Movimento dei Focolari

Febbraio 2013

«Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli» «Noi sappiamo…». L’apostolo fa riferimento ad una conoscenza che viene dall’esperienza. È come se dicesse: noi l’abbiamo provato, l’abbiamo toccato con mano. È l’esperienza che i cristiani da lui evangelizzati hanno fatto all’inizio della loro conversione; e cioè che, quando si mettono in pratica i comandamenti di Dio, in particolare il comandamento dell’amore verso i fratelli, si entra nella vita stessa di Dio. Ma i cristiani di oggi conoscono questa esperienza? Essi sanno certamente che i comandamenti del Signore hanno una finalità pratica. Continuamente Gesù insiste che non basta ascoltare, ma occorre mettere in pratica la Parola di Dio (cf Mt 5,19 – 7,21 – 7,26). Ciò che invece non è scontato per la maggior parte di essi – o perché non lo sanno, oppure perché ne hanno una conoscenza puramente teorica, cioè senza averne fatto l’esperienza – è quest’aspetto meraviglioso della vita cristiana messo in luce qui dall’apostolo e cioè che quando noi viviamo il comandamento dell’amore, Dio prende possesso di noi, e ne è un segno inconfondibile quella vita, quella pace, quella gioia che egli ci fa gustare fin da questa terra. Allora tutto si illumina, tutto diventa armonioso. Non c’è più distacco tra la fede e la vita. La fede diventa quella forza che compenetra e lega tra loro tutte le nostre azioni. «Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli» Questa Parola di vita ci dice che l’amore del prossimo è la strada regale che ci porta a Dio. Dato che tutti siamo figli suoi nulla sta più a cuore a lui quanto l’amore ai fratelli. Noi non gli possiamo dare una gioia più grande di quella che gli procuriamo quando amiamo i nostri fratelli. E l’amore fraterno perché ci procura l’unione con Dio è una sorgente inesauribile di luce interiore, è fonte di vita, di fecondità spirituale, di rinnovamento continuo. Impedisce il formarsi nel popolo cristiano delle cancrene, delle sclerosi, dei ristagnamenti; in una parola «ci fa passare dalla morte alla vita». Quando invece viene a mancare la carità, tutto avvizzisce e muore. E si comprendono allora certi sintomi così diffusi nel mondo in cui viviamo: la mancanza di entusiasmo, di ideali, la mediocrità, la noia, il desiderio di evasione, la perdita di valori, ecc. «Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli» I fratelli, di cui parla qui l’apostolo, sono soprattutto i membri delle comunità di cui facciamo parte. Se è vero che dobbiamo amare tutti gli uomini, è altrettanto vero che questo nostro amore deve cominciare da coloro che abitualmente vivono con noi, per estendersi poi a tutta l’umanità. Dobbiamo quindi pensare prima di tutto ai nostri familiari, ai nostri colleghi di lavoro, ai membri della parrocchia, dell’associazione o comunità religiosa a cui apparteniamo. L’amore ai fratelli non sarebbe autentico e bene ordinato se non partisse da qui. Dovunque veniamo a trovarci, siamo chiamati a costruire la famiglia dei figli di Dio. «Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli» Questa Parola di vita ci apre prospettive immense. Essa ci spinge nella divina avventura dell’amore cristiano dagli sbocchi imprevedibili. Innanzitutto ci ricorda che ad un mondo come il nostro, nel quale viene teorizzata la lotta, la legge del più forte, del più astuto, del più spregiudicato e dove a volte tutto sembra paralizzato dal materialismo e dall’egoismo, la risposta da dare è l’amore del prossimo. È questa la medicina che lo può risanare. Quando viviamo il comandamento dell’amore, infatti, non solo la nostra vita ne viene tonificata, ma tutto attorno a noi ne risente; è come un’ondata di calore divino, che si irradia e si propaga, penetrando i rapporti tra persona e persona, tra gruppo e gruppo e trasformando a poco a poco la società. Decidiamoci allora. Fratelli da amare in nome di Gesù ne abbiamo tutti, ne abbiamo sempre. Stiamo fedeli a questo amore. Aiutiamo molti altri ad esserlo. Conosceremo nella nostra anima cosa significa unione con Dio. La fede si ravviverà, i dubbi spariranno, non sapremo più cos’è la noia. La vita sarà piena, piena.

Chiara Lubich

Pubblicata in Città Nuova, 1985/8, p.10.

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Pino Quartana e Igino Giordani

«Da un po’ di tempo ormai faccio parte del Centro Igino Giordani. Dopo tanti anni di servizio al Movimento dei Focolari, ho avuto il dono di lavorare ancora direttamente per Foco, anzi direi di lavorare con lui. Io sono l’ultimo arrivato, ma ho avuto la fortuna di una lunga frequentazione con lui fin dai primi tempi della mia entrata nel Movimento dei Focolari. L’ho conosciuto alla fine del ’57 in occasione di una sua venuta a Milano, la mia città, per una conferenza, e ho avuto subito la possibilità di passare qualche ora con lui e incominciare a rendermi conto della sua straordinaria personalità, fatta di affabilità, semplicità, simpatia e nel contempo ricca di un’immensa cultura e trasparenza spirituale. E poi aveva un segreto, che feci presto a scoprire: la sua adesione all’Ideale di Chiara Lubich e la particolare unità con lei. Questo fu il primo impatto che ebbi con lui insieme a Mariele, mia moglie: un momento decisivo per il nostro futuro impegno e per la vocazione a cui scopriremo essere chiamati sulle sue orme. Ci è stato fatto il dono inestimabile di poter collaborare strettamente con lui, il che ha voluto dire soprattutto respirare la sua atmosfera, essere alla scuola della sua carità squisita, attingere alla sua competenza e alle sue intuizioni sulla famiglia e partecipare alla sua apertura su tutta la realtà umana e sociale. “Fu per Giordani, – sono parole di Chiara – che il Movimento dei Focolari sentì la particolare chiamata a dedicarsi a portare Cristo nel mondo, a permeare cioè le realtà di questa terra dello spirito di Dio.” Adesso, lavorare per il Centro Igino Giordani, dove è custodito tutto il suo patrimonio di opere e di testimonianze, entrare in questa realtà come in uno scrigno prezioso che lo custodisce vivo per tutti noi, ha significato per me entrare in un rapporto ancora molto più intimo con lui, e sentirlo ancor più vicino come maestro, amico e anche compagno di viaggio per questo particolare tempo della mia vita: tempo di bilanci e di preparazione…! L’ultimo dono: poter attingere alle sue riflessioni e alle sue parole che gettano luce sapienziale sull’ultimo percorso che ci attende e in cui qualcuno di noi si è già avviato: la vecchiaia: “Che pare una perdita – afferma Foco – ed è un guadagno; pare un tramonto ed è l’alba. Il suo è il silenzio, in cui Dio parla; la calma in cui Dio cala la certezza, che scalza ogni paura…Nella solitudine che si dilata per l’imminente inverno, viene in rilievo Dio: avanza Dio; e con Lui il rapporto si fa più intimo e immediato. Di quanto perdo nell’economia umana di tanto acquisto nell’economia divina…E quando la morte viene, allora non rattrista: apre il varco all’eterno Amore: all’incontro con Dio, viso a viso; fine del patire e inizio del godere.” Perché : “La vita non è che un processo di maturazione, mediante la purificazione che ne fa il dolore: quando il frutto è maturo, lo coglie Dio che trapianta l’albero in Paradiso”. A cura del Centro Igino Giordani Tratto dallo scritto inedito di Pino Quartana: “Il mio rapporto con Foco” (3 marzo 2011) (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Australia: i giovani e la voce di Dio

Se c’è una caratteristica indiscutibile dei giovani australiani, questa è la spontaneità. Quella stessa che porta i rappresentanti delle nuove generazioni presenti al meeting dei Focolari di Melbourne, in occasione della visita di Maria Voce e Giancarlo Faletti, ad accogliere i due ospiti in un cerchio danzante ai ritmi della loro musica. Due sedie poste sulla moquette, al centro di un’immaginaria circonferenza, e basta, voglia di muoversi e, soprattutto di comunicare. In T-shirt o in canottiera (nonostante il freddo “estivo”), neri o coloratissimi, con i tagli più originali, piercing, tatuaggi e piedi nudi. E poi il racconto delle loro vicende, belle e meno belle, la ricerca della felicità e di una vita vivibile, tra amicizie che deludono e altre che riempiono il cuore. E allo stesso modo si rivolgono agli ospiti con le loro domande sincere e impegnative: sul significato del dolore, sulla necessità di non perdere il contatto con coloro che cercano di vivere nello stesso spirito, sulla diversità di vedute con gli adulti. Una domanda sembra trasparire al di sotto di tutte le domande: come riuscire ad ascoltare la voce di Gesù? Spiega Maria Voce: «Non so quello che Gesù vi dice, ma vi posso assicurare che ascoltare la sua voce è la cosa più intelligente che potete fare». Applausi. «Gesù – continua – vuole grandi cose per noi. Nella creazione, Dio ha detto una Parola e ha creato te. Potrebbe farlo anche ora, ma ha voluto scendere con suo Figlio sulla Terra perché tutti collaborino con Lui. Ed è così che Gesù parla con ognuno. Ma la sua voce è sottile e tanti rumori la coprono, ci distruggono e ci lasciano inerti». Ed ecco la via giusta: «Se noi amiamo, ecco che l’amore diventa l’altoparlante di questa voce. Quanto più amiamo, tanto più chiaramente sentiamo la sua voce. Magari sembrerà una voce che chiede cose troppo grandi, ma dobbiamo avere il coraggio, e lui stesso ci aiuterà a compiere quanto ci chiede. E alla fine la nostra vita sarà meravigliosa». Ad un ragazzo che le chiede ancora cosa pensi quando incontra dei giovani in giro per il mondo, risponde che si sente realmente confortata, perché «dovunque ci sono giovani che vivono lo stesso ideale di Chiara Lubich, anche se non hanno ancora manifestato appieno le loro potenzialità, hanno comunque quella forza, quella speranza e quella vita che prima o poi scoppierà». E conclude: «Perciò, felice Australia, felice Nuova Zelanda, felici isole del Pacifico! E come far scoppiare queste potenzialità? By loving, amando farete cose grandi. E noi vi verremo dietro!». di Michele Zanzucchi, inviato (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Viaggio in Oceania

«Si sono presentati a modo loro, con un video di pochi minuti la cui prima prerogativa non era quella della qualità, ma che era egualmente accattivante: nei contesti più vari – il parco dinanzi all’Opera House di Sydney, una stanza a Wellington, una spiaggia in qualche isola del Pacifico… –, le locali comunità dei Focolari hanno improvvisato una danza della loro tradizione. Nulla di straordinario, eppure con un risultato simpaticissimo, a tratti esilarante, espressione della solarità delle culture dell’Oceania, della gioia e della naturalità della vita di queste parti. Weekend del 26 e 27 gennaio. Diverse etnie, culture, tradizioni, chiese e religioni. L’Oceania è il continente più cosmopolita che esista al mondo, senza possibilità di smentita. La sala “The Spot” dell’università di Melbourne, è uno spettacolo non tanto per l’originale architettura a cubi luminosi, ma anche e soprattutto per la varietà dei presenti: ci sono immigrati recenti e meno recenti, ma in qualche modo qui tutti sono immigrati, salvo i nativi delle isole del Pacifico e qualche aborigeno. A ricordare le ferite inferte dal colonialismo alle popolazioni locali, in particolare dell’Australia, dove più grave è stato l’affronto patito dagli aborigeni. Ma a ricordare anche straordinarie vie di conciliazione riconciliazione, come quella neozelandese, che ha portato alla creazione di organismi efficaci di armonia etnica e culturale. Oggi è l’Australia Day, la festa nazionale. Anche se non per tutti: gli aborigeni preferiscono di gran lunga il Sorry Day che si celebra in maggio, il “giorno delle scuse”, istituito per riparare in qualche modo il debito nei loro confronti. Non a caso, allora, prima della messa domenicale, viene organizzata una cerimonia aborigena, in cui si ricorda la wairua tapu, cioè la madre terra, a cui si deve non culto ma riconoscenza e rispetto assoluto. La celebrazione consiste nel porre la mano su un mucchietto di terra distribuito nell’incavo di una corteccia ampia e accogliente. Lo fanno i giovanissimi presenti in sala, lo fanno Maria Voce e Giancarlo Faletti. Quindi la presidente riceve dalle mani della celebrante aborigena un message stick, una lama di legno su cui è disegnata la terra australiana, i nove territori in cui è da antica data suddivisa, secondo la geografia cosmogonica aborigena. Un dono per tutto il Movimento nel mondo. C’è la lunga storia delle terre dell’Oceania e c’è la storia intensa del Movimento dei Focolari locale. Un lungo, appassionante filmato ne ripropone le tappe, dall’arrivo di Rita Muccio nel 1967 – aveva un posto da segretaria all’Istituto italiano di cultura –, e poco dopo di Maddalena Cariolato, ai primi che hanno accolto lo “spirito di Chiara”, singoli e famiglie, giovani e meno giovani, a Melbourne e Perth. E più tardi lo “sbarco” in Nuova Zelanda, Wallis e Futuna, Nuova Caledonia e Isole Fiji… Ci sono quelli che sono ancora vivi, e quelli già “arrivati”, tra tutti l’australiana Margaret Linard e il neozelandese Terry Gunn. Testimonianze di gente che, quasi unanimemente, dice di aver incontrato con il carisma di Chiara Lubich la possibilità di vivere il Vangelo. E che, con la semplicità e la radicalità caratteristiche di questo “nuovissimo mondo”, grazie all’amore per il fratello hanno mutato la loro vita, in un modo o in un altro, in maniera definitiva. Ed è proprio questo amore evangelico che cambia la vita della gente che è al centro della conversazione di Maria Voce sul fratello: come i re magi hanno riconosciuto la grandezza del Figlio di Dio in un bambinello, così c’è da riconoscere Gesù in qualunque fratello, anche al di là delle apparenze che paiono renderlo irriconoscibile. La sessione di domande e risposte tra la comunità e Maria Voce e Giancarlo Faletti assume da subito un carattere esistenziale, quando un bambino chiede come si possa credere in un Dio che non vediamo! E poi i giovani chiedono come resistere alle tante sollecitazioni della società contemporanea, che rischiano di portarci alla deriva. E non mancano gli anziani che vogliono il loro ruolo, nella comunione tra generazioni, e chi chiede come avanzare nel dialogo ecumenico o in quello interreligioso. Non si evitano i problemi più gravi, come la questione degli abusi sessuali sui minori nella Chiesa cattolica, lo stress che cresce nelle nostre città e che sembra impedire il cammino verso la santità, la tentazione consumistica che spegne la capacità di testimoniare il Vangelo, l’assenza di Dio nella vita della gente che domanda a noi coraggio nel prendere l’iniziativa per testimoniare il suo amore. Ed è questa la “consegna” che Maria Voce lascia ai presenti: «L’Australia è grande, bisogna portarle amore e unità. La nostra grande famiglia non può vivere di un album di bei ricordi, bisogna andare fuori. E scriveremo così un nuovo album». Di Michele Zanzucchi, inviato (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Maria Voce nel Paese dei canguri

Dopo la visita alle comunità dell’Indonesia, Singapore e Malesia, il viaggio di Maria Voce e Giancarlo Faletti prosegue con l’Oceania. Nella prima tappa che è già in corso dal 22 gennaio e che si protrarrà fino al 31 gennaio,  sono previsti diversi appuntamenti a Melbourne: con i focolarini e le focolarine per il loro ritiro annuale; con tutte le persone vicine ai Focolari dell’Australia e delle Isole, tra le quali particolarmente vivaci e pieni di iniziative sono i giovani (26/27 gennaio); con un gruppo di vescovi e sacerdoti australiani (30 gennaio). (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

L’intelle-gibilità del reale

Si raccolgono qui i contributi più significativi presentati in tre convegni realizzati dall’area di ricerca Sefir (Scienza E Fede sull’Interpretazione del Reale), rispettivamente su: Esseri umani – natura – Dio; Scienze e sofferenza e La intelligibilità del reale. I tre eventi, pensati e realizzati come parti integranti di un unico percorso di ricerca interdisciplinare, sono da un lato il tentativo di fare un bilancio del lavoro svolto e dall’altro rilanciare mediante un opportuno approfondimento alcune tematiche appena sfiorate o non ancora toccate sino allora. Lo scopo è stimolare alcuni esponenti dell’ambito tecnologico, delle scienze naturali, del sapere filosofico e teologico ad evidenziare, secondo la propria prospettiva, questioni e temi circa l’intellegibilità del reale. In un panorama culturale sempre più sensibile alla relazione sinergica tra scienze naturali e teologia si offre al lettore uno strumento per poter stimolare e arricchire la propria personale riflessione.

Sergio Rondinara insegna Epistemologia e cosmologia presso l’Istituto Universitario Sophia; Logica, e Filosofia della scienza presso la facoltà di filosofia dell’Università Pontificia Salesiana; Insegnamento della religione cattolica e scienze naturali presso l’ISSR “Ecclesia Mater” della Pontificia Università Lateranense. Ricercatore in Religion&Science è autore di L’ambiente dell’uomo, Roma 1996, L’interpretazione del reale tra scienza e teologia, Roma 2007. LA COLLANA – SCIENZE E FEDE, diretta daSergio Rondinara, affronta le problematiche connesse al rapporto tra le scienze naturali e il sapere critico della fede riguardo all’interpretazione del reale. Le pubblicazioni sono in collaborazione con il SEFIR. L’area di ricerca Sefir (Scienza E Fede sull’Interpretazione del Reale) dell’ISSR “Ecclesia Mater” di Roma, attiva presso la Pontificia Università Lateranensee posta sotto l’egida del Servizio nazionale per il progetto culturale della CEI, promuove da circa un decennio un dialogo interdisciplinare riguardo la realtà, che coinvolga teologia, filosofia e scienze (matematica, informatica, fisica e biologia), anche in prospettiva storica. Coagula numerosi docenti e ricercatori di varie facoltà e università, italiane e non, alcuni molto affermati, altri più giovani, alcuni cattolici, altri no. (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Diario dalla Siria

In dicembre la presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce, ha lanciato una campagna internazionale per fermare il conflitto siriano e chiedere che le trattative di pace riprendano per il bene di milioni di cittadini inermi e indifesi: il Time out. Un minuto di silenzio e di preghiera per la pace, in tutto il mondo alle 12 (ora locale), ora indirizzato in particolare per la pace in Siria. Alcuni amici della comunità dei Focolari in Siria ci scrivono da Damasco e da Aleppo: «Ventidue mesi costellati da dolori indicibili e innumerevoli, che lasciano il segno. Così ritroviamo la nostra Siria e il nostro popolo. Passiamo la frontiera libanese, dopo un viaggio agevole lungo le strade di montagna, da poco praticabili per la neve caduta abbondante nei giorni passati. Si respira nell’aria un senso di profonda inquietudine, nonostante il cielo azzurro rassicurante. I controlli ai posti di blocco sono accurati; ne incontriamo più di uno tra la frontiera e la periferia della capitale prima di arrivare nel quartiere dove abita una famiglia, che ci accoglierà nei prossimi giorni, finché il piccolo alloggio messoci generosamente a disposizione dalla Chiesa locale non sarà pronto. Non siamo ancora arrivati e già i cellulari cominciano a suonare o ricevere sms, sono i nostri amici che da Aleppo, da Hama, da Damasco vogliono darci il “bentornati! ”La gioia è profonda, contenuta, che sa di trepidazione per un futuro incerto. Dalla periferia i rumori dei colpi di mortaio e di cannone sono rari. Le notizie alla tv sono poco incoraggianti, parlando con uno degli amici si capisce meglio l’ampiezza del gioco che si sta vivendo sulla pelle della gente. Un gioco preparato da anni, che intende stravolgere l’assetto del Medioriente e di fronte al quale ci si sente piccoli e impotenti. La politica internazionale e regionale pare lontana mille miglia dalla sofferenza della gente, come se non venisse presa in considerazione. E la gente è stanca. Da Aleppo ci raccontano in poche frasi al telefono (che miracolosamente funziona!), delle continue privazioni, del freddo pungente, dell’acqua e dell’elettricità che mancano, del pane raro o a prezzo esorbitante, dei ricatti e rapimenti a scopo di lucro in una città che era il centro industriale e commerciale del Paese. Parlano della morte sempre alle porte e dell’aiuto provvidente di Dio. Sono stremati». E ancora: «Rientriamo dalla messa ed ecco la notizia terribile della strage all’università di architettura ad Aleppo, a causa di due missili caduti su di essa e nei posti adiacenti, dove si trovano fra il resto tanti rifugiati. Cerchiamo subito di contattare i nostri amici che si trovano lì: un’insegnante e due studenti. Le loro voci sono emozionate. Parlano di scene indicibili. Una di loro si è buttata dietro un’auto, ha visto volare per aria corpi, ha udito le urla delle madri in cerca dei loro figli. L’insegnante ci racconta: «Oggi era il primo giorno di esami, il campanello aveva già suonato e stavamo ritirando i testi. Un allievo ci supplica di dargli ancora qualche minuto, era arrivato in ritardo a causa delle strade interrotte. I colleghi non vogliono, alla fine però riesco a convincerli. Passano almeno cinque minuti, l’allievo consegna il suo esame, scendiamo nel cortile per dirigerci all’uscita. Vedo sulla mia testa passare prima un razzo, poi l’altro! Sarei stata esattamente nel luogo dove sono caduti. Ritrovo l’auto col tetto sfondato, i vetri frantumati. Ma siamo salvi per un atto di amore verso uno studente». Fonte: Città NuovaDiario dalla Siria/1Diario dalla Siria/2Diario dalla Siria/3 (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Famiglia: domande aperte

Di fronte a una cultura individualista e consumista è possibile proporre il valore della vita umana come dono da accogliere? Davanti al vuoto di una coppia sterile, come mostrare che la fecondità non coincide necessariamente con la fertilità? Come far scoprire alle giovani generazioni il valore della corporeità e della sessualità che meritano molto di più dello spontaneismo a cui sono spinti dai mezzi di comunicazione? Esiste il diritto al figlio? E per crescerlo è proprio necessario che le figure genitoriali siano una mamma e un papà? Su interrogativi come questi hanno riflettuto 130 formatori del movimento Famiglie Nuove di oltre venti nazionalità, nel corso di un Seminario di studi presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (Roma) dal 10 al 13 gennaio 2013. Il convegno rientra in un progetto triennale iniziato lo scorso anno ed è volto ad offrire, a quanti si impegnano per la famiglia, strumenti adeguati ad affrontare le nuove sfide culturali che sfiorano il vissuto di tutti noi. Gli iscritti sono prevalentemente coppie di sposi, per la particolare credibilità che possono avere presso altre famiglie, per la capacità di intercettarne i bisogni grazie al loro stesso vissuto. Dopo la riflessione dello scorso anno sulle dinamiche della relazione coniugale, sono state individuate alcune tematiche di particolare attualità: la procreazione responsabile, le tecniche di fecondazione artificiale, l’omosessualità, l’ideologia del gender. I lavori hanno messo in luce il significato e il valore della sessualità umana, sulla base della visione antropologica cristiana, con approfondimenti specifici attraverso laboratori dedicati al dialogo e allo scambio di idee e di esperienze. Questi spazi di discussione si sono dimostrati particolarmente efficaci per l’internazionalità dei contributi e la competenza dei partecipanti, sia in ambito professionale che per la loro esperienza di percorsi di formazione, condivisi con altre coppie e famiglie delle più diverse aree geografiche. Grazie alla traduzione simultanea in sette lingue, i partecipanti si sono potuti suddividere in tre gruppi di lavoro multiculturali nei quali si è realizzato un vivace e fattivo confronto tra gli Usa e le Filippine, tra l’Europa Orientale e Occidentale, tra Medio Oriente e Africa, Brasile e Ispano America. (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Sempre avanti

«Carissimi, oggi vi mando un saluto dall’Australia. Siamo dunque ancora in cammino nel “santo viaggio” della vita e non possiamo fermarci e tanto meno retrocedere. Ha detto Gesù: “Chi mette mano all’aratro e guarda indietro non è atto al regno di Dio” (Lc 9, 62). Questo giovane continente, l’Australia, ce lo ricorda poi col suo stemma che porta due animali locali, scelti appositamente perché non sanno camminare indietro: il canguro – il famoso canguro! – e un uccello di nome “emù”. Anche noi dobbiamo camminare sempre avanti, con coraggio». Leggi tutto Fonte: Centro Chiara Lubich  (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Selamat Datang, benvenuti!

«Per giungere dall’aeroporto di Singapore alla città di Johor, appena un’ora di percorso, c’è però un confine da superare, a Woodlands, un fiume che è in realtà un braccio di mare, quello che isola Singapore dalla Malesia. C’è una lunga coda, nel weekend i malesi tornano a casa e molti abitanti di Singapore varcano la frontiera per andar a far shopping nei mall di Johor, molto più economici dei loro. Poco male, nel van che ci trasporta sono in ottima e giovane compagnia. C’è Sophie che è appena arrivata da Jakarta, la capitale dell’Indonesia, 43 anni, due figli di 11 e 14 anni, lavora in una compagnia aerea araba. Mi racconta della sua decisione di vivere da cristiana in un ambiente professionale non sempre facile, non solo e non tanto per motivi religiosi, quanto di qualità del lavoro: «Spesso sono obbligata a non accettare doni e bustarelle che qualcuno vorrebbe darmi, perché purtroppo in Indonesia la corruzione è molto forte». Accanto a lei, sullo sfondo delle highway battute dalla pioggia, si staglia il bellissimo sorriso di Heyliy, un altro mondo, viene da Mumbai, in India, da sette anni a Singapore, dove ha trovato lavoro come hostess in un’altra compagnia aerea. Fa parte di un gruppo di giovani del Movimento dei Focolari composto da otto persone: lei è indiana, una viene dal Brasile, due da Singapore, un’altra alle isole Mauritius, una dalla Malesia, una da Macao e, infine, una dalla Corea! «Il mio lavoro è faticoso, e sottoposto a continue sollecitazioni. Non poche volte debbo muovermi controcorrente, rispettare le diverse culture, cercare di rimanere libera. Mi piace viaggiare e stabilire nuove relazioni. Quindi il lavoro mi piace, ma non i compromessi». Latando ha 26 anni e Oktav 28, sono appena arrivati con un volo da Yogiakarta, capitale culturale dell’Indonesia, dove stanno studiando la lingua italiana con impegno, per il desiderio di trascorrere un periodo di formazione spirituale e professionale in Italia. Hanno una grande speranza: quella di far sì che i loro amici musulmani di Bantul, coi quali hanno a lungo lavorato dopo il gravissimo terremoto del 2009, trovino una via di sviluppo adeguata. Me ne parlano a lungo, due anni di impegno non si dimenticano tanto facilmente. Ancora, c’è Ince, viene dall’isola Indonesiana di Sumatra, più precisamente da Medan. 35enne, amministrativa, non nasconde le difficoltà della vita economica della sua città, ma non cessa di sperare: «La mia gente è naturalmente ottimista. Dio non ci abbandona mai, e non ci abbandonerà oggi come non ci ha abbandonato durante lo tsunami». Anna, 22 anni, è la nostra autista. Abita a Johor, assieme alla sua famiglia, unita al punto da cimentarsi come un coro, e pure di valore. Studia management applicato alla sanità. Positiva e ottimista per natura, lo è anche per volontà: «Credo che la criminalità che colpisce la mia città debba essere sconfitta da buone misure di polizia, ma ancor più da opere di giustizia sociale e politica». Dulcis in fundo, Nicolas, 22enne, singaporiano collo smartphone sempre pronto e perennemente in allarme. Fa il controllore di conti, qui i soldi contano: «Ma io cerco sempre di vedere dietro ai soldi dei volti, delle persone. Non è sempre facile, qui pare che si debba vivere per il denaro. Non ci sto». È questa gente, assieme a 300 altre persone provenienti da Singapore, Indonesia e Malesia, che si raduna quest’oggi, 20 gennaio, nella sale della Cathedral of the Sacred Heart in piena città di Johor, per incontrare Maria Voce e Giancarlo Faletti in visita nella regione. Tanti di loro non si sono mai conosciuti, perché le distanze qui sono non da poco, e non ci sono frequenti occasioni per vedersi. È più facile che si riuniscano tra indonesiani, tra singaporiani, tra malesi… I giovani e giovanissimi sono la stragrande maggioranza, ma non mancano gli “operai della prima ora”, cioè degli anni Ottanta, quando la notizia della maestrina di Trento era arrivata quaggiù. Tanti colori, tanti pensieri, tante attese. Palpabile emozione. Gente diversissima ma comunque accomunata dall’amore evangelico e da quello di Chiara Lubich. Caratteri di popoli diversi che si esprimono cromaticamente, emotivamente e artisticamente in numeri di danza, musica, teatro, rappresentazioni sceniche… Un festival di popoli, un’expo di questa parte del mondo così varia e ricca. «Mi ha colpito la ricchezza di questa gente, che ha mille diverse potenzialità espressive e anche spirituali», commenta Maria Voce. E un giovane di Penang, in Malesia: «Non sapevo che le comunità dei Focolari dei Paesi vicini fossero così diverse, complementari direi. Ho visto che noi malesi da soli non sapremmo essere così ricchi». È un colloquio personale quello che si instaura tra gli ospiti di Roma e i tanti presenti. Domande intime e risposte, in qualche modo altrettanto intime. Un richiamo costante all’amore di Dio e alla coscienza personale. Con l’invito ad una sorta di “anno giubilare”, nel quale dar spazio al perdono, al “ricominciare”, al guardare alla grazia di Dio che arriva… Domande in qualche modo universali, mondializzate, che varrebbero anche se pronunciate a Colonia o a Buenos Aires. Ma con un afflato locale, magari sotto traccia, quello della situazione sociale, religiosa e politica: la difficoltà di impegnarsi per lo stress della vita quotidiana, in cui il lavoro è il valore più importante; il contesto interreligioso, musulmano in particolare; la difficoltà di un vero altruismo; i rapporti intergenerazionali; le leggi non sempre favorevoli a una adeguata convivenza civile… «Solo Dio resta… Dio non ha bisogno di difensori ma di testimoni», conclude Maria Voce. Ed è questo il senso della vita del movimento in queste terre: rinnovarsi sempre nell’amore evangelico e testimoniarlo con la propria vita. Per giungere, poco alla volta, all’unità voluta da Gesù. Selamat Datang è scritto sullo sfondo della sala dell’incontro. Vuol dire “benvenuto”.  poche ore insieme ed è già una certezza». Di Michele Zanzucchi, inviato (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Trovare Dio in carcere

Mirta Zanella è originaria dell’Argentina, di Mendoza, è sposata ed ha tre figli. Già da diverso tempo conosce il carisma dell’unità ed ha sperimentato che vivere la Parola di Dio ci trasforma e cambia anche la realtà che ci circonda. Un fatto. Un giorno scompaiono le chiavi di casa, lo stipendio del marito e altri oggetti di valore. Chi sarà stato? L’autore del furto deve essere necessariamente qualcuno vicino alla famiglia…Questo provoca in Mirta una grande sofferenza, tanto da non riuscire neppure a pregare. Poi, ricordandosi che Gesù invita a perdonare, lo fa, anche per la persona che l’ha derubata. Dopo alcuni giorni si viene a sapere che una signora in difficoltà che chiedeva l’elemosina nel quartiere e con la quale esisteva da tempo un cordiale rapporto, ha rubato in casa di una vicina: mentre lei la minacciava con una pistola, il marito portava via la refurtiva. Anche Mirta, qualche tempo dopo, riceve da questa donna pesanti minacce e per difendersi chiama la polizia. La donna, viene arrestata e, riconosciuta colpevole di vari delitti, condannata a 17 anni di carcere. Nei mesi seguenti il marito suggerisce a Mirta di andare a trovarla in carcere. “Neppure per sogno!”, risponde anche perché ha paura… Poco tempo dopo una nuova richiesta: stavolta è un sacerdote della parrocchia, che le propone di andare con un gruppo di altre signore nel carcere femminile dove, tra l’altro, è reclusa anche la donna che l’ha derubata. Un po’ confusa, Mirta accetta, ricordandosi della parola di vita: “Andate dunque ed imparate cosa significhi: misericordia io voglio e non sacrificio” (Mt. 9, 13). Si reca quindi, con il gruppo, alla prigione e alla conclusione della Messa vede la donna. È un attimo: decide di salutarla con un abbraccio. “Lei si mette a piangere e mi chiede perdono – racconta Mirta -. Le rispondo che il Signore l’ha già perdonata e anch’io. Mi chiede di pregare per i suoi figli e le prometto che lo farò”. Da quel giorno Mirta continua, con il sacerdote e altri, a recarsi in carcere, finché le viene chiesto di coordinare il gruppo Pastorale Penitenziaria. Le detenute, colpite dal loro amore concreto, cambiano atteggiamento, mettendosi a loro volta a disposizione: risistemano la cappella restaurando il crocifisso e ripulendo le panche, tanto che adesso vi si può celebrare la Messa con regolarità. Alcune impressioni delle detenute confermano il clima che si è instaurato: “Non sapevo dialogare con i miei figli, ora riesco a capirli”; “Sono egoista, vedo solo il mio dolore, ma sto cercando di essere attenta anche a quello dell’altro”; “Non importa il luogo, qua ho scoperto Dio”. Per la vigilia di Natale, Mirta e i suoi amici organizzano, sempre in carcere, un cenone ed il Vescovo va a celebrare la Messa. Da una parte è una rinuncia a passare la festa con le proprie famiglie, dall’altra forte la coscienza di costruire così una famiglia più grande. (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Adottare un albero in Albania

Come avviene in questo tempo in terra australiana, nell’estate boreale tanti ettari di bosco sono stati divorati dal fuoco in diversi paesi, come è successo in Albania. I Giovani per un mondo unito albanesi hanno pensato di lanciare l’idea a tanti altri loro coetanei di acquistare degli alberi da piantare insieme nelle zone bruciate, da qui il nome del progetto “Adottare un albero”. “Da varie settimane fervevano i preparativi per questo incontro – scrivono dall’Albania -, con tanti imprevisti, come la concomitanza con la festa nazionale del centenario dell’Indipendenza del Paese; tante università avrebbero chiuso per alcuni giorni e, perciò, tanti giovani sarebbero tornati nelle loro città di provenienza”. Nonostante questo e la sala che prevedeva una capienza di circa 80 posti, il 28 ed il 29 novembre a Tirana sono arrivati 140 giovani per trascorrere due giorni sulla scia dell’esperienza vissuta al Genfest a Budapest. “L’esperienza più forte e bella – raccontano – l’abbiamo vissuta durante la preparazione fatta insieme ad un gruppo di giovani che avevano partecipato con noi al Genfest, i quali si sono sentiti protagonisti in prima persona. C’era chi organizzava i pasti, altri le coreografie, i canti, le testimonianze, la traduzione e doppiaggio dei video, le presentazioni… “Siamo così diventati – continuano – un gruppo molto unito. E questo ci ha dato la forza di invitare i nostri amici aiutandoli a trovare le soluzioni per rimanere in città, anche se alcuni convitti erano chiusi”. L’incontro aveva come titolo “Fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, la nota regola d’oro presente in quasi tutte le religioni. E nel corso dei due giorni, oltre ad ascoltare i principali temi del Genfest, è stato illustrato l’United World Project, un’iniziativa portata avanti dai GMU in tutto il mondo. “I giovani presenti – concludono – erano felici di questa esperienza di unità e di reciprocità vissuta. Tanti ringraziavano perché hanno visto che un mondo più unito è realizzabile, che è possibile cambiare la realtà che abbiamo attorno cominciando noi per primi, e che non siamo soli nel farlo”. I Giovani per un mondo unito dell’Albania (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

In viaggio: Singapore, Indonesia, Malesia

Il viaggio di Maria Voce a Johor per incontrare le comunità dei Focolari è l’occasione per conoscere di più alcuni Paesi dell’Asia: in particolare Indonesia, Singapore e la Malesia. Il motto indonesiano, Unità nella diversità, esprime la grande varietà etnico-linguistica del più grande stato-arcipelago del mondo, con le sue 17.508 isole. In tutte queste nazioni i cristiani (di varie chiese) rappresentano meno del 10% della popolazione, che per la maggioranza è musulmana in Indonesia e Malesia, buddista e taoista a Singapore. È intorno agli anni ‘60 che i semi della spiritualità dell’unità cominciano a diffondersi in queste nazioni attraverso religiosi come Padre Tarcisio Centis, a Medan (Indonesia) e sacerdoti come don Jose Lai (Singapore), attuale vescovo di Macau. Anche attraverso il giornale New City e il foglio della Parola di Vita. Nel 1991 si aprono due centri dei Focolari a Singapore (adesso trasferiti a Yoyakarta, in Indonesia), e nel 2004 a Medan. Verso la fine degli anni ’80 è la volta della Malesia, con P. Raphael Kang; negli anni ’90 si susseguono le Mariapoli a Johor e Penang, il Familyfest (appuntamento per le famiglie) a Penang. Alcuni membri partecipano alle scuole di formazione a Loppiano e alle manifestazioni internazionali come il Genfest. In Malesia (Johor) c’è una “famiglia focolare e diversi membri del Movimento sparsi in tante località del Paese. I semi della spiritualità dell’unità hanno germogliato, dando luogo a tante comunità, piccole ma molto attive, che portano avanti iniziative insieme anche a persone di diversa confessione. Ad oggi, centro della vita dei Focolari di questi paesi è Yogyakarta, sull’isola di Giava.

I giovani a Penang (Malesia)

Vanna Lai e Caloi Adan, responsabili dei Focolari, ci raccontano qualche particolare: “Ogni isola qui in Indonesia ha la sua mentalità e i suoi modi di fare. Ci stupisce – spiega Caloi – di vedere tanta varietà e ricchezza di culture all’interno dello stesso Paese: anche i due focolarini indonesiani che sono a Yogyakarta, provenienti dall’isola di Sumatra, dicono che hanno in comune con i Giavanesi quasi solo la lingua ufficiale”. “Fra giugno e settembre – continuano – si sono svolte tre Mariapoli a Penang e Johor (Malesia) e a Medan (Indonesia), che hanno radunato circa 400 persone”. Dove è più attivo il Movimento? “Soprattutto nella Chiesa locale, come testimoniano i numerosi appuntamenti per i religiosi, la scuola per catechisti a Yoyakarta, dove di recente P. Salvo d’Orto (OMI) ha parlato dell’Eucaristia in rapporto alla spiritualità dell’unità; l’invito ad alcuni gen di Singapore, a dare la loro testimonianza ad un gruppo di giovani che partecipavano ad un camp organizzato da una parrocchia. L’appuntamento sportivo dei ragazzi Run4unity si è svolto a Bantul (vicino a Yogyakarta), con la partecipazione di un centinaio di persone, ragazzi e adulti, quasi tutti musulmani. Inoltre, 31 giovani hanno partecipato al Genfest 2012 a Budapest”. “Degno di nota – continua Vanna – è stata la nostra partecipazione ad una festa dove erano riuniti vari villaggi musulmani nel giorno in cui, nella storia indonesiana, si ricorda quando i giovani fecero la promessa di vivere per l’unità della Nazione”. Sono i villaggi in cui il Movimento dei Focolari ha contribuito alla ricostruzione di diversi padiglioni dopo il terremoto del 2004. Dalle pagine di focolare.org e sui nostri social network potrete seguire gli aggiornamenti sul viaggio. (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Centro Internazionale Giorgio La Pira

Un sostegno fondamentale ai giovani che vengono dall’Asia, dal Medio Oriente, dall’Africa, dal Sudamerica e dall’Est europeo, viene anche da strutture quali il Centro internazionale studenti «Giorgio La Pira». Come si concretizza questo impegno? «Nel marzo 1978 – ricorda Maurizio Certini, direttore del Centro – di fronte al disorientamento e alla solitudine vissuti da numerosi studenti esteri, la Chiesa fiorentina volle offrire a questi giovani un luogo di accoglienza, nel rispetto delle differenze culturali o religiose; un luogo aperto al dialogo, dove ci si aiutasse reciprocamente a superare momenti difficili e si trovasse insieme, come avrebbe detto più tardi Papa Giovanni Paolo II, la spinta «verso una società culturalmente più ricca, più fraterna nella sua diversità». «La Diocesi e la città risposero con entusiasmo alla proposta del cardinale Giovanni Benelli, che chiese un primo aiuto a Chiara Lubich e al Movimento dei Focolari: varie famiglie fiorentine, ad esempio, offrirono a studenti senza alloggio ospitalità in casa propria, come fossero loro figli. Si apriva davanti ai primi operatori volontari del Centro l’umanità da amare con lo stesso cuore universale di Dio, con la sensibilità dell’uomo contemporaneo e la forza del Vangelo». Negli anni, la struttura è cresciuta. E oggi rappresenta – come ha detto recentemente il presidente della Cet, cardinale Giuseppe Betori – «la vera casa dei popoli». È una moderna Rete di relazioni personali, associative, istituzionali. Qui infatti hanno avuto sede le prime associazioni di studenti stranieri, divenute talvolta la base per la costituzione delle Comunità di immigrati, che in futuro è auspicabile possano sorgere – seppur in dimensione più ridotta – anche a Pisa, Siena ed Arezzo. «Ma il significato vero – sottolinea Certini – è espresso dalla miriade di volti che si sono incontrati e si incontrano, giovani provenienti spesso da Nazioni in conflitto tra loro, che hanno reso il “Centro La Pira” un laboratorio permanente di educazione alla pace. Giovani che tornando nei loro Paesi – a volte retti da regimi dittatoriali – possono imporsi anche come vere e proprie risorse di democrazia e aspirare ad essere una futura classe dirigente». Fonte: “Toscana Oggi” (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

L’Istituto Universitario Sophia in trasferta

Per Sophia è la prima esperienza accademica fuori dalla sede di Loppiano (Italia): una summer-school (escuela de verano) nell’Emisfero Sud, organizzata in collaborazione con la Mariapoli Lia, la cittadella argentina del Movimento dei Focolari. Con focus sui “Fondamenti epistemologici per una cultura dell’unità”, partendo dalle prospettive teologiche, filosofico/scientifiche e politiche, 58 studenti (provenienti dal Messico, El Salvador, Cuba, Guatemala, Colombia, Venezuela, Ecuador, Perù, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay, Uruguay e Argentina) sono stati ospitati alla Cittadella Lia dal 29 dicembre 2012 al 6 gennaio 2013. Un evento al quale tanti hanno voluto essere presenti nella giornata inaugurale: studenti, abitanti della Mariápolis, amici dalle città vicine, il vescovo del luogo Mons. Radrizzani, il Nunzio, Mons. Tscherrig, che ha impartito la benedizione apostolica, e altre autorità. Nella relazione inaugurale dell’EdeV, il teologo Piero Coda, Presidente del Consiglio dell’Istituto Universitario Sophia (IUS), ha descritto l’America Latina come “il continente del Concilio Vaticano II”, in cui il Movimento dei Focolari ha messo radici già dai suoi albori. Il percorso culturale del Movimento ha avuto un punto di svolta fondamentale nella creazione, 25 anni fa, della “Scuola Abbà, il Centro Studi dei Focolari, per – sono ancora le parole del prof. Coda – “studiare, alla luce del Vangelo, della Dottrina della Chiesa e della Sapienza universale disseminata ampiamente in tutte le civiltà, le implicazioni e l’efficacia culturale del carisma dell’unità”. E ha concluso affermando che “sono soltanto due le condizioni perché il nostro impegno ed il nostro lavoro non siano stati invano, ma che al contrario siano cosparsi abbondantemente dall’amore e la luce di Dio. Che ci sia tra noi, un unico maestro: Gesù (…). E che in questa scuola ci sia una sola legge, quella dell’amore reciproco: “Amatevi gli uni agli altri come io ho amato voi”. La preparazione è stata una costruzione collettiva nell’esercizio della “tecnica dell’unità”: donazione e accoglienza dell’altro, delle sue idee e della sua cultura. I giorni della scuola sono stati intensi e vissuti con un “patto pedagogico” che, sia i professori che gli studenti, si sono sforzati di rispettare. Ogni giornata iniziava attingendo alla Parola e condividendo le proprie esperienze. Quindi, lezioni molto partecipate, ore di studio, lavoro a gruppi, scambio di opinioni e domande. Come dice Leonor della Bolivia: “Quello che mi ha meravigliato è che i docenti si mettono al livello degli studenti; qui ci confrontiamo da uguali, condividiamo idee e possiamo offrire le nostre conoscenze… allo stesso tempo ascoltiamo ed accettiamo le idee dell’altro”. “Sentivo che avevo una visione ridotta – aggiunge Maria Elena di Cuba –. Credo che ho imparato più in un giorno che in tutta la mia carriera universitaria”. Ed Helder del Brasile: “Qui abbiamo un vantaggio che normalmente non abbiamo da altre parti: la fraternità come possibilità di trasformare e risolvere i problemi del continente”. Nei giorni precedenti la scuola, 45 docenti latinoamericani si sono ritrovati per lavorare al progetto delle prossime summer-school, dando una forma ai curricula  e approfondendo il rapporto della spiritualità dei Focolari con la cultura contemporanea. Inoltre, si è proposta la fondazione di un Centro di “Ricerche e Formazione Interdisciplinare Vittorio Sabbione”, in omaggio ad uno degli infaticabili diffusori dell’ideale della fraternità in America Latina. Un centro, con sede nella Mariapoli Lia che, seppur ai primi passi, è già ‘itinerante’ per andare incontro alle multiformi realtà del continente. In sintesi, giorni di lavoro intenso, di nuovi rapporti costruiti con altri giovani latinoamericani, “indimenticabili”, come dice Maria Alejandra dell’Ecuador. E Javier della Colombia non dubita: “È possibile un mondo migliore, è possibile una società migliore, sono possibili le reti fraterne di solidarietà, è possibile il dialogo”. (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Ragazzi per l’Unità: progetto Uomo-Mondo

Il cantiere internazionale dei Ragazzi per l’Unità uscirà per la prima volta dall’Italia per realizzarsi, nel luglio del2014, in Argentina. I motivi di questa scelta sono tanti, primo tra tutti mostrare quanto il continente latinoamericano, composto da popoli con radici culturali molto diverse, può dare al mondo. Inoltre, l’ultimo cantiere svoltosi in Italia, nella cittadella di Loppiano (luglio 2012), i ragazzi coinvolti hanno espresso il desiderio di ripetere ogni due anni questa esperienza ed ogni volta in un continente diverso. L’idea di partire dall’Argentina, è nata anche per la folta presenza dei giovani che caratterizza la Mariapoli Lia, la cittadella argentina dei Focolari immersa nella Pampa, ospite della prima tappa del progetto, e che la porta ad avere una speciale accoglienza verso le nuove generazioni. Il progetto “Uomo-Mondo” si compone di due fasi. La prima, si svolgerà proprio nella Mariapoli Lia dove per 4 giorni i ragazzi, provenienti da vari paesi del mondo, costruiranno il cantiere con un programma dinamico con l’obiettivo di imparare a mettersi in ‘relazione’ con tutti, superando le diversità culturali, condividendo le proprie esperienze ed arricchendosi di quelle degli altri; in un clima di amore reciproco che permetta a ciascuno, e a tutti insieme, di forgiarsi ‘uomo mondo’. La seconda settimana, invece, il cantiere si trasferirà in varie città del continente latinoamericano dove ci sono delle opere sociali animate dalla spiritualità dell’unità (scuole, ambulatori, asili nido, cura degli anziani…). Quest’esperienza servirà a “testimoniare – come ha detto la presidente dei Focolari, Maria Voce, nella sua visita in Ispano America nella primavera 2012 – che non c’è confine, che non c’è differenza di etnia che non sia superabile. Non c’è niente, non ci sono nemmeno le Ande che ci dividono, nemmeno l’oceano, niente, niente. Possiamo andare al di là di tutte queste cose per il nostro amore scambievole”. Recandosi sul posto i ragazzi avranno la possibilità di entrare nelle realtà locali, cogliendo le sfide, le ricchezze e le radici di ogni popolo. E in questo clima, insieme ai ragazzi che vivono in queste città, anche i partecipanti degli altri continenti potranno essere coinvolti in azioni sociali a contatto con le popolazioni originarie ed in iniziative locali, per esempio sulla cultura del dare, sport, arte, ecc. Infine, il progetto nasce anche dall’esigenza – dopo alcuni anni di impegno nelle tappe del progetto in corso ‘ColoriAMO la città’ -, di uno sguardo più ampio sul mondo, perché, come diceva Chiara Lubich, “una città è troppo poco: mira lontano, alla tua patria, alla patria di tutti, al mondo”.  (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Un ponte con il Congo

Kinshasa, Centro medico “Moyi Mwa Ntongo (in lingua locale “Alba del mattino”), una delle opere sociali del Movimento dei Focolari nella capitale della Repubblica Democratica del Congo. È il destinatario di una interessante iniziativa promossa da una ditta ottica locale in collaborazione con AMU: “Fai un gesto per loro”, rivolta ai cittadini di Grottaferrata (RM). Obiettivo: raccogliere occhiali (spesso lasciati inutilizzati in fondo a qualche cassetto), che il centro ottico di Grottaferrata avrebbe ripulito e disinfettato, classificato ed imballato, per poi spedire tutto a Kinshasa. Presso il centro sanitario congolese, infatti, oltre ai servizi di medicina generale ed interna, ginecologia, pediatria e dermatologia, è attivo un centro oftalmologico, con un programma di prevenzione alla cecità, oltre alle normali cure e diagnosi in questo campo, grazie ad apparecchiature di prim’ordine frutto di precedenti donazioni. I principali beneficiari di queste cure sono gli oltre 1.200 bambini che sono seguiti dal programma di assistenza scolastica e nutrizionale “Petite Flamme”, sia a Kinshasa che in altre città del Paese. Gli operatori del centro sanitario sono stati formati ad eseguire test oculari sui bambini ed offrire formazione per la prevenzione ai loro familiari e agli educatori; i bambini che necessitano di cure, occhiali, oppure interventi chirurgici vengono presentati al Centro e quando necessario, curati gratuitamente. Ma la collaborazione tra i popoli del Nord-Sud del nostro pianeta dovrebbe far parte di una cultura della reciprocità che riscopre, anche nei piccoli gesti quotidiani, la fraternità. La campagna “Fai un gesto per loro” è stata accolta dalla popolazione con entusiasmo, tanto che in numerosi luoghi sparsi nella cittadina dei Castelli Romani, scuole, chiese, uffici, ecc… , si sono riempiti subito i contenitori per la raccolta. Si può affermare che l’esito sia stato ben al di sopra delle attese: la sera del 5 dicembre, nella sala della Biblioteca Comunale di Grottaferrata, erano esposte decine di scatole contenenti occhiali, lenti ed astucci, ben imballati ed etichettati, pronti per essere portati a destinazione. È stato presentato il risultato di questa campagna ed alcuni amici congolesi hanno presentato il loro Paese e raccontato ed illustrato le attività svolte presso il Centro Sanitario. Al loro rientro a Kinshasa, i bagagli erano … decisamente più pesanti e ora si sta organizzando una spedizione per inviare il resto dell’abbondante materiale. A cura di Stefano Comazzi Settore progetti – AMU  Tratto da Newsletter Amu – Formazione Gennaio 2013 – Anno 4 ° N. 5 (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Impegnarsi in prima persona

«Sono iscritta da 4 anni all’Accademia di Belle Arti. È un ambiente con poco più di 200 studenti, caratterizzato negli ultimi anni da una costante difficoltà economica: sono iniziate perciò le proteste e il clima è diventato difficile e precario. Oltre a portare avanti con serietà gli studi, ho cercato di voler bene a chi – come me – stava vivendo quel momento di difficoltà. Mi è stata proposta la candidatura nella Consulta degli Studenti. Da una parte volevo continuare a dare una mano, ma mi spaventava prendermi un impegno. Si trattava infatti di lavorare sodo, altrimenti non avrebbe funzionato! Alla fine…mi sono ritrovata presidente della Consulta. Convocare riunioni e assemblee, redigere verbali, preparare il regolamento, essere presente al consiglio di amministrazione: tutto nuovo per me. Ho capito però che l’unica cosa veramente importante era mettermi al servizio di tutti. È stata ed è un’esperienza bellissima, un impegno di ogni giorno, che porta risultati positivi ogni volta che riesco ad andare oltre le difficoltà, cercando di vivere il Vangelo. Un esempio: tra i professori non c’era sempre un buon rapporto e gli studenti ne soffrivano. Su loro richiesta ho scritto una lettera ai docenti  in cui esponevo chiaramente la nostra posizione. Tanti mi hanno detto che stavo rischiando… Invece, dopo la prima reazione, gli insegnanti hanno iniziato a comportarsi diversamente e il risultato dei miei esami non ne è stato condizionato. Da un anno sono cambiati Direttore, Presidente e Direttore Amministrativo: costruire nuovi rapporti con persone più grandi e con ruoli del genere non è stato semplice. Non sono mancate le discussioni che hanno portato però ad una maggior collaborazione e ad un confronto molto proficuo. Da parte mia: cercare di essere sincera, precisa e ascoltare fino in fondo. E la fiducia reciproca è cresciuta, nonostante le difficoltà. All’inizio dell’estate avevano intenzione di aumentare nuovamente le tasse e ovviamente noi studenti non eravamo d’accordo. Capivo che la situazione economica era difficile, ma era chiaro che questo provvedimento avrebbe messo in difficoltà tanti. Grazie alla fiducia instaurata, mi hanno chiamata per parlarne e, dopo molte ore passate a valutare tutte le possibilità, hanno proposto loro di diminuire di 200€ l’iscrizione al biennio! Accanto al rapporto con l’istituzione c’è quello con gli studenti, che si presentano ogni volta con richieste diverse. In particolare con gli studenti del mio corso vivevamo qualche difficoltà dovute al cambio del professore. Infatti, sia per il suo carattere, sia per farci migliorare, ogni volta che ci confrontavamo con lui ne uscivamo distrutti e scoraggiati. Cercare di ascoltarlo fino in fondo è stato un esercizio continuo, e, anche se sembrava impossibile costruire un rapporto con lui, alla fine il nostro impegno è stato fecondo. Ad ottobre alcuni studenti, sapendo che dovevo sistemare tante cose in ufficio in vista dell’ esame, sono venuti per dare una mano. Sembravano i preparativi di una festa: chi mi aiutava con i pezzi pesanti, chi rivestiva le bacheche, chi preparava le etichette, chi imbiancava il muro… Quando è arrivato il professore era  tutto pronto: non solo i lavori ma anche tanti piccoli particolari che non erano indispensabili ma che hanno impreziosito il tutto! Prima di iniziare l’esame, ci ha ringraziato per l’anno passato insieme e ci ha anche confidato che, arrivando, si era sentito a casa. Per me è stata la risposta all’impegno di vivere la spiritualità dell’unità di Chiara Lubich, durante tutto l’anno!» (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Per un’economia a misura di persona

Per lungo tempo la scienza economica si è fondata su una visione antropologica ristretta: l’uomo è homo oeconomicus. Oggi, con il complicarsi della dinamica sociale, politica ed economica, tale prospettiva appare superata. Tra i nuovi paradigmi, l’Economia civile offre un modello di pensiero e di prassi economica che coniuga individuo e comunità, libertà e fraternità, mercati e vita civile, spirituale, gratuità e contratto. Economia cooperativa e non-profit, dono, gratuità, beni relazionali: Zamagni ripercorre i temi chiave dell’Economia civile, centrata sul soggetto agente non visto unicamente come individuo, ma come persona. Stefano Zamagni, ordinario di Economia politica presso l’Università di Bologna, è Consultore del Pontificio Consiglio di “Iustitia et Pax” ed è presidente dell’Agenzia Nazionale per il Terzo Settore dal 2007. Membro della New York Academy of Sciences, è autore di numerosi saggi e pubblicazioni scientifiche. Per Città Nuova ha pubblicato L’economia del bene comune (20082) e con Luigino Bruni ha curato il Dizionario di economia civile (2009). Il Volume, in ristampa, fa parte della collana Le cattedre di Sophia frutto di una nuova realtà culturale nata sul territorio italiano: l’Istituto Universitario Sophia. La collana raccoglie le lezioni magistrali di esponenti della cultura contemporanea: testimoni del mondo della cultura, della fede, della scienza e dell’arte del nostro tempo. (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Chiara Lubich: carisma e cultura

Raccontare pagine della storia di un Carisma che ha attraversato il Novecento illuminando la vita di tante persone e con loro anche i vari ambiti del vivere umano, facendosi progetto culturale all’altezza dei tempi attuali. Questo l’obiettivo del Convegno dal titolo “Chiara Lubich. Carisma, Storia, Cultura”, che si terrà in due sedi diverse: il 14 marzo nel cuore della cultura di Roma, nella prestigiosa aula magna del Rettorato dell’Università La Sapienza, e il 15 marzo nella sede centrale del Movimento dei Focolari, al centro Mariapoli di Castel Gandolfo. Il Convegno si svolge in una data importante per tutta l’Opera di Maria, nel giorno cioè (il 14 marzo) in cui ricorre il 5° anniversario della morte di Chiara Lubich. E se lo scorso anno, per ricordare Chiara si è scelto di puntare ai giovani e all’impatto che il suo carisma ha avuto nella formazione delle nuove generazioni, quest’anno si è deciso di puntare alla “potenzialità innovativa di valenza dottrinale” che ha avuto e continua ad avere la spiritualità dell’unità. Docenti delle più diverse Università italiane e straniere nel mondo parteciperanno e prenderanno la parola durante la due giorni di colloqui che saranno aperti con i saluti del presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, del presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, card. Gianfranco Ravasi, del sindaco di Roma Gianni Alemanno e della presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce. Il programma del convegno prevede l’apporto di docenti di diverse discipline. Professori di sociologia, economia, politica, teologia, matematica, filosofia, scienze delle comunicazione e dell’educazione, psicologia. L’intento primario è quello di approfondire le piste “culturali” tracciate dal carisma di Chiara. Si tratta – spiegano i promotori del convegno – di una cultura promotrice soprattutto di “dialogo a tutti i livelli, anzitutto ecumenico e interreligioso, quale contributo appassionato e infaticabile nell’edificazione di una società degna dell’uomo, nell’essere impegnati a far dell’Europa la “casa comune”, nel raggiungere l’unità tra i popoli promossa anche attraverso realizzazioni e progetti inediti, come l’Economia di Comunione”. A promuovere l’iniziativa del 14 e 15 marzo sono i 24 esperti in scienze religiose e umane che compongono  la Scuola Abbà, il Centro Studi del Movimento dei Focolari, cui Chiara Lubich ha dato inizio nel 1990. Il centro – si legge nella sua presentazione – “si caratterizza come laboratorio interdisciplinare dedito allo studio dei contenuti dottrinali insiti nel carisma dell’unità, al fine di evidenziarne le molteplici implicazioni per i vari ambiti del sapere”. Umanesimo, economia,  diritto, bellezza. “Sono questi alcuni dei temi – spiegano ancora i promotori dell’iniziativa – che vedranno coinvolti nel Convegno gli stessi Rettori delle Università che nel mondo hanno avuto modo di riconoscere in Chiara Lubich la testimone di una storia dell’umanità che cammina verso la fraternità universale”. (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Un amore di misericordia che unisce

«Sono la figlia preferita di mio padre – racconta Mary –, essendo la primogenita. Quando avevo 8 anni ho visto i miei genitori litigare. Un giorno mio padre ha costretto me e i miei fratelli ad entrare nella sua auto e a lasciare la mamma. Ma lei ci ha fermati. Ho assistito impotente alle cose terribili che lui ha fatto a mia madre, dopo di che se n’è andato. Da quel giorno, l’ultimo in cui ho visto i miei genitori insieme, l’ho rifiutato. Ho cercato di convincermi che mio padre non esisteva più. È stata una decisione drammatica che mi ha accompagnata negli anni dell’adolescenza. L’esperienza di crescere senza un padre ha influenzato il mio modo di trattare le persone, soprattutto gli uomini. Per diversi anni ho studiato in una scuola esclusiva per ragazze e, quando sono entrata nell’università, non è stato facile fare amicizia con i ragazzi. Conoscendo il Movimento dei Focolari, sono stata invitata ad andare alla cittadella di Loppiano, dove ho incontrato persone che cercano di vivere l’amore reciproco e hanno rispetto e fiducia gli uni negli altri. Era il mese in cui tutti volevano mettere in pratica la frase del Vangelo “Perdona settanta volte sette” (Mt 18,22 ). Leggendo il commento di Chiara Lubich, mi sono resa conto che il mio cuore era pieno di ostilità nei confronti di mio padre. Ma è stato quando ho deciso anch’io di viverla, che ho sentito che quella “amarezza” che provavo, a poco a poco si trasformava in perdono e ho provato il desiderio di rivederlo. Rientrando a Manila, anche se la ferita era ancora aperta, ho trovato la forza di telefonargli e di incontrarlo. Abbiamo parlato per diverse ore noi due soli, in un ristorante. Ero felice e in pace perché, anche se la mamma non era d’accordo, mi aveva lasciata libera. Continuo a comunicare con mio padre, anche se non spesso. Ma ogni volta che ho la possibilità di vederlo, faccio in modo che lui possa solo sentire il mio amore di misericordia. Pur sapendo che lui e mamma non potranno tornare insieme perché ha già un’altra famiglia, sento che, nel mio perdono, rimaniamo tutti uniti. E questo mi riempie di pace». Sito ufficiale del Genfest: www.genfest.org (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Gli e-book di Città Nuova

Il pubblico italiano ha cominciato a familiarizzare con questo strumento solo nel 2010, con la diffusione dei primi titoli elettronici in lingua italiana. Ma forse non tutti si sono accorti che anche la casa editrice Città Nuova ha all’attivo diverse pubblicazioni elettroniche. Dai due titoli dedicati alla beata Chiara Luce Badano Io ho tutto e Dai tetti in giù, ad una serie di volumi con gli scritti di Chiara Lubich (La volontà di Dio, Il fratello), alla collana Passaparola. I titoli più recenti usciti in formato elettronico vanno da La leggenda nera, ad altri di carattere più religioso: il Commento alla prima lettera di Giovanni, La Trinità, Le Confessioni, Le preghiere di Santa Caterina da Siena e la Vita di San Francesco. Buona lettura consultando la pagina Google Play per l’acquisto dei libri, o il sito dell’Editrice per maggiori informazioni: http://editrice.cittanuova.it/ (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

È in gestazione un mondo nuovo

Globe«Viviamo in un tempo di “svolta epocale”, di gestazione sofferta di un mondo nuovo. Ma c’è bisogno di un’anima: l’amore. (…) L’amore – lo constato sempre più a contatto di singoli e gruppi di religioni, etnie e culture diverse – è iscritto nel DNA di ogni uomo. È la forza più potente, feconda e sicura che può legare l’intera umanità. Ma esige un capovolgimento totale di cuori, di mentalità, di scelte. Del resto è ormai parte del sentire comune della vita internazionale la necessità di rileggere il senso della reciprocità, uno dei cardini dei rapporti internazionali. Sono questi i tempi in cui ogni popolo deve oltrepassare il proprio confine e guardare al di là, fino ad amare la patria altrui come la propria. Reciprocità tra i popoli significherà allora superamento di antiche e nuove logiche di schieramento e di profitto, stabilendo invece relazioni con tutti ispirate all’iniziativa senza condizioni e interessi, perché si guarda all’altro come ad un altro se stesso, parte della stessa umanità, e in questa linea si progetta: disarmo, sviluppo, cooperazione. Nascerà una reciprocità in grado di rendere ogni popolo, anche il più povero, protagonista della vita internazionale, nella condivisione di povertà e ricchezze. Non soltanto nelle emergenze, ma nella quotidianità. Identità e potenzialità saranno sviluppate proprio col metterle a disposizione degli altri popoli, nel rispetto e nello scambio reciproco. Allora sì, se singoli e governanti faremo la nostra parte, potremo sognare di comporre un’unica comunità planetaria. Utopia? Il primo a lanciare la globalizzazione è stato Gesù quando ha detto: “Che tutti siano uno”. Non solo: ci ha fatto capaci di quell’amore che ha la forza di ricomporre la famiglia umana nell’unità e nella diversità. Basta poi aprire gli occhi: sono disseminati nel mondo molti “laboratori” di questa “umanità nuova”. Che sia giunta l’ora di proiettarli su scala mondiale?» Chiara Lubich (Tratto da “Il pianeta al bivio”, pubblicato su Città Nuova il 13 luglio 2001) (altro…)

Gennaio 2013

L’amore è per ogni cristiano il programma della sua vita, la legge fondamentale del suo agire, il criterio del suo muoversi. Sempre l’amore deve prendere il sopravvento sulle altre leggi. Anzi: l’amore per gli altri deve essere per il cristiano la solida base su cui può legittimamente attuare ogni altra norma. «… misericordia io voglio e non sacrificio». Gesù vuole amore e la misericordia è una sua espressione. Ed Egli vuole che il cristiano viva così anzitutto perché Dio è così. Per Gesù, Dio è prima di tutto il Misericordioso, il Padre che ama tutti, che fa sorgere il sole e fa piovere sopra i buoni e i cattivi. Gesù, perché ama tutti, non teme di stare con i peccatori e in questo modo ci rivela chi è Dio. Se Dio, dunque, è così, se Gesù è tale, anche tu devi nutrire identici sentimenti. «… misericordia io voglio e non sacrificio». «… e non sacrificio». Se non hai l’amore per il fratello, a Gesù non piace il tuo culto. Non gli interessa la tua preghiera, l’assistenza alla Messa, le offerte, che puoi fare, se tutto ciò non fiorisce dal tuo cuore in pace con tutti, ricco di amore verso tutti. Ricordi quelle sue parole tanto incisive del discorso della montagna? «Se dunque pre­senti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono». Esse ti dicono che il culto che più piace a Dio è l’amore del prossimo, che va messo alla base anche del culto verso Dio. Se tu volessi fare un dono a tuo padre mentre sei in collera con tuo fratello (o tuo fra­tello con te) che ti direbbe tuo padre? «Mettiti in pace e poi vieni pure a offrirmi ciò che desi­deri». Ma c’è di più. L’amore non è solo la base dl vivere cristiano. Esso è anche la via più di­retta, per stare in comunione con Dio. Lo dicono i santi, lo sperimentano i cristiani che vivono la loro fede: se aiutano i propri fratelli, soprattutto i bisognosi, cresce in loro la devozione, l’unione con Dio si fa più forte, avvertono che esiste un legame fra loro e il Signore: ed è ciò che dà più gioia alla loro vita. «… misericordia io voglio e non sacrificio». Come vivrai allora questa nuova Parola di Vita? Non porre discriminazioni fra gli uomini che hanno contatto con te, non emarginare nessuno, ma a tutti offri quanto puoi dare, imitando Dio Padre. Aggiusta piccoli o grandi screzi che dispiacciono al Cielo e t’amareggiano la vita, non lasciare tramontare il sole – come dice la Scrittura – sulla tua ira, verso chiunque. Se ti comporterai così, tutto ciò che farai sarà gradito a Dio e rimarrà nell’eternità. Sia che tu lavori o riposi, sia che tu giochi, o studi, sia che tu stia con i tuoi figli, o che tu porti la tua signora a spasso, sia che tu preghi, o ti sacrifichi, o adempi quelle pratiche religiose che convengono alla tua vocazione cristiana, tutto, tutto sarà materia prima per il Regno dei Cieli. Il Paradiso è una casa che si costruisce di qua e si abita di là. E si costruisce con l’amore.

Chiara Lubich

Pubblicato Giugno 1981

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

La guerra: un omicidio in grande

“La guerra è un omicidio in grande”. “Come la peste serve ad appestare, la fame ad affamare, così la guerra serve ad ammazzare”. “Se vuoi la pace, prepara la pace” . “Solo i matti e gl’incurabili desiderano la morte. E morte è la guerra”. “Non credo che ci sia mai capo di Stato, il quale abbia ammesso di far la guerra a scopo di rapina; ha sempre dichiarato di farla per fini uno più nobile, uno più altruista, più ideale dell’altro. E – puerilità dell’odio – sempre la rapacità è assegnata al nemico e l’idealità all’amico”. “I nemici si amano: questa è la posizione del cristianesimo. Se si iniziasse una politica della carità, si scoprirebbe che questa coincide con la più illuminata razionalità, e si palesa, anche economicamente e socialmente, un affare”. “Per meritarsi il nome di figli di Dio i cristiani devono lavorare per la pace”. “Noi dobbiamo organizzare la pace così come altri hanno organizzato la guerra”. “L’opera pacificatrice comincia da me e da te…” Igino Giordani, L’inutilità della guerra, edito da Città Nuova, Roma 2003 (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Siria e Cuba: siamo con voi

Dalla Siria (Aleppo): «…Continua a mancare il gasolio o lo si trova a prezzi esorbitanti, così come le bombole di gas (5.500 LS contro le 400 del mese di marzo), l’elettricità è tagliata per giorni e giorni e questo, fra il resto, fa sì che la città dopo il tramonto piombi in un buio minaccioso. Il pane scarseggia e lo possiamo acquistare – dopo ore di coda ai forni – pagandolo 250 LS al pacchetto (a marzo il prezzo era di 20 LS). L’esercito sta cercando di fornirlo, ma non basta per il fabbisogno della gente. Le scuole non destinate ad accogliere i rifugiati continuano le lezioni, ma la mancanza di elettricità rende difficile e molto faticoso lo studio (anche le candele ormai scarseggiano). Alcuni di noi cominciano ad ammalarsi per il freddo senza poter sempre contare sulle medicine (circa il 70% delle industrie farmaceutiche sono concentrate nella periferia della città e procurarle da altre parti del Paese è molto difficile a causa dei blocchi sulle strade). Negli ospedali si teme di non poter continuare a prestare i servizi dovuti e comincia a venir meno l’ossigeno. Anche le comunicazioni telefoniche sono spesso interrotte. Nonostante ciò, la gente sta dando prova di grande solidarietà. Continuiamo – con la comunità dei Focolari ed altri –  a portare avanti le azioni di sostegno; la piccola scuola per sordomuti ha ripreso il lavoro in un quartiere più sicuro, in locali messi a disposizione dai Padri Francescani. Le famiglie da noi visitate una ad una, prima di accettare un aiuto ci chiedevano: “Ma non c’è una famiglia che ne ha più bisogno di noi?”. Rim, che ha un bambino di due anni, era molto preoccupata perché col freddo incipiente il rischio di malattia si aggrava. Quando ha ricevuto l’aiuto, si è commossa! Era esattamente il corrispondente della cifra che col marito avevano offerto poche settimane prima ad un collega che ne aveva estremo bisogno. L’avevano risparmiata con fatica ma si erano detti, nel dargliela: “Dio penserà a noi!”». Da Cuba (Santiago): «La distruzione causata dall’uragano Sandy ha causato innumerevoli danni, soprattutto a Santiago. La ricostruzione ancora non è cominciata anche perché il Governo è stato colto alla sprovvista. Infatti, per la conformazione geografica di Santiago che è circondata dalle montagne, generalmente gli uragani arrivano dal mare e, trovandosi la barriera naturale delle montagne, passano senza fare danni. In questo caso, l’uragano è riuscito ad entrare ed è rimasto all’interno per 3 ore (un lasso di tempo lunghissimo) girando come un frullatore. I danni subiti dalle 16 famiglie colpite a noi vicine, ammontano a circa € 42.000. I soldi finora raccolti attraverso il progetto dell’AMU, per quanto ancora insufficienti, sono stati loro consegnati. I tempi di ricostruzione sono difficilmente stimabili perché legati al difficile reperimento del materiale a causa dell’embargo che da anni affligge l’isola. In genere sono disponibili solo per un breve periodo e non tutti insieme: arriva solo cemento, o solo legno, ferro, etc. Quando si trova ciò che serve bisogna avere la disponibilità economica per poter comprare prima che tutto finisca. Ringraziamo per gli aiuti pervenuti e continuiamo a contare sulla solidarietà di tutti». Per saperne di più o per sostenere i progetti: Associazione Azione per un Mondo Unito presso Banca Popolare Etica, filiale di Roma. Codice IBAN: IT16G0501803200000000120434 Codice SWIFT/BIC CCRTIT2184D Causale: Progetto La mia casa è la tua casa Causale: Emergenza Siria (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Riparte il “Time Out” per la pace

È la proposta di Maria Voce ai 350 giovani dei Focolari provenienti da vari Paesi, riuniti a Castel Gandolfo, per esserne primi portatori in tutto il mondo. Sollecitata dalle notizie giunte attraverso alcune lettere dei membri dei Focolari in Medio Oriente, Maria Voce, esprime alla platea un desiderio. Di fronte “a queste guerre assurde, solamente Dio può venire incontro al bisogno di pace che c’è nell’umanità. Ci vorrebbe veramente una preghiera forte, potente”, “con una fede rinnovata che Dio può farlo, che se si chiede in unità Dio viene incontro”. Allora la proposta: “Perché non ripristinare a mezzogiorno, il time-out?”, in gergo sportivo una sospensione temporanea del gioco. “Chiara Lubich lo aveva lanciato – continua Maria Voce – durante la guerra del Golfo nel 1991, e in quel momento Dio ha ascoltato le preghiere di tutti”. Riprendiamo la pratica del Time Out, dunque, con i giovani in prima linea. “Gesù è chiamato il Principe della Pace”, conclude Maria Voce, chiedendo che faccia dono all’umanità di “quella pace giusta, che permetta a tutti, di qualsiasi fede, condizione, Paese, di vivere serenamente la vita; che condivida questo dono della Pace con tutti gli uomini”. Con un tam-tam sui Social Network i giovani hanno già cominciato a diffondere la notizia creando su Facebook l’evento Time Out for peace. Appuntamento per tutti a mezzogiorno, nelle nostre città, per chiedere, uniti, il dono della pace. (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Nigeria, non solo conflitti…

NigeriaSulla costa ad Ovest dell’Africa, la Nigeria è un paese vasto, con clima tropicale, ricco di risorse naturali, come gas naturale e petrolio, quest’ultimo la pone tra i sei più grandi esportatori del mondo. Tra i primati, anche il numero degli abitanti: circa 170 milioni, di cui metà sotto i 15 anni. Straordinaria la varietà di etnie e culture: 250 le lingue parlate. Persone profonde, piene di gioia di vivere, con un’altrettanta capacità di ascolto dalla spiccata interiorità e fede profonda e vivissima. Più del 60 % della popolazione vive in povertà, con meno di un dollaro al giorno. Altissima la disoccupazione; l’aspettativa di vita media oggi di 48 anni è destinata a diminuire a causa dell’AIDS. La corruzione diffusa paralizza lo sviluppo dello Stato e del bene comune. La molteplicità delle etnie è una grande sfida considerata spesso una minaccia. Per il rapido aumento della popolazione la lotta alla sopravvivenza diventa sempre più acuta. Eppure colpisce, nella gente, la capacità di non arrendersi mai, di accettare la sofferenza senza perdere la speranza, credere in un futuro migliore cercando con creatività strategie per il futuro. La religiosità naturale che permea l’essere di questo popolo africano, viene a volte strumentalizzata per interessi politici o religiosi. Correnti estremiste e gruppi terroristici, mossi da motivi socio-economici, storici e politici, trasmettono al mondo un’ immagine falsata di scontri fra cristiani e musulmani. All’Islam, più diffuso al Nord, confluisce il 50% della popolazione, mentre i cristiani sono circa il 45%. Venticinque anni fa, per impulso del Cardinale Arinze, il Movimento dei Focolari è arrivato in Nigeria, diffondendosi in varie regioni; oggi conta 5.490 membri, in una rete di 28 comunità locali nel Paese. Si contraddistingue per un forte impegno teso alla testimonianza di valori spirituali, umani e etici. Infatti, cogliendo le profonde radici spirituali dei nigeriani, è a loro fianco perché la fede si traduca in vita concreta dappertutto: a scuola, al lavoro, al mercato. Un impegno, questo, che contribuisce al benessere sociale e della salute. L’orizzonte naturale, in questa terra variegata di etnie, classi sociali, diverse religioni è quello della fraternità universale praticata percorrendo vie di dialogo, testimoniando la possibilità di rapporti fraterni, ma specialmente incoraggiando, sostenendo questo popolo ad essere costruttore di ponti. Non poche volte si è scoperta nella diversità e nella varietà una ricchezza con rivolti positivi anche per la vita pubblica, creando coscienza civica e opinione pubblica. Per esempio, nel centro del Paese, particolarmente esposto a violenti scontri fra musulmani e cristiani, è impressionante ascoltare storie di “messa a punto” della fraternità universale, arrivando a rischiare la propria vita per salvare membri dell’altra religione. Volendo dare corpo alla cultura della fraternità, sta nascendo nel villaggio di Igbariam un luogo di formazione ed un centro di testimonianza. Anche altri progetti sociali lo affiancano: una scuola materna e primaria, un piccolo ambulatorio, dei laboratori per i giovani. Tutto questo in collaborazione con la popolazione locale del villaggio che vi contribuisce attivamente. (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Kenya: Jivunie! Siate fieri!

«Ancora brucia forte nell’animo dei keniani il dolore per le lotte sanguinose nelle elezioni del 2007, più di 1000 persone persero la vita. “Non più e mai più” è ora il grido nel cuore di tutti, mentre il Paese si prepara alle elezioni presidenziali nel marzo 2013. Molti giovani si fanno portatori di iniziative a favore di un anno di pace. Suor Bernadette Sangma (Direttrice dell’Istituto per la Pastorale Giovanile) e un gruppo del Movimento dei Focolari che lavora all’Università Cattolica di Nairobi, raccolgono quest’esigenza e lanciano l’idea di creare un’immaginaria “carovana della pace” (peace caravan), che unifichi le voci degli universitari di Nairobi e faccia breccia nell’opinione pubblica. Come simbolo di questo “terremoto della pace”, si pensa ad una canzone che si faccia sentire forte in tutta la nazione! Questa è la richiesta che arriva al Gen Rosso. Con il Tangaza College ci lega un’amicizia profonda, dopo il tour del 2007 ed il ritorno in Kenia di alcuni di noi nel 2009 per lezioni e workshop all’insegna di una “musica con valori”. Collaborare è diventato tradizione. Come non rispondere allora a questo nuovo invito? In breve nasce la canzone: “Jivunie nchi yako, kabila si silaha/ Nyuma twasema, kamwe haturudi/ wito wetu ni umoja”: “Sii fiero della tua nazione! La tribù non è un’arma. Sul passato non ci torniamo più. La nostra chiamata è essere uno”. Il Tangaza College e l’Università Cattolica cominciano a “reclutare” ragazze e ragazzi di varie università della capitale. Altri giovani di altre località aderiscono al progetto. Cresce l’entusiasmo. Magdalene Kasuku, giovane giornalista, presenta “Jivunie” al cerimoniere ufficiale delle State Functions (Funzioni di Stato) e della grande celebrazione del 49°anno dall’Indipendenza del Kenya, il 12 dicembre, nel “Nyayo Stadium” di Nairobi. La canzone viene accolta con entusiasmo e proposta dal governo per la grande manifestazione, in presenza del presidente Emilio Mwai Kibaki. Registriamo “Jivunie” con il coro per farla diventare “keniana” a tutti gli effetti e per lasciarla come supporto audio per tutte le iniziative a seguire fino al marzo prossimo. Ponsiano Pascal Changa idea una coreografia per la performance del 12. Vogliamo un coro che danzi e sprigioni forza e gioia con i movimenti dei giovani. Riusciamo a registrare tutto, a realizzare il messaggio e a preparare la coreografia in soli tre giorni! Per l’occasione si compone il gruppo: “Kenya Youth for peace”, formato da 120 giovani.  La coreografia entusiasma per la sua forza e freschezza. I giovani cantano e danzano nello stadio colmo di gente.Jivunie”: “Siate fieri! Siamo fratelli e sorelle di un’unica nazione!”. Noi sentiamo la gioia di aver dato ai giovani kenioti un palcoscenico dove dire a tutti chi sono, esprimere il loro infinito desiderio di un mondo di pace. Siamo diventati una famiglia con loro. Famiglia: esperienza che l’Africa può donare all’umanità intera». Beni Enderle (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Ogni giorno può essere Natale


È Natale! Il Verbo si è fatto uomo ed ha acceso l’amore sulla terra. È Natale! E vorremmo che questo giorno non tramontasse mai. Insegnaci, Signore, come perpetuare la tua presenza tra gli uomini. È Natale! Che il Tuo amore acceso sulla terra bruci i nostri cuori e ci amiamo come tu vuoi! Allora sarai tra noi. E ogni giorno, se ci amiamo, può essere Natale.

Chiara Lubich

Da E torna Natale, Città Nuova Editrice 2007, pp. 78/79


(altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Natale 2012: tempo di ricominciare


Christmas 2012

«Mi sembra che Dio ci offra quest’anno che comincia come un anno giubilare, non solo nel senso della gioia ma nel senso di un anno in cui si ricomincia, si rimettono tutti i debiti. Vogliamo ripartire da zero, con un patto di misericordia, concreto, vero, profondo. Un anno in cui offriamo perdono e chiediamo perdono. E dichiariamo ufficialmente che ce la metteremo tutta per migliorare i nostri rapporti. Siamo sostenuti in ciò dall’impegno a vivere l’amore al fratello con rinnovata intensità.

Con una misericordia che tutto spera, copre sempre, dà fiducia, crede, sperimenteremo un’amnistia completa nel cuore, un perdono reciproco universale.

A tutti Buon Natale! da “figli di Dio” (Gv 1,12), quali Gesù ci dà il potere di essere»

Maria Voce


(altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

A Dio per il fratello

Natale 1955

Chiara Lubich – Natale 1955

«Egli, entrato nella storia duemila anni fa, vuole entrare nella nostra vita, ma la strada in noi è irta di ostacoli. Occorre spianare le montagnole, rimuovere i massi. Quali sono gli ostacoli che possono ostruire la strada a Gesù? Sono tutti i desideri non conformi alla volontà di Dio che sorgono nella nostra anima; sono gli attaccamenti che l’attanagliano. Desideri minimi di parlare o di tacere, quando si deve fare diversamente; desideri di affermazione, di stima, di affetto. Desideri di cose, di salute, di vita… quando Dio non lo vuole. Desideri più cattivi, di ribellione, di giudizio, di vendetta… Essi sorgono nella nostra anima e l’invadono tutta. Occorre spegnere con decisione questi desideri, togliere questi ostacoli, rimetterci nella volontà di Dio e così preparare la via del Signore. Occorre – dice la Parola – raddrizzare i suoi sentieri. Raddrizzare: così, proprio così. I desideri deviano il nostro cammino. Spegnendoli, ci rimettiamo nel raggio del volere di Dio e ritroviamo la strada. Ma, c’è un modo per essere sicuri di camminare su una via diritta, che porta certamente alla meta: a Dio. Essa ha un passaggio obbligato: si chiama fratello. Lanciamoci di nuovo, in questo Natale, ad amare ogni fratello che incontriamo durante la giornata. Accendiamo nel nostro cuore quell’ardentissimo e lodevolissimo disiderio che Dio sicuramente vuole: il desiderio di amare ogni prossimo, facendoci uno con lui in tutto, con amore disinteressato e senza limiti. L’amore ravviverà rapporti e persone e non permetterà che sorgano desideri egoistici, anzi ne sarà il miglior antidoto. Per Natale potremo così preparare, quale dono per Gesù che viene, il nostro frutto: ricco, succoso; e il nostro cuore: bruciato, consumato d’amore».

Chiara Lubich

Da E torna Natale, Città Nuova Editrice 2007, pp.73/75 (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Argentina: 60 giovani latinoamericani alla “Escuela de Verano”

La realizzazione della prima edizione della “Escuela de Verano”, nella Mariapoli Lia la cittadella dei Focolari argentina, è senza dubbio una tappa molto importante per tutto ciò che riguarda la formazione accademica dei giovani latinoamericani. Non è la prima volta che in questa Cittadella si svolgono programmi di studio intensivo a livello universitario: già si contano vari seminari e corsi specifici, con numerosi partecipanti, nel campo della politica, dell’economia e dell’arte. La “Escuela de Verano” rappresenta la prima proposta formativa organizzata congiuntamente all’Istituto Universitario Sophia (IUS): situato a Loppiano, vicino a Incisa Valdarno (Firenze – Italia), lo IUS è l’istituzione accademica internazionale che accredita ufficialmente la EdeV. Fra i suoi obiettivi, lo IUS si propone come un percorso di vita, di studio e di ricerca che permette di acquisire ed approfondire costantemente una cultura cristiana, ispirata ai fondamenti dettati dalla vita e dall’opera di Chiara Lubich, che ha fondato lo IUS nel 2007. L’ideale della fraternità universale, da lei proposto e sviluppato, si manifesta nell’esperienza e nell’espressione di una cultura capace di illuminare ed interagire con le molteplici dimensioni dello scibile umano, nelle sue diverse discipline, nella ricerca collettiva del bene comune. Il tema che si affronterà in questa prima edizione della EdeV sarà: “Fondamenti epistemologici per una cultura dell’unità dalla prospettiva teologica, scientifica e politica”. Oltre ad affermati docenti latinoamericani, è da sottolineare la presenza del Rettore dello IUS, dottor Piero Coda, professore di Teologia Sistematica, che svolgerà una lezione su “Il Dio Trinitario e lo sviluppo storico della fede cristiana”; sarà presente anche il dottor Sergio Rondinara, professore di epistemologia e cosmologia, che svolgerà le sue lezioni su “La relazione fra l’uomo e il cosmo, razionalità scientifica e la relazione fra le scienze naturali e la fede, e l’ecologia”. La dottoressa Daniela Ropelato, professoressa di scienze politiche, presenterà le sue lezioni su “Forme contemporanee di democrazia, nuovi attori sociali e politici, e la fraternità come categoria della politica”. La EdeV propone la formazione universitaria di giovani ambosessi attraverso una esperienza intensiva di studio e convivenza, che sia complemento delle loro rispettive carriere e discipline, formando una comunità accademica: una esperienza comunitaria, con un dialogo che possa continuare nel tempo attraverso lo scambio di esperienze, in modo da favorire la crescita personale e comunitaria dei suoi partecipanti. E’ da sottolineare il grande entusiasmo destato da questa prima edizione della EdeV, che inizierà il 28 dicembre prossimo. Si sono canditati più di 100 giovani universitari provenienti dal Messico, Cuba, El Salvador, Guatemala, Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Cile, Paraguay ed Argentina: fra questi ne sono stati selezionati 61 che parteciperanno ai corsi. (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Focolari e Social Network

Lo scorso 12 e 13 dicembre 2012 si è svolto a Perugia il corso di formazione per Social Media Manager organizzato da TeamDev e Castello di Monterone il quale ha fatto da cornice all’evento che ha visto la partecipazione di imprenditori e giovani, ognuno dei quali appartenenti a realtà differenti che spaziano dal turismo al commercio, senza escludere l’ambito sociale. Di notevole interesse la collaborazione con Carolina Bussadori, responsabile ID Expensive, la quale ha tenuto due speech lunch sul tema delle newsletter e Linkedin. Il programma del corso ha toccato argomenti che andavano dalla storia dei social network fino all’importanza che ormai rivestono non soltanto nella vita quotidiana del singolo individuo, ma anche e soprattutto in quella delle piccole e grandi imprese. Si è fornita quindi una panoramica da un punto di vista comunicativo e di marketing. Sono stati presentati i principali social network come Facebook, Twitter, Foursquare e Pinterest dei quali sono stati mostrati i ruoli, la loro utilità fondamentale e il loro funzionamento. Altro argomento trattato è stato quello della misurazione dei risultati, ROI (Return on Investment), visto come momento fondamentale di ogni strategia comunicativa. Nel corso delle due giornate sono stati illustrati due casi di successo quali il Castello di Monterone e Focolare.org, due realtà diverse ma accomunate dal grande riscontro ottenuto grazie proprio all’uso corretto dei Social Media. Entrambi hanno infatti deciso con fermezza di essere presenti nel mondo “social” del web rinforzando la loro immagine ed acquistando così l’affetto di un pubblico sempre più vasto. Da parte di tutti i partecipanti è stato dimostrato l’interesse a continuare con momenti di confronto e approfondimento su tematiche in continuo divenire prospettando l’opportunità di nuovi appuntamenti nel corso del prossimo anno. Fonte: teamdev.it (altro…)

Brasile. Fraternità, diritto e trasformazione sociale

Legione d’Onore a Catherine Belzung

Specializzata in psicobiologia delle emozioni, Catherine Belzung ha contribuito ad un avanzamento cruciale per la comprensione dell’essere umano, in particolare per gli studi sulla depressione. È per questo che questa docente di neuroscienze, collaboratrice della rivista Nouvelle Cité, è stata nominata Cavaliere della Legione d’Onore lo scorso 11 dicembre, presso l’Università François Rabelais di Tours. Nei suoi studi, la Belzung ha messo in evidenza come, al contrario di quanto si pensava fino adesso, in una certa zona del cervello, ci sono delle cellule che si rinnovano e controllano i sistemi ormonale e nervoso. Ma ciò che ha particolarmente contribuito alla consegna di questa decorazione, è la sua capacità di condividere e far condividere i saperi e le domande scientifiche in una dimensione umanistica. Una dimensione in cui ciascuno apporta e al tempo stesso ‘perde’ il proprio ragionamento scientifico, con un approccio inatteso. Questo tipo di cammino nel dialogo è una vera sfida nell’affollamento universitario, dove spesso i vari punti di vista sembrano tra loro inconciliabili. Le sue conferenze sono seguite da numerosi giovani e studenti che si formano così alla pratica del dialogo e aprono piste per nuove ricerche. Perché, per Catherine, «sono soprattutto le persone che dialogano, e non le discipline». Fonte: www.focolari.fr (altro…)