Nov 28, 2011 | Cultura
IL VOLUME L’Economia di Comunione, progetto nato in Brasile nel 1991 su iniziativa di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei focolari, è espressione di un agire economico che coniuga le regole e i valori dell’impresa con i valori della comunione. Attualmente coinvolge più di 700 imprese in tutto il mondo ed è oggetto di interesse e studio da parte di insigni economisti, sociologi, filosofi. Il presente studio ne ripercorre l’origine e gli sviluppi; gli obiettivi delle aziende che aderiscono al progetto, quali le problematiche di governance delle stesse e quali direttrici si possono individuare per misurare, rendicontare e comunicare all’esterno e all’interno le loro risultanze aziendali. Nella parte finale si analizza la problematica delle aggregazioni aziendali, definite Poli che stanno contribuendo allo sviluppo dei luoghi in cui hanno sede, diventando veri propulsori di crescita, economica, umana e culturale. LA CURATRICE Maria-Gabriella Baldarelli, professore associato di Ragioneria generale e applicata e di Contabilità e bilancio nel turismo sostenibile presso la Facoltà di Economia a Rimini dell’Università di Bologna e afferisce al Dipartimento di Scienze Aziendali. E’ titolare del corso di Management e Economia di Comunione presso l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI) e docente presso l’Istituto di Scienze Religiose di Rimini sul corso: “Laboratorio sulla responsabilità sociale”. CONTRIBUTI DI: Caterina Ferrone, dottore di ricerca presso l’Università degli studi di Napoli Federico II; Elisa Golin, consulente aziendale; Erika Izzo, imprenditrice; Renato Medei, dottore di ricerca presso l’Università degli studi di Macerata; Giampietro Parolin, professore a contratto presso l’Università degli studi Milano-Bicocca. LA COLLANA – La collana IDEE/ECONOMIA, diretta da Luigino Bruni, raccoglie studi di approfondimento sulla realtà economica, alla ricerca dei fondamenti antropologici come orientamento nel mondo attuale caratterizzato dalla globalizzazione. Fonte: Città Nuova Editrice
Nov 28, 2011 | Centro internazionale, Chiesa, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Foto © CSC
C’è una “grande sintonia” tra la spiritualità del Movimento dei focolari e la vita dei coniugi beati Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi – nonostante non vi sia un legame diretto – e sono “molti i punti di contatto”. “Non solo perché la santità è il grande comune denominatore di tutti i cristiani, la meta cui tutti puntiamo nella Chiesa, ma anche perché il loro percorso di vita di laici è comune alla stragrande maggioranza di coloro che fanno parte del Movimento”. Lo ha detto Maria Voce, presidente dei Focolari, intervenendo nei giorni scorsi a Roma ad un incontro organizzato nel giorno della memoria liturgica dei due beati e nel decimo anniversario della loro beatificazione. L’incontro si è svolto nella Sala della protomoteca in Campidoglio ed ha avuto per titolo: “Cristiani: cittadini autentici: sulle orme di Maria e Luigi”. Numerosa la partecipazione del pubblico affluito da 15 città italiane e da vari altri Paesi. Presenti anche autorità cittadine, rappresentanti della pastorale familiare della diocesi di Roma nonché esponenti di movimenti ecclesiali che hanno preso la parola sottolineando, ciascuno secondo prospettive diverse, aspetti della spiritualità dei due coniugi. Genitori di 4 figli, Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi sono la prima coppia sposata ad essere stata beatificata dalla Chiesa Cattolica. Fu Giovanni Paolo II a portare a compimento la causa di beatificazione. “Non può più essere accettabile – disse in quella occasione il Papa polacco – che venga negato il giusto riconoscimento alla santità silenziosa e normale di tanti padri e madri“. 
Foto © CSC
“Ho visto riflessa nella vita di Maria e Luigi – ha detto Maria Voce – nell’autenticità della loro testimonianza di cristiani e perciò anche di cittadini, la vita di quegli ormai milioni di laici che vogliono vivere la spiritualità portata da Chiara Lubich e perciò cercano di vivere – con una coerenza a volte eroica – quotidianamente il loro impegno come cittadini, il loro essere (o almeno sforzarsi di essere) tessuto sano del corpo sociale ed ecclesiale che compongono. Si tratta di padri e madri di famiglia, di operai, professionisti, giovani, ragazzi e bambini (senza escludere sacerdoti, religiosi e vescovi, ma ovviamente la parte ecclesiastica è una minoranza), impegnati in prima linea a portare avanti una silenziosa, seppur incisiva, rivoluzione d’amore in tutte le città del mondo”. La famiglia – ha sottolineato Maria Voce – è “la radice sana della loro vita: un amore tenero e mai spento tra gli sposi che genera cittadini capaci di coerenza. Conosco tante famiglie che si impegnano e lottano perché non si spenga l’amore coniugale: proprio in esso trovano la forza non solo per non sfasciarsi, ma anche per aprirsi a realtà più grandi”. Maria Voce ha ricordato il movimento Famiglie Nuove, che ispirandosi al carisma dell’unità di Chiara Lubich conta oggi più di 300 mila aderenti e quattro milioni di simpatizzanti nei cinque continenti. “Sono famiglie – ha detto Maria Voce – che hanno fatto proprio un primo presupposto educativo: i figli, più che di due genitori che li amano, hanno bisogno di due genitori che si amano”. Testo dell’intervento di Maria Voce
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Nov 28, 2011 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
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«Nuova Umanità», espressione della cultura del Movimento dei Focolari. Fondata nel 1978 da Chiara Lubich, è pubblicata da Città Nuova Editrice, esce ogni due mesi ed accoglie studi e approfondimenti di tutte le discipline umanistiche. Dalla teologia alla filosofia, dall’economia alla politologia, all’arte, alla comunicazione, «Nuova Umanità» cerca, nel rispetto del rigore professionale richiesto dalla ricerca, di far emergere il nucleo sapienziale che costituisce il significato profondo di ogni disciplina. La rivista accoglie anche i frutti delle ricerche che provengono dalle diverse Scuole promosse dal Movimento, in particolare nei campi del dialogo intraecclesiale, ecumenico, tra le religioni e le culture; esprime inoltre le nuove prospettive di pensiero aperte dal carisma dell’unità in campo sociale, economico, politico, delle professioni. Aperta al confronto critico e costruttivo con le culture contemporanee, «Nuova Umanità» ospita gli interventi di studiosi e personalità rappresentanti i molteplici orientamenti e percorsi di ricerca intrapresi dal pensiero nella nostra epoca.
Nov 27, 2011 | Chiara Lubich, Spiritualità
Forse niente spiega meglio gli inizi dei Focolari, quanto le parole dei discepoli di Gesù dopo l’incontro con Lui risorto ad Emmaus: «Non ardeva forse il nostro cuore, mentre egli conversava con noi lungo la via?» (Lc 24,32).
Questa esperienza è essenziale per tutti coloro che si riferiscono alla spiritualità dell’unità. Perché nulla ha valore nel Movimento se non si cerca e si ricerca la presenza promessa da Gesù in mezzo ai suoi – «dove due o tre sono uniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20) –, una presenza che vivifica, che allarga gli orizzonti, che consola, che stimola alla carità e alla verità e che fa dire con infinita nostalgia, quando la si è sperimentata: «Resta con noi, Signore, perché si fa sera» (Lc 27,29). Scriveva Chiara Lubich: «Avendo messo in atto l’amore vicendevole, avvertimmo nella nostra vita una nuova sicurezza, una volontà più decisa, una pienezza di vita. Come mai? È stato subito evidente: per questo amore si realizzavano fra noi le parole di Gesù: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome (cioè nel mio amore) io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). «Gesù, silenziosamente, si era introdotto come fratello invisibile, nel nostro gruppo. Ed ora la fonte dell’amore e della luce era lì presente in mezzo a noi. Non lo si volle più perdere. E meglio si comprendeva che cosa poteva essere stata la sua presenza quando, per una nostra mancanza, essa veniva meno. «Come un naufrago si aggrappa a qualsiasi cosa per potersi salvare, così anche noi cercavamo un qualsiasi metodo, suggerito dal Vangelo, per poter ricomporre l’unità spezzata. E, come due legni incrociati alimentano un fuoco consumando sé stessi, così, se si voleva vivere con Gesù costantemente presente in mezzo a noi, era necessario vivere attimo per attimo tutte quelle virtù (pazienza, prudenza, mitezza, povertà, purezza…) che ci sono richieste perché l’unità soprannaturale coi fratelli non venga mai meno. Capivamo che Gesù in mezzo a noi non è uno stato acquisito una volta per sempre, perché Gesù è vita, è dinamismo (…). «Dove due o più: queste parole divine e misteriose, spesse volte, nella loro attuazione, ci sono apparse meravigliose. Dove due o più… e Gesù non specifica chi. Egli lascia l’anonimato. Dove due o più… chiunque essi siano: due o più peccatori pentiti che si uniscono nel nome suo; due o più ragazze come eravamo noi; due, di cui uno è grande e l’altro piccolino… Dove due o più… e, nel viverle, abbiamo visto crollare barriere su tutti i fronti. Dove due o più… di patrie diverse: e crollavano i nazionalismi. (…) Dove due o più… anche fra persone che di per sé sono sempre state pensate opposte per cultura, classi, età… Tutti potevano, anzi dovevano unirsi nel nome di Cristo (…). «Gesù in mezzo a noi: fu un’esperienza formidabile. La sua presenza premiava in modo sovrabbondante ogni sacrificio fatto, giustificava ogni nostro passo condotto in questa via, (…) dava il giusto senso alle cose, alle circostanze, confortava i dolori, temperava la troppa gioia. E chiunque fra noi, senza sottigliezze e ragionamenti, credeva alle sue parole con l’incanto di un bimbo e le metteva in pratica, godeva di questo paradiso anticipato, che è il regno di Dio in mezzo agli uomini uniti nel suo nome». (altro…)
Nov 26, 2011 | Dialogo Interreligioso, Spiritualità
“Questo simposio ci ha fatto vedere che è possibile incontrarci e condividere le nostre esperienze di fede. È un ponte storico. Ci fa ricordare che la città di Katowice è multiculturale sin dalle sue origini. Oggi, il fatto che i rappresentanti di tre grandi religioni hanno parlato sui valori universali, come la verità, la pace, la giustizia, ci ha arricchiti reciprocamente.” Così si è espresso il vescovo della Chiesa Evangelica-Luterana, Taddeusz Szurman, alla conclusione del Simposio interreligioso, svoltosi alla vigilia di quello di Assisi, presso la Facoltà Teologica dell’Università a Katowice (Polonia) dal titolo “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”. Promosso dall’Arcidiocesi, insieme alle autorità civili e all’Università di Katowice, il Simposio ha visto la partecipazione di 230 persone. Significativa la presenza degli ebrei, con Michael Schudrich, Rabbino principale della Polonia; dei musulmani, con l’Imam Nedal Abu Tabaq, Mufti della Lega Musulmana in Polonia; dei cristiani, rappresentati dall’Arcivescovo cattolico di Katowice Damian Zimon, dal Vescovo della Chiesa Evangelica-Luterana Taddeusz Szurman e dal responsabile per la Chiesa Ortodossa in Slesia Sergiusz Dziewiatowski; e di persone di convinzioni non religiose. C’erano anche alcune autorità civili, a cominciare dal Presidente di Katowice Piotr Uszok e rettori di varie università, oltre a rappresentanti di alcuni movimenti e comunità ecclesiali.
Il Movimento dei focolari, a Katowice, che ha lavorato in vari ambiti della preparazione, non è nuovo al dialogo interreligioso. Infatti, mantiene rapporti con gruppi di musulmani con i quali, insieme alla Arcidiocesi e il Centro dei Musulmani, organizza la “Giornata dell’Islam nella Chiesa cattolica polacca” (promossa dalla Conferenza Episcopale Polacca da oltre 10 anni). Inoltre, si svolgono incontri con gruppi di ebrei e, quasi ogni mese, con dei musulmani nella sede del Movimento. Prima del Simposio, in focolare, i responsabili delle tre religioni monoteiste hanno stretto tra loro un patto di unità. Questa atmosfera di fraternità poggiata su relazioni profonde e di stima reciproca è stata, poi, sottolineata da molti dei partecipanti. Gli interventi hanno approfondito i concetti di pace e verità – nelle tradizioni cristiana, ebrea e musulmana. Il Mufti della Lega Musulmana ha sottolineato l’importanza di non avere paura gli uni degli altri, di scoprire le differenze come doni che arricchiscono. Il Rabino ha ricordato con affetto la figura di Giovanni Paolo II, il quale gli aveva mostrato la bellezza dell’essere aperti agli altri. Ciascuno ha espresso il desiderio di cercare ciò che unisce e di cooperare per il bene di Katowice e del mondo.
“Sono molto grato a tutti gli organizzatori per aver reso questo simposio così fraterno– ha detto l’Arcivescovo di Katowice –. Ho visto una presenza notevole dei membri del Movimento dei Focolari, questo è stato molto importante, fondamentale per creare l’atmosfera di fraternità”. Come segno visibile è stato piantato un faggio nella piazza davanti alla Cattedrale di Katowice. “Ci sono tanti alberi a Katowice – ha detto il Rabino di Slesia Alta –. Questo, però, ha un significato particolare: simboleggia la fraternità vissuta da noi ebrei, cristiani e musulmani”. Il simposio si è concluso con la proclamazione di un Appello per la Pace – letto in tre lingue: polacca, ebraica ed araba. C’è scritto, fra l’altro: “Tutti vogliono contribuire affinché l’umanità diventi un’unica famiglia”. (altro…)
Nov 24, 2011 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Orgosolo è una città nel cuore della Sardegna molto nota per i murales che illustrano sulle case i problemi, le attese, le speranze di un popolo che vive prevalentemente di agricoltura, pastorizia; un popolo che conosce anche la paura per le vicende legate al banditismo, molto diffuso in questa zona. In questa città, all’alba del 24 Dicembre 1998, viene ucciso il viceparroco don Graziano Muntoni. Un solo colpo di fucile al petto e il dolore sconvolge tutta la comunità. Pur nella rabbia e nel comprensibile smarrimento, la gente del posto intuisce subito di non potersi limitare a condannare, ma sente di dover fare qualcosa di più. Ma che cosa, in una situazione del genere? La comunità comincia a riflettere sulle parole del Vangelo che invitano a domandare uniti qualunque cosa a Dio. Nasce l’idea di darsi un appuntamento ogni sera, in posti diversi, per invocare a Dio la pace per la loro terra con la stessa preghiera: è l’Ora della pace. La cosa è più complessa del previsto, perché la pace va generata, custodita, richiede un impegno a vivere la fraternità con ciascuno e ogni giorno. Con questa consapevolezza si mettono in campo le più diverse iniziative per diffondere la proposta dell’Ora della pace tra quante più persone possibili, anche ai ragazzi nelle scuole e nei licei in occasione di convegni. Si partecipa anche a una trasmissione televisiva sulla principale rete nazionale. L’Ora della pace porta in città una nuova speranza, molte persone si riconciliano fra loro dopo anni di tensioni; come G., una signora che una volta ci dice: “Devo trovare la forza di perdonare chi ha ucciso due miei figli e mandato in carcere gli altri due”. Poi, all’incontro successivo, è la stessa G., a raccontare: “Ho perdonato, la preghiera dell’Ora della pace che viviamo ha tolto l’odio dal mio cuore. Durante la Messa mi sono avvicinata ad una persona nemica e le ho stretto la mano”. Da allora anche altri stanno trovando la forza di perdonare cose altrettanto gravi, e sono atteggiamenti per niente scontati: come Anna, alla quale nel 2008 rapiscono e uccidono un figlio, e che sta riprendendo a vivere, a lavorare, più serena e pacificata pur nella tragedia, e anche quando è venuta a sapere di un sospettato per l’omicidio del figlio, non ha chiesto per lui la punizione, ma un incontro vero con Dio La scelta della fraternità porta a far nostro questo abisso di dolore in cui vive parte della nostra gente e ci mette non di rado a prenderci le responsabilità di quanto proponiamo, anche di fronte alle istituzioni. Così un istituto magistrale ha elaborato, dalla nostra esperienza, un progetto per una cultura di pace e di perdono tra i ragazzi, un progetto i cui risultati saranno raccolti in un volume sottoposto all’attenzione delle Nazioni Unite. I nostri sforzi per costruire la pace, anche là dove sembra quasi impossibile, stanno portando a dei risultati concreti che donano un nuovo volto alle nostre città. Dalla comunità dei Focolari di Orgosolo (Nuoro)-Italia (altro…)
Nov 23, 2011 | Chiesa, Spiritualità
«Carissimi, il 1986-’87 è un anno importante per il mondo cattolico. In esso, infatti, ci si sta preparando alla celebrazione del Sinodo dei Vescovi, che si terrà in autunno, su “Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo a vent’anni dal Concilio Vaticano II”. Anno importante per i laici cattolici, ma anche – penso – per gli altri cristiani, nelle cui Chiese spesso s’è dato tanto rilievo ai laici. E anche noi, che desideriamo essere dei cattolici impegnati, ci stiamo preparando a questo Sinodo con la preghiera, che non deve mai mancare, e con il lavoro che ci viene richiesto. Ma “chi è il laico”? È la domanda oggi ricorrente nella Chiesa. Quale il modo di identificarlo, di definirlo? Molti si sforzano di dare una risposta. Non si vorrebbe, infatti, definire il laico soltanto per ciò che egli non è: colui che non è né sacerdote, né religioso. Si vorrebbe invece stabilire chi è. Ed è per questo che noi pure vogliamo portare un contributo allo studio di questo argomento, affermando qualcosa che può sembrare l’uovo di Colombo: il laico è il cristiano. Come tale, è seguace di Cristo e del suo Vangelo. Per questo deve vivere in pieno quanto Gesù vuole da lui, e lavorare anzitutto ad estendere il Regno di Dio, a costruire la Chiesa. Dato poi che egli ha la possibilità di trovarsi in mezzo al mondo, porterà lì la luce del Vangelo, informando ogni cosa di essa. Questo è il laico per noi. Un seguace di Cristo ben stagliato, che ha il doppio compito di costruire la Chiesa e di cristianizzare il mondo. Ed è in questo tipo di laico che ci troviamo specchiati tanto bene anche tutti noi, laici del Movimento dei focolari. Il nostro Movimento, infatti, ha un aspetto più spirituale, se così si può dire, dove si opera perché cresca Cristo in noi, fra noi e fra molti, e ciò significa edificare la Chiesa; e un aspetto più umano, più concreto, dove si lavora per informare dello spirito di Cristo le varie espressioni del mondo. Ci troviamo bene in questo tipo di laico, e ci sentiamo per esso in tanta sintonia con quanto ha definito al riguardo il Concilio Vaticano II. Ci troviamo bene e vorremmo quest’anno vivere sempre meglio la nostra specifica vocazione di laici, per dare anche così il nostro contributo al Sinodo. Cerchiamo di essere veri laici della Chiesa, e cioè autentici seguaci di Cristo. Questi vivono le sue parole e quant’altre la Sacra Scrittura propone. Noi in questo mese ne abbiamo una splendida, che sottolinea quanto s’è vissuto il mese scorso sull’amore reciproco. Essa dice: “Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio” (Rm. 15, 7). Attuando questa Parola fra noi manterremo saldo il fondamento su cui è edificata la nostra Opera, che è Chiesa. Mettendo in pratica questa Parola con altri cristiani, là dove possiamo trovarci ad operare inseriti nelle strutture ecclesiali, daremo ancora il nostro specifico contributo allo sviluppo della Chiesa. Realizzando poi queste parole nel mondo della famiglia e nei vari mondi della società, metteremo la base più importante per poter conseguire il rinnovamento cristiano di leggi e strutture. La Parola di Vita è per tutti: laici, sacerdoti e religiosi. Attuiamola, ognuno nei rispettivi campi d’azione. Accogliamo ogni fratello come Cristo ci ha accolti. Egli ci ha accolti e ci accoglie tutti i giorni e ad ogni ora quando ricorriamo a Lui. Chiunque noi siamo, peccatori o santi, giovani o anziani, belli o brutti, sani o malati, egli ci accoglie sempre tutti. E siamo così certi del suo ascolto, del suo perdono e della sua accoglienza, che non ci passa nemmeno un attimo per la mente che possa essere diverso. Facciamo così anche noi coi nostri fratelli. Che essi trovino in noi il cuore sempre aperto, sempre disposto, sempre accogliente. Viviamo così. E sia per la gloria di Dio». In cammino col Risorto, Città Nuova editrice, Roma 1987, pp. 166-168 (altro…)
Nov 23, 2011 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Il dibattito sulle prospettive di riforma dell’attuale legge elettorale in Italia ha toccato questioni che, al di là della diversità degli approcci e delle soluzioni proposte, riguardano la struttura portante di una democrazia matura. Anche noi ci siamo interrogati e ne è scaturito un documento che non vuol essere un “manifesto politico”, ma semplicemente cerca di raccogliere le nostre considerazioni, puntando a evidenziare valori di fondo che possono unire al di là delle diverse opzioni politiche, nella ricerca del bene comune del Paese. Scarica il documento per una riflessione sulle riforme istituzionali_del Movimento Umanità Nuova e del Movimento Politico per l’unità
Nov 22, 2011 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Provenienti da tutta Italia, Slovenia, e con rappresentanze da Argentina, Germania, Olanda, Portogallo e Sudafrica, i mille partecipanti al convegno annuale degli aderenti dei Focolari, hanno riflettuto e condiviso esperienze sul tema della Parola di Dio, argomento al centro dell’approfondimento di quest’anno. Fra le testimonianze presentate, anche l’esperienza di un gruppo di evangelizzazione nel Benin, il Paese che dal 18 al 20 novembre scorso ha ospitato la visita di Benedetto XVI, per il suo secondo viaggio apostolico nel continente, e per la consegna dell’esortazione post sinodale sulla Chiesa in Africa, al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace.
Nel Benin da diversi anni un gruppo dei Focolari organizza incontri con i detenuti per portare la luce della Parola di Dio. Spesso i prigionieri sono respinti sia dalla società sia dalle proprie famiglie. La lettura della Parola di Dio riesce ad aprire varchi inaspettati nelle persone facendo germogliare rapporti profondi che riguardano non soltanto la fede ma anche i vissuti spesso di sofferenza che i detenuti raramente riescono a raccontare, come per esempio i motivi della loro detenzione. Questo permette ai volontari di intervenire presso il tribunale, affinché il caso di alcuni sia preso in considerazione: ci sono infatti persone in carcere da dieci, quindici anni senza essere mai state ascoltate da un giudice. Molti casi hanno trovato soluzione, e i prigionieri detenuti ingiustamente, sono stati liberati. Tra le storie spicca quella di Paula detenuta ingiustamente in carcere a causa di suo marito senza avere alcuna notizia dei suoi figli. Paula si apre in un rapporto profondo con una delle volontarie che la va a trovare in carcere per gli incontri sulla Parola. Lentamente trova dentro di sé la forza del perdono fino a quando il tribunale la chiama per comunicarle la sua liberazione. Paula però sa di tornare a casa con il cuore liberato dal peso dell’odio e della vendetta.
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Nov 22, 2011 | Non categorizzato
Nov 20, 2011 | Spiritualità

Ave Cerquetti, 'Mater Christi' - Roma, 1971
Maria, la Madre di Dio, è stata presente nella vita del Movimento sin dagli inizi. Chiara Lubich, innumerevoli volte ricordò un episodio accadutole quando, sotto un terribile bombardamento che poteva essere per lei e per le sue prime compagne fatale, percepì personalmente qualcosa che riguardava Maria Santissima: «Coperta di polvere, che invadeva tutto il rifugio – ricordava –, alzandomi da terra quasi miracolata, in mezzo alle urla dei presenti, ho detto alle mie compagne: “Ho provato un acuto dolore nell’anima ora, mentre eravamo in pericolo: quello di non poter più recitare, qui in terra, l’Ave Maria”. Allora non avevo afferrato il senso di quelle parole e di quella sofferenza. Era esprimere inconsciamente il pensiero che, rimanendomi la vita, con la grazia di Dio, avrei potuto rendere una gloria a Maria con l’Opera che stava per nascere». Che il Movimento dei focolari abbia come nome ufficiale ‘Opera di Maria’ allora non stupisce. Né che si siano chiamati ‘Mariapoli’ i suoi principali incontri, così come ogni cittadella permanente. E che ogni centro congressi venga ora definito un ‘Centro Mariapoli’. Scriverà Chiara nel 2000: «Maria aveva usato per il nostro Movimento la stessa maniera utilizzata con la Chiesa: tenersi nell’ombra per lasciare tutto il risalto a chi lo doveva avere, cioè il figlio suo che è Dio. Ma quando giunse il momento del suo ingresso – per così dire ufficiale – nel nostro movimento, ecco che lei si mostrò, o meglio Dio ce la svelò, grande, in proporzione di quanto aveva saputo scomparire. È stato nel 1949 che Maria disse al nostro cuore veramente qualcosa di sé. È stato quello un anno di grazie particolari, forse un ‘periodo illuminativo’ della nostra storia. Si capì che Maria, incastonata come rara e unica creatura nella Santissima Trinità, era tutta Parola di Dio, era tutta rivestita da essa. E se il Verbo, la Parola, è la bellezza del Padre, Maria, sostanziata di Parola di Dio, era di una bellezza incomparabile. «Fu così forte la nostra impressione di fronte a questa comprensione che tuttora non la possiamo dimenticare; anzi, capiamo come allora ci sembrasse che solo gli angeli potessero balbettare qualcosa di lei. Il vederla così ci attrasse a lei, e nacque un amore nuovo per lei. Amore al quale ella evangelicamente rispose, manifestandosi più chiaramente alla nostra anima per quello che era: Madre di Dio, Theotókos. Non solo quindi la giovinetta di Nazareth, la più bella creatura del mondo, il cuore che contiene e supera tutti gli amori delle mamme del mondo, ma: la Madre di Dio. «E, in quel momento – non senza una grazia di Dio – Maria ci svelò una sua nuova dimensione che fino allora a noi era rimasta completamente ignota. Sì, perché prima vedevamo Maria di fronte a Cristo e ai santi – per far un paragone – come nel cielo si vede la luna (Maria) di fronte al sole (Cristo) e alle stelle (i santi). Ora no: la Madre di Dio abbracciava, come un enorme cielo azzurro, il sole stesso (…). «Ma questa nuova, luminosa comprensione di Maria, non rimaneva pura contemplazione (…). Ci divenne chiaro, così, che Maria rappresentava per noi il modello, il “dover essere”, mentre vedevamo ciascuno di noi come un “poter essere” Maria». (altro…)
Nov 19, 2011 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Espressione dell’amore di Dio, i carismi si pongono nell’oggi della storia quasi a risposta dei bisogni emergenti e non di rado capita di trovarli al centro di importanti passaggi che riguardano l’umanità. Partiamo dal Mediterraneo, così attuale per quanto sta avvenendo nella società specie tra i giovani. A breve distanza dal Sinodo dei Vescovi del Medio Oriente, la Chiesa locale si interroga e imbastisce linee per incarnare quanto ne è scaturito. In particolare tra le 44 proposizioni stilate nel documento finale del Sinodo, una riguarda la collaborazione dei Movimenti con la Chiesa locale. Nel viaggio in Terra Santa dello scorso febbraio, la presidente dei Focolari Maria Voce aveva incontrato i responsabili dei Movimenti , e il dialogo fra loro è continuato anche nei mesi successivi con i rappresentanti dei Focolari a Gerusalemme. Anche in Egitto si è dato avvio ad un dialogo più vivo tra le realtà carismatiche e la Chiesa istituzionale. Un approccio iniziale in questo senso c’è stato anche in Libano, dove l’Assemblea dei patriarchi e dei vescovi cattolici di quel paese (APECL), si è soffermata a riflettere proprio sulla collaborazione dei Movimenti con la Chiesa locale. America Latina: la Conferenza di Aparecida ha tracciato linee importanti per il continente latinoamericano, da attuare adesso con le caratteristiche dei vari Paesi. In Messico il 27 Agosto 2011 la capitale accoglie nell’auditorio del Centro Universitario più di 350 presidenti e dirigenti di 34 realtà carismatiche del Paese azteco; l’evento è stato realizzato con il contributo di sei importanti istituzioni di ispirazione cattolica. Vasta e positiva l’eco sulla stampa che vi legge la volontà di partecipazione alla vita del Paese, mossi da nuova certezza: essere insieme per costruire. “La Famiglia”, vista da tre prospettive: “Formazione”, “Azione Sociale” e “Comunicazione” è l’argomento centrale. Lo scambio di idee e proposte nate nel forum sono state raccolte, elaborate, e parte di esse siglano il manifesto finale “Juntos por México”. Anche in Europa si muove qualcosa. La comunione tra i Movimenti cattolici nel 1998 ha suscitato l’interesse anche dei Movimenti delle varie Chiese cristiane e delle Nuove Comunità, che hanno voluto incontrare, già nel 2000, Chiara Lubich e stabilire con lei un’amicizia sempre più stretta. Tra gli iniziatori di questa “amicizia carismatica”, ricordiamo Helmut Nicklas (responsabile dell’YMCA di Monaco, associazione ecumenica di giovani cristiani). Ciò che li ha uniti è la volontà di fare qualcosa affinché l’Europa possa ritrovare la forza delle sue origini attraverso il contributo dei propri carismi, e la vita permeata dal Vangelo, che, come una grande rete unita, possa darne testimonianza. Un progetto che il 12 maggio 2012 si esprimerà nella manifestazione internazionale “Insieme per l’Europa”, a Bruxelles, con eventi locali in contemporanea in tutta Europa. Parola chiave di questa amicizia è «Pentecoste 1998» a ricordo del loro primo incontro mondiale con Giovanni Paolo II. La promessa di Chiara Lubich di contribuire a realizzare il desiderio del Papa che ci sia una comunione sempre più profonda tra i Movimenti e le nuove Comunità, è il testimone passato a coloro che ne condividono la spiritualità dell’unità. (altro…)
Nov 18, 2011 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Un “laboratorio politico”, così si auto definisce il Movimento politico per l’unità che ha le sue radici nella storia e nel carisma dell’unità di Chiara Lubich. In questo momento cruciale che attraversa l’Italia, si somma alle tante voci che vogliono esprimere l’impegno ed il sostegno al nuovo governo: «Il Movimento politico per l’unità esprime vivo apprezzamento per il clima positivo, seppur di emergenza e gravità, che ha rivelato alto senso di responsabilità da parte di tutte le Istituzioni, nel quale si è giunti alla costituzione del nuovo governo. Nello spirito della ricerca del dialogo costruttivo tra tutte le forze politiche che anima la propria azione, il Mppu auspica che la nascita della nuova compagine governativa, anche grazie alla presenza al suo interno di personalità di altissimo profilo professionale, culturale ed internazionale, contribuisca ad aprire una nuova stagione che preluda ad un rinnovato e proficuo confronto/incontro tra le forze politiche, le istituzioni e le forze sociali. In questo quadro, si augura che il nuovo Governo abbia il sostegno necessario del Parlamento e delle forze politiche, per raggiungere l’obiettivo del risanamento della situazione economica e finanziaria del Paese, fornendo le risposte attese dall’Unione, ed avviare una fase di innovazione e sviluppo che possa contribuire ad accelerare il percorso verso nuove scelte di coesione europea. Auspica, altresì, che il Parlamento, in un contesto politico e sociale rasserenato e unitario, colga l’occasione anche per porre mano, con convinzione ed in modo condiviso, alle urgenti riforme istituzionali che la società reclama, a partire da quella del sistema elettorale. Nell’esprimere i migliori auguri di proficuo lavoro al presidente del Consiglio Mario Monti e al governo, il Mppu manifesta, infine, un vivo ringraziamento al Capo dello Stato Giorgio Napolitano per la conduzione rigorosa e autorevole del particolare momento di crisi e per la positiva soluzione adottata.» Per concorrere ad approfondire il dibattito in corso, il Mppu torna inoltre ad offrire il documento “Per una riflessione sulle riforme istituzionali”, redatto all’inizio di settembre. Perché, dicono, “Il nuovo governo non dovrà occuparsi solo di risanamento finanziario e di crescita economia”, ma “dovrà porre mano ad alcune riforme istituzionali urgenti, a partire dalla legge elettorale”. Leggi ancora:
Nov 18, 2011 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Sto facendo lezione nella mia nuova classe, una prima elementare di 26 bimbi vivacissimi. Appena conquistata faticosamente la loro attenzione sento bussare alla porta: è la bidella che mi avverte di una telefonata. Si tratta della mamma di Paolo, separata burrascosamente dal marito e con il quale è in perenne litigio. Entrambi i genitori in questi giorni si stanno contendendo il figlio con mosse discutibili, e tempestano di telefonate anche noi insegnanti. Avrei tutti i motivi per rispondere che non posso andare al telefono, che sto facendo lezione e che immagino già di cosa si tratti. Ma in quel momento tra i legittimi ragionamenti di un’ insegnante interrotta nel suo lavoro, si fa strada luminosa, la frase della Parola di Vita: “Fammi parlare sempre come fosse l’ultima parola che dico”. È un’occasione di vigilare! Sorrido alla bidella, le affido la classe e vado al telefono con cuore nuovo. Ascolto ciò che già immaginavo … ma fino in fondo, senza giudicare, senza far pesare il “disturbo” arrecato. Alla fine riesco a dire alla mamma di Paolo che la capisco, che comprendo il suo stato d’animo, ma che credo che, per il bene di Paolo, si può mettere da parte l’orgoglio ferito e il rancore, e agire unicamente per il bene del bambino. Quando un paio d’ore più tardi passo nel corridoio, la bidella si avvicina e mi dice: “Sai, ha ritelefonato quella mamma, … mi ha detto solo di dirti Grazie”. Qualche giorno fa mentre sto uscendo da scuola di corsa, con mille programmi da svolgere e le spese da fare, mi ferma Flora, una bidella di origine brasiliana che da poco lavora nel nostro Istituto. Deve fare una domanda scritta alla Dirigente scolastica, e non sa da che parte cominciare, anche per le sue difficoltà con la lingua. Mi viene da chiedermi perché tra tanti insegnanti, lo stia chiedendo proprio a me che sono così occupata. La Parola di Vita mi invita ancora a “vigilare”: è Gesù che me lo sta chiedendo! Voglio forse rispondergli che ho fretta e chieda a qualcun altro? Mi siedo con Flora la aiuto a scrivere la domanda. Poi le propongo di batterla al computer perché si presenti meglio, ma Flora non ne conosce l’uso. Andiamo insieme nell’aula di informatica e la scrivo per lei, senza guardare l’orologio. Due mattine dopo mentre sto entrando nell’aula Docenti, Flora mi ferma e mi dona una bellissima sciarpa azzurra. “Non dovevi farlo, non è necessario” le dico. E lei mi risponde: “Ma anche io voglio poterle voler bene come lei ha fatto con me”». (B. P. – Italia) (altro…)
Nov 17, 2011 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Franco Caradonna,
Con 35 anni di vita Unitrat ha una storia da raccontare. Dal far fronte alla perdita dei posti di lavoro, al rispetto della concorrenza; dalla condivisione di esperienze tecniche al ‘contratto di solidarietà’; fino alla nascita di una cooperativa sociale per i diversamente abili, un centro sociosanitario e una Summer School di Economia Civile. Caradonna ci aiuta ad entrare nelle dinamiche dell’azienda che hanno portato a queste scelte coraggiose. «Ho studiato e mi sono sposato a Torino, dove ero venuto con i miei dalla Puglia, mia terra di origine. Dopo varie esperienze come lavoratore dipendente, con sei amici ci siamo gettati in un’avventura più grande, mettendo insieme risparmi, capacità professionali, idee e tempo libero. Poiché alcuni di noi erano meridionali, decidemmo di impiantare un’azienda vicino Bari, l’Unitrat s.r.l. Faccio l’amministratore di quest’azienda, dove attualmente lavorano 25 dipendenti e che coinvolge circa 600 clienti in un raggio di 500 km. Negli ultimi due anni i ricavi si sono ridotti del 50% per effetto della crisi del settore in cui operiamo, il metalmeccanico. Quando nel ‘91 Chiara Lubich lanciò l’Economia di Comunione (EdC), abbiamo sentito che per la nostra esperienza era una conferma e ci ha dato maggiore spinta per andare avanti. Le difficoltà che spesso riscontriamo sono legate alle infrastrutture insufficienti, ma anche ad una “povertà socioculturale” che ha radici profonde e che incide sulla partecipazione e sulla responsabilità. Malgrado le difficoltà abbiamo cercato di costruire rapporti di gratuità, di fiducia e reciprocità, con i dipendenti, i clienti, fornitori, concorrenti e le istituzioni. Un esempio. Il titolare di un’azienda fornitrice ebbe un infarto che provocò seri problemi economici alla stessa. Invece di rivolgerci ad altri, come sarebbe stato prudente, continuammo a rifornirci da lui anticipandogli dei pagamenti per permettergli di pagare gli stipendi ed i debiti più urgenti. Il suo consulente amministrativo lo abbandonò. Allora un nostro collaboratore si offrì ad aggiornare le scritture rimaste arretrate. Non riuscendo comunque ad evitare il fallimento, assumemmo due dipendenti e aiutammo un terzo ad iniziare un’attività in proprio. Uscimmo da questa operazione senza perdite, perché avendo accettato su suggerimento del titolare di acquistare i suoi macchinari a prezzo di perizia, rivendendone alcuni ne recuperammo più del costo. Convinti che i risultati non dipendono solo dagli investimenti, ma soprattutto dalle persone, abbiamo cercato di coinvolgere i dipendenti nella partecipazione azionaria e nella distribuzione extra contrattuale di parte degli utili, mentre un’altra parte era destinata ai fini dell’EdC. Nel 2000 abbiamo aiutato a far nascere una cooperativa sociale per i diversamente abili stipulando una convenzione tra una decina di aziende e il comune di Bari per inserire nelle nostre aziende minori a rischio. Organizziamo degli stage per studenti delle scuole superiori all’interno delle aziende e abbiamo istituito premi di laurea e borse di studio per studenti universitari del Politecnico. La Conferenza Episcopale Pugliese ha proposto nel 2008, la rinascita di un’Associazione partecipata da imprenditori, professionisti e artigiani (UCID). Mi viene data la responsabilità della nuova Associazione. Lo sentiamo come frutto dei rapporti costruiti in questi anni. Quest’anno, come UCID Puglia, abbiamo contribuito alla preparazione della “Summer School” di Economia Civile, coinvolgendo 50 giovani della nostra Regione e che si svilupperà per tutto l’anno con 4 percorsi formativi, di cui il primo si è già svolto dal 31 agosto al 4 settembre scorsi». Fonte: Edc Online Testo completo: http://www.edc-online.org/it/pubblicazioni/interventi-a-convegni/111-convegni/1951-testimonianze-dalle-aziende-la-unitrat-di-bari.html (altro…)
Nov 16, 2011 | Nuove Generazioni
Nov 16, 2011 | Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Si chiama La Guardia la cittadina dove abitano Reina e Jorge Gutierrez con la loro famiglia, a venti chilometri da Santa Cruz, la città emergente boliviana. Reina è sensibile alle sofferenze dei bambini già dall’età di sei anni, quando lei stessa, orfana di madre, fu messa insieme al fratellino in un istituto. Anni dopo, l’intuizione dell’asilo, avuta insieme ad un volontario AFN. Racconta: «Non c’era nulla, ma eravamo nelle condizioni migliori per credere alla provvidenza di Dio. Poter mostrare che l’Ideale dell’unità cambia radicalmente le persone mi sembra un contributo specificamente boliviano all’evangelizzazione.» «Non basta la buona volontà, ma serve anche la competenza. Mi sono così iscritta a psicopedagogia nel momento in cui avevamo intuito che avremmo potuto metter su un asilo». E così si è laureata in quattro anni, periodo nel quale prima progettò e poi costruì l’asilo, completato nel 2008 e poi inaugurato alla presenza di tante autorità, e dei suoi vicini. Avendo bisogno del pane per i 120 bambini dell’asilo, Reina ha inventato anche un panificio, modesto ma efficientissimo, curato da un’équipe affiatata, composta da donna Esperanca, da Carlito, un bimbo di nove anni, da suo figlio Daniel, che di anni ne ha 18, e da una giovane ragazza di 15 anni, che lavora al panificio e studia la sera. Dall’asilo giunge l’eco di bimbi e di giochi. I locali appaiano pulitissimi e ben progettati. Le maestre intrattengono i bambini delle varie età, dai due ai 10 anni, con solerzia e con un pizzico di anarchia che non guasta. Inventano giochi coi palloncini colorati, distribuiscono la merenda come fosse un’avventura d’esplorazione. Ogni bambino ha una sua storia di povertà ed emarginazione, di alcolismo e infedeltà dei genitori, di eroismo. Storie da non credere. In un locale, due donne intente a cucire. Pure una sartoria, s’è inventata Reina! C’è Rita, che ha sette figli, che fa la maestra, e che viene qui nei periodi di riposo. Ed Elisa, che invece è stata abbandonata dal marito e che qui si è sottratta alla depressione. Reina è così: vedendo singoli casi in difficoltà s’inventa soluzioni adeguate. L’ufficio di Reina è ingombro di libri. Qui la donna fa pure terapia ai bambini con difficoltà d’apprendimento. L’asilo è sostenuto dai contributi comunali e la collaborazione con ong, soprattutto del sostegno a distanza Azione per Famiglie Nuove; senza dimenticare i contributi dello Stato per l’alimentazione, la quota di 1,20 bolivar al giorno (10 centesimi di euro) chiesta ai genitori dei bambini, questione di mantenere dignità e partecipazione. Tutti coloro che lavorano all’asilo o nelle attività connesse ce la mettono tutta per «provocare la provvidenza». Campeggia una frase sotto una fotografia di Chiara Lubich: «Essere sempre famiglia». «Questa frase l’ho fatta mia – conclude Reina –. Lavoro ogni giorno perché i bambini qui possano sempre trovare uno spazio di famiglia». Quasi per lenire una ferita che viene da lontano. Nel suo cuore. Per sostenere i progetti di AFN-onlus si può versare il proprio contributo su uno dei seguenti conti:
- C/C postale n. 48075873
- c/c bancario n° 1000/1060 presso BANCA PROSSIMA
Cod. IBAN: IT55 K 03359 01600 100000001060 Intestati a ASSOCIAZIONE AZIONE PER FAMIGLIE NUOVE – Onlus via Isonzo, 64 – 00046 GROTTAFERRATA (Roma) (Fonte: “Spazio Famiglia”, inserto allegato al n.21 di Città Nuova 2011, pag. 12 e 13) (altro…)
Nov 14, 2011 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Uno strumento per costruire una società più giusta e un futuro migliore a partire dal diritto” così l’ispettore generale di Giustizia dello Stato dell’Amazzonia, il giudice Maria Guedes Moura, ha definito il 2° congresso su diritto e fraternità del Nord e del Nordest del Brasile, organizzato da Comunione e Diritto (3-4 novembre 2011) presso la Divisione Affari Interni del Tribunale di Giustizia dello stesso Stato. È il presidente del Tribunale, João Simões, ad aprire i lavori del Congresso. Il giudice, accogliendo partecipanti e relatori nella sede istituzionale, si è detto onorato di ospitare un evento di questa portata. Presente tra le autorità, anche il direttore della Scuola Superiore di Magistratura, Flávio Pascarelli, a sottolineare il valore dell’iniziativa per la formazione dei giovani magistrati. Oltre 300 gli operatori del diritto presenti, dalle più svariate professioni legali: giudici, pubblici ministeri, avvocati, ufficiali giudiziari, membri della polizia, deputati, segretari di alcuni Stati del Brasile e studenti di dieci Facoltà di Diritto di Manaus. Munir Cury, magistrato e membro della Commissione di redazione dello Statuto del bambino e dell’adolescente, ha posto i fondamenti dei lavori trattando di diritto e società nella costruzione della giustizia, mentre il giudice Carlos Augusto Machado, giudice del Pubblico Ministero del Sergipe (il più piccolo Stato del Brasile), ha posto l’accento sulla fraternità come categoria giuridica e costituzionale. Nella seconda giornata, molto apprezzati sono stati i contributi offerti dal direttore del Centro di Scienze Giuridiche dell’Università Federale di Santa Catarina, Olga Boschi, sul valore della conoscenza della categoria giuridica della fraternità nel curriculum accademico e le lezioni di Adalberto Carim, giudice del Tribunale per l’Ambiente e gli Affari Agricoli del Rio delle Amazzoni, sulla Giustizia Ambientale nel XXI secolo.
Una speciale connotazione ha assunto la questione della fraternità nel diritto all’interno del contesto socio-culturale dello Stato dell’Amazzonia, dove è pressante la questione ecologica, con la conseguente responsabilità e necessità di tutela del patrimonio ambientale come espressione concreta di fraternità, anche nei confronti delle future generazioni. Parlando della società come categoria giuridica nel diritto ambientale, Carlos Aurélio Motta, docente presso l’Università di Ibirapuera ed esperto su etica e diritti umani, ha aperto nuove piste per la ricerca accademica. A parere degli organizzatori, le elaborazioni giuridiche prodotte nel convegno andranno a beneficio dell’intero Brasile: erano presenti, infatti, rappresentanze di diversi Stati e l’evento è stato trasmesso via internet attraverso il sito web della Scuola della Magistratura (ESMAM) che ha la sua pagina nel sito ufficiale del Tribunale di Giustizia dello Stato http://www.tjam.jus.br/esmam. (altro…)
Nov 13, 2011 | Spiritualità
È indubbiamente un “Dio sconosciuto” lo Spirito Santo. Molto se ne parla, ma pochi sanno chi sia, come agisca, di quale bellezze e di quali fantasie divine sappia rivestirsi. Anche senza manifestarsi direttamente, Chiara Lubich e le sue prime compagne avvertirono che Egli era all’opera fin dai primi palpiti di vita del Movimento. Un Dio, per così dire, che si è tenuto nascosto con somma cura, insegnando loro cos’è l’amore, Lui che lo impersona. Lui il comunicatore, l’amore tra Padre e Figlio, Lui il “soffio leggero”. Scrive Chiara: «Abbiamo assistito, in tutta la nostra nuova vita, giorno dopo giorno, alla sua azione, a volte dolce, a volte forte, a volte persino violenta; e non ci siamo quasi accorti di lui. Ma dalla prima scelta di Dio amore, alla luce che illuminava le parole del Vangelo, dalla rivelazione di Gesù abbandonato, alla gioia, la pace e la luce che sentivamo sgorgare nei nostri cuori, vivendo il comandamento nuovo, non era altro che lo Spirito Santo all’opera. Viene veramente da dire che si potrebbe riscrivere la storia del Movimento, attribuendola tutta allo Spirito Santo. Solo ora vediamo infatti come egli sia stato il grande protagonista della nostra avventura, Colui che ha mosso ogni cosa «Ma ora che egli ci si è rivelato per ciò che veramente è stato per noi, possiamo rintracciarne le impronte luminose, in innumerevoli segni della sua azione costante e imprevedibile. Quella voce interiore che ci guidava nel nuovo cammino, quella atmosfera particolare che aleggiava nei nostri incontri, quella potente liberazione di energie latenti, che purifica e rinnova, quell’alchimia divina che muta il dolore in amore, quelle esperienze di morte e risurrezione: tutto questo, e tanti altri fenomeni sorprendenti che hanno accompagnato il nostro cammino di vita, hanno un solo nome, che abbiamo imparato a riconoscere, per essergli infinitamente grati e per sentirci spinti a chiedere il suo intervento in tutti i nostri affari quotidiani, dai più semplici ai più esigenti. Egli ci ha dato il coraggio di affrontare le folle, di lasciare la patria, di affrontare disagi, contrarietà, spesso con gioia. Ma l’effetto più profondo, più radicale, più caratteristico è quello di essere fra noi legame di unità. « Lo Spirito Santo è il dono che Gesù ci ha fatto perché fossimo uno come Lui e il Padre. Senz’altro lo Spirito Santo era in noi anche prima, perché cristiani; ma qui c’è stata una nuova illuminazione, una sua nuova manifestazione dentro di noi, che ci fa partecipi e attori di una nuova Pentecoste, assieme a tutti quei movimenti ecclesiali che fanno nuovo il volto della Chiesa».
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Nov 12, 2011 | Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Grande entusiasmo, dialogo profondo e una consolidata comunione maturata negli anni, caratterizza il percorso di oltre cento rappresentanti dei movimenti e delle comunità cristiane d’Europa riuniti l’11 e 12 novembre a Sassone (Roma) per elaborare il programma del grande evento europeo del 12 maggio 2012, che vedrà riunite a Bruxelles 1200 persone dell’Europa, di diverse confessioni cristiane e aree culturali. Severin Schmid è uno degli organizzatori dei Focolari. Cosa differenzia l’ appuntamento che avverrà il 12 maggio a Bruxelles dai precedenti? “Potremmo dirlo con una metafora: se finora eravamo fidanzati, ora siamo sposati. Nel senso che c’è una rete di comunione molto solida tra i movimenti. Un altro elemento di novità sarà presentare i frutti della nostra collaborazione dal 2007 ad oggi. L’evento del 12 maggio 2012 si svolgerà nel Parlamento europeo per presentare ai politici la nostra esperienza in una situazione in cui l’Europa si sta frantumando, mentre qui c’è una forza unificatrice che raccoglie persone di tutto il Continente, di tutte le denominazioni cristiane, di tante lingue”. In che modo si può contribuire al superamento della crisi economica? Il messaggio di Bruxelles è solo spirituale o anche di riforma politica e delle strutture della comunità europea? “Non siamo ancora in grado di fare proposte politiche. La proposta più forte è far vedere una via possibile per l’unità. Il messaggio è: se non siamo uniti, non ci saremo più come Europa. Anche paesi forti come la Germania non sono in grado di sopravvivere economicamente senza gli altri paesi europei. Siamo legati gli uni agli altri. O ci uniamo o non esisteremo più. Cerchiamo di fare un servizio gratuito al bene comune. Siamo una minoranza creativa che, lavorando insieme, punta ad elaborare proposte più concrete. L’unità europea non si fa per legge o solo tramite le istituzioni, ma soprattutto cresce dal popolo”.
Perché la scelta della sala del Parlamento europeo per l’evento del 12 maggio? “Non vogliamo criticare i politici, casomai sostenerli e incoraggiarli perché da noi trovano gente che lavora per scopi comuni. Noi offriamo un dialogo per poter essere interlocutori credibili perché in tanti movimenti cristiani ci sono risposte concrete per un’economia equa, una convivenza pacifica, buone pratiche sociali. Presentiamo le nostre esperienze e vogliamo ascoltare dai politici le loro esigenze per trovare delle forme di collaborazione” . L’evento si svolgerà anche in altre città europee? “In circa 200 città europee ci sarà un programma in contemporanea e in collegamento con Bruxelles. Non vogliamo una manifestazione per noi, ma fare qualcosa per gli altri. In una grande sala si raccoglie un numero limitato e noi vogliamo raccogliere in queste 200 città il maggior numero di persone possibili”. A cura di Aurelio Molè (altro…)
Nov 12, 2011 | Senza categoria
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Nov 11, 2011 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Tra i mesi di Settembre e Ottobre il gruppo musicale internazionale Gen Rosso ha fatto tappa in Italia e nella Repubblica Ceca. L’occasione è stata la ripresa dei progetti europei per le scuole superiori che sta coinvolgendo studenti di mezza Europa in un’avventura affascinante, certamente unica nel suo genere. A Udine, grazie al progetto “Arts & Culture reshaping urban life – Arte e Cultura per rivitalizzare la città” 16 giovani hanno lavorato tre giorni con il gruppo per rappresentare insieme il Musical Streetlight. Come ha dichiarato uno dei partecipanti «ciascuno di noi qui ha un ruolo: se già suona bene uno strumento non deve avere paura di suonarlo e, se uno ancora non lo sa suonare proprio bene, non deve aver timore di non essere all’altezza… c’è posto per tutti». Quello di fare dei talenti personali una risorsa per tutti è uno dei risultati che il Gen Rosso riesce spesso ad ottenere in queste occasioni: ne sanno qualcosa anche i giovani della Boemia che hanno partecipato al progetto “Silni Bez Nasili – Forti senza violenza” nelle tre città di Jihlava, České Budějovice e Plzen. Più di 850 ragazzi, fra cui una settantina di rom, appartenenti a diversi istituti, hanno partecipato ai vari laboratori di teatro, musica, danza, canto, offrendo poi gli spettacoli a migliaia di persone. I ragazzi hanno così sperimentato in prima persona il dono di sé non solo come mezzo di realizzazione personale, ma anche come prevenzione dell’emarginazione, della violenza, del disagio giovanile, andando così a contribuire in modo concreto alla creazione di un mondo più unito. La stampa locale e nazionale ha sottolineato la dinamica di lavoro “insieme con” e la grande risposta che i giovani hanno saputo dare ai loro stessi compagni. Honza Musil, un presentatore Tv molto popolare in Cecchia, dal primo progetto a Brno nel maggio 2011 ha sempre aperto le manifestazioni nelle varie città: «Là dove ci siete voi, voglio esserci anch’io». È invece degli ultimi giorni la tappa di Bruxelles, in Belgio, per un lancio di “Together4Peace”, un’iniziativa volta a sviluppare la creatività dei giovani facendo un’esperienza di unità nella diversità. E’ un progetto che si concluderà con la rappresentazione del musical Streetlight a cui parteciperanno circa 120 giovani, nel quadro dell’evento “Insieme per l’Europa”, il 12 e 13 maggio 2012. (altro…)
Nov 11, 2011 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Il Metropolita Damaskinos – personalità eminente nel mondo ecumenico – era impegnato in numerosi dialoghi interconfessionali ed interreligiosi. Fondò e diresse il Centro ortodosso di Chambésy (Ginevra – Svizzera) voluto dal Patriarca Athenagoras I. Fin dal 1971 fu Segretario Generale della Commissione inter-ortodossa per la preparazione del Grande Concilio Pan-Ortodosso e dal 1982 al 2003 primo Metropolita del Patriarcato ecumenico in Svizzera. Fautore del dialogo ecumenico con la Chiesa cattolica, ha fatto parte di varie delegazioni in visita al Vaticano. Era presente nella Cappella Sistina il 12 dicembre 1975 quando Papa Paolo VI si inginocchiò a baciare i piedi del rappresentante del Patriarca Ecumenico Demetrios – Metropolita Melitone – alla commemorazione del 10° anniversario dell’abolizione delle scomuniche del 1054. Egli ebbe i primi contatti con i Focolari alla fine degli Anni ’70. Nel maggio 1981 partecipò – come inviato del Patriarca ecumenico Demetrios I – al convegno ecumenico promosso dal Centro “Uno” per Ortodossi, Antiche Chiese Orientali e Cattolici al Centro Mariapoli di Rocca di Papa svolgendovi un tema su “La Volontà di Dio oggi”. In un’intervista affermava: “Un importante risultato ecumenico è stato il fatto che i cristiani divisi hanno capito di appartenere gli uni agli altri e che, di conseguenza, dovrebbero restare insieme. La tappa seguente sarà comprendere che tutti i cristiani hanno una storia comune, che noi avevamo una storia comune, un’origine comune”. L’anno seguente il Metropolita Damaskinos accolse Chiara Lubich al Centro ortodosso di Chambésy che il 19 settembre 1982 vi tenne una conversazione molto apprezzata. Il Metropolita mise in rilievo la vita che nasce dall’amore evangelico, e che chiamava “il documento più importante” e in questo contesto ha sottolineato il valore dell’azione del Movimento dei focolari nel creare alla base la mentalità ecumenica. Dopo lunga malattia il Signore l’ha chiamato a sé il 5 novembre. Ci uniamo alle preghiere di tanti. (altro…)
Nov 10, 2011 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
I media, nelle Filippine, vivono una situazione molto critica. Negli ultimi due anni, infatti, tanti giornalisti hanno pagato con la vita il loro servizio alla verità. Come nel massacro del 23 novembre 2009 a Maguindanao (sud delle Filippine), quando 34 giornalisti sono stati uccisi a causa di dispute politiche e tribali. Anche altri colleghi che lottavano per i diritti umani sono stati minacciati, e alcuni anche uccisi. Uno dei casi più celebri è stato quello del Dottore Gerry Ortega, ambientalista e giornalista, assassinato il 24 gennaio 2011 per il suo impegno contro il diboscamento illegale a Palawan (isola delle Filippine occidentali).
L’Editrice filippina dei Focolari, New City Press, da lungo tempo desiderava dare un suo contributo. E così, su invito dell’associazione professionisti dei media di Palawan, lo scorso 15 ottobre ha organizzato un media workshop con la partecipazione di quaranta giornalisti, di cui la maggioranza giovani e alle prime armi nella professione, perciò aperti a nuovi orizzonti. Alcuni, invece, temevano perfino che fosse organizzato dal governo con altri fini. “Comunicazione e Comunione: Media e Dialogo (il Giornalismo della Vita, Dialogo e Relazione)”, era il titolo del workshop. Sono state presentate alcune testimonianze di giornalisti che attingono ai valori della spiritualità dei Focolari per la loro professione; come quella di Jose Aranas, il quale ha tracciato il percorso della sua vita di giornalista definendo i media come strumenti essenziali al servizio della verità e sottolineando l’importanza della “pedagogia dell’arte di amare”, come l’ha definita. In pratica, mettersi di fronte all’altro e alle situazioni anche più delicate, con uno sguardo rispettoso e sincero, per riuscire a comunicare ciò che è essenziale e costruttivo. A seguire, i lavori pratici che hanno stimolato i partecipanti a trovare nuove idee per affrontare le minacce che i professionisti dei media subiscono. «Avvincente, in mezzo alla cultura dell’odio e alle interferenze politiche che pervadono i media, parlare di una “pedagogia dell’arte di amare” – dichiara uno dei partecipanti -. Vorrei anch’io imparare ad usarla nel mio lavoro, in ogni intervista, in ogni articolo. Così sarò capace di innalzare il livello di imparzialità e di etica nel mio agire.» «È la prima volta che partecipo a un corso di media che si fonda sui valori del Vangelo. Si sono allargate le mie prospettive. Più che lo “scoop” si tratta di riportare notizie, anche negative, ma rispettando l’altro. Mi piace il concetto di evidenziare la comunicazione e non il comunicatore.» «Questo seminario sembra una piccola cosa, ma avrà un grande effetto su di noi, uomini e donne che lavorano nei media» – afferma il direttore esecutivo del consiglio regionale. Un sacerdote che lavora al centro di azione sociale dell’isola di Palawan ha chiesto agli organizzatori di ripetere lo stesso corso due volte l’anno, come parte essenziale della formazione nella chiesa locale. A cura di New City Press (altro…)
Nov 9, 2011 | Centro internazionale, Spiritualità
La causa di canonizzazione di Igino Giordani procede spedita. Dopo la chiusura della fase diocesana, avvenuta il 29 settembre 2009, tutti i materiali sono stati consegnati alla Congregazione delle Cause dei Santi, in Vaticano. Essa ha formulato al postulatore, don Silvestre Marques, alcune ulteriori richieste in merito alla presentazione e all’organizzazione dei documenti. Il Centro Igino Giordani ha lavorato quest’estate per precisare ogni cosa, e per dare risposte puntuali alla Congregazione. Adesso sta cominciando la fase di analisi formale della validità canonica dei materiali, al termine della quale inizierà lo studio delle cosiddette «virtù eroiche» di Foco, cioè della sua vita evangelica. Sono numerose le segnalazioni di grazie che Dio ha concesso a quanti hanno domandato l’intercessione di Foco. I casi più frequenti riguardano l’ambito familiare: il desiderio per l’arrivo di un figlio, la ricostruzione dell’unità in famiglia, la salute dei bambini… La famiglia è stata, infatti, uno dei temi importanti che Igino Giordani – Foco ha portato avanti in vita, e adesso in Paradiso immaginiamo che continua il suo amore per essa, soprattutto per quelle famiglie che versano in particolari difficoltà. A cura del Centro Igino Giordani Sito ufficiale: www.iginogiordani.info
Nov 9, 2011 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Nella situazione di grande emergenza in alcune zone del mondo, in particolare in Thailandia per le massicce alluvioni, in Turchia per il violento terremoto, e nel Nord e Centro Italia per la forte inondazione, ci siamo messi in contatto appena possibile con membri dei Focolari nelle rispettive zone. Da Bangkok: “Viviamo una situazione di sospensione. Molte parti della città sono già inondate. Tanti sono già usciti dalla città anche perché l’acqua potabile e il cibo sono scarsi e manca l’elettricità. Sappiamo che diverse delle nostre famiglie hanno la loro casa inondata. Nel nord, sotto l’acqua già da più di un mese, conosciamo delle scuole cattoliche che hanno bisogno di aiuto per riparare le strutture, una volta che l’alluvione è finita. I giovani del Movimento hanno fatto diverse iniziative per raccogliere i soldi per le prime necessità. Sono andati a distribuirle nel campo più grande per gli alluvionati.” Da Istanbul: “La zona colpita è tra le più (se non la più) povere della Turchia, ed è già uno sforzo anche il solo mandare i bambini e i ragazzi a scuola che hanno l’obbligo, oltre che dei libri e materiale vario, anche della divisa scolastica. Per non parlare delle prime necessità di cui già la gente è bisognosa nell’ordinario; figurarsi dopo un terremoto!” Da Piemonte, Liguria e Toscana: molti dei Focolari hanno prestato soccorso insieme a tutti i volontari. Il Consorzio Tassano, azienda di Economia di Comunione, è sceso in campo, imprenditori e lavoratori insieme, per unirsi all’ondata di solidarietà e agli ingenti sforzi per ridurre i danni. Parte adesso, dopo i primi aiuti già arrivati, un’azione mondiale di raccolta di fondi rivolta tutti i giovani del Movimento e a chiunque voglia partecipare, per far fronte alle necessità delle persone che vivono in queste zone. È possibile inviare la somma raccolta tramite bonifico bancario, a queste coordinate: CONTO CORRENTE DELLA SEGRETERIA CENTRALE DEI GIOVANI PER UN MONDO UNITO (GMU) Specificare la causale della transazione. CONTO INTESTATO A: PIA ASSOCIAZIONE MASCHILE OPERA DI MARIA Via Frascati 306, Rocca di Papa, 00040 Roma, Italia INDIRIZZO BANCA: INTESA SAN PAOLO FILIALE DI GROTTAFERRATA VIA DELLE SORGENTI, 128 00046 GROTTAFERRATA (ROMA) ITALIA CODICE IBAN PER TRANSAZIONI NAZIONALI E INTERNAZIONALI IBAN IT04 M030 6939 1401 0000 0640 100 BIC BCITITMM Per info: www.mondounito.net (altro…)
Nov 9, 2011 | Cultura
L’agenda che accompagna da decenni la vita di tante famiglie nel mondo quest’anno si propone con un tema semplice ed importante, che da sempre sta alla base della vita cristiana: vivere la Parola. Sin dagli anni ’80, quando è nata l’idea di un’agenda, le famiglie nuove hanno desiderato offrire attraverso di essa lo stile di vita che nasce dal vangelo. Quest’ anno attraverso una nuova veste grafica studiata per valorizzare i pensieri di Chiara Lubich, flash di vita e brevi approfondimenti su tematiche famigliari è più maneggevole e versatile. Il formato quadrato offre maggiore spazio a disposizione per segnare note, ricorrenze, impegni e le spese del bilancio familiare. Oltre ad essere utile e pratica, aiuta a trovare tante energie positive per il quotidiano grazie anche a pensieri di celebri autori che accompagnano le famiglie giorno per giorno. Vivendo per un anno insieme anche attraverso un semplice strumento come l’agenda, le famiglie possono diventare più consapevoli e protagoniste nella costruzione di un futuro dove l’umanità sia più famiglia. http://www.cittanuova.it/eshop_scheda.php?idContenuto=35571
Nov 9, 2011 | Chiesa, Ecumenismo
Il discorso di Gerhard Pross di Esslingen (Germania, rappresentante del gruppo promotore internazionale di “Insieme per l’Europa”) è stato la base e il punto di partenza di quest’incontro di approfondimento della comunione ecumenica. Nel suo intervento Pross ha ripercorso la storia di Insieme per l’Europa, che ebbe inizio il 31 ottobre 1999, quando ad Augsburg fu firmata la dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione. Allora Chiara Lubich aveva parlato dell’amore come strada verso l’unità. “Un discorso ricco di conseguenze”, ha detto Pross, perché in seguito rappresentanti evangelici e cattolici andarono incontro gli uni verso gli altri per chiedersi perdono dal profondo del cuore. “Lo Spirito Santo aveva fatto irruzione nella storia, e tutti sentirono che stava iniziando qualcosa di nuovo. La riconciliazione dava inizio al movimento Insieme” ha rilevato Pross. Gli incontri successivi hanno portato a riconoscere che l’unità non doveva riferirsi soltanto al popolo di Dio, ma che doveva aiutare al rinnovamento della società in Europa. Non a caso Pross ha scelto come titolo del suo discorso “La speranza ha bisogno di una visione”. Dalla separazione delle chiese Dio ha tratto qualcosa di positivo. Ogni chiesa e ogni movimento ha sviluppato un suo carisma particolare. Dall’ insieme tra le chiese all’Insieme per l’Europa. La tavola rotonda con rappresentati delle chiese è stata un altro momento centrale nella giornata. Moderata da Benedikt Walker (Gruppi biblici universitari, GBU), vi hanno preso parte Mons. Martin Gächter, vescovo ausiliare e delegato della Conferenza dei Vescovi, Rev. Adèle Kelham, pastoressa della Chiesa anglicana e Presidente della Comunità di Lavoro delle Chiese Cristiane in Svizzera e Kristin Rossier Buri, pastoressa della Chiesa riformata e vicepresidente della Federazione delle Chiese Evangeliche della Svizzera (SEK-FEPS). “Varie sono le strade per trovare Dio”, ha detto Kristin Dossier, “ed è evidente che questo deve riflettersi anche nella nostra federazione”. Alla domanda “Quale effetto spera per la comunità?” Adèle Kelham risponde: “Se noi cristiani riusciamo ad esprimere insieme i nostri punti di vista sui problemi ecclesiali e sociali, veniamo ascoltati. È importante che esponiamo con più coraggio i valori cristiani comuni.” Non una rinuncia alla propria identità, ma un reciproco riconoscimento dei doni particolari di ciascun movimento. Kristin Rossier: le chiese possono imparare ancora molto dai movimenti nell’impegno a vivere il Vangelo. Costruire ponti. Nella sala conferenze del centro Eckstein a Baar è stato costruito un ponte simbolico in sagex. Dopo i dialoghi nei gruppi chi lo desiderava poteva scrivere su un foglietto l’impegno preso e fissarlo sul ponte; ciò che ancora poteva pesare o essere di ostacolo per la comunione come le imperfezioni e le separazioni persistenti é stato cestinato in un contenitore posto sotto il ponte. Nei gruppi si sono veramente costruiti ponti di comprensione vicendevole. Brani musicali e canti hanno accompagnato la preghiera comune fino a rinnovare il “patto” di continuare, con l’aiuto di Dio, il cammino insieme per essere sale e luce nella società. Alfred Gassmann (altro…)
Nov 8, 2011 | Focolari nel Mondo
Nov 8, 2011 | Non categorizzato
Nov 8, 2011 | Nuove Generazioni

Franz Coriasco firma e dedica il suo libro ai giovani lettori
Una festa dei giovani. Così si è ricordata la Beatificazione di Chiara Luce Badano a Buenos Aires. Tutto ha testimoniato una manifestazione della santità possibile per qualsiasi tipo di persona. La giornata si è svolta in una grande sala della Facoltà di Scienze Economiche dell’Università di Buenos Aires, che si è riempita con la presenza di 900 persone. Il momento centrale della giornata era una intervista a Franz Coriasco, che aveva viaggiato apositamente per questo incontro, per presentare il suo libro “Entre cielo y tierra” (Dai tetti in giù), che lui –da non credente– ha scritto su Chiara Luce. Il dialogo si è snodato tra la sapienza e la quotidianità, che vanno insieme, e la sua testimonianza della santità di Chiara Luce, della sua vita come modello per tutti della ricerca sincera e caparbia della vera felicità. I giovani erano in un profondo atteggiamento di ascolto. E’ stata una festa semplice con numeri essenziali ma che trasparivano autenticità, freschezza, radicalità, col linguaggio di oggi. Molti si sono sentiti rappresentati nelle coreografie e nei mimi che esprimevano la incessante ricerca della luce e della verità. Sembrava vedere Chiara Luce moltiplicarsi sul volto felice di tanti e tante giovani: la sua fiaccola continua ad essere accesa e ad avanzare. A cura di Carlos Mana
Nov 8, 2011 | Centro internazionale
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Essere fuoco: la giornata dei giovani olandesi 7 novembre 2011Con i giovani cattolici olandesi, le comunità dei Focolari dei Paesi nordici, gli abitanti della cittadella Marienkroon: la terza giornata di Maria Voce e Giancarlo Faletti in Olanda. Gioia tra fratelli. |
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Buon compleanno, Olanda! 7 novembre 2011 La festa per il cinquantesimo dei Focolari nei Paesi Bassi. |
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Olanda: con le comunità dell’Europa del nord
6 novembre 2011 La presidente dei Focolari incontra le comunità del Movimento della Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Islanda e Olanda. Colloquio con alcuni vescovi cattolici. Incontro a tu per tu con i giovani. |
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Olanda: con le comunità dell’Europa del nord 6 novembre 2011 La presidente dei Focolari incontra le comunità del Movimento della Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Islanda e Olanda. Colloquio con alcuni vescovi cattolici. Incontro a tu per tu con i giovani. |
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Una cittadella per l’Olanda 4 novembre 2011 I responsabili del Movimento dei focolari in visita alle comunità dell’Olanda. S’inizia da Marienkroon, già centro di spiritualità cistercense e ora cittadella dei Focolari. |
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Nov 7, 2011 | Centro internazionale, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Bagno di ragazzi per Maria Voce al Convegno annuale dei giovani cattolici olandesi, organizzato il 6 novembre dalla Conferenza episcopale insieme a vari movimenti. Migliaia i partecipanti. Lo stile è quello dei concerti rock, ritmo veloce, canzoni a tutto volume, simpatia, ma anche riflessione. L’identità cattolica, minoritaria in Olanda, è fortemente sottolineata. Tra una canzone di argomento religioso e l’altra, l’intervista ad un sacerdote, poi tocca a Maria Voce. Un gruppetto di gen sale con lei sul palco. Le pongono alcune domande. Le risposte sottolineano l’unità più che la diversità: «Prima di essere di questa chiesa o di quell’altra, credenti o no, siamo tutti figli di Dio, quindi fratelli». Maria Voce ricorda quando conobbe il Movimento, come fu colpita dall’affermazione: «Questa non è un’organizzazione, è una vita; se tu vivi il vangelo fai parte di questo gruppo». Seguono altre canzoni, l’intervista al vescovo che da 12 anni segue i giovani e che ora lascia questo incarico ad un suo vescovo ausiliare (anche lui intervistato), un video sulla GMG, un quarto d’ora di Radio Maria che ha aperto le trasmissioni in Olanda. E poi la santa messa, i workshop, gli stand. Tante emozioni, soprattutto emozioni. Ma anche in tanti un serio impegno a vivere e testimoniare quel “fuoco” a cui la giornata era intitolata e che oggi è stato acceso o riacceso. La presentatrice ripete: «Facciamoci accendere!». Nel pomeriggio, nella cittadella Marienkroon, Maria Voce incontra i membri dei Focolari arrivati da Danimarca, Norvegia, Svezia, Islanda e Finlandia. «Abbiamo sempre sognato che Chiara Lubich potesse venire a visitare i nostri paesi, ma non è riuscita. Ora questo è un momento storico per noi». Così accolgono la presidente, con familiarità, confidenza, tanto calore (e dicono che i popoli del nord sono freddi!), raccontando vittorie e difficoltà, soprattutto nel campo dell’ecumenismo. Maria Voce li ringrazia per la loro fedeltà e li incoraggia: «Dobbiamo arrivare alla famiglia universale. Ricordiamoci però che noi non facciamo il dialogo tra le religioni, ma tra le persone. Ad esempio nel recente grande incontro fra le Religioni ad Assisi ho avuto una grande gioia perché quasi tutti i convenuti, di diverse religioni, conoscevano il Movimento e mi testimoniavano la loro riconoscenza. Certo, a volte possiamo scoprire differenze che non riusciremo mai a superare, ma possiamo però accettarci fino in fondo, amandoci così come siamo. E devo testimoniare che nel 2011 ho avuto la sorpresa di trovare persone di altre religioni non più solo in dialogo con noi come dall’esterno, ma tutti insieme davanti al mondo per testimoniare l’ideale dell’unità.» Alla fine le canzoni, le foto, i saluti, un po’ di commozione e la promessa di rivedersi presto, magari in uno di questi paesi nordici! Ultimo momento della giornata, l’incontro con gli abitanti della cittadella, specialmente i pionieri, sulle cui vite e disponibilità a lasciare tutto, è nata e cresce Marienkroon. Persone che magari non hanno mai avuto il microfono in mano in occasioni pubbliche, ma che ora, davanti alla presidente, si fanno coraggio e donano con semplicità il racconto dei momenti più intimi della loro vita. «Lavoro nella cittadella perché le persone possano dire: “Com’è bello qui”. E trovare Dio, perché Dio è bello». Marienkroon: una cittadella unica, una cittadella fatta di cuori. Dall’inviato Giulio Meazzini (altro…)
Nov 7, 2011 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Se l’Italia sapesse che mille giovani, in questo momento, sono riuniti per capire insieme come dare il loro contributo al Paese, sarebbe un segnale fortissimo». Forse potrebbe sembrare eccessiva la frase pronunciata da uno dei partecipanti al congresso dei giovani del movimento dei Focolari, tenutosi tra Sassone e Castelgandolfo (Roma) dal 3 al 6 novembre; ma è comunque indicativa di come, nell’attuale contesto di scoraggiamento e disaffezione dalla buona vecchia “cittadinanza attiva”, anche un numero relativamente piccolo di persone che discute di un tema che dovrebbe essere comunemente all’ordine del giorno sia un evento degno di nota. Per la prima volta i Gen2 – come vengono chiamati, appunto, i giovani dei Focolari – hanno tenuto il loro incontro annuale non a livello mondiale, come da sempre era loro abitudine, ma italiano. Hanno condiviso tra ragazzi e ragazze due pomeriggi di lavoro in gruppi ristretti, in cui il loro impegno per l’Italia è stato analizzato sotto quattro punti di vista: come persona, come cittadino, come cristiano, e come aderente al movimento. Quattro dimensioni che si compenetrano e non possono essere scisse, per una partecipazione completa alla vita del Paese. E forse, in un’epoca in cui si lamenta la mancanza di proposte concrete – unanime, infatti, la denuncia del disinteresse per la cosa pubblica e per il bene comune di tanti loro coetanei –, la vera notizia è che di idee ne sono uscite parecchie. Questi giovani “attivamente indignati” possono infatti contare su un bagaglio di iniziative già avviate – dai Focolari stessi o da altri movimenti, associazioni, enti e istituzioni – sulle quali continuare a costruire, o da usare come fondamenta per costruire da zero. Così è stato suggerito di fare in ogni città una lista delle attività alle quali – singolarmente o come movimento – si può da subito contribuire; oppure di lanciare degli spot in tv per farsi conoscere e fare opinione, sfruttando un mezzo di comunicazione sentito come “da riformare”; o ancora, di usare Città Nuova online come piattaforma comunicativa, anche tramite video e web radio. Ma soprattutto è emersa l’esigenza di mettersi in rete a livello nazionale per coordinare la propria azione. Interessante in questo senso la proposta di una “banca dati dei talenti”, che consenta di sapere in tempo reale su che competenze possono contare i Gen in ciascuna città: «A Torino – ha fatto notare Luca – ero l’unico a studiare fisica, mentre a Bologna c’era un gruppo abbastanza vasto di fisici all’università». Un modo per incidere insieme nel quotidiano in ciascun campo professionale, nella realtà sociale, e non da ultimo nella politica: diversi gli appelli a chi si sente chiamato a dare il proprio contributo a cogliere la sfida. Così come ha fatto Maria Chiara Campodoni, ventiseienne assessore allo sport del Comune di Faenza, che ha raccontato come sta vivendo questo suo servizio alla comunità impegnandosi anche nei contesti al di fuori del proprio bacino elettorale: «Perché noi siamo lì per tutti, non solo per chi ci ha votati». È stata lei infatti una delle partecipanti alla tavola rotonda con esperti che ha chiuso i lavori. A confrontarsi con i giovani sono stati, oltre a lei, Daniela Ropelato e Marco Fatuzzo del Movimento politico per l’unità, Paolo Loriga e Maddalena Maltese di Città Nuova, don Tonino Gandolfo e Chiara Baita, studentessa del quinto anno di scienze religiose ad Udine. Le quattro dimensioni sotto cui era stato considerato l’impegno per il Paese sono state così prese in considerazione da chi – pur avendo magari la stessa età dei partecipanti – vanta una più lunga esperienza. Anche perché è emersa unanime l’esigenza di essere meglio informati e meglio formati, per poter affrontare le sfide che oggi si pongono. Fortunatamente «il movimento vi offre già diversi strumenti – ha fatto notare Paolo Loriga –, come la cittadella di Loppiano col suo Istituto Universitario Sophia, le scuole di partecipazione politica o quelle di Economia di Comunione». Insomma, come ha affermato una giovane partecipante, «sento che da oggi non abbiamo più scuse». Sarà un punto di svolta per i giovani presenti, e anche al di là? Difficile dirlo; certo, in una fase storia in cui, come hanno fatto notare diversi tra gli esperti, le grandi forze dell’economia e della politica stanno disaggregando il Paese, mille giovani che in tutta Italia si mettono in rete e partono già con proposte concrete sono una risorsa che può riservare sorprese. di Chiara Andreola Fonte: Città Nuova online
Nov 7, 2011 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
La sala prefabbricata allestita in un prato della cittadella Marienkroon è piena. Il colpo d’occhio notevole: 800 uomini e donne, grandi e piccoli, danesi e olandesi, finlandesi e islandesi, svedesi e norvegesi, arrivati qui anche da molto lontano per festeggiare, insieme a Maria Voce e Giancarlo Faletti, l’anniversario dell’arrivo del Movimento in Olanda. La domanda sorge spontanea: perché funziona sempre? Cosa c’è sotto questa gioia palpabile che rende fratelli persone di età, razze e convinzioni così diverse? Le canzoni delle ragazze sul palco sono in olandese, ma coinvolgono anche chi non parla questa lingua perché più che le parole contano i sorrisi. Forse il segreto è che si parte dalla vita, dall’amore concreto e solo dopo essere diventati amici si arriva al confronto culturale. O forse dipende dal fatto che Chiara Lubich ha insegnato a non fermarsi a problemi e incomprensioni, ma andare avanti, ricominciare sempre vedendosi nuovi ogni mattina. Tre trombe, un violino, due flauti, una batteria ed un piano formano l’orchestra. Si ripercorrono le tappe salienti di un’avventura che continua: l’arrivo dei focolarini in Olanda nel 1961, il Genfest con 4 mila giovani nel 1976, la visita di Chiara nel 1982, l’apertura dei focolari a Copenhagen, Stoccolma e Oslo negli anni Ottanta, le prime visite in Islanda nel 1989 e la famiglia focolare arrivata nel 2010 dalla Polonia, l’inaugurazione del nuovo Centro Mariapoli nella cittadella. Ogni paese si presenta con creatività e fantasia. La Svezia, dove l’ecumenismo di popolo è vissuto quasi senza accorgersene perché in ogni incontro vi sono persone di chiese diverse, la Norvegia, con il commosso momento di silenzio ricordando la tragedia del 22 luglio, la Finlandia, grandi spazi e una carrellata di canzoni, l’Islanda multietnica e infine l’Olanda, paese ospitante, con la sua comunità viva. Momenti di grande unità, come la celebrazione ecumenica con il Padre nostro recitato in sette lingue contemporaneamente. Mons. Jan van Burgsteden, responsabile della Conferenza episcopale per l’ecumenismo, testimonia che «da 50 anni il Movimento in Olanda aiuta le persone a vivere le parole del Vangelo. E da qui è nato, anche in un’era di secolarizzazione, un nuovo impegno nella Chiesa, che l’ha aiutata a superare la polarizzazione. Ho visto anche come il Movimento è riuscito a creare un “ecumenismo del cuore”. Sono convinto che un giorno vedremo brillare la Chiesa come una stella mattutina, perché in tutte le sue realtà la Parola è diventata vita». Maria Voce risponde a varie domande. Una per tutte: cosa ricordi in particolare del 2011? «In Terrasanta, mentre ero al Santo Sepolcro mi sentivo schiacciata dal male del mondo, che aveva schiacciato anche Gesù. Più tardi, però, davanti alla tomba vuota, la certezza improvvisa che Gesù è risorto, che possiamo portarlo vivo tra noi nel mondo e siamo fortunati di poterlo fare. Un altro viaggio, in America: tra questi spazi sconfinati e tanta gente dappertutto, penso che ci sono solo pochi focolarini. Cosa possono fare da soli? Quelle venute alla festa saranno state 2 mila persone, una goccia nel mare. Eppure, dentro, la certezza: non mettiamoci in testa di preoccuparci dei numeri, non sono importanti, conta solo far crescere Gesù tra noi, il resto verrà». «Una giornata ricca di momenti ufficiali – conclude Giancarlo Faletti –, ma soprattutto una giornata di famiglia, che dà tanta speranza. Mi porto in cuore questa vostra presenza multietnica e multiculturale, questa fioritura di vita. E ogni fiore ha bisogno di amore, tenacia e industriosità, che sono poi le vostre caratteristiche. Il fiore in fondo è il simbolo dell’Olanda». A cura dell’inviato Giulio Meazzini (altro…)
Nov 6, 2011 | Non categorizzato
Nov 5, 2011 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
4 Novembre: la prima giornata di Maria Voce e Giancarlo Faletti nella cittadella Marienkroon comincia con l’incontro con alcuni vescovi cattolici dell’Olanda e dell’Islanda. È un franco scambio di idee e prospettive su come testimoniare la fede nella società secolarizzata di oggi. In Olanda, negli anni dopo il Concilio prese campo la cosiddetta “polarizzazione”, con la crescente incomprensione tra cattolici “conservatori” e “progressisti”. Solo alla fine degli anni ’90 la situazione è migliorata, anche per merito della collaborazione tra giovani di movimenti diversi e animatori giovanili delle diocesi. Per quanto riguarda l’ecumenismo, poi, la situazione è ormai cambiata decisamente in meglio rispetto agli anni ’60 quando cattolici e protestanti non avevano quasi contatti. Oggi è in corso un processo di riavvicinamento che si spera possa presto portare ad una giornata nazionale di riconciliazione. Insieme per l’Europa è partner in questo processo. Nonostante questo, anche a causa degli scandali sugli abusi sessuali, l’apatia e l’indifferenza per il fenomeno religioso sembrano crescere. «È una sfida a collaborare di più tra noi, perché nessun movimento è sufficiente da solo a cambiare le cose – afferma Maria Voce –. Ognuno risponde del dono particolare che ha ricevuto; per noi è l’unità, da portare anche tra i movimenti». Secondo il vescovo De Jong la cittadella potrebbe ospitare una scuola, gestita dai Focolari, fondata sull’amore del prossimo e aperta a tutti, per formare i ragazzi che oggi in Olanda respirano solo cultura secolarizzata. La presidente risponde che più che una singola scuola servirebbero in tutte le scuole tanti maestri che incarnano il Vangelo nella loro vita, ma che comunque la fattibilità della proposta verrà valutata dai responsabili del Movimento in Olanda.
Nel pomeriggio l’incontro con i rappresentanti delle diverse espressioni del Movimento e delle comunità che si sono andate formando in Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Islanda e Olanda, permette a Maria Voce e Giancarlo Faletti di avere un quadro aggiornato della situazione in queste nazioni. Culture e popoli diversi tra loro, eppure «ognuno sente come proprio e gioisce per quello che fanno gli altri. Ogni volta che arrivo in visita ad una nazione e l’aereo inizia la discesa – continua la presidente –, mi prende un groppo alla gola pensando ai fratelli che mi aspettano festosi. Siamo gente fortunata a poter sperimentare il dono di Dio che è la famiglia del Movimento in tutti i paesi del mondo». Infine, dopo cena, un dialogo a tu per tu con 25 gen in vista della ormai imminente “Giornata dei giovani cattolici”, promossa dalla Conferenza episcopale con la collaborazione dei giovani dei Focolari e di altri movimenti. Il futuro del Movimento dei focolari è qui, tra questi ragazzi che vengono chiamati da tutte le parti dell’Olanda per raccontare la storia di Chiara Luce, la prima giovane del Movimento salita agli onori degli altari. Dall’inviato Giulio Meazzini (altro…)
Nov 5, 2011 | Spiritualità

Ave Cerquetti, ‘Crocifissione’ – Lienz (Austria) 1975
No ano 2000, num discurso, Chiara Lubich recorda a primeira “descoberta” de Jesus Abandonado: «Por um fato acontecido nos primeiros meses de 1944, tivemos uma nova compreensão sobre Ele. Por uma circunstância viemos a saber que o maior sofrimento de Jesus, e portanto o seu maior ato de amor, foi quando, na cruz, experimentou o abandono do Pai: “Meu Deus, meu Deus, por que me abandonaste?” (Mt 27,46). Ficamos profundamente tocadas com isso. E a jovem idade, o entusiasmo, mas principalmente a graça de Deus, nos impulsionaram a escolher justamente Ele, no seu abandono, como via para realizar o nosso ideal de amor. Desde aquele momento pareceu-nos encontrar o seu semblante em toda parte». Outro momento determinante para a compreensão desse “mistério de dor-amor”. Estamos no verão de 1949. Igino Giordani foi encontrar Chiara, que tinha ido para o Vale di Primiero, na região montanhosa do Trentino (Itália), para um período de repouso. Com o primeiro grupo vivia-se intensamente a passagem do Evangelho sobre o abandono de Jesus. Foram dias de luz intensa, tanto que no final do verão, devendo descer daquele “pequeno Tabor” para voltar à cidade, Chiara escreveu, num só ímpeto, um texto que inicia com verso que tornou-se célebre: «Tenho um só esposo sobre a terra, Jesus abandonado… Irei pelo mundo buscando-o, em cada instante da minha vida». Muitos anos depois ela explicou: «Desde o início entendemos que em tudo existe uma outra face, que a árvore tem as suas raízes. O Evangelho lhe cobre de amor, mas exige tudo. “Se o grão de trigo caído na terra não morre – lê-se em João – permanece só; se morre produz muito fruto” (Jo 12,24). A personificação disso é Jesus abandonado, cujo fruto foi a redenção da humanidade. Jesus crucificado! Ele havia experimentado em si a separação dos homens de Deus e entre si, e tinha sentido o Pai distante. Nós o vimos não apenas nas nossas dores pessoais, que não faltaram, e nos sofrimentos dos próximos, muitas vezes sós, abandonados, esquecidos, mas em todas as divisões, os traumas, as separações, as indiferenças recíprocas, grandes ou pequenas: nas famílias, entre as gerações, entre pobres e ricos, às vezes na própria Igreja, e mais tarde entre as várias Igrejas, e depois ainda entre as religiões e entre quem crê e quem possui uma convicção diferente. Mas todas estas dilacerações – continua Chiara – não nos assustaram, pelo contrário, pelo amor a Ele abandonado, elas nos atraíram. E foi Ele que nos ensinou como enfrentá-las, como vivê-las e ajudar a superá-las, quando, depois do abandono, recolocou o seu espírito nas mãos do Pai: “Pai, em tuas mãos entrego o meu espírito” (Lc 23,46), dando assim a possibilidade para que a humanidade se recompusesse, em si mesma e com Deus, e indicando-lhe o modo de fazê-lo. Ele manifestou-se como chave da unidade, remédio para qualquer divisão. Era Ele que recompunha a unidade entre nós, cada vez que era rompida. Era Ele que reconhecíamos e amávamos nas grandes, trágicas divisões da humanidade e da Igreja. Ele se tornou o nosso único Esposo. E a nossa convivência com um tal Esposo foi tão rica e fecunda, que me levou a escrever um livro, como uma carta de amor, como um canto, um hino de alegria e gratidão a Ele». (altro…)
Nov 5, 2011 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
L’alluvione che si è abbattuta più volte sull’Italia, in particolare nelle regioni di Liguria e Toscana, ha causato morti, feriti e danni ingenti. Interi paesi isolati per giorni e giorni: tuttora la situazione è critica. Il Consorzio Tassano, azienda di Economia di Comunione, è sceso in campo, imprenditori e lavoratori insieme, per unirsi all’ondata di solidarietà e agli ingenti sforzi per ridurre i danni. Ci racconta, dal vivo, Maurizio Cantamessa, presidente del Consorzio Tassano Inserimenti lavorativi, che ha varie strutture nelle zone colpite. «Tre strutture sono state colpite in varia maniera: due sono rimaste isolate completamente e quindi si può immaginare cosa questo abbia comportato per gli approvvigionamenti, i cambi turno del personale: solo per dire che il presidente del Gruppo Tassano, Giacomo Linaro, quando l’ho chiamato venerdì mattina stava sbucciando patate per il pranzo degli ospiti perché lui stesso era rimasto isolato nella struttura. A Brugnato invece, nella casa con 133 ospiti anziani è entrata l’acqua fino a un metro di altezza e quindi non appena è stato possibile siamo partiti in massa.
«Abbiamo trovato fango da tutte le parti, che abbiamo dovuto spalare: ci siamo trovati in una situazione quasi surreale, in un paese in cui c’era fango da tutte le parti e gente che ci camminava in mezzo. Da Sestri Levante siamo partiti in una ventina di persone e presso la struttura abbiamo trovato una cinquantina di persone della protezione civile che lavoravano. In giro per il paese c’era altrettanta forza lavoro che lavorava nei posti più diversi, con tutta la gente che interagiva e si assisteva con delle scene inconsuete. «Quando succedono questi cataclismi ci si ritrova in una società trasformata: la gente si muove con una predisposizione d’animo di aiuto e tutto è diverso. Ho visto una macchina in mezzo alla strada intralciare il passaggio e gente che scendeva in strada per aiutare il conducente a spostarla; o un piccolo incidente fra auto in cui ognuno dei guidatori si prendeva la colpa dell’accaduto. Sembra una società ribaltata. Certo, non ci auguriamo alluvioni, ma constatiamo che certe volte sciagure come queste fanno tirar fuori alle persone le cose più belle. «Abbiamo lavorato al massimo sabato e domenica per riuscire a riportare gli ospiti nelle stanze, perché temporaneamente erano stati trasferiti altrove, con vari disagi. Questo non vuol dire che le cose sono a posto però si va avanti.» A cura di Antonella Ferrucci Leggi tutto: http://www.edc-online.org/it/home/eventi-italia/2026-quando-i-disastri-tirano-fuori-il-meglio-che-ce-in-noi.html (altro…)
Nov 4, 2011 | Centro internazionale, Spiritualità
Gesù, risorgendo dalla morte, apparve alle donne, venute al sepolcro e disse loro: «Non temete, andate ad annunziare ai miei fratelli…». Nel momento conclusivo, diede ai discepoli il nome di fratelli. Come allora si presentò, tuttora si presenta, da fratello: il primogenito. Risorgendo, aveva vinto la morte e recuperato la fraternità. Era venuto in terra per ristabilire la paternità del Padre; era disceso all’inferno per vincere il nemico degli uomini; ora dichiarava la ricostituita fraternità dei figli, nella famiglia di Dio. Il mondo d’oggi è dominato dalla paura e dall’egoismo. E quale ne è il risultato? […] La umanità patisce perché tra popolo e popolo, classe e classe, individuo e individuo, la vita non circola, o circola a stento: e vita sono le ricchezze e la religione, la scienza e la tecnica, la filosofia e l’arte... Ma a loro volta la filosofia e arte e tecnica e scienza e beni economici non circolano se l’amore non dà l’impulso, non spalanca le strade e non supera le divisioni. Ma la religione stessa va liberata: va redenta, ogni momento, dalle incrostazioni, limitazioni e fratture operate dalle colpe dei redenti. La circolazione dei beni non avviene quanto e come dovrebbe avvenire, perché gli uomini non si riconoscono più fratelli e cioè, non si amano. L’uomo che ci urta in tram; che ci passa sprezzante o distratto o enigmatico accanto, sul marciapiede; l’uomo che sfruttiamo nell’officina e ai campi o al banco della giustizia e a quello della moneta, non lo vediamo come fratello. L’uomo che respingiamo, perché di altra classe o fede, non ci appare figlio di nostro Padre: al più ci appare un figlio illegittimo, degno di commiserazione. L’uomo, su cui spariamo in guerra o che su noi spara, non ci appare un fratello: ci risulta un ordigno omicida. La creatura, che traffichiamo per la nostra lussuria, non vive come nostra sorella: è carne in vendita, che val meno del denaro con cui si paga. Vista così, la società somiglia a un lebbrosario, o un cellulare. Ogni divisione, ogni discordia è una barriera al passaggio dell’amore: e l’amore è Dio, e Dio è la vita. E se non passa la vita, ristagna la morte. […] Se Dio fosse stato esclusivamente Forza, Onore, Timore, sarebbe rimasto una persona sola; non avrebbe generato un Figlio, né suscitato una creazione. Si sarebbe chiuso in se stesso, non si sarebbe aperto. Ma l’amore è trinitario: è un circolo: Padre, Figlio, Spirito Santo. […] La Trinità è Tre ed è Uno: Tre che si amano, e fanno Uno; Uno che si distingue in Tre per amare. Infinito gioco d’amore. A immagine e somiglianza della Trinità, anche le creature razionali scoprono nell’amore un impulso a generare altra vita. […] L’amore è l’espressione di Dio verso la creazione; ed è il ritorno dell’Io a Dio attraverso il fratello. […] Questo movimento è circolare: un partire dalla sorgente e un tornarvi come alla foce. Si va a Dio se c’è il Fratello, si va al Fratello se c’è Dio: ci sono Io se c’è Dio e c’è il Fratello: senza di essi non avrei ragion d’essere, dal momento che la mia ragion d’essere è di amare. […] Cristo ha rimesso a circolare tutti i tesori della vita, nell’alveo dell’amore, con cui ci trasmette il calore, la luce, l’intelligenza, per riaprirci la via che mena all’unità, dove si trova Dio. Questo ha ottenuto venendo fra noi, abitando tra noi, facendosi dei nostri, fino a che è morto per redimerci. La Redenzione, come ci ha liberato dalle divisioni, così ci ha riuniti a Dio. Cristo ha rimesso Dio in noi e noi in Dio. Ha comandato per questo che noi ci amassimo; ché dove è l’amore, ivi è Dio «Dio è amore: e chi sta nell’amore, sta in Dio e Dio in lui» (l Gv 4, 16). Il Fratello, Città Nuova, 2011, pp.29-30, 34, 36, 37-38. (altro…)
Nov 4, 2011 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
A mezz’ora di macchina dall’aeroporto di Eindhoven si trova la cittadella del Movimento dei focolari in Olanda Marienkroon (Maria incoronata). Manca poco all’arrivo e le macchine che portano Maria Voce e Giancarlo Faletti, vengono letteralmente circondate da un nugolo di biciclette scampanellanti, decorate con palloncini e piccole luminarie. Accompagnati da questo corteo, arriviamo davanti all’arco di ingresso mentre si è ormai fatto buio. Il pesante cancello è chiuso: sarà Maria Voce (Emmaus) ad aprirlo, simbolicamente, con una grossa chiave. Oltre il cancello, un enorme prato verde, circondato dalle costruzioni dell’ex monastero cistercense che in dieci anni è stato in buona parte ristrutturato, adattandolo alle esigenze di un moderno centro di cultura e spiritualità. Mentre la tromba suona, la bandiera del Movimento, con la stella dorata a quattro punte su sfondo azzurro, viene issata sul pennone. Momento semplice, intimo e carico di significato. Ognuno degli abitanti della cittadella vuole dare il benvenuto personalmente a presidente e co-presidente.
Segue la visita del complesso che riceve spesso in visita scolaresche e associazioni che vogliono conoscerne caratteristiche e vita. Gli eventi culturali che si succedono regolarmente sono molto sentiti dagli abitanti della zona circostante; ogni anno si svolgono qui, tra l’altro, la fiera del libro, una settimana di vacanze per i ragazzi della zona, la vendita all’asta di piante, oltre a svariati incontri di spiritualità. C ’è anche una torre, un laghetto, due stalle, una cappellina ed un piccolo cimitero che, oltre ai padri che ci hanno preceduto, accoglie anche i primi 4 abitanti partiti per il cielo. Situata nel centro dell’Olanda, la cittadella Marienkroon attira persone di ogni tipo: giovani e adulti, cristiani e persone di altre religioni o senza riferimento religioso. Dopo una ricerca durata oltre dieci anni, nel 2000 il Movimento ha acquistato dai padri cistercensi il terreno e le costruzioni, per il valore simbolico di un euro. Due dei padri vivono ancora qui, insieme al cardinale Simonis: sono tre amici del movimento. Nei prossimi anni sono previsti molti altri lavori di ammodernamento della cittadella, per renderla sempre più funzionale e rispondente alla profezia di Chiara Lubich che, nella sua visita in Olanda del 1982, così si esprimeva: “Prima di tutto dobbiamo far vedere la vita di una comunità, il luogo dove si cerca di vivere insieme il Vangelo. Questo attira l’attenzione e poi l’evangelizzazione viene da sé”. Dall’inviato Giulio Meazzini (altro…)
Nov 4, 2011 | Non categorizzato
Nov 4, 2011 | Non categorizzato
Nov 4, 2011 | Non categorizzato
Nov 4, 2011 | Non categorizzato
Nov 3, 2011 | Focolari nel Mondo, Spiritualità

Video di Chiara in Amsterdam 1982
«Cos’è l’unità? Ah, questa è una cosa meravigliosa! Perché l’unità, quella che Gesù pensa quando dice “amatevi …” in modo da morire, anche pronti a morire l’uno per l’altro, quell’unità che Gesù dice ‘dove due o più sono uniti lì sono io, non è un miscuglio di persone, non è un gruppo di persone, lì c’è Gesù, e questo è il punto. L’unità veramente manifesta, porta Gesù. E io mi ricordo, ho trovato delle piccole lettere di tempi antichi quando incominciavamo a vivere così e sperimentare in certo modo la presenza di Cristo in mezzo a noi. Che stupore! Perché noi non l’avevamo provato, il nostro cristianesimo era molto individuale prima. Ecco cos’è scritto lì. per esempio: “Oh l’unità, l’unità, che divina bellezza! Chi potrà mai azzardarsi a parlare di lei? E’ ineffabile! Si sente, si vede, si gode, ma è ineffabile. Tutti ne godono della sua presenza, tutti ne soffrono della sua assenza. E’ pace, è gaudio, è ardore, è amore, è clima di eroismo, di somma generosità. E’ Gesù fra noi!” Come si spiega questa realtà? Vedete, Gesù risorto ha detto una frase favolosa: “Io sarò con voi per tutti i tempi fino alla fine del mondo” (cf Mt 28,20). Tutti i giorni ha detto che sarà con noi. Ma dove è? senz’altro nella Chiesa, perché la Chiesa è il corpo di Cristo; e in modo speciale con quelli che annunciano il Vangelo perché Gesù l’ha detto a loro; noi sappiamo che Gesù, per esempio è particolarmente presente nell’Eucaristia, è lì, c’è Gesù nella sua Chiesa e anche nella sua Parola per esempio, le parole di Gesù non sono mica come le nostre, sono una presenza di Gesù e noi nutrendoci di quelle ci nutriamo di Gesù; Gesù è con i successori degli Apostoli, con i nostri vescovi, è lì dentro, parla attraverso di loro; Gesù è nei poveri, per esempio, ha detto che è dietro ai poveri che egli si nasconde insomma, con tutti quelli che soffrono. Ma Gesù ha detto anche: “Dove due o più sono uniti”, nella comunità, ecco, è anche qui. E io mi sono resa conto che oggi il mondo che non crede o che crede diversamente è particolarmente toccato da questa presenza di Gesù. “Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete” (Gv 13,35). E’ una forma oggi sentita di testimonianza di Cristo, perché, vedete, l’unità cosa fa? lo ha detto Paolo VI in una parrocchia di Roma, l’unità genera Cristo in mezzo a noi, l’unità lo esprime, lo manifesta, lo svela. Gesù non è una realtà di venti secoli fa, è nella sua Chiesa adesso e ripete a noi le sue parole. Gesù è attuale e l’unità ha questo di bello, che lo mostra. Tanto vero che Gesù ha detto: “Che siano uno affinché il mondo creda”. E’ cosi. Ecco il Movimento ha cercato in tutti questi anni di mantener fede a questa presenza di Gesù, del Risorto in mezzo a noi. E noi attribuiamo alla sua presenza questa diffusione universale del Movimento, è lui che s’è fatto strada, è lui che ha testimoniato il cristianesimo. E allora, cosa dobbiamo fare, cosa tirare di conclusione da questa giornata? Io so come ho avuto modo in questi giorni di prendere contatti con tanti olandesi e ho ammirato una cosa che non trovo in altre nazioni: come in ogni cuore di questi olandesi c’è l’amore per l’Olanda e un grande amore per la sua Chiesa. E allora, cosa facciamo? Bisogna che questo amore diventi concreto. Allora cerchiamo di mettere la presenza di Gesù risorto nelle nostre famiglie, nelle parrocchie, dappertutto, con questo amore reciproco che era il segreto dei primi cristiani. E se c’è il Risorto cosa sarà la conseguenza? una nuova primavera, e tutto risorge. Ecco, questo è il mio augurio. E i frutti quali saranno di questa presenza di Gesù? Quelli stessi che abbiamo costatato noi quando abbiamo incominciato il Movimento: una grande gioia, pace, quelli che sono i frutti dello Spirito. Ecco, il mio augurio è questo, di partire, ma che nei vostri cuori ci sia questo desiderio: farò di tutto perché il Risorto sia in mezzo a noi! Ecco, così.» (altro…)
Nov 3, 2011 | Focolari nel Mondo
Nov 2, 2011 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Un’impressione al termine di questi giorni ad Assisi e a Roma.
Un’impressione molto positiva. Un pensiero innanzi tutto a Giovanni Paolo II e a Chiara Lubich per la loro lungimiranza nel campo dell’apertura al dialogo. Hanno capito che valeva la pena investire in persone e in strutture per portare avanti il discorso del dialogo. Mi riferisco, in particolare, ad organismi che lavorano per questo: i vari Pontifici Consigli (per l’Unità dei cristiani, il Dialogo Interreligioso, per la Cultura, Giustizia e Pace, all’interno della Chiesa) ed i Centri che si occupano dei vari dialoghi in seno al nostro Movimento. È venuto in evidenza quanti rapporti si sono costruiti in questi anni. Questa mi sembra sia stata una novità rispetto agli incontri tenuti in passato. In questi anni ognuno ha fatto molto, anche se lì per lì poteva sembrare poco, rispetto al risultato ottenuto. In sintesi, mi pare si sia arrivati ad un punto dove ci sono delle vere relazioni di amore reciproco. Alcuni piccoli fatti significativi che tutti abbiamo notato. Quando al Patriarca Bartolomeo è caduto il libretto, il Primate della Chiesa d’Inghilterra, il Dott. Rowan Williams, si è chinato a raccoglierlo; il papa spesso sorrideva e si volgeva ora all’uno ora all’altro. Sembrano cose piccole, ma sono atti che tutti notano e danno una testimonianza. Poi, la presenza di persone di altre convinzioni non religiose. Questa era davvero una novità di sostanziale importanza, soprattutto per come l’ha presentata il papa nel senso della ricerca della verità comune. Ha sottolineato che la verità ci trascende tutti e nessuno può dire di possederla completamente. Era molto bello come lui la presentava. Questa era chiaramente una novità. Assisi 2011 non è stato solo un venirsi incontro in uno spirito di fraternità e di pace, per costruire qualcosa di bello, è stato anche un elevarsi in una ricerca che andava al di là di questo. Con Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e con Julian Carrón, attuale responsabile di Comunione e Liberazione, siete stati invitati a viaggiare sul treno del Papa con le delegazioni ufficiali. Un riconoscimento significativo per i Movimenti e le nuove Comunità ecclesiali. Come vedi il ruolo dei movimenti e, in particolare, dei laici nel dialogo? Tanti dei cardinali e dei vescovi sono venuti a ringraziarmi per i rapporti delicati e discreti che costruiamo con le persone delle diverse religioni. Era, quindi, un riconoscimento per quanto il nostro movimento ed i movimenti in genere fanno nel campo del dialogo. Ho trovato molto apprezzamento anche per come i laici conoscono le situazioni concrete e i diversi contesti e tradizioni delle religioni e dei credenti. I laici vivono più facilmente a contatto quotidiano con coloro che seguono altre fedi e, quindi, ne conoscono aspetti vitali e tradizioni. Questo può aiutare anche la Chiesa istituzionale a muoversi nei rapporti con fedeli di altre religioni. Non tutti possono conoscere tutti e tutto. Un esempio. Mi sono trovata a pranzo con un rappresentante della delegazione sikh, che non aveva timore di dire a tutti che conosce il focolare e partecipa agli incontri che esso promuove. E, come questo, molti altri. I rapporti che i movimenti hanno costruito con questi leaders religiosi venivano in evidenza in modo molto spontaneo. La gerarchia della Chiesa mi sembra ne sia molto contenta e grata. Dall’inviato Roberto Catalano (altro…)
Nov 2, 2011 | Non categorizzato
[:ot]Download “Kelma tal-Ħajja” (Word of Life in Maltese)
Ġesù kien għadu kif ħareġ mit-tempju. Id-dixxipli, kollhom kburin, urewh id-daqs u s-sbuħija tal-bini. U Ġesù qal: “Qegħdin tarawh dan kollu? Tassew, ngħidilkom, hawnhekk ma tibqax ġebla fuq oħra li ma tiġġarrafx!”2. Imbagħad tela’ fuq l-għolja taż-Żebbuġ, qagħad bilqiegħda u, huwa u jħares lejn Ġerusalemm, beda jitkellem fuq il-qirda tal-belt, u fuq tmiem id-dinja. “X’se jiġri fi tmiem id-dinja?”, staqsewh id-dixxipli, “u meta se jseħħ?” Din hi mistoqsija li kienu jagħmlu anki l-ġenerazzjonijiet insara li ġew wara. Hi mistoqsija li jagħmilha wkoll kulħadd. Infatti l-ġejjieni hu misterjuż u ħafna drabi jbeżżagħna. Illum issib ukoll ’il min imurlek għand xi saħħar, u ’l min ifittex fl-oroskopju biex ikun jaf il-ġejjieni, x’se jiġri… It-tweġiba ta’ Ġesù hi ċara għall-aħħar: tmiem id-dinja għad iseħħ mal-miġja Tiegħu. Hu, is-sinjur tal-istorja, għad jerġa’ jiġi. Għalina hu Dak li jdawwal il-ġejjieni tagħna. Meta se sseħħ din il-laqgħa? Ħadd ma jaf. Tista’ sseħħ kull ħin. Infatti ħajjitna tinsab f’idejh. Hu tahielna, u Hu jista’ jeħodha lura anki ħin bla waqt, bla ebda avviż ta’ xejn. Madankollu jwissina: jekk intom tishru, tkunu qegħdin tħejju ruħkom għal din il-ġrajja. “Ishru, mela, għaliex la tafu l-jum u lanqas is-siegħa.” Qabel xejn, b’dan il-kliem Ġesù qed jgħidilna li Hu għad jerġa’ jiġi. Ħajjitna fuq din l-art għad tintemm u mbagħad tibda ħajja ġdida, li ma tintemm qatt. Illum il-ġurnata ħadd ma jrid jitkellem fuq il-mewt… Kultant nagħmlu minn kollox biex ninsewha u nintefgħu nagħmlu x-xogħol tagħna ta’ kuljum, sa ma ninsew ’il Dak li tana l-ħajja u li għad jitlobhielna lura biex idaħħalna fil-milja tagħha, f’rabta sħiħa ma’ Missieru, fil-Ġenna. Aħna lesti li niltaqgħu miegħu? Il-musbieħ tagħna se jkun mixgħul, bħal dawk ix-xebbiet għaqlin li kienu jistennew il-wasla tal-għarus? Fi kliem ieħor, inkunu qed inħobbu? Jew inkella l-musbieħ tagħna jkun mitfi, ħtija tal-ħafna affarijiet li rridu nagħmlu, tal-ferħ ta’ ftit ħin, tal-ġid ta’ din id-dinja, li nessewna l-unika ħaġa li hi tassew meħtieġa: l-imħabba? “Ishru, mela, għaliex la tafu l-jum u lanqas is-siegħa.” Kif għandna nishru? L-ewwelnett, u dan diġà nafuh, jishar tajjeb min iħobb. Bħal dik il-mara li tistenna ’l żewġha li jdum ma jasal mix-xogħol jew li jkun ġej lura minn vjaġġ twil. Kif tagħmel dik l-omm li tinkwieta fuq binha li għadu ma daħalx lura d-dar. Kif tagħmel dik it-tfajla li għandha seba’ mitt sena sa ma tiltaqa’ mal-maħbub tagħha… Min iħobb jaf jistenna, anki jekk l-ieħor idum ma jasal. Nistennew ’il Ġesù jekk aħna nħobbuh u nkunu nixtiequ ħafna niltaqgħu miegħu. Nistennewh billi nħobbu b’mod konkret, per eżempju billi naqduh f’dawk in-nies li jgħixu qrib tagħna, jew billi nimpenjaw ruħna biex nibnu soċjetà aktar ġusta. Dak li qed jistedinna ngħixu hekk hu Ġesù nnifsu li jirrakkonta l-parabbola tal-qaddej il-fidil li, hu u jistenna li jasal sidu, jieħu ħsieb il-qaddejja l-oħra u l-ħtiġijiet tad-dar. Jew inkella kif insibu fil-parabbola tal-qaddejja li, huma u jistennew ’il sidhom jasal lura, jagħmlu ħilithom biex jużaw tajjeb it-talenti li ngħatawlhom. “Ishru, mela, għaliex la tafu l-jum u lanqas is-siegħa.” Propju għaliex la nafu l-jum u lanqas is-siegħa tal-wasla tiegħu, nistgħu għalhekk nikkonċentraw aktar fuq il-jum li jingħatalna, fuq dak li nagħmlu llum, fuq il-mument preżenti li l-Providenza t’Alla qed toffrilna ngħixu. Xi żmien ilu jiena dort lejn Alla u, ħin bla waqt, tlabtU hekk.
“Ġesù,
agħmel li kliemi ngħidu
bħallikieku kien l-aħħar kliem tiegħi
fuq din l-art.
Agħmel li dak li nwettaq
ikun bħallikieku
kien l-aħħar ħaġa
li nagħmel.
Agħmel li t-tbatija tiegħi nġarrabha
bħallikieku kienet l-aħħar tbatija
li għandi x’noffrilek.
Agħmel li nitlob dejjem
bħallikieku kien l-aħħar ċans
tiegħi li nitkellem
miegħeK f’din id-dinja”.
Chiara Lubich
1 Parola di vita, novembre 2002, pubblicata in Città Nuova, 2002/20, p.7. 2 Mt 24,2.[:]
Nov 1, 2011 | Parola di Vita
“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”
Con queste parole Gesù ci ricorda innanzitutto che Lui verrà. La nostra vita sulla terra terminerà ed inizierà una vita nuova, che non avrà più fine. Nessuno oggi vuole parlare della morte… A volte si fa di tutto per distrarsi, immergendosi completamente nelle occupazioni quotidiane, fino a dimenticare Colui che ci ha dato la vita e che ce la richiederà per introdurci nella pienezza della vita, nella comunione con il Padre suo, nel Paradiso. Saremo pronti ad incontrarlo? Avremo la lampada accesa, come le vergini prudenti che attendono lo sposo? Ossia, saremo nell’amore? Oppure la nostra lampada sarà spenta perché, presi dalle tante cose da fare, dalle gioie effimere, dal possesso dei beni materiali, ci siamo dimenticati della sola cosa necessaria: amare?
“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.”
Ma come vegliare? Innanzitutto, lo sappiamo, veglia bene proprio chi ama. Lo sa la sposa che attende il marito che ha fatto tardi al lavoro o che deve tornare da un viaggio lontano; lo sa la mamma che trepida per il figlio che ancora non rincasa; lo sa l’innamorato che non vede l’ora d’incontrare l’innamorata… Chi ama sa attendere anche quando l’altro tarda. Si attende Gesù se lo si ama e si desidera ardentemente incontrarlo. E lo si attende amando concretamente, servendolo ad esempio in chi ci è vicino, o impegnandosi alla edificazione di una società più giusta. È Gesù stesso che ci invita a vivere così raccontando la parabola del servo fedele che, aspettando il ritorno del padrone, si prende cura dei domestici e degli affari della casa; o quella dei servi che, sempre in attesa del ritorno del padrone, si danno da fare per far fruttificare i talenti ricevuti.
“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”
Proprio perché non sappiamo né il giorno né l’ora della sua venuta, possiamo concentrarci più facilmente nell’oggi che ci è dato, nell’affanno del giorno, nel presente che la Provvidenza ci offre da vivere. Tempo fa mi venne spontaneamente di rivolgere a Dio questa preghiera. Vorrei ora ricordarla.
“Gesù, fammi parlare sempre come fosse l’ultima parola che dico. Fammi agire sempre come fosse l’ultima azione che faccio. Fammi soffrire sempre come fosse l’ultima sofferenza che ho da offrirti. Fammi pregare sempre come fosse l’ultima possibilità, che ho qui in terra, di colloquiare con Te”.
Chiara Lubich
Parola di vita, novembre 2002, pubblicata in Città Nuova, 2002/20, p.7.