Set 7, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Da oltre 3 mesi faccio tirocinio in oncoematologia pediatrica, un reparto dove non sai mai se quei bambini di cui oggi ti stai prendendo cura, domani li ritroverai ancora. Non è per niente facile vivere a continuo contatto col dolore innocente, al punto da mettere costantemente alla prova la scelta di studiare infermieristica pediatrica. Il primo giorno mi sento pronto a tutto. Ma, appena metto piede nel reparto, mi si presenta una bambina meravigliosa. È affetta da un tumore maligno fra i peggiori, allo stadio terminale. Non ho la più pallida idea di come affrontare la cosa. Mai come in questo momento mi sento inutile ed incapace, convinto di non poter fare nulla di buono per lei. Ci sono anche tanti altri bambini nel reparto, e la giornata sembra passare velocemente, ma ogni volta che entro nella stanza di quella bambina provo lo stesso senso di impotenza e di inadeguatezza. Si fanno le 14,00, l’ora di finire il turno. Non posso andare via senza aver fatto qualcosa per lei. Ma che cosa? Nel cercare di mettere in pratica la spiritualità dell’unità, avevo sperimentato che nell’amore ciò che vale è amare. Che non occorre fare gesti eclatanti, basta iniziare da una piccola cosa, senza avere grandi pretese. Ma tutto ciò che potevo fare per quella bambina l’avevo già fatto. Come mai sento di dover fare di più? Al mattino, entrando in ospedale, avevo visto una piccola cappella. Forse, intuisco, amare quella bambina significa pregare per lei. Mi siedo in uno degli ultimi banchi, ma non so come e cosa chiedere. Rimango lì, in silenzio, con in cuore solo un grande dolore che mi opprime. E piano piano sento che Gesù prende su di sé tutta la mia sofferenza. Col cuore libero posso ora affidare la bambina a Lui e poi andare ancora una volta a salutare lei e la mamma per far sentire loro la mia vicinanza, la mia forte condivisione. Da allora in quella cappella continuo ad andarci spesso. È lì che trovo la luce per affrontare, e anche un pochino comprendere, il mistero del dolore innocente, quello che qui si presenta così frequentemente. Ed è in Gesù crocifisso e risorto che trovo la forza e il giusto atteggiamento per avvicinarmi ai bambini e ai loro familiari. Spesso non capisco cosa fare per loro, ma poi la risposta arriva sempre puntuale. Un giorno viene ricoverata una bambina di 10 anni che era stata sballottata da un ospedale all’altro. I sospetti che aleggiavano di una grave malattia del sangue, vengono confermati e tutto ad un tratto, addosso a lei e alla madre, crolla, come un macigno, una diagnosi senza speranza. Sento l’importanza di stare loro vicino, di immedesimarmi con la loro situazione, aiutandole come posso, anche a costo di rimanere qualche ora in più in ospedale. Durante il giorno non mi è consentito di fare molto, ma quando ho un attimo libero dagli impegni del reparto, vado nella loro stanza, un po’ per ascoltare la mamma e rassicurarla, un po’ per far svagare la bambina. Ed ogni volta vedo nei loro occhi un velo di serenità che prima non c’era, un nuovo moto di speranza nell’affrontare la difficile prova che le attende. Ed è così in tante altre situazioni, cogliendo ogni occasione per stare un po’ di tempo con i ‘miei’ bimbi, non solo per somministrare loro la terapia, ma per vederli sorridere e affrontare con un po’ più di serenità il loro difficile percorso». (altro…)
Set 6, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Lo scorso mese di aprile si è scoperta un’enorme truffa ai danni dello Stato da parte di funzionari del Servizio di Amministrazione Tributario (SAT) collusi con alti vertici della politica. La stretta collaborazione tra il Ministero Pubblico e la Commissione internazionale contro l’Impunità in Guatemala (CICIG) ha permesso di portare in giudizio per corruzione decine di persone implicate. Tra le più note la Vicepresidente. Questo ha provocato nei cittadini un’onda di indignazione mai vista negli ultimi 60 anni, che è andata crescendo. In coincidenza con questi avvenimenti, Raúl e Cecilia Di Lascio, argentini, hanno incontrato la comunità dei Focolari lo scorso 22-23 agosto. Architetto e imprenditore dell’Economia di Comunione il primo, membro della commissione internazionale del Movimento Politico per l’Unità, la seconda. Con loro si sono approfonditi i grandi temi dell’economia e della politica alla luce del carisma dell’unità. Incontrarsi durante questa effervescenza sociale inedita, ha fatto sì che i momenti di scambio tra cittadini di ogni età sui temi della politica fossero un’occasione di apertura a questo ambiente, generalmente mal visto. È venuta in evidenza la visione di Chiara Lubich quando ha fondato il Movimento Politico per l’Unità: i grandi valori che l’agire politico manifesta quando si vive come servizio e dediti al bene comune. Sia ricoprendo un incarico politico che nell’agire quotidiano del singolo cittadino. Guardare alla politica dall’ottica della fraternità, che libera atteggiamenti coraggiosi e impegnati nelle relazioni sociali, ha riempito di speranza i partecipanti, sostanziata dallo scambio di esperienze che sono in corso in varie parti del mondo. Nei giorni successivi la società guatemalteca si è auto convocata in nuove proteste di massa. Si chiedeva la rinuncia del Presidente – sollecitata anche dalla chiesa cattolica e dalle varie chiese cristiane – dopo i legami emersi con la corruzione. Molte imprese, scuole, università hanno fermato le attività per favorire la partecipazione, e così anche il Centro Mariapoli e il Collegio Fiore. La concentrazione della gente nel “Parque Central” de Guatemala è stata massiccia: più di 100mila persone si sono radunate nell’arco della giornata. «Si sente che nel cuore del Guatemala c’è un vuoto che non è stato riempito. Dobbiamo unirci perché avvenga un cambiamento», dice Willy. Si apprezza che tanta gente riesca a manifestare in forma pacifica: «Il bello è che anche le ditte hanno chiuso per permettere alla gente di partecipare – spiega Saturnino -. Come guatemalteco vibravo quando si gridava “Guatemala, Guatemala” o si cantava l’inno nazionale». «Mi è sembrato di vedere una nuova coscienza di responsabilità – assicura la maestra Lina -. Non vogliamo lasciar passare l’opportunità di cambiare le cose, sapendo che questa volta è possibile». Per molti è stato incoraggiante vedere famiglie intere che non hanno avuto paura di portare i bambini. «Famiglie, ricchi insieme a poveri – commenta Sandra – popolazione indigena, giovani insieme ad adulti e bambini, studenti disposti a superare la violenza per raggiungere l’obiettivo comune!». Sì, quell’obiettivo che Alex definisce “un Paese migliore”. È notizia dell’ ultima ora che il Presidente della Repubblica ha perso l’immunità, si è dimesso “per il bene della società”, e si trova ora in arresto. Il 6 settembre i cittadini saranno chiamati alle urne e tutto fa supporre che questo passaggio avverrà in modo pacifico e democratico. Di Filippo Casabianca, Città di Guatemala (altro…)
Set 5, 2015 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
7 kilometri addentrandosi nella foresta, dove si arriva a piedi o con un furgoncino (il baka) che supera tutte le buche di acqua e fango scavate durante la stagione delle piogge. Nel villaggio di Glolé, uno dei 18 del Cantone (nella regione del Tonkpi, a Man, nordovest della Costa d’Avorio), non c’è l’elettricità, di conseguenza neanche la televisione, non c’è internet, non ci sono negozi. Molti dei suoi abitanti sono stati toccati dall’ideale di fraternità di Chiara Lubich. Lo vivono nel quotidiano a partire dalla parola del Vangelo messa in pratica, e anche la struttura sociale e politica che li tiene insieme, viene gradualmente arricchita e illuminata da questa esperienza. Gilbert Gba Zio, è un leader comunitario naturale, catechista, capo di una delle famiglie: «Un giorno ci siamo chiesti cosa fare per il nostro piccolo villaggio», racconta nel recente convegno dell’Economia di Comunione a Nairobi (Kenya). «Vedevamo che la Parola del Vangelo vissuta poteva darci delle indicazioni». Ed ecco alcune delle concretizzazioni che sono seguite a quella domanda.
Casa dello “straniero” (ospite) – L’espressione locale “Kwayeko”, “Da noi c’è posto”, a Glolé non è un modo di dire. «Qui di frequente arrivano persone di passaggio – racconta Gilbert – gente che fa chilometri a piedi, costretta a dormire per strada prima di arrivare nei propri villaggi. Ogni volta si cede il proprio letto all’ospite. Anche questo è Vangelo, ma ci siamo detti: “Non possiamo fare di più? Perché non costruiamo piccole casette, così, quando qualcuno arriva, possiamo offrirgli un tetto per dormire?”. Abbiamo iniziato, tra canti di gioia, a fabbricare mattoni. Nel gruppo c’erano dei muratori e abbiamo costruito 12 piccole case composte da una stanza e un piccolo salone. Adesso agli stranieri che arrivano possiamo dire: “Abbiamo la casa, venite a dormire”. Il cibo non manca, siamo contadini. Così abbiamo fatto i primi passi». Casa della salute – La difficoltà di accesso alla strada asfaltata durante la stagione delle piogge, e i successivi 30 km per raggiungere la città di Man, il centro urbano più vicino, rendono impossibile un soccorso tempestivo in caso di necessità medica. «Un giorno una donna doveva partorire d’urgenza – racconta ancora Gilbert – L’abbiamo trasportata con la carriola fino alla strada asfaltata per trovare un veicolo. Grazie a Dio, la donna è stata salvata; ma farcela è stata dura. Dunque, occorreva costruire una casa della salute e mettere al lavoro alcune “ostetriche tradizionali”. Ma dove trovare i soldi? Da noi c’è la mezzadria: il proprietario di un campo lo può dare a un altro che lo coltiva per una stagione. Il frutto del raccolto è diviso a metà. La nostra comunità ha preso una piantagione di caffè: gli uomini hanno pulito il terreno, le donne hanno raccolto il caffè. Con questi soldi abbiamo acquistato il cemento e costruito la casa della salute».
Bambini malnutriti – «C’erano dei bambini che morivano nel villaggio e non sapevamo come poterli salvare. Alla cittadella Victoria del Movimento dei Focolari, c’è un Centro nutrizionale che si sarebbe potuto occupare di loro. Abbiamo spiegato il problema e iniziato a portare i bambini. Eravamo sorpresi nel vedere che da loro i bambini guarivano senza medicine. Ci hanno insegnato come dargli da mangiare. Un giorno la responsabile ci ha detto: «Se volete, possiamo venire da voi». Eravamo d’accordo. Nella nostra cultura il bambino appartiene all’intero villaggio! Ci hanno spiegato come evitare e curare questa malattia. Abbiamo iniziato a cambiare le nostre abitudini alimentari e imparato come conservare gli alimenti, per nutrire i nostri bambini in tempo di carestia». Banca del riso – «Conserviamo il riso in piccoli granai, ma spesso è visitato da ladri e topi. Abbiamo allora costruito un magazzino e ciascuno ha inviato ciò che aveva. Eravamo all’inizio 30 persone. Oggi anche i contadini che non sono del gruppo si sono associati e 110 persone portano i loro sacchi di riso per conservarli in questa banca. Nei mesi di marzo e aprile, durante la semina, vengono a prendere quello che serve per arare; mettono da parte il necessario per i propri figli. Al momento opportuno, quando i prezzi sono buoni, prendono il riso per la vendita. Ognuno, secondo la propria coscienza, dona una parte del raccolto e lo deposita nella banca come contributo per i bisogni della comunità e per i guardiani della banca». Un villaggio non basta – «Non potete venire da noi con il “vostro affare”?», chiedono dai villaggi vicini. Oggi sono 13 i villaggi che vivono come a Glolé. «L’unità è la nostra ricchezza», afferma Gilbert. «Un giorno qualcuno dall’esterno voleva aiutarci a costruire un pozzo nel villaggio. Ma non siamo arrivati ad un accordo. Se avessimo insistito, questo pozzo avrebbe portato la divisione nel villaggio. Abbiamo preferito non accettare questo dono e mantenere l’unità fra di noi». Cfr. “Economia di Comunione – una cultura nuova” n.41 – Inserto redazionale allegato a Città Nuova n.13/14 – 2015 – luglio 2015 Cfr. Nouvelle Cité Afrique Juillet 2015 Costa d’Avorio (Nairobi): Congresso di Economia di comunione 2015 (altro…)
Set 4, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo
De 18 a 20 de setembro será realizado na Mariápolis Santa Maria, em Igarassu (PE), o VIII Encontro de Psicologia e Comunhão, intitulado “O encontro com o outro: Empatia e Diálogo”. O Encontro deseja ser um momento de diálogo entre as diversas linguagens e experiências que o saber psicológico proporciona na compreensão das relações interpessoais. O evento é direcionado a psicólogos e psiquiatras, profissionais e estudantes. “Psicologia e Comunhão” é um grupo que nasceu inspirado na cultura da unidade, vivida por Chiara Lubich e o Movimento dos Focolares, a partir do Doutorado honoris causa em Psicologia recebido por ela na Universidade de Malta, em 1999. Conta com pesquisadores de diversos países e realiza encontros que possibilitam o diálogo entre os diversos olhares e perspectivas que a Psicologia proporciona. Mais informações e inscrições podem ser feitas pelo site http://psicologiacomunhao.wix.com/site
Set 4, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo

Set 4, 2015 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Sull’autobus che mi porta ad Harefield (Gran Bretagna) – l’ospedale dove studio infermieristica – mi colpisce il modo di fare di una collega. L’approccio non è dei più semplici, dato che sono timida e spesso attorniata da amici altrettanto “selvaggi” come me. Ma lei non disdegna la mia compagnia, anzi, un giorno mi propone di fare colazione assieme. Diventiamo amiche. Da un po’ di tempo il mio cristianesimo non mi soddisfa: frequento la chiesa per un senso del dovere, per mettere a posto la coscienza. Lei invece mi parla di una fede gioiosa, autentica, che condivide con altri giovani come lei, una fede illuminata dall’amore. Un giorno arriva in ospedale con la chitarra: è per far festa ad un’infermiera con la quale notoriamente non è facile andare d’accordo. Ma allora, mi dico, se questa ragazza arriva a tanto, forse vale la pena di sapere che cosa la spinge ad agire in questo modo. Mi racconta della spiritualità dell’unità che la anima. Così, anch’io come lei, comincio a frequentare le persone del Focolare e ogni volta scopro sempre nuove occasioni per donarmi: mettere in comune del vestiario o del cibo con chi ha bisogno, offrirmi per cure o altri servizi, ecc. Questi piccoli gesti, frutto del Vangelo che anch’io inizio a mettere in pratica, mi danno tanta gioia. Anche se non so ancora bene cosa sia il Movimento dei Focolari, sento di aver trovato la mia casa. Ma posso io fare la scelta radicale delle focolarine ? Loro sono cattoliche, io anglicana… Dentro mi risuona una voce: «Perché no? Basta che tu dica il tuo sì a me». Mi sento come una che sta facendo un salto nel vuoto, ma ugualmente dico il mio si a Dio, felice di volerlo seguire per sempre. Ero diventata infermiera, specializzata in ostetricia, per un profondo desiderio di portare un cambiamento nella società. Pensavo che con questo diploma avrei potuto lavorare all’estero e già avevo messo da parte dei soldi per il viaggio. Quando sono entrata in focolare, ho dato quei soldi a chi ne aveva bisogno e ho iniziato la mia formazione per diventare focolarina. La mia prima destinazione è stato il focolare di Leeds per 5 anni. Lì ho lavorato in un quartiere a rischio. Venendo da un ambiente agiato, dei poveri avevo un’idea romantica: non sapevo come davvero la gente vivesse “dentro” la povertà. Avevo in cura una giovane madre. Ogni volta che veniva ai controlli notavo che aveva sempre gli stessi vestiti e i collant pieni di buchi. Ho cercato di stabilire un rapporto, affinché potesse dirmi la sua situazione, dove abitava, ecc. Così una volta sono andata a farle visita a casa sua. Sulla porta c’era il suo partner, una persona aggressiva e scostante. Scioccata da quell’uomo e dalla sporcizia e disordine di quel luogo, non sapevo da dove incominciare per avviare un rapporto. Poi mi sono accorta di un grande serbatoio per l’allevamento del pesce che era lì dentro. Ho iniziato a parlare di pesci, così la tensione si è rasserenata. La volta successiva ho portato dei vestiti e l’altra volta ancora la donna si è fatta trovare con gli abiti indossati per farmeli vedere. Ora vivo nel focolare di Welwyn Garden City (nei pressi della capitale) e continuo a lavorare per il Servizio Sanitario Nazionale (NHS). In questi ultimi anni qui da noi c’è stato un grande sconvolgimento nelle politiche sanitarie e non è così facile portarvi quel cambiamento che animava l’inizio della mia carriera. Ma anche in questo sconvolgimento cerco di fare ogni cosa come un atto d’amore a Dio nei fratelli. Vivere in comunità con persone che hanno fatto la mia stessa scelta di vita è una chance molto importante, anche per il mio lavoro. Ma anche per crescere insieme nell’unità fra di noi e nella fede in Dio Amore, donandoci agli altri al di là di essere cattoliche o anglicane». (altro…)
Set 3, 2015 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Milanese di nascita, presidente dell’Associazione Balletto Classico, con sede a Reggio Emilia, Liliana Cosi fa parte della rete internazionale “Clarté, artisti in dialogo”. Un ambito che raccoglie «artisti e studiosi di tutto il mondo che si interrogano sul senso del proprio operare guardando alla luce di cui ogni vera opera d’arte è portatrice e alle nuove prospettive culturali aperte dalla spiritualità dell’unità». Nel suo recente passaggio dal Meeting di Rimini, alla domanda della giornalista su cosa significa per lei “Parlare ai bambini per raccontarsi”, il titolo del suo intervento, la Cosi risponde: «I ragazzini sono puri, allora uno può parlare a “ruota libera”. Non è che deve contestualizzare, stare attenta alle paroline, ma deve conquistarli dal cuore … penso raccontarle la mia storia personale che è come una fiaba …». https://www.youtube.com/watch?v=28tl7-MG7j4
Set 2, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Nel 1998, Chiara Lubich inaugura il “Centro per l’Educazione al Dialogo”, con sede nella Mariapoli Luminosa, cittadella dei Focolari vicina a New York. In quell’occasione scrive: «Che tutti i partecipanti alle sue attività si sentano ugualmente costruttori di questa nuova realtà collaborando con amore, pazienza, mutua comprensione e solidarietà a creare un’isola di pace e un segno di unità per il mondo di oggi … che sia soprattutto una scuola dove si impara a vivere quest’amore che solo può fare degli uomini e donne di questa terra un’unica famiglia». Questo augurio di Chiara era ben presente nell’incontro che si è svolto il 15 e 16 agosto scorsi, nella cittadella statunitense, intitolato “Il Dialogo e le domande difficili”. Una sfida accolta da un centinaio, circa, di partecipanti e «centrata – come scrivono gli organizzatori – su come possiamo dialogare e comunicare quando si affrontano tematiche importanti e quando a farlo ci sono persone con profonde differenze di pensiero».
Il programma si è svolto con il contribuito di quattro esperti in teologia morale e teorie politiche, provenienti dalle Università di Fordham (New York), Providence College (Rhode Island) e Georgetown (Washington). «Abbiamo iniziato – raccontano – con pensieri di Chiara Lubich sul dialogo, dove emerge la specificità della spiritualità dell’unità che, se vissuta, aiuta a trasformare i rapporti tra le persone».
Charlie Camosy (Fordham) ed Amy Uelmen (Georgetown), hanno approfondito «i motivi per i quali la società negli USA è tanto polarizzata su posizioni opposte e come si potrebbero rompere questi muri tra le persone, sapendo ascoltare e avendo un atteggiamento aperto ad imparare dall’altro». Dana Dillon (Providence College) ha affrontato il delicato rapporto tra “amore e verità”, a partire da uno dei punti forza della spiritualità dell’unità: Gesù abbandonato. La teologa l’ha presentato come il vero modello per il dialogo in quanto «Lui che – nel momento in cui si sente abbandonato dal Padre – è entrato nella disunità, unificando la più grande divisione possibile, quella tra cielo e terra».
Nel pomeriggio un momento interattivo: Claude Blanc, leadership coach (consulente che promuove il lavorare a squadra), ha guidato i presenti a realizzare alcuni esercizi «per imparare ad ascoltare fino in fondo e senza pretese». Una riflessione su “Diversi modi di comunicare” (imporre, discutere, cercare di convincere l’altro, oppure puntare al bene comune), svolta da Bill Gould (Fordham), ha completato l’argomento. Alla tavola rotonda della domenica, nelle domande ai professori veniva in evidenza la necessità da parte dei presenti di essere preparati ad affrontare tematiche scottanti quali la procreazione artificiale, matrimoni omosessuali, e altre sfide che si presentano nella vita di ogni giorno. «Il workshop sull’ascolto mi ha aiutato a capire quanto esso possa essere fecondo nei rapporti quotidiani»; «Sono partito molto arricchito da questa esperienza». Due impressioni, tra le tante. (altro…)
Set 1, 2015 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il cambiamento climatico è una delle maggiori sfide morali del nostro tempo. I leader delle diverse religioni, si uniscono per sostenere una campagna mondiale, con l’obiettivo di raggiungere entro il 2050 l’obiettivo del 100% delle energie rinnovabili. «Religioni per la Pace (RPP) – recita nella sua presentazione – lavora per trasformare i conflitti violenti, sostenere lo sviluppo umano, promuovere una società più giusta e armoniosa, e proteggere la Terra. RPP dispone di un Consiglio mondiale dei leader religiosi di alto livello provenienti da tutte le regioni del mondo, sei organismi regionali interreligiosi e nazionali». La presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce, è tra i co-presidenti di Religioni per la Pace. Cosciente della responsabilità morale della cura del nostro pianeta, ha sottoscritto la petizione e invita quanti vogliono ad unirsi alla campagna rivolta ai capi di stato dei singoli Paesi. Per firmare la petizione online: http://faithsforearth.org/ scegliendo il vostro rispettivo Paese. (altro…)
Ago 31, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria
I contributi raccolti nel presente volume analizzano i rapporti che si sono intrecciati tra Giovanni Battista Montini-Paolo VI, Chiara Lubich, Igino Giordani e il Movimento dei Focolari (Opera di Maria). È una storia che risale a ben prima della stagione del Vaticano II e che ha avuto un seguito anche dopo la metà degli anni Sessanta, in un periodo che ha visto la crescita e l’affermazione all’interno della Chiesa cattolica di numerosi movimenti ecclesiali. Dall’analisi di documenti d’archivio inediti emerge il profondo legame tra Chiara Lubich e Giovanni Battista Montini, il quale, fin dagli anni del servizio in Segreteria di Stato e durante il suo pontificato, seppe valorizzare e incoraggiare la dimensione cristocentrica, fraterna ed ecumenica del carisma del Movimento dei Focolari. A testimonianza le parole di Chiara Lubich dopo la morte di Paolo VI: «Per me il Papa non è morto, ha cambiato sede: dalla cattedra di Pietro dalla quale vigilava anche su di noi e ci proteggeva, alla presenza di Dio dove non può non continuare a proteggerci con quell’amore sensibile, fattivo, materno, costante di cui ci aveva colmati quando era su questa terra». Quaderni dell’Istituto Paolo VI
Ago 31, 2015 | Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Una mossa dal timbro decisamente ecumenico, questa di papa Francesco di dedicare una “Giornata di preghiera mondiale per la cura del Creato”. Egli infatti non solo ha individuato nell’attuale crisi ecologica una delle urgenze più scottanti del nostro tempo, ma ha voluto evidenziare l’improrogabile esigenza di agire – in ecologia, come nelle altre sfide che interpellano l’umanità – non più frammentati e isolati ma “insieme”. L’idea della “Giornata di preghiera” gliel’aveva proposta il Metropolita greco-ortodosso Ioannis di Pergamo, intervenuto alla presentazione dell’enciclica Laudato sì nel giugno scorso. E per sottolineare quel valore aggiunto alla preghiera che è il “si consenserint” (se chiedete uniti) del Vangelo, nella lettera con cui istituisce la “Giornata” (6.8.15), il Papa esordisce: «Condividendo con l’amato fratello il Patriarca Ecumenico Bartolomeo le preoccupazioni per il futuro del Creato, ed accogliendo il suggerimento del suo rappresentante, il Metropolita Ioannis …». Come a dire: non è importante a chi sia venuta l’idea: si può sempre imparare gli uni dagli altri! E per ribadire il concetto, verso la fine della lettera, il Papa sollecita il card. Koch, presidente del dicastero per l’Unità dei cristiani, a «curare il coordinamento con iniziative simili intraprese dal Consiglio Ecumenico delle Chiese». Tale Consiglio Ecumenico (CEC), infatti, dedica al periodo che va dall’1° settembre (primo giorno dell’anno liturgico nella tradizione ortodossa) al 4 ottobre (giorno di San Francesco d’Assisi nella tradizione cattolica), il motto “Il tempo per il creato”, con iniziative per l’ambiente e la sua interrelazione con la giustizia e la pace. Significativa dunque la scelta del Papa di voler celebrare la “Giornata” il 1° settembre di ogni anno, la stessa dei fratelli ortodossi e giorno d’inizio del “tempo” che vi dedica il CEC. Come pure significativo è il suo auspicio che si uniscano anche altre chiese e comunità ecclesiali, facendola diventare un’occasione proficua per «testimoniare la nostra crescente comunione». Questa “Giornata” che offre «la preziosa opportunità di rinnovare la personale adesione alla propria vocazione di custodi del creato, elevando a Dio il ringraziamento per l’opera meravigliosa che Egli ha affidato alla nostra cura», proprio perché destinata a coinvolgere cristiani appartenenti a varie Chiese ma che parlano con una sola voce, diventa un ulteriore passo concreto per dare al mondo un messaggio cristiano comune. La passione per il Creato caratterizza l’impegno dei Focolari, che con la sua rete internazionale EcoOne offre a quanti lavorano nel campo ambientale uno spazio di confronto sia a livello di pensiero che di iniziative concrete. Come è pure significativo l’impegno del Movimento in campo ecumenico, con il suo tipico dialogo della vita. Per i Focolari dunque la “Giornata” rappresenta un provvidenziale, magnifico appuntamento planetario che riunisce in preghiera tutti i suoi membri per impetrare da Dio la salvaguardia della Casa che ospita la grande Famiglia Umana. Ma anche per individuare, insieme a persone di buona volontà, di qualunque credo o convinzione esse siano, nuove strategie e nuove risposte, in ordine all’ambiente e, a partire da esso, alla realizzazione di un mondo più unito. (altro…)
Ago 31, 2015 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo

LOPPIANO
Tra i presenti all’evento: Mustafa Baztami, segretario della Comunità Islamica Abruzzese; Patrizia Bertoncello, insegnante di Scuola Primaria, esperta di didattica interculturale; Maurizio Landini, segretario nazionale Fiom Cgil. La povertà: 4 milioni e 102 mila persone (6,8% della popolazione residente) versano in condizione di povertà assoluta, secondo gli ultimi dati Istat; la difficoltà, se non impossibilità attuale, di valutare in modo coerente lo stato della famiglia, con le sue visioni “liquide” della genitorialità, incoraggiate anche dalla cultura del gender e dalla perdurante crisi della relazione uomo-donna. E poi c’è il clima di chiusura e insicurezza fomentato anche dalle variegate forme di fanatismo islamista e non, che sembra mettere in crisi qualsiasi possibilità di dialogo. Su queste e altre tematiche d’attualità, si ritroveranno a LoppianoLab sabato 26 settembre (10.00-13.00) presso l’Auditorium di Loppiano uomini e donne, esperti, operatori sociali, medici, insegnanti e rappresentanti di Associazioni per condividere buone prassi e progetti già in atto e individuare nuove strade e soluzioni alle criticità di oggi. Nei tre laboratori promossi dal Gruppo Editoriale Città Nuova, ci si confronterà su interrogativi e problemi, per raccogliere risorse ed energie e tracciare nuove piste di riflessione e di azione. – Dialogo con i musulmani. Utopia o realtà al tempo dell’ISIS e del terrorismo? Intervengono, tra gli altri: Michele Zanzucchi, giornalista, autore de L’Islam spiegato a chi ha paura dei musulmani (2015);Mustafa Baztami, segretario della Comunità Islamica Abruzzese, l’avvocato Flavia Cerino. Con la presentazione di varie iniziative di dialogo sul territorio. – Alleanza uomo-donna (e bambino). Tra separazioni, monogenitorialità, uteri in affitto e bambini invisibili. In dialogo, tra gli altri, con Domenico Bellantoni, psicologo, autore di Ruoli di genere, per una educazione affettivo-sessuale libera e responsabile(2015); Patrizia Bertoncello, insegnante di Scuola Primaria, esperta di didattica interculturale, autrice di Bambini nei guai. Storie e percorsi tra i disagi dell’infanzia(2015); Daniela Notarfonso, medico esperto in bioetica e direttore del consultorio familiare della Diocesi di Albano, autrice di Sterilità(2014). – L’impegno per la giustizia sociale nelle nostre periferie esistenziali. Intervengono, tra gli altri: Riccardo Bosi, pediatra Asl a Roma per minori rom e migranti e socio della SIMM (Società Italiana Medicina Migrazioni), tra gli autori di Bambini nei guai; Franco Sciuto, neuropsichiatra infantile garante dell’infanzia presso il Comune di Siracusa; Arianna Saulini, Save The Children; Gennaro Iorio, sociologo, autore di L’amore ai tempi della globalizzazione; Simone Sliani Cantiere Novo Modo, Firenze e Fondazione Culturale Banca Etica; Don Giuseppe Gambardella e Maurizio Landini, segretario nazionale Fiom Cgil. Fondo solidarietà lavoratori Pomigliano d’Arco. Coordinano Carlo Cefaloni e Luca Gentile (Città Nuova). fonte: Città Nuova
Ago 30, 2015 | Chiara Lubich, Spiritualità
«Se osservo ciò che lo Spirito Santo ha fatto con noi e con tante altre “imprese” spirituali e sociali oggi operanti nella Chiesa, non posso non sperare che Egli agirà ancora e sempre con tale generosità e magnanimità. E ciò non solo per opere che nasceranno ex-novo dal suo amore, ma per lo sviluppo di quelle già esistenti come la nostra. E intanto per la nostra Chiesa sogno un clima più aderente al suo essere Sposa di Cristo; una Chiesa che si mostri al mondo più bella, più santa, più carismatica, più famigliare, più intima, più configurata a Cristo suo Sposo. La sogno faro dell’umanità. E sogno in essa una santità di popolo, mai vista. Sogno che quel sorgere – che oggi si costata – nella coscienza di milioni di persone d’una fraternità vissuta, sempre più ampia sulla Terra, diventi domani, con gli anni del 2000, una realtà generale, universale. Sogno con ciò un retrocedere delle guerre, delle lotte, della fame, dei mille mali del mondo. Sogno un dialogo d’amore sempre più intenso fra le Chiese così da far vedere ormai vicina la composizione dell’unica Chiesa. Sogno l’approfondirsi d’un dialogo vivo e attivo fra le persone delle più varie religioni legate fra loro dall’amore, “regola d’oro” presente in tutti i libri sacri. Sogno un avvicinamento e arricchimento reciproco fra le varie culture nel mondo, sicché diano origine a una cultura mondiale che porti in primo piano quei valori che sono sempre stati la vera ricchezza dei singoli popoli e che questi s’impongano come saggezza globale. Sogno che lo Spirito Santo continui a inondare le Chiese e potenzi i “semi del Verbo” al di là di esse, cosicché il mondo sia invaso dalle continue novità di luce, di vita, di opere che solo Lui sa suscitare. Affinché uomini e donne sempre più numerosi s’avviino verso strade rette, convergano al loro Creatore, dispongano anima e corpo al suo servizio. Sogno rapporti evangelici non solo fra singoli, ma fra gruppi, movimenti, associazioni religiose e laiche; fra i popoli, fra gli Stati, sicché si trovi logico amare la patria altrui come la propria. È logico il tendere a una comunione di beni universale: almeno come punto d’arrivo. (…) Sogno perciò già un anticipo di cieli nuovi e terre nuove come è possibile qui in terra. Sogno molto, ma abbiamo un millennio per vederlo realizzato». Chiara Lubich Da: Attualità. Leggere il proprio tempo, Città Nuova, Roma 2013, pp. 102-103 (altro…)
Ago 29, 2015 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Pasquale Foresi è intervenuto innumerevoli volte con la parola e con lo scritto a presentare la teologia del carisma di Chiara Lubich nella sua dimensione sociale e spirituale, sottolineandone con autorevolezza la novità, sia in ordine alla vita che al pensiero. Il periodo tra gli anni 1990 e 1998 è stato per lui particolarmente intenso nel rispondere, in tante occasioni, a numerose domande di membri del Movimento di tutte le vocazioni e delle più svariate provenienze geografiche e culturali. In uno di questi interventi, risponde a chi gli chiede un consiglio su come vivere l’umiltà: «Vivere l’umiltà significa semplicemente accettare di essere quello che si è – risponde Foresi–. E noi siamo tutti peccatori. Se qualcuno dice “Io non sono un peccatore”, mente. Quindi l’umiltà possiamo sempre averla. A me è sembrato pieno di sapienza e mi ha aiutato a viverla lo schema di san Benedetto, che potrebbe sintetizzarsi nel modo seguente. II primo passo per essere umili è accettare le umiliazioni, le mortificazioni. A un certo momento qualcuno parla male di te nel tuo ufficio, nel tuo ambiente di lavoro, magari ci può essere un’incomprensione con un’altra persona, o una vera e propria calunnia… Bisogna saper accettare queste tribolazioni e difficoltà. II secondo passo è amare queste umiliazioni, che è qualcosa di più che accettare. Questo vale ad esempio quando abbiamo dato la vita per gli altri e sorgono nella comunità delle accuse, dei giudizi, proprio da parte di persone per le quali abbiamo fatto tanto. Spesso sono delle critiche che hanno qualcosa di vero, ma sono esagerate. È difficile amare tali umiliazioni, ma sono importanti per crescere nella vita di Dio. II terzo passo è prediligere le umiliazioni: non solo amarle, ma esserne contenti. Come quando per esempio qualcuno parla male di te e dici: “Questa è una grazia di Dio che ricevo in questo momento … “. Qui si trova il massimo grado a cui tutti dobbiamo tendere, perché ci rimette in quella umiltà che ci avvicina. Ovviamente le calunnie, per quanto possibile, si devono chiarire, ma sempre con distacco, vivendo il Vangelo, il quale dice ad esempio: “Beati sarete quando, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e gioite perché il vostro premio e grande nei Cieli”». Da: Pasquale Foresi – COLLOQUI, domande e risposte sulla spiritualità dell’unità, Città Nuova Editrice, Roma 2009, pag. 64. (altro…)
Ago 28, 2015 | Focolari nel Mondo
Il consueto appuntamento, quest’anno raduna per due settimane i delegati di 36 regioni del mondo e responsabili di 6 cittadelle, per fare il bilancio dell’anno trascorso circa la vita del Movimento nei numerosi paesi dov’è presente, e per definire le linee e aprirsi alle nuove sfide dell’anno che inizia. (altro…)
Ago 28, 2015 | Parola di Vita
Ecco una di quelle parole del Vangelo che domandano di essere vissute subito, con immediatezza. È così chiara, limpida – ed esigente – che non richiede tanti commenti. Per cogliere la forza in essa contenuta può essere tuttavia utile ricollocarla nel suo contesto. Gesù sta rispondendo alla domanda di uno scriba – uno degli studiosi della Bibbia – che gli ha chiesto quale fosse il più grande comandamento. Era una questione aperta, soprattutto da quando nelle Sacre Scritture erano stati individuati 613 precetti da osservare. Uno dei grandi maestri vissuto pochi anni prima, rabbi Shammaj, si era rifiutato di indicare il comandamento supremo. Altri invece, come farà poi Gesù, si orientavano già sulla centralità dell’amore. Rabbi Hillel, ad esempio, affermava: «Non fare al prossimo tutto ciò che è odioso a te; questa è tutta la legge. Il resto è solo spiegazione».[1] Gesù non soltanto riprende l’insegnamento sulla centralità dell’amore, ma pone insieme, come unico comandamento, l’amore di Dio (cf. Dt 6, 4) e l’amore del prossimo (cf. Lv 19, 18). La risposta che egli dà allo scriba che lo interroga è infatti: «Il primo [comandamento] è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». «Amerai il tuo prossimo come te stesso» Questa seconda parte dell’unico comandamento è espressione della prima parte, l’amore di Dio. A Dio sta talmente a cuore ogni sua creatura che per dargli gioia, per dimostrargli a fatti l’amore che abbiamo per lui, non vi è modo migliore che essere l’espressione del suo amore verso tutti. Come i genitori sono contenti quando vedono i loro figli andare d’accordo, aiutarsi, stare uniti, così anche Dio – che verso di noi è come un padre e una madre –, è contento quando vede che amiamo il prossimo come noi stessi, contribuendo così all’unità della famiglia umana. Già da secoli i Profeti andavano spiegando al popolo d’Israele che Dio vuole l’amore e non i sacrifici e gli olocausti (cf. Os 6, 6). Gesù stesso richiama il loro insegnamento, quando afferma: «Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici» (Mt 9, 13). Come infatti si può amare Dio che non si vede, se non si ama il fratello che si vede? (cf. 1 Gv 4, 20). Lo si ama, lo si serve, lo si onora, nella misura in cui amiamo, serviamo, onoriamo ogni persona, amica o sconosciuta, del nostro o di altri popoli, soprattutto i “piccoli”, i più bisognosi. È l’invito, rivolto ai cristiani di ogni tempo, a trasformare il culto in vita, ad uscire dalle chiese, dove si è adorato, amato, lodato Dio, per andare incontro agli altri, in modo da attuare quanto si è appreso nella preghiera e nella comunione con Dio. «Amerai il tuo prossimo come te stesso» Come vivere dunque questo comando del Signore? Ci ricordiamo innanzitutto che esso fa parte di un dittico inscindibile, che comprende l’amore di Dio. Occorre darsi il tempo per conoscere cos’è l’amore e come si ama, e quindi occorre fare spazio ai momenti di preghiera, di “contemplazione”, di dialogo con lui: lo si impara da Dio, che è Amore. Non si ruba tempo al prossimo quando si sta con Dio, anzi ci si prepara ad amare in modo sempre più generoso e appropriato. Nello stesso tempo, quando torniamo da Dio dopo aver amato gli altri, la nostra preghiera è più autentica, più vera, e si popola di tutte le persone incontrate, che riportiamo a lui. Per amare il prossimo come se stessi occorre poi conoscerlo come si conosce se stessi. Dovremmo giungere ad amare come l’altro vuole essere amato e non come a noi piacerebbe amarlo. Adesso che le nostre società si fanno sempre più multiculturali, con la presenza di persone provenienti da mondi molto diversi, la sfida è ancora più grande. Chi va in un Paese nuovo deve conoscerlo nelle sue tradizioni e nei suoi valori; soltanto così può capire e amare i suoi cittadini. Lo stesso per chi accoglie i nuovi immigrati, spesso spaesati, alle prese con una nuova lingua, con problemi di inserimento. Le diversità sono presenti all’interno della stessa famiglia, o negli ambiti di lavoro e di vicinato, anche quando sono composti da persone della stessa cultura. A noi piacerebbe trovare qualcuno pronto a dedicare il suo tempo ad ascoltarci, ad aiutarci a preparare un esame, a trovare un posto di lavoro, a riordinare la casa? Forse anche l’altro ha esigenze simili. Dobbiamo saperle intuire, facendoci attenti a lui, ponendoci in ascolto sincero, mettendoci nei suoi stessi panni. Conta anche la qualità dell’amore. L’apostolo Paolo, nel celebre inno alla carità, enumera alcune sue caratteristiche che non sarà inutile ricordare: essa è paziente, vuole il bene dell’altro, non è invidiosa, non assume atteggiamenti di superiorità, considera l’altro più importante di sé, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta (cf. 1 Cor 13, 4, 7). Quante occasioni dunque e quante sfumature nel vivere: «Amerai il tuo prossimo come te stesso» Possiamo infine ricordare che questa norma dell’esistenza umana è alla base della famosa “regola d’oro” che troviamo in tutte le religioni e nei grandi maestri della stessa cultura “laica”. Potremmo cercare, alle origini della propria tradizione culturale o credo religioso, analoghi inviti ad amare il prossimo e aiutarci a viverli insieme, indù e musulmani, buddhisti e aderenti alle religioni tradizionali, cristiani e uomini e donne di buona volontà. Dobbiamo lavorare insieme per creare una nuova mentalità che dia valore all’altro, che inculchi il rispetto della persona, la tutela delle minoranze, l’attenzione verso i soggetti più deboli, che decentri dai propri interessi per mettere al primo posto quelli dell’altro. Se tutti fossimo davvero consapevoli di dover amare il prossimo come noi stessi, fino a non fare all’altro ciò che non vorremmo fosse fatto a noi e che dovremmo fare all’altro ciò che vorremmo che l’altro facesse a noi, cesserebbero le guerre, la corruzione sparirebbe, la fraternità universale non sarebbe più un’utopia, la civiltà dell’amore diventerebbe presto una realtà. Fabio Ciardi [1] TB, Shab. 31a (altro…)
Ago 28, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Ogni giorno, in tutto il mondo, migliaia di persone si alzano per vivere l’esperienza di un’economia solidale. Aldo Calliera è proprietario della azienda El Alba, inserita nel progetto dell’Economia di Comunione (EdC), che si occupa di allevamento di bestiame a Santiago del Estero, nel Nord dell’Argentina. Per la gente di campagna il lavoro comincia molto presto: per chi arriva da lontano, anche prima dell’alba. Ha i suoi riti e la matera è uno di essi. Prima di iniziare la giornata si prepara il mate, infusione tipica dell’America del Sud che si beve in “cerchio”. In ogni giro si condividono i racconti, problemi e successi, le storie dell’uno e dell’altro, e così si va riscaldando il corpo man mano che si tessono legami di amicizia tra i compagni di fatica. L’imprenditore non voleva perdersi questa antica tradizione dei suoi gauchos argentini e cominciò a frequentare anche lui molto presto la matera, ma vide con sorpresa che al suo arrivo la conversazione languiva e il silenzio riempiva il cerchio. Così un giorno dopo l’altro. I gauchos sono educati in una cultura per la quale, all’arrivo del padrone, automaticamente si smette di parlare, non per disappunto ma perché, dai tempi della Conquista fino ad oggi, sono state molte le generazioni nelle quali si è inculcata l’idea che l’operaio è inferiore al padrone. Così, egli se ne andava ogni volta con la sensazione di aver preso un pugno allo stomaco e il cuore rimpicciolito per non essere stato capace di attraversare quel muro. Ma la sua tenacia ha fatto sì che, a poco a poco, tutti si siano aperti e così sono venute fuori le parole e i nomi. Tutti tranne uno: Ernesto. Un giorno, stava programmando “il servizio”, che è il luogo e il tempo dell’accoppiamento allo scopo di produrre vitelli. Dopo la pianificazione, l’ingegnere che era con lui si accingeva a dare gli ordini agli operai; ma Aldo Calliera lo ha anticipato dicendo: “Lascia a me il compito di parlare con i miei uomini”. Così ha spiegato loro quello che si voleva fare e, invece di limitarsi a dare istruzioni, ha chiesto il loro parere. Ernesto, del quale l’imprenditore appena conosceva la voce, ha parlato per la prima volta: “Credo che l’anno prossimo non avremo vitelli”. Doppia sorpresa per Calliera, che gli ha chiesto il perché. La risposta è stata semplice: nel terreno dove avevano programmato il servizio non c’era abbastanza acqua per tutti gli animali. Possiamo pensare che chiunque lo avrebbe detto, ma, in queste culture, al padrone si è soliti rispondere: “Sissignore”, anche se si pensa il contrario. «Ho capito che solo avendo una visione antropologicamente ottimistica dell’altro – riflette Calliera – è possibile far venire fuori il meglio di ognuno. Che solo così è possibile vedere ricchezze che per altri rimangono nascoste e cercare il modo migliore per farle emergere. Che le ricchezze di ognuno sono virtù che si scoprono se c’è fiducia reciproca». Inutile dire che l’imprenditore ha ascoltato il consiglio di Ernesto cambiando il luogo del “servizio” e che le cose hanno funzionato per il meglio… La matera, è stata l’occasione per fare un salto culturale che ha aiutato tutti a costruire rapporti di reciprocità che né i lavoratori, né i loro genitori, né i loro nonni, avrebbero mai immaginato. Fonte: EdC online (altro…)
Ago 27, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Una malattia
Mio marito da due anni è malato. Un tumore al cervello lo ha trasformato. Talvolta si lamenta perché gli cadono gli oggetti dalle mani. Con i figli ci siamo accordati per non fargli mai sentire che è successo qualcosa di strano… Tante volte, osservando la delicatezza con la quale trattano il padre, rendendomi conto di quali sacrifici e rinunce fanno pur di aiutare in famiglia, vedo in loro una maturità più grande dell’adolescenza. Stiamo vivendo una stagione della famiglia come mai avevamo vissuto. Nonostante il dolore inconfessabile che pesa sulle nostre giornate, sperimentiamo una grande serenità (B.S. – Polonia) Il vecchietto Non c’era più nulla da mangiare in casa. Ho preso un sacco di granturco e 1000 franchi: metà per il trasporto e metà per il mulino. Fermo il primo taxi. Accanto all’autista un uomo anziano dormiva profondamente. Ho notato che il tassista cercava di sfilargli il borsellino dalla borsa, così quando sono arrivata a destinazione ho detto: «Questo è mio padre: deve scendere con me». L’autista continuava a ripetermi che non era questo il posto che lui gli aveva detto, ma dietro la mia insistenza, per far scendere quell’uomo, mi ha chiesto 1000 fr. Glieli ho dati subito e, presa la borsa, ho tirato fuori il vecchietto che continuava a dormire. Da noi capita spesso che gli autisti narcotizzano per derubare. Il vecchietto si è svegliato quando gli ho gettato dell’acqua sulla testa. Ha cercato la sua borsa e ha controllato se c’erano tutti i soldi. Mi ha detto: «Mi hai salvato la vita» e mi ha dato 5.000 fr. Ho cercato un tassista di fiducia che lo ha accompagnato sano e salvo al suo villaggio (M. A. – Camerun)
Pantaloni alla moda In classe venivo preso in giro perché non ero vestito alla moda come gli altri. La mia famiglia era numerosa e vivevamo in campagna. Un giorno ho aiutato un compagno che aveva difficoltà con la matematica e siamo diventati amici. Un altro giorno gli altri hanno cominciato a canzonarmi per i miei pantaloni e lui si è messo a difendermi. Da quel momento non ci sono stati più problemi. Bisogna essere almeno in due per lottare contro le idee sbagliate. Nel giro di poco tempo siamo diventati tutti più amici, e quando si è trattato di scegliere il nuovo capoclasse hanno scelto me (E.C. – Italia) Il mendicante In comunità ogni giorno chiediamo la benedizione di Dio sui nostri cibi e di saperli condividere con chi non ne ha. All’ora di pranzo bussa il solito mendicante e non avevamo altro che un po’ di polenta per il pranzo e per la cena. E soldi non ne avevamo. Dico al mendicante che purtroppo non abbiamo nulla. Quando mi siedo a tavola non ho appetito. Poco dopo mi gira nella testa «Date e vi sarà dato». Allora ho preso quello che avevamo e l’ho dato al mendicante che era sempre in attesa. Non molto tempo dopo bussano alla porta. Una ragazza recava un grande piatto di polenta: «Ve lo manda la mamma». Incredibile la puntualità di Dio (Suor Madeleine – Burkina Faso) (altro…)
Ago 26, 2015 | Focolari nel Mondo
Incontro Interreligioso: una via per costruire la pace. Organizzato con il Movimento dei Focolari, l’Assemblea Europea si svolgerà a Castel Gandolfo dal 28 Ottobre al primo Novembre 2015 Programma
Ago 26, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Cinque anni fa era inquadrato nelle classifiche tra i paesi con più alto tasso di “marginalità” sociale ed economica in Piemonte. Ma l’intera comunità ha imparato ad accogliere. Oggi, 30 profughi, quasi tutti africani oltre a una famiglia del Kosovo con tre bambini, vivono da otto mesi in un immobile di proprietà del Cottolengo. «Li abbiamo adottati», confidano due ultraottantenni sedute sulla panchina nella piazza del municipio. Lo avevano fatto anche durante la guerra, fa notare il presidente della “Pro Loco”, con gli ebrei e i partigiani. La Storia ritorna. Il sindaco Giacomo Lisa non ha dovuto convincere i 180 residenti del paese. Di questi solo 90 vivono a Lemie tutto l’anno. Era successo già nel 2011, quando era meno forte il problema dell’accoglienza dei profughi e dei rifugiati arrivati sulle coste italiane a bordo di un barcone arrugginito. Per Lemie già allora, quell’arrivo di “amici” aveva rappresentato una rinascita della comunità. 12 bambini, seguiti da formatori e dal parroco, erano anche stati battezzati nella chiesa parrocchiale durante una cerimonia destinata a entrare nella piccola storia del paese. Una festa. Tutte famiglie con bambini, accolti da famiglie e da altri bambini in quelle valli alpine. «Certo, all’inizio eravamo un po’ sorpresi – spiega Giacomo Lisa -, la popolazione qui ha una media di età molto alta, non è semplice aprirsi. O almeno non lo era. Non ho dovuto dare molte spiegazioni perché nessuno mi ha fatto domande. Accogliere ci è parso naturale». Così nel 2011, così oggi. E come allora, uomini e donne arrivati dalla Libia e da altri Paesi dell’Africa sub sahariana vorrebbero lavorare, rendersi utili. «Con la Provincia di Torino nel 2011 avevamo anche messo in piedi delle borse lavoro. Adesso alcuni stanno facendo domanda per prestare un “volontariato di restituzione” che fa bene a loro e a noi», commenta il primo cittadino.
Non solo questi “amici profughi” vorrebbero fermarsi in Italia, è la stessa comunità a chiedere loro di restare. «I cittadini li hanno subito accettati, direi di più, accolti – conferma Giacomo Lisa – e un paio di persone del posto hanno trovato lavoro come formatori, d’intesa con un’associazione legata ad una cooperativa. I problemi? «Solo di ordine burocratico. Hanno fatto domanda di protezione, come rifugiati, ma i tempi per le risposte sono lunghissimi». Poi i trasporti: «Chiederò a chi gestisce i pullman per Torino, di aiutarli; trovo inutile far pagare loro il biglietto per le corse che fanno verso il capoluogo». Quando chiedi al sindaco se il paese grazie ai profughi africani sia rinato, lui sorride e apre le braccia. «Guardi questa valle. È piena di seconde case, aperte solo qualche settimana d’estate. Molti giovani continuano ad andarsene, anche se il legame con il paese resta forte. Le nuove persone arrivate hanno portato molta vivacità. Basta scendere al parco giochi in un pomeriggio di sole per vedere finalmente dei bambini che giocano, urlano, si divertono. Hanno pure salvato la scuola». Scusi? «Certo. Cinque bambini in più nella scuola hanno permesso di mantenere più insegnanti e una migliore qualità formativa. Cosa possiamo volere di più da questi amici che abbiamo accolto? La famiglia si è allargata e Lemie non è più così piccolo e marginale. Vogliamo essere un paese diverso, nuovo, aperto a tutti». Fonte: Città Nuova online (altro…)
Ago 25, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Intense piogge hanno colpito recentemente le provincie argentine di Buenos Aires e Santa Fe. I media locali parlano di 20.000 persone colpite e di 4.000 evacuati. Ci sono strade chiuse e altre con circolazione ridotta. La pioggia non si attenua e continua l’allerta meteorologica. Comunque, in alcune zone l’acqua è cominciata a scendere lentamente. La cittadella “Mariapoli Lia”, immersa nella Pampa argentina, è stata letteralmente sommersa dall’acqua. Ovviamente, anche il “Polo Solidaridad” dove sorgono alcune aziende dell’Economia di Comunione. «L’acqua è entrata in due case del polo e anche nel garage di una terza – scrive Jorge Perrín, dal Polo Solidaridad –. Altre due sono a rischio: il livello dell’acqua è a pochi centimetri. Nel resto delle case, in alcune l’acqua è entrata in cantina ma le abitazioni sono per il momento sicure. Anche le serre di “Primicias” prossime alla strada sono allagate e la produzione si è persa, tranne una parte dei pomodori; le altre hanno troppa umidità sul terreno. “Pasticcino” (Biscotti per il caffè) sta consegnando i suoi prodotti col trattore di “Primicias”. Per il momento l’acqua non è entrata nelle abitazioni della cittadella». Come in buona parte della provincia di Buenos Aires, le lagune sono collegate tra di loro; i canali di scarico non sono sufficienti e gli specchi d’acqua diventano come dei mari. «Il canale della Mariapoli e del Polo era stato ripulito recentemente e funziona molto bene – spiega Perrín –. Se smetterà di piovere in pochi giorni l’acqua scenderà in tutta la cittadella. Diverso è il problema della strada che collega la cittadella col paese vicino, che drena da un’altra parte. L’accesso tra la Mariapoli e il paese vicino è completamente allagato e si può circolare soltanto con veicoli speciali». «La solidarietà fra noi è straordinaria – aggiunge – . Le sole macchine che possono circolare a causa del fango sono l’unico trattore che abbiamo e il pulmino della cittadella. Così, questi due mezzi sono sempre in giro portando persone al lavoro, alla scuola, a fare la spesa per tutti, oppure portando le merci da consegnare, etc. In questi giorni – conclude – , nelle numerose chiamate, nella comunione tra tutti, nello spirito sereno col quale si affronta ogni difficoltà, capisco ancor di più che siamo una grande famiglia!». Per chi desidera collaborare concretamente, tutti gli aiuti saranno coordinati attraverso la mail: polosolidaridad@gmail.com Scrivendo a questo indirizzo si riceveranno le indicazioni opportune a seconda della provenienza e del tipo di aiuto. (altro…)
Ago 24, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo
Migliaia di persone “s’incontrano” con le sculture dell’artista abruzzese così in sintonia con la “Laudato sì” di papa Francesco, che da tanti anni ormai ricicla materiale di scarto che utilizza per le sue creazioni.
Ma Roberto Cipollone, in arte Ciro, oltre ad accogliere visitatori crea dei veri e propri workshop per grandi e piccoli al fine di trasmettere un modo nuovo di vedere e sentire il mondo a contatto con la materia che viene lavorata e modellata insieme: “un modo di vedere limpido, semplice, un contatto con la bellezza senza orpelli”, afferma l’artista con la naturalezza che gli è tipica. A Loppiano, oltre alla ‘Bottega’ che è il vero e proprio laboratorio creativo, è stata allestita una mostra permanente ad opera di Sergio Pandolfi. Mentre per tutto il mese d’agosto Ciro sta esponendo nel monastero di Camaldoli: una quarantina di opere, per lo più a tema sacro, esposte in una chiesetta romanica, posta all’interno del monastero e dedicata allo Spirito Santo.“Queste opere e il romanico – afferma Ciro – si sposano benissimo, ho portato opere di pietra serena, in legno, e poi il romanico nella sua essenzialità permette alle opere di vivere”.

La mostra di Ciro a Camaldoli
Molti i visitatori di Camaldoli che, nel silenzio del monastero e della natura circostante, possono ammirare e gustare e, in certo modo, pregare con le opere. Ma non finisce qui. In quest’estate 2015 Ciro s’è cimentato nell’allestimento scenico di uno spettacolo teatrale itinerante che andrà in scena a Perugia nella straordinaria cornice della Rocca Paolina. Lo spettacolo – che narra una nota vicenda storica della Perugia del XVII secolo – andrà in scena dal 21 agosto al 13 settembre nei fine settimana. FOTOGALLERIA (altro…)
Ago 23, 2015 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Fuori dell’azione centrifuga dell’amore, l’uomo a nulla tiene tanto quanto alla differenziazione. Trova mille ragioni nella stessa religiosità per separarsi, annullando, nel fatto, quella libertà di circolazione, ripristinata da Gesù, quando abbatté la parete divisoria, e fece che non ci fosse più né greco né giudeo, né servo né padrone, né maschio né femmina, ma fosse tutto e in tutti Dio. […] Ecco lo scopo dell’amore: ecco lo scopo dell’esistenza: far di tutti uno. Far di tutti, l’Uno, che è Dio. Per l’impulso della carità divina tutta l’esistenza, tutta la storia diviene una marcia di ritorno verso l’unità. Da Dio tutti si viene; a Dio tutti si torna. Farsi uno col fratello, è scomparire in lui, sì che tra Dio, me e il fratello, si stabilisca, mediante la mia soppressione, un passaggio diretto, una discesa senza ostacoli, – dall’Uno all’altro: ed ecco che io nel fratello trovo Dio. Il fratello mi serve di tempio per accendervi la luce di Dio. Così, Dio, io lo trovo nel sacramento dell’altare e nella persona del fratello, per effetto dell’amore. Il fratello rompe le barriere, e nella breccia fa passar la vita: la vita, che è Dio. Il fratello fa da “ianua caeli”, da porta al Paradiso. Ci sono cristiani, i quali vanno a servire gli umili, negli strati sociali più bassi, non tanto per convertire, quanto per convertirsi: dando amore sotto forma di servizi (a malati, disoccupati, vecchi, tutti i rifiuti sociali, come dicono), trovano Cristo; e così molto più di quanto donano, ricevono. Donano un pane, trovano il Padre. Si convertono gli assistenti e si convertono anche gli assistiti. Santificano sé e santificano i prossimi. Cioè, si sale a Dio scendendo sotto ogni livello umano, per servire, da laggiù, tutti gli uomini, in qualunque ripiano collocati. Così il samaritano trovò Dio scendendo da cavallo e raccogliendo il fratello dissanguato sulla terra riarsa; mentre il sacerdote ebreo, che non guardava il disgraziato in terra perché guardava Dio in cielo non trovò né Dio né fratello: non trovò Dio perché non si volse al fratello. È questo un modo di procedere del Padre, che proclama la sua gloria nel più alto dei cieli mandando il Figlio a nascere nel più obbrobrioso dei ricoveri: una stalla. Ciò stabilisce una linea diretta tra stelle e stalle, per il filo divinizzante dell’amore. Così, gli ultimi saranno i primi. È un capovolgimento. Ovvero è il modo di calcolare di Dio, il quale conta cominciando dal basso, mentre noi contiamo cominciando dall’alto: e quel che è primo per noi diventa ultimo per lui, e viceversa; onde, ricchezza, potenza, gloria, che per noi stanno in testa, per lui stanno in coda: sono lo zero. Con questo metro si misurano esattamente uomini e cose». (tratto da Igino Giordani,Il fratello, Città Nuova, Roma 2011, pp.78-80) (altro…)
Ago 22, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Dal 1994 sono impegnata nella Pastorale Penitenziaria dell’arcidiocesi di Santiago di Cuba che comprende anche la città di Guantanamo. Con altri volontari ci prendiamo cura di loro e dei loro famigliari, proprio perché sono i più poveri fra i poveri. Nel 2007, quando ho conosciuto la spiritualità dell’unità, un raggio di luce è penetrato dentro di me, che ha ancor più illuminato questo mio servizio in carcere e mi ha fatto comprendere che nella vita si deve ricercare ciò che unisce e non ciò che divide. Condividere con altri questo modo di vivere mi ha aiutato molto. Qualcuno mi dice: «Come fai a trattare con assassini e stupratori, sapendo che la maggior parte di loro nemmeno si accorge di chi li segue nel loro cammino…». È vero, a volte succede anche così, ma la spiritualità di Chiara Lubich mi aiuta a vedere in ciascuno di loro il volto di Gesù crocifisso e abbandonato. Noi dobbiamo soltanto seminare quel piccolo seme del Vangelo, senza aspettarci niente in cambio. Questa convinzione mi dà forza, mi sostiene e non mi fa sentire sola. Mi impedisce di cadere nella tentazione di lasciare questo servizio e scopro che alla fine sempre ricevo di più di quanto ho dato. Da qualche tempo, tutti i mesi abbiamo iniziato a portare il foglietto della Parola di Vita, per darlo sia ai carcerati che alle loro famiglie. Dopo un po’, grande è stata la sorpresa di sapere che nel settore a regime speciale è nata una piccola comunità di detenuti, guidata da un giovane. Insieme commentano il testo del foglietto e durante il mese cercano di metterlo in pratica per poi fare delle esperienze davvero significative. “Negli anni della gioventù – racconta Y, uno di loro – ho commesso dei reati che sto scontando con la reclusione a vita. Mi trovo nel carcere della città di Guantanamo (non lontano dal famigerato carcere americano di altissima sicurezza). Ho trovato la fede in Dio attraverso persone del Movimento dei Focolari che da diversi anni vengono regolarmente a trovarmi. Ho anche scritto la mia storia dove racconto del mio incontro con Dio e di come mi sia rinata la speranza nella Vita che non finisce. Ogni giorno m’impegno a mettere in pratica la Parola di Vita del mese». Y. un giorno al telefono ci diceva: «Ho la febbre e un forte mal di testa; avevo bisogno di sentirvi e ho sfruttato questo momento di permesso per farlo. Parlare con voi è un balsamo per me». Lo rassicuriamo che preghiamo per lui, che Gesù è venuto a salvarci per sempre, al di là della nostra vita terrena. Si dice certo di ciò e aggiunge che «è quello che ogni giorno mi dà le forze per andare avanti amando tutti». (Carmen, Santiago di Cuba) (altro…)
Ago 21, 2015 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo

Fot AP/Raad Adayleh
Il 7 agosto scorso, la chiesa cattolica in Giordania ha voluto ricordare, con una serata ecumenica di preghiera, il tragico fatto avvenuto un anno fa, con il conseguente sfollamento di più di 100.000 cristiani. «Più di 2000 fedeli, in maggioranza iracheni rifugiati, hanno pregato con solennità e con un dolore profondo nel piazzale della chiesa di Fuheis», scrivono da Amman. «È stata di grande consolazione la lettura della lettera scritta da Papa Francesco, ma anche la notizia dell’aiuto concreto che la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha deciso di far arrivare e che permetterà a 1400 bambini iracheni di andare a scuola quest’anno». Alla serata di preghiera erano presenti il Segretario Generale della CEI, Mons. Galantino, accompagnato da P. Ivan Maffeis; il Patriarca caldeo dell’Iraq Mons. Louis Sako, con i suoi vicari Mons. Salomone Warduni e Mons. Basil Yaldo; il Patriarca dei latini, Mons. Fuad Twal; l’attuale vescovo dei latini in Giordania, Mons. Marun Lahham; ed il vescovo emerito dei latini Mons. Salim Sayegh. Presente anche il Segretario della Nunziatura, Mons. Roberto Cona, con alcuni sacerdoti di vari riti, anche della Chiesa Ortodossa, presenti in Giordania ed Iraq, con alcune personalità civili. Un evento all’insegna dei cristiani che si radunano per pregare insieme.
«Dopo la preghiera – scrivono le focolarine di Fheis – era prevista una cena per le autorità religiose presenti, presso le suore del Rosario, offerta dalla Caritas locale. Ma, inaspettatamente, il vescovo latino di Amman, d’accordo con il Segretario della Nunziatura, ha desiderato che questa cena avvenisse a casa nostra! Quindi, sono scattati i preparativi all’ultimo momento, ma sempre con grande gioia ed emozione per questa inattesa benedizione di Dio di poter diventare una casa accogliente per la Chiesa». «Sono venuti circa 40 persone,tra cui anche il Sindaco della città con alcune personalità civili. I cardinali, patriarchi e vescovi hanno voluto pregare nella nostra cappella: un momento sacro». «In questo tempo di sospensione e di grande minaccia per la pace e per la presenza dei cristiani in Medio Oriente, è stato un forte richiamo questa preghiera dei cristiani insieme, in un’atmosfera di pace e di unità. Un sollievo per queste terre martoriate». (altro…)
Ago 20, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
[:zh]https://vimeo.com/131517252 Maika (英語+意大利語字幕): 名為『慶幸有差異,構建橋樑』是一個培育年輕領袖締造和平的計劃。在亞洲不同地方推行。 Nikko (英語+意大利語字幕): 二月份,大約30位來自印尼、泰國和菲律賓的學生,也有已踏入社會工作的青年參加這個活動。他們各自有不同的信仰,相聚在菲律賓馬尼拉附近的大谷地和平福音小城。 Maika(英語+意大利語字幕): 四天一起的生活有助練習『對談』的生活方式。對談是一條途徑來克服暴力與不能容忍。他們散發出富創造性的爆炸力。 Nikko(英語+意大利語字幕): 有反思和具體留心聆聽的時刻。以團隊方式工作,學會寬恕之道、犧牲與彼此信任的價值,視不同文化和宗教是充實自己之源。這些都是解決紛爭和成為推動和平使者的條件。 Maika (英語+意大利語字幕): 聚會隨後的幾個月,來自這三個國家的青年,在各自的地方為來自不同組織與團體的同齡青年舉行聚會,目的是分享他們在大谷地所體會到經驗,並明白到如何為各自城市和地區出現的問題尋找解決辦法,但首先要以身作則,由自己做起。 Nikko (英語+意大利語字幕): 菲律賓已開始進行具體的行動。在馬尼拉的一個地區舉行了一個同樂日,回教和天主教的兒童參加,加強彼此的認識和尊重。在菲律賓中部Tacloban,特別 為2013年因颱風受害的兒童舉辦一個提高自我形象和對未來充滿希望的工作坊。 Maika (英語+意大利語字幕): 要締造和平需要漫長的準備功夫。 Nikko (英語+意大利語字幕): 然而,如果我們現在不努力去建設,難有明天的成就。[:]
Ago 20, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
https://vimeo.com/131299835 (altro…)
Ago 19, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Mi chiamo Marco e ho 35 anni. Dal 2008 svolgo – come supplente – il lavoro di insegnante di religione cattolica. Purtroppo – per situazioni burocratiche – sono chiamato a lavorare in modo sporadico e saltuario: tre giorni in una scuola, poi passano mesi, e vengo chiamato altrove per una settimana. Poi, qualche giorno da una parte e qualche giorno da un’altra. Insegno mediamente circa due mesi l’anno. In qualità di dipendente dello Stato non posso avere due lavori e devo essere sempre disponibile quando mi chiamano ad insegnare, altrimenti – se rifiuto – vengo superato da altri. Avendo tempo a disposizione mi dedico a varie mansioni in casa, vivo con i miei, poi alcuni impegni in parrocchia, dalla formazione dei giovani e adulti di un oratorio al coordinamento della Parola di Vita una volta al mese; faccio volontariato in una casa di cura per anziani e sono un componente dell’ufficio diocesano per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso. Tutte attività, le mie, che mi tengono impegnato e attivo. Ma quando manca il lavoro, inizia a crescere un velato senso di inadeguatezza, bassa autostima e tutto ti sembra sempre e gradualmente più difficile. Un giorno, un amico, sapendo della mia situazione lavorativa, mi telefona per dirmi che aveva conosciuto un ragazzo del Liceo classico che aveva bisogno di ripetizioni private di latino e di greco. Il mio amico confidava sulla mia propensione allo studio ed era certo che io potessi farcela benissimo. In effetti dopo il liceo non ho mai abbandonato del tutto le lingue antiche. Anzi, per guardare meglio anche l’Antico Testamento, negli ultimi tempi studiavo pure l’ebraico biblico. Tuttavia, a quella proposta, il mio primo stato d’animo è stato quello del rifiuto. Avrei avuto 10 giorni per decidere che cosa fare. Poi, il ragazzo si sarebbe rivolto ad altri professori privati. Chi ha familiarità con l’arte della traduzione e delle lingue antiche, sa bene che una cosa è tradurre per se stessi o divertirsi a tradurre per gioco, ben altra cosa è dare lezioni private a qualcuno che ha bisogno di progredire e che deve portare profitti in pagella. Avevo bisogno di lavorare, anche se significava per me dover riprendere le regole grammaticali della lingua greca e della lingua latina in dieci giorni, ricomprenderle e saperle comunicare. Avrei dovuto mollare tutti i miei impegni per sette giorni e studiare dalle 8 alle 10 ore al giorno, seduto davanti ai libri per farcela. Dovevo fare un salto nel buio. E così è stato: ho iniziato a studiare come un forsennato. E dopo qualche giorno lo stesso amico mi offre lo spazio della sua abitazione, dandomi pure le chiavi di casa. Un altro amico che è venuto a sapere del mio “nuovo lavoro”, mi fa presente che anche suo figlio ha bisogno di ripetizioni, ma più che un professore ha bisogno di un precettore: non solo ripetizioni di latino e di greco, ma anche di filosofia, letteratura italiana e inglese, coprire insomma tutta l’area umanistica. Il suo era un caso disperato. Non solo, infatti, si tratta di un ragazzo molto problematico dal punto di vista relazionale, all’ultimo anno delle superiori e in tutte le materie a fine gennaio aveva avuto un “non classificato”. Mi sono affidato a Dio e ho risposto positivamente. Oggi il ragazzo ha cominciato a collezionare diversi 8 e mezzo e 9 e ci ha preso gusto. Anche i suoi rapporti personali stanno cominciando a migliorare. Di recente ho fatto un mese intero di supplenza, ho continuato a dare ripetizioni private il pomeriggio e a mantenere gli impegni che avevo prima». (altro…)
Ago 19, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Ago 18, 2015 | Cultura
[:de]
Das vorliegende Buch bietet eine kurze Biografie mit Selbstzeugnissen, Erinnerungen ihrer Bezugspersonen und vielen Farbfotos. Autoren-/Herausgeber: Stefan Liesenfeld e Gudrun Griesmayr Chiara Badano kommt 1971 in einem kleinen Dorf in Norditalien zur Welt. Der Vater LKWFahrer, die Mutter Angestellte in einem Betrieb, der Amaretti herstellt. Chiara besucht den Kindergarten und die Grundschule im 2000-Seelen-Dorf Sasello, treibt Sport, lernt Klavierspielen. Als sie 14 Jahre alt ist, hat sie so manche Bewährungsprobe zu bestehen: Im Gymnasium muss sie die Klasse wiederholen, die Familie zieht in die Stadt Savona, ihre Freundin beginnt ihr Studium in Turin. Im Januar des Jahres 1989 wird ein Knochenkrebs diagnostiziert. Es folgen Operationen, Chemos, verschiedene Therapien, Hoffnungen, Enttäuschungen … Geprägt von einer tiefen Beziehung zu Jesus gestaltet Chiara ihren Umgang mit ihrer Familie, ihren Freundinnen und Bekannten und auch mit ihrer Erkrankung. Ihr Verhalten weckt Erstaunen, ihre innere Klarheit und die tiefe Freude in ihren Augen wirken anziehend. Als Chiara Badano am 7. Oktober 1990 stirbt, bleibt das Zeugnis eines jungen Menschen, der den Alltäglichkeiten des Lebens eine große Bedeutung geben konnte. Chiara Badano wurde am 25. September 2010 in Rom seliggesprochen. -[:]
Ago 18, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Spiritualità
Comme le Concile Vatican II l’a réaffirmé avec conviction, l’Eucharistie produit des fruits inattendus qui la révèlent « sacrement d’unité », faisant naître une communauté nouvelle et des germes de résurrection dans l’histoire et dans la nature. Tout au long de son livre, à travers des extraits de son journal intime, des passages inédits de conversations, des textes publiés mais peu connus et des épisodes vivants et concrets, Chiara Lubich raconte sa graduelle découverte de Jésus Eucharistie dans sa vie personnelle et dans celle du Mouvement qu’elle a fait naître. Une narration qui devient « mystagogie » : proposition discrète du mystère qui convainc et entraine le lecteur vers la même expérience. Un ouvrage fait pour un public large, extrêmement simple et complet à la fois, utilisable aussi bien comme outil de catéchèse que comme livre de méditation. Edition: Nouvelle Cité
Ago 18, 2015 | Focolari nel Mondo
“Contemplar, Sair e Inovar – O carisma de Chiara Lubich a serviço da Igreja e da humanidade”. É o título programático do primeiro Congresso Nacional para bispos, padres, religiosos e diáconos organizado pelo Movimento dos Focolares. “A escolha do título é inspirada pelo Papa Francisco” – explica dom Francisco Biasin, entre os promotores desse evento. “As três palavras que serão o fio de ouro que liga todo o congresso, são tiradas da mensagem que o Papa Francisco dirigiu ao Movimento dos Focolares, na audiência concedida aos membros da Assembleia geral em setembro de 2014. O Papa, reconhecendo em Chiara Lubich “a fonte geradora de um carisma do Espirito Santo para a Igreja e para o mundo”, impulsionou a oferecer, “com responsabilidade e criatividade, a sua peculiar contribuição a esta nova etapa da evangelização”. O Congresso quer ser uma resposta a este pedido. O evento será realizado na Mariapolis Ginetta (Vargem Grande Paulista – SP), a cidadezinha do Movimento dos Focolares, nos dias 21-25 de setembro próximo. No programa: experiências pastorais, testemunhos concretos de vida, aprofundamentos históricos, teológicos e espirituais. • 22.9: CONTEMPLAR – As palavras do Papa Francisco na Assembleia dos Focolares; experiências: dom Alberto Taveira, arcebispo de Belém do Pará; Ir Maria Inês presidente da CRB nacional. • 23.9: SAIR. As primeiras focolarinas com os pobres de Trento; experiências a partir da realidade de conflito social e respostas à luz do Carisma com os testemunhos de Pe Vilson Groh, Pe Renato Chiera e Frei Hans Stapel. • 24.9: INOVAR. O segredo: Jesus Abandonado e a unidade. Experiências no âmbito eclesial e na sociedade, na economia, política e educação. • 25.9: FORMAR. A Cultura que brota do carisma da unidade. Inscrição: www.cmginetta.org.br Mais informações: Pe Antonio Capelesso – E-mail: pe.capelesso@uol.com.br – Tel.: (11) 4158-3580 e (11) 98538-8145 Pe Fabiano Almeida: E-mail: fabianodigesu@ig.com.br – Tel.: (11) 4158-3580 e (11)98465-1655 Pe. Dionísio Zamuner: E-mail: difoza@hotmail.com – Tel.: (11)94992-0759 Ver também o site: www.focolares.org.br
Ago 18, 2015 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Scrutando la composizione della sala del centro Chiara Lubich, a Trento, quest’anno, potremmo stupirci di una certa sua bizzarra eterogeneità: 250 giovani dai 16 ai 30 anni provenienti da più di 20 nazioni, 70 tra sacerdoti e seminaristi e una ventina di adulti che si impegnano a vivere la spiritualità dei Focolari a livello parrocchiale o diocesano. Quale idea c’è dietro quest’incontro previsto dal 2 al 7 agosto a Trento? Cosa lega così tante realtà culturali differenti? Una prima risposta la troviamo nel titolo dell’incontro: “Anche adesso come ieri”. Ed una seconda nella stessa città di Trento. Questi giovani, adulti e sacerdoti si riuniscono per riflettere sul primo nucleo generativo del proprio carisma spirituale e per ripercorrere (anche fisicamente) il cammino che dal 1943 ha ispirato ed informato il Movimento dei Focolari. «Abbiamo iniziato l’incontro in un clima esplosivo di gioia – raccontano Ludovico e Eleonora –. Il programma vuole essere un immersione nella vita dei primi tempi, con la radicalità del vivere la Parola».
Il programma si è alternato tra argomenti tematici e gite sui posti dove i Focolari hanno percorso i primi passi: Piazza Cappuccini, Fiera di Primiero, Tonadico, Goccia d’Oro … «Durante la Messa nella Chiesa dei Cappuccini – scrive Zbyszek – ci siamo dichiarati pronti, con la grazia di Cristo, a dare la vita l’uno per l’altro, a cominciare dalle piccole cose nel quotidiano. In quel luogo dove Dio ha sigillato il patto d’unità tra Chiara e Foco (Igino Giordani), anche noi abbiamo voluto rinnovare quell’amore reciproco, che “Anche adesso come ieri” vogliamo vivere». C’è stata, poi, l’opportunità di arricchirsi attraverso l’intervento di esperti della comunicazione, del dialogo interreligioso, anche di cooperazione e sviluppo dell’AMU (Azione Mondo Unito). Con il loro contributo abbiamo riflettuto sulla comunicazione e le sfide della nostra società multietnica e multi-religiosa. Molto spazio è stato inoltre dedicato all’approfondimento del tema dell’immigrazione e dell’accoglienza attraverso la preziosa collaborazione offerta dal “Progetto Cinformi”, che ha presentato il modello di accoglienza proposto ed applicato dalla città di Trento, mettendosi anche a disposizione con laboratori attivi realizzati tramite due visite ai campi d’accoglienza. Momenti indimenticabili di incontro con un centinaio di rifugiati che sono in attesa di un futuro.
Alcuni di loro sono venuti a trovarci alla scuola. Rita confida: «Mi ha molto colpito Lamin, un giovane musulmano del Ghana che ha scritto una poesia alla sua mamma e ce l’ha voluta leggere a tutti. Una poesia piena di nostalgia ma anche di speranza. Gli occhi di queste persone dicono tutto, non si possono dimenticare». A conclusione due mete, una a breve e altra a lungo termine: appuntamento alla Giornata mondiale della gioventù (GMG) che il prossimo anno si farà a Cracovia (Polonia); e l’unità del mondo come obiettivo – secondo la preghiera di Gesù “Che tutti siano Uno” –, per il quale siamo convinti che vale la pena spendere la vita. «Partiamo con l’impegno di essere “Parola viva” – scrivono Danilo e Emanuele – e di portare questa “acqua pura di sorgente” nei nostri paesi e nella quotidianità delle nostre periferie, donandoci ad ogni prossimo che ci passerà accanto». (altro…)
Ago 17, 2015 | Cultura
L’avventura appassionante di un uomo affermato, dal carattere indomito, dichiaratamente ateo, che in circostanze inusuali incontra Dio. Furbo e pieno di intuito. Come una volpe. Così ricorda Enrico Cavallini chi lo ha conosciuto. L’Autore ripercorre l’avventura di un uomo dal carattere indomito, semplice e focoso, dapprima rivoluzionario ateo e partigiano, quindi medico, professore, luminare e precursore in medicina, che in circostanze inusuali, entra in contatto con la spiritualità dell’unità del Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, e viene conquistato dall’Amore. Una storia vera. Appassionante come un romanzo. Clicca per acquistarlo Città Nuova Editrice, Roma, 2010.
Ago 17, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo
Undici brani cantati in cinque lingue: inglese, italiano, spagnolo, portoghese e coreano. 47 minuti di pop-rock e world music , pieni di passione, forza, vitalità in musica e parole targati Gen Verde. Secondo Sally McAllister, manager della band, «si tratta di un album biografico e autobiografico al tempo stesso». Affermazione che ci trova le integranti del gruppo musicale tutte d’accordo. Infatti, spiegano che «è biografico perché la protagonista indiscussa di questo album è l’umanità che si racconta: la gente con le sue sfide di oggi, i drammi e le conquiste, la storia che segna il passo del mondo, popoli itineranti sulle strade del pianeta in cerca di terra, dignità, di un luogo da poter chiamare casa». Ma è anche un lavoro autobiografico «impregnato delle nostre storie e delle culture musicali da cui veniamo». «Ci siamo messe in gioco – dicono le ragazze del Gen Verde– e abbiamo voluto raccontare attimi e fatti che hanno segnato un punto di svolta nella nostra vita. Strade diverse, con partenze da luoghi fisici e dell’anima talvolta diametralmente opposti, ma che puntano tutti all’unico orizzonte della fraternità». Infatti, «ogni brano racconta una storia, come la Voz de la verdad, omaggio a Oscar Romero, raccontato da Xochitl Rodríguez, salvadoregna. Oppure Chi piange per te?: il grido delle migliaia di migranti attraverso la voce di una bambina che non arriverà mai sull’altra sponda del mediterraneo, ma che continua a riecheggiare dall’Africa all’Europa e in ogni continente in cui c’è gente costretta a partire per sopravvivere. Ancora: You’re Part of Me, è la storia spezzata di un popolo, quello coreano che non vuole arrendersi allo scandalo della separazione. L’arrangiamento musicale K-pop, genere amato oggi dai giovani coreani, dice che la voglia di unità non è affare di settant’anni fa ma di oggi, di questa generazione che non vuol mollare». (altro…)
Ago 16, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
«Incontro da cuore a cuore», così una persona che partecipava per la prima volta ha definito la Mariapoli di Astorga, una delle tante manifestazioni dello stesso tipo che si sono svolte o sono in corso di svolgimento in tutta Europa e tanti altri paesi. L’evento, dal 2 al 6 agosto, ha pacificamente invaso la città con 800 persone di varie parti della Spagna ma anche da Francia, Italia, Germania e Brasile. All’uscita dalla visita ai monumenti e musei tipici, o dalla messa che si celebrava nella storica cattedrale gotica, o nelle serate in cui si organizzavano concerti di generi musicali sempre diversi, le strade e le piazze della città erano gremite da queste persone. E gli abitanti di Astorga, osservando il loro tipico modo di rapportarsi ispirato alla fraternità, incuriositi rispondevano ai loro saluti. Una signora ha fermato una ragazza che passeggiava per strada per ringraziarla della presenza in città di questo gruppo così gioioso. Particolarmente apprezzato è stato l’equilibrio fra i momenti più riflessivi e formativi e gli spazi dedicati al dialogo, alle testimonianze e alle attività ludiche. Un mix che ha ben contribuito agli obiettivi della Mariapoli: facilitare l’incontro con se stessi, con Dio, con gli altri. «Non è stato un crescendo – ha osservato un partecipante –, non si è iniziato cioè ad un certo livello per poi progredire in intensità e qualità. Ogni giorno è stato pieno, completo, ognuno di grande valore in se stesso». Fra i diversi incontri specifici per adolescenti e bambini, si è svolta anche una marcia nella città, con tappe in alcune vie e piazze dove in ognuna si sono realizzate varie attività. La Mariapoli di Astorga era presente anche su Facebook, uno spazio virtuale di incontro sia per i partecipanti stessi che per le persone che non avevano potuto presenziare. Tanti i contributi attraverso commenti e foto, cui tuttora si può accedere tramite cluster. Alcuni commenti: «È la mia prima Mariapoli – scrive Cati –. Sono stati giorni di fraternità, di amore e unità. Insieme alla mia figlia ringraziamo tutti quelli che hanno fatto possibile quest’incontro»; «Ancora in viaggio di ritorno verso Toledo – scrive Paco –, ne approfitto per ringraziare tutti per questi giorni. Posso dire che è stata una Mariapoli piena di grazie».
Nella prospettiva di attuare lo spirito della Mariapoli nella vita quotidiana, è stato proposto il progetto «Tutti siamo mediterranei», per sensibilizzare i cittadini europei sul dramma dell’immigrazione che investe il comune mar Mediterraneo, dai suoi confini del sud, dai paesi in guerra o svantaggiati economicamente, in cerca di condizioni migliori di vita. Questo progetto, in sintonia col tema della Mariapoli «Strade che si incontrano», si materializza in una raccolta di firme per chiedere all’Unione Europea un significativo cambiamento della politica migratoria. Nel giorno conclusivo, alla valutazione del programma svolto, i partecipanti si sono dichiarati tutti soddisfatti, specialmente riguardo all’accoglienza che ognuno ha sperimentato fin dal primo momento, anche chi veniva per la prima volta. La città di Astorga, per le sue dimensioni a misura d’uomo e per il suo clima moderato, riunisce molte caratteristiche che hanno facilitato le possibilità di incontro. In questo senso, «il Movimento dei Focolari – scrivono gli organizzatori – ringrazia vivamente il Vescovado e l’Amministrazione comunale per la loro squisita collaborazione». (altro…)
Ago 15, 2015 | Chiara Lubich, Spiritualità
Fra le tante parole che il Padre pronunziò nella Sua Creazione ve ne fu una tutta singolare. Non poteva esser tanto oggetto d’intelletto quanto d’intuizione, non tanto splendore di sole divino, quanto ombra soave e tiepida, quasi nuvoletta alacre e bianca che tempera e adatta i raggi del sole alla capacità visiva dell’uomo. Era nei piani della Provvidenza che il Verbo si facesse carne, che una parola, la Parola, fosse scritta in terra a carne e sangue, e questa Parola abbisognava d’uno sfondo. Le armonie celesti bramavano, per amor di noi, trasferire il loro concerto unico e solo, sotto le nostre tende: ed esse avevano bisogno d’un silenzio. Il Protagonista dell’umanità, che dava senso ai secoli passati e illuminava e convogliava dietro a Sé i secoli futuri, doveva apparire sulla scena del mondo, ma Gli occorreva uno schermo bianco che a Lui desse tutto il rilievo. Il più gran disegno che l’Amore-Dio potesse immaginare, doveva tracciarsi maestoso e divino e tutti i colori delle virtù dovevano trovarsi composti e pronti in un cuore per servirLo. Quest’ombra mirabile che contiene il sole e ad esso cede ed in esso si ritrova; questo sfondo bianco immenso quasi una voragine, che contiene la Parola che è Cristo ed in Esso si inabissa, luce nella Luce; questo altissimo silenzio che più non tace perché in esso cantano le armonie divine del Verbo ed in Lui diventa nota delle note, quasi il «la» dell’eterno canto del Paradiso; questo scenario maestoso e bello come la natura, sintesi della bellezza profusa dal Creatore nell’universo, piccolo universo del Figlio di Dio, che più non si osserva perché cede le sue parti ed il suo interesse a Chi doveva venire ed è venuto, a Quello che doveva fare ed ha fatto; quell’arcobaleno di virtù che dice «pace» al mondo intero perché la Pace al mondo ha dato; questa creatura immaginata negli abissi misteriosi della Trinità e a noi donata, era Maria. Di Lei non si parla di Lei si canta. A Lei non si pensa, La si ama ed invoca. Non è oggetto di studio, ma di poesia. I più grandi geni dell’universo hanno messo il pennello e la penna al Suo servizio. Se Gesù incarna il Verbo, il Logos, la Luce, la Ragione, Ella impersona l’Arte, la Bellezza, l’Amore. Capolavoro del Creatore, Maria, per la quale lo Spirito Santo ha sbizzarrito tutte le Sue invenzioni, ha versato molte Sue ispirazioni. Bella Maria! Di Lei mai abbastanza si dirà. (da Maria trasparenza di Dio, Città Nuova, Roma 2003) Fonte: Centro Chiara Lubich Immagine in evidenza: Ave Cerquetti, ‘Mater Christi’ – Roma, 1971 (altro…)
Ago 14, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
https://vimeo.com/131211773 (altro…)
Ago 13, 2015 | Focolari nel Mondo, Sociale
[:zh]https://vimeo.com/131558375 Andrei Papkouski (俄語+意大利語字幕)說「:我與安吉莉卡(Angelika)結婚26年,育有五子女,住在白俄羅斯首都明斯克(Minsk)。許多的鄰居都有各自的宗 教和信念,包括東正教徒、天主教徒、新教徒、無神論者等。我們每天盡量按照愛的原則生活,尊重所有人。城市有兩萬人口,但只有四座天主堂。我們的聖堂不 大,也是最近才興建。以前,我們一直在社區的一個禮堂祈禱。」 Anzhalika Papkouskaya (俄語+意大利語字幕)說:「小聖堂是由團體的奉獻建成,我們現在可以聚集祈禱,但只能容納50至60人。因此,每逢主日,大多數人要在聖堂外的道路上參與禮儀。我們的家庭按照合一理想生活,努力去打造有生命力的教會。」 Andrei (俄語+意大利語字幕)又說: 「我們發覺本堂神父辛勞地從事牧靈服務,明白到他需要幫助,於是對他說:「我們可以為堂區具體的做些什麼嗎?」他大受感動,建議我們購買一個可以改造成房 間的『貨櫃箱』,作為教授道理的課室,但要耗資3000美元,對我們是一筆龐大的費用。」 Angelika (俄語+意大利語字幕)說:「為了籌募龐大的經費,需要艱苦的工作。我們打電話給人家,解釋募款的目的。我們團體的家屬滿懷熱情的幫助我們。兩個月後,我 們的「貨櫃教理課室」開幕了。我們很高興能夠一起行動,相互信任和團結共融,達到具體又可見的成果。」[:]
Ago 13, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo

Plaza de la Revolución e monumento José Martí
C’è grande attesa nell’Isola per la visita del primo Papa nato in America Latina, prevista dal 19 al 23 settembre. Certamente un’attesa che si esprime in una grande varietà a seconda della coscienza e della conoscenza di chi sia il papa e cosa rappresenti. Se si chiede alla gente per la strada si sentono, infatti, risposte di ogni genere: “Credo che si tratti di una grande persona, mi auguro che da noi si senta come a casa sua”; “Speriamo che la sua visita porti cambiamenti benefici per la gente”; “Sembra un sogno! Ci sentiamo dei privilegiati”; “È una benedizione per questo piccolo popolo, di cuore grande, accogliere tre papi in soli 13 anni”. Infatti, solo Cuba e il Brasile possono vantare questo primato. E dello stesso parere sono tanti cubani che non nascondono l’orgoglio per la terza visita di un pontefice, credenti e non. I lavori di allestimento sono già in corso sulle strade e le facciate degli edifici di La Habana che si trovano lungo l’itinerario previsto e, in particolare, quelli della famosa “Plaza de la Revolución, José Martí” dove papa Francesco celebrerà la messa sono stati rimessi a nuovo. Così anche nella città di Holguín, mai visitata da un papa; nel Santuario nazionale di “La Vírgen della Caridad, del Cobre”; e anche a Santiago di Cuba, seconda città del Paese nella parte orientale dell’Isola, dove i restauri della bella e storica Cattedrale (1522) si sono ormai conclusi. Chiesa Cattolica e Stato. Con il trionfo di “La Revolución” (1959), a partire dal ’61 rapporti tra queste due realtà sono stati sempre più difficili e traumatici. “Il pensiero marxista derivato dal materialismo dialettico che verso la fine degli anni ’60 hanno portato avanti i giovani ribelli del governo rivoluzionario, ha condotto al secolarismo”[1]. Infatti, durante il Primo Congresso di Educación y Cultura (1971), si sono messe le basi per la secolarizzazione della società cubana, imponendo come dottrina ufficiale dello Stato il marxismo ortodosso, “l’asse rettore degli insegnamenti medi, medi superiori e universitari”. Nella Costituzione del 1976 si è determinata la regolamentazione delle attività religiose e si sono esclusi i credenti dal Partito Comunista Cubano (PCC). Durante gli anni ’80 si è allentata un po’ la morsa del regime, anche per “la partecipazione di sacerdoti cattolici ai diversi movimenti di liberazione in America latina, nelle guerriglie del Salvador, Honduras e Guatemala”, nonché per la visita, tra gli altri, di personalità religiose del calibro di Madre Teresa di Calcutta, del Gran Rabbino Israel Meir Lau e dei membri della Conferenza Episcopale Latinoamericana (CELAM). Nel IV Congresso del PCC (1991) si è aperta la partecipazione anche ai credenti all’unico partito politico. Da segnalare le importanti e storiche visite di Giovanni Paolo II (1998) e, poi, di Benedetto XVI (2012), che hanno segnato altri passi importanti verso la riconciliazione e la distensione che fanno ben sperare nell’ormai vicina venuta di papa Francesco. 
Il Santuario nazionale di “La Vírgen della Caridad, del Cobre”
Disgelo tra Avana e Washington. Per quanto papa Francesco cerchi di minimizzare il suo ruolo nella distensione dei rapporti tra i due Paesi, sia Barack Obama che Raúl Castro l’hanno riconosciuto non senza gratitudine. Il 20 luglio si sono riaperte le ambasciate in ambedue i Paesi in questione ed è prevista la presenza nell’Isola, il 14 agosto prossimo, del Segretario di Stato americano, John Kerry, per l’inaugurazione ufficiale dell’ambasciata USA. Si sa che ci vuole ancora l’approvazione da parte del Congresso americano, e non a caso il Pontefice dopo Cuba si recherà negli USA per ’8° Incontro Mondiale delle Famiglie (World Meeting of Families: WMOF) che si terrà a Philadelphia, dopo essere passato da Washington e New York. Sarà, infatti, il primo papa a parlare al Congresso degli Stati Uniti. In un’intervista rilasciata ai tanti giornalisti presenti sull’aereo che lo riportava a Roma, dopo l’impegnativo viaggio in tre paesi latinoamericani, a chi gli chiedeva sui benefici o svantaggi che potrebbe produrre questo “disgelo” tra Cuba e gli USA, Francesco ha risposto: “Tutti e due guadagneranno qualcosa e perderanno qualcosa. Perché in un negoziato è così. Quello che guadagneranno tutti e due è la pace. Questo è sicuro. L’incontro e l’amicizia e la collaborazione, questo è il guadagno!”.
I vescovi cattolici cubani. Ricordando le visite dei predecessori di papa Francesco “che arriverà come Missionario della Misericordia”, e tracciando una continuità spirituale tra le tre visite, la Conferenza dei vescovi cattolici, in un messaggio, si rivolge “ai figli della Chiesa Cattolica, ai fratelli di altre confessioni religiose, e a tutto il nostro popolo”. Si fa menzione della recente Lettera Pastorale di papa Francesco in preparazione all’Anno della Misericordia, che si aprirà il prossimo 8 dicembre. E i vescovi esortano tutti a prepararsi alla venuta del Papa, facendo “gesti di misericordia nell’agire quotidiano, come visitare i malati, condividere ciò che abbiamo, perdonare e chiedere perdono, consolare chi è triste, amare gli altri di più e meglio. Ci auguriamo – continuano – che questi giorni e sempre le nostre case siano luoghi di pace e di accoglienza per tutti quelli che sono in cerca di misericordia!”. Invitano, poi, ad “avere delle iniziative che dispongano il cuore dei cubani ad ascoltare e accogliere il messaggio di speranza e misericordia che ci porterà papa Francesco”. Un segnale positivo che non può certamente passare inosservato è la pubblicazione, in data 17 luglio, da parte di “Granma” – principale testata cubana e quotidiano ufficiale del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba -, del testo integrale di questo documento. Un gesto simile non accadeva da oltre 50 anni.
Il contributo del Movimento dei Focolari. I membri dei Focolari nelle varie comunità sparse sull’Isola, cercano di dare – insieme alla Chiesa – il proprio specifico contributo orientato principalmente alla formazione delle persone ai valori della fraternità, contro la “cultura della scarto”, privilegiando i più bisognosi, promuovendo l’unità nella diversità e proponendo il dialogo come metodo indispensabile per una convivenza pacifica in un Paese multiculturale.
Infine. Il messaggio dei vescovi cattolici ai cubani si conclude con la preghiera alla “Vírgen de la Caridad, Madre di Cuba, a Colei che invochiamo anche come ‘Regina e Madre della misericordia”, perché “abbia cura materna su questa tanto attesa visita. Lei, che ha accompagnato il nostro popolo nella buona e cattiva sorte, ottenga dal cielo una grande benedizione per Cuba e i suoi figli, dovunque si trovino, comunque la pensino e credano”.
Dall’inviato Gustavo Clariá
____________________________ [1] Dennys Castellano Mogena y Sergio L. Fontanella Monterrey, Sin pecado concebidas, La Caridad del Cobre en las artes visuales cubanas. Editorial UH, 2014, La Habana, pag. 66. (traduzione dell’autore) (altro…)
Ago 12, 2015 | Cultura
Is it possible for one person truly to love another? Am I able to love you for you and not for me? And when it comes to God, do I not use him as a prop for my own lack of maturity? This collection of short reflections will help us to see that true love between persons is possible and that our love of God is the fulfillment of our personal freedom. Again and again the meditations return to the first Christian, Mary, who emerges as the freest human being there has ever been. Available from New City Press (UK)
Ago 12, 2015 | Cultura
This book offers a faith perspective for reflecting on the experience of aging, drawing especially upon the wisdom of St. Ignatius of Loyola. It provides the reader with a context for understanding their spiritual journey and a variety of reflection questions aimed at deepening their gratitude and hope. The book uses poetry and quotations of well-known people to affirm the reader’s reflection process.
Available from New City Press (NY)
Ago 12, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria

Federico con suo papà
«Io sogno spesso e tanto. Un sogno ricorrente è una giornata di sole in cui i miei sentimenti e i miei pensieri si sciolgono in una sorgente di parole per tutti i miei amici. Che bello dev’essere poter parlare!». Federico non parla, anche se sa che la comunicazione non passa solo per il linguaggio. I primi sintomi sono evidenti già attorno al primo anno di età. Più cresce e più diminuisce la capacità di interazione con la realtà. A tre anni la diagnosi. È totalmente incapace di comunicare. Ha una delle forme più forti di Disturbo generalizzato di sviluppo, un disturbo gravissimo riconducibile all’ampio e variegato universo dell’autismo. A 8 anni avviene un fatto che cambia la traiettoria della sua incomunicabilità. Impara a scrivere con il computer e può finalmente digitare le sue prime parole, emozioni, sentimenti. È rotto il muro di silenzio con quelli che lui chiama i «neurotipici». Nell’agosto del 2002, la famiglia è in vacanza a Palinuro. Federico qualche parola l’ha sempre espressa, brevi frasi, ma intense. «Mamma cos’ho?». «Perché proprio a me?». E scrive sul suo computer la parola autismo. Ne è perfettamente consapevole. l 20 febbraio del 2010 scrive al suo amico Gabriele: «Ho bisogno che voi mi aiutate a uscire dalla mia prigione. Vedi, io sono molto solo perché non riuscire a comunicare a voce è un grosso limite. Non capisco come fate voi non autistici a trovare nella vostra testa al volo tutte quelle parole così giuste e a dirle così velocemente ed anche con espressioni del volto che contemplano ciò che voi volete comunicare. Per voi è normale ma a me sembra un miracolo. Io a fatica riesco a scrivere una lettera per volta e solo se papà mi è vicino».
Ora che sa scrivere, cresce l’autostima, fino a pubblicare un libro Quello che non ho mai detto dove per la prima volta possiamo vedere il punto di vista di un ragazzo che spiega con osservazioni rare e preziose la sua sindrome. Esce così dal suo isolamento, prova finalmente la gioia di condividere le sue emozioni, conclude con successo gli studi fino a raggiungere la Maturità scientifica. Ancora oggi Federico non dice quasi nulla. “Vi assicuro – scrive – che sono quasi incapace di parlare verbalmente, mi esprimo con parole singole, solo di rado con una piccola frase. So scrivere a mano solo in stampatello molto grande e incerto”. È grazie al computer che gioca per la prima volta con un amico, che si presenta ai suoi compagni di prima media e che, anni dopo, partecipa “attivamente” alle riunioni del gruppo cresima. “Piano piano – racconta – il mio pc portatile è diventato un compagno inseparabile. Con il mio computer e con il supporto di una persona preparata ad assistermi, posso veramente dire la mia in ogni situazione”. Oggi Federico studia percussioni, ha tanti amici, aiuta persone con autismo in famiglia con consigli di vita quotidiana, ha tanti progetti per il futuro. «Ora la mia vita ha trovato il suo corso», scrive, «grazie agli operatori che mi hanno insegnato il metodo, ai miei genitori che con entusiasmo si sono lanciati in questa avventura. Io oggi sono felice della mia vita e il merito, in gran parte, è loro». Ma non pensa solo a se stesso: «Quanti autistici mentalmente perduti avrebbero potuto essere altri Federico se diagnosticati presto, ben supportati nell’età dello sviluppo e molto amati?». Il suo sogno, quando sarà grande è: «Andrò in giro per il mondo a vedere donne incinte per capire se i loro bimbi sapranno parlare e curare l’autismo. Io giocherò con i loro bimbi per aiutarli a crescere e a imparare a parlare. Quando un bambino avrà bisogno di me, io sarò lì ad aiutarlo». Fonte: Città Nuova online (altro…)
Ago 11, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Anche alcuni monaci buddhisti che frequentano il Focolare la conoscevano bene. Benedetta era una donna che si lasciava avvicinare e conoscere, senza timore e con delicatezza. Sapeva accoglierti e da lei potevi andare in qualsiasi momento. Un problema, grande o piccolo, una necessità urgente, una cosa bella da condividere: lei non si scandalizzava di nulla, conosceva bene l’animo degli uomini e delle donne e li sapeva amare. Un vescovo una volta disse di Suor Benedetta che era “una suora d’oro e d’argento” per tutto il denaro che sapeva trovare per i poveri. Andando all’estremo nord della Thailandia era d’obbligo passare da lei e ‘chiacchierare’ un po’, come diceva lei. Gioiva di tutte le notizie della ‘sua grande famiglia’, come amava chiamare il Movimento, e ridonava questa vita a tante altre persone. Magari poi trovavamo in una delle Mariapoli estive persone a cui lei aveva parlato dello spirito dell’unità, oppure qualcuno che passava in focolare a trovarci perché ne aveva sentito parlare da Sister Bene. Insomma, Benedetta era una vera ‘madre spirituale’ che ha donato tanta vita soprannaturale a tanta gente presente al suo funerale, partecipato da vescovi, sacerdoti e da un foltissimo ‘popolo di Dio’ che ha riempito all’inverosimile la chiesetta di Wien Pa Pao, col convento adiacente, dove lei abitava.
Sister Bene, al secolo Benedetta Carnovali, classe 1925, è stata una colonna per il Movimento: tanti dei membri che compongono oggi la comunità dei Focolari in Thailandia sono stati avvicinati personalmente da lei (anche buddhisti). ‘Una vera suora di Maria Bambina ed una vera focolarina’, come è stata definita da qualcuno: una suora ‘fuori dal comune’, sempre di corsa per portare qualcosa a qualcuno e al tempo stesso ‘ferma’ ad amare personalmente chi incontrava. Un’amica che ti chiamava per farti gli auguri d’onomastico, anche se ogni anno la sua voce si faceva sempre più flebile, ma non la sua forza interiore. Avvicinandola non si aveva mai l’impressione di disturbarla: sembrava che aspettasse solo te e non avesse altro da fare. E non era così, a giudicare, per esempio, da tutte le adozioni ‘a distanza’ che portava avanti personalmente, fino ai suoi ultimi giorni. Sister Bene, ha conosciuto la spiritualità dell’unità da un religioso, nel 1963, e da quel momento ha dato la sua vita affinché tanti, in Myanmar, dove era in quel periodo, e poi in Thailandia (dopo che tutti i religiosi furono espulsi dal regime), potessero conoscere ed iniziare a vivere questa via dell’unità. Trasferitasi poi in Thailandia, ha continuato ed approfondito la sua amicizia con i Focolari. Quando aveva, raramente, l’occasione di poter passare qualche giorno con noi, si nutriva avidamente dei discorsi di Chiara Lubich. Come tutti coloro che realmente seguono Dio, Suor Benedetta ha incontrato anche lei la sua notte, ‘la tempesta’ nel seguire Gesù e l’ha affrontata da vera discepola di Gesù, con una carità eroica. Profondamente unita con Vale Ronchetti, una delle prime focolarine, è andata avanti, in mezzo a molte incomprensioni: “Com’è possibile che una suora faccia parte di un movimento laico?”, si è spesso sentita chiedere; e ad altre piccole e grandi ‘persecuzioni’ umanamente assurde. Eppure, sicuramente e misteriosamente, Dio si è servito anche di queste per rendere Suor Benedetta sempre più suora, sempre più ‘figlia spirituale di Chiara’ (come lei diceva spesso) e quell’apostola dell’unità che non ha pari nel sud est asiatico a giudicare dai frutti che ha portato. Ci lascia un’eredità di carità, di dolcezza, di tenerezza e di grande forza, d’amore e di servizio agli ultimi: alla gente della tribù Akha, per esempio. Ci lascia quel sorriso tipico di chi sperimenta che è possibile trasformare il dolore in Amore e ne fa il suo motivo di vita. Suor Benedetta è ‘volata’ in cielo all’età di 90 anni, dopo aver ascoltato la canzone che lei amava tanto: ‘Solo grazie’; è morta consumata ma serena, come aveva sempre vissuto; nella pace perché certa, che ‘quelle braccia’ che l’hanno accolta fin da bambina (lei era orfana dei genitori) e portata avanti nella sua vita di religiosa, la stavano aspettando per l’ultimo abbraccio e l’ultimo tratto di viaggio: il più importante. Una donna meravigliosa, insomma, che testimonia che anche oggi ci si può far santi. Luigi Butori (altro…)
Ago 10, 2015 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Giovani di 5 religioni e di varie denominazioni cristiane, appositamente selezionati come leader emergenti in campo ambientale, si sono dati appuntamento alla cittadella Luminosa dei Focolari (Stato di New York-USA) per riflettere sulla salvaguardia del pianeta inteso come casa comune. Guidati dalle idealità di Religions for Peace (RFP) e dei Focolari, il Teach-in è iniziato con un’analisi sulla realtà attuale dell’ambiente e il forte legame tra la stabilità globale e il cambiamento climatico. Un fenomeno, quest’ultimo, che richiede una nuova presa di coscienza anche nell’ottica, sottesa dal titolo dato a questi tre giorni, della pace nel mondo. E che forse troverà soluzione proprio grazie alla sinergia fra gli appartenenti ai diversi contesti religiosi. È quanto auspicavano gli organizzatori del Teach-in che si è svolto a fine luglio. Pur nella varietà dei loro credo, sono giunti alla comune consapevolezza che ogni sforzo per l’ambiente sarà tanto più efficace quanto più sarà fatto ‘insieme’. Tra gli interventi, quello del Rev. Richard Cizik (New Evangelical Partnership) e del rabbino Lawrence Troster, bioeticista, il quale ha affermato che “entro il 2050 potremmo avere 50 milioni di rifugiati climatici, con gravi conseguenze sulla pacifica convivenza fra i popoli”. A queste parole ha fatto eco Asma Mahdi, oceanografo e membro di Green Muslims, evidenziando che sono proprio i Paesi a maggioranza islamica i più vulnerabili: «In Bangladesh, ad esempio, se il livello del mare dovesse continuare ad innalzarsi, entro il 2050 il 17% del territorio risulterà allagato, costringendo 18 milioni di persone a spostarsi altrove». Cifre allarmanti queste, come alcune isole polinesiane a rischio di sommersione.
Fra i relatori c’era anche mons. Joseph Grech, della Rappresentanza della Santa Sede presso le Nazioni Unite, che riportando alcuni tratti dell’enciclica di Francesco «Laudato sì», ha sottolineato come l’economia e l’ecologia camminino di pari passo, proprio perché ogni nostra azione ha sempre un impatto sulla natura. Del medesimo avviso si sono dichiarati tre ricercatori ambientali di tre diverse Università americane: Robert Yantosca (Harvard), Valentine Nzengung (Georgia) e Tasrunji Singh (Ohio), per i quali le rispettive convinzioni religiose sono diventate fattore motivante e guida nell’impegno scientifico a favore dell’ambiente.
‘In uscita’ è la parola chiave che ha condotto la seconda parte del Teach-in e che ha permesso di delineare una serie di comportamenti da mettere in atto. John Mundell dei Focolari, titolare di una società di consulenze ambientali, ha fornito una panoramica di iniziative compreso il “Cubo della Terra”, le cui 6 facce riportano validi suggerimenti quotidiani per rinnovare e conservare un ambiente sano. C’è stata anche la visita a dei progetti di bonifica presso la vicina Federal Reserve Esuarine. Aaron Stauffer, direttore esecutivo di RFP, a conclusione ha affermato: “È stata una testimonianza del potere di cooperazione multireligiosa e di pace”. E Raiana Lira, brasiliana, che sta concludendo il suo dottorato in ecologia: “abbiamo sperimentato di avere almeno due cose in comune: un intenso interesse per la sostenibilità del pianeta e una credenza religiosa che ci offre le giuste motivazioni per prendercene cura. Ciascuno di noi eravamo venuti con le nostre convinzioni ed idee personali ed ora ci ritroviamo tutti uniti nel comune obiettivo di tanti: la tutela della terra e dei suoi abitanti”. (altro…)
Ago 9, 2015 | Centro internazionale, Spiritualità
«Stare ai campi, attendere alla vita delle piante, partecipare, dentro gli ampi silenzi, segnati dai cicli solari e lunari, all’opera di creazione della vita naturale, è compito, anch’esso, quasi sacerdotale, che vuole raccoglimento e sacrificio: vuole il coraggio di sapersi sentire a tu per tu con la propria anima, dentro l’aspettazione dell’universo e, nei contatti con la natura, che è un miracoloso vivaio, sapersi sentire, senza stramazzare, alla presenza di Dio». (FIDES, luglio 1938) «Ci volle una bellezza e una purezza superiore all’ideale umano perché l’uomo salisse sino a contemplare Maria. Fu lei che lo tirò su: e in quella contemplazione sbocciarono le aspirazioni più belle dell’anima, che cercarono di fermarsi in espressioni d’arte, le più alte mai raggiunte. La maternità, la tenerezza muliebre, la rassegnazione e la pietà trovarono in Maria un modello, e un alimento: e l’umanità ne nutre la sua passione più bella, nei momenti che più si solleva oltre la brutalità, per un impeto di divinizzazione». (FIDES, marzo 1938) «La rivoluzione cristiana non fece complotti, non sovvertì istituti, non uccise tiranni: ma immise nell’organizzazione fatiscente del mondo antico, nella famiglia logora, negli istituti giuridici affetti da decrepitezza, nei rapporti sociali intossicati dalla cupidigia, un fermento nuovo: il fermento dell’amore, che li rigenerò: quello per cui, di colpo, davanti al padrone venne a trasfigurarsi la natura dello schiavo, davanti all’uomo assunse un valore nuovo la donna, davanti al greco e al romano s’avvicinò dalle sue distanze abissali il barbaro e l’operaio». (FIDES, febbraio 1943) «II cristiano cosciente – il santo – è uno che utilizza il tempo con una cura d’ogni attimo, sommando quante più opere nello spazio breve, per l’onore del Capo di casa, per il buon nome comune, per la salute dei fratelli. Questa attività, questo apporto, si chiama nel linguaggio corrente apostolato. Un cristiano che non ne fa, nei modi e nel tempo consentitigli, è un cristiano che ignora il suo posto nella Chiesa: che ignora la Chiesa. La Chiesa nell’atto che vive, agisce: fa azione. Noi diciamo fa azione cattolica. E questa si fa in mille modi: c’è posto per tutti. La può fare un poeta e la può fare un deficiente; un anacoreta e un cenobita, un capo di famiglia e un caposezione, il metropolitano in istrada e il ciabattino in bottega». (FIDES, ottobre 1938) Fonte: Centro Igino Giordani (altro…)
Ago 8, 2015 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Ginevra, rue de Montbrillant n.3 Come ogni venerdì, mi reco al “Jardin de Montbrillant”, un luogo d’accoglienza e d’incontro per persone bisognose di questa città cosmopolita, dove è possibile consumare dei pasti. Oggi, come di consueto, accogliamo a mezzogiorno circa 150 persone di ogni nazionalità. La sala è già piena e tutto sembra svolgersi nel migliore dei modi. Fra gli abitudinari di questa folla variegata noto sempre qualche volto nuovo. Il mio compito è trovare un posto per ciascuno, negoziare con l’uno o cl’altro perché accetti un nuovo vicino, evitare che le tensioni degenerino in modo che il pasto possa venire consumato con tutta tranquillità, cosa non sempre facile dato lo stato fisico e psichico della maggior parte dei nostri ospiti. Ma a me interessa soprattutto riuscire a creare un contatto fraterno, confortare chi appare triste, depresso, ascoltare chi si sente angosciato, ridare speranza … Insomma, creare un’atmosfera di famiglia affinché tutti si sentano amati così come sono, al di là della diversità di età, nazionalità e religione. Mentre siamo a tavola, la porta della sala si apre e arrivano tre nostri amici arabi accompagnati da due nuovi venuti. Noto subito l’espressione minacciosa e dura del loro volto. Appena entrati, urlano che vogliono sgozzare tutti i presenti e dare fuoco al locale. Il motivo: si sentono gravemente offesi dalle caricature del Profeta apparse sulla stampa nei giorni precedenti, notizia principale dei giornali. Subito l’atmosfera si fa tesa e circolano propositi violenti. Vedo già volare piatti e piovere colpi. Occorre intervenire senza indugio perché la situazione può degenerare pericolosamente. Ma che dire, cosa fare? Mi sento impotente, ma riconosco in questa acuta sofferenza e nella nostra società che difende la libertà assoluta, a scapito dei valori profondi, il grido dell’Uomo-Dio sulla croce: “Mio Dio, perché mi hai abbandonato?”. E’ lui che si presenta ora, attraverso la reazione dei due seguaci dell’Islam. Metto tutto nelle sue mani e mi alzo per andare loro incontro. Dichiaro di condividere la loro pena e propongo di parlarne, ma dopo aver mangiato, se lo ritengono importante. Al mio invito pacato, si lasciano convincere a sedersi a tavola; di colpo l’aggressività scema e ritorna la tranquillità come se ciascuno avesse capito le motivazioni che hanno determinato quello scoppio di rabbia. Il pranzo termina nella calma. Resto accanto ai due per far sentire loro tutto il calore di cui sono capace. Dopo il pranzo, si scusano per le parole pronunciate e manifestano rammarico per aver esternato propositi di vendetta. Segue ancora un momento di scambio sulla nostra rispettiva fede nel pieno rispetto e comprensione reciproca. Prima di partire mi abbracciano, grati per essere stati ascoltati. Ora i loro volti distesi esprimono tutt’altri sentimenti che all’inizio. (Paquita Nosal – Ginevra) Fonte: Città Nuova – n.13/14 – 2015 (altro…)
Ago 7, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo
[:zh]https://vimeo.com/131558378 Polonia Boguslaw Musiolik, EKa 社會長 presidente società EKa (波蘭語+意大利語字幕): ……1991年,共融經濟計畫也傳到波蘭。起初,我們對這個概念不大認同,覺得是共產主義的一種回浪。不久,我們才瞭解到這完全是另一回事。共融經濟的理念幫助我們為別人著想。這種意識大大感染了我們。 不久,我們認識了兩位從Slesia來的青年。他們做糧食批發,也對共融經濟抱有很大的期望。我們便決定合作創辦一家共同企業。雖然我們從事的部門都各自不同,共融經濟的概念卻把我們緊緊地聯合在一起,產生強而有力的協同效應。公司發展得非常順利。 旁述:共產主義倒臺後,海外資金開始湧入波蘭。外資的巨型購物中心和超級市場,與本地商場形成劇烈的競爭。很多公司都倒閉。 Robert Szczepanski, CdA EKa (波蘭語+意大利語字幕): 當時危機四伏,不少公司沒有支付我們,所以我們要抵償相當的損失。不幸,正就在這一段時期,我中了風,一年半不能上班。當其他合夥人協力去推進營業時,我只可以為他們祈禱。 Alojzy Lazar (波蘭語+意大利語字幕): 有一家倒閉了的公司欠我們好幾萬波幣 (zloty)。我們有兩個選擇,用法律途徑追討債項, 或與他們展開對話。看見他們非常困難的處境,我們選擇了第二途徑。 旁述: 結論就是Eka聘用了債主的四名職工,他們又把店舖的物業轉讓給Eka, 包括店主的馳名製作 Zurek 濃湯, 是一味以黑麥製成的傳統食品,用家庭企業方式製造。 Alojzy Lazar (波蘭語+意大利語字幕): 由於這些變動,今天我們的產品也包括了Zurek 和Smalek湯, 也是我們最暢銷的兩種食品。 Robert Szczepanski (波蘭語+意大利語字幕): 現在我們一共有40名員工,六名波蘭合夥人和一名德國合夥人。我們一年接收九百萬波幣的訂單。我覺得經營一家以共融經濟價值觀為本的企業是非常值得的。[:]
Ago 7, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo
https://vimeo.com/131217663 (altro…)
Ago 6, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Così è dell’editoriale a sua firma del 20 aprile 1958. Con scrittura incisiva ed efficace, Chiara Lubich tratteggia le impressioni riportate da una visita all’Expo ‘58 di Bruxelles nella primavera di quell’anno. Si era recata in Belgio per la settimana di Pasqua: il Movimento iniziava proprio allora a muovere i suoi primi passi oltre la cerchia delle Alpi, nel cuore dell’Europa. Si comprende allora la grande impressione suscitata dalla visita: «Il 17 aprile – scrive Chiara Lubich – s’è aperta la mostra internazionale di Bruxelles. […] È qualcosa di colossale. Le più grandi potenze, i più grandi Stati dei cinque continenti sono andati a gara nello sfoggiare il meglio della loro genialità. […] Alla vista di queste costruzioni modernissime, arditissime nelle linee, nei colori, nelle luci, ma spesso composte in un sano e artistico equilibrio, con espressioni architettoniche le più varie, le più strane, non si può non rimanere ammirati. […] Il padiglione, che ha attirato la nostra attenzione però in modo particolare, è stato quello della Santa Sede. Si erge quasi di fronte a quello sovietico ed accanto a quello americano. È denominato “Civitas Dei”. Porta nel cuore una chiesa, improntata a uno stile snello e armonico, forse perché ricco di contenuto, molto elegante e modernissima. […] Lì sotto s’erge un altare, dove saranno celebrate di continuo delle Sante Messe. […] Gesù vivo, quindi, che continuamente s’immola per tutti, e la parola della verità di un Re che non è di questo mondo, sono le ricchezze esposte a Bruxelles dalla “Città di Dio”, mentre accanto, fra il resto, un rompighiaccio atomico, lo Sputnik II, una monumentale statua di Lenin occuperanno il Padiglione sovietico; un teatro gonfiabile e molte espressioni dell’arte moderna e del folklore il padiglione americano. Sì, Gesù alla mostra di Bruxelles, come un giorno Gesù alle nozze di Cana. Il Figlio dell’Uomo non disdegna di mescolarsi a tutte le faccende umane e, attraverso l’armonioso suono delle campane, farà arrivare il ricordo dell’eterno e del divino a tutti coloro che si sono lì riuniti, ad esaltare le capacità dei popoli, che Egli ha creato. Gesù che muore sull’altare per tutti, anche per quelli che di Lui non si curano, gonfi magari della loro scienza, delle loro scoperte, o che, addirittura, Lo combattono. Gesù, che insegna ancora la Verità attraverso coloro di cui ha detto “chi ascolta voi ascolta Me”. Questi i doni, il «prodotto» della Chiesa Cattolica, che Lo continua. Gesù Eucaristia, il frutto della Chiesa, come già un tempo Gesù di Nazareth, il frutto del purissimo seno della Vergine Maria. E lì all'”Expo ’58”, come in ogni nostra chiesa, Gesù cercherà di saziare la sete di luce, di amore, di ardimento, di potenza, negli uomini. Gesù espone Se stesso, o meglio il suo concreto amore, e si offre per salvare gli uomini anche lì, dove tutto parla di energia atomica, di tecnica, di invenzioni, di novità. È Lui la più grande novità, l’eterna scoperta, mai scoperta; Colui Che rimarrà, anche quando nei secoli nessuno ricorderà i particolari della mostra di Bruxelles, come nessuno oggi sa il nome degli sposi di Cana. Sta lì per non lasciare delusi, per riempire il vuoto che si creerà in molte anime – nonostante lo sciorinamento delle ricchezze più belle di oggi – quando si sarà sperimentata la vanità di tutto, anche del meglio, che non sia radicato in Dio […]». Fonte: Centro Chiara Lubich. Leggi il testo integrale (altro…)