Mar 11, 2008 | Chiara Lubich
Tutto il movimento, anche gli amici ebrei, musulmani, buddisti e indù, e senza un riferimento religioso, si stringono intorno a Chiara ricoverata al Policlinico Gemelli di Roma, intensificando comunione ed iniziative di preghiera. Chiara vi si era recata per un check up programmato nel febbraio scorso. Sono poi sopravvenute difficoltà respiratorie. Come informa il prof. Salvatore Valente, titolare della cattedra di Pneumologia del Policlinico Universitario: “Persiste la condizione di insufficienza respiratoria grave che richiede ancora l’applicazione di un supporto ventilatorio. Al momento non si riscontra la tendenza al recupero di un’autonomia respiratoria adeguata”. Ciononostante Chiara continua a seguire la vita del Movimento. Con grande gioia, nei giorni scorsi ha ricevuto una lettera personale di Papa Benedetto XVI. Si legge: “Sono a conoscenza della prova che sta vivendo e desidero farle giungere in questo momento difficile l’assicurazione del mio ricordo nella preghiera, affinché il Signore le dia sollievo nel fisico, conforto nello spirito e, mostrandole i segni della sua benevolenza, le faccia sperimentare il valore redentivo della sofferenza vissuta in profonda comunione con lui. Con questo auspicio le imparto una speciale benedizione”.
A sorpresa poi, il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, a Roma in occasione della suo incontro in Vaticano con il Papa, ha voluto far visita a Chiara. Cordialissimo, si è intrattenuto con lei in un momento ricco di spiritualità e di profonda comunione. Al termine ha dichiarato: «Ho voluto venire qui per portare il saluto mio personale e del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli alla carissima Chiara Lubich, che tanto ha dato e dà con la sua vita alla Chiesa intera. Le ho pure impartito con riconoscenza la mia benedizione. Sono felice di averla incontrata». I rapporti tra Chiara Lubich e il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli risalgono a oltre 40 anni fa, al tempo del Patriarca Athenagora I. Nei giorni scorsi Chiara ha ricevuto in visita anche il card. Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga e il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio.
Mar 5, 2008 | Spiritualità
Questo pensiero di Chiara Lubich è tratto da una lettera del dicembre 1959 in cui lanciava la proposta di vivere nel quotidiano, ogni mese, una frase del Vangelo: la Parola di vita. Una pratica attuata da Chiara e dai primi focolarini sin dagli inizi, quando, per la luce del carisma, le parole del Vangelo sono apparse loro “uniche, affascinanti, scultoree”, parole che tutti possono tradurre in vita. “Gesù, come dimostra il Vangelo, ha un modo di ragionare, di amare, di volere tutto Suo, unico, e talmente superiore al modo di vivere anche di noi cristiani, che per tutti i tempi Egli saprà far cavare dal Vangelo «qualcosa» che servirà all’umanità di quell’epoca e di secolo in secolo quel «qualcosa» apparirà talmente nuovo e rivoluzionario da sembrare prima quasi ignorato. Ora questo modo di vivere di Gesù vogliamo farlo nostro. E niente appare più opportuno per raggiungere lo scopo di risciacquare, di tempo in tempo, l’anima nostra nel Vangelo. Ne conseguirà che verremo ad assomigliare sempre più a Gesù. Siamo certi che Dio gradirà il nostro sforzo e siamo felici pensando che in tanta notte che oscura il mondo, in tanta confusione nulla potrà risultare più efficace di riportare la luce evangelica viva in noi e attorno a noi. Se Dio ha parlato in Gesù dobbiamo aver fede che quelle Parole contengono il fuoco da Lui menzionato.
Feb 28, 2008 | Parola di Vita
Ecco una meravigliosa parola di Gesù che ogni cristiano può, in certo modo, ripetere per se stesso e che, se praticata, è in grado di condurlo assai lontano nel Santo Viaggio della vita.
Gesù, seduto presso il pozzo di Giacobbe, in Samaria, sta concludendo il suo colloquio con la Samaritana. I discepoli, tornati dalla vicina città, dove sono andati a fare provviste, si meravigliano che il Maestro stia parlando con una donna, ma nessuno gli chiede perché lo faccia e, partita la Samaritana, lo sollecitano a mangiare. Gesù intuisce i loro pensieri e spiega loro ciò che lo muove, rispondendo: “Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete”. I discepoli non capiscono: pensano al cibo materiale e si domandano l’un l’altro se qualcuno, durante la loro assenza, ne abbia portato al Maestro. Gesù allora dice apertamente:
“Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere la sua opera”.
Di cibo si ha bisogno ogni giorno per mantenersi in vita. Gesù non lo nega. E qui parla proprio di cibo, quindi della sua naturale necessità, ma lo fa per affermare l’esistenza e l’esigenza di un altro cibo, di un cibo più importante, di cui Egli non può fare a meno.
Gesù è disceso dal Cielo per fare la volontà di Colui che lo ha mandato e compiere la sua opera. Non ha pensieri e progetti suoi ma quelli del Padre suo, le parole che dice e le opere che compie sono quelle del Padre; non fa la propria volontà ma quella di Colui che lo ha mandato. Questa è la vita di Gesù. Attuare ciò sazia la sua fame. Così facendo, si nutre.
La piena adesione alla volontà del Padre caratterizza tutta la sua vita, fino alla morte di croce, dove porterà veramente a termine l’opera che il Padre gli ha affidato.
“Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere la sua opera”.
Gesù considera suo cibo fare la volontà del Padre, perché, attuandola, “assimilandola”, “mangiandola”, identificandosi con essa, da essa riceve la Vita.
E qual è la volontà del Padre, l’opera sua, che Gesù deve portare a compimento? E’ dare all’uomo la salvezza, dargli la Vita che non muore.
E un germe di questa Vita, Gesù, poco prima, col suo colloquio e col suo amore l’ha comunicato alla Samaritana. Presto, infatti, i discepoli vedranno questa Vita germogliare ed estendersi perché la Samaritana comunicherà la ricchezza scoperta e ricevuta ad altri samaritani: “Venite a vedere un uomo… che sia il Messia?”
E Gesù, parlando alla Samaritana, svela il piano di Dio che è Padre: che tutti gli uomini ricevano il dono della sua vita. E’ questa l’opera che a Gesù urge di compiere, per affidarla poi ai suoi discepoli, alla Chiesa.
“Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere la sua opera”.
Possiamo vivere anche noi questa Parola così tipica di Gesù, sì da riflettere in modo tutto particolare il suo essere, la sua missione, il suo zelo?
Certamente! Occorrerà vivere anche noi il nostro essere figli del Padre per la Vita che Cristo ci ha comunicato, e nutrire così la nostra vita della sua volontà.
Lo possiamo fare adempiendo momento per momento ciò che Lui vuole da noi, compiendolo in modo perfetto, come non avessimo altro da fare. Dio, infatti, non vuole di più.
Cibiamoci allora di ciò che Dio vuole da noi attimo dopo attimo e sperimenteremo che fare in questo modo ci sazia: ci dà pace, gioia, felicità, ci dà un anticipo – non è esagerato dirlo – di beatitudine.
Concorreremo con Gesù così anche noi, giorno per giorno, a compiere l’opera del Padre.
Sarà il modo migliore per vivere la Pasqua.
Chiara Lubich
Feb 28, 2008 | Chiesa
Il messaggio evangelico può diventare “forza trasformante e umanizzante in aree di crisi”. A testimoniarlo sono stati alcuni dei Vescovi provenienti da tutto il mondo e riuniti da domenica scorsa, 24 febbraio, fino a venerdì 29, presso il Centro Mariapoli di Castelgandolfo. Circa 90 tra Vescovi e Cardinali di 42 nazioni hanno partecipato infatti al 32° Convegno internazionale dei Vescovi amici del Movimento dei Focolari che quest’anno ha come tema: “La Parola è viva: persone, ambienti e strutture che si trasformano”. Mercoledì scorso, dopo aver partecipato all’Udienza generale del Papa, alcuni Vescovi, in rappresentanza delle diverse aree geografiche, sono intervenuti ad una conferenza stampa presso la sede della Federazione della Stampa italiana. Nel prendere la parola, il Cardinale Ennio Antonelli, Arcivescovo di Firenze, ha detto che “dalle molte testimonianze abbiamo potuto costatare come la Parola rinnova la vita delle famiglie, dei giovani, delle parrocchie, un rinnovamento profondo nella comunione”. “Ci siamo rafforzati nella convinzione che la testimonianza alla Parola di Dio, ascoltata, vissuta, incarnata nella vita, lo scambio di esperienze suscitate dalla Parola è una via importantissima per l‘evangelizzazione oggi”. “La gente non vuol sentire solo parlare di Gesù, ma vuole vederlo – come ha scritto Giovanni Paolo II nella Novo Millennio Ineunte -. E i Movimenti in qualche modo fanno ‘vedere’, fanno toccare con mano la presenza del Signore, la potenza della sua parola che è creatrice di vita nuova”. Dal canto suo, l’Arcivescovo di Palmas (Brasile), monsignor Alberto Taveira Corrêa, ha posto l’accento sull’importanza del dialogo e sulle sette, sottolineando che su questo fronte “l’impegno è duplice: formare i singoli cristiani alla vita del Vangelo e costruire rapporti anche con le persone che seguono questi gruppi, cercando di stabilire un dialogo”. L’Arcivescovo emerito di Bamenda (Camerun), monsignor Paul Verzekov, ha invece testimoniato l’impegno della Chiesa nella difficile opera di riconciliazione, tanto che “in ben 4 Paesi (Togo, Benin, Congo e Repubblica Democratica del Congo) – ha raccontato –, su richiesta del popolo, e con l’autorizzazione della Santa Sede, le commissioni nazionali per la mediazione e riconciliazione, sono presieduti da Vescovi cattolici, senza nessuna intenzione di sostituirsi ai governi”. Monsignor Verzekov ha poi fatto cenno all’azione pacificatrice di movimenti e comunità, come la comunità di Sant’Egidio in Mozambico e a quella che porta avanti il movimento dei Focolari, diffuso in tutto il continente, grazie “all’impegno a vivere nel quotidiano il Vangelo”. A questo punto ha citato la vasta azione di evangelizzazione portata avanti dagli stessi capi-tribù a Fontem e in altri villaggi, col coinvolgimento del popolo e i frutti di riconciliazione e di pacifica convivenza che si riscontrano in queste aree del suo Paese. A parlare della grave situazione politica e religiosa attraversata dal Libano, è stato il Vescovo maronita di Baalbek, monsignor Simon Atallah, il quale ha detto che “mentre, proprio i giovani avevano creduto che fossero le armi ad aprire vie di speranza al Paese, ora giovani, sia musulmani che cristiani, stanno scoprendo che la vera forza è soprattutto nella religione. Hanno visto che non c’speranza, né nelle armi, né nella politica”. “Importante – ha detto – è accompagnare la gente a leggere alla luce della Parola gli avvenimenti, a saper trovare nella religione non l’odio dell’altro, ma l’amore dell’altro”. Successivamente ha parlato di riscoperta del Vangelo e del Corano, di incontri tra giovani delle due religioni ed ha citato il movimento “Attese della gioventù” che raggruppa cristiani e musulmani con incontri anche di più di 1000 giovani: “insieme leggono le parole del Vangelo e del Corano sulla solidarietà, sulla fratellanza, l’amore del prossimo”.
Sulle crescenti persecuzioni nei confronti dei cristiani in India e in special modo nello Stato dell’Orissa, l’Arcivescovo di Delhi, monsignor Vincent Michael Concessao, ha detto che “non possiamo colpevolizzare gli indù, ma solo certe forze violente, che del resto sono presenti in tutte le religioni. Purtroppo i partiti politici stanno usando le religioni e questi gruppi per i loro scopi”. “Si stanno ostacolando le conversioni, perché si crede avvengano attraverso la forza o ad incentivi disonesti – ha continuato –. Abbiamo discusso questo problema nelle conferenze episcopali e stiamo cercando di capire come rispondere”. “In questo contesto, partecipare a questo incontro di Vescovi, mi rafforza nella convinzione che la risposta a tutti i problemi è l’amore, è la forza più potente, perché è partecipazione alla vita stessa di Dio che è amore”. E “queste atrocità contro i cristiani – ha aggiunto – sono una nuova opportunità di testimoniare l’amore cristiano, l’amore ai nemici”. Di speranza ha parlato anche il Cardinale Miloslav Vlk, Arcivescovo di Praga e moderatore del Convegno: “Per me questi incontri sono un rafforzamento nella speranza, soprattutto spalancano un orizzonte mondiale e già si intravede attuato quanto è scritto nell’Apocalisse: ‘Ecco io faccio nuove tutte le cose. Già appaiono i germogli, non lo vedete?’”. Il Cardinale ha poi dato testimonianza di questa speranza, raccontando degli anni a partire dal 1952, da quando cioè, una volta terminati gli esami di maturità, si vide preclusa ogni possibilità perché non faceva parte della gioventù comunista, e di come venne illuminato dalla Parola: “Sottomettetevi alla potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno”. Da allora molte porte si sono aperte: “La Parola di Dio si realizza sempre. Questa è la mia grande speranza, anzi è una sicurezza che mi ha accompagnato tutta la vita”, ha concluso. Dall’Agenzia ZENIT del 28 febbraio 2008 (altro…)
Feb 26, 2008 | Chiesa
“La Chiesa è continuamente generata dalla Parola di Dio”, ha sottolineato in apertura il promotore dell’incontro, card. Miloslav Vlk. E ha invitato i vescovi a farne esperienza durante la loro convivenza. Si tratta infatti – ha sottolineato citando il documento preparatorio del Sinodo – di “cogliere nuove vie, perché la Parola di Dio sia approfondita e vissuta nella Chiesa” in modo da diventare “Parola di verità e di amore per tutti gli uomini”. Occorre far fronte – ha detto ancora il Cardinale di Praga – “all’attuale inflazione di parole, dando spazio al Vangelo come Parola che trasforma le persone e le strutture”. “La vita della Parola di Dio è stata la roccia sulla quale si è costruito tutto, la chiave per affrontare tutte le situazioni” – così d. Oreste Basso, Copresidente del Movimento dei Focolari, nel suo saluto ai vescovi, ha sintetizzato l’esperienza dei Focolari. E ha citato tra gli effetti: “l’unione con Dio, un completo cambiamento di mentalità, l’unità: si diventa uomini nuovi, un popolo nuovo”. Nei loro interventi i 90 vescovi, che provengono da 42 nazioni di quattro continenti, hanno sottolineato l’importanza di non fermarsi alla contemplazione della Parola di Dio, ma di passare poi all’attuazione nella vita e alla condivisione delle esperienze. Spiccava l’appassionata testimonianza di alcuni vescovi provenienti da Paesi a maggioranza mussulmana. “Quando il Vangelo è vissuto – hanno assicurato – suscita simpatia ben oltre i confini visibili della Chiesa”. “Un pensiero di apprezzamento per questo spirito di comunione, per la fraternità che fate crescere tra di voi”, è stato formulato dal Card. Giovanni Battista Re venuto a Castel Gandolfo per presiedere la concelebrazione di apertura. “Nel mondo di oggi – ha detto il Prefetto della Congregazione per i vescovi – dobbiamo affrontare tanti problemi, e allora abbiamo bisogno del sostegno reciproco, dell’affetto fraterno di altri vescovi”. Facendo riferimento al tema del prossimo Sinodo, ha incoraggiato i vescovi a “non rassegnarci a un mondo senza Dio”. E ha ribadito: “Il nostro mondo, nonostante tutte le apparenze, ha sete di spiritualità, ha sete di Dio”. Una comunità vivace e multiforme, suscitata dal Vangelo con l’apporto degli odierni carismi: la realtà che i Vescovi hanno potuto conoscere quando domenica pomeriggio si sono recati in visita alla parrocchia di s. Giovanni della Croce in cui collaborano armoniosamente sacerdoti e laici di diversi Movimenti e Comunità (Cammino neocatecumenale, Focolari, S. Egidio, Comunità Casa di Maria, Associazione SACRE) come lievito di unità in un nuovo quartiere della periferia di Roma. “Un nuovo stile di leadership che andrebbe promosso non solo nella Chiesa, ma anche nel mondo”, ha commentato un vescovo. “Trasmetterò questa esperienza nella mia diocesi”. Il tema di Chiara Lubich: “La Parola genera Cristo”, videoregistrato, ha aperto la seconda giornata del Convegno evidenziando con grande forza l’esigenza di vivere la Parola: “La Parola di Dio non opera nulla in noi se non la viviamo. Ma se la viviamo sostituisce il nostro modo di pensare, di volere e di agire in tutte le circostanze della vita, per cui vivendo la Parola, non siamo più noi a vivere, ma Cristo in noi”. Ne elenca poi gli effetti: “La Parola rende liberi. Frutta la santità, porta gioia, produce opere. Chi vive la Parola ottiene tutto, “genera Cristo” “depositando nel cuore dei fratelli”, la Parola stessa. L’incidenza del Vangelo fra i giovani, nella vita delle famiglie e nei mezzi di comunicazione saranno tra le tematiche che i vescovi affronteranno nei prossimi giorni.
Feb 25, 2008 | Cultura
NetOne, rete internazionale di professionisti, studenti ed operatori dei mezzi di comunicazione, impegnata a promuovere una comunicazione orientata alla fraternità, organizza un’intera settimana dal 26 febbraio al 2 marzo 2008 di incontri, dibattiti proiezioni e seminari ai quali parteciperanno studenti di cinema e professionisti del settore, americani e italiani. L’iniziativa è nata in collaborazione con l’americana Angelus Student Film Festival di Hollywood, che sostiene un cinema di contenuti e di valori; negli anni ha lanciato molti giovani registi, alcuni risultati poi vincitori del Sundance, il più importante festival al mondo del cinema indipendente. Momento centrale della settimana, la proiezione del film “To die in Jeruslem” in anteprima italiana. L’evento è organizzato in collaborazione con la Priddy Brothers, società di produzione cinematografica statunitense, co-prodottrice del film con la HBO productions. La Priddy Brothers produce e distribuisce film di registi indipendenti, in grado di approfondire ed esplorare con rispetto e capacità artistica la profondità dell’esperienza umana. “To die in Jerusalem”: due madri, due lutti, una sola tragedia. Il documentario racconta la drammatica quotidianità e le speranze di pace del conflitto israeliano-palestinese, attraverso i racconti di una madre palestinese ed una israeliana, che vivono a quattro miglia di distanza l’una dall’altra. Tutte e due, il 29 marzo 2002 hanno perso una figlia: Ayat al-Akhras, suicida, palestinese, 18 anni, e Rachel Levy, 17 anni, israeliana. Due ragazze. Coetanee. Con sogni diversi, ma entrambi vittime della violenza. La 35enne regista Hilla Medalia, e varie personalità del settore cinematografico e giornalistico, tra cui il fondatore dell’Agenzia MISNA Giulio Albanese, animeranno alla fine del film un dibattito: “Riuscirà il cinema dove l’informazione rischia di fallire?” Col Patrocinio di: Comune di Roma – Assessorato alle Politiche Culturali Regione Lazio Ore 20.00 presso la Casa del cinema di Villa Borghese (Largo Mastroianni 1, Roma) Mercoledì 27 febbraio 2008 alle ore 20.00, sempre alla Casa del Cinema, verranno presentati i cortometraggi vincitori dell’edizione 2007 dell’ “Angelus Student Film Festival”, per il “Moviemaker magazine”, il miglior festival cinematografico per studenti che ogni anno si tiene nel “Director’s guild of America” di Hollywood. Si ringrazia la Banca di Roma per il sostegno all’iniziativa. Si prega confermare la propria presenza. Per informazioni: NetOne segreteria internazionale – Tel. +39- 06. 945407-212 – Fax +39- 06. 9412080 – e-mail: netone@net-one.org Siti internet: www.net-one.org; www.angelus.org; www.todieinjerusalem.com
Feb 20, 2008 | Chiesa
Ispirandosi al tema del prossimo Sinodo dei Vescovi “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, 90 vescovi di 42 nazioni – tra loro alcuni Cardinali e un Patriarca di rito orientale – vogliono interrogarsi sull’incidenza della Parola di Dio nel mondo d’oggi. “La Parola è viva: persone, ambienti e strutture si trasformano” è il titolo e l’assioma che guiderà questo 32° Convegno internazionale dei vescovi amici del Movimento dei Focolari, impegnati a vivere la Parola prima di insegnarla, a mettersi al suo ascolto prima di annunciarla. Prima caratteristica dell’incontro sarà, infatti, la fraterna comunione delle esperienze del Vangelo vissuto, nello stile dei primi cristiani che “mettevano ogni cosa in comune”, in modo da sperimentare l’unità implorata da Gesù, portatrice della pienezza della gioia e degli altri doni dello Spirito. Alla luce del carisma dell’unità che ha portato ad una riscoperta del Vangelo, come testimonierà l’intervento videoregistrato di Chiara Lubich, i vescovi si sono prefissi di esplorare nuove vie per una pastorale della Parola che conduca ad una costante rievangelizzazione e ad un rinnovamento dei singoli fedeli, delle comunità e della società. Intendono così offrire un contributo vitale per rispondere ad alcune sfide che la Chiesa sta affrontando in quest’ora della storia: lo svanire della fede nell’indifferenza della società dei consumi; la perdita di contatto con vasta parte delle giovani generazioni; lo sgretolamento dei legami famigliari in un contesto sociale sempre più difficile; le vecchie e nuove disuguaglianze tra benestanti e emarginati; l’influsso dei nuovi mezzi di comunicazione. Tali sfide saranno oggetto di riflessioni teologiche e meditazioni bibliche atte a trovare nella Parola di Dio nuove risorse e un approccio vitale alle questioni che oggi richiedono un nuovo pensare e agire. Tavole rotonde su inedite forme di pastorale parrocchiale e diocesana, testimonianze dal mondo dei giovani e dei teenager, esperienze sull’evangelizzazione della città, nuove aperture sul fronte dell’ecumenismo, mostreranno la forza trasformatrice della Parola di Dio. Conferenza stampa – Il Card. Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga e moderatore del Convegno, interverrà alla conferenza stampa di mercoledì 27 febbraio, insieme a vescovi e cardinali rappresentativi delle varie aree geografiche.
Feb 14, 2008 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Lavoro come professore di inglese in una scuola del Cairo: gli studenti sono quasi nella maggioranza musulmani, di famiglie molto ricche. Ho iniziato ad insegnare quando si avvicinava il mese di Ramadan. Come prima attività nelle mie due nuove classi, ho proposto la realizzazione di una decorazione tipica di questo periodo. Gli altri insegnanti, nella maggioranza musulmani, sono rimasti colpiti, perché sapevano che ero cristiano; in classe si è creato da subito, con questo piccolo gesto, un bellissimo clima di amicizia tra tutti e, decorando insieme l’aula, si iniziava a capire che la regola più importante sarebbe stata l’imparare a volerci bene tra noi. Il miglior esame della classe – C’era in classe un bambino che soffriva di autismo: spesso assente col pensiero, aveva difficoltà di integrazione. Nonostante i suoi 10 anni, non riusciva a scrivere, e bisognava ripetergli molte volte ogni cosa. La madre, angosciata, non sapeva più cosa fare, giacché non trovava una scuola che si prendesse cura del suo caso. Ho cercato così di rimanere con lui durante l’intervallo, per giocare, parlare, incoraggiarlo a studiare di più a casa. Un giorno lui, normalmente molto serio e poco espressivo, entrando in aula mi abbraccia dicendo “vi voglio tanto bene Mister!”. Durante l’esame del primo semestre, l’ho visto prendere la matita con sicurezza e scrivere con sveltezza e correttamente le risposte ad ogni esercizio. E’ stato il miglior esame della classe! Studenti, genitori, colleghi: tutti coinvolti nella ‘gara’ – Ognuno degli allievi, sentendosi particolarmente amato, per corrispondere a questo amore si sforzava di imparare ogni lezione, facendo il meglio possibile i compiti a casa e portando lavoro supplementare di propria iniziativa. In classe, quando qualcuno finiva per primo gli esercizi, si offriva di aiutare quello più in difficoltà, creando una “gara” di amore tra tutti. Ho ricevuto molte lettere e telefonate dai genitori, che ringraziano di come mi sto prendendo cura dei figli e mi confidano anche i loro problemi personali. Spesso pure i professori vengono a trovarmi durante l’intervallo per chiedermi consigli sul mio metodo pedagogico, e si apre così, con ciascuno, un profondo dialogo. Alla fine dell’anno, una notizia sorprendente – La premiazione della scuola mi designa come il “professore dell’anno” per “lo spirito nuovo che ha dato nuova luce all’insegnamento” e che ora tanti dei professori sono interessati a conoscere e imitare. Un passo ulteriore: come regola delle due classi ho introdotto il “dado dell’amore”: ogni mattina si tira e un allievo per volta spiega (in inglese) come mettere in pratica la regola del giorno. All’esame settimanale poi gli studenti devono scrivere le loro esperienze su come hanno messo in pratica le varie regole del dado. Un giorno entro in classe e trovo 22 lettere sul mio tavolo: sono 22 bellissime esperienze che, di loro iniziativa, hanno voluto comunicarmi: amare per primo, amare tutti, amare il nemico… e questo durante le lezioni, durante l’intervallo, nel pullman per tornare a casa… Le ho portate subito al direttore della scuola. Alla fine di quella mattinata tutti i docenti sono convocati ad un raduno fuori programma: “Questa scuola ha bisogno di uno spirito nuovo – ci dice il direttore – e questo dado è la risposta adatta. Dal semestre prossimo, introdurremo la pedagogia del dado dell’amore in tutte le classi.” Ogni mattina i professori entrano con il dado sotto il braccio, presentando a tutti gli allievi l’«arte di amare». Il clima della scuola sta cambiando, non solo tra i ragazzi, ma anche tra i professori e nel rapporto tra la direzione e il corpo docente. (B. S. – Egitto) (altro…)
Feb 12, 2008 | Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria
31 medici, tra cui docenti in varie Università italiane, si ‘raccontano’, offrendo quasi un “distillato” di vita professionale e un’occasione di interrogarsi sul fine dell’agire medico e sulla relazionalità come elemento fondante della medicina. Gli autori, infatti, riportano un episodio significativo nella propria esperienza clinica a contatto con il paziente, in cui l’interrelazione è stata determinante per la formazione professionale, ed indicano proposte e sperimentazioni di strategie per équipe interdisciplinari al fine realizzare relazioni autentiche improntate alla fraternità. E’ questa la novità del volume “La relazione: l’essenza dell’arte medica”, a cura dell’Associazione Medicina Dialogo e Comunione, che verrà presentato a Roma, venerdì 15 febbraio, alle 17,30, nella Capitolare del Senato, presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva – Piazza della Minerva, 38. Come nasce l’idea – L’iniziativa ha avuto il via un anno fa, nel corso del Congresso internazionale “Comunicazione e relazionalità in medicina”. Dalle numerose relazioni e buone pratiche era emerso con evidenza che ogni domanda di cura racchiude non soltanto una semplice richiesta di aiuto tecnico in vista del recupero della salute, ma anche un’esigenza di relazione. Ignorare questa dimensione – lo avevano affermato molte voci – significherebbe ridurre la medicina ad applicazione di una tecnica, trasformando il rapporto tra medico e paziente in una prestazione di servizi, senza tener conto che esso è in primo luogo attenzione ad una persona”. Alla presentazione interverranno: Massimo Antonelli (Rianimazione e Terapia Intensiva, Policlinico Universitario “Agostino Gemelli”, Roma); Roberto Bernabei, (Società Italiana di Gerontologia e Geriatria); Gianni Bonadonna, (Fondazione Michelangelo, Istituto Nazionale Tumori, Milano); Flavia Caretta, (Associazione Medicina Dialogo Comunione); Paolo Magistrelli, (Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma); Paolo Paolucci, (Dipartimento Integrato Materno Infantile, Università di Modena); Massimo Petrini (Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria “Camillianum”, Roma).
Feb 3, 2008 | Cultura
DAL SOMMARIO
Città Nuova del 10 febbraio 2008
Il Punto
Sulla difficile situazione politica italiana A cura del Movimento politico per l’unità
Primo Piano
Dialogo credenti non credenti. La lezione della Sapienza di Paolo Lòriga La mancata visita del papa all’ateneo romano può essere trasformata nell’occasione per far decollare la riflessione su fede e ragione tra scienziati cattolici e laici Fraternità tra sacerdoti di Michele Zanzucchi Il segretario di Stato, card. Bertone, incontra seicento sacerdoti focolarini al Centro Mariapoli. Fondamentale il “paradigma della comunione”
Editoriali
Colombia e accordo umanitario di Aldo Civico
Uomini e vicende
Emergenze croniche. Dal circolo vizioso a quello virtuoso di Aurora Nicosia La gestione dei rifiuti è un problema in tutte le regioni del Paese, non solo in Campania. Come conciliare decisioni urgenti, salvaguardia della salute e solidarietà?
Anniversari
Gandhi. Dubbi e attualità di Ravindra Chheda 60 anni fa il Mahatma veniva ammazzato. Emergono ora, a distanza di decenni, i conflitti con alcune grandi personalità dell’epoca Un caso letterario e mediatico. Moccia, dal libro al musical di Pasquale Lubrano Nei teatri italiani la riduzione in musical del romanzo “Tre metri sopra il cielo”. Ne parliamo con l’attore Massimiliano Varrese
Gen 31, 2008 | Cultura
Editoriale
ECONOMIA E BENE COMUNE: L’AURORA DI UN NUOVO INCONTRO – di Luigino Bruni – Il tema del bene comune è l’oggetto di questo testo, sviluppato sulla base dell’intervento dell’Autore nel corso delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani svoltesi nell’Ottobre scorso a Pisa e Pistoia. L’Autore mostra alcune ragioni storico-metodologiche del perché la scienza economica e sociale moderna abbia abbandonato, da Smith in poi, l’analisi del Bene Comune, e, nell’ultima parte, individua alcune piste di riflessione qualora il bene comune tornasse al centro della scienza economica e sociale.
Nella luce dell’ideale dell’unità
LA PAROLA DI DIO E IL NASCENTE MOVIMENTO DEI FOCOLARI – di Chiara Lubich – In questa conversazione tenuta ad un gruppo di vescovi cattolici, amici del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich narra l’impatto che ha avuto il Vangelo sul primo gruppo del nascente Movimento, evidenziando la forza rinnovatrice della Parola di Dio. Mostra come sin dall’inizio lo Spirito ha spinto lei e le sue prime compagne non solo a mettere la Parola in pratica, ma anche a comunicarsene a vicenda i frutti. Saggi e ricerche LA GRANDE GUERRA E LA QUESTIONE DELLA PACE: LA LINEARE COERENZA DI IGINO GIORDANI – di Alberto Lo Presti – La cultura della pace deve collocare la figura di Igino Giordani fra i testimoni più vivi del Ventesimo secolo. La sua azione e il suo pensiero hanno avuto modo di svolgersi in tempi difficili, impossibili per il pacifismo, come quelli della prima guerra mondiale. In quel clima, la posizione più pacifista era quella «neutralista», dettata dalla considerazione che si sarebbero ottenuti maggiori vantaggi dalla scelta di non entrare in guerra. Gli stessi partiti e movimenti d’opposizione alla guerra, come i socialisti e alcune parti del mondo cattolico, ragionavano in questo modo. Giordani no: era un pacifista convinto, la sua posizione era maturata ancora prima di raggiungere, quale sottotenente di fanteria, le trincee sul Carso, dove rimarrà gravemente ferito, nonostante il suo radicale rifiuto di sparare contro il nemico. Il suo pacifismo attingeva direttamente dal Vangelo: uccidere un altro uomo avrebbe significato assassinare l’essere fatto a immagine e somiglianza di Dio. Non era possibile, mai e in nessun caso. Il pacifismo di Giordani accompagnerà la sua azione politica e culturale nei decenni successivi, durante il suo impegno intellettuale, parlamentare e di scrittore. E’ uno dei tratti più vivi della sua esperienza spirituale. FRANCE PREŠEREN (1800-1849): UN GRANDE POETA DI UN PICCOLO POPOLO NEL CUORE DELL’EUROPA – di Petra Reisman – L’articolo presenta France Prešeren, il poeta più importante della letteratura slovena, nato e vissuto nella prima metà dell’Ottocento, durante il Romanticismo. La sua opera poetica ha costituito un importante momento per la lingua slovena che d’allora in poi ha simboleggiato l’unità nazionale. Nello stesso tempo ha riempito il vuoto letterario della fine del Settecento quando vi furono i primi tentativi di scrivere poesia non religiosa e commedie. Prešeren quindi si inserisce nel Romanticismo europeo soprattutto con i temi di un amore inesaudito, della vocazione del poeta, del senso nazionale e patriottico e del perché della sofferenza. Temi che vengono espressi anche in quelle forme poetiche che la letteratura slovena prima non conosceva: il sonnetto, la corona di sonnetti, la gazzella, la glossa, il poema lirico-epico, gli epigrammi. Interessante poi il suo Brindisi (1844) che dal 1991 è l’inno sloveno e nel quale propone la pace, la libertà, la fraternità e la benevolenza fra tutti i popoli. LA PROSPETTIVA ANTROPOLOGICA NELL’AGIRE MEDICO – di Flavia Caretta – La medicina non è solo scienza, ma è necessità di dare risposte anche quando queste non sono chiarite dalla scienza. Fin dal momento della sua nascita infatti, essa è relazione tra persone in un sistema di valori e in un determinato contesto sociale e culturale. Il rapporto medico-paziente è quindi il nucleo storico della prassi medica. L’arte della cura ha una sua tradizione, una sua vocazione, una sua cultura. In seno a questa cultura, la tecnica è il mezzo, ma il fine è l’uomo. Ancora, la medicina non è solo una scienza della natura, ma è una scienza dello spirito legata a quella della natura, poiché la salute e la malattia non sono solo fenomeni biologici, ma sempre contemporaneamente anche fenomeni psichici, spirituali, sociali. Nell’epoca attuale, in cui la medicina sembra aver raggiunto un maximum di capacità analitica, esiste spesso solo un minimum di capacità sintetica: si avverte quindi la necessità di una riscoperta antropologica.
In dialogo
ALLA RISCOPERTA DELLE RADICI: IL RISVEGLIO GANDHIANO IN INDIA. INTERVISTA CON M. MARIAPPAN, S. ANDIAPPAN, V. ARAM – a cura di Antonio Maria Baggio – Mohandas Karamchand Gandhi fu ucciso il 30 gennaio 1948 a Nuova Delhi. Jawaharlal Nehru lo definì “Padre della Nazione”, e a ragione: senza il Mahatma Gandhi, l’India sarebbe oggi molto diversa. Ma che cosa rimane di lui, a sessant’anni di distanza? Il volto dell’India mantiene ancora i tratti che Gandhi cercò di imprimervi? A questa domanda rispondono tre personalità del movimento gandhiano contemporaneo, mettendo in luce diversi aspetti della vitalità e attualità del messaggio gandhiano. PANCHAYAT RAJ: ASSICURARE LA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA – di M. Mariappan – Anche dopo la Partizione che separò il Pakistan e il Bangladesh dall’India, in essa sono rimasti ancora 500.000 villaggi. Gandhi era fermamente convinto che «l’India vive nei villaggi e non in città come Bombay, Calcutta e Madras». E questo continua ad essere vero, in gran parte, anche oggi. L’articolo spiega il ruolo che il panchayat raj, antica forma di autogoverno dei contadini nei villaggi, aveva nel progetto gandhiano di diffondere la democrazia in India: si trattava di collegare fra loro, in cerchi sempre più ampi, comunità autosufficienti e autogestite, conservando il senso di appartenenza e di solidarietà che caratterizza il villaggio. Riferendosi in particolare al 73° emendamento alla Costituzione approvato nel 1991 e ai suoi effetti, l’Autore descrive la situazione attuale del panchayat raj e i progressi ottenuti nell’inclusione di gruppi sociali oppressi e delle donne attraverso questa forma di democrazia partecipativa. SALVAGUARDARE LA TERRA. UOMO, INNOVAZIONE E COLLABORAZIONE – di S. R. Subramanian – Una delle idee centrali di Gandhi relativamente allo sviluppo rurale consiste in un nuovo concetto di integrazione nella storia dello sviluppo rurale in India, il Samagra Grama Seva – Servizio rurale integrato. L’obiettivo principale del Samagra Seva era la realizzazione di Sarvodaya o risveglio di tutti, che consente, all’interno di ciascun villaggio e regione, la massimizzazione della capacità di auto-governo ed auto-sufficienza per quanto concerne i bisogni fondamentali dell’uomo. In questa prospettiva, l’interazione rispettosa con la natura è considerata essenziale per la crescita umana e per la maturazione armonica della personalità. Dopo una breve sintesi della storia dello sviluppo rurale indiano dall’Indipendenza, l’Autore espone tre cardini della prospettiva “ecologica” gandhiana: l’amministrazione fiduciaria, il rispetto per la Natura, i limiti alla crescita. In conclusione, espone alcune significative esperienze dello Shanti Ashram di Coimbatore (Tamilnadu) in merito alla formazione dell’opinione pubblica e alla realizzazione di programmi costruttivi.
Libri
LA QUESTIONE DI SERGIO ZAVOLI – di Piero Coda – Con queste pagine Zavoli prosegue il suo infaticabile «viaggio intorno all’uomo» e al mistero che lo abita. Si tratta di pagine che polarizzano l’attenzione sulla “questione”, smantellando l’uno dietro l’altro i paraventi che precludono alla mente e al cuore il farsi trafiggere dalla posta realmente in gioco: l’eclissi di Dio e/o l’eclissi della storia? Difficile trovare in altro luogo un tale “dossier” – così lo definisce Zavoli – sullo stato di salute dell’umanità e del pianeta. Al di là di ogni fatale fondamentalismo – religioso o laico che sia – e di ogni facile misticismo, Zavoli individua e indica con rigore e nitidezza, se non i termini concreti di una possibile risposta alla “questione”, il luogo ove essa va posta: «La chiave del rapporto con Dio, cioè la scelta di illuminare l’immagine o di oscurarla, è nella condotta dell’uomo, non fuori di lui». NUOVA UMANITÀ XXX – Gennaio – Febbraio – 2008/1, n.175 SOMMARIO
Gen 31, 2008 | Parola di Vita
Gesù, attorniato dalla folla, sale sulla montagna e proclama il suo celebre discorso. Le prime parole, “Beati i poveri in spirito, beati i mansueti…”, indicano già la novità del messaggio che egli è venuto a portare.
Sono parole di vita, di luce, di speranza che Gesù consegna ai suoi discepoli perché ne siano illuminati e la loro vita acquisti sapore e significato.
Trasformati da questo grande messaggio, essi sono invitati a trasmettere ad altri gli insegnamenti ricevuti e tradotti in vita.
“Chi osserverà [questi precetti] e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli”
La nostra società ha bisogno, oggi come mai, di conoscere le parole del Vangelo e lasciarsi trasformare da esse. Gesù deve poter ancora ripetere: non adiratevi con i vostri fratelli; perdonate e vi sarà perdonato; dite la verità al punto da non aver bisogno del giuramento; amate i vostri nemici; riconoscete che avete un solo Padre e che siete tutti fratelli e sorelle; tutto quello che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. È questo il senso di alcune delle molte parole del “discorso della montagna”, che, se vissute, basterebbero per cambiare il mondo.
Gesù invita noi ad annunciare il suo Vangelo. Ma prima di “insegnare” le sue parole, ci domanda di “osservarle”. Per essere credibili dovremmo diventare “esperti” del Vangelo, un “Vangelo vivo”. Solo allora potremo esserne testimoni con la vita e insegnarlo con la parola.
“Chi osserverà [questi precetti] e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli”
Quale il modo migliore di vivere questa Parola? Far sì che sia Gesù stesso ad insegnarcelo, attirandolo a noi e tra noi col nostro reciproco amore. Sarà Lui a suggerirci le parole per avvicinare le persone, ad indicarci le strade, ad aprirci i varchi per entrare nel cuore dei fratelli, per testimoniarlo ovunque ci troviamo, anche negli ambienti più difficili e nelle situazioni più intricate. Vedremo il mondo, quella piccola parte di mondo dove viviamo, trasformarsi, convertirsi alla concordia, alla comprensione, alla pace.
L’importante è tenere viva fra noi la Sua presenza con il nostro amore scambievole, docili ad ascoltare la Sua voce, la voce della coscienza che sempre ci parla se sappiamo far tacere le altre.
Lui ci insegnerà come “osservare” con gioia e creatività anche i precetti “minimi”, così da cesellare con perfezione la nostra vita d’unità. Che si possa ripetere di noi, come un giorno dei primi cristiani: “Guarda come si amano, e l’un per l’altro è pronto a morire” . Che il Vangelo è capace di generare una società nuova lo si potrà vedere da come i nostri rapporti vengono rinnovati dall’amore.
Non possiamo tenere per noi il dono ricevuto: “Guai a me se non annuncio il Vangelo” , siamo chiamati a ripetere con Paolo. Se ci lasciamo guidare dalla voce interiore scopriremo possibilità sempre nuove per comunicare, parlando, scrivendo, dialogando. Che il Vangelo torni a brillare, attraverso le nostre persone, nelle nostre case, nelle nostre città, nei nostri Paesi. Fiorirà una nuova vita anche in noi; la gioia crescerà nei nostri cuori; il Risorto risplenderà meglio… ed Egli ci considererà “grandi nel suo Regno”.
Lo dimostra in modo eccellente la vita di Ginetta Calliari. Arrivata in Brasile nel 1959, col primo gruppo dei Focolari, rimane scioccata dal brusco impatto con le gravi disuguaglianze del Paese. S’impegna nell’amore reciproco, vivendo le Sue Parole. Diceva: “Egli ci aprirà la strada”. Col passare del tempo, insieme a lei si sviluppa e consolida una comunità che oggi accoglie centinaia di migliaia di persone di ogni ceto ed età, abitanti delle favelas ed appartenenti a classi agiate, che si mettono al servizio dei più poveri. Si sono così potute concretizzare opere sociali che hanno cambiato il volto delle favelas in diverse città. Un piccolo “popolo” unito che continua a mostrare che il Vangelo è vero: la dote che Ginetta si è portata con sé quando è partita per il Cielo.
Chiara Lubich
Gen 29, 2008 | Cultura
Riportiamo alcuni brani della recensione dell’economista Stefano Zamagni, pubblicata su Avvenire del 10 gennaio 2008 Il volume ‘La ferita dell’altro’ di Luigino Bruni è, ad un tempo, intrigante e rassicurante. Intrigante, perché costringe lo scienziato sociale, e l’economista in primis, a rivedere buona parte delle sue consolidate certezze circa il modo di leggere la realtà sociale e di suggerire linee di azione. Rassicurante, perché l’autore, Luigino Bruni, riesce ad indicare una via impervia per giungere a sciogliere alcuni dei più preoccupanti paradossi delle nostre società odierne: quello dell’opulenza, quello della felicità, quello ecologico-ambientale. L’idea di fondo che percorre il volume può essere resa così: l’altro è limite al mio avere, ma necessario al mio essere. L’altro è, ad un tempo, sofferenza e benedizione; ma mentre la sofferenza ha a che vedere con la dimensione dell’avere, la benedizione tocca quella dell’essere. Meglio dunque soffrire che non aver amato. Che la persona sia costituita nella relazione e che ciò implichi il mutuo riconoscimento è un dato di osservazione che di per sé non costituisce problema. I problemi sorgono non appena si consideri che il rapporto tra due (o più) soggetti può essere di reciproca disponibilità, cioè di reciproco riconoscimento della singolarità personale, oppure di reciproca sfida (o minaccia). L’originalità del contributo di Bruni è quella di trasferire la dualità sofferenza-benedizione all’ambito propriamente economico. Mentre occorre riconoscere i meriti del modello mercantile dello scambio, è del pari necessario ammetterne il limite maggiore che è quello di non riconoscere cittadinanza al principio di fraternità. La sfida che il pensiero cattolico deve oggi raccogliere è quella di mostrare che categorie come quella di gratuità e di dono possono trovare spazio entro la sfera del mercato, dando vita ad opere che, al modo di minoranza profetica, vadano a contaminare la logica del profitto. Ogni sguardo prospettico ha le sue radici. Bisogna pur sempre partire da un luogo per esplorare quanto si offre allo sguardo. Nessuno abita in nessun luogo. Il carisma dell’unità del movimento dei focolari e l’esperienza aurorale dell’economia di comunione sono, per Bruni, questo luogo.
Gen 29, 2008 | Cultura
Il microcredito e l’economia di comunione: in seguito al Premio Nobel per la pace conferito a Muhammad Yunus nel 2006, New Humanity del Movimento dei Focolari e l’Ong Fidesco, si associano per approfondire queste due esperienze complementari, portatrici di nuovi valori in campo economico. E’ questo l’obiettivo del convegno internazionale “Dal microcredito all’economia di comunione – Valori per l’economia”, organizzato con il sostegno del programma di Gestione delle Trasformazioni Sociali dell’Unesco che si svolgerà a Parigi, sede di questa sezione dell’ONU per la Cultura, il 2 febbraio prossimo. Queste pratiche innovative saranno illustrate attraverso esperienze vissute con i più poveri del pianeta. Dal Bangladesh l’esperienza di Emmanuel Faber, Direttore generale delegato del Gruppo Danone, e delle imprese sociali lanciate con Muhammad Yunus per la “Graamen Danone Food”; dalle Filippine, Francis e Tereza Ganzon, dirigenti della banca rurale “Banko Kabayan”, che pratica il microcredito ed aderisce al progetto dell’economia di comunione. Da una “cultura dell’avere” ad una “cultura del dare” – Alcuni imprenditori, che vivono l’economia di comunione donando una parte dei loro utili , testimonieranno, insieme ai beneficiari dell’aiuto, che è possibile passare da una cultura dell’avere ad una cultura del dare. Fidesco-Imprese Solidali offrirà un esempio del ruolo che può giocare una Ong di cooperazione internazionale per aiutare le imprese a costruire legami di solidarietà con i più svantaggiati. Utopia? Molti lo hanno pensato quando Muhammad Yunus, nel 1976, lanciò il microcredito, o quando Chiara Lubich, nel 1991, aveva dato il via all’economia di comunione. Ma se il microcredito ha cambiato la vita di milioni di individui, è perché poggia sui valori della fiducia, della solidarietà e della fraternità. E se l’economia di comunione, fondata su questi stessi valori, aziona un meccanismo di “reciprocità” che coinvolge oggi 754 aziende nel mondo, è perché mette in opera un progetto di società che impegna le imprese, così come le persone meno abbienti, in uno spirito di fraternità universale in cui ciascuno dona e riceve. Nel corso della giornata alcuni esperti in economia e sociologia analizzeranno la solidità di queste esperienze: Luigino Bruni, coordinatore internazionale dell’Economia di Comunione, docente presso l’Università di Milano-Bicocca; Pierre-Yves Gomez, professore di strategia alla EM Lyon business school (Ecole de Management), direttore dell’Istituto francese di Governo delle imprese; Vera Araujo, sociologa brasiliana, docente presso l’Università Sophia, Firenze. Il convegno vedrà la partecipazione di molte associazioni come Fondacio, Istituto Terre du Ciel, Istituto Gandhi, Federazione internazionale delle Università cattoliche, Società cooperativa delle finanze solidali.
Gen 27, 2008 | Cultura, Sociale
Città Nuova Editrice insieme al Movimento dei Focolari di Roma presenta il volume “Erano i tempi di guerra…” agli albori dell’ideale dell’unità, una nuova pubblicazione di Chiara Lubich e Igino Giordani Intervengono il Prof. Piero Coda, Presidente dell’Associazione Teologica Italiana; Graziella De Luca, Movimento dei Focolari; il Sen. Alberto Monticone, Docente di Storia Moderna; Michel Vandeleene, Curatore del volume Nel libro, pubblicato dall’editrice Città Nuova, Chiara Lubich comunica con straordinaria limpidezza l’essenza del carisma del Movimento dei Focolari e lo fa con uno scritto del 1950, conosciuto sotto il nome di «trattatello innocuo»: un vero manifesto dell’ideale dell’unità, tipico dei Focolari. Al suo racconto fa seguito la viva narrazione di Igino Giordani, che ripercorre le tappe salienti della storia del nascente Movimento, costellata di ‘fioretti’. La presentazione del volume è firmata dal card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano. Ne riportiamo alcuni stralci: Quando un’esperienza autenticamente evangelica muove i suoi primi passi, è in un certo senso lo Spirito Santo stesso che nuovamente prende la parola. Di questa acuta osservazione, che fece l’allora cardinale Joseph Ratzinger in apertura del Convegno mondiale dei movimenti e delle nuove comunità ecclesiali del 1998, il Movimento dei Focolari è una chiara testimonianza. Le pagine di questo libro ci riportano, come a ritroso, ai suoi albori, per farci gustare le primizie di un nuovo carisma dello Spirito. (…) Chiara Lubich è fra le personalità più stimate e ascoltate del nostro tempo, eppure, lei stessa racconta con disarmante semplicità che né lei né le sue prime compagne avevano in mente di fondare una comunità e meno ancora un movimento. Si sente nelle pagine da lei scritte l’afflato dello Spirito, la freschezza del Vangelo che sgorgava limpido in mezzo a questo gruppo di ragazze decise a viverlo. (…) Alla testimonianza di Chiara Lubich sui primi tempi del suo movimento segue la narrazione di Igino Giordani, che la conobbe nel 1948. Prima ancora di incontrarla, egli era già un laico cattolico molto stimato, impegnato in politica, e uno scrittore rinomato nella Chiesa italiana. Era il tempo in cui l’umanità cercava faticosamente di risollevarsi dalle macerie della Seconda Guerra mondiale e alcuni parlavano addirittura di “inverno” nella Chiesa; situazioni queste che di certo non lasciavano indifferente un laico impegnato come Igino Giordani. (…) Nelle pagine di questo libro, il racconto del suo incontro con il carisma dell’unità di Chiara Lubich è ricco di particolari interessanti e avvincenti.
Gen 25, 2008 | Chiara Lubich, Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Dare una risposta alla domanda di “sapienza”, che emerge dal mondo accademico e tra la gente, in una società che sta toccando i limiti di una cultura dominata da scienza e tecnologia. E’ questo l’obiettivo che ispira la collaborazione che si prospetta tra la Liverpool Hope University e il Movimento dei Focolari, in particolare con il nascente Istituto Universitario Sophia che inizierà la sua attività a Loppiano, nei pressi di Firenze, nell’autunno prossimo. Ne parla il prof. Gerald John Pillay, rettore anglicano dell’Università inglese, l’unica in Europa a fondazione ecumenica, in un’intervista rilasciata alla rivista New City. E’ una risposta immediata ad una proposta lanciata da Chiara Lubich nel messaggio rivolto all’Università in occasione del conferimento della Laurea h.c. in Teologia (Divinity).
L’Ateneo inglese aveva voluto riconoscere il contributo dato da Chiara Lubich “alla vita della Chiesa, alla pace e all’armonia nella società, all’unificazione dei cristiani delle diverse denominazioni e al dialogo e alla comprensione tra le religioni”. Questa onorificenza è stata l’occasione per approfondire la conoscenza reciproca tra l’università inglese e il Movimento dei Focolari. Chiara Lubich, nel messaggio di cui è stata data lettura il 23 gennaio, nel corso di una cerimonia pubblica a Liverpool, si è detta “profondamente colpita” per la comunanza di ideali improntati all’unità, ed aveva auspicato l’avvio di una collaborazione, in cui intravedeva una speranza per il futuro. La Hope University – che conta oltre 7000 studenti da vari Paesi – vuol essere, infatti, “una comunità accademica” ispirata ai valori cristiani, “un segno di speranza” aperto alle altre fedi e credenze, impegnato a promuovere armonia religiosa e sociale, nella “vita educativa, religiosa, culturale ed economica”. La collaborazione prospettata dal prof. Pillay – che all’inizio di gennaio aveva voluto recarsi, con una delegazione dell’Università, a Rocca di Papa (Roma), per consegnare personalmente a Chiara la laurea h.c. – è un progetto ancora in fase di definizione. Da quell’incontro nascono le prime idee, come il rettore afferma nell’intervista rilasciata poi alla rivista New City: “Già negli scritti di Chiara, che avevo approfondito in occasione di questo riconoscimento, ho trovato il senso dell’unità e la centralità della fede in modo molto stimolante e interiore. Quando ci siamo incontrati a Roma, sono rimasto molto colpito dalla grande sinergia tra la visione del Focolare e la fondazione Hope. Vorremmo precisare dei percorsi di collaborazione sia tra i docenti che per gli studenti, in modo che possano attingere facilmente ai programmi di Hope e a quelli di Sophia. Qui c’è una possibilità davvero affascinante”. Intanto rappresentanti della Hope University saranno presenti all’inaugurazione dell’Istituto Universitario Sophia, occasione per mettere a punto questo progetto. Già un docente di economia del Movimento dei Focolari è stato invitato ad intervenire, nel giugno prossimo, all’evento Great Hope, una settimana di iniziative per giovani futuri leader di vari Paesi del mondo, promosso dall’Università inglese in questo anno in cui Liverpool è capitale europea della cultura. Che cos’è la Liverpool Hope University – E’ un’istituzione accademica che offre un ampio spettro di discipline. Accoglie 7000 studenti, provenienti dalla Gran Bretagna e da altri paesi. E’ una delle università più recenti, ma ha alle spalle una tradizione di alta formazione culturale di oltre 150 anni. L’università nasce nel 2005, dalla fusione di due antichi college, uno anglicano e uno cattolico, a cui in seguito se n’è unito un terzo, cattolico, dando vita nel 1980 ad una federazione ecumenica. Su questa base si svilupperà la Liverpool Hope University, incoraggiata dai vescovi di Liverpool, Derek Worlock (cattolico) e David Sheppard (anglicano), entrambi attivamente impegnati nel dialogo ecumenico: loro motto era “meglio insieme”. Ambedue vedevano in questa nuova iniziativa culturale “un segno di speranza”. (altro…)
Gen 24, 2008 | Ecumenismo
«Molte voci in questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, così ricca di iniziative in tutto il mondo, hanno evidenziato quanto l’ecumenismo spirituale sia sempre più l’anima del cammino verso la piena unità visibile dei cristiani e susciti nuova speranza per il futuro. Dalla “vita nuova in Cristo e nello Spirito Santo, proviene la capacità di superare ogni egoismo, di vivere insieme in pace e in unione fraterna e portare ognuno i pesi e le sofferenze degli altri”. Lo ha ripetuto il Papa in questi giorni, definendo “provvidenziale” l’iniziativa dell’Ottavario di preghiera, nata cento anni fa per opera di padre Paul Wattson. Era questo uno dei primi segni del risveglio che lo Spirito Santo suscitava, chiamando i cristiani al rinnovamento, alla riconciliazione e alla comunione dopo secoli di lotte, incomprensioni e pregiudizi. La memoria della conversione di san Paolo che si celebra a conclusione della Settimana di preghiera, ci richiama proprio a questa testimonianza evangelica. Molte sono le vie percorse dallo Spirito per richiamare con forza la cristianità a questa conversione. In tutti i tempi, infatti, sa “far cavare” dal Vangelo quel che serve all’umanità di quell’epoca e che di secolo in secolo appare talmente nuovo e rivoluzionario da sembrare prima quasi ignorato. È per me una meraviglia sempre nuova costatare la varietà dei doni, ancora sconosciuti ai più, che lo Spirito Santo ha riversato nel nostro tempo nelle diverse Chiese cristiane, facendo scoprire le molteplici ricchezze contenute nel Vangelo di Cristo e nella redenzione da Lui operata. Lo sperimentiamo reciprocamente, man mano che si approfondisce il cammino di comunione avviato da quasi un decennio tra movimenti, gruppi e comunità non solo cattolici, ma anche evangelico-luterani, ortodossi, anglicani e anche delle Chiese libere. Comunione che diventa possibile per la comune esperienza dell’incontro con Gesù, per il capovolgimento di vita che provoca. È un’esperienza del dialogo della vita, quella nuova via auspicata da vari ecumenisti in questo momento in cui si parla di una riconfigurazione del movimento ecumenico e che può costituire un humus su cui possono svilupparsi le varie espressioni del dialogo. È stata proprio l’esperienza del Vangelo vissuto narrata ad alcuni pastori e religiose in Germania più di 40 anni or sono, che ci ha aperto il dialogo della vita con il mondo evangelico-luterano e poi con le diverse Chiese cristiane. Ero rimasta colpita dalla sorpresa di quel piccolo gruppo che mi aveva ascoltato: “Come? Anche i cattolici vivono il Vangelo?”. In verità agli inizi non pensavo affatto all’ecumenismo. Per diversi anni ho creduto che il carisma dell’unità fosse unicamente per contribuire a ravvivare il mondo cattolico. I piani di Dio, infatti, mi erano del tutto sconosciuti. Negli anni ’40, era stata per me folgorante la scoperta di un Dio che mi amava immensamente. Era stata più forte dei bombardamenti che colpivano Trento. E tale che ha cambiato radicalmente la mia vita. Ero alla ricerca della verità: m’è nata la certezza che Gesù sarebbe stato il mio maestro. Un’unica cosa volevo: amare Dio come voleva essere amato. Insieme alle mie prime compagne correvo nei rifugi antiaerei anche undici volte al giorno. Portavo solo il Vangelo. Quanto mi sono apparsi annacquati in quel tempo i libri spirituali che avevo letto e meditato! Ogni parola di Gesù, invece, era un fascio di luce incandescente: tutto divino! Vivendole tutto cambia: il rapporto con Dio e con i fratelli. Dal Vangelo apprendo la difficile arte d’amare che esige di immedesimarmi con gli altri, sentendomi peccato col fratello peccatore, errore col fratello errante, fame col fratello affamato. “Entrare” nel fratello, suscita la sua rinascita: rivede la luce perché sente l’amore e nella luce la speranza che allontana la disperazione. Ho l’impressione che si scarceri la redenzione, agendo Gesù – mistica vite – attraverso i suoi tralci uniti a lui. “Che tutti siano uno… come Io e Te”. Queste parole lette a lume di candela in un rifugio, mi sono rimaste impresse a caratteri di fuoco. Avevo una certezza: per quella pagina eravamo nate! Avevo intuito che vi era racchiuso un disegno che avrebbe illuminato cultura e politica, economia, arte e scienze. Un disegno di unità che abbracciava il mondo, tanto che sullo stipite delle porte del nostro piccolo appartamento a Trento, avevamo scritto i nomi dei cinque continenti. Prima di spalancarmi gli orizzonti dei grandi dialoghi aperti poi dal Concilio, lo Spirito mi sottolineava con forza che prima di tutto eravamo chiamate noi a mantener sempre viva l’unità, a tutti i costi, giorno per giorno. Come scrivevo negli anni ’40: “Tutti saranno uno, se noi saremo uno”. Diventa nostro motto: “Far dell’unità tra noi il trampolino per correre dove non c’è l’unità e farla”. L’unità diventa la nostra passione. Tra le molte parole che Gesù aveva detto, scopro che c’è un comando che chiama “mio” e “nuovo”: “Che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati”. Da allora non facciamo un passo se non siamo unite dalla mutua carità: Ante omnia… (cfr 1 Pietro, 4, 8). Non è sentimentalismo. È costante sacrificio di tutto il proprio io per vivere la vita del fratello. È la perfetta rinuncia di sé, il portar l’uno i pesi dell’altro. È un partecipare di tutto ciò che possiedo, beni materiali e spirituali, al fratello. La vita ha un balzo di qualità. Sperimentiamo una gioia, una pace nuova, una pienezza di vita, una luce inconfondibile. È Gesù che realizza fra noi quella sua promessa: “Dove due o più sono riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro”. “Dove due o più”: quante volte l’ho sperimentato in seguito anche con fratelli ortodossi, luterani e anglicani. È Lui che lega noi, membra sparse, in unità col Padre, e in unità fra noi, quell’unità sinora possibile. Ma questa via dell’unità ha un segreto: è racchiuso in quel “come” Gesù ha amato noi: dando tutto di sé sulla croce sino a lanciare al cielo quel misterioso grido “Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato?”. È il dramma di un Dio abbandonato da Dio. Il sentimento della presenza del Padre non doveva farsi più sentire. L’amore era annientato, la luce spenta, la sapienza taceva. Eravamo staccati dal Padre, bisognava che il Figlio provasse la disunità dal Padre per riunirci tutti a Lui, per far di noi Lui: figli di Dio, pieni di luce, del suo amore, della sua potenza, ricolmi di dignità altissima. La sua è una nuova chiamata forte e decisiva. Mi affascinava. Lo vedo dovunque. Ogni divisione, trauma, ogni dolore fisico, morale, spirituale è come un’ombra del suo grande dolore da amare, volere per dare con la morte di me, la vita a molti. Sgorga una preghiera: “T’ho trovato. Ti cerco e spesso ti trovo, ma dove sempre ti trovo è nel dolore. In un qualsiasi dolore sei Tu che mi vieni a visitare. Ed io ti rispondo: Eccomi”. E in questo incontro, per un’alchimia divina il dolore si tramuta in amore, e tante volte, la divisione in unità, che si ricompone. Se non avessi amato Lui nelle prove della vita questa via dell’unità non ci sarebbe. Gesù abbandonato ha vinto tutte le battaglie. È Lui la risposta alla preghiera che gli avevo rivolto insieme alle mie prime compagne, quando affascinate dal suo testamento, gli avevamo chiesto di insegnarci lui come realizzare l’unità». Chiara Lubich (©L’Osservatore Romano – 25 gennaio 2008)
Gen 20, 2008 | Chiara Lubich, Cultura
Chiara Lubich, fondatrice e presidente del Movimento dei Focolari, è stata insignita della laurea h.c. in Teologia dalla Liverpool Hope University, l’unica Università a fondazione ecumenica d’Europa. Come recita la motivazione del dottorato, nell’opera di Chiara Lubich e nel Movimento da lei fondato viene riconosciuto un importante contributo:
alla vita della Chiesa
alla pace e all’armonia nella società
alla riunificazione dei cristiani delle varie denominazioni
alla promozione del dialogo e della comprensione tra le diverse religioni. Per consegnare personalmente l’onorificenza a Chiara Lubich nella sua dimora a Rocca di Papa (Roma), il 5 gennaio scorso è giunta una delegazione della Liverpool Hope University, capeggiata dal rettore e vice cancelliere prof. Gerald John Pillay, precorrendo l’evento accademico ufficiale, che avrà luogo a Liverpool il 23 gennaio prossimo. Durante la cerimonia, sarà data lettura del messaggio inviato dalla neo-laureata. Già si prospettano “futuri passi” in vista di “una collaborazione in un reciproco arricchimento” tra la Liverpool Hope University e il Movimento dei Focolari, in particolare con la nascente università dei Focolari, come ha preannunciato il rettore in un’intervista rilasciata alla rivista Città Nuova.
Gen 18, 2008 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
L’Istituto Universitario “Sophia”, nato da un’intuizione di Chiara Lubich, fondatrice e presidente del Movimento dei Focolari (Opera di Maria), e promosso da lei e da un gruppo internazionale di docenti, è stato ufficialmente eretto dalla Santa Sede con decreto del 7 dicembre 2007.
Sede – L’Istituto avrà sede a Loppiano – cittadella del Movimento, nei pressi di Incisa in Valdarno (Firenze). A partire dall’anno 2008/2009 offrirà una Laurea magistrale (Master’s) in “Fondamenti e prospettive di una cultura dell’unità”, della durata di due anni. In questa fase iniziale sono previsti 50 studenti circa ogni anno. Verrà avviato in seguito il corrispondente dottorato. Che cosa offre – Nel primo anno del Master’s verranno offerti corsi comuni in quattro aree fondamentali: teologia, filosofia, scienze del vivere sociale e razionalità logico-scientifica. Nel secondo anno lo studente potrà scegliere fra insegnamenti specifici nell’indirizzo filosofico-teologico e in quello politico-economico.
Caratteristiche – Si tratta di un laboratorio accademico di formazione, studio e ricerca a forte impianto relazionale alla luce del Vangelo, un’innovativa occasione di crescita umana e culturale, che coniuga studio ed esperienza all’interno di una comunità di vita e pensiero, nella quale la relazione tra le persone è alla base della relazione tra le discipline. Lo studio, la ricerca e le lezioni puntano a instaurare un dialogo costante tra i docenti, e tra gli studenti e i docenti. Ne derivano l’insegnamento a più voci da parte dei docenti e il personale e attivo contributo degli studenti alla comune ricerca. Le lezioni teoriche saranno integrate con esercitazioni, visite guidate, incontri con testimoni privilegiati, periodi di tirocinio o stages in vari ambiti, in particolare nei luoghi di impegno professionale, culturale e sociale che sono espressione di una “cultura dell’unità”, quali, ad esempio, le aziende dell’“Economia di Comunione”. Sono previsti anche incontri con realtà civili ed ecclesiali, con comunità delle diverse tradizioni cristiane, con esponenti delle varie religioni e con rappresentanti delle multiformi espressioni della cultura contemporanea. Obiettivo – Il corso di studi intende conferire una solida competenza culturale, a carattere umanistico e antropologico, valorizzando le conoscenze universitarie precedentemente acquisite nelle diverse discipline e promuovendo la loro integrazione con nuove e specifiche competenze di carattere interdisciplinare, interculturale, relazionale. L’obiettivo dell’Istituto è formare leaders e accademici preparati ad affrontare la complessità del mondo odierno, con un bagaglio di capacità intellettuali e competenze interdisciplinari, interculturali, e relazionali. Corpo docente – Preside dell’Istituto è Piero Coda, attualmente professore ordinario di Teologia sistematica presso la Pontificia Università Lateranense di Roma e presidente dell’Associazione Teologica Italiana; tra i professori residenti che svolgeranno attività di insegnamento e di ricerca nelle discipline fondamentali: Antonio Maria Baggio, Professore associato di Etica sociale presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma; Luigino Bruni, Professore associato di Economia Politica all’Università di Milano-Bicocca; Judith Povilus, già Docente di Matematica nella De Paul University di Chicago e coordinatrice del gruppo internazionale di ricerca Mathzero nel campo della logica formale; Sergio Rondinara, Docente di Filosofia della scienza all’Università Pontificia Salesiana di Roma e di Etica ambientale alla Pontificia Università Gregoriana; Gerard Rossé, Professore di Esegesi del Nuovo Testamento presso l’Istituto Mystici Corporis di Loppiano e all’Ecole de la foi di Friburgo (CH). Decreto pontificio – Il decreto di erezione è firmato dal Card. Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica che, nella lettera a Chiara Lubich che lo accompagna, sottolinea la novità dell’Istituto “che sgorga dalle radici della spiritualità dell’unità e dalle ricche esperienze del Movimento” ed estende i suoi auguri per “questo importante progetto, ben radicato nella tradizione accademica ma nel contempo coraggioso e prospettico”. Anche il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone si è pronunciato su questo nuovo Istituto accademico, in occasione di un incontro con i sacerdoti diocesani focolarini (Centro Mariapoli di Castelgandolfo, 15.1.2008), definendolo “un dono per la Chiesa e per la società del nostro tempo”. Ne ha evidenziato gli “obiettivi di comunione”, in particolare il carattere marcatamente interdisciplinare, il riflesso sulla “formazione dei leaders”, e le prospettive di incidenza nei più diversi campi: “politico economico, scientifico e filosofico”. (altro…)
Gen 17, 2008 | Chiesa
Domenica prossima 20 gennaio, il Movimento dei Focolari sarà presente in Piazza San Pietro per la recita della preghiera dell’Angelus insieme con il Santo Padre, anche in risposta all’invito del Cardinale vicario Camillo Ruini. Dopo l’increscioso episodio che ha impedito a Benedetto XVI la visita all’Università “La Sapienza”, i Focolari desiderano esprimere ancora tutta la loro vicinanza, l’affetto e la gratitudine verso la Sua Persona e il Suo Magistero. Ritrovarsi insieme con Benedetto XVI sarà motivo di viva gioia e di profonda serenità per contribuire a stemperare il clima d’intolleranza e trarre dalla triste vicenda motivi per un rinnovato impegno al dialogo tra tutte le componenti del nostro Paese.
Gen 15, 2008 | Chiesa, Focolari nel Mondo
Un dialogo intenso, spontaneo, profondo ha segnato l’incontro del card. Tarcisio Bertone, con gli oltre 600 sacerdoti diocesani focolarini, provenienti da 54 Paesi, al Centro Mariapoli di Castelgandolfo. Era la prima volta che, da Segretario di Stato, il cardinale faceva visita al Movimento dei Focolari, in questo centro internazionale. Era stato invitato per un dialogo con sacerdoti, riuniti per il loro incontro annuale.
Il cardinale ha ascoltato le testimonianze di alcuni “focolari sacerdotali” sugli effetti che il “carisma dell’unità” vissuto provoca in vari contesti ecclesiali e socio-culturali: dall’Irlanda, dove, in un panorama di crescente secolarizzazione, si inserisce un rinnovato rapporto col vescovo e con gli altri sacerdoti, un forte impegno nelle università, nel campo ecumenico ed interreligioso, un’efficace presenza nel mondo dei media; dalla Svizzera: con la nascita di vocazioni suscitate dalla testimonianza dell’unità, la vita in comune fra sacerdoti diventa punto di riferimento per altri presbiteri e antidoto alle crisi della vocazione; cresce la frequenza domenicale; dall’Italia (Ascoli Piceno), dove la collaborazione fra sacerdoti e laici animati dalla spiritualità di comunione infonde nuova vita nella città come è successo lo scorso ottobre quando, in occasione di un evento promosso dai giovani dei focolari, si è riusciti a coinvolgere le istituzioni civili e la cittadinanza. Sei le domande rivolte al Segretario di Stato, da sacerdoti di varie parti del mondo: dall’attuazione del magistero di Benedetto XVI, alle attuali sfide della Chiesa nel mondo, dalle lacune delle comunità ecclesiali, alle priorità nelle scelte pastorali. E poi il ruolo dei Movimenti ecclesiali, l’attuazione della “Chiesa-Comunione”, la formazione nei seminari, l’aiuto ai sacerdoti in difficoltà. E ancora, il rapporto personale, quotidiano, del cardinale con il Papa.
“L’irrilevanza della fede”, “L’isolamento e la solitudine”. Queste, le due maggiori sfide che stanno di fronte ai cristiani oggi. Il cardinale ha richiamato una riflessione dell’allora card. Ratzinger, pubblicata in un libro recente, dove afferma che “l’estrema prova della solitudine incomunicabile è l’inferno”. “E questo dice che la solitudine, noi la iniziamo da qui e quindi l’inferno lo iniziamo da qui”. Ha fatto due citazioni. Sartre: “Gli altri per me sono l’inferno”. Gabriel Marcel: “Gli altri per me sono il cielo”. “Allora – ha aggiunto – il cielo, il paradiso lo incominciamo qui con la spiritualità di comunione, con il carisma di comunione. Il contrario della solitudine”. In risposta al relativismo: “Non bisogna stancarsi di cercare la verità e i testimoni della verità”. Una domanda personale: “Lei è un illustre figlio di San Giovanni Bosco. In che modo questa “filiazione carismatica” la aiuta nel suo ministero attuale?”. “Il carisma salesiano mi ha aiutato sempre nella mia vita, sin da ragazzo” – ha risposto. “Poi sono entrato nella congregazione, ho assimilato un po’ questo spirito di famiglia, la capacità di ascolto e di accoglienza, e di confidenza…”.
Sui Movimenti ecclesiali: “I Movimenti hanno piena cittadinanza nella Chiesa. La loro presenza, viva, efficace, trasformante, suscita attenzione anche nei non cristiani”. Rivolgendo lo sguardo ai carismi antichi e nuovi: “Il Signore continua a essere creativo, la creazione è in atto nell’universo, nel cosmo… è in atto soprattutto attraverso l’azione dello Spirito”. E ha invitato a “potenziare lo spirito e la prassi di comunione tra nuovi carismi e istituti storici”. Un “calorosissimo saluto” a Chiara Lubich è stato rivolto dal card. Bertone, dopo aver riconosciuto il fondamentale ruolo dei fondatori nella vita della Chiesa. (altro…)
Gen 15, 2008 | Chiesa
In riferimento alla mancata partecipazione del Papa all’inaugurazione dell’anno accademico presso l’Università La Sapienza di Roma, il Movimento dei Focolari manifesta solidarietà a Papa Benedetto XVI, al quale una minoranza del mondo accademico e studentesco ha impedito di esprimere il proprio pensiero.
È soprattutto un senso di tristezza quello che rimane dopo quanto accaduto, di fronte a taluni esponenti del mondo accademico che, in nome di una malintesa laicità, si offrono in questa occasione come esempio di intolleranza, più che come laboratorio aperto ad un fecondo confronto di idee.
Noi, come tanti altri con noi, ci rammarichiamo anche perché il Pontefice è un professore universitario, oltre che una figura spirituale, morale e culturale di autorevolezza unica nel mondo.
Il Movimento dei Focolari conferma il suo rinnovato impegno, con il Papa, perché, nonostante le incomprensioni di alcuni, il mondo cattolico continui ad offrirsi alla società italiana, in particolare alla sua componente scientifica ed accademica, in un dialogo rispettoso e fecondo che operi concretamente, tutte insieme le forze positive e vitali, per il bene del nostro Paese.
Gen 11, 2008 | Nuove Generazioni
Il programma è impegnativo: la “conquista” della città. Da qualche anno a questa parte i Ragazzi per l’unità, hanno deciso di rimboccarsi le maniche nelle proprie città dove, si sa, si gioca la sfida della convivenza umana. Il motto è fatto di due parole in una: “ColoriAmo”. Il campo d’azione ha una
preferenza: gli angoli più grigi di città e paesi. L’obiettivo: colorarli con la fantasia dell’amore, nei cinque continenti, con un metodo che ben si esprime in quel think globally, act locally che li fa, appunto, pensare globalmente e agire localmente, come richiede oggi la società. A Milano i ragazzi prendono di mira un campo Rom. In Rwanda gli obiettivi sono un istituto di orfani, un reparto pediatrico di un ospedale, i malati di Aids. In California, in una scuola dove c’è aria di razzismo, fondano un Club per diffondere la cultura del rispetto della diversità. In India, insieme, ragazzi cristiani e indù vanno in aiuto a coetanei disabili. Ma apriamo lo zoom su ciò che è successo ad un gruppo di ragazzi africani che avevano deciso di far visita alle detenute del carcere di Iringa, in Tanzania:
«La prima difficoltà era quella di convincere la vigilanza a farci entrare. La seconda era di riuscire a portare quei regali che avevamo messo in comune: frutta, sale, sapone… ma anche la ‘Parola di vita’, le nostre esperienze e canti. Abbiamo camminato tre chilometri prima di arrivare davanti ai militari di guardia all’ingresso. Erano armati e sul loro volto neanche l’ombra di un sorriso! Ricordandoci che anche in loro dovevamo riconoscere il volto di Gesù li abbiamo salutati, sorridendo noi per primi. “Non potete entrare tutti! E quelli che tra voi sceglieremo, comunque non potranno cantare là dentro”. In cambio, però, ci hanno permesso di portare i nostri regali.
Con le recluse abbiamo letto la Parola di vita e testimoniato come essa cambi la nostra esistenza. Mentre parlavamo dell’amore di Dio che è per tutti e che anche noi possiamo ricambiare, le guardie erano in silenzio ad ascoltarci. Alla fine la gioia delle prigioniere è scoppiata in canti e danze: era il loro modo per ringraziarci. Il personale della sorveglianza, senza parole, si chiedeva: “Ma chi sono questi ragazzi?”. Siamo tornati a casa felici con nuove forze per continuare a colorare la città». … Leggi il testo integrale
Da Città Nuova n. 1- 2008 (altro…)
Gen 6, 2008 | Famiglie
Quando Dio ha creato il genere umano ha plasmato una famiglia. Quando lo Scrittore sacro voleva manifestare l’ardore e la fedeltà dell’amore di Dio verso il popolo eletto, si è servito di simboli o analogie familiari. Quando Gesù si è incarnato, si è circondato di una famiglia e quando a Cana ha iniziato la sua missione, stava festeggiando una nuova famiglia. Semplici constatazioni, che rivelano però quanto sia preziosa ed importante la famiglia nel pensiero di Dio. Egli non solo le ha dato grande dignità, ma l’ha voluta “a Sua Immagine”, intrecciandola col mistero della Sua stessa vita, che è Unità e Trinità d’Amore. Un grande disegno dunque sorregge la famiglia e la pone sulle orme della Santa Famiglia di Nazaret. Luogo di un amore che va e che torna, di comunione, di fecondità e tenerezza, la famiglia è segno, simbolo, tipo di ogni altra forma di umanità associata. Non è retorico affermare che la famiglia è il primo bene sociale. Nella quotidiana gratuità che dà senso e valore alle sue funzioni di generazione ed educazione, la famiglia immette nel tessuto sociale quel bene insostituibile che è il capitale umano, ponendosi così come efficace risorsa dell’umanità. Ma non solo. Essa sa aprire casa e cuore ai drammi che attraversano la società e sa portare il calore familiare laddove strutture e istituzioni, pur con tutta la buona volontà, non possono arrivare. Ma se grande è il disegno, altrettanto grande deve essere l’impegno per la sua attuazione. Oggi più che mai vediamo la famiglia manifestare al mondo la propria fragilità. Vediamo sposi che, di fronte alle prime difficoltà della vita a due, smettono di credere nel loro amore. Vediamo figli che, privati dalla vicinanza di genitori uniti, trovano difficoltà a spiccare il volo verso un futuro impegnato. Vediamo anziani che, allontanati dal nucleo famigliare, si ritrovano senza cittadinanza né identità. Oggi più che mai la famiglia va amata, protetta, sostenuta. Occorre non smettere mai di attingere al suo disegno originario, che la vede unita in un ‘per sempre’ che la consolida e la realizza. Occorre riempire di significato il vissuto famigliare con una spiritualità di comunione, congeniale alla famiglia, piccola comunità d’amore. Occorrono correnti di opinione fondate sui valori e adeguate politiche familiari. E’ questo l’augurio che metto nelle mani di Maria Santissima, sede della sapienza e madre di casa, per il bene della famiglia oggi e per la realizzazione dell’intera famiglia umana. (altro…)
Gen 6, 2008 | Chiesa, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Le aspettative ed attese degli ultimi giorni sono state ampiamente superate. Tutta la celebrazione si è svolta in un clima di profonda comunione e gioia. Ogni intervento metteva in rilievo la difficile realtà nella quale la famiglia vive oggi e, allo stesso tempo, testimoniava la speranza, la forza, che ha la vita della ‘famiglia cristiana’, per la Chiesa e come fondamento della società”. Così ci scrivono da Madrid membri del movimento dei Focolari che hanno partecipato attivamente alla preparazione di questo evento insieme a Neocatecumenali, Sant’Egidio, Carismatici, Comunione e Liberazione, ed altri Movimenti, in comunione con le diocesi spagnole. Un evento che ha superato ogni aspettativa anche per la partecipazione che ha raggiunto un milione e mezzo di persone. Gli interventi di 5 fondatori e presidenti di queste realtà ecclesiali, il messaggio di Chiara Lubich, le testimonianze delle famiglie hanno esaltato la bellezza della famiglia unita, in cui ogni generazione porta il proprio contributo specifico e indispensabile: dai bambini – numerosissimi – ai giovani, agli adulti di tutte le vocazioni, ai nonni, che mostravano il valore della fedeltà. Toccante il momento del collegamento in diretta con il Papa durante l’Angelus in Piazza s. Pietro: un nuovo forte incoraggiamento “affinché, le famiglie, ispirandosi all’amore di Cristo per gli uomini, rendano testimonianza dinanzi al mondo della bellezza dell’amore umano, del matrimonio e della famiglia”. (altro…)
Gen 3, 2008 | Focolari nel Mondo
Un’ordinaria giornata straordinaria
Una mattina mi alzo e mi preparo per andare a Messa. In famiglia però mi viene chiesto di portare la macchina dal meccanico e di farlo subito per essere lì all’apertura e fare in modo che sbrighino il lavoro in giornata. Subito penso: non è giusto che debba andare proprio io che uso la macchina meno degli altri, ho un programma molto più bello e più importante che andare dal meccanico… Vado: so che è Gesù che me lo chiede! Sono immersa nel traffico della mia grande città e subito perdo la pazienza…ma torna il sorriso: è Gesù che posso amare negli altri automobilisti! Arrivo dal meccanico e mi dice che non può svolgere il lavoro, ma devo andare da un suo collega di cui mi dà l’indirizzo; dall’altra parte della città. Non ci voleva proprio, ma anche nell’”imprevisto”: grazie Gesù, sei Tu che mi vieni incontro ed è Te Solo che voglio amare! Raggiunta la nuova méta e lasciata la macchina, mi dirigo a casa. Ora posso fare le “mie” cose, ma incontro un ex compagno di università, che ha bisogno di parlare…: che occasione unica per poter ascoltare e consolare Gesù in questo volto di “solitudine”! Non ricordo più esattamente come è continuata quella giornata, ho solo impressa nell’anima la pienezza, la gioia, la dolcezza in cui mi sono sentita avvolta quella sera, frutto della Sua compagnia in ogni attimo e in ogni circostanza della giornata. La tensione a rendere “vita” la Parola del mese, rinnovata in ogni attimo presente e dopo ogni caduta o rallentamento, mi ha fatto sperimentare in modo tutto nuovo quanto è vero che vivere il Vangelo ordinariamente fa di ogni giornata “ordinaria” qualcosa di straordinario!!! (I. R. – Italia)
Come i vasi comunicanti…
Quest’ultimo periodo con mia sorella non è stato tanto facile. Facevo fatica ad avvicinarmi a lei. Da due anni si e allontanata da Dio ed è in una permanente ricerca. Negli ultimi giorni aveva litigato col fidanzato e a questo si aggiungevano anche difficoltà nel lavoro. Era molto triste e non sapevo come aiutarla. Una sera, mentre meditavo nella mia stanza, lei si è avvicinata e mi ha chiesto cosa stessi facendo. Le ho risposto che pregavo e l’ho invitata a pregare per la sua situazione, ma mi aspettavo un no da parte sua. Con sorpresa la sua risposta è stata affermativa. E’ stato bellissimo, perché è stata lei stessa a pregare, specialmente per la sua situazione di lavoro e per il rapporto con il fidanzato. Il mattino seguente, prima di uscire, alle 7.00, mi ha chiesto se potevamo pregare giacché doveva affrontare quella difficoltà al lavoro. La sera quando è tornata era molto felice e mi ha raccontato che le cose nel suo lavoro erano andate meglio, con il fidanzato si erano riavvicinati. Il giorno seguente è voluta venire a Messa con me. (C.D. – Brasile)
Dic 31, 2007 | Parola di Vita
Quest’anno la “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani” celebra il suo centenario. L'”Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani” fu celebrato per la prima volta dal 18 al 25 gennaio nel 1908. Sessant'anni più tardi, nel 1968, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani fu preparata congiuntamente dalla Commissione Fede e Costituzione (Consiglio Ecumenico delle Chiese) e dal Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani (Chiesa cattolica). Così da allora ogni anno è prassi comune ritrovarsi insieme, cristiani cattolici e di varie Chiese, per preparare un libretto con i suggerimenti per la celebrazione della Settimana di preghiera.
La Parola, scelta quest’anno da un vasto gruppo ecumenico degli Stati Uniti, è tratta dalla prima lettera di san Paolo ai cristiani di Tessalonica, in Grecia. Era una comunità piccola, giovane e Paolo sentiva il bisogno che l’unità tra i membri fosse sempre più salda. Per questo li invitava a “vivere in pace”, ad essere pazienti con tutti, a non rendere male per male ma a fare il bene gli uni agli altri e a tutti, ed anche a “pregare incessantemente”, quasi a sottolineare che la vita d’unità nella comunità cristiana è possibile solo attraverso una vita di preghiera. Gesù stesso ha pregato il Padre per l’unità dei suoi: “Che siano tutti una cosa sola” .
“Pregate continuamente”
Perché “pregare sempre”? Perché la preghiera è essenziale alla persona in quanto essere umano. Siamo stati creati ad immagine di Dio, come un “tu” di Dio, in grado di essere in rapporto di comunione con Lui. La relazione d’amicizia, il colloquio spontaneo, semplice e vero con Lui – questa è la preghiera – è dunque costitutivo del nostro essere, ci consente di diventare persone autentiche, nella piena dignità di figli e figlie di Dio.
Creati come un “tu” di Dio, possiamo vivere in costante rapporto con Lui, col cuore riempito di amore dallo Spirito Santo e con la confidenza che si ha verso il proprio Padre: quella confidenza che porta a parlargli spesso, a esporgli tutte le nostre cose, i nostri pensieri, i nostri progetti; quella confidenza che fa attendere con impazienza il momento dedicato alla preghiera – ritagliato nella giornata da altri impegni di lavoro, di famiglia – per mettersi in contatto profondo con Colui dal quale sappiamo di essere amati.
Occorre “pregare sempre” non soltanto per le nostre necessità, ma anche per concorrere a edificare il Corpo di Cristo e concorrere alla piena e visibile comunione nella Chiesa di Cristo. È questo un mistero che possiamo un po’ intuire pensando ai vasi comunicanti. Quando s’introduce nuova acqua in uno di essi, il livello del liquido si alza in tutti. Lo stesso avviene quando uno prega. La preghiera è un’elevazione dell’anima a Dio per adorarlo e ringraziarlo. Analogamente quando uno si eleva, si elevano pure gli altri.
“Pregate continuamente”
Come fare a “pregare continuamente”, specialmente quando ci troviamo nel vortice del vivere quotidiano?
“Pregare sempre” non significa moltiplicare gli atti di preghiera, ma orientare l’anima e la vita verso Dio, vivere compiendo la sua volontà: studiare, lavorare, soffrire, riposare e, anche, morire per Lui. Al punto da non riuscire più a vivere nel quotidiano senza essersi accordati con Lui.
Il nostro agire si trasforma così in un’azione sacra e l’intera giornata diventa una preghiera.
Ci può aiutare l'offrire a Dio ogni azione, accompagnandola con un: “Per te, Gesù”; o, nelle difficoltà, “Che importa? Amarti importa”. Così tutto trasformeremo in un atto d’amore. E la preghiera sarà continua, perché continuo sarà l’amore.
Chiara Lubich
Dic 21, 2007 | Spiritualità
si adatta certamente all’ambiente, ma vi porta spesso i propri usi e costumi. Così quando il Verbo di Dio si è fatto uomo, si è adattato al modo di vivere del mondo e fu bambino, figlio esemplare e uomo e lavoratore, ma vi ha portato il modo di vivere della sua patria celeste, ed ha voluto che uomini e cose si ricomponessero secondo la legge del Cielo: l’amore. Chiara Lubich (altro…)
Dic 13, 2007 | Non categorizzato
“Quando nella Prima Guerra mondiale, vigilavo durante la notte in trincea, mi torturava sempre il pensiero del comandamento divino: ‘Quinto: non ammazzare’.” “Ogni cannone che viene costruito, ogni nave da guerra che viene varata, ogni razzo che viene preparato rappresenta un urto a coloro che hanno fame, a coloro che hanno freddo e non hanno da coprirsi.” “Ci occupiamo di generare la pace nella misura con la quale ci occupiamo di generare la guerra?” “Si dia alla pace almeno altrettanto di propositi, di decisione, di azione, di sacrifici che ai fuochi sudanti a preparare metalli.” “Muovere guerra alla guerra; rispondere con la carità alla bestialità: noi dovremmo, sull’esempio di Gesù, interporre tra le alluvioni dell’odio la diga della pietà e della carità.” “La pace è possibile con Cristo solamente. E la pace è scienza, è civiltà, è luce: come la guerra è ignoranza, è istinto, è buio. Aspettarsi, come s’è fatto, dalla carneficina una civiltà migliore […] è lo stesso che pretendere dalla ghigliottina il miglioramento pedagogico delle teste che recide.” “Il disprezzo dell’uomo e il suo deprezzamento derivano dal fatto che non si vede più in lui il Cristo; e allora all’amore è successo l’odio, la spiritualità del principe della morte. Non vale la protesta: e neppure valgono le armi, da quanto la storia incisa sulle nostre carni dimostra. Contro l’odio vale la carità: contro il disprezzo della persona vale solo il valutarla un altro Cristo; contro l’eliminazione, la deportazione, il genocidio vale solo l’amore, per cui si ama il fratello come si ama se stesso, sino all’unità, onde si fa tutto uno con lui, qualunque sia il suo nome.”
Dic 13, 2007 | Non categorizzato
La dimensione internazionale, con le sue domande e le sue prospettive, orizzonte cruciale dell’azione politica, sarà al centro del prossimo seminario che il Movimento politico per l’unità promuove a Roma presso il Parlamento italiano, in collaborazione con il Centro Igino Giordani. Si tratta del secondo appuntamento, in un ciclo di quattro incontri da ottobre 2007 a giugno 2008, proposto per entrare nel vivo della vita politica italiana guardando alla figura di Igino Giordani, una delle grandi figure del mondo culturale e politico italiano del XX secolo. Martedì 18 dicembre 2007 – dalle ore 18.00 alle 20.00 – nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto, in via del Seminario, 76. Dopo che il primo incontro ha messo a tema il dialogo in politica, mondialità e interdipendenza costituiranno una seconda lente di ingrandimento attraverso la quale avvicinare e conoscere il pensiero e l’agire di una personalità poliedrica come quella di Giordani, parlamentare, ma anche scrittore e giornalista di particolare talento. Chiara Lubich più volte ha parlato del contributo determinante dato da Igino Giordani allo sviluppo del Movimento dei Focolari. Nello stesso tempo il carisma dell’unità ha rafforzato in Giordani la visione di una politica alta, coraggiosa e limpida nel suo servizio all’unità della famiglia umana. In occasione del primo appuntamento, anche il Presidente della Camera Fausto Bertinotti ha voluto farsi presente con un messaggio e sottolineare di Giordani “il contributo importante alla costruzione della nostra democrazia e alla rinascita della vita politica e culturale italiana nel segno della libertà e della partecipazione”.
Il compito di tracciare il profilo di Giordani è affidato questa volta in particolare a Nedo Pozzi, presidente di NetOne, associazione internazionale di comunicatori, che tratterà: “Giordani comunicatore al servizio della famiglia umana” e ad Alberto Lo Presti, docente di Sociologia dei fenomeni politici (Università del Molise), che presenterà brani e immagini di Giordani, con il titolo: “Per una pace profetica”. L’incontro ospita altri relatori particolarmente qualificati sui temi internazionali, tra cui Gianni Bonvicini, Direttore dello IAI, Istituto Affari Internazionali di Roma, su: “Politica estera nazionale: prospettive e interrogativi”; il sen. Giuseppe Pisanu, già Ministro dell’Interno, l’on. Umberto Ranieri, Presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati, e l’on. Gianni Kessler, Commissario del Governo italiano per la Lotta alla contraffazione, già vice-presidente Assemblea parlamentare O.S.C.E.
Dic 9, 2007 | Cultura
Editoriale
FRATERNITA’ E RIFLESSIONE POLITOLOGICA CONTEMPORANEA – di Antonio Maria Baggio – La riflessione politologica sulla fraternità, intesa nei suoi aspetti civili e pubblici, è in costante sviluppo. Le ragioni che la alimentano sono classificabili in due grandi gruppi. Da una parte, la fraternità è avvertita come esigenza o domanda, in base alla costatazione che la realizzazione degli altri due principi che compongono il “trittico” del 1789, la libertà e l’uguaglianza, è rimasta incompiuta, o ha incontrato veri e propri fallimenti. Dall’altra, la fraternità si impone sempre più in quanto esperienza e risorsa: nel corso degli ultimi decenni infatti, l’elemento fraterno – nel senso di una fraternità consapevole, voluta, resa esplicita – ha avuto un ruolo politico rilevante in alcuni importanti avvenimenti. L’autore discute questi due gruppi di ragioni, prendendo in considerazione anche le riflessioni sulla fraternità di Z. Bauman, E. Morin e A. B. Kern, D. Tutu, C. Lubich, I. Massun, A.M. de Barros.
Nella luce dell’ideale dell’unità
L’UNITA’ – di Chiara Lubich – Nei primi tempi del Movimento dei Focolari, a Trento, Chiara Lubich e le sue prime compagne si ritrovavano spesso, presto al mattino, nella Sala Massaia per un momento di meditazione. Chiara stessa racconta che si sentiva spinta interiormente a non intralciare con pensieri suoi lo Spirito Santo che avrebbe potuto illuminarla. Per questo si preparava nella preghiera ripetendo a Dio: «Tu sei tutto e io sono nulla». Poi stendeva qualche appunto per la loro meditazione. Alcuni di quegli appunti vengono qui pubblicati per la prima volta nella loro integralità. L’argomento che viene trattato in essi è quello che più interessa il Movimento nascente: l’Unità. LA FILOSOFIA E DIO – di Pasquale Foresi – Alla domanda su quale possa essere la strada per arrivare alla conoscenza naturale dell’esistenza di Dio, l’Autore risponde richiamando prima la dimostrazione razionale aristotelica ripresa e sviluppata poi da Tommaso d’Aquino, la quale parte dall’essere contingente e dall’effetto per giungere alla causa; poi riprende la risposta di Hegel che fonda le radici della sua filosofia nella Trinità, nelle relazioni immanenti che sono nell’Essere divino. Infine viene proposta la soluzione esistenzialista che apre un varco nuovo per giungere non al Dio delle astrazioni, né a quello della filosofia dialettica, ma al Dio che ci dà oggi la vita. Occorre che sia l’uomo esistente con la sua sensibilità e con la sua intelligenza, ma anche con la sua volontà e con il suo amore, a conoscere e a giungere a questa realtà. Occorre riuscire a dare il Dio dei vivi e non il Dio dei concetti. Quello stesso Dio di cui Giovanni dice: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio».
Saggi e ricerche
LA VOCAZIONE ALLA CITTÀ: UNA SFIDA DEL PRESENTE CON RADICI ANTICHE. L’ESEMPIO E LA TESTIMONIANZA DI GIORGIO LA PIRA – di Marco Luppi – Gli inevitabili cambiamenti di spazi sempre meno autoreferenziali sembrano portare con sé la necessità di riferirsi ad un concetto centrale per la maturazione del vissuto cittadino: il senso di appartenenza e di identità della popolazione e la fondamentale vocazione che ogni territorio urbano appare chiamato a riconoscere e a realizzare nel suo sviluppo e nella sua storia. Il percorso politico e sociale di La Pira dentro la città di Firenze costituisce ancora oggi, con le dovute proporzioni, una testimonianza di qualità ed un esempio al quale rifarsi nel pensare al pluralismo, alla solidarietà ed alla fraternità dello spazio municipale. Gli elementi caratterizzanti delle amministrazioni lapiriane con la salvaguardia del concetto di persona, con la difesa del senso del lavoro e dell’importanza di un corretto integrarsi tra bene economico e capitale umano, con l’apertura dello spazio caratteristico della città alle problematiche della comunità internazionale, sottolineano la necessità di creare e difendere un patrimonio valoriale in politica, tale da poter svincolare gli indirizzi concreti di cambiamento e l’audacia amministrativa da un periodo storico e da potenziare le differenze sostanziali con orizzonti di dialogo o opere dall’anima condivisa. IL PREZZO DI SOCRATE. LA DIFFICILE ARTE DELLA SELEZIONE DEL PERSONALE NELLE ORGANIZZAZIONI A MOVENTE IDEALE – di Luigino Bruni e Alessandra Smerilli – La selezione del personale è un processo molto delicato in ogni organizzazione. Nelle Organizzazioni a Movente Ideale (OMI), che sono realtà nate attorno ad una ben chiara mission o “vocazione”, saper attrarre le persone giuste è un’operazione decisiva per la qualità della crescita nel tempo dell’OMI, e in molti casi per la sua stessa sopravvivenza. In questo studio, che rappresenta la continuazione di un precedente lavoro (Organizzazioni e dinamica motivazionale. Contributi dalla teoria economica, NU XXVIII, 2006/3-4, 165-166, pp. 367-384) gli autori si propongono di analizzare il fenomeno della selezione di nuovi membri (soci, manager, dipendenti) delle OMI. Tali organizzazioni sono interessate ad attrarre persone (almeno un certo numero) che abbiano la “vocazione”, novelli “Socrate”, che li fa capaci di svolgere l’attività a movente ideale dell’OMI. Quale politica di salari è quella migliore per evitare di selezionare le persone “sbagliate”? Lo studio affronta questa ed altre questioni, offrendo soluzioni interessanti non solo per le OMI ma per ogni organizzazione interessata a selezionare “buoni” lavoratori. RISURREZIONE E STORIA – di Rocco Pezzimenti – Una delle tentazioni ricorrenti nella storia del cristianesimo è quella di ridurlo ad un fatto unicamente storico, perdendone così la dimensione escatologica. Poiché però questa è connaturata negli uomini, per rispondere alle tensioni che essa suscita, sorgono ricorrentemente diverse forme di “teologie civili”, che incanalano nell’impegno storico le aspettative di trasformazione e finiscono, in genere, per dare all’umanità prerogative divine. Dopo avere esaminato un esempio storico rilevante – quello offerto dal pensiero di Antonio Gramsci – di tali forme di secolarizzazione, l’Autore approfondisce, anche sulla scorta delle ricerche di Heinrich Schlier, il significato dell’evento alla luce del quale il cristianesimo legge l’escatologia e valuta il significato della storia e dell’impegno che gli uomini hanno in essa: la Risurrezione.
Incontri con i contemporanei
ATTRAVERSO LA PROVA: IL CILE DEMOCRATICO NELLA TESTIMONIANZA DEL PRESIDENTE PATRICIO AYLWIN AZÓCAR – a cura di Antonio Maria Baggio – Patricio Aylwin Azócar fu presidente della Repubblica del Cile dal 1990 al 1994. Su di lui, soprattutto, pesò il compito di pacificare e riavviare sulla strada della democrazia un Paese politicamente spaccato e profondamente ferito dal regime dittatoriale instaurato dal generale Pinochet, che aveva posto termine, con un colpo di Stato, all’esperienza del governo Allende. In questa intervista, il presidente Aylwin spiega quegli anni drammatici, inserendoli in una storia più ampia del Paese. Ripercorrendo le tappe fondamentali della sua carriera politica, ricostruisce il percorso del Cile del Novecento, il sorgere delle grandi culture politiche che lo hanno caratterizzato, con particolare attenzione al pensiero e all’esperienza politica democratici-cristiani, nei quali si inserisce il suo impegno. Sulla base di questa lunga esperienza ed intelligenza degli avvenimenti, Aylwin mette il luce le risorse ideali ed umane con le quali il Cile può affrontare il futuro.
Libri
“LA BELLISSIMA PERDITA” DI GIOVANNI CASOLI: LO SGUARDO LIBERO DELL’ANIMA DENUDATA – di Daniele Capuano – Giovanni Casoli è critico letterario di intransigente e cordiale intelligenza, ma «più ritrova se stesso» nel fare poetico, vissuto come paziente coltura dell’umile verità dell’anima, come centro segreto ed esultante di un’esistenza consacrata alla semplice integrità di ciò che è vivo. Un ritrovare se stesso che è, però, mediato e portato dalla perdita: dall’accettare che si infranga la piatta complicità dello specchio per andare a cercare il proprio vero volto oltre le strade degli uomini – ma anche oltre agli oceani – nelle cose e nei volti prossimi che, prima del trauma creatore della poesia, si presumeva di conoscere e possedere. I versi de “La Bellissima perdita” insegnano a vivere e a morire con la discrezione dell’amicizia, con la solida carità di chi ha fatto il vuoto dentro di sé. INDICI «NUOVA UMANITA’» 2007 – a cura di Antonio Coccoluto Nuova umanità XXIX – Novembre – Dicembre – 2007/6, n.174 SOMMARIO
Dic 4, 2007 | Cultura
DAL SOMMARIO
Città Nuova del 10 dicembre 2007 
Il Punto
Cogne, Garlasco, Perugia e la benevolenza di Michele Zanzucchi
Editoriali
Pena dimorte e cultura della vita di Vincenzo Buonomo La vita ringrazia la scienza di Giulio Meazzini Il Kurdistan iracheno: quale indipendenza? di Giovanni Romano
Primo piano
L’eredità di Bregantini. I giovani svuoteranno la ‘ndrangheta di Paolo Lòriga Il vescovo di Locri lascia la diocesi di frontiera. Il religioso trentino ha saputo entrare nella cultura di un popolo che non si arrende alla prepotenza. Ormai la società civile è matura per far crescere il seme piantato tra le spine, ma sulla buona terra.
Uomini e vicende
Ai margini dello sport. Calci al vetro di Paolo Crepaz Viaggio dentro il mondo del calcio dove si riflettono le contraddizioni di una società segnata dal conflitto e dalla competizione, assieme al desiderio di comunità e di appartenenza. I segnali aperti di un cammino di pace che chiede il nostro contributo. Minori: dove sono i miei diritti? di Aurora Nicosia Un progetto di educazione alla convivenza a partire da un libro che spiega il perché delle norme ai più piccoli.
Dal vivo
Storie in controluce – Un faro nella mia notte di Tanino Minuta «Ric aveva abusato della mia amicizia, ma non potevo abbandonarlo in quello stato». Tra droga e alcool.
Cultura
Pensiero dell’unità – Tra essere e pensare di Pasquale Foresi Continuando la riflessione sulla filosofia, scandagliamo l’origine stessa del problema. Guasti dell’ideologia – Considerando l’io e il tu di Giovanni Casoli Cos’è che fonda il vero rapporto di distinzione-identità fra questi due termini? Analisi di un incontro così necessario e così sfuggente.
Arte e spettacolo
In Vaticano – Viaggio nell’Apocalisse di Mario Dal Bello Arte e teologia in cento capolavori di pittura, scultura oreficeria e miniatura. Dall’età costantiniana a Matisse nel segno della speranza.
Rubriche
Una rete planetaria – Città Nuova in Cina di Francis Yan
Nov 30, 2007 | Parola di Vita
Queste parole concludono un'ampia sezione della Lettera ai Romani, nella quale san Paolo ci presenta la vita cristiana come una vita di amore verso i nostri fratelli e sorelle. E' questo infatti il nuovo culto spirituale che il cristiano è chiamato ad offrire a Dio sotto la guida dello Spirito Santo , che per primo lo suscita nei cuori.
Riassumendo il contenuto di questa sezione, l'apostolo afferma che l'amore del prossimo ci fa attuare la volontà di Dio, contenuta nella Legge (cioè nei comandamenti), pienamente, perfettamente. L'amore verso i nostri fratelli e sorelle è il modo più bello, più autentico di dimostrare il nostro amore verso Dio.
“Pieno compimento della legge è l'amore”
Ma in che cosa consiste concretamente questa pienezza e perfezione? Lo si ricava dai versetti precedenti, nei quali l'apostolo ci descrive le varie espressioni e gli effetti di questo amore.
Innanzitutto il vero amore del prossimo non opera alcun male . Ci fa quindi vivere tutti i comandamenti di Dio, nessuno escluso, giacché il loro primo obiettivo è quello di farci evitare tutte le forme di male, verso noi stessi e verso i nostri fratelli e sorelle, in cui potremmo cadere.
Oltre a non fare alcun male, poi, questo amore ci spinge a compiere tutto il bene, di cui il prossimo ha bisogno .
Questa Parola ci spinge ad un amore solidale e sensibile alle necessità, aspettative, diritti legittimi dei nostri fratelli e sorelle; ad un amore rispettoso della dignità umana e cristiana; ad un amore puro, comprensivo, capace di condivisione, aperto a tutti, come ci ha insegnato Gesù.
Questo amore non è possibile senza essere disposti ad uscire dal nostro individualismo e dalla nostra autosufficienza. Perciò questa Parola ci aiuta a superare tutte quelle tendenze egoistiche (superbia, avarizia, lussuria, ambizione, vanità, ecc.), che portiamo dentro di noi e che ne costituiscono il principale ostacolo .
“Pieno compimento della legge è l'amore”
Come vivremo allora la Parola di vita in questo mese di Natale? Tenendo presenti le varie esigenze dell'amore del prossimo alle quali essa ci richiama.
In primo luogo eviteremo di fare il male al prossimo in tutte le sue forme. Porremo una costante attenzione ai comandamenti di Dio relativi alla nostra vocazione, alla nostra attività professionale, all'ambiente in cui viviamo. La prima condizione per attuare l'amore cristiano è quella di non andare mai contro i comandamenti di Dio.
Inoltre faremo attenzione a quello che costituisce l'anima, il movente, l'obiettivo di tutti i comandamenti. Ognuno di essi, come si è visto, vuole portarci ad un amore sempre più vigile, sempre più delicato e rispettoso, sempre più concreto verso i nostri fratelli.
Nello stesso tempo svilupperemo in noi lo spirito di distacco da noi stessi, il superamento dei nostri egoismi, che è conseguente all'attuare l'amore cristiano.
Così compiremo la volontà di Dio “pienamente”; Gli dimostreremo il nostro amore nel modo a Lui più gradito .
“Pieno compimento della legge è l'amore”
È stata un’esperienza di un avvocato che lavora presso il Ministero del Lavoro. “Un giorno – racconta – presento al proprietario di un’impresa la denuncia che gli operai non sono stati pagati secondo le normative vigenti. Dopo quattordici giorni d’incessante ricerca, trovo i documenti che testimoniano le irregolarità. Chiedo a Gesù la forza di essere fedele alle sue parole che mi vogliono nella verità e insieme strumento del suo amore.
Il proprietario, davanti alle prove, si difende dicendo che certe leggi gli sembrano ingiuste. Gli faccio notare che i nostri sbagli non possono essere giustificati dalle incoerenze degli altri. Dalla conversazione che ne segue capisco che ha le mie stesse esigenze di giustizia e uguaglianza, ma si era lasciato coinvolgere dall’ambiente.
Alla fine mi dice: 'Lei avrebbe potuto umiliarmi e schiacciarmi, ma non l’ha fatto. Per questo ho il dovere morale di ricominciare'. Lo attende però un impegno immediato e non c’è il tempo per stendere l’atto d’infrazione. Allora prende un foglio e lo firma in bianco e mi dà la prova che è subito disposto a cambiare”.
Chiara Lubich
Nov 26, 2007 | Cultura, Spiritualità
Tratto da Roma Sette, supplemento di Avvenire del 23 novembre 2007 Letteratura, musica e recitazione fuse in un’unica opera per raccontare la spiritualità di Chiara Lubich, la fondatrice del movimento dei Focolari. L’audiolibro “Tutto vince l’amore” è proprio questo: una raccolta di 18 brani di prosa e poesia, selezionati tra i tanti da lei composti, da leggere e sfogliare. Ma anche da ascoltare. Con il cd allegato al libro, presentato lunedì 19 novembre in Campidoglio, il viaggio all’interno della vita e dei pensieri di Chiara Lubich è affidato alla voce di giovani attori (Paolo Bonacelli, Giovanni Sifoni, Eleonora Mazzoni, Fabrizio Bucci e Giorgia Di Giovanni) che interpretano – con il sottofondo musicale composto dal cantautore Mite Balduzzi – gli stessi brani messi nero su bianco nelle 48 pagine del testo. I testi e le poesie che seguono alla prefazione di Carlo Azeglio Ciampi, descrivono la storia dell’ “avventura spirituale” di Chiara Lubich. E di quanti l’hanno seguita nella sua opera di evangelizzazione e dialogo ecumenico. Valeria Ronchetti è tra questi. «Ho conosciuto Chiara nel 1944 a Trento. Mi ha stretto la mano dicendomi “Saremo luce e fiamma”. Poi è seguito uno sguardo la cui tenerezza dura ancora». «Le parole del libro – spiega – vanno ascoltate con animo riposato perché siamo avvolti dall’amore, dobbiamo solo fermarci per accorgercene». L’amore “predicato” dalla Lubich, infatti, va cercato e coltivato non solo nella vita spirituale, ma in ogni aspetto dell’esistenza umana: «Dalla filosofia alla politica, dall’economia all’arte» spiega Mario Dal Bello, giornalista e critico d’arte intervenuto alla presentazione dell’audiolibro: «L’esperienza spirituale ed umana della Lubich è un fenomeno culturale che potremmo chiamare “umanesimo cristiano”». Ne sono stati toccati anche i giovani attori che hanno interpretato i testi contenuti all’interno dell’audiolibro. «Durante la recitazione – racconta Fabrizio Bucci – ho avvertito la necessità di trovare il modo migliore per interpretare l’urgenza delle parole, così belle, che ho scoperto nei testi di Chiara». “Tutto vince l’amore” è distribuito da Multimedia San Paolo, in collaborazione con Città nuova editrice.
Nov 26, 2007 | Cultura
Precarietà, flessibilità, disoccupazione, sono le problematiche del mondo del lavoro che oggi appaiono più urgenti a livello internazionale. Ma il disagio più diffuso è la crisi dei rapporti interni all’azienda, tra aziende, con fornitori, clienti e con il territorio. Lo dicono altri segnali, a vari livelli, come la new economy, l’aumento del mobbing, la domanda di un codice etico, l’eccessiva competitività, e il moltiplicarsi delle cliniche e degli psicologi del lavoro. Offrire proposte per rispondere a questa crisi è il primo obiettivo della III Convention internazionale, promossa, dal 30 novembre al 2 dicembre, dal Movimento per un’Economia di comunione, espressione in campo economico del più vasto Movimento dei Focolari. Lo dice il titolo: “Lavorare in comunione. Molte sfide, una proposta”. Al centro del convegno un’esperienza pilota che ha 16 anni di vita: il progetto dell’ “Economia di comunione” applicato da oltre 700 imprese di produzione e servizi. Un progetto incentrato sulla reciprocità come etica di comportamento, come forma di governance e come cultura organizzativa. Su questa base, nella 3 giorni, verranno presentate riflessioni, ricerche, dibattiti, storie di vita, buone pratiche, realizzate in varie aree culturali, quali contributi per aprire nuove strade e prospettive per un mondo del lavoro “a misura di persona”. Vasto l’interesse suscitato: attesi nella sala dei congressi del Centro internazionale dei Focolari, di Castelgandolfo (Roma), oltre 600 partecipanti, il 20% imprenditori e poi lavoratori, studiosi e universitari, provenienti dai cinque continenti. Al convegno verranno proposti due interventi di Chiara Lubich videoregistrati, tuttora di grande attualità. Il Movimento dei Focolari, fin dagli inizi, ha attribuito un posto centrale ai temi dell’economia e del lavoro. Un video-documentario dal titolo: “Economia e comunione si incontrano”, presenterà un panorama internazionale dell’Economia di comunione a livello di prassi e di teoria. In programma anche temi quali: “lavoro, conflitti e diritti”, con uno zoom sull’America latina; nuove forme di governance; flessibilità e precarietà; rapporto tra lavoro e famiglia; microcredito. Tra i relatori, i professori Stefano Zamagni (Bologna), Johan Verstraeten (Lovanio), Luigino Bruni (Milano-Bicocca, EdC), Helen Halford (Angelicum, Roma). Il congresso terminerà con la consegna di alcune linee per la conduzione delle imprese secondo lo spirito di comunione.
Nov 18, 2007 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Sociale
Il progetto “Una famiglia, una casa” – iniziato nelle Filippine nel 2005 – in continuità con l’azione di Famiglie Nuove a favore degli oltre 18.000 bambini attualmente inseriti nei 98 progetti finanziati col sostegno a distanza, sta dando i suoi frutti. Sono già 31 le abitazioni assegnate nelle Filippine, e 18 sono in fase di ultimazione, fra Cebù, Tagaytay, la Union, e Davao. A Manila invece il progetto è per 100 abitazioni, ma le risorse reperite coprono i costi solo per 30. Si tratta di appartamenti di ca. 60 mq., sviluppate in blocchi a schiera di 5 abitazioni, dignitose, funzionali, che vengono consegnate già parzialmente arredate. Il costo di ciascun alloggio è di ca. 10.000 Euro. Una volta ricevuta la casa, i beneficiari pagano un modesto affitto, che va a incrementare la raccolta fondi del progetto.
Si inseriscono così in un circolo virtuoso, che dà loro speranza e dignità e li rende partecipi insieme ai sostenitori, della solidarietà verso altre famiglie senza casa. Tali interventi iniziano col prendersi cura dell’educazione, alimentazione, salute del bambino, nello spirito di sussidiarietà alla famiglia; si erogano a bambini in necessità alimentazione, educazione e cure. Ma come possono essi mantenere la salute faticosamente riacquistata, continuando a vivere in malsani tuguri di lamiera o cartone, se costretti a dormire rannicchiati in ripari che non li proteggono? Come possono studiare se non hanno spazi dove tenere i libri e fare i compiti? Dona 1 SMS – Dal 5 al 22 novembre AFN – Azione per Famiglie Nuove onlus, uno degli enti promotori in Italia del Sostegno a Distanza nato nell’ambito dei Focolari, propone una raccolta fondi via SMS col numero 48582 valido per tutti gli operatori di telefonia mobile e Telecom che devolveranno l’intero ricavato a favore del progetto AFN “Una famiglia, una casa”. Con TIM, TRE, VODAFONE, WIND, ogni SMS donerà € 1 È possibile utilizzare anche Telecom: in questo caso si doneranno € 2
Nov 12, 2007 | Focolari nel Mondo
Al di là delle norme giuridiche che regolano il nostro vivere, l’amore si fa misura più alta della giustizia, e risolve anche situazioni apparentemente senza via d’uscita Come avvocato, non mi mancano le occasioni per esercitare la mia capacità professionale al servizio degli altri, cercando di non mettere limite alla possibilità di amare nelle circostanze concrete. Questo modo di interpretare e condurre la professione spesso produce un radicale cambiamento negli altri. Un giorno mi ha telefonato una signora. Sua figlia, dopo un litigio con il marito, aveva deciso di separarsi. Il genero aveva trovato un avvocato che – in meno di 24 ore – aveva preparato il ricorso per la separazione consensuale; mancava solo la firma della moglie. La signora, preoccupata, mi chiedeva di intervenire. Sapeva che il gesto dei due giovani era dettato dalla rabbia del momento, e non voleva che questo pregiudicasse il futuro della loro famiglia. Senza il mandato di una delle parti, non potevo però fare nulla. La signora mi ha chiesto di ricevere comunque la figlia, che avrebbe indirizzato da me con la scusa di sentire il parere di un altro avvocato. Ho ascoltato a lungo quella giovane moglie e mi sono resa conto che il matrimonio poteva essere salvato e che davvero i due avevano agito d’impulso, senza rendersi conto delle reali conseguenze: la sola firma in calce al ricorso, infatti, avrebbe significato per i due la probabile fine del loro rapporto. Al termine della conversazione la signora mi chiede di rappresentarla in giudizio. Telefono così al collega che aveva preparato il ricorso, dicendogli che prima di fare una separazione sono solita approfondire bene le ragioni della crisi coniugale e che 24 ore non mi erano sufficienti. Mi sono fatta mandare la bozza del ricorso. Dopo alcuni giorni ho richiamato la signora. Mi ha risposto che sia lei che il marito avevano avuto un ripensamento e avevano deciso di ritornare sui loro passi. Ultimamente ho saputo che adesso hanno anche due bellissimi bambini. (F.C.) (altro…)
Nov 6, 2007 | Chiesa, Famiglie
Sala Clementina – Sabato, 3 novembre 2007 Cari fratelli e sorelle! Benvenuti e grazie per questa vostra visita. Voi provenite dai cinque continenti ed appartenete al Movimento Famiglie Nuove, nato 40 anni or sono nell’ambito del Movimento dei Focolari. Siete pertanto una diramazione dei Focolari, ed oggi formate una rete di ben 800.000 famiglie operanti in 182 nazioni, tutte impegnate a fare della loro casa un “focolare” che irradi nel mondo la testimonianza di un vissuto familiare improntato al Vangelo. A ciascuno di voi il mio più cordiale saluto, che si estende pure a quanti hanno voluto accompagnarvi in questo nostro incontro. In modo particolare, saluto i vostri responsabili centrali, che si sono fatti interpreti dei comuni sentimenti e mi hanno illustrato lo stile con cui opera e gli scopi del vostro Movimento. Ringrazio per i saluti che mi sono stati recati da parte di Chiara Lubich, alla quale invio di cuore il mio beneaugurate pensiero, ringraziandola perché, con saggezza e ferma adesione alla Chiesa, continua a guidare la grande famiglia dei Focolari. E’ proprio nell’ambito di questa vasta e benemerita istituzione che voi, care coppie di sposi, vi ponete a servizio del mondo delle famiglie con un’azione pastorale importante e sempre attuale, orientata secondo quattro direttrici: la spiritualità, l’educazione, la socialità e la solidarietà. Il vostro è in effetti un impegno di evangelizzazione silenzioso e profondo, che mira a testimoniare come solo l’unità familiare, dono di Dio-Amore, possa rendere la famiglia vero nido di amore, casa accogliente della vita e scuola di virtù e di valori cristiani per i figli. Di fronte alle tante sfide sociali ed economiche, culturali e religiose che la società contemporanea deve affrontare in ogni parte del mondo, la vostra opera, veramente provvidenziale, costituisce un segno di speranza e un incoraggiamento per le famiglie cristiane ad essere “spazio” privilegiato dove si proclami nella vita di ogni giorno e anche con tante difficoltà la bellezza del porre al centro Gesù Cristo e del seguirne fedelmente il Vangelo. Il tema stesso del vostro incontro – “Una casa costruita sulla roccia -Il Vangelo vissuto, risposta ai problemi della famiglia oggi” – evidenzia l’importanza di questo itinerario ascetico e pastorale. Il segreto è proprio vivere il Vangelo! Giustamente, pertanto, nei lavori assembleari di questi giorni, oltre a contributi che illustrano la situazione in cui si trova oggi la famiglia nei diversi contesti culturali, voi avete previsto l’approfondimento della Parola di Dio e l’ascolto di testimonianze che mostrano come lo Spirito Santo agisce nei cuori e nel vissuto familiare, anche in situazioni complesse e difficili. Si pensi alle incertezze dei fidanzati dinanzi a scelte definitive per il futuro, alla crisi delle coppie, alle separazioni e ai divorzi, come pure alle unioni irregolari, alla condizione delle vedove, alle famiglie in difficoltà, all’accoglienza dei minori abbandonati. Auspico di cuore che, anche grazie al vostro impegno, possano essere individuate strategie pastorali tese a venire incontro ai crescenti bisogni della famiglia contemporanea e alle molteplici sfide a cui essa è posta di fronte, perché non venga meno la sua missione peculiare nella Chiesa e nella società. Al riguardo, nell’Esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici il mio venerato e amato predecessore Giovanni Paolo II annotava: “La Chiesa sostiene che la coppia e la famiglia costituiscono il primo spazio per l’impegno sociale dei fedeli” (n. 40). Per portare a compimento questa sua vocazione, la famiglia, consapevole di essere la cellula primaria della società, non deve dimenticare di poter attingere forza dalla grazia di un sacramento, voluto da Cristo per corroborare l’amore tra uomo e donna: un amore inteso come dono di sé, reciproco e profondo. Come ebbe ancora ad osservare Giovanni Paolo II, “la famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa” (Familiaris consortio, 17).
Secondo il progetto divino, la famiglia è dunque un luogo sacro e santificante e la Chiesa, da sempre vicina ad essa, la sostiene in questa sua missione ancor più oggi, poiché tante sono le minacce che la colpiscono dall’interno e dall’esterno. Per non cedere allo scoraggiamento occorre l’aiuto divino; per questo è necessario che ogni famiglia cristiana guardi con fiducia alla Santa Famiglia, questa originale “Chiesa domestica” nella quale “per un misterioso disegno di Dio è vissuto nascosto per lunghi anni il Figlio di Dio: essa, dunque, è il prototipo e l’esemplare di tutte le famiglie cristiane” (ibid. n. 45). Cari fratelli e sorelle, l’umile e santa Famiglia di Nazaret, icona e modello di ogni umana famiglia, non vi farà mancare il suo celeste sostegno. Ma è indispensabile il costante vostro ricorso alla preghiera, all’ascolto della Parola di Dio e ad un’intensa vita sacramentale, insieme a uno sforzo mai abbandonato di vivere il comandamento di Cristo dell’amore e del perdono. L’amore non cerca il proprio interesse, non tiene conto del male ricevuto, ma si compiace della verità. L’amore “tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (cfr 1 Cor 13, 5-7). Cari fratelli e sorelle, proseguite il vostro cammino e siate testimoni di questo Amore, che vi renderà sempre più “cuore” e “lievito” dell’intero Movimento Famiglie Nuove. Io assicuro il mio ricordo nella preghiera per ciascuno di voi, per le vostre attività e per quanti incontrate nel vostro apostolato, e con affetto a tutti ora imparto l’Apostolica Benedizione. (altro…)
Nov 6, 2007 | Famiglie
Rocca di Papa, 3 Novembre 2007 Carissime Famiglie Nuove! È con grande gioia che partecipo con voi alla celebrazione del quarantesimo di fondazione del nostro Movimento. Ricordo ancora lo slancio, l’ardore, la passione che avevo in cuore in quel lontano 19 Luglio 1967, quando, con appena un centinaio di focolarini sposati, sentivo la necessità di dar vita a un Movimento per l’intero mondo della famiglia. Trascorsi quarant’anni e vedendo lo sviluppo e i frutti di Famiglie Nuove, si comprende ancor più il perché di quel particolare impulso dello Spirito Santo. Si trattava infatti di un gesto molto impegnativo. Non solo perché la famiglia, prima cellula della società, ha un’importanza enorme per la costruzione di un mondo di valori e di pace, ma perché Dio l’ha progettata sul modello della Sua stessa vita, la vita della Santissima Trinità. Un disegno ardito e bellissimo quello della famiglia, ma anche esigente, specialmente oggi. Basta vedere come sono viste nella cultura contemporanea la famiglia stabile e la fedeltà coniugale. Voi, Famiglie Nuove, esistete proprio per essere, in questo mondo, testimoni di unità, di amore duraturo, di Vangelo vissuto. Così, non solo vivrete nella gioia, ma continuerete ad attirare tanti cuori all’amore, fino a realizzare, con l’intero Movimento dei Focolari, la fraternità universale. Io sono con voi sempre con grandissimo affetto e vi affido una ad una a Maria, Sede della Sapienza e madre di casa Vostra Chiara (altro…)
Nov 6, 2007 | Famiglie
“Di fronte alle tante sfide sociali ed economiche, culturali e religiose che la società contemporanea deve affrontare in ogni parte del mondo, la vostra opera, veramente provvidenziale, costituisce un segno di speranza e un incoraggiamento per le famiglie cristiane ad essere ‘spazio’ privilegiato dove si proclami nella vita di ogni giorno la bellezza del porre al centro Gesù Cristo e del seguirne fedelmente il Vangelo”. Sono parole di Papa Benedetto XVI rivolte ai 400 rappresentanti del Movimento Famiglie Nuove, ricevuti da lui in udienza sabato 3 novembre 2007. E’ questa la famiglia “costruita sulla roccia”, quella che sceglie di trasformare il Vangelo in azione, secondo lo spirito del Convegno organizzato dal 1° al 6 novembre da Famiglie Nuove. “Il segreto è proprio vivere il Vangelo”, ha detto il Papa, in un’epoca in cui la famiglia vive spesso “situazioni complesse e difficili”. “Si pensi, ha osservato Benedetto XVI, “alle incertezze dei fidanzati dinanzi a scelte definitive per il futuro, alla crisi delle coppie, alle separazioni e ai divorzi, alle unioni irregolari, alla condizione delle vedove, alle famiglie in difficoltà, all’accoglienza dei minori abbandonati”. Il Papa, nelle prime battute del suo intervento, ha inviato i suoi saluti a Chiara Lubich, ringraziandola “Perché con saggezza e ferma adesione alla Chiesa, continua a guidare la grande famiglia dei Focolari”. Il pomeriggio poi, le famiglie riunite nella sala congressi di Castelgandolfo (Roma), hanno celebrato il loro 40° in collegamento via internet con la Famiglie Nuove di tutto il mondo: commozione nel riascoltare le parole pronunciate nel 1967 da Chiara, che fin da allora prevedeva la nascita di un vastissimo movimento di famiglie. Ed è stata ancora Chiara, con un nuovo messaggio, a dare alle famiglie slancio per l’oggi e per l’impegno futuro. “Trascorsi quarant’anni e vedendo lo sviluppo e i frutti di Famiglie Nuove, si comprende ancor più il perché di quel particolare impulso dello Spirito Santo”, si legge nel messaggio. “Si trattava infatti di un gesto molto impegnativo. Non solo perché la famiglia, prima cellula della società, ha un’importanza enorme per la costruzione di un mondo di valori e di pace, ma perché Dio l’ha progettata sul modello della Sua stessa vita, la vita della Santissima Trinità”. Un disegno ardito e bellissimo quello della famiglia, ma anche esigente, specialmente oggi. Per le Famiglie Nuove, da parte di Chiara, l’augurio di “essere in questo mondo testimoni di unità, di amore duraturo, di Vangelo vissuto”. “Continuerete ad attirare tanti cuori all’amore, fino a realizzare, con l’intero Movimento dei Focolari, la fraternità universale”. E ancora, nelle due ore di trasmissione via internet, una comunione profonda di esperienze di vissuto familiare e di interventi nei vari aspetti problematici della famiglia in questi 40 anni di storia, come dimostrano le tante concretizzazioni, su piccola come su più vasta scala: dai corsi per fidanzati alle scuole per famiglie, al sostegno a distanza e alle numerose adozioni internazionali. Per saperne di più: www.famiglienuove.info (altro…)
Nov 4, 2007 | Cultura
DAL SOMMARIO
Città Nuova – 10 novembre 2007
ll Punto
Essere parte per prendere parte di Lucia Fronza Crepaz
Editoriali
Il continente Cina frena e accelera – di Giovanni RomanoIslam-cristianesimo una lettera di dialogo – di Michele ZanzucchiPasso avanti per ortodossi e cattolici – di Piero Coda
Primo Piano
Settimana sociale dei cattolici. In cerca del bene comune Di Paolo Loriga Mercato e società civile, biopolitica ed emergenza educativa,i temi dell’appassionato confronto nel 45° appuntamento della Chiesa italiana. Dialogo, lavoro in rete, valori indivisibili per servire il Paese.
Uomini e vicende
Organizzando la speranza Di Aurora Nicosia La visita di Benedetto XVI e il meeting interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. L’impegno dei cristiani nella città per risvegliare le «energie sane» e «creare la pace». Birmania. Il sangue semina la pace di Louis Hongrois Comprendere le ragioni di una rivolta non violenta repressa brutalmente, guardando ai monaci. Cosa fare ora? Una testimonianza diretta. Televisione e società. La crisi del reality di Gianni Bianco Meno male: uno dei generi tv più desiderati dal pubblico patisce una repressione dai molteplici fattori.
Testimoni
Una vita così non s’improvvisa… Di Stefania Tanesini Quando l’amore si fa gesto concreto e coerenza quotidiana. La ‘corsa’ di Chiara De Los Angeles in Nembrini
Dal vivo
26° incontro ecumenico. Una Primavera a Praga Di Mario Dal Bello Più di 40 vescovi di 18 Chiese, “amici” dei Focolari, per una autentica esperienza di comunione nel cuore dell’Europa. Interviste al card. Vlk e al vescovo luterano Krause.
Cultura
Personaggi. Rosmini beato, finalmente Di Giovanni Casoli Sugli altari colui che, con Manzoni, Leopardi e Foscolo, è fra i quattro massimi autori della grande cultura italiana dell’Ottocento.
Sport
La “specificità” dello sport Di Paolo Loriga L’Unione europea ha riconosciuto la «specifica funzione sociale ed educativa dello sport». Sports4Peace ne è già un progetto.
Nov 3, 2007 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Intensi e di piena immersione in un popolo accogliente e ricco della tradizione e della cultura islamica i cinque giorni che il complesso musicale internazionale Gen Rosso ha trascorso a Tangeri, dal 19 al 23 ottobre. Tappe variegate: alla facoltà di Economia e commercio, con un club artistico-musicale di studenti; per le strade del centro storico, con l’incontro di un gruppo di origine senegalese che attraverso la musica vuole trasmettere i valori degli antenati; nell’Aula Magna dell’Università per il grande concerto con gli studenti, e infine, in un’architettura ‘da mille e una notte’, il concerto al Palazzo del Sultano.
Tra i giovani all’Università – Amore, perdono e accoglienza dell’altro per formare insieme una grande ‘costellazione’, il messaggio comunicato dal concerto nell’Aula Magna. ‘Impatto istantaneo’ tra i 400 studenti e il Gen Rosso, come ha documentato la stampa nazionale, sorpresa da un tale entusiasmo, con interviste non stop. Uno degli amici musulmani diceva: “Avete toccato il cuore dei giovani musulmani, avete il loro linguaggio per parlar con loro”. E uno studente: “Ci avete portato i vostri cuori e così avete raggiunto i nostri!” Al Palais Moulay Hafid, il Palazzo del Sultano, grande la sintonia con il pubblico, che ha accolto con gioia e grande partecipazione il messaggio. Le emozioni suscitate provocano un dialogo spontaneo, desiderio di conoscersi e di approfondire l’amicizia, appena nata, ma che racchiude in sé il DNA della fratellanza. Gen Rosso background – Dalla sua origine ad oggi il Gen Rosso ha avuto oltre 200 tra artisti e tecnici, ha toccato 44 nazioni in Europa, Asia, Nord e Sud America, Africa e Medio Oriente, con 2500 spettacoli in 220 tournée, 24 lingue cantate, 60 grandi manifestazioni internazionali, 250 workshop e oltre 5.000.000 di spettatori. La produzione discografica conta 54 album e 320 canzoni pubblicate. Il Gen Rosso ha suonato nei contesti sociali più diversi per razza, religione e cultura, spesso anche al di fuori delle abituali rotte dei tour: per progetti di solidarietà, associazioni umanitarie, per carcerati. (altro…)
Ott 31, 2007 | Parola di Vita
Il cammino di quarant’anni nel deserto è stato, per il popolo di Israele, un tempo di prova e di grazia. Dio gli ha purificato il cuore e gli ha mostrato il suo immenso amore.
Ora che sta per entrare nella terra promessa, Mosè rievoca l’esperienza vissuta. In modo particolare ricorda il dono più grande che insieme hanno ricevuto, la legge di Dio, riassunta nei Dieci Comandamenti, e invita tutti a metterla in pratica.
Mentre espone gli insegnamenti di Dio, Mosè rimane incantato da come Egli si è fatto vicino al suo popolo, si è preso cura di lui, gli ha insegnato norme di vita tanto sapienti, ed esclama:
“Qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione…?”
Dio ha inscritto la sua legge nel cuore di ogni persona ed ha parlato a tutti i popoli in modi diversi e in tempi diversi. Tutti gli uomini possono gioire dell’amore che Lui ha mostrato verso ognuno di loro. Ma non sempre è facile cogliere il disegno di Dio sull’umanità. Per questo Dio ha scelto un piccolo popolo, quello di Israele, per svelare più chiaramente il suo piano. Infine ha mandato il Figlio suo, Gesù, che ha rivelato in pienezza il volto di Dio manifestandolo Amore e condensando la sua legge nell’unico comando dell’amore verso Dio e verso il prossimo.
La grandezza di un popolo e di ogni uomo si esprime nell’aderire alla legge di Dio con il proprio personale “sì”.
Adesione che non è una sovrastruttura artificiale, né tanto meno un’alienazione; non è rassegnarsi ad una sorte più o meno buona, e neppure subire una fatalità, quasi si pensasse: così è stabilito, così deve essere, è inevitabile.
No, è quanto di meglio si possa pensare per l’uomo. È cooperare a far emergere il grande disegno che Dio ha su di lui e sull’umanità intera: fare di essa una sola famiglia, unita dall’amore, e portarla a vivere la sua stessa vita divina.
Anche noi possiamo allora esclamare, come Mosè:
“Qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione…?”
Come vivere, durante il mese, questa Parola di vita?
Andando al cuore della legge divina che Gesù ha sintetizzato nell’unico precetto dell’amore.
E se passiamo in rassegna i Dieci Comandamenti donatici da Dio nell’Antico Testamento, possiamo costatare che amando veramente Dio e il prossimo, li osserviamo tutti e alla perfezione.
Non è forse vero che chi ama Dio non può ammettere altri dèi nel suo cuore?
Che chi ama Dio dice il Suo nome con sacralità e non invano?
Che chi ama è felice di poter dedicare almeno un giorno alla settimana a Colui che più ama?
Non è forse vero che chi ama ogni prossimo non può non amare i propri genitori? Non è evidente che chi ama gli altri non si mette nelle condizioni di derubarli, né di ucciderli, né di approfittarsi di loro per i propri piaceri egoistici, né di testimoniare il falso contro di loro?
Non è forse vero ancora che il suo cuore è già pieno e soddisfatto e non sente certo il desiderio dei beni e delle creature degli altri?
È così: chi ama non commette peccato, osserva tutta la legge di Dio.
Ne ho avuto esperienza varie volte nei miei viaggi a contatto con popoli ed etnie diverse. Ricordo soprattutto la forte impressione che mi ha lasciato il popolo Bangwa a Fontem, in Camerun, quando nel 2000 ha accolto in modo nuovo l’invito ad amare.
Durante la giornata, di tanto in tanto, domandiamoci se le nostre azioni sono informate dall’amore. Se è così la nostra vita non sarà vana, ma un contributo al compimento del disegno di Dio sull’umanità.
Chiara Lubich
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Ott 29, 2007 | Non categorizzato
Un marcato indebolimento delle forme tradizionali della partecipazione alla vita pubblica è sotto gli occhi di tutti. Ma non mancano segni in controtendenza che dicono una sensibilità inedita da parte di cittadini, gruppi sociali e istituzioni politiche, a ricercare e difendere nuovi beni collettivi e nuovi diritti sociali e culturali, attraverso la sperimentazione di nuovi spazi e reti di partecipazione. Dentro questo quadro, la città diventa uno spazio cruciale per una maggiore qualità della democrazia contemporanea. E’ nel territorio urbano che le sfide sociali hanno il loro impatto più vivo; è a partire dalle città che è possibile sondare i significati nuovi di parole antiche: cittadinanza, responsabilità, comunità, fraternità. Tutto questo è al centro del Convegno internazionale promosso dal Movimento politico per l’unità (Mppu) il 3 e 4 novembre prossimo a Loppiano. Lo dice il titolo: Democrazia e città. Tra rappresentanza e partecipazione. Parola chiave: partecipazione, declinata in 5 ambiti tematici corrispondenti ad altrattanti gruppi di lavoro: rappresentanza, amministrazione, deliberazione, informazione, sviluppo. Verranno presentate alcune pratiche di “azione politica partecipata” già in atto in città di diversi Paesi. Internazionale è la provenienza dei partecipanti, (attesi più di 400) come quella dei relatori: da Cezar Busatto, segretario per la governance locale di Porto Alegre (Brasile) a Letizia De Torre sottosegretario all’ Istruzione; Da Roberto Roche-Olivar dell’Universitat Autonoma de Barcelona, ad Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli; dall’on. Kim Sung Gon deputato della Corea del Sud, a Veronica Lopez dell’Universidad di salta, Argentina. Per iscriverti on line e per sapere di più su Movimento politico per l’unità, programma del convegno e aree tematiche: www.mppu.org
Ott 25, 2007 | Centro internazionale, Cultura
Non posso iniziare senza raccogliere l’emozione che avverto – e avvertiamo in tanti, immagino – ritrovandomi qui, a questo tavolo, a distanza di sette anni dal 15 dicembre 2000, quando i presidenti del Senato e della Camera di allora, Nicola Mancino e Luciano Violante, hanno accolto Chiara Lubich in questa sala. Vorrei riprendere una frase del suo intervento di quel giorno, in cui si rivolgeva ad un pubblico simile a quello di stasera: politici di diversi livelli istituzionali, dirigenti e funzionari delle amministrazioni, studiosi, diplomatici e cittadini. Una frase che ha avuto un seguito: il Movimento politico per l’unità “vorrebbe proporre a tutti quanti agiscono in politica di impegnarsi a vivere formulando quasi un patto di fraternità per l’Italia, che metta il bene del paese al di sopra di ogni interesse parziale: sia esso individuale, di gruppo, di classe o di partito” – “…uno stile di vita che permetta alla politica di raggiungere nel miglior modo il suo fine: il bene comune nell’unità del corpo sociale.“ Il mio compito, introducendo la serata di oggi, è quello di presentare proprio il Movimento politico per l’unità che ha promosso questo incontro. Esso è stato definito da Chiara Lubich: “un laboratorio internazionale di lavoro politico comune, tra cittadini, funzionari, studiosi, politici impegnati a vari livelli, di ispirazioni e partiti diversi, che mettono la fraternità a base della loro vita politica”. E’ diffuso oggi soprattutto in Europa e in altre nazioni in Sud America: in Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Ma non solo. Un mese fa, abbiamo celebrato nel Parlamento di Seoul la costituzione del Movimento politico per l’unità in Corea del Sud, avvenuta tre anni fa. Inoltre, esso si avvia a costituirsi in Colombia e in Cile, negli USA, nelle Filippine e, in Africa, nel Camerun. Quale la sua specifica area di azione? Non si tratta di una generica prossimità alla politica fatta di benevolenza amicale, distaccata o peggio ancora interessata alle sorti di questo o di quel politico… Le nostre radici sono dentro l’ispirazione carismatica di Chiara Lubich: concorrere all’unità della famiglia umana. La politica, dentro questa scelta di vita, diventa l’arte indispensabile per comporre in unità le comunità, le città, le nazioni, i popoli. Conseguenza naturale di questo impegno quotidiano a farsi soggetti e non oggetti della storia, è quello di “riprendersi” la politica riscoprendone la funzione essenziale, irrinunciabile, per coniugare valori comuni nelle risposte che oggi la società attende. Se c’è un tratto che sintetizza le ampie problematiche che attraversano la nostra attualità, e che è possibile ritrovare sia alla base delle fratture della società come delle gravi insufficienze dell’azione politica, è quello della notte, e in particolare ciò che un filosofo francese, Paul Ricoeur, ha genialmente definito la “notte del noi”: l’incapacità di pensarci come partecipi di un disegno comune; le sempre più evidenti relazioni di interdipendenza che ci legano di fatto ad ogni altro – di cui tutti siamo coscienti -, sfumano però rapidamente di fronte all’affermazione di una solitaria e pretesa centralità delle nostre ragioni individuali o di quelle del nostro gruppo particolare. Mi pare di poter affermare che questa “notte del noi” raggiunge forse la sua massima espressione proprio dentro la politica: i partiti, ciascuno singolarmente, si percepisce come detentore della verità, non come parte di un gioco collettivo che includa necessariamente tutti per costruire il bene comune; ogni città, ogni popolo rincorre il suo parziale bene, come un’entità distinta e separata, mentre oggi più che mai lo spazio dei problemi, e quindi delle possibili soluzioni, è la dimensione planetaria. Di fronte a tutto ciò, esistono però dei punti da cui ricominciare. Come non ricordare, il 12 maggio scorso, l’assemblea internazionale di Stoccarda intorno alla costruzione dell’Europa e il Family Day in Piazza San Giovanni? E più recentemente, i cinque milioni di lavoratori e pensionati che hanno risposto al quesito referendario riguardo all’accordo sul welfare? Tre milioni e mezzo approfittano della angusta finestra che il palazzo della politica apre per partecipare alla costruzione di un nuovo partito; quasi ogni giorno scende in piazza un numero variabile, ma sempre incredibilmente alto, di persone che chiedono di partecipare alle decisioni politiche. Ma anche dentro il palazzo, quante persone incontriamo ogni giorno che, quando si attiva una rete di relazioni continuative e disinteressate, rivolte alla ricerca dei valori che precedono e danno significato alle appartenenze, sono capaci di novità! Una conferma di quel lavoro più che mai necessario che stiamo conducendo lungo tre direzioni principali. La prima: offrire luoghi in cui si possano consolidare relazioni di reciprocità tra i diversi soggetti delle dinamiche democratiche. Se fondamento della politica è un nuovo concetto di partecipare, prendere parte alla scrittura del destino comune – come sta emergendo con maggiore chiarezza nel dibattito politico internazionale come nelle buone pratiche che nascono tra la gente a partire anzitutto dal livello locale -, condizione indispensabile è anzitutto quella di essere parte, di sentirsi parte laddove ciascuno si trova a vivere e ad operare. Il Mppu lavora perché ciascuno – e qui intendo dai cittadini come me, ai segretari di partito, dagli imprenditori ai giornalisti, dagli educatori alle casalinghe – riscopra fino in fondo la sua responsabilità civica e la coniughi dentro le diverse arene del bene comune. Dove si fonda questa opzione pregiudiziale per il dialogo? E qual è l’identità che è radice e insieme dà prospettiva a questa scelta? La fraternità universale, legame costitutivo che spiega l’umanità, scelto come categoria capace di ispirare dall’interno metodo, contenuto e fine della politica. Scegliere la fraternità universale vuol dire avere il coraggio di andare alla radice. Chi ha riferimenti religiosi la vede come espressione dell’esperienza dello scoprirsi tutti figli di Dio e quindi fratelli fra noi. Molti la trovano nelle radici profonde di ogni essere umano. Oggi le scienze biologiche e mediche del resto ci dicono che non ci sono tante razze, ma un’unica razza, quella umana, legata da caratteristiche appartenenti a tutti. Qualcuno potrebbe chiedersi se non sarebbe più semplice continuare a parlare di solidarietà senza ricorrere al concetto di fraternità, termine molto meno conosciuto ed utilizzato in politica; la solidarietà ha già una sua storia e una sua coniugazione politica specifica. Bruno Mattéi, filosofo francese di Lille, sostiene: “Al contrario della solidarietà (gestionale e umanitaria), la fraternità è attenzione incondizionata all’altro e presuppone che la mia libertà non si possa realizzare senza la libertà dell’altro e che, a questo titolo, io ne sono responsabile.” Mattéi parla della fraternità come principio originario, più “solido” in relazione alla costruzione di una politica adeguata, che affronti la totalità dei problemi. E Gúrutz Jáuregui, docente di Diritto Costituzionale all’Università del Paese Basco, porta il discorso ancora più avanti, sostenendo che solo dalla fraternità possono nascere risposte adeguate alle sfide di oggi, per es. per un diritto che sappia accogliere la diversità che convive ormai dentro i nostri paesi, superando, senza distruggerli, il principio di nazione, di confine, di cittadinanza… Probabilmente la fraternità ci potrà ispirare per scrivere i cosiddetti diritti di quarta generazione oggi all’agenda della politica. In questa prospettiva acquistano nuovi significati anche gli altri capisaldi del progetto politico della modernità, la libertà e l’uguaglianza: perché la libertà sia, per tutti, il fondamentale diritto a potersi scoprire unico e irripetibile; perché l’uguaglianza sia davvero riconoscimento e garanzia ad ognuno di pari accesso alle risorse e alle opportunità. Lasciarsi illuminare dalla fraternità è un’esperienza dinamica molto profonda, che si fa ricerca laboriosa di dialogo, mediazione competente, progetto politico che produce azioni ispirate ai valori dell’uomo. Scegliere la fraternità vuol dire sentire la posizione dell’altro come necessaria alla costruzione della comunità, ascoltare l’altro come portatore di una posizione interessante, mettere gli interessi della propria parte dopo l’interesse della comunità. Il risultato aumenta la nostra capacità di capire le domande dei cittadini e di saper dare risposte più vere. E veniamo alla seconda direzione, la dimensione internazionale, la mondialità. Oggi è necessario partire dal dato di fatto che la storia dell’umanità è caratterizzata da un rapporto di interdipendenza reciproca. Le esemplificazioni sono evidenti: la ricerca della pace, la difesa dell’ambiente, lo sviluppo della scienza, le comunicazioni e l’uso dei media… sono sfide a cui è possibile dare una risposta efficace, una parola forte, solo con sforzi creativi proporzionati alle sfide, solo se partiamo dal riconoscimento del legame universale della fraternità. Quindi la sfida è quella di abituarsi a ragionare in politica tenendo conto che la comunità politica fondamentale è l’umanità, e abbandonare così, come chiave di lettura e di progettazione politica, la stretta visuale del proprio angolo di mondo, per riconoscere e assumere che, se ogni uomo è mio fratello, allora il suo progetto di vita è il mio, la sua aspettativa di vita è la mia, gli ostacoli che frenano il suo sviluppo e quello del suo popolo sono miei. Allora il bilancio del mio comune, del mio Stato si struttura e si relativizza sulla sua condizione. La terza direzione: l’individuazione di azioni comuni. Occorre trovare il modo di interagire, di impegnarsi insieme in azioni positive che vedano i soggetti della politica, ognuno forte della sua responsabilità e autonomia, assieme capaci di studio e mobilitazione per il bene comune. Un’esperienza in corso, che si conferma un motore di speranza politica, è la rete internazionale delle scuole di formazione sociale e politica del Mppu che ha preso avvio alcuni anni fa e che oggi sta rivelando, contrariamente a quanto viene divulgato, l’interesse dei giovani quando la politica diventa scelta d’amore per la comunità di cui ci si fa responsabili. Un altro esempio: Il Mppu in Brasile, nelle ultime settimane ha dato avvio ad una importante azione a livello nazionale, come risposta alle crisi sul piano della legalità che si stanno susseguendo e che vedono implicati partiti e istituzioni ad ampio raggio. Un’azione che vede coinvolti parlamentari federali e dei diversi parlamenti statali, organizzazioni della società civile laiche e cattoliche, tanti cittadini, e, tra tutti questi, tanti giovani, e che ha individuato uno dei punti su cui è necessario legiferare per poter sostenere le buone volontà che stanno riprendendo coraggio. Si tratta della proposta di una modifica costituzionale che punta all’introduzione di modifiche intorno alla legge di Bilancio, nella Costituzione del Brasile. La campagna di raccolta dei milioni di firme necessarie all’accoglimento della modifica si sviluppa lungo tre direttrici: consolidamento della regola democratica e delle sue procedure, moltiplicazione dei luoghi del dibattito pubblico dove il bilancio della nazione possa diventare questione di popolo, rafforzamento delle scelte etiche attraverso un rafforzamento della legalità. Altra iniziativa che caratterizza il lavoro del Mppu da circa due anni e che quest’anno, nel prossimo mese di novembre, vedrà un momento congressuale conclusivo, è una ricerca approfondita sul tema della partecipazione, che la scelta della fraternità universale arricchisce di caratteri specifici, dentro l’orizzonte di una democrazia di qualità sempre più radicata su valori umani universali. Le sfide che sono davanti a noi sono ardite e spesso passano proprio da questi Palazzi. Ed è qui che emerge Igino Giordani, che aggiunge a questa strada un contributo creativo e insostituibile. Quest’anno la proposta è quella di entrare nel vivo della vita politica del Paese guardando alla sua figura, una delle grandi voci del XX secolo italiano, membro della Costituente e deputato alla Camera fino al 1953, testimone di dialogo aperto e costruttivo fra forze politiche di culture contrapposte. Affronteremo in ognuno del 4 momenti previsti una caratteristica della sua azione politica e del suo pensiero: il dialogo, la pace, l’Europa, la famiglia. Concludo: i testi di Igino Giordani mi accompagnano da tempo, ma in questi giorni ho avuto modo di rileggere a fondo alcuni scritti, per preparare questi incontri. Una delle espressioni di Igino Giordani che mi ha colpito e che vorrei richiamare qui, descrive, per così dire, la strategia di diffusione adottata dai cristiani entro i confini dell’impero romano: “…Questo principio (quello dell’amore) penetrò nello scheletro della società antica come un’anima nuova e le diede un’altra vita.” (da “La carità, principio sociale” del ’55). Lui parlava dei cristiani, ma ha fotografato se stesso e ciò che lo ha caratterizzato nella sua vita: questo vogliamo anche noi ripetere: non sfasciare gli istituti della vita civile e politica quanto dare ad essi uno spirito nuovo. (altro…)
Ott 25, 2007 | Centro internazionale
A Lucia Fronza Crepaz Presidente del Centro Internazionale Movimento politico per l’unità «In occasione dell’apertura del ciclo di seminari su Igino Giordani, promosso ed organizzato dal Movimento politico per l’unità, desidero rivolgere a Lei, cara presidente, ed a tutti i partecipanti il mio saluto più cordiale. Componente dell’ Assemblea Costituente, deputato nella I legislatura per la Democrazia cristiana e confondatore del Movimento dei Focolari, Igino Giordani è stato parte di quell’area del mondo cattolico che, formatasi alla scuola di Sturzo e De Gasperi, ha dato un contributo importante alla costruzione della nostra democrazia e alla rinascita della vita politica e culturale italiana nel segno della libertà e della partecipazione. Nella sua esperienza parlamentare, un luogo speciale ha trovato il suo impegno fermo ed appassionato a favore della pace. Nel corso della sua attività culturale – come animatore di numerose riviste cattoliche e come bibliotecario, della cui consulenza la stessa Biblioteca della Camera dei deputati si è giovata per oltre un decennio – ritroviamo i segni di un’ intensa spiritualità e le ragioni di un’azione coraggiosa all’interno della società: un’azione ispirata ai principi della dottrina sociale della Chiesa che rappresenta ancora oggi una testimonianza importante nella promozione dei valori della solidarietà, del dialogo e dell’accoglienza. Nella certezza che gli incontri di studio, promossi dal vostro sodalizio, sapranno arrecare un contributo importante nella conoscenza dell’attività e del pensiero di Igino Giordani mi è gradito formulare a Lei, alle autorità presenti ed a tutti gli intervenuti il mio sincero augurio per il miglior esito dei lavori odierni». Fausto Bertinotti Presidente della Camera dei deputati
Ott 19, 2007 | Centro internazionale, Cultura
Entrare nel vivo della vita politica del Paese guardando alla figura di Igino Giordani, una delle grandi voci del XX secolo italiano, membro della Costituente e deputato alla Camera fino al 1953, testimone di dialogo aperto e costruttivo fra forze politiche di culture contrapposte, con scelte e azioni coerenti, con le opere e gli scritti. Questa la proposta del ciclo di incontri promossi, presso il Parlamento italiano a Roma, dal Movimento politico per l’unità, in collaborazione con il Centro Igino Giordani, per il 2007/2008. L’ampiezza e la profondità dell’impegno politico di Giordani, vera anticipazione dei temi culturali della contemporaneità, fanno di lui una figura che può indicare una strada e sostenere lo sforzo di quanti operano per dare spazio in politica a speranze e scelte coraggiose, a profezia e progettualità. Il dialogo e l’anelito di unità vissuti da Igino Giordani rappresentano una testimonianza straordinaria delle virtù che la politica può oggi recuperare per dare risposte adeguate ai dilemmi della contemporaneità. Questo, secondo l’ispirazione del Movimento politico per l’unità, l’obiettivo degli incontri periodici che hanno ripreso il via lo scorso 24 ottobre, e che hanno alle spalle oltre un quinquennio di esperienza. L’iniziativa si inscrive infatti nel solco della proposta rivolta nel 2000 da Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, ai parlamentari italiani proprio nel Palazzo San Macuto. L’incontro si è svolto a Palazzo San Macuto, presso la sala del Refettorio, dalle 18.00 alle 20.00. Prossimi appuntamenti: dicembre 2007 Pace e mondialità fra storia e prospettiva aprile 2008 La costruzione dell’Europa per un mondo più solidale giugno 2008 Famiglia, società, Stato: Giordani e le comunità d’amore Per saperne di più: Movimento politico per l’unità Movimento dei Focolari Via di Frascati, 306 00040 Rocca di Papa Roma – Italia tel. +39.06945407210 – fax +39.069412080 email mppu@focolare.org – www.mppu.org (altro…)
Ott 18, 2007 | Chiara Lubich, Cultura
Quando un’esperienza autenticamente evangelica muove i suoi primi passi è in un certo senso lo Spirito Santo stesso che nuovamente prende la parola. Di questa acuta osservazione, che fece l’allora cardinale Joseph Ratzinger in apertura del Convegno mondiale dei movimenti e delle nuove comunità ecclesiali del 1998, il Movimento dei Focolari è una chiara testimonianza. Le pagine di questo libro ci riportano, come a ritroso, ai suoi albori per farci gustare le primizie di un nuovo carisma dello Spirito. Del Movimento dei Focolari conosciamo la diffusione nel mondo e l’impegno profuso nel dialogo della vita con persone di ogni età, lingua, cultura e religione. A chi si avvicina ad esso, specie i giovani, converrà porsi in ascolto di coloro che, come dice la Lettera agli Ebrei «furono una volta illuminati, gustarono il dono celeste, diventarono partecipi dello Spirito Santo e gustarono la buona parola di Dio e le meraviglie del mondo futuro» (Eb 6, 4); coloro che, alla luce della prima scintilla ispiratrice, hanno contribuito a edificare un’opera di Dio. Chiara Lubich è fra le personalità più stimate e ascoltate del nostro tempo, eppure, lei stessa racconta con disarmante semplicità che né lei né le sue prime compagne avevano in mente di fondare una comunità e meno ancora un movimento: «Ci sentivamo tutti abbandonati ad una divina avventura di cui non conoscevamo nulla se non che Chi ce la proponeva e preparava era Dio… e che tutte le circostanze… erano voci del suo amore» 1. Si sente nelle pagine da lei scritte l’afflato dello Spirito, la freschezza del Vangelo che sgorgava limpido in mezzo a questo gruppo di ragazze decise a viverlo. Grazie ad una più intensa comprensione del comandamento nuovo di Gesù: «Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati» (Gv 15, 12), alla consapevolezza del supremo valore del Testamento di Gesù: «Padre, che tutti siano una cosa sola» (Gv 17, 21) e all’amore per il Cristo crocifisso e abbandonato, visto come “chiave” per ricomporre ogni frantumazione dell’unità, sono nate le linee di una nuova spiritualità rispondente alle esigenze più profonde di comunione della Chiesa e dell’umanità. È sintomatico rilevare come all’alba del terzo millennio papa Giovanni Paolo II abbia indicato alla Chiesa la necessità di vivere “la spiritualità di comunione”: una spiritualità fondata sul comandamento nuovo di Gesù e volta a incrementare i legami di fraternità che uniscono le membra del Corpo mistico di Cristo (Novo millennio ineunte 43-45). Benedetto XVI non cessa di approfondire la realtà della comunione evidenziando il dono che rappresenta per l’umanità e, d’altra parte, a quale minaccia siamo sottoposti quando essa viene a mancare: «Dove si distrugge la comunione con Dio, che è comunione col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo, si distrugge anche la radice e la sorgente della comunione fra di noi. E dove non viene vissuta la comunione fra di noi, anche la comunione col Dio Trinitario non è viva e vera. (…) Questa rete di unità che abbraccia il mondo è un’anticipazione del mondo futuro in questo nostro tempo. (…) È facile comprendere quanto grande sia questo dono, se solo pensiamo alle frammentazioni e ai conflitti che affliggono le relazioni fra i singoli, i gruppi e i popoli interi. E se non c’è il dono dell’unità nello Spirito Santo, la frammentazione dell’umanità è inevitabile» 2. Alla testimonianza di Chiara Lubich sui primi tempi del suo movimento segue la narrazione di Igino Giordani, che la conobbe nel 1948. Prima ancora di incontrarla, egli era già un laico cattolico molto stimato, impegnato in politica, e uno scrittore rinomato nella Chiesa italiana. Con la sua abbondante produzione letteraria, aveva contribuito alla formazione di una generazione di cristiani. Io stesso ne fui affascinato da studente attraverso i suoi scritti. Era il tempo in cui l’umanità cercava faticosamente di risollevarsi dalle macerie della Seconda Guerra mondiale e alcuni parlavano addirittura di “inverno” nella Chiesa; situazioni queste che di certo non lasciavano indifferente un laico impegnato come Igino Giordani. Questi dati rendono ancor più degno di nota il suo farsi discepolo della giovane trentina, e dicono la grandezza del carisma che egli aveva riconosciuto in lei; carisma che faceva presagire una rinnovata primavera, confermata poi dalle istanze emerse dal Concilio Vaticano II, che voleva la Chiesa «segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» affinché – auspicava – «gli uomini oggi più stabilmente congiunti dai vari vincoli sociali, tecnici e culturali possano anche conseguire la piena unità in Cristo» (Lumen gentium 1). Nelle pagine di questo libro, il racconto del suo incontro con il carisma dell’unità di Chiara Lubich è ricco di particolari interessanti e avvincenti. Vi emerge quella forma di santità ecclesiale che scaturisce dalla presenza di Gesù in mezzo ai discepoli uniti nel suo nome; santità verso la quale Giordani si è incamminato. Recentemente è stato dichiarato Servo di Dio ed è in corso il processo di beatificazione. Nel taglio decisamente comunitario della spiritualità dell’unità vi è una reale possibilità di rendere accessibile a tutti la «misura alta della vita cristiana ordinaria» (Novo millennio ineunte 31) cui siamo chiamati e che è la vera chiave del rinnovamento auspicato dal Concilio Vaticano II. Formulo dunque l’auspicio che questa rievocazione faccia sì che «risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5, 16). Card. TARCISIO BERTONE Segretario di Stato Dal Vaticano, 3 giugno 2007, Festa della SS.ma Trinità
Ott 18, 2007 | Cultura, Focolari nel Mondo
Il titolo “polarizziamoci” è stato scelto per esprimere il desiderio di incontro, di dialogo, di condivisione tra diverse realtà imprenditoriali. Le potenzialità – i bisogni effettivi – la crescita – Queste le tre tematiche al centro dell’Expo, con l’obiettivo di aiutare a recuperare un giusto equilibrio di relazione tra domanda e l’offerta nell’ottica di una crescita delle persone, delle comunità e del territorio.
Tra gli obiettivi dell’Expo 2007 : – dare alle aziende la possibilità di proporsi sul mercato per fare business incontrando e conoscendo altre realtà aziendali, attivando un dialogo ed uno scambio costruttivo per mettere in comune best practises, realizzazioni, idee e progetti che contribuiscano a favorire la crescita e lo sviluppo delle capacità e delle potenzialità aziendali; – favorire un processo culturale che promuova la conoscenza e lo sviluppo del progetto Economia di Comunione, un nuovo agire economico che unisce mercato e solidarietà offrendo un contributo a sanare il divario tra ricchezza e povertà nella ricerca di un vero bene comune.
Numerosi gli eventi in programma: convegni e tavole rotonde, workshop e laboratori. Sfide, proposte e progetti che coinvolgono numerosi settori: dall’imprenditoria alla comunicazione, dalla sicurezza sul lavoro all’ambito energetico, dalla sanità all’educazione, dalla consulenza aziendale alla produzione alimentare. Attesi 3000 visitatori tra imprenditori, manager, operatori economici, sociali e culturali. Le realtà imprenditoriali presenti appartengono al settore tessile, della comunicazione, della produzione artigianale, impiantistica e alimentare. Vi sono studi professionali che offrono consulenza fiscale e amministrativa, servizi assicurativi, informatici e formazione aziendale. Ufficio stampa: cell. 335.1427215 – e-mail: stampa@polarizziamoci.it
Ott 18, 2007 | Cultura
Programma
Sabato 27 ottobre 2007 Nuovi progetti di impresa verso i mercati emergenti in un confronto con culture diverse. Si approfondiscono tematiche su formazione continua come strumento di supporto al cambiamento e ruolo del Middle Management. L’energia, le sue fonti e gli sviluppi ad essa legati saranno al centro di una tavola rotonda. Evoluzione dell’impresa, aumento della produttività e crescita umana si intrecciano nelle pagine del libro di Andrea De Rosa “Dalla T-shirt all’eccellenza. Una storia di uomini ed aziende” presentato all’Expo 2007. Interverrà Benedetto Gui, professore di Economia Politica dell’Università di Padova. Sarà presente l’autore. Nel pomeriggio il Polo Lionello ospiterà la presentazione dei volumi “L’economia del bene comune” di Stefano Zamagni (professore ordinario di Economia politica all’Università di Bologna) e “Il prezzo della gratuità” di Luigino Bruni (professore associato di Economia politica dell’Università di Milano-Bicocca). Saranno presenti gli autori. La cultura della condivisione in ambito medico analizzata a partire dall’esperienza del Polimabulatorio inserito nel Polo Lionello. Presenti Maurizio Bellini, presidente dell’Associazione “Salve! Health to Schate. Onlus” e Antonio Acquaviva, professore associato di Pediatria presso l’Università di Siena. Domenica 28 ottobre 2007 La cultura della relazione per lo sviluppo fisico e psichico del bambino Saranno il fulcro della conferenza-dialogo che riunirà al Polo Lionello Bonfanti esperti in neuropsichiatria infantile, pediatria ed educazione in asili nido. Tra i temi trattati: educazione nella prima infanzia, valore di un ambiente non inquinante, costruzione dell’intersoggettività primaria. In contemporanea un pomeriggio dedicato ai bambini presso lo spazio polifunzionale del Philocafè. Lunedì 29 ottobre 2007 Un approfondito confronto su etica, economia ed innovazione nell’imprenditorialità artigiana Sarà il contributo che porterà all’Expo 2007 la Confartigianato Imprese Toscana. Aprirà i lavori il presidente, Fabio Banti. La sicurezza nel mondo del lavoro analizzata con atteggiamento propositivo: al Polo Lionello esperti di sicurezza illustrano buone pratiche ed esperienze con risultati positivi. In collegamento video-conferenza da Bari, Cosenza, Milano e Roma un convegno sul futuro del Project Management. Tessere: intrecciare fili, intrecciare relazioni. Un originale appuntamento al Philocafè. Martedì 30 ottobre 2007 Strategie della sicurezza, tra strumenti tecnologici e adempimenti normativi Al centro di una tavola rotonda. Analisi, casi di studio e spazio per il dialogo caratterizzeranno l’evento dedicato all’analisi strategica dei dati aziendali: come utilizzarli in modo “intelligente” per aumentare il volume di affari e ridurre i costi. Testimonianze di attivazione di nuove imprese sociali realizzate grazie al Fondo sociale Europeo Piccoli Sussidi, faranno da cassa di risonanza al Convegno dal titolo “La soddisfazione del Bisogno: dall’idea alla sua realizzazione” Durante l’Expo saranno offerte “Pillole di consulenza”, incontro gratuiti su problematiche di vita aziendale. Degustazioni di prodotti saranno proposte da imprese del settore alimentare.