


In cammino: Educarsi per educare
Accompagnare gli adolescenti nel loro progetto di vita, la figura dell’educatore, educazione al difficile, una comunità che educa: sono tra i temi affrontati da 400 formatori, non per mestiere ma per vocazione, che accompagnano bambini e ragazzi nell’ambito del Movimento dei Focolari, ad ogni latitudine. Vinca e Make vengono da Melbourne. «Sono originaria di Futuna: un passo più in là e cadi fuori dal mondo! – scherza Make – . Quando sono andata a trovare la piccola comunità nell’isola di Kiribati, i bambini erano dapprima incuriositi dalla presenza di una “straniera”, poi sorpresi dal fatto che giocassi con loro. Ho corso per due ore, anche se non ho più l’età per farlo, e anche se non avevamo nessuna lingua in comune, tra di noi si era creato un rapporto speciale».
Ma qual è il modello educativo di riferimento? Si tratta della persona-relazione, capace di amare e di essere riamata, modello che affonda le sue radici nel pensiero di Chiara Lubich. Il suo riflesso in campo educativo è stato sviluppato da un gruppo di ricercatori nell’ambito pedagogico e dal lavoro della Scuola Abbà e dell’Istituto Universitario Sophia, che per l’occasione ha inviato alcuni dei suoi docenti a svolgere interventi, forum e workshop. Davvero ampia la scelta, e per tutte le fasce di età: percorsi di educazione alla mondialità, tipologia dell’animatore e dinamiche di gruppo, gestione dei conflitti, ricerca su fede e ragione, fino a temi più specifici, come stili di vita e impatto ambientale, gender, dipendenze, mass media. Non sono mancate attività pratiche, da emozioni e danza, a teatro, marionette, palloncini, arte e manualità, video-making, uso della fotografia e dell’immagine.
Una possibilità concreta di “mettere in moto cuore, testa, mani”, sperimentarlo per poi viverlo insieme ai bambini e ai ragazzi. È una delle modalità che sta particolarmente a cuore a papa Francesco, (vedi il recente convegno mondiale sull’Educazione, Roma novembre 2015), e che mons. Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ha rivolto come invito a tutti i formatori presenti a Castel Gandolfo dal 5 al 10 febbraio scorsi, presentando la visione di Francesco sull’educazione.
Maestro di rischio, audace esploratore, attento regista, tessitore umile di relazioni: si chiede questo all’educatore oggi, non da solo, ma nella rete della comunità dentro la quale opera. Sperimenta il fallimento, ma non si arrende, per aiutare a sua volta a non arrendersi. Soprattutto cerca di essere una persona autentica, un testimone credibile. Spesso si trova a che fare con bambini nei guai, come recita il titolo di un volume che è stato presentato in questi giorni. Sono i bambini che soffrono per le fragilità della propria famiglia, che subiscono violenza… ma qualcuno ha immesso nelle loro storie germi di speranza. È sempre possibile ricominciare, aiutandoli ad attivare quella che in gergo tecnico si definisce resilienza: tirar fuori le proprie risorse migliori per far fronte a situazioni difficili, adattarsi e superarle.
«C’è necessità di acquisire competenze – spiega Arturo Clariá, psicologo clinico argentino – anche nell’ordine sociologico, psicologico, offrendo strategie per lavorare insieme, essere più responsabili nell’accompagnamento, sempre con uno sguardo puntato in alto, al trascendente. A confronto con educatori di tutto il mondo sono emerse problematiche attuali e comuni alle varie culture, nel mondo globalizzato, fino alla mancanza di autostima, al vuoto esistenziale e alla difficoltà nel costruire il proprio progetto di vita. E alle volte non si sa cosa fare. Come far fronte a questa società liquida? L’educatore, non è quello che detiene il sapere, ma il direttore di un’orchestra nella quale ciascuno può suonare il suo strumento, e lui deve trovare l’armonia di ciascuno». Un’educazione, quindi, che esca dai luoghi chiusi, e si trasferisca sul piano emozionale, sociale, dei valori: «Questo – conclude – è lavorare per costruire una cultura di pace, di fraternità». Maria Chiara De Lorenzo Facebook: In Cammino Educarsi per Educare Foto galleria su Google: https://goo.gl/photos/BjmCh1FPnXaxyBQh8 (altro…)

Paraguay: la lunga primavera degli studenti
Migliaia di studenti universitari hanno denunciato l’imperante sistema di corruzione nella maggiore università statale del Paese, l’Università Nazionale di Asunción (UNA). Una lunga primavera australe che si è conclusa con le dimissioni a catena delle autorità accademiche e negoziando la riforma di uno statuto concepito nel tempo della dittatura. I giovani universitari hanno sorpreso tutti con la loro serietà ed organizzazione. Durante il mese circa in cui il campus è stato occupato, hanno creato un vero e proprio “Stato alternativo”. Turni di guardia alle porte, controlli a borse e bagagliai affinché non fossero introdotti alcolici, efficienti commissioni per l’alimentazione e servizi essenziali, l’organizzazione di un calendario di lezioni suppletive, con l’aiuto di professori e studenti degli ultimi anni; e ora, con un calendario di esami per non far perdere il semestre a nessuno. Hanno dimostrato, inoltre, l’intelligenza di non farsi strumentalizzare da nessuno. Indicato da molti come figura ispiratrice, Papa Francesco, che aveva incontrato migliaia di giovani nella sua visita al Paraguay. Il suo appello a “fare confusione e poi a organizzarla”, è stato accolto in pieno. Tra gli animatori della rivolta pacifica #UNAnotecalles (“UNA non tacere”), i giovani dei Focolari. La parola ad Alejandra e Cecilia, studentesse di Medicina e Ingegneria, rispettivamente: «Tutto è cominciato con un sit-in di fronte al Rettorato, per dimostrare la nostra indignazione riguardo alle più recenti denunce di corruzione. Ogni giorno si svolgeva una manifestazione pacifica con microfono aperto a studenti, professori e funzionari. Poi si è aggiunta una veglia permanente attorno all’edificio, con sciopero studentesco e l’esigenza delle dimissioni del rettore e dei suoi collaboratori. Il sostegno della cittadinanza, anche attraverso l’invio di alimenti ed altro, ci ha dato la forza per non cedere nella lotta, facendoci capire che era una battaglia di tutti. Dopo 40 giorni abbiamo ottenuto le dimissioni del rettore, di altri 5 funzionari e l’imputazione di altri 38 e poi, le dimissioni di tutti i decani delle facoltà. Per noi è stato fondamentale vivere questa tappa insieme ai gen che studiano alla UNA, e anche con gli altri, che ci facevano sentire il sostegno in vari modi. Certi della promessa di Gesù che se ci uniamo nel Suo nome Lui è con noi, abbiamo cercato che così fosse. Egli ci è stato di luce per difendere i valori evangelici di amore, verità e giustizia, e per superare i momenti difficili che non sono mancati. A volte non era facile contenere la folla che pareva lasciarsi portare dalle emozioni. In quei momenti, quando non era chiaro ciò che fosse più giusto fare, ci cercavamo per capire insieme come comportarci e che scelta promuovere.

Leticia (a sinistra)

Francesco e Kirill: l’unità si fa camminando
12 febbraio 2016. L’aeroporto di L’Avana (Cuba) è il luogo che ospita il primo incontro nella storia tra il Vescovo di Roma e il Patriarca di Mosca. Un incontro fraterno, “tra vescovi”, che ha dato «l’opportunità di ascoltare e capire le posizioni l’uno dell’altro», come ha detto il patriarca Kirill al termine dell’incontro. Tra le comuni preoccupazioni, l’anelito per la pace e la difesa dei cristiani perseguitati nel mondo. «Ho sentito la consolazione dello Spirito Santo in questo dialogo», afferma papa Francesco, con la prospettiva di «una serie di iniziative» da realizzare insieme. «Non siamo concorrenti ma fratelli, e da questo concetto devono essere guidate tutte le nostre azioni reciproche verso il mondo esterno», si legge al centro della Dichiarazione congiunta firmata dal papa e dal patriarca. In essa si invoca la necessità di un lavoro comune tra cattolici e ortodossi, e si auspica il superamento delle divergenze storiche ereditate, rispondendo insieme alle sfide del mondo contemporaneo. Si tratta dei cristiani vittime di persecuzione, della violenza in Siria, in Iraq e altri Paesi del Medio Oriente, della lotta contro il terrorismo, del dialogo interreligioso, del processo di integrazione europea nel rispetto delle identità religiose. Ma si toccano anche i temi sociali ed etici, con preoccupazione “pastorale”, come ha sottolineato papa Francesco ai giornalisti nel volo tra Cuba e il Messico: povertà, crisi della famiglia, diritto alla vita (aborto, eutanasia e procreazione assistita), i giovani, la pace in Ucraina. «Dalla nostra capacità di dare insieme testimonianza dello Spirito di verità in questi tempi difficili – si legge ancora nella dichiarazione – dipende in gran parte il futuro dell’umanità».
«Anche qui a Mosca si sente che è stato un incontro storico – scrive Anna Gloria, italiana nel focolare di Mosca – I mezzi di comunicazione ne parlano tanto. La sera prima dell’incontro, nella cattedrale cattolica dell’Immacolata Concezione il vescovo Paolo Pezzi ci ha invitati tutti a pregare per l’unità. È stato molto bello. Eravamo cattolici e ortodossi di vari movimenti e comunità. Si avverte che è stato fatto un passo importante nell’unità». La Chiesa ortodossa russa – nonostante le recenti tensioni tra Mosca e Roma – ha una lunga storia di ricerca della riconciliazione tra le chiese cristiane divise. Lo ha detto padre Hyacinthe Destivelle – incaricato delle relazioni con le Chiese ortodosse slave presso il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, e presente a Cuba per l’incontro – in un’intervista a Radio Vaticana. Padre Destivelle spiega inoltre che «la Chiesa Ortodossa Russa è la quinta nell’ordine tradizionale di autorità tra le 14 Chiese Ortodosse autocefale. Al primo posto, con un primato d’onore, c’è il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, che ha un rapporto speciale con la Santa Sede». «Il significato dell’incontro tra papa Francesco e il patriarca Kirill può anche essere visto alla luce della storia delle relazioni con la Chiesa Ortodossa russa», dove essa «può fare da ponte tra Est e Ovest». Padre Destivelle ha inoltre citato altri esempi di come la Chiesa Ortodossa Russa sia stata attivamente pioniera nelle relazioni ecumeniche, ad esempio è stata la prima Chiesa a inviare osservatori durante il Concilio Vaticano Secondo. Tra gli argomenti trattati privatamente nelle due ore di colloquio tra Francesco e Kirill c’è anche il Sinodo Panortodosso: previsto per giugno 2016 (per la prima volta dopo il 787), a Creta, riunirà tutte le chiese ortodosse. «Per l’Ortodossia il Sinodo – aveva spiegato di recente il prof. Dimitrios Keramidas nel contesto di una scuola ecumenica dei Focolari – non è un evento che si inserisce dall’esterno nella vita ecclesiale, ma piuttosto la manifestazione ufficiale dell’essere comunionale della Chiesa, del continuo e ininterrotto cammino del popolo di Dio». Un cammino verso l’unità. Maria Chiara De Lorenzo Leggi anche: A Cuba Francesco incontra Kirill Verso il Sinodo Panortodosso A Creta il Sinodo Panortodosso (altro…)

Malattia: il limite trasformato in ricchezza
«Uscendo da casa il 3 maggio di 21 anni fa per raggiungere la banca dove lavoravo, non pensavo certo che la sera non vi sarei tornato. Un forte mal di testa aveva costretto i miei colleghi a portarmi d’urgenza in ospedale. Avevo 49 anni, una vita professionale ben avviata, una promozione imminente, una bella famiglia con tre figlie dai 18 ai 14 anni. Improvvisamente mi sono ritrovato su una carrozzina che neppure riuscivo a governare perché, oltre all’uso della gamba, avevo perso anche quello del braccio. Ero diventato un nulla: dovevo essere aiutato a mangiare, lavarmi, vestirmi… dipendevo in tutto dagli altri. Sentivo dentro disperazione e angoscia, sentimenti che cercavo di scacciare perché sapevo che non erano la soluzione. Da quando avevo abbracciato la spiritualità dei Focolari, avevo imparato a rendermi disponibile alla volontà di Dio, e anche se non capivo il perché di questo sfacelo, con mia moglie Pina abbiamo voluto credere che pure questo era amore di Dio per me, per noi. Anche le nostre figlie si sono lasciate coinvolgere in questa scelta e fin dai primi giorni mi sono ritrovato una forza e una pazienza che non avrei mai pensato di avere. In pochi mesi ho recuperato l’uso della gamba e seppur con grande fatica e col supporto di un collega che mi accompagnava, sono riuscito a tornare al lavoro per altri 7 anni. Poi non ce l’ho più fatta.
Già allora la mia inabilità non mi consentiva di camminare se non per brevi tratti, non potevo più guidare l’auto, farmi la doccia da solo, abbottonare i vestiti, tagliare il cibo nel piatto, avvitare una caffettiera, abbracciare mia moglie e le figlie. Non potevo fare, insomma, tutti quei gesti per i quali occorre l’uso delle due mani. A volte, più amara ancora era la paura. Paura di non farcela ad andare avanti come coppia, paura della solitudine, della mia fragilità di fronte alle diverse situazioni, del dubbio di saper ancora svolgere il ruolo di padre, e così via. Poi sono subentrate altre sospensioni di salute: ricoveri in ospedale, un tumore fermato in tempo, cadute con fratture, ecc. Oggi con tenacia continuo a fare le fisioterapie, anche se so che prospettive di guarigione non ce ne sono. Ma almeno aiutano a rallentare il processo invalidante. Più forte di tutto questo però, avverto dentro di me la grazia della vicinanza di Dio in ogni attimo. In questi 21 anni la raffinata fedeltà di Dio mi ha sempre accompagnato, con la delicatezza e la tenerezza che solo Lui sa dare. Con Pina abbiamo imparato a lasciarci portare da Lui, a farci sorprendere dal suo amore. E quando tutto sembrava crollare, o diventava precario o confuso, in fondo al cuore percepivamo che questo partecipare – in qualche misura – al mistero di Gesù sulla croce, era per noi un privilegio. Come Lui anch’io, anche noi cerchiamo di superare il dolore amando tutti quelli che sono intorno a noi, sperimentando, in quella che possiamo chiamare ‘alchimia divina’, che il dolore è come un talento da far diventare amore.
Dio mi/ci ha presi per mano e, svelandoci poco a poco il suo progetto su di noi, ci ha fatto il dono di entrare in profonda intimità con Lui e fra noi, facendoci comprendere – nella luce – anche il misterioso significato del dolore. E quello che poteva sembrare un limite si è trasformato in ricchezza, quello che poteva fermarci si è tramutato in corsa, anche per la forte condivisione con tanti altri. Dio ci ha resi più sensibili e misericordiosi con tutti quelli che con tanta fantasia ci mette accanto. Facendoci sperimentare che anche una malattia invalidante non toglie la possibilità di essere strumenti nelle mani di Dio per il prossimo». Giulio Ciarrocchi (altro…)

Ti amerò per sempre
“In che modo festeggeremo S. Valentino? Ancora non lo sappiamo. Ogni occasione è buona per sorprendere l’altro con qualcosa di bello, nascondendoci i regali fino all’ultimo minuto”. A parlare è Iris, brasiliana di 26 anni, in Italia per un progetto di cooperazione internazionale. È fidanzata con Antonello, laurea in economia, che in attesa di un lavoro più consono alla sua preparazione, fa i turni in un call center. Quando si sono conosciuti, Iris, per una precedente delusione, era un po’ restia ad iniziare un nuovo rapporto. Ma Antonello era riuscito a farsi dare il suo cellulare e con i suoi fantastici SMS ce l’ha fatta a convincerla di riprovarci. “Frequentandoci ho scoperto di esserne innamorata – ammette Iris – e subito abbiamo cominciato a fare progetti”. “Tipo?”, chiediamo timidamente. “Come prima cosa – interviene Antonello – ho voluto presentarla ai miei. Poi abbiamo fatto un viaggio in Brasile per conoscere i suoi. Nel frattempo ci stiamo scoprendo l’un l’altro nella diversità delle nostre culture e anche nel diverso credo religioso. Iris infatti è profondamente cristiana. Io invece provengo da una visione più umana delle cose. Ma seppur da strade diverse, ambedue siamo convinti della bellezza del matrimonio come atto profondamente umano e sacro allo stesso tempo”. “In questo scambio – racconta Iris –, che per me, abituata a certezze fin troppo scontate non è stato facile, ci siamo resi conto della forza del nostro amore. Un amore che ci ha fatti crescere in umanità: io sono diventata più donna, e Antonello più uomo. E che ci ha portati alla decisione che non appena avremo una certa autonomia economica, ci sposeremo”. Una certezza, la loro, che disarma. Perché anche loro sono circondati da coppie che naufragano, da grandi amori che svaniscono nel nulla. Ma ugualmente vogliono affrontare il grande passo del matrimonio perché – dicono – “Siamo sicuri del nostro amore. Che non è una cena romantica o un cuore di cioccolato regalato a San Valentino. L’amore – precisa Iris – è innamorarsi dell’anima dell’altro, è saper spostare il proprio pensiero per far spazio a quello dell’altro, è dimostrargli che per te lui vale per quello che è, non per quello che vorresti che fosse”.
Nell’incantevole parentesi rosa che è l’innamoramento, dove tutto è incandescente, sembra tutto abbastanza facile. Ma come tutte le stagioni della vita, anch’essa prima o poi tramonta. Gli esperti dicono che dura un annetto o poco più, poi inesorabilmente si torna raso terra. E allora? “Lo sappiamo che non sarà sempre così appassionante – incalza Antonello – che verranno momenti bui. Infatti ci siamo iscritti ad un corso per fidanzati, proprio per condividere la nostra avventura con altre coppie. So che lì si parlerà anche delle difficoltà, della crisi di coppia. E già ci è stato detto che spiegheranno come fare per superarle: imparare a vedersi ogni giorno nuovi e ricominciare sempre”. Quella del ‘ricominciare’ è una delle tante chance di cui l’amore di coppia ha davvero bisogno, come ad esempio una buona comunicazione che tenga vivo il dialogo, il pensare che la felicità è un dono da fare e non un diritto per sé, il giusto distacco dalle famiglie di origine, la condivisione con altre coppie, la capacità di perdono, la gratuità, la tenerezza… Questi e altri sono gli argomenti, compresi la sessualità e la procreazione, di cui in genere si parla nei corsi per fidanzati. Anche in quello organizzato da Famiglie Nuove dei Focolari che avrà luogo dall’8 al 10 Aprile 2016 nella cittadella di Loppiano (vicino Firenze). Fra l’altro, per chi intende sposarsi nella chiesa cattolica la partecipazione ad uno di questi corsi è un requisito obbligatorio. Quindi è proprio il caso di approfittarne. Per saperne di più. (altro…)