Movimento dei Focolari
Sophia e la vita della Parola

Inaugurato il IV anno accademico dell’Istituto Universitario Sophia (IUS)

«Speranze e dubbi. Sono questi i sentimenti che abbiamo in cuore quando arriviamo allo IUS”, racconta Gabriel Almeida, rappresentante degli studenti. “Sophia è per noi la risposta a una chiamata personale che Dio rivolge a ciascuno e che s’incontra con la storia di tanti, pronti ad essere sempre meglio una comunità itinerante desiderosa di costruire , non senza fatica, la civiltà dell’amore». Si respira aria di cambiamento, di crescita e di novità all’alba di questo IV° anno accademico dello IUS, alla cui inaugurazione hanno preso parte il 17 ottobre a Loppiano circa un migliaio fra docenti, studenti, amici da tutt’Italia; poi sindaci della Toscana, personalità politiche e religiose, oltre a diversi professori universitari provenienti da vari istituti europei con i quali Sophia sta stabilendo proficue relazioni di studio. «Sophia è una realtà giovane nel suo atto fondativo – ha affermato Mons. Betori, Gran Cancelliere dell’Istituto e arcivescovo di Firenze, nel suo saluto d’apertura, – ma che trova ampio spazio all’interno del mondo accademico, (…) in cui le è stato possibile avanzare una propria nuova proposta nel contesto culturale attuale all’insegna del dialogo e della comunione». «Rivolgo a voi la stessa esortazione del Papa al Seminario di Freiburg: “Noi siamo Chiesa. Siamolo! Siamolo proprio nell’aprirci nell’andare al di là di noi stessi e nell’essere insieme agli altri”». I risultati conseguiti da Sophia in questi primi quattro anni di vita appaiono incoraggianti: sono 83 gli studenti ordinari iscritti fino ad ora al corso di Laurea magistrale, di cui 34 quest’anno. 33 hanno discusso il lavoro di tesi e conseguito il titolo accademico in “Fondamenti e prospettive di una cultura dell’unità”. 15 sono gli iscritti al ciclo di dottorato, mentre 7 provengono da percorsi di laurea magistrale presso altre istituzioni accademiche e stanno acquisendo i crediti necessari per accedere al dottorato. Da notare anche la presenza di 31 studenti non ordinari per i quali sono stati approntati percorsi di studio personalizzati. E sono proprio i risultati accademici a costituire il dato più incoraggiante dello IUS, come sottolinea Maria Voce, vice Gran Cancelliere e presidente dei Focolari: «Ogni volta che firmo un attestato, sento la gioia di dire che un altro è arrivato ad assorbire i principi di questa cultura dell’unità per portarla nel mondo». «Quanto costruito fino adesso ci consente di guardare al futuro di Sophia con ottimismo realistico». E fissa nella vita della Parola evangelica il cardine fondamentale su cui sviluppare anche l’esperienza di Sophia: «Vi invito a lasciarvi pervadere profondamente da essa, cioè dal modo di pensare, di volere, di amare di Gesù». Nell’illustrare le sfide e le prospettive per il futuro di questa comunità accademica, il preside Piero Coda spiega come sia oggi necessaria una riqualificazione del corso di studi, così da rendere i titoli più rispondenti a livello scientifico e maggiormente spendibili sul piano accademico e professionale. “Per questo sono in fase di definizione tre nuovi corsi di laurea specialistica in Studi politici, Economia e management, Ontologia trinitaria”. Uno spazio più ampio all’interno dell’Istituto verrà dato allo studio e alla ricerca delle Scienze Sociali, grazie all’istituzione della cattedra in “Fondamenti di studi sociali” e ad un prossimo congresso in collaborazione con l’Università di Trento. Vera Araujo, sociologa brasiliana, nella prolusione ufficiale, afferma la propria convinzione che «Non c’è mai stato un periodo migliore di questo per essere un sociologo”. “Anche noi vogliamo dire una parola sulla possibilità di trovare nuovi paradigmi e modelli: (…) la persona, la fraternità, la comunione, l’amore-agape, l’unità. Non solo concetti o paradigmi, ma attrezzi da mettere nella cassetta da lavoro degli operatori del sociale». Riflessione che ha il sapore di un incoraggiamento e di un augurio non solo per la nuova sociologia, ma anche – e forse soprattutto – per l’avventura accademica di Sophia, chiamata ad irrorare la società di una cultura nuova. [nggallery id=72] Altre foto: Flickr photostream (altro…)

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Sophia: inaugurazione del 4° anno accademico

Flickr photostream


Di nuovo ai blocchi di partenza: lunedì 17 ottobre la comunità accademica dello IUS si ritrova presso l’Auditorium di Loppiano a partire dalle ore 10,30 per l’inaugurazione del quarto anno accademico. La giornata vede presenti, oltre agli studenti, ai docenti e allo staff dell’Istituto, anche gruppi di amici da tutta Italia e oltre, studenti che si avvicinano curiosi alla proposta formativa di Sophia e giovani già laureati nei corsi precedenti, docenti di altre università invitati per l’occasione, personalità della vita economica e politica del territorio, accanto agli abitanti del Centro internazionale di Loppiano che è partecipe del percorso dello IUS fin dal suo avvio. Anche quest’anno presenti alla cerimonia d’inaugurazione la presidente del Movimento dei focolari, dott. Maria Voce e l’arcivescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori, che rappresentano le maggiori autorità accademiche. C’è attesa per la prolusione della sociologa Vera Araújo, in un momento in cui la grave crisi che attraversa l’Europa e l’Occidente, che è anzitutto di matrice culturale, pone in primo piano la questione antropologica. A quattro anni dalla costituzione dello IUS, la domanda è lecita: quale orizzonte si profila oggi? Nonostante sia tuttora aperta la sperimentazione del primo quinquennio, da una primissima valutazione emergono dati incoraggianti. Sono circa 150 gli studenti che, dal 2008 ad oggi, hanno frequentato e seguono i corsi, 30 i laureati, mentre entro l’anno accademico, alla laurea magistrale in Fondamenti e Prospettive di una cultura di unità, già consolidata, si aggiungeranno altri tre percorsi di laurea specialistica in Studi politici, Economia e management, Ontologia trinitaria. “La caratteristica matrice interdisciplinare di Sophia emerge con chiarezza dai singoli curricola, dai temi di ricerca dei dipartimenti e dai seminari, dai lavori delle tesi di laurea e di dottorato; un percorso, quest’ultimo, che si sta stagliando in modo interessante e forse inatteso”, aggiunge il preside Piero Coda, che analizzerà questi dati nella sua relazione annuale. “E sono oltre una dozzina i centri universitari nel mondo (dal Brasile all’Austria, dall’Ungheria al Messico) che hanno avviato rapporti di collaborazione e di reciproco riconoscimento dei percorsi di studi”. Non manca infine la prospettiva degli studenti, di quanti cioè sfidano ogni giorno la novità di vita e di pensiero di Sophia e la arricchiscono della loro adesione attiva.

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Spiritualità dell’unità: amore reciproco

Il Vangelo che Chiara Lubich e le sue compagne leggevano nei rifugi era una continua scoperta, era un libro che loro in fondo prima non conoscevano: nessuno gliene aveva mai parlato in quei termini. «Gesù agisce sempre da Dio. Per poco che dai, ti stracarica di doni. Sei sola e ti trovi circondata da mille madri, padri, fratelli, sorelle e d’ogni ben di Dio che poi distribuisci a chi non ha nulla». Così per tutte loro si consolidava la convinzione, perché basata sull’esperienza, che non esistesse situazione umana problematica che non trovasse una risposta, esplicita o implicita, in quel piccolo libro che riportava parole di cielo. Gli aderenti del movimento nascente si immergevano in esse, se ne nutrivano, si rievangelizzavano e sperimentavano che quanto Gesù diceva e prometteva si verificava immancabilmente. Scriveva Chiara: «La guerra continuava. I bombardamenti si susseguivano. I rifugi non erano sufficientemente riparati e si affacciava la possibilità di comparire presto davanti a Dio. Tutto ciò faceva nascere nel nostro cuore un desiderio: mettere in pratica in quei momenti, che potevano essere gli ultimi della nostra vita, quella volontà di Dio che a lui stava più a cuore. Ci siamo ricordate allora del comandamento che Gesù dice suo e nuovo: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 12-13).» La scoperta del “comandamento nuovo” le infiammò a tal punto che l’amore reciproco divenne il loro habitus, il loro stesso modo di essere. Ed era quello stesso amore che attirava tanta gente, di ogni età e classe sociale, nelle loro riunioni. Amarsi reciprocamente non era per loro un optional, ma il loro stesso modo di essere e di presentarsi al mondo. Gesù, si diceva, come un emigrante, dalla propria patria ha portato fra noi i suoi usi e costumi. Dandoci il “suo” comandamento ha portato sulla terra la legge del Cielo, che è l’amore fra i tre della Santissima Trinità. Ci siamo guardate in faccia e abbiamo deciso: «Io voglio essere pronta a morire per te, io per te, tutte per ciascuna.» «Ma, se dovevamo esser pronte a dare la vita l’una per l’altra, era logico che, intanto, occorreva rispondere alle mille esigenze che l’amore fraterno richiedeva: occorreva condividere le gioie, i dolori, i pochi beni, le proprie esperienze spirituali. Ci siamo sforzate di fare così perché fosse vivo tra noi, prima d’ogni altra cosa, l’amore reciproco. «Un giorno, nel primo focolare, prelevammo le nostre poche e povere cose dall’armadio, e le ammucchiammo nel centro della stanza, per poi dare a ciascuna quel poco che le era utile e il superfluo ai poveri. Pronte a mettere lo stipendio in comune, e tutti i piccoli e grandi beni che avevamo o avremmo avuto. Pronte a mettere in comune anche i beni spirituali… Lo stesso desiderio di santità era stato posposto nell’unica scelta: Dio, che escludeva ogni altro obiettivo, ma includeva, ovviamente, la santità che lui aveva pensato per noi.» «Allorché, poi, si trovarono ovvie difficoltà per le imperfezioni che ognuna di noi, prossima all’altra, portava, si decise di non guardarci con l’occhio umano, che scopre la pagliuzza dell’altro, dimentico della propria trave, ma con quello che tutto perdona e dimentica. E sentimmo così doveroso il perdono reciproco, a imitazione di Dio misericordioso, che si propose fra noi, con una specie di voto di misericordia: e cioè di alzarci ogni mattina e vederci come persone “nuove”, che mai erano incorse in quei difetti». (altro…)

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L’apport des nouveaux mouvements ecclésiaux

Cardinal Marc Ouellet

Mani­fes­tation dans l’Église d’aujourd’hui de l’incessante action de l’Esprit Saint, les Mou­ve­ments et Nou­velles Com­mu­nautés s’inscrivent dans la riche tra­dition du mona­chisme, des ordres men­diants et des congré­ga­tions apos­to­liques et mis­sion­naires. Ils sont désormais essen­tiels à la vitalité et à l’unité de l’Église. L’auteur, le car­dinal Ouellet, propose, dans ces pages denses et lumi­neuses, une théo­logie des cha­rismes. Il sou­ligne l’intime inter­action et la com­munion entre laïcs, prêtres et consacrés. Il remonte pour cela aux sources mêmes de l’unité dans la dis­tinction  : Dieu Trinité. Et il nous invite à contempler Marie, icône de l’Église. Le car­dinal Ouellet a été arche­vêque de Québec et primat de l’Église catho­lique au Canada. Il est aujourd’hui au Vatican comme Préfet de la Congré­gation des Évêques. Né en 1944, il a été ordonné prêtre en mai 1968. Nommé évêque en 2001, il prend pour devise « Que tous soient un ». Créé car­dinal par Jean-​​Paul II en 2003, il est un spé­cia­liste des ques­tions concernant le mariage, la famille et l’œcuménisme. Ce livre ras­semble deux inter­ven­tions publiques : la pre­mière à l’Institut Uni­ver­si­taire Sophia (Lop­piano, Italie), la seconde à Vienne (Autriche). Voir la fiche du livre

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Economie de communion

Cet ouvrage fait le point sur seize années de réa­li­sa­tions de l’économie de com­munion. Ce projet lancé par la fon­da­trice des Focolari, Chiara Lubich, au Brésil, s’est vite concrétisé sur tous les conti­nents et entraîne désormais plus de 800 entre­prises dans un partage d’une partie de leurs béné­fices avec des per­sonnes dans le besoin. Née au sein du Mou­vement des Focolari, cette réa­li­sation encore à ses débuts est pourtant déjà reconnue par de nom­breux spé­cia­listes comme une voie d’avenir pour l’économie mon­diale. Le livre pré­sente aussi bien l’aventure d’une quin­zaine de ces entre­prises que des exposés qui font com­prendre les fon­de­ments de l’économie de communion. Ce livre a été réalisé par l’ONG Humanité Nou­velle, expression du Mou­vement des Focolari dans les domaines écono­mique, social et culturel. José et Chantal Grevin en ont coor­donné les dif­fé­rentes contri­bu­tions. Le Mou­vement des Focolari, né il y a plus de 60 ans en Italie, existe désormais dans le monde entier. Il se carac­térise par une spi­ri­tualité de l’unité qui s’incarne dans de nom­breuses ini­tia­tives des­tinées à pro­mouvoir le dia­logue entre reli­gions, cultures et groupes sociaux. Il a reçu diverses recon­nais­sances, à travers sa fon­da­trice Chiara Lubich, notamment le Prix Unesco de l’Éducation pour la Paix en 1996 et le Prix européen des Droits de l’Homme en 1998. Voir la fiche du livre
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Le Dé de L’Amour

Et un concept très facile à mettre en place. Le dé, tous les enfants le connaissent. Alors, le lancer chaque matin pour vivre toute la journée une des petites phrases écrites sur une des faces, devient un jeu très attractif.Ce livre réunit des témoi­gnages d’enfants de dif­fé­rents pays qui uti­lisent ce dé et cherchent à construire un monde plus uni. Il nous amène, petits et grands, à nous inter­roger sur nos rap­ports avec les autres. Des illus­tra­tions d’une grande sen­si­bilité, des mots simples pour trans­mettre des valeurs fon­da­men­tales : l’amour, le partage, la solidarité.

Un livre remar­quable qui nous invite, nous aussi, à lancer le dé tous les matins. Le livre contient, sur une page entière dont le verso est blanc, un Dé de l’Amour qui peut être découpé et assemblé en trois dimensions.

  • Cette idée, lancée par Chiara Lubich (fon­da­trice du mou­vement des Focolari) pour les enfants, a été vite reprise dans le monde entier.
  • Ori­gi­nalité du concept déjà éprouvé avec succès dans de nom­breux pays du monde.
  • Il y a une demande de livres pour enfants ayant un contenu plus riche en valeurs humaines et spirituelles.

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[:de]”Ich bin die Schwierigkeit in Person.”[:]

[:de]

Herausgeber: Bader, Wolfgang
Einband: gebunden
Abmessungen: 19 x 11 cm
Seiten: 112 Seiten
Erscheinungsdatum: 08/2011
ISBN: 978-3-87996-922-7

ZUM INHALT Eine aufschlussreiche, aufbauende und köstliche Lektüre, die Teresa von Avila (1515-1582), die (berühmte) Mystikerin und Klostergründerin von ihrer (weniger bekannten) menschlichen Seite zeigt: – wie sie selbst ihren Lebensweg beschreibt; – wie offen sie sich ihren engsten Freunden gegenüber äußert; – was sie „über Gott und die Welt“ denkt (von A wie Alter, Arbeit, Askese über F wie Frauen und Freundschaften bis V wie Väter und W wie „Was Gott will” …). DER HERAUSGEBER Wolfgang Bader, Jahrgang 1949, Verlagslektor, Autor, Herausgeber und Übersetzer von Werken insbes. zu Themen christlicher Spiritualität. Neue-Stadt: http://www.neuestadt.com/artikel_1118.ahtml[:]

Sophia e la vita della Parola

[:de]Leben aus dem Wort[:]

[:de]

Mitwirkende: Übers. v. Assmus, Dietlinde
Einband: gebunden
Abmessungen: 19 x 12,5 cm
Seiten: 72 Seiten
Erscheinungsdatum: 4., neubearb. Aufl. 1989
ISBN: 978-3-87996-228-0

Betrachtungen über das Wort Gottes, sein Wesen, seine Wirkkraft und seine Vergegenwärtigung im Alltag.- Die Sehnsucht des Menschen unserer Zeit ist die Erfahrung der Geborgenheit in Gott, sich in dne Stürmen des Lebens in seinen Händen zu wissen. Die Themen dieses Buches sind vom persönlichen Zeugnis eines Menschen geprägt, der aus dem Wort Gottes lebt und denkt. Chiara Lubich zeigt einen Weg zu dieser Gotteserfahrung auf: das gelebte Evangelium, in dem jede menschliche Situation eine Antwort findet. Neuestadt: http://www.neuestadt.com/artikel_126.ahtml[:]

Sophia e la vita della Parola

[:pt]Nascido para Amar

Autor: Pasquale Iónata Sinopse

Em 1905, quando Otto Rank, brilhante aluno de Freud, dizia que o neurótico é alguém que sofre por causa de uma criatividade frustrada – portanto, deve ser considerado um artista fracassado –, ele acreditava estar em ação um “instinto” não satisfeito que, por conta dessa frustração, autoinibia a pessoa, um instinto tão vital e genuíno quanto os demais: de conservação, de reproduam.  

Detalhes do Livro

  • Publicação: 2011
  • Formato: 12×21
  • Páginas: 162
  • Código de Barras: 978-85-7821-026-7
  • Edição: 1 edicão.

http://www.cidadenova.org.br/Livro/225/Nascido-para-Amar.aspx  

Sophia e la vita della Parola

Deus ama-te imensamente

Chiara Lubich
Este é um livro que fala por si: trata de temas fundamentais,
mas também profundamente humanos, porque se referem
a questões levantadas muitas vezes pela Humanidade:
o sentido do tempo que passa,
da vida e da morte, a vida no Além, o valor do sofrimento,
o relacionamento entre as acções exteriores e a coerência interior.
As frases de Chiara Lubich, que formam este pequeno volume,
foram retiradas sobretudo de muitas cartas que ela escreveu, nos anos Quarenta,
a pessoas amigas e a pessoas com quem estava em contacto.
As palavras de Chiara reflectem outras palavras já ditas ou escritas –
as Palavras eternas que nos trazem os Evangelhos –
e que talvez também alguns de nós tenham aprendido.
Sophia e la vita della Parola

Ser tua Palavra

Chiara Lubich
A mensagem que transparece destes textos é uma proposta
para uma nova socialidade que encontra no Evangelho
regras de fraternidade e solidariedade partilhadas por todos.
É de tal modo denso, ousado, inspirado e ao mesmo tempo
simples e realizável que possui a capacidade de contribuir
para gerar a Igreja sempre nova, como é sempre nova
a Palavra de Deus. Convida a iniciar um caminho árduo
e fascinante de uma santidade autêntica,
pessoal e comunitária, de povo.
ISBN: 972-9159-80-0

96 pág •13 x 20 cm • € 7,00

Sophia e la vita della Parola

God’s Word to Us

by Chiara Lubich This book offers readers a glimpse into the soul of Chiara Lubich, who gave life to a worldwide Movement of men, women, and children from all walks of life who are joined together in living the Gospel. Chiara’s language is spiritual, at times mystical, but always practical. These reflections lead us to the discovery of that Light which is ever ancient, ever new – the Light and beauty that Chiara discovered shining beneath every word of the Gospel: Jesus, the Word, the Light for every person who comes into the world. Publisher: New City Press (NY)

Sophia e la vita della Parola

Il Divino nella religione tradizionale africana

La religione tradizionale africana, la luce della sua matrice culturale e l’incontro con il messaggio evangelico

La cultura africana è profondamente religiosa. In essa ogni aspetto della vita è intriso di divino. È impensabile perciò capirla senza una reale cognizione della sua spiritualità. L’intento dell’Autore è introdurre il pubblico occidentale e cristiano all’esperienza che gli africani hanno di Dio. Per questo vengono riportate le diverse tradizioni religiose per individuarvi somiglianze e differenze e quindi elaborarne una interpretazione teologica. Infine viene presentato l’insegnamento del Magistero e il tema del dialogo interreligioso con l’applicazione al caso africano. Autore: Martin Nkafu Fonte: Città Nuova

Sophia e la vita della Parola

Delegati dei Focolari da tutto il mondo, si riparte

Come è consuetudine, l’incontro è iniziato con tre giorni di ritiro spirituale imperniati sulla Parola di Dio – punto della spiritualità di Chiara Lubich che caratterizzerà quest’anno la vita dei membri del Movimento dei focolari – e sulla Nuova Evangelizzazione, in vista anche del Sinodo dei Vescovi che si svolgerà nel 2012 dal 7 al 28 ottobre. I temi sono stati approfonditi alla luce dell’Esortazione Apostolica postsinodale “Verbum Domini” di Benedetto XVI e sulla scia dei “Lineamenta” per il Sinodo del 2012.Sono state presentate anche alcune meditazioni di Chiara Lubich ripercorrendo con lei come ha riscoperto la Parola durante la seconda guerra mondiale e come viene vissuta oggi nel Movimento, con i conseguenti effetti: “cambia la mentalità, fa splendere la vita, rende liberi, dà gioia, suscita vocazioni, crea la comunità”... il tutto corredato da testimonianze sulla vita della Parola in contesti molto diversi e – alle volte – avversi e da momenti di condivisione fra i partecipanti, caratteristica che contraddistingue gli incontri dei Focolari. I lavori sono stati introdotti dall’attuale presidente, Maria Voce, e dal co-presidente Giancarlo Faletti, con un’esposizione sulle loro attività nell’anno passato che ha toccato tre punti:

  • il dialogo, del quale si è costatato uno sviluppo, un’estensione, un cambiamento: ci sono persone non appartenenti alla Chiesa cattolica, non cristiane, e persone di convinzioni non religiose, che fanno parte della stessa “famiglia” dei Focolari.
  • le prospettive e priorità: la priorità delle priorità è la vita, illuminata dalla Parola di Dio.

Nuova Evangelizzazione. Nel 2002 Chiara Lubich ne aveva parlato a un gruppo di Vescovi, partendo dalle parole di Papa Giovanni Paolo II, in cui egli menziona i Movimenti come strumenti particolari per la sua attuazione. L’evangelizzazione si dice “nuova” perché deve essere tale nel suo ardore, nei suoi metodi e nelle sue espressioni. Il primo annuncio che va dato è: Dio ti ama. Questa nuova evangelizzazione deve arrivare a formare comunità cristiane mature. Prendendo tutto il Vangelo, la parola che va sottolineata è quella dell’amore. Ma ciò significa anche incarnare il comandamento nuovo di Gesù “in maniera sempre più autentica e radicale”. Il mondo è presente. A turno ciascuna zona geografica ha raccontato la situazione in cui si trovano a vivere i membri dei Focolari nelle diverse regioni del mondo. Particolare attenzione è stata data al Medio Oriente attraverso il racconto dell’esperienza di dialogo vissuta con tutti i focolarini di quei paesi, nata proprio dall’esigenza di trovare insieme una linea per affrontare le nuove sfide di quella terra tanto travagliata, nella quale il dialogo tra le diverse culture, a volte, sembra ostacolato da muri insormontabili. Vincenzo Buonomo, docente di Diritto Internazionale, ha poi svolto un approfondimento sulla situazione del Medio Oriente e lo sviluppo del mondo arabo. E poi il continente Africano. I focolarini che vivono lì, hanno presentato la storia religiosa e socio-culturale del continente, descrivendo anche le tappe della diffusione della spiritualità dell’unità nell’Africa Subsahariana. Giovani e adulti. Caratteristica di questo raduno è stata anche la presenza dei giovani che in più momenti hanno arricchito il programma dei delegati dei Focolari: nel pomeriggio dedicato al Genfest (Budapest, 31 agosto – 2 settembre 2012); per la presentazione di un progetto di formazione per i giovani a partire da YouCat, e con la proiezione del documentario “Insieme possiamo. Sulle tracce di Carlo e Alberto” sulla vita di due gen per i quali è avviato il processo di beatificazione, insieme. Alla vigilia delle conclusioni, sabato 8 ottobre Maria Voce si è collegata in streaming internet con migliaia di persone per un saluto e un augurio. Maria Voce ha espresso ai membri dei Focolari collegati da tutto il mondo un sogno: “Se ognuno di noi a cominciare da questo momento, si mette a vivere la Parola di Dio con quella intensità con cui la vivevano le prime focolarine con Chiara, si può pensare veramente a tante luci che si accendono e che come raggi luminosi segnano le vie del mondo”. Ed ha aggiunto: “Gesù che ha detto: ‘Io sono la luce del mondo’, ha anche detto: ‘Voi siete la luce del mondo’. Quindi identificandoci perfettamente, totalmente a lui. Come non aspettarci di tutto e di più? Come non pensare che queste luci hanno la possibilità di illuminare tutti gli angoli di questa cantina buia che è il mondo?” L’augurio è quello di “un anno splendido e tutto luminoso”, eco al ‘testamento’ spirituale di Chiara Lubich “lascia a chi ti segue solo il Vangelo”.   (altro…)

Sophia e la vita della Parola

Spiritualità dell’unità: amore al fratello

L’avventura delle ragazze di Trento riunite attorno a Chiara non poteva lasciare indifferente la popolazione della città, allora di poche decine di migliaia di abitanti, né tanto meno la Chiesa tridentina. Il comportamento delle ragazze della “casetta” di Piazza Cappuccini, sede del primo “focolare”, sbalordiva grandi e piccoli. In quel modesto appartamento i poveri erano di casa. Addirittura il problema sociale della città, dissanguata dalla guerra, era un problema che le ragazze sentivano loro. Credevano addirittura di riuscirlo a risolvere, semplicemente credendo alla verità delle parole del Vangelo. Amando il fratello, uno dopo l’altro. Scriveva Chiara: «Fra tutte le Parole, ci furono subito sottolineate dal nostro carisma quelle riguardanti specificamente l’amore evangelico verso ogni prossimo, e non solo verso i poveri, quando abbiamo letto nel Vangelo che Gesù aveva detto: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli (e s’intende tutti), l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Allora il nostro vecchio modo di concepire il prossimo e di amarlo è crollato. Se Cristo era in qualche modo in tutti, non si potevano fare discriminazioni, non si potevano avere preferenze. Sono saltati all’aria i concetti umani che classificano gli uomini: connazionale o straniero, vecchio o giovane, bello o brutto, antipatico o simpatico, ricco o povero, Cristo era dietro ciascuno, Cristo era in ciascuno. E un “altro Cristo” era realmente ogni fratello – se la grazia arricchiva la sua anima –, o un “altro Cristo”, un Cristo in fieri – se ancora lontano da lui. Vivendo così, ci siamo accorti che il prossimo era per noi la strada per arrivare a Dio. Anzi, il fratello ci è parso come un arco sotto il quale era necessario passare per incontrare Dio. E lo si è sperimentato fin dai primi giorni. Quale unione con Dio la sera, alla preghiera, o nel raccoglimento, dopo averlo amato tutto il giorno nei fratelli! Chi ci dava quella consolazione, quell’unzione interiore così nuova, così celeste, se non Cristo che viveva il “date e vi darà dato” (Lc 6,38) del suo Vangelo? Lo avevamo amato tutto il giorno nei fratelli ed ecco che ora lui amava noi. E di quale utilità ci è stato questo dono interiore! Erano le prime esperienze della vita spirituale, della realtà d’un regno che non è di questa terra. Così, nel meraviglioso cammino che lo Spirito ci mostrava, l’amore al fratello fu un nuovo cardine della nostra spiritualità». (altro…)

Sophia e la vita della Parola

Sull’esempio di Francesco

Nel Paradiso terrestre, Dio conversava con l’uomo: Padre che dialoga col figlio. Il peccato troncò il dialogo. Per ripristinarlo, venne in terra la parola (il Verbo) e si fece carne: divenne Mediatore tra gli uomini e Dio e, per Lui, si ripristinò il dialogo. Egli suscitò un ordine nuovo, la cui legge fu l’amore. E l’amore si esprime primariamente con la parola: l’amore non è monologo, è dialogo; non si chiude in sé, ma cerca l’altro e lo serve. (…) Cristo rompe tutte le cancellate e recupera il contatto con tutti. Parla anche con donne perdute, anche con ladri, perdona anche i crocifissori.(…) Egli è venuto per i peccatori, non per i giusti, che non esistono. San Paolo, fatto da fariseo cristiano, rischia di farsi ammazzare dagli ex compagni di fazione, perché colloquia con impuri, con pagani; quei pagani, con cui gli israeliti zeloti non conversavano, e da cui egli invece stava per trarre la grande Chiesa. Per lui non c’erano né giudei né greci, né servi né padroni, né uomini né donne: ma anime, tutte figlie di Dio. (…) Una potente spinta alla evangelizzazione del mondo, e quindi alla dilatazione della civiltà cristiana, si ebbe, già nel secondo secolo, col dialogo degli apologisti greci – in testa Giustino – coi pensatori pagani, quando quelli ricercarono nella sapienza di Socrate e Platone e dei savi romani e d’altre razze i semi della Ragione divina, e quindi gli elementi della solidarietà, della comunione, della eguaglianza. Fu trovato così un terreno d’intesa e s’ingaggiò un dialogo, il quale avvicinò gentili e cristiani, dopo che persecuzioni imperiali e controversie teologali li avevano più separati. I malanni della divisione e del silenzio sopravvennero quando la religione fu rimestata – e mescolata – con la politica: e allora invece di colloquiare coi musulmani, sull’esempio di Francesco, si battagliò con loro, perdendo tempo, denari, anime per generazioni. (…) Durante tutte queste forme di regressione chi mantenne vivo il dialogo fu il gruppo dei santi. (…) E dialogo è quello che, sotto la spinta di papa Giovanni XXIII e Paolo VI, ha riavvicinato ortodossi e protestanti e cattolici in pochi anni più che controversie e sottigliezze, dimenticanze e silenzi di molti secoli. (…) La religione non conosce altra preclusione che l’odio, perché essa è l’amore. Essa cerca l’unità e la pace. Igino Giordani – Tratto da “Ut unum sint”, 1967, n.7, pp.28-30. (altro…)

Sophia e la vita della Parola

La Parola di Dio

È stato pubblicato per l’editrice Città Nuova il volume che racchiude gli scritti di Chiara Lubich a cura di Florence Gillet: “La parola di Dio”
La Parola di Dio: la tensione a meditare e vivere il Vangelo ha caratterizzato la spiritualità del Movimento dei Focolari fin dalla nascita, nella consapevolezza che la Parola è Dio stesso, e vissuta provoca la rivoluzione cristiana, perché essa non solo porta all’unione dell’anima con Dio, ma anche delle persone tra loro, fino alla realizzazione dell’unità tra tutti, testamento di Gesù, «Padre che tutti siano uno» (Gv 17, 21.23). Il volume raccoglie brani tratti da meditazioni, scritti, lettere e discorsi sul tema.
Sophia e la vita della Parola

Antropología del diálogo

¿Todavía es posible el diálogo entre los seres humanos? Es decir, ¿es posible encontrarse, escucharse, hablarse, reconocerse “iguales” en el respeto de las “diferencias”? Aún antes del diálogo cultural, político, interreligioso, etc.; ¿existen características humanas para poder comunicarse, expresarse y encontrarse con los demás? El autor trata de responder a estas preguntas con un abordaje amplio y abierto, en el que confluyen investigaciones filosóficas, teológicas, antropológicas y culturales en las que trabaja hace muchos años. Propone un itinerario de ascética y de éxodo desde el yo hacia el tú, pasando a través de una dinámica del silencio-escucha como capacidad de encuentro consigo mismo y tensión al reconocimiento del otro, para ir a su encuentro. El diálogo no comienza con un acto de decir, sino, paradójicamente, con un acto de escuchar. Un ser humano que jamás aprendió a escuchar, nunca será capaz de dialogar. En los cinco capítulos del libro, el autor nos conduce al núcleo de la “cuestión antropológica”, ayudándonos a redescubrir los grandes temas del silencio, del diálogo, de la relación, de la interioridad y de la comunidad. Son estos los “pilares” de lo vivido personalmente e interpersonalmente, elementos distintivos para pensar nuevamente las relaciones humanas y el encuentro con los demás.

Datos del autor:
Gennaro Cicchese (Agnone, 1961). Docente de Antropología Filosófica en el Instituto de Ciencias Religiosas de la Pontificia Universidad Lateranense y profesor invitado en el Centro San Agustín de Dakar (afiliado a la Universidad Salesiana). Publicó artículos y ensayos en obras colectivas, enciclopedias y revistas especializadas. Miembro de la Asociación de Docentes Italianos de Filosofía (ADIF), de la Asociación Teológica Italiana (ATI), y secretario del SEFIR (Área de Investigación Ciencia y Fe sobre la Interpretación de lo Real). Entre sus volúmenes podemos contar: I percorsi dell’altro. Antropologia e storia (1999); L’uomo e il cosmo tra revelazione e scienza (compilador, 2003); Intelligenza e linguaggio (compilador, 2004); Scienze informatiche e biologia. Epistemologia e ontologia (compi- lador, 2011). Ciudad Nueva Argentina
Sophia e la vita della Parola

Spiritualità dell’unità: la Parola

Vivevano una frase del Vangelo e la novità, per quel tempo, consisteva nel fatto che Chiara e le sue prime compagne, per stimolarsi reciprocamente e per crescere insieme, si raccontavano i frutti che il vivere la Parola aveva provocato nelle loro vite. Scriveva Chiara: «Siamo sempre nei tempi di guerra. Ogniqualvolta suona la sirena dell’allarme aereo, possiamo portare con noi nel rifugio solo un piccolo libro: il Vangelo. Lo apriamo e quelle parole, pur già tanto conosciute, per il nuovo carisma s’illuminano come se sotto s’accendesse una luce, ci infiammano il cuore e siamo spinte a metterle subito in pratica. Tutte ci attirano e cerchiamo di viverle ad una ad una. Io leggo, ad esempio, per tutte: “Ama il prossimo tuo come te stesso” (Mt 19,19). Il prossimo. Dov’era il prossimo? Era lì, vicino a noi, in tutte quelle persone colpite dalla guerra, ferite, senza vestito, senza casa, affamate e assetate. E immediatamente ci dedichiamo ad esse in molti modi. Il Vangelo assicura: “Chiedete e vi sarà dato” (Mt 7,7). Chiediamo per i poveri e – cosa straordinaria in tempo di guerra – siamo ogni volta riempiti di ogni ben di Dio! Un giorno, e questo è uno dei primi episodi che spesso si racconta, un povero mi ha domandato un paio di scarpe n° 42. Sapendo che Gesù si era immedesimato con i poveri, ho rivolto al Signore, nella chiesa di Santa Chiara vicina all’allora omonimo ospedale, questa preghiera: «Dammi un paio di scarpe n° 42 per te in quel povero». Uscita di lì, una signorina mi porge un pacco. Lo apro: c’era un paio di scarpe n° 42. Leggiamo nel Vangelo: “Date e vi sarà dato” (Lc 6,38). Diamo, diamo ed ecco ogni volta il ritorno. Vi è una sola mela in casa quel giorno. La diamo al povero che chiede. E vediamo in mattinata arrivarne, magari da un parente, una dozzina. Diamo pure quelle ad altri che chiedono, e in serata ne arriva una valigia. Così, sempre così. Sono episodi, l’uno dietro l’altro, che stupiscono e incantano. La nostra gioia è grande e contagiosa. Gesù aveva promesso e anche ora mantiene. Egli non è, dunque, una realtà solo del passato, ma del presente. E il Vangelo è vero. Questa costatazione mette le ali al nostro cammino da poco intrapreso. E comunichiamo a chi s’incuriosisce della nostra felicità in tempi e ore così tristi, ciò che sta accadendo; ed essi non avvertono tanto di imbattersi in alcune ragazze o in un movimento nascente, quanto in Gesù vivo». (altro…)

كلمة الحياة تشرين الأوّل/أكتوبر 2011

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( إتبعنــــي.. ” (متّى 9 : 9 “
ينما كان يسوع خارجًا من كفرناحوم، أبصر متّى العشّار جالسًا إلى طاولة الجباية.. تدنّت هذه الوظيفة بمتّى الى مصاف الإستغلاليّين والمرابين الذين يغتنون على حساب الآخرين، وجعلت منه مرفوضًا ومكروهًا من الشعب. فالفرّيسيون والكتبة كانوا يساوون العشّارين بالخطأة ويلومون يسوع لأنّه “صديق الخطأة وجباة الضرائب”، يجالسهم ويأكل على موائدهم (أنظر متّى 11:19 و9: 10 -11 ) لكنّ يسوع تخطّى  العادات الاجتماعيّة كلّها، ونادى متّى وطلب منه أن يتبعه، ثمّ قَبِل دعوته إلى تناول العشاء في بيته، تمامًا كما سيقبل في ما بعد، دعوة زكّا رئيس العشّارين في أريحا . وعندما ألحّ الفرّيسيّون وطلبوا من يسوع أن يُبرّر تصرّفه، أجاب أنّه جاء ليشفي المرضى وليس الأصحّاء، وليدعو الخطأة وليس الصالحين. وها هو اليوم أيضاً يوجّه دعوته بالضبط إلى أحد هؤلاء الخطأة ويقول له
” ..تبعنــــي
إنّها كلمة سبق ووجّهها يسوع الى أندراوس وبطرس ويعقوب ويوحنّا عندما التقاهم على ضفاف بحيرة طبريّا. دعوة سيوجّهها الى بولس على طريق دمشق وإن بكلمات مختلفة لكنّ يسوع لم يتوقّف عند هذا الحدّ بل راح يدعو، على مدى العصور، رجالاً ونساءً من الشعوب كافّة والأمم أجمعين. وهو يقوم بالعمل نفسه اليوم. إنّه يمرّ في حياتنا، ويأتي لِلُقْيانا حيثما وُجِدْنا، في أماكن مختلفة وبطرق مختلفة، ويجدّد دعوته لنا لنتبعه ولنبني علاقة شخصيّة معه. وهو بذلك يدعونا، في الوقت ذاته، لنساهم في إتمام مخطّطه الرائع من أجل بشريّة جديدة وقلّما يتوقّف يسوع على ضعفنا وأخطائنا وفقرنا. إنّه يحبّنا ويختارنا كما نحن. وعندما نترك حبّه يعمل فينا ويحوّلنا، فإنّه يعطينا القوّة والشجاعة لنتبعه كما فعل متّى. فله على كلّ منّا مشروعُ حبّ وحياة مميّز ونداءٌ خاص نفهم ذلك  من خلال إلهام من الروح القدس أو من خلال حدث معيّن أو نصيحة تأتينا من شخص يحبّنا.. وفي جميع الحالات، وإن كانت مختلفة، يردّد لنا الكلمة نفسها
” ..تبعنــــي
أذكر حين سمعتُ أنا أيضًا دعوة الله هذه. كان ذلك في مدينة “ترانتو”، في شمال إيطاليا، في صبيحة نهار بارد جدّاً من أيام الشتاء.. طلبت أمّي من أختي الصغرى أن تذهب تُحضر الحليب. وكان عليها أن تسير مسافة كيلومترين في الصقيع فلم تقبل، وحوّلَتْ طلبها الى أختي الثانية التي رفضت بدورها.. فما كان منّي إلاّ أن تناولتُ الوعاء وقلت: “سأذهب أنا يا أمّي..” خرجت من المنزل وفي وسط الطريق حدث أمر غير اعتياديّ.. خُيّل إليّ أنّ أبواب السماء قد انفتحت وأنّ الله يدعوني لأتبعه. وسمعتُ صدى هذه الكلمات في قلبي:”أعطني ذاتك بكلّيتها . كان النداء واضحًا ورغبت الاستجابة له على الفور. فاتحتُ الكاهن مرشدي بهذا الأمر فسمح لي بأن أكرّس ذاتي لله إلى الأبد. وكان ذلك في 7 كانون الأول 1943. لن أتمكّن يومًا من وصف ما شعرت به في قلبي آنذاك. لقد اتخذتُ الله عريسًا لي. وبإمكاني أن أنتظر منه كلّ شيء

” ..تبعنــــي

هذه كلمة لا تتعلّق باللحظة الحاسمة التي نحدّد فيها الخيار الموجّ لمسار حياتنا وحسب، بل إنّ يسوع مستمرٌّ في توجيهها إلينا كلّ يوم. “إتبعني” وكأنّه، أمام واجباتنا اليوميّة البسيطة، يقول لنا “إتبعني..” يقولها لنا أمام محنة يجب أن نقبلها بمحبّة، أو أمام تجربة يجب أن نتخطّاها أو واجب علينا أن نتمّمه

عمليًّا، كيف نُجيبه؟ عندما نعيش ما يطلبه الله منّا في “اللحظة الحاضرة”، واثقين أنّها تحمل معها دائمًا نعمتها الخاصة سنجتهد إذًا خلال هذا الشهر لنقدّم ذواتنا إلى إرادة الله بإصرار وعزم. أن نقدّم ذواتنا للإخوة والأخوات الذين علينا أن نحبّهم في العمل أو في الدراسة أو الصلاة، أوفي الراحة أو من خلال النشاطات التي علينا القيام بها. فلنتعلّم أن نُصغي إلى صوت الله في داخلنا، الذي يتكلّم أيضاً بصوت ضميرنا ويقول لنا ما يجب أن نفعل في كلّ لحظة، فنكون مستعدّين للتضحية بكلّ شيء من أجل أن نحقّق ذلك.
أعطنا يا ربّ أن نحبّك ليس كلّ يوم أكثر وحسب.. إذ قد تكون قليلة الأيام المتبقية لنا، بل أعطنا أن نحبّك في كلّ لحظة حاضرة من كلّ قلبنا وكلّ فكرنا وكلّ قوّتنا إذ نتمّم مشيئتك” إنّها أفضل طريقة لنتبع يسوع
كيارا لوبيك (حزيران  2005

[:ot]Kelma tal-Ħajja – Ottubru 2011[:]

[:ot]Download Kelma tal-Ħajja (Word of Life in Maltese)


Huwa u ħiereġ minn Kafarnahum, Ġesù ra wieħed jiġbor it-taxxi, jismu Mattew, bilqiegħda quddiem il-mejda. Minħabba fix-xogħol tiegħu, in-nies kienet tobgħodu u kienet tgħoddu ma’ dawk li jsellfu l-flus u jisolħu n-nies, biex jistagħnew minn fuq dahar ħaddieħor. Għall-kittieba u l-fariżej, dawn kienu midinba pubbliċi, tant li kienu jeħduha kontra Ġesù għax kien “ħabib tal-publikani u l-midinbin” u kien jiekol magħhom.2 Ġesù, kontra kull drawwa soċjali tagħhom, sejjaħ lil Mattew biex jimxi warajh u aċċetta li jmur jiekol id-dar tiegħu, kif, aktar ’il quddiem, kien aċċetta wkoll li jmur għand Żakkew, il-kap ta’ dawk li kienu jiġbru t-taxxi ta’ Ġeriko. Meta staqsewh għaliex kien jagħmel hekk, Ġesù wieġeb li hu ġie biex ifejjaq il-morda u mhux għal min hu b’saħħtu; ġie biex isejjaħ lin-nies midinba u mhux lit-tajbin. Għal darb’oħra, din l-istedina għamilha lil wieħed minnhom:[:] (altro…)

Ottobre 2011

“Seguimi”

Questa parola Gesù l’aveva già rivolta ad Andrea, Pietro, Giacomo e Giovanni sulle rive del lago. Lo stesso invito, con parole diverse, lo indirizzò a Paolo sulla strada di Damasco. Ma Gesù non si è fermato lì; lungo i secoli egli ha continuato a chiamare a sé uomini e donne di ogni popolo e nazione. Lo fa anche oggi: passa nella nostra vita, ci incontra in luoghi diversi, in modi diversi, e ci fa sentire nuovamente il suo invito a seguirlo. Ci chiama a stare con Lui perché vuole instaurare un rapporto personale, e nello stesso tempo ci invita a collaborare con Lui al grande disegno di un’umanità nuova. Non gli importano le nostre debolezze, i nostri peccati, le nostre miserie. Lui ci ama e ci sceglie così come siamo. Sarà il suo amore a trasformarci e a darci la forza di rispondergli e il coraggio di seguirlo come ha fatto Matteo. E per ognuno ha un amore, un progetto di vita, una chiamata particolari. Lo si avverte in cuore attraverso un’ispirazione dello Spirito Santo o attraverso determinate circostanze o un consiglio, un’indicazione di chi ci vuol bene… Pur manifestandosi nei modi più diversi, riecheggia la medesima parola:

“Seguimi”

Ricordo quando anch’io ho avvertito questa chiamata di Dio. Era una freddissima mattina d’inverno a Trento. La mamma chiede a mia sorella più piccola di andare a prendere il latte a due chilometri da casa, ma fa troppo freddo e lei non se la sente; anche l’altra sorella si rifiuta. Allora mi faccio avanti: “Vado io, mamma”, le dico, e prendo la bottiglia. Esco di casa e a metà strada succede un fatto un po’ particolare: mi sembra quasi che il Cielo si apra e Dio mi inviti a seguirlo. “Datti tutta a me”, avverto nel cuore. Era la chiamata esplicita a cui ho desiderato rispondere subito. Ne ho parlato con il confessore che mi ha permesso di donarmi a Dio per sempre. Era il 7 dicembre ’43; non mi sarà mai possibile descrivere ciò che mi è passato nel cuore quel giorno: avevo sposato Dio. Potevo aspettarmi ogni cosa da Lui.

“Seguimi”

Questa parola non riguarda soltanto il momento determinante della scelta della nostra vita, Gesù continua a rivolgercela ogni giorno. “Seguimi”, sembra suggerirci davanti ai più semplici doveri quotidiani; “seguimi” in quella prova da abbracciare, in quella tentazione da superare, in quel servizio da compiere… Come rispondergli concretamente? Facendo ciò che Dio vuole da noi nel presente, che porta sempre in sé una grazia particolare. L’impegno di questo mese sarà dunque darsi alla volontà di Dio con decisione; darsi al fratello e alla sorella che dobbiamo amare, al lavoro, allo studio, alla preghiera, al riposo, all’attività che dobbiamo compiere. Imparare ad ascoltare nel profondo del cuore la voce di Dio che parla anche con la voce della coscienza: ci dirà quello che Egli vuole da noi in ogni momento, pronti a sacrificare tutto per attuarlo. “Dacci d’amarTi, o Dio, non solo ogni giorno di più, perché possono essere troppo pochi i giorni che ci restano; ma dacci d’amarTi in ogni attimo presente con tutto il cuore, l’anima e le forze in quella che è la Tua volontà”. È questo il sistema migliore per seguire Gesù. Chiara Lubich


 Parola di vita, giugno 2005, pubblicata in Città Nuova, 2005/10, p.7.
 

Sophia e la vita della Parola

Living a Spirituality of Unity in the United States

Authors: Tom Masters, Amy Uelmen

“So, what do you do?” is a question many people ask members of ecclesial movements such as the Focolare. Thomas Masters and Amy Uelmen answer the question by sharing the stories of a diverse array of individuals – children, teenagers, young adults, married couples, senior citizens, single men and women, sisters, priests, and bishops – who are part of the Focolare Movement. Each person has been struck by the same profound realization that inspired the Movement’s founder, Chiara Lubich, during the bombardment of Trent in World War II: God is Love.

“The Focolare Movement has brought the Gospel alive for millions across the world, but it is still somewhat better known in Europe than in the United States. Now, this marvelous new book shares the captivating stories of a variety of Americans whose lives have been transformed by an encounter with Christ, who find inspiration in the life of the great Chiara Lubich, and who share their faith and work together in community. This is an inviting, inspiring and invaluable introduction to one of the great new adventures in the Church today.” – James Martin, S.J.

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Sophia e la vita della Parola

Argentina: una festa indimenticabile

Sabato 24 settembre, la  Mariapoli Lia, cittadella argentina dei Focolari, immersa nella pampa, si prepara a ricevere oltre mille giovani. Il primo autobus con 50 giovani, che hanno fatto 12 ore di viaggio, arriva dal Paraná (Argentina). Tra di loro c’è Juan Carlos, che viene per la prima volta, invitato da un’ amica di università che semplicemente gli ha detto: “E’ una esperienza solo da vivere!”. Si aggiungono poi altri giovani di Buenos Aires, Córdoba, Rosario, Bahía Blanca, Neuquén, Federal, Chaco, Tucumán, Salta, Asunción (Paraguay) e Montevideo (Uruguay). Il clima del fine settimana si prospetta gradevole, è appena iniziata la primavera nell’emisfero australe. Pranzo al sacco nell’ampio parco e subito dopo le visite alla cittadella, organizzate in piccoli gruppi. Dopo cena, giochi e karaoke nell’anfiteatro fin dopo la mezzanotte. Dietro le quinte, a lavorare per tutti gli 80 giovani che, per quest’anno, vivono nella cittadella. Domenica 25 settembre. Il grande salone è stracolmo. Inizia la Festa dei Giovani 2011. Personaggi mascherati compongono una coreografia che non lascia indifferente nessuno dei circa mille giovani presenti.  A poco a poco si va rivelando, attraverso le diverse espressioni artistiche, lo slogan scelto per questa giornata: “Rivoluzione è amare, il si è in te”. Poche parole, quelle giuste perché non si perda il filo conduttore, testimonianze che dimostrano come l’amore – che prende l’iniziativa, che non esclude nessuno, che è concreto – rivoluziona gli ambienti. Come è successo con i compagni di classe di Felipe, o nel quartiere dove cerca di essere d’aiuto Santiago, o all’economia di Cielo e Virgina, oppure a Carina e i suoi amici con i terremotati del Cile. Un’opera teatrale, con scene a volte drammatiche e altre che suscitano sorrisi, fa percorrere il cammino che fanno molti giovani: dall’indifferenza e dalla irresponsabilità  alla pratica dell’amore verso tutti. In un video passano velocemente le storie vere di tre giovani  che sono arrivati alla meta: Marcos, morto in un incidente sul lavoro; Juamma, che, con questo stile di vita  nel cuore,si è donato instancabilmente per i più bisognosi e in un viaggio, durante le vacanze, ha avuto un incidente in un fiume; Lucia, che è morta per la leucemia. Tre giovani come tutti, con tanta voglia di vivere, con molti progetti, ma che hanno rivoluzionato la loro vita ed i loro ambienti con l’amore. Gabriel era venuto alla festa dello scorso anno, con molte esperienze pesanti nello zaino. Quel giorno è stato per lui la chiave di volta. È tornato alla sua città natale, Mendoza, disposto a ricomporre il rapporto con i suoi genitori e a ricominciare. Il gennaio scorso è venuto alla cittadella per fermarsi per un anno ed oggi ha donato a tutti l’esperienza del cammino tortuoso percorso e le sfide del presente, che condivide con ragazzi e ragazze di diverse culture e provenienze. Sono passate più di due ore, ma sembrano pochi istanti. Il parco si  riempe di gruppi che suonano la chitarra, ballano, giocano con un pallone o semplicemente parlano. Tutti aspettano di entrare nel labirinto. “Tuweln”, in mapuche (lingua di un’etnia indigena del Sud dell’Argentina e del Cile), significa “dare inizio a qualcosa”. È quello che si vuole esprimere con questo originale labirinto. Si passa da una sala all’altra e con foto, frasi, video, si fa un percorso che porta ad una conclusione: “la sfida è in te”. Certamente qualcosa ‘inizia a nascere’ dentro ciascuno. Alla fine è Chiara Lubich che da un video parla della rivoluzione dell’Amore che ognuno può generare intorno a sé e la rete, intessuta tra tutti, è la risposta a questo invito: non siamo soli, ma contiamo sulla forza dell’unità. E, dopo averla sperimentata, è difficile partire. Si susseguono le canzoni con ritmi animati e tutti cantano e partecipano. Su un muro, i giovani lasciano le loro impressioni. Tra le altre, si legge: “Vale la pena giocarsi tutto per l’unità”. (altro…)

Sophia e la vita della Parola

Il Papa in Germania

«Benedetto XVI ha fatto visita alla sua terra natia, dove dal 22 al 25 settembre ha trascorso quattro giorni molto intensi. Anche se le S.Messe – celebrate all’aperto nello stadio olimpico a Berlino, nella piazza del duomo a Erfurt, a Etzelsbach, santuario della Turingia, e a Freiburg nella foresta nera – hanno segnato alcuni dei momenti culminanti del suo soggiorno, il Papa ha testimoniato chiaramente, attraverso molti altri incontri, di non essere venuto solo per il 30% dei cattolici. Ha incontrato, infatti, rappresentanti dell’Ebraismo e dell’Islam, ha tenuto un discorso degno di nota alla Camera dei deputati tedesca e si è intrattenuto con rappresentanti delle Chiese ortodosse. In un luogo molto significativo, nel monastero agostiniano a Erfurt dove Martin Lutero ha studiato teologia, è entrato a far parte dell’Ordine ed è stato ordinato sacerdote, è avvenuto l’incontro con rappresentanti della Chiesa evangelica-luterana. In quest’occasione il Papa ha espresso chiaramente la sua stima per la spiritualità di Lutero e per il suo impegno nella ricerca di una risposta adeguata alla domanda su Dio. Benedetto XVI ha invitato i cristiani delle due Chiese a “testimoniare insieme la presenza del  Dio vivente, offrendo così al mondo la risposta di cui ha bisognoAiutiamoci a vicenda a viverla. Questo è un grande compito ecumenico che ci introduce nel cuore della preghiera di Gesù.” Il Presidente della EKD (Chiesa evangelica in Germania), Nikolaus Schneider apprezza e sottolinea quanto detto da Benedetto XVI: le due Chiese dovrebbero “aiutarsi a vicenda nell’intensificare e vivificare la vita di fede nella nostra società – davvero un compito ecumenico.” Chi sperava che la venuta del Papa segnasse passi concreti nell’ecumenismo e chi si aspettava che Benedetto avrebbe tracciato, un itinerario nuovo riguardo alla concelebrazione comune – soprattutto in vista dell’anniversario di 500 anni di riforma nel 2017 – non è stato accontentato. Anche per le coppie di confessioni diverse, che non possono accostarsi insieme all’Eucaristia, non ha portato “novità”. La fede non è una realtà che si può contrattare, in analogia agli accordi politici – questa la sua motivazione: “L’unità nella fede non cresce soppesandone vantaggi e svantaggi, ma mediante una profonda immedesimazione nella vita e nel pensiero.” Benedetto XVI non ha voluto offrire, sia nel campo ecumenico che nelle domande di fondo dei cattolici, risposte superficiali, né soluzioni concrete. Ha voluto penetrare nelle radici della “crisi delle Chiese”, a base della quale egli vede una crisi della fede. Era venuto per incoraggiare alla fiducia in Dio e per rinforzare la fede in Cristo, che lui considera premessa fondamentale perché si possano sviluppare cambiamenti e rinnovamenti». Leggi anche su Città Nuova online

Da www.vatican.va

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Sophia e la vita della Parola

Gli sposi e la famiglia in Igino Giordani

È stato pubblicato per l’editrice Città Nuova il volume di Colomba Kim:

“Gli sposi e la famiglia in Igino Giordani”

L’autrice, che insegna Teologia Morale presso l’Istituto Internazionale Mystici Corporis di Loppiano (Fi), ha qui raccolto e commentato gli scritti di Igino Giordani sulla famiglia “piccola chiesa e comunità d’amore” – articoli, saggi, libri, conferenze, molti inediti – mettendo in evidenza il carattere profetico della sua visione del laicato, della chiesa, del matrimonio e della famiglia, a partire dalla sua esperienza umana di marito e di padre.

«Come l’autrice mostra bene, Giordani anticipa per molti aspetti il Concilio nella sua visione del laicato, della Chiesa, del matrimonio e della famiglia.Per primo opera uno sforzo poderoso per studiare lo sviluppo della visione sociale del cristianesimo, facendosi promotore acceso e carismatico della sproletarizzazione del laicato, com’egli diceva. Richiama con forza al fatto che tutti siamo Chiesa (Noi, la Chiesa – scriveva già nel 1939); opera una formidabile valorizzazione del matrimonio come via di santità attraverso la vita matrimoniale e non nonostante essa; molti anni prima del Concilio  – e del postconcilio – parla della famiglia piccola chiesa, chiesa minuscola, comunità d’amore, icona della Trinità.»

dalla prefazione di Mons. Basilio Petrà

Fonte: Città Nuova editrice

Sophia e la vita della Parola

Spiritualità dell’unità: la volontà di Dio

Quale doveva essere l’atteggiamento da avere per dimostrare a Dio che era proprio Lui il centro di ogni loro interesse? Chiara Lubich e le sue prime compagne si domandavano in effetti come mettere in pratica il loro nuovo ideale di vita, Dio Amore. Apparve ben presto quasi ovvio: dovevano a loro volta amare Dio. Non avrebbero avuto alcun senso le loro vite se non fossero state ‘una piccola fiamma di questo infinito braciere: amore che risponde all’Amore’. E parve loro un grande e sublime dono quello di avere la possibilità di amare Dio, al punto che ripetevano spesso: «Non è tanto che si debba dire: “Dobbiamo amare Dio”, ma: “Oh! PoterTi amare, Signore! PoterTi amare con questo piccolo cuore”». Si ricordarono allora che nel Vangelo una frase non lasciava e non lascia scampo a chi voglia condurre una coerente vita cristiana: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli» (Mt 7,21). Fare la volontà di Dio, dunque, era la grande possibilità che tutte loro avevano di amare Dio. E così Dio e la sua volontà coincidevano. Scriverà Chiara: «Dio era come il sole. E a ciascuno di noi arrivava di esso un raggio: la divina volontà su di me, sulla mia compagna, sull’altra. Unico il sole, vari i raggi, anche se sempre “raggi di sole”. Unico Dio, unica volontà, varia per ciascuno, anche se sempre volontà di Dio. Bisognava camminare nel proprio raggio senza scostarsene mai. E camminarvi nel tempo che ci era dato. Non era il caso di divagare sul passato o fantasticare sul futuro. Occorreva abbandonare il passato alla misericordia di Dio, giacché non era più in nostro possesso; e il futuro sarebbe stato vissuto con pienezza allorché divenuto presente.

Chiara Lubich (al centro) a Tonadico con le sue prime compagnie

Solo il presente era in mano nostra. In quello, affinché Dio regnasse nella nostra vita, avremmo dovuto concentrare mente, cuore, forze, nell’adempimento della sua volontà. Come un viaggiatore in treno non pensa di passeggiare per la vettura, onde arrivare prima alla meta, ma, seduto, si lascia portare, così l’anima nostra, per arrivare a Dio, avrebbe dovuto compiere la sua volontà, con interezza, nel momento presente, perché il tempo cammina da sé. E non sarebbe stato estremamente difficile capire ciò che Dio avrebbe voluto da noi. Egli manifestava i suoi voleri attraverso i superiori, la Sacra Scrittura, i doveri del proprio stato, le circostanze, le ispirazioni… Minuto per minuto illuminate e aiutate dalla grazia attuale, avremmo costruito l’edificio della nostra santità; o meglio, facendo la volontà di un Altro – di Dio stesso – egli avrebbe edificato sé in noi. Dunque fare la volontà di Dio non significa solo “rassegnazione”, come spesso s’intende, ma la più grande avventura divina che possa toccare a una persona: quella di seguire non la propria meschina volontà, non i propri limitati progetti, bensì Dio, e realizzare il disegno che egli ha per ogni suo figlio; disegno divino, impensabile, ricchissimo. E il far la volontà di Dio è stata per noi la scoperta d’una via di santità fatta per tutti. La volontà di Dio, infatti, giacché la può vivere ognuno, in qualsiasi luogo, situazione o vocazione si trovi, può essere la carta d’accesso delle folle alla santità. Fare la volontà di Dio per amarLo è divenuto il secondo cardine della nostra spiritualità dell’unità». Nell’anno che si sta concludendo, proprio la volontà di Dio è stata al centro dell’attenzione di tutto il Movimento dei focolari che ha cercato di approfondirla in tutti i suoi aspetti, ma soprattutto di tradurla in vita. (altro…)

Sophia e la vita della Parola

Giovani per un Mondo Unito: a Sassari un’estate di lavoro

Campus anziani (29 luglio/7 agosto). Ad unirci, un obiettivo semplice, ma preciso: amare. Questo il desiderio nel cuore con cui, insieme, ci siamo messi all’opera. Nel torrido caldo estivo, è stato un duro lavoro di servizio: pulire le stanze degli anziani, servire a tavola, animare le loro serate… ma l’Amore circolava, si sentiva nell’aria. C’era un’attenzione particolare nel fare le cose insieme, nel non lasciare nessuno in disparte e anche nel perdere la propria idea quando insieme si vedeva che non era adatta. Tutto è stato fatto all’insegna del sorriso… e questo ha reso straordinaria ogni cosa. Gli anziani si fidavano di noi e ci incoraggiavano. Se un fiore di carta pesta che abbelliva la sala non era proprio perfetto, o il cartellone della tombola preparata all’ultimo minuto soffriva per il mancato rodaggio, sapevano sempre chiudere un occhio. Da parte nostra, così scrive Salim, originario del Kenia: «Sono contento di essere al campus, la giornata mi è piaciuta di brutto. Mi sono sentito a casa perché questo tipo di attività mi ha fatto venire voglia di essere felice. Non esiste tristezza se amiamo così!» Caritas (1/14 agosto). Per permettere ai volontari dell’associazione di avere qualche giorno di vacanza, ci siamo proposti di mandare avanti noi, nel periodo ferragostano, le molteplici attività che essi svolgono con dedizione nel nostro territorio. Questa volta, il lavoro consisteva nella preparazione del menù, l’imbustamento dei pasti e infine il nostro donarci ai tanti emarginati della nostra città, scoprendo il loro mondo. Sorprendente anche per noi scoprire come, giorno dopo giorno, non vi sia stato un solo attimo, nonostante i problemi non siamo mancati, in cui il sorriso si sia spento sui nostri volti. Un regalo in più, oltre ai pasti che distribuivamo, ai tanti che venivano quotidianamente. I volontari, al loro ritorno, si sono complimentati per il lavoro svolto e noi, abbiamo sperimentato che si sistemano anche le idee divergenti, se si vive la regola d’oro e si ha il sorriso sulle labbra. Adesso, dopo questa estate così attiva e avventurosa, ancora più carichi, eccoci ora pronti ad iniziare questo nuovo anno. Insieme, puntiamo a far vedere al mondo la bellezza di questa nuova corrente di vita e corriamo decisi verso il grande appuntamento del prossimo settembre: il Genfest 2012. A cura dei Giovani per un Mondo Unito di Sassari . (altro…)

Sophia e la vita della Parola

Dal Costa Rica al Salvador

Gustavo Alvarado

«Prima di venire a vivere nel focolare di San Salvador – dal quale abbiamo contatto con varie nazioni del Centro America – conoscevo solo dalle notizie le sofferenze di questi popoli. Cose che non riuscivo a capire fino in fondo, essendo nato in un posto dove dal 1° dicembre 1948 è stato abolito l’esercito e dove in seguito non c’è stata nessuna guerra civile. Ciò ha permesso al Costa Rica un certo sviluppo economico e sociale, diverso dal resto delle nazioni sorelle. Mi sono sentito comunque “a casa” quando mi sono trasferito qui, forse anche per gli anni vissuti in una nazione del Sud America – il Venezuela – più grande della mia, e che in un certo senso ha ampliato i miei orizzonti umani. Qui ho trovato tanti mali che ci sono altrove: povertà, corruzione, squilibri sociali, ingiustizie, insicurezza personale, ma forse per tutto questo – e non nonostante questo – le persone sanno lottare ogni giorno per il pane quotidiano, e pur avendo vissuto delle cose atroci, hanno “imparato a soffrire”, andando oltre le difficoltà. Qui non ci sono state solo guerre cruente, ma terremoti, inondazioni, e altre disgrazie. La solidarietà è un valore presente tra la gente. La donna, dovendo affrontare vari tipi di oppressione, è forte, decisa, “battagliera”. In questo contesto l’ideale di vita presentato dal Movimento dei focolari risponde ampiamente alle attese più profonde della gente, dove ci sono discendenti di europei, di africani, meticci, indigeni… L’incontro con la figura di Gesù abbandonato, riconosciuto in ogni situazione dolorosa, fa svanire qualsiasi paura. In questi anni ho riscoperto la sapienza di quell’ “essere uno con l’altro: per amare un popolo basta riuscire a vivere così fino in fondo con quella persona che ti trovi davanti. E allora, ogni giorno, mi trovo arricchito della nuova esperienza d’unità vissuta». A cura di SSA (altro…)

Sophia e la vita della Parola

Venezia, quella strada pericolosa

Abito in una strada laterale a Martellago, in provincia di Venezia. L’attraversamento di questa statale è molto pericoloso, per la poca visibilità del passaggio pedonale e l’alta velocità delle automobili. I cartelli  che indicano i limiti di velocità e il passaggio pedonale sono poco osservati. Il risultato sono frenate brusche o sorpassi molto rischiosi di coloro che si fermano per lasciar passare i pedoni, quasi sempre ragazzi e anziani. Tempo prima avevo fatto presente il problema a un assessore senza nessun risultato; altri avevano raccolto delle firme, consegnandole ai vigili, senza ottenere risposta. Più di una volta abbiamo visto i nostri ragazzi “quasi sotto”. Così dopo aver sfiorato l’ennesima tragedia, ho sentito la responsabilità di dare il mio contributo per risolvere un problema che era di tutti, e ne ho parlato con alcuni genitori della mia via e delle vie limitrofe. Insieme a uno di questi, molto preoccupato per i rischi quotidiani, abbiamo pensato di scrivere una lettera al sindaco. Per dare maggior valenza e importanza alla cosa, abbiamo deciso di farla sottoscrivere da più paesani. Nello scrivere il testo della lettera abbiamo cercato di mettere in risalto la gravità della situazione, ma senza accusare nessuno, prospettando le soluzioni possibili e ricordando le iniziative positive, come l’istituzione di un “pedibus”* e l’utilizzo della bicicletta in città, che lo stesso comune aveva intrapreso per limitare l’uso dell’auto e inquinare di meno. Durante la raccolta delle firme c’è stato anche qualcuno che ci ha contestati, dicendo che era l’ennesima raccolta che non avrebbe risolto nulla. Ma in generale, sia la stesura della lettera, sia la raccolta delle firme, sono state l’occasione per costruire dei rapporti molto belli tra i vicini e i genitori. Ci siamo sentiti tutti più responsabili e attivi cercando insieme la soluzione ad un problema, lavorando “per” e  non “contro”. Ho condiviso quanto stavo vivendo con gli amici che, insieme a me, cercano di vivere per la fraternità nelle loro città e paesi, trovando forza e coraggio per andare avanti. Ci siamo recati in comune, per parlare con il sindaco e consegnargli la lettera con le firme. Un suo stretto collaboratore ci ha avvertiti: Il sindaco non avrebbe gradito, come sempre, le raccolte di firme, e così è stato. All’inizio dell’incontro, il primo cittadino ci ha espresso tutta la sua contrarietà a quelle firme. A quel punto ho preso coraggio e gli ho detto: “Signor Sindaco legga bene il testo della nostra richiesta”. Lui ha letto, ha capito le nostre intenzioni, si è calmato. E’ iniziato così un dialogo, grazie al quale sono venute in rilievo alcune possibili soluzioni, anche se tutte risultavano troppo costose e non realizzabili. In quel momento mi è venuta un’idea: in un’altra strada del nostro comune era stato messo un rilevatore di velocità illuminato, che lampeggiava quando si superavano i 50 Km orari, mentre i passaggi pedonali erano stati evidenziati  in rosso. Così gli ho proposto questa possibilità. Il sindaco ha accolto subito questa idea, dicendoci di avere in giacenza un rilevatore, e che non sarebbe stato un problema evidenziare i passaggi in rosso. Il sabato successivo ci siamo ritrovati di nuovo con il sindaco che, molto fiero, ci ha mostrato il progetto e, dopo un mese, sono cominciati i lavori su quella strada. Questa esperienza mi ha fatto capire la bellezza e la forza di vivere insieme per la fraternità, mettendosi a servizio della propria città. (di Luisa Busato – Venezia, Italia.) (altro…)