Movimento dei Focolari

Giornata Internazionale della Famiglia

Il 15 Maggio di ogni anno si festeggia la Giornata Internazionale della Famiglia, proclamata tale dall’Assemblea Generale delle Nazioni Uniti nel 1994. Il tema di quest’anno è “Madri e Famiglie: Sfide in un Mondo che Cambia” e si concentra sull’importante ruolo delle madri per le famiglie e per le  comunità nel mondo. (altro…)

Marco Tecilla: il primo focolarino

Marco Tecilla: il primo focolarino

MarcoTecillaÈ la fine del 1945, a Trento (nord Italia), appena finita la guerra. Marco ha 19 anni e attraversa una profonda crisi spirituale. Un religioso amico lo invita ad un incontro. Una giovane, poco più grande di lui, “parlava di Dio con un fervore e una convinzione che non lasciavano dubbi”, ricorderà. Quella giovane è Chiara Lubich, circondata da un gruppo di ragazze che, come lei, hanno scelto Dio come l’Ideale della loro vita. In breve, Marco diventa il primo giovane a seguirla: il primo focolarino. La famiglia Tecilla è una famiglia semplice: il papà fornaio, la mamma infermiera, una sorella e tre fratelli. Con la crisi del ‘29 il papà perde il lavoro. «Ricordo che si copriva nei mesi freddi con un mantello – racconta Marco – e io lo accompagnavo da un panificio all’altro dove bussava per avere un lavoro o una sporta di pane da sfamarci. Solo più tardi scoprii che mentre con una mano teneva la mia, con l’altra faceva scorrere la corona del Rosario». Nonostante le carenze materiali, la sua è un’infanzia serena e vivace. Compiuti i 14 anni e terminata la scuola professionale comincia a lavorare come apprendista presso una ditta commerciale. Nel gennaio del ‘43 muore il padre. Scoppia la guerra e arrivano i bombardamenti su Trento. La famiglia Tecilla sfolla sulle montagne. Marco evita la chiamata alle armi svolgendo un servizio civile. Intanto, viene assunto come operaio nella ferrovia Trento-Malè. La sorella Maria comincia a frequentare spesso dei ritiri spirituali e cerca vestiti per i poveri. La famiglia e anche Marco, giudica questo comportamento “esagerato”, finché arriva per lui l’invito dell’amico religioso ed il suo incontro con Dio Amore. MarcoMarco_primi-tempi_3Da quando conosce Chiara e il primo gruppo di ragazze, si reca spesso alla “casetta” di piazza Cappuccini, dove abitano, per fare delle piccole riparazioni. È attirato dall’aria soprannaturale che vi si respira. «Una sera – ricorda – dovetti fare una riparazione più lunga del solito. Chiara lavorava di cucito seduta accanto al tavolo. All’improvviso si rivolse verso di me e disse: “Gesù, se venisse oggi, sarebbe Gesù 24 ore su 24, che lavora, prega, mangia, riposa… oggi sarebbe un Gesù elettrotecnico, come te…”». Marco rimane molto colpito da «questa nuova visione cristiana. Vedevo aprirsi davanti a me un orizzonte nuovo, pieno di luce. Quando uscii dalla “casetta” il cielo era trapunto di stelle. Iniziava per me una nuova vita, dovevo voltar pagina e abbandonarmi tra le braccia di quel Dio che mi si era manifestato AMORE». Marco sente che Gesù lo interpella: «Se vuoi essere perfetto va, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi. Seguire Gesù, ecco la mia strada». La sera del 27 novembre 1948, nasce il primo focolare maschile, con Livio che, nel frattempo, si è aggiunto. Marco allora non sa che l’aspettano, negli anni che verranno, trenta traslochi! Infatti il Movimento nascente si estende rapidamente in tutto il mondo e Marco si sposterà in tante città di Italia… Nel ‘53 a Innsbruck, nel ‘58 in Uruguay, Argentina, Brasile e Cile; nel ‘60 Trieste e poi, oltre cortina, a Zagabria. Il 22 novembre 1964 viene ordinato sacerdote e riparte per il Brasile fino al ‘67, poi torna ancora fino al ‘71. Quindi, al Sud Italia e poi a Milano, Padova, e infine nella sua Trento dove torna dopo 31 anni. È allora che trova il terreno per il nascente Centro Mariapoli di Cadine e partecipa al progetto che Chiara Lubich lancia nel 2001: Trento ardente. Alla fine di quell’anno Chiara lo vuole al Centro del Movimento, a Rocca di Papa (Roma), dove resterà gli  ultimi anni della sua vita. Marco20-VGGCH-20010601-Marco_016«Era incontenibile la sua gioia quando veniva a Loppiano a fare lezioni di Spiritualità ai membri di tutte le scuole – ricorda Redi Maghenzani, che ha vissuto 20 anni con lui –, con una particolare attenzione per le nuove generazioni di focolarine e focolarini. Ci lascia una scia di luce che non si spegne». Marco, ha seminato amore in tante parti del mondo –ricorda Armando Droghetti, focolarino che l’ha accompagnato negli ultimi anni –; quell’amore che ha fatto nascere l’unità fra gente di ogni condizione sociale e culturale, come testimoniavano le innumerevoli persone che sono passate a trovarlo in questi mesi, in particolare da quando un anno fa circa piccoli ictus hanno portato conseguenze a vari livelli. Ma, mentre tutto cala in Marco (le corde vocali sono sempre più deboli e le gambe sono come bloccate) questa situazione spinge tutti noi, con Marco in testa, ad un supplemento di amore reciproco. Sulla base di una vita spirituale e di unità sempre più intensa in focolare, anche l’inaspettata crisi dell’8 maggio non coglie Marco e anche noi impreparati. In una breve fase di ripresa dice sicuro: “Io devo solo essere purificato”. Accoglie il medico, con quei suoi occhi luminosi che l’avvolgono d’amore. Ed è questa anche l’impressione di tanti venuti a dargli un ultimo saluto. Dicevano che, oltre il senso di orfanezza che provavano per la sua partenza, era più forte la realtà a cui Marco li aveva preparati dicendo sempre che lui è niente e che Dio è tutto e che noi solo in Lui viviamo». Maria Voce, presidente dei Focolari, evidenzia tra l’altro che «Marco lascia in tutti noi l’impronta della radicalità dei primi tempi del Movimento con la sua fortezza e fede nel carisma dell’unità, con la purezza della sua vita evangelica». In un’intervista rilasciata il 31 marzo 2008, pochi giorni dopo la morte di Chiara Lubich, Marco dirà con forza: «Finché ho un po’ di fiato, un po’ di respiro, il mio desiderio è quello di poter donare tutto me stesso per le nuove generazioni. Sono sicuro che chi verrà dopo di noi farà cose maggiori delle nostre, proprio per la ricchezza che viene trasmessa dal carisma dell’unità, che non morirà mai». (altro…)

Giordani: Maria, la Madre

Giordani: Maria, la Madre

MariaModelloPerfetto_b«Come madre Maria fu una madre esemplare; e perciò divenne e resta modello della maternità. Non solo fu degna della divinità del Figlio, alla quale del suo cuore fece tempio, ma fu degna anche della umanità di lui: sicché, se egli fu, non solo uomo, ma l’Uomo nella perfezione, ella fu, non solo una donna, ma la Donna, che visse in sé unita­riamente la doppia vita, cioè l’intera vita, umana e divina: tutta per Iddio e tutta per il Figlio e, attra­verso lui, per l’umanità. Insegnò così e insegna come si debba vivere armoniosamente la vita dello spirito e quella della carne, in santità e castità, facendo di questa una custodia di quella. La doppia vita incluse sopra tutto le gioie della divinità – l’amore dello Sposo, lo Spirito Santo -, e le sofferenze dell’umanità, – privazioni, maldicenze, persecuzioni e infine l’assassinio sulla croce. Da Maria le madri in particolare, e le donne in genere, o meglio tutti gli esseri razionali, hanno da apprendere questa integralità, per la quale l’esistenza è piena: ché, se si trascura l’elemento spirituale o si trascura l’elemento materiale, si cade in difetto o verso l’umanità o verso la divinità. Maria prese e armonizzò, nella giusta gradazione gerarchica, a mo’ dell’uomo-Dio, la doppia realtà: fu vergine e fu madre; e risolse sempre il dolore in amore. Fu la donna forte: perché Dio era con lei. Divinamente forte. Su un tale modello si foggiarono milioni di crea­ture, sopra tutto madri, le quali, appunto, perché con Maria si ritemprano in Dio, facendosi serve della volontà di lui, non danno in smania a ogni stormir di fronda, come donne vacue: vacue (vuote) di Spirito Santo. «Se Dio è con noi, chi contro di noi?». Il motto piacque assai alla santa Cabrini, modellata su Maria Vergine Madre, come piacque a migliaia di martiri illustri e a milioni di vittime ignote della miseria, della persecuzione, della guerra, della disgrazia: donne e uomini umili che chiusero e chiudono vigorosamente nel cuore la loro pena, guardando Maria. La quale così fu e resta fonte di energia: madre di un amore più forte della morte. Madre di Gesù e madre di tutti: e maestra. San Bernardo c’insegna che Dio ha voluto che noi avessimo ogni cosa per le mani di Maria: Maria, madre delle grazie e della misericordia. Si dirà: ma il mediatore delle grazie è Gesù. Vero: però Gesù è il fratello nostro, carne nostra, fatto tale da Maria: e rivolgersi a lui pel tramite di Maria è interporre tra lui, offeso, e noi, offensori, la madre. Si inizia così una catena per cui Maria ascolta il peccatore. Gesù ascolta Maria, il Padre ascolta Gesù: e circola nella relazione lo Spirito Santo. Gesù venne a noi per mezzo di Maria: noi andiamo a Gesù per lo stesso tramite; quasi alveo, per il quale la vita transita da Dio agli uomini e ritorna dagli uomini a Dio. Il cristiano fa valere, per le labbra della Madre, questa sua fraternità con Cristo: questa sua parentela con Dio. – Mater Dei et mater mei – invocava inge­nuamente la pietà medievale; e cioè: – Madre di Dio e madre di me! – Pensiero che anche Silvio Pellico (1) tradusse in versi: Consolatrice Vergine, dei tribolati speme, sei madre nostra e insieme sei madre al Salvator! E dunque per Maria la convivenza si fa circuito familiare, dove circola la vita di Dio». Da Igino Giordani, Maria modello perfetto, Città Nuova, Roma, (1967) 2012, pp. 81-85, 108-109. (1) Scrittore, poeta e patriota italiano, nato nel 1789 e morto nel 1854, noto soprattutto come autore de “Le mie prigioni”. (altro…)

Andare avanti nell’unità

“Saluto i partecipanti alla settimana ecumenica promossa dal Movimento dei Focolari e li esorto a proseguire il comune cammino dell’unità, del dialogo e dell’amicizia tra le religioni e i popoli”. Con queste parole Papa Francesco, al termine dell’udienza generale del mercoledì 8 maggio, ha salutato i membri del movimento fondato da Chiara Lubich impegnati nella Settimana Ecumenica conclusasi il 13 maggio a Castel Gandolfo

Papa Francesco in visita a Fatima

Papa Francesco in visita a Fatima

Fatima-aMentre il Santo Padre si reca a pregare per la pace a Fatima, pubblichiamo stralci di un articolo di Chiara Lubich apparso sull’Osservatore Romano, nel 1984, in occasione del Giubileo delle Famiglie. L’evento di Fatima, afferma Chiara,  richiama alla conversione e alla fedeltà al Vangelo, anche della famiglia. «[…] Quando il Papa (Giovanni Paolo II, ndr) ha letto l’atto di affidamento dell’umanità a Maria, ha esordito con queste parole: “La famiglia è il cuore della Chiesa. Si innalzi oggi da questo cuore un atto di particolare affidamento al Cuore della Genitrice di Gesù”. E così da cuore a Cuore, in quest’intensa comunione, che si era creata con la celebrazione dell’Eucarestia, è salita, quasi un grido dal cuore del Padre universale colmo di sollecitudine per le necessità dell’umanità, la preghiera di consacrazione alla Vergine Maria, affinché si prenda una cura tutta particolare della famiglia umana. Il Papa era lì, inginocchiato davanti alla bianca effigie della Madonna di Fatima. In quel momento il pensiero di molti di noi presenti non poteva non andare al 13 maggio 1981, giorno dell’attentato. […] Ora nella piazza San Pietro, gremita fino all’inverosimile, accanto a lui davanti alla Madonna di Fatima, come un fiore sbocciato dal suo dolore e dal suo sangue, c’erano simbolicamente radunate tutte le famiglie della Chiesa, segno di tutte le famiglie del mondo. Il Santo Padre poteva dunque contare, nel momento di affidare il mondo a Maria, non solo sulla comunione di tutti i pastori della Chiesa, “costituendo un corpo ed un collegio”, ma anche sulla piena adesione dei figli della Chiesa, rappresentati da tante famiglie di tante nazioni. […] E nella preghiera con la quale ha concluso la sua omelia, ha chiesto questa grazia: “Fa che l’amore rafforzato dalla grazia del sacramento del matrimonio, si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi, attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie”. Tutte queste coincidenze significative e queste espressioni ci permettono veramente di cogliere […] il senso profondo di questa consacrazione (che) non può non portare tutte le famiglie cristiane a vivere – con l’aiuto e l’esempio di Maria – il progetto luminoso ed affascinante di Dio sulla famiglia in tutte le sue espressioni: l’amore coniugale, secondo il piano divino, segno dell’amore di Cristo per la Chiesa fino al totale dono di sé; la paternità e la maternità, come partecipazione all’amore fecondo del Creatore; la pace e l’armonia nel superamento di tutte le tensioni e difficoltà, come frutto di una carità sempre viva ed instancabilmente tesa a mantenere la presenza spirituale di Cristo nella famiglia e, con Lui, l’unità del pensare e dell’agire; una apertura di comunione e di servizio verso altre famiglie. […] Il messaggio di Fatima, che richiama tutti alla conversione e alla fedeltà al Vangelo, diventa così la risposta della consacrazione della famiglia, un impegno di rinnovamento perché più splendente sia il volto della Chiesa che nella famiglia cristiana ha come il segno del suo essere “famiglia di Dio”, dimora accogliente per tutti i figli dispersi, richiamati alla casa del Padre ed invitati ad entrarvi attraverso il Cuore materno della Madre di Gesù».

Chiara Lubich

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Run4Unity 2017: di corsa verso l’unità

Run4Unity 2017: di corsa verso l’unità

Run4Unity_05 Ragazzi del Giappone corrono collegandosi in contemporanea a quelli di Seul, Corea del Sud, immaginando un futuro di pace. Nessuno di loro oggi ricorda le antiche fratture che dividono le due sponde del Mar del Giappone.

A Vienna 300 atleti da Austria, Slovacchia, Ungheria, Germania e Svizzera si incontrano per vivere insieme momenti di sport e fraternità. Tra i giocatori, ci sono anche giovani profughi appartenenti ad una chiesa siro-ortodossa.

Un salto di 10 fusi orari, e da Mexicali (Messico) e Calexico (California, USA) un centinaio di adolescenti convergono verso il muro che li divide. Odio e razzismo, oggi, non hanno paese.

Procede, anzi corre da Oriente verso ovest, attraversa idealmente la superficie della terra e i suoi 24 “spicchi” orari, per passare il testimone della fraternità a ogni latitudine.  È Run4Unity, la corsa a staffetta mondiale organizzata, come tutti gli anni ai primi di maggio, dai ragazzi del Movimento dei Focolari.

La corsa ha chiuso la Settimana Mondo Unito, un periodo denso di iniziative e progetti in nome della pace e dell’unità tra i popoli: dall’Ecuador, alle prese con l’emergenza umanitaria del terremoto, a Medan (Indonesia), con un concerto per la pace, fino a Goma, nella Repubblica democratica del Congo, sulle note del festival Amani, una “tre giorni” di musica e danza per la pace.

Run4Unity  è un percorso a tappe che attraversa le frontiere più calde del pianeta, a ogni latitudine, dalle 11 alle 12, ora locale. A piedi, in bicicletta, sui roller, in barca o fermi in silenzio, con una preghiera per la pace, anche quest’anno è stata la corsa più contro corrente che ci sia, presaga e anticipatrice di unità. Non conta la velocità dei piedi, ma la prontezza del cuore. Ogni tappa si è arricchita di eventi sportivi, azioni di solidarietà, esperienze di cittadinanza attiva (specie nei luoghi nei quali prevalgono solitudine, povertà, emarginazione), giochi e tutto quanto può servire a testimoniare che il mondo unito è ancora possibile, nonostante le tensioni preoccupanti e i segnali di deriva Run4Unity_07A Penang, Stato della Malesia occidentale, Run4Unity è stata una UnityWalk, una camminata di 8 km, che ha consentito la partecipazione a 1200 persone di tutte le età, appartenenti a diversi gruppi etnici, culture e religioni, tra cui hindù, musulmani, sikhs, cristiani, buddisti. In India la corsa esprime il desiderio di pace attraversando il centro di Nuova Delhi, dal Gandhi Smriti, dove il Mahatma Gandhi venne ucciso nel 1948, oggi luogo sacro, fino all’India Gate, monumento nazionale dedicato a tutti i soldati non più tornati dalla guerra. A Dresda (Germania) Run4Unity si è svolta all’interno della manifestazione di iniziativa popolare “Pulse of Europe” sorta per incoraggiare i cittadini ad ascoltare il “battito” d’Europa perché, come dicono gli organizzatori dell’evento, “l’Unione Europea era ed è prima di tutto un’unione per garantire la pace”. A Columbus, capitale dell’Ohio (USA) si è realizzata in un centro per ragazzi di un quartiere a rischio, con giochi, messaggi di pace e la condivisione della “regola d’oro”. Poi, la pulizia delle strade e la condivisione dei panini insieme ai senza tetto. A Santa Lucia Utatlàn (Guatemala) la corsa è stata l’occasione di un programma multiculturale che ha coinvolto un migliaio di persone di diverse etnie, tra cui anche i giovani della comunità maya di Quiché. A Iglesias, in Sardegna (Italia), Run4Unity ha assunto una forma molto particolare, quella della sensibilizzazione al disarmo: Domusnovas e Iglesias, nella zona, ospitano infatti una fabbrica di bombe e di armi. Da qui partono i carichi destinati ad alimentare i bombardamenti nelle zone di guerra. Ragazzi e giovani del mondo immaginano un mondo diverso, senza guerre, muri, odio. Il loro messaggio corre virale anche sul web. Radioimmaginaria, la prima radio in Europa interamente progettata e curata da adolescenti, ha dedicato una diretta agli eventi di Run4Unity nel mondo. Perché, dicono, «a quindici anni si può già immaginare il mondo che verrà».

Ascolta la trasmissione di Radioimmaginaria

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Giornata dell’amicizia copto-cattolica

Il 10 maggio 2013, Tawadros II, Patriarca della Chiesa ortodossa copta, fece visita per la prima volta a Papa Francesco in Vaticano. In ricordo di quello storico incontro, a suo rientro in Egitto indisse la “Giornata dell’amicizia copto-cattolica” che, da allora, si ripete ogni anno il 10 maggio. Recentemente, il Santo Padre restituì la visita recandosi al Cairo. (altro…)

Arrivederci Marco!

Arrivederci Marco!

Marco Tecilla«Marco Tecilla, il primo focolarino, è la perla che si è aggiunta questo pomeriggio alla corona di Maria. Siamo tutti intorno a lui in un abbraccio che unisce cielo e terra, con infinita gratitudine». Così Maria Voce, la presidente dei Focolari, ha annunciato ieri la scomparsa, avvenuta nel pomeriggio, di Marco Tecilla, primo giovane a seguire Chiara Lubich nella strada del focolare. I funerali saranno domani mercoledì 10 maggio, alle ore 11:00 a Castel Gandolfo (Roma). Leggi anche: Marco Tecilla, una vita con Chiara (altro…)

Festa dell’Europa

Il 9 maggio si celebra in Europa la pace e l’unità. La data ricorda la storica “Dichiarazione Schuman”, con la quale, il 9 maggio 1950, l’allora ministro degli esteri francese propose la creazione di un primo nucleo economico, finalizzato alla graduale costruzione di una federazione di Stati europei, indispensabile al mantenimento di pacifiche relazioni. Come prima tappa, Robert Schuman indicava la gestione comune, per Francia e Germania Ovest, del carbone e dell’acciaio, ma nel quadro di un’organizzazione alla quale avrebbero potuto aderire in seguito anche altri Paesi. Si ponevano così le premesse per un’integrazione ben più vasta e comprensiva, al punto che la Dichiarazione è considerata, simbolicamente, la data di nascita del lungo processo di pace e stabilità che ha dato origine all’Unione Europea. La festa è l’occasione per avvicinare le istituzioni ai cittadini e i popoli fra loro, accrescendo la consapevolezza che i valori della pace, dell’integrazione e della solidarietà devono essere posti a base della convivenza umana. (altro…)

Il mal di testa di Simplice

Il mal di testa di Simplice

IMG_3378«Da quando i nostri genitori si sono separati, mia sorella ed io viviamo con nostro padre. È una situazione molto difficile per me, anche per via della salute: soffro d’asma e per due anni ho avuto  anche problemi di cuore. Grazie alla vicinanza di tanti giovani che come me cercano di vivere la spiritualità dell’unità, questi limiti fisici non mi hanno impedito di vivere con entusiasmo il mio impegno cristiano. Come studente, invece, le cose non andavano molto bene. Nella struttura pubblica che frequentavo non c’era molta attenzione per studenti nella mia situazione e quando ho saputo di dover ripetere la prima classe superiore ho cambiato scuola. Qui ho capito meglio l’importanza dell’istruzione e il vantaggio di poter raggiungere la laurea. All’inizio dell’anno i voti erano buoni: evidentemente la nuova motivazione stava funzionando. Una sera mi ha preso un terribile mal di testa. Speravo che durante  la notte passasse perché nei giorni a venire mi aspettava una serie di interrogazioni. Effettivamente al mattino il mal di testa non c’era più, ma quando ho preso in mano i libri è ritornato più forte che mai. La stessa cosa si è verificata ogni volta che provavo a concentrarmi in un lavoro intellettuale. Ho fatto il giro di tanti ospedali ma nessuno riusciva a scoprire che malattia avessi. Intanto la media dei voti precipitava, mentre il mal di testa era diventato permanente. Mio padre non aveva più soldi per pagare i medici; così  ho provato a consultare dei guaritori tradizionali, ma senza risultato. Sopraffatto da questa situazione sono stato assalito da forti dubbi di fede. Mi domandavo: perché su sette miliardi di persone questa situazione capitava proprio a me, ora che avevo deciso di impegnarmi a fondo con la scuola?  Nonostante la mia ribellione ho voluto partecipare con i Gen ad un week-end formativo. Ci sono andato soltanto per vedere i miei amici, non perché ci credessi molto. L’incontro è iniziato con un video-discorso di Chiara Lubich, ma ero così arrabbiato con Dio che non l’ho neppure ascoltato, né ho voluto dare il mio contributo alla comunione che ne è seguita e tanto meno mi sono interessato a ciò che dicevano gli altri. La mia mente vagava altrove. Pensavo che Dio mi aveva dimenticato, che nessuno poteva capirmi, che questi incontri non servono a nulla. Ad un certo punto però sono stato colpito da un ragazzo che diceva che nei momenti difficili possiamo dare speranza agli altri valorizzando la nostra sofferenza personale. Anzi, che è proprio nell’immedesimarsi in Gesù crocifisso e abbandonato che si trova la forza per amare gli altri. Queste parole sono state per me come una sfida. Mi sono detto: se Gesù sulla croce si fosse tirato indietro, cosa faremmo noi adesso? Da quel momento ho trovato la forza di accettare la mia situazione e la certezza che Dio è amore anche quando permette la sofferenza. E anche se continuavo ad avere mal di testa, ho ritrovato la gioia di vivere. Per amore di mia sorella e di tutti cercavo di donare gioia intorno a me. Grazie alle preghiere di tanti, oggi mi sento molto meglio e se non ci saranno nuove sorprese, sembra che la salute sia ritornata». (altro…)

Novedad editorial: Señales de alerta

Novedad editorial: Señales de alerta

senalesdealerta-197x300Rino Ventriglia, neurólogo y psicoterapeuta, ha trabajado con muchas parejas y matrimonios que atravesaban momentos duros, y constata que “hoy, como nunca, la pareja y la familia pueden gritar al mundo que el Amor existe, que el ‘para siempre’ es una realidad posible”. Para ello, y en base a su experiencia en terapias de pareja, es clave estar atento a las “señales de alerta”, rasgos que indican que hay un problema de pareja, detectarlas y empezar a trabajar para prevenir e impedir que crezcan más y más. Es necesario reconocerlas en voz alta y nombrarlas y saber que nacen de problemas, y entender que se puede mejorar mucho. Al final, siempre es necesario “hablarlo”: con uno mismo, con la pareja, con el terapeuta… Las personas que se niegan a hablar de estos problemas, que los ocultan, los que ni siquiera lo consideran como “un problema”, o los que no tienen esperanza de que nada cambie ni mejore, y los que dejan que se vaya enquistando y empeorando, se encaminan al fracaso de su relación de pareja, con todo el daño que significará para su vida y la de sus seres queridos. Por el contrario, en el momento en que se empieza a hablar, a verbalizar con serenidad dónde está el problema, empieza la solución. Pero eso implica entender que ambos miembros de la pareja están implicados: ambos son vulnerables, ambos tienen sus heridas, ambos necesitan ser reconocidos, amados y afirmados. Rino Ventriglia enumera estos síntomas en su libro “Señales de Alerta: lo que no hay que hacer en la vida de pareja” (Ciudad Nueva).  1.    “Ya no siento nada… ¿me habré equivocado?” 2.    La familia-empresa: cuando la pareja solo habla de cosas que hay que hacer 3.    Los que van “acumulando puntos”… hasta que estallan 4.    Zonas de sombra, lo que no se habla en pareja: “total, no me va a entender…” 5.    Cuando el deseo sexual disminuye o desaparece… ¿qué hay detrás? 6.    Cuando el esposo y la esposa pasan a ser papá y mamá 7.    “Siempre peleando… ¿cuándo tendremos paz?” 8.    Vidas paralelas: cuando en casa es un infierno pero en lo social parece ir bien 9.    Los que se vuelcan en otras cosas como “escape”: adicciones, redes sociales, trabajo… o terceras personas Detectada la “señal de alerta”, hay que detectar la causa y trabajar para evitar más daño: ese trabajo mejorará la relación.  Entender que el otro también es falible y débil. A menudo, hay que tomar conciencia de que aquella persona maravillosa y fascinante que nos enamoró… es falible y débil, como cualquier ser humano. No tiene sentido enfadarse y pelearse con el cónyuge por no ser el personaje de fantasía que nos habíamos creído. Tampoco tiene sentido abandonarlo pensando que se encontrará en otro lugar un supermán o una superwoman: solo existen los seres humanos sin superpoderes. Los cónyuges deben aprender a apreciarse el uno al otro tal como realmente son, mientras aprenden también herramientas para mejorar en su camino juntos. No contentarse con lo gris: la mejoría, la luz, es posible. A veces, la clave del problema es que ni siquiera se ve que sea un problema. Por ejemplo, muchos piensan que lo que están viviendo, aunque es triste o gris, es “lo que hay”: no poder hablar de sentimientos, por ejemplo, no poder expresar deseos, anhelos, ver convertido lo que empezó como una historia de amor en una serie de “tareas”. Pero los terapeutas -y la experiencia de Ventriglia e infinidad de parejas- es que la mejoría es siempre posible. Ventriglia habla del amor de pareja como un cuadrado de cuatro vértices necesarios: 1. Apreciar al otro: apreciar lo que el otro vive, y lo que siente, y cuidarlo, “como nos recuerda Franco Battiato en su espléndida canción El Cuidado”. 2. Interesarse por el otro: “tener deseos de dialogar, de conocer su perspectiva, su modo de pensar, sus ideas, su visión de las cosas…” 3. El placer y la alegría de estar juntos: es disfrutar juntos, con el sexo, con actividades que se disfrutan, con aficiones, con el comer, el dormir, el estar juntos a gusto… 4. Los valores compartidos: afiliarse juntos por una causa, una militancia, un servicio que ambos creen que es valioso, compartir algunos ideales… Pero la clave está, insiste Ventriglia, en que hay que trabajar los 4 vértices para que el amor sea equlibrado, y no sólo algunos de ellos. Si no hay actividades para disfrutar juntos, por ejemplo, y lo que se comparte son solo actividades de militancia o voluntariado, la pareja se resentirá, habrá un vacío dañino. Señales de alertaes un librito sencillo, de 110 páginas, con numerosos testimonios y casos prácticos, que insisten una y otra vez en mostrar que es posible el amor para toda la vida si se trabaja con inteligencia y realismo en esa línea, que los problemas pueden ser superados y que siempre hay más amor y alegría accesible en el camino compartido del matrimonio.


Reseña de P. J. Ginés para Religión en Libertad.

Spagna: Sport e inclusione sociale

Spagna: Sport e inclusione sociale

Logo-Summer-2017L’inclusione sociale è oggi la sfida di maggiore attualità: le crescenti espressioni del disagio sociale, le migrazioni dei popoli, le diverse forme di disabilità e le fragilità, la mancanza di pari opportunità uomo / donna, lo scontro fra generazioni e tante altre difficili situazioni del nostro tempo sono sfide che ci stanno davanti ogni giorno. In che modo lo sport, linguaggio universale, può contribuire all’inclusione sociale? Su questi temi si confronteranno, per quattro giorni, esperti, testimoni ed operatori sportivi impegnati ed appassionati a comprendere il ruolo che l’attività sportiva può svolgere, ed a quali condizioni, in questa sfida del nostro tempo. L’evento prenderà il via a Barcellona, al Palau Robert, il 13 luglio alle ore 15:00 con un simposio internazionale sul tema “Disabilità, educazione ed inclusione sociale” promosso da Sportmeet in collaborazione con altri partner locali fra i quali la Universitat Autònoma de Barcelona. Nei giorni seguenti, la Summer School proseguirà a Castel d’Aro, distante un centinaio di chilometri, con un programma che prevede per il 14 luglio un giornata di sensibilizzazione allo sport inclusivo e per il 15 e 16 luglio (conclusione a pranzo) comunicazioni, buone pratiche ed attività outdoor. Diversi anche qui i partner dell’evento, fra tutti la municipalità di Castel d’Aro. Il numero di partecipanti è limitato: chi intende prenotarsi lo deve fare entro il 31 maggio con le modalità indicate, assieme ad altre informazioni utili ed ai costi, nel volantino allegato. Summer school 2017 (altro…)

Vangelo vissuto: “Sarò sempre con voi”

Vangelo vissuto: “Sarò sempre con voi”

20170505-01Fidarsi di Dio «Alla notizia che aspettavo due gemelli ci siamo affidati a Dio. Avevamo già sei figli e mio marito guadagnava poco. Un giorno una amica, anche lei incinta, stava passando un momento difficile economicamente. Le ho regalato varie cose dei miei bambini. Qualche giorno dopo, ho ricevuto in dono da una zia due corredi molto belli e di valore. Non solo. Appena nati i gemelli, mio marito ha avuto una promozione, con notevole aumento di stipendio. Questo ci ha incoraggiato a fidarci sempre di più di Dio».  A.M. – Brasile Una piccola luce «È un periodo confuso e problematico in casa. Giorni in cui sperimento, a volte, dei momenti di buio, di abbandono. Ma una madre di famiglia come me non deve abbattersi: quello che importa è che io ami i miei così come sono. Non sono sola! Ho costatato che solo il distacco da sé stessi, avendo come modello Maria, porta avanti. Ho cominciato a vivere così e Dio mi ha mandato una piccola luce. Se continuo a muovermi nell’amore, questa luce crescerà e Dio la farà brillare sugli altri». Margrit –  Svizzera Dagli scritti di un malato terminale «Sono profondamente persuaso che il Signore ci ami sempre: quando ci consola e quando ci mette alla prova, per fare in breve tempo di ognuno di noi un Suo capolavoro. Con il passare del tempo, nella mia vita sono cadute tante cose inutili, come foglie morte d’autunno. Tra me e Lui, ora, c’è un rapporto più diretto, senza intermediari. Da alcuni anni sono iniziate delle prove di salute. Da poco se n’è presentata un’altra, più seria, per la quale non è stato ancora scoperto un rimedio. Mi sembra che la mia vita stia per imboccare una strettoia. Ma nello stesso tempo sento che Dio mi è più vicino e che i miei giorni sono nelle Sue mani».  Filippo – Italia Un anziano religioso paralizzato «Da quando, anni fa, rimasi colpito da paralisi agli arti inferiori, devo combattere con la tentazione di sentirmi collocato su un ”binario morto”. Ora che in tutto dipendo dagli altri e il mondo, per me, è diventato una stanza, devo affidarmi alla fede per dare un senso alla mia vita e scoprirne il valore. È vero, data la mia condizione, non posso più influire sugli avvenimenti vicini e lontani. Mi è data però la meravigliosa avventura di vivere. Tutto può diventare occasione di lode, ringraziamento, preghiera, offerta. Anche Gesù sulla croce non ha fatto più miracoli o annunciato il Regno, ma ha continuato ad amare, anzi ha manifestato l’amore più grande e più puro, dando la vita per noi. Stare fermo non è immobilismo».   P. Vittorio – Italia (altro…)

Al via Run4Unity

La staffetta sportiva mondiale promossa dai Ragazzi per l’Unità del Movimento dei Focolari è al via. Come ogni anno, durante la Settimana Mondo Unito, la prima domenica di maggio, dalle ore 11:00 alle ore 12:00 (nei diversi fusi orari), il testimone attraverserà idealmente il pianeta, con eventi sportivi, azioni di solidarietà ed esperienze di cittadinanza attiva, specie nei luoghi nei quali prevalgono solitudine, povertà, emarginazione. In varie città saranno coinvolte personalità del mondo dello sport e della cultura, autorità civili e religiose. Il sito web raccoglierà in tempo reale i contributi dei social networks. Nelle edizioni precedenti la staffetta  ha visto la partecipazione di oltre 100.000 adolescenti in varie parti del mondo.   (altro…)

Maria Voce a Malta

Maria Voce a Malta

malta-1-600x338Il 2 maggio nel Palazzo Presidenziale di Attard, Maria Voce sarà l’ospite d’onore al workshop di “Comunione e Diritto” dal titolo “Il Diritto come mezzo per l’integrazione in una societa’ multiculturale“, con esperti impegnati nel mondo dell’immigrazione, dell’educazione e del lavoro. Il 4 maggio incontrerà la Presidente di Malta, Marie-Louise Coleiro Preca. A invitare Maria Voce è stata la diocesi di Malta, attraverso la sua Commissione Ecumenica, in occasione del 40° anniversario della fondazione della stessa. In quel contesto, il 5 maggio Maria Voce parlerà su “Dialogo o dialoghi? Uno stile di Vita”. E incontrerà l’Arcivescovo mons. C.J. Scicluna. Il 7 maggio la celebrazione di apertura dello State of Europe Forum dal titolo “Verso una Europa di speranza, guarigione e ospitalità”. Sono previsti gli interventi dell’Arcivescovo e di Maria Voce.   (altro…)

Roma – Migrazioni e Dialogo Interreligioso

La Conferenza Episcopale Italiana, insieme all’Unione Buddhista Italiana e all’Unione Induista Italiana, si fanno promotori di un Seminario di Confronto e Progettazione. In collaborazione con: Comunità di Sant’Egidio, Movimento dei Focolari Italia, Organizzazione Buddhista Rissho Kosei-kai, Fondazione Maitreya. Si tratta di una giornata di riflessione, di dialogo e di progettazione tra esponenti di diverse tradizioni religiose, rappresentanti del mondo dell’educazione e della cultura, membri delle comunità immigrate in Italia, operatori sociali e dell’associazionismo coinvolti nel settore immigrazione, accoglienza provenienti da esperienze differenti e con prospettive diverse. L’iniziativa è rivolta in particolar modo agli insegnanti e al mondo della scuola al fine di elaborare un progetto didattico comune da lanciare auspicabilmente nel prossimo anno scolastico. Le iscrizioni si chiuderanno il 10 maggio 2017 o,ad esaurimento dei posti disponibili. brochure incontro cristiani induisti buddhisti

Angola: il coraggio di perdonare

Angola: il coraggio di perdonare

Angola-a«Mio fratello era nato il 12 marzo 1995 nella città di Bié, nel sud dell’Angola. Era un bambino allegro, amava la natura, gli piaceva salire sugli alberi, raccogliere la frutta e portarla agli altri. Era vivace attivo e fin da piccolo aveva cominciato a lavorare. A 15 anni ha iniziato a raggiungere i suoi obiettivi. Non volendo pesare sui genitori, ha cominciato a lavorare come aiutante muratore. Poi, a 16 anni, come meccanico di moto e biciclette. Sognava di diventare medico per aiutare le persone, come nostro padre. Sì, perché vi sto raccontando la storia di mio fratello. Due anni fa, insieme a tre suoi amici, sono andati al mare. Mentre stavano ritornando a casa, sono stati sorpresi dai poliziotti. In quel periodo c’era una forte tensione in città, tanta violenza. Per arginarla, la polizia aveva posto un coprifuoco: tutti quelli che erano in giro dopo le 18 dovevano essere arrestati. Era un modo per spaventare i delinquenti e tranquillizzare la popolazione. La maggioranza delle persone, però, non era stata ancora avvertita di questa decisione, al suo primo giorno di applicazione. Tra questi, mio fratello e i suoi amici, che si sono ritrovati semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato. Mio fratello, scambiato per un delinquente, è stato arrestato. Il tempo passava e lui non tornava a casa. Angosciati, siamo andati a cercarlo dappertutto: a casa dei nostri familiari, negli ospedali, in carcere, nella spiaggia dove era andato. Ma nessun indizio della sua presenza. Alla fine, uno zio ci ha proposto di cercare nell’ultimo posto in cui mai saremmo voluti andare: l’obitorio. Il suo corpo era lì. Aveva solo 20 anni e tutto il futuro davanti. È stato un momento molto duro, un dolore grandissimo per la nostra famiglia. Dai segni sul suo corpo si capiva che i poliziotti erano stati molto crudeli e che aveva sofferto tantissimo prima di morire. Questa tragedia ha provocato una crisi profonda, specie in mio padre. Lui che aveva scelto di lavorare per salvare vite umane, ora si trovava davanti al dramma di un figlio che non aveva potuto aiutare… Conoscevo la spiritualità del Movimento dei Focolari da lungo tempo, e cercavo di mettere in pratica concretamente il Vangelo. Nel donarmi agli altri avevo trovato pienezza nella mia vita. Ma con la morte di mio fratello è nato in me un sentimento di odio verso i poliziotti che avevano commesso questa atrocità. Il dolore scavava dentro di me un vuoto incolmabile. Ho vissuto un lungo travaglio interiore: nel profondo del mio cuore, infatti, sentivo di voler avviare un processo verso il perdono. Non è stato facile. Solo Dio poteva riempire quel vuoto e rendere il mio cuore capace di misericordia. In questo percorso, l’amore della comunità dei Focolari nella mia città è stato fondamentale. Mi sono sentita amata, accolta e aiutata da tutti. Così ho trovato dentro di me la forza per poter fare questa scelta. Ho riscoperto il dono della pace ricostruendola prima di tutto dentro di me. Fino ad arrivare a guardare ogni poliziotto con gli occhi e il cuore pieni di misericordia». (altro…)

Chiara Lubich ai giovani: puntate in alto!

Chiara Lubich ai giovani: puntate in alto!

ChiaraLubich_Germany_1998«Carissimi giovani, Dio chiama in maniere diverse e varie: chiama molti con compiti e missioni particolari; ad esempio chiama giovani alla sublime vocazione del sacerdozio, ad essere altri Cristo; chiama uomini e donne in quelle variopinte aiuole del giardino della Chiesa che sono le Famiglie religiose, per far costantemente profumare la Sposa di Cristo delle più splendide virtù. Chiama uomini e donne nei moderni movimenti ecclesiali a donarsi a Dio singolarmente e comunitariamente, o a comporre famiglie modello, tante altre piccole Chiese. Ricordate: egli chiama ad ogni età. Chiama anche i ragazzi, anche i bambini; chiama su tutti i punti della terra. Ma come si fa a conoscere la propria vocazione? Per esperienza vi devo dire che occorre una particolare disposizione in genere. Siccome la chiamata di Dio è un atto di amore suo, se lui trova amore nelle anime è più libero di chiamare. Allora cosa bisogna fare per sentire la voce di Dio? Bisogna amare, ma di amore vero. Se si fa così rendiamo facile il compito di Dio, e se già si conoscesse la propria vocazione, si trova nell’amore il modo migliore per realizzarla. Ma, occorre l’amore vero. È talmente importante l’amore vero, che se tu lo vivi scateni nel mondo una rivoluzione, che è la rivoluzione cristiana. L’amore vero ha quattro qualità: ama tutti, perché Gesù è morto per tutti; Maria è madre di tutti. Quindi un amore vero è di colui che non guarda tanto gli uomini o perché è simpatico, o antipatico, giovane o vecchio, bianco o nero, tedesco o italiano, di una religione o di un’altra, se è amico o nemico. L’amore vero ama tutti, provate a viverlo. Noi siamo abituati un po’ ad amare gli amici, ad amare i genitori, i parenti, tutte cose meravigliose. Ma abbiamo in cuore l’amore per tutti? Provate, provate. È la rivoluzione. Perché la gente non capisce e dice dopo un po’ di tempo: “Ma perché tu fai questo? Perché mi vuoi bene? Perché mi hai dato quella penna? Perché mi hai fatto quel compito? Perché?” “Perché? Perché voglio amare tutti”, e lì incomincia il dialogo fra di noi cattolici, con gli altri di altre Chiese o di altre religioni, incomincia un dialogo perché incomincia l’interesse nelle altre persone. Quindi, ricordatevi che il primo punto dell’amore vero è amare tutti. Secondo punto: amare per primi. Quando Gesù è venuto sulla terra noi non lo amavamo, eravamo tutti peccatori. Lui ci ha amato per primo. Bisogna avvicinare tutti, non aspettarsi l’amore, amare perché sei amato, no! Bisogna amare per primi. Questo è quell’amore che lo Spirito Santo ha diffuso nel nostro cuore; è l’amore stesso presente nella Santissima Trinità, del quale noi partecipiamo, ma che bisogna mettere in pratica. Poi bisogna vedere Gesù in tutti, perché l’ha detto: al giudizio finale l’esame sarà questo: l’avete fatto a me, quello che di bene facciamo e quello che di male purtroppo facciamo. Quindi terza cosa: amare tutti, amare per primi, vedere Gesù nel prossimo. Ma un amore che non deve essere un amore platonico, sentimentale; un amore concreto e per essere concreto occorre, come dice Paolo, farsi tutto a tutti, farsi uno con quello che soffre, farsi uno con quello che gode, e condividere gioie, dolori, necessità. Condividere. Allora: amare tutti, amare per primi, vedere Gesù, e poi amare concretamente. Questo è quello che possiamo fare noi, mettere nel nostro cuore l’amore vero. La chiamata è la sua parte, questa è la nostra, la chiamata è la sua parte, è compito suo. Carissimi giovani, Dio non cessa di chiamare specie se amiamo. A noi rispondere e comporre con la nostra vita quel divino, meraviglioso disegno che Dio ha su ciascuno di noi per il bene di tutti. Sapete cosa significa mettere Dio al primo posto? sia che ti chiami a consacrarsi a lui? sia che ti chiami formare una bella famiglia? Mettere Dio al primo posto nella vita significa trovare già da quaggiù la felicità. Ed è quella che auguro a tutti voi! Puntate in alto, giovani, abbiamo una vita sola, non si ripete: conviene spenderla bene». (altro…)

Parola di Vita – Maggio 2017

Al termine del suo Vangelo, Matteo racconta gli ultimi avvenimenti della vita terrena di Gesù. Egli è risorto ed ha portato a compimento la sua missione: annunciare l’amore rigenerante di Dio per ogni creatura e riaprire la strada verso la fraternità nella storia degli uomini. Per Matteo, Gesù è “il Dio con noi”, l’Emmanuele promesso dai profeti, atteso dal popolo di Israele. Prima di tornare al Padre, Egli raccoglie i discepoli, quelli con i quali aveva condiviso più da vicino la sua missione, ed affida loro di prolungare la sua opera nel tempo. Un’impresa ardua! Ma Gesù li rassicura: non li lascia soli; anzi: promette di essere con loro ogni giorno, per sostenerli, accompagnarli, incoraggiarli “fino alla fine del mondo” Con il suo aiuto, saranno testimoni dell’incontro con Lui, della sua parola e dei suoi gesti di accoglienza e misericordia verso tutti, perché tanti altri possano incontrarlo e formare insieme il nuovo popolo di Dio fondato sul comandamento dell’amore. Potremmo dire che la gioia di Dio è proprio questo stare con me, con te, con noi ogni giorno, fino alla fine della nostra storia personale e della storia dell’umanità. Ma è così? E’ davvero possibile incontrarlo? Egli «è dietro l’angolo, è accanto a me, a te. Si nasconde nel povero, nel disprezzato, nel piccolo, nell’ammalato, in chi chiede consiglio, in chi è privo di libertà, È nel brutto, nell’emarginato… Lo ha detto: “… ho avuto fame e ‘mi’ avete dato da mangiare…”(1)… Impariamo a scoprirlo lì dove è».(2) E’ presente nella sua Parola che, se messa in pratica, rinnova la nostra esistenza; è su ogni punto della terra nell’Eucaristia ed opera anche attraverso i suoi ministri, servitori del suo popolo. E’ presente quando generiamo concordia intorno a noi (3); allora la nostra preghiera al Padre è più efficace e troviamo luce per le scelte di ogni giorno. “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”: quanta speranza dà questa promessa, che ci incoraggia a cercarlo sul nostro cammino. Apriamo il cuore e le mani all’accoglienza e alla condivisione, personalmente e come comunità: nelle famiglie e nelle chiese, nei luoghi di lavoro e nei momenti di festa, nelle associazioni civili e religiose; incontreremo Gesù e Lui ci stupirà con la gioia e la luce, segni della sua presenza. Se ogni mattina ci alzeremo pensando: “Oggi voglio scoprire dove Dio vuole incon- trarmi!” potremo fare anche noi un’esperienza gioiosa come questa: “La mamma di mio marito è affezionatissima a suo figlio, fino a esserne gelosa. Un anno fa le è stato diagnosticato un tumore: necessita di cure ed assistenza, che la sua unica figlia non è in grado di darle. In quel periodo, partecipo alla Mariapoli (4) e l’incontro con Dio Amore mi cambia la vita. La prima conseguenza di questa conversione è la decisione di accogliere mia suocera in casa, superando ogni timore. La luce che mi si è accesa in cuore me la fa vedere con occhi nuovi. Ora so che è Gesù che curo e assisto in lei. Lei ricambia, con mia sorpresa, ogni mio gesto con altrettanto amore. Trascorrono mesi di sacrifici e, quando mia suocera parte serena per il cielo, lascia pace in tutti. In quei giorni mi accorgo di essere in attesa di un bimbo, che da nove anni desideriamo! Questo figlio è per noi il segno tangibile dell’amore di Dio”.(5)

Letizia Magri

__________________________________________ 1 Cf. Mt 25,35. 2 Cf. Chiara Lubich, Parola di vita/giugno – Scoprire Dio vicino, CN, 26, [1982],10, p.44. 3 Cf. Mt 18,20. 4 Incontro estivo del Movimento dei Focolari. 5 In “I fioretti di Chiara e dei Focolari”, a cura di Doriana Zamboni, Ed. San Paolo 2002, pp.43-44. (altro…)

[:de]”Atem holen in der Welt der Poesie” [:]

[:de]”Atem holen in der Welt der Poesie” [:]

[:de]libro tedescoOtto Betz legt Gedichte zu immer aktuellen Lebensthemen vor. Seine konzentrierten begleitenden Texte bieten Hilfen zum besseren Verständnis an: Wer sind die Dichterinnen und Dichter, wissen wir etwas über den Entstehungszusammenhang, in welchen Bildern und Metaphern kommen die Verse auf uns zu, was sagen sie uns in unserem Zeit und Lebenskontext? Ein Buch für Freunde von Lyrik, für Nachdenkliche, für Ruhe-Suchende, für Tiefer-Schürfende – zum Nachsinnen, zur Horizonterweiterung, zur Unterbrechung des Alltags: Anregungen, dem nachzuspüren, was LEBEN ist, was m e i n Leben ist, eine Einladung, das Leben zu leben, mit allem, was dazugehört, es zu entdecken, zu durchdringen – und zu feiern! Aus der Einführung von Otto Betz: »Warum lesen wir Gedichte? Wahrscheinlich aus vielen Gründen. Aus Freude an der poetischen Sprache, der Rhythmik der Verse, den eigenwilligen Bildern, die Assoziationen wecken … Es ist kein Wunder, dass uns manchmal Verse oder Strophen ein Leben lang nachgehen, dass sie zu Deuteworten unserer Existenz werden. ln gewisser Weise brauchen wir die Poeten, weil sie etwas fertigbringen, worum wir auch ringen. Ein Gedicht nimmt mich mit auf eine Reise; es nimmt mir nicht die eigene Suche nach Sinn und Richtung ab, aber es gibt vielleicht Fingerzeige, weist auf Möglichkeiten hin … Etwas Neues stürzt in mein Leben, ich merke plötzlich, wie wenig ich weiß, wie bedürftig ich bin, hungrig nach einem größeren Horizont. Und jede gelesene Zeile kann meine Welt ausweiten und reicher machen …« Mit Gedichten von … Walter von der Vogelweide – Andreas Gryphius – Johann Wolfgang von Goethe – Friedrich Schiller – Theodor Fontane – Friedrich Hölderlin – August von Platen – Hugo von Hofmannsthal – Friedrich Rückert – Albrecht Goes – Hilde Domin – Rose Ausländer – Werner Bergengruen – Bertolt Brecht u. v. a. m. Aus dem Inhalt: I. Wer kann das Menschenschicksal deuten? II. Lebensreise III. All die Geschenke IV. Vom Wunder der Liebe V. Am Abend und am Morgen VI. Das Leiden an der Zeit – Die Freuden über die Zeit VII. Von der Stille und der Sammlung Verlag Neue Stadt[:]

Da Malta un’Europa di speranza

Fazenda de la Esperança dai Focolari

P1730766_panorama_neu L’amicizia dei Focolari con la Fazenda da Esperanca è di vecchia data. Sin dalla nascita stessa della prima “Fazenda”. Correva l’anno 1983, quando Nelson Giovanelli, giovane brasiliano della città di Guaratinguetà (nell’entroterra di San Paolo), si avvicina ad un gruppo di giovani tossicodipendenti spinto dalle parole dell’apostolo Paolo: “Mi sono fatto debole con i deboli…”. Uno dei giovani si sente coinvolto e chiede aiuto per uscire dalla dipendenza della droga. Ne seguono tanti altri. Nelson conosce e vive la spiritualità dell’unità di Chiara Lubich. A lui si affianca Hans Stapel, francescano tedesco, che sostiene l’iniziativa fin dall’inizio. L’opera nascente si svilupperà, quindi, poggiata su questi “due carismi”, come ebbe a dire il papa emerito Benedetto XVI in visita alla comunità di Pedrinhas durante il suo viaggio apostolico in Brasile, nel 2007: il carisma dell’unità di Chiara Lubich e quello della povertà di S. Francesco di Assisi. Domenica 23 aprile 2017: un gruppo di 60 persone, giovani e adulti, è in visita al Centro internazionale del Movimento dei Focolari, a Rocca di Papa (Italia). In maggioranza provengono dal Brasile, ma ci sono anche rappresentanti di altri paesi latinoamericani come Uruguay, Argentina, Paraguay e Messico; Germania e Svizzera; Angola e Mozambico; e dalle Filippine. Con loro ci sono i 4 fondatori: Fra Hans Stapel, Nelson Giovanelli Rosendo dos Santos, Lucilene Rosendo, Iraci Leit, insieme al loro consiglio generale per l’Europa. P1730720«Lo scopo di questo viaggiospiega Fra Hansè quello di fare conoscere in Europa l’esperienza della Fazenda. Offrire questa alternativa di aiuto ai giovani che oggi soffrono la schiavitù delle dipendenze. Oltre che in Italia, andremo in Svizzera, Germania, Francia, Polonia e Portogallo, cioè nei Paesi dove ci sono le Fazendas, e queste 60 persone daranno la loro testimonianza di vita. Da noi hanno trovato una vita nuova, per questo hanno deciso di intraprendere un’esperienza missionaria ed evangelizzatrice per tre mesi in Europa. Hanno fatto un grande sforzo per pagare il biglietto aereo, come segno concreto di una testimonianza gratuita». Per quale motivo vi recate al Centro del Movimento dei Focolari? «Perché è nostro grande desiderio risponde Nelson Giovanelli  – che abbiano l’occasione di conoscere le origini del carisma che ha dato radici alle Fazendas». E ricorda quando, nel 1990, scrisse una lettera a Chiara Lubich condividendo con lei questa sua chiamata ad amare “Gesù abbandonato nelle persone che si trovavano vittime delle droghe”. Chiara lo incoraggiò a seguire la spinta dello Spirito. Oggi sono oltre 124 Comunità di Vita sparse in diverse parti del mondo. Accolgono più di 3.000 giovani impegnati a liberarsi dalla dipendenza delle droghe, attraverso una personale riscoperta della dignità e dei valori della vita. In Europa ci sono 14 Fazendas e in questi mesi ne inaugureranno altre 4 (Francia, Polonia, Italia 2). P1730754Nelle “Fazendas da Esperança”, delle persone volontariamente si dedicano, con impegno e gratuità, al servizio dei giovani e costituiscono la comunità della “Famiglia della Speranza”. «Mio padre era alcolista, non credevo nell’amore … – racconta Priscila, giovane argentina –. Quando ho trovato e mi sono impegnata come volontaria nella Fazenda, ho recuperato il rapporto con lui, dopo 15 anni di lontananza. L’ho perdonato e pian piano lui ha lasciato l’alcol. Il perdono per me è tutto, la sintesi della mia vita: Dio lo trovo nell’amore che dono». Jesús Morán, copresidente dei Focolari, ha portato i saluti di Maria Voce e li ha ringraziati per la loro testimonianza evangelica. Augurando a tutti di «essere sempre prossimi all’uomo sofferente, a Gesù abbandonato, perché “tutti siano uno”, cominciando dagli ultimi» Il loro soggiorno in Italia prevede la visita alla città di S. Francesco e alla cittadella internazionale di Loppiano, dove parteciperanno al Meeting “Pulse” e alla consueta festa dei giovani del 1° maggio. (altro…)

Da Malta un’Europa di speranza

Cercate la pienezza della gioia

Il senso del dolore, l’unione con Dio e la preghiera, l’impegno a testimoniare la fede, il rapporto con la Chiesa, la libertà. Sono solo alcuni dei temi che in occasione delle più varie manifestazioni giovanili, Chiara Lubich ha approfondito in un dialogo “a tu per tu”, personale e profondo con i giovani per i quali ha sempre mostrato una particolare predilezione. Nelle risposte l’invito potente a vivere con radicalità la vita indicando in Gesù la strada per una piena realizzazione umana e spirituale. (altro…)

Maria Voce a Malta

Programma: 2 Maggio – Seminario di Comunione e Diritto: “Il Diritto come strumento di integrazione in una società multi-culturale”. 5 Maggio – Incontro con S.E. Arcivescovo di Malta Mgr. Charles J. Scicluna. – “Dialogo o dialoghi? Uno stile di vita” : discorso in occasione della ricorrenza del 40° anniversario della Commissione Ecumenica Diocesana. 7 maggio – Partecipazione al Forum “The State of Europe”. (altro…)

SMU 2017: il mondo da un’altra angolazione

SMU 2017: il mondo da un’altra angolazione

#4peaceSe potessimo vedere il mondo da lontano, con uno zoom potentissimo, come talvolta possono fare gli astronauti, vedremmo il nostro pianeta pacifico e addirittura privo di frontiere. A distanza ravvicinata, invece, le immagini di cui disponiamo trasmettono i dettagli di ogni possibile divisione, odio e prevaricazione. A volte, guardare la nostra storia e il nostro pianeta da troppo lontano, o da troppo vicino, rischia di falsare la realtà e depistare il giudizio. Quale sarà la giusta distanza per non perdere di vista la traiettoria verso cui muove la nostra umanità? L’economia, la sociologia, le scienze naturali, la filosofia, interrogandosi sulle trasformazioni dell’era contemporanea, convergono su alcuni principi. Come l’interdipendenza: tutto quanto accade in un luogo può avere conseguenze altrove. Ogni singolo frammento o porzione di umanità svela il suo potenziale più alto nell’appartenenza a un destino comune. Non ci si salva da soli, né si può stare bene, arroccati dentro un guscio, se tutto intorno c’è una diffusa sofferenza. «Che il mondo si convinca che è chiamato all’unità» è la sfida che Chiara Lubich ha lanciato ai Giovani per un Mondo Unito nel 1985. Da oltre vent’anni, i giovani per un mondo unito si nutrono di questa visione del bene comune e operano per dare loro attuazione. Attirati dalle infinite possibilità della fraternità, dall’unico possibile destino della storia e dell’umanità contemporanea, centinaia di giovani di diverse nazionalità stanno accorrendo a Loppiano (Italia). Le loro iniziative, a livello planetario, convergono nella Settimana Mondo Unito che, dal 1995, rappresenta una vetrina delle azioni di fraternità in atto nel mondo. Azioni che confluiscono a loro volta nell’United World Project con l’obiettivo di attirare l’attenzione della società civile e delle istituzioni internazionali verso una cultura della fraternità. (altro…)

Vangelo vissuto: nelle strettoie della vita

Vangelo vissuto: nelle strettoie della vita

Un lavoro migliore «In seguito a un incidente avevo perso un buon posto di lavoro e lo stipendio di mia moglie non bastava a mandare avanti la famiglia. Tuttavia la provvidenza non ci ha mai abbandonati, facendoci trovare al momento giusto dei lavoretti che ci permettevano di tirare avanti. La sera, assieme ai figli, chiedevamo nella preghiera un aiuto, non solo per noi, ma anche per quanti erano nel bisogno. Sei mesi dopo l’incidente, proprio quando la situazione economica nel nostro Paese era diventata più critica, ho trovato un lavoro migliore di quello perso». J.L. – Uruguay La stanza accanto «Ero in ospedale, in uno stato di prostrazione e oscurità, a causa del mio stato di salute e anche per le medicine che prendevo. Non sapevo cosa fare per venirne fuori. Sento un suono di campanello: qualcuno nella stanza accanto chiamava l’infermiera. Mi sono alzato per vedere se potevo dare un aiuto. Si trattava semplicemente di porgere a un malato dell’acqua. Mi sono fermato accanto al suo letto, interessandomi a lui e cercando di ascoltare profondamente le sue parole. Non so come, ma di colpo mi sono sentito più leggero». T. d. M. – Italia Un dono inatteso «Sposati da 50 anni, abbiamo vissuto, come dice il Qoelet, il tempo della gioia e il tempo del dolore. In un momento di particolare ristrettezza, una sera contavamo i pochi soldi rimasti e stavamo riflettendo su cosa fosse meglio comprare per dar da mangiare ai figli. In quel mentre, ci telefona un amico: sarebbe passato da noi perché, avendo ricevuto in regalo due tacchini, ne voleva regalare uno a noi. È proprio vero che abbiamo un Padre che non ci abbandona mai». T. e R. – Polonia Imprevisti «Viaggio spesso per lavoro, per cui devo farmi un programma dettagliato delle cose da fare, pronto però a cambiare certe mie previsioni. Ho notato infatti, con sorpresa, che l’imprevisto, se colto dalle mani di Dio, risulta poi migliore di ciò che avrei programmato. Questo “far spazio” a Lui non solo quando viaggio, ma in tutte le altre circostanze, è una vera scuola a rimanere vigilanti. Di fronte alla bellezza del suo programma, anche quando mi costa perdere il mio, devo riconoscere che il Regista invisibile sa indicarmi qual è la mia vera realizzazione, la mia felicità». T.M. – Polonia (altro…)

Strategia della crisi

Strategia della crisi

strategia_della_crisi_nori_Città-Nuova_2017 1 “Negli anni venti del novecento, un critico russo che faceva parte di quel gruppo di critici che eran stati chiamati, per offenderli, formalisti, e che avevano assunto questo nome e avevan finito per chiamarsi essi stessi formalisti, questo critico che si chiamava Jurij Tynjanov ha scritto: «La prosa russa attraversa un periodo di crisi. (D’altra parte, anche la poesia attraversa un periodo di crisi. In generale, è difficile ricordarsi di un periodo in cui non attraversavano un periodo di crisi)». Ecco, io, che sono nato nel 1963, in Italia, ho l’impressione che, da quando mi ricordo io, la poesia italiana, la prosa italiana, l’economia italiana, la giustizia italiana, la pubblica istruzione, italiana, la sanità, italiana, la politica, italiana, lo sport, italiano, attraversino, da allora, un periodo di crisi, mi sembra di esser sempre vissuto in un periodo di crisi e delle volte mi chiedo cosa succederebbe se passasse, la crisi, e ho come l’impressione che ne sentirei la mancanza”. (Paolo Nori)  

Collana: Prismi Semi – Città Nuova editrice 

  TEMPO DI LIBRI – Milano, sabato 22 aprile ore 18.30 – Sala Arial – Presentazione del libro

La primavera della famiglia

La primavera della famiglia

Family Highlights_LebanonTutti gli anni, la primavera sboccia con qualche giorno d’anticipo rispetto al calendario, per chi ricorda Chiara Lubich. Il 14 marzo è tutto un fiorire di iniziative e appuntamenti, in ogni angolo del mondo, con caratteristiche e tonalità diverse, per ricordare la fondatrice dei Focolari, nel giorno della sua morte, o meglio della sua nascita al cielo, avvenuta nel 2008. Nel 2017 questa particolare e sentita ricorrenza si è intrecciata con un’altra, il 50esimo anniversario dalla fondazione di Famiglie Nuove, la diramazione del movimento che abbraccia 800mila famiglie di tutti i continenti che si propongono di vivere la spiritualità dell’unità e irradiare nei loro ambienti i valori della fratellanza universale. Chiara Lubich e la famiglia, un binomio fortissimo. Evidenziato dall’attenzione particolare e dal giusto risalto dato dalla fondatrice a un “disegno ardito, bellissimo, esigente”, i cui “valori immensi e preziosissimi, proiettati e applicati all’umanità, possono trasformarla in una grande famiglia”. «Qui, davanti a voi, mi sembra di vedere Gesù che guarda il mondo, guarda le turbe e ne ha pietà – aveva detto Chiara Lubich nello storico discorso di fondazione di Famiglie Nuove, il 19 luglio 1967 – perché, di tutta questa porzione di mondo, vi è stato messo sulle spalle quello più frantumato, più simile a Lui abbandonato .(…) Questa pietà non resti nel campo sentimentale ma si trasformi in opere». Family Highlights_bOpere che oggi sono visibili: iniziative culturali, sostegno a minori, seminari per famiglie, aiuto ai separati, progetti sociali ed educativi che mettono in luce il valore antropologico e universale della famiglia all’interno della grande “famiglia umana”. La concretezza è tipica di questa “prima cellula” della società, come è stato fortemente sottolineato anche nei due Sinodi sul tema (2014-2015) i cui contenuti sono confluiti nella esortazione apostolica Amoris laetitia di Papa Francesco, di cui proprio in questi giorni ricorre il primo anniversario di pubblicazione. “La gioia dell’amore”, di cui parla il papa, è bene rappresentata nelle mille voci e nei volti delle persone e famiglie confluite dai cinque continenti a Loppiano (Italia) nel marzo scorso, per partecipare all’evento (anzi al multi evento internazionale) FamilyHighlights”, una tre giorni per apprendere l’arte della reciprocità («La vita matrimoniale è come una barca, commentava una famiglia del Perù: se si rema da soli si fa un’enorme fatica»), e quell’“arte di amare” che dà la forza alla famiglia di rigenerare se stessa, attraverso la fiducia, il perdono, la responsabilità, la creatività, l’accoglienza, il sostegno. Family HighlightsL’evento di Loppiano è stato il perno attorno a cui, sia prima che dopo, si sono svolte oltre cento manifestazioni in tutto il mondo, a partire da quello inaugurale, il 27 gennaio scorso al Cairo (Egitto) e poi nei mesi successivi (alcune sono ancora in corso) a Panama, in Croazia, Italia, Uganda, Tanzania, USA, Brasile, Francia, Kenya, Panama, Lituania, Australia, Belgio, Canada, Brasile, Burundi, Singapore… dove sono state presentate esperienze concrete e seminari sui temi dell’educazione, della relazione di coppia, dell’accoglienza, storie di quotidiano e nascosto eroismo in zone di guerra, di solidarietà in situazioni difficili e verso popoli svantaggiati, insieme a workshop, spettacoli, momenti di festa o di preghiera comune. Se è difficile nominarli tutti e descrivere le caratteristiche che ogni evento ha avuto alle diverse latitudini, è impossibile non riconoscere, in questa festosa accensione di “luci per la famiglia” – quasi fossero fuochi d’artificio – accese in sinergia con altri movimenti, rappresentanti di Chiese, religioni e istituzioni civili diverse, quei “semi di comunione per l’umanità del Terzo millennio” che erano profetizzati da Chiara Lubich nel 1993. (altro…)

Castel Gandolfo – Settimana Ecumenica

“Camminando Insieme. Cristiani sulla via verso l’unità”, il titolo della 59° edizione della Settimana Ecumenica dal 9 al 13 maggio 2017 a Castel Gandolfo (Roma), con la partecipazione di circa 700 cristiani di 70 Chiese e Comunità ecclesiali, di 40 Paesi. (altro…)

[:de]Do you like colors?[:]

[:de]Internationale Kunstschaffende und –pädagogInnen laden nach Wien ein zu einem Bildungs- und Vermittlungsevent mit dem Titel „like COLORS“.  Bei Zeichnen, Malen, Modellieren, Drucken, Film, Fotografie, Performance und Tanz fördern sie die Kreativität der Teilnehmer. Samstag ab 18 Uhr interaktive Präsentation. Sonntag um 11 Uhr Podiumsgespräch mit Rolf Laven von der Pädagogischen Hochschule Wien und der Münchner Kunstpädagogin Johanna Gundula Eder. Annemarie Baumgarten, 0650 6026210, baumgartenannamaria@gmail.com[:]

[:de]Familienfreizeit im Allgäu[:]

[:de]Die Familien der Fokolar-Bewegung im Allgäu laden auch in diesem Jahr wieder nach Balderschwang ein. Das Wochenende bietet Impulse für die Beziehungen untereinander und zu Gott, Möglichkeiten zu Gesprächen, Spielen und Unternehmungen. Anmeldung bis 15. September: Monika & Martin Blanke, 08345 952250, mblanke@t-online.de[:]

[:de]Netzwerk Familie[:]

[:de]Um die Wechselwirkung von Familie und gesellschaftlichem Umfeld geht es bei einer Begegnung in Zwochau (Leipzig). Eingeladen sind Familien, Großeltern, kinderlose Paare, Singles. Vorgesehen sind Referate des Erfurter Altbischofs Joachim Wanke und der Kölner Psychologin Gery De Stefano, Gesprächsrunden, Workshops, Sport und Spiel. Ite Büdenbender, 030 8535499; Anmeldung: nschelenz@web.de[:]

[:de]rAusZeit[:]

[:de]Jugendliche ab 17 Jahren können sich in diesem Jahr in Zwochau bei Leipzig als „Grenzgänger“ ausprobieren. Beiträge, Diskussionen und kreative Workshops drehen sich um die Fragen: An welche kulturellen und religiösen Grenzen stoße ich? Wie können wir andere Kulturen und Religionen besser kennenlernen und Grenzen überwinden? www.die-rauszeit.de[:]