝術家的經驗必須向外擴展。 我的一位朋友來自聖保羅市,她告訴我她認識三、四個非常貧窮的家庭,他們住在巴西南部佩德雷拉一個社區。(音樂) Maria Jorge:我認識一些朋友來自聖溫琴佐市,我跟他們一起工作。他們主要的目的是幫助一些有需要的家庭。(音樂) Adriana: 住在森林中的居民建造了一些小房子。他們在路上找到床單、紙皮和木材,築成棚屋。我們來到這裡,慢慢開始認識這裡的人。起初,我們主要照顧小孩,每個星期天來這裡跟他們玩。 1984年,我們決定一起解決住屋的問題。我們建議大家一起合作,共同作出努力。我們讓五個家庭共同組成一個小組,小組蓋自己以及另外四個家庭的房子。這是一項艱鉅的工程,因為我們沒有足夠的金錢。(音樂`) 我們都是學生,沒有收入,但我們卻要建立整個社區。 於是那個年代,我們舉辦了很多活動,如義賣、慶祝會等,我們向建築公司要求一些材料。整個星期天,我們在聖保羅市的街道上度過。每次紅燈亮起,我們跑到車子旁,在這一分鐘的空檔中向車上的人說明我們的活動,請他們捐款。這項活動為我們籌得不少的款項。(音樂) 1993年成立了一家非牟利公司AFAGO,接待一些在困境中的孩子,提供不同的活動,如富教育性的社會活動、話劇、電腦資訊工作、音樂、體育運動等。以上活動是為年紀小的孩子而設,為年紀較大的孩子我們則提供專業培訓。 Bruno: 來到AFAGO 之前,我沒有任何成長及讀書的動機,因為我更需要其他更重要的東西,例如:食物。 Mayara: 我到AFAGO 之後,我才瞭解到這是個怎樣的地方。我個人認為,AFAGO使我明白到我可以決定我的人生目標。(音樂)  [:]

Portogallo. “Alta Resolução – Ajusta o foco à Paz”

Promossa dai Giovani per Mondo Unito “Ad alta risoluzione – Regola il fuoco sulla Pace” sarà una giornata dedicata alla pace. Si tratta di un evento che si svolge in Portogallo dal 2002, con cadenza biennale, sempre il 1° maggio, e che ha visto la partecipazione, oltre ad alcune migliaia di giovani portoghesi, anche di giovani di altre nazionalità. Nel 2016, la proposta è ad “alta risoluzione”: si invitano, cioè, i giovani ad essere protagonisti di fraternità e costruttori di pace, senza compromessi. Attraverso la musica, coreografie, testimonianze ed Expo si presenteranno le azioni già in corso di attuazione, con lo scopo di fornire risposte concrete e per dare spunti, idee per proseguire in questa direzione. Quest’anno, il programma comprenderà anche diversi laboratori che affronteranno il tema della pace in varie aree come l’ecologia, l’arte, il dialogo interculturale, l’economia, lo sport, la comunicazione, la scienza e tecnologia. Questa giornata è parte del progetto internazionale United World Project (Progetto Mondo Unito), che si propone la fraternità universale come paradigma delle relazioni umane, promuovendo l’identificazione, la sistematizzazione e diffusione delle azioni che sono già a livello globale a favore della fraternità. Invito 1° maggio 2016   (altro…)

Slot Mob Fest: oltre 40 piazze in tutta Italia

Il Movimento Slot Mob dà appuntamento a tutti il 7 e 8 maggio, quando «in molte piazze d’Italia diremo insieme, a voce e testa alte, il nostro no all’azzardo e il nostro sì a un Paese più civile», scrive Luigino Bruni. «Ogni cittadino può diventare promotore di uno di questi eventi nella propria città. Vi aspettiamo». Sono oltre 40, ad oggi, le città che parteciperanno alla ‘maratona’ nazionale di Slot Mob, lo Slot Mob Fest. Lo scorso 13 aprile è stato presentato presso la sala stampa della Camera dei Deputati il «Manifesto per la democrazia economica e la giustizia sociale», in cui si chiede «che venga rimesso in discussione in maniera democratica, aperta, informata e trasparente, l’affidamento del settore dell’azzardo alle società commerciali, che sono strutturalmente interessate a farne profitto». Leggi anche: Slot Mob. Il sostegno dei Focolari

Pensieri sulla misericordia

Pensieri sulla misericordia

Pensieri sulla misericordiaLa credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole. Misericordia. Fu la prima parola che papa Francesco pronunciò affacciandosi alla finestra su piazza San Pietro per il primo Angelus domenicale. Una parola che «cambia tutto…cambia il mondo. Un pò di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto», la misericordia manifesta l’amore per noi di un Dio che è un padre che ci ama immensamente, fino a morire per quelli che ama. «E se Dio è per noi, chi sarà contro di noi… chi ci separerà dall’amore di Cristo?». Attraverso i più bei pensieri sulla misericordia di Padri della Chiesa, di Santi, Beati e Pontefici il libro testimonia la certezza stampata nel cuore dei cristiani che suscita infinita gratitudine e speranza: Dio mi ama sempre, comunque, immensamente. Mi è vicino, mi perdona, mi dà la possibilità di ricominciare e, dopo aver sperimentato questo amore misericordioso, di essere a mia volta misericordioso. Fabio Ciardi (1948), dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, è professore ordinario presso l’Istituto di Teologia della vita consacrata “Claretianum” (Roma). Ha pubblicato per Città Nuova: Koinonia, itinerario teologico-spirituale della comunità religiosa (1992, 19963), Seguire Gesù, risposta a una chiamata (1996, 20013), Fuoco è la Tua Parola, come vivere il Vangelo (2003, 20042); Luce è la Tua Parola, dialogo interreligioso e annuncio del Vangelo (2005), Parlaci di Lui, i racconti di Cafarnao (2007), La storia di Dio e la mia, la Bibbia fonte di ispirazione per l’uomo (20102), I detti di apa Pafnunzio, in cammino nel deserto (2014), e ha curato: Gesù Eucaristia di Chiara Lubich (2014). LA COLLANA MEDITAZIONI risponde al mai sopito interesse per la vita spirituale mettendo a disposizione di un vasto pubblico sussidi per la riflessione interiore ispirati a un’autentica esperienza spirituale, che alla solidità della dottrina uniscono l’aggancio ai problemi di ogni giorno. EDITRICE CITTÀ NUOVA

In Brasile i Focolari si schierano per la fraternità

In Brasile i Focolari si schierano per la fraternità

20160520-02Con 367 voti a favore e 137 contrari, i deputati brasiliani hanno approvato l’apertura del processo d’impeachment contro la presidente Dilma Rousseff, mentre oltre 200 milioni di brasiliani, fortemente divisi, hanno seguito con il fiato sospeso la votazione. Ora tocca al Senato confermare o no la messa in stato d’accusa della presidente. Se favorevole, il voto dell’11 maggio sospenderà l’attuale presidente dalle sue funzioni per 6 mesi, in attesa del verdetto finale. La costituzione brasiliana prevede, in questo caso e per quel lasso di tempo, che assuma l’incarico il vicepresidente. I vescovi brasiliani in una dichiarazione ufficiale datata il 13 aprile, fanno sentire la loro voce “di fronte alla profonda crisi etica, politica, economica e istituzionale” che attraversa il Paese con “scandali di corruzione senza precedenti”, che coinvolge imprenditori, politici, funzionari pubblici in “uno schema che, oltre ad essere immorale e criminoso, ha un caro prezzo” che – dicono i presuli – pagano soprattutto i poveri. E centrando l’attenzione sull’impeachment, affermano di accompagnare “con attenzione questo processo” augurando che si svolga nel “rispetto dell’ordinamento giuridico dello Stato democratico di diritto”.  Sottolineano, inoltre, che “il bene della Nazione esige il superamento da parte di tutti degli interessi personali, partitici e di gruppi” perché “la polarizzazione di posizioni ideologiche, in un clima fortemente emotivo, genera la perdita dell’obiettività e può portare a divisioni e violenze che minacciano la pace sociale”. Chiedono al “popolo brasiliano di preservare gli alti valori della convivenza democratica, di rispetto al prossimo, di tolleranza e di sano pluralismo, promuovendo il dibattito politico con serenità”. E concludono affermando di credere “nel dialogo, nella saggezza del popolo brasiliano e nel discernimento delle autorità nella ricerca di vie che garantiscano il superamento dell’attuale crisi e la preservazione della pace nel nostro Paese”. 160329-MPpU-Encantado-20_01Il Movimento politico per l’unità Brasile (Mppu) – spazio di confronto politico che s’ispira agli ideali di fraternità tipici della spiritualità dei Focolari –, afferma per voce del Presidente Sergio Previdi “la propria convinzione nella forza del dialogo libero da pregiudizi”. Previdi invita inoltre i cittadini a “provocare un dialogo inclusivo” perché “insieme, esercitando la democrazia, si possono mettere in pratica le azioni necessarie per il bene di tutti”. “Molto ancora si può fare – dicono – se mettiamo in pratica la cultura della fraternità, superando le frontiere partitiche e partecipando positivamente nella vita politica quotidiana del Paese”. La principale preoccupazione in questo delicato momento è, per il Mppu Brasile, quella di “non disperderci, lasciando che le differenze ideologiche e partitiche ci dividano”, ma anzi “cogliamo le differenze per approfondire il dialogo”. E soprattutto “cerchiamo di informarci da fonti diverse, per avvicinarci meglio alla verità”. I numerosi membri del Movimento dei Focolari in Brasile, in linea con la Conferenza episcopale brasiliana, si impegnano ad offrire quello che considerano “il principale contributo che possiamo dare in questo delicato momento: l’annuncio e la testimonianza della fraternità vissuta. È lo specifico della spiritualità dell’unità che ci anima”. (altro…)

Ginevra: tavola rotonda “Europa: quale identità? Quali valori?”

Ginevra: tavola rotonda “Europa: quale identità? Quali valori?”

156ab740-c83e-4464-b72a-baa9ba32feccQuesto il tema di una tavola rotonda organizzata dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) e dal Movimento dei Focolari, il prossimo 21 aprile a Ginevra. L’incontro parte dalla constatazione che l’Europa si trova di fronte ad una triplice sfida: quella del superamento della crisi economica, quella della gestione della crisi migratoria, e quella dell’avanzamento di forze politiche di estrema destra. Tre circostanze che insieme possono mettere a rischio la costruzione europea? E che ruolo possono avere le chiese cristiane e altre comunità di fede nel riaffermare i valori e gli ideali europei? A questa domanda cercheranno di rispondere esponenti delle chiese, della politica e del mondo accademico e diplomatico. Il dibattito vedrà il saluto del segretario generale del CEC, pastore Olav Fykse Tveit. Partecipano alla tavola rotonda Pasquale Ferrara (Università LUISS – Roma); Eric Ackermann (Comunità ebraica di Ginevra); Gaëlle Courtens (Federazione delle chiese evangeliche in Italia); Andreas Gross (già parlamentare svizzero e già membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa). Modererà l’incontro Marguerite Contat (già capodelegazione della CICR). Ulteriori informazioni: https://www.oikoumene.org/fr/press-centre/events/europe-quelle-identite-quelles-valeurs?set_language=fr (altro…)