Movimento dei Focolari

Giornata Mondiale dell’Ambiente

5 giugno: si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente (W.E.D., World Enviroment Day). La data è stata scelta dall’ ONU per ricordare la Conferenza di Stoccolma sull’Ambiente, nel 1972, dove fu stilato il Programma Ambiente delle Nazioni Unite. La Giornata è diventata una occasione per stimolare a livello mondiale l’attenzione e la conoscenza dei temi ambientali. Un’opportunità in più per riflettere sullo stato di salute della Terra, la nostra casa comune, ma anche per impegnarci attivamente a favore di una salutare convivenza tra tutti i suoi abitanti. (altro…)

Un compito al giorno per proteggere il pianeta

Un compito al giorno per proteggere il pianeta

Earthcube_ITIn tempi di allerta per temibili “balene blu” virali, finalmente un gioco contagioso… ma positivo! Sul web o, alla maniera tradizionale, con carta e forbici, c’è un gioco che contribuisce a mantenere sano e vivibile il pianeta in cui viviamo. Vediamo di che si tratta. Prima mossa: cliccare qui (un passaggio per il web è necessario anche per i più tradizionalisti!). A questo punto, il “Cubo”, protagonista indiscusso, ci ricorderà tutte le volte in cui ci siamo cimentati nella gara di probabilità più nota al mondo, fatta di sei possibilità e un pizzico di fortuna. Che lo si getti on line o lo si ritagli e costruisca con le proprie mani (suggerimento per i più piccoli), questo nuovo Dado è molto di più. Ogni faccia è un piccolo (ma grande) invito al rispetto dell’ambiente circostante, della Terra in cui viviamo e dei suoi abitanti. Un mini compendio di ecologia e relazioni sociali valido per tutte le età, promosso da EcoOne iniziativa ecologico/culturale diffusa in più di 180 paesi, che ha messo in rete docenti, accademici, ricercatori e professionisti per introdurre le tematiche ambientali a livello sociale, politico, economico. Con una caratteristica: non si tratta di un proclama teorico, ma di un invito immediato alla pratica quotidiana. Un esempio? «Scopri cose incredibili!» recita una faccia del dado. Il mondo è pieno di cose incredibili, dalle vette maestose delle cime innevate agli abissi degli oceani, dall’immensa varietà di specie vegetali a ogni essere vivente, anche minuscolo, che popola il pianeta: ogni dettaglio della natura ci riempie di stupore e meraviglia, ci ispira rispetto e gratitudine per il Creatore. Cosa posso fare oggi per vedere il mondo con questi occhi? Earthcube-01Altro lancio, altra faccia. «Sorridi al mondo!» Niente come le azioni positive possono rendere il mondo un posto migliore. Che sia riciclare i rifiuti o riutilizzare oggetti in disuso, non sprecare l’acqua o spegnere le luci, condividere il tragitto in macchina per ridurre le emissioni di gas o coltivare un piccolo orto comune, basta pensare che ogni nostra azione ha una conseguenza. E ancora: «Siamo tutti collegati!» Sul pianeta, ogni cosa è in relazione con tutto il resto. Una fabbrica che emette fumo, un corso d’acqua contaminato, una bottiglia di plastica dimenticata a riva. Ogni piccola o grande azione porta conseguenze, nel bene e nel male. E io come posso costruire connessioni positive? Il gioco continua, non si ferma mai: «Il momento è adesso». Quante volte abbiamo detto “lo farò domani”, ma poi non lo abbiamo più fatto? Il mondo non può più aspettare mentre noi rimandiamo! Devo agire ora e ricominciare a ogni insuccesso con nuova energia. «Solo ciò che è necessario!» Come una pianta che estrae dalla terra solo le sostanze nutritive necessarie per crescere, così anche noi dovremmo imparare a distinguere tra desideri e bisogni, riducendo al massimo l’impatto negativo delle nostre azioni e amplificando quello positivo. E infine, ultima faccia: «Ogni cosa è un dono». Come preservare tutto ciò che mi circonda e proteggerlo perché anche le generazioni future possano goderne? Giocatori incalliti ce ne sono tanti, per fortuna. «Solo ciò che è necessario! era il suggerimento del Dado della Terra oggi. Tutto è iniziato con una ‘doccia temporizzata’ (uscire dalla doccia prima che suoni la sveglia), poi riciclaggio e riutilizzo della carta al lavoro, seguito da un pranzo più leggero del solito. Ok, forse sono davvero piccoli passi, ma almeno c’ero al 100%!» (San Paolo, Brasile). «Siamo tutti collegati! ho letto sul Dado oggi, dopo averlo lanciato. Mi sono reso conto che avevo lasciato le luci accese in casa, così sono tornato indietro e le ho spente prima di uscire per la serata. Ho spento anche il computer. Quello che facciamo ha veramente un’influenza sugli altri!» (Nairobi, Kenya) «Il momento è adesso» Cominciamo a giocare! Mai gioco è stato così serio e affascinante al tempo stesso. (altro…)

Spirito Santo: il Dio sconosciuto

Spirito Santo: il Dio sconosciuto

Pentecost-a«È incredibile quello che opera lo Spirito Santo. Guardate gli apostoli: la Chiesa era stata fondata da Gesù in croce, ma essi erano ammutoliti, timidi, impauriti, chiusi in casa. Scende lo Spirito Santo ed eccoli, con enorme coraggio, per le strade e le piazze a parlare con tale fuoco da sembrare ubriachi. Affrontano intrepidi ogni persecuzione e s’incamminano per il mondo. Questo un esempio, anche se di primaria importanza, di ciò che opera questo divino Spirito, per non dire poi di tutto quanto è avvenuto sotto il suo impulso nei venti secoli di vita della Chiesa: miracoli di luce, di grazia, di capovolgimenti, di rinnovamento. Pensiamo ai Concili, pensiamo ai vari Movimenti spirituali che sempre così tempestivamente ha suscitato […]. Pur con le dovute proporzioni, non è successo qualcosa di questo genere anche per la nostra Opera, anche a noi, quando questo divino spirito ci ha investito col dono di un suo carisma? Che orizzonte aveva la nostra vita, prima che ciò avvenisse, se non quello di persone che non vedono al di là del proprio quartiere, con affetti limitati quasi esclusivamente alla cerchia della propria famiglia […]. Se qualcosa o molto si è rinnovato attorno a noi, non è forse per opera dello Spirito Santo, che sa rinnovare la faccia della terra? Sì, è stato Lui. È  suo compito dar moto e impulso alle cose, far lavorare la grazia, la vita divina che Gesù ci ha procurato. È  di Lui immettere forza e coraggio. E allora, se così è, se tanto gli dobbiamo, è nostro dovere far più spazio, nella nostra vita, allo Spirito Santo […]. Sia questo allora il pensiero che illumina il nostro prossimo cammino: onoriamo lo Spirito Santo, amando, rispettando, servendo ogni nostro prossimo». (15/9/1983) «Lo Spirito Santo è dentro di noi? Egli parla al nostro cuore? Diveniamo attenti ed assidui allievi di questo grande Maestro. Facciamo attenzione ai suo tocchi misteriosi e delicatissimi. Non lasciamo cadere nessuna di quelle che possono essere sue ispirazioni […].  Ricordiamo che le idee che fioriscono nella mente di una persona che sì è proposta di amare sono spesso ispirazioni dello Spirito Santo. E perché ce le dà? Per beneficiare noi e il mondo attraverso di noi, perché portiamo avanti la nostra rivoluzione d’amore. Attenzione allora: ogni idea, specie se pensiamo possa essere un’ispirazione, sentiamola come una responsabilità da cogliere e mettere in pratica. Così facendo avremo trovato un ottimo modo per amare, onorare, ringraziare lo Spirito Santo». (1/9/1983) Chiara Lubich, da LA VITA UN VIAGGIO –  Città Nuova, 1984, pagg. 125-128 (altro…)

Risurrezione dietro le sbarre

Risurrezione dietro le sbarre

20170602-01L’ultimo atto del mio soggiorno in Giordania prevede la visita al carcere femminile, periferia di Amman. Nel corridoio del controllo, a Omar, l’amico che mi accompagna, viene chiesto di togliersi orologio e occhiali da sole. Anche i miei occhiali rischiano di essere portati via, ma glieli faccio provare e la giovane guardia si rende conto che senza vedo male. Arriviamo alla prima sala d’attesa dopo aver attraversato un lungo cortile. La giornata è già estiva. Superiamo l’ennesimo controllo e lasciamo il foglietto con il nome della persona che vogliamo incontrare. In sala d’attesa, altre due giovani donne attendono il loro turno di visita. Chi aspettano di incontrare, una sorella? O la madre? Un uomo sulla cinquantina, tratti arabi marcati, fissa le sue scarpe consumate. Anche lui attende. Il mio amico tenta di sedersi, ma la sedia si rompe. A quella visione, in qualsiasi altro posto, tutti avrebbero riso. Ma lì, in quella sala, nessuno osa farlo, sono presi dal loro dolore. Il clima che si respira è simile a quello di chi attende il responso di un medico sulla malattia grave di una persona amata. Dal rumore gracchiante dell’altoparlante e dallo scatto che l’uomo fa alzandosi, capisco che è arrivato il suo turno. Poco dopo l’annuncio è per noi. Un piccolo corridoio, sul lato destro ogni cella ha un finestrino con i classici vecchi telefoni da ogni parte del vetro. La nostra amica, inaspettatamente gioiosa, si agita e gesticola, ci dice alla cornetta che possiamo richiedere che l’incontro possa svolgersi in un’altra sala, “face to face”. È Pasqua e per i cristiani oggi è permessa una visita. Usciamo dall’edificio e rientriamo dall’ingresso ufficiale. Ancora passaporti, domande, e il nome di chi vogliamo incontrare. Attendiamo in una sala, intanto assistiamo al lavoro di alcuni funzionari impegnati a inserire dei documenti dentro delle cartelle numerate. L’attesa è lunga. Forse anche per lei la strada è fatta di molte porte che si aprono e chiudono. Ecco, è arrivata. Margarì è una donna sulla quarantina, del Sud America, gioiosa. «Che invidia avranno le mie compagne di cella!». È una donna dolce, riconosce di aver sbagliato, fra qualche mese uscirà, conta i giorni sul calendario che si è costruita. In questi due anni è diventata nonna e non conosce ancora il nipotino. Dei suoi quattro figli, i primi due hanno lasciato la scuola per lavorare, ed è senza marito. «Quando torno mi rimprovereranno, è giusto che siano arrabbiati con me. Riesco a sentirli ogni tanto al telefono. Il mio desiderio – continua – era quello di aprire un orfanotrofio per i bambini di strada. Qui dentro è dura, ho pensato a volte di farla finita. Si diventa cattivi. Ma io non ci riesco, se si arrabbiano o mi picchiano io sto buona, non riesco a reagire. Le mie amiche sono qui, alcune da vari anni. Fernanda da otto anni, ma uscirà presto. A 29 anni una grave malattia se la sta portando via. È entrata giovanissima, per una stupidaggine più grande della mia. Lei i rotoli di quella robaccia se li è inghiottiti. Io ringrazio Dio, nonostante tutto Lo sento vicino e per questo mi sento una privilegiata». Margarì mi affida i suoi figli, mi chiede di scrivere loro che l’ho incontrata e che non vede l’ora di rivederli. Ci lasciamo con un grande abbraccio, difficile descrivere cosa provo in quel momento. Volevo che fosse un piccolo gesto, per prendere su di me il suo dolore. In una giornata così assolata, forse un raggio del Suo amore ha oltrepassato le sbarre e quei muri grigi. È una mattinata di Pasqua speciale, non posso che ringraziare Dio per ciò che mi ha fatto vivere: risurrezione è vera libertà. Ho incontrato in carcere una donna libera, perché consapevole di essere amata da Dio. (Ago Spolti, Italia) (altro…)

Giornata Internazionale del Bambino

Il 1° giugno in molti Paesi del mondo si celebra la Giornata Internazionale del Bambino, istituita nel 1925, durante la “Conferenza Mondiale sul Benessere dei Bambini” di Ginevra (Svizzera), per puntare i riflettori sulle tante violenze che l’infanzia quotidianamente subisce. Un’occasione per riflettere sulla condizione dei bambini, troppo spesso vittime di guerre, violenza, abusi, sfruttamento, discriminazione a causa del loro credo religioso, della loro appartenenza etnica o della loro disabilità. Ma anche per sollecitare il mondo adulto – famiglia, scuola, società e istituzioni – a un preciso impegno di tutela e per contribuire alla costruzione di una società più giusta, attenta, rispettosa della dignità e dei diritti dell’infanzia. (altro…)

Vangelo vissuto: “Ora mando voi”

Vangelo vissuto: “Ora mando voi”

20170601-01Battesimo «È quasi l’ora di pranzo, quando un uomo bussa alla porta della parrocchia per fissare la data di un battesimo. Non trattandosi di un parrocchiano, gli chiedo chiarimenti. La situazione è complessa: ha avuto un figlio da una compagna, e sua sorella insiste perché il bambino venga battezzato. Cerco in fretta di raccogliere qualche dato e lo saluto. Uscendo, ripenso al modo sbrigativo con il quale l’ho trattato. Visto che ho il suo indirizzo, senza pensarci due volte mi dirigo a casa sua: un appartamentino molto disordinato. È sorpreso e allarmato: sono sorti problemi per il battesimo? Lo rassicuro: è solo per verificare se ho raccolto tutti i dati. Lui e la compagna si aprono con fiducia e mi invitano a tavola con loro per un pranzo frugale. In questo modo vengo a conoscenza di una situazione di emarginazione, ma soprattutto ricordo l’unico mio diritto: essere al servizio degli altri». (K. L. – Polonia) Banco di prova «Gestisco un negozio di articoli da regalo in un quartiere popolare. Per me ogni persona che entra in negozio è più di un cliente: considero importante il rapporto con lui, al di là del fatto che devo vendere.  A volte c’è chi viene semplicemente a confidarmi i suoi problemi. Io l’ascolto e, se posso, cerco di dire la mia. Mio padre mi prende in giro: «Invece di un negozio sembra un confessionale». Il fatto è che per me il lavoro è il banco di prova del mio esser cristiana».(Rachele – Italia) Portinaia «Lavoro come portinaia in due palazzine, dove le persone si conoscevano solo per cognome. Cercando delle occasioni per costruire dei rapporti, ho iniziato a informare una coppia sulla vita della parrocchia. Il marito, pur lontano dalla Chiesa, apprezzava il mio gesto. Ho familiarizzato anche con una thailandese che, riconoscente, mi regalava dei cioccolatini. Quindi ho invitato tutti a una grigliata: serata riuscitissima, ripetuta altre volte. Ogni tanto offrivo a quelli che tornavano dal lavoro una tazza di caffè. Gesti semplici, ma a poco a poco qualcuno si è sentito libero di confidarmi anche cose più personali. Come quell’inquilino che considerava la preghiera una perdita di tempo. Quando gli ho promesso di pregare io per lui mi ha risposto: «Nessuno mi ha mai parlato così prima d’ora. Non lo dimenticherò». Una coppia di italiani, di ritorno al loro Paese, prima di partire ha invitato tutti i vicini a gustare delle specialità nazionali». (Maria Rosa – Svizzera) Spazzatura «Uscendo da scuola, ho scorto sul marciapiede di fronte un cane che, in cerca di cibo, stava distruggendo e aprendo dei sacchetti della spazzatura. Ho continuato a camminare senza dare importanza alla cosa, ma dentro di me qualcosa mi spingeva a fare qualcosa per gli altri. Anche se mi vergognavo, sono tornato indietro e ho rimesso a posto i sacchetti. Avevo appena girato l’angolo, quando ho visto arrivare da lontano il camion della spazzatura. Ne sono stato felice perché da noi capita che i netturbini, se trovano troppo disordine, non raccolgano tutto». (M. B – Argentina) (altro…)

Nuova Zelanda: il calore di Rotorua

Nuova Zelanda: il calore di Rotorua

20170428_132808Il Lago Rotorua è il secondo lago più grande dell’Isola del Nord della Nuova Zelanda, nell’Oceano Pacifico meridionale. Formatosi dal cratere di un grande vulcano, attivo fino a 240 mila anni fa, oggi è una splendida palestra per canoe e kayak. Anche qui, come ovunque nella zona, meta di turismo fin dall’800, un forte odore di zolfo ricorda l’intensa attività termale che spinge l’acqua bollente a uscire dal sottosuolo formando pozze di fango caldo dai colori più incredibili, dal verde mela al giallo, laghi blu cobalto e una miriade di fumarole. Poco distante, il geyser Lady Knox erutta una volta al giorno uno spruzzo di acqua e vapore alto 20 metri. 20170427_191033Stesso frizzante calore nei 170 partecipanti allaMariapoli” ospitata, dal 26 al 29 aprile scorso, in un “camp” situato proprio su una sponda del lago. Tra i partecipanti, anche famiglie originarie delle Filippine, dell’India e della Corea, oltre 50 tra giovani, ragazzi e bambini e alcuni “ospiti” italiani, due coppie di sposi, Roberta e Stefano, e Beatrice e Franco. Raccontano: «Siamo partiti da Sydney e, dopo un volo di circa 4 ore, siamo arrivati ad Auckland dove ci hanno raggiunti Yob e Bruno da Melbourne. Con loro, dopo 4 ore di auto, siamo arrivati a Rotorua. Tre giorni ricchissimi di rapporti personali e con tutte le famiglie. IMG_8585Numerose esperienze di Vangelo vissuto e workshop sull’ecologia, tema qui molto sentito, sull’arte di amare, con alcune riflessioni di Chiara Lubich, e poi ancora sulla comunicazione in famiglia e l’educazione dei figli. E incantevoli passeggiate lungo il lago e nella foresta». Non è un caso se l’isola del Nord sia stata scelta come una delle location per girare diverse scene della saga fantasy di Tolkien “Il Signore degli Anelli”. Ma il territorio è particolarmente interessante anche da un punto di vista etnologico. Infatti nell’Isola abita la più grande comunità Maori della Nuova Zelanda. Se fino a 40 anni la lingua di questo popolo era parlata da un numero molto ristretto di persone, oggi, grazie a un programma di integrazione voluto dal governo, la cultura e la lingua dei Maori (circa il 20 per cento della popolazione) sono diventate parte integrante del Paese. «Durante la Messaspiegano Roberta e Stefanorecitiamo alcune preghiere in lingua Maori, popolo la cui civiltà e cultura qui sono ben integrate». Dopo cena, il programma della Mariapoli prevede una serata animata dai bambini e ragazzi, con una interessante riflessione “ecologica” sul rispetto del creato e dell’ambiente. IMG_8364Nella semplicità di una grande famiglia, si condividono in Mariapoli anche i festeggiamenti per un compleanno e un anniversario di matrimonio. «Tre giorni ricchissimi di colloqui personali e con le famiglie, durante i quali abbiamo potuto condividere le gioie e accogliere e abbracciare insieme i dolori, affrontando le sfide con il sostegno della comunità, rimanendo fedeli all’impegno di vivere il Vangelo con coerenza e costanza». Riparte da qui il “popolo della Mariapoli”, per fare ritorno ai Paesi d’origine portandovi l’energia e il calore di Rotorua. (altro…)

Castel Gandolfo – Congresso per dipendenti della Pubblica Amministrazione

Il Convegno è dedicato a tutti coloro che operano nell’ambito della Pubblica Amministrazione (dipendenti o funzionari di Enti Pubblici) , la cui vita professionale è spesso segnata da peculiari problematiche legate all’etica, alla legalità, alla meritocrazia, al servizio al bene comune. Questi giorni dunque saranno destinati allo scambio di esperienze, alla condivisione delle difficoltà ed alla enunciazione di “buone prassi” da replicare, in modo da dare un segnale di speranza non solo a chi lavora all’interno degli organismi pubblici, ma anche di rinnovata fiducia a chi usufruisce dei relativi servizi. Il convegno è rivolto soprattutto a chi è già in contatto con il Movimento dei Focolari, ma è aperto anche a persone nuove, purchè siano in sintonia con lo scopo e le finalità del convegno stesso. Ai partecipanti si suggerisce di arrivare, se possibile, già per la cena di venerdì 24, in modo da realizzare un clima di conoscenza reciproca e per essere presenti sin dall’inizio del programma, che è solo di un giorno e mezzo. Per le iscrizioni: prenotazioni@comunionediritto.org  dove si potrà compilare la scheda ed inviarla indicando  nell’oggetto: “iscrizione convegno 25-26 novembre 2017” . Chiediamo sin d’ora di segnalare esperienze, proposte o suggerimenti: Adriana Cosseddu (con M. Giovanna Rigatelli e Pasquale De Rosa) per Comunione e Diritto José Fernandez Del Moral (con Elena Massucco e Sebastiano Zinna) per Umanità Nuova   Scheda iscrizione Congresso

Festività di Shavuot

L’anno ebraico è scandito da varie ricorrenze che ricordano gli eventi succedutisi dalla creazione e la storia degli ebrei. Inizia al tramonto di martedì 30 maggio e (al di fuori di Israele) termina al crepuscolo del 1° giugno l’importantissima festività che ricorda il dono della Torah sul monte Sinai, il più grande dei doni fatto da Dio al popolo ebraico, più di tremila anni fa. Il nome “Shavuot” significa “settimane”, in relazione alle settimane di attesa che precedettero l’esperienza del Sinai, iniziando dalla Pasqua, l’uscita dall’Egitto e i miracoli compiuti dal Signore per liberare i figli d’Israele. Senz’altro Shavuot è meno significativa delle tre feste di pellegrinaggio ebraiche (Pasqua, Shavuot e Sukkot (Tabernacoli), ma più importante di Hanukkah o Purim. (altro…)

Sardegna: stop alle armi e nuovi lavori

Sardegna: stop alle armi e nuovi lavori

20170529_02«Il vento di ieri accarezzava i capelli ed il viso di ragazzi e adulti di una umanità colorata in tanti modi per dire sì alla vita e no ai mercanti di morte: dopo anni di isolamento, tanti gruppi e organizzazioni di vario genere si ritrovavano insieme per ripartire con la speranza per una fraternità visibile». Così è scritto nel comunicato rilasciato il giorno dopo dai promotori della marcia promossa dai Focolari, Amnesty International, Oxfam, Fondazione Banca Etica, Opal Brescia, Rete Italiana per il Disarmo, con il sostegno del missionario comboniano Alex Zanotelli. La campagna contro la vendita di armi da parte dell’Italia verso i paesi in guerra è partita il 7 maggio 2017 dalla Sardegna (Italia) e l’iniziativa è stata inserita all’interno dell’appuntamento mondiale “Run4Unity, promossa dai Ragazzi per l’unità, manifestazione che si svolge ogni anno la prima domenica di maggio in tutto il pianeta durante la Settimana Mondo Unito. Arnaldo Scarpa, del Movimento dei Focolari di Iglesias, portavoce del comitato “Riconversione RWM” insieme a Cinzia Guaita, ci racconta come è nata questa iniziativa: «Da molti anni nel territorio di Domusnovas e Iglesias esiste una fabbrica il cui scopo iniziale era quello di produrre esplosivi che servivano per le miniere di questa zona. Purtroppo le miniere sono state dismesse e la fabbrica è stata riconvertita per la produzione di materiale bellico, utilizzando fondi pubblici. È stata poi acquistata e trasformata dalla RWM, una multinazionale tedesca che produce armi che vengono esportate in Arabia Saudita. Dal nostro Paese, l’Italia, partono quindi armi destinate alla “terza guerra mondiale a pezzi”. Le leggi di entrambi i paesi, Italia e Germania, sono molto chiare; la legge 185/90 vieta infatti al governo italiano di vendere armi a paesi in guerra o che non rispettano i diritti umani. Vi è una continua ascesa dell’export italiano in particolare sui paesi nordafricani e mediorientali (59%). Nel 2016 la produzione della RWM è salita fino a quasi 22.000, con un balzo del 1.466%». Ma a Domusnovas, come in tante zone dell’isola, il principale problema è quello occupazionale. «Abbiamo capito – continua Arnaldo – che anche le nostre coscienze si possono addormentare, confuse dal silenzio generale, intontite dalla tragedia della disoccupazione. Ma noi, impegnati a vivere la fraternità, ci sentiamo vicini ai lavoratori, ma anche ai bambini, giovani, adulti dello Yemen, che il frutto di questo lavoro uccide. Questa nostra iniziativa forse è quella che ha richiesto più coraggio nella nostra vita, per tanti motivi, ma è incoraggiante già il fatto che ci sono tante persone con noi, che hanno formazione e idee diverse». 20170529_01Frutto di questa iniziativa è stato la nascita del comitato “Riconversione RWM”, per tenere alta l’attenzione sul tema e per impedire un ampliamento della fabbrica. L’area è una zona di interesse naturalistico, ambientalistico e archeologico. Il problema è anche etico: c’è chi ha fatto la scelta di non accettare di lavorare in questa fabbrica, nonostante fosse disoccupato, e anche chi, lavorando all’interno di essa, si sta ponendo gravi problemi di coscienza. Il prossimo passo è quindi quello di porre le basi per un lavoro comune sul progetto di riconversione della fabbrica e di differente sviluppo del territorio. Sono stati avviati importanti contatti con imprenditori, progettisti, docenti universitari, giuristi, enti e associazioni, rappresentanze dei lavoratori ma è essenziale che ci sia anche una precisa scelta politica a tutti i livelli istituzionali. Per firmare la petizione al Presidente della Repubblica Italiana cliccare qui Per approfondimenti, leggi anche: Per disarmare la fabbrica Obbedienti alla coscienza Comunicato Stampa (altro…)

Parola di vita – Giugno 2017

Nei giorni successivi alla crocifissione di Gesù, i suoi discepoli si sono chiusi in casa, spaventati e disorientati. Essi lo avevano seguito sulle vie della Palestina, mentre annunciava a tutti che Dio è Padre ed ama teneramente ogni persona! Gesù era stato mandato dal Padre non solo per testimoniare con la vita questa grande novità, ma anche per aprire all’umanità la strada per incontrare Dio; un Dio che è Trinità, comunità d’amore in se stesso e vuole accogliere in questo abbraccio le sue creature. Durante la sua missione, tanti hanno visto, udito e sperimentato la bontà e gli effetti dei suoi gesti e delle sue parole di accoglienza, perdono, speranza … Poi, ecco la condanna e la crocifissione. E’ in questo contesto che il vangelo di Giovanni ci racconta come Gesù, risorto il terzo giorno, appare ai suoi e li invia a proseguire la sua missione: Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Come se dicesse loro: “Ricordate come ho condiviso con voi la mia vita? Come ho saziato la vostra fame e sete di giustizia e di pace? Come ho sanato i cuori e i corpi di tanti emarginati e scartati della società? Come ho difeso la dignità dei poveri, delle vedove, degli stranieri? Continuate ora voi: annunciate a tutti il Vangelo che avete ricevuto, annunciate che Dio desidera farsi incontrare da tutti e che voi siete tutti fratelli e sorelle”. Ogni persona, creata ad immagine di Dio Amore, ha già in cuore il desiderio dell’incontro; tutte le culture e tutte le società tendono a costruire relazioni di convivenza. Ma quanta fatica, quante contraddizioni, quante difficoltà per raggiungere questa meta! Questa profonda aspirazione si scontra ogni giorno con le nostre fragilità, le nostre chiusure e paure, le diffidenze e i giudizi reciproci. Eppure il Signore, con fiducia, continua oggi a rivolgere lo stesso invito: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Come vivere questo mese un invito così audace? La missione di suscitare la fraternità in una umanità spesso lacerata non è una battaglia persa prima ancora di cominciare? Da soli non potremmo mai farcela ed è per questo che Gesù ci ha dato un dono specialissimo, lo Spirito Santo, che ci sostiene nell’impegno ad amare ogni persona, fosse anche un nemico. “Lo Spirito Santo, che viene donato nel Battesimo […], essendo spirito di amore e di unità, faceva di tutti i credenti una cosa sola con il Risorto e tra di loro superando tutte le differenze di razza, di cultura e di classe sociale […]. E’ con il nostro egoismo che si costruiscono le barriere con cui ci isoliamo ed escludiamo chi è diverso da noi. […] Cercheremo dunque, ascoltando la voce dello Spirito Santo, di crescere in questa comunione […] superando i germi di divisione che portiamo dentro di noi.” (Chiara Lubich, Parola di vita/gennaio 1994 – Un cuor solo e un’anima sola, in Citta Nuova, XXXVII, [1993/24], pg. 34) Con l’aiuto dello Spirito Santo, ricordiamo e viviamo anche noi, questo mese, le parole dell’amore in ogni piccola o grande occasione di rapporto con gli altri: accogliere, ascoltare, compatire, dialogare, incoraggiare, includere, prendersi cura, perdonare, valorizzare…: vivremo così l’invito di Gesù a continuare la sua missione e saremo canali di quella vita che Lui ci ha donato. E’ quanto ha sperimentato un gruppo di monaci buddisti, durante un soggiorno nella cittadella internazionale di Loppiano, in Italia, dove i suoi 800 abitanti cercano di vivere con fedeltà il Vangelo. Essi sono stati profondamente toccati dall’amore evangelico, che non conoscevano. Uno di loro racconta: “Mettevo le mie scarpe sporche fuori della porta: al mattino le trovavo pulite. Mettevo il mio vestito sporco fuori della porta: al mattino lo trovavo pulito e stirato. Sapevano che avevo freddo, perché sono del Sud-Est asiatico: alzavano il riscaldamento e mi davano coperte… Un giorno ho chiesto: ‘Perché fate questo?’ ‘Perché ti amiamo, perché ti vogliamo bene’ è stata la risposta”1 Questa esperienza ha aperto la strada per un vero dialogo fra buddisti e cristiani. Letizia Magri __________________ 1 Cf. C. Lubich, La mia esperienza nel campo interreligioso: punti della spiritualità aperti alle religioni, Aachen(Germania), 13 novembre 1998, pg. 3. (altro…)

Festività dell’Ascensione di Gesù

«Mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi» (Atti degli Apostoli). L’evento noto come Ascensione, cioè la trasfigurazione e il passaggio di Gesù nel mondo della gloria, conclude la permanenza visibile di Dio fra gli uomini. È preludio della Pentecoste e segna l’inizio della storia della Chiesa. L’episodio, descritto dai Vangeli di Marco e Luca e negli Atti degli Apostoli, è una festività molto antica attestata già dal IV secolo. Per la Chiesa cattolica e le Chiese protestanti, l’Ascensione si colloca di norma 40 giorni dopo la Pasqua (nel calendario gregoriano si è festeggiata giovedì 25 maggio). Nella Chiesa ortodossa è una delle 12 grandi feste, che quest’anno coincide con quella cattolica. (altro…)

Vangelo vissuto: “Sono con voi tutti i giorni”

Vangelo vissuto: “Sono con voi tutti i giorni”

Le tasse a rate «Eravamo in attesa del terzo figlio. Quel poco di risparmio che avevamo era sparito nei cambi bancari non favorevoli e le banche cominciavano a non dare più prestiti. Un giorno, come fulmine a ciel sereno, ci arriva la notizia di dover pagare una ingente somma di tasse. Dove prendere i soldi che appena ci bastavano per sopravvivere? In questa difficile situazione ci siamo affidati a Dio, al Padre che non abbandona i suoi figli. Poi siamo andati a chiedere in Comune di poter pagare a rate e… sorpresa! Siamo stati gli unici ai quali è stata concessa questa possibilità». X. A.- Croazia Rappresentante di libri 20170526-a«Lavoravo come rappresentante di libri. Alla mia prima esposizione non vendetti niente. Così pure la seconda volta. La terza fu ancora più dura: non c’era spazio nella sala dell’incontro e dovetti accontentarmi di un posto infelice al piano di sotto, lontano dal passaggio delle persone durante gli intervalli. Non c’era l’ascensore, e ho dovuto trasportare gli scatoloni a mano, sudando per il caldo feroce. Intanto dicevo a me stessa: «Ma chi te lo fa fare?». Passando davanti alla cappella, mi affacciai per sfogarmi con Gesù, che sembrò dirmi dal tabernacolo: «Cosa stai facendo?». «La volontà di Dio – mi venne da rispondere – mi sto impegnando a lavorare». «Allora stai tranquilla, adesso ci penso io». Per l’esposizione dovetti usare delle sedie in mancanza dei tavoli. Passò un prete, adocchiò un volume di una grande enciclopedia dei santi ed esclamò: «Non è possibile! Sono anni che la vado cercando!». L’ha acquistata e da allora ho sempre venduto». Marta – Italia Far da padre «Prima che io nascessi mio padre ha abbandonato mia madre. Soffrivo per questa assenza e non gli perdonavo di essere andato via. Verso i 17 anni sono andato a cercarlo, sperando di riallacciare un rapporto inesistente. Purtroppo in lui non ho trovato che indifferenza e anche la convivenza con sua moglie era difficile. Nello stesso periodo ho incontrato alcuni giovani che vivevano il Vangelo e, attraverso di loro, ho conosciuto meglio Dio. Più tardi, durante gli studi universitari, ho cominciato a lavorare in un progetto sociale a contatto con bambini abbandonati. Il dolore vissuto mi aveva reso più sensibile a quello degli altri, nei quali ora cercavo di amare Gesù sofferente. A poco a poco sono diventato un punto di riferimento per tanti di quei piccoli, al punto che mi chiamavano papà. Quanto al rapporto con mio padre, ancora oggi è una sfida: mi sforzo di vederlo con occhi nuovi, prendendo io l’iniziativa».  J. L. – Brasile (altro…)

Inizio del Ramadan

Il 26 maggio inizia, per i musulmani, il Sacro mese del Ramadan. È il nono mese dell’anno islamico e il più importante. Un tempo sacro perché si commemora la rivelazione del Corano al Profeta Muhammad e perché, attraverso il digiuno (quarto pilastro della fede musulmana) si ambisce a una speciale purificazione. In questo mese si pratica il digiuno totale dall’alba al tramonto.   (altro…)

Convegno per i Sacerdoti e le loro comunità

L’incontro, promosso dal Movimento dei Focolari, sarà incentrato sulla sinodalità. Sono invitati sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose, ministri di diverse Chiese e laici sia giovani che adulti sensibili a questo argomento nella vita delle parrocchie. «Nel mondo in cui viviamo, e che siamo chiamati ad amare e servire anche nelle sue contraddizioni, esige dalla Chiesa il  potenziamento  delle sinergie in tutti gli ambiti della sua missione. Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. Quello che il Signore ci chiede, in un  certo senso, è già tutto contenuto nella parola “Sinodo”. Camminare insieme – Laici, Pastori, Vescovo di Roma – è un concetto facile da esprimere a parole,  ma  non  così  facile  da  mettere  in  pratica.» PAPA FRANCESCO Discorso alla commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi 17 Ottobre 2015 Tre anni fa Networking2014 a Loppiano ha visto giovani sacerdoti e seminaristi impegnati a costruire reti di rapporti vivi e vitali nella chiesa. E’ stato l’inizio di un cammino che non si è interrotto. Netwalking è il nuovo appuntamento che ci diamo, ispirati da Papa Francesco che spinge la Chiesa verso la sinodalità dove l’unica autorità è l’autorità del servizio, l’unico potere è il potere della croce”. l giorni che vivremo insieme vogliono essere un’esperienza di comunione tra sacerdoti e laici ispirandoci al modello della Trinità. Programma: WORKSHOP TEMATICI TESTIMONIANZE DI VITA LITURGIA E PREGHIERA MUSICA E CANTO, ESPRESSIONI  ARTISTICHE   Informazioni pratiche: Arrivo: martedì 20 giugno per cena Partenza: venerdì 23 giugno dopo pranzo Luogo: Centro Mariapoli – Via S. Giovanni Battista De La Salle 00040 Castel Gandolfo  RM, Italia +39 06 935 9091 lnfo e Iscrizione: Tramite i Focolari più vicini oppure tramite l’indirizzo email: netwalking2017 @focolare.org [Sacerdoti e diaconi:portare  con sé camice e stola bianca] Lettera-invito (altro…)

Colombia: viaggio a Mocoa

Colombia: viaggio a Mocoa

20170525-01«Siamo andati a Mocoa, insieme a don Juan Carlos Almario, sacerdote focolarino, portando gli aiuti in denaro raccolti dalle comunità di tutta la Colombia – scrivono Elizabeth e Alejandra del focolare di Bogotá –. Eravamo lì a nome di tutta la famiglia del Movimento, per portare l’amore, le preghiere di tanti, e l’aiuto concreto, non solo della Colombia ma anche da tante parti del mondo che hanno vissuto e vivono con noi questa tragedia». «Alcuni sacerdoti del Movimento, parroci a Mocoa (36.000 abitanti), ci hanno accolto con canti e tanta gioia. Poi ci siamo trovati con la gente. Ognuno aveva una dura storia da raccontare, legata alla catastrofe subita. Abbiamo pianto con loro». Ricordavano quella notte del 1° aprile, la valanga di fango, e la “gara di amore” che è scattata tra di loro per andare incontro alle vittime. I sacerdoti, insieme al loro vescovo Mons. Maldonado e ad altri parroci, si sono organizzati per accompagnare i feriti negli ospedali, per accogliere le famiglie in cerca dei loro cari scomparsi, per seppellire i morti … Poi, insieme ai loro parrocchiani, hanno improvvisato una mensa per dare da mangiare ai tanti che sono rimasti senza acqua e luce per tanti giorni, per portare il cibo ai medici e ai funzionari pubblici impegnati nei soccorsi; hanno sistemato gli aiuti arrivati per distribuirli alle persone colpite, insieme alle mascherine per proteggersi dai forti odori. «Dai loro racconti ci sembrava di cogliere una presenza “mariana”, silenziosa ma concreta, che è arrivata – attraverso di loro – a coprire i tanti bisogni prodotti dalla tragedia». 20170525-02«Abbiamo voluto meditare insieme il tema dell’anno che si vive in tutto il Movimento e che ci è sembrato adattissimo per la situazione in cui ci siamo trovati: Gesù Abbandonato». Nella comunione spontanea che ne è nata ciascuno ha cercato di guardare il dolore vissuto, scoprendo un volto dell’infinito dolore provato da Gesù sulla Croce, e nel quale si trova il senso di tanta sofferenza. «C’è chi evidenziava che alle volte è più facile scoprire un volto dell’abbandono di Gesù nelle grandi tragedie, che nelle sofferenze della quotidianità. Chi ripeteva l’impegno a rimanere sempre nella radicalità e nella fedeltà della scelta di Dio-Amore». Uno dei parroci diceva, durante il pranzo, che quelle ore passate insieme “sono state come un’oasi” che sono riuscite a staccarlo da questo incubo. «Poi, insieme a don Oscar, abbiamo girato per i posti dove è passata la valanga: un panorama di totale distruzione e morte; alcuni quartieri proprio cancellati dal fango; altri, invece, diventati come dei cimiteri con le case schiacciate da grossissimi macigni, con gli alberi sradicati e macerie dappertutto». In questo inferno, l’amore, le preghiere e gli aiuti di tutti sono arrivati fino a Mocoa e hanno dato un po’ di sollievo alle vittime di questa tragedia. Il viaggio ha incluso la città di Neiva, sempre al sud della Colombia. «Volevamo trovare la nostra comunità locale e, insieme a loro, preparare la prossima Mariapoli che si svolgerà a luglio, in un parco archeologico dove rimangono ancora intatti le vestigia di una delle più antiche culture autoctone della Colombia». Dal passato ancestrale e dal dolore delle tragedie naturali, i Focolari in Colombia si proiettano verso il futuro. Leggi anche: Notizie dalla Colombia (altro…)

Intitolazione scuola a Chiara Lubich

Sabato 20 maggio si è svolta a Pesaro (Italia) l’intitolazione della scuola elementare di Largo Baccelli a Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. Alla cerimonia  sono intervenuti il Sindaco, l’Assessore alla Crescita e l’Assessore al Dialogo: «Alla Lubich sono state intitolate vie, piazze, asili nido – interviene l’assessore al Dialogo –, ma questa è la prima volta in Italia che le viene intitolata una scuola elementare. A lei, che era proprio una maestra elementare». L’evento ha visto la partecipazione dei bambini e delle loro famiglie, oltre che del professor Giuseppe Milan, ordinario di Pedagogia ed Intercultura all’Università degli studi di Padova, che è intervenuto su “Chiara Lubich e la relazione educativa”. (altro…)

Gen Verde – Tournée in Italia

  • 30 maggio – Sant’Anastasia (NA) Concerto acustico “La Vita Live” Cinema Metropolitan Coppola
  • 13 – 18 giugno– Iglesias (Cl) – Sud Sardegna
  • 16 giugno – Carloforte (Cl) – Sardegna  Concerto acustico “La Vita Live” Cinema Teatro Mutua
  • 21 – 24 giugno – Monserrato (CA) – Sardegna
  • 04 – 08 luglio – Correggio (RE) 04, 05 e 06: workshop con i giovani.  07 luglio: Concerto “On the Other Side + giovani del progetto Start Now” Palazzetto dello Sport
  • 11 – 15 luglio – Lamezia Terme (CZ) 11, 12 e 13: workshop con i giovani14 luglio: Concerto “On the Other Side + giovani del progetto Start Now” 15 luglio: 2° Concerto “On the Other Side + giovani del progetto Start Now”      Teatro Grandinetti
  • 19 – 23 luglio – Formia (LT) 19, 20 e 21: workshop con i giovani. 22 luglio: Concerto “On the Other Side + giovani del progetto Start Now” 
«Qui c’è il dito di Dio»

«Qui c’è il dito di Dio»

LibroDeFerrar1 Sulla base di un ricco apparato di fonti inedite di grande valore storico, spirituale e di pensiero, lo studio illumina passaggi decisivi e sostanzialmente inesplorati della storia del Movimento dei Focolari (Opera di Maria). Viene ricostruito il rapporto tra Chiara Lubich e l’arcivescovo di Trento mons. Carlo de Ferrari, con speciale attenzione al ruolo che egli svolse nel riconoscere “l’agire di Dio” nella nascente realtà ecclesiale, accompagnandola durante gli anni di studio da parte della Santa Sede, fino alla prima approvazione pontificia nel 1962. Documenti di intensa spiritualità e di vivissima sensibilità ecclesiale vengono offerti al lettore che troverà, in queste pagine, uno strumento essenziale e prezioso per la conoscenza della storia dell’Opera di Maria e del carisma dell’unità e per la rivalutazione storica di un episcopato fecondo. A Trento il 9 giugno 2017 alle ore16,30  ci sarà la presentazione del volume nel percorso verso le celebrazioni del centenario di Chiara Lubich 1920-2020 Editrice: Città Nuova Collana:Studi e documenti-Centro C.Lubich

Diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo

Il 21 maggio è una data importante per chi opera a favore del dialogo e della cooperazione internazionale, interculturale e interreligiosa: tutto il mondo celebra, infatti, la Giornata Mondiale della Diversità culturale per il Dialogo e lo Sviluppo, istituita dall’ONU nel 2002, dopo l’adozione da parte dell’UNESCO della Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale, avvenuta nel 2001. La Giornata rappresenta un invito rivolto a tutti – società civile, organizzazioni, singoli, associazioni – a promuovere la collaborazione e l’incontro tra popoli e culture, in un’ottica di valorizzazione, sostegno e reciproco rispetto. (altro…)

The Healing Power of Spiritual Friendships.

The Healing Power of Spiritual Friendships.

countering_religious_extremismCountering Religious Extremism: The Healing Power of Spiritual Friendships provides a viable alternative to religious extremism. It profiles how diverse peoples of faith are coming together building relationships and a way of life that rejects both conversionist competition (without succumbing to relativism) as well the unacceptably low hurdle of tolerance. This alternative future, this “third way,” is embraced by Muslims, Christians, Jews, Sikhs, Buddhists, Hindus, and people who adhere to other faiths or to no faith at all. And the look on their faces is also vibrant, for they too sense that they are making history. Read more Available from New City Press (NY)

Vangelo vissuto: provare per credere

Vangelo vissuto: provare per credere

Carmen_Catarino_b«Ci sono domande davvero difficili: perché esiste la morte, perché le guerre, la violenza, le separazioni, il divario tra ricchi e poveri…­  Spesso ne parlo con gli amici di università – studio lingue e letteratura all’Università di Porto, nel nord del Portogallo – ma nessuno riesce a togliermi queste inquietudini. Un giorno qualcuno mi parla del Vangelo e mi propone di viverlo. Non posso crederci, obietto, conosco tanta gente che si professa cristiana, ed io con loro, ma dopo duemila anni le cose sono sempre le stesse. Dato che finalmente qualcuno mi sta davvero ad ascoltare, il mio sfogo di dubbi e pregiudizi continua per un bel po’. Quando viene l’ora di lasciarci, a quella persona rimane solo lo spazio per una sola parola: “Prova!” A Porto vivo in un appartamento con altre ragazze. Quel giorno sono l’unica ad essere rimasta  a casa perché dovevo preparare un esame. Una donna povera bussa alla porta. Il primo impulso è di liquidarla in fretta, ma sono trattenuta da quel “prova” che di tanto in tanto affiora e mi interpella. In casa non c’è un granché ma trovo qualcosa da dare a quella donna. Dopo un po’ di tempo telefona mia madre che, essendo in città per un check-up medico, vuole accertarsi che ci sia: ha una sporta di frutta e di carne per noi. Il mio cuore è pieno di gioia, non tanto per quel ben di Dio che ci avrebbe sfamate per l’intera settimana, ma perché è la conferma che il Vangelo è vero. Quel poco che avevo appena dato a quella donna, mi viene restituito centuplicato, secondo la promessa “Date e vi sarà dato”. Inizia così un nuovo rapporto con Gesù, che si consolida ogni volta che provo a riconoscere il suo volto in ogni persona che mi passa accanto. Per il mio compleanno avevo ricevuto un paio di guanti di pelliccia. Me li aspettavo da tempo perché a volte qui si gela. In autobus vedo una donna tremare per il freddo. E se le dessi i miei guanti? Come lo penso lo faccio. Questa volta infatti voglio giocare d’anticipo perché con quel regalo di compleanno, Gesù il centuplo me l’aveva già dato, così posso dare e do i miei guanti a lei che ne ha più bisogno di me. Sto andando a lezione quando mi ferma una signora con un bambino tra le braccia che piange. Non voglio fare tardi, mi giustifico con me stessa tentando di andarmene. Ma dentro un pensiero: “come posso dire di amare Dio che non vedo se non amo il fratello che vedo?”(cf Gv 1,20). Guardo l’orologio e faccio fatica a resistere al pensiero di andarmene, ma poi mi fermo e mi interesso alla sua situazione. Mi racconta di aver appena lasciato un figlio molto debole in ospedale. Col marito e gli 8 bambini vive in due misere stanze. Lì per lì, da sola, non posso fare molto, ma prometto che sarei andata a trovarla. Il giorno stesso ne parlo con altri giovani e famiglie della comunità dei Focolari che avevo iniziato a conoscere, e ognuno di essi si offre di aiutare in quello che può. Insieme provvediamo alle prime necessità (cibo, vestiti, cose per la casa) e predisponiamo dei turni per aiutare i bambini nei compiti e farli giocare finché la mamma sta con l’altro bimbo in ospedale. Nello stesso tempo cerchiamo di capire come far presente la situazione al Comune, chiedendo un’abitazione degna. Trascorrono alcune settimane e, finalmente, arriva l’attesissimo camion del Municipio per il trasloco in un alloggio sociale. A me tocca il privilegio di portare il bambino più piccolo nella nuova casa. Non potrò mai dimenticare quel viaggio in autobus col piccino fra le braccia che dorme sereno, ignaro del cambiamento che avverto da quando mi sono messa a vivere il Vangelo. Ora i grandi interrogativi, che pur ci sono, non rimangono più senza risposta: so che facendo il primo passo non solo si coinvolgono altre persone ad amare, ma si può davvero influire sulla società». (altro…)

Giornata Internazionale della Famiglia

Il 15 Maggio di ogni anno si festeggia la Giornata Internazionale della Famiglia, proclamata tale dall’Assemblea Generale delle Nazioni Uniti nel 1994. Il tema di quest’anno è “Madri e Famiglie: Sfide in un Mondo che Cambia” e si concentra sull’importante ruolo delle madri per le famiglie e per le  comunità nel mondo. (altro…)

Marco Tecilla: il primo focolarino

Marco Tecilla: il primo focolarino

MarcoTecillaÈ la fine del 1945, a Trento (nord Italia), appena finita la guerra. Marco ha 19 anni e attraversa una profonda crisi spirituale. Un religioso amico lo invita ad un incontro. Una giovane, poco più grande di lui, “parlava di Dio con un fervore e una convinzione che non lasciavano dubbi”, ricorderà. Quella giovane è Chiara Lubich, circondata da un gruppo di ragazze che, come lei, hanno scelto Dio come l’Ideale della loro vita. In breve, Marco diventa il primo giovane a seguirla: il primo focolarino. La famiglia Tecilla è una famiglia semplice: il papà fornaio, la mamma infermiera, una sorella e tre fratelli. Con la crisi del ‘29 il papà perde il lavoro. «Ricordo che si copriva nei mesi freddi con un mantello – racconta Marco – e io lo accompagnavo da un panificio all’altro dove bussava per avere un lavoro o una sporta di pane da sfamarci. Solo più tardi scoprii che mentre con una mano teneva la mia, con l’altra faceva scorrere la corona del Rosario». Nonostante le carenze materiali, la sua è un’infanzia serena e vivace. Compiuti i 14 anni e terminata la scuola professionale comincia a lavorare come apprendista presso una ditta commerciale. Nel gennaio del ‘43 muore il padre. Scoppia la guerra e arrivano i bombardamenti su Trento. La famiglia Tecilla sfolla sulle montagne. Marco evita la chiamata alle armi svolgendo un servizio civile. Intanto, viene assunto come operaio nella ferrovia Trento-Malè. La sorella Maria comincia a frequentare spesso dei ritiri spirituali e cerca vestiti per i poveri. La famiglia e anche Marco, giudica questo comportamento “esagerato”, finché arriva per lui l’invito dell’amico religioso ed il suo incontro con Dio Amore. MarcoMarco_primi-tempi_3Da quando conosce Chiara e il primo gruppo di ragazze, si reca spesso alla “casetta” di piazza Cappuccini, dove abitano, per fare delle piccole riparazioni. È attirato dall’aria soprannaturale che vi si respira. «Una sera – ricorda – dovetti fare una riparazione più lunga del solito. Chiara lavorava di cucito seduta accanto al tavolo. All’improvviso si rivolse verso di me e disse: “Gesù, se venisse oggi, sarebbe Gesù 24 ore su 24, che lavora, prega, mangia, riposa… oggi sarebbe un Gesù elettrotecnico, come te…”». Marco rimane molto colpito da «questa nuova visione cristiana. Vedevo aprirsi davanti a me un orizzonte nuovo, pieno di luce. Quando uscii dalla “casetta” il cielo era trapunto di stelle. Iniziava per me una nuova vita, dovevo voltar pagina e abbandonarmi tra le braccia di quel Dio che mi si era manifestato AMORE». Marco sente che Gesù lo interpella: «Se vuoi essere perfetto va, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi. Seguire Gesù, ecco la mia strada». La sera del 27 novembre 1948, nasce il primo focolare maschile, con Livio che, nel frattempo, si è aggiunto. Marco allora non sa che l’aspettano, negli anni che verranno, trenta traslochi! Infatti il Movimento nascente si estende rapidamente in tutto il mondo e Marco si sposterà in tante città di Italia… Nel ‘53 a Innsbruck, nel ‘58 in Uruguay, Argentina, Brasile e Cile; nel ‘60 Trieste e poi, oltre cortina, a Zagabria. Il 22 novembre 1964 viene ordinato sacerdote e riparte per il Brasile fino al ‘67, poi torna ancora fino al ‘71. Quindi, al Sud Italia e poi a Milano, Padova, e infine nella sua Trento dove torna dopo 31 anni. È allora che trova il terreno per il nascente Centro Mariapoli di Cadine e partecipa al progetto che Chiara Lubich lancia nel 2001: Trento ardente. Alla fine di quell’anno Chiara lo vuole al Centro del Movimento, a Rocca di Papa (Roma), dove resterà gli  ultimi anni della sua vita. Marco20-VGGCH-20010601-Marco_016«Era incontenibile la sua gioia quando veniva a Loppiano a fare lezioni di Spiritualità ai membri di tutte le scuole – ricorda Redi Maghenzani, che ha vissuto 20 anni con lui –, con una particolare attenzione per le nuove generazioni di focolarine e focolarini. Ci lascia una scia di luce che non si spegne». Marco, ha seminato amore in tante parti del mondo –ricorda Armando Droghetti, focolarino che l’ha accompagnato negli ultimi anni –; quell’amore che ha fatto nascere l’unità fra gente di ogni condizione sociale e culturale, come testimoniavano le innumerevoli persone che sono passate a trovarlo in questi mesi, in particolare da quando un anno fa circa piccoli ictus hanno portato conseguenze a vari livelli. Ma, mentre tutto cala in Marco (le corde vocali sono sempre più deboli e le gambe sono come bloccate) questa situazione spinge tutti noi, con Marco in testa, ad un supplemento di amore reciproco. Sulla base di una vita spirituale e di unità sempre più intensa in focolare, anche l’inaspettata crisi dell’8 maggio non coglie Marco e anche noi impreparati. In una breve fase di ripresa dice sicuro: “Io devo solo essere purificato”. Accoglie il medico, con quei suoi occhi luminosi che l’avvolgono d’amore. Ed è questa anche l’impressione di tanti venuti a dargli un ultimo saluto. Dicevano che, oltre il senso di orfanezza che provavano per la sua partenza, era più forte la realtà a cui Marco li aveva preparati dicendo sempre che lui è niente e che Dio è tutto e che noi solo in Lui viviamo». Maria Voce, presidente dei Focolari, evidenzia tra l’altro che «Marco lascia in tutti noi l’impronta della radicalità dei primi tempi del Movimento con la sua fortezza e fede nel carisma dell’unità, con la purezza della sua vita evangelica». In un’intervista rilasciata il 31 marzo 2008, pochi giorni dopo la morte di Chiara Lubich, Marco dirà con forza: «Finché ho un po’ di fiato, un po’ di respiro, il mio desiderio è quello di poter donare tutto me stesso per le nuove generazioni. Sono sicuro che chi verrà dopo di noi farà cose maggiori delle nostre, proprio per la ricchezza che viene trasmessa dal carisma dell’unità, che non morirà mai». (altro…)

Giordani: Maria, la Madre

Giordani: Maria, la Madre

MariaModelloPerfetto_b«Come madre Maria fu una madre esemplare; e perciò divenne e resta modello della maternità. Non solo fu degna della divinità del Figlio, alla quale del suo cuore fece tempio, ma fu degna anche della umanità di lui: sicché, se egli fu, non solo uomo, ma l’Uomo nella perfezione, ella fu, non solo una donna, ma la Donna, che visse in sé unita­riamente la doppia vita, cioè l’intera vita, umana e divina: tutta per Iddio e tutta per il Figlio e, attra­verso lui, per l’umanità. Insegnò così e insegna come si debba vivere armoniosamente la vita dello spirito e quella della carne, in santità e castità, facendo di questa una custodia di quella. La doppia vita incluse sopra tutto le gioie della divinità – l’amore dello Sposo, lo Spirito Santo -, e le sofferenze dell’umanità, – privazioni, maldicenze, persecuzioni e infine l’assassinio sulla croce. Da Maria le madri in particolare, e le donne in genere, o meglio tutti gli esseri razionali, hanno da apprendere questa integralità, per la quale l’esistenza è piena: ché, se si trascura l’elemento spirituale o si trascura l’elemento materiale, si cade in difetto o verso l’umanità o verso la divinità. Maria prese e armonizzò, nella giusta gradazione gerarchica, a mo’ dell’uomo-Dio, la doppia realtà: fu vergine e fu madre; e risolse sempre il dolore in amore. Fu la donna forte: perché Dio era con lei. Divinamente forte. Su un tale modello si foggiarono milioni di crea­ture, sopra tutto madri, le quali, appunto, perché con Maria si ritemprano in Dio, facendosi serve della volontà di lui, non danno in smania a ogni stormir di fronda, come donne vacue: vacue (vuote) di Spirito Santo. «Se Dio è con noi, chi contro di noi?». Il motto piacque assai alla santa Cabrini, modellata su Maria Vergine Madre, come piacque a migliaia di martiri illustri e a milioni di vittime ignote della miseria, della persecuzione, della guerra, della disgrazia: donne e uomini umili che chiusero e chiudono vigorosamente nel cuore la loro pena, guardando Maria. La quale così fu e resta fonte di energia: madre di un amore più forte della morte. Madre di Gesù e madre di tutti: e maestra. San Bernardo c’insegna che Dio ha voluto che noi avessimo ogni cosa per le mani di Maria: Maria, madre delle grazie e della misericordia. Si dirà: ma il mediatore delle grazie è Gesù. Vero: però Gesù è il fratello nostro, carne nostra, fatto tale da Maria: e rivolgersi a lui pel tramite di Maria è interporre tra lui, offeso, e noi, offensori, la madre. Si inizia così una catena per cui Maria ascolta il peccatore. Gesù ascolta Maria, il Padre ascolta Gesù: e circola nella relazione lo Spirito Santo. Gesù venne a noi per mezzo di Maria: noi andiamo a Gesù per lo stesso tramite; quasi alveo, per il quale la vita transita da Dio agli uomini e ritorna dagli uomini a Dio. Il cristiano fa valere, per le labbra della Madre, questa sua fraternità con Cristo: questa sua parentela con Dio. – Mater Dei et mater mei – invocava inge­nuamente la pietà medievale; e cioè: – Madre di Dio e madre di me! – Pensiero che anche Silvio Pellico (1) tradusse in versi: Consolatrice Vergine, dei tribolati speme, sei madre nostra e insieme sei madre al Salvator! E dunque per Maria la convivenza si fa circuito familiare, dove circola la vita di Dio». Da Igino Giordani, Maria modello perfetto, Città Nuova, Roma, (1967) 2012, pp. 81-85, 108-109. (1) Scrittore, poeta e patriota italiano, nato nel 1789 e morto nel 1854, noto soprattutto come autore de “Le mie prigioni”. (altro…)

Andare avanti nell’unità

“Saluto i partecipanti alla settimana ecumenica promossa dal Movimento dei Focolari e li esorto a proseguire il comune cammino dell’unità, del dialogo e dell’amicizia tra le religioni e i popoli”. Con queste parole Papa Francesco, al termine dell’udienza generale del mercoledì 8 maggio, ha salutato i membri del movimento fondato da Chiara Lubich impegnati nella Settimana Ecumenica conclusasi il 13 maggio a Castel Gandolfo

Papa Francesco in visita a Fatima

Papa Francesco in visita a Fatima

Fatima-aMentre il Santo Padre si reca a pregare per la pace a Fatima, pubblichiamo stralci di un articolo di Chiara Lubich apparso sull’Osservatore Romano, nel 1984, in occasione del Giubileo delle Famiglie. L’evento di Fatima, afferma Chiara,  richiama alla conversione e alla fedeltà al Vangelo, anche della famiglia. «[…] Quando il Papa (Giovanni Paolo II, ndr) ha letto l’atto di affidamento dell’umanità a Maria, ha esordito con queste parole: “La famiglia è il cuore della Chiesa. Si innalzi oggi da questo cuore un atto di particolare affidamento al Cuore della Genitrice di Gesù”. E così da cuore a Cuore, in quest’intensa comunione, che si era creata con la celebrazione dell’Eucarestia, è salita, quasi un grido dal cuore del Padre universale colmo di sollecitudine per le necessità dell’umanità, la preghiera di consacrazione alla Vergine Maria, affinché si prenda una cura tutta particolare della famiglia umana. Il Papa era lì, inginocchiato davanti alla bianca effigie della Madonna di Fatima. In quel momento il pensiero di molti di noi presenti non poteva non andare al 13 maggio 1981, giorno dell’attentato. […] Ora nella piazza San Pietro, gremita fino all’inverosimile, accanto a lui davanti alla Madonna di Fatima, come un fiore sbocciato dal suo dolore e dal suo sangue, c’erano simbolicamente radunate tutte le famiglie della Chiesa, segno di tutte le famiglie del mondo. Il Santo Padre poteva dunque contare, nel momento di affidare il mondo a Maria, non solo sulla comunione di tutti i pastori della Chiesa, “costituendo un corpo ed un collegio”, ma anche sulla piena adesione dei figli della Chiesa, rappresentati da tante famiglie di tante nazioni. […] E nella preghiera con la quale ha concluso la sua omelia, ha chiesto questa grazia: “Fa che l’amore rafforzato dalla grazia del sacramento del matrimonio, si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi, attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie”. Tutte queste coincidenze significative e queste espressioni ci permettono veramente di cogliere […] il senso profondo di questa consacrazione (che) non può non portare tutte le famiglie cristiane a vivere – con l’aiuto e l’esempio di Maria – il progetto luminoso ed affascinante di Dio sulla famiglia in tutte le sue espressioni: l’amore coniugale, secondo il piano divino, segno dell’amore di Cristo per la Chiesa fino al totale dono di sé; la paternità e la maternità, come partecipazione all’amore fecondo del Creatore; la pace e l’armonia nel superamento di tutte le tensioni e difficoltà, come frutto di una carità sempre viva ed instancabilmente tesa a mantenere la presenza spirituale di Cristo nella famiglia e, con Lui, l’unità del pensare e dell’agire; una apertura di comunione e di servizio verso altre famiglie. […] Il messaggio di Fatima, che richiama tutti alla conversione e alla fedeltà al Vangelo, diventa così la risposta della consacrazione della famiglia, un impegno di rinnovamento perché più splendente sia il volto della Chiesa che nella famiglia cristiana ha come il segno del suo essere “famiglia di Dio”, dimora accogliente per tutti i figli dispersi, richiamati alla casa del Padre ed invitati ad entrarvi attraverso il Cuore materno della Madre di Gesù».

Chiara Lubich

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Run4Unity 2017: di corsa verso l’unità

Run4Unity 2017: di corsa verso l’unità

Run4Unity_05 Ragazzi del Giappone corrono collegandosi in contemporanea a quelli di Seul, Corea del Sud, immaginando un futuro di pace. Nessuno di loro oggi ricorda le antiche fratture che dividono le due sponde del Mar del Giappone.

A Vienna 300 atleti da Austria, Slovacchia, Ungheria, Germania e Svizzera si incontrano per vivere insieme momenti di sport e fraternità. Tra i giocatori, ci sono anche giovani profughi appartenenti ad una chiesa siro-ortodossa.

Un salto di 10 fusi orari, e da Mexicali (Messico) e Calexico (California, USA) un centinaio di adolescenti convergono verso il muro che li divide. Odio e razzismo, oggi, non hanno paese.

Procede, anzi corre da Oriente verso ovest, attraversa idealmente la superficie della terra e i suoi 24 “spicchi” orari, per passare il testimone della fraternità a ogni latitudine.  È Run4Unity, la corsa a staffetta mondiale organizzata, come tutti gli anni ai primi di maggio, dai ragazzi del Movimento dei Focolari.

La corsa ha chiuso la Settimana Mondo Unito, un periodo denso di iniziative e progetti in nome della pace e dell’unità tra i popoli: dall’Ecuador, alle prese con l’emergenza umanitaria del terremoto, a Medan (Indonesia), con un concerto per la pace, fino a Goma, nella Repubblica democratica del Congo, sulle note del festival Amani, una “tre giorni” di musica e danza per la pace.

Run4Unity  è un percorso a tappe che attraversa le frontiere più calde del pianeta, a ogni latitudine, dalle 11 alle 12, ora locale. A piedi, in bicicletta, sui roller, in barca o fermi in silenzio, con una preghiera per la pace, anche quest’anno è stata la corsa più contro corrente che ci sia, presaga e anticipatrice di unità. Non conta la velocità dei piedi, ma la prontezza del cuore. Ogni tappa si è arricchita di eventi sportivi, azioni di solidarietà, esperienze di cittadinanza attiva (specie nei luoghi nei quali prevalgono solitudine, povertà, emarginazione), giochi e tutto quanto può servire a testimoniare che il mondo unito è ancora possibile, nonostante le tensioni preoccupanti e i segnali di deriva Run4Unity_07A Penang, Stato della Malesia occidentale, Run4Unity è stata una UnityWalk, una camminata di 8 km, che ha consentito la partecipazione a 1200 persone di tutte le età, appartenenti a diversi gruppi etnici, culture e religioni, tra cui hindù, musulmani, sikhs, cristiani, buddisti. In India la corsa esprime il desiderio di pace attraversando il centro di Nuova Delhi, dal Gandhi Smriti, dove il Mahatma Gandhi venne ucciso nel 1948, oggi luogo sacro, fino all’India Gate, monumento nazionale dedicato a tutti i soldati non più tornati dalla guerra. A Dresda (Germania) Run4Unity si è svolta all’interno della manifestazione di iniziativa popolare “Pulse of Europe” sorta per incoraggiare i cittadini ad ascoltare il “battito” d’Europa perché, come dicono gli organizzatori dell’evento, “l’Unione Europea era ed è prima di tutto un’unione per garantire la pace”. A Columbus, capitale dell’Ohio (USA) si è realizzata in un centro per ragazzi di un quartiere a rischio, con giochi, messaggi di pace e la condivisione della “regola d’oro”. Poi, la pulizia delle strade e la condivisione dei panini insieme ai senza tetto. A Santa Lucia Utatlàn (Guatemala) la corsa è stata l’occasione di un programma multiculturale che ha coinvolto un migliaio di persone di diverse etnie, tra cui anche i giovani della comunità maya di Quiché. A Iglesias, in Sardegna (Italia), Run4Unity ha assunto una forma molto particolare, quella della sensibilizzazione al disarmo: Domusnovas e Iglesias, nella zona, ospitano infatti una fabbrica di bombe e di armi. Da qui partono i carichi destinati ad alimentare i bombardamenti nelle zone di guerra. Ragazzi e giovani del mondo immaginano un mondo diverso, senza guerre, muri, odio. Il loro messaggio corre virale anche sul web. Radioimmaginaria, la prima radio in Europa interamente progettata e curata da adolescenti, ha dedicato una diretta agli eventi di Run4Unity nel mondo. Perché, dicono, «a quindici anni si può già immaginare il mondo che verrà».

Ascolta la trasmissione di Radioimmaginaria

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Giornata dell’amicizia copto-cattolica

Il 10 maggio 2013, Tawadros II, Patriarca della Chiesa ortodossa copta, fece visita per la prima volta a Papa Francesco in Vaticano. In ricordo di quello storico incontro, a suo rientro in Egitto indisse la “Giornata dell’amicizia copto-cattolica” che, da allora, si ripete ogni anno il 10 maggio. Recentemente, il Santo Padre restituì la visita recandosi al Cairo. (altro…)