Movimento dei Focolari
Ricordo di Marisa Baù

Ricordo di Marisa Baù

Era il 20 dicembre 2011 quando è giunta la notizia della scomparsa di Marisa Baù, focolarina italiana. Ad un anno da quel giorno, il Movimento dei Focolari desidera esprimere, ancora una volta il profondo dolore per la perdita di questa sorella e la stima per la sua vita. “Una vita vissuta nella donazione a Dio e nella donazione ai fratelli che niente può cancellare… Le testimonianze arrivate da tanti attestano il suo amore, la sua generosità, la sua attenzione, in particolare per le focolarine che sono state con lei”, afferma Maria Voce, presidente dei Focolari, parlando di lei. I familiari di Marisa ringraziano per la vicinanza di tanti, che si fanno partecipi lasciando saluti e testimonianze, anche vicino alla sua tomba. Delle S. Messe vengono celebrate, in questi giorni, in memoria di Marisa a Montet in Svizzera, dove viveva (20 dicembre – ore 18.30), a Sasso di Asiago, suo paese natale dove riposa, (30 dicembre – ore 9.45), al Centro del Movimento e in molti altri luoghi del mondo. Di fronte al mistero ineluttabile che avvolge le ultime ore della vita di Marisa, il senso può essere ritrovato in un atteggiamento di fede: “Noi crediamo all’amore – afferma ancora Maria Voce – e questa fede non viene da sostegni esterni, viene dalla convinzione profonda di essere nelle mani di Dio”. In questa ricorrenza il Movimento si sente particolarmente vicino ai familiari, amici e a quanti conservano il ricordo del suo contagioso sorriso. (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Fidelia e i 1083 studenti

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«Mi chiamo Fidelia, sono congolese e vivo nella Repubblica Centrafricana da 4 anni. Lavoro come direttrice di una scuola; quest’anno abbiamo 1083 alunni dai 3 ai 18 anni. Lavorare con i bambini mi mette sempre davanti il Vangelo, come viverlo con loro?  Cerco di avere sempre presenti  le parole di Gesù: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me”(Mc 9,37). Un giorno, avevo così tanto da fare che, per lavorare in pace, mi sono chiusa in ufficio. Poco tempo dopo, bussa alla porta un bambino di 6 anni. Dopo un primo momento di esitazione, mi sono ricordata di un altro passo del Vangelo che riguarda i piccoli: “Se non vi convertirete e non diventerete come questi bambini non entrerete nel Regno dei Cieli” (Mt 18,3). Allora ho aperto la porta. Il bambino voleva dirmi che da una settimana non veniva a scuola  perché i genitori si erano separati: “Non volevo andare né con il papà, né con la mamma e sono rimasto con la nonna”. E ancora: “Tu ci hai insegnato ad amare sempre tutti anche i nemici. Allora sono venuto a dirti: puoi fare qualcosa per me?”. Gli ho chiesto il numero di telefono dei genitori. Dapprima ho chiamato la mamma con la quale c’è stato un lungo colloquio, poi ho parlato col papà. Nessuno dei due voleva perdonare l’altro o accettarne gli errori. Ci sono state molte telefonate ed è passato del tempo, ma, alla fine, si sono riconciliati, anzi sono voluti venire proprio davanti a me per chiedersi scusa reciprocamente. Adesso sono di nuovo tutti insieme ed è una grande gioia per il bambino e anche per me».   (altro…)

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Un premio ai Giovani per un Mondo Unito ungheresi

Non capita tutti i giorni di varcare la soglia di un ministero per ricevere un riconoscimento ufficiale. È successo ai Giovani per un Mondo Unito (GMU) dell’Ungheria, che per un anno e più hanno lavorato sodo nel loro Paese, per la realizzazione del Genfest, il grande evento che ha radunato nella capitale ungherese 12.000 giovani da tutto il pianeta, dal 31 agosto al 2 settembre 2012. Tra questi, 2000 erano ungheresi. Rita e Agoston, tra i protagonisti, ci raccontano del premio ricevuto alla fine del mese di novembre. Perché questo premio? «All’inizio di ottobre il Ministero delle Risorse Umane ungherese ci ha inviato un messaggio comunicandoci che, come riconoscimento della nostra professionalità, dimostrata al Genfest, veniva assegnato ai Giovani per un mondo unito dei Focolari un attestato di merito. Siamo rimasti sorpresi e contenti di questa notizia che si è rapidamente diffusa tra i giovani del Movimento. Il ministro, accettando la nostra candidatura, premiava la sezione giovanile del Movimento dei Focolari invitandoci alla premiazione, che si è svolta il 20 novembre in occasione della Giornata universale dei diritti dell’ infanzia». La nomina dei GMU è stata proposta da una persona del Ministero che, insieme al sottosegretario di Stato per la famiglia e i giovani, Miklós Soltész, era presente all’apertura del Genfest. «Entrambi – continuano Rita e Agoston – erano stati impressionati dal dinamismo, l’entusiasmo e l’esperienza di fratellanza vissuta insieme ai giovani». Così il 20 novembre, una delegazione formata da 5 giovani, in rappresentanza dei Focolari e dei Giovani per un mondo unito, sono andati al Ministero: «I premi – quattordici in totale – sono stati assegnati ad organizzazioni e a persone che hanno svolto un lavoro speciale per i bambini e per i giovani. Miklós Soltész, nel suo discorso, ha sottolineato inoltre che i premiati sono “modelli” che, con i loro lavori, poesie, scritti hanno formato ed educato i bambini e, attraverso di loro, hanno reso un servizio anche ai genitori, fornendo sostegno e aiuto nei momenti critici». Secondo la motivazione ufficiale, la sezione giovanile del Movimento dei Focolari ha ricevuto l’attestato di merito per aver condotto un evento, quale il Genfest, collettivamente, con efficienza, professionalità ed in modo efficace ed esemplare nel settore della gioventù. Per i GMU, una piacevole sorpresa: «Ci ha fatto molto piacere la parola “collettivamente”, perché dimostra che è stata compresa la nostra intenzione di costruire la fraternità universale, vivendo la spiritualità dell’unità». Prospettive aperte per i giovani ungheresi, nel post Genfest, con lo United World Project: «Dopo la cerimonia il sottosegretario di Stato ha ribadito quanto, per lui, sia stata importante l’esperienza fatta in quell’incontro internazionale. Ha espresso anche la speranza di collaborare con noi in futuro per il bene dei giovani. Come omaggio, gli abbiamo consegnato un numero della Città Nuova (Új Város) che riportava articoli sul Genfest». «Ora – concludono Rita e Agoston – insieme ai tanti giovani che ci hanno accompagnato in questi anni nelle iniziative intraprese, continuiamo “insieme” la nostra strada nella costruzione di un mondo più unito». (altro…)

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Guardare la vita con gli occhi dell’arte

Un’interessante riflessione sulle relazioni umane. Un percorso fra opere d’arte di epoche e autori differenti che partendo dal confronto tra le diverse rappresentazioni artistiche conduce ad un’appassionante riflessione sulle relazioni umane secondo una prospettive diversa, con una profondità umana e giusta. Si tratta di una percezione che dilata lo sguardo verso elementi etici e umani che accomunano credenti e non e che possono condurre a un diverso atteggiamento e un diverso punto di vista nella valutazione dei legami e delle connessioni umane. Uno sguardo, diverso e nuovo, per la qualità della vita e nella ricerca della felicità.   Fonte:    Città Nuova editrice (altro…)

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Geremia, uomo tra Dio e il popolo

CITTÀ NUOVA EDITRICE Autore: Albert Dreston «Amico dei suoi fratelli», così Geremia viene chiamato nel Secondo libro dei Maccabei. Espressione che sottolinea la profonda umanità di questo profeta, tra i più grandi della storia di Israele. Iahweh lo sceglie giovanissimo come suo profeta. «Non so parlare» risponde a Dio, segno di grande umiltà e coscienza della gravità del mandato che Dio gli affida. Ma sarà un grande poeta e per più di quarant’anni non avrà altra preoccupazione che quella di interpretare fedelmente la voce di Iahweh. Partecipa attivamente alla vita religiosa e politica del regno di Giuda, predica sempre con coraggio la verità, senza indulgenze verso nessuno, si ritrova spesso solo a soffrire scherni e persecuzioni. Ma, ciò nonostante, nessuna forza riuscì mai a spegnere o semplicemente a contenere quel fuoco che gli ardeva nel cuore. Leggi tutto. (altro…)

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Cagliari: nelle carceri di Buoncammino

Luca Pani, Cagliari – Italia

Luca Pani (Cagliari)

Con alcuni Giovani per un Mondo Unito abbiamo iniziato un’esperienza speciale nelle carceri di Buoncammino, a Cagliari (Italia). C’è stata data la possibilità di fare un’ora di catechesi con i detenuti. Ci siamo suddivisi, chi al braccio sinistro, chi nel carcere femminile, chi come me nell’alta sicurezza. Era un’occasione per dedicare del tempo a queste persone, “altri Gesù”, che per la loro condizione non ti passano accanto e che in situazioni normali non incontreresti. Entrare in carcere è entrare in una società completamente differente, un piccolo mondo in miniatura, con i suoi ritmi, problemi, abitudini. Un detenuto inizia a perdere il contatto diretto con il mondo all’esterno; molte volte i rapporti con amici e familiari si annebbiano e taluni sprofondano in solitudine, mentre all’interno di questo mondo, ci si trova circondati da persone con vite affini… si formano così nuove amicizie, nuovi rapporti; tanto che, se la pena è a lungo termine, la vita non è più all’esterno ma dietro quelle sbarre. Quando si ascolta a fondo un detenuto, si aprono storie, problemi, vite non tue, e si capisce quanto sia importante la libertà e quanto difficile sia viverla bene in questo mondo. Dentro ho incontrato persone normali, simpatiche, forse anche furbe… ma a ripensarci ci si accorge che le persone così le trovi anche fuori da un carcere. Ti chiedono:“Perché sei venuto in carcere? Chi te lo fa fare? Perché non te ne stai in giro ed esci con gli amici? Fai altre cose sicuramente più belle?”. La risposta è stata semplice: ho spiegato che se fossi un detenuto mi farebbe piacere che qualcuno venisse a trovarmi, anche solo per spezzare la routine settimanale. Scopro così che l’amore gratuito e disinteressato non è scontato, anzi è praticamente inesistente per alcuni di loro: ad un gesto di amore o di cortesia deve perlomeno seguire il rispetto se non la gratitudine. Rientrato dal Genfest che si è svolto a Budapest, portavo in mente un pensiero ascoltato in quei giorni: “Se non lo cambi tu il mondo chi lo farà al posto tuo?”. Ritrovarci con i detenuti, dopo quella straordinaria esperienza di fratellanza universale, mi ha meravigliato un po’. È calato il silenzio mentre con i miei amici raccontavamo le nostre varie vicissitudini: dal viaggio in pullman, al cibo, alle esperienze vissute; loro ascoltavano e intervenivano interessati. Così tentati dal voler dare tutto di questa esperienza, parliamo del United World Project e chiediamo loro: “Secondo voi un mondo unito dove l’amore disinteressato per il fratello, che sorpassa le religioni, le culture, è possibile?”. Si è acceso un dibattito abbastanza movimentato. I frutti non sappiamo se ci sono già stati o se ci saranno; non sappiamo se un ragazzo tra loro ha deciso di collaborare con la giustizia dopo averci conosciuto e nemmeno come finirà. Questa esperienza ha portato qualche frutto già nel mio animo e ha rispolverato le mie convinzioni di essere giovane per un mondo unito. È un frammento di mondo unito che si fa realtà. (Luca Pani, Cagliari – Italia) (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

I bambini e il Vangelo

Quando ci prendono in giro«Un giorno ho avuto zero in matematica, e le mie amiche mi hanno preso in giro. Il maestro mi ha punito ed io ho pianto. Un altro giorno le mie amiche hanno avuto zero in geografia ed io ho avuto 10. Mi sono avvicinata a loro per consolarle, ho cominciato a giocare con loro e  così si sono consolate». (Rita – 9 anni, Repubblica Centrafricana) Chiedete e vi sarà dato – «Una domenica a Messa, il parroco chiedeva dei soldi per qualcosa. Tornando a casa ho chiesto alla mamma, perché non avevo capito bene. Mi ha spiegato che chiedeva un contributo da parte di tutti per poter ingrandire la chiesa, troppo piccola per tutti i fedeli. Io non avevo soldi, ma avrei voluto aiutare. Ho chiesto a Gesù. Un po’ di tempo dopo ho ricevuto la mia pagella. Ero la prima della classe. Mio papà era molto contento perché ero stata brava. Mi ha dato 2000 frs ed io li ho messi in una busta per dare il mio contributo per la chiesa». (Raissa -9 anni, Repubblica Centrafricana) Se Dio è amore, anche noi dobbiamo amarci – «Nella mia classe c’è una bambina che non condivide mai niente con gli altri anche quando potrebbe. In questi giorni veniva a scuola con un libro rotto. Ha chiesto ai compagni: «Qualcuno ha dello scotch per riparare il mio libro?» I miei compagni le hanno risposto: «Lo scotch ce l’abbiamo, ma non te lo diamo, perché tu non ci dai mai niente!» Ma io ho detto: «Io glielo do lo stesso il mio scotch perché Dio è Amore. Ci ama. Anche noi dobbiamo amarci». E ho detto alla compagna:«Ecco lo scotch. Posso aiutarti ad aggiustare il tuo libro, ed ho sentito la gioia nel mio cuore». (Rainatou – 8 anni, Repubblica Centrafricana) Non devi avere paura – «Trascorriamo giorni penosi tra gli scontri in strada e la pace minacciata. Alcune delle famiglie si sono organizzate per diffondere segni di concordia, e anche i bambini partecipano. Magda, 8 anni, ha cominciato a mettere da parte alcune delle sue cose per donarle ai rifugiati. Un’amica ha voluto fare lo stesso. Hanno preparato insieme un bel pacco, da distribuire insieme agli adulti. Arrivato il momento della consegna, la situazione in città si era aggravata. La famiglia di Magda non è fuggita proprio perché la bimba voleva portare a termine la sua iniziativa. C’erano degli scontri sotto casa loro, e Magda ha detto alla mamma: “Tu non devi avere paura. Forse Dio ci fa vivere questo per farci vedere un miracolo”». Come i primi cristiani – «Viviamo momenti pericolosi, ma nonostante questo, un gruppo di bambine, che hanno in cuore i bambini della Siria, hanno voluto fare qualcosa per aiutarli. Un’idea è stata: fare biscotti e torte da vendere. Il parroco, venendone a conoscenza ha detto: “Voi che siete piccoline siete quasi come i primi cristiani, che si aiutavano tra di loro quando erano in necessità”. Il giorno della vendita hanno conquistato il cuore di tutti: dalla signora, che ha preparato una torta di alta pasticceria con la bandiera della Siria, alla coppia che ha fatto arrivare una busta con €1.000 , anche se non aveva potuto comprare la torta, perché, dopo la prima Messa, erano già state tutte vendute. In Egitto i bambini sono stati i pionieri della comunità dei Focolari nell’aiuto alla Siria». Voi siete mie sorelle – «In spiaggia abbiamo incontrato un signore che portava tante borse. Era stanco. Lo abbiamo fatto sedere sulla nostra sdraio. Aveva sete e ci ha chiesto dell’acqua naturale. Mamma aveva solo quella gassata, allora io l’ho chiesta ad una vicina di ombrellone. Quel signore ci ha ringraziato: “Grazie di tutto, voi siete mie sorelle!”. Io ho guardato la mia mamma e le ho detto: “Mamma ti ricordi di quella canzoncina? Chi ci passa accanto è Gesù… che un giorno mi dirà ‘Grazie per quando mi hai sorriso e ti sei preso cura di me!’” Allora mi sono ricordata che nel cuore di quel signore c’era Gesù». (Benedetta – Italia) (altro…)

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Messico: giovani contro la violenza

«La violenza – racconta Willie ai 12.000 giovani radunati al Genfest 2012 di Budapest – si è impossessata del Messico a causa del narcotraffico: la paura, l’odio e la sfiducia avvolgono molte delle nostre città. Alcune famiglie, avendo subito forti minacce, si sono viste obbligate a nascondersi o a fuggire in altre città. Sono scoppiate lotte violente tra bande rivali per impadronirsi del potere su un certo territorio, provocando veri e propri massacri di molti giovani innocenti in bar, discoteche e in altri posti pubblici. Uno dei giovani assassinati è stato mio cugino Mauricio, che, tornando dall’inaugurazione di un bar, è stato ucciso, con altri giovani, da un gruppo di “narcos” che hanno sparato tra la folla. È stato un colpo molto forte per me, ho sperimentato sconcerto e rabbia. Due giorni dopo, mentre ci trovavamo riuniti in famiglia, è arrivato un parente che si sentiva soddisfatto perché era stata fatta giustizia: avevano, infatti, trovato i corpi di 10 giovani, presunti colpevoli del massacro. Ho sperimentato un dolore ancora più grande perché, nonstante la gravità del fatto, per me era chiaro che non è con la vendetta e l’odio che si sarebbe risolta la situazione. Potevo scegliere se cominciare ad odiare anch’io o provare a rompere il cerchio della violenza con il perdono. Ho scelto quest’ultima via: potevo continuare a costruire rapporti di fraternità con quelli che mi stavano accanto anche se mio cugino non era più vicino a me. Con un gruppo di Giovani per un Mondo Unito che mi ha sotenuto in questo difficile momento, abbiamo continuato con forza e più decisione ancora, le numerose iniziative che stavamo portando avanti per diffondere la cultura della non violenza.  Siamo certi che, insieme, si può frenare l’odio e ridare al nostro Paese quel clima di pace, armonia e ospitalità che, da sempre, caratterizza il popolo messicano. Il nostro primo appuntamento è stata  “la festa dell’amicizia”, che puntava proprio a suscitare rapporti nuovi e positivi. Con i fondi raccolti abbiamo aiutato un giovane rimasto paralizzato in seguito ad un incidente. Un’altra iniziativa: siamo andati allo stadio di calcio per distribuire calcomanie e cartelli con il messaggio “La pace nasce dall’Amore”. Ma oltre le tante iniziative, crediamo che siano soprattutto i tanti piccoli gesti quotidiani di pace che generano, in silenzio, un clima di fraternità anche a Torreón» Da Genfest 2012


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Il gioioso annuncio dell’amore di Dio

Novena di Natale Nell’Anno della Fede, l’Autore ci propone un percorso di riflessione sul Natale come luogo di annuncio dell’amore di Dio. Ogni cristiano è chiamato ad essere testimone della Parola, a far sperimentare agli altri quanto è grande l’amore di Dio per ciascuno. Tutti siamo chiamati ad annunciare, con la vita prima e poi con la parola, la “buona notizia” che Gesù, abitando in mezzo a noi, illumina la nostra esistenza, dà senso alle nostre giornate. Una lettura ricca di gioia e di speranza da tradurre in vita vissuta. Uno strumento di preparazione al Natale per singoli e comunità. Ordinazioni: Città Nuova Editrice (altro…)

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Argentina: la Mariapoli Lia si rinnova sul web

Con sezioni dinamiche ed un disegno agile, il nuovo sito web della Mariapoli Lia, la cittadella del Movimento dei Focolari immersa nella Pampa argentina, si presenta completamente rinnovato. La nuova veste digitale permette all’internauta  di essere informato su quanto succede nella cittadella, dei suoi programmi e delle varie attività. La  galleria fotografica costantemente attualizzata, consente di visitare virtualmente i diversi luoghi della Mariapoli. Attraverso il menù di navigazione, si possono conoscere le origini della cittadella, le diverse scuole che ospitano coloro che vengono per sperimentare la vita del Vangelo 24 su 24 ore, ma anche i laboratori di lavoro, gli alloggi e il progetto di Economia di Comunione che si sviluppa nel Polo antistante “Solidaridad”. Una rubrica è dedicata ai numerosi gruppi che passano durante l’anno, con foto, testimonianze ed impressioni rilasciate dopo aver vissuto, nei giorni trascorsi insieme ai suoi abitanti, la legge dell’amore reciproco.  Nell’aprile scorso, un’equipe audiovisiva dei Focolari (Centro Santa Chiara) ha realizzato un video documentario della cittadella in cui si mostrano lo sviluppo e le numerose attività della Mariapoli Lia. È ricco di interviste agli abitanti, tra cui tanti giovani di paesi diversi che vi trascorrono dei periodi più o meno lunghi. Completano il documentario un depliant fotografico ed un opuscolo dove si spiega in modo approfondito questo “miracolo fiorito in piena pampa argentina”. (altro…)

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Loppiano: in corsa con Giacomo

Il suo biglietto da visita è ancora vivo nella memoria di tanti: una vecchia Piaggio “Ape”, su cui viaggiava insieme a Dina, sua moglie, sfrecciando per le vie di Loppiano. Solare, energico, con la battuta sempre pronta e la profondità d’animo dei vecchi saggi, Giacomo Mignani ha coniugato l’età avanzata con un’umanità sempre più raffinata perché è cresciuta, ha vissuto e infine è morta con la semplicità e l’ardore di un bambino. Quindi sempre giovane, anche a 91 anni! Nato nel Dicembre 1913 in provincia di Bergamo, nel Nord Italia, Giacomo vive i drammi della guerra che toccano profondamente la sua famiglia con la morte di un fratello. Il matrimonio con Dina, celebrato nel 1947, mostra invece alcune crepe, come lui stesso raccontava: «Quando mi sono sposato ero impreparato e non troppo giovane; Dopo due mesi il mio matrimonio era già in crisi. Con Dina non litigavamo mai: non ci parlavamo,  stavo anche due o tre mesi senza dirle nemmeno un ciao!  Uscivo sempre col mio cane che era tutto per me. Ero cristiano solo la domenica, ma nel periodo della caccia per mesi non andavo a Messa». Nel 1964 Dina conosce i Focolari, durante una Mariapoli a Merano, e Giacomo nota alcune piccole e grandi attenzioni  che Dina gli riserva e che mai ha avuto, nei suoi confronti, fino a quel giorno… «Prima che partisse per un ritiro a Roma, mi ha invitato a partecipare ad un incontro a Milano che si sarebbe tenuto in quegli stessi giorni. Se da Merano era tornata più buona, da Roma sarebbe tornata una “santa” – ho pensato – e il vantaggio sarebbe stato solo mio. Sono voluto andare  a Milano per capire cosa avevano fatto a mia moglie». E’ durante quella domenica che nella vita di Giacomo avviene la svolta: sente parlare di un Dio che è Amore e che non è un giudice cattivo, come ha sempre pensato. «Lui (Dio) mi ama,  mi dà una mano. Ad un certo punto ho visto come il video della mia vita: io, a mia moglie, non volevo bene, la maltrattavo, e la colpa era mia (…). Il nodo che sentivo si è sciolto come neve al sole e mi è entrato un desiderio di vedere mia moglie così forte che mi pareva un’eternità aspettare fino al giorno dopo. Lunedì, a mezzogiorno, ho preso la bicicletta e, avendo fatto il bersagliere, ho fatto una volata ad andare a casa. Arrivo, metto la bicicletta in giardino, vado alla porta e mia moglie la apre. L’ho baciata e così, dopo diciotto anni, è cominciato il nostro matrimonio». Nella loro casa, prima sempre chiusa, vengono spalancate porte e finestre e Giacomo è sempre pronto anche a correre per aiutare chi ha bisogno, impegnandosi in tanti lavoretti. Fino al trasferimento a Loppiano, nel 1976, vissuto come una logica conseguenza del loro aver voluto mettere Dio al primo posto mettendosi a disposizione degli altri: «Io e mia moglie abbiamo avuto tre grazie. La prima è aver scoperto che Dio è Amore; la seconda è aver salvato il nostro matrimonio; e la terza è quella di essere a Loppiano». Instancabile lavoratore, ha vissuto per la Cooperativa di Loppiano come per la sua famiglia: migliaia sono i visitatori che lo ricorderanno nella vecchia tavernetta, appoggiato a una delle botti a raccontare la sua storia e degli ultimi sviluppi dell’azienda, ma anche a incoraggiare una persona per una situazione difficile, a dare quel sorriso che ha cambiato a molta gente non solo la giornata, ma una vita intera. Il 21 ottobre 2004, proprio nello stesso giorno in cui 13 anni prima è morta Dina, Dio lo prende con Sé, con delicatezza, mentre si addormenta sul divano di casa. I piedi sul tavolino, l’immancabile pipa ancora tra le mani. Giacomo è partito così e, c’è da scommetterci, sarà arrivato Lassù di corsa con quell’Ape carica dei volti di tutte le persone che ha amato e sostenuto. L’offerta dei frutti più preziosi proprio come ha sempre fatto in quell’antica taverna. Paolo Balduzzi   (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Maria nell’esperienza del Movimento dei Focolari

VIDEO: Chiara Lubich su “Maria nell’esperienza del Movimento dei focolari”

«Signori cardinali e Signori vescovi, il punto cardine della nostra spiritualità che sono stata invitata a presentare quest’anno è Maria. Non mi accingerò certamente a parlare di Lei come converrebbe per la creatura più eccelsa del mondo: questo è compito così vasto e così impegnativo che solo la Chiesa può svolgere attraverso i secoli. Dovrò solo esporre brevemente quel tanto che, con lo spirito del Movimento, noi abbiamo compreso di Maria, delle sue ricchezze venute maggiormente in evidenza durante la nostra storia. Tratterò perciò il tema: “Maria nell’esperienza del Movimento dei Focolari“. Maria è stata presente a noi fin dagli albori del Movimento e anche prima che esso iniziasse ufficialmente ad esistere.  Molti di loro sanno come la prima intuizione di ciò che doveva nascere – era allora il lontano 1939 – si ebbe nella casa della Madonna, a Loreto in Italia. È stato lì che compresi come il Signore aveva preparato una via nuova – quella da noi chiamata la “quarta strada” – per una nuova famiglia spirituale nella Chiesa: i focolarini. È stato in quel luogo che ebbi l’intuizione che una schiera di vergini avrebbe seguito questa strada. Sì, Maria era lì fin da Loreto con la sua silenziosa presenza ad attendere tutti quelli che l’avrebbero seguita nell’Opera sua.     (leggi tutto) (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Genova: fraternità, città e politica

Di alta qualità gli approfondimenti, con tavole rotonde, seminari, conferenze e dibattiti, oltre alle tantissime esperienze e buone pratiche venute in luce  durante i due convegni: La Fraternità e il governo delle città” (30 Novembre) e “Che  sarebbe l’Italia senza le città?” (1-2 Dicembre). Durante il primo è stato è assegnato il Premio ‘Chiara Lubich  per la Fraternità’ che, giunto alla 4° edizione, vuole valorizzare progetti dove amministrazioni e comunità cittadina dimostrino sentieri di fraternità, con atti amministrativi.  Esempi che, come afferma Maria Voce, presidente del Movimento dei focolari, nel suo messaggio: “mettono in luce un autentico servizio al bene comune, capace di suscitare la solidarietà, particolarmente nei momenti di emergenza o in tempi di crisi politica ed economica”. La fraternità, questa la convinzione dei presenti, può diventare una categoria della politica, può contribuire a determinarne i contenuti, le priorità, il metodo e lo stile e le città possono diventare laboratori in cui fare esperienze positive da poter poi mettere in rete e moltiplicare in dimensioni più grandi. Da questa certezza, è nata, nel 2008, l’associazione Città per la Fraternità, un organismo che vuole contribuire, non solo in Italia, alla diffusione del ‘principio di Fraternità’ nella vita politica, specie negli Enti Locali, veri motori della vita del Paese. Fonte ispiratrice, il pensiero di Chiara Lubich nel quale si coglie la testimonianza di un legame profondo da sempre coltivato con la città, luogo primario dei molteplici rapporti e relazioni tra persone ed istituzioni, con possibilità di aprire strade percorribili e fattive. Il Cardinale di Genova, Angelo Bagnasco, si è fatto presente con un messaggio ricordando ai partecipanti che ogni persona è tenuta “a non dimenticare mai che qualunque azione compia deve essere volta al bene comune affinché tutti possano sentirsi parte della comunità in cui vivono”. Quasi un’eco a queste parole è venuto dall’assegnazione del premio al comune di Medolla e ad altri comuni colpiti dal terremoto del maggio scorso, motivato “dal forte esempio donato al Paese nel non volersi ripiegare nell’emergenza, ma nel cooperare, nel mutuo aiuto, per ricostruire non solo le necessarie ragioni materiali, ma anche il senso della comunità e della convivenza”. Una menzione d’onore è stata inoltre conferita al Consiglio Regionale del Piemonte “per l’importante percorso di dialogo, di confronto e riflessione sulla fraternità iniziato già dal 2005”, e al comune di Pineto “per il forte impegno a vivere con i comuni confinanti progetti di fraternità”. Particolarmente significativa la sessione conclusiva  del 2 Dicembre, che ha avuto per tema  “La città e la partecipazione, dal locale al globale”. L’accento si è posto sulla democrazia non come punto di arrivo ma come percorso, soffermandosi sulle esigenze della democrazia partecipativa. L’orizzonte si è spalancato a una fraternità non solo locale ma universale, con gli interventi di giovani del Congo e del Burundi e con l’esposizione del progetto United World Project dei Giovani per un mondo unito dei Focolari. Dalla tre giorni di Genova i partecipanti lanciano una scommessa per l’Italia: “continuare a seminare fraternità” volgendo lo sguardo con fiducia dalla città alle città, processo necessario, secondo la visione di Chiara Lubich, verso la fraternità universale. Gli eventi sono stati  organizzati, in collaborazione con il Comune di Genova, da Associazione Città per la Fraternità, Movimento Politico per l’Unità e Movimento Umanità Nuova,  Un supporto organizzativo l’ha dato l’Associazione Igino Giordani del Levante Ligure. La Regione Liguria ha dato il suo patrocinio. . (altro…)

Maria nell’esperienza del Movimento dei Focolari: prime intuizioni

 «Signori cardinali e Signori vescovi, il punto cardine della nostra spiritualità che sono stata invitata a presentare quest’anno è Maria. Non mi accingerò certamente a parlare di Lei come converrebbe per la creatura più eccelsa del mondo: questo è compito così vasto e così impegnativo che solo la Chiesa può svolgere attraverso i secoli. Dovrò solo esporre brevemente quel tanto che, con lo spirito del Movimento, noi abbiamo compreso di Maria, delle sue ricchezze venute maggiormente in evidenza durante la nostra storia. Tratterò perciò il tema: “Maria nell’esperienza del Movimento dei Focolari“. Maria è stata presente a noi fin dagli albori del Movimento e anche prima che esso iniziasse ufficialmente ad esistere.  Molti di loro sanno come la prima intuizione di ciò che doveva nascere – era allora il lontano 1939 – si ebbe nella casa della Madonna, a Loreto in Italia. È stato lì che compresi come il Signore aveva preparato una via nuova – quella da noi chiamata la “quarta strada” – per una nuova famiglia spirituale nella Chiesa: i focolarini. È stato in quel luogo che ebbi l’intuizione che una schiera di vergini avrebbe seguito questa strada. Sì, Maria era lì fin da Loreto con la sua silenziosa presenza ad attendere tutti quelli che l’avrebbero seguita nell’Opera sua. (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Accogliere la malattia in famiglia

Questa testimonianza di accoglienza è stata raccontata a Brescia lo scorso 25 novembre, nella giornata “Percorsi comuni per la famiglia  che ha visto un migliaio di famiglie musulmane e cristiane del Nord Italia. Marisa:«Avevo intenzione di riprendere il lavoro appena i bambini (1 e 3 anni) me lo avrebbero permesso, quando mia mamma, una donna dolce, attivissima,  a 60 anni, si ammala di Alzheimer. E, molto presto, non è più autosufficiente. Con il papà decidiamo di curarla a casa, senza sapere a cosa si va incontro. Anche Francesco, mio marito, non si tira indietro. Ma, da subito, i risvolti della malattia  mettono a dura prova il nostro rapporto e tutto l’equilibrio familiare». Francesco:«Da ragazzo ho dovuto dividere l’affetto della mamma con il suo lavoro e i nonni che vivevano con noi. Così, quando mi sono sposato con Marisa,  mi sembrava logico che lei sarebbe stata tutta per me e che mi avrebbe coperto di attenzioni. In realtà mi sono ritrovato con molti problemi da affrontare. Quando poi, ha iniziato a prendersi cura anche della sua famiglia, il nostro matrimonio è entrato in una crisi profonda. Avevo voglia di scappare e, visto che, per lavoro, dovevo andare da clienti lontani, dormivo spesso fuori casa, lasciando a Marisa tutto il peso di due famiglie». Marisa:«Non è stato facile accettare di vedere cambiare così velocemente la persona che era il tuo punto fermo; vedere che in alcuni momenti non ti riconosce più e anche tu fai fatica a riconoscerla. Quando il papà è crollato psicologicamente e fisicamente, anche il rapporto con Francesco è sembrato vacillare.  Ho trovato aiuto nel Vangelo: “A quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). Ma dovevo continuamente superarmi. Proprio in quel periodo una coppia di amici  ci ha invitati ad una giornata organizzata dai Focolari. Restiamo conquistati dall’amore che vediamo vissuto e intraprendiamo un cammino insieme ad altre famiglie  impegnate a viverne la Spiritualità». Francesco:«Improvvisamente vengo ricoverato per una grave malattia. Ce l’avevo con il mondo intero! Poi, mi sono tornate alla mente queste parole di Chiara Lubich: “La nostra salute, “essere una sola famiglia”… Vi sono tra voi coloro che soffrono fisicamente? … Patite con loro”. Provo a metterle in pratica con il vicino di letto, con quella signora anziana che tutti trascurano… Pian piano comprendo il modo di amare di Marisa che, nonostante i bambini e la mamma da accudire, trovava il tempo di venirmi a trovare due volte al giorno. Mi rappacifico con lei e con la mia vita. E da allora condivido con lei ogni scelta, soprattutto quelle che più costano. Ora, la malattia non mi faceva più paura ma ero sereno. Dopo sei mesi la malattia scompare». Marisa:«Sentiamo che ogni malattia è un’occasione che ci viene data per crescere come persone, crescendo nell’amore. Amavo mia madre, ma ora occorreva amarla in modo nuovo: saper dare significato e dignità ad ogni gesto, ad ogni parola. Farla sentire amata da Dio. E l’amore risana. Anche quando a tutti appariva quasi un vegetale incapace di interagire, un gesto d’amore di maggiore intensità suscitava in lei sguardi di presenza, parole di riconoscenza, lacrime liberatorie che diventavano anche le mie. E questo mi dava una tale forza e gioia che nulla e nessuno può cancellare. Così per 10 anni». Francesco:«Questo impegno non ci ha impedito di aprirci agli altri come, per esempio, dare ospitalità a un parente di un ammalato, condividendone le ansie e il dolore. Così anche aprire la nostra casa a gruppi familiari o di fidanzati per una formazione di coppia. Da tre anni, ospitiamo a casa nostra il papà di Marisa che quest’anno compie 93 anni. A volte ci sfiora l’idea di trovare soluzioni differenti per una nostra maggiore autonomia ma sappiamo che lui ne soffrirebbe molto e siamo convinti che la sua vita e la sua dignità siano più importanti». (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Olanda: giornata di riconciliazione

Mons Gerard De Korte e il dott. Arjan Plaisier

“Se continueremo su questa strada riusciremo a guardare al di là dei muri ancora esistenti tra le nostre Chiese e arriverà il giorno in cui vedremo la piena comunione visibile tra noi cristiani”. Così commenta Arjan Plaisier, Segretario Generale del Sinodo della Chiesa protestante in Olanda, nella “Giornata di riconciliazione”, a cui hanno partecipato 4.000 cristiani di 12 Chiese e Comunità, tra cui anche vescovi e fedeli della Chiesa cattolica. Negli ultimi 5 anni in Olanda diversi responsabili di Chiese si erano incontrati regolarmente per condividere la propria fede e pregare per una maggiore unità e collaborazione. Col motto “Noi scegliamo l’unità”, questa iniziativa si è allargata a macchia d’olio nel mondo ecclesiastico, coinvolgendo sempre più responsabili delle Chiese storiche (Chiesa protestante in Olanda, Chiesa Vetero Cattolica, Chiesa cattolica) e delle Chiese pentecostali ed evangelicali. Durante l’ultimo incontro, nel febbraio 2012, era nata l’idea di fare un evento a livello nazionale per cristiani di tutte le Chiese e Comunità. Una settantina di membri del Movimento dei Focolari – già coinvolti da tempo attraverso una focolarina ed un focolarino riformati – hanno dato il proprio apporto per la riuscita della giornata che si è svolta il 6 ottobre scorso a Den Haag. Punto culmine dell’evento, il momento del perdono reciproco per le offese subite e ricevute: “per l’arroganza con la quale abbiamo guardato l’altro dall’alto in basso”, “per la facilità con cui abbiamo vissuto la rottura con la Chiesa cattolica romana”, “per aver considerato l’altra chiesa come una chiesa dove lo Spirito era assente”. Tutto è avvenuto ai piedi di una grande croce, portata nella sala da tre giovani. Ed al Cristo, morto e risorto, si è affidato ogni cosa, chiedendo insieme il Suo perdono. La testimonianza di una coppia dei Focolari – lei cattolica, lui riformato – ha aiutato a intravvedere il cammino possibile per continuare ad amare la Chiesa altrui come la propria. Un momento commovente è stato la lavanda dei piedi da parte di tre responsabili di diverse chiese. Gesto forte per esprimere la loro decisione di essere insieme al servizio delle nuove generazioni: un segno di un ecumenismo rinnovato. “C’è ancora molto lavoro da fare, ma a partire da questo momento noi cristiani in Olanda ci guarderemo con occhi nuovi”, è stato il commento di uno dei presenti. Ora l’iniziativa “Noi scegliamo l’unità” confluirà nel Forum Cristiani Olandesi che inizierà nel 2013. Sarà un forum aperto dove i rappresentanti di tutte le Chiese e Comunità cristiane in Olanda potranno esprimersi. Un luogo dove si potrà condividere la fede, scambiare esperienze e creare così una piattaforma di comunione e collaborazione. Una base necessaria per progredire insieme nella strada verso la piena comunione visibile tra i cristiani. Hanneke Steetskamp – Olanda (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Adolescenti

Queste pagine danno voce a loro, a cosa pensano della libertà e delle regole, dei genitori e degli adulti, dei modelli e dei valori, del corpo e delle emozioni, ma soprattutto a cosa pensano dell’adolescenza, di se stessi, del presente e del futuro. Anche le domande se le sono fatte loro, gli adolescenti. Un gruppetto di ragazzi ha stilato un questionario e lo ha sottoposto ai coetanei.400 intutto, quelli che hanno risposto. E se provassimo, si chiede l’autore del volume, Paolo Crepaz, ad ascoltare e prendere sul serio quanto ci stanno comunicando? Leggere le risposte allarga il cuore e la mente. Molte mettono anche di buon umore! Fonte: Città Nuova (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Camerun, onestà versus corruzione

«Lavoro nell’Amministrazione delle Dogane e sono quasi alla fine della mia carriera. Un percorso lungo 29 anni! Fatto di gioie e dolori ma, soprattutto, di scelte a volte difficili. Fin dai primi anni della mia carriera, come donna e in più cristiana, ho avuto problemi di coscienza; come fare per ascoltare la voce di Dio e seguirla in un ambiente di facili guadagni e di compromessi a volte inevitabili? La risposta mi è arrivata nel 1984. A quell’epoca ho conosciuto il Movimento dei Focolari e mi ha colpito la vita di queste persone semplici e felici. Avevano una gioia, una libertà, che io non sperimentavo. Ho voluto saperne di più. Il segreto era l’amore verso Dio e verso gli altri. Questo incontro ha trasformato la mia vita. Prendevo coscienza che nella vita la cosa più importante è amare. Non importa il mestiere che uno svolge, il compito che ci è affidato è una grande occasione per amare Dio e i fratelli. Questo cambiava tutto! Il collega, il cliente, non erano più un ostacolo, una barriera, ma diventavano dei partner per costruire l’unità. Lo sforzo continuo per oltrepassare i miei limiti e quelli degli altri, per andare contro-corrente è stato accompagnato sempre dalla gioia che si prova dopo ogni servizio reso; da un sentimento di libertà ogni volta che sono stata capace di rinunciare ai miei interessi ed a facili guadagni . Nel 1999 mi hanno assegnato il premio eccellenza dall’Associazione delle Donne Dirigenti della Dogana Camerunese in collaborazione con gli utenti del servizio. La Parola di vita di quel mese diceva: “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,14-16). Con questo riconoscimento ufficiale mi sono sentita interpellata in prima persona: “Tieni duro, non cedere ai dubbi e allo scoraggiamento, migliora ogni giorno”. Alla fine della mia carriera sperimento che nessuna professione è l’anticamera dell’inferno! Che la nostra funzione specifica come cristiani nella società è di fare ogni cosa con uno spirito nuovo, con totale adesione alla volontà di Dio. Lui ci ha accompagnato sempre con la Sua grazia». (Jeanne – Camerun) (altro…)

Dicembre 2012

«A quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio». In questo mese, in cui ricordiamo specialmente la nascita di Gesù su questa terra, cerchiamo di accoglierci reciprocamente, vedendo e servendo Cristo stesso gli uni negli altri. E allora una reciprocità di amore, di conoscenza di vita come quella che lega il Figlio al Padre nello Spirito, si instaurerà anche fra noi e il Padre, e sentiremo affiorare sempre di nuovo sulle nostre labbra l’invocazione di Gesù: «Abbà, Padre».

Chiara Lubich


[1] Pubblicata in Città Nuova, 1998/22, p.37.
[2] Mc 14,36 – Rm 8,15.

Ricordo di Marisa Baù

Gen Rosso: la comunicazione si fa ascolto

Per una settimana hanno imparato passi di hip-hop, si sono cimentati nella recitazione e nel canto e hanno appreso i segreti del mestiere del tecnico delle luci e del suono. Il tutto senza l’ausilio della comunicazione verbale. Solo linguaggio dei segni, le vibrazioni del suono e un profondo e diretto rapporto con chi ha gestito questi singolari workshop sul musical Streetlight. Protagonisti, a Düsseldorf dal 5 al 12 novembre, di quest’esperienza unica sia da un punto di vista artistico- musicale che umano, il Gen Rosso e 155 ragazzi della scuola LVR-Gerricus-Schule e della Hauptschule Montessori, molti dei quali ipoudenti e alcuni dei quali con difficoltà di apprendimento e problemi comportamentali. Quello che si è creato è stato a detta dei protagonisti un “luogo di scambio reciproco” nuovo ed inaspettato. Da un lato la possibilità per apprendere l’arte dell’ascolto imparando a ‘percorrere un tratto della strada della vita’ accanto i giovani ipoudenti di varie estrazioni sociali e di fede. Dall’altro la possibilità di rivestire il musical di nuove formule di espressioni artistiche, come ad esempio piccoli spettacoli di luci, recitazione e il canto con il linguaggio dei segni. Al termine della settimana, molte sono state le manifestazioni di riconoscenza sia per il lavoro svolto sia per l’indispensabile supplemento d’amore che ognuno ci ha messo. Come motto e consegna della settimana il titolo di una delle canzoni dello spettacolo StreetlightI’ll be there” (“Anch’io ci sto.), quella che uno personaggi dello spettacolo canta per raccontare il suo voler vivere per lo stesso ideale di pace e fraternità. “Sono orgogliosa dei miei studenti – ha detto a conclusione la direttrice della scuola LVR-Gerricus-Schule –, perché rappresentare un musical nonostante i problemi di udito è una sfida, ma è stato possibile grazie a Caritas Verband Colonia, all’associazione Starkmacher, e al Gen Rosso”. (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Online il nuovo sito di Sportmeet

Da giovedì 29 novembre è online il nuovo sito di Sportmeet – www.sportmeet.org. È una rete internazionale di sportivi ed operatori del mondo dello sport, fondata nel 2002, con l’obiettivo di promuovere una nuova cultura dello sport. Veste grafica rinnovata, nuovi contenuti ed interazione con i più importanti canali social media (Facebook e Youtube), Sportmeet.org si prepara ad accogliere tutti i contributi volti a promuovere i veri valori dello sport. Una sezione è dedicata alle notizie, un’altra ai progetti, fra cui i progetti sportivi sociali in varie aree geografiche, un’altra ai testimoni, in cui i professionisti raccontano… (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

1° dottorato a Sophia

È il dott. Paolo Frizzi, laureato in Storia all’Università di Padova, il primo candidato ad aver portato a termine il Dottorato di ricerca presso l’Istituto Universitario Sophia (IUS) di Loppiano in “Fondamenti e prospettive di una cultura dell’unità”. Cristianesimo e religioni nel ‘900un argomento impegnativo -: L’intuizione e la vicenda di Chiara Lubich. Storia, Teologia, Società“. Il dottorato indaga infatti sull’esperienza interreligiosa della fondatrice dei Focolari, offrendo una prima lettura  di quanto accaduto grazie al suo carisma di comunione. La giovane istituzione accademica del Movimento dei Focolari ha offerto una novità non solo nell’argomento, ma anche nella natura del lavoro che, fedele allo spirito dello IUS, si è presentato con un approccio interdisciplinare, coniugando teologia, storia e dialogo fra le religioni. Sono queste le tre chiavi di lettura, che il dottorando – trentino come Chiara Lubich – ha usato per leggere un secolo di storia ed accadimenti socio-politici, di riflessione filosofico-teologica, rintracciando al loro interno i rapporti che Chiara, e con lei i Focolari, hanno stabilito nei vari continenti con persone di diverse fedi. «Una tesi – ha affermato mons. Piero Coda, presidente dello IUS e moderatore principale – che nella prassi, nella metodologia e nel risultato onora lo spirito interdisciplinare di Sophia e che dice che tale metodologia di ricerca e di lavoro funziona». Al teologo ha fatto eco lo storico, il prof. Paolo Siniscalco, già ordinario di Storia del Cristianesimo presso l’Università La Sapienza di Roma, secondo moderatore del lavoro di ricerca. Dal lavoro di Paolo Frizzi, spiega, emergono coordinate fondanti del pensiero del ‘900 europeo, all’interno delle quali la Lubich si inserisce quasi ignara, ma grazie, probabilmente, all’intuizione regalatale da un carisma che le permette di cogliere il battito del cuore dell’umanità del suo tempo. Ma la natura del percorso attraversato da Chiara nell’arco del ‘900 richiedeva anche un’analisi sociologica, che la tesi presenta – lo ha sottolineato il prof. Benni Callebaut, terzo moderatore – permettendo di entrare nella fitta nebbia dei processi messi in moto dai rapporti fra le diverse religioni negli ultimi decenni. Si tratta, come è spesso affermato da più parti, di un nuovo spirito religioso che porta dimensioni sconosciute all’Occidente degli ultimi secoli e che permette di vedere all’interno di un panorama nebuloso. All’interno di questi processi di trasformazione, la figura di Chiara Lubich emerge proprio come quella di un profeta che sa coniugare pensiero, spiritualità e dialogo. È una proposta tutta da scoprire che il lavoro di Frizzi lascia aperto ad ulteriori approfondimenti specifici. Lo IUS è, quindi, arrivato al suo primo dottore in “Fondamenti e prospettive di una cultura dell’unità”. Una tappa importante. Un giorno, lo scorso 7 novembre, che allo IUS verrà ricordato perché rappresenta un passo avanti nella scommessa accademica ed intellettuale voluta da Chiara Lubich prima di lasciare questa terra. Fonte: Roberto Catalano su Città Nuova online Chiara Lubich maestra di unità (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Un focolare ecumenico

Ewa: giovane, alta, capelli e occhi neri. Capire quale sia la sua terra d’origine non è scontato. Infatti sono i colori chiari a contraddistinguere gli abitanti della sua terra nativa, con una forte e radicata presenza cattolica, dal cui solco è nato il Sindacato Solidarnosc, che ha contribuito notevolmente al cambiamento di quel Paese dopo la caduta del muro di Berlino. Parliamo della Polonia. È qui che Ewa è cresciuta e un giorno ha incontrato il Movimento dei Focolari e nella sua Spiritualità ha trovato la strada da percorrere. Certo, forse, non sapeva che un giorno vi avrebbe incrociato la possibilità di una storia tutta nuova per lei. In Germania, è lì che Ewa abita ora, la realtà delle varie Chiese cristiane è molto diffusa, e nel suo stesso «focolare» vivono focolarine di tre diverse Chiese; alla maggioranza cattolica, si aggiungono Doina, della Chiesa Rumeno Ortodossa e Anke, della Chiesa Evangelica Luterana. Un’esperienza con toni interessanti se si pensa che l’unità – secondo la preghiera di Gesù ‘che tutti siano uno’ (Gv 17) è il fine ultimo dei Focolari. A Ewa che la vive in prima persona chiediamo di raccontarcela e di dirci come è possibile vivere l’unità, anzi, costruire l’unità, pur essendoci a volte  delle diversità nella dottrina. «Per me, questa esperienza di focolare ecumenico è molto forte. Allarga il mio cuore, la mia mentalità perché noi cerchiamo veramente di vivere l’una per l’altra anche se spesso vediamo che ci sono tante cose che ci potrebbero dividere. Ma la sfida più grande è quella di non far avvertire a Anke e Doina che sono in minoranza. Molte volte non è stato così, ma abbiamo sempre ricominciato! E’ necessario approfondire sempre di più la conoscenza della Chiesa dell’altra. Cercare di capire cosa è importante per ogni Chiesa, perciò  assistere, come si può, alle funzioni accompagnando ora l’una, ora l’altra. Per esempio il Venerdì Santo, per noi cattolici è sì una solennità importante, ma fa parte del Triduo Pasquale. Per la Chiesa evangelica, invece, è la festa principale. E nel nostro focolare abbiamo cercato di onorarla veramente, andando di mattina al Servizio con Anke, e nel pomeriggio prendere parte al Servizio cattolico. E così pure, ricordarsi delle feste della Chiesa Ortodossa, che spesso sono in giorni diversi dai nostri. Ricordarsi di esse anche quando cadono durante un fine settima nel quale siamo tanto impegnate, trovando il modo di far sentire comunque la nostra condivisione. E ancora, ricordarsi del digiuno settimanale che nella Chiesa Rumeno Ortodossa è tanto sentito, quindi, assieme a Doina, il mercoledì si cena senza carne, senza uova, latte… A proposito del digiuno, prima pensavo che amare il prossimo anche quando è faticoso fosse un modo di “digiunare”. Mi sono resa conto che ciò che importa è “essere” con l’altro, nell’altro, forse senza capire proprio tutto, ma scoprendo pian piano la ricchezza insita nella Chiesa dell’altro. Vedo così che, pur a piccoli passi, nella vita quotidiana si costruisce un rapporto in Dio, nasce un dialogo nella vita basato sulla spiritualità dell’unità che ci fa avanzare nel cammino verso la piena comunione fra le Chiese». (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Il Vangelo in tasca o in borsa

«L’idea è nata dall’esigenza di tanti lettori che da tempo ci chiedevano un agile strumento quotidiano basato sulle letture del giorno, in particolare sul testo evangelico quale stimolo a informare di esso il proprio vissuto. È una nostra caratteristica, infatti, da più di 50 anni, di ascoltare quanto propone “la base”». Qual è la differenza con tanti altri ottimi strumenti di questo tipo già presenti sul mercato religioso? «Oltre ai testi delle letture, a una meditazione spirituale e a qualche nota esegetica, abbiamo voluto affiancare ai santi del mese, dei personaggi di alto profilo morale, anche di altre fedi. Inoltre, diamo la parola a tanti cristiani che ci raccontano le loro esperienze di vita. Tutto ciò secondo la linea editoriale della nostra rivista che vuole favorire la mondializzazione del bene e concorrere all’unità del genere umano». Il Vangelo del giorno x vivere: è forte come affermazione. È davvero così? «Come giornalisti andiamo raccogliendo un po’ ovunque una crescente sete di verità, autenticità e spiritualità, anche in persone apparentemente indifferenti alla dimensione religiosa. La persona di Gesù, uomo Dio, è attualissima e le sue parole continuano a nutrire in modo misterioso e reale tante persone. Il nostro corpo ha bisogno di pane ma Gesù ci ricorda che non di solo pane vivrà l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. La parola di Gesù per eccellenza è stata la sua vita donata per amore. Un esempio per ciascuno di noi, impegnati non solo nell’ascolto della Parola ma nel metterla in pratica perché produca quanto afferma. Tra l’altro la coincidenza con l’Anno della fede in risposta all’appello del papa per una nuova evangelizzazione, mette proprio l’accento su una riflessione di fondo: come possiamo evangelizzare gli altri se non evangelizziamo prima noi stessi?». Che cosa manca in questa pubblicazione? «Almeno un elemento, forse per qualcuno importante: il testo del salmo quotidiano di cui troverete solo il versetto e il numero a cui si riferisce. Abbiamo pensato che questo limite, impostoci dalla foliazione, poteva essere uno stimolo ad aprire la Bibbia e leggerlo direttamente». Come fare per averlo? «In tre modi: per abbonamento come supplemento congiunto alla rivista Città Nuova – sicuramente la soluzione più conveniente per i nostri fedeli abbonati che così lo riceveranno puntualmente a casa loro –, in libreria, oppure rivolgendosi ai nostri agenti di Città Nuova sul territorio». Si può contribuire alla crescita de “Il Vangelo del giorno” anche inviando proprie esperienze sul Vangelo vissuto? «Assolutamente sì. Da sempre i nostri lettori sono partner privilegiati delle nostre avventure editoriali. Mai come questa volta il contributo della vita di ciascuno può dare visibilità a quella foresta silenziosa che cresce e che solleva il mondo». Per maggiori informazioni http://www.cittanuova.it/cn_abbonamenti  Marta Chierico (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Agriturismo a Loppiano. Le Tinaie e il Capanno

Gli appartamenti e le case portano nomi che sanno di cose umili, semplici, familiari: cose di un mondo rurale, antico, eppure carico di fascino: c’è Il Capanno perché era un vecchio capanno del fieno, la Tinaia Caminetto perché lì c’è un grande camino in cucina, la Tinaia Rustica perché l’appartamento si presenta molto rustico, e la Tinaia Granaio perché in origine era proprio un vecchio granaio. La Tinaia Piccola si presenta da sola, mentre Tracolle Belvedere e Tracolle Caratello richiamano più uno stile di vita, e forse uno stile di accoglienza. Alla Fattoria Loppiano l’attività agrituristica esiste da una quindicina d’anni, proprio da quando alcuni vecchi casolari sono stati ristrutturati mantenendo le caratteristiche architettoniche tipiche della zona: tetto con travi in legno, archi in pietra e pavimenti in cotto. Situati in una delle zone più belle del Chianti fiorentino, i casolari dell’agriturismo offrono i migliori servizi per una vacanza da non dimenticare: piscina, mountain bike, possibilità di degustare i prodotti in azienda, nonché la vicinanza con le città d’arte di Firenze, Siena, Arezzo. È un connubio veramente unico quello offerto dalla Fattoria Loppiano, che in questi anni ha ospitato più di 20.000 persone provenienti da tutta Europa, e anche dagli altri continenti. Antonio Sottani è il volto che accoglie ogni villeggiante. Il suo è un lavoro complesso, fatto di quelle mille sfaccettature che servono a far sì che ogni persona che alloggia in questi appartamenti si trovi a proprio agio: e non si tratta solo di coordinare la manutenzione o la pulizia degli ambienti, ma anche qualcosa di più: «L’accoglienza dell’altro è sempre stato un valore fondante nel lavoro della Fattoria: che sia un operaio, o un cliente che acquista e consuma i nostri prodotti, o che vesta i panni di un villeggiante che viene a trovarci per una vacanza». A mandare le prenotazioni a Elena, che dall’ufficio gestisce arrivi e partenze, sono singoli, famiglie e giovani, che qui trovano un’oasi di bellezza e di salute come da poche altre parti: e non tutti, come si potrebbe pensare, provengono dal circuito dei Focolari. «Anzi» – spiega Antonio – la maggior parte della nostra clientela arriva dai circuiti turistici ordinari, e solo dopo essere arrivata qui scopre anche il resto. Con l’agriturismo infatti non offriamo solo una vacanza nel senso classico del termine; la bellezza e la storia di questi posti sono quasi una scusa per far sperimentare al cliente un senso di “casa”. Accogliere l’altro è fargli casa, proprio nello spirito tipico della cittadella di Loppiano che ha fatto della fraternità la sua legge in ogni ambiente, e quindi, perché no, anche per ciò che riguarda il relax e la vacanza». I villeggianti che arrivano hanno storie le più diverse, e spesso è grazie al rapporto con i lavoratori della Fattoria e con gli abitanti di Loppiano che riescono a fare di una vacanza l’occasione di una vita. «Come è capitato a Gregorio di New York, presidente di un club di ciclisti che è arrivato per caso con sua moglie circa otto anni fa per festeggiare il suo anniversario di matrimonio. È rimasto affascinato dal rapporto costruito con noi e dai valori che si vivono a Loppiano. Da allora, ogni anno porta dal New Jersey una quindicina di ragazzi appartenenti al suo club, sia per fare escursioni in bicicletta nelle ridenti colline Toscane ma anche per far loro sperimentare il clima che si vive nella cittadella. Sono pedalate che… davvero possono valere moltissimo!». Paolo Balduzzi Sito Agriturismo Fattoria di Loppiano (Fine VI parte… continua) (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Congo, sfide della nuova evangelizzazione

Il contributo della presenza femminile al recente Sinodo per la nuova evangelizzazione (7-28 ottobre) si è espresso anche attraverso la voce della professoressa Ernestine Sikujua Kinyabuuma del Congo. Membro del Movimento dei Focolari, la docente africana mette in evidenza l’importanza della nuova evangelizzazione in Africa, dove la fede è viva ma ancora giovane, bisognosa di consolidamento. «Nel mondo africano – spiega – l’uomo è come diviso in se stesso. In lui agiscono due forze spesso inconciliabili: la cultura tradizionale e la religione. Un altro fenomeno è la proliferazione delle così dette “chiese di risveglio” con la presentazione di un vangelo di prosperità che promette successo. Non si sa più discernere quali siano i valori del cristianesimo e l’influenza del mondo occidentale. L’uomo africano è alla ricerca del rapporto con Dio, ma un’insufficiente base catechistica lo porta a ricercare un’altra forza superiore che gli dia protezione, prosperità». Ernestine è insegnante, sempre a contatto con gli studenti. Nel suo intervento al Sinodo ha detto di rendersi conto che i giovani, nonostante vivano immersi nella cultura della “facilità”, sono alla ricerca di un grande ideale e di una vita radicale basata sul Vangelo. Ha presentato alcune delle esperienze dei giovani dei Focolari che testimoniano la vita quotidiana basata sulla Parola di Dio vissuta. Molti non rimangono indifferenti ed entrano in contatto con i valori cristiani. «In mezzo ai cambiamenti dovuti alla globalizzazione, l’Africa attraversa una crisi su tutti i piani: politico, economico e culturale. Per questo, alla ricerca di una via d’uscita, le persone reagiscono in modo vario» – ha spiegato nel suo intervento, raccontando alcune esperienze realizzate con la comunità locale dei Focolari, illuminate dal desiderio di vivere la frase di Gesù “qualsiasi cosa avrete fatto ad uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avrete fatta a me” (Mt 25,40). Insieme hanno realizzato la ristrutturazione di tre blocchi di dormitori nella prigione centrale di Lubumbashi con l’aiuto di una ONG internazionale, la creazione di un laboratorio di sartoria in modo che i prigionieri possano imparare un mestiere e un negozio dove si vendono i prodotti alimentari e di prima necessità a basso costo per favorire la sopravvivenza di tanti carcerati e per combattere l’aumento dei prezzi al consumo. In un’intervista rilasciata alla radio italiana Inblu, aggiungeva: «Un’esperienza, nuova, ricca e bellissima, perché mi ha fatto entrare nel cuore della chiesa». E alla domanda “Perché la nuova evangelizzazione è una sfida che riguarda anche l’Africa e, in particolare, il suo Paese, la Repubblica Democratica del Congo?”, Ernestine risponde: «In Europa ci sono stati 2000 anni di evangelizzazione, da noi al massimo 2 secoli. Per esempio nel mondo scientifico, dove io lavoro, si sente tanto il fatto che l’uomo africano entra in chiesa, ma poi quando esce va a cercare le “forze soprannaturali” per avere più successo nel lavoro, per essere più intelligente… Quindi per noi il messaggio della nuova evangelizzazione è molto importante per far capire che in Gesù si trovano tutte le risposte che l’uomo attende. Ma c’è questo dualismo: si prega, si cerca una relazione personale con Dio, ma poi si va a cercarLo da altre parti. Il nostro cardinale ha presentato la nuova evangelizzazione spiegando che ci vuole l’inculturazione del popolo, perché se le nostre culture accolgono il Vangelo che le illumina, capiremo che lì ci sono tutte le risposte e che non occorre cercarle altrove». (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

[:de]”Gott liebt dich über alles”[:]

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Kurze Gedanken aus unveröffentlichten frühen Briefen von Chiara Lubich (1920-2008), der Gründerin der Fokolar-Bewegung.
„Gott ist kein ferner, unbeweglicher und den Menschen unzugänglicher
Gott. Er ist die Liebe und kommt jedem Menschen auf tausend
Weisen entgegen“ (Chiara Lubich).
Aus dem Inhalt: Wenn du wüsstest – Sehnsucht nach Liebe – Gott schenkt den neuen Anfang – Seiner Barmherzigkeit vertrauen – Gott will dein Herz – Gott machen lassen – Für Gott ist nichts unmöglich – Seine Liebe erwidern – In dunklen Zeiten.

Ausgewählt und herausgegeben von Michel Vandeleene.

Verlag Neue Stadt

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Fiorirà la giustizia e abbonderà la pace

Fiorirà la giustizia e abbonderà la pace

Caritas Italiana propone un aiuto concreto per vivere il tempo del Natale, imparando a sperimentare la carità, con gesti di condivisione e solidarietà: fiorirà la giustizia e abbonderà la pace (Sal 72, 7) – 2012 – Anno della Fede. Il Kit comprende: OPUSCOLO PER LE FAMIGLIE Interamente a colori, propone per ogni giorno dell’Avvento un percorso che offre, dopo l’ascolto della Parola uno spazio di meditazione per l’approfondimento e la condivisione. Nell’anno dedicato alla fede, la proposta si arricchisce di numerosi riferimenti al Catechismo della Chiesa cattolica. Uno strumento utile per una formazione alla vita cristiana matura. ALBUM PER BAMBINI Album a colori con spazi e illustrazioni da colorare e interpretare con creatività. Per condurre i bambini alla scoperta della condivisione e della solidarietà. Un valido strumento in preparazione al Natale durante le settimane dell’Avvento. POSTER Con un’immagine simbolo del messaggio di condivisione, formato 50×70. SALVADANAIO In cartoncino componibile con fustella per l’inserimento dei soldi, con l’illustrazione dell’album per bambini. Un valido strumento per catechisti e genitori per educare i bambini ad una solidarietà concreta e quotidiana. Fonte: Città Nuova Editrice (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Premio Luminosa 2012: premiato il servizio agli immigrati

(da sinistra) Padre Mario Dorsonville, Marco Desalvo, Chiaretta Zanzucchi

Un giorno, mentre si recava al Centro Ispano Cattolico di Washington, Padre Mario Dorsonville, direttore dei servizi Immigrazione e Rifugiati alla Catholic Charities della sua Arcidiocesi, è stato fermato da un giovane uomo che lo ha afferrato per un braccio. Gli ha detto che aveva un gran dolore al cuore. “Andiamo in clinica, ti deve visitare un medico”, gli ha risposto Dorsonville. “No”, risponde l’uomo. Il suo dolore derivava dal fatto di non avere documenti, di non poter trovare così un lavoro. Non sapeva come tornare a casa a fine giornata e guardare in faccia i bambini. “Non c’è povertà maggiore di quando vediamo persone invisibili”, afferma Dorsonville. Comincia così il racconto del Centro Ispano cattolico di Washington, scritto da Marylin Boesch su Living City di Novembre. Un laboratorio della fede, viene definito questo luogo, dove adesso “le persone sono diventate visibili”. La mission del centro è di offrire la migliore qualità di servizi integrati agli immigrati e ai rifugiati, per riportare speranza e dignità alle loro vite, e renderli più fiduciosi, rispettati e membri effettivi della società americana. Lo fa fornendo cure mediche e dentistiche, centri di ascolto e consulenza, corsi di inglese e programmi di formazione professionale. È a Padre Dorsonville, a nome del Centro Ispano Cattolico, che è stato conferito il Premio Luminosa 2012, lo scorso 17 novembre, alla presenza di oltre 250 persone, tra diplomatici, politici, rappresentanti della fede ebraica, musulmana e cristiana e altri senza una particolare tradizione religiosa, radunati alla Catholic University of America a Washington. “Questo premio ci incoraggia a continuare a illuminare l’oscurità col servizio al nostro vicino”, ha affermato Padre Dorsonville nell’accettare il riconoscimento. Al conferimento del premio, promosso dal Movimento dei Focolari, erano presenti Marco Desalvo e Chiaretta Zanzucchi, delegati dei Focolari per la regione Est degli Stati Uniti, che hanno condiviso una riflessione di Chiara Lubich sull’amore al fratello: “Lo Spirito Santo, illuminandoci con un suo carisma, ci ha detto: proprio il fratello, la sorella… possono diventare la vostra via per arrivare a Dio, un’apertura, una porta, una strada, un varco su di Lui. E se abbiamo ottenuto ciò, attraverso il fratello amato, questi non è soltanto un nostro beneficato, ma un nostro benefattore: ci ha procurato ciò che di meglio speravamo”. Profonda sintonia quindi con l’esperienza del Centro Ispano Cattolico; riflessione risuonata tra i presenti, sottolineando il loro lavoro quotidiano in favore di chi è nel bisogno. “Un servizio concreto, costante e coraggioso, che dona dignità a tante persone di diverse provenienze etniche e sociali… aiutandole a inserirsi come parte integrante della società” – ha scritto la presidente dei Focolari Maria Voce, in un messaggio a Padre Dorsonville. Il Premio Luminosa per l’Unità, a partire dal 1987, è conferito a persone o associazioni la cui vita o attività abbiano dato un significativo contributo a costruire ponti di reciproca comprensione tra cristiani di diverse denominazioni, le principali fedi religiose e persone di buona volontà che si sono contraddistinte nei vari aspetti della vita sociale. (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Crisi di Gaza

Bloccati per giorni sotto le bombe nel quartiere cattolico della Striscia di Gaza, tre focolarini sono stati liberati soltanto grazie all’intervento del patriarca latino di Gerusalemme, dei consolati francese, coreano e italiano e sono riusciti ad andar via scortati da un convoglio delle Nazioni Unite. A colloquio con le due focolarine che hanno vissuto in prima persona l’inizio della nuova crisi.

«Non si capisce granché di quel che succede, né dove si voglia arrivare. Certo è che la situazione è grave, si ha l’impressione di essere sul bordo del baratro», mi dicono al telefono da Gerusalemme le due focolarine che sono state sorprese dai bombardamenti israeliani mentre facevano visita agli amici dei Focolari che abitano nella Striscia. «Siamo partiti mercoledì, la coreana Corres, il francese Gérard ed io, per far visita alla nostra comunità – mi racconta Francesca, trentacinquenne, infermiera di professione, da poco più di dieci anni a Gerusalemme –; avremmo voluto andarci già altre volte negli ultimi mesi, ma per diverse circostanze l’avevamo posticipato. Appena arrivati abbiamo saputo della morte del capo militare di Hamas, dopo aver udito la forte esplosione del bombardamento. Da quel momento ci è stato praticamente impossibile uscire dal piccolo quartiere cristiano nel quale eravamo alloggiati, salvo per brevi momenti». Continua il racconto Corres: «Avevamo portato degli aiuti per gli amici di Gaza, raccolti dagli amici del Movimento: vestiario, materiale scolastico, giochi per i bambini, cibo. Abbiamo distribuito queste poche cose tra gli amici cristiani, in un’atmosfera che era assai tranquilla. Siamo stati testimoni della generosità di questa gente, che ricevendo i doni spesso ci indicava altre famiglie che avevano maggior bisogno. Nonostante si udissero le bombe cadere, possiamo dire di essere rimasti sereni. Abbiamo pregato insieme, incontrato piccoli gruppi che volevano notizie dalle nostre comunità in Israele, in Palestina e nel mondo. Abbiamo giocato con i bambini e preso  il tè con giovani e adulti». Interviene ancora Francesca: «Rimanevamo al piano terra delle case, senza avere rifugi dove recarci, senza essere avvisati dalle sirene d’allarme: perché a Gaza rifugi e sirene non esistono, si vive nella precarietà costante. Ci colpiva la fede di questa gente, la loro speranza senza fine, tanto che erano loro a rincuorarci. Non mostravano paura e ci ripetevano continuamente: “Siamo nelle mani di Dio”. Certo le bombe si sentivano, eccome, ma si continuava a vivere nella normalità e nella semplicità di una vita fraterna. Ci preparavano pranzi quasi da festa, nonostante tutto. Uno di loro è andato fino al porto per comprare del pesce fresco per noi e una mattina hanno cotto nel forno la pizza per la colazione». Il momento più difficile era di notte quando, ad ogni scoppio, i vetri e la terra tremavano, mentre gli aerei giravano continuamente sopra la testa della gente di Gaza City. Naturalmente i tre focolarini avevano segnalato la loro presenza all’Onu che stava preparando una spedizione per far uscire i cooperanti italiani e altri stranieri dalla Striscia. Per due giorni consecutivi si sono recati al posto stabilito per partire, ma ogni volta un intoppo impediva loro la fuoriuscita finché un convoglio dell’Onu ha potuto scortare i cooperanti fuori dalla Striscia. Conclude Francesca: «Mi porto dietro un’immagine di questi giorni: avevamo portato con noi colori e quaderni per disegnare. Un bambino ha dipinto una casa sotto un albero. Ma al cuore della casa c’era qualcosa che non riuscivo a capire cosa fosse. Gliel’ho chiesto. E lui mi ha risposto: “Ma non lo vedi che è un missile?”. Questi bambini sono cresciuti senza pace, senza serenità, “giocando” coi missili». I tre focolarini, appena tornati a Gerusalemme, hanno immediatamente ripreso il loro lavoro. di Michele Zanzucchi (Fonte Città Nuova online) (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Siria, i giovani vogliono la pace

Quale Paese, quale situazione hai lasciato? Ho sempre vissuto la guerra alla tv, in Palestina, Libano, Iraq… Mai avrei immaginato che sarebbe scoppiata in Siria, che sarei stato catapultato in un film dell’orrore. Eravamo “un arcobaleno” in cui ci sono tutti i colori, ad un tratto è scoppiata la guerra e i colori sono spariti: siamo passati al bianco e nero. Il vicino era guardato con sospetto, si è perso un grande patrimonio storico, la pace, la convivenza, la coesistenza, la propria casa… Siamo costretti alla fuga, alla perdita del lavoro, degli amici… le persone si sono allontanate l’una dall’altra. Dopo una vita fianco a fianco ci siamo trovati in trincee diverse; in ogni famiglia ci sono membri scomparsi, rapiti, orfani, uccisi… Homs era una città piena di vita. Sentivamo che c’erano sparatorie in altri punti del Paese e pensavo che la tv esagerava, ma purtroppo la nostra città è diventata linea di confine. Poi anche noi ci siamo trovati in mezzo a una sparatoria. A quel punto ho capito che anche Homs era immersa nella guerra. Cosa vuol dire vivere in guerra? Significa che tutto il passato sparisce ad un tratto: la pace, la libertà di circolare senza paura. La Siria era un paese sicuro, nessuno chiedeva all’altro di che religione sei. Anche un mio amico è morto, la prima persona che ho perso in guerra. Era un amante della pace. Le persone che muoiono non sono dei numeri: 30 morti oggi, 50 ieri… Ognuno di loro ha un nome, ha un padre, una madre… Quando mi trovavo in chiesa per i funerali del mio amico, piangevo come non ho mai pianto. Quando il sacerdote chiese: “cosa ci direbbe Cristo, adesso? di perdonare”, ci fu un silenzio impressionante; si sentivano solo i respiri. Tutti hanno risposto che dobbiamo perdonare. Ma io non ce la facevo. Sono scappato piangendo, col desiderio di mettere sotto la macchina qualcuno degli uccisori. Ma poi ho riflettuto: cosa faccio? mi sono detto. Uccido anch’io qualcuno che sarà come il mio amico? Ho fatto marcia indietro e sono tornato a casa. Ho pregato: Dio dammi la pazienza. Non devo uccidere, per evitare di fare il male che io ho subito. Cosa speri per il futuro della Siria? Di rivedere il Paese di prima, in pace. “Metti la tua spada da parte e vivi in pace”, questo dovrebbe essere il messaggio trasmesso da tutte le religioni. Spero che questa guerra mediatica inviti i giovani alla pace e non al combattimento. Che i leader religiosi diano un messaggio di pace, affinché i giovani possano ricostruire la Siria. Fonte: TV 2000 – intervista a Wael – 16 ottobre 2012 (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Storie di quotidiano eroismo

Sono storie, volti, che compongono un puzzle di speranza. Sono esperienze dal vivo quelle che costruiscono i tre giorni del Congresso aderenti (Castelgandolfo, 15-18 novembre), appuntamento atteso durante tutto l’anno e che ha raggiunto mille partecipanti. La prossima edizione sarà in gennaio, con partecipanti da altre nazioni. Tanino, ha insegnato in Ungheria anni fa. Messo in guardia da possibili ‘spie’ del regime tra gli studenti, racconta: “Sono entrato in classe cercando di pensare non alle spie, ma a scoprire il positivo che c’era in ognuno degli studenti. Ne ho vista una molto seria. Mi sono fermato a chiederle cosa avesse. Mi parla di un bambino piccolo, ammalato, in condizioni di povertà. Trovo un aiuto da mia sorella, con vestiti per il bimbo e altro, e ce ne prendiamo cura”. Finito il valzer del comunismo, Tanino scopre che la sua alunna era proprio una spia. “L’importante è amare – conclude –. Se avessi cercato la spia, mi sarei distratto senza accorgermi delle difficoltà dell’alunna che avevo amato di più”. Prende la parola Grace di Catania, con la sua storia che ha coinvolto la città ad agire contro la piaga del gioco d’azzardo che colpisce anche i minori. 13 anni e 18.000 euro di debiti di gioco. Un macigno che può portare un ragazzino al pensiero del suicidio. Di questo si è accorta Grace tra i banchi di scuola eè cominciata un’azione di sensibilizzazione mirata a mamme, insegnanti, quartieri. È partita una campagna di raccolta firme per far applicare la legge che vieta le sale gioco in prossimità delle scuole e la pubblicità del gioco d’azzardo sulla stampa e in tv. Come riscoprirci quindi fratelli? È il leit-motiv di queste esperienze. Non solo dall’Europa. Voce alle Filippine, attraverso la presentazione dei centri sociali Bukas Palad (in Tagalog “A mani aperte”). Cure per i bambini con denutrizione di terzo grado, educazione all’igiene, aiuto medico, sostegno a distanza per uscire dal cerchio della povertà, apertura di asili (500 bambini solo quest’anno); formazione professionale per i giovani: in 20 anni – col motto gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date – Bukas Palad ha aiutato oltre 90.000 persone, suscitando una vita di ‘reciprocità’, dove chi riceve l’aiuto, aiuta a sua volta.

Graziella de Luca, tra le prime compagne di Chiara Lubich, è venuta a salutare i partecipanti

Ci sono persone sole che aspettano un sorriso, un gesto concreto. E così c’è chi arriva a prestare il proprio stipendio, a procurare una stufa il giorno di Natale, ad aprire la porta a una ‘zingara’ superando i pregiudizi comuni, e riscoprendo nel suo volto quello di una sorella. “Abbiamo conosciuto Pietro – raccontano Luigino ed Esterina, 44 anni di matrimonio alle spalle – un anziano senza tetto. Abbiamo cercato di andare incontro alle sue necessità: cambiargli gli indumenti, ospitarlo a casa nostra. Una mattina di Pasqua ha chiesto a Luigino se poteva fargli il bagno e tagliare le unghie. Nel dire di sì abbiamo provato una gioia profonda per aver amato e servito Gesù in Pietro”. Potremmo continuare, con i 37 partecipanti dal Libano, col sacerdote anticonformista, con le esperienze dei giovani, dal Perù, dal Panama, e molti altri. Il sipario del congresso, si chiude, sulle note degli artisti dell’Arena di Verona, ma continua attraverso le scelte di ciascuno: se prendiamo sul serio le parole del Vangelo – è il messaggio che parte da qui – “Qualunque cosa hai fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’hai fatto a me” (Mt 25,40). Si capovolgono le abitudini comode, la regola d’oro (fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te) diventa un principio “ragionevole”; i conflitti, attraverso l’amore al fratello, si possono trasformare in relazioni nuove. (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Umoristica applicata ed evangelizzazione

Da sempre il sogno di Cesare è stato di trasmettere Dio come ideale di vita e presto si è reso conto che la scuola era uno dei posti privilegiati dove poterlo realizzare, per questo ha pensato di applicare la sua specialità: l’umoristica, alle materie scolastiche. La prima volta che ha provato tale metodo è stato a Cagliari, in una scuola elementare di un quartiere a rischio dove, in una classe di 25 bambini,12 avevano il papà in carcere. Racconta: “D’accordo con il Direttore visitai classe per classe offrendo agli insegnanti un metodo: L’umorismo applicato alle materie, al dialogo, alla disciplina, alla corporeità, al pro-sociale, alla mondialità, al difficile, alla bellezza e alla pace. I risultati furono entusiasmanti”. Da allora Cesare ha visitato tantissime scuole, offrendo il suo innovativo metodo didattico in molte regioni italiane. Successivamente ha continuato questa sua missione quando si è trasferito nel focolare in Albania, dove in 10 anni di corsi per catechisti, gruppi giovanili, scuole professionali, scuole materne e gruppi di genitori ha incontrato circa 25.000 persone, senza lasciarne nessuna indifferente al suo messaggio. La sua genialità e l’efficacia dell’umorismo applicato è tale che ha svolto persino un corso sull’evangelizzazione di strada alle Suore di Madre Teresa di Calcutta. Cesare, infatti, è anche un profondo conoscitore della Bibbia, tanto da offrire un Master sul Cantico dei Cantici, che ha avuto un grande successo sia quando è stato frequentato da seminaristi, sia quando il pubblico era composto da coppie di giovani fidanzati. Alcune impressioni: “Dietro la tua apparente improvvisazione c’è tanta ricerca, tanto lavoro, tanta passione, tanta attenzione per ognuno”, “hai un amore profondo per la Bibbia, (la reciti a memoria) ogni tua espressione artistica nasce da un tuo rapporto con la Parola”. Oltre al lavoro con le scuole ed ai corsi di formazione Cesare ha creato anche un vero e proprio spettacolo nel quale la sua “Umoristica applicata per una estrema evangelizzazione” mira ad esaltare la bellezza interiore ed il valore inestimabile di ogni persona. Nella sua opera osserva con uno sguardo attento e con partecipe comprensione i vari aspetti della vita, cogliendovi spunti divertenti per educare ad affrontarne gli eventi, lieti e tristi, con equilibrio e saggezza evangelica. Cesare ama definirsi un “Anima-Attore”,  che avvalendosi di strumenti artistici, umoristici e culturali e di una vasta gamma di episodi di vissuto profondamente umani, conduce 2 ore di spettacolo tra divertimento e contemplazione. Indirizzo email: gattocex@yahoo.it (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Nuovo look per cittanuova.it

Alle ore dodici del 15 novembre è andato andrà online il nuovo quotidiano del gruppo. Il vecchio portale nato nel luglio 2009 va in pensione e lascia posto ad una grafica più accattivante e leggera, a nuove rubriche su cucina, animali, lavoro, moda, musica leggera, a contenuti multimediali. Una fotogallery racconta il mondo in cinque scatti, mentre alla sezione video potranno collaborare i lettori di Città Nuova inviando le loro proposte e le segnalazioni di storie, fatti, azioni che meritano approfondimenti e risalto. Anche i social network ufficiali (Facebook, Twitter, Google+, YouTube) contribuiranno ad una maggiore partecipazione di chi è appassionato di umanità, di dialogo, di speranza. Senza dimenticare però i temi scomodi e poco frequentati dai media generalisti e con un’attenzione particolare alla sfera internazionale, distintivo da sempre della linea editoriale del gruppo. La sezione superiore del sito si apre ad approfondimenti sull’attualità con contributi e punti di vista molteplici, mentre cresce la sinergia con la rivista. I reportage e gli articoli su carta vedranno contenuti speciali sul quotidiano online in apposita sezione. Il 15 novembre alle 12 è cambiata anche la versione online della rivista Città Nuova. Su rivista.cittanuova.it troverete, infatti, la riproduzione del sommario della versione cartacea per favorire una consultazione agevole e una fruizione immediata di articoli, rubriche, approfondimenti. Una novità riguarda la vignetta: visibile per tutti, anche per i non abbonati. Infine anche gli inserti Spazio Famiglia ed Economia di Comunione saranno consultabili direttamente sul sito della rivista. Ultima novità è la pagina del gruppo, la “corporate”, gruppoeditorialecittanuova.it racconterà in poche schermate la storia e il nostro progetto editoriale, riunendo insieme tutte le produzioni e tutte le realtà legate a Città Nuova. Questo rinnovamento è possibile grazie al sostegno e alla fiducia dei lettori: i loro abbonamenti alla rivista Città Nuova e alle altre riviste del gruppo hanno consentito di crescere e di innovare. «Contiamo ancora su questo sostegno – dichiara Città Nuova – per restare una voce libera e continuare a crescere pur nella crisi del mercato editoriale: noi scommettiamo ancora sui nostri lettori e sul carisma di fraternità che ha fatto la nostra storia e continua a farla anche sulle nuove frontiere del web». www.cittanuova.it (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

Cuba, la dignità di un popolo

«L’Avana, 5 novembre 2012. Sono tornato ieri da Santiago, Palma Soriano e Banes. È stata un’esperienza molto dolorosa e, allo stesso tempo, edificante. Siamo partiti con un autobus stracarico di alimenti e vestiti: un granellino di sabbia paragonato alla necessità della gente! Siamo arrivati proprio nel momento in cui erano finite le risorse di cibo per tante famiglie. I giovani e i ragazzi del Movimento ci aspettavano per scaricare e distribuire quanto portavamo. È stato uno shock vedere la città distrutta: macerie dappertutto, la maggior parte delle vie bloccate, 80% degli alberi caduti, molte case crollate e migliaia danneggiate e senza tetto. Un panorama da guerra. Nonostante il dolore, impressionava la dignità della gente che ringraziava Dio per essere viva; e, soprattutto, colpiva la disponibilità ad aiutare gli altri ricostruendo, per esempio, il tetto del vicino. “Sulla mia casa – racconta David, 15 anni – è caduto un albero molto grosso ma il tetto di cemento ha resistito. Invece la casa dello zio è crollata e loro sono venuti da noi. La zia e la loro bambina di 5 mesi sono state salvate sfondando una finestra della casa del vicino. In seguito sono arrivati anche altri bambini del vicinato. Non essendoci elettricità, alla luce di una candela, con mia sorella ci siamo messi a preparare la cena per i piccoli e a cercare delle coperte per proteggerli dal freddo. Venuti a sapere che la Chiesa era crollata, sono uscito di corsa per aiutare il parroco. A lui non era successo niente, ma l’edificio era distrutto; solo un muro era rimasto in piedi, dove c’era il Crocefisso e Gesù Eucaristia. Con altri gen ed amici della parrocchia abbiamo tolto le macerie, pulito la casa del sacerdote e recuperato i pochi banchi e il materiale rimasto. Poi, abbiamo organizzato dei turni per la vigilanza notturna della parrocchia. Poichè anche la casa delle suore era stata colpita,  la mattina, dopo il turno  andavo da loro per aiutare, senza dormire”. Siamo, poi, partiti da Santiago per Palma Soriano (a 42km da Santiago). Le case non avevano subito gravi danni, mancava il cibo. Siamo arrivati giusto in tempo per portarlo. Ho proseguito, poi, per Banes (300km da Santiago). Un fatto mi ha fatto scoprire la generosità di questa gente meravigliosa. Con uno dei gen3 abbiamo girato alcuni negozi per acquistare cibo e vestiario di miglior qualità e miglior prezzo, per poterne portare la maggior quantità possibile. Ad un certo punto mi sono accorto di non avere i soldi necessari perché ne avevo già spesi la metà a Santiago. Non avrei potuto portare quanto occorreva: riso, zucchero ed altro ancora. Il mio amico gen3 mi consegna 10 dollari: sono sorpreso e commosso perché era tutto quello che aveva, rimanendo solo con i soldi necessari per tornare a casa. Arrivando in un’altra città, un altro gen3 mi consegna 25 dollari che aveva ricevuto per acquistare vestiti e cibo. Così, ho potuto portare dei sacchi di 50kg di riso, zucchero, grano e farina di mais. Arrivato a Banes, il sacerdote del posto mi ha abbracciato e pianto perché quello che portavo a nome del Movimento, frutto della comunione di tanti, arrivava giusto nel momento in cui erano finiti tutti gli aiuti che il vescovo era riuscito ad inviare. In questa calamità naturale sono venute molto in evidenza la dignità, la forza, la fede, la bravura e l’eroicità di questi giovani, ragazzi e ragazze ( anche adulti) che sono andati oltre le proprie necessità e i propri problemi per pensare alle necessità dell’altro e lanciarsi senza misura ad amare e a servire». A. C. ______________________________________ Per saperne di più o per sostenere il progetto: AMU – http://www.amu-it.eu Associazione Azione per un Mondo Unito presso Banca Popolare Etica, filiale di Roma. Codice IBAN: IT16G0501803200000000120434 Codice SWIFT/BIC CCRTIT2184D Causale: Progetto: La mia casa è la tua casa (altro…)

Ricordo di Marisa Baù

[:de]Anti-Stress Adventskalender[:]

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24 ganz neue Kapitel gegen den (Vor-)weihnachtsstress:

Tag für Tag ein Impuls – für vielbeschäftigte Berufstätige, gestresste Eltern, Unruheständler.

Passt in jede Hand- und Manteltasche!

Geschenke suchen, Besorgungen fürs Fest, Hektik im Beruf, Plätzchen backen, Weihnachtsfeiern, Krippenspiel der Kinder, Termine … Wie „besinnlich“ ist die (Vor-)Weihnachtszeit! Dieser Adventskalender

mit komplett neuen Texten hilft, der Stressfalle zu entgehen: An jedem Tag bis zum Weihnachtsfest wird ein Thema angegangen, werden Befindlichkeiten, Empfindungen, Gefühle aufgegriffen und auf einen guten Weg gebracht: gegen den Stress, Weihnachten entgegen!

Die Autoren: Marcus C. Leitschuh, geb. 1972, Religionslehrer, ist bekannt durch zahlreiche Veröffentlichungen.

Paul Weismantel, geb. 1955, Domvikar, leitet das Referat „Geistliches Leben“ in der Diözese Würzburg.

Neue Stadt: http://www.neuestadt.com/artikel_860.ahtml

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