Movimento dei Focolari
I nostri amici di Mae Sot

I nostri amici di Mae Sot

goc30_01Fin dall’inizio della mia avventura nel focolare in Thailandia nel 1984, il contatto con i poveri è stato costante. Nel 1985 il primo viaggio nell’allora Birmania (attuale Myanmar) ed una grande impressione di toccare con mano la più estrema miseria: fino a quel giorno non l’avevo mai vista di persona. Poi, con la guerra civile scoppiata nel 1988 i profughi hanno iniziato ad arrivare in Thailandia, soprattutto nella zona del confine. La loro condizione? Malattie, solitudine, disperazione, sfruttamento e tanta voglia di una vita vera: per noi focolarini, un volto di Gesù crocifisso e abbandonato che abbiamo cercato di alleviare ed amare. In questi 32 anni il nostro aiuto è stato sicuramente insufficiente, come si addice ad una vera catastrofe umanitaria di cui poco si parla. Di fronte al dolore, a chi muore, sei sempre impreparato. Da circa 6 anni, il nostro impegno si è intensificato nella zona di Mae Sot, nel nord ovest della Thailandia, in una città di confine. Abbiamo ripreso il progetto iniziato da Padre Justine, birmano, morto dopo una lunga malattia. Lui aveva iniziato ad occuparsi dei bambini dei migranti che erano lasciati a casa tutto il giorno, da soli, raccogliendoli in una piccola “scuola” (una capanna). Era rimasta senza sostegno economico e così abbiamo dato gli ultimi soldi rimasti per riprendere l’accoglienza. La scuola ora si chiama “Goccia dopo Goccia, il ponte Latina Mae Sot”: una collaborazione tra i nostri bambini di Mae Sot di origine birmana e Karen e quelli di una scuola a Latina, in Italia, dove lavorano alcuni membri dei Focolari. È un ponte di solidarietà che lega le due città distanti 10,000 km, e che oggi si è esteso coinvolgendo qualche centinaio di persone di tanti altri posti. Una multinazionale dei trasporti ci aiuta a portare con i loro containers gli aiuti raccolti, pagando tutte le spese di sdoganamento (€ 1000 per ogni carico), per farli arrivare fino a Mae Sot, sulle montagne della Thailandia. goc6_02Attualmenteattraverso Padre Joachim del Myanmar, aiutiamo circa 200 persone che sono fuori dai campi profughi ufficiali, che non hanno documenti e spesso niente da mangiare. Come dice Papa Francesco facciamo l’esperienza di “toccare la carne di Cristo”, uno dei tanti volti di Gesù Abbandonato. Oltre al cibo, c’e’ bisogno d’amore, di calore, d’affetto … Chiara (Lubich) e la nostra spiritualità ci spronano a ‘farci uno’ con tutti. Uno di loro ci ha detto: “Grazie per tutto quanto ci fate arrivare, ma soprattutto perché ci fate sentire amati. Questo ci dà speranza per vivere”. Abbiamo un’associazione formata da alcuni nostri amici di Poschiavo (Svizzera), che è stata riconosciuta dal governo, e che finanzia i progetti in corso in tre paesi: Thailandia, Laos e Vietnam. Dopo 6 anni vediamo che è davvero un miracolo! IMG_7324Nel Vietnam, i progetti sono nella zona del sud, verso il Delta del Mekong, attorno ad una parrocchia. Costruiamo piccole case o le ripariamo; pozzi per l’acqua potabile per chi non ce l’ha; e costruiamo ponti che sono utilissimi per le comunicazioni tra gli isolotti. I cosiddetti “ponti delle scimmie”, fatti solo di una decina di canne di bamboo, si trasformano in ponti per la gente, fatti con cemento e ferro. Ora abbiamo iniziato a lavorare anche sulle montagne, al centro del Vietnam, nella zona di Gia Lai (nota per i combattimenti durante la guerra) con un gruppo delle minoranze etniche. La Chiesa s’impegna molto in quella zona e la povertà raggiunge livelli davvero preoccupanti nei paesi di montagna, soprattutto per le popolazioni etniche. In Laos portiamo aiuto ai bambini attraverso dei sacerdoti che hanno trascorso un periodo nella “scuola sacerdotale” a Tagaytay (Filippine). L’aiuto è sostenuto da rapporti di vera amicizia, tanta fantasia e voglia di lavorare. L’amore è come un ponte che unisce tutti con un sogno comune: vivere concretamente la fratellanza universale. Il nostro budget? Donazioni spontanee, da tanta gente comune e anche povera. Siamo convinti che se Dio vuole questo progetto, ci fa arrivare quanto e cosa abbiamo bisogno. Luigi Butori     Website: www.gocciadopogoccia.ch Pagina Facebook (altro…)

Parola di vita – Agosto 2017

Questo Salmo è un canto di gloria per celebrare la regalità del Signore che domina tutta la storia: è eterna e maestosa, ma si esprime nella giustizia e nella bontà e somiglia più alla vicinanza di un padre che alla potenza di un dominatore. E’ Dio il protagonista di questo inno, che rivela la sua tenerezza, sovrabbondante come quella materna: Egli è misericordioso, pietoso, lento all’ira, grande nell’amore, buono verso tutti … La bontà di Dio si è manifestata verso il popolo di Israele, ma si espande su quanto è uscito dalle sue mani creatrici, su ogni persona e su tutto il creato. Al termine del Salmo, l’autore invita tutti i viventi ad associarsi a questo canto, per moltiplicare il suo annuncio, in un armonioso coro a più voci: “Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature”. Dio stesso ha affidato il creato alle mani operose dell’uomo e della donna, come “libro” aperto in cui è scritta la sua bontà. Essi sono chiamati a collaborare all’opera del Creatore, aggiungendo pagine di giustizia e di pace, camminando secondo il Suo disegno di amore. Purtroppo, però, ciò che vediamo intorno a noi sono le tante ferite inferte a persone, spesso indifese, ed all’ambiente naturale. Questo a causa dell’indifferenza di molti e per l’egoismo e la voracità di chi sfrutta le grandi ricchezze dell’ambiente, solo per i propri interessi, a scapito del bene comune. Negli ultimi anni, nella comunità cristiana si è fatta strada una nuova consapevolezza e sensibilità a favore del  rispetto del creato;  in questa prospettiva possiamo ricordare i tanti appelli autorevoli che incoraggiano la riscoperta della natura come specchio della bontà divina e patrimonio di tutta l’umanità. Così si è espresso il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, nel suo Messaggio per la Giornata del creato dello scorso anno: “È richiesta una vigilanza continua, formazione e insegnamento in modo che sia chiara la relazione dell’attuale crisi ecologica con le passioni umane […] il cui […] risultato e frutto è la crisi ambientale che viviamo. Costituisce, pertanto, unica via il ritorno alla bellezza antica […] della moderazione e della ascesi, che possono condurre alla saggia gestione dell’ambiente naturale. In modo particolare, l’ingordigia, con la soddisfazione delle necessità materiali, porta con certezza alla povertà spirituale dell’uomo, la quale comporta la distruzione dell’ambiente naturale”.1 E papa Francesco, nel documento Laudato si’, ha scritto: “La cura per la natura è parte di uno stile di vita che implica capacità di vivere insieme e di comunione. Gesù ci ha ricordato che abbiamo Dio come nostro Padre comune e che questo ci rende fratelli. L’amore fraterno può solo essere gratuito […]. Questa stessa gratuità ci porta ad amare e accettare il vento, il sole o le nubi, benché non si sottomettano al nostro controllo. […] Occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo, che vale la pena di essere buoni e onesti ”.2 Approfittiamo allora dei momenti liberi dagli impegni di lavoro, o di tutte le occasioni che abbiamo durante la giornata, per rivolgere lo sguardo verso la profondità del cielo, la maestà delle vette e l’immensità del mare, o anche solo sul piccolo filo d’erba spuntato al margine della strada. Questo ci aiuterà a riconoscere la grandezza del Creatore “amante della vita” e a ritrovare la radice della nostra speranza nella sua infinità bontà, che tutto avvolge ed accompagna. Scegliamo per noi stessi e per la nostra famiglia uno stile di vita sobrio, rispettoso delle esigenze dell’ambiente e commisurato sulle necessità degli altri, per arricchirci di amore. Condividiamo i beni della terra e del lavoro con i fratelli più poveri e testimoniamo questa pienezza di vita e di gioia facendoci portatori di tenerezza, benevolenza, riconciliazione nel nostro ambiente. Letizia Magri _____________________________  

  1. Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, Messaggio per la Giornata del creato, 1 settembre 2016.
  2. Papa Francesco, Lettera Enciclica Laudato si’, 24 maggio 2015 (nn.228-229).

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La economía silenciosa

Economía de Comunión, empresas y capitalismo El siglo XXI vive un cambio de ritmo. La invención de Internet, la mundialización de los mercados y de las finanzas, el surgimiento de las redes sociales han impuesto una mutación en las relaciones, hasta en el seno de la economía y del capitalismo. Las concepciones innovadoras deben tener en cuenta las nuevas expectativas en materia de relaciones humanas. El que desee evolucionar tiene que respirar, escuchar, hablar con todo su ser, como las plantas. El que quiera sobrevivir hoy está llamado a desplegar todas sus funciones –incluyendo la función empresarial– renunciando a ejercer un control sobre todas las cosas, activando y responsabilizando a todas las células del cuerpo en una dinámica de comunión y de unidad. Este libro habla, entonces, de economía, de donación, de comunión, de la subsidiaridad en la gestión, de espíritu en el capitalismo…, expresiones poco familiares en el lenguaje económico de hoy. El mensaje es, con razón, portador de novedad, porque allí se descubre la potencia de lo frágil, de lo vulnerable y se contempla la acción de esta economía humana y silenciosa, ya profundamente en acción en el seno de nuestras sociedades. Una fuente de inspiración para teóricos y actores de la vida económica y política. Grupo Editorial Ciudad Nueva – Buenos Aires

Van Thuan. Libre entre rejas

Esta historia es una novela basada en hechos reales: hechos heroicos portadores de una fuerza transformadora extraordinaria: la del amor llevado hasta el extremo. Un hombre es llevado a prisión sin juicio ni sentencia. Su futuro se dibuja truncado por la desesperación. Aparentemente triunfa una opresión que impide la libertad. Y el cautivo se convierte en símbolo de todo un pueblo. El escenario cambia cuando su respuesta trasciende la lógica humana y provoca un huracán de reacciones. Parece imposible atrapar con palabras una experiencia tan asombrosa como la que vivió F. X. Nguyen Van Thuan. Solo se puede tejer un relato de búsqueda, poner a prueba convicciones e interrogantes sobre las prisiones y verdugos que amenazan nuestro tesoro más preciado: la libertad. Y es que esta novela está dirigida a todos, lectores jóvenes y adultos. Y sobre todo a los “encarcelados” hoy en día tras nuestros miedos, nuestras inseguridades, nuestras obsesiones o nuestras adicciones cotidianas (al consumo, al qué dirán, al perfeccionismo, al dinero, a las prisas, a la tecnología). Pequeñeces si observamos, por unos días de lectura, todos los personajes de muy diversas convicciones y reacciones que se cruzaron con Van Thuan en sus años de cautiverio. El ritmo trepidante de la acción viene combinado con un diálogo profundo sobre la libertad interior y sobre los caminos que abren paso a una Esperanza. Grupo Editorial Ciudad Nueva – MadridBuenos Aires https://youtu.be/m_c1-Si5mwA

Vangelo vissuto: sollevare chi soffre

Vangelo vissuto: sollevare chi soffre

ClassroomAll’asilo «Sonia ha 5 anni. Un giorno dice alla mamma: «Non voglio andare più all’asilo, non ho nessuna amica». Dopo qualche giorno il suo atteggiamento cambia e va all’asilo volentieri. «Cosa è cambiato?», le chiede la mamma. «Ho visto che c’era una bambina sempre silenziosa e in disparte. Nessuno voleva giocare con lei. Allora sono andata io da lei e le ho detto che le voglio bene. Lei mi ha sorriso, poi ha cominciato a giocare. Sai, mamma, l’amore riscalda tutti»». (Sonia – Slovacchia) L’amico più povero «Partendo da Roma, ho lasciato Nicu, il più povero dei miei amici, costretto a elemosinare in attesa di un trapianto di rene. Siamo rimasti in contatto telefonico. Spesso mi chiedevo come continuare ad aiutarlo, visto che posso contare solo su una “paghetta” mensile di 20 euro. Ricordando l’episodio di Zaccheo, che ha dato metà dei suoi beni ai poveri, ho cominciato ogni mese a mettere da parte 10 euro per Nicu. Dopo averne raccolti 70, tramite un amico glieli ho fatti arrivare. Ho saputo poi che era stato felice più per il fatto che mi ero ricordato di lui, che per la somma ricevuta». (Angiolino – Italia) Gara di generosità «Da tempo la situazione economica non va tanto bene. In un incontro di condominio, dopo ore di lamentele, ho proposto di cominciare ad attuare nel nostro palazzo una “comunione di beni”. Una signora rimasta sola ha offerto il suo appartamento per raccogliere viveri e vestiario e tutti contribuiamo con ciò che pensiamo sia superfluo o preleviamo quello che ci serve. È nata una vera gara di generosità e una ventata di ottimismo è entrata nelle nostre case». (L. D. C. – Argentina) Lavoro e casa «Con mia moglie abbiamo conosciuto una famiglia di immigrati. Il marito ha perso il lavoro, poi ne ha trovato un altro, ma era precario e avevano bisogno di essere aiutati con cibo e denaro. Tre mesi fa ho avuto l’occasione di trovare per lui un lavoro migliore. Tempo dopo questa famiglia mi ha richiamato, la casa di una sorella era stata colpita da piogge torrenziali. Sono andato subito a vedere come portare un primo soccorso e di cosa avevano bisogno. I proprietari della nuova abitazione non si fidavano e così dovevano pagare in anticipo due mesi di affitto e un mese di deposito. Da solo non potevo aiutarli, ma con la comunità del Movimento in tre giorni abbiamo potuto raccogliere i soldi necessari». (Juan Ignacio – Spagna) (altro…)

“Il dire è dare”

“Il dire è dare”

Il dire è dareQuando Chiara Lubich, in uno scritto del ’49, afferma che il «dire è dare» apre nuove prospettive nel campo delle scienze del linguaggio. Questa sua intuizione, scaturita, prima di tutto, da una profonda esperienza di vita, si è dimostrata infatti particolarmente feconda per temtare nuovi itinerari di indagine in ambito linguistico e letterario. Ne sono un esempio i contributi qui raccolti, presentati in occasione del primo Convegno internazionale del Gruppo di studio e di ricerca dell’area linguistico-letteraria della Scuola Abbà. Gli autori, di varie provenienze geografiche e disciplinari, si sono lasciati interpellare dalle molteplici implicazioni che la “parola”  – intesa come dono e relazione – suscita all’interno delle dscipline che li vedono impegnati come docenti, studenti o cultori appassionati. Ne nasce un percorso vario che apre ad ulteriori approfondimenti. Contributi di : I. A. Latorre – M.C. Atzori – E.M. Brito de Faria – A. Calabrese – C. Cianfaglioni – V. Crupi – D. Falmi – M.C. Ferro – A. Gòmez Olmos – P.K. – T.Hu – M.P. Marìn Ferrer – A. Nichilo – M. Pantalone – R.C. Pereira da Silva – S. Perniola – A.P. Pinheiro da Silveira –  H. Rebelo – A.M. Rossi – J.W. Somogyi – K- Wasiutynska. Città Nuova Editrice

L’orecchio di Dio è sul tuo cuore

L’orecchio di Dio è sul tuo cuore

Klaus 1Agostino ci dona una delle intuizioni più preziose del mistero della preghiera: «L’orecchio di Dio è sul tuo cuore» (commento al Salmo 148). Lasciare che l’orecchio di Dio si posi sul nostro cuore, aprire il nostro cuore all’orecchio di Dio: di questo si tratta, questa è l’arte della preghiera; un’arte del resto, per tutti; invero, non è nostra, ma dello Spirito che Dio ci dà e che prega in noi, poiché noi non sappiamo come e per cosa dobbiamo pregare (cf. Rm 8, 26s). […] Pregare è elevare il cuore a Dio. Ma ne siamo capaci? Non è troppo limitato il raggio della nostra percezione, perché il nostro cuore possa da solo elevarsi a Dio? Non è troppo debole lo slancio del nostro cuore? Non solo attaccati al nostro cuore pesi che, gravando su esso, lo paralizzano e lo trascinano verso il basso? Che cosa ci dà il coraggio di affermare: Abbiamo il cuore rivolto al Signore? Il suo orecchio. Egli l’ha chinato verso di noi. Il Padre ascolta il Figlio. E costui è disceso tra noi, nella nostra carne, nel nostro cuore. Nel cuore del Figlio, il Padre ode ogni battito del nostro cuore, nel cuore del Figlio ritrova il nostro cuore. In Lui, nel quale siamo creati, amati, sorretti, accolti, Egli ascolta noi. Elevare il nostro cuore vuol dire lasciarlo là dov’è, e scoprire che là dov’è, presso di noi, è il cuore di Dio nel cuore di suo Figlio. Abbandonati in Lui e ti sorreggerà. In Lui, l’orecchio di Dio è sul tuo cuore; in Lui, il tuo cuore è all’orecchio di Dio. […] L’inversione è altrettanto valida: Dio ha il suo cuore al tuo orecchio. Egli ti ha rivelato, trasmesso, donato non qualcosa di Sé, ma Se stesso. Se credi in Lui, se aderisci a Lui, se lo ascolti, allora non ascolti una notizia, una direttiva, un comando: tu odi il suo cuore. Rimani presso di Lui fin quando non scopri questo suo cuore. Egli ha bisogno del tuo paziente ascolto per aprirti il suo cuore; infatti, solo la pazienza comprende l’amore e impara l’amore. A chi lo ama, a costui Egli si rivelerà e prenderà dimora presso di lui (cf. Gv 14, 21-23). […] Dio ha il suo cuore al tuo orecchio, perché attraverso il tuo orecchio il suo cuore penetri nel tuo cuore, si faccia tuo cuore. L’orecchio di Dio sul tuo cuore – il cuore di Dio al tuo orecchio: alternanza della preghiera. Solo l’orante conosce Dio. Solo l’orante conosce l’uomo.   Da Klaus Hemmerle, “Con l’anima in ascolto, Guida alla preghiera”, Città Nuova Ed., Roma 1989, pagg. 9-11. (altro…)

Famiglie Nuove compie 50 anni

Famiglie Nuove compie 50 anni

Chiara Lubich con A e D Zanzucchi e G Fumagalli

Chiara Lubich con Anna Maria e Danilo Zanzucchi, e Gianna Fumagalli. Foto CSC Audiovisivi

Mentre si svolgeva la prima Scuola dei focolarini sposati, Chiara Lubich, parafrasando un’espressione che il giorno prima, all’udienza generale, Paolo VI aveva rivolto ai giovani dei Focolari, annunciò che in quella data (19 luglio 1967) in seno ai Focolari sarebbe nato “un Movimento esplosivo, apostolico e diffusivo” per il mondo della famiglia. A distanza di 50 anni si può ben dire che quelle parole, con la loro vita, le Famiglie Nuove le hanno davvero portate a concretezza. In questi anni infatti, coppie di sposi, fidanzati, e quanti hanno a che fare col mondo della famiglia, a contatto con il carisma dell’unità hanno visto rinvigorire il loro amore reciproco da quell’amore che attinge al Vangelo, trasformandolo in testimonianza dell’amore di Dio per l’umanità. Un amore che ha generato, come conseguenza, la diffusione del Movimento nella maggior parte dei Paesi del mondo, fino alle isole Fiji (Oceano Pacifico). Nel video-collage che qui proponiamo, realizzato nel 2007 (a 40 anni dall’inizio di Famiglie Nuove), le parole di Chiara risuonano più che mai un’attuale, luminosa risposta alle necessità della famiglia di oggi, in linea profetica con l’esortazione “Amoris Laetitia”. Non sono solo parole le sue. Sono il frutto della vita di una moltitudine di famiglie che nella loro quotidiana testimonianza di unità e nell’attuazione di un centinaio di progetti di cooperazione internazionale e di sostegno a distanza, contribuiscono al rinnovamento della società e alla realizzazione del testamento di Gesù: “Che tutti siano una cosa sola”.   https://vimeo.com/225160629   (altro…)

Il viaggio che mai avrei immaginato –  Una biografia di Vittorio Sabbione

Il viaggio che mai avrei immaginato – Una biografia di Vittorio Sabbione

VittorioSabbioneRaccontata con il ritmo di un romanzo, la storia di Vittorio Sabbione risulta, come lascia intendere il titolo di questa biografia, non solo un viaggio nello spazio e nel tempo, ma anche all’interno di una personalità assolutamente originale e affascinante. Di essa vengono ripercorse le inquietudini intellettuali e sociali della giovinezza vissuta a Torino, la partecipazione alla resistenza partigiana, il compromesso politico, la professione di avvocato, l’intensa esperienza matrimoniale, il dolore per la perdita irreparabile fino all’incontro con la spiritualità del Movimento dei Focolari che riempie le sue aspirazioni più profonde. Inframezzato di dati congiunturali, linguaggio realistico e testimonianze dirette, il racconto ripercorre un tratto della storia italiana del XX secolo intrecciandosi con la diffusione del Movimento dei Focolari in America latina, in cui tanta parte ebbe il protagonista di questa storia. Honorio Rey è giornalista professionista, per quarant’anni redattore e vicedirettore della rivista argentina “Ciudad Nueva”. Ha pubblicato le biografie “L’avventura di Lia Brunet” e “Solo di notte si vedono le stelle”, nonché la raccolta di esperienze familiari “Perché sei il mio papà?”. LA COLLANA Verso l’unità/biografie Editrice Città Nuova

Vangelo vissuto: “Vi darò ristoro”

Vangelo vissuto: “Vi darò ristoro”

PdV 1Il sindaco «Contro la mia volontà mio marito aveva accettato di candidarsi a sindaco, non certo per ambizione, ma per puro desiderio di servire la comunità. La mia ostilità nasceva dal timore che, essendo il nostro un paese molto difficile, un impegno del genere potesse avere ripercussioni negative sulla famiglia. A nulla erano servite minacce e liti. Quando un sabato mattina appresi dal giornale che aveva firmato per la candidatura, iniziai a stare molto male. Il giorno dopo, a messa, il Vangelo parlava del fico sterile. In quel momento mi sentii come quel fico, incapace di fruttificare. Non solo: col mio atteggiamento impedivo anche a mio marito di portare frutto per la comunità. Capii che Gesù mi chiedeva di donargli anche la mia famiglia, nonostante le paure. Tornata a casa, comunicai a mio marito e alle nostre figlie l’esperienza fatta e di comune accordo decidemmo di appoggiarlo. Da quel momento l’ho accompagnato in tutti i comizi e assemblee, e ora che è sindaco continuo a farlo in tutte le sue visite istituzional»i. (F.D. – Italia) Tensioni in famiglia «Mio marito e io eravamo tornati a casa così stanchi e tesi che, perso il controllo, avevamo discusso in maniera violenta, al punto che sembrava che il nostro matrimonio fosse arrivato alla fine. Mi sono adoperata poi per “ricucire” la situazione, ma lui continuava ad essere molto arrabbiato per il mio modo di fare. L’indomani sarei dovuta andare ad aiutare una famiglia molto povera. Ma questa non sarebbe stata una scappatoia se prima non ristabilivo la concordia e la pace con mio marito? Anche se mi ritornavano di continuo alla mente tutte le mie buone ragioni, ho cercato di vincermi. Fra l’altro, quello stesso giorno lui avrebbe avuto un incontro importante: superando il timore della sua reazione, gli ho telefonato e gli ho chiesto perdono. Tutto è stato cancellato, ho sentito la libertà di sentirmi amata e questo ha dato senso anche al mio prodigarmi per gli altri». (F. – Panama) Cocci «Dalla finestra del mio ufficio posso vedere la strada. Un giorno vedo passare Michele, un senza fissa dimora che quando è ubriaco litiga con tutti. Si ferma, raccoglie i frammenti di una bottiglia e li deposita in un bidone. Poi se ne va. Anch’io li avevo notati, ma per la fretta non li avevo raccolti. Che lezione, e proprio da uno classificato fra gli emarginati! Mi sono immaginato Michele all’esame finale del Vangelo, quando Gesù gli dirà: “Entra nel mio regno: hai raccolto dei vetri che potevano ferire un mio fratello. Lo hai fatto a me!”». (P. O. – Italia) Calzini sporchi «Nel guardaroba della piscina un’anziana signora poco curata se ne stava seduta sopra una panchina con accanto un paio di calze piuttosto sporche. Tutte le altre le stavano alla larga, me compresa. Faceva fatica a indossare la canottiera sulla schiena ancora umida, così mi sono avvicinata per aiutarla. Grata, mi ha chiesto se le potevo infilare anche le calze. Ahimè, proprio quelle! E subito un pensiero: “Gesù, sei tu che vuoi incontrarmi in lei”. Mi sono inginocchiata e le ho infilato i calzini e poi le scarpe. Ancora oggi ho il ricordo della gioia provata». (Rosemarie – Svizzera) (altro…)

Oggi in Venezuela

Oggi in Venezuela

Venezuela 5Ho saputo dalla TV… Sto guardando il telegiornale, interrotto di continuo dagli appelli di “pubblica utilità”. Quest’ultimo, per esempio, dice: “Cercasi urgentemente il farmaco….”. Dio mio! Scrivo rapidamente il numero di telefono e chiamo. Mi rispondono che chi ne ha bisogno è un’anziana, che è davvero urgente e che vive nella mia stessa città. Mi metto in contatto velocemente con la figlia della signora, ma in questo momento la situazione per le strade del centro non mi permette di uscire. Ci accordiamo per trovarci il giorno dopo, di mattina presto, di fronte a un centro sociosanitario. Quando effettivamente ci incontriamo, la signora mi domanda: “Quanto costa la medicina? L’ho richiesta dagli Stati Uniti, ma non me l’hanno potuta mandare”. “Nulla, signora”, le rispondo. “Preghiamo insieme affinché la pace arrivi presto in Venezuela”. Non ci conosciamo, ma ci lasciamo con un abbraccio. C’è più gioia nel dare che nel ricevere Mi telefona un’amica: “Per caso hai questa medicina? Non riesco a trovarla da nessuna parte…”. Si trattava proprio di un farmaco che una persona aveva donato alla mia parrocchia. In quel momento avevo pensato: “Ma servirà a qualcuno? È una medicina molto specifica…”. Era proprio quella di cui aveva bisogno la mia amica, con indicazioni molto precise e, inoltre, in una confezione di 50 pastiglie! Dio sa ciò che ciascuno necessita. La nostra era una gioia condivisa ma, forse, la mia era più grande. Creare ponti con persone di altre Chiese Mi arriva un sms: “Mi servirebbe questa medicina, per caso ce l’hai?”. Sì, ce l’avevo, e così ho chiesto ad Armando di portarglielo, giacché chi me l’aveva chiesta è evangelica come lui. Ho pensato anche di proporle: “Se per caso avessi qualche medicina che non ti serve, puoi donarla a tua volta?”. Lei me ne manda una, difficile da trovare nelle farmacie, fornita di un nebulizzatore. Il mio l’avevo dato a un’altra persona che non riusciva ad espettorare a causa della forte tosse. Per me è stato vivere la frase del Vangelo: “Date e vi sarà dato”. Oltretutto, quello che mi è arrivato è di miglior qualità e con minori effetti secondari di quello che avevo io. È sorprendente: quando si dona, l’amore si trasforma in fraternità. Venezuela 2Domenica, giorno di riposo… È domenica!!! Finalmente riposo! Avevo messo in programma un film molto interessante, quando improvvisamente suonano alla porta. Comincio a temere che il mio relax sia in pericolo. Mio figlio, vista la mia reazione, mi chiede se voglio che dica a chi ha suonato di passare in un altro momento. Quasi quasi gli dico di sì… ma no… apro io. Di fronte mi trovo una mia conoscente, che mi domanda se sono occupata. L’espressione del suo volto indica che la cosa è urgente. La faccio passare. “Devo proprio parlare con lei…”. “D’accordo, avanti. C’è anche mio marito: va bene se parliamo anche con lui?”. Passiamo tre ore ad ascoltarla. Ci dice che vuole divorziare, ma prima di comunicarlo a suo marito e avviare le pratiche ha pensato di parlare con noi. Non è facile ascoltare il suo sfogo, pieno di dolore, incomprensioni, rabbia… Alla fine, le si chiariscono tanti dubbi. Concludiamo con una preghiera e con la sua decisione di mettersi ad amare per prima. Così se ne torna a casa con una nuova forza, disposta a lottare per salvare il suo matrimonio. È stata una domenica vissuta come “il giorno del Signore’, nella quale abbiamo fatto ciò che pensiamo avrebbe fatto Gesù: amare senza giudicare. (altro…)

Giordani: era l’estate 1949

Giordani: era l’estate 1949

con-Chiara-5a«Tra giochi, all’ombra delle conifere, sotto rocce, Chiara [Lubich], ai suoi parlava sempre di Dio, della vergine, della vita soprannaturale: la soprannatura era la sua natura. Conviveva sempre con il Signore: effetto della carità, di cui era, molecola su molecola, edificata. E allora quando s’andava in campagna quelle foreste alpine si trasfiguravano in cattedrali, quelle cime parevano picchi di città sante, fiori ed erbe si coloravano della presenza di angeli e di santi: tutto s’animava in Dio. Cadevano le barrire della materia. Era anche questa una forma di quella riconciliazione di sacro e di profano, per cui, eliminato il brutto, il male, il deforme, si ricuperavano d’ogni parte i valori di bellezza e di vita della natura, in tutti i suoi aspetti. I discorsi di lei, come le opere, risultavano un assiduo sgombero di detriti mortuari per ristabilire la comunicazione, per sé così semplice, della natura con la soprannatura, della materia con lo spirito, della terra col cielo. Una duplicazione dei valori dell’esistenza in terra; un aprire il valico al paradiso. Era l’estate del 1949. Quel godimento fu agevolato dall’eredità di una baita a Tonadico di Primiero, avuta da Lia [Brunet]. A farvi una villeggiatura vi salirono, nel luglio Chiara [Lubich], Foco [Igino Giordani]e le focolarine per stare un po’ sole a riposare fisicamente, dopo i lavori, per i poveri e per sé, durante l’anno. La baita era composta d’un fienile superiore, a cui s’accedeva con una scala a pioli dal piano terra, composto di una stanza con piccola cucina. Sopra si sistemarono alcune brande e un armadio tirato su con una carrucola: e fu il loro dormitorio. Foco andò all’albergo Orsinger ed ebbe occasione di parlare alla sala dei Cappuccini. Nella loro chiesa egli desiderò legarsi “corto” con un voto d’obbedienza il quale però a Chiara non apparve conforme agli usi del focolare. Propose piuttosto un patto di unità, nel senso che alla prossima Comunione eucaristica, sul nulla delle anime, Gesù in lei patteggiasse con Gesù in lui. La mattina alla messa nel comunicarsi i due fecero patteggiare Gesù con Gesù. Fu per lei l’inizio d’una serie di illuminazioni».   Igino Giordani, Storia del Movimento dei Focolari, scritto inedito. (altro…)

Venezuela: messaggio urgente

Lo scorso 12 luglio i vescovi venezuelani hanno rivolto un “messaggio urgente ai cattolici e alle persone di buona volontà” in cui chiedono al Governo “di ritirare la proposta di un’Assemblea Costituente, di rendere possibile lo svolgimento delle elezioni stabilite dalla Costituzione”; e di “riconoscere l’autonomia dei poteri pubblici, abbandonando la repressione inumana di coloro che manifestano un dissenso, di smantellare i gruppi armati” e di liberare “le persone che sono state private della libertà per ragioni politiche”. Ancora, i vescovi chiedono di impegnarsi “a risolvere i gravissimi problemi della gente e di permettere l’apertura di un canale umanitario perché possano arrivare medicine e alimenti ai più bisognosi”. Alle Forze Armate nazionali chiedono di “adempiere il proprio dovere di servizio al popolo nel rispetto e a garanzia dell’ordine costituzionale”. Dalla dirigenza politica i presuli esigono l’impegno nell’esclusivo bene “del popolo e mai per i propri interessi”, rispettando “la volontà democratica del popolo venezuelano”. Alle istituzioni educative e culturali chiedono di collaborare a “far crollare i muri che dividono il Paese”, incoraggiando “ogni sforzo in favore della pace e della convivenza, fondati sulla legge dell’amore fraterno”. Il messaggio si conclude con un invito rivolto “ai nostri fratelli nella fede e a tutti i credenti a un giorno di preghiera e digiuno il prossimo 21 luglio, per chiedere a Dio che benedica gli sforzi fatti dai venezuelani in favore della libertà, della giustizia e della pace”. (altro…)

Tutto è diverso, ma nulla è cambiato

Tutto è diverso, ma nulla è cambiato

ElisaNuinElisa vive nel Focolare di Welwyn Garden City, 35 km a nord di Londra, nella contea dell’Hertfordshire. Una “città-giardino”, fondata negli anni Venti, con graziosi edifici in stile neo-georgiano, rose intorno ai portici, viali alberati. Racconta: «Sono nata nel nord Italia, in un piccolo paese in provincia di Novara. Ho due fratelli più piccoli. La mia famiglia ha trasmesso a noi figli i valori cristiani, come ad esempio “pensare agli altri”. A vent’anni, finiti  gli studi di francese e inglese, stavo cercando un lavoro. Ma in una piccola città era difficile, ero molto scoraggiata. Una mia amica mi ha invitato a un incontro in cui si stava pianificando un viaggio a Roma, per partecipare al Genfest, una grande manifestazione dei giovani del Movimento dei Focolari allo stadio Flaminio. Era il maggio dell’80. Sono andata, ma solo per trascorrere un fine settimana diverso. Invece sono rimasta sorpresa e commossa dalla scena che ho visto: i poster che parlavano di un mondo unito, l’entusiasmo di decine di migliaia di giovani. Ebbi la netta sensazione di aver trovato qualcosa di prezioso. Tornando, sono rimasta in contatto con quelle persone. C’era qualcosa che mi attirava in loro. Ho iniziato a frequentare il focolare, mentre dentro di me si chiariva cosa avrei voluto fare nella vita. Finché ho capito: donarmi a Dio e ai fratelli, proprio attraverso il Focolare. Ho trovato un buon lavoro alla Caritas, l’azione sociale della Diocesi. Un lavoro interessante e di responsabilità. Dopo tre anni, dovevo trasferirmi a Bologna, ma il sacerdote responsabile della Caritas cercava con insistenza di convincermi a non partire. Quel giorno il Vangelo parlava proprio di “quelli che non lasciano madre, padre e campi … non possono essere miei discepoli”. Ho pensato che Gesù rivolgesse quelle parole a me. Sono partita senza indugi. Dal 1985 al 1987 sono andata alla scuola di formazione alla cittadella di Loppiano (nei pressi di Firenze, in Italia). E poi … l’Africa! La mia prima impressione è stata quella di trovarmi dentro un film, tutto era nuovo e diverso. Il giorno dopo il mio arrivo, in una cappella, davanti al tabernacolo, Gli ho detto: “Tu sei lo stesso Gesù, ho dato la mia vita per te e ora ti trovo anche qui”. Ho trascorso il primo mese a Fontem, in Camerun. Poi sono partita per la Nigeria, dove sono rimasta vent’anni. Nel 1989, a Lagos, abbiamo avviato un progetto per un gruppo di ragazze. Per ospitarle, una religiosa ci ha offerto due stanze dentro la loro missione, poi una famiglia ci ha dato una casa gratuitamente per cinque anni. Infine abbiamo trovato un pezzo di terra e tante persone ci hanno aiutato a costruire il primo focolare della Nigeria. Tutto avveniva grazie all’inaspettato aiuto di Dio attraverso le persone. Abbiamo avviato una piccola impresa che produce lavori in batik, una tecnica tradizionale di pittura su cera applicata al tessuto. Il progetto ha aiutato innumerevoli ragazze nel corso degli anni. Nel 2002 a Jos, nella Nigeria settentrionale, circa un migliaio di persone hanno perso la vita in uno scontro tra musulmani e cristiani. Fino a quel momento i due gruppi avevano sempre vissuto pacificamente. Proprio a Jos abbiamo voluto fare una Mariapoli, perché era necessario sperimentare il dialogo, la pace, la riconciliazione, specie in un luogo di profonde ferite, non solo fisiche. Le persone avevano perso le loro imprese, i luoghi di culto erano stati distrutti. Una signora, che in precedenza aveva incitato i ragazzi del suo villaggio a combattere contro i ribelli, alla fine della Mariapoli ha preso parte ad un viaggio di un mese nel segno della riconciliazione, di villaggio per villaggio, voluto dal vescovo locale. In seguito per sei anni sono stata a Douala, in Camerun. Quindi, dal 2013, a Welwyn Garden City (Gran Bretagna), dove il primo anno ha nevicato da febbraio ad aprile! Tutto fuori era diverso, ma nulla era cambiato. Dove Dio ti vuole, quella è la tua casa!» Fonte: New City Magazine (Londra) (altro…)

Viviamo insieme il Vangelo

Viviamo insieme il Vangelo

PreghierePer i bambini. Il primo libro per imparare a pregare. Con disegni e colori vivaci un libretto per i più piccoli per scoprire le preghiere fondamentali della tradizione cristiana: il Padre nostro, il Gloria al Padre, l’Ave Maria, il Credo, l’Angelo di Dio, l’eterno riposo…Tante illustrazioni e alcune righe di introduzione e commento per imparare a conoscere tutta la ricchezza e la fecondità di un patrimonio spirituale millenario.   Città Nuova Editrice

Giornata Mondiale della Popolazione

Dopo l’interesse suscitato dalla “Giornata dei cinque miliardi” tenutasi l’11 luglio  1987, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite decise di portare avanti l’iniziativa, istituendo la Giornata mondiale della Popolazione, al fine di promuovere una maggiore consapevolezza sui temi legati a questo argomento, e fra questi le correlazioni con l’ambiente e lo sviluppo. Essa si celebrò per la prima volta l’11 luglio 1990, in più di 90 Paesi. (altro…)

Libano: più forti della guerra

Libano: più forti della guerra

Lebanon«Il mio Paese, il Libano, per molti anni è stato sotto il controllo della Siria. Per questo motivo tra i due Paesi si è sviluppata una forte tensione, peggiorata dall’arrivo di un gran numero di rifugiati siriani, circa due milioni di persone su quattro milioni e mezzo di abitanti, quasi la metà della popolazione. All’inizio della guerra in Siria, alcune famiglie della comunità dei Focolari di Aleppo erano venute in Libano per allontanarsi per qualche tempo dalla guerra. In seguito, essendo peggiorata la situazione nel loro Paese, non sono più potute tornare in patria e sono state accolte in un centro del Movimento. Nel clima di ostilità generale che li circondava, aiutarli era una scelta decisamente contro corrente, che richiedeva da parte nostra lo sforzo di cancellare tutti i pregiudizi che il popolo libanese nutriva nei confronti dei siriani. Volevamo testimoniare la pace e l’amore tra noi. Abbiamo cominciato a visitarli, costruendo con loro un forte legame. Genitori, giovani e bambini, tutti ci siamo impegnati perché queste famiglie non si sentissero sole in un momento così difficile. Trascorrevamo le giornate insieme, organizzando serate, cercando di alleggerire le loro angosce, capirli e ascoltarli. Non potevamo risolvere i problemi degli Stati, ma potevamo almeno costruire delle oasi di pace intorno a noi. Non avevano nulla, erano arrivati senza poter portare con sé oggetti o vestiti. Abbiamo fatto tra noi una comunione dei beni, raccogliendo soprattutto vestiario, che abbiamo offerto con delicatezza, non era facile per loro accettare un aiuto materiale. Le loro condizioni di vita erano dure. Erano senza lavoro, in terra nemica, spesso in attesa di notizie dei loro parenti o amici. Noi giovani siamo andati insieme sulla spiaggia, per cercare di allentare l’atmosfera di tensione. Spesso. Abbiamo cominciato a frequentarci, a trascorrere insieme molto tempo, anche a leggere con loro la parola di vita, per condividere le nostre vite e le esperienze. Abbiamo cominciato a sentirci parte di un’unica famiglia. Un anno più tardi, queste famiglie hanno dovuto iniziare a cercare casa. Erano angosciate e con grosse difficoltà finanziarie. Ma abbiamo creduto insieme alla provvidenza di Dio. Cercando con loro case e lavoro, eravamo consapevoli delle difficoltà cui saremmo andati incontro. Entravamo nelle case per cercare un alloggio “per i nostri amici siriani” e ricevevamo in cambio reazioni molto dure. Ad esempio, i proprietari degli appartamenti ci proponevano degli affitti eccessivamente costosi, per non riceverli. Prima di lasciare il centro, l’ultimo giorno, un’unica famiglia non aveva ancora trovato né casa, né mobili. Una di noi ci ha ricordato che dovevamo avere fiducia nell’intervento di Dio. Con nostra grande gioia, il giorno dopo, abbiamo trovato gratuitamente una casa e un’altra persona che doveva traslocare ha regalato tutti i suoi mobili. Abbiamo anche trovato delle scuole semi gratuite per i loro figli. Con un gruppo di insegnanti abbiamo avviato una scuola di francese, che ha permesso ai bambini delle famiglie siriane di iniziare a frequentare la scuola. Ora tutte queste famiglie hanno lasciato il Libano e si sono trasferite in Canada, Belgio, Olanda. Ci hanno scritto per dire che in Libano si sono sentiti sostenuti, a casa. Una famiglia ha detto: «Senza il sostegno delle famiglie libanesi non avremmo mai potuto ricominciare tutto daccapo così facilmente». Quando sono partite, hanno lasciato quello che avevano per le famiglie che sarebbero arrivate dopo. Adesso disponiamo di tre alloggi che usiamo per aiutare le famiglie siriane e irachene di passaggio in Libano per emigrare, cercando di essere sempre disponibili ad amarli e a custodire questa relazione di pace». (altro…)

Incontro con l’Assoluto

Incontro con l’Assoluto

T’ho trovato in tanti luoghi, SignoreChiara 4! T’ho sentito palpitare nel silenzio altissimo d’una chiesetta alpina, nella penombra del tabernacolo di una cattedrale vuota, nel respiro unanime d’una folla che ti ama e riempie le arcate della tua chiesa di canti e d’amore. T’ho trovato nella gioia. Ti ho parlato al di là del firmamento stellato, mentre a sera, in silenzio, tornavo dal lavoro a casa. Ti cerco e spesso ti trovo. Ma dove sempre ti trovo è nel dolore. Un dolore, un qualsiasi dolore, è come il suono della campanella che chiama la sposa di Dio alla preghiera. Quando l’ombra della croce appare, l’anima si raccoglie nel tabernacolo del suo intimo e scordando il tintinnio della campana ti “vede” e ti parla. Sei tu che mi vieni a visitare. Sono io che ti rispondo: “Eccomi Signore, te voglio, te ho voluto”. E in quest’incontro l’anima non sente il suo dolore, ma è come inebriata dal tuo amore: soffusa di te, impregnata di te: io in te, tu in me, affinché siamo uno. E poi riapro gli occhi alla vita, alla vita meno vera, divinamente agguerrita, per condurre la tua guerra. Da Chiara Lubich, “La dottrina spirituale”, Editrice Città Nuova, Roma 2006, pagg. 147-148. (altro…)

Africa: la pace nonostante tutto

Africa: la pace nonostante tutto

Gen BurundiDopo una violenta guerra civile durata ben 12 anni, il Burundi è attualmente attraversato da una crisi politica che ha generato una grande frattura tra le istituzioni e i cittadini. Ci sono state numerose manifestazioni di protesta contro il governo e molti giovani sono stati arrestati. Omicidi e sequestri si susseguono, e tanti fuggono lasciando i propri villaggi o addirittura il Paese. I gen, giovani dei Focolari, si sono impegnati a “vivere per la propria gente”, riconoscendo in ogni difficoltà o persona sofferente un volto di Gesù crocifisso e abbandonato, per amarlo concretamente. «Siamo andati a soccorrere i numerosi feriti – racconta Lewis –. Durante una delle visite a un ospedale della capitale abbiamo lavato i panni dei malati e condiviso i pasti con alcuni di loro. Siamo andati a trovare i bambini di un orfanatrofio. Abbiamo giocato e condiviso il pomeriggio con loro, cercando di farli contenti. Ne abbiamo approfittato per dare anche una mano per la pulizia». I gen, tanti di loro studenti universitari, hanno organizzato una “Conferenza di pace” presso l’Università del Burundi, molto partecipata. «La sala era piena e questo ci ha confermato quanto le persone aspirino davvero alla pace. Si è esibito il nostro gruppo musicale, il “Gen Sorriso”, riscuotendo una buona accoglienza da parte dei presenti. In particolare la canzone “I Believe” (vedi il video) composta da loro, incoraggia i giovani del nostro paese ad andare controcorrente, rendendosi sensibili alla sofferenza altrui, con l’invito a fare la propria parte per cambiare il mondo. Quando abbiamo fatto le riprese di questo videoclip abbiamo dovuto sforzarci per andare oltre le situazioni avverse che ci circondavano e credere che, nonostante tutto, la pace è sempre possibile». Per rendere più visibile ed efficace il loro impegno, insieme alla comunità locale dei Focolari, i giovani hanno dato vita al progetto “TOPA” (Progetto per la pace in Burundi), che include una serie di iniziative in favore della pace e della riconciliazione: «Attraverso conferenze tematiche, programmi radio, attività di beneficenza, concorsi d’arte, di poesia e di canto e una grande festa di chiusura, iniziative sempre diffuse dai social media, cerchiamo di coinvolgere il maggior numero di persone a impegnarsi con noi per costruire la pace nel nostro Paese». https://www.youtube.com/watch?v=Q2fobgsqI7c (altro…)

Vangelo vissuto: andare controcorrente

Vangelo vissuto: andare controcorrente

20170703-01Quante volte si deve perdonare? «Tre anni fa il mio fratellastro più grande è venuto a casa nostra e ha offeso mia moglie mentre mi trovavo fuori al lavoro. Quando sono tornato a casa mi sono arrabbiato molto, ma insieme abbiamo deciso di non reagire. Abbiamo poi saputo che la figlia, che abitava con noi in quel periodo, era tornata a casa sua dicendo che doveva prepararsi da sola il pranzo. Inoltre, con nostra grande sorpresa, mio fratello ha iniziato a raccontare alle persone della nostra comunità che lo avevamo insultato e che ci avrebbe perdonato soltanto dopo le nostre scuse. A questo punto per noi era troppo e per un anno non ci siamo più rivolti la parola. Un giorno mi sono ricordato che Gesù ci ha insegnato che dovremmo perdonare settanta volte sette, qualunque sia la situazione che si presenti e perfino pregare per i nostri nemici. Così, l’ultimo giorno dell’anno, ho organizzato una riunione di riconciliazione fra di noi, alla presenza di tutta la famiglia allargata. Sono stato il primo a parlare. Ho detto ai membri della famiglia che non eravamo lì per fare lunghi discorsi, né per giudicare l’altro, ma semplicemente per chiedere scusa a mio fratello maggiore e che eravamo dispiaciuti per averlo offeso. Poi mi sono alzato e mi sono inginocchiato davanti a lui, un gesto che voleva significare umiltà e magnanimità, due virtù cristiane. I membri della famiglia, compreso mio fratello, sono rimasti storditi da questo gesto e nessuno di loro osava dire una parola. Dopo qualche momento lui ha detto che mi aveva perdonato. Siamo tornati a casa felici e sereni per aver ristabilito la pace fra le nostre famiglie». (Christopher e Perpetua Idu – Africa) Pearl_resizedPerla di grande valore «Stavo vivendo un matrimonio davvero duro. Mio marito, che un tempo era un uomo gentile, intelligente e colto, era diventato alcolista per via del periodo in cui era stato sotto le armi. Poco dopo il suo ritorno in Inghilterra dal fronte ha ripreso la vita in modo normale, ma presto ha sviluppato un’ulcera duodenale che gli dava tanto dolore. Era incurabile e molto spesso non era in grado di lavorare. Fu allora che ha scoperto l’alcool come un efficace antidolorifico … Beveva in modo pazzesco. Ho vissuto con lui questo momento terribile. È stato un vero trauma sia fisico che mentale: non ce la facevo più! Mi sono consigliata con diversi medici e professionisti ma senza esito. Dopo qualche anno abbiamo incontrato il Movimento dei Focolari. Ho scritto a una persona verso cui avevo tanto rispetto e fiducia. La sua risposta mi ha stupito: «Grazie per aver condiviso con me la tua “perla di grande valore” …». Come poteva essere chiamata l’enorme difficoltà che stavamo vivendo: una “perla di grande valore”? Ci sono voluti anni per cominciare a capire come potevo trasformare la sofferenza in amore, a saper perdere tutto ciò che credevo fosse necessario per noi, essere accettati socialmente, e non fare più finta che tutto fosse a posto. In fondo si trattava di dire di “sì” piuttosto di “no”. Alla fine mi sono arresa permettendo a Dio di avvolgermi tra le Sue braccia. E Lui si è manifestato. Nell’ultimo periodo della vita, mio marito ha fatto un’esperienza profonda dell’amore personale di Dio per lui e non ha più bevuto. Anch’io sono riuscita a liberarmi della depressione. Certamente per giungere a questo traguardo ho impiegato un gran parte della mia vita. Ma era, ed è, la mia “perla di grande valore”».  (Fonte: New City – Londra) (altro…)

Lo splendore della natura

Lo splendore della natura

«Contemplando l’immensità dell’universo, la straordinaria bellezza della natura, la sua potenza, sono risalita spontaneamente al Creatore del tutto e ho avuto come una nuova comprensione dell’immensità di Dio. L’impressione è stata così forte e così nuova che mi sarei gettata subito in ginocchio ad adorare, a lodare, a glorificare Dio. Ho sentito un bisogno di far ciò, come se questa fosse la mia attuale vocazione. E, quasi mi si aprissero ora gli occhi, ho compreso come non mai prima, chi è colui che abbiamo scelto come ideale, o meglio colui che ha scelto noi. L’ho visto così grande, così grande, così grande che mi sembrava impossibile avesse pensato a noi. E questa impressione della sua immensità mi è rimasta in cuore per alcuni giorni. Ora il pregare così: “Sia santificato il tuo nome” o “Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo” è un’altra cosa per me: è una necessità del cuore». (Rocca di Papa, 22.1.87) «[…]  contemplare magari una distesa di mare senza fine, una catena di monti altissimi, un ghiacciaio imponente o una volta del cielo punteggiata di stelle… Che maestosità! Che immensità! E, attraverso lo splendore abbagliante della natura, risalire a colui che ne è l’autore: Dio, il Re dell’universo, il Signore delle galassie, l’Infinito. […] Egli è presente dovunque: è sotto lo scintillio d’un ruscello, nello schiudersi d’un fiore, in un’alba chiara, in un rosso tramonto, su una vetta nevosa… Nelle nostre metropoli di cemento, costruite dalla mano dell’uomo tra il frastuono del mondo, raramente la natura si è salvata. Eppure, se vogliamo, basta uno squarcio di cielo azzurro scorto fra le cime dei grattacieli, per ricordarci Dio; basta un raggio di sole, che non manca di penetrare nemmeno fra le sbarre d’una prigione; basta un fiore, un prato, il volto di un bambino… […] Ciò ci aiuterà a tornare in mezzo agli uomini, dove è il nostro posto, ritemprati come senz’altro lo era Gesù quando, dopo aver pregato il Padre tutta la notte sui monti, sotto il cielo stellato, tornava fra gli uomini a fare del bene». (Mollens, 22.9.88) Da Chiara Lubich – “Cercando le cose di lassù” – Città Nuova Editrice, Roma 1992, pagg. 5 – 111,112. (altro…)

5 premi a Living City

5 premi a Living City

LivingCityL’organo di stampa ufficiale dei Focolari degli USA, Living City, è stato premiato dall’Associazione Cattolica della Stampa del Nord America (CPA). Al primo posto per la “Miglior copertura di questioni ecumeniche/interreligiose” gli articoli “Crescere insieme”, “Iniziare a costruire ponti adesso” e “Una bussola per il nostro cammino” di Sarah Mundell, Susanne Janssen, David Shaheed e Jordan Denari. Pezzi fantastici che raccontano storie impegnative, come costruire ponti con fedeli di altre religioni, hanno commentato i giudici. Terzo posto nella categoria “Eccellenza generale — riviste nazionali di interesse generale”. Nella categoria “intervista”, “Cosa è il lavoro?” fatta da Susanne Janssen ad Andreas Widmer, direttore dei programmi di imprenditoria presso l’Università Cattolica dell’America, ha ricevuto una menzione d’onore. Nella categoria “Essay” premiati gli articoli di Amy Uelmen “Ascoltare oltre la camera d’eco” e “Anche essere ‘anti’ può aprire un dialogo” di Sarah Mundell. Le tematiche sono piene di racconti azzeccati e interessanti e offrono profondità, intuizione e varietà, ha commentato la Giuria. (altro…)

Parola di vita – Luglio 2017

Stanchi e oppressi: queste parole ci suggeriscono l’immagine di persone – uomini e donne, giovani, bambini e anziani – che in qualsiasi modo portano pesi lungo il cammino della vita e sperano che arrivi il giorno in cui potersene liberare. In questo brano del vangelo di Matteo, Gesù rivolge un invito: “Venite a me …”. Egli aveva intorno a sé la folla venuta per vederlo e ascoltarlo; molti di essi erano persone semplici, povere, con poca istruzione, incapaci di conoscere e rispettare tutte le complesse prescrizioni religiose del tempo. Gravavano su di loro, inoltre, le tasse e l’amministrazione romana come un peso spesso impossibile da sostenere. Si trovavano nell’affanno e in cerca di una offerta di una vita migliore. Gesù, con il suo insegnamento, mostrava un’attenzione particolare verso di loro e verso tutti quelli che erano esclusi dalla società perché ritenuti peccatori. Egli desiderava che tutti potessero comprendere ed accogliere la legge più importante, quella che apre la porta della casa del Padre: la legge dell’amore. Dio infatti rivela le sue meraviglie a quanti hanno il cuore aperto e semplice. Ma Gesù invita anche noi, oggi, ad avvicinarci a lui. Egli si è manifestato come il volto visibile di Dio che è amore, un Dio che ci ama immensamente, così come siamo, con le nostre capacità e i nostri limiti, le nostre aspirazioni e i nostri fallimenti! E ci invita a fidarci della sua “legge” che non è un peso che ci schiaccia, ma un giogo leggero, capace di riempire il cuore di gioia in quanti la vivono. Essa richiede l’impegno a non ripiegarci su noi stessi, anzi a fare della nostra vita un dono sempre più pieno agli altri, giorno dopo giorno. “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” Gesù fa anche una promessa: “… vi darò ristoro”. In che modo? Prima di tutto con la Sua presenza, che si rende più decisa e profonda in noi se lo scegliamo come il punto fermo della nostra esistenza; poi con una luce particolare, che illumina i nostri passi quotidiani e ci fa scoprire il senso della vita, anche quando le circostanze esterne sono difficili. Se, inoltre, cominciamo ad amare come Gesù stesso ha fatto, troveremo nell’amore la forza per andare avanti e la pienezza della libertà, perché è la vita di Dio che si fa strada in noi. Così ha scritto Chiara Lubich: “… un cristiano, che non è sempre nella tensione di amare, non merita il nome di cristiano. E questo perché tutti i comandamenti di Gesù si riassumono in uno solo: in quello dell’amore per Dio e per il prossimo, nel quale vedere e amare Gesù. L’amore non è mero sentimentalismo ma si traduce in vita concreta, nel servizio ai fratelli, specie quelli che ci stanno accanto, cominciando dalle piccole cose, dai servizi più umili. Dice Charles de Foucauld: “Quando si ama qualcuno, si è molto realmente in lui, si è in lui con l’amore, si vive in lui con l’amore, non si vive più in sé, si è ‘distaccati’ da sé, ‘fuori’ di sé”(Scritti Spirituali, VII, Città Nuova, Roma 1975, p.110.). Ed è per questo amore che si fa strada in noi la sua luce, la luce di Gesù, secondo la sua promessa: “A chi mi ama … mi manifesterò a lui” (Gv 14, 21). L’amore è fonte di luce: amando si comprende di più Dio che è Amore” (…)”.1 Accogliamo l’invito di Gesù ad andare a Lui e riconosciamolo come sorgente della nostra speranza e della nostra pace. Accogliamo il suo “comandamento” e sforziamoci di amare, come Lui ha fatto, nelle mille occasioni che ci capitano ogni giorno in famiglia, in parrocchia, sul lavoro: rispondiamo all’offesa con il perdono, costruiamo ponti piuttosto che muri e mettiamoci al servizio di chi è sotto il peso delle difficoltà. Scopriremo in questa legge non un peso, ma un’ala che ci farà volare alto. Letizia Magri ___________________________________ 1Cf. C. Lubich, Parola di vita/maggio – La luce s’accende con l’amore, Città Nuova, XLIII, [1999/8], pg. 49. (altro…)

Nuovo Patriarca greco-cattolico

Joseph Absi, vicario Patriarcale di Damasco, è stato eletto a guidare la Chiesa greco-cattolica. Il nuovo Patriarca, che succede all’85enne Gregorio III Laham, ha studiato teologia in Francia e in Libano (Harissa), ha conseguito una licenza in filosofia presso l’Università statale libanese e un dottorato in musica presso la Pontificia Università di Kaslik. Mons. Absi, che appartiene alla Società dei missionari di San Paolo (Paolisti), è sacerdote dal 1973 e superiore generale dal 1999. Consacrato vescovo nel 2001, è stato presidente della Caritas siriana promuovendo con i suoi collaboratori più di 40 progetti a Damasco, Aleppo e Hassaké. Uno dei temi che sta più a cuore al nuovo Patriarca melchita è l’unità fra le Chiese cattoliche orientali.   (altro…)

Viviamo insieme il Vangelo – Schede anno 2

Viviamo insieme il Vangelo – Schede anno 2

UViviamo insieme il Vangelon percorso attraverso schede illustrate, organizzate in quattro momenti: lettura e commento del Vangelo; attività-gioco; parole da proporre e vivere insieme; esperienze di vita raccontate. Ciascuna scheda può essere staccata dal quaderno, inserita in un raccoglitore ad anelli e rimodulata in un nuovo percorso. I temi del secondo anno: L’ANTICO TESTAMENTO / GESÙ PORTA A COMPIMENTO LE PROFEZIE / LA PAROLA DI DIO / IL SACRAMENTO DEL BATTESIMO E IL RINNOVO DELLE PROESSE BATTESIMALI / LA CELEBRAZIONE DEI SACRAMENTI, CONFERMAZIONE, EUCARISTIA, PENITENZA.   A sostegno delle schede del secondo anno c’è anche la guida per i catechisti anno 2 (ISBN 978-88-311-6572-3) L’obiettivo è di fornire ai catechisti strumenti di formazione e di approfondimento attraverso parole chiave, brevi incursioni in ambito pedagogico, psicologico, teologico, con proposte di canzoni, film, libri, attività, giochi con cui arricchire la proposta dei bambini Editrice Città Nuova  

Croce Pellegrina della GMG 2019

Croce Pellegrina della GMG 2019

2017-06-24-PHOTO-00000079Dopo che é arrivata a Panama la “Croce Pellegrina”, dove si svolgerà la Giornata Mondiale della Gioventù 2019 (GMG), l’Arcivescovo José Domingo Ulloa Mendieta, O.S.A., ha lanciato l’iniziativa che il 22 di ogni mese “si preghi insieme” per questo importante evento. La preghiera dello scorso 22 giugno è stata affidata alla comunità locale dei Focolari. A conclusione della celebrazione eucaristica, l’arcivescovo ha consegnato la “Croce pellegrina” e un’icona raffigurante la Madonna ai giovani dei Focolari. «È stato molto bello ricevere e portare la Croce della GMG – scrivono i giovani – e abbiamo colto l’occasione per dire all’arcivescovo che può contare su di noi; lui ha risposto: “Ci conto”. È stata una festa della  famiglia della Chiesa!»   (altro…)

Contro l’abuso e traffico di stupefacenti

Indetta nel 1987 dall’Assemblea Generale dell’ONU, la Giornata mondiale del 26 giugno contro l’abuso e il traffico illecito di droga intende rafforzare tutte le azioni possibili, per combattere uno dei peggiori drammi del nostro pianeta. Secondo il Rapporto 2016 dell’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), 250 milioni di persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni ha fatto uso di sostanze stupefacenti nell’anno precedente. La campagna si rivolge a tutti, ma in particolar modo ai giovani, che spesso parlano degli “effetti da sballo” delle droghe, dimenticando i molti “effetti negativi”. L’uso di stupefacenti è preoccupante e rappresenta una piaga sociale che grava pesantemente sulla sanità pubblica, sia in termini di prevenzione che di trattamento e cura dei disturbi legati all’uso di droga. (altro…)

Vangelo vissuto: Superare le divisioni

Vangelo vissuto: Superare le divisioni

Santa-Terezinha-C-Caris-Mendes-CSCNell’isola di Santa Teresina «Quando si vive in uno stato di estrema miseria, o si cade nell’inerzia, oppure in alternativa c’è solo la violenza. Dal carisma dell’unità ho capito che potevo diventare un agente di trasformazione  sociale nel mio ambiente: cercare lavoro per gli abitanti, aiutare a ricostruire un mocambo, lavorare perché tutte le famiglie avessero l’acqua potabile. Due anni dopo sono stato eletto presidente dell’Associazione degli abitanti di Santa Teresina. Ho dato continuità al lavoro dei miei predecessori, mi sono occupato della trasparenza della gestione pubblica, facendo capire anche che se ciascuno aiutava l’altro, Dio avrebbe aiutato tutti».  (J. – Brasile) Agente delle tasse «Lavoravo come agente delle tasse, un lavoro difficile che ho cercato di portare avanti come un servizio al Paese. Cercavo di servire Gesù in ogni persona, creando un rapporto con ciascuno. Alcuni anni fa sono stato assegnato al Dipartimento Investigativo ed Esecutivo. In pratica dovevo convincere, chi non era in regola, a pagare le tasse per non incorrere in sanzioni. Ciò è alquanto difficile e richiede una gran dose di pazienza. Piano piano mi sono guadagnato il rispetto delle persone con cui venivo a contatto, molte delle quali si sono rese conto della necessità e dei benefici di essere in regola».  (A.N. – Kenia) Solidarietà contagiosa «Anni fa un’amica assistente sociale ci aveva chiesto di ospitare per una settimana una diciassettenne quasi cieca che, per vari motivi, non poteva restare nell’Istituto né tornare a casa dai suoi. Dopo averne parlato con i ragazzi, ormai adolescenti, decidemmo di comune accordo per il sì, anche se questa scelta avrebbe comportato sacrifici per ciascuno:  la casa era già piccola per i 4 figli studenti che avevano bisogno di spazio. Miriam venne da noi e, aiutata da tutti, si inserì talmente bene da aiutare  per il compleanno di uno di loro che ricorreva in quel periodo. Finì che invece di una sola, le settimane divennero tre. Le ricordiamo come un momento forte in famiglia. Quella esperienza di accoglienza sarebbe stata efficace anni dopo. Nostra figlia, sposata e madre di due bambini, ha ospitato un bambino disadattato che, per Pasqua, sarebbe rimasto solo nell’Istituto. Un altro nostro figlio, lui pure sposato e con tre bambini, ha accolto per il pranzo di Natale, oltre la suocera, una persona inferma di mente. La solidarietà è contagiosa». (H.G. Austria) (altro…)