Movimento dei Focolari
Congresso panafricano Gen 2

Congresso panafricano Gen 2

Erano più di 200 i giovani rappresentanti di 21 paesi dell’Africa sub-sahariana.Parliamo molte delle lingue presenti sul suolo Africano, però ci capiamo benissimo!” scrivono, “perché Chiara ci ha insegnato una lingua sola: quella dell’amore”. Per la prima volta alcuni rappresentanti dei e delle Gen africani hanno potuto incontrarsi e riconoscersi parte del sogno di Chiara Lubich, quasi una profezia, da lei espresso vent’anni fa proprio in questa cittadella: che un giorno questa terra sarebbe stata una testimonianza viva della luce del carisma del Movimento dei Focolari: l’unità. L’apertura ufficiale – alla presenza dei responsabili centrali del Movimento Gen, Geppina Pisani e Marius Müller, e dei responsabili della cittadella Piero, Else Castellitto e Joseph Kinini – è una vera esplosione di gioia e di colori, con la presentazione di ciascuna area geografica. A gruppi i Gen, salendo sul palco, staccano da un grande pannello con la forma del continente africano, il tassello corrispondente alla propria nazione e depongono la loro bandiera. Il risultato: la foto di Chiara Lubich sorridente, vestita da africana, e davanti a lei le varie bandiere. Scrivono: “Chiara ci sorride, ci sembra proprio che porti tutti i nostri popoli a Dio! Nel pieno di una crisi mondiale che naturalmente non ha risparmiato l’Africa, un continente già duramente provato, i Gen non si sono tirati indietro e hanno con determinazione superato mille difficoltà per raggiungere il Kenya provenendo da luoghi anche lontani migliaia di chilometri, alcuni compiendo viaggi di tre giorni in pullman su strade dissestate, come i giovani di Congo, Malawi, Etiopia e Sud-Sudan. “Quando abbiamo sentito di questo congresso ci siamo subito resi conto che servivano tanti soldi” – raccontano i Gen nigeriani – Questa volta però non volevamo chiedere fondi senza aver fatto la nostra parte. Abbiamo svolto diversi lavori, anche se tanti di noi studiano all’Università: vendite, lavori nei campi, preparazione di un calendario dove abbiamo raccontato le nostre esperienze, tra cui la vita di Chiara Luce, che tanti hanno apprezzato. Così siamo potuti venire in 12”.Il nostro Paese sta attraversando una gravissima crisi economica e politica – ci dicono quelli della Costa d’Avorio – ma la nostra presenza  è prova della Provvidenza di Dio che ci ha accompagnato”. Il 29 dicembre, un collegamento Internet 2 ways con la presidente dei Focolari, Maria Voce: un momento di immensa gioia per lei e per tutti i presenti. “Sento tanta gioia di vedervi così numerosi e di sentirvi così impegnati per il nostro Ideale: questa è la cosa che mi dà più gioia di tutte. Mi sembra che la vostra presenza sia un segno di grande speranza, perché le nuove generazioni sono la speranza dell’Opera, sono la speranza della Chiesa, sono la speranza dell’umanità; e ho visto che non sono solo io che lo sento, perché anche il Papa continua a dire questa cosa…”. Una mezz’ora di dialogo e comunione intenso con lei nella quale i Gen esprimono la loro gioia di fare questa esperienza di unità  e le raccontano i propositi presi in questi giorni. Alla conclusione di questo momento le cantano una canzone dedicata a Chiara Lubich: ‘Chiara, luce dell’Africa’. Rispondendo, Maria Voce dice:“Fate ancora più calcolo di questa luce forte che è la presenza di Gesù in mezzo a voi ed è Lui che vi aiuterà a testimoniare questa vostra unità, anche in mezzo alle difficoltà, senza paura”. Nel messaggio che le inviano a conclusione, le scrivono: “Per tanti di noi che non hanno conosciuto Chiara personalmente, oggi, il nostro incontro con te  ha confermato che Chiara è sempre fra noi, è sempre con noi. Abbiamo sentito il suo amore personale attraverso il tuo incoraggiamento, la tua fiducia. Sentiamo che ci capisci fino in fondo, sei molto vicina ad ogni Gen…Siamo coscienti che la vera battaglia incomincia ora che torniamo nei nostri paesi, ma qui abbiamo avuto tutte le risposte di cui avevamo bisogno… Le tue parole «non abbiate paura», ci aiuteranno a portare Gesù a tutti. Partiamo con la gioia della riscoperta della chiamata a lavorare per portare l’unità nel mondo attorno a noi ”. In tutti i giovani c’era la consapevolezza di vivere un momento storico, di fare un’esperienza di vita e di unità che superi le divisioni fra paesi in conflitto da tempo, le disuguaglianze e le ingiustizie in campo sociale ed economico, sentendosi protagonisti, insieme a tanti, del destino dell’Africa, e lavorando perché essa possa sempre più dare il proprio contributo, specifico e insostituibile, ad un mondo più unito. [nggallery id=83] (altro…)

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Profezia e storia

Storia e profezia: i due occhi con cui l’umanità contempla lo scenario del suo dramma: uno che guarda il passato e l’altro che guarda il futuro, per regolare il presente. Si potrebbe dire che la profezia è la veduta di Dio; la storia è la veduta dell’uomo: così la storia è un epitaffio di caduti e la profezia è l’anelito di liberazione dalla morte alla vita: un anelito alla pace. E Cristo venne: e sulla sua culla, nella notte dei tempi, gli angeli cantarono: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini”. Quel che è la gloria per Iddio in Cielo è la pace per gli uomini in terra: la pace è la gloria degli uomini; la gloria è la pace di Dio. Ora Cristo indìce la pace. “Cristo è la nostra pace…, artefice di pace”, venuto “a recare il buon annunzio di pace”, come dice Paolo ai romani, gente di guerra. La sua rivoluzione è la scoperta del fratello, fatta col lume della carità: e frutto della carità è la pace. La sua legge è il perdono: e il perdono tronca gli impulsi di guerra. La guerra denuncia, in chi la promuove, un ateismo effettivo, una ribellione a Dio. Una delle beatitudini evangeliche suona:Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio”. I pacifici sono i facitori di pace: ché la pace si fa, si produce, ed è l’oggetto più prezioso nel ciclo della produzione della civiltà. Il cristiano è un produttore di pace, che ricostruisce indefinitamente nel tessuto dei secoli: e cioè ricostruisce senza tregua la vita, facendo “guerra alla guerra”, come dice Pio XII, per combattere il suo nemico, che è la morte. Ma c’è pace e pace. Ce n’è una, che è vita; ce n’è un’altra, che è morte. “Io vi lascio la pace – dice Gesù – vi do la mia pace, non quale la dà il mondo”. Quella del mondo è imposta dalla guerra; quella di Cristo è dono dell’amore. Sotto questo rispetto, la pace e la guerra scaturiscono dal cuore di ciascuno di noi. Ancora nel mondo troppi popoli ripetono coi profeti: “Aspettammo la pace e non abbiamo il bene; aspettammo l’ora della cura e del rimedio ai mali sofferti, ed ecco nuovi timori e perturbazioni; aspettammo la luce, ed eccoci ancora nelle tenebre… Aspettammo la giustizia e non c’è; la salute, ed essa è ancora da noi lontana”. Civiltà e pace s’identificano, come guerra e barbarie s’accompagnano. Oggi occorre una profezia – e cioè una visione di amore e di razionalità – che gridi sulle teste dei responsabili i pericoli imminenti a cui la loro insipienza – la loro paura – può esporci. Se nel corpo dell’umanità correrà il sangue di Cristo, esso ci libererà dal male. Alla città dell’uomo d’oggi, come alla Gerusalemme di ieri, Egli seguita a dire: “Oh se conoscessi anche tu – e proprio in questo giorno – quel che giova alla tua pace!”. In questo giorno proprio: ché non c’è più tempo da perdere. Giova alla pace la razionalità umana con la razionalità divina, e questa è in sostanza la carità. Il sangue della Redenzione, che ci fa consanguinei di Cristo e consanguinei quindi fra di noi, spinge a ricomporci in famiglia: in comunità. Ad arrivare all’unità. Si sta del resto operando una unificazione universale: unici e comuni sono gli ideali di libertà, di giustizia, di pace che oggi agitano ed elevano neri e gialli, proletari e lavoratori d’ogni paese e rango. Su tutta la loro agitazione, che forma la storia drammatica del tempo nostro, sempre più urgente si fa l’invito profetico di Cristo: “Che tutti siano uno!”. Igino Giordani (altro…)

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Marisa Baù, si continua a cercare

Marisa Baù, focolarina italiana residente in Svizzera, non è stata ancora trovata. Si sono perse le sue tracce dallo scorso 20 dicembre. In queste settimane il caso è stato seguito dalla polizia svizzera di Friburgo, in contatto con i responsabili del Centro dei Focolari di Montet (Broye) – dove Marisa vive da più di 15 anni – e con i familiari. A livello locale è grande la collaborazione per trovare qualche traccia che porti a ritrovarla. Gli amici e i conoscenti perlustrano regolarmente i luoghi attorno a Montet, dove Marisa sarebbe potuta andare. La segnalazione di scomparsa è stata diffusa dalla guardia forestale, dalle associazioni di cacciatori, di pescatori, di camminatori e di ornitologi della regione di Friburgo. Sono avvertiti ugualmente i numerosi campeggi che costeggiano il vicino lago di Neuchatêl. La notizia, come si può immaginare, è rimbalzata in tutto il mondo focolarino e tra gli amici e i conoscenti di Marisa. Attraverso i canali ufficiali dei Focolari sui social network si è attivata una rete di comunione e preghiera, e di impegno a diffondere capillarmente i dati utili per la ricerca. “Anche qui in Svezia preghiamo”; “Rezamos por ella aquí en Berazategui, Argentina”; “Dalla Colombia preghiamo ogni giorno. Chiediamo al cielo con fede!”; “Desde España también rezamos para que aparezca”; “Zia ci manchi!”; “Prego perché il tuo angelo ti sia accanto e perché tu ci doni un segno, per guidarci fino a te”; “Marisa … hai seguito la tua stella, hai camminato per le vie del mondo realizzando il sogno della tua vita: essere a servizio del prossimo per amore. In questo periodo siamo noi che cerchiamo una stella da seguire, per ritrovare te.” Sono alcuni degli echi arrivati. Il 20 dicembre Marisa – che al momento della scomparsa lavorava come formatrice e responsabile di produzione dell’atelier artistico del Centro – era appena tornata da una settimana di lavoro in Brasile. La mattina di quel giorno decide di fare una passeggiata nella campagna attorno a Montet. Esce verso le 11:00 e non ritorna. Dopo una prima ricerca fatta all’ora di pranzo dalle persone del Centro si avverte la polizia, che nel pomeriggio inizia le ricerche con i cani. Note su Marisa Baù È nata il 12.05.1963, domiciliata a Montet (Broye). I suoi connotati sono: Corporatura snella, 163 cm, capelli medio/lunghi ondulati rossi, occhi verdi. Al momento della scomparsa indossava un mantello invernale nero con cappuccio, pantaloni jeans, un pull nero e degli stivaletti. Si esprime in italiano e francese. Chiunque potesse fornire informazioni utili al suo ritrovamento è pregato di contattare la Polizia Cantonale di Friburgo al numero di tel. +41 (0) 26 305 17 17 oppure qualsiasi posto di Polizia (117/112). Ulteriori informazioni e nota stampa Articolo pubblicato 30 dicembre 2011 (altro…)

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Fidanzati

Il volume – «L’innamoramento tra due persone, forse ancora inconsapevoli di ciò che sta loro succedendo, è l’inizio di qualcosa potenzialmente grande, bello ed importante per loro e per il mondo intero. Ma come impostare bene il rapporto? Come capire se è la persona giusta? Stiamo “perdendo” tempo o mettendo delle fondamenta?». “Ci rivolgeremo a voi – scrivono gli Autori – come faremmo con i nostri figli più grandi, in una serata in vena di confidenze. Serve qualche idea chiara. Qualche punto fermo.. per districarci, vedere se stiamo mettendo basi solide per la nostra (eventuale) futura convivenza matrimoniale”. Gli autori – Barbara Rovea – diploma di Insegnante dei Metodi Naturali per la regolazione delle nascite – è fisioterapista. Paolo Rovea è medico ospedaliero, specialista in oncologia, radioterapia e bioetica. Genitori di 5 figli, sposati dal 1988. Responsabili da 10 anni del Movimento Famiglie Nuove per il Piemonte – Val d’Aosta e Liguria e collaboratori col Centro Mondiale Famiglie Nuove di Roma. Collaboratori nell’Associazione “Obiettivo Fraternità” Onlus e in alcuni Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S) piemontesi cui partecipano diverse centinaia di famiglie. La collana – PASSAPAROLA Una collana di libretti per tutti. Brevi. Agili. Intensi. Approfondimenti, riflessioni, esperienze di vita dalla prospettiva di una cultura relazionale.

Kyeonggido, Centro Mariapoli “Maria Madre di Dio”

La comunità del Movimento in Corea, in crescita continua, sentiva la necessità di avere un luogo dove formarsi alla cultura dell’unità e della fraternità, dove potersi incontrare e scambiarsi le esperienze di Vangelo vissuto. Così, oltre alla “Provvidenza” che è arrivata abbondante, tutti si sono impegnati in varie attività di found raising, e si è potuto acquistare un terreno di 9.779 mq per costruire il Centro Mariapoli secondo le necessità. In questo impegno, i più attivi sono stati le e i gen4, i bambini che vivono la spiritualità del Movimento, che hanno riempito con fedeltà i loro salvadanai, facendo anche dei sacrifici. Il Centro Mariapoli “Maria Madre di Dio”, che  si trova a circa un’ora di distanza dalla capitale Seoul, è stato inaugurato, con la gioia di tutti, nel 1994. Era presente, inviato da Chiara Lubich, Aldo Fons Stedile, un focolarino della prima ora e suo collaboratore strettissimo. Da quel momento il Centro è in funzione a pieno ritmo e serve soprattutto per la formazione dei membri dei Focolari. Ogni anno partecipano ai vari corsi e incontri, per approfondire la spiritualità dell’unità, circa 7.000 persone. Il giorno più vivace e partecipato è la terza domenica del mese durante la quale il Centro è aperto a tutti i bambini/e e ragazzi/e. Sono circa 200 ogni mese i bambini e ragazzi, accompagnati dai loro genitori: la casa si riempie di canti, risate e della loro tipica vivacità. Per i genitori si svolge in contemporanea un incontro apposito e spesse volte sono i bambini stessi che suscitano il loro interesse per la vita secondo la spiritualità dell’unità. (altro…)

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“Skip a Meal” – Salta un pasto

“Salta un pasto e dona i soldi per il Corno d’Africa” così i Giovani per un Mondo Unito del Costa Rica già da quattro mesi hanno lanciato nel loro paese la campagna Skip a Meal, per raccogliere i fondi per questa regione dell’Africa, dove oltre 12 milioni di persone vivono in una situazione drammatica a causa di una siccità eccezionale. I giovani hanno organizzato due eventi culturali a cui hanno partecipato musicisti e personaggi famosi del loro paese. Entrambi gli eventi sono stati una combinazione di musica, poesia, esperienze personali e creazioni audiovisive che ha permesso ai partecipanti di avvicinarsi alla realtà dell’anima africana. Skip a Meal ha avuto come ispirazione principale il desiderio di collaborare per costruire un mondo più unito, soprattutto si è voluto amare concretamente l’altro con l’invio di un aiuto monetario ricavato dalla vendita dei biglietti degli eventi artistici. E’ stata un’esperienza davvero insolita: l’entusiasmo, l’impegno, l’amore per questo volto di Gesù crocifisso e abbandonato e la certezza della Sua presenza tra di noi sono stati gli ingredienti essenziali della preparazione, durante la quale ci siamo resi conto di una magnifica realtà: non eravamo solo noi che aiutavamo l’Africa, ma anche l’Africa ci aiutava”. La collaborazione di varie aziende ed organizzazioni che hanno donato cibo, messo a disposizione infrastrutture e spazi sui mass media, ci ha permesso di diffondere l’iniziativa e di coinvolgere giovani e adulti che si identificano con questa causa. Tutto questo è diventato un’occasione per trasmettere l’idea del mondo unito. Abbiamo anche iniziato a costruire un rapporto diretto con i Giovani per un Mondo Unito del Kenya, che ci scrivono: “Molte grazie per Skip a Meal, siamo entusiasti di sapere che il Costa Rica è unito a noi per affrontare queste sfide difficili, che significano anche un dolore per l’umanità”. Skip a meal non è una attività di beneficenza, ma un’esperienza di arricchimento reciproco, di condivisione e l’opportunità di entrare nella cultura africana. Ci rendiamo conto che condividendo le nostre competenze con “l’Altro” possiamo trascendere lo spazio e superare le differenze, la separazione geografica, etnica o culturale. Skip a Meal ci rende consapevoli del fatto che due culture completamente diverse possono essere unite, capirsi e aiutarsi: “Io sono perché noi siamo” (filosofia Ubuntu). Siamo tutti parte di questa rete mondiale di unità che si sta tessendo. Sta a noi continuare a lavorare per costruire una nuova umanità. Giovani per un Mondo Unito Costa Rica Links: Twitter: skipamealcr Facebook: http://www.facebook.com/skipamealCR Correo electronic:  skipamealcr@gmail.com Videos Youtube: http://www.youtube.com/watch?v=lJ2_22DADNM http://www.youtube.com/watch?v=q5ucQQqxLJ0 http://www.youtube.com/watch?v=VGm3S4Hp6_c (altro…)

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Maria Voce: c’è bisogno di testimoni

Dunque, per parlare di speranza occorre ammettere che ci manca Dio? Credo che molti oggi ammettano che qualcosa ci manca; magari non lo chiamano Dio ma, ovunque vado, io vedo una gran sete, a fronte del nulla con cui siamo abituati a confrontarci; cerchiamo qualcosa che dia senso al vivere, perché l’uomo di fronte al nulla si annienta. Lei viaggia per seguire il Movimento, in Europa, in America, in Asia. Che cosa in questi viaggi le dà ragione di speranza? Quest’anno sono stato in diverse città del mondo, e ho incontrato ogni volta centinaia di ragazzi, invitati dai giovani del Movimento. Ragazzi anche lontani dalla fede. I nostri stessi giovani si sono stupiti di quanti avevano accolto l’invito; e io, personalmente, da come erano attenti, partecipi, con domande vive e brucianti: cosa ti resta, quando ti muore un amico? Come si può pensare di sposarsi, quando tutto è così incerto? Ho visto in questi ventenni, nello stesso tempo, un grande vuoto e un grande bisogno. Ma quel bisogno era già il principio di una domanda (leggi tutto)

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Uomo Donna

Il volume – «Incomprensioni, difficoltà di vario tipo, attese tradite…: queste “benedette” diversità tra uomo e donna sono sotto gli occhi di tutti! Le diversità: croce e delizia! Tante coppie, dopo le prime delizie, rimangono solo con le croci. L’altro/a è così diverso da come si pensava all’inizio… Uomini e donne, nati per vivere serenamente insieme, eppure perennemente in conflitto».  (dall’introduzione) Gli autori – Maria e Raimondo Scotto, sposati da 36 anni, hanno tre figlie. Raimondo è medico, Maria psico-pedagogista. Sono impegnati nel Movimento Famiglie Nuove, per sostenere ed accompagnare tante coppie nel loro cammino a due. Collaborano con la rivista Città Nuova, su cui curano insieme ad altri una rubrica sulla famiglia. Per la collana Passaparola hanno scritto a quattro mani Sessualità e tenerezza (2010) Per l’editrice Raimondo ha scritto Le declinazioni dell’amore e Orizzonti di libertà e Maria Inseguendo l’anima gemella, percorsi di un rapporto di coppia (2011). La collana – PASSAPAROLA Una collana di libretti per tutti. Brevi. Agili. Intensi. Approfondimenti, riflessioni, esperienze di vita dalla prospettiva di una cultura relazionale.

Gennaio 2012

«Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio.» A questo mondo di Cristo, dice san Paolo, noi non soltanto siamo chiamati, ma già apparteniamo. La fede ci dice che mediante il battesimo noi siamo inseriti in Lui e, perciò, partecipiamo della Sua vita, dei Suoi doni, della Sua eredità, della Sua vittoria sul peccato e sulle forze del male: siamo infatti risorti con Lui. Ma, a differenza delle anime sante che hanno già raggiunto il traguardo, la nostra appartenenza a questo mondo di Cristo non è piena e svelata; soprattutto non è stabile e definitiva. Fino a che ci troviamo su questa terra noi siamo esposti a mille pericoli, difficoltà e tentazioni, le quali possono farci tentennare, possono frenare il nostro cammino o addirittura deviarlo verso false mète. «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio.» Si comprende allora l’esortazione dell’Apostolo: «Cercate le cose di lassù». Cercate di uscire non già materialmente, ma spiritualmente da questo mondo; abbandonate le regole e le passioni del mondo per lasciarvi guidare in ogni situazione dai pensieri e dai sentimenti di Gesù. “Le cose di lassù”, infatti, stanno ad indicare la legge di lassù, la legge del Regno dei cieli, che Gesù ha portato in terra e vuole che realizziamo fin da ora. «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio.» Come vivere allora questa Parola di vita? Essa ci sprona a non accontentarci di una vita mediocre, fatta di mezze misure e compromessi, ma a conformarla, con la grazia di Dio, alla legge di Cristo. Ci spinge a vivere e ad impegnarci a testimoniare nel nostro ambiente i valori che Gesù ha portato sulla terra: potrà essere lo spirito di concordia e di pace, di servizio ai fratelli, di comprensione e di perdono, di onestà, di giustizia, di correttezza nel nostro lavoro, di fedeltà, di purezza, di rispetto verso la vita, ecc. Il programma, come si vede, è vasto come la vita; ma per non rimanere nel vago, attuiamo in questo mese quella legge di Gesù che è un po’ il sunto di tutte le altre: vedendo in ogni fratello Cristo, mettiamoci al Suo servizio. Non è poi questo che ci sarà chiesto al termine della nostra esistenza? Chiara Lubich

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Vita: che senso ha?

  • Incertezza del futuro, di M.Grazia Baroni

Scegliere giorno per giorno ciò che vogliamo, e impegnarci. Nulla cambia dall’oggi al domani senza sporcarsi le mani.

  • relativismo e valori, di M.Chiara Janner

Il significato della vita può a volte oscurarsi o scomparire, ma rimane ancora molto su cui posso esercitare la mia volontà e la mia capacità di scelta.

  • ambiente, di Daniele Renzi

Il rapporto Uomo-Natura è qualcosa di molto più bello, un corteggiarsi che dura da secoli.

  • fede, di Daniel Fassa

Amare non altro che per amore.

  • dolore, di Chiara Enea

Cosa è per me il dolore? Un segno dell’Amore di Dio!

  • internet, di Chiara Andreola

Essere “attori responsabili” dell’informazione, per contribuire al meglio a questo ecosistema di cui tutti sono parte.

  • relazioni, di Cristina Buonaugurio

La più grande dimostrazione dell’amore vero: quell’amore proprio di chi non vuole possedere l’altro, non dipende dall’altro né ha bisogno di riempire la propria solitudine con la sua presenza, ma sa essere tutt’uno con lui pur restando pienamente se stesso. E concludono con 7 domande a 7 adulti. Perché la vita è una cosa seria. O no?   A cura di: Chiara Andreola – Dopo il conseguimento della laurea in lingue e la scuola di giornalismo “Carlo de Martino” a Milano, è giornalista professionista dal 2009. Attualmente lavora al sito web di Città Nuova. Mariagrazia Baroni – Laureata in Conservazione dei beni culturali. Redattrice dei siti web dell’editrice Città Nuova ed Unità e Carismi. Ha collaborato con Michele Zanzucchi per la nuova edizione di “Io ho tutto. I 18 anni di Chiara Luce”. È anche coautrice di “Chiara Luce. Life love light” edito da Città Nuova.

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Natale oltremisura, nel carcere di San Vittore a Milano

«Sono giovani, sono un’onda. Chi li guida è come un surfista: tutti vedono il suo bel numero, ma è l’onda che lo spinge. Sono giovani, sono una corrente. Chi la prende giusta va lontano senza faticare». Comincia così la lettera aperta di Don Pietro Raimondi, cappellano del carcere di San Vittore, a Milano, dove un gruppo di giovani dei Focolari, alla vigilia di Natale, ha portato una ventata di calore, vivendo insieme ai carcerati un «silenzioso miracolo di luce». La storia parte da quando questi giovani hanno iniziato ad animare le Messe della domenica in carcere: un’esperienza toccante che ha lasciato il segno. A distanza di qualche mese, pensando al Natale, hanno voluto lanciare l’idea di “Buono dentro e buono fuori” con la sfida di riuscire a raccogliere panettoni sufficienti per ogni cella del carcere. «La cella è la sola casa del detenuto – scrivono i Giovani per un mondo unito – e quindi in ogni cella – cioè in ogni casa della grande città che è il carcere di San Vittore – vogliamo portare il Natale». «È da loro che vengono le idee, le proposte, le intuizioni migliori – continua il cappellano. E a chi mi dice che sono incostanti e mutevoli dico che questo è tipico di ogni liquido. Però aggiungo che i liquidi hanno una proprietà magica: non li puoi comprimere. La pressione che esercitano è enorme, spostano montagne. Sono giovani e ti fanno pressione inventandone sempre una in più. Chi li ascolta è fortunato e cammina sull’acqua». «Oggi siamo stati a portare i panettoni a San Vittore! – adesso è uno dei giovani a parlare – Eravamo una bella squadra, chi li scaricava dai furgoni, chi li metteva nei sacchi neri, chi li portava fino al metal detector… ce n’era per tutti insomma! Poi quattro di noi hanno avuto il bellissimo regalo di poter portare i panettoni da distribuire nelle celle. Penso sia impossibile descrivervi l’emozione del varcare la soglia delle celle, dare il panettone ad ogni detenuto e vedere la loro gioia, il loro stupore, la loro gratitudine. Non solo, per la prima volta dopo tanto tempo, non vedevano solo guardie e compagni di cella… ma li andavamo a trovare portandogli un dono, un dono perché loro potessero passare bene il Natale. E anche noi viviamo un Natale diverso….molto più vero». «La generosità degli adulti spesso sedimenta in abitudine e ogni loro slancio creativo tramonta rapido in un tradizione rigida – scrive Don Pietro, che di Natali a San Vittore ne ha visti tanti. Persino donare dei panettoni ai detenuti rischia di trasformarsi in un gesto istituzionale. Sempre lo stesso offerente, con lo stesso furgone della stessa ditta… E il gesto meccanico della distribuzione uccide lo slancio che stava all’origine». «Loro no. Loro, i giovani, ti dicono “perché non…?”. Loro hanno lanciato una sfida anzitutto a se stessi, poi al mondo intero: non compreremo nemmeno un panettone né cercheremo chi faccia una donazione massiccia. Parleremo di quel mondo oscuro che sta dietro il muro di cinta. Parleremo per le strade, nelle scuole, agli amici ed in famiglia. Parleremo di loro, di quelli che non ci importa se sono buoni o cattivi, colpevoli o innocenti, ma che certo hanno bisogno di un gesto di amore. Quei gesti che non sono un soccorso ad una carenza ma un di più. E la risposta è oltremisura. Si puntava a 450 panettoni, uno per cella. Diventano presto 500, poi 1000, infine 1400 e poi si perde il conto. Possiamo solo dire che oggi vi erano in carcere 1553 uomini e 96 donne, senza contare gli agenti e gli operatori. E pare che tutti ricevettero un dono…». «E noi che vi scriviamo – conclude il cappellano siamo, ancora una volta, quelli che hanno ricevuto il dono più bello. Quello di aver visto i volti di questi giovani mentre distribuivano i panettoni. Quello di aver visto gli occhi di chi li riceveva. Quello di poter immaginare le mani di bimbo, anziano o chissà chi, che li ha donati. E quello infine di potervi raccontare come testimoni questo silenzioso miracolo di luce avvenuto oggi negli inferi di San Vittore». Su Città Nuova leggi anche: Miracolo di luce http://www.cittanuova.it/contenuto.php?TipoContenuto=web&idContenuto=332565# [nggallery id=81] (altro…)

Bronx, New York

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Granada

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Siviglia

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Houston, Texas

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Atlanta, Georgia

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Congresso panafricano Gen 2

«Siate una famiglia»

«Se oggi dovessi lasciare questa terra e mi si chiedesse una parola, come ultima che dice il nostro Ideale, vi direi – sicura d’esser capita nel senso più esatto –: “Siate una famiglia”. Vi sono fra voi coloro che soffrono per prove spirituali o morali? Comprendeteli come e più di una madre, illuminateli con la parola o con l’esempio. Non lasciate mancar loro, anzi accrescete attorno ad essi, il calore della famiglia. Vi sono tra voi coloro che soffrono fisicamente? Siano i fratelli prediletti. Patite con loro. Cercate di comprendere fino in fondo i loro dolori. Fateli partecipi dei frutti della vostra vita apostolica affinché sappiano che essi più che altri vi hanno contribuito. Vi sono coloro che muoiono? Immaginate di essere voi al loro posto e fate quanto desiderereste fosse fatto a voi fino all’ultimo istante. C’è qualcuno che gode per una conquista o per un qualsiasi motivo? Godete con lui, perché la sua consolazione non sia contristata e l’animo non si chiuda, ma la gioia sia di tutti. C’è qualcuno che parte? Lasciatelo andare non senza avergli riempito il cuore di una sola eredità: il senso della famiglia, perché lo porti dov’è destinato. Non anteponete mai qualsiasi attività di qualsiasi genere, né spirituale, né apostolica, allo spirito di famiglia con quei fratelli con i quali vivete. E dove andate per portare l’ideale di Cristo, per estendere l’immensa famiglia dell’Opera di Maria, niente farete di meglio che cercare di creare con discrezione, con prudenza, ma decisione, lo spirito di famiglia. Esso è uno spirito umile, vuole il bene degli altri, non si gonfia… è la carità vera, completa. Insomma, se io dovessi partire da voi, in pratica lascerei che Gesù in me vi ripetesse: Amatevi a vicenda… affinché tutti siano uno». Chiara Lubich – (Gen’s, 30 [2000], 2, p. 42) (altro…)

Congresso panafricano Gen 2

Angola, finanza contro corrente

Dal 2008 lavoro in una ONG. Ho iniziato coordinando un’area sotto la supervisione della direttrice esecutiva. Alla fine del 2010 vado in vacanza e, al mio ritorno, trovo che questa persona ha chiesto le dimissioni e mi chiedono di assumere il suo incarico. Quando comincio, trovo alcune pratiche in sospeso e, tra queste, una piuttosto delicata. In pratica, si trattava di un vero furto, visto che durante il 2007 e il 2008 l’ex direttrice aveva sottratto le tasse dagli stipendi dei lavoratori e dall’ONG, e poi non le aveva versate allo Stato. Perciò la multa che dovevamo pagare s’aggirava intorno ai 75.000 dollari, che per la nostra organizzazione voleva dire una cifra enorme. La ex direttrice, forse per coprirsi, aveva versato sul conto di ogni lavoratore una certa somma corrispondente a quello che era stato detratto in quegli anni dal loro stipendio, tenendo invece per sé la parte che l’organizzazione avrebbe dovuto pagare allo Stato. Ciascuno di noi ha ricevuto queste somme senza conoscerne il motivo ed eravamo sorpresi e contenti. Io, ad esempio, ho visto arrivare sul mio conto 12.000 dollari oltre allo stipendio. Per quanto contenta, la coscienza mi diceva che c’era qualcosa di sbagliato, perciò ho pensato di restituire quei soldi in più. Ho contattato degli avvocati per sapere come gestire la situazione e loro mi hanno consigliato di falsificare i documenti, anche il contratto dei lavoratori, ecc… perché, secondo loro, lo Stato non avrebbe mai capito una situazione del genere, e quindi avrebbero applicato comunque la multa. Ma io volevo essere fino in fondo coerente con la mia scelta di vita di voler costruire una società più giusta. Che cosa avrebbe fatto Gesù al mio posto? – mi sono chiesta. Senz’altro sarebbe andato controcorrente. Così, mi sono decisa di agire di conseguenza e di coinvolgere nella decisione anche i miei colleghi. Ho detto loro che la prima cosa da fare era quella di restituire i soldi che non ci appartenevano e di scrivere al Ministero delle Finanze spiegando con chiarezza l’accaduto, chiedendo il condono della multa. Con mia grande sorpresa, tutti i colleghi erano d’accordo e così abbiamo fatto. Intanto l’ex direttrice, anche se aveva già lasciato il Paese per assumere un altro lavoro, mi ha fatto sapere che era molto arrabbiata con me e che le sembrava esagerato voler restituire i soldi allo Stato. Non capiva la mia decisione e diceva che questo avrebbe infranto lo spirito di èquipe costruito negli anni. Ma per me e per gli altri colleghi significava essere coerenti con i nostri doveri di lavoratori, certi che Dio – che vede tutto – ci avrebbe aiutati. Dopo tre mesi di contatti e udienze con il Ministero delle Finanze, abbiamo ricevuto con gioia la notizia dell’annullamento della multa. Infatti, i funzionari sono stati colpiti dalla nostra onestà e al gesto volontario di restituire il denaro dovuti allo Stato. Abbiamo toccato con mano la risposta di Dio a chi lo ama e cerca di essere coerente con i valori cristiani. Di recente, abbiamo dovuto presentare il bilancio della nostra ONG. Il Consiglio Fiscale ha concluso che la nostra organizzazione è un punto di riferimento anche per altre ONG, per la trasparenza nella gestione e per il modo come affrontiamo insieme i problemi. A. G. – Luanda – Angola (altro…)

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Africa, “Ora tocca a noi”

“Ora tocca a noi”. “Sarà una grande festa, un evento storico”. “Un passo importante nella formazione delle nuove generazioni in Africa”. Così i giovani del Movimento dei focolari dell’Africa presentano il “Congresso panafricano Gen”, che si terrà nella cittadella dei Focolari in Kenya, conosciuta come Mariapoli Piero, dal 27 al 31 dicembre 2011. Le radici.La recente lettera apostolica di Benedetto XVIPorta Fidei’ e il prossimo Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione – dicono i giovani dei Focolari – ci hanno fortemente interpellati. Sentiamo di vitale importanza rispondere alla sfida già rilevata da Giovanni Paolo II nell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale ‘Ecclesia in Africa’, cioè la necessità dell’inculturazione e la sua priorità per un reale radicamento del Vangelo in Africa”. È la prima volta che il Movimento Gen promuove nel continente africano un evento di questo tipo, con giovani provenienti da 15 paesi dell’Africa sub-sahariana, fra i più impegnati, appunto i e le gen. Circa 200 giovani dai 19 ai 30 anni, si troveranno in un clima di festa ma anche di riflessione per approfondire l’eredità del Vangelo vissuto, la spiritualità dell’unità che Chiara Lubich ha lasciato ai giovani. “Anche qui da noi – si chiedono i gen africani –, i giovani vengono sempre più e rapidamente assorbiti nella mentalità materialista; è ancora possibile fare delle scelte forti e radicali?” Obiettivo. Il progetto, di cui il Congresso panafricano fa parte, prevede la durata di un anno, e include un processo di formazione sul posto e giornate d’incontro per l’annuncio del Vangelo vissuto, coinvolgendo il maggior numero possibile di giovani. Quindi, un seminario conclusivo nel Centro internazionale dei Focolari, che culminerà con l’udienza con il Santo Padre, la visita ai luoghi dei martiri a Roma e un’immersione del cuore della cristianità. Infine, la valutazione sul posto e congressi locali per arricchire la comunità cristiana del posto dell’esperienza vissuta e la proposta di nuovi progetti. Sfida. Radunare in Kenia 200 giovani di paesi così distanti fra loro potrebbe sembrare un traguardo irraggiungibile. Come James dice: “La maggior parte di noi sono studenti e quelli che lavorano hanno lavori mal retribuiti“. I gen stanno lavorando, quindi, dallo scorso anno, per raccogliere i fondi necessari per i lunghi viaggi, in modo che – attraverso una grande comunione dei beni – ciascuna regione geografica possa essere rappresentata. A Nairobi, il 28 novembre hanno presentato il Congresso al Nunzio Apostolico, l’arcivescovo Alain Paul Lebeaupin che ha parlato ai gen dell’Esortazione apostolica Africae munus che il Papa ha personalmente consegnato al popolo africano nel suo ultimo viaggio in Benin, dove invita i giovani a non lasciarsi scoraggiare e non rinunciare ai loro ideali. “L’avvenire è nelle mani di chi sa trovare ragioni forti per vivere e sperare (…), è nelle vostre mani”. (Benedetto XVI, n.63 Esortazione apostolica Africae munus) Maria Voce, presidente dei Focolari, ha inviato ai gen dell’Africa un messaggio in cui tra l’altro scrive: “Se mantenete la presenza di Gesù sempre tra voi, in quei giorni, ci sarà un’esplosione di gioia e di vita nuova tra tutti i Gen che parteciperanno. Avanti allora, con coraggio ed entusiasmo! Mettete l’amore alla base di tutto, e ogni piccola cosa durante la giornata acquisirà un significato profondo e diventerà un mattone per la crescita del Movimento Gen in Africa “. [nggallery id=80] (altro…)

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Un disegno d’amore – l’audiolibro

Chiara Lubich non solo ha dato vita, con le prime compagne e compagni, al Movimento di Focolari (Trento 1943), ma è stata fonte e testimonianza vissuta di un modo di vedere il cristianesimo che ha portato alla Chiesa e al mondo una nuova spiritualità. Tale spiritualità, impregnata di Vangelo e incarnata in idee e opere, si presenta aderente alle esigenze dell’uomo di oggi. Tende alla realizzazione dell’unità, chiesta da Gesù nel suo testamento, e alla fraternità universale sottolineando anche l’aspetto comunitario della vita spirituale. Chiara, nel percorso della sua vita, evidenzia, in un susseguirsi e completarsi armonico, diversi punti ben stagliati della dottrina cristiana che – con scritti, libri, discorsi, interviste – riesce a illuminare, facendo sì che milioni di persone li vivano con grande convinzione. Vivo e vitale è sempre stato in lei l’aspetto della “comunicazione” che crea la comunità, attuata anche con i mezzi tecnici che man mano si rendevano disponibili fino alle conferenze collettive, i satelliti, internet ecc. Proprio grazie a questa sua apertura e disponibilità, nasce il presente audiolibro su due temi cardine della sua spiritualità: la scoperta di Dio-Amore e della volontà di Dio.

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Giordani e Il Fratello

Dall’incontro tra storia, spiritualità e arte nasce l’evento alla Libreria L’Arcobaleno – con sede presso il Polo Lionello Bonfanti a Incisa Valdarno, vicino alla cittadella di Loppiano – di lunedì 19 dicembre. Ospiti il regista Maffino Redi Maghenzani e la studiosa Colomba Kim, in dialogo sul volume di Igino Giordani, edito da Città Nuova, “Il Fratello”.   Riproponiamo qui l’intervista di Città Nuova online, curata da M.Grazia Baroni. «Non avevo mai proposto per la rassegna Incontri tra le pagine qualcosa su Igino Giordani» ci spiega Gualtiero Palmieri, uno dei soci della libreria L’Arcobaleno, luogo prescelto per la presentazione con lettura del regista Maffino Redi Maghenzani dei brani tratti da Il Fratello del giornalista e politico italiano (lunedì 19 dicembre, località Burchio – Loppiano). Con tanto di brindisi finale: «Concludere l’anno con Il fratello poi significa invitare a vivere il momento con chiunque io incontri e prima di tutto essere io stesso “fratello”». Tra i protagonisti di questa serata Gualtiero Palmiero, il regista Redi Maghenzani e Colomba Kim, studiosa di teologia morale presso l’Istituto Internazionale Mystici Corporis di Loppiano (Fi) ed autrice sempre per Città Nuova del libro Gli sposi e la famiglia in Igino Giordani. Redi, come risulta da punto di vista artistico questo linguaggio di Giordani ne “Il fratello”? «Giordani è personalità poliedrica, è giornalista, è agiografo ecc… Ma tali connotazioni riguardano ‘il cosa‘, mentre il fatto che Giordani sia scrittore riguarda principalmente ‘il come‘; è questa la discriminante; il fraseggio giordaniano trasuda il bello e ne fa strumento per esporre il vero ed indirizzare al buono; Giordani sviluppa i suoi temi con musicalità, con colpi di scena, con neologismi, tutti strumenti del bello. e qui sta la differenza tra un puro scritto di spiritualità o d’altro argomento e Il fratello: l’ispirazione poetica che vi soggiace. Un indubbio di più». Colomba, tu hai studiato molto la personalità di Giordani. Chi era Giordani? «Veramente sono stata attirata da questa figura da giovane, quando ero ancora in Corea. Due amiche focolarine mi invitarono a pregare insieme a loro perché era giunta la notizia della sua scomparsa, avvenuta nel 1980. Lo conoscevo solo di nome ma sono rimasta fortemente colpita dal loro raccoglimento e mi domandavo “chi sarà quest’ uomo?” E poi l’ho conosciuto direttamente attraverso i suoi scritti editi e inediti, prima per lo studio e poi il lavoro per la sua causa di beatificazione. Per me Giordani è un “gigante” che si è lasciato trasformare dal Carisma dell’unità, diventando così “il bambino evangelico”». Hai conosciuto attraverso i tuoi studi Igino Giordani. Quanto di ciò che scrive nel libro Il fratello lo ritrovi poi in lui, nella sua vita? «Ho impiegato un po’ di tempo a meditare Il fratello, perché sono pagine dense di alta spiritualità e teologia, ma rispecchiano pienamente la sua vita. Giordani aveva chiara l’idea che uno scrittore cristiano prima si deve santificare e poi quanto scrive deve essere il riflesso della sua santità come ne La società cristiana. Il fratello è proprio una testimonianza viva, tangibile di questo suo profondo pensiero». Fonte: Città Nuova editrice online (altro…)

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Droga e voglia di farcela

«In città un giovane si avvicina: Posso chiederti 50 centesimi? Dovrei andare con il bus a casa dei miei genitori, ma non ho più un centesimo.” Capisco subito che è qualcuno che vuol comprarsi la droga, cosa fare? La scelta di impegnarmi a vivere il Vangelo mi spinge a vedere in lui un mio prossimo, un fratello. Forse anche lui, come me, come ognuno, ha bisogno di sentire che Dio lo ama immensamente, così com’è, che lo accoglie, che lo capisce! E Dio si può servire ora di me per fargli arrivare il suo amore. “Certo! – replico – Posso accompagnarti fino alla stazione del bus e lì ti compero un biglietto!” Lui: “Cosa, tutto il biglietto? – esclama il ragazzo, precisando immediatamente che il biglietto costa 4.50 franchi e che la fermata è ancora lontana. “Non fa niente, sono contenta di poter fare un pezzo di strada con te!” E gli chiedo come si chiama. Michele riprende: “Sai, a dire il vero, non è che avevo l’intenzione di prendere il bus, ma sarei piuttosto contento se posso comperarmi qualche cosa da mangiare, ho una fame atroce”. Gli propongo di accompagnarlo fino al prossimo bar in modo che possa scegliere quello che vuole. “Cosa?  Tu faresti questo per me? Non potresti darmi piuttosto i soldi?” “No, mi dispiace, ma i soldi non te li do perché so che….” E lui: “…che li utilizzo per comprarmi la droga.” A questo punto vedo un cambiamento nei suoi occhi, diventano chiari, belli e mi dice la verità. Che è già stato diverse volte in una casa per disintossicarsi ed era anche riuscito a smettere, ma appena in libertà: è più forte di lui! … e racconta della sua vita, della sua voglia di farcela… ma… L’ascolto e alla fine gli dico: “Una cosa ti prometto, forse tu non credi, ma da oggi in poi io pregherò per te e ti porterò nel mio cuore!” Lui: “Grazie!” E nel suo sguardo c’è un filo di speranza e di serenità!

Sento che Gesù non mi chiede solo di parlare dell’Amore, ma di amare concretamente. Allora prendo il mio borsellino, dicendo: “Guarda, non ho tanti soldi. Pensavo di comprarmi un Kebab per il pranzo, ma questi soldi sono per te!” Mi abbraccia, mi guarda e dice: “Vado a comperarmi una birra!”»

(C.P. – Svizzera)

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Microcredito in Burundi

Gaudence, volontaria dei Focolari, è impegnata nella sua parrocchia di St. Michel (Bujumbura) dove c’è tanta indigenza. Insieme ad altri hanno promosso diverse iniziative ma i poveri rimangono tali e, anzi, sono sempre più numerosi. Allora si rivolge a Françoise, che fa parte di un’associazione locale del Movimento dei focolari (CASOBU) creata per rispondere alle necessità della popolazione e contribuire alla riconciliazione fra le diverse etnie. Lei si occupa, in particolare, dei progetti di microcredito comunitario e ne testimonia i risultati positivi. Il metodo di questo microcredito consiste, infatti, nel costituire “gruppi di risparmio e credito” che trovano al loro interno le risorse necessarie, imparando a  gestire la propria situazione economica. Per Gaudence si apre una nuova prospettiva e, insieme, si rivolgono al parroco, all’inizio poco convinto. Il giorno in cui il progetto viene presentato ai poveri della parrocchia, Françoise resta sorpresa dal numeroso gruppo di persone in età avanzata e in stato di totale povertà. Ma anche la perplessità degli ascoltatori è evidente: «Come possiamo risparmiare se non abbiamo niente?», chiedono. Nonostante lo scetticismo generale, il parroco invita tutti a provare. Si costituiscono così 3 gruppi di 25 persone ciascuno ed iniziano gli incontri di formazione. «Continuiamo a ripetere che non daremo soldi – raccontano – e che i prestiti dovranno provenire dai loro piccoli risparmi». Non tutti capiscono. Un giorno in cui si sentono più scoraggiate del solito, si dicono decise: «Spieghiamo il metodo ancora una volta, e poi ci fidiamo di Gesù, perché lo facciamo solo per Lui». Gli incontri proseguono con alti e bassi ma, sorprendentemente, man mano che il corso procede, talenti e forze latenti vengono fuori. Anche chi non aveva altra prospettiva che elemosinare davanti ad una chiesa inizia i primi investimenti produttivi. «Per qualche mese – racconta Françoise – ho dovuto farmi sostituire nell’attività di formazione, perché impegnata nei preparativi del mio matrimonio. Molte persone di St. Michel sono venute a congratularsi con me, con gli occhi illuminati dalla gioia: non erano più indigenti! Mi hanno raccontato del successo delle loro piccole attività». Un’anziana ha detto orgogliosa: «Non ho più bisogno dell’aiuto della Caritas, così si può darlo ad un altro; perché ormai io chiedo un prestito e poi lo restituisco. Sto pensando ad ingrandire il mio piccolo banco di frutta e verdura». Sono passati soltanto 6 mesi, e già 90 persone hanno rinunciato spontaneamente all’aiuto della Caritas, che così potrà aiutare altri indigenti. «Eravamo incredule per quanto è accaduto. Molti di quelli che ce l’hanno fatta erano tra i più poveri ed anziani. Ci siamo ricordate che avevamo chiesto a Gesù di prendersi cura di queste persone e abbiamo compreso che la riuscita del progetto era opera sua». Attualmente CASOBU promuove il microcredito comunitario a Bujumbura, nei quartieri di Kinama, Cibitoke e Kamenge, ma il cerchio si allarga. Un’altra parrocchia, nella zona nord, vuole iniziare questa esperienza. Si tratta di uno dei tanti progetti sostenuti dalla Ong “Azione per un mondo unito” (AMU), che  prende spunto dalla spiritualità dei Focolari. _____________________________________________________________________________________________________________ Chi desidera partecipare, anche con contributi “una tantum”, può utilizzare il conto corrente bancario intestato a: Associazione Azione per un Mondo Unito, presso Banca Popolare Etica, filiale di Roma. Codice IBAN:  IT16G0501803200000000120434 Codice SWIFT/BIC CCRTIT2184D Causale: “Progetti microcredito in Burundi”. Ulteriori informazioni si possono visualizzare nella scheda del progetto. (altro…)

Il Natale come rivoluzione

Essendo dai più il Natale considerato come una grande festa tra le tante, più sontuosa che sacra, è bene tornare su alcuni degli aspetti autentici di questo evento. C’è un contrasto abissale tra la nascita d’un potente della terra, quale la sognava e realizzava il mondo antico, e la nascita oscura, ignorata di Gesù; un contrasto che già caratterizza l’originalità infinita, inattendibile, d’un Cristo – re, che nasce da una povera donna, in una stalla, nel freddo e nella nudità. Non risulta davvero un Dio. L’inizio della sua rivoluzione così non prevede l’aspetto di superbia: ma di umiltà, per trarre al cielo i figli di Dio, a cominciare da quelli che mangiavano e dormivano sul terriccio: gli schiavi, i senza lavoro, i forestieri: la feccia. Nasce con quell’infante la libertà e l’amore. Questa la scoperta immensa. L’amore universale da lui insegnato mira a sperdere un sistema di convivenza fatto in gran parte di prepotere politico, abuso d’autorità, di usura oziosa, di disprezzo del lavoro, di degradazione della donna, d’invidia corrosiva, come base su cui il regime s’impiantava sopra milioni di schiavi, e cioè di esseri senza diritti, veri viventi morti. Logicamente per le persone innestate in tal sistema quell’annunzio è una follia: roba da galera e da patibolo. Egli lo sa: “Sarete odiati da tutte le nazioni per causa del mio nome”. Beati i poveri e quelli che si fanno poveri per aiutare i miseri. “Beati voi che adesso avete fame… ma guai a voi ricchi”. Figurarsi le furie, con lo scandalo, di costoro, per i quali il denaro era bene sommo e benedizione di Dio, essi che s’ammazzavano e ammazzavano per aggiungere ettari a ettari, e scatenavano disordini demagogici e pigliavano mal di fegato e infarti per enfiare il capitale. “Amate i vostri nemici, fate del bene a chi vi odia… A chi ti percuote su una guancia, porgi pure l’altra… Dà a chiunque ti chiede e a chi ti prende il tuo non domandar restituzione… Fu detto agli antichi: non ucciderai: chi uccide sarà passibile di giudizio. Io però dico: chiunque s’adira contro il suo fratello sarà passibile di giudizio…”. La massima apparve e appare lesiva dell’onore degli armigeri e delle industrie belliche; mentre non odiarsi col fratello equivale a por fine a risse, fazioni, violenze. La massima renderebbe la società – poveri noi! – una coabitazione pacifica. La vita, nella pace, consentirebbe di fare d’ogni giorno un Natale. E questa è la rivoluzione di Cristo: farci rinascere continuamente contro la maledizione della morte. Perciò il massimo comandamento – egli l’ha detto – è di amare l’uomo; che è come amare Dio. Amare l’altro sino a dare la vita per lui e non odiarlo sino a ucciderlo. Questo, in breve, il significato del Natale nuovo dell’umanità, accordato per consentirle di risalire alla divinità. Revisione del passato, fine delle guerre, delle passioni turpi, dell’avarizia; inizio dell’amore universale, che fa “di tutti uno”, e non ammette divisioni di casta, classe, politica… Con la sua vita e la sua morte, Gesù predica e insegna la vita. Ma i cattivi non vogliono la vita: vogliono la morte. E per questo hanno lavorato con una intensità concorde, oggi con le armi atomiche, l’intossicazione ecologica, l’anarchia per la distribuzione di petrolio e di viveri, allestiscono la fine dell’umanità. Molti si illudono trastullandosi con mitologie. Amano la pace, ed escogitano trattati bellici; cercano l’eguaglianza economica, e con l’odio di classe avvivano i contrasti, scatenano disordine e scioperi non necessari con cui danneggiando la gente comune, suscitano in questi anni, come nel 1920-22, il desiderio di un regime presunto “forte” credendo in questo di poter vivere tranquilli. In coerenza, il Natale si celebra anche con il panettone, se aiuta a suscitar l’amore; ma si celebra soprattutto con la riconciliazione, che mette fine alle malattie dello spirito e dà più salute. Si celebra in gratitudine al Signore e a Maria, che han patito per insegnarci e aiutarci a metter fine al nostro patire. in: «Città Nuova», 1974, n.24. (altro…)

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150 Gmu tra gli angeli del fango

«Martedì 25 ottobre in Liguria e Toscana si abbatte un fortissimo nubifragio. La situazione nella provincia della Spezia è da subito drammatica: i fiumi esondano, le colline franano e si iniziano a contare morti e dispersi. Tanti ragazzi da ogni parte d’Italia hanno il desiderio di correre ad aiutare, ma la protezione civile e i comuni chiedono solo volontari della protezione civile stessa. Il giorno dei Santi, però, qualcuno ci prova e una macchina con 3 ragazzi a bordo parte. Ci si rende conto che la situazione è difficile, servono tante braccia e le porte non sono chiuse come si sente in televisione o sui giornali. Qualche giorno per raccogliere fondi, per organizzarsi e il 13 novembre alcune macchine da Genova, Cuneo e Torino partono verso la città di Borghetto Vara, duramente colpita dal maltempo. La voglia di fare è fortissima e appena ci si accorge che si è in troppi nello stesso posto, si cercano altre cantine da svuotare, altre case da pulire; così, dopo un pranzo insieme, qualcuno prende la macchina per raggiungere la vicina Brugnato, anch’essa colpita duramente. Il lavoro non manca per nessuno e il pomeriggio passa in fretta, la luce del sole se ne va e ci si ritrova tutti alla Messa, per ripartire poi ognuno per le proprie case. Passa un’altra settimana, durante la quale i telefoni dei liguri continuano a squillare: è tutta l’Italia a volersi muovere per passare una domenica al servizio di queste città, di queste famiglie che purtroppo non sono più le stesse, ma hanno voglia di tornare alla normalità. E così, dal vicino levante ligure, da Genova, da Firenze, da alto e basso Piemonte, da Milano e da Reggio Emilia arrivano macchine piene di ragazzi, muniti di stivali, pale, guanti, olio di gomito, tanti sorrisi e voglia di voler bene con i muscoli…siamo circa 150!! Sono tanti per questi paesini che stanno iniziando a vedere le macchine e i furgoni della protezione civile andare via, ad un mese dall’alluvione. A Borghetto ci sono alcuni problemi logistici: bisogna registrarsi alla Croce Verde, esibire documenti, ma il lavoro non manca per nessuno. A Brugnato invece le porte e i cuori delle famiglie si aprono senza troppa burocrazia. Ci sono delle ragazze a casa di una giovane mamma, in un piccolo appartamento che non si decide a tornare pulito come si deve; c’è chi aiuta a ripulire la stalla di un macellaio senza separarsi da pale, secchi e carriole per tutto il giorno; chi aiuta la proprietaria di un negozio di scarpe a ripulire il più possibile per poter riaprire finalmente il negozio; altri vanno a ripulire dei grossi vasi di un negozio di piante, o a impilare legna di alberi che il fiume ha portato vicino alle case e che le famiglie hanno recuperato per scaldarsi durante il vicino inverno; altri ancora, anche giovanissimi, entrano nelle famiglie per far tornare bianche le pareti interne delle case. Qualche risultato lo si riesce anche a vedere ed è una soddisfazione, ma ciò che più gratifica è la vera commozione delle persone che sentono un’aria più leggera, si sentono amate concretamente… e alcune ci ringraziano pure con una buona merenda! Il sole, anche in quella bellissima domenica, sta scendendo; rimane però accesa la luce nel cuore di ciascuno, sia tra i ragazzi che sentono di aver contribuito – insieme ai tanti volontari – alla gioia di persone che stanno passando un momento particolarmente difficile della loro vita, sia quella luce di speranza che non si spegne per chi ha visto la sua casa piena di fango ieri e piena d’amore oggi». i Giovani per un Mondo Unito della Liguria

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Teresa di Calcutta e Chiara Lubich: a servizio della vita

Due donne al servizio della vita: condotta da questo leit motiv si è svolta, lo scorso 10 dicembre, in Campidoglio (Roma), la cerimonia di conferimento del Premio europeo per la vita “Madre Teresa di Calcutta” alla memoria di Chiara Lubich. A riceverlo, l’attuale presidente del Movimento dei focolari, dott.ssa Maria Voce, dalle mani del Card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. La motivazione del premio è stata espressa in apertura dal presidente del Movimento per la vita Carlo Casini, che ha messo in luce la “limpida e costante difesa e promozione del diritto alla vita” messa in atto da Chiara Lubich e promossa sempre nell’ampio orizzonte dell’amore ad ogni uomo. Sono stati evidenziati l’opera e il sostegno dato da Chiara al Movimento per la vita sin dal suo sorgere. Significativi gli interventi, moderati dal direttore del giornale Avvenire Marco Tarquinio, dell’ex-presidente del Consiglio Giuliano Amato, dei professori Antonio Maria Baggio e Vincenzo Buonomo e del ministro ungherese per gli Affari sociali e la famiglia Miklos Soltesz. Presenti anche i rappresentanti dei movimenti per la vita di 15 Paesi europei. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sottolineando la scelta della data del 10 dicembre per la consegna del premio, a 63 anni dalla firma della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, ha affermato che“queste due donne hanno fatto una pratica di vita profonda”; ed ha annunciato l’avvio dell’iter per la dedicazione di una strada della capitale a Chiara Lubich. Maria Voce, nel suo intervento, ha messo in rilievo come in Chiara la spinta ad adoperarsi alla tutela dei diritti dell’uomo aveva la sua sorgente nell’amore verso Dio e l’amore verso l’uomo, ogni uomo: «Tutti gli uomini sono figli di Dio e quindi fratelli fra di loro; e Chiara lavora perché nel mondo si realizzi la fratellanza universale. Lo fa per oltre 60 anni, non tanto proclamando a voce i diritti dell’uomo, quanto suscitando in più uomini e donne possibile uno stile di vita “evangelico”, che ha come necessaria conseguenza il rispetto dell’uomo e dei suoi diritti.» Il premio europeo Madre Teresa di Calcutta è stato menzionato da Papa Benedetto XVI al termine dell’Angelus di domenica 11 dicembre, con un indirizzo di saluto agli esponenti del Movimento per la vita giunti da tutta Europa per la premiazione. [nggallery id=78]

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Il castello esteriore

Autentico discepolo di Teresa d’Avila, Jesús Castellano Cervera (1941-2006), carmelitano, si è addentrato sempre più nel “castello interiore” della sua anima. Nello stesso tempo l’incontro con  il Movimento dei focolari e con la sua fondatrice, Chiara Lubich, gli ha fatto scoprire il “castello esteriore” di una esperienza spirituale di comunione. Da grande conoscitore della teologia spirituale ha colto la novità e le infinite potenzialità in essa racchiuse per la vita della Chiesa di oggi. Gli scritti qui raccolti, inediti ed editi (ma non facilmente reperibili) sono una testimonianza della sua sorpresa e della gioia scaturita dall’incontro con tale spiritualità e una espressione della nuova comprensione teologica che da essa è nata. Il curatore – Fabio Ciardi (1948), dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, è professore ordinario presso l’Istituto di Teologia della vita consacrata  “Claretianum” (Roma). Ha pubblicato per Città Nuova: Fuoco è la Tua Parola, come vivere il Vangelo (2003, 20042); Luce è la Tua Parola, dialogo interreligioso e annuncio del Vangelo (2005), Parlaci di Lui, i racconti di Cafarnao (2007), La storia di Dio e la mia (2010), Carismi, Vangelo che si fa storia (2011). La collana – Carismi: la collana propone una lettura dei carismi alla luce della spiritualità di comunione. Brevi saggi che esplorano il vissuto ecclesiale di ieri e di oggi per cogliervi le ispirazioni e le proposte di nuovi percorsi.

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Bambini e Natale, tempo di dare

Tutto prende vita dopo il Natale del 1980, quando Chiara Lubich attraversando il centro di una grande città, rimane sconcertata dalle vetrine illuminate, piene di gnomi, babbi natale,fatine. Ma dov’è Gesù?il vero festeggiato del Natale è totalmente assente, eclissato da mille luci colorate, slitte e regali costosissimi, che riempiono le vetrine elegantemente adornate. Così nasce lo scritto “Hanno sloggiato Gesù”: «Nel mio cuore l’incredulità e poi quasi la ribellione : questo mondo ricco si è accalappiato il Natale e tutto il suo contorno, e ha sloggiato Gesù!» I e le gen4 – i bambini nel Movimento dei focolari – rispondono all’invito di Chiara Lubich di riportare Gesù nel mondo. Ogni anno, in centinaia di città in tutto il mondo, insieme ai loro amici preparano delle statuine in gesso di Gesù bambino che offrono ovunque. Nelle piazze, nelle scuole, nei mercati, per trovargli una casa, e riscaldare il cuore di tanti, nel giorno in cui Lui viene in mezzo a noi. Tante le esperienze… A Cordoba in Argentina il papà di una Gen 4, che appartiene al Rinnovamento dello Spirito è rimasto toccato dallo scritto di Chiara su “Hanno sloggiato Gesù” dicendo: “Questa donna ha avuto una grande ispirazione e noi non dobbiamo lasciare sfuggire l’occasione di dare Gesù, di questo ha bisogno la società d’oggi”. Subito ha incominciato a lavorare nella sua Parrocchia, per coinvolgere nell’azione “Navidad Solidaria”(Natale solidale) altre persone. Così, diversi gruppi del Rinnovamento dello Spirito hanno preparato 150 bambini Gesù, il gruppo Scout 300, la Scuola Cattolica 300 e le Gen 4 e i Gen 4 aiutati da tante altre persone, ne hanno preparato 450. In totale si sono offerti 1200 bambini Gesù. A Scafati, vicino Napoli, le Gen4 hanno scritto una lettera al Sindaco per chiedere di poterli offrire davanti al Comune. Il Sindaco le ha ricevute, si è fatto raccontare, e ben volentieri ha dato il permesso, il primo bambinello lo ha comprato lui.

Portare nel mondo la felicita’

Tante persone rimangono toccate dall’amore dei bambini. I Gen4 di un paese toscano vanno in giro, strada per strada, porta dopo porta, a offrire Gesù Bambino alle famiglie. Un signore un po’ serio apre e quando i bambini gli dicono che sono i gen 4 e che sono lì per offrirgli Gesù, risponde asciutto: «Non mi interessa, io sono ateo!». «Cosa vuol dire ateo?», chiede Lorenzo, e il signore di rimando: «E cosa vuol dire gen 4?». «I gen 4 sono quelli che fanno gli atti d’amore», spiega serio Lorenzo. E il signore, commosso: «Non credo nelle stesse cose in cui credi tu, ma anch’io voglio fare un atto d’amore!», e prende subito un Gesù Bambino. Come tutti gli anni, tante persone che ricevono il bambinello, donano spontaneamente un’offerta, per sostenere le iniziative dei Gen 4. Quest’anno tutti i proventi raccolti saranno inviati in Africa. Come informano i Gen 4 nel loro poster che dice “Noi Gen 4 vogliamo portare nel mondo la felicità”, e più avanti: “Gesù che sei nei nostri poveri, non avrai più a soffrire, finché ci siamo noi” Vi auguriamo con questo video un Buon Natale da tutti i gen4! (altro…)

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Premio Madre Teresa a Chiara Lubich

«Amare, dunque, amare, amare, amare. Perché la vita, ogni vita, ogni stadio della vita, chiede amore. Alla cultura della morte dobbiamo opporre una cultura della vita». Così dichiarava Chiara Lubich in quel palazzetto dello sport a Firenze, dove il 17 maggio 1986, insieme a Madre Teresa di Calcutta, era stata chiamata a dare una testimonianza alla giornata “Ogni vita chiede amore”. Ancora oggi si ricorda “il diritto alla vita”, come primo e fondamentale fra tutti i diritti umani, anche attraverso il premio europeo del Movimento per la vita, intitolato a Madre Teresa, ed assegnato quest’anno in memoria di Chiara Lubich per il contributo dato dai Focolari in tutto il mondo alla causa per la vita. Giunto alla terza edizione, il premio è stato istituito nel 60 ° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, firmata il 10 dicembre del 1948. Assegnato per la prima volta a Strasburgo alla memoria del grande genetista il prof. Jerome Lejeune – è un riconoscimento a chi ha reso una testimonianza particolarmente generosa ed efficace alla dignità umana, all’amore e alla vita, e che perciò ha contribuito in maniera esemplare a costruire una vera cultura dei diritti umani. A riceverlo, la presidente dei Focolari Maria Voce, il 10 dicembre in Campidoglio a Roma, alla presenza del Card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, del Sindaco di Roma, del Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo, del Ministro Ungherese per gli Affari sociali e la famiglia, di altre personalità civili, religiose e accademiche, e dei rappresentanti dei movimenti per la vita di 13 Paesi europei. Nel corso del programma sono state presentate anche alcune testimonianze di “genio femminile”, e letti alcuni brani di Chiara Lubich. «Quando Dio è venuto in terra ha portato l’amore – rifletteva ancora Chiara nell’86 – Egli, creatore della vita e suscitatore d’una nuova Vita più importante ancora, sapeva cosa occorreva per mantenerla: occorreva l’amore. E alla fine della vita egli stesso ci giudicherà unicamente sull’amore. È dunque importante l’amore. Usciamo allora da questo stadio col proposito di far della nostra vita un solo atto continuato d’amore verso ogni prossimo e di comunicare questa ansia a più gente possibile. Porteremo così il nostro contributo a quella civiltà di cui ogni tanto si parla: la civiltà dell’amore».

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Congresso panafricano Gen 2

10 anni del Movimento Politico per l’Unità in Argentina

2 dicembre, Salone “Manuel Belgrano” del Senato della nazione Argentina, presenti un centinaio di persone: politici di differenti partiti e funzioni, cittadini appartenenti a diverse organizzazioni della società civile, studiosi di politica si sono radunati per “recuperare” la storia di questa esperienza iniziata nell’agosto 2001, in un momento drammatico per la politica e la società argentina.

Laureati della Scuola di formazione politica

Erano rappresentate le diverse Provincie dove il MppU svolge la sua attività: La Rioja, Cordoba, Salta, Santa Fe, Tucuman e San Juan. Significativa la presenza di due consiglieri del Municipio di Nazareno, provincia di Salta (a cinque ore da La Quiaca, nell’estremo nord argentino), dove il MppU porta avanti varie iniziative di formazione politica, insieme alla OCAN (Organizzazione delle Comunitá aborigene di Nazareno).

La giornata è stata aperta con un tema per riflettere sulle “Urgenze comuni nell’agenda pubblica argentina”,  svolto dalla deputata  Margarita Stolbizer (Partido Gen), dal deputato della cittá di Buenos Aires Federico Pinedo (Partito PRO) e dalla senatrice de La Rioja Hilda Aguirre de Soria (Partito Frente para la Victoria). Horacio Pirotta (co-presidente del MppU), Nélida Romero (MppU-La Rioja) e Ezequiel Ezimbague (Giovani del MppU-Tucuman) sono stati i presentatori del percorso svolto in questi dieci anni: gruppi di dialogo politico, scuole di formazione politica per giovani in 30 cittá dell’Argentina con 600 diplomati e molteplici eventi. Con loro si è presentato anche Osvaldo Barreneche, coordinatore nazionale della RUEF (Rete Universitaria per lo Studio della Fraternitá); questa rete, che comprende diverse discipline, è molto legata, fin dalla sua nascita, agli studiosi di politica vincolati al MppU.

Membri del MPPU nel Parlamento provinciale a La Plata (Buenos Aires)

Il Movimento Politico per l’Unità appoggia i compiti dei cittadini organizzati nella società civile come attori privilegiati nella costruzione dell’attività politica: molti di loro erano rappresentati in questa celebrazione. Alcuni giovani, formati nelle scuole del MppU (uno dei frutti piú importanti di questi primi dieci anni di attività), hanno presentato i motivi della loro vocazione politica diretta alla fraternità. E’ stata una conferma dei risultati delle scelte fatte fin dall’inizio: “Rinnovare la politica, partendo dai giovani”.

Un momento del Incontro Latinoamericano dei Sindaci a Rosario (Giugnio 2005)

Lo sviluppo locale è stato il tema presentato dai  consiglieri del Municipio di Nazareno Ruben Tolaba y Nora Sandra Dominguez (Partito Frente Grande), Sandra Castellano (Partito Socialista, consigliera comunale di Montes de OCA, Provincia de Santa Fe) y da Miguel Rivas (Partito Vecinal de Villa Gral. Belgrano, Provincia de Córdoba). Nello spazio conclusivo (Fraternità e costruzione politica) è stata presentata l’esperienza di Rosa Di Pasquale (deputata italiana, del MppU dell’Italia), di Amelia Lopéz (PJ Córdoba, ex deputata nazionale e ex ministra dell’educazione della sua provincia), e di Alejandro Olmos (Proyecto Sur), uno degli ultimi membri che si sono sommati alla rete. Nella conclusione, Cecilia di Lascio (Presidente del Mppu dell’Argentina),  ha presentato una riflessione sulle linee culturali che sostengono la rete del Movimento Politico per l’Unità e le sue prospettive. Un bilancio con molti risultati positivi che apre a nuove sfide: crescere perché la fraternità sia la chiave di lettura e di lavoro si settori sempre piú ampi della politica argentina.

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Maria Voce, consultrice Nuova Evangelizzazione

“La notizia mi dà gioia e mi onora per la fiducia dimostrata dal Papa e dal Pontificio Consiglio. Questa nomina mi impegna a far sì che la vita mia e di tutti quelli che sono legati a me nel Movimento dei focolari sia evangelizzata e per questo evangelizzante. Sono cosciente che tanti non avranno mai l’occasione di leggere il Vangelo se non attraverso la nostra vita.” Così dichiara Maria Voce all’annuncio della sua nomina, arrivata proprio il 7 dicembre, giorno in cui i Focolari ricordano la nascita del Movimento avvenuta 68 anni fa a Trento, con la consacrazione a Dio di Chiara Lubich. Sono 15 i nuovi consultori del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, dicastero pontificio di recente istituzione, che si aggiungono ai 10 della prima nomina avvenuta il 19 maggio scorso. Lo scorso ottobre lo abbiamo visto promotore del primo incontro internazionale Nuovi evangelizzatori per la nuova evangelizzazione”. Scopo del consiglio è di “promuovere una rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti Chiese di antica fondazione, ma che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di «eclissi del senso di Dio», che costituiscono una sfida a trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo”. (altro…)

Chiara Lubich – DIO AMORE

Dio è Amore. Dio mi ama immensamente. La riscoperta, folgorante, che Chiara Lubich fa nel 1943, durante la Seconda Guerra mondiale, è all’origine di una avventura straordinaria. Ne scaturisce una spiritualità che oggi, in tutto il mondo, porta migliaia di persone ad impostare la propria vita sull’Amore e la Verità. Su questo tema la Curatrice propone una antologia di scritti di Chiara Lubich, dei quali vari inediti. Lettere, discorsi spontanei o ufficiali, pagine di diari offrono al lettore l’opportunità di penetrare quest’avventura umana e spirituale. LA CURATRICE – Florence Gillet (Parigi, 1943) dopo il dottorato in teologia ha insegnato la teologia spirituale e la storia della Chiesa presso la scuola di formazione dei focolarini di Loppiano (Firenze, Italia). Dal 1998 ha lavorato nella Segreteria personale di Chiara Lubich come interprete e come traduttrice dei suoi scritti e dei suoi discorsi. Ora lavora al Centro Chiara Lubich. Per Città Nuova ha pubblicato: La scelta di Gesù abbandonato nella prospettiva teologica di Chiara Lubich (2009), Ho trovato l’amore, un itinerario di preghiera con Chiara Lubich (2010). Ha curato il volume di questa collana La Parola (2011). LA COLLANA – La collana MEDITAZIONI dell’Editrice Città Nuova risponde al mai sopito interesse per la vita spirituale mettendo a disposizione di un vasto pubblico sussidi per la riflessione interiore ispirati a un’autentica esperienza spirituale, che alla solidità della dottrina uniscono l’aggancio ai problemi di ogni giorno. Per questa collana sono stati pubblicati anche:

Fonte: Città Nuova Online