Set 2, 2020 | Focolari nel Mondo
Coniugare professione e paternità secondo i valori del Vangelo: la testimonianza di un medico peruviano José Luis Raygada, in prima linea nella lotta contro COVID-19.
Sono medico da 25 anni e padre da 17 ma mi rendo conto che non ho ancora imparato ad essere sia l’uno che l’altro in coerenza ai valori in cui credo. Questi tempi di pandemia si stanno rivelando una vera e propria scuola per me, per crescere in entrambi i ruoli, anche in aspetti finora sottovalutati non solo da me ma da gran parte della gente.
Fin dall’inizio di questa epidemia mondiale ho lavorato in un ospedale da campo per pazienti Covid nella città di Piura, nel Perù settentrionale, il primo in città. Seguo i malati ricoverati e ho visto morire più pazienti in questi ultimi 3 mesi che in 25 anni di professione medica.
Mi sono formato in una delle migliori scuole di medicina del Paese con prestigio accademico e rigore scientifico. Questa terribile malattia mi ha fatto scoprire i limiti, l’impotenza e la frustrazione della scienza medica di fronte a questo virus sconosciuto. Nonostante la massiccia somministrazione di ossigeno e le terapie che la scienza mette a disposizione ho visto i miei pazienti soffrire molto e morire per asfissia e ci scontriamo ogni giorno con la mancanza di personale e di attrezzature di un ospedale come il nostro, in un paese povero. E quante volte mi sono sentito impotente e frustrato di fronte ai pazienti quando la malattia diventava aggressiva! In mezzo allo smarrimento generale si sentiva gridare: “Ho sete! Acqua per favore! Datemi dell’acqua! Acqua!”; a volte le persone si lamentavano e, solo quando ci si avvicinava a loro, chiedendo se volevano bere, facevano un cenno con la testa. E’ così che, oltre al mio lavoro scientifico, ho cominciato a dare da bere a tutti quelli che me ne chiedevano, a sistemare il cuscino, a tenere le loro mani tra le mie, ad accarezzare loro la fronte, a massaggiare la schiena quando me lo domandavano, o a passare loro il secchio per urinare. O semplicemente li aiutavo a camminare, pregavo con loro o per loro e, alla fine, cercavo di dar loro conforto negli ultimi momenti.
Ho compreso che nella professione medica c’è una doppia dimensione: quella dell’autorità supportata dalla scienza che spesso guarisce, ma c’è anche la dimensione dell’essere umano, basata sulla misericordia e sull’amore che vengono da Dio e si esprimono in atti quotidiani e semplici che spesso guariscono l’anima. Scienza e piena umanità, conoscenza e misericordia, corpo e anima, uomo e Dio, ragione e fede: è una moneta a due facce che rende pieno il nostro dare e vivere; un delicato equilibrio da raggiungere.
Tra il lavoro estenuante in ospedale, il sovraccarico di emozioni intense e le mie debolezze, tornavo a cena a casa con l’unico desiderio di riposarmi e sfogarmi. Mio figlio maggiore, nel pieno dell’adolescenza, frustrato dal lockdown e con l’energia della gioventù, ha iniziato a discutere con tutti, soprattutto con me. Mi trattava da avversario o da nemico e a tavola era come essere su un campo di battaglia. Inizialmente, preda delle mie passioni e della mia impulsività, ci siamo scontrati in una specie di lotta amara dai toni offensivi. Per l’ennesima volta ho visto la mia autorevolezza compromessa e il tentativo di imporla con la forza ha peggiorato le cose.
A casa ho riscoperto anche altri aspetti del mio essere padre come la misericordia e l’umiltà e così ho cominciato a tacere e a offrire a Dio il mio perdono di fronte alle offese, ma anche a esprimerlo e a chiederlo se mi accorgevo di essermi spinto troppo oltre. Ho cercato di leggere nell’atteggiamento aggressivo di mio figlio una richiesta di aiuto e di affetto; a tacere di più per smorzare i toni della discussione e a continuare a pregare da solo e in famiglia anche quando sembrava tutto inutile.
A poco a poco il nostro rapporto si sta normalizzando e tornando all’interno dei normali canali padre-figlio. Ancora una volta questi due assi portanti: autorevolezza e misericordia. Non sono forse espressioni della vita divina?.
A cura di Gustavo E. Clariá
Se vuoi dare il tuo contributo per aiutare quanti soffrono degli effetti della crisi globale del Covid, vai a questo link
(altro…)
Set 1, 2020 | Cultura
Il 1 settembre ricorre la “Giornata mondiale di preghiera per la custodia del Creato”. L’impegno dei Focolari con l’adesione all’iniziativa “Il Tempo del Creato” e con un meeting ad ottobre 2020.
Il 1 settembre si celebra la “Giornata mondiale di preghiera per la custodia del Creato”. È stata istituita da Papa Francesco nel 2015, l’anno dell’Enciclica Laudato si’. In essa il Papa invita tutti ad impegnarsi per la cura del Creato. È la nostra casa, il bene più prezioso. E chiede di superare l’attuale sistema socio-economico. Non possiamo più sfruttare il pianeta terra come se ci fossero risorse naturali illimitate. Bisogna agire in fretta e trovare un modello di sviluppo diverso. Cosa possiamo fare per essere più concreti? La Laudato si’ mostra una strada verso una “conversione ecologica”: cambiare stili di vita e cercare di mettere in pratica i principi dell’ecologia integrale. In questo testo quindi non si parla solo di ambiente ma anche di politica, economia, società. Occorre partire da noi, dalle nostre scelte quotidiane di consumo, dalle elezioni per scegliere politici più attenti alla cura della natura; incidere di più nella società per aumentare le energie rinnovabili e diminuire l’utilizzo delle fonti fossili. Anche quest’anno il Movimento dei Focolari aderisce all’iniziativa “Il Tempo del Creato”, la celebrazione annuale di preghiera e azione per la nostra casa comune che inizia proprio il 1 settembre e termina il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, patrono dell’ecologia amato da molte confessioni cristiane. Questa rete globale incoraggia tutti ad organizzare eventi e registrarli sul sito web. Un’iniziativa a carattere ecumenico che ha radici trentennali: nel 1989 fu il patriarca della Chiesa Ortodossa di Costantinopoli, Dimitrios a dare la spinta decisiva alle diverse Chiese cristiane per dichiarare congiuntamente il 1 settembre “Giornata mondiale di preghiera per la custodia del Creato”. Per quest’anno il tema suggerito è “Giubileo per la Terra: nuovi ritmi, nuova speranza”. Un evento utile per considerare la relazione integrale tra il riposo della Terra e i modi di vivere ecologici, economici, sociali e politici, soprattutto in conseguenza degli effetti di vasta portata causati dalla pandemia globale di Covid-19. Dal 23 al 25 ottobre a Castel Gandolfo (Italia) ci sarà inoltre un meeting organizzato da EcoOne – la rete ecologica dei Focolari – che vedrà la partecipazione di esperti, politici, docenti universitari, enti ed associazioni, per esaminare l’impatto della Laudato sì’ sul mondo contemporaneo e le nuove vie esplorate verso un’ecologia integrale. L’evento vuol mettere in mostra il ruolo che individui ed enti sociali possono svolgere nella cura della nostra casa comune.
Questo, tra l’’atro, è anche un anno particolare, perché il 24 maggio scorso, in occasione del quinto anniversario dell’enciclica Papa Francesco ha annunciato un anno speciale – fino al 24 maggio 2021 – della Laudato si’. L’urgenza della situazione è tale da richiedere risposte concrete e immediate che coinvolgano a tutti i livelli, sia locali che regionali, nazionali e internazionali. In particolare, è necessario creare “un movimento popolare” dal basso, e un’alleanza tra tutti gli uomini di buona volontà. Per questo è importante partecipare ad iniziative come “Il Tempo del Creato” o il meeting di EcoOne di ottobre prossimo. Come Papa Francesco ci ricorda, “tutti possiamo collaborare come strumenti di Dio per la cura della creazione, ognuno con la propria cultura ed esperienza, le proprie iniziative e capacità.” (LS, 14)
Lorenzo Russo
(altro…)
Ago 31, 2020 | Chiara Lubich
In tanti paesi le restrizioni dovute alla pandemia del coronavirus hanno bloccato anche tutte le forme di raduni religiosi, di culto, di preghiera. Il desiderio dei fedeli di stare con Dio però non è diminuito. Cosa fare? Chiara Lubich propone un modo originale. “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). […] Gesù rivolge queste parole ai discepoli […] (ma) aveva presenti anche tutti noi che avremmo dovuto vivere in mezzo alla vita complessa di ogni giorno. Perché Amore incarnato, avrà pensato: io vorrei essere sempre con gli uomini, vorrei dividere con loro ogni preoccupazione, vorrei consigliarli, vorrei camminare con loro per le strade, entrare nelle case, ravvivare con la mia presenza la loro gioia. Per questo ha voluto rimanere con noi e farci sentire la sua vicinanza, la sua forza, il suo amore. […] Se viviamo quanto lui comanda, specialmente il suo comandamento nuovo, possiamo sperimentare questa sua presenza anche fuori delle chiese, in mezzo alla gente, nei posti in cui essa vive, ovunque. Quello che ci è chiesto è quell’amore vicendevole, di servizio, di comprensione, di partecipazione ai dolori, alle ansie e alle gioie dei nostri fratelli; quell’amore che tutto copre, che tutto perdona, tipico del cristianesimo. Viviamo così, perché tutti abbiano la possibilità di incontrarsi con Lui già su questa terra.
Chiara Lubich
Tratto da: Parola di Vita, Maggio 2002, in: Chiara Lubich, Parole di Vita, pag. 657. Città Nuova Ed., 2017. (altro…)
Ago 29, 2020 | Collegamento
Il coronavirus continua a portarsi via mille “storie” come quella di Sher Khan. Anche se la sua continua a vivere in una eredità – la fratellanza – e in tanti amici come Marta e Javed. A cura di Anita Martinez e Dalma Tímár. https://vimeo.com/430018516 (altro…)
Ago 27, 2020 | Focolari nel Mondo
La scuola della cittadella argentina che da cinquant’anni forma migliaia di giovani da tutto il mondo si presenta ora come “programma di estensione universitaria e di formazione professionale”. Fino a poco più di un mese fa lo si poteva definire una sorta di master in “vita all’insegna della cultura dell’unità”, ma ora la “experiencia” – l’esperienza – come a ragione viene da sempre definito il corso annuale per giovani della Mariapoli Lia, in Argentina, ha una certificazione universitaria. Il nuovo programma di studi è il risultato dell’elaborazione congiunta tra le equipe pedagogiche della Fondazione Centro Latinoamericano per l’Evangelizzazione Sociale (CLAdeES) e la Scuola Giovanile Mariápolis Lía, in accordo con l’Università Nazionale del Nord-Ovest della Provincia di Buenos Aires (Unnoba).
Il “programma di estensione universitaria e di formazione professionale” – è questo il titolo accademico che gli studenti conseguiranno a O’Higgins – combina la dimensione formativa integrale secondo quattro assi tematici: antropologico-filosofica, storico-culturale, comunitaria e trascendente. Dura 11 mesi e chi lo completa avrà accesso all’estensione dell’università e all’accreditamento della formazione professionale con tre possibili orientamenti: educazione, eco-responsabilità e gestione multiculturale; leadership della comunità e sviluppo dei processi partecipativi; o arte, comunicazione e produzione multimediale. La proposta formativa si sviluppa attraverso seminari specializzati, stage lavorativi e indagini applicative sul campo a partire dai valori del pensiero sociale cristiano. Si prevede inoltre una prossima integrazione anche con la sezione latinoamericana dell’Istituto Universitario Sophia. Situata vicino alla città di O’Higgins, nella provincia di Buenos Aires, la Mariápoli Lía offre ai giovani un’esperienza formativa che integra lavoro, studio, attività culturali e ricreative, sport e interessi particolari. Queste attività sono intese come aspetti diversi di una stessa formazione integrale. Infatti, il concetto di studente coincide con quello di cittadino, per cui si presume che tutti siano costruttori della città. Un’equipe di esperti e di insegnanti nelle diverse discipline li segue nell’apprendimento dal punto di vista spirituale, antropologico, sociale e dottrinale. Gli oltre 6000 giovani che hanno trascorso un periodo presso la Mariapoli sono essi stessi prova del valore formativo per la loro vita, messo a frutto in diversi ambienti (manager, economisti, educatori, professionisti, lavoratori, genitori, persone consacrate…). “L’esperienza” resta un punto luminoso lungo tutto il percorso di vita, contribuendo a superare passaggi umani e professionali difficili.
Stefania Tanesini
(altro…)
Ago 26, 2020 | Testimonianze di Vita
Quante volte Dio si serve di qualcuno per avvicinarci a Lui? Non dovremmo mai dimenticarlo perché anche noi potremmo un giorno essere strumento Suo per qualcuno. Una nuova speranza In Usa per gli studi, avevo deciso di rimpatriare per l’insistenza dei miei, ma ero rimasto bloccato per la quarantena in un istituto vicino al confine insieme a circa 500 persone. Con la sensazione esatta di trovarmi in carcere. Per fortuna il cellulare mi teneva collegato al mondo esterno. Quando ho avuto modo di vedere qualcuno, leggevo in loro le stesse mie domande su ciò che stava accadendo. Durante quei giorni ho conosciuto “a distanza” un prete salesiano. Pur isolato come me, emanava una pace che né io né gli altri avevamo. Era come se lui non si sorprendesse di nulla. Inizialmente celebrava da solo nella sua cameretta, poi ho cominciato a partecipare alla messa. In breve, sono ritornato ai sacramenti e alla vita di fede di prima, anche se non più come prima. Anche la mia ragazza ha notato che sono cambiato. A volte penso: se questa trasformazione è avvenuta in me, non può darsi che sia avvenuta anche in altri? E mi nasce dentro una nuova speranza: che quel mondo che prima sembrava togliermela possa ora riprendere il cammino su altri binari K. – Slovacchia Carrozzina per neonati Avevo conosciuto una giovane zingara che aspettava un bambino. Aveva bisogno di tutto, dal vestiario fino a tutta l’attrezzatura per la nascita del figlio. Avevo letto nel Vangelo «Qualunque cosa chiederete al Padre… lui ve la concederà». Quel giorno con fede ho chiesto a Gesù, durante la messa, una carrozzina per neonati. Più tardi, a scuola, mi sono impegnata più che mai ad amare compagni e professori. Tornata a casa la sera, ho saputo dalla mamma che una vicina di casa, sapendo che aiuto i poveri, aveva lasciato qualcosa per me. Era una carrozzina per neonati! Mi ha commossa questa pronta risposta della Provvidenza. C. – Spagna Benedizione Infermiere da un mese proprio nel periodo del coronavirus, nell’ospedale dove prestavo servizio ho condiviso la solitudine di diversi pazienti passati all’altra vita senza il conforto dei propri cari. L’esperienza più forte è stata però quando, venuto a sapere da mia madre che, secondo le parole del papa, anche medici e infermieri erano abilitati a dare una benedizione ai pazienti defunti, ho potuto tracciare un segno di croce sulla fronte e sul petto di diversi di loro prima ancora delle pratiche per accertarne la morte e avviare le salme all’obitorio. Giuseppe – Italia
A cura di Stefania Tanesini
(altro…)
Ago 25, 2020 | Ecumenismo
Il carisma di Chiara Lubich per l’unità dei cristiani. Intervista a Lesley Ellison, anglicana, la prima focolarina non cattolica a seguire Chiara.
Vivere insieme il Vangelo, Parola di Dio; amare il fratello come Gesù ha fatto, fino a morire per l’altro; vivere per l’unità tra i credenti in Cristo, al di là di ogni appartenenza e divisione. È in queste dimensioni che si snoda il potenziale ecumenico del carisma dell’unità di Chiara Lubich. “Una spiritualità completamente ecumenica” la definisce il Card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, nella prefazione al libro “Una spiritualità per l’unità dei cristiani. Pensieri Scelti”, edito da Città Nuova, che raccoglie alcuni discorsi e risposte date in ambito ecumenico della fondatrice dei Focolari, a cento anni dalla sua nascita. L’introduzione è curata dalla presidente dei Focolari Maria Voce e la postfazione offerta dall’allora Segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, rev. Olav F. Tveit, ora Presidente della Conferenza dei vescovi luterani in Norvegia. Lesley Ellison, focolarina anglicana, è la prima focolarina non cattolica a seguire Chiara: La tua esperienza ha aperto la strada a tanti. Hai mai avuto esitazioni? “Sono cresciuta in una famiglia protestante con pregiudizi verso i cattolici, e in quel tempo a Liverpool le due comunità erano separate. Come Chiara, anch’io volevo donare la mia vita a Dio. Quando l’ascoltai per la prima volta, nel 1967 a Canterbury, frequentavo le focolarine di Liverpool da un anno, cercavamo di vivere il Vangelo, ma non sapevo che fossero cattoliche, siccome non conoscevo la comunità di persone attorno al focolare. Quando mi accorsi che erano tutti cattolici ne fui turbata, ma a Canterbury, ascoltando Chiara capii che Dio ama tutti, e che “tutti” include anche i cattolici! Sentivo di dover fare un passo dentro di me e mettere da parte i pregiudizi. Arrivati a Liverpool una coppia cattolica mi ha offerto un passaggio verso casa. Era una cosa inaudita: “Ma sono protestante” ho detto. “Va benissimo! Ci vogliamo bene!” mi risposero. Era la mia prima esperienza ecumenica”! Quando hai sentito che la Spiritualità dell’unità poteva essere la tua? “Nel 1967 andai a visitare la cittadella di Loppiano. Durante la visita ci fu una messa cattolica ma, io, anglicana, non potei ricevere l’Eucarestia. Questa spaccatura fra le nostre Chiese mi sembrò assurda, così dolorosa che dentro di me gridai a Gesù: “Cosa posso fare?” E mi sembrò di sentirlo rispondere: “Dammi la tua vita per l’unità””. Vivere il Vangelo è la via che Chiara ha indicato per l’unità. Perché, da anglicana, questa proposta ti ha colpito? “La mia formazione di giovane anglicana mi chiedeva di “ascoltare, leggere, prendere in rilievo, imparare e digerire interiormente” la parola di Dio. Così l’idea di “vivere il Vangelo”, che ho sentito per la prima volta nel focolare, era di una novità assoluta e ha dato alla mia vita Cristiana una nuova dimensione comunitaria”. Gesù ci chiede di amarci come lui stesso ha fatto, fino a dare la vita per l’altro. Cosa significa questo per te nei rapporti con persone di altre Chiese? “Nella parola “come”, trovo tutto il carisma di Chiara, Gesù crocifisso e abbandonato che è Vita. È il modo in cui Dio stesso ha voluto dialogare con l’umanità, ed è il modello che ci offre per qualsiasi dialogo fra di noi e con lui. Dare la vita per me vuol dire accogliere l’altro, ascoltare, mettere da parte pensieri e giudizi. Ma anche offrire i miei pensieri con distacco dagli stessi. È così che Chiara ha fatto con me e con ogni persona che ha incontrato. Ed è così che cerchiamo di vivere i rapporti fra di noi nel Movimento”.
Claudia Di Lorenzi
(altro…)
Ago 24, 2020 | Chiara Lubich
La pandemia del Coronavirus ha fatto saltare programmi, strutture e procedure in tutti gli ambiti della vita umana. Dappertutto c’è tanto bisogno di creatività per trovare nuove risposte alle sfide che pone questa situazione. È di grande attualità quanto ha proposto Chiara Lubich già nell’anno 1983. Dio parla a noi in vari modi: tra questi vi sono le ispirazioni dello Spirito Santo. Dobbiamo, dunque, servire Dio seguendo anche le indicazioni della voce sottile dello Spirito che parla in noi. Lo Spirito Santo! La Terza Divina Persona che è Dio, come il Padre è Dio e come lo è il Verbo! (…) Egli è nel cuore dei cristiani; è dunque qui nel mio cuore; Egli è nel cuore dei nostri fratelli. (…) Diveniamo attenti ed assidui allievi di questo grande Maestro. Facciamo attenzione ai suoi tocchi misteriosi e delicatissimi. Non lasciamo cadere nessuna di quelle che possono essere sue ispirazioni. Se i primi tempi [del nostro Movimento] abbiamo fatto tanto cammino mettendo in pratica il motto: “Ogni idea, una responsabilità”, ricordiamo che le idee che fioriscono nella mente di una persona che s’è proposta d’amare sono spesso ispirazioni dello Spirito Santo. E perché ce le dà? Per beneficare noi e il mondo attraverso di noi, perché portiamo avanti la nostra rivoluzione d’amore. Attenzione allora: ogni idea, specie se pensiamo possa essere un’ispirazione, sentiamola come una responsabilità da cogliere e mettere in pratica. Così facendo, avremo trovato un ottimo modo per amare, onorare, ringraziare lo Spirito Santo.
Chiara Lubich
(in una conferenza telefonica, Mollens, 1 settembre 1983) Tratto da: “Ogni idea, una responsabilità”, in: Chiara Lubich, Conversazioni in collegamento telefonico, pag. 127. Città Nuova Ed., 2019. (altro…)
Ago 22, 2020 | Collegamento
Bintou Konaté, musulmana, con le amiche cristiane ha trasformato il dolore in un’opportunità per aiutare la sua comunità. A cura di Stefania Tanesini, Egilde Verí, Marco Tursi. https://vimeo.com/430766400 (altro…)
Ago 21, 2020 | Cultura
È uscito recentemente il nuovo libro del Copresidente dei Focolari, Jesús Morán, dal titolo: “Carisma e profezia”. In continuità con il precedente volume “Fedeltà Creativa. La sfida dell’attualizzazione di un carisma”, Morán offre in questo testo, a partire da alcune conversazioni tenute negli ultimi tre anni, la sua riflessione sul “genio ecclesiale” di Chiara Lubich. Ne parliamo con l’autore.
Come nasce l’idea di questo libro? Avevo questi testi che non erano ancora pubblicati e pensavo di onorare Chiara Lubich nell’anno del suo Centenario e, allo stesso tempo, fare un atto d’amore a tutti nel Movimento dei Focolari. Da quando ho cominciato ad usare questa espressione, “il genio ecclesiale di Chiara”, diversi anni fa, ho visto che a tanti piaceva, e cioè che coglievano in essa un concetto-sintesi che poteva definire la meravigliosa unità sinergica tra la persona di Chiara e il suo carisma, come il “tutto nel frammento”. Sono convinto che Chiara, oltre ad essere stata dotata da Dio di un “genio ecclesiale” sia, davvero, un “genio ecclesiale”, in continuità con altri che ci sono stati nella Chiesa e che hanno aperto orizzonti nuovi, sempre incardinati nella tradizione che risale allo stesso Gesù. Era doveroso approfondirlo in questo Centenario. Come lei stesso ha più volte spiegato, il Movimento dei Focolari, dopo la fase carismatica, sta vivendo la sua fase storica, quella che ha definito “di fedeltà creativa”. È la fase dunque dell’incarnazione nella storia delle profezie di Chiara. Quale secondo lei il principale contributo che il Movimento dei Focolari oggi può dare nell’attuazione di tali profezie in ambito ecclesiale, nel cammino verso l’ut omnes? Quando affermo che siamo entrati nella fase della fondazione storica del Movimento, in fedeltà creativa alla fase della fondazione carismatica, non intendo contrapporre dialetticamente le due fasi. Infatti, anche la fondazione carismatica è stata storica e, quindi, anche quella storica non è priva di carismaticità. Ma sono due fasi diverse, con accenti diversi, che toccano sia il fondo che la forma delle cose. Non c’è dubbio che oggi il tema dell’incarnazione del Carisma dell’unità acquisisca una pregnanza e una urgenza particolari. La fedeltà creativa si esercita sempre tenendo presenti due principi: l’ascolto delle domande che Dio pone nel mondo, l’ascolto di ciò che Dio continua a dire nel nucleo fondante del carisma. A mio avviso, una delle domande che Dio pone alla Chiesa che cammina nella storia del mondo è quella che, sinteticamente, potremmo chiamare “sinodalità”, con le sue aggettivazioni: aperta, comunionale, prossima, attenta alla dignità della persona, specialmente di quelle più vulnerabili. Il Movimento dei Focolari contribuisce a questo cammino ecclesiale con una accentuazione particolarissima, che nasce dal cuore del carisma, e cioè l’esperienza vitale ed incarnata di Dio uno e trino che si fa storia, senza la quale la sinodalità si riduce ad una nuova organizzazione priva della vita dello Spirito. E quali invece gli aspetti di incarnazione di tali profezie per i quali c’è ancora molta strada da fare? Penso che per essere all’altezza della nostra vera vocazione nella Chiesa, i membri del Movimento devono crescere nel cosiddetto sensus ecclesiae. Non che non ci sia, ma c’è bisogno di crescere, che vuol dire vincere definitivamente ogni autoreferenzialità e raggiungere quella maturità che gli ultimi papi ci auguravano. Inoltre bisogna superare ogni dualismo tra impegno civile e impegno ecclesiale, guardando al modello che da sempre teniamo come cristiani nella figura di Gesù, l’uomo-Dio, veramente uomo e veramente Dio. Che cosa vorrebbe dire, a cuore aperto, anche alla luce delle riflessioni che offre nel suo testo, mentre si avvicina la conclusione di questo sessennio nel quale è stato Copresidente del Movimento dei Focolari? Io prego perché Dio ci dia le grazie necessarie per attualizzare vitalmente e radicalmente il carisma di Chiara Lubich. Penso che dobbiamo ripartire, rinascendo dal cuore del carisma, da ciò che noi chiamiamo l’Ideale, e da lì mettere in moto le riforme necessarie perché il Movimento, anche in quanto istituzione, rifletta sempre meglio la vita umano-divina che lo anima. E rinascita vuol dire purificazione e conversione.
A cura di Anna Lisa Innocenti
(altro…)