23 Ott 2018 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Gioia di servire Quando, dopo tante inutili cure, nostro figlio è morto, per mia moglie è cominciato un periodo di depressione, in cui finanche la vista di altri bambini le causavano sofferenza. A poco a poco ci siamo isolati e la vita ha perso colore. Un giorno abbiamo conosciuto una comunità dove si leggeva e metteva in pratica il Vangelo. Una frase, in particolare, le ha cambiato la vita: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. Lei ne è rimasta toccata profondamente. Dopo un periodo di riflessione, è tornata al lavoro come assistente presso un centro di pediatria oncologica. Da allora, la ripresa è stata rapida. Un giorno mi ha confidato la gioia di poter servire altri bambini. R. A. – Francia La scarpiera Motivi di salute mi avevano costretto a rimanere alcune settimane in casa. Per tenermi occupato, avevo costruito una scarpiera, col risultato di deprimermi, tanto mi sembrava piena di difetti. Mia moglie invece non faceva altro che elogiarla, e lo stesso facevano i bambini. Forse davvero non era così disprezzabile. Incoraggiato, ho creato altri oggetti utili. Quando sono tornato al lavoro, ho provato una vera gioia nel ritrovare i colleghi. L’amore mi aveva risanato. S. V. – Repubblica Ceca Auto nuova Non valeva più la pena di riparare la nostra vecchia auto, ma non potevamo permetterci una nuova. Abbiamo una figlia autistica che non può viaggiare con i mezzi pubblici, né camminare per lunghi tratti. Con la fede di chi ha già ottenuto, abbiamo pregato per trovare una soluzione. Tempo dopo, gli amici della parrocchia hanno trovato per noi una macchina usata, ma in ottime condizioni. Ancora una volta non ci è mancato l’aiuto di Dio. R. C. – Gran Bretagna Senza chiavi A causa della grande povertà e disoccupazione nella nostra isola ci sono molti ladri. Una sera la piccola Nanou, mentre i genitori erano fuori casa, è uscita per partecipare ad un incontro in parrocchia. Non avendo le chiavi di casa, ha fermato la porta con un mattone e si è affidata a Gesù. Al ritorno ha incontrato per strada i genitori che come lei stavano rincasando. Il papà si è infuriato trovando la casa aperta. Ma di fronte alla fede della figlia, che lo invitava a fidarsi di Gesù, non ha potuto replicare. Tanto più che non era accaduto nulla di male. D. R. – Madagascar Sono Libero di Amare I primi sintomi li avevo sottovalutati. Abbassamento del tono vocale, mal di schiena, difficoltà a deglutire, perdita dell’equilibrio, cadute accidentali, rottura del setto nasale. Poi, il 13 giugno 2016, a Bologna mi è stata diagnosticata la SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica. Poche parole del medico e una scarna lettera con un codice. Perché proprio a me? Per giorni mi sono tornati alla mente le parole di Paolo di Tarso: “Siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati…” Rileggendo per l’ennesima volta quella sigla, ho pensato: SLA, ovvero “Sono Libero di Amare”. Quando i muscoli non rispondono, l’olfatto non percepisce più il profumo, il tatto è inesistente, il gusto ti ha abbandonato, posso sempre amare. Se trasformi il dolore in un dono d’amore, la vita ti sorriderà. L’uomo non è fatto per la sconfitta. F. S. – Italia (altro…)
23 Ott 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Spiritualità

En 1980, lors d’une grande manifestation réunissant 40 000 jeunes des
Focolari venus des cinq continents, Jean-Paul II s’adresse à
Chiara Lubich : «
Soyez toujours l’instrument de l’Esprit Saint. » Comment pourrait-elle ne pas adhérer à cette injonction du pape ? Depuis si longtemps, elle considère l’Esprit Saint comme le metteur en scène de sa vie et l’architecte de l’œuvre qu’elle a fondée, le mouvement des Focolari. «
De l’Esprit Saint, je suis l’amie. » Elle exprime cette amitié avec une abondance de mots tels que feu, flamme, lumière et, surtout, amour. Elle en parle à tous, en particulier aux jeunes, qu’elle appelle « une génération de saints » qui écoute la voix de l’Esprit Saint. Ce livre est l’une des réponses à « l’appel à la sainteté » que nous adresse le pape François. À travers ces textes connus ou inédits, Chiara Lubich évoque le rôle de l’Esprit Saint dans nos vies, présence discrète et pourtant puissante comme l’ouragan si on lui prête l’oreille.
Nouvelle Cité
22 Ott 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
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21 Ott 2018 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Ana ha 19 anni, vive in Spagna. Comincia a raccontare mentre avanza, senza timidezza, sul palco dell’Aula Paolo VI. «Per conoscere meglio il settore socio-sanitario, all’inizio di marzo sono stata in un ospedale della mia città» racconta. In ospedale, viene accolta da un’assistente sociale che, invece di dilungarsi in discorsi, le presta un camice, le mette in mano una cartella clinica e l’accompagna nella stanza di un paziente: «Quando sono entrata e l’ho visto, un brivido mi ha attraversato il corpo. Sono dovuta uscire un momento per fare un respiro profondo». Sul letto, c’è un ragazzo di poco più grande di lei, malato terminale di cancro. Ana si fa coraggio e rientra in stanza: «Come stai?» Lui la guarda stupito, e le fa ripetere la domanda. «Come prima cosa mi presento – le dice –, sono qui da due mesi, ho un osteosarcoma, mi rimane poco tempo da vivere e sento che sto perdendo tutto: la famiglia, il lavoro, la ragazza. La mia vita non ha più senso». Ana è in stato di shock. Milioni di emozioni e pensieri le attraversano il cuore e la mente. Tuttavia, tenta di intavolare una conversazione raccontandogli qualcosa di se e della sua vita. Dopo alcuni minuti di silenzio, il ragazzo le chiede: «Tu credi in Dio?». Ancora una volta, Ana è colta di sorpresa ma gli risponde con un bel “sì”. «Io, invece no, perché mi ha abbandonato – soggiunge lui –, perché nel giro di pochi mesi mi toglierà la vita. Mi ha lasciato molto solo». La giovane andalusa si affida a Dio prima di replicare: «Quello che senti ora ha un nome, è ‘Gesù abbandonato’. Dio non ti ha abbandonato. Continua a starti accanto più vicino che mai. Ti sta mettendo alla prova e con quello che vivi ti fa una domanda, alla quale forse non hai ancora risposto: “Sei in grado di seguirmi anche nel più grande dolore?”. Lui ha scelto questa croce per te, e solo per te, per una ragione, perché vuole che tu dia testimonianza del suo amore. Vuole farti santo. Tu puoi diventare santo se accetti e accogli il dolore, se lo prendi come qualcosa che viene da Dio e non come qualcosa di tuo. Poi, senza pensarci, inizia ad amare le persone che hai più vicino a te, i tuoi genitori, la tua ragazza, i tuoi amici, facendo vedere loro che non temi la morte perché hai trovato qualcosa di prezioso che ti aiuta a vivere momento per momento, senza pensare cosa ne sarà di te domani». «Attraverso l’assistente sociale ho saputo che alcuni giorni dopo la mia visita, la sua salute è peggiorata – racconta Ana – e che ha chiesto di ricevere l’unzione degli infermi, per potersene andare in pace. Qualche tempo dopo, ho ricevuto questa lettera…». Sul palco dell’Aula Paolo VI è un giovanissimo attore a prestare la voce ad Hugo: «Ciao Ana, ti racconto qualcosa di me. Questi giorni sono stati difficili perché il cancro è avanzato più velocemente, ero più stanco, più debole, ma erano quelle le occasioni in cui dovevo amare di più. Sono state giornate difficili perché vedevo la morte sempre più vicina e questo mi spaventava un po’, ma quando succedeva, mi ricordavo che non è la morte che chiama, ma Dio: mi chiamava per andare con Lui in Paradiso, e questo mi dava la forza di sorridere, di amare. Ormai mi rimane poco tempo qui, Ana, ma devo dirti che adesso non ho paura perché so che lì starò bene. Grazie per avermi tirato fuori da quel buco profondo, per avermi ascoltato, ma soprattutto grazie per aver portato di nuovo Dio nella mia vita. Voglio che da ora tu viva per entrambi, che ti diverta per entrambi e che realizzi tutti i tuoi sogni. Io sarò sempre accanto a te e, dal Paradiso, mi prenderò cura di te ogni giorno, sarò come il tuo piccolo angelo custode. Ho dato all’assistente sociale una croce che volevo che ti consegnasse da parte mia, la porto da quando ho fatto la Prima Comunione, ma voglio che la tenga tu perché, quando la guardi, tu ti ricordi che questa è la Croce che Dio ha voluto per te che va portata con gioia e amando sempre. Ti aspetto in Paradiso, Ana». Tamara Pastorelli Fonte: www.cittanuova.it (altro…)
20 Ott 2018 | Chiara Lubich, Spiritualità
«Se siamo uniti, Gesù è fra noi. E questo vale.
Vale più di ogni altro tesoro che può possedere il nostro cuore: più della madre, del padre, dei fratelli, dei figli.
Vale più della casa, del lavoro, della proprietà; più delle opere d’arte d’una grande città come Roma, più degli affari nostri, più della natura che ci circonda coi fiori e i prati, il mare e le stelle: più della nostra anima! È lui che, ispirando i suoi santi colle sue eterne verità, fece epoca in ogni epoca. Anche questa è l’ora sua: non tanto d’un santo, ma di lui; di lui fra noi, di lui vivente in noi, edificanti – in unità d’amore – il Corpo mistico suo. Ma occorre dilatare il Cristo; accrescerlo in altre membra; farsi come lui portatori di Fuoco. Far uno di tutti e in tutti l’Uno! E allora viviamo la vita che Egli ci dà attimo per attimo nella carità. È comandamento base l’amore fraterno. Per cui tutto vale ciò che è espressione di sincera fraterna carità. Nulla vale di ciò che facciamo se in esso non vi è il sentimento d’amore per i fratelli: ché Dio è Padre ed ha nel cuore sempre e solo i figli». Chiara Lubich, La dottrina spirituale, 2001 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano, pg. 145 (altro…)
17 Ott 2018 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Tra i tavoli apparecchiati con gusto e fresca semplicità, le conversazioni si intrecciano in diverse lingue. Per tre sere, i giovani dei Focolari hanno fatto gli onori di casa, in una sala poco distante da quelle dove si stanno svolgendo, fino al prossimo 28 ottobre, i lavori del Sinodo. Dopo alcune parole di caloroso benvenuto, le tre cene si sono rivelate altrettante occasioni di scambio, conoscenza e condivisione informale. Al momento del dessert, la presentazione del recente Genfest internazionale di Manila e di alcune esperienze, storie di impegno e coerenza dei giovani, allo scopo di favorire un contatto più stretto con i Padri sinodali, in continuità con un incontro già avvenuto qualche giorno prima, in cui erano state proposte domande, incertezze, scelte, nell’attesa che dal Sinodo possano emergere alcune risposte. Durante la seconda serata prende il microfono František, della Cechia. Dalle sue parole emerge una passione genuina per la politica, con un impegno concreto in vista delle prossime elezioni al Parlamento europeo. «Vi chiedo di sostenermi con la preghiera, perché possa rimanere sempre fedele alla scelta di servire la mia gente, senza alcun interesse personale». Poi è la volta di Nicola, 33 anni, originario di un paese vicino a Roma, terapista pediatrico presso una struttura ospedaliera universitaria. «Mi occupo di patologie rare ad insorgenza pediatrica, e per questo sono continuamente a contatto con situazioni spesso al confine con la morte. La difficoltà a volte sta nel comunicare ai famigliari la prognosi e le aspettative di vita del bambino. In questi momenti mi affido a Dio, perché mi suggerisca le parole e l’atteggiamento giusto. A volte la mia fede viene messa alla prova, ma poi non ho il tempo nemmeno di riflettere, “costretto” ad occuparmi delle persone che ho davanti e ad amarle. È questo davvero un volto di Gesù Abbandonato. Se riesco ad accoglierlo così, povero e misero, questo riempie il mio vuoto. Sono tantissime le situazioni che mi ritrovo ad affrontare.
Le famiglie dell’est sono a volte le più disperate poiché non hanno un sistema sanitario adeguato, sia dal punto di vista economico che clinico, che possa aiutarli. Per questo compiono dei viaggi della speranza verso i nostri ospedali, in cerca di cure, che in alcuni casi comportano per loro dei costi altissimi, essendo erogabili soltanto a cittadini residenti in Italia. Sono situazioni che ti portano a riflettere: a volte, nascere da una parte o dall’altra del mondo è solo una questione di fortuna. È in questi casi che Dio si mostra ancora più grande e ti chiede l’impossibile. Non possiamo certo trasgredire le leggi, ma possiamo cercare di essere d’aiuto in altri modi, ad esempio proponendo degli ausili per contenere al meglio le deformità articolari, oppure essendo sempre vicino e disponibile». Il tempo è volato. Gli invitati sembrano non volersene andare. La sfida dell’ascolto profondo e reciproco tra generazioni, motivo stesso di tutto il Sinodo, ha preso forma e consistenza anche in una cena. E nelle parole di un canto intonato a Maria, Silenzio altissimo d’amore, che la conclude. A cura di Chiara Favotti e Gustavo Clariá (altro…)