Ott 6, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Nancy O’Donnell ha lavorato come psicoterapeuta con tossico-dipendenti ed è stata responsabile di un centro medico per l’aiuto a donne alcolizzate e ai loro figli. La domanda sul significato del dolore è centrale nella vita delle persone e in particolare nella malattia. A lei chiediamo: è possibile affrontare il problema della sofferenza e trovare la speranza? «Il dolore fa parte di ogni vita umana e difficilmente siamo capaci di aiutare altri che soffrono se non abbiamo trovato il significato delle nostre sofferenze. È in questa ricerca la via alla speranza. La scienza offre nuovi trattamenti, nuove cure per migliorare la vita di molti. Il pericolo: che ci lasciamo ingannare credendo che troveremo il modo di non invecchiare, di non ammalarci, di non soffrire. Se si cerca solo la speranza di guarire, si rischia d’ingannare noi stessi, inganno che può portare alla disperazione, l’opposto della speranza. Ne abbiamo parlato di recente in un convegno lo scorso 27 settembre, al Polo Lionello Bonfanti, vicino Firenze, incentrato sulla sofferenza umana e su speranze di cura e ricerca di senso». Quale ruolo può avere la psicologia nell’esperienza di un malato, per aiutarlo a trovare la speranza? «Potremmo sintetizzarlo in quattro punti: il ruolo della personalità e la possibilità di modificarla, l’importanza dei rapporti sani nell’affrontare la malattia, la necessità di conoscere ed accettare i propri limiti, la capacità umana d’essere dono di sé. Sulla personalità: l’essere ottimista o positivo può diminuire il rischio di malattie e disturbi cronici. All’Università Davis di California, hanno scoperto che scrivere le cose per le quali si è grati ogni giorno ha portato ad un aumento di felicità. I risultati erano più significativi, confrontandoli con un gruppo cui era stato chiesto di annotare, invece, le cose che avevano provocato l’aumento di stress.
Il secondo punto: i rapporti. Abbiamo la capacità di stabilire rapporti sin dalla nascita. La salute mentale di ogni persona dipende dalla sua capacità di “coordinarsi” e “raccordarsi” con gli altri. La mente umana è sana quando possiede alcune strategiche competenze relazionali, che le permettono di “aprirsi” a una molteplice realtà sociale, cioè quando è in grado di “percepire” in modo adeguato gli altri e la loro diversità. Se la nostra identità è relazionale è logico che, quando restare nella speranza diventa una sfida, avere vicino persone con le quali si sono costruiti rapporti profondi, allora il sostegno di questi rapporti rinforza l’energia positiva necessaria per restare nella speranza. Ancora, la non accettazione dei propri limiti è una delle difficoltà più tipiche della persona di oggi. Il limite si manifesta alla persona attraverso la sua condizione e la sua storia, attraverso quelle esperienze che comportano il rischio della frustrazione. In un mondo che ci offre una vita “senza limiti” l’arrivo di una malattia in un momento inatteso, ci trova inpreparati. Invece, la capacità di assumere le molteplici espressioni del limite si mostra come il passaggio determinante per ottenere la propria autorealizzazione. Infine, essere dono per gli altri, anche quando vengono a mancare le forze fisiche, rende la persona protagonista sempre. E qui si trova una dignità che nasce da un punto in fondo al nostro essere».

La dott.ssa Nancy O’Donnell
Dott.ssa O’Donnell, si può intravedere un legame tra la psicologia e la spiritualità? «Sì, ma è un legame ambivalente. Io sono stata facilitata nel trovare la riconciliazione fra queste due dimensioni umane da una maestra di spiritualità e umanità: Chiara Lubich. Tutti, credo, cercano di trovare un’unità interiore, dove l’identità rimane una cosa sicura in mezzo ai vari conflitti attorno e dentro di noi. Per me, quest’unità viene dalla vita vissuta seguendo questa spiritualità. Ho lavorato per tanti anni con i tossicodipendenti, donne alcolizzate e poi con uomini senza tetto che avevano perso tutto per l’uso delle droghe. Si sentivano schiacciati dalla disperazione ed era difficile per loro capire perché vivere. Cercavo di comunicare la mia certezza, sia riguardante la loro dignità intrinseca, sia del valore della sofferenza. Usavo un’immagine che risultava utile. Nel corso della riabilitazione, avevano momenti liberi dove qualcuno faceva i puzzle. Allora, chiedevo se avevano mai finito un puzzle e scoperto che mancava un pezzo. Vedevo la vita di ciascuno un po’ così: ogni pezzo è unico e la bellezza finale si vede solo quando ognuno è al suo posto. Quindi ogni persona può trovare la propria bellezza e la coscienza di essere degna d’amore e insostituibile. Arrivare al punto di credere che sono stato creato come dono per l’altro come l’altro lo è per me». (altro…)
Ott 5, 2015 | Centro internazionale, Chiesa, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Maria Voce ha partecipato con un suo intervento alla veglia di preghiera tenutasi in Piazza S. Pietro sabato 3 ottobre. La giornalista allora inizia chiedendole: Perché è così importante il momento di preghiera? «Perché come cristiani pensiamo che debba lavorare soprattutto lo Spirito Santo; perché è un momento delicato, nel quale ci sono tante voci che girano nei media. Ma le grandi attese le può saziare solo lo Spirito Santo, come vuole Lui, non come pensano gli uomini. Per cui la cosa più importante è proprio chiedere con la preghiera una Sua assistenza speciale, per il Papa prima di tutto e per tutti i Padri sinodali». Ci aiuta ad allargare un po’ lo sguardo… «La famiglia è la componente dell’umanità più sofferente in questo momento. In un certo senso è come una figlia malata, a cui la Chiesa sta guardando con l’amore di una madre che la vuole guarire. La Chiesa sta facendo questo atto di conversione pastorale verso un suo membro che soffre. E penso che tutti noi dobbiamo metterci in questa disposizione. A me sembra che le attese che pretendono di avere chissà quali grandi cambiamenti dal punto di vista dottrinale o delle leggi che regolano l’istituto matrimoniale, saranno disattese. Penso che l’attesa più grande sia domandare a noi stessi come Chiesa quale conversione dobbiamo fare noi verso questi fratelli sofferenti, oggi in modo particolare perché bersagliati da tutte le parti: dalla politica alle lobby economiche e da quanti cercano di trarre dal disagio della famiglia nuove opportunità per i propri interessi. Il Movimento dei Focolari ha sempre avuto attenzione per la famiglia – ha una sua diramazione dedicata in modo particolare ad essa – e da sempre ha cercato di guardare a tutte le famiglie del mondo. Ci si dedica alla preparazione al matrimonio, perché i giovani possano affrontarlo con coscienza, anche aiutandoli, per quanto possibile, a trovare quei mezzi (lavoro, casa o altro) che permettono di fondare una famiglia. E una volta sposati, accompagnando le giovani coppie nel loro nuovo cammino, in modo che nelle prime avvisaglie di possibili crisi, che sono assolutamente naturali, trovino una comunità pronta ad accoglierle, a far sentire loro che non sono abbandonate a sé stesse, che l’amore della comunità è sempre vigile e premuroso. Fino a fare dei corsi appositi per la crisi, con esperti appositamente formati. Ci si occupa dei separati e anche dei divorziati in nuove unioni, facendo sentire loro che pur in queste condizioni sono membri della comunità e come tali amati, rispettati nella loro dignità di figli di Dio. E aiutati a scoprire che l’appartenenza alla comunità non è soltanto la partecipazione all’Eucaristia ma si sostanzia di momenti di carità vissuti insieme, di condivisione di sofferenze e di gioie, facendo loro sperimentare la vicinanza con Dio e con la Chiesa. Il Sinodo ci chiede di fare questa conversione tutti insieme, e questa mi sembra una cosa molto importante. Tuttavia non penso che si debba limitare lo sguardo alle famiglie dei risposati. Il Sinodo si occupa della famiglia in tutto il suo arco vitale: la vedovanza, genitori e giovani che non riescono a trovare lavoro, i rifugiati, i bambini, ecc. Occorre guardare alla famiglia come l’icona della società di oggi: è l’umanità di oggi che soffre nella famiglia. E l’umanità di oggi deve prendersi su questa famiglia sofferente e sentirne il peso nella sua carne». Quindi un terreno di incontro della Chiesa in uscita che Papa Francesco continuamente sollecita? «Assolutamente! Anzi, penso che è proprio in quel terreno che si può testimoniare la possibilità di relazioni personali profonde, non quelle soltanto sul telefonino o sulla rete, ma da prossimo a prossimo: con gli amici dei figli e i loro genitori, per esempio. Il ruolo di noi laici è quello di essere accanto a tutti, di uscire dal proprio cortile sicuro per camminare con loro giorno per giorno nelle scuole, al lavoro, nelle difficoltà quotidiane. Per questo anche dei laici sono presenti al Sinodo, e anche noi abbiamo la gioia di avere una coppia del Movimento che viene dalla Colombia, invitati come uditori: Maria Angelica e José Luis dalla Colombia». L’anno scorso invece c’era una coppia del Ruanda, giusto? «Sì. Penso che questi laici sposati presenti al Sinodo portano tutte le sfide che insieme agli altri raccolgono e vivono. Naturalmente anche i Padri sinodali arrivano ricchi di esperienze, di voci, di sofferenze che hanno raccolto nel mondo. Però è bello anche questo confronto fra Chiesa ministeriale e il laicato. Una Chiesa che è una realtà unitaria in cui laici e sacerdoti insieme. Il popolo di Dio in cammino che si prende cura di tutti i suoi figli». Ascolta l’intervista integrale di Radio Inblu a Maria Voce, 3 ottobre 2015 (in italiano dal minuto 11’ 15’’) (altro…)
Ott 5, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
«Abbiamo lavorato sodo. Per tre anni ci siamo messe in ascolto delle migliaia di persone, soprattutto giovani, che abbiamo incontrato a casa nostra o nei nostri tour. Abbiamo composto musica, scritto testi, ma soprattutto abbiamo cercato di “vivere” nel senso letterale del termine: mettendoci in gioco, rischiando, accogliendo il bello e il brutto dell’umanità. Non vediamo l’ora di partire per la Gran Bretagna: andiamo per accogliere e condividere, ma anche per dare». A parlare è Sally McAllister, manager del Gen Verde, irlandese di nascita e inglese d’adozione: «Ho vissuto a Londra per più di 30 anni e ho imparato a conoscere e amare la gente. Quindi è con grande gioia che rispondiamo all’invito di tornare lì». I Focolari sono presenti in Gran Bretagna dal 1963 in parecchie città del Regno Unito e i suoi membri sono cattolici, anglicani, fedeli delle Chiese Libere. Ci sono anche musulmani e sikhs che, nel loro piccolo, sono una vera testimonianza di unità vissuta, sofferta e realizzata nel quotidiano. «Perché’ ci hanno chiamati? – continua Sally – Sono state le comunità dei Focolari ad organizzare l’intero tour. Una ventina di gruppi di giovani e adulti, famiglie, sparsi nel Regno Unito. Lo abbiamo sognato e organizzato insieme a tutti. Ci hanno detto di voler aprire di più e meglio mani e cuore, ricomporre rapporti, sconfiggere odio e diffidenza; incontrare la gente e comunicare il dono della comunione nella diversità». «Ci è voluto coraggio e posso dire che questa gente ne ha da vendere!. Faremo 12 date per un totale di 7 spettacoli “Start Now” e cinque concerti acustici, accanto a diversi altri appuntamenti». Ascoltando Sally si comprende che i concerti non sono altro che la punta dell’iceberg del tour, se così si può dire e che il viaggio musicale del Gen Verde nel Regno Unito può toccare le corde della gente. «Ci esibiremo in città complesse come Londra, Birmingham, Glasgow, Oxford, Liverpool, Portsmouth e Cardiff – spiega Sally – con un tessuto sociale e culturale che è stato definito post-cristiano, disgregato, ma dove anche le dimensioni ecumenica e interreligiosa sono tuttora forti. Attraverso la musica, le parole e le coreografie racconteremo la vita che c’è tra noi e in tante parti del mondo: una vita fatta di comunione, fraternità, sacrificio e reciprocità. Vogliamo far emergere il ‘molto di più’ che c’è ma non si racconta della società britannica, quella che si spende per gli altri ma che rischia di rimanere nascosta dietro i titoli dei media che spesso gridano esclusione, difesa, paura». A Londra il Gen Verde incontrerà anche i giovani del Centro Islamico, su invito dell’imam dr. Mohammad Ali Shomali. Un appuntamento per nulla scontato di questi tempi. «Puntiamo sui valori che ci uniscono e vogliamo lavorare insieme». Dalla passione che Sally ci mette, è evidente che proprio i giovani avranno un posto privilegiato in questo tour: «Sono il termometro della società, ne vivono spesso gli abissi più oscuri e non è un mistero che anche in Gran Bretagna, come in altri Paesi europei, violenza e suicidi sono in forte ascesa tra gli under 30». Nel nuovo show che andrà in scena in Gran Bretagna ci saranno anche i pezzi nuovi di “On The Other Side”, l’album ora in uscita . «È dedicato proprio ai giovani e i temi sono universali. Si tratta di un viaggio in quattro tappe: si parte con le sfide, quelle profonde, che ti fanno guardare dentro; poi arriva la domanda: è possibile superarle? e infine l’invito ad uscire da sé per costruire il presente e il futuro insieme e che abbiamo voluto chiamare “No frontiers”, senza frontiere, perché insieme possiamo fare la differenza». (altro…)
Ott 4, 2015 | Chiesa, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il 4 ottobre si apre il tanto atteso Sinodo sulla famiglia che fa seguito a quello straordinario tenutosi lo scorso anno che ne ha preparato le basi. Un Sinodo che anche questa volta il papa ha voluto far precedere da una veglia di preghiera “affinché lo Spirito Santo illumini i Padri Sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito”. Ed è così che in piazza San Pietro, la sera del 3 ottobre c’erano proprio tutti: coppie di sposi, bambini, fidanzati, nonni, zii, cugini, religiosi, singole persone… tutti venuti per stringersi in preghiera con papa Francesco. Tanti di essi sono giunti anche da lontano, ma tutti come protagonisti, proprio perché ciascuno, fin dall’inizio si è sentito coinvolto nella riflessione che ha preparato le due assisi sinodali. Non era mai avvenuto, infatti, che nell’indire un Sinodo il papa volesse una doppia consultazione popolare, quasi a significare che le pareti dell’aula sinodale dovevano allargarsi all’ascolto di chi in prima persona vive l’esperienza famigliare o di quanti, anche nell’anonimato, si prendono cura che la famiglia abbia tutto il sostegno che le è dovuto in quanto bene di creazione.
Ciascuno dei partecipanti ha una fiaccola accesa: tante piccole luci che insieme rischiarano simbolicamente l’orizzonte di tutte le famiglie. Di quelle che con rinnovato vigore ogni giorno camminano sulla scia del loro disegno originario, come di quelle immerse nel buio per non credere più all’amore. Tante luci per dire a tutti che il ‘per sempre’ in Cristo è possibile. Che la grazia del sacramento del matrimonio guarisce ogni incapacità di amare e dona ai coniugi uno splendido tesoro: la presenza di Gesù nella loro casa. Alla preghiera si alternano canti e testimonianze di famiglie: un diverso pregare questo, ma altrettanto significativo e sacro. Che mette anch’esso in luce la bellezza della famiglia, quella che spesso scaturisce da una faticosa quotidianità intrisa di gratuità, di tenerezza, di perdono, la sola che sa dare la vera gioia. Testimonianze che nel condividere il percorso di vita rendono presente il dono che la famiglia rappresenta per il mondo quale via privilegiata per un nuovo annuncio del Vangelo.
“Preghiamo perché il Sinodo – invoca il Santo Padre – valorizzi e proponga quanto nella famiglia c’è di bello, di buono e di santo. Abbracci le situazioni di vulnerabilità che la mettono alla prova: la povertà, la guerra, la malattia, il lutto, le relazioni ferite, sfilacciate, da cui sgorgano disagi, risentimenti e rotture”. Preghiamo, ha continuato il papa “per un Sinodo che più che parlare di famiglia sappia mettersi alla sua scuola nella disponibilità a riconoscerne sempre la dignità, la consistenza e il valore nonostante le tante difficoltà e contraddizioni che possono segnarla”. Francesco si è anche augurato che venga offerto lo spessore di “una Chiesa che è madre, capace di generare alla vita ed è attenta a dare continuamente la vita, ad accompagnare con dedizione, tenerezza e forza morale perché se non sappiamo unire la compassione alla giustizia finiamo per essere inutilmente severi e profondamente ingiusti”.

Maria Voce, Presidente del Movimento dei focolari
Ad offrire uno sguardo illuminato sulla famiglia sono anche alcuni presidenti di movimenti, fra cui anche Maria Voce, la quale, tratteggiando nel suo intervento il profilo di famiglie che decidono di camminare col Risorto, ha affermato che anch’esse, come i discepoli di Emmaus, «sentono accendersi nel cuore la gioia tipica della presenza di Gesù, sperimentandone i doni: l’unità con Dio e tra loro, luce, coraggio, slancio missionario». «Anzi – precisa la presidente dei Focolari – sarà Gesù presente in mezzo a loro a parlare al cuore di quanti incontreranno, riaccendendo in essi la speranza». «Alle famiglie cristiane è affidato il mandato della convivenza umana risanata dalla misericordia. Esse possono mostrare all’umanità la tenerezza e la forza dell’amore di Dio e, scrivere così ogni giorno una pagina di storia sacra, non quella scritta solo nei libri, ma quella che rimane in eterno nel cuore del Padre». Al Sinodo partecipano come uditori anche una coppia del Movimento dei Focolari, María Angélica e Luis Rojas, della Colombia. Anna Friso Discorso integrale di Maria Voce Intervista a Maria Voce, Radio Inblu 03/10/2015 (dal minuto 11′ 15”)
https://youtu.be/86SemtwG6Lc (altro…)
Ott 3, 2015 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
La pace è il risultato di un progetto: un progetto di fraternità fra i popoli, di solidarietà con i più deboli, di rispetto reciproco. Così si costruisce un mondo più giusto, così si accantona la guerra come pratica barbara appartenente alla fase oscura del genere umano. E Giordani la guerra la conosceva bene: vi aveva partecipato, nel primo conflitto mondiale, meritando un’onorificenza per una grave ferita riportata sul fronte austriaco. Ma non è solo l’orrore per il sangue e per la morte che deve indurre l’uomo a rifiutare la guerra come strumento per risolvere per risolvere i problemi di ordine internazionale. La guerra può essere pensata come naturale da quelle povere menti che postulano l’uomo come una macchina assetata di potere e pronta a scagliarsi contro un qualsiasi nemico per realizzare i propri sogni di potenza. Ma non c’è niente di naturale nel procurarsi a vicenda sofferenza, miseria, morte. La guerre non producono vincitori, ma solo sconfitti. La storia ce lo insegna, e Giordani lo dimostra: i gravi problemi che ogni guerra lascia sul campo sono di gran lunga più angoscianti di quelli che si voleva risolvere ingaggiando il conflitto. È quindi già la ragione che ci suggerisce di deporre le armi e i sentimenti bellicosi e preparare un ordine pacifico. Ma per coloro che credono che l’uomo è creatura di Dio, l’offesa al prossimo deve rimanere estranea all’azione. Come si può compiacere Dio attentando alla vita delle sue creature? È trascorso mezzo secolo da quando Giordani scrisse i brani che riportiamo qui sotto, tratti da L’inutilità della guerra, edito da Città Nuova, eppure sembrano scritti per questa nostra attualità lacerata da conflitti così pericolosi. «La guerra è un omicidio in grande, rivestito di una specie di culto sacro, come lo era il sacrificio dei primogeniti al dio Baal: e ciò a motivo del terrore che incute, della retorica onde si veste e degli interessi che implica. Quando l’umanità sarà progredita spiritualmente, la guerra sarà catalogata accanto ai riti cruenti, alle superstizioni della stregoneria e ai fenomeni di barbarie. Essa sta all’umanità come la malattia alla salute, come il peccato all’anima: è distruzione e scempio e investe anima e corpo, i singoli e la collettività». «La storia conferma la logica cristiana, dacché l’allestimento d’armi porta alla paura, alla diffidenza, alla guerra. Sono falsi realisti quei tali che dicono: ‘Se vuoi la pace, prepara la guerra’. Basta aprire un manuale di storia per vedere a cosa conduce l’accumular armi e munizioni. La pace è difficile. Perché cristiani, noi non siamo ingenui. Noi vogliamo la pace e non l’illusione. La pace non cadrà dal cielo bell’ e fatta. La pace è un’azione paziente che dobbiamo fare insieme. Cioè la pace si ottiene con la pace». «Difende la guerra chi ha paura. Si fa la guerra perché si ha paura. Chi ha paura ingiuria e spara, per un istinto di liberazione. Ci vuole coraggio – un coraggio razionale – a sostenere la pace». Alberto Lo Presti L’inutilità della guerra, Città Nuova 2003 (pp. 7, 71-72, 83) (altro…)
Ott 2, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
«Ospitare nell’ordinario lo straordinario, esercitando l’occhio a vedere l’albero che cresce: se mancassero i profeti la vita sarebbe luogo di pessimismo e non della speranza che ci unisce». È possibile riassumere in queste parole dell’economista Luigino Bruni la Convention nazionale delle reti di Economia di Comunione, nell’ambito della sesta edizione di LoppianoLab che ha registrato più di duemila arrivi da tutto il Paese e non solo. Economia di Comunione, modello per ripartire. «Solo rigenerando le relazioni si vince la paura e riparte l’economia: mentre oggi sfiducia e pessimismo frenano la ripresa in Europa e in Occidente, abbiamo osato guardare l’economia con gli occhi dei giovani africani – ha esordito Bruni. Se vogliamo contribuire alla rinascita dell’economia, occorre rigenerare i territori, le famiglie, i rapporti, riscoprire e praticare le virtù civili». “Oltre la paura. Cultura del dialogo, cittadinanza attiva, economia civile” è stato non a caso il titolo scelto per l’edizione LoppianoLab 2015, promossa dal Gruppo editoriale Città Nuova, Polo Lionello Bonfanti–Economia di Comunione (EdC), Istituto Universitario Sophia (IUS) e Centro internazionale di Loppiano (FI). Ovviamente pressante il richiamo al settore economico, nell’ambito del quale in Italia sono circa 200 le aziende, 800 nel mondo, che aderiscono e mettono al centro dell’agire economico l’uomo e la dimensione relazionale, aderendo all’Economia di comunione.
Sognando l’Africa. Frequenti i richiami al congresso internazionale EdC svoltosi nel maggio scorso a Nairobi, a proposito del quale Geneviéve Sanze, economista centrafricana, ha raccontato la “vitalità”. Nel suo continente, ad oggi sono circa una trentina le aziende che hanno aderito al progetto ed è nata una rete di sostegno ai giovani da parte degli imprenditori EdC. «L’Economia è una scienza della ricchezza, vorrebbero farci pensare: si pensa che bisogna andare nelle grandi metropoli per praticarla, ma con l’EdC è diventata scienza di comunione – ha affermato. Scambio, dialogo, fraternità: abbiamo capito a Nairobi che ogni persona porta ricchezza nella sua comprensione e nella sua unicità, così come l’imprenditore con creatività cerca di arricchire il suo luogo, il suo territorio senza omologarsi a standard lontani dall’attenzione alle periferie bisognose. Parlare di economia a livello internazionale partendo dall’Africa è veramente un processo nuovo, ma lo è ancora di più quando si parla del contributo che l’Africa può dare, più che ricevere, dando così fiducia e nuovo slancio agli stessi africani per accrescere le loro possibilità nei loro paesi». L’Africa è un continente giovane, hanno testimoniato due studenti africani impegnati all’Istituto Universitario Sophia a Loppiano, Gloria e Melchiot: «Fare sognare i giovani in Africa significa evitare il fenomeno dell’immigrazione: perché non pensare ad aprire imprese in Africa, fare trovare loro lavoro lì?». Due progetti EdC. «A Nairobi sono partiti due progetti economici ed è stata annunciata la nascita di un corso di laurea in Economia di Comunione all’università CUIB (Catholic University Institute of Buea) in Camerun – spiega Anouk Grevin, economista (Università di Nantes e Istituto Universitario Sophia) –: dal 2017 prenderà il via l’incubatore “Siobhan” a sostegno della nascita di nuove aziende in Africa. Il secondo progetto, intitolato a François Neveux, pioniere francese dell’EdC, metterà in contatto imprenditori di tutto il mondo, dando vita ad una rete di accompagnamento economico e progettuale, indirizzata soprattutto ai giovani imprenditori». fonte: Città Nuova (altro…)
Ott 1, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo

Foto © Renato Araujo
Filadelfia è la città cuore degli USA – qui sono state redatte nel 1776 la Dichiarazione di Indipendenza e la Costituzione statunitense. Ed è qui che si è conclusa la visita del Papa: giorni storici che hanno toccato profondamente il popolo statunitense. Nella Sala dell’Indipendenza, con il suo sorriso di sempre, Papa Francesco chiarisce che non è né di sinistra né di destra. Mette in luce l’importanza della libertà religiosa e del dialogo in una società multiculturale, ma sottolinea il positivo che già c’è nel popolo statunitense: «Ricordiamo le grandi lotte che hanno portato all’abolizione della schiavitù, all’estensione del diritto di voto, alla crescita del movimento dei lavoratori ed allo sforzo progressivo per eliminare ogni forma di razzismo e di pregiudizio diretti contro le ondate successive di nuovi americani», dice il Papa. E poi un saluto speciale agli immigrati ispanici, da un papa che viene da una famiglia di immigrati: «Voi apportate molti talenti alla vostra nuova Nazione. Non vergognatevi delle vostre tradizioni» afferma con forza seguito da un applauso spontaneo. Francesco nomina, tra altri valori, la fervida fede e il senso profondo della vita famigliare degli ispanici: «Portando i vostri contributi, non troverete soltanto il vostro posto qui, ma aiuterete a rinnovare la società dall’interno». Commenta Jeniffer Huertas dal Porto Rico, da due anni negli USA: «Il Papa ci dice di non dimenticare le nostre radici, e di vedere sempre l’unicità di ogni persona. Sì, la diversità non è un male, perché ogni essere umano è unico». Solo alcune ore più tardi, l’appuntamento per la conclusione della Giornata Mondiale della Famiglia, tanto attesa dai partecipanti: giovani famiglie, quelle formate di tante generazioni, coppie, persone single, religiosi e religiose nei loro abiti, sacerdoti, tutti accolti dalla città che ha preparato con tanta cura ogni particolare. Dopo aver ascoltato sei testimonianze di coppie e famiglie che raccontano come hanno cercato di superare le sfide della vita appelandosi alla fede in Dio, il Papa fa un discorso appassionato evidenziando l’importanza della vita in famiglia. Un bambino le chiede cosa Dio faceva prima di creare il mondo: «Dio amò, perché Dio è Amore», risponde. E la cosa più utile che Dio crea per condividere questo amore è la famiglia; lo dimostra anche il fatto che «Dio manda il suo Figlio in una famiglia». Non è tutto rosa e fiori, «a volte volano i piatti, ma si superano le difficoltà con l’amore», afferma. 
Foto © Andrea Re
Le sue parole lascia il mezzo milione di partecipanti – che hanno atteso lunghe ore sul Benjamin Franklin Parkway – incantati e felici: «Era fantastico vedere il Papa»,dice Thea, una giovane di Los Angeles. «Mi piaceva quando diceva che Dio non ha messo Gesù in un Regno, ma in una famiglia. Oggi tanti visitano solo raramente i loro genitori, tanti dei miei amici vivono così e questo mi fa pena. Anche nella mia famiglia non è sempre facile, facciamo difficoltà ad ascoltarci a fondo, ma le parole del Papa ora mi aiuteranno ad affrontare meglio queste difficoltà». Il giorno dopo le folle attirate da Francesco si sottomettono con pazienza ai lunghi controlli di sicurezza, cantando e danzando. Senza perdere la calma, sorridono e ringraziano i poliziotti che fanno il loro lavoro. «Mio figlio compie oggi 2 anni, ma con mia moglie ci siamo detti che questa è un’opportunità che capita una volta nella vita», dice una guardia di sicurezza. Circa un milione di persone presenti alla Messa e, ancora milioni quelle che lo seguono in diretta TV. Francesco saluta tutti, benedice i bambini prima di incominciare la Messa con letture anche in spagnolo e vietnamita. La liturgia del giorno usa parole forti, dove Mosè prima e Gesù dopo, affermano che anche chi non appartiene al loro gruppo può fare miracoli nel nome del Signore. «Non dobbiamo scandalizzarci dall’amore di Dio» dice il Papa, e lancia un messaggio chiaro per una Chiesa che deve accettare le diversità e che ha fiducia nell’agire dello Spirito Santo. Francesco, poi, invita le famiglie a fare gesti piccoli di amore e di compassione: una cena calda dopo un giorno di lavoro, una benedizione, un abbraccio: «L’amore si manifesta nelle piccolo cose», afferma. Questo vuol dire «essere profeti, superare “lo scandalo di un amore ristretto e meschino”». Più significativi ancora i singoli incontri: con i carcerati, con le vittime di abusi sessuali da parte del clero; a questo riguardo il Papa dice «Dio piange». È come una messa nera, «non ci sono scuse». Alla conclusione di questi giorni, non solo la Chiesa cattolica negli USA è cambiata, ma l’intero Paese. Il Papa ha rimesso in evidenza le richezze culturali a partire dalla fondazione del Paese, e ha richiamato gli americani ad essere fedeli a quei valori: l’amore, la famiglia, la dignità di ogni essere umano, il prendersi cura dei poveri. E lasciando gli Stati Uniti, invia un messaggio su Twitter: «Con la mia gratitudine, che l’amore di Cristo guidi sempre il popolo americano! #GodBlessAmerica». Susanne Janssen e Sarah Mundell (altro…)
Set 30, 2015 | Cultura
Uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Le 5 vie “familiari” per trasformare la Chiesa in un’esperienza di famiglia, di fraternità, di maternità e di paternità. Come coniugare la frenesia dei ritmi lavorativi, o ancor più le preoccupazioni dettate dalla mancanza di lavoro, con gli impegni familiari? Come non prestare attenzione a tutte quelle nuove situazioni di fragilità emerse negli ultimi anni: conviventi, persone omosessuali, famiglie segnate dal dolore o dalla lacerazione degli affetti? Cinque vie per rispondere alle esigenze del Vangelo e alle sollecitazioni di papa Francesco, sono le indicazioni del Convegno ecclesiale Nazionale di Firenze per trasformare la Chiesa in un’esperienza di famiglia; cinque strade da percorrere per affrontare la vera sfida posta a ogni sposa e a ogni sposo credenti di questo tempo: curare e proteggere il “capolavoro di Dio”; ricostruire il giardino del principio. Città Nuova Editrice – collana: Famiglia Oggi – Spazio Famiglia
Set 30, 2015 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Dalle ore 17.00 alle 18.00 testimonianze dei rappresentanti di movimenti ecclesiali, tra cui Maria Voce del Movimento dei Focolari
Un momento di preghiera e testimonianza di fede attorno a Papa Francesco e ai Padri Sinodali, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana. «Sono convinto che nelle vostre associazioni, movimenti e nuove comunità si vedono tante belle luci familiari e vorrei che come fiaccola illuminassero Piazza San Pietro la sera della veglia con Papa Francesco, il prossimo 3 ottobre», aveva dichiarato Mons. Galantino, Segretario Generale della CEI, invitando rappresentanti di associazioni e movimenti ecclesiali al grande appuntamento di preghiera alla vigilia dell’apertura della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (4-25 ottobre), che avrà per tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. L’iniziativa vuole essere una risposta di popolo ai molteplici appelli del Santo Padre alla preghiera per la famiglia e per il lavoro dei Padri sinodali. Tra le testimonianze previste, dalle ore 17,00 alle ore 18,00 anche quella di rappresentanti di movimenti ecclesiali, fra cui Maria Voce presidente del Movimento dei Focolari, Kiko Argüello iniziatore del Cammino Neocatecumenale, Julián Carrón presidente di Comunione e Liberazione, Salvatore Martinez presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, Matteo Truffelli presidente dell’Azione Cattolica Italiana. Libretto della veglia di preghiera Informazioni generali (altro…)
Set 30, 2015 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
https://www.change.org/p/sign-up-for-a-global-petition-for-peace-now Di fronte al dramma umanitario dei rifugiati, i Giovani per un Mondo Unito dei Focolari si mobilitano appellandosi agli organismi internazionali e impegnandosi in prima persona insieme a tutto il Movimento.
- Ridurre i finanziamenti pubblici destinati agli armamenti
- Operare alla radice delle diseguaglianze per contrastare la miseria
- Rivedere i modelli di governance attuali
- Adottare un modello di legalità organizzata in opposizione ai fenomeni criminali
- Garantire un livello di istruzione primaria universale
Sono questi i 5 punti principali dell’appello dei Giovani per un Mondo Unito (GMU) dei Focolari, rivolto ai Parlamenti nazionali, a quello Europeo, alle commissioni nazionali dell’Unesco e alle Nazioni Unite. Firma anche tu per sostenere la petizione! https://www.youtube.com/watch?v=GdTA-8E3MJE&feature=youtu.be (altro…)
Set 30, 2015 | Focolari nel Mondo

Dalle ore 17.00 alle 18.00 testimonianze dei rappresentanti di movimenti ecclesiali, tra cui Maria Voce del Movimento dei Focolari
Un momento di preghiera e testimonianza di fede attorno a Papa Francesco e ai Padri Sinodali, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana. «Sono convinto che nelle vostre associazioni, movimenti e nuove comunità si vedono tante belle luci familiari e vorrei che come fiaccola illuminassero Piazza San Pietro la sera della veglia con Papa Francesco, il prossimo 3 ottobre», aveva dichiarato Mons. Galantino, Segretario Generale della CEI, invitando rappresentanti di associazioni e movimenti ecclesiali al grande appuntamento di preghiera alla vigilia dell’apertura della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (4-25 ottobre), che avrà per tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. L’iniziativa vuole essere una risposta di popolo ai molteplici appelli del Santo Padre alla preghiera per la famiglia e per il lavoro dei Padri sinodali. Tra le testimonianze previste, dalle ore 17,00 alle ore 18,00 anche quella di rappresentanti di movimenti ecclesiali, fra cui Maria Voce presidente del Movimento dei Focolari, Kiko Argüello iniziatore del Cammino Neocatecumenale, Julián Carrón presidente di Comunione e Liberazione, Salvatore Martinez presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, Matteo Truffelli presidente dell’Azione Cattolica Italiana. Libretto della veglia di preghiera Informazioni generali (altro…)
Set 30, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Un giorno
stavamo chiudendo, quando alle 16.30 si presenta una mamma con un bimbo di circa 8 mesi, per un prelievo di sangue». Aline M. è infermiera e biologa nella clinica universitaria di Kinshasa. Nel Congo/RDC l’indice di natalità è elevatissimo, come anche quelli di mortalità e di mortalità infantile in particolare. La speranza di vita alla nascita e l’età media della popolazione sono molto basse. «I miei colleghi avevano già chiuso i quaderni della registrazione e volevano andarsene. Ma mi tornavano in mente le parole del Vangelo, che invitano ad amare il prossimo come se stessi: “Devo pur accogliere questa mamma”, pensavo. Ho fatto lo stesso il prelievo al piccolo e, mentre sto chiudendo, la mamma mi dice con voce ferma: “Che Dio vi benedica, signora!”».
Riesco appena a convincere una collega della banca del sangue a rendersi ancora disponibile per questa emergenza, quando si presenta un’altra situazione grave. Erano già le 17.00. Una mamma in lacrime, senza poter pagare un’assistenza medica, col suo bambino di 4 anni in braccio, affetto da grave anemia. La mia collega, decisa, mi dice che non è più possibile accettare qualcuno. “Altrimenti perderò il lavoro”, esclama. Ero toccata da questa sofferenza. Prendo un foglio attestando per iscritto che mi facevo carico del costo della trasfusione di sangue per questo piccolo. La mia collega allora ha accettato e fatto subito la trasfusione al bambino, salvandogli così la vita. La mamma del bambino mi dice: “Dio le restituirà i soldi. Di questo sono certa!”
Tornata a casa mi sono chiesta: “Come mai, proprio alla chiusura del servizio, incontro due mamme con i bimbi così sofferenti? Leggo la Parola di Vita, una frase del Vangelo, e vi trovo conforto. La settimana seguente ricevo dal mio servizio sanitario un invito. Fra tutti i colleghi sono stata scelta per fare una formazione professionale di 3 giorni. Il contributo finanziario donatomi per la partecipazione è di 150 US$! Ecco la risposta di Dio. Per aver pagato 25 US$ per la trasfusione del sangue ho ricevuto due benedizioni e questa somma che mi permette ora di pagare anche le rette scolastiche per i miei figli». A. M. – Kinshasa, Congo/RDC (altro…)
Set 29, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Start Now!” ovvero: inizia qui e adesso. A fare cosa? A costruire relazioni autentiche, a generare fiducia. Un invito che “pesa oro” direbbe qualcuno, quello che il Gen Verde ha messo a titolo del concerto-workshop, portato sul palco del Tágas Tér Festival, il 25 settembre scorso a Szeged (Ungheria) e che ha visto protagonisti, in otto workshop assieme alle artiste, anche 120 ragazzi di due scuole superiori, tra cui quelli di un istituto professionale frequentato da studenti con alle spalle anche background famigliari difficili. “Tágas Tér che letteralmente significa spazio aperto” – spiega uno degli organizzatori – “è di fatto un grande appuntamento ecumenico che mostra la rete delle centinaia di attività del mondo della solidarietà cittadina. Szeged è a 15 Km dalla frontiera con la Serbia e presente allo spettacolo c’era dunque la gente che assiste e vive quotidianamente il passaggio delle migliaia di migranti, con il mare di domande e dolore che questo porta con sé.
“On the Other Side”: dalla parte dell’altro – All’interno del concerto, molti i brani di “On the Other Side”, l’ultimo lavoro del Gen Verde, uscito meno di un mese fa. Ma qual è “la parte dell’altro”?, sarà venuto spontaneo a molti chiederselo. “È quella di chi mi sta di fronte, di chi la pensa diversamente da me; è quella persona che non stimo, che addirittura rifiuto”, spiega Adriana García, bassista messicana del gruppo. Uno show potente, coinvolgente e allo stesso tempo capace di mettere in discussione posizioni, opinioni e stili di vita come qualcuno ha detto. Perché ciò che emerge dalle musiche e dai testi è la certezza che la strada verso la soluzione a un mondo spaccato e suddiviso da muri, giunge dal saper cogliere la ricchezza insita nella diversità. Tra gli undici brani dell’album c’è la storia del sofferto cammino di un intero popolo nel pezzo “Voz de la Verdad” sul Vescovo salvadoregno Oscar Romero, o la canzone sulla divisione delle due Coree, attualissima e costruita su melodie K-pop, quasi a dire che anche tra i giovani coreani la ferita non ha ancora smesso di sanguinare. “Sono storie che non ci permettono di addormentarci nell’indifferenza – commenta una ragazza – o di dimenticare i nostri fratelli dai quali siamo separati da una frontiera. Abbiamo sentito un forte richiamo, quello di dare persino la vita nella lotta per la giustizia”. “Inutile dire che, forse anche per quello che stiamo vivendo nel nostro Paese con la questione immigrazione, il momento più forte del concerto è stata la canzone “Chi piange per te” – una dolce ninna nanna dedicata ad una bambina sepolta nella tomba azzurra del Canale di Sicilia – ha confidato un’amica che lavora nei media. E il pastore riformato Gábor Czagány, uno degli organizzatori del Festival: “Ciò che mi ha colpito di più sono stati i volti dei ragazzi delle scuole che hanno preso parte ai workshop. C’era gioia, partecipazione, impegno. S’intuiva la portata dell’esperienza fatta: sette giorni che hanno lasciato il segno. Ora tocca a noi fare in modo che tutto questo non vada perso”.
Dai giovani, una speranza di unità – Alessandra Pasquali, attrice e cantante al Gen Verde, ci tiene a puntualizzare che: “Il nostro lavoro non è salire su un palco, cantare, esibirci e ripartire: non possiamo prescindere dalla costruzione di rapporti autentici con le persone, dal ‘fiutare’ cosa vive la gente che viene ad assistere ai nostri concerti, in quali acque navigano i ragazzi con i quali facciamo i workshop”. È per questo che le video-interviste ai giovani partecipanti ai laboratori, proiettate prima dell’inizio del concerto a Szeged erano parte integrante dello spettacolo, perché di fatto lo avevano costruito. Ecco alcune delle voci dei ragazzi: “Il progetto ‘Start Now!’ mi ha aperto gli occhi: mi ha insegnato a non giudicare gli stranieri. E questo richiede lavoro: ci vuole costanza e fiducia”. “Ho imparato come dovremmo prestare attenzione gli uni agli altri”. “Ho capito l’importanza di tenere insieme una comunità e che l’umanità per essere famiglia ha bisogno della collaborazione di ciascuno”. “Sono molto contenta che la mia scuola abbia partecipato al progetto “Start Now!” con l’altra scuola. All’inizio non ci conoscevamo; c’è voluto un po’, ma poi ci siamo guadagnati la fiducia reciproca e ora posso dire che ci muoviamo come un’unica persona, siamo assolutamente contenti”. (altro…)
Set 28, 2015 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
La partecipazione come metodo, la capacità di dialogare rispettando non solo idee e convinzioni diverse, ma anche le sofferenze dell’altro; una biodiversità che valorizzi le ricchezze culturali, il non accontentarsi della “giustizia del già, ma cercare quella del non ancora”, trasformare l’indignazione in azione collettiva per cambiare il mondo. Questi i valori che sostanziano le decine di azioni e progetti, espressione della vitalità della società civile italiana oggi. Si è conclusa con una pluralità di voci, azioni e stimoli che partono “dal basso”, in Italia e non solo la sesta edizione di LoppianoLab. Oltre 2.000 le presenze che hanno qualificato il confronto e il dialogo tra imprenditori, politici, docenti, cittadini, giovani, comunicatori e amministratori locali: insomma, la società civile nella sua molteplicità di espressione.

Mons. Nunzio Galantino, Segretario Conferenza Episcopale Italiana
“Non dobbiamo arrenderci alla crisi attuale. Siamo qui per trovare delle luci”. Mons. Nunzio Galantino, segretario CEI, parte dal pensiero antropologico di Antonio Rosmini, grande pensatore, nel suo intervento all’appuntamento culturale di LoppianoLab promosso dall’Istituto Universitario Sophia (IUS) e da Città Nuova, la sera del 25 settembre su “Un’idea di persona, un’idea di società, un’idea di economia. L’umanesimo di Antonio Rosmini”. “Chiudersi all’altro e negare la relazione significa negare sé stessi – continua il segretario CEI, facendo eco alle parole statunitensi di papa Francesco di questi ultimi giorni – occorre recuperare input culturali forti che aiutino l’umanità ad affrontare la crisi culturale prima ancora che umanitaria che il mondo sta vivendo”. Aggiunge poi che è il tempo attuale con i suoi muri, le sue contraddizioni e le sue molte domande esistenziali sul senso e il destino dell’uomo a richiedere una visione unitaria e completa della persona non governata solo dalle scienze, ma fatta anche di spirito, relazione, prossimità. Le piste di LoppianoLab 2015 Cittadinanza attiva – Riprendendo le parole di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, Lucia Fronza Crepaz, coordinatrice progetti Scuola di Preparazione Sociale, Trento, nel convegno centrale del 26 settembre “Oltre la paura”, ha così sostanziato il compito sociale di chi fa politica: “Non vogliamo fare azione ‘per i poveri’, ma con i poveri perché sono soggetti e misura della società che vogliamo costruire e ha indicato la città come “palestra” della fraternità universale. Le ha fatto eco Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food e Terra Madre, confermando che la cittadinanza attiva è il luogo generativo di nuovi contadini, nuove aziende, di consumatori consapevoli. Profonda la consonanza con l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco per la quale ha scritto la prefazione ad una delle edizioni uscite in libreria. “Un’opportunità – ha dichiarato – inaspettata. Di tutto poteva capitarmi nella vita, ma non avrei mai creduto che a 67 anni mi telefonasse un papa, a me agnostico. Questo è nuovo umanesimo. Ne avevamo bisogno. Non esiste oggi al mondo un leader politico più incisivo, visionario, concreto di questo papa”. Il sociologo Mauro Magatti aggiunge: “Se non recuperiamo la dimensione della relazionalità come tratto distintivo della nostra condizione, l’umanità è destinata a soccombere. Bisogna tornare a ‘produrre valore’ insieme agli altri”. 
Luigi Bobba, sottosegretario Ministero del Lavoro – Luigino Bruni, economista
Impegno civile – Luigi Bobba, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ha definito il tempo attuale un vento di novità di cui sfruttare l’energia per dar vita a istituzioni capaci di dar forma al cambiamento. È in piena sintonia l’economista Luigino Bruni quando afferma che le minoranze possono cambiare il mondo e sono capaci di trasformare l’indignazione in azione politica ed economica collettiva. Cultura del dialogo – “È necessario superare la prospettiva eurocentrica, quando si parla di migrazioni: non sono solo un fatto umanitario, ma questione di politica internazionale”. Così Pasquale Ferrara, diplomatico e segretario generale Istituto Universitario Europeo di Firenze. “I migranti sono la testimonianza tragica dei mutamenti storici. Con loro cammina la storia e si rendono manifesti tutti i nodi irrisolti della politica internazionale. Tutti gli uomini sono destinatari della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Essa crea una seconda cittadinanza, per questo nessuno può esser considerato clandestino e nessuno illegale”. 
Vincenzo Morgante, direttore TGR Rai – Michele Zanzucchi, direttore Città Nuova
È Vincenzo Morgante, direttore del TGR RAI a dar voce al mondo della comunicazione, osservatorio privilegiato della “capacità” di dialogo nelle comunità italiane. “Attraverso il lavoro delle testate regionali mi rendo conto che la cultura del dialogo c’è, ma non è sufficientemente incrementata. Prevale spesso quella dello scontro. Occorrerebbe parlare un po’ meno dei fenomeni e un po’ più delle storie, delle persone che stanno dentro di essi”. L’edizione 2015 di LoppianoLab si conclude anche con un’ampia partecipazione tramite i Social, ma i progetti, le azioni e l’impegno concreto e quotidiano di migliaia di cittadini continua sul campo. Si lavora a ricostruire un tessuto sociale spesso lacerato, attraverso processi di riconciliazione e ricostruzione di comunità che non siano sono l’assemblaggio di una molteplicità d’interessi, ma capaci di una presa di coscienza personale e collettiva. Fonte: Comunicato Stampa Servizio Informazione Focolari Loppiano Leggi anche: Città Nuova online: Giustizia sociale. Segnali di vita dopo la lunga notte Galantino: la comunione è una risposta alla crisi Essere musulmani al tempo dell’Isis Alleanza uomo-donna (e bambini) Muri contro gli immigrati e l’accoglienza secondo Rosmini GeneriAMO idee Loppiano.it Dalla Convention EdC il microcredito per l’Economia di Comunione Mons. Nunzio Galantino: Solo una visione unitaria della persona può ricomporre le divisioni dell’umanità (altro…)
Set 28, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo
“La vera generosità è uno scambio dalle conseguenze imprevedibili. È un rischio, perché mescola i nostri bisogni e i nostri desideri con i bisogni e i desideri degli altri.” A. Phillips e B. Taylor, Elogio della gentilezza. «Le imprese e tutte le organizzazioni restano luoghi di vita buona e intera se e fino a quando lasciano vivere virtù non economiche accanto a quelle economico-aziendali. Una coesistenza decisiva ma tutt’altro che semplice, perché chiede ai dirigenti di rinunciare al controllo totale dei comportamenti delle persone, di accettare una componente di imprevedibilità nelle loro azioni, di essere disposti a relativizzare anche l’efficienza, che sta diventando il vero dogma della nuova religione del nostro tempo. La generosità è una di queste virtù non economiche, ma essenziali anche a ogni azienda e istituzione. La radice della generosità si trova nella parola latina genus, generis, un termine che rimanda a stirpe, famiglia, nascita – è questo il primo significato della parola genere. Questa antica etimologia, oggi perduta, ci dice cose importanti sulla generosità. Innanzitutto ci ricorda che la nostra generosità ha molto a che fare con la trasmissione della vita: con la nostra famiglia, con la gente attorno a noi, con l’ambiente nel quale cresciamo e impariamo a vivere. La riceviamo in eredità venendo al mondo. È una dote che ci lasciano i nostri genitori e parenti. La generosità si forma dentro casa. Quella che ci ritroviamo dentro dipende molto dalla generosità dei nostri genitori, da come e quanto si sono amati prima che nascessimo, dalle scelte di vita che hanno fatto e di quelle che fanno mentre noi incominciamo a guardarli. Dalla loro fedeltà, dalla loro ospitalità, dal loro atteggiamento con i poveri, dalla loro disponibilità a “sprecare” tempo per ascoltare e aiutare gli amici, dal loro amore e dalla riconoscenza per i genitori. Questa generosità primaria non è una virtù individuale, ma un dono che entra a far parte della dotazione morale e spirituale di quello che si chiama carattere. È un capitale con cui arriviamo sulla terra, che si è formato prima della nostra nascita e che si alimenta della qualità delle relazioni nei primissimi anni di vita. Dipende anche dalla generosità dei nostri nonni, dei bisnonni, dei vicini di casa, e da quella di molti altri che pur non componendo il mio DNA sono comunque presenti, in modi misteriosi ma realissimi, nella mia generosità (e non generosità). È influenzata dai poeti che hanno nutrito il cuore della mia famiglia. Dalle preghiere della mia gente, dai musicisti che amo e ascolto, dai cantastorie nelle feste di paese, dai discorsi e dalle azioni dei politici, dalle omelie dei predicatori. Dai martiri di tutte le resistenze, da chi ieri ha donato la sua vita per la mia libertà di oggi. Dalle generosità infinite delle donne dei secoli passati (c’è una grande affinità tra donna e generosità), che molte volte hanno messo la fioritura della famiglia a cui hanno dato vita prima della propria – e continuano a farlo. La generosità genera riconoscenza per chi ci ha resi generosi con la sua generosità. Vivere con persone generose ci rende più generosi – proprio come accade con la preghiera, con la musica, con la bellezza …. Coltivare la generosità produce molti più effetti di quelli che riusciamo a vedere e a misurare – e lo stesso accade con la non-generosità nostra e degli altri. Lo stock di generosità di una famiglia, di una comunità, di un popolo è una specie di somma della generosità di ciascuno. Ogni generazione incrementa il valore di questo stock o lo riduce, come sta accadendo oggi in Europa, dove la nostra generazione impoverita di ideali e di passioni grandi sta dilapidando il patrimonio di generosità che ha ereditato. Un Paese che lascia metà dei suoi giovani senza lavoro, non è un paese generoso». (leggi tutto) di Luigino Bruni Pubblicato sul giornale Avvenire il 23/08/2015. (altro…)
Set 26, 2015 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Già giovedì appaiono i cartelli:“Welcome, Holy Father” dappertutto. Il tassista guarda il Papa alla TV e non rimane indifferente: “Lei andrà dal Papa domani? Congratulazioni!” “Il Papa attira perché è autentico”, dice un signore nel treno, non cattolico. Ha ragione. Francesco non ha bisogno di attirare attenzione o guadagnare simpatie. E così ha dato una lezione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: dallo sviluppo sostenibile e al cambiamento del clima fino ai profughi: “Non possiamo spaventarci dei numeri… dobbiamo guardare le loro facce e sentire le loro storie”, ha detto a Washington. E all’ONU: “Ogni uomo deve avere accesso effettivo ai beni materiali e spirituali indispensabili: abitazione propria, lavoro dignitoso e debitamente remunerato, alimentazione adeguata, acqua potabile e libertà religiosa”. Critica nuovamente e fortemente il narcotraffico, lo sfruttamento sessuale delle persone, e il traffico delle armi, come già aveva espressochiaramente al Congresso degli Stati Uniti: mettere da parte le divisioni e le lotte tra i partiti e aiutare i poveri. Gli sta a cuore la sacralità di ogni essere umano e, alla fine del suo lungo discorso, le ovazioni non finiscono. Il Papa se ne va salutando la gente dalla sua auto Fiat che veramente sembra piccolissima in mezzo alle grandi limousine.
Al Ground Zero lo aspettano per pregare insieme per la pace, 500 rappresentanti di diverse religioni. “Era così significativo per la diversità di questa nazione” ha affermato Sue Kopp, focolarina di New York, che ha potuto partecipare alla cerimonia.“A me sembrava che questo luogo sacro, segnato da così grande sofferenza, si fosse trasformato in un luogo di speranza, dove il sogno di una civiltà dell’amore diventava realtà”. “Il papa – aggiunge Joe Klock, di New Humanity (ONG internazionale accreditata all’ONU) – ha sottolineato l’importanza di costruire l’unità nella diversità, dove la pace e l’amore vero regnano tra le nazioni e i cuori di tutti. Questo ci mostra come c’è bisogno della spiritualità dell’unità che è proprio fatta per il nostro Paese!”.
Anche a New York, il Papa ha visitato alcune opere caritative, tra cui una scuola modello ad Harlem. E poi, al Central Park. 80.000 i fortunati che sono riusciti ad avere i biglietti, aspettando per ore, solo per poterlo vedere. La messa è stata celebrata al Madison Square Garden, dove normalmente riempiono i posti le star di pallacanestro e i cantanti. Le persone hanno aspettato per ore per poter entrare nella sala, ma nessuno si è lamentato. Poi la grande sorpresa: Papa Francesco è arrivato 20 minuti prima del previsto! L’altare, la sedia e l’ambone sono stati realizzati da dei semplici artigiani. È sembrato al Cardinal Timothy Dolan che il Papa avrebbe apprezzato questo di più che pezzi preziosi fatti da un designer. E qui Francesco è diventato il pastore di questa città enorme, riferendosi alla lettura dal libro di Isaia 9,1: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce”. Parla delle difficoltà delle città multiculturali dove non si vede la luce in mezzo a tanto smog, “Ma Gesù cammina oggi sulle nostre strade”, continua e invita tutti ad uscire verso gli altri, con un cuore di “padre misericordioso che aspetta che i suoi figli e le sue figlie ritornino a casa”. La chiesa è viva nelle città, ha ribadito il Papa, e così i cristiani devono essere testimoni della luce della Buona Novella. L’applauso non finisce più. Come in tutti i Paesi, anche negli Stati Uniti, il Papa ha toccato il cuore di ciascuno. (altro…)
Set 26, 2015 | Parola di Vita
È il distintivo, il segno di riconoscimento, la caratteristica tipica dei cristiani. O almeno dovrebbe esserlo, perché così Gesù ha pensato la sua comunità. Un affascinante scritto dei primi secoli del cristianesimo, la Lettera a Diogneto, prende atto che «i cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio, né per il modo di parlare, né per la foggia dei loro vestiti. Infatti non abitano in città particolari, non usano qualche strano linguaggio, e non adottano uno speciale modo di vivere». Sono persone normali, come tutte le altre. Eppure possiedono un segreto che consente loro di incidere profondamente nella società, diventandone come l’anima (cf. cap. 5-6). È un segreto che Gesù ha consegnato ai suoi discepoli poco prima di morire. Come gli antichi saggi d’Israele, come un padre nei confronti del figlio, anche lui, Maestro di sapienza, ha lasciato come eredità l’arte del saper vivere e del vivere bene. L’aveva appresa direttamente dal Padre: «tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15, 15), ed era il frutto della sua esperienza nel rapporto con Lui. Essa consiste nell’amarsi gli uni gli altri. È questa la sua ultima volontà, il suo testamento, la vita del cielo che ha portato sulla terra, che condivide con noi perché diventi la nostra stessa vita. Vuole che questa sia l’identità dei suoi discepoli, che vengano riconosciuti come tali dall’amore reciproco: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri» I discepoli di Gesù sono riconosciuti per il loro reciproco amore? «La storia della Chiesa è una storia di santità» ha scritto Giovanni Paolo II. Essa tuttavia «registra anche non poche vicende che costituiscono una contro-testimonianza nei confronti del cristianesimo» (Incarnationis Mysterium, 11). In nome di Gesù per secoli i cristiani si sono combattuti in guerre interminabili e continuano ad essere divisi tra di loro. Ci sono persone che ancora oggi associano i cristiani con le Crociate, con i tribunali dell’Inquisizione, oppure li vedono i difensori ad oltranza di una morale antiquata, che si oppongono al progresso della scienza. Non era così dei primi cristiani della comunità nascente di Gerusalemme. Le persone erano ammirate dalla comunione dei beni che vi si viveva, dall’unità che vi regnava, dalla «letizia e semplicità di cuore» che la caratterizzava (cf. At 2,46). «Il popolo li esaltava», leggiamo sempre negli Atti degli Apostoli, con la conseguenza che ogni giorno «andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore» (At 5,13-14). La testimonianza di vita della comunità aveva una forte capacità attrattiva. Perché anche oggi non siamo conosciuti come coloro che si contraddistinguono per l’amore? Che ne abbiamo fatto del comandamento di Gesù? «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri» Tradizionalmente il mese di ottobre, in ambito cattolico, è dedicato alla “missione”, alla riflessione sul mandato di Gesù di andare in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo, alla preghiera e al sostegno per quanti si trovano in prima linea. Questa parola di vita può essere un aiuto per tutti a rimettere a fuoco la dimensione fondamentale di ogni annuncio cristiano. Non è imposizione di una fede, non proselitismo, non aiuto interessato ai poveri perché si convertano. Non è neppure primariamente la difesa esigente dei valori morali o la ferma presa di posizione davanti alle ingiustizie e alle guerre, pur essendo atteggiamenti doverosi, che il cristiano non può eludere. Prima di tutto l’annuncio cristiano è una testimonianza di vita che ogni discepolo di Gesù deve offrire personalmente: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri» (Evangelii nuntiandi, 41). Anche chi è ostile alla Chiesa spesso è toccato dall’esempio di quanti dedicano la loro vita agli ammalati, ai poveri e sono pronti a lasciare la patria per andare nei luoghi di frontiera ad offrire aiuto e vicinanza agli ultimi. Ma soprattutto la testimonianza che Gesù richiede è quella di tutta una comunità che mostri la verità del Vangelo. Essa deve far vedere che la vita da lui portata può realmente generare una società nuova, nella quale si vivono rapporti di autentica fraternità, di aiuto e servizio vicendevole, di attenzione corale alle persone più fragili e bisognose. La vita della Chiesa ha conosciuto simili testimonianze, come i villaggi per gli autoctoni costruiti dai Francescani e dai Gesuiti nel Sud America, o i monasteri con i borghi che nascevano attorno. Anche oggi comunità e movimenti ecclesiali danno vita a cittadelle di testimonianza dove si possono vedere i segni di una società nuova, frutto della vita evangelica, dell’amore reciproco. «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri» Senza estraniarci dai luoghi che abitiamo e dalle persone che frequentiamo, se viviamo tra noi quell’unità per la quale Gesù ha dato la vita, potremo creare un modo di vivere alternativo e seminare attorno a noi germi di speranza e di vita nuova. Una famiglia che rinnova ogni giorno la volontà di vivere con concretezza nell’amore reciproco può diventare un raggio di luce nell’indifferenza reciproca del condominio o del vicinato. Una “cellula d’ambiente”, ossia due o più persone che si accordano per attuare con radicalità le esigenze del Vangelo nel proprio campo di lavoro, nella scuola, nella sede del sindacato, negli uffici amministrativi, in un carcere, potrà spezzare la logica della lotta per il potere e creare un clima di collaborazione e favorire il nascere di una insperata fraternità. Non facevano così i primi cristiani al tempo dell’impero romano? Non è in questo modo che hanno diffuso la novità trasformante del cristianesimo? Siamo noi oggi “i primi cristiani”, chiamati, come loro, a perdonarci, a vederci sempre nuovi, ad aiutarci; in una parola, ad amarci con l’intensità con cui Gesù ha amato, nella certezza che la sua presenza in mezzo a noi ha la forza di coinvolgere anche altri nella logica divina dell’amore. Fabio Ciardi (altro…)
Set 26, 2015 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il figlio scomparso «Mio figlio, nell’età critica dell’adolescenza, forse per la cattiva influenza di amici, scomparve senza dare più notizie. La sera andavo fuori a cercarlo tra i barboni. La mia disperazione creò incomprensione con mio marito. Rischiavo di trascurare non solo lui ma gli altri due figli. Un giorno raccontai che andando in giro avevo incontrato tanti giovani soli che per la droga si erano ridotti sulla strada. Gli altri figli si offrirono di accompagnarmi per portare cibo e vestiario. Da allora la vita in famiglia cambiò. Quella tragedia ci aveva aperto gli occhi». (M. J. – Svizzera) In ospedale «L’ammalato grave accanto al mio letto mi confida che non crede; spera di morire al più presto. Lo ascolto a lungo, poi mi viene da dirgli: «Io penso che compito di noi uomini sia di valorizzare la vita in ogni sua tappa, sia che siamo sani (col lavoro e gli altri impegni), sia che siamo ammalati (con le cure, i dolori, le terapie, il rapporto con gli infermieri, i parenti e gli altri ammalati). La morte potrà poi venire, ma noi saremo quello che abbiamo fatto valorizzando la vita che ci è data». L’altro sembra più sereno. A sera accoglie la figlia perfino con un sorriso, lui che è sempre cupo. Forse stanotte riposerà più disteso». (D.B. – Trento, Italia) In carcere «Rosa doveva andare l’indomani a insegnare in un carcere militare fuorimano e non disponeva di auto. Mi sono offerto di farlo io, spostando diversi impegni. Il giorno dopo, durante il tragitto, ho cercato di tranquillizzare l’amica: il tempo in attesa fuori dal carcere l’avrei offerto come preghiera per lei. Così ho fatto, mentre lei era dentro. Dopo un paio d’ore l’ho vista uscire raggiante per il rapporto stabilito con i nuovi alunni; aveva sentito il sostegno della mia preghiera. Adesso si reca in carcere autonomamente, ma le resta forte l’esperienza di condivisione vissuta». (C. D. – Campania, Italia) Il militare della guardia presidenziale «Corneille è studente all’università di Kinshasa. Settimana scorsa stava lì, davanti ad una facoltà, insieme ai suoi amici. Si avvicina un militare della guardia presidenziale. Chiede aiuto per il suo bambino gravemente ammalato. Gli studenti si guardano, le mani in tasca. Anche Corneille mette le mani in tasca. Ci trova: a sinistra il foglio della Parola di Vita, a destra qualche soldino. Ci pensa un momento, poi porge i soldi al militare. Rimasti soli, gli amici dicono: “Sei matto, dare i tuoi soldi proprio a lui!”. Allora Corneille dà loro la Parola di Vita. La leggono, e poi uno dice: “Sei davvero coerente. Mi piace». (C. – Repubblica Democratica del Congo) (altro…)
Set 25, 2015 | Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Susanne Janssen – Direttrice Living City Magazine
«È un segno di speranza per un nuovo slancio nella Chiesa, perché la Chiesa ha sempre bisogno di rinnovarsi per andare incontro alle persone di oggi. Papa Francesco, con la sua autenticità, sicuramente può dare degli impulsi perché la Chiesa degli Stati Uniti possa diventare più come Gesù la vuole: una Chiesa povera, accogliente e senza divisioni. Penso anche che il Papa riesca a spalancare la nostra mente a guardare il mondo. Alcune cose non sono così importanti se pensiamo al dramma dei profughi, alle guerre, ai poveri…». Leggendo i giornali, questo è un viaggio che attrae non solo i cattolici. Cosa si attendono gli americani? «Penso che, come in tutto il mondo, il Papa attragga le persone anche non cattoliche e non cristiane perché osa dire le verità che non sono comode. Così, gli americani si aspettano una grande sincerità, toccando anche aspetti controversi; ma soprattutto si aspettano di toccare da vicino l’amore di Papa Francesco per ciascuna persona. Il “New York Times” si aspetta che i momenti più memorabili della sua visita non verranno dagli incontri di Francesco con uomini politici o vescovi, ma con i giovani, i senzatetto, gli immigrati, per ridare speranza al Paese. Varie testate, come “US Magazine”, “Life Magazine” hanno preparato edizioni speciali su di lui. La Cnn farà un documentario e anche gli altri canali televisivi parlano tanto del Papa». Susanne, tu sei newyorkese: come New York attende il Papa? «Direi, in grande stile, come gli abitanti di New York sanno fare… C’è grande attesa, anche se milioni di abitanti non vedranno il Papa di persona: gli incontri all’Onu e a “Ground Zero” sono riservati. Però, il Papa passerà dalla strada che attraversa il Central Park e ci sarà la al Madison Square Garden, con rappresentanti di diverse nazioni e compagnie. Per la difficoltà di selezionare le persone a cui dare i biglietti, la città stessa ha organizzato lotterie pubbliche via Internet, dando ogni volta 10 mila biglietti. La cosa straordinaria è che appena aperta la pagina web sono stati distribuiti tutti i biglietti in 30 secondi!». Molti capi di Stato e di governo sono a New York per la 70.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove parlerà il Papa. Cosa ti aspetti? «È veramente una possibilità unica. Se c’è qualcuno che può dare una nuova vita alle Nazioni Unite, tante volte impotenti davanti alle crisi, forse è il Papa. È un’autorità morale rispettata anche fuori dalla Chiesa cattolica, credibile perché vive ciò che dice. Speriamo che possa ispirare tanti politici a guardare ai poveri e agli emarginati e a sottolineare che siamo responsabili dei nostri fratelli e più che mai tutti collegati».
Massime sono le misure di sicurezza: come vivete, voi, questo momento? «Non è una cosa insolita qui. Per gli americani – soprattutto a New York e Washington – fa parte della normalità avere queste misure di super-sicurezza. Si pensa che sia meglio fare di più che di meno». La presenza del Papa porta un seme di speranza? «Decisamente sì. Lui porta la speranza perché rimette in evidenza l’importanza assoluta di lavorare per la pace. Il Papa distingue chiaramente tra la religione e l’uso di una religione per fare la guerra. Lui è a favore del dialogo: è una cosa importantissima nel mondo di oggi. Non possiamo fermarci dalla paura dell’altro, dal diverso da noi. Siamo chiamati tutti ad essere fratelli e sorelle». Se potessi dire qualcosa al Papa, cosa gli diresti? «Grazie. Grazie per il suo coraggio e la sua autenticità. Lui dà alla Chiesa un volto nuovo eppure antico: quello di una famiglia in cui ci sono regole, sì, ma soprattutto prevalgono l’amore, la compassione e la benevolenza». Fonte: Radio Vaticana
Set 24, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo
LoppianoLab dirette streaming: Venerdì 25 Settembre ore 10,15 -13,00 Convention EdC Loppiano Venerdì 25 Settembre ore 21,00 -22,30 “Nuove idee di società, economia, e politica ripartono dall’uomo”. In dialogo con Mons. Nunzio Galantino, segretario generale CEI, Paolo Pombeni, storico e Vittorio Pelligra, economista. L’appuntamento culturale di LoppianoLab promosso dall’Istituto Universitario Sophia Sabato 26 Settembre ore 9,00 – 13,00 Convention EdC Loppiano Sabato 26 Settembre ore 10,00 – 13,00 Laboratorio: L’impegno per la giustizia sociale nelle nostre Periferie esistenziali: al centro sarà il dramma della povertà nel nostro Paese ma anche nelle diverse aree del pianeta. Si affronteranno anche le tematiche dell’emarginazione e dell’infanzia. Promotore di questo incontro come degli altri due laboratori, dialogo con l’Islam, identità sociale e comunicazione che all’interno della manifestazione fungono da punto di raccordo tra idee, progetti e prassi, è il Gruppo Editoriale Città Nuova, che, sempre il 26 settembre prossimo, presenterà attività e progetti nel corso di un incontro dal titolo “Un anno con Città Nuova”. Sabato 26 Settembre 15,30 – 17,45 Convegno centrale “OLTRE LA PAURA – Cultura del dialogo, cittadinanza attiva, economia civile”. Tanti gli ospiti. LA NOVITA’: INTERVIENI IN DIRETTA AL CONVEGNO Sarà possibile interagire con i relatori, facendo arrivare – sabato pomeriggio in tempo reale – domande tramite SMS, Whatsapp, Facebook, Twitter, E-mail. Ecco qui di seguito i contatti: Facebook: www.facebook.com/loppianolab Twitter:@LoppianoLab E-mail: convegno.loppianolab@loppiano.it Cell. e Whatsapp: 389 3452230 Ufficio stampa LoppianoLab: Elena Cardinali – mob: 347/4554043 – ufficiostampa@cittanuova.it Stefania Tanesini- mob: 338/5658244 – sif@loppiano.it Blog: http://www.loppianolab.blogspot.it Facebook: www.facebook.com/loppianolab – Twitter: @LoppianoLab
Set 24, 2015 | Chiesa, Focolari nel Mondo
«Il sogno del “mondo unito” lo abbiamo sentito fortemente in questi giorni di grazia per la presenza di Papa Francesco a Cuba. Il suo passaggio ha letteralmente lasciato una scia di luce! Già la preparazione per la sua visita è stata ricca di entusiasmo e novità. Nelle 3 diocesi che avrebbe visitato tutte le comunità si sono attivate con varie iniziative: veglie di preghiera nelle chiese, nelle “case di missione”, gruppi di giovani nei parchi, riunioni del vicinato per far conoscere il Papa; insomma, una Chiesa felice, in attesa! E, come mai era successo, i mezzi di comunicazione (statali) hanno offerto un’ampia copertura per preparare il popolo cubano a questa visita così importante – anche dal punto di vista politico – per il noto apporto del Santo Padre nel ristabilimento dei rapporti fra Cuba e Stati Uniti. Radio, televisione, stampa davano continuamente annunci sulla visita, piccole “catechesi” sul Papa e la Chiesa, documentari sia sulla vita di Papa Francesco che degli altri due Papi che avevano visitato l’Isola. Sorpresa e gioia, per una Chiesa che ha avuto le porte dei mezzi di comunicazione chiuse per tanti anni!». «Il Papa è arrivato come “missionario della misericordia”. Con gesti e parole semplici – spesso delicati però incisivi – ha detto ai cubani e al mondo che senza il perdono, senza praticare la cultura dell’incontro e del dialogo, è impossibile avere speranza nel futuro. Già le sue prime parole ci hanno aperto orizzonti nuovi: «Geograficamente, Cuba è un arcipelago con un ruolo straordinario di ‘chiave’ fra il nord e il sud, fra l’est e l’ovest. La sua vocazione naturale è di essere punto di incontro perché tutti i popoli siano uniti dall’ amicizia (…). Siamo testimoni di un evento che ci riempie di speranza: il processo di normalizzazione dei rapporti fra due popoli, dopo anni di lontananza. È un segno della vittoria della cultura dell’incontro, del dialogo». Ha invitato tutti a «continuare ad avanzare su questa strada e a sviluppare tutte le sue potenzialità, come prova dell’importante servizio a favore della pace e del benessere dei suoi popoli e di tutta l’America, come esempio di riconciliazione per il mondo intero». Nella Messa nella Plaza de la Revolución, a L’Avana, ha detto tra l’altro: «La vita autentica si vive nell’impegno concreto con il prossimo, cioè servendo», richiamando soprattutto al servizio dei più deboli. «Tutti siamo chiamati per vocazione cristiana al servizio e ad aiutarci mutuamente a non cadere nella tentazione del servizio che si serve», ha segnalato.
Nel suo incontro con i giovani, l’empatia è stata immediata. All’anelito espresso da uno di loro di «non voler presentarle solo i nostri sogni, ma di chiederle qualcosa di speciale, che rinnovi in noi la speranza…”, Francesco ha risposto con forza: «Sogna che se darai il meglio di te, aiuterai a far sì che questo mondo sia diverso. Non lo dimenticate: sognate. E raccontate i vostri sogni. Parlate delle cose grandi che desiderate».
«Tanti di noi – continuano – abbiamo avuto occasione di salutarlo personalmente, cominciando dalle focolarine che lavorano in Nunziatura, ma anche famiglie, giovani, nelle diverse città dove si è recato». Il Focolare è presente a Cuba dal 1998 ed il servizio che cerca di offrire alla Chiesa ed alla società è quello di tessere una rete di fraternità, portare l’ “amicizia sociale” che il Papa ha presentato ai giovani e favorire “la cultura dell’incontro”, da percorrere come cammino di speranza. «Molti siamo stati in servizi concreti prima e durante la visita: chi ha aiutato coi mezzi di comunicazione, nell’organizzazione degli eventi, chi concedendo interviste o semplicemente stando nei posti dove il Papa sarebbe passato, per salutarlo. In accordo con la nostra vocazione all’unità, insieme a credenti e non credenti, abbiamo vissuto e partecipato di questi giorni di grazia». Nel Santuario della Madonna della Carità, Papa Francesco ci ha lasciato un programma: «Come Maria vogliamo essere una Chiesa che sappia accompagnare tutte le situazioni “imbarazzanti” della nostra gente, impegnati nella vita, nella cultura, nella società, non nascondendoci ma camminando con i nostri fratelli, tutti insieme. Tutti insieme, servendo, aiutando». (altro…)
Set 24, 2015 | Centro internazionale, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Abbiamo delle possibilità di reagire alla situazione attuale con forme di riorganizzazione, se vogliamo anche imperfette, ma che mettono insieme i Paesi, e persone di vario ambito. In Europa abbiamo un problema di una unità imperfetta, che bisogna portare avanti, e che oggi con l’emigrazione sentiamo essere indispensabile per il nostro futuro». Lo dichiara Romano Prodi, due volte Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana e già Presidente della Commissione Europea, economista, accademico e politico, in un’intervista a margine dell’incontro dei delegati dei Focolari nel mondo. E continua: « Le ragioni di speranza le dobbiamo costruire in modo diverso, a seconda delle diverse parti del mondo. Quindi abbiamo bisogno di energie che vengono dal basso. In Medio Oriente c’è bisogno invece che i potenti della terra dialoghino fra di loro perché se no non si risolve nulla». È il 21 settembre, e ha inizio al Centro internazionale di Castel Gandolfo la seconda settimana di lavoro, con una sessione dal titolo: “Il mondo tende all’unità. Uno sguardo socio-politico”. Argomento impegnativo, ma coerente e integrato con il tema dell’unità, approfondito quest’anno dai Focolari, e che è trasversale a tutto il programma.
Insieme a Romano Prodi, c’è Pasquale Ferrara, diplomatico, segretario generale dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze, con attività accademica e di ricerca nell’ambito delle relazioni internazionali. «La globalizzazione ha degli effetti positivi – afferma -. Però ha un problema: che non è universale, rappresenta il tentativo di estendere a tutto il mondo un unico modello economico, il modello liberista, e un unico modello che è quello della democrazia liberale in ambito politico». Da qui il suo invito ad «ascoltare le esigenze di tutti i popoli della terra», perché non esistono «popoli di serie A e di serie B, membri del Consiglio di Sicurezza e tutto il resto. Dobbiamo tenere conto di tutte le esigenze espresse da tutti i popoli». Una proposta? «Partire dal basso, costruire la società civile, internazionale. Abbiamo troppa fiducia nelle istituzioni, nei governi, nelle organizzazioni, nelle autorità, che sono importanti. Ma in molte situazioni, soprattutto in società divise all’interno dei Paesi che devono affrontare, ad esempio, processi di riconciliazione, è fondamentale che quest’opera parta dai rapporti interpersonali, dai rapporti intercomunitari, con la consapevolezza che si sta facendo un’opera di ricostruzione politica, civile, sociale e istituzionale». Interventi stimolanti e in dialogo con una platea realmente rappresentativa di tutte le aree del mondo, con le proprie attese, sfide e risorse. I due esperti hanno offerto una lettura documentata sull’attuale situazione sociopolitica mondiale, complessa e in continuo mutamento. Un contributo che ha arricchito la riflessione circa l’ apporto reale di quanti fanno propri gli ideali dei Focolari e desiderano concorrere alla realizzazione della fraternità universale e alla costruzione della pace. Guarda l’intervista completa in italiano: https://vimeo.com/140062041 (altro…)
Set 23, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Da giovedì 17 settembre – giorno del colpo di stato – siamo tutti a casa: scuole, uffici, negozi, tutto chiuso. Scarseggiano la benzina e i viveri, e se riesci a trovare qualcosa, i prezzi sono raddoppiati”, spiega Aurora De Oliveira del Focolare di Bobo-Dioulasso, seconda città del Burkina Faso. Lì la protesta si sente, ma non così forte come nella capitale Ouagadougou (1.500.000 ab.), teatro delle principali vicende dell’ultima settimana dove ci sono stati più di cento feriti e almeno dieci morti. “È una popolazione determinata che non vuole più essere soggiogata. Nelle grandi città del Burkina Faso hanno tutti manifestato, però nella pace. C’è anche tanta paura, non bisogna negarlo, perché la guerra può esplodere da un momento all’altro”. “Le attività a Ouaga – dove è entrato l’esercito – sono rallentate”, scrive Jacques Sawadogo, della comunità dei Focolari nella capitale. “Banche, negozi, stazioni sono chiusi. Vanno avanti piccole attività di sussistenza. Come membri del Movimento a Ouagadougou, cerchiamo di rimanere in contatto, via email o telefonicamente. Cerchiamo di essere artigiani di pace nelle azioni e nelle parole”. Raggiungiamo telefonicamente anche padre Sylvestre Sanou, vicario generale della diocesi di Bobo-Dioulasso. La situazione è in continua evoluzione e si teme che possa degenerare. “C’è sciopero generale in tutto il Paese – spiega p. Sylvestre – In realtà non si è trattato di un vero e proprio colpo di stato, ma dell’irrompere di un piccolo gruppo della Guardia Presidenziale, guidato dal generale Gilbert Diendéré, vicino all’ex presidente Blaise Compaoré, salito al potere con un colpo di stato nell’ottobre 1987 e costretto a fuggire dopo 27 anni, solo nell’ottobre 2014, dopo giorni di protesta popolare. Da allora è rifugiato in Costa d’Avorio. “Il generale Diendéré ha tentato di negoziare la sua immunità, da quanto si capisce, dopo aver agito per tanti anni come mano destra del presidente Compaoré”. Non si tratta dunque di conflitti religiosi, tra musulmani (50%), cristiani (30%) o religioni tradizionali (20%) ma di natura politica. “L’esercito sembra prendere posizione a favore della popolazione, e anche i governatori delle diverse regioni sono contrari al “golpe”; persino nel paese natale di Diendéré è stata bruciata la sua casa. Violenza chiama violenza”, continua p. Sylvestre. “Il 22 settembre siamo stati col fiato sospeso per l’ultimatum dell’esercito, giunto nella capitale da 4 città. Il futuro politico del Paese è incerto, nonostante la mediazione dei presidenti di Benin e Senegal, a nome del CEDEAO (Communauté Economique Des Etats de l’Afrique de l’Ouest) e il ritorno del presidente della transizione del Burkina Faso, Michel Kafando ed anche del primo ministro Isaac Zida (arrestati e poi rilasciati)”. “Ero appena arrivato da un soggiorno nella cittadella “Victoria” del Movimento dei Focolari in Costa d’Avorio e mi sono trovato in questa situazione” conclude p. Sanou.” È stato bloccato il processo in corso che trovava i diversi partiti in dialogo e che stava arrivando ad un certo consenso. Ma ora è tutto saltato. Preghiamo perché si trovi una soluzione senza spargimento di sangue e velocemente. Intanto, con i sacerdoti, religiosi/e e catechisti/e della diocesi abbiamo iniziato, con il nostro vescovo, l’incontro pastorale programmato prima di questi eventi. Ci sembra importante andare avanti e pregare per la nostra gente e il nostro Paese”. “Come stiamo vivendo? All’inizio eravamo arrabbiati, delusi – confida Aurora De Oliveira – perché dopo i fatti del 2014 la situazione politica stava andando bene. A un passo dalle elezioni, previste inizialmente per l’11 ottobre (e adesso spostate al 22 novembre), arriva un gruppo armato e manda all’aria tutto. Questa è stata la prima reazione, che ci faceva sentire il bisogno di protestare. Il passo successivo è stato quello di riconoscere in questo dolore un volto di Gesù Abbandonato, e quindi cercare di rinsaldare l’unità tra noi per poter trasmettere la pace e il perdono. Abbiamo cercato di contattare quanti condividono la spiritualità dell’unità, perché l’amore deve vincere”. “Continuiamo a pregare e a vivere nell’unità più serrata con voi tutti, sicuri della protezione di Maria”, scrive la presidente dei Focolari Maria Voce alla comunità del Burkina Faso, mentre è in corso il raduno dei delegati dei Focolari di varie nazioni, che rende più vicine le attese e i dolori di tante parti del mondo. https://vimeo.com/140074710 (altro…)
Set 22, 2015 | Cultura, Spiritualità
L’unità è testimonianza della presenza di Dio nella comunità cristiana. È costitutiva dell’identità della Chiesa, la quale dal Concilio Vaticano II è definita “il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”(LG 1). L’unità ne è dunque l’aspirazione più profonda e la sua stessa testimonianza. Allo stesso modo, se c’è una parola che caratterizza il carisma di Chiara Lubich questa è proprio “unità”. Poco più che ventenne, ella attinge dalla Scrittura e ne fa il suo programma di vita. I testi della Lubich contenuti in questa antologia vanno infatti alle origini della sua comprensione e della sua esperienza del mistero dell’unità, indissociabile per lei dal mistero della Trinità. All’interno di tale visione, l’unità non è solo ecclesiale, ma un progetto che si traduce nella “fraternità universale” e riguarda ogni essere umano. Ed.Città Nuova
Set 22, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Per dare concretezza alla mia scelta di vivere la spiritualità dell’unità, in rete con altri politici che come me cercano di impegnarsi per il bene comune e per far emergere come categoria politica la fraternità, ho accettato l’incarico». Racconta Maria Elena Loschiavo, vice-sindaco con delega alle Politiche sociali e Scuola, in un Comune con poco più di 7.000 abitanti. Lo scorso anno scolastico viene a sapere di diversi bambini e ragazzi che presentano difficoltà di apprendimento e che per motivi vari non possono contare sul supporto della famiglia. «Vorrei inventare qualcosa per loro, ma gli amici dell’Amministrazione mi fanno ben ricordare che non ci sono risorse. Mi confronto allora con mio marito, poi ne parlo con amiche e colleghe in pensione, chiamo dei giovani che conosco. Alla mia disponibilità segue a ruota quella di un bel gruppetto di persone provenienti da culture e tradizioni religiose differenti. Con loro nasce l’idea di un dopo-scuola, ogni pomeriggio, dalle 15 alle 17. È una bella scommessa perché cominciare qualcosa significa portarla a termine. Significa anche dare addio, per mesi e mesi, al nostro bel riposino pomeridiano. Ma vogliamo tentare, vogliamo entrare nel cuore delle famiglie che si sentono ai margini». Appena l’avviso comunale viene esposto al pubblico, arrivano tante richieste, ma il limite è di 25 alunni. «Ognuno di loro è una storia a sé, con ambienti famigliari disagiati che purtroppo non facilitano l’inclusione nel processo di apprendimento. Appena il tempo di organizzarci e il 9 marzo, con grande entusiasmo, partiamo. In modo forse un po’ naif, senza sapere esattamente a cosa andremo incontro. Ma a fine anno i risultati si vedono, eccome! Sia da parte delle famiglie, che a gran voce chiedono che l’esperimento si ripeta anche il prossimo anno, ma soprattutto sui ragazzi». «Come amministratore di una cittadina devo ammettere che creare un team di persone disposte a dare, non è cosa facile. Ma neppure un’impresa impossibile. Sicuramente è stato entusiasmante vedere come ciascuno del gruppo abbia accettato di mettersi insieme per amare questi piccoli, dando ad essi un brano della propria vita. Per poi sperimentare, insieme, che aprirsi alla gratuità è sì una strada faticosa, ma che ti fa sentire un costruttore della fraternità universale, a partire da quella nel tuo comune di residenza».
A ottobre si ripartirà col progetto che avrà nuovi sviluppi, sempre a costo zero, sia per l’Amministrazione che per l’utenza. «In questo secondo anno – spiega M. Elena – si potrà contare su un più grande numero di insegnanti e quindi di bambini che possono accedere al programma. La sede sarà presso la scuola, il che faciliterà un lavoro in sinergia con l’insegnante di classe, che può segnalare le difficoltà del bambino consentendoci di lavorare più puntualmente sul problema. Sempre grazie al volontariato potremo avvalerci anche di un laboratorio medico-psico-pedagogico. I ragazzi avranno dei momenti ludici (in paese ci sono piccoli/grandi talenti nel campo dell’animazione, pittura, danza, ecc…) e per le mamme ci sarà un’ora a settimana di yoga. Non mancheranno poi, col supporto delle Associazioni sportive del territorio, attività di educazione motoria». «Le idee che si stanno realizzando sono tante, ma sono sicura che ne verranno altre, proprio perché, come qualcuno mi aveva detto un giorno, nel campo della solidarietà basta muovere il primo passo. Poi sarà lei a guidare quelli successivi». (altro…)
Set 21, 2015 | Focolari nel Mondo
Sofferenza, ricerca di senso, speranza, sfida del dolore. Tematiche impegnative e quanto mai attuali oggi, mentre forme svariate di disagio entrano nel nostro quotidiano sia direttamente che attraverso i media. È per questo che il convegno “La sofferenza umana. Speranze di cura e ricerca di senso” è rivolto proprio a tutti: a partire dagli operatori in ambito sanitario e socio-sanitario, fino a chi opera nel volontariato, in campo giovanile e a contatto con varie forme di disagio. L’Associazione “Salve! Health to Share Onlus” con sede presso il Polo Lionello Bonfanti propone questo appuntamento a partire dall’esperienza e in ricordo di un pioniere della terapia del dolore, il dott. Enrico Cavallini, fra i padri fondatori della moderna anestesiologia. Scarica la locandina Scarica la brochure
Set 21, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo
«La Summer School si è tenuta a Tonadico, nelle Dolomiti, sia per lo stupendo scenario che essa offre che per il legame che esiste fra Chiara Lubich e quelle località montane. In quei luoghi, infatti, nel 1949, con alcune giovani che erano con lei, Chiara ha vissuto momenti che tanto hanno significato nella storia dell’Opera da lei iniziata.
L’idea di una scuola estiva su “Religioni in un mondo globale” è nata lo scorso aprile al termine di un seminario interdisciplinare tenutosi all’Istituto Universitario Sophia. In quell’occasione un gruppo di esperti aveva dato vita ad una riflessione interdisciplinare, interreligiosa (erano presenti studiosi cristiani, musulmani sciiti e sunniti, un esperto di buddhismo oltre ad un rappresentante del pensiero laico) ed interculturale (c’erano studiosi del Nord-Africa, Turchia, Iran, Cina e Stati Uniti, oltre agli europei). Il programma della Scuola prevedeva sei sessioni generali di cui quattro a porte chiuse e due aperte alla partecipazione della cittadinanza. Alle lezioni frontali facevano seguito momenti di dibattito e gruppi di lavoro.
Lo spirito di Sophia è proprio quello di saldare la dicotomia fra vita e pensiero, tra esperienza spirituale e ricerca scientifica. In questa prospettiva, è emersa l’esigenza di chiarire come armonizzare la propria comprensione della verità con quella di persone di altre religioni e culture. Una studentessa slovacca ha messo in evidenza quanto la ricerca del sapere non possa più essere individuale o monodisciplinare, ma un impegno accademico comunitario che unisca, nello sforzo della ricerca, docenti e studenti e coniughi con lo studio anche un impegno di vita. Si è progressivamente creato un ambiente in cui i contenuti culturali e le dimensioni della vita si sono armonizzati, saldando non solo le tradizionali dicotomie, ma favorendo anche l’abbattimento di barriere culturali e religiose. Anche i momenti di relax sono stati occasione di profonda condivisione, per affacciarsi sulla profonda diversità dei propri mondi e dare così uno spessore concreto al dialogo, rendendolo possibile e sostenibile. Sulla cima a 2500 metri, i cristiani si sono raccolti per la celebrazione della Messa, mentre i musulmani facevano la loro preghiera rituale. La conclusione della Scuola ha visto studenti molto diversi trovarsi accomunati in una profonda esperienza di fratellanza. Non sono sparite le differenze, ma si è evidenziato come esse possano essere fonte di ricchezza. Al suo rientro, una giovane musulmana sciita ha scritto: “Vorrei dedicare il mio primo post di Facebook allo straordinario gruppo con cui ho avuto la fortuna di vivere la Summer School di Sophia. Ho potuto presentare la mia fede nella sua forma autentica, un’opportunità che non era scontata di fronte alle false rappresentazioni che vengono trasmesse della mia religione. Parimenti, anch’io ho potuto fare una profonda immersione nella loro vita, nella fede dei miei fratelli e sorelle. L’esperienza che ho fatto nella magica cornice delle Dolomiti mi ha permesso di fare una nuova scoperta della religione cattolica: prego perché possiamo continuare questo lavoro così importante”». Fonte: Istituto Universitario Sophia (altro…)
Set 20, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo
“Vedo e scopro la mia stessa Luce negli altri, la Realtà vera di me, il mio vero io negli altri (magari sotterrato o segretamente camuffato per vergogna), e ritrovata me stessa mi riunisco a me resuscitandomi”. Chiara Lubich, La resurrezione di Roma. La misericordia è stato il cemento con cui abbiamo impastato nei secoli passati la nostra civiltà. Senza conoscere e amare la misericordia non comprendiamo la Bibbia, l’Alleanza, il libro dell’Esodo, Isaia, il vangelo di Luca, Francesco d’Assisi, Teresa d’Avila, Francesca Cabrini, don Bosco, le opere sociali cristiane, la Costituzione italiana, il sogno europeo, la vita insieme e gli amori dopo i campi di concentramento, le famiglie che vivono unite fino alla fine. È la misericordia che fa maturare e durare i nostri rapporti, che trasforma l’innamoramento in amore, simpatia e sintonie emotive in progetti robusti e grandi, che fa avverare i nostri “per sempre” pronunciati in gioventù, che impedisce alla maturità e alla vecchiaia di diventare solo una nostalgica narrazione di sogni infranti. La misericordia vive di tre movimenti simultanei: quello degli occhi, quello delle viscere (il rachàm biblico) e quello delle mani, della mente, delle gambe. Il misericordioso è prima di tutto qualcuno/a capace di vedere più in profondità. La prima misericordia è uno sguardo, che ricostruisce dentro la persona misericordiosa la figura morale e spirituale di chi le suscita misericordia. Prima di fare e di agire per “prendersi cura di lui”, il misericordioso lo guarda e lo vede diversamente. Scorge il “non ancora” oltre il “già” e il “già stato” che appare a tutti. Prima di essere un’azione etica, la misericordia è un moto dell’anima, con il quale riesco a rivedere l’altro nel suo disegno originale, prima dell’errore e della caduta, e lo amo al fine di ricrearlo alla sua natura più vera. Riesce a ricostruire dentro l’anima l’immagine spezzata, a ricomporre la trama interrotta. Vede che c’è una solidarietà inter-umana più profonda e vera di qualsiasi delitto, crede che la fraternità non viene cancellata da nessun fratricidio. Rivede ancora Adamo dopo Caino. E mentre gli appare la purezza nell’impurità, la bellezza nella bruttezza, la luce dentro il buio, si muove anche il corpo, vengono toccate le carni. Si commuovono le viscere. La misericordia coinvolge tutto il corpo, è un’esperienza totale, qualcosa di simile al parto di una nuova creatura – se non ci fosse la misericordia, a noi maschi l’esperienza del parto resterebbe totalmente inaccessibile: e invece possiamo intuire qualcosa di questo mistero, il più grande di tutti, quando ridoniamo la vita con la misericordia. La misericordia si sente, si patisce, c’è travaglio. È una esperienza incarnata, corporale. Per questa ragione chi conosce la misericordia conosce anche lo sdegno: se non soffro visceralmente per l’ingiustizia e il male attorno a me, non posso essere misericordioso. Sono le stesse viscere che si muovono oggi per l’indignazione e la rabbia di fronte ai bambini morti asfissiati nei Tir o annegati in un braccio di mare, e domani per il tradimento di un amico bisognoso di perdono. (leggi tutto) di Luigino Bruni Pubblicato sul giornale italiano Avvenire il 06/09/2015 (altro…)
Set 19, 2015 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Seguendo la consuetudine inaugurata già da Chiara Lubich, i Focolari sparsi nel mondo ogni anno approfondiscono un aspetto della spiritualità dell’unità. Dopo aver meditato e vissuto quello sull’ Eucaristia, ora si concentrano sulla specificità del carisma: l’unità. Ci sono tantissimi scritti della fondatrice che riguardano questo punto essenziale della spiritualità focolarina e che restano come un prezioso legato e chiari punti di riferimento. Ne proponiamo uno: «Se siamo uniti, Gesù è fra noi. E questo vale. Vale più di ogni altro tesoro che può possedere il nostro cuore: più della madre, del padre, dei fratelli, dei figli. Vale più della casa, del lavoro, della proprietà; più delle opere d’arte d’una grande città come Roma, più degli affari nostri, più della natura che ci circonda coi fiori e i prati, il mare e le stelle: più della nostra anima! È Lui che, ispirando i suoi santi colle sue eterne verità, fece epoca in ogni epoca. Anche questa è l’ora Sua: non tanto d’un santo, ma di Lui; di Lui fra noi, di Lui vivente in noi, edificanti – in unità d’amore – il Corpo mistico suo. Ma occorre dilatare il Cristo; accrescerlo in altre membra; farsi come lui portatori di Fuoco. Far uno di tutti e in tutti l’Uno! E allora viviamo la vita che Egli ci dà attimo per attimo nella carità. È comandamento base l’amore fraterno. Per cui tutto vale ciò che è espressione di sincera fraterna carità. Nulla vale di ciò che facciamo se in esso non vi è il sentimento d’amore per i fratelli: ché Dio è Padre ed ha nel cuore sempre e solo i figli». (altro…)
Set 19, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«“Ho perso tutto” confessa tra le lacrime un pescatore di Guanaquero – paesino a 450 km a nord di Santiago, sul Pacifico. “Ma ci riprenderemo, come abbiamo sempre fatto noi cileni”. Il cameraman lo abbraccia con un gesto solidale. Sono alcune delle reazioni dopo la notte del terremoto. Mercoledì sera, 16 settembre, poco prima delle 20, è iniziata la sequenza di scosse sismiche, la prima delle quali fortissima, di 8,4 gradi Richter. Le seguenti, di assestamento, hanno pure loro superato i 7 gradi. La lunghezza del movimento sismico ci porta a trovare rifugio nel cortile di casa. I vicini del quartiere escono anche loro sulla stradina. “Come stai? Tutto bene?”. “Tutto ok, non ti preoccupare. E tu?”, ci si chiede reciprocamente. “Hai bisogno di qualcosa?”. Non c’è paura né nervosismo. Anche i bambini sanno cosa devono fare. In Cile lo si insegna nelle scuole e grandi edifici, scuole, supermercati hanno ben segnalata la zona di sicurezza che protegge da eventuali crolli. Dopo l’esperienza del 2010 il Paese è più preparato. Siamo a La Serena, a 480 km al nord della capitale cilena, Santiago. L’epicentro del terremoto è chiaramente vicino a noi per l’intensità del sisma. È andata via la luce e solo quando troviamo una radiolina a pile, sappiamo che è a circa 100 km da qui. Un triangolo di piccole cittadine, di 20/30 mila abitanti. Illapel ha subito forti danni. Ma i centri grandi no. È trascorsa meno di un’ora e dalla radio viene confermato l’allerta tsunami. Inizia in tutto il Paese l’evacuazione di 6 mila km di costa, dal nord desertico al sud freddo: un milione di persone che devono cercare rifugio almeno a quota 30 metri sul livello del mare. Le onde arrivano, sottoforma di una massa d’acqua che avanza elevando il livello del mare fino a quattro metri. Il porto di Coquimbo, 150 mila abitanti, viene in parte sommerso. Arrivano anche le notizie delle vittime. Le più attese. Siamo a poche ore dai tradizionali festeggiamenti per l’indipendenza cilena, il 18 ed il 19. In dodici quest’anno mancheranno all’appello. Cinque i dispersi. Dei morti, tre sono per infarto, altri tre li ha portati via il mare, il resto hanno perso la vita per la cadute di rocce, in montagna, o qualche muro franato. Il governo dichiara lo stato di catastrofe in alcune delle provincie della IV Regione. La presidente Michelle Bachelet, parla al Paese: la macchina per i soccorsi è in marcia. Il pensiero va a chi ha perduto tutto: villaggi di pescatori, gli abitanti della zona dell’epicentro. È l’ottava emergenza in meno di due anni. Il terremoto nel nord lo scorso anno, e quest’anno, le inondazioni. A marzo si è inondata la regione più arida del pianeta: il deserto di Atacama. Poi i vulcani: uno lo scorso anno ed una eruzione alcuni mesi fa; la tremenda siccità dal sud al nord, Valparaiso sconvolta due volte dagli incendi delle zone circostanti, ed ora di nuovo il terremoto e lo tsunami… Finito il terribile bilancio, ricordiamo il vecchio pescatore di Guanaquero. “Ci riprenderemo!”. Nei suoi occhi intravedo un riflesso di tenacia e di perseveranza. La stessa che ti spiega come mai sui versanti brulli e scoscesi dei monti di questo nord, all’improvviso appaiono grandi macchie verdi. Sono le coltivazioni di avocado e di vite. Letteralmente strappate alla terra, approfittando ogni goccia di umidità per la loro irrigazione. Solo la tenacia e la perseveranza può ottenere frutti da una natura che, qui, non ti regala niente. È così che è stato costruito questo Paese. Come non amarlo?». Di Alberto Barlocci, dal Cile (altro…)
Set 18, 2015 | Focolari nel Mondo
Il Gen Verde
sarà nella città ungherese di Szeged al confine con la Serbia, simbolo della sfida umanitaria che l’Europa e il mondo stanno vivendo in queste ore. Uno spettacolo e 8 laboratori di canto, danza, teatro e percussioni con 150 studenti di una scuola superiore per dire che accoglienza e solidarietà sono nel DNA di ogni essere umano. (altro…)
Set 18, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Per oltre 30 anni ho vissuto fuori del mio paese. Ogni volta che sono tornato, ho sempre trovato uno dei miei fratelli o sorelle che si era nel frattempo sposato, una nascita di un nipote… I nostri legami familiari e soprattutto la fede della nostra mamma, una donna semplice e coraggiosa come molte donne africane, è stata la forza che mi ha sostenuto nelle scelte che ho fatto. Sin da bambino sono stato colpito da un mio zio, frate francescano che, quando veniva a farci visita, si prendeva cura di tutti i bambini del quartiere e non solo dei suoi nipoti; questo ha lasciato un segno nel mio cuore bambino, il desiderio, crescendo, di diventare come lui. Durante l’adolescenza – Mandela era ancora in prigione -, il massacro dei giovani di Soweto mi sconvolge e scoppio di rabbia contro Padre Paolo, un gesuita belga. Gli dico: «Se dipendesse da me, tutti i bianchi dovrebbero tornarsene a casa loro». Con calma, lui mi risponde: «Sai, si può combattere contro la discriminazione razziale con un’altra arma». Alcuni mesi dopo, mi invita a conoscere il gruppo della Parola di vita della mia città. Cinque anni dopo, mi trovo a Fontem, in Camerun, la prima cittadella di testimonianza del Movimento dei Focolari in terra africana, fianco a fianco con giovani italiani, francesi, irlandesi, belgi, e di varie nazioni africane: Burundi, Uganda, Kenya, Camerun; e con loro, scopro che siamo fratelli, nonostante le differenze. Così nasce nel mio cuore un grande desiderio non solo di gridare dai tetti questa fraternità, ma soprattutto, di testimoniarla nel quotidiano. Nel 1986 arrivo a Man, in Costa d’Avorio, dove rimango per otto anni. Insieme a quanti vogliono vivere lo stesso ideale di fraternità, sperimentiamo l’amore reciproco fra noi che ci spinge a promuovere iniziative concrete a favore di chi è nel bisogno e, anche attraverso la musica, diciamo che un mondo unito non è un’utopia. A 40 anni mi ritrovo a San Paolo, in Brasile, a dover apprendere una nuova lingua. Incontro un popolo che mi piace chiamare un “popolo fatto da popoli”: indios, brasiliani originari e poi discendenti tedeschi, italiani, ucraini, giapponesi, cinesi, afro brasiliani e molti altri, ma tutti brasiliani! Creativi, generosi, di una gioia contagiosa, che in Africa conosciamo bene. In breve tempo mi sento uno di loro, cioè brasiliano.
Per quindici anni, ho lavorato alla Mariapoli Ginetta come graphic designer e alla produzione di libri e riviste per l’editrice Cidade Nova, costruendo relazioni sincere all’interno della nostra casa editrice e con i fornitori, i tipografi e anche con i guardiani che ti fanno aprire il portabagagli per i controlli di routine. Ho coordinato anche, insieme ad altri, le attività degli adolescenti del Movimento dei Focolari: Gen3 e Ragazzi per l’Unità; un’esperienza che considero tra le più importanti di questi anni, perché con loro ho imparato ad essere “adolescente”, sebbene adulto. Per l’amore che abbiamo avuto verso ciascuno e tra noi, ho scoperto che sono capaci di grandi sacrifici, perché di energia e di entusiasmo ne hanno “da vendere”. Ho anche capito che i genitori cominciano ad avere i capelli bianchi quando hanno un adolescente in famiglia. Eccomi adesso di nuovo in Costa d’Avorio: sono tornato per continuare a costruire insieme questo percorso iniziato tanti anni fa con i giovani. Mi ha sempre impressionato che i focolarini nella cittadella Victoria durante il periodo della guerra, anche se avrebbero potuto lasciare la zona, hanno scelto di restare. Avevano sigillato un patto, come Chiara Lubich e le sue prime compagne, quello di essere pronti a dare la vita l’uno per l’altro. Questa testimonianza è vicino al mio cuore, e vorrei, con la grazia di Dio, vivere secondo questa misura con tutto il nostro popolo. Non so se vivremo cose straordinarie, ma voglio vivere ogni momento come se fosse l’ultimo della mia vita». Fonte: Nouvelle Cité Afrique, luglio 2015 (altro…)
Set 17, 2015 | Centro internazionale, Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità

Bernd Nilles (secondo da destra) nel Centro internazionale dei Focolari a Rocca di Papa (Roma)
In rete per il bene comune, sull’onda della Laudato Si’, che chiede azioni concrete in tempi rapidi: c’è convergenza di intenti tra Bernd Nilles e Maria Voce, che si sono incontrati al Centro internazionale dei Focolari a Rocca di Papa, lo scorso 9 settembre, insieme al copresidente, lo spagnolo Jesús Morán e alcuni collaboratori in rappresentanza dei giovani e di alcune agenzie dei Focolari (AFN, New Humanity, AMU, EdC). Lavorare sul cambiamento degli stili di vita è una delle priorità della CIDSE in questo momento storico, e il suo Segretario Generale lo sottolinea con forza. Formato nella gioventù cattolica tedesca, Bernd Nilles è stato attivista per i diritti umani, ha lavorato in programmi di cooperazione in Colombia ed è stato ricercatore presso l’Università di Duisburg per lo sviluppo e la pace. «Per fare questo lavoro ci vuole una grande motivazione», confida, e anche per questo cerca sempre nuove strade e nuove collaborazioni. L’evento di inizio luglio in Vaticano (Le persone e il pianeta prima di tutto), aveva permesso di conoscere il lavoro del Movimento dei Focolari nel campo dell’ambiente e dell’economia, e si sono cominciate a intravvedere piste di azione comune. «Abbiamo decenni di esperienza sull’influenza politica, ma per un reale cambiamento occorre anche una trasformazione personale. Voi siete esperti in questo…», afferma Bernd Nilles, curioso di saperne di più. «La vita del Vangelo non lascia le cose come sono – spiega Maria Voce – se vogliamo un cambiamento che sia reale, i pensieri, le ideologie possono accarezzare la mente, la fantasia, però è il Vangelo che trasforma, e c’è un popolo nel mondo intero che cerca di vivere in questo modo».
L’enciclica Laudato Si’ è stata per le ONG legate alla CIDSE fonte di grande ispirazione per continuare a promuovere una visione di cambiamento di paradigma e per avviare una mobilitazione senza precedenti. In particolare la CIDSE è impegnata nella preparazione della conferenza mondiale sui cambiamenti climatici che si terrà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre. Ma la partita più importante si gioca fuori del palazzo dove stanno lavorando per creare eventi, manifestazioni, partecipazione popolare assieme ad organizzazione della societa’ civile di tutto il mondo. Anche New Humanity (ONG dei Focolari partner dell’UNESCO), sta lavorando insieme alle altre ONG per la preparazione di un documento per la conferenza di Parigi. L’incontro informale è l’occasione per presentare al CIDSE l’Atlante della Fraternità, primo frutto del lavoro dello United World Project, la piattaforma promossa dai giovani del Movimento dei Focolari nella quale convergono tutte le attività che possono essere definite come “azioni di fraternità”, indicizzate secondo precisi parametri. Intanto, in questi giorni, la mobilitazione per la pace ha avuto una forte risonanza sui social con l’hashtag #OpenYourBorders, che raccoglie iniziative concrete a sostegno dei rifugiati. «Ho consigliato la lettura della “Laudato Si” a molti miei amici atei, dicendo “Qui troverete degli input per un cambio radicale nel modo di vivere, che può salvare l’umanità” – afferma Jesús Morán – . Il partenariato che può sorgere tra noi mi sembra provvidenziale per camminare in questa direzione». «Si tratta – spiega – di promuovere lo stile della condivisione. Il cambio di paradigma non è una questione di cosmetica sociale ma di giustizia sociale, nei confronti di coloro per i quali il problema non è l’ambiente, ma la fame, l’accesso all’acqua potabile, la morte per malattie di cui esiste la cura da secoli. Bisogna quindi radicalizzare il discorso nel senso della giustizia. Ci vuole questo lavoro sulle coscienze con tutti i mezzi, a partire da azioni molto concrete e dando loro la massima visibilità». (altro…)
Set 16, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Mi accolse piangendo «Era un mito per me. Ero fiero di avere un padre così, ma un giorno ci lasciò. Mia madre non ci spiegò mai il perché, dovevo crescere per saperlo: s’era fatta un’altra famiglia. Non volli più vederlo, neanche quando ci veniva a cercare. Un giorno una compagna di scuola in una situazione simile alla mia mi disse che come cristiana aveva perdonato il padre e ne aveva tratto una grande gioia. Per fare concretamente questo atto, che mi costò molto, andai a trovare mio padre. Lui mi accolse piangendo. Non ci fu bisogno di spiegazioni. Eravamo tornati amici». (R.S. – Venezuela) L’alunno “scomodo” «Un giorno un ragazzo un po’ ribelle della classe ha avuto una crisi, buttando all’aria un banco, per fortuna senza gravi conseguenze. Un collega, che da sempre voleva liberarsi di quell’alunno “scomodo”, pensò di procedere per via legale, facendo una severa relazione al preside. Da un lato volevo evitare una ribellione ulteriore del ragazzo con un peggioramento della sua situazione psicologica; ma anche volevo tener conto dell’opinione del collega e rispettare la sua sofferenza. La relazione è stata scritta, ma l’abbiamo fatta insieme cercando le parole giuste in modo da non peggiorare la situazione. Venivano in luce le cause del suo comportamento e nasceva una maggiore comprensione del problema. Adesso con il collega c’è un’intesa nuova: ha deciso di collaborare con me nei progetti di recupero degli alunni a rischio». (R.R. – Italia) La nonnina
«Nel nostro quartiere abitava una anziana. Era sola. Di tanto in tanto veniva a trovarci per farsi leggere le lettere che riceveva o per farsi accompagnare a riscuotere la pensione. In qualche ricorrenza speciale la invitavamo a casa nostra, dove lei si sentiva sempre a suo agio. Anche i nostri figli le volevano bene, e ogni volta l’accoglievano con gioia: per loro era la “nonnina”, per tutti il “minimo” di cui parla il Vangelo. Un giorno fu colpita da un ictus e i vicini chiamarono subito noi, quasi fossimo la sua famiglia naturale. Restò in ospedale per due mesi, sempre assistita da noi. Quando si riprese, accettò di andare a vivere in una casa per anziani. Ma continuammo ad occuparci di lei, con la collaborazione di altri. Grazie alla nonnina, nell’ospedale e nel quartiere si era messa in moto tanta solidarietà». (M. S. C. – Spagna) (altro…)
Set 15, 2015 | Focolari nel Mondo
“Se potrà contare su un rafforzamento dei mezzi, l’Europa sarà in grado di proseguire nella realizzazione di uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del continente africano”. Robert Schuman lo dichiarava il 9 maggio 1950, nel discorso di fondazione dell’attuale Unione europea. Oggi è una provocante e inquietante domanda. Quali sono i mezzi che non mettiamo a disposizione di tale compito essenziale ? Interverranno: Claudia De Stefanis in rappresentanza della Commissione europea in Italia. Donato Falmi, del Centro Chiara Lubich; Vincenzo Buonomo, docente di Diritto e Organizzazione Internazionale, Lateranense; Antonio Panzeri, europarlamentare, Presidente Delegazione UE-Magreb (in attesa conferma); Theodore Loko, Ambasciatore del Benin presso la Santa Sede; Milena Santerini, Rappresentante del Parlamento italiano nel Consiglio d’Europa; Giulio Albanese, giornalista, fondatore dell’Agenzia Misna Moderatore: Michele Zanzucchi, Direttore di Città Nuova Vedi dépliant
Set 15, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo
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Federico ist Autist. Er kann kaum sprechen, Beziehungen aufzubauen fällt ihm extrem schwer. Als Jugendlicher beginnt er, am Computer zu schreiben, was er nicht sagen kann: Worte, Sätze, Gedanken, Gefühle. Er kommuniziert, findet Freunde, die ihn nehmen, wie er ist: genau wie sie, nur anders. Und er schreibt seine Geschichte auf, erzählt vom »Gefängnis« seiner Sprachlosigkeit, vom Versuch, herauszukommen, von dem, was er denkt, und davon, wie er »tickt«. Auch von dem, was ihn trägt, was er glaubt …
Federico De Rosa wurde von der Stadt Rom zur »Person des Jahres 2015« ernannt. Ein berührendes Buch, ein Beitrag ganz eigener Art zum Thema Integration, eine – wenn man so will – Lektion über den Reichtum des »Anders-Seins« anderer. Weil jeder etwas zu geben hat. Verlag
Neue Stadt
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Set 15, 2015 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
Non avverto stanchezza, forse solo un po’ di sonno, per aver dormito meno di 5 ore a notte per cinque giorni di seguito. Sono appena tornato da un campo-scuola per adolescenti, o per meglio dire da un ‘cantiere’, come lo hanno chiamato gli animatori di Ragazzi per l’unità dei Focolari. Un’avventura fantastica, che messa in fila alle tante che da un anno a questa parte ho occasione di vivere, mi colorano la vita. E mi fanno dimenticare di essere entrato in quella fase potenzialmente critica che è il post-pensionamento. La proposta di dare una mano per quei ragazzi mi aveva lusingato. Sarò anche in pensione, mi ero detto, ma di energie e voglia di fare ancora ne ho. L’appuntamento è alle ore 9 a Borgo Don Bosco, un complesso messo a disposizione dai Salesiani. Via via cominciano ad arrivare i ragazzi, 25 fra maschi e femmine, tutti con meno di 18 anni. Dopo il primo momento di impaccio, si crea subito un’aria di amicizia, anche se la maggioranza di essi non ha assolutamente idea dove siano capitati e che cosa li aspetti. Il programma è ricco di sorprese, come si conviene ad un’iniziativa per giovanissimi. Ma anche di duro (si fa per dire!) lavoro, sudando insieme sotto il sole, o zuppi dalla pioggia, per migliorare le condizioni dell’area che ci ospita. Per tre mattine mi viene affidata la bonifica di un angolo remoto del giardino, abbandonato da oltre 20 anni. L’erba è cresciuta su della terra portata da vento e pioggia, nascondendo tutta una pavimentazione in asfalto, con spogliatoi e docce ancora lì presenti, diventati ricovero per ragni ed insetti che, per le proporzioni raggiunte, sembrano di razza aliena. Senza contare le varie cose abbandonate tra l’erba che inizialmente neppure si vedevano: in pratica una giungla da radere al suolo. Mentre si lavora, a circa metà mattina, mi viene l’idea di dire ai ragazzi come cerco di vivere io il lavoro, in particolare quel lavoro. Credo di non aver detto più di venti-trenta parole in tutto. Parole che ho concluso confidando la vera motivazione che mi spinge a farlo: pensare che “in quel complesso sarebbe venuto a giocare Gesù Bambino”. Dal silenzio che è sceso, percepisco che i ragazzi ne comprendono il senso e lo interiorizzano. E quella luce che vedo brillare nei loro giovani occhi si trasforma subito in azione concreta, mettendovi nuova lena, aiutandosi gli uni gli altri. Questa immediatezza è una lezione per me che, a differenza di quello che vedo in questi ragazzi, sono piuttosto lento nel lasciarmi convincere dalle cose che mi vengono dette. La domenica, a Messa, mi trovo vicino ad un ragazzo col quale avevo lavorato fianco a fianco. Al momento della pace spontaneamente sia lui che io ci avviciniamo e ci dichiariamo di essere pronti a dare la vita l’uno per l’altro. Iniziativa questa che a me, adulto, non sarebbe certo venuta spontanea verso un altro adulto; ma verso lui sì. Stare con questi ragazzi mi ha dato una nuova dimensione del futuro come umanità. E di speranza. Ho visto infatti che la voglia e la capacità di dare ce l’hanno tutta. Sta a noi credere in loro. L’adolescenza è un’età difficile, ma è anche l’età in cui si può costruire in grande. Non servono le tante parole, basta mettersi a ‘fare’ con loro cose positive. Forse è stato per questo che, lasciandoci, qualcuno di loro già mi ha chiesto di venire con me sabato prossimo al mercato rionale, a raccogliere quanto è rimasto invenduto di frutta e verdura per la mensa dei poveri. (altro…)
Set 14, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Verso una rete europea di Economia di Comunione (EdC) che supporti e colleghi i poli imprenditoriali di Portogallo, Belgio, Francia, Spagna, Croazia e Italia in cui operano aziende che aderiscono al progetto; la prima società italiana specializzata nel micro credito (MECC) per imprese di Economia Civile e di Comunione (EdC); una Workshop School per i giovani sul mondo del lavoro e dell’impresa in collaborazione con imprenditori ed economisti; lo “stato dell’arte” dell’Economia di Comunione mondiale, dopo il recente Congresso internazionale di EdC di Nairobi (Kenya). Sono questi i fronti e i percorsi sui quali il popolo dell’Economia di Comunione in Italia e i tanti interessati si ritroveranno a dibattere, progettare e costruire il 25 e 26 settembre prossimo nell’ambito della sesta edizione di LoppianoLab, “Oltre la paura – cultura del dialogo, cittadinanza attiva, economia civile”. Ancora una volta protagonista sarà la società civile italiana con le sue voci, il lavoro e i progetti in sinergia con i mondi della politica, della cultura e dell’economia. L’Economia di Comunione riparte dall’Africa – “A LoppianoLab 2015 vogliamo portare la creatività, le idee, l’intraprendenza e soprattutto la partecipazione di tanti alla ricostruzione del bene comune” – spiega l’economista Bruni, coordinatore internazionale del progetto EdC e membro del comitato scientifico della Convention. “Non a caso il primo panel sarà dedicato ad un evento che ha segnato il passo nella storia recente dell’EdC: il congresso internazionale del maggio scorso, svoltosi a Nairobi e che ha posto l’Africa come punto prospettico da cui guardare l’economia mondiale e l’EdC in particolare. Alla Convention faremo il punto e svilupperemo i progetti degli ‘incubatori d’impresa’ per la crescita di attività imprenditoriali in Africa e in Italia, sostenuti da imprenditori dei due continenti. Relazione e comunione, valori culturali centrali dei popoli africani, sono oggi caratteristiche imprescindibili per un’economia che aspiri a generare e rigenerare il tessuto umano e il benessere dei popoli non solo nell’Italia degli sbarchi o nell’Europa delle frontiere invase dai migranti, ma in tutto il mondo”. #Generi-Amo #Idee, generiamo opportunità! – È il titolo della Workshop School dedicata ai giovani, che prenderà il via il 23 settembre e si concluderà il pomeriggio del 25. Imprenditori, economisti e professionisti ascolteranno ed elaboreranno le idee dei giovani sulle domande che fanno da filo conduttore della Workshop School: “Cerco un lavoro o voglio inventarlo?” “Ho un’idea imprenditoriale, come posso realizzarla e verificarla? “Cosa è l’Impresa per me?” “Sono capace di lavorare con gli altri?”, “Cosa vuol dire “comunione” in tempi di crisi?”.
MECC, Micro credito per l’Economia Civile e di Comunione: il nuovo soggetto economico sarà presentato alla Convention 2015 promossa da E. di C.spa – Polo Lionello Bonfanti, Commissioni EdC, A.I.P.E.C., associazione Lionello Bonfanti . Punta a sostenere lo sviluppo di economia civile sui territori di riferimento delle reti etiche italiane a partire da quelle siciliane e toscane con sede presso il polo Bonfanti, creando ‘luoghi’ capaci di far crescere imprese che vogliano ispirarsi ai principi dell’Economia Civile e di Comunione. Alla sessione interverranno: Steni Di Piazza (Presidente MECC), Gaetano Giunta (Segretario generale della Fondazione Comunità di Messina, MECC), Eva Gullo (presidente E. di C. spa, MECC), Bernard Horenbeek (Presidente di SEFEA, Vice-Presidente di FEBEA, Direttore Generale di CREDAL), Luigino Bruni (comitato etico-scientifico MECC), Francesca Colombo (responsabile Area ricerca Etica SGR), Francesco Tortorella (responsabile settore progetti Azione per un Mondo Unito – AMU). Moderatore Giuseppe Frangi (direttore Vita) Verso un’Europa di comunione, “una nazione non basta” – La parola agli attori dell’EdC in Europa: i poli imprenditoriali di Portogallo, Belgio, Croazia e le realizzazioni di Spagna, Francia. Condurrà il dibattito l’economista Vittorio Pelligra. Pop Economix “Ovvero da dove allegramente vien la crisi e dove va”– il 26 settembre alle 21.00, al Polo Lionello Bonfanti si terrà la serata artistica con Fabrizio Stasia per la regia di Alessandra Rossi Ghiglione. E’ il racconto della crisi globale che ci ha investito: come nasce? Come funzionano le bolle finanziarie? Come la crisi dagli Stati Uniti è arrivata in Europa? L’austerity ci fa bene? Chi sono i responsabili? E noi, siamo solo vittime innocenti? Dirette streaming Ufficio stampa LoppianoLab: Elena Cardinali – mob: 347/4554043 – ufficiostampa@cittanuova.it Stefania Tanesini- mob: 338/5658244 – sif@loppiano.it Blog: http://www.loppianolab.blogspot.it Facebook: www.facebook.com/loppianolab – Twitter: @LoppianoLab Promotori: Polo Lionello Bonfanti – www.pololionellobonfanti.it – Gruppo Editoriale Città Nuova – www.cittanuova.it Istituto Universitario Sophia – www.iu-sophia.org – Cittadella di Loppiano – www.loppiano.it
Set 14, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Questo è il grido di tutto il Medio Oriente: fermate i conflitti». Esordisce così la libanese Arlette Samman, di fronte all’esodo senza precedenti di intere popolazioni in Siria, Irak e altri paesi:«Chi parte lo fa con un dolore immenso. Va verso l’ignoto, perché sente che la morte è vicina o si trova senza risorse e sicurezze per il futuro della famiglia… Altrimenti nessuno vorrebbe lasciare la propria terra». «È confortante vedere la reazione umanitaria di tanti Paesi in Europa – continua Philippe, da 14 anni in Egitto – ma vorremmo anche far sentire la voce del Medio Oriente che aspetta con ansia la pace e il diritto di “vivere e non di morire”». Entrambi sottolineano l’importanza di trovare insieme sempre nuove vie per la fraternità e soprattutto di alzare la voce dell’opinione pubblica. Va in questa linea la mobilitazione per la pace che il Movimento dei Focolari rilancia in questi giorni insieme a quanti nel mondo operano in questa direzione. In Europa, sollecitati dalle parole di papa Francesco, e anche dal risveglio delle autorità politiche – come di recente espresso dal presidente della Commissione UE, Jean-Claude Juncker – si moltiplicano le iniziative già da tempo in atto per l’accoglienza: case private aperte, coordinamento degli aiuti, raccolte fondi…
Ma è tutto il mondo ad essere presente in questi giorni a Roma, con gli 80 delegati da 36 nazioni, rappresentanti delle rispettive macroaree geografiche: «Venire qua è un’occasione di ritrovare fratelli e sorelle che operano anche per la pace, che continuano a sostenerci nei momenti difficili», è il sentire comune da chi proviene da aeree disagiate. Dall’America Latina, Maria Augusta De La Torre, porta con sé altri panorami: «A Cuba c’è una grande attesa carica di speranza. Da un lato la “nuova amicizia” tra Cuba e gli USA; dall’altro la Chiesa cattolica cubana, che si dimostra viva più che mai. La mediazione del Papa e la sua prossima visita all’Isola ci aiutano in questo risveglio». Riguardo alla crisi diplomatica in corso tra Colombia e Venezuela per il contrabbando transfrontaliero dichiara: «È una situazione molto dolorosa. La gente ha dovuto abbandonare le proprie abitazioni e c’è incertezza per il futuro, dolore e ribellione davanti ai fatti accaduti. Il contrabbando c’è sempre stato, ma ora non si sa cosa ci sia veramente sotto queste decisioni. Le persone del Movimento sono sostenute dalla forza che viene dal vivere il Vangelo e vogliono continuare a testimoniare la fraternità tra questi due popoli». Dalla Nigeria, Ruth Wambui Mburu, kenyota, confida che la sfida più grande che si trovano ad affrontare come Focolari è la radicalizzazione della divisione tra nord e sud, tra musulmani e cristiani, tra etnie. Il loro sforzo e il loro impegno è quello di testimoniare la fraternità vissuta proprio tra queste differenze. Georges Sserunkma, anche lui in Nigeria, arrivando a Roma proprio in questo momento storico avverte che «il mondo è davvero un’unica casa in cui viviamo tutti; vedere come la Chiesa e il Movimento prendono sul serio questa situazione mi allarga il cuore e mi dà speranza».
«Ciascuno di noi arriva con un un carico di difficoltà – afferma dal Vietnam Marcella Sartarelli – ma anche con un carico di speranze credendo che “il mondo tende all’unità”». Uno di questi segnali è per lei anche «l’apertura che si registra in Vietnam, ad esempio nei contatti con la Chiesa. È tutto un fermento, che aumenta la speranza. Del Vietnam si conosce la guerra che c’è stata 30 anni fa, ma poco del Vietnam di oggi, un Paese che vive uno sviluppo velocissimo. Alcuni passaggi della Laudato Si’ sembrano proprio un ritratto di questo Paese: una tecnologia e un’economia che avanzano velocemente, con città modernissime e contemporaneamente campagne abbandonate nell’inquinamento. Proprio su questo con un piccolo gruppo di giovani, in un villaggio vicino Hanoi, dove la situazione è critica abbiamo cominciato a documentare questo problema nascosto, e al tempo stesso rimboccarci le maniche per ripulire».
Anche in Oceania la problematica ambientale è molto sentita: «In Nuova Zelanda i giovani hanno promosso l’azione “Give one hour of your power”, staccare la corrente elettrica per un’ora, nella giornata della cura del Creato», racconta Augustine Doronila, «mentre da anni è in corso un’azione in favore della popolazione di Kiribati, arcipelago a rischio di scomparsa a causa dell’innalzamento del livello dell’acqua». Riflessioni e scambio di esperienze per due settimane, dal 14 al 27 settembre 2015, all’insegna della parola «unità»: non solo uno dei punti della spiritualità focolarina, ma la chiave dell’azione spirituale e sociale del Movimento, la parola riassuntiva del suo messaggio, nonostante tutto. (altro…)
Set 13, 2015 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nel documento che guiderà i lavori del Sinodo della Famiglia in Vaticano dal 4 al 25 ottobre, si legge: «La famiglia resta ancora oggi, e rimarrà sempre, il pilastro fondamentale e irrinunciabile del vivere sociale. In essa infatti convivono differenze molteplici, attraverso le quali si stringono relazioni, si cresce nel confronto e nella mutua accoglienza delle generazioni. Proprio così la famiglia rappresenta un valore fondante e una risorsa insostituibile per lo sviluppo armonico di ogni società umana, secondo quanto afferma il Concilio: “La famiglia è una scuola di umanità più ricca […], è il fondamento della società” ( GS,52 )».
Si evidenzia dunque l’importante ruolo della famiglia e degli sposi. A questo riguardo Igino Giordani così scrive: «Gli sposi possono avere una missione esplosiva, di riforma del mondo, dando al matrimonio il valore originario di generatore di vita – per il sacramento – sia di corpi che di anime: il valore di uno strumento, il più adatto, per ridare un’anima alla società, per ricollegare il mondo alla Chiesa». In un altro punto Giordani ci spiega come la famiglia vive questo ruolo: «La famiglia non si chiude in sé stessa, come dentro un fortilizio, ma si espande come cellula che vive per sé di quanto convive coi fratelli. Da questa comunione, che comporta doveri di apostolato, di carità e di giustizia verso la società, si capisce quanto ampia sia la dimensione dei compiti spirituali e sociali del matrimonio». Giordani continua sottolineando come solo la famiglia nella sua forma e costituzione può generare la società e la Chiesa: «La società nuova nasce, come da fonte sacra naturale, dalla famiglia, di cui il Vangelo, con poche notazioni, delinea le fattezze umano-divine. Dalla famiglia cristianamente organata, derivano la Chiesa e lo Stato, la città di Dio e la città dell’uomo: la doppia cittadinanza, in cui si matura la pienezza di vita dell’umanità redenta». Dunque un vincolo fondamentale unisce la società e la famiglia: «Oggi la società ha bisogno della famiglia per rinascere; altrimenti è avviata proprio alla catastrofe, perché non applica più la massima dell’amore e dell’unità». A cura del Centro Igino Giordani Brani tratti da: Igino Giordani, La rivoluzione cristiana Città Nuova Roma, 1969; Igino Giordani, Famiglia, Società, Città Nuova Roma, 1990; Igino Giordani, Lettera, 1967; Igino Giordani, Discorso Famiglie Nuove 1974. (altro…)
Set 12, 2015 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
È lunedì 31 agosto. In questo periodo non è facile raggiungere Fontem, il villaggio Bangwa che si trova nella foresta camerunese. Siamo infatti in piena stagione delle piogge e la strada è melmosa e in vari punti, quasi impraticabile. Ciononostante, negli ultimi 8 giorni, un’ininterrotta processione ha reso omaggio alla salma di Pia Fatica. Oggi ci sono addirittura più di mille persone, venute da ogni dove per l’ultimo saluto a questa straordinaria donna che 48 anni or sono, dall’Italia ha deciso di stabilirsi qui. Ad officiare il funerale è Mons. Andrew Nkea che esordisce: «Come vescovo e come bangwa posso dire che Pia ha vissuto tutte le beatitudini. Ciò significa che per lei oggi è il giorno della sua nascita al Cielo». Parole autorevoli, queste, che confermano quanto nel 2000 aveva disposto il Capo tradizionale locale insignendo Pia del titolo Mafua Nkong (Regina dell’Amore). Ma chi è questa donna che a 38 anni sceglie di trascorrere il resto della vita in Africa, chiedendo di restarvi anche in sepoltura? Pia nasce a Campobasso (Italia) nel 1929. È ostetrica, professione di prestigio e pure vantaggiosa a quei tempi. Sull’Osservatore Romano legge che sta iniziando una missione in Camerun, che prevede anche la costruzione di un ospedale. Lei si sente provocata in prima persona e, senza neppur conoscere quale sia il Movimento che implementa il progetto, decide di lasciare tutto per correre là a dare una mano. Giunta a Fontem viene a sapere che per una diffusa mortalità infantile, l’ostetricia è la priorità assoluta. Vi si dedica con tutte le sue energie, calandosi pienamente nella tradizione di questo popolo, animista, il quale, angosciato di veder morire i suoi neonati, si era rivolto al vescovo cattolico per chiedere aiuto.

Pia Fatica
Dotata di concretezza, di apertura, e di una grande capacità di dialogo con la cultura locale, Pia sa stringere rapporti significativi con singoli e famiglie, con le autorità, cui parla con rispetto e amore ma, quando occorre, anche con estrema verità e libertà interiore. Da ostetrica infaticabile fa nascere più di 11.000 bambini, accompagnandoli poi nel loro cammino anche spirituale. Un episodio fra i tanti: una ragazza, diventata cristiana convinta, le confida di non volersi sposare in chiesa per non voltare le spalle ai valori tradizionali della sua gente. Pia l’ascolta con grande apertura: sa che non sono scelte facili. Lì per lì non le dà consigli. In un momento successivo, però, riprende l’argomento. Le ripete che è lei a dover decidere liberamente, ma le ricorda anche che col Battesimo che aveva chiesto di ricevere, aveva accolto una nuova tradizione, quella di Gesù, che non si contrappone alla cultura del suo popolo. Dopo un mese la ragazza chiede a Pia di accompagnarla dal sacerdote per un colloquio a tre. Risultato: matrimonio felice, splendida famiglia testimone della fede. Pia continua a dare il suo contributo in diversi settori dell’Ospedale, fino all’ultimo servizio creato apposta per lei, denominato “Ufficio per tutti i problemi”, un titolo che da solo dice l’ampiezza e l’apertura del suo cuore. Lei conosce profondamente la realtà del popolo Bangwa ed ha una sensibilità particolare per gli ultimi: i malati, i carcerati, le persone in difficoltà economiche, e trova sempre il modo di aiutare anche con denaro che, per la sua grande fede, ottiene dalla Provvidenza. La concretezza che l’ha sempre caratterizzata l’accompagna anche nelle ultime settimane, quando decide di scrivere alla presidente dei Focolari, Maria Voce, per annunciarle che presto lascerà questo mondo: «Sono contenta di andare da Gesù – scrive fra l’altro – e di consegnare nelle sue braccia il mondo per il quale ho vissuto». Al cimitero, sotto una pioggia torrenziale, si avvicendano le danze della celebrazione in segno di profonda gratitudine per questa grande donna, nella convinzione di tutti che Pia, da Gesù, ci è proprio andata. (altro…)
Set 11, 2015 | Focolari nel Mondo
https://www.youtube.com/watch?v=gcAv0Lr34bw (altro…)
Set 11, 2015 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
«Un dolore che incontriamo, sotto volti diversi, davanti alle nostre case e porte, ogni giorno», scrivono Viktória Bakacsi e László Vizsolyi, responsabili del Movimento dei Focolari in Ungheria, per esprimere quanto vivono in questo periodo. «Abbiamo ascoltato le parole di Papa Francesco, ed ora proveremo a capire come metterle in pratica ancora di più». «Ormai da mesi – scrivono – il flusso di immigrati è continuo, tutti i giorni arrivano in Ungheria circa 2000 persone: famiglie con bambini, stanchissimi, disperati, anche ammalati, senza niente e spesso senza documenti e con la ferma volontà di proseguire verso la Germania o altra destinazione. Nonostante la confusione, tantissime persone si muovono e aiutano: organizzazioni ecclesiali così come associazioni civili». In questa situazione drammatica anche il Movimento dei Focolari in Ungheria si dà da fare: «Abbiamo messo in comune esperienze ed idee anche col Nunzio – continuano Viktória e László – e ci siamo impegnati ad unire le forze e ad agire in modo coordinato per essere più efficaci. Stiamo iniziando a metterci in rete coi Gesuiti che hanno già un programma elaborato, e a gruppi come la Comunità di Sant’Egidio, che ha non solo l’organizzazione e l’esperienza, ma anche esperti giuristi. Il lavoro comune intrapreso mira anche alla formazione delle coscienze all’accoglienza, che abbiamo già cominciato durante il campo estivo con 230 giovani».
Membri dei Focolari attivi in parrocchia sono presenti alla Stazione Keleti. Una di loro scrive: «Sono in mezzo ai profughi quasi da due mesi. Siamo in molti ad aiutarli. Ci sono tanti bambini, persone disperate… Cerco di vedere in ciascuno un volto di Gesù, e questo mi dà forza. Loro sono molto grati per ogni aiuto, i bambini gioiscono per ogni piccolo regalo». E una psicologa: «Cerco di mettere in comunione la mia professione per sostenere i tanti volontari». Un sacerdote focolarino scrive: «Giovedì scorso avevamo un incontro per sacerdoti. Dopo aver letto la Parola di Vita del mese, siamo andati in 6 alla Stazione dai profughi ad aiutarli». Una giovane: «Dopo il campo dei Giovani per un Mondo Unito siamo andati dai profughi per occuparci soprattutto dei bambini. Eravamo una ventina, di cui due vestiti da Gibì e Doppiaw. Attorno a noi si sono aggiunte una 70ina di giovani, bambini e famiglie, afgani e siriani. Abbiamo giocato, disegnato e, via via che l’atmosfera si scioglieva, anche gli altri si sono esibiti in varie danze. Abbiamo comunicato in tutti i modi – non tutti parlano l’inglese – e tanti di loro si dilettavano ad insegnarci qualche parola araba. Abbiamo deciso di andare una volta a settimana».
«Ci siamo accorti della difficoltà nel comunicare e la mancanza di informazione. Una focolarina in collaborazione coi volontari di soccorso dell’Ordine di Malta si è impegnata a trovare persone che conoscano l’arabo per preparare dei cartelli esplicativi e per fare da interpreti. Anche a Szeged continuiamo ad aiutare i profughi che arrivano continuamente. Oltre le raccolte ormai regolari, hanno portato casse extra di frutta per i profughi. Una di noi che fa la poliziotta, tutti i giorni dopo il lavoro si reca nel campo ad aiutare donne e bambini». «Siamo consapevoli – concludono – che tutto quello che possiamo fare è solo una goccia nell’oceano … ma non vogliamo che manchi». (altro…)
Set 9, 2015 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Vivere un’esperienza di formazione attraverso un approfondimento biblico, teologico-carismatico ed ecclesiologico sulla vita consacrata; avere uno spazio di condivisione della propria realtà, dei desideri e delle aspettative formative, celebrare e testimoniare la bellezza della propria vocazione. È questo l’obiettivo degli oltre quattromila giovani consacrati e consacrate provenienti da ogni parte del mondo (tra cui Iran, Filippine, Costa d’Avorio, Zimbabwe) che arriveranno a Roma dal 15 al 19 settembre per partecipare all’Incontro Mondiale dei Giovani religiosi e religiose. Un evento organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica con il quale si avvia a conclusione l’Anno della Vita consacrata. Intenso e variegato il calendario degli appuntamenti. Ogni mattina i giovani si incontreranno nell’Aula Paolo VI in Vaticano per ascoltare e riflettere sui temi della vocazione, della vita fraterna e della missione; il pomeriggio si riuniranno in diverse parti di Roma per momenti di dialogo e condivisione e la sera potranno prendere parte agli itinerari proposti: il cammino dell’annuncio (notte missionaria al centro di Roma), il cammino dell’incontro (itinerari con alcune organizzazioni socio-ecclesiali: Caritas, Comunità di S. Egidio, Talitha Kum), il cammino della bellezza (visite guidate ai Musei Vaticani e alla Cappella Sistina). Alcuni eventi sono aperti a tutti: la veglia di preghiera in Piazza S. Pietro (15 settembre ore 20.30) presieduta dall’Arcivescovo Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata, S.E.R. Mons. José Rodríguez Carballo, la messa nella Basilica di S. Pietro (19 settembre ore 11.30) presieduta dal Prefetto della Congregazione, S.E.R. il Cardinale João Braz de Aviz, la serata di musica e testimonianza in Piazza S. Pietro (18 settembre ore 20.30). Non mancherà l’incontro con papa Francesco durante l’udienza generale, mercoledì 16 settembre. In questa occasione sarà donato a tutti i presenti il volume Amare è dare tutto. Testimonianze, edito in sette lingue. Il libro, pubblicato dall’Association la Vie Consacrée e in italiano da Città Nuova, è stato presentato in occasione della sua uscita al Santo Padre che ha avuto parole di grande apprezzamento per la visione nuova, fresca e attraente della consacrazione e ne ha incoraggiato la più ampia diffusione possibile. Per conoscere il programma della manifestazione clicca qui Fonte: Città Nuova online (altro…)
Set 9, 2015 | Focolari nel Mondo
Provenienti da ogni parte del mondo (tra cui Iran, Filippine, Costa d’Avorio, Zimbabwe) giovani consacrati e consacrate arriveranno a Roma per partecipare all’Incontro Mondiale dei Giovani religiosi e religiose. Un evento organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica nell’ambito dell’Anno della Vita consacrata. Tra gli eventi aperti a tutti: • Veglia di preghiera in Piazza S. Pietro (15 settembre ore 20.30) • Incontro con papa Francesco durante l’udienza generale, mercoledì 16 settembre. • Messa nella Basilica di S. Pietro (19 settembre ore 11.30) (altro…)
Set 9, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Ridurre i finanziamenti pubblici destinati agli armamenti; operare alla radice delle diseguaglianze per contrastare la miseria; rivedere i modelli di governance attuali; adottare un modello di legalità organizzata in opposizione ai fenomeni criminali; garantire un livello di istruzione primaria universale. Sono questi i 5 punti principali dell’appello dei Giovani per un Mondo Unito (GMU) dei Focolari, rivolto ai Parlamenti nazionali, a quello Europeo, alle commissioni nazionali dell’Unesco e alle Nazioni Unite. Era il 12 marzo di quest’anno, quando 350 giovani rappresentanti di 39 Paesi, riuniti nella Camera dei Deputati del Parlamento italiano, lanciavano questo pressante appello. Parole che risuonano in questi giorni più attuali che mai, di fronte al dramma umanitario che non può più attendere le riflessioni politiche o i tempi delle burocrazie nazionali e internazionali: «Siamo consapevoli dello scenario globale attuale costellato da numerosi conflitti da cui scaturiscono fenomeni come le migrazioni dei popoli che tentano di fuggire dalla violenza, dalla estrema indigenza, dalla fame e dalle ingiustizie sociali di cui sono vittime nei loro Paesi. Queste profonde ferite ci coinvolgono direttamente e ci spingono a cercare soluzioni concrete, a cui volgiamo il nostro impegno personale». «Per realizzare la fraternità universale – aggiungono tra l’altro – non basta la buona volontà del singolo: siamo convinti, infatti, che sia necessaria un’azione della politica, diretta ad intervenire sulle cause dei conflitti e sulle condizioni che generano diseguaglianza». Nell’appello, i giovani non solo denunciano queste cause ma fanno delle richieste chiare ed esplicite. Oggi, tutti immersi nell’urgenza del dramma umanitario, anche i GMU alzano la voce per dire “Vogliamo la Pace e l’Unità fra i popoli”. Invitano a diffondere l’appello, presentandolo il prima possibile alle istituzioni internazionali, nazionali, locali (ONU, UNESCO, Capi di stato, Parlamenti, sindaci, ecc.) e anche ai leader religiosi. Scelgono l’11 settembre come data per «invadere i social media con l’Hashtag #OPENYOURBORDERS», e lanciano delle iniziative concrete che porteranno avanti insieme e che si uniscono alle tante già in atto, raccolte nello United World Project Sulla pagina Facebook ‘Dialogue to unlock’ o attraverso l’indirizzo info@unitedworldproject.org si possono pubblicare foto, testimonianze, iniziative, video, in favore dell’accoglienza e della pace. Leggi anche: I giovani dei Focolari in Parlamento Quanto verrà raccolto può essere inviato alla Caritas locale o al conto della Segreteria dei Giovani per un Mondo Unito Vedi video: #OpenYourBorders #DialogueToUnlock (altro…)
Set 9, 2015 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Il Book Concert è un progetto sostenuto dalla Conferenza Episcopale Coreana. È nato tre anni fa con lo scopo di diffondere la fede attraverso la cultura e da allora, una volta al mese, a Seoul ci si ritrova attorno a scrittori e artisti conosciuti o esordienti. Ad agosto il Book Concert si è presentato con un’edizione speciale per i giovani: “Tu, io, noi, svegliamoci”, per ravvivare il messaggio di Francesco per la società coreana di oggi. Trasmessa interamente da una TV cattolica coreana, si è svolta all’inizio del mese nella storica Cattedrale di Myungdong, dove il Papa nel 2014 aveva celebrato la Messa per la pace e la riconciliazione del Paese. Ospiti principali tre scrittori: Kong Ji-young, scrittrice molto amata dai giovani; don Jin Seul-ki, un giovane sacerdote autore, e Cho Seung-yeon, un giovane esperto della cultura mondiale. “Wake up” era il cuore del messaggio del Papa ai giovani asiatici riuniti in
Corea l’anno scorso ed è stato anche il messaggio di quest’anno: svegliarsi e alzarsi, cioè mettersi in moto verso la società e i prossimi, soprattutto verso i sofferenti. Gli scrittori hanno parlato delle loro esperienze sul “wake up” [risveglio] personale, rispondendo alle domande dei giovani su come affrontare e superare le difficoltà di vita e di fede che si incontrano nella quotidianità. Un concerto dei ‘Third Chair’, e poi esperienze e dialogo. Non poteva mancare la preghiera per la pace con le parole di san Francesco, in un momento di profondo raccoglimento. 20 bandiere di diversi Paesi asiatici hanno costruito una coreografia per esprimere la fraternità, superando antichi rancori e ostilità tra nazioni. «Ho lavorato in due “equipe”, quella della sceneggiatura e quella della parte artistica» – racconta uno dei giovani dei Focolari -. «Abbiamo presentato la performance preparata in occasione dell’Asian Youth Day dell’anno scorso e che concludeva il Book Concert. Non sono mancate difficoltà e tensioni nella preparazione, ma abbiamo puntato ad un clima di reciproca comprensione anche tra generazioni, sapendo che solo così questo evento sarebbe diventato un dono per tutti i giovani invitati». «Anche col nostro servizio, a volte nascosto, – commenta un altro dei giovani volontari – abbiamo potuto rivivere la visita del Papa dell’anno scorso e trasmettere questa esperienza a tanti altri giovani». (altro…)
Set 8, 2015 | Focolari nel Mondo
La presentazione di questo volume redatto in co-participazione tra l’Istituto Paolo VI e il Centro Chiara Lubich e pubblicato dall”Edizioni Studium, si terrà al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo Via S.Giovanni Battista De La Salle il prossimo 27 settembre. La data è stata scelta perché vicina alla prima memoria del beato Paolo VI (che si celebra il 26 settembre)

Depliant con il programma
Il programma si articolerà in due momenti. Dopo il saluto di Maria Voce – Presidente del Movimento dei Focolari – e di don Angelo Maffeis – Presidente dell’Istituto Paolo VI – ci sarà una tavola rotonda con Mons. Vincenzo Zani, segretario della congregazione per l’Educazione Cattolica, la dott.ssa Giulia Paola Di Nicola e Mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano Laziale. Moderatore Alessando De Carolis. Seguirà un concerto su musiche di Frederic Chopin interpretato al pianoforte da don Carlo José Seno, dal titolo “Aperto sul mondo”. Meditazione in musica sulla vita del beato Paolo VI. (altro…)
Set 8, 2015 | Focolari nel Mondo

Ulteriori informazioni: Sito Web (Gran Britagna):
Gen Verde UK Tour Facebook:
GenVerdeScotland2015 https://www.youtube.com/watch?v=llkkHKzywrM
Set 7, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«Spesso noi siamo ripiegati e chiusi in noi stessi, e creiamo tante isole inaccessibili e inospitali. Persino i rapporti umani più elementari a volte creano delle realtà incapaci di apertura reciproca: la coppia chiusa, la famiglia chiusa, il gruppo chiuso, la parrocchia chiusa, la patria chiusa… E questo non è di Dio!». Risuonano in modo forte le parole di papa Francesco all’Angelus del 6 settembre, dove indica un’azione concreta per sostenere il dramma delle centinaia di migliaia di rifugiati costretti a lasciare le proprie case: «In prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi». Maria Voce, a nome del Movimento dei Focolari, esprime «gratitudine per l’appello coraggioso e concreto del Santo Padre», e sottolinea la decisione di fare quanto chiede «aprendo di più le nostre case e luoghi all’accoglienza».

Il Bed & Breakfast aperto ai migranti
Già molte iniziative personali e di gruppo, promosse dai Focolari, sono in atto in varie nazioni del Nord Africa, Medio Oriente, Europa, Sudest Asiatico, America del Nord e del Sud: supporto alle migliaia di persone provenienti dal Myanmar nei campi profughi a Nord della Thailandia, il Bed & Breakfast aperto ai migranti in provincia di Firenze, accoglienza dei rifugiati a Szeged e altre città in Ungheria e in Austria, a Lione con accoglienza di famiglie, lettere al Presidente dell’Uruguay per stimolare l’accoglienza di profughi, per citare alcuni tra le migliaia di esempi raccolti nella piattaforma dello United World Project. Ma non basta. «Bisogna fare di più», afferma Maria Voce, per muovere i vertici della politica, i circuiti del commercio di armamenti, i decisori delle scelte strategiche, le quali – come comincia a dimostrarsi – possono partire dal basso, con la mobilitazione della società civile. La presidente dei Focolari, inoltre, ha richiamato i membri del Movimento «a impegnarsi e a convergere maggiormente» per promuovere, insieme a quanti si muovono in questa direzione, azioni rivolte a smascherare le cause della guerra e delle tragedie che affliggono tanti punti del pianeta, con l’obiettivo di porvi rimedio, «mettendo in gioco le nostre forze, mezzi e disponibilità». Comunicato stampa – Servizio Informazione Focolari (altro…)