Gen 4, 2018 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Le rughe del disincanto «Dopo anni di matrimonio mi sono resa conto che l’uomo che mi viveva accanto non era più quello che mi aveva fatto perdere la testa. Ma ora c’erano i figli e la vita era andata avanti. Un giorno una mia amica mi ha detto: «Ti vedo invecchiare male. Invece di crescere nell’amore, stanno aumentando le rughe del disincanto». Era vero, al posto dell’amore e della donazione avevo messo dei principi di giustizia. Ho cercato di cambiare atteggiamento verso mio marito e ho scoperto che aveva più che mai bisogno di me e del mio sostegno. Ora le cose sono cambiate. In famiglia circola tra tutti un amore più grande». (M.F. – Polonia) La farmacia «I dipendenti della farmacia dove lavoravo prima erano stati licenziati. Tutti, tranne me. I nuovi gestori, però, erano mossi più dall’interesse che dal bene dei clienti. Anche l’atmosfera era rapidamente cambiata. Per alcuni mesi mi sono adoperata per migliorare i rapporti tra i dipendenti e con i clienti. Un tempo prezioso, durante il quale ho imparato ad essere più misericordiosa. Poi anche per me si è prospettato il licenziamento. Malgrado ciò, confidavo nella Provvidenza, che non mi ha delusa: inaspettatamente un’altra farmacia mi ha offerto il posto di un dipendente che era andato in pensione». (C.T. – Ungheria) I miei pazienti “difficili” «Da diversi anni lavoro come medico in un istituto specializzato per pazienti in stato vegetativo, in genere traumatizzati in seguito ad un incidente. Il percorso di recupero dal coma è molto complesso e non è nemmeno scontato che avvenga. Ai famigliari che mi chiedono se il loro congiunto si risveglierà, rispondo, in genere, che non possiamo prevedere cosa potrà succedere, e che solo Dio conosce il loro futuro. Noi operatori siamo solo strumenti nelle sue mani. È impossibile rimanere indifferenti davanti a tali tragedie. Talvolta, la mia fede come cristiano ha vacillato. Però penso che questi pazienti “difficili” abbiano una funzione sociale importante: per parenti e amici diventano un centro di aggregazione della famiglia e suscitano in loro la capacità di donazione». (Elio – Italia) Resurrezione «Droga, prostituzione … Da due anni seguivo il mio amico Mario nel suo calvario. Lui si era allontanato da Dio, ma rispettava il mio modo di vivere la fede. Quando finì in ospedale, lo andavo a trovare assiduamente. Mi chiedeva: «Perché lo fai? Vengo da un mondo completamente diverso dal tuo!». Durante la degenza ebbe modo di riflettere, e un giorno mi disse: «Cercavo di convincermi che Dio non esistesse, perché questo mi avrebbe costretto a cambiare vita. Ora però non posso più andare avanti così. Sei l’unica persona veramente felice che io abbia mai incontrato. Vorrei tanto vivere come te». Gli proposi di cercare di mettere in pratica una Parola del Vangelo alla volta. Anche io provavo a farlo, e funzionava! Poiché si fidava di me, accettò di provare. Soprattutto gli risultava difficile cambiare il senso della parola “amare”, che per lui aveva voluto dire prostituirsi per soldi. Fu un cammino difficile, tra cadute e nuovi inizi. Un giorno si accostò al sacramento della confessione. Dopo era raggiante. Poi l’incidente, nel quale perse la vita. Dio lo attendeva lì. Ma ormai era preparato». (S.V. – Svizzera) (altro…)
Gen 3, 2018 | Cultura, Focolari nel Mondo
This quote is so relevant today even though that many of us may feel disconnected with the political process. Elections in the US and across Europe, Brexit and polarisation within the political landscape seem to divide our families and communities. The rise of the far right and the far left mean that we often forget how to communicate. We have lost the ability to talk and listen to each other. It seems as though we are unable to find a ‘common ground’. The Movement for Politics, proposed by the Focolare, seeks to promote the goal of unity. This networks brings together people who are active or interested in public life. It involves active members of various political parties with the aim of enhancing dialogue and understanding. The Movement for Politics creates a platform where unity in politics is possible and positive social change is advanced. It is present in many countries and now more than ever is the moment to take initial steps here in Britain. As a direct response to a growing need to set up this project, we have arranged a meeting to explore together how we can demonstrate that dialogue, even in the most difficult situations, can enhance not diminish our relationships. The meeting will be taking place on Saturday, 20 January 2018 at the Focolare Centre in Welwyn Garden City, time: 16:00 – 18:00. Our gathering will enable us to bring together people who believe that unity in politics is possible. Anyone interested is asked to get in touch with Michal Siewniak. Email Michal or call: 07825 021746. https://vimeo.com/121448231
Gen 3, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
«Il titolo che avevamo scelto insieme, senza troppo riflettere, Costruendo ponti, non poteva essere più giusto: i giovani dei quartieri più abbienti e quelli delle comunità più povere non si distinguevano. Le squadre erano composte da ragazzi e ragazze dai 10 ai 18 anni, tutti insieme. I più grandi si curavano dei più piccoli, i più piccoli animavano i più grandi. La partecipazione di comunità povere non aveva il minimo aspetto assistenzialista: di questa interazione ne hanno beneficiato tutti». Renzo Megli, che ha preso parte fin dal principio all’organizzazione delle Olimpiadi per ragazzi, mette subito in chiaro le premesse e la piena riuscita del progetto. E ne descrive la preparazione, con toni appassionati. «Sembrava che il vento soffiasse sempre contro. L’idea di perfezione e il ricordo dei campi sportivi “professionali” o “semi professionali” delle precedenti edizioni legava le menti, bloccava lo spirito, rattristava il pensiero. Io, al contrario, ero felice. Felice per tutte le porte che si chiudevano e per il lento e faticoso cambio di direzione: l’unica possibilità che rimaneva era portare le Olimpiadi nel CEU, il Condominio Espiritual Uirapuru. Cominciamo a lavorare, decisi a realizzare l’evento. Ma l’attrito rimane evidente, le bussole sono ancora disorientate da vecchi campi magnetici. Stop! Bisogna scegliere: andiamo avanti compatti o ci fermiamo? È meglio realizzare qualcosa di meno perfetto, ma insieme, o più perfetto, ma disuniti tra noi? Saranno delle Olimpiadi diverse, meno professionali, forse meno “chic”. Ma forse è proprio la brezza dello Spirito che ci sta portando a fare qualcosa di nuovo, di diverso. Decidiamo di andare verso un nord comune. Anche chi prima era contrario comincia a remare nella stessa direzione. Mi è venuto in mente, solo allora, una conversazione di molto tempo prima con un focolarino più grande di me. Mi aveva dato questo consiglio: “Per perdere un’idea, devi prima averla e, possibilmente, deve essere davvero tua, come una figlia, carne della tua carne. Pensa a una bottiglia di champagne: deve essere piena prima di togliere il tappo e lasciarla spumeggiare”. Mi sentivo così, “padre” della mia idea, ma pronto a perderla. “Perdendo” ognuno la propria, siamo diventati tutti insieme “genitori” di un’idea più bella, che si è andata via via affinando».
Renzo continua il suo racconto: «Il responsabile di un’altra comunità del CEU ci aveva promesso uno spazio e le attrezzature. Tutto il lavoro svolto fino a quel giorno era basato su questa disponibilità. Poi però arriva la disdetta: non si poteva più usare quello spazio. La “dinamica del perdere” e del gettare in Dio ogni preoccupazione era diventata ormai così quotidiana che dopo pochi secondi di sgomento abbiamo preso anche questa avversità come un chiaro segno dello Spirito. Invitare i bambini delle comunità del CEU era la cosa più importante, ma il tempo stava volando e le iscrizioni procedevano lente, dandoci un nodo alla gola: arriveremo al numero minino di partecipanti? Decidiamo di aprire le iscrizioni anche a quelli che non possono partecipare per difficoltà economiche. Vogliamo fidarci della Provvidenza. Spuntano tanti sostenitori e tutte le spese, anche quelle impreviste, vengono coperte. Uno degli organizzatori delle Olimpiadi che aveva sollevato varie difficoltà durante la preparazione e anche nell’invitare bambini di altre comunità, alla fine ha esclamato: “Il sorriso di quel bambino del CEU è stato l’icona delle nostre Olimpiadi”. Una gioia straordinaria era evidente in tutti, animatori, genitori, giocatori. Un bambino di una comunità del CEU ha detto: “Qui ho trovato mio padre”. Era un ragazzo più grande che davvero gli aveva voluto bene. Tra i partecipanti, i bambini di un quartiere molto povero, quelli di una comunità che si prende cura dei figli di genitori in carcere e di trafficanti … anche le ragazze del Lar Santa Mônica, una comunità che accoglie le adolescenti vittime di abusi sessuali domestici. Erano arrivate un po’ scontrose e col solo desiderio di tornare subito a casa. Poi invece hanno partecipato fino all’ultimo. Le abbiamo viste ripartire felici. Questa trasformazione è stata una delle più belle vittorie delle nostre Olimpiadi». (altro…)
Gen 2, 2018 | Cultura

L’incontro con Pietrangelo Buttafuoco e con la sua vita si trasformano nella circostanza per riscrivere un linguaggio che diventa viaggio per l’Italia. L’ambizione sarebbe quella di provare a scrivere una grammatica della memoria, della tradizione, ma anche dell’innovazione e dell’integrazione. Le parole scelte sono quelle del vivere quotidiano, parole ripetute tante volte e fermate nel silenzio di una riflessione. Altre sono parole desuete, dialettali, parole che provano a comporre una narrazione che vorrebbe scuotersi dalle spalle la polvere del pensare comune. Un vocabolario che s’interroga, perché ogni parola è un dubbio che non sempre chiede di essere sciolto.
GLI AUTORI Sergio Nazzaro, scrittore e giornalista, ha collaborato con «La Repubblica», «Il Sole 24 ore», «Il Corriere del Mezzogiorno». Ha scritto reportage d’inchiesta, soprattutto sulle criminalità organizzate nazionali e internazionali, in particolare sulle mafie di origine africana. È autore di numerose pubblicazioni tra cui Castel Volturno. Reportage sulla mafia africana (Einaudi, 2013), Dubai Confidential (Elliot, 2009), Io, per fortuna che c’ho la camorra (Fazi, 2007). Pietrangelo Buttafuoco, scrittore e giornalista, collabora con «Il Foglio», «Il Fatto quotidiano», «Il Sole 24 ore». È stato presidente del Teatro stabile di Catania. È autore didiverse pubblicazioni tra cui: I baci sono definitivi (La nave di Teseo, 2017), Le uova del Drago (La nave di Teseo, 2016), Il feroce Saracino. La guerra dell’Islam. Il califfo dalle porte di Roma (Bompiani, 2016), Buttanissima Sicilia. Dall’autonomia a Crocetta, tutta una rovina (Bompiani, 2017) e il seguito Strabuttanissima Sicilia (La Nave di Teseo, 2017) Città Nuova Editrice
Gen 2, 2018 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Pisa è nota in tutto il mondo soprattutto per la sua Piazza dei Miracoli, “patrimonio dell’Umanità” dell’Unesco, in cui campeggia la celebre Torre dalla caratteristica inclinazione. Dal 2003, nella città toscana, ogni anno, si svolge il Pisa Book Festival, salone nazionale del libro che riunisce editori, scrittori, traduttori, illustratori e artisti italiani e stranieri. Uno spazio ideale per favorire scambi di idee, proposte innovative, libri e riviste di qualità, ma anche laboratori di scrittura, seminari, reading e spettacoli. Anche quest’anno l’editrice Città Nuova, sostenuta dalla comunità del posto, è stata presente. «Per il quinto anno abbiamo partecipato al Pisabook, un’edizione davvero speciale per la varietà di interventi e le personalità coinvolte – spiegano Rita e Francesco, a nome di tutti -. Per la prima volta abbiamo avuto la possibilità di animare un laboratorio nello spazio Junior, dove abbiamo lavorato e giocato con BIG e ‘le emozioni’».
BIG, Bambini in Gamba, è una rivista mensile in lingua italiana, edita dal gruppo editoriale Città Nuova, pensata e rivolta ai più piccoli. Tra le proposte della rivista, un kit per educatori, utile per approfondire, con i bambini fino a 10 anni, le emozioni di sorpresa, paura, disgusto, rabbia, tristezza e felicità. «Durante la Fiera, siamo andati in una scuola alla periferia della città, alla quale sarebbe stato impossibile accompagnare i bambini nella sede del Pisabook. Tutti sono stati invitati a diventare protagonisti di BIG e ora le maestre si vogliono abbonare al giornale». Tra le proposte di Città Nuova al Salone, anche il racconto autobiografico di Salvatore Striano. La sua è una storia di riscatto e trasformazione, da spacciatore di droga in un quartiere periferico e malavitoso di una città del Sud Italia, ad attore e scrittore. In mezzo, dieci anni di carcere tra Madrid e Roma. Una vita “salvata” grazie ai libri e al teatro, ma soprattutto alle persone giuste incontrate nel momento giusto. Nel suo romanzo autobiografico (Giù le maschere, Città Nuova, 2017) un gruppo di adolescenti disadattati e ribelli di una casa famiglia scopre la passione per il teatro e trova sulle tavole del palcoscenico una strada di riscatto e redenzione. Una storia delicata e profonda che insegna a guardare la vita, ogni vita, soprattutto quella dei giovani e dei ragazzi più vulnerabili, con occhi di speranza. Alle tre affollate presentazioni del libro e nei momenti liberi, spiegano Rita e Francesco, «si è creato subito un feeling tra tutti: Striano si è aperto raccontandoci molti episodi della sua vita travagliata. È rimasto colpito in particolare dai giovani presenti, che ha invitato a Napoli al suo spettacolo, come suoi ospiti. Alla fine ha commentato: “Se i miei amici in carcere potessero vedere i vostri occhi, i vostri sorrisi… cambierebbero vita”». Con i numerosi ragazzi delle scuole, che si erano preparati all’incontro leggendo il libro, l’Autore di Città Nuova ha costruito un dialogo profondo «che ha annullato le distanze, facendo sentire tutti come in un salotto». Ora gli studenti sono coinvolti in un progetto scolastico con alcune iniziative dentro un carcere. «Vedere poi che alla fine tanti si sono trasferiti allo stand e non se ne andavano, ha fatto dire a Salvatore che non aveva mai fatto un’esperienza simile e che vuole scrivere ancora con Città Nuova». «Lucia Della Porta, ideatrice e direttrice del Pisabook, non finiva più di ringraziarci per aver contribuito al successo della manifestazione! Ma noi abbiamo ringraziato lei per averci dato una così grande fiducia. Nello stand sono passate tante persone, abbiamo stretto molti contatti, abbiamo cercato di offrire la nostra testimonianza. Ed anche da un punto di vista economico il successo non è mancato». Per la comunità del posto – concludono – Città Nuova è ancora di più la “nostra” editrice. (altro…)
Gen 1, 2018 | Focolari nel Mondo
I
l titolo BEYOND ALL BORDERS vuole sottolineare quali sono i confini da superare a livello personale e sociale. Tema scelto con lo scopo di aprire le menti e i cuori dei partecipanti al Genfest. Questa undicesima edizione ha lo scopo di ispirare i partecipanti a sentirsi in grado di costruire un mondo più felice e unito. Per respirare, amare, lavorare e vivere con lo sguardo aperto a tutti. Ecco perché il Genfest valorizza manifestazioni artistiche, musiche, danze, expo, forum ecc, per essere in grado di coinvolgere tutti a pensare in modo diverso e trasformare la vita in qualcosa di più bella. Per seguire il Genfest Sarà possibile seguire la diretta streaming, trasmessa in inglese e con traduzioni in francese, italiano, portoghese e spagnolo, attraverso il sito dei Giovani per un Mondo Unito: http://www.y4uw.org/live ORARI LIVE STREAMING (ORA ITALIANA) :
- 6 luglio 2018: 10:00 – 12:30 (Programma in sala) e 14:00 – 15:45 (Accoglienza dell’Asia)
- 7 luglio 2018: 11:45 – 12:45 (Time Out) e 14:00 – 15:45 (Concerto Internazionale)
- 8 luglio 2018: 3:00 – 4:30 (Santa Messa – solo inglese) e 4:30 – 7:00 (Programma in sala)
Siti ufficiali Youth for a United World Genfest 2018 Official Website
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Gen 1, 2018 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo
«Uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace. Per trovarlo, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta». Nel primo giorno di questo nuovo anno, l’augurio di pace di Papa Francesco è rivolto specialmente ai 250 milioni di migranti, dei quali 22 milioni e mezzo rifugiati. Un testo ricco di proposte, offerte all’analisi e allo studio della comunità internazionale. Perché vi sono nel mondo così tanti rifugiati e migranti? Ricorda Francesco: «San Giovanni Paolo II annoverò il crescente numero di profughi tra le conseguenze di una interminabile e orrenda sequela di guerre, di conflitti, di genocidi, di “pulizie etniche”, che avevano segnato il XX secolo. Quello nuovo non ha finora registrato una vera svolta: i conflitti armati e le altre forme di violenza organizzata continuano a provocare spostamenti di popolazione all’interno dei confini nazionali e oltre. Ma le persone migrano anche per altre ragioni, prima fra tutte il desiderio di una vita migliore». Quanti fomentano la paura nei confronti delle migrazioni globali, magari a fini politici anziché costruire la pace, seminano violenza. «Invece -afferma il Papa -, vi invito a guardarle come opportunità per costruire un futuro di pace». I migranti e i rifugiati non arrivano mai a mani vuote, perché «portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono». Nel suo stile, Francesco non si limita a una serie di generiche “linee guida”, ma indica una strategia complessiva, fatta di quattro azioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Accogliere, in primo luogo, significa «ampliare le possibilità di ingresso legale, non respingere profughi e migranti verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze, e bilanciare la preoccupazione per la sicurezza nazionale con la tutela dei diritti umani fondamentali». Sul tema del proteggere, Francesco raccomanda che, nel rispetto della dignità della persona, a migranti e rifugiati vengano concesse libertà di movimento, possibilità di lavorare e, in particolare, che sia impedito lo sfruttamento delle donne e dei bambini, i «più esposti ai rischi e agli abusi». Promuovere, nel messaggio del Papa, significa sostenere «lo sviluppo umano integrale». Tra i molti strumenti, viene sottolineata «l’importanza di assicurare ai bambini e ai giovani l’accesso a tutti i livelli di istruzione: in questo modo essi non solo potranno coltivare e mettere a frutto le proprie capacità, ma saranno anche maggiormente in grado di andare incontro agli altri, coltivando uno spirito di dialogo anziché di chiusura o di scontro». Integrare, infine, non è sinonimo di assimilazione, oblio delle proprie radici e perdita di identità, ma al contrario significa «permettere a rifugiati e migranti di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie, in una dinamica di arricchimento reciproco e di feconda collaborazione nella promozione dello sviluppo umano integrale delle comunità locali». Non manca un netto richiamo alla responsabilità degli Stati di tutto il mondo. Papa Francesco auspica che le Nazioni Unite raggiungano, entro il 2018, l’atteso duplice accordo a livello globale – per favorire migrazioni sicure, ordinate e regolari e per tutelare i rifugiati – ispirato «da compassione, lungimiranza e coraggio, in modo da cogliere ogni occasione per far avanzare la costruzione della pace: solo così il necessario realismo della politica internazionale non diventerà una resa al cinismo e alla globalizzazione dell’indifferenza». Anche in tempi difficili, Papa Francesco, ricordando le parole di San Giovanni Paolo II, intende affidare al mondo un nuovo messaggio di speranza: «Se il “sogno” di un mondo in pace è condiviso da tanti, e si valorizza l’apporto dei migranti e dei rifugiati, l’umanità può divenire sempre più famiglia di tutti e la nostra terra una reale “casa comune”». Chiara Favotti Leggi il messaggio integrale (altro…)
Dic 30, 2017 | Chiara Lubich, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
A me sembra che per ridare alla famiglia il suo vero volto, per ridonarle il suo splendore, accanto ai discorsi, agli ammonimenti, alle direttive (…) valga quell’esempio luminoso e universale che la Sapienza eterna ha escogitato: la famiglia di Nazareth. Ad essa tutte le famiglie del mondo, che sono e che saranno, possono guardare come a modello e a tipo. E non solo le famiglie: i singoli componenti di esse possono ispirarvisi per sapere quale il comportamento da adottare, gli atteggiamenti da assumere, i rapporti da animare, le virtù da coltivare. Ogni uomo della terra che sia sposo e padre, potrà sempre trovare in Giuseppe, lo Sposo di Maria, il padre putativo di Gesù, una luce, uno sprone, una fonte di ispirazione. Da lui imparerà la fedeltà a tutta prova, l’eroica castità, la forza, la silenziosa operosità, il rispetto, la venerazione, la protezione per la madre dei suoi figli, la partecipazione alle preoccupazioni familiari… E ogni donna, che sia moglie e madre, potrà scoprire in Maria il proprio dover essere, l’uguaglianza con l’uomo e la propria identità. Vedrà nella Sposa di Giuseppe realizzato in pieno il desiderio d’esser anch’essa protagonista, comprenderà da lei come oltrepassare la cerchia familiare per diffondere, al bene di molti, le ricchezze che le sono proprie: la capacità di sacrificarsi, l’interiorità che la fa sicura, la religiosità che la distingue, il bisogno innato d’elevarsi ed elevare irradiando candore, bellezza, purezza. Così i figli troveranno in Gesù figlio di Maria e di Giuseppe, composte in mirabile unità, le due tendenze che li possono tormentare: il bisogno di affermarsi come un’altra generazione che ha da aprire un nuovo capitolo nella storia e il desiderio di ripararsi all’ombra dei propri cari nell’amore e nell’obbedienza. Sì, la Sacra Famiglia, il gioiello dell’umanità associata, che rispecchia la vita della Trinità dove l’amore fa uno Dio, sia oggi di fronte a noi, stia con tutti noi (…) per il bene della famiglia nel mondo, della famiglia nella Chiesa e per la gloria di Dio. Da: Chiara Lubich – Messaggio al FamilyFest 1981 (altro…)
Dic 29, 2017 | Focolari nel Mondo
A comunidade de Cascais do Movimento dos Focolares convida para o Jantar de Reis solidário, dia 6 de janeiro de 2018. 
Dic 29, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Se non fosse stato per un gruppo di amiche, maestre di una scuola per bambini di strada, perciò avvezze alla miseria e ai disagi, non avrei mai conosciuto quest’aspetto della mia città: i poveri. Eppure Saigon, o come la chiamano ora, Ho Chi Minh City, è anche questo: povertà, disagi, sofferenza. A Natale e per le grandi feste, si usa andare in giro, magari vicino o dietro alle famose birrerie e cercare, in veri e propri tuguri scuri, puzzolenti e infestati dai topi, alcune famiglie povere, o meglio, poverissime. Credevo di aver visto la povertà in Thailandia, tra i profughi karen ed i migranti sulle montagne del Nord e sui canali sporchi di Bangkok, ma quello che ho visto oggi a Saigon, nella “Milano del Vietnam”, non lo avrei mai immaginato. Piccole stanze, con 12 persone che ci vivono, e magari anche tre cani. Mi prende una tale nausea, quando entro in quei posti, che a fatica riesco a trattenermi. Ma poi, i volti di quei bimbi che s’illuminano, di quelle mamme che ti guardano intensamente per dirti “grazie” quando gli porgi un sacchetto con 5 kg di riso, ti ripaga di tutto e ti dona la voglia di vivere e la gioia di asciugarti, dopo una pioggia che ti ha inzuppato tutto. E poi ci sono i presepi, a Saigon, e tante stelle comete sopra le case di molte famiglie e addirittura alcuni viottoli tutti illuminati, che danno un colore e un calore tutto particolare a questa città, che non è per niente “fredda”, impersonale, staccata: e nemmeno atea. Si notano, le stelle e i presepi, perché li scopri dappertutto, e ti appaiono in molti angoli delle strade: li scopri quasi all’improvviso. Tra tutti mi hanno impressionato quei presepi nei mercati popolari, di notte, quasi a ridosso della spazzatura di un giorno intero: oppure quelli in un viottolo sperduto della periferia, ma illuminato a causa di due grossi presepi allestiti proprio sulla strada. E poi, in cima alle case, di notte, le stelle fluorescenti che si accendono ad intermittenza. Ritornando stanotte a casa, dopo il giro per i poveri, mi sono guardato questo spettacolo che mi ha riempito di un grande senso di gratitudine: anche se lontano da casa, non mi manca il senso vero del Natale. Papa Francesco, lo scorso anno, disse: «Il Natale è la festa della debolezza, perché si festeggia un bambino, segno di fragilità, piccolezza, umiltà e amore». Oggi capisco un po’ meglio quelle parole: questa notte che mi lascio alle spalle, perché ormai è quasi mattina, è stata illuminata dall’amore che ho visto tra la gente che è andata per aiutare, soccorrere, mostrare vicinanza a chi soffre. Ancora una volta, la notte culturale in cui viviamo viene illuminata da questi “presepi viventi”, da gente, che ha fatto di quel Bambino la ragione vera della propria vita. Ed ho compreso che il messaggio vero del Natale non è morto, ma quel messaggio d’amore, di comprensione, di tenerezza è vivo, e io l’ho visto: stava tutto nel gesto di prendere in braccio un piccolo disabile di 3 anni e stringerlo forte a sé. E quel bimbo si è lasciato sollevare da quel volto sconosciuto. Tutta la tecnologia dei presenti e futuri robot (la nuova “frontiera commerciale” proveniente dall’Asia e di cui qui si parla tanto) non riusciranno mai a fare questo miracolo: l’amore. Perché l’amore è gratuità. L’amore non è un dovere e nessuno te lo può comandare o programmare. È un dono che nasce dentro. Ho visto volti illuminarsi e credere che la vita, domani mattina, andrà avanti e che sarà un giorno più bello di ieri. Non mi manca la mia Europa in questo Natale. Perché dove c’è l’amore c’è anche casa mia. Anche Saigon è casa mia. (altro…)
Dic 28, 2017 | Parola di Vita
La Parola di vita di questo mese richiama un versetto dell’Inno di Mosè, un brano dell’Antico Testamento in cui Israele esalta l’intervento di Dio nella propria storia. È un canto che proclama la Sua azione decisiva per la salvezza del popolo, nel lungo percorso dalla liberazione dalla schiavitù in Egitto fino all’arrivo nella Terra promessa. È un cammino che conosce difficoltà e sofferenza, ma che si realizza sotto la guida sicura di Dio anche attraverso la collaborazione di alcuni uomini, Mosé e Giosué, che si mettono al servizio del Suo disegno di salvezza. “Potente è la tua mano, Signore”. Quando noi pensiamo alla potenza, facilmente la associamo alla forza del potere, spesso causa di sopraffazione e conflitti tra persone e tra popoli. Invece, la parola di Dio ci rivela che la vera potenza è l’amore, così come si è manifestata in Gesù. Egli ha attraversato tutta l’esperienza umana, fino alla morte, per aprirci la strada della liberazione e dell’incontro con il Padre. Grazie a Lui si è manifestato il potente amore di Dio per gli uomini. “Potente è la tua mano, Signore”. Se guardiamo a noi stessi, dobbiamo riconoscere con franchezza i nostri limiti. La fragilità umana, in tutte le sue espressioni – fisica, morale, psicologica, sociale – è una realtà innegabile. Ma è proprio qui che possiamo sperimentare l’amore di Dio. Egli, infatti, vuole la felicità per tutti gli uomini, suoi figli, e per questo è sempre disponibile ad offrire il suo aiuto potente a quanti si mettono con mitezza nelle sue mani per costruire il bene comune, la pace, la fraternità. Questa frase è stata sapientemente scelta per celebrare in questo mese la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Quanta sofferenza siamo stati capaci di infliggerci a vicenda in questi secoli, scavando spaccature e sospetti, dividendo comunità e famiglie “Potente è la tua mano, Signore”. Abbiamo bisogno di chiedere con la preghiera la grazia dell’unità, come dono di Dio; allo stesso tempo possiamo anche offrirci ad essere Suoi strumenti d’amore per costruire ponti. In occasione di un convegno presso il Consiglio ecumenico delle chiese, a Ginevra nel 2002, Chiara Lubich, invitata ad offrire il suo pensiero e la sua esperienza, ha detto: “Il dialogo si svolge in questo modo: anzitutto ci si mette sullo stesso piano del nostro partner chiunque esso sia; poi lo si ascolta, facendo il vuoto completo dentro di noi … In questa maniera si accoglie l’altro in sé e lo si comprende … Perché ascoltato con amore, l’altro è, così, invogliato a sentire anche la nostra parola”.[1] In questo mese, approfittiamo dei nostri contatti quotidiani, per stringere o recuperare rapporti di stima e amicizia con persone, famiglie o gruppi appartenenti a chiese diverse dalla nostra. E perché non estendere la nostra preghiera e la nostra azione anche alle fratture all’interno della nostra stessa comunità ecclesiale, come anche in politica, nella società civile, nelle famiglie? Potremo testimoniare anche noi con gioia: “Potente è la tua mano, Signore”. Letizia Magri _______________________________ [1] Cfr. C. Lubich, L’unità e Gesù crocifisso e abbandonato fondamento per una spiritualità di comunione, Ginevra, 28 ottobre 2002. (altro…)
Dic 28, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nell’estate 1962, Chiara Lubich ebbe la prima intuizione di quello che oggi sono le “cittadelle” o “mariapoli permanenti”. «E fu a Einsiedeln (in Svizzera, ndr.) che capii, vedendo dall’alto di una collina la basilica e il suo contorno, che doveva sorgere nel Movimento una città, la quale non sarebbe stata formata da un’abbazia o da alberghi, ma da case, luoghi di lavoro, scuole, come una comune città”, scrive Chiara nel suo diario (marzo 1967).

Natale a Loppiano
Sono 32 le cittadelle sparse in tutti i continenti e abitate da persone che vogliono fare un’esperienza di vita e di donazione al fratello. Sono dei laboratori di fraternità in cui la spiritualità dell’unità informa i rapporti umani, costruendo un bozzetto di società basata sulla legge evangelica dell’amore reciproco. Ognuna con una particolare caratteristica, in armonia con il contesto sociale in cui sorge. Loppiano, la prima cittadella nata negli anni ‘60 vicino a Firenze (Italia) e Montet (Svizzera), hanno il timbro dell’internazionalità, della multiculturalità e della formazione. Ottmaring (Germania), ha una vocazione ecumenica: gli abitanti sono membri di varie chiese. Le cittadelle dell’America centrale e meridionale sono più orientate all’impegno sociale; Tagaytay (Filippine) e la cittadella Luminosa (USA) al dialogo interreligioso; Fontem, in Camerun, all’inculturazione. E così via. In questi giorni, approfittando del periodo delle festività natalizie, le cittadelle propongono momenti di riposo nello spirito di fraternità che le contraddistingue. Da Loppiano i giovani scrivono: «Molto più di un cenone, molto più di una festa. È così che vorremmo fossero i tre giorni che stiamo organizzando dal 30 dicembre al 1° gennaio». Non mancherà anche l’esperienza di fare musica con la band internazionale Gen Verde che ha la sua sede nella cittadella, con la possibilità di salire sul palco, il 31 dicembre, con le artiste durante il “One World Celebration“, il veglione di capodanno all’Auditorium di Loppiano. Il giorno dopo, il Concerto di Capodanno offerto da un team di artisti, guidati dal maestro Sandro Crippa. 
Alla Cittadella Luminosa
Negli Stati Uniti gli abitanti della Mariapoli Luminosa, che si trova ad Hyde Park (NY) nella bellissima Hudson Valley, propongono, a partire dalla metà di dicembre, una rassegna di Cori polifonici che interpreteranno i caratteristici Christmas Carols, con un programma anche per i più piccoli. La cittadella è sede anche di una esposizione di 50 Presepi, iniziata nel 1987 e che ha avuto un successo immediato. Il numero di visitatori, studenti, famiglie, adolescenti, continua a crescere. Al Centro Mariapoli “Am Spiegeln” (Vienna), dal 27 al 30 dicembre è previsto un bel programma con passeggiate, escursioni al parco e al castello di Schönbrunn, giochi, riflessioni e momenti di preghiera.: «Vorremmo offrire un luogo dove le persone possano incontrarsi senza pregiudizi», scrivono. In Belgio, la “Mariapoli Vita”, si trova a Rotselaar. La sua specificità sta nel suo orientamento ecologico. In questi giorni sono previsti un Mercato annuale d’antiquario e domenica 17 dicembre l’asta tradizionale per raccogliere fondi per il sostentamento della cittadella. Dalla “Mariapoli Lia” (Argentina), scrivono: «Abbiamo invitato al pranzo di Natale alcune persone anziane che vivono da sole. È ormai tradizione. Offriamo ai nostri ospiti momenti di riflessione e di comunione di vita. Anche la cena del 24 e il pranzo del 25 dicembre rappresentano momenti di fraternità fra tutti. Con i parenti dei numerosi giovani presenti nella cittadella allestiremo un presepe vivente per dopo la messa del 24, mentre il coro della Mariapoli allieterà l’assemblea eseguendo canti natalizi di paesi diversi. Quest’anno poi, parteciperemo anche al presepe vivente che allestirà la parrocchia del vicino paese di O’Higgins. Festeggeremo Gesù che nasce anche nella Pampa argentina». (altro…)
Dic 27, 2017 | Focolari nel Mondo
Congresso a Castel Gandolfo (Roma) «E il discepolo la prese con sè», dei seminaristi che aderiscono alla spiritualità dei Focolari, nel 50° della nascita del Movimento Gens.
Dic 27, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
https://vimeo.com/243680616 (altro…)
Dic 26, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Nella mia famiglia il Natale non ha alcun significato religioso, anche se la sera del 24 dicembre è tradizione cenare tutti insieme. Ma quest’anno per me tutto è cambiato: ho festeggiato il mio primo vero Natale! “Giselle, ti faccio conoscere delle ragazze che abitano a Santiago e vivono il Vangelo”, mi aveva detto una mia amica qualche mese fa. Attraverso di loro, le gen della mia città, ho conosciuto Gesù e questo incontro ha cambiato la mia vita. Ho perfino ricevuto in regalo un presepe che, per la prima volta, è entrato a casa mia. Sapevo che non avrei potuto festeggiare il Natale come avrei desiderato, perché i miei familiari continuano a pensarla come prima. Ma, quest’anno, volevo fare qualcosa di diverso. Ho trascorso la vigilia del Natale in preparativi per la cena, come ogni anno, ma a differenza delle altre volte dopo la cena sarei andata alla messa, insieme ai miei amici. Nonostante i preparativi per cenare insieme, per diverse ragioni nessuno è venuto. All’inizio ci sono rimasta tanto male e addirittura ho pensato che lo facessero apposta, per prendermi in giro. Ma poi mi è venuto un pensiero: quello che è importante per me, non deve esserlo necessariamente anche per gli altri; anzi, era chiaro che non lo era! Prima della cena, ho recitato in silenzio una preghiera di ringraziamento. Era la mia prima cena di Natale. Poi sono andata a messa. Quanto mi sarebbe piaciuto condividere con i miei familiari la gioia della nascita di Gesù! Forse, ho pensato, non sono ancora pronti, e forse non lo saranno mai. Ma da parte mia volevo fare di tutto perché anche a loro arrivasse il regalo che ha cambiato la mia vita: conoscere Gesù. È ciò che più desidero per coloro che amo. Una volta a casa, mentre tutti erano già andati a dormire, ho incartato dei piccoli regali, giusto dei pensierini, per fare una sorpresa ai miei. Li ho messi sotto l’albero con un biglietto che diceva: «Buon Natale! Segui la freccia e cerca il tuo regalo». Alle 5 e mezza del mattino, mio padre si è alzato per primo e subito ha notato il biglietto. Quindi ha svegliato mia madre. Verso le 9 hanno svegliato anche me e mio fratello, che è molto forte, mi ha portata in braccio fino al soggiorno. Non riuscivano più ad attendere dalla gioia di potermi fare una sorpresa: anche loro avevano preparato un pacchettino per me! Mi sono molto commossa. È stato bellissimo vedere ciò che l’Amore fa, anche in chi non sa come chiamarlo. Per la mia famiglia il Natale non ha ancora alcun significato, eppure hanno sentito tutto l’amore che ho lasciato per loro sotto l’albero. E non c’è chi possa resistere all’Amore». (altro…)
Dic 26, 2017 | Cultura
Travolti quotidianamente dalla cultura dello spettacolo, che mette in primo piano emozioni e sentimenti, la società contemporanea ha fatto dell’outing una moda, dichiarando cioè in pubblico il proprio orientamento sessuale, mettendo in scena il privato, le proprie fragilità, tutto ciò che l’intimità tenderebbe, invece, a tenere riservato. L’effetto è che coppie, anche affiatate, non riescono più a raggiungere una vera intimità proprio perché inconsciamente condizionate dalla cultura dominante. Spesso, infatti, le crisi sono originate da una distanza emotiva che è la conseguenza inattesa e contraria di un eccesso di spettacolarizzazione e di smodata spontaneità. Eppure il segreto per invertire la marcia ed evitare la crisi esiste. Gli autori del libro lo svelano progressivamente, partendo dalla meravigliosa e spesso sconosciuta arte di amare che rischiara, con una luce nuova, tutti gli aspetti della vita di coppia, anche quelli più segreti, rendendo l’intimità una realtà gioiosa, da vivere in modo sereno e coinvolgente. Maria e Raimondo Scotto, sposati da più di 40 anni, specializzati rispettivamente in ambito psicopedagogico e in ambito medico, hanno approfondito nel tempo il tema della affettività nei giovani e negli adulti partecipando come relatori a convegni nazionali e internazionali, e arricchendo la loro esperienza a contatto con persone provenienti dalle molteplici culture del mondo. Da circa 15 anni sono collaboratori della rivista “Città Nuova” e autori di libri, tradotti in varie lingue. Tra le loro pubblicazioni (scritte insieme o singolarmente) ricordiamo: Le declinazioni dell’amore, Orizzonti di libertà, Il fuoco e i falò, Inseguendo l’anima gemella, Sessualità e tenerezza, Uomo donna, Educare all’amore e all’affettività e Generazioni in conflitto. Collana:Famiglia oggi – Editrice Città Nuova
Dic 25, 2017 | Chiara Lubich, Spiritualità
Era nei piani della Provvidenza che il Verbo si facesse carne, che una parola, la Parola, fosse scritta in terra a carne e sangue, e questa Parola abbisognava di uno sfondo. Le armonie celesti bramavano, per amor di noi, trasferire il loro concerto unico e solo, sotto le nostre tende: ed esse avevano bisogno d’un silenzio. Il Protagonista dell’umanità, che dava senso ai secoli passati e illuminava e convogliava dietro a Sé i secoli futuri, doveva apparire sulla scena del mondo, ma Gli occorreva uno schermo bianco che a Lui desse tutto il rilievo. Il più gran disegno che l’Amore-Dio potesse immaginare, doveva tracciarsi maestoso e divino e tutti i colori delle virtù dovevano trovarsi composti e pronti in un cuore per servirLo. Quest’ombra mirabile che contiene il sole e ad esso cede ed in esso si ritrova; questo sfondo bianco immenso quasi una voragine, che contiene la Parola che è Cristo ed in Esso si inabissa, luce nella Luce; questo altissimo silenzio che più non tace perché in esso cantano le armonie divine del Verbo ed in Lui diventa nota delle note, quasi il “la” dell’eterno canto del Paradiso; questo scenario maestoso e bello come la natura, sintesi della bellezza profusa dal Creatore nell’universo, piccolo universo del Figlio di Dio, che più non si osserva perché cede le sue parti ed il suo interesse a Chi doveva venire ed è venuto, a Quello che doveva fare ed ha fatto; quell’arcobaleno di virtù che dice “pace” al mondo intero perché la Pace al mondo ha dato; questa creatura immaginata negli abissi misteriosi della Trinità e a noi donata, era Maria. Chiara Lubich – Maria, trasparenza di Dio – Città Nuova 2003 – pp 9-10-11 (altro…)
Dic 23, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Quando un bambino si perde va a finire dove non è di casa. Sì, a Natale Dio si è perduto – non solo come un bambino, ma da bambino – là dove non era “di casa”. Non è rimasto nella chiusa beatitudine del suo cielo o dentro lo spazio della nostra devozione, ma si è perduto per i piccoli e i poveri, per coloro che sono malati e in lutto, per i peccatori, per coloro che noi riteniamo lontani da Dio, di cui pensiamo che non abbiano niente a che fare con lui. Dio si è perduto là dove si è perduto il figliol prodigo, lontano dalla casa paterna, per poi tornare dal Padre, in lui e con lui. Dio si è perduto come un bambino, e non si è trattato di un errore, ma dell’azione più divina che Dio potesse fare. Dio è il Dio di tutti o non è Dio. Dio è il Dio dei piccoli e dei lontani o non è Dio. Troviamo Dio là dove si è “perduto” o non lo troviamo affatto. “Fatti trovare dove tu, Dio, ti sei perduto come un bambino. Sì, lascia che diventiamo noi stessi bambino, nel quale tu ti perdi per gli altri, per tutti!”. Klaus Hemmerle – La luce dentro le cose – Città Nuova 1998 p. 395 (altro…)
Dic 22, 2017 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Spiritualità
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“Rallegrati piena di grazia: il Signore è con te” (Lc 1, 28). Un annuncio di gioia scuote l’umanità: Dio si fa bambino nel grembo di Maria; Dio si fa uomo e sceglie di restare tra noi, per sempre! Entra nella storia e ci dona sua Madre, Maria, quale stella per il nostro cammino. Che mistero di amore infinito! La gioia di quella notte inondi i nostri cuori e ci renda portatori di questo grande messaggio di amore all’umanità. Buon Natale a tutti! |
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Dic 20, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Verso il Natale «Sapevo che la ditta per cui lavoro avrebbe chiuso e che presto sarei rimasto senza lavoro. Nonostante questo, avvicinandosi il Natale, con i colleghi abbiamo pensato di mettere da parte qualcosa del nostro stipendio per i più poveri. Quindi siamo andati a trovare una famiglia che vive in una baracca, priva di tutto. Oltre alla busta coi soldi, abbiamo portato anche dei giocattoli per i bambini. Siamo ripartiti da lì felici: ci sembrava la migliore preparazione alla nascita del Signore. Ma prima che finisse la giornata, ci è arrivata una buona notizia: ci è stato assicurato il lavoro per altri cinque mesi». (J.L.V. – Messico) Fame «Un giorno, a scuola, ho visto una bambina che se ne stava da sola in disparte. Sono andata subito a chiederle: «Perché piangi?». Mi ha detto che sentiva male allo stomaco perché non aveva fatto colazione e non aveva niente per il pranzo. Ho pensato: «È Gesù che ha fame» e le ho dato il mio panino. Dopo un po’ quella bambina mia ha detto: «Adesso non ho più male allo stomaco». Io ero molto felice». (S.S – Filippine) Io perdono! «Giocavo con un mio amico quando è arrivato un ragazzo che senza motivo mi ha colpito in testa, per cui mi hanno dovuto medicare in ospedale. Rincasando, avevo un solo pensiero: vendicarmi. Il giorno dopo, il padre di quel ragazzo è venuto a scusarsi. E ha aggiunto: «Ti dò il permesso di fare a mio figlio quello che lui ha fatto a te. Forse così capirà quanto si è comportato male!». Lì mi sono ricordato dell’invito di Gesù ad amare i nemici e gli ho risposto che ormai l’avevo perdonato. Sorpreso, il papà ha chiamato il figlio, così ci siamo riconciliati e ora viviamo in pace». (Dionisio – Angola) Trapani rubati Mentre stavo lavorando in ufficio insieme al mio collega Benda, che è musulmano, abbiamo sentito un colpo all’esterno. Siamo andati a vedere: qualcuno aveva rotto il vetro del nostro furgone e rubato tre trapani. Era la prima volta che succedeva una cosa del genere, eravamo sconsolati. Poi mi è venuto un pensiero, quello di perdonare l’autore del gesto, che probabilmente aveva agito spinto da necessità. Benda, ricordando una frase del Corano, ha aggiunto: «Quando una persona perdona, quello che gli è stato tolto gli verrà ridonato da qualcun altro». La sera, a casa, mentre raccontavo l’accaduto, un mio parente mi ha offerto dei trapani che lui non usava più. L’indomani ce li ha portati, e uno dei tre era simile a quello di maggior valore che ci era stato rubato. (A.G. – Italia) (altro…)
Dic 20, 2017 | Focolari nel Mondo
Istituita dalle Nazioni Unite nel 2005, nello stesso giorno, il 20 dicembre, in cui nel 2002 venne creato il Fondo di solidarietà mondiale allo scopo di promuovere lo sviluppo umano e sociale nei paesi in via di sviluppo, la Giornata intende richiamare l’attenzione sul rispetto della diversità e sull’importanza della solidarietà tra le persone. Se uniti e solidali, gli uomini possono opporsi con maggiore efficacia alle iniquità. La solidarietà, intesa come uno dei valori fondamentali e universali del vivere umano, deve diventare la base nella ricerca di soluzioni globali e può svolgere un ruolo decisivo per risolvere i problemi del mondo. La solidarietà viene indicata come protagonista anche nella Dichiarazione del Millennio, sottoscritta nel settembre 2000 da tutti gli stati membri dell’ONU, per contrastare le ingiustizie di carattere economico, sociale, culturale e umanitario. La dichiarazione elegge tale valore a pilastro delle relazioni internazionali del ventunesimo secolo. (altro…)
Dic 19, 2017 | Focolari nel Mondo
[:de]Eine Fortbildung für Haupt- und Ehrenamtliche in Hospizarbeit und Pflege geht der Frage nach, wie sie Kraft und Freude erhalten und wiedergewinnen können. Waltraud Frapscha, 0821 58938354. Anmeldung bis 2. Februar 2018.[:]
Dic 19, 2017 | Focolari nel Mondo
[:de]In diesem Jahr wird der Klaus-Hemmerle-Preis an Rabbiner Brandt verliehen. elfriede.glaubitz@gmx.de[:]
Dic 19, 2017 | Focolari nel Mondo
[:de]”Metamorphosen – Wandlungen … das Evangelium drängt uns“ – unter diesem Titel stehen die Einkehrtage in Schwerte. hembrock-m@bistum-muenster.de[:]
Dic 19, 2017 | Focolari nel Mondo
[:de]Inzell im Chiemgau ist das Ziel einer Winter – Ferienfreizeit im Zeichen der Geschwisterlichkeit. dorleundjan@gmx.de[:]
Dic 19, 2017 | Focolari nel Mondo
[:de]
„Maria – die Mutter Jesu neu entdecken“ ist das Ziel der Vertiefungstage für Freunde der Fokolar-Bewegung. Ester Klein, 0821 650 707 77, freunde2018ottmaring@gmail.com
[:]
Dic 19, 2017 | Focolari nel Mondo
[:de]„Von der Freiheit des Chistenmenschen“: Der Studientag im Dialogzentrum will helfen, das Anliegen der Reformation tiefer zu verstehen. Referenten: Herwig Sturm, evangelischer Bischof .R.und der Historiker Richard Braun. www.amspiegeln.at[:]
Dic 19, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Riportare Gesù al cuore del Natale non è un paradosso. In questo periodo, specialmente nei paesi ricchi, il consumismo e un certo sentimentalismo offuscano, se non addirittura escludono, la centralità della nascita di Gesù. Anche duemila anni fa non fu molto diverso: mentre erano in viaggio verso Betlemme, non trovando un alloggio, Giuseppe e Maria cercarono un rifugio di fortuna dove far nascere il Bambino. “Hanno sloggiato Gesù” ripetono i gen4, bambini del Movimento dei Focolari, in tutto il mondo. «Che almeno in tutte le nostre case si gridi Chi è nato! Fate nascere Gesù in mezzo a voi col vostro amore» era stato l’invito di Chiara Lubich. Da qui l’idea, nata nel 1996 e ripresa ogni anno, di realizzare delle statuine in gesso raffiguranti il Bambino e di offrirle per la strada o nelle piazze alle persone frettolose che forse non sanno, o non si ricordano, che Natale è prima di tutto la festa di Gesù. «Diciamo loro: vuoi portarlo a casa tua? Qualcuno risponde di no, qualcuno passa e non si ferma neppure. Ma altri si fermano e noi diamo loro queste statuine, o i presepi che abbiamo preparato. Nelle piazze delle grandi città, nei centri commerciali, nelle case di riposo per anziani, attiriamo l’attenzione con le nostre bancarelle, o con le feste che organizziamo per i bambini. È come un’onda di felicità che coinvolge tutti e riporta al centro del Natale il vero festeggiato». Per donare Gesù agli altri, cercano prima di conoscerlo meglio. Nella cittadella dei Focolari “Pace”, nei pressi di Tagaytay, nelle Filippine, si è svolto recentemente, per i gen4, un incontro di due giorni. Alla fine tutti i partecipanti hanno indirizzato a Gesù una letterina. Sam scrive: «Gesù ѐ il mio eroe. Quando ho paura, mi protegge. Quando sono buono, sono come lui». Kenneth: «Ti prego che la mia famiglia non si divida». Gioia scrive di aver imparato ad amare tutti, «anche i nemici, per primi, condividendo le sofferenze e le gioie degli altri». Ed April: «Grazie perché mi hai dato i genitori e una buona sorella». In varie parti del mondo, sfidando il freddo o le difficoltà o l’indifferenza con un sorriso disarmante e il candore tipico dell’età, i gen4 aprono una finestra inedita sul Natale, riportando all’attenzione il suo vero significato. Dal Centro America, dove il Natale è molto sentito anche sotto l’aspetto religioso, ad esempio con la tradizione delle “Posadas”, che ricorda la difficile ricerca di un alloggio di Maria e Giuseppe, hanno scritto i gen4 di El Salvador e della Repubblica Dominicana. Walter Francisco, 8 anni, è impegnato con gli altri gen4. «Offrire i nostri Gesù a tutti quelli che ci passavano vicino è stata una esperienza molto bella!». Adriana e Juan Pablo sono due fratelli di 9 e 6 anni. «Prima siamo andati in una casa per bambini orfani e abbiamo condiviso con loro il cibo. Poi siamo andati a offrire i nostri Gesù Bambino, e le offerte che abbiamo raccolto le abbiamo donate ai poveri». La comunità di Santa Tecla per l’occasione aveva fatto una raccolta di cibo e giocattoli. «Li abbiamo portati anche ai bambini che puliscono i vetri delle macchine ai semafori». Nella città di Santo Domingo, più di quaranta bambini hanno lavorato alla realizzazione di 270 statuine del “Niñito”, che hanno confezionato con cura e offerto nelle strade dello shopping, in alcune parrocchie e in una scuola materna: «Gesù può nascere anche oggi, nei cuori di tutti», raccontano. Le offerte raccolte sono state inviate ai bambini di Porto Rico. (altro…)
Dic 18, 2017 | Cultura
Ansia, paure, tristezze, ira… Tutti abbiamo condizionamenti che ci bloccano, limitano la nostra libertà e ci impediscono di raggiungere una vita più piena. Come risolvere i nostri complessi e crescere nell’autostima, in modo da essere più liberi e perciò più felici? Questo libro vuole essere un manuale pratico per conquistare la libertà interiore: l’autore ci offre alcune strategie per raggiungere una maggior soddisfazione nella vita quotidiana, migliorare i rapporti in famiglia, con gli amici e sul lavoro, ottimizzare il rendimento professionale e, soprattutto, convincerci che possiamo dare molto agli altri,qualunque siano le nostre capacità o abilità. L’AUTORE Iñaki Guerrero Ostolaz (Hondarribia, Gipuzkoa, 1952), laureato in Psicologia all’Università Complutense di Madrid, master in psicologia clinica all’Istituto Superiore di Studi Psicologici (ISEP), è stato professore di Psicologia dell’apprendimento e Psicologia sperimentale all’Università di Deusto (Bilbao, Spagna). Oltre al lavoro come psicoterapeuta, tiene conferenze e corsi in cui coniuga tecniche psicologiche e valori spirituali. LA COLLANA – Vivere bene insieme Città Nuova Editrice
Dic 18, 2017 | Focolari nel Mondo
Nel 2000 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 18 dicembre di ogni anno Giornata internazionale per i diritti dei migranti. Dieci anni prima, lo stesso giorno, aveva approvato una Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti, in seguito ad un grave incidente stradale in cui avevano perso la vita, sotto il tunnel del Monte Bianco, 28 lavoratori originari del Mali, che viaggiavano da giorni, nascosti dentro un camion, verso la Francia, alla ricerca di un lavoro e di migliori condizioni di vita. La Giornata dei migranti tocca un tema non nuovo nella storia dell’umanità, ma che negli ultimi anni sta assumendo una rilevanza mondiale, specialmente nei Paesi occidentali. Lo scorso 30 settembre, rivolgendosi ad una Associazione che raggruppa i Comuni italiani, Papa Bergoglio ha detto: «Abbiamo bisogno di una politica che non lasci ai margini chi arriva nel nostro territorio», ma per questo servono «spazi di incontro personale e di mutua conoscenza». (altro…)
Dic 18, 2017 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Ecumenismo, Spiritualità
Un unicum nel panorama accademico e culturale internazionale, sullo sfondo di una crisi degli equilibri politici, sociali e religiosi, nel Vicino e Medio Oriente e tra le sponde del Mediterraneo: l’istituzione di una Cattedra ecumenica, intitolata al Patriarca Athenagoras e a Chiara Lubich, è il simbolo di quell’Europa che ancora vuole respirare a “due polmoni”. È stata inaugurata il 14 dicembre scorso, nella cornice della cittadella internazionale di Loppiano, non lontano da Firenze e dalla sua vocazione universalistica. La vicina città del centro Italia, infatti, vanta una lunga tradizione di riconciliazione tra Oriente e Occidente, fin dalla metà del XV secolo. Istituita congiuntamente dalla Chiesa cattolica, nella persona dell’Arcivescovo di Firenze, Card. Betori, e dalla Chiesa ortodossa, nella persona dell’arcivescovo ortodosso d’Italia e Malta, Gennadios Zervos, la Cattedra si prefigge lo scopo di approfondire il significato culturale e le implicazioni sociali del cammino ecumenico verso la piena unità delle Chiese cristiane di Oriente e di Occidente, in un contesto altamente qualificato, come quello dell’Istituto Universitario Sophia (IUS), dove la riflessione e il dialogo della vita sono strettamente connessi e sperimentati.
L’idea di una Cattedra ecumenica era nata nel 2015, quando lo IUS, con il plauso di Papa Francesco, aveva conferito il primo Dottorato h.c. in Cultura dell’unità al patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. “In quell’occasione – spiega l’Istituto Sophia – è scaturito il desiderio di istituire una specifica Cattedra Ecumenica intitolata al Patriarca Athenagoras e a Chiara Lubich, che ne rivisiti e attualizzi l’eredità spirituale”. La Cattedra, di cui sono co-titolari il prof. Piero Coda, preside dello IUS, e Sua Eminenza Maximos Vgenopoulos, metropolita di Selyvria, è stata inaugurata alla presenza del metropolita d’Italia e Malta, Gennadios Zervos. «Il Patriarca Athenagoras e Chiara Lubich sono due degne e beate personalità che Dio ha illuminato – ha affermato il metropolita – per distruggere le divisioni e le inimicizie religiose. Con il loro incontro hanno restaurato l’amicizia e hanno inaugurato il “Dialogo della carità”». «Credo che Chiara, con la sua spiritualità – ha proseguito – abbia preparato i due principali e preziosi Ponti: il primo è Paolo VI, il secondo Athenagoras».
Nell’occasione, Papa Francesco ha inviato un messaggio: «Mi rallegro per la lodevole iniziativa, volta a far memoria dell’incontro tra il Patriarca Ecumenico e la fondatrice del Movimento dei Focolari, che cinquant’anni fa segnò l’inizio di un proficuo cammino di conoscenza e collaborazione reciproca e che vanta oggi molti frutti, tra cui quelli del dialogo e dell’amicizia fraterna». «Tale progetto accademico – ha detto Maria Voce, presidente dei Focolari – rappresenta un momento importante nelle relazioni ecumeniche in atto tra le Chiese sorelle di Oriente e di Occidente e apre prospettive affascinanti per uno studio incentrato nel rispettoso dialogo, che si prospetta ancor più arricchente nel dono reciproco a livello di riflessione teologica e di una antropologia di comunione».
La lunga storia di amicizia e cooperazione con il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli risale al giugno 1967, quando Chiara Lubich incontrò per la prima volta il Patriarca Athenagoras. «È una gran cosa conoscersi» le confidò il Patriarca. «Per molti secoli siamo vissuti isolati, senza avere fratelli, senza avere sorelle, come orfani! I primi dieci secoli del cristianesimo sono stati per i dogmi e per l’organizzazione della Chiesa. Nei dieci secoli seguenti abbiamo avuto gli scismi, la divisione. La terza epoca, questa, è quella dell’amore». Durante l’anno accademico sono previste conferenze, lezioni e una Summer school per giovani cattolici, ortodossi, ebrei e musulmani. Nel prossimo mese di marzo si svolgerà un ciclo di lezioni sul tema “L’ecclesiologia della Chiesa Ortodossa e il cammino del dialogo ecumenico con la Chiesa Cattolica”, rivolto a tutti coloro che vogliano prepararsi per offrire il proprio contributo alla promozione della piena unità, a servizio dell’incontro tra i popoli e le culture. Foto su Flickr (altro…)
Dic 17, 2017 | Focolari nel Mondo
Domenica 17 dicembre Francesco compie 81 anni in buona salute e grande intensità di lavoro. Come si sa, è da poco rientrato da un viaggio molto impegnativo nel Myanmar e il Bangladesh e già si prepara per il suo 22° viaggio che lo porterà nel mese di gennaio in Cile e Perù. Un anno fa, nel suo 80° compleanno, confidava: «Da alcuni giorni mi viene alla mente una parola che può suonare male: vecchiaia. Spaventa. Almeno fa un po’ di paura. Ma quando la si vede come una tappa della vita che serve per dare gioia, sapienza, speranza, allora si ricomincia a vivere». Con grande gratitudine per il dono della sua vita tutta protesa ad amare Dio e gli uomini, con una predilezione tutta particolare verso i più deboli e marginati, facciamo gli auguri più sentiti a papa Francesco. Gli assicuriamo le nostre quotidiane preghiere, mentre chiediamo allo Spirito Santo che gli dia ancora tanta forza e luce per portare avanti con serenità il suo gravoso compito per la gioia di tutti. (altro…)
Dic 16, 2017 | Chiara Lubich, Spiritualità
Oggi il calore del Natale porta a sentirci tutti più famiglia, più uno fra noi, più fratelli: a condividere quindi ogni cosa: gioie e dolori. Dolori soprattutto con quelli che, per le più varie circostanze, trascorrono questo Natale a tu per tu con la sofferenza: una malattia, una disgrazia, una prova, una circostanza dolorosa … […] Se guardiamo con occhio umano la sofferenza, siamo tentati di cercarne la causa o in noi, o fuori di noi, nella cattiveria umana ad esempio, o nella natura, o in altro … Quell’incidente è colpa di Tizio; quella malattia è colpa mia; quella prova dolorosa risale a Caio … E tutto ciò può essere anche vero, ma, se pensiamo solo in tal modo, dimentichiamo il più. Ci scordiamo che dietro la trama della nostra vita sta Dio con il suo amore, che tutto vuole, o permette, per un motivo superiore, che è il nostro bene. […] Che dire allora, oggi, ai nostri che si dibattono nella sofferenza? Che augurio far loro? Come comportarci nei loro riguardi? Avviciniamoli anzitutto con sommo rispetto: anche se ancora forse non lo pensano, essi sono in questo momento visitati da Dio. Poi condividiamo, in tutto quanto è possibile, le loro croci. Assicuriamoli del nostro continuo ricordo e della nostra preghiera, perché sappiano prendere direttamente dalle mani di Dio quanto li angustia e li fa soffrire. Aiutiamoli poi ad avere sempre presente il valore della sofferenza. E ricordiamo loro quel meraviglioso principio cristiano per il quale un dolore amato come volto di Gesù crocifisso e abbandonato si può tramutare in gioia. […] Essendo a conoscenza che chi si mette a camminare nella via di Dio non può sottrarsi al patire, auguriamo a tutti di saper cogliere ogni piccolo o grande dolore che incontreranno con amore, con grande amore, per donarlo a Gesù Bambino, come i Magi hanno offerto i loro doni. Sarà il migliore incenso, il migliore oro, la migliore mirra che potremo deporre nel presepio. Chiara Lubich, 25 dicembre 1986 (altro…)
Dic 15, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Per quanto sia ricca l’Africa, altri sembrano beneficiare più di lei di queste ricchezze. Nel concedere contratti di estrazione dei minerali alle multinazionali ad esempio, c’è un gioco di interessi, in cui ‘compensi’ e ‘compromessi’, ‘arrangiamenti’ e ‘ringraziamenti’ hanno come conseguenza lo sfruttamento del paese produttore, senza un vero aumento del livello di vita delle popolazioni». Raphael Takougang, avvocato camerunese di Comunione e Diritto, dipinge con forti pennellate il quadro della realtà che si vive oggi in Africa: «La corruzione in Africa non è solo opera di singoli cittadini, ma è soprattutto un modo consolidato con il quale le potenze economiche “creano” e sostengono despoti purché siano pronti a proteggere i loro interessi, con la complicità silenziosa della comunità internazionale». A pagare sono sempre i più poveri. Takougang non si limita alle sole denuncie, anzi, nonostante tutto si dimostra ottimista «perché sta nascendo una nuova generazione di leader politici in Africa che ha capito che … dovrà principalmente essere il cittadino a controllare l’azione di chi lo governa … per assicurare la difesa dei diritti fondamentali dei popoli africani alla vita, all’educazione, alla salute, al bene spirituale e materiale». Patience Lobé, ingegnere – responsabile mondiale delle volontarie che, insieme ai volontari, animano Umanità Nuova – durante tutto il suo mandato come dirigente presso il Ministero dei Lavori Pubblici in Camerun ha subito pesanti minacce: «Per la concezione africana della solidarietà chiunque ha bisogno deve essere soddisfatto: per questo motivo passavano continuamente persone nel mio ufficio, chi per chiedere un lavoro, chi per chiedere un sostentamento. Durante la mia permanenza come responsabile di quell’ufficio non c’è stato giorno in cui non sia stata tentata o minacciata. La corruzione è un virus diffuso, contagioso, difficile da estinguere. Come tutti i virus, serve un vaccino per poterlo debellare. Il vaccino potrebbe essere rappresentato da un vero cambiamento di mentalità: l’educazione a una cultura diversa da quella consumistica, che trova nel possesso dei beni e nell’avere l’unica via alla felicità».
Allo stesso modo, non è facile avviare percorsi e buone pratiche nel campo della lotta all’illegalità nella gestione della denaro pubblico. Françoise, funzionaria francese presso il Ministero delle Finanze, racconta: «Per la varietà delle situazioni, dei servizi pubblici e delle questioni che devo trattare non è sempre facile mantenere il discernimento, difendere la legalità, sostenere le buone pratiche di gestione o semplicemente essere coerente con i principi di onestà (anche intellettuale), rettitudine, cooperazione e solidarietà con i colleghi. Ma l’esperienza di lavoro nel corso degli anni mi ha confermato che, ogni volta che sono stata fedele a questi valori, ho scoperto sempre nuovi orizzonti, nuovi modi di fare, le situazioni si sono risolte e l’unità tra istituzioni e persone è stata possibile». Paolo, dirigente presso il Comune di una grande città italiana, aggiunge: «Non dobbiamo dimenticare che come pubblici dipendenti il nostro compito primario è quello di dedicarci al bene della collettività in tutti i suoi aspetti, assumendo il peso delle responsabilità che ne derivano. Ogni azione deve essere conforme a dei principi e dei valori senza i quali non si può vivere insieme, favorendo il benessere e il progresso umano di tutti i cittadini». Lotta alla corruzione, quindi, ma non solo. Diffusione di buone pratiche, rispetto dei diritti del cittadino e dei suoi bisogni, ma anche accoglienza, capacità di mettersi in rete con altre istituzioni: sono queste le grandi sfide per chi lavora nella Pubblica Amministrazione. Ne sono convinti i partecipanti al convegno, che le hanno fatte proprie per continuare a portarle avanti ogni giorno. Semi di una cultura della legalità che frutterà, senza far rumore, nel loro Paese. (altro…)
Dic 14, 2017 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Sono nata a Bergamo, prima di 4 figli di una bella famiglia con solide radici cristiane. A 17 anni frequentavo le scuole superiori ed ero impegnata in parrocchia. Mi appassionava lo studio, dedicarmi agli altri, le gite in montagna. Avevo molti amici e una esperienza di fede ricca. Ero, come allora si diceva, “una brava ragazza”, eppure… mi mancava sempre qualcosa. Cercavo qualcosa di più grande, bello, vero. L’Italia attraversava anni difficili segnati dagli attentati delle Brigate Rosse, dalla crisi del lavoro. Mio padre, metalmeccanico, era stato in cassa integrazione e, in seguito, aveva perso il lavoro. Sentivo forte il dolore delle ingiustizie, delle contrapposizioni sociali, l’impegno politico per una società da rinnovare. Trascorrevo delle ore a parlare con gli amici, a confrontarci in dibattiti che, però, mi lasciavano il vuoto dentro. Un
giorno Anita, una ragazza della parrocchia, invitò me e mia sorella al Genfest che si sarebbe tenuto a Roma. Ci disse che avremmo incontrato migliaia di giovani di altri Paesi e anche il Papa. Anita aveva qualcosa di speciale, una gioia sincera che le brillava negli occhi, e come lei altre persone della parrocchia – il sacerdote, due catechiste, un seminarista – sembravano avere un segreto: erano sempre aperti a tutti, disponibili, capaci di ascolto vero. Con una buona dose di incoscienza, io e mia sorella siamo partite in pullman con un centinaio di giovani della parrocchia alla volta di Roma e del Genfest. Per un incidente siamo arrivati tardi allo stadio Flaminio e siamo capitati sugli spalti più alti, scoperti, e lontani dal palco dove campeggiava una scritta: “Per un mondo unito”. Pioveva a dirotto ed ero fradicia. Ho iniziato a chiedermi perché mai mi fossi decisa per un’avventura del genere. Ma subito dei giovani svizzeri seduti sui gradini sotto di noi, ci hanno passato dei teli di plastica per ripararci, ci hanno offerto da mangiare e dei cannocchiali per poter seguire meglio il programma. Parlavamo lingue diverse, ma ci siamo compresi subito: ho sperimentato la gratuità dell’amore e una grande accoglienza. Sul prato dello stadio, nonostante la pioggia, si alternavano coloratissime coreografie: mi sembrava di essere entrata in un’altra dimensione. 40.000 giovani pieni di entusiasmo che arrivavano da tutti i punti della Terra, che testimoniavano il Vangelo vissuto realmente.
Sul palco, poi, è salita una piccola donna dai capelli bianchi. Era Chiara Lubich. La vedevo col cannocchiale. Appena iniziò a parlare nello stadio ci fu un profondo silenzio. Ascoltavo rapita, più che da quanto diceva dal suo tono di voce, dalla convinzione che emanava dalle sue parole, da una potenza che contrastava con la sua figura fragile. Parlava di un “momento di Dio”, e pur elencando divisioni, fratture, disunità dell’umanità, annunciava un grande ideale: quello di un mondo unito, l’ideale di Gesù. Ci invitava a portare il divino nella società, nel mondo, attraverso l’amore. Il discorso durò pochi minuti, e mi ritrovai come schiacciata da una commozione mai provata, col volto rigato da lacrime liberanti. Uscii da quello stadio camminando tra un fiume di giovani, con una convinzione profonda che – in seguito – nessun avvenimento doloroso o difficile ha mai potuto scalfire: il mondo unito è possibile ed io ho la meravigliosa possibilità di costruirlo con la mia vita!
Avevo trovato! Volevo vivere come Chiara, come quei giovani tra cui ero stata quel pomeriggio, avere la loro fede, il loro slancio, la loro gioia. La mattina dopo in piazza S. Pietro, l’incontro entusiasmante con Giovanni Paolo II. Nel viaggio di ritorno, io – timidissima – tempestai di domande le Gen: volevo sapere tutto di loro! Iniziai a frequentarle nella mia città, e le Gen mi parlarono del loro segreto: un amore incondizionato a Gesù Abbandonato in ogni dolore piccolo o grande in noi o attorno a noi. Compresi che si trattava di una esperienza di Dio, radicale, senza mezze misure; che Lui mi chiamava a darGli tutto, a seguiLo. Mi venne una paura grandissima: per me si trattava di TUTTO o NIENTE. Nei mesi successivi al Genfest, non mancarono sofferenze e dolori forti. Ma la vita che avevo intrapreso con le Gen, il poter dare un senso al dolore, l’unità tra noi fatta di amore concreto, di condivisione, mi ha aiutato ad andare avanti, al di là di ogni ostacolo, in una avventura straordinaria che mi ha dilatato il cuore. Ho sperimentato che, con Dio tra noi, tutto è possibile e la realtà dell’unità della famiglia umana che avevo sognato, realizzabile.
Patrizia Bertoncello
https://vimeo.com/27191743 (altro…)
Dic 13, 2017 | Focolari nel Mondo
Si tratta di un corso di preparazione al matrimonio presso il Centro internazionale di Castel Gandolfo, cui sono invitati giovani di diverse nazioni che desiderano dialogare sui valori che stanno alla base della vita a due. In modo interattivo e dinamico verranno proposte tematiche quali:
- la scelta della persona
- il ‘passaggio’ dall’io al noi
- la comunicazione di coppia
- i conflitti e il perdono
- il linguaggio del corpo
- fecondità e procreazione responsabile
- e tanto altro ancora
All’elaborazione del programma, insieme ad esperti di Famiglie Nuove, hanno contribuito 4 giovani coppie di nazionalità diverse: Filippine, Portogallo, Brasile, Italia. Depliant Per info e iscrizioni: famiglienuove@focolare.org Tel +39.06.97608300 – +39.06.9411614 (altro…)
Dic 13, 2017 | Focolari nel Mondo
La festività ebraica di Chanukkà, conosciuta anche con il nome di Festa delle luci o Festa dei lumi, che ogni anno inizia il 25° giorno del mese ebraico di Kislev e si prolunga nel mese di Tevet, quest’anno inizierà la sera del 13 dicembre e durerà fino al 20. La festività ricorda la rivolta dei Maccabei, nel II secolo a.C., insorti in difesa del monoteismo, della propria terra e dei propri costumi contro i Greci, che volevano spogliare gli ebrei della loro identità. Tornati nel Tempio di Gerusalemme, dopo l’occupazione ellenica, per riconsacrarlo, vi trovarono solo una piccola ampollina d’olio, sufficiente per un solo giorno. Miracolosamente quella piccola quantità d’olio diede la luce per otto giorni. Ogni anno, in questo periodo, ogni famiglia ebraica accende nella propria casa la Chanukkià (il candelabro a nove bracci) per otto sere, tante quanti furono i giorni in cui l’ampolla d’olio rimase accesa nel Tempio. Il candelabro viene posizionato vicino alla finestra, perché sia ben visibile anche all’esterno, come monito a rispettare sempre la vita e i suoi ideali. (altro…)
Dic 13, 2017 | Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Ad ogni inizio d’anno, alla Scuola Loreto nulla è uguale a prima. Succede dal 1982, anno della sua fondazione, per la sempre diversa provenienza dei nuclei famigliari che la frequentano. Come differenti sono le aspettative che li spingono a venire a Loppiano. Il ritmo delle lezioni si adegua alle loro lingue e culture; il lavoro, che è parte integrante della Scuola, viene rimodulato; i momenti di festa si arricchiscono di nuovi suoni e colori. I corsi, incentrati sulle tematiche familiari nella prospettiva della spiritualità dell’unità, coincidono con l’anno scolastico che i figli frequentano nelle scuole pubbliche del circondario. Giappone, Corea, Messico, Brasile, Colombia, Italia-Argentina, Vietnam, sono questi i Paesi delle 8 famiglie del corso appena inaugurato. Ad accomunarle un unico desiderio: crescere come famiglia nell’amore scambievole del Vangelo. È questa infatti l’unica legge che vige nella cittadella nella quale queste famiglie vogliono fare un’esperienza full immersion. “Perché siamo venuti qui?”, cercano di rispondere Indian Henke ed Emilio di Pelotas (Brasile). “Per cercare l’essenziale della vita. Non volevamo rimanere nel circolo vizioso del profitto così abbiamo inserito la nostra azienda nel progetto EdC, venduto l’automobile, regalato ai poveri metà dei nostri vestiti e alcuni elettrodomestici. È stata una rivoluzione e, come conseguenza, ci è venuta una voglia irresistibile di fare un’esperienza formativa insieme con i nostri figli”.
“Per venire – racconta Bao Chau, vietnamita, papà di due bimbi – abbiamo dovuto aspettare quattro anni per motivi famigliari. Eravamo sul punto di ritirare l’iscrizione, quando, appianate le difficoltà, abbiamo sentito fortemente che Dio ci attendeva a Loppiano. Siamo qui dal 2016, ma per via della lingua, nel corso precedente non abbiamo potuto comprendere tutto. Così abbiamo pensato di rimanere ancora un anno. Ne ho fatto richiesta al mio datore di lavoro, ho chiesto ai miei fratelli di aiutarmi per il mutuo della casa e la richiesta ai responsabili della Scuola. Dopo quasi due mesi, finalmente tutte le risposte sono state affermative”. “Siamo felici di rimanere – aggiunge la moglie Bao Vy – per imparare più in profondità la vita del Vangelo e, al nostro rientro, condividerla con le famiglie del Vietnam, crescendo insieme ogni giorno nell’amore”. “Veniamo dalla Corea e questa è nostra figlia Maria Grazia di 13 anni”. Così si presentano Irema e Michele, già titolari di un Istituto che una quindicina di anni fa Michele aveva fondato per rispondere alla diffusa esigenza di una migliore preparazione all’università. “Dai dieci studenti iniziali – raccontano – in tre anni le iscrizioni hanno raggiunto le mille unità. Il lavoro ci coinvolgeva sempre più e il nostro progetto di costruire una famiglia unita e armoniosa ha cominciato a risentirne”. Dopo una profonda comunione tra di loro, ai primi di giugno è emersa la decisione di vendere e cercare un altro lavoro. Poi a Michele è balenata un’idea: “Se vendiamo l’Istituto andiamo a Loppiano per un anno!”.
Era la proposta che Irema gli aveva fatto subito dopo le nozze, ma che allora non era realizzabile. “Dovevamo riuscire a vendere prima delle vacanze. Abbiamo tanto pregato e l’ultimo sabato di giugno l’Istituto è stato venduto. Davvero Dio ci voleva qui!”. A comporre questo multiforme mosaico internazionale ci sono anche Francesca (34), italiana, e Roberto (37) argentino di Cordoba. “Dopo varie esperienze vissute in altri Paesi – raccontano – ora siamo residenti in Italia, a Loreto. Nel nostro percorso familiare, finora breve ma intenso, le difficoltà non ci hanno risparmiato: i contesti familiari diversi, alcune vicende esterne a noi e il nostro modo, diverso, di reagire ci hanno un po’ ostacolato, ma l’amore e la volontà di costruire una famiglia sana e aperta sono forti. Abbiamo così maturato la decisione di venire alla Scuola Loreto con Isabel (3 anni), per imparare a dare le giuste priorità e crescere come persone e genitori. Vivendo la condivisione e il confronto con gli altri, chissà che un giorno anche noi possiamo diventare testimoni del Vangelo nel mondo”. Vedi il Video (altro…)
Dic 12, 2017 | Focolari nel Mondo
Promossi da E.di C. Spa Polo Lionello Bonfanti in collaborazione con SEC, sarà possibile anche seguirli online. Continua nel 2018 al Polo Lionello Bonfanti in Loc. Burchio snc Figline e Incisa Valdarno (FI) l’esperienza iniziata nello scorso mese di giugno con la “Settimana di Economia Biblica”: 5 giorni di “full immersion” nella dimensione economica, sociale e antropologica del libro della Genesi e del libro di Giobbe con Luigino Bruni. 5 giorni che avevano avuto per molti dei partecipanti il sapore di un “viaggio dalle mete inaspettate” parole nuove, sguardi diversi, alla scoperta o ri-scoperta di “volti”: da quelli dei compagni di viaggio, a quelli provenienti dall’Antico Testamento e riemersi dai libri studiati insieme. I partecipanti si erano lasciati con il desiderio di ritrovarsi presto per continuare insieme “il viaggio”: da qui la determinazione a proseguire l’esperienza e la proposta per il prossimo anno; per dare a tutti la possibiltià di partecipare, nel 2018 il corso verrà organizzato in maniera un po’ diversa, e suddiviso in due distinti momenti, fruibili anche separatamente, dal giovedì mattina al sabato a pranzo. Il primo appuntamento è stato a febbraio (15-17/2), con il corso sul libro dell’Esodo. Il secondo appuntamento è invece per giugno (14-16/6), con il corso sul libro del profeta Isaia. Anche quest’anno sarà possibile partecipare attivamente ai corsi in streaming ed ad un prezzo agevolato. Edc online
Dic 12, 2017 | Focolari nel Mondo
Promossi da E.di C. Spa Polo Lionello Bonfanti in collaborazione con SEC, sarà possibile anche seguirli online. Continua nel 2018 al Polo Lionello Bonfanti in Loc. Burchio snc Figline e Incisa Valdarno (FI) l’esperienza iniziata nello scorso mese di giugno con la “Settimana di Economia Biblica”: 5 giorni di “full immersion” nella dimensione economica, sociale e antropologica del libro della Genesi e del libro di Giobbe con Luigino Bruni. 5 giorni che avevano avuto per molti dei partecipanti il sapore di un “viaggio dalle mete inaspettate” parole nuove, sguardi diversi, alla scoperta o ri-scoperta di “volti”: da quelli dei compagni di viaggio, a quelli provenienti dall’Antico Testamento e riemersi dai libri studiati insieme. I partecipanti si erano lasciati con il desiderio di ritrovarsi presto per continuare insieme “il viaggio”: da qui la determinazione a proseguire l’esperienza e la proposta per il prossimo anno; per dare a tutti la possibiltià di partecipare, nel 2018 il corso verrà organizzato in maniera un po’ diversa, e suddiviso in due distinti momenti, fruibili anche separatamente, dal giovedì mattina al sabato a pranzo. Il primo appuntamento è quello di febbraio (15-17/2), con il corso sul libro dell’Esodo. Il secondo appuntamento è invece per giugno (14-16/6), con il corso sul libro del profeta Isaia. Anche quest’anno sarà possibile partecipare attivamente ai corsi in streaming ed ad un prezzo agevolato. Edc online
Dic 12, 2017 | Nuove Generazioni
https://vimeo.com/246971375 «Io avevo sentito parlare solo di Babbo Natale, ma nessuno mi aveva raccontato la storia vera del Natale, la storia di Gesù che nasce!», racconta una bambina. «Eh sì, la gente se l’era un po’ dimenticata, ma noi glielo possiamo ricordare! Come stanno già facendo tanti altri bambini in tutto il mondo», risponde un altro. Sono i gen4, bambini e bambine «che vogliono bene a tutti come ha fatto Gesù e fanno vedere a tutti che è Lui il dono più grande!», come loro stessi spiegano. Glielo ha insegnato Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, che aveva rivolto loro questo invito: «Fate nascere Gesù in mezzo a voi col vostro amore; così è sempre Natale! […] Possiamo offrire Gesù, Gesù in mezzo a noi a tutto il mondo, portare questo nostro amore, questa gioia nelle strade, nelle scuole, ai piccoli ed ai grandi… dovunque!». Anni fa, Chiara, passeggiando prima di Natale per le strade di Zurigo, in Svizzera, aveva visto le vetrine con luci, giocattoli, la neve sugli alberelli, Babbo Natale… e si era chiesta: Dov’è Gesù? Gesù non c’era. «Questo mondo ricco si è preso il Natale, ma ha sloggiato Gesù», scriveva. «Cosa vuol dire ‘sloggiato’?» Chiede una bambina. «Significa che Gesù non ha posto dove abitare, come quando è nato, e non trovavano un posto per Lui». «Allora Chiara ci ha detto: almeno noi facciamogli festa! Noi gen4 di tutto il mondo vorremo far così e invitare a tutti a farlo». Nasce in seguito l’idea di realizzare delle statuine di Gesù bambino e dei presepi e di offrirli alle persone che forse non sanno o non si ricordano che Gesù è più importante degli acquisti di Natale. «Vogliamo far ricordare che il Natale è la festa di Gesù. E diciamo alle persone: vuoi portarlo a casa tua? Qualcuno risponde di no, qualcuno passa e non si ferma neppure, ma altri si fermano e noi diamo queste statuine di Gesù o presepi, preparati da noi. Siamo nelle piazze principali, delle grandi città e nei centri commerciali, le diamo anche ai nostri sindaci e andiamo nelle case di riposo degli anziani;attiriamo l’attenzione con le nostre bancarelle, i concerti musicali; organizziamo feste di Natale per tanti bambini. È come un’onda di felicità che coinvolge tutti e riporta al centro del Natale il “festeggiato”». (altro…)
Dic 12, 2017 | Cultura
Brendan Leahy y Judith Povilus (comp.) María es la mujer más mencionada en el Evangelio. Más que cualquier otra mujer en la historia ha sido fuente de inspiración, luz y consuelo para muchas personas. Innumerables las personas que han llevado su nombre a lo largo de los siglos. Y ¿quién podría contar las plegarias a ella dirigidas? Su presencia y su intervención en momentos críticos de la historia marcó el camino de variados países. Basta pensar en lo que la Virgen de Guadalupe, la Morenita, aparecida en 1531 a Juan Diego, significó, y significa hasta hoy, para los mexicanos y para toda América Latina. La fascinación de María inspiró, desde los primeros siglos cristianos, poesías y cantos, entre los cuales el antiguo himno oriental “Akatisthos”. Y no podemos olvidar de qué manera la figura de María incidió en la cultura en el segundo milenio. Basta pensar en la alabanza que le dirige San Bernardo en el último canto del Paraíso de Dante: «Virgen Madre, hija de tu hijo», o en el bellísimo comentario al Magnificat que hace Martín Lutero. Pensemos también en los innumerables frescos, pinturas, retablos, estatuas, que se encuentran en las iglesias y galerías de arte de todo el mundo, por no hablar de los sublimes íconos marianos de la tradición ortodoxa. A pesar del secularismo que caracteriza a nuestra época respecto de las anteriores, María sigue siendo aún hoy un punto de referencia. Aquí presentamos la experiencia de una mujer de nuestro tiempo, que no se preocupaba por presentar una reflexión actualizada de la figura de María, pero sin embargo la hizo redescubrir y volver a comprender en clave innovadora y actual a través de su experiencia espiritual que ha arrastrado a miles de hombres y mujeres, y no sólo católicos sino también personas de distintas Iglesias y de diferentes religiones. Como pincel en las manos del pintor, en la humildad de reconocerse como “nada”, Chiara Lubich, con toda su creatividad, fue elegida por Dios para dar vida a un Movimiento que, en el momento de su aprobación oficial por parte de la Iglesia Católica, recibiría el nombre de “Obra de María”. El resultado: una experiencia profética que nos hace descubrir en una luz nueva la actualidad de María. Editorial Ciudad Nueva Argentina / Editorial Ciudad Nueva España
Dic 12, 2017 | Focolari nel Mondo
“Il Concerto di Natale” compie venticinque anni sotto il patrocinio della Congregazione per l’Educazione Cattolica, per accompagnare, ancora una volta, la tradizionale cena della vigilia di Natale del pubblico televisivo. Il Concerto avverrà sabato 16 presso l’Aula Paolo VI e, prodotto dalla Prime Time Promotions, sarà trasmesso da Canale 5 la sera del 24 dicembre. Per informazioni sulla partecipazione e acquisto biglietti: www.concertodinatale.it Telefono: 06.68136738 Lunga la lista di artisti che si esibiranno con canzoni della tradizionale natalizia, brani sacri o grandi successi del loro repertorio: dalla “sacerdotessa del rock” Patti Smith (USA), all’ex voce degli Eurythmics Annie Lennox (Scozia); da Noa (Israele), da sempre impegnata nel dialogo inter religioso, a Imany (Francia), nome d’arte di Nadia Mladjao che significa “fede” nella lingua Swahili; dal ballerino di flamenco Joaquín Cortés (Spagna), all’attrice e cantante Lola Ponce (Argentina) lanciata con “Il Gobbo di Notre Dame de Paris” di Cocciante. Attesi ancora Hevia (Spagna) con la sua cornamusa, Al Bano, Alex Britti, Suor Cristina, Gigi D’Alessio, Fabio Armiliato, Giò Di Tonno, Andrea Griminelli, Syria, oltre ai cori Cheryl Porter & Hallelujah Gospel Singers (Usa), Art Voice Academy (Italia), il Piccolo Coro di Piazza Vittorio (Italia). Tutti accompagnati dall’Orchestra Sinfonica Universale Italiana diretta dal maestro direttore e concertatore Renato Serio, per rendere ancor più solenni le esibizioni. La varietà del cast rispecchia il tema di fondo del Concerto, ovvero la promozione di una cultura dell’incontro tra religioni per la pace, attraverso artisti di ogni nazione, cultura, religione, espressione musicale. Come avviene ormai da undici anni, l’evento è promosso dalla Fondazione Don Bosco nel Mondo, e quest’anno il Concerto sosterrà anche le attività della Fondazione Pontificia Scholas Occurrentes, un’istituzione creata da Papa Francesco per promuovere nelle scuole pubbliche e private di tutto il mondo la cultura dell’incontro per la pace attraverso l’educazione. Il progetto proposto dalla Fondazione Don Bosco è rivolto alla liberazione dei bambini che in Congo lavorano in condizioni di semi schiavitù per l’estrazione del coltan, il minerale necessario per la costruzione dei computer e degli smartphone. Il progetto sul quale richiama l’attenzione la Fondazione Scholas è finalizzato al contrasto del cyberbullismo attraverso l’educazione dei gestori e degli utenti a un uso corretto degli strumenti di comunicazione elettronica e informatica. A questi due progetti verranno destinati i ricavi di biglietteria, così come le donazioni che perverranno al numero di sms solidale 45549, per il periodo 17 dicembre 2017 – 02 gennaio 2018. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari Wind Tre, TIM, Vodafone, PosteMobile, Coop Voce e Tiscali. Sarà di 5 euro anche per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa Vodafone, TWT, Convergenze e PosteMobile, e di 2 o 5 euro da rete fissa TIM, Wind 3, Fastweb e Tiscali.
Dic 12, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Emergenze continue, ma anche solidarietà e desiderio di ripartire. In Venezuela, un difficile quadro socio politico, l’inflazione alle stelle, l’aumento persistente del numero di persone in stato di povertà estrema, la mancanza per molti del necessario, gli scontri violenti. A Cuba e Portorico, dopo il passaggio dell’uragano, una difficile ricostruzione, l’esodo di migliaia di persone, la mancanza di elettricità, acqua potabile e comunicazione. Eppure, anche in mezzo a difficoltà estreme, la vitalità del popolo caraibico e la volontà di ricominciare non mancano. María Augusta e José Juan, della comunità dei Focolari della zona dei Caraibi, riferiscono: «La situazione generale in Venezuela è molto dolorosa, per la mancanza di cibo, medicine, per l’impotenza e la precarietà sempre più grandi e, in più, anche per il continuo esodo di persone che lasciano il Paese. L’elenco di nostri amici che sono già partiti, e di altri che si stanno accingendo a farlo, è lungo. Nonostante questo dobbiamo “rimanere ai piedi della croce”, in mezzo a tanto dolore, ma con la speranza nella resurrezione. Resurrezione che già vediamo nelle persone, nella loro profondità e nella solidarietà evangelica che le anima». Ofelia, a nome della comunità venezuelana, racconta: «Non è facile trovare soluzione ai problemi che stiamo vivendo, come la carenza di cibo, vestiti e medicinali. Ma abbiamo vive nel cuore le parole di Gesù “Date e vi sarà dato”, che possiamo vivere giorno dopo giorno. Se qualcuno non ha niente da mangiare, condividiamo il pacchetto di riso o le medicine e tutto ciò che ci arriva in mille modi. E tra coloro che ne hanno più bisogno circola tutto, senza distinzione. Ognuno pensa e tiene presenti gli altri, la vita circola e la comunità cresce. In mezzo alla violenza e alla precarietà di ogni giorno, la presenza di Gesù tra noi è come una fiamma che attrae e dà speranza».
Sulla situazione della comunità presente a Cuba, sono sempre María Augusta e José Juan a dare notizie: «Lo scorso fine settimana, a Santiago, si è tenuta una Mariapoli con circa 200 persone, un segno della vita che sorge sempre nuova in mezzo alle difficoltà che tutti devono affrontare». E sulle comunità di Porto Rico: «Come sapete bene, vivono dei mesi veramente tragici per i devastanti effetti dell’uragano che ha distrutto l’isola. Da lì riceviamo continue e commoventi testimonianze d’amore evangelico e di solidarietà tra tutti». Eccone alcune: «56 giorni senza luce e acqua per soli 30 minuti al giorno. Non è facile lavorare in ufficio col grande caldo, ma si può! La torcia illumina un po’, le bottiglie d’acqua si possono esporre presto al sole e a mezzogiorno hai già un po’ di acqua tiepida per lavarti. Per il forte caldo… un ventaglio o dello spray con acqua e alcool rinfresca per un pò…». «Alcuni giovani del Movimento e della parrocchia Inmaculado Corazón de María del paese di Patillas, insieme agli studenti del Colegio San Ignacio, hanno distribuito razioni di alimenti alle comunità bisognose. Complessivamente 237 sacchi di viveri». «La mia esperienza a Palma Sola è stata molto forte a causa della distruzione e della mancanza di tutto. Mettermi a servizio, insieme alla mia famiglia, è stata la cosa più bella che ho fatto nella vita». «Abbiamo sempre qualcosa da dare, valutando bene ciò che ci occorre e offrendo con gioia il resto a chi ne ha bisogno». «Siamo andati alla comunità di Recio del ‘barrio’ Guardarraya di Patillas. Era difficile arrivare per via delle strade distrutte dell’uragano. Cominciando dalla periferia dove la devastazione era totale, aggiungendo povertà a quella che già c’era, abbiamo trovato anziani con i volti stanchi e scoraggiati, persone con problemi di asma, ulcere nelle gambe, diabete (e il problema di come conservare l’insulina in assenza di energia elettrica), pressione alta. Un bambino aveva una allergia sulla pelle… Si è cercato di riutilizzare l’antico acquedotto comunitario per supplire alla mancanza d’acqua». «A Gurabo c’è stata la possibilità di conoscerci meglio con i nostri vicini, mentre li aiutavamo nelle loro necessità». «Andare avanti e rimetterci in piedi non dipende solo dal Governo, né dai militari, né da aiuti esterni. Dipende anche da noi, da me, da te. Insieme ce la faremo!». (altro…)
Dic 11, 2017 | Focolari nel Mondo
Il corso di formazione spirituale è indirizzato ai giovani consacrati/e che stanno vivendo le prime tappe della formazione (noviziato, juniorato) oppure a professe/i perpetue/i che stanno ultimando gli studi. E’ un convegno spirituale-esperienziale per vivere la comunione fra diversi carismi alla luce della spiritualità dell’unità. Il tema di quest’anno sarà incentrato su Maria. Per iscrizioni e informazioni: Centro di spiritualità “Claritas” mail: claritas@loppiano.it Centro di spiritualità “Casa Emmaus” mail: casa.emmaus@loppiano.it
Dic 11, 2017 | Cultura
“Il cristiano è colui che riesce a vivere l’ordinario in modo straordinario”. Questa definizione, espressa da Giovanni Paolo II, ci può aiutare ad accostarci alla storia di Domenico Mangano, pubblicata dall’editrice Città Nuova sotto il titolo Frammenti di reciprocità. “Una storia segnata dalla carità. La vita di un uomo che ama di cuore e intelligenza, con spirito di iniziativa ad ampio ventaglio, sempre in generosità senza limiti”. Così lo presenta Tommaso Sorgi, sociologo, già deputato al Parlamento, nella prefazione al libro. È infatti proprio sullo sfondo delle vicende politiche italiane degli ultimi 40 anni che si muove la figura di Domenico Mangano, un laico appassionato, mosso dal desidero instancabile di coniugare le sfide del Vangelo dentro la quotidianità della famiglia, del lavoro, della politica.(…) La sua genuina ricerca lo aveva reso in grado di cogliere la novità e la preziosità della spiritualità comunitaria nell’incontro con i Focolari: “Trovai un’aria di pace, il sorriso sulla bocca di tutti: – raccontò Domenico – c’erano amministratori comunali come me, ma anche politici di livello molto più in alto del mio. E sorridevano. Io per le preoccupazioni della politica ero sempre arrabbiato “. Lo colpì in particolare la testimonianza di una giovane donna francese, che, senza alcuna preparazione specifica, ma animata dall’amore ai suoi concittadini, seppe risolvere una difficile situazione civica. “Mi accorsi lì – spiegò Domenico – del mio fallimento di politico: lei, senza alcuna esperienza specifica, aveva fatto tanto. La invidiavo di cuore: io che stavo sempre a leggere e studiare, avevo un bilancio personale così povero e non avrei avuto nulla da raccontare di quello che avevo fatto”. Il percorso politico, cominciato nella sua città, porterà, negli anni, Domenico a spendersi nella costruzione del nascente “Movimento politico per l’unità”, espressione dei Focolari, realtà promotrice della fraternità universale, fra uomini politici, fra i partiti, fra le nazioni. Una nuova grave malattia, che lo porterà alla morte in breve tempo, colpì Domenico quando ormai si dedicava a tempo pieno alla costruzione di questo progetto,(…) “Domenico ha saputo vivere con pienezza
– scriverà di lui Chiara Lubich – e ha trasmesso a tanti la sua passione per l’unità, valorizzando ogni momento del vivere quotidiano”. Una biografia che si legge d’un fiato e che ci fa davvero godere della compagnia di Domenico, attraverso un racconto partecipe e vivace.
Dall’articolo di Paolo Crepaz:”Costruire ovunque frammenti di reciprocità” del 21 ottobre 2002
Dic 11, 2017 | Centro internazionale, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Non un viaggio turistico, quello organizzato dalla Rete internazionale “Dialoghi in Architettura” insieme all’Università di La Salle di Bogotá, ma un’esperienza di vita insieme, conoscendo direttamente i luoghi, il mondo della cultura, delle imprese e delle associazioni. La partenza è da Bogotá, dal Sud della città. Gli sguardi disorientati degli italiani dicono che bisogna “cambiare gli occhi” per trasferirsi col cuore e la mente in questa terra dai forti contrasti e con un diverso rapporto con l’ambiente e il territorio. Oltrepassiamo, a più di 3000 metri, la Cordigliera Orientale raggiungendo il centro di Villanueva, paese coloniale tra le montagne, dove sembra si sia fermato il tempo. Assistiamo ad una esercitazione di evacuazione degli abitanti in caso di terremoto, e la riunione nella piazza del paese che ci dà modo di vivere con tutti questo momento comunitario. Il viaggio riprende su una lunga strada in discesa, contorta, attraverso tunnel che fanno scoprire a tratti il verde intenso delle montagne e la vista di bellissimi panorami. Solo per un momento si vede l’intervento dell’uomo che sta costruendo un ardito ponte di collegamento. Raggiungiamo la porta del Llano, Villavicencio. La temperatura esterna è molto alta, pari al calore della gente che incontriamo. Un maestoso albero ci ripara dalla luce.
Riprendiamo la strada attraversando “el llano”, un’immensa distesa. È una natura disabitata, che contrasta con la megalopoli. Tappa successiva: Yopal, città mai visitata prima, ma subito familiare per l’accoglienza che riceviamo. Visitiamo l’Università Unitrópico, che ha iniziato un percorso interdisciplinare e di architettura sociale. Come in tutti i paesi dell’America Latina, anche in Colombia l’architettura non può essere disgiunta dal sociale e nasce dai rapporti costruiti con le comunità. Nei pressi di Yopal si trova il Campus universitario ‘Utopia’ dell’Università di La Salle. Un’esperienza per i giovani che provengono dalle regioni rurali, vittime di violenza da parte della guerriglia. Coniugando lo studio e il lavoro della terra ottengono un diploma in Scienze Agrarie e la possibilità di iniziare un lavoro. Una concreta esperienza pilota di pace, cui guardare con speranza. Eccoci a metà del viaggio. Dopo un’ottima colazione tipica, ripartiamo per le città coloniali di Monguì, e Tunja, prima capitale della Colombia. Nelle grandiose piazze coloniali, come a Villa de Leyva, si incontrano le popolazioni indigene che ci trasmettono la loro forte identità che oggi si integra bene nelle architetture coloniali. Rientriamo a Bogotá dal Nord. L’impatto è quasi più forte che dal Sud. Attraversiamo la zona più ricca con le sue abitazioni chiuse in recinti di sicurezza. L’esperienza continua con il workshop organizzato dall’Osservatorio Urbano dell’Università La Salle, nel quartiere periferico Altos de Cazucá, dove ci trasferiamo per una settimana, conoscendo da vicino le famiglie, condividendo il cibo e dormendo nelle loro case. L’impatto è molto forte. Siamo insieme a giovani universitari della Germania, di Bogotá e di Yopal. La povertà è altissima ma la solidarietà e i rapporti che esistono ci fanno scoprire l’identità del posto. L’esperienza di lavoro è nuova! Si tratta di completare gli esterni di alcune abitazioni, realizzare degli orti, dipingere alcune facciate, allestire una biblioteca, disegnare dei murales che esprimano la vita di quella comunità. Un’intera famiglia viene simbolicamente rappresentata da uccelli, tra loro anche il figlio ucciso dalla delinquenza locale, un dolore che abbiamo condiviso. Uno dei giovani del quartiere ci dice: «Abbiamo lavorato insieme e abbiamo reso bello il nostro quartiere. Ora si continuerà completando le strade». I loro sguardi si imprimono dentro di noi: grande entusiasmo e nuova speranza ci invadono. Lo scambio interculturale è un vero e proprio arricchimento nel fare architettura insieme. Mettendo a disposizione le sue capacità e conoscenze, l’architetto può contribuire a ricostruire il tessuto sociale realizzando spazi che servano a custodire e far crescere l’identità di un luogo con la sua comunità. (altro…)
Dic 10, 2017 | Focolari nel Mondo
Il 10 dicembre 1948 venne proclamata la Dichiarazione universale dei Diritti umani. Da allora ogni anno, lo stesso giorno, si ricorda tale Dichiarazione, elaborata dalla Commissione per i diritti umani, organo dell’ONU, presieduta all’epoca da Eleanor Roosevelt, moglie del presidente degli Stati Uniti d’America, Franklin D. Roosevelt, per richiamare l’attenzione di tutti sull’importanza e la difesa della dignità della persona. Il documento costituisce una sorta di cesura tra l’epoca precedente al 1948, in cui l’indignazione per le iniquità nel mondo veniva affidata a qualche sporadico intervento, e quella successiva, in cui veniva fermamente riconosciuta, per la prima volta, la necessità di contrastare le diseguaglianze, in tutti gli Stati del mondo. Riconoscendo la validità di tale Carta e applicandone alla lettera i 30 articoli, molti aspetti deviati della nostra società scomparirebbero: schiavitù, tortura, guerra, razzismo, violenza di genere, maltrattamento sui minori, sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo, ma anche depauperamento, abuso e inquinamento delle risorse ambientali. (altro…)
Dic 9, 2017 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nel mondo moderno, l’obbedienza non è più apprezzata nella sua giusta misura. Il soffio di libertà, di fraternità e di uguaglianza che si è sprigionato dalla rivoluzione francese è entrato ormai nei nostri giornali, nei nostri cortili, nelle nostre case, ed anche nelle nostre parrocchie e nei nostri conventi. (…) Non è raro perciò trovare nel nostro inconscio un larvato senso di diffidenza nei confronti di questa preziosa virtù, quasi che essa sia in contrapposizione alla scoperta evangelica che siamo tutti fratelli in Cristo. (…) L’obbedienza non implica un’abdicazione della propria personalità, un’umiliazione inumana. Essa al contrario ci aiuta ad essere veramente noi, a sviluppare il nostro io, poiché ci inserisce in un contesto sociale che è indispensabile umanamente e divinamente alla vera manifestazione delle nostre capacità. Quando la volontà di colui che è superiore a me legittimamente nel governo civile od ecclesiastico. mi indica quello che devo volere o quello che devo tralasciare, anche se ciò urta con i miei progetti, con il mio modo di pensare, mi eleva sempre ad un piano più vasto e generale, al piano del bene comune. Quella menomazione che provo, quella frizione per il contrasto che v’era, è il contributo necessario a tale mio innalzamento. In quel momento la mia umanità cresce, è più piena. E più mi trovo unito agli altri, più riscopro la mia fratellanza con gli altri. Essa infatti è frutto di comunione. L’obbedienza, lungi dall’essere in contrasto, diventa perciò mezzo indispensabile alla fraternità umana. (…) Molte volte, nel parlare di questa virtù, se ne presentano solo gli aspetti ascetici: quanto progredisce l’anima che rinunzia alla propria volontà, quanto si liberi dalle passioni, ecc. È certamente vero, ma essa ci dà qualcosa di meglio, ci fa partecipi dell’umanità di Cristo misticamente, ci permette di provare nel nostro cuore gli stessi sentimenti di Cristo (cf Fil. 2,5). Maria Santissima è il modello per eccellenza di questa obbedienza interiore. Quando risponde all’angelo: “Ecco la serva del Signore”; quando, per seguire l’editto dell’imperatore romano, si reca a Betlemme; quando “in tutta fretta” segue l’ispirazione di andare ad assistere Elisabetta; quando alle nozze di Cana chiede a Gesù il miracolo; quando sul Calvario dona il Figlio di Dio per stare con Giovanni; quando in mezzo agli apostoli prega in attesa amorosa dello Spirito Santo: la sua vita è un continuo obbedire a Dio solo, obbedendo agli uomini e alle circostanze. E rivivendo in noi Maria, parteciperemo della sua stessa intimità, della sua stessa docilità. Come il focolarino Andrea Ferrari che morente, con il sorriso sulle labbra, a chi lo preparava ad accettare la volontà di Dio, diceva sorridente con un’arguzia che manifestava la sua intima unione: “Abbiamo imparato a riconoscerla sempre, anche nel rosso di un semaforo”. Da: PASQUALE FORESI – Parole di Vita – Città Nuova 1963 – pp 197-8-9-200 (altro…)
Dic 8, 2017 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
La pace, il rispetto della dignità e dei diritti di ogni popolo, il dialogo a tutti i livelli sono gli obiettivi altissimi lasciati in eredità ai popoli visitati da Papa Francesco nel suo recente viaggio in Asia. In questi giorni stanno arrivando alcune testimonianze dalla comunità dei Focolari del Myanmar, che insieme ad altre si sono impegnate per curare, sotto vari aspetti, la preparazione e lo svolgimento del viaggio: le traduzioni, il servizio d’ordine, l’assistenza sanitaria, l’orchestra delle celebrazioni. Eccone alcune: «La venuta di Papa Francesco per noi è stata la realizzazione di un sogno. C’è voluto del tempo perché lo stupore si trasformasse in coscienza di quello che stava realmente accadendo». «Le lacrime solcavano le guance degli anziani. Ma anche i giovani, per quanto sia più difficile per loro comprendere la portata dell’evento, ne hanno gioito». I cattolici, una piccola minoranza del Paese, si sono sentiti incoraggiati: «Eravamo un gregge piccolo e isolato. Finalmente abbiamo visto da vicino il nostro pastore. Ora questo popolo non è più ai margini, ma sotto i riflettori del mondo. Finalmente è accaduto qualcosa di cui essere fieri. Il Papa è nel Myanmar». «Non dobbiamo più avere paura di nulla».
Gennie lavora con gli “sfollati interni” (IDP, Internally Displaced Persons), civili costretti a fuggire da persecuzioni che, a differenza dei rifugiati, non hanno attraversato il confine internazionale. Nella maggioranza dei casi, in attesa di una nuova speranza di vita, sono privi di assistenza e protezione. Dopo il passaggio di Papa Francesco, ha scritto: «Oggi questa speranza si è rinnovata. Personalmente, la mia speranza è nell’Amore, e d’ora in poi sarà sempre viva in me». Dalla sua città, Loikaw, capitale del Kayah State, un territorio montuoso nel Myanmar orientale, il 28 novembre scorso è partita alla volta di Yangon, insieme a un gruppo di un centinaio di persone, provenienti dai villaggi più lontani dello Stato. Viaggiavano in 5 mini pullman. «Questo viaggio l’ha organizzato la nostra parrocchia. Vedere il Papa era un sogno per noi. Siamo partiti alle 9 del mattino, ci aspettava un viaggio di 10 ore. Eravamo pieni di entusiasmo, pregavamo e cantavamo. Abbiamo preso una strada più corta, ma impervia, per poter arrivare con largo anticipo. Invece, uno dei pullman ha avuto dei problemi lungo la strada, e abbiamo impiegato tutti circa venti ore per arrivare, in quanto non volevamo lasciare soli i nostri compagni. Ma di questo nessuno si è lamentato».
Sono circa le 5,30 del mattino quando il gruppo arriva al Kyaikkasan Ground di Yangon, dove sta per iniziare la Messa, seguita non solo dalla minoranza cattolica, ma anche da musulmani, buddisti e fedeli di religioni diverse. «Il nostro gruppo non è più potuto entrare, ma abbiamo preso posto vicino a uno degli ingressi. Attraverso il Papa, si sentiva l’amore della Chiesa per i più piccoli. Anche tra la popolazione, non solo tra i cristiani, si percepiva un amore molto forte. L’autista del taxi che abbiamo preso ci ha detto che fin dalle prime ore del mattino trasportava gratuitamente le persone dirette allo stadio, ma anche negli autobus e nei treni si viaggiava gratuitamente». Una giovane buddhista, dopo aver partecipato alla messa, ha scritto «Anche qui mi sono sentita in famiglia. Avverto la pace nel profondo del mio cuore». Ancora Gennie: «Sono sorprendenti i criteri rovesciati di chi devono essere d’ora in poi, per noi, i “vip”: tutto ricorda il Magnificat …ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati».
Per questa esperienza «dobbiamo ringraziare tutti, gli Yangoniani, sempre pazienti con la folla, quelli che hanno preparato questo evento, ma soprattutto il Santo Padre che ha deciso di venire in un paese così lontano. Un’alba nuova per il Myanmar». Valentina è medico. Insieme ai medici del servizio sanitario ha prestato un’assistenza pressoché ininterrotta: «Un’occasione che ci ha messo tutti insieme, senza confini. Noi medici, cattolici e non, eravamo tutti molto stanchi, ma abbiamo ricevuto una “grazia”, quella di riuscire ad amare senza smettere mai». Jerome, invece, ha lavorato come traduttore: «Per me è stato particolarmente bello vedere i giovani in attesa fin dal primo mattino davanti alla cattedrale di Saint Mary, a Yangon. Al termine della messa il Papa si è rivolto a noi, con un grande incoraggiamento a lavorare per la pace. Ora mi sento chiamato a una maggior generosità, a essere coraggioso e gioioso, come ci ha chiesto». (altro…)