Mar 11, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Con gli anziani in una casa di riposo. Con i detenuti nella prigione locale. In un istituto di assistenza sociale. Con coetanei diversamente abili in un Centro di educazione speciale. Non sono questi i luoghi in cui i giovani trascorrono abitualmente il loro tempo. Ma lo scorso 8 febbraio, a Caldas da Rainha, nella regione ovest del Portogallo, un gruppo di un centinaio di Giovani per un Mondo Unito ha voluto dare un segnale alla città, per scuotere se stessi e gli altri dall’indifferenza. Punto di partenza, un meeting presso l’auditorium del Centro sociale Parish, per sintonizzarsi sull’obiettivo: il desiderio di testimoniare l’amore fraterno, convinti che “vivere per un mondo unito” può essere una risposta alle sfide di oggi, ispirati anche dalle esperienze di giovani di altri Paesi. E da lì, in gruppi, si sono recati in diversi punti della città da coloro che hanno più bisogno di aiuto, o dove si poteva lasciare un segno di attenzione per il territorio. Ridipingere i muri del Centro giovanile su richiesta del Comune. Distribuire caffè, biglietti, un sorriso, un saluto ai passanti ignari e sorpresi. È stata una proposta originale per gli abitanti di Caldas da Reinha, contagiati dall’entusiasmo e la convinzione dei giovani.
«Se ognuno facesse qualcosa lì dove si trova, tutto potrebbe cambiare», ha dichiarato il vice sindaco Hugo Oliveira. «Sono andato per dare, e ho ricevuto», racconta un giovane di ritorno dalla visita ai detenuti. Tra questi, alcuni hanno espresso il desiderio di essere, anche loro, costruttori di un mondo unito. «Cercherò di perdonare…», «Stabilirò più contatti con la mia famiglia», hanno scritto dopo questa esperienza. Una giornata intensa, che non è passata inosservata, e che ha coinvolto molte realtà. Ma la sfida è appena cominciata, dicono i giovani: «Vogliamo continuare insieme il cammino della fratellanza universale dove abitiamo, a partire dalle piccole cose, nelle nostre famiglie, nei rapporti con gli amici, a scuola, al lavoro». Per puntare poi alle sfide più grandi. (altro…)
Mar 10, 2014 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Anche quest’anno l’anniversario della serva di Dio Renata Borlone (Civitavecchia 30/5/1930 – Loppiano 27/2/1990) è stato un momento di riflessione sulla vita cristiana e sullo slancio di portare la pace e la gioia di Cristo ovunque. Appuntamento centrale, la S. Messa celebrata nel Santuario Maria Theotókos, a Loppiano (Italia). «La gioia del Vangelo – come afferma Papa Francesco nell’Evangelii gaudium – riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù», e così è stato dell’esperienza di Renata. Una gioia che scaturisce da un’anima che fin dall’adolescenza si è messa alla ricerca di Dio e delle bellezze della sua creazione e che, conosciuto il Movimento dei Focolari, non ha lesinato energie ed entusiasmo nel testimoniare quotidianamente l’amore e nel contribuire a costruire quell’unità della famiglia umana richiesta da Gesù al Padre nella sua preghiera prima della passione. «La gioia – scriveva Renata nel suo diario – coincide con Dio… possederla sempre vuol dire possedere Dio»; e ancora: «Gioia nel vivere per gli altri», una gioia che «non può essere condizionata da niente, da nessuno» perché «Dio mi ama, anche se sono incapace, se ho fatto tanti pasticci nella vita e continuo a farne», ma anche quella gioia che, paradossalmente, è «spremuta dalla sofferenza» e «cavata dal dolore».
Nei ventitré anni quale corresponsabile della cittadella di Loppiano che ora porta il suo nome, Renata Borlone ha testimoniato con coerenza e umiltà alle migliaia di persone che vi passano per un percorso di formazione o anche solo per brevi momenti, la gioia della vita evangelica, dando il suo essenziale contributo alla socialità nuova che la cittadella si impegna a generare, mettendosi sempre al servizio, e vivendo con eccezionale fede la grave malattia che la porterà alla morte. «Sono felice, sono troppo felice – ripeteva negli ultimi istanti della sua esistenza terrena –. Voglio testimoniare che la morte è Vita». E continuando ad intrecciare le parole del Papa e quelle di Renata, colpisce quanto la gioia possa essere non solo frutto ma anche causa del mutamento del mondo e del superamento delle difficoltà. Diceva recentemente Papa Francesco in un’omelia a Santa Marta: «Non si può camminare senza gioia, anche nei problemi, anche nelle difficoltà, anche nei propri sbagli e peccati c’è la gioia di Gesù che sempre perdona e aiuta».
E Renata scriveva: «Se io dovessi parlare, metterei in evidenza che la gioia che c’è a Loppiano nasce dalla decisione che ognuno prende di voler morire a se stesso. Direi anche che in questa maniera l’unità dei popoli è già fatta, perché l’olio che esce dall’oliva spremuta è olio, e non si distingue più un’oliva dall’altra…». Dolore e gioia, quindi, sfida e conquista sempre da rinnovarsi e mai ripiegata su sé: «Fa che gli altri siano felici, che il nostro Cielo quaggiù sia la gioia degli altri», «Io non mi donavo a Gesù per essere io felice, ma perché la mia donazione avesse un senso per la gioia, per la felicità di tutti gli altri, di tutti quelli che Dio mi avesse messo vicini». Di Francesco Châtel (altro…)
Mar 9, 2014 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Nel 1966, alcuni medici e infermiere dei Focolari entrano in contatto con il popolo Bangwa di Fontem, un villaggio immerso nella foresta occidentale del Camerun. Lo scopo è umanitario: sollevare una popolazione colpita dalla malaria e altre malattie tropicali, con una mortalità infantile del 90%. Con l’aiuto di tanti e insieme ai Bangwa, si costruisce un ospedale, una scuola, una chiesa, tante abitazioni… nasce la prima cittadella dei Focolari in Africa. Chiara Lubich visita Fontem nel 1966. Tanti anni dopo, nell’aprile del 1998, ricorderà quel viaggio davanti a 8.000 membri del Movimento riuniti a Buenos Aires: «Mi sono trovata a Fontem quando non c’era la cittadella, che adesso è grandissima, non so quante case… Non c’era niente. C’era il bosco e c’era dentro questa tribù. Ecco, io ricordo che questa tribù in una spianata mi ha fatto una festa (…) naturalmente una festa tipica; erano tante le mogli, per esempio, del Fon, del re, che mi facevano tante danze, ecc. E lì in questa conca, con tutta questa gente che veniva a farmi festa perché io avevo mandato i primi focolarini medici, lì io ho avuto come l’impressione che Dio abbracciasse tutta questa folla, anche se non era cristiana, perché la grandissima maggioranza erano animisti. Ho pensato: “Qui Dio abbraccia tutti. È un po’ come la Cova de Iria in Portogallo, dove quella volta con il sole che veniva giù abbracciava tutti. Qui c’è Dio che abbraccia tutti”». Al ritorno da quel primo viaggio, Chiara risponde così ai giovani focolarini della Scuola di formazione a Loppiano (Italia): «Noi occidentali siamo assolutamente arretrati e non più adatti a vivere i tempi di oggi se non ci spogliamo della mentalità occidentale, perché è mezza mentalità, un terzo, un quarto di mentalità rispetto al mondo. C’è in Africa, per esempio, una cultura così unica, così splendida, così profonda! Bisognerebbe arrivare ad un incontro di culture. Non siamo completi se non “siamo umanità”. Siamo umanità se “abbiamo dentro” tutte le culture». In occasione di un altro viaggio in Africa nel 1992 Chiara, riferendosi all’inculturazione, afferma: «Prima di tutto l’arma potente è il “farsi uno”. Che significa accostare l’altro completamente vuoti di noi stessi, per entrare nella sua cultura e capirlo e lasciar che si esprima, finché l’hai compreso dentro di te. E quando l’hai compreso, allora sì che potrai iniziare il dialogo con lui e passare anche il messaggio evangelico, attraverso le ricchezze che lui già possiede. Il “farsi uno” che richiede l’inculturazione è entrare nell’anima, è entrare nella cultura, è entrare nella mentalità, nella tradizione, nelle consuetudini [dell’altro, ndr], capirle e far emergere i semi del Verbo». C’è un altro momento che segna una tappa importante per il Movimento nella spinta al dialogo con la altre credenze. Quando nel 1977 viene assegnato a Chiara il “Premio Templeton, per il progresso della religione”. Così lei lo ricorda, sempre nel ‘98 a Buenos Aires: «Eravamo a Londra, alla Guildhall… e mi hanno fatto parlare in questa grande sala; erano presenti persone di tutte le fedi… E lì [ho sperimentato, ndr] lo stesso fenomeno: ho avuto l’impressione che Dio abbracciasse tutti…». Nel 2000 Chiara visita Fontem per l’ultima volta. Viene intronizzata dal popolo, attraverso i Fon, come “Mafua Ndem” (Regina a nome di Dio). È la prima volta che una donna straniera e “bianca” diventa così parte del popolo Bangwa. Alla sua morte (2008), le verrà celebrato un funerale da regina. Durante la scuola di religioni tradizionali organizzata dal primo focolarino bangwa, che precede il funerale, i focolarini vengono introdotti nella “foresta sacra” (lefem). È un forte segno di appartenenza a questo popolo. Negli stessi giorni, Maria Voce (attuale presidente dei Focolari), è riconosciuta “successore al trono”. In Africa sorgono le “scuole di inculturazione” per approfondire la conoscenza delle diverse culture.
Altre esperienze di dialogo con religioni tradizionali si sono sviluppate in America Latina: le Mariapoli con il popolo Aymara (Bolivia e Perù) e nell’Ecuador con il popolo afro di Esmeralda; o l’interessante e pluriennale “Escuela Aurora” nel nord dell’Argentina, in un impegno di formazione e ricupero delle tradizioni culturali e religiose delle popolazioni delle Andi, nelle valli “calchaquíes”.
E ancora, in altri punti del pianeta come in Nuova Zelanda, con gli aborigeni maori. Una spiritualità, insomma, che punta non solo all’unità dei cristiani ma, attraverso il dialogo, a quella della famiglia umana. Il 20 marzo 2014, presso l’Università Urbaniana di Roma, si svolgerà un evento dedicato a “Chiara e le religioni: insieme verso l’unità della famiglia umana”. Vorrebbe evidenziare, a sei anni dalla sua scomparsa, il suo impegno per il dialogo interreligioso. La manifestazione coincide con il 50° della dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” sulla Chiesa e le religioni non cristiane. (altro…)
Mar 8, 2014 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
“Desde la vida de la Palabra la urgencia de comunicar. Hacia una verdadera cultura del encuentro”. Con este lema, del 17 al 23 de febrero se desarrolló en la diócesis de Anse à Veau- et Miragoane, Haití, el Seminario Interdiocesano de Comunicación, organizado por el Departamento de Comunicación del CELAM (Consejo Episcopal Latinoamericano). Los participantes, 79 en total, llegaron de ocho de las diez diócesis haitianas: Les Cayes, Gonaïves, Cap-Haitien, Jeremie, Hinche, Port-aut-Prince, Port-de-Paix y de la diócesis sede. El Seminario, que había sido pedido por Mons. Pierre A. Dumas, obispo de Anse à Veau et Miragoane, fue desarrollado por un equipo de 5 comunicadores de distintos países de América Latina y el Caribe (Argentina, Perú y Cuba) pertenecientes a Netone de América Latina. Los profesores, después de un año de trabajo a distancia para preparar juntos el programa y cada uno de los temas, llegaron a Haití con algunos días de anticipación, lo que les permitió sumergirse en la realidad del pueblo y la Iglesia local.
“Visitamos Radio-Tele Soleil -cuentan- que está funcionando en una sede provisoria en Puerto Príncipe ya que el edificio del Arzobispado donde tenía sus estudios, fue destruído durante el terremoto y murieron varios de sus colaboradores. Es la más importante emisora de la Iglesia católica con cobertura nacional. También pudimos recorrer el centro de Puerto Príncipe, con la Catedral destruida por el terremoto del 2010, casi como un símbolo del dolor de este pueblo”.
El seminario superó todas las expectativas: en 5 jornadas intensas se partió desde la visión trinitaria de la comunicación con la propuesta de la vida de la Palabra, aún antes del hecho comunicativo. Así cada mañana se iniciaba con intercambio de experiencias sobre cómo cada uno había tratado de vivir la frase del Evangelio propuesta el día anterior y la meditación de una nueva frase para ese día. Cada día eran muchos los que contaban a todos cómo habían tratado de poner en práctica el Evangelio. Después se fueron afrontando los distintos medios de comunicación con exposiciones teóricas y talleres: radio, prensa escrita, teatro, televisión e internet. El diálogo, las preguntas, los talleres contaban con muchísima participación e integración de todos. El idioma (se exponía en castellano, las diapositivas y los temas escritos estaban en francés y la traducción era en créole) no significó una barrera para nadie. La Eucaristía final, presidida por Mons. Pierre Dumas, fue un momento de mucha alegría y emoción. Se había construido entre todos un espacio de humanidad renovada.
“Para nosotros –dice el equipo de Netone– fue la posibilidad de cambiar la mirada sobre este pueblo maravilloso, que muchas veces no es reflejado así en los medios de comunicación de nuestros países. Nos hemos enamorado de la sencillez, la alegría, el entusiasmo y la esperanza de los haitianos. Constatamos ser una misma Iglesia, que comparte como hermanos la reciprocidad entre América Latina y el Caribe. Nos llevamos de Haití mucho más de lo que fuimos a dar”.
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Mar 7, 2014 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale, Spiritualità
«Lo scorso 23 febbraio – scrivono i focolarini –, assieme ad una rappresentanza della comunità e con la presenza dell’arcivescovo mons. Wilson Tadeu Jönck, abbiamo fatto una semplice e fraterna cerimonia per ufficializzare il trasferimento del focolare maschile alla favela del Morro Mont Serrat, nella periferia della città. L’arcivescovo ha benedetto il nuovo focolare ed ha celebrato la messa nella cappella della comunità locale, concelebrata da Don Vilson Groh, sacerdote volontario del Movimento, auspicando che la vita dei focolarini “sia una testimonianza di santità così come Dio è santo”». Nei presenti si sentiva la gioia di camminare insieme alla Chiesa oggi, che attraverso papa Francesco «continua ad invitarci ad andare incontro all’umanità – aggiunge Keles Lima – vicino alle persone, specialmente quelle più povere”».
«È proprio il carisma dell’unità – afferma Lucival Silva –, che ci fa sentire l’importanza di esserci per dare il nostro contributo, insieme a tutte le forze che già lavorano nella Chiesa locale e nel Morro, cercando di essere costruttori di “ponti” che uniscono le persone delle diverse classi sociali, separate spesso dalle mura dell’indifferenza». Contagiava la gioia presente negli occhi dei focolarini coinvolti in quest’avventura e anche della comunità locale del Movimento. Era come riprendersi un pezzo di storia dei Focolari, quando Chiara Lubich con il primo gruppo a Trento ha cominciato dai poveri, fino a capire che «tutte le persone sono candidate all’unità». Don Vilson Groh è da anni che abita e lavora nel Morro portando avanti una rete di iniziative in collaborazione con la società civile, la pubblica amministrazione e il mondo imprenditoriale; azioni finalizzate ad aprire nuove prospettive di vita ai giovani. Francisco Sebok, lavora con lui in uno di questi progetti in un quartiere dominato dal traffico delle droghe. Fabrizio Lucisano già lavora da qualche tempo come medico di famiglia nel Morro; e Keles ha cominciato a lavorare come insegnante nella scuola elementare locale. Completano la squadra dei focolarini due sposati, Miguel Becker e Arion Góes.
La casa presa in affitto è modesta, non stona con le altre circostanti. «È piaciuta a tutti – dice gioioso Francisco –; infatti, anche se con pochi mezzi, abbiamo cercato di arredarla con buon gusto. Al momento ha 2 stanze, una sala, una cucina ed un bagno. «Siamo coscienti che non risolveremo il problema sociale del Brasile né di una città – afferma Lucival –, e neanche di questa favela; ma questa esperienza può essere un segnale del nostro Movimento alla Chiesa e alla società, per dire che noi vogliamo camminare insieme a tutti, ricchi e poveri, per contribuire a realizzare il testamento di Gesù “che tutti siano uno”». «Nel 1993 – ricorda Fabrizio –, Chiara Lubich aveva dato al focolare maschile di Florianópolis il nome di “Emmaus”, e lei stessa scriveva: “Dove Gesù era tra i discepoli, simbolo di Gesù in mezzo, che illuminava le scritture….”. Abbiamo voluto mettere questo augurio di Chiara all’entrata del focolare per ricordarcelo sempre». (altro…)
Mar 6, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria, Spiritualità
Sono le due del mattino del 5 dicembre 2013. Gli abitanti di Bangui, capitale della Repubblica Centroafricana, vengono svegliati da detonazioni di armi pesanti. Nelle strade, un immediato fuggi fuggi generale verso una speranza di salvezza per sé ed i propri cari. Ejovie ed Amandine sono due Gen3 (ragazze del Movimento dei Focolari che s’impegnano a vivere l’ideale dell’unità). Raccontano dello smarrimento di quelle ore e dei giorni successivi, ma anche della decisione di non arrendersi alla paura nonostante la loro giovane età: «Con la mia famiglia abbiamo cominciato a correre verso il Seminario maggiore – scrive Ejovie – con tutti quelli che scappavano nella stessa direzione. Nella folla ho visto una mamma con il suo bebè sulla schiena, il suo bagaglio sulla testa, ed altri bambini piccoli; uno di loro non riusciva a correre e piangeva, ed anche la mamma andava piano perché malata. Nessuno si fermava per aiutarla. Una voce mi ha trattenuto dal proseguire. Ho preso per mano il bambino piccolo, anche se ero un po’ preoccupata perché avevo perso di vista i miei familiari». Il gesto di Ejovie non è passato inosservato: infatti altri due giovani si sono fermati ad aiutare la donna ed i suoi figlioli a raggiungere un istituto religioso dove hanno trovato ospitalità. Sapendoli al sicuro, Ejovie si è diretta finalmente verso il Seminario dove ha riabbracciato i suoi. Anche Amandine trova rifugio nel Seminario, assieme alla sua famiglia. «Ci siamo accampati in una sala con altre famiglie – racconta la ragazza -. Bisognava dormire a terra, sopra un tessuto, ma ho pensato che, anche in questa situazione, potevo continuare ad aiutare chi mi stava accanto. Siamo in molti, ma condividiamo tutto: il cibo e gli altri beni. Un giorno sono uscita per lavare i vestiti della mia famiglia ed avevo ormai finito; è arrivata una donna anziana e mi ha chiesto di lavare anche il suo. Volevo rifiutare, mi sentivo stanca. Poi ho ascoltato la risposta nel mio cuore: “Questa donna potrebbe essere mia madre, se rifiuto di lavare il suo vestito, chi lo laverà?”. L’amore per essere vero deve essere concreto. Ho lavato il vestito, l’ho messo ad asciugare al sole con gli altri. Lei mi ha ringraziato:”Che Dio aggiunga un anno alla tua vita, figlia mia!”. Difficile dire la mia felicità!».
Ejovie ed Amandine vengono coinvolte in una campagna di sensibilizzazione all’igiene, organizzata dall’UNICEF e da altre ONG nel contesto della guerra. «Abbiamo colto questa occasione per aiutare le persone che hanno perso tutto. Abbiamo anche raccontato dell’arte di amare, dell’amore al prossimo. Vediamo che tutti soffrono moltissimo per la guerra: c’è molto odio, si cerca la vendetta. Noi sentiamo, però, di aiutare e amare tutti, anche i nostri nemici, e che solo perdonando possiamo cominciare a ricostruire la pace». (altro…)
Mar 5, 2014 | Cultura
Guardare tutti i fiori da una pagina del ‘49 di Chiara Lubich
Prefazione di Stefan Tobler Il Movimento dei Focolari: identità e scopo nell’intuizione di Chiara Lubich. La metafora di un grande giardino fiorito costituisce la trama di uno scritto di Chiara Lubich del novembre 1949, successivamente pubblicato con il titolo Guardare tutti i fiori. A partire da quella immagine e dal conseguente invito a posare lo sguardo su quella variopinta bellezza, l’Autrice coglie il profilarsi di una spiritualità che si declina come comunicazione e incontro e si fa accoglimento reciproco, riflesso sulla terra del paradigma uni-trinitario. I saggi raccolti nel presente volume illustrano come una tale intuizione fondativa dà luogo a un percorso interdisciplinare in cui si cimentano membri della Scuola Abbà, con l’intento di offrire itinerari di ricerca nei diversi ambiti del sapere, a conferma della fecondità teoretica ed esistenziale che gli scritti della Lubich racchiudono. A cura della Scuola Abbà. È un Centro di studi interdisciplinare fondato da Chiara Lubich nel 1990 con lo scopo di approfondire l’incidenza del Carisma dell’unità nei vari ambiti del sapere. Costituito da una trentina di studiosi del Movimento dei Focolari, alcuni dei quali docenti anche in ambito universitario, si riunisce periodicamente presso la sede centrale del Movimento LA COLLANA – Studi della Scuola Abbà espressione culturale pluridisciplinare del Centro studi del Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich per l’elaborazione della dottrina contenuta nel Carisma dell’unità. Oggetto fondamentale di studio sono gli scritti legati alla luminosa esperienza mistica vissuta dalla Fondatrice negli anni 1949- 1950. Città Nuova editrice (altro…)
Mar 5, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«La situazione appare relativamente calma a Kiev, le violenze si sono spostate in Crimea, dove la Russia ha enormi interessi economico-militari… C’è grande incertezza a Kiev e in tutta l’Ucraina. Si avverte l’emozione dirompente di un momento storico per l’Europa, anche se non si sa bene che cosa potrà succedere nei prossimi mesi… La gente fatica a mettere assieme quel che serve per sopravvivere. «…Le fazioni presenti nel Paese non sono così uniformi come si potrebbe pensare – russi, cosacchi, tatari, slavi ucraini, polacchi… -, per giunta divisi in culti molteplici e spesso in conflitto tra loro. Non c’è da stupirsi, allora, delle recenti fiammate nazionaliste e filorusse, che trovano la loro origine in brutali repressioni e in violente rappresaglie che si susseguono ogni dieci-venti anni. «Una notte in piazza Maidan. Nonostante il freddo, le migliaia di giovani rivoluzionari non hanno abbandonato le loro tende. Un mausoleo a cielo aperto, ormai. Arrivo alla piazza che la sera è già scesa. Nelle strade si vive in un’atmosfera surreale di silenzio, quasi assenti le macchine, di poliziotti non c’è nemmeno l’ombra… Ecco i luoghi dove sono stati ammazzati i primi giovani, colpiti dai cecchini appostati sui tetti degli edifici del governo più che dalle forze dell’ordine. Ovunque lumini accesi e fiori deposti… Da qui i giovani hanno, con la loro determinazione, portato alla caduta del presidente. Il Paese è comunque spaccato in due, eppure questa folla – fertilizzata dal sangue dei martiri – non sembra decisa a mollare d’un centimetro. Fa freddo, ci si trattiene attorno ai falò, si bevono bevande calde offerte dai Cavalieri di Malta, dalla Croce Rossa, da volontari d’ogni genere… «Maidan vibra per la Crimea. La calma del centro di Kiev viene scosso dalle notizie inquietanti provenienti dalla Crimea. Le opinioni sono diverse, ma la speranza di una Ucraina libera e indipendente non cessano… Con un appello lanciato attraverso i social network, la popolazione s’è messa a ripulire sia il grande parco dinanzi al Parlamento, sia la stessa piazza Maidan e dintorni. Uomini, donne, anziani e bambini si sono impegnati per cancellare le tracce della lunga battaglia di Kiev. Una giornata trascorsa ad inseguire le notizie provenienti dalla Crimea… Ora la diplomazia è al lavoro: si spera nella mediazione dell’Unione europea e dell’Onu.
“Possibile che non si possa immaginare una Ucraina che non sia né russa né americana, ma solamente sé stessa?”, mi dice una delle dottoresse che da una settimana si sta prodigando per curare feriti e malati di piazza Maidan, nell’ospedale da campo improvvisato nell’Hotel Ucraina. «Certo è che la situazione è grave, e si ha la coscienza, forse ancor più di ieri, che in questa piazza-simbolo si sta giocando in qualche modo il futuro dell’Europa… Ma la gente di Maidan resta nel cuore, coi suoi lumini e i suoi fiori. La gente normale, quella che oggi, a centinaia di migliaia, ha voluto vedere i luoghi del martirio di un centinaio dei suoi figli. È per questa gente che l’Europa deve intervenire. Con la diplomazia. Le armi hanno fatto il loro tempo nella soluzione dei conflitti». di Michele Zanzucchi Fonte: Città Nuova online Leggi anche: Diario da Kiev Una notte in piazza Maidan Maidan vibra per la Crimea (altro…)
Mar 4, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Evitando la tentazione romantica e sentimentale – spiega Manuel Fanni Canelles, regista video, formatore teatrale e produttore
indipendente italiano –, “Oltre la fatica” è un documentario che non provoca, non mira a stupire nell’immediato, ma affonda le proprie radici nella fatica del gesto ripetuto; stabilendo un colloquio con la vita e il suo continuo allenamento; come una ricerca estetica radicata nelle pieghe dell’umano. In questo senso le camere si immergono nello spazio insieme ai danzatori, sentendosi parte della loro danza; nell’ascolto dei movimenti, dei gesti, dei suoni, degli sguardi; un lavoro di seria e rigorosa contemplazione». Il breve documentario è stato pensato e meditato insieme a Liliana Cosi, nota ballerina nata a Milano, fondatrice dell’Associazione Balletto Classico con sede a Reggio Emilia.
«Si tratta di un documentario sulla fatica, sull’allenamento, sulla dedizione, sull’attimo presente – sottolinea Canelles –. In sintesi: un film sulla vita. Per questo abbiamo deciso di intitolarlo “Oltre la fatica”». Liliana Cosi, nel presentarlo, evidenza «Quanto costa far sognare la gente…, ci vogliono anni e anni di lavoro… perché chi danza lo fa per gli altri». «Nel mio mestiere – continua il regista –, i progetti nascono in tanti modi e spesso si è immersi nel vortice delle tante “cose da fare”, tutta la produzione procede di corsa. Il tempo passa e il progetto si conclude, ma in fondo al cuore a volte rimane un vuoto. Ed è proprio da questo vuoto che parte il nostro progetto, nato dal bisogno di dilatare i tempi e dialogare con il silenzio». Manuel Canelles ricorda quando ha conosciuto Liliana Cosi ad un incontro sulla “Spiritualità dell’unità nell’arte”, promosso nell’ambito di “Clartè, artisti in dialogo”, legato al Movimento dei Focolari. «È il febbraio 2013 – racconta – quando è venuta l’idea di far incontrare danza e cinema tramite un documentario girato tra i ballerini; poi l’idea è cresciuta nel silenzio, lentamente. Come l’amore quello vero, che ha bisogno di crescere lentamente, in un allenamento continuo, andando oltre la fatica».
Ora il documentario è pronto, e per sostenere le spese hanno optato per un sistema di donazioni raccolte su Internet. «Forse l’esperienza dell’unità si costruisce anche attraverso l’arte – conclude il Canelles – e quale mezzo migliore che rendere concreto questo progetto attraverso il contributo di tanti?». Vedere il film Per contribuire alle spese di produzione (altro…)
Mar 4, 2014 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nuova musica tra noi «Quando ho conosciuto il Vangelo, ho capito che dovevo amare. Da chi cominciare? Dalla mia insegnante di musica, che non sopportavo. In classe avevo detto ripetutamente che cosa pensavo di lei e lei per questo, più volte, aveva convocato mia madre e si era lamentata di me. Un giorno, dopo la lezione, ho chiesto di parlarle. Credendo che volessi contestare il voto che mi aveva dato, non voleva ricevermi. Le ho risposto che desideravo solo chiederle scusa e che avevo capito che nella vita possiamo cercare di amare tutti. Anche se all’inizio mi ha frainteso, ho continuato a raccontarle di me, del mio nuovo rapporto con Dio, pur sapendo che lei non è credente. Il nostro colloquio è continuato ed ero davvero felice. Da allora abbiamo stabilito un buon rapporto, e sto scoprendo in lei tante cose positive che prima non immaginavo». (Veronica, Rep. Ceca) La bellezza del controcorrente «Lavoro in un salone di bellezza, con altre parrucchiere ed estetiste. Il salone è sempre affollato da numerose clienti. Si fanno molte chiacchiere, a volte capita pure di sentire qualche lamentela o discussione. Cerco di vivere anche qui quello che ho imparato dal Vangelo. Aiuto una collega che sta facendo da sola un lavoro pesante, tengo il phon a un’altra. Quando fa troppo caldo, preparo qualcosa da bere per tutto lo staff. Capita alle volte che entrino delle signore ricche, accompagnate da una loro inserviente, e la lascino fuori al caldo. Allora le faccio entrare in un angolino fresco e offro loro da bere. Ogni tanto qualcuna mi guarda incuriosita, nel salone non si usa far così. Ma il Vangelo mi dà il coraggio di andare contro corrente. E poi vedo che nessuno mi ha mai fatto osservazioni. L’amore silenzioso non disturba». (Razia, Pakistan) Social Ice Cream
«Un gelato per socializzare: l’anno scorso la formula era piaciuta! Attorno ad un gelato si erano riuniti gli abitanti della nostra strada. Quest’anno abbiamo detto: perché non allargare l’iniziativa a tutte le famiglie dei dintorni? Nel nostro quartiere vivono famiglie provenienti da vari paesi. Siamo tutti indaffarati e sempre di fretta. Eppure basterebbe poco per conoscersi, scambiarsi un saluto, instaurare nuovi rapporti di vicinato. Già mentre invitavamo personalmente ogni famiglia, bussando casa per casa, si sentiva nell’aria la curiosità e il desiderio di conoscersi. Alla serata, che si è tenuta all’aperto sulla nostra strada, sono venute più di sessanta persone di ogni età. Oltre al gelato, ognuno ha voluto portare qualcosa da condividere, in un clima di amicizia, sottolineata dallo sfondo musicale, una scelta di melodie di tutte le varie etnie dei partecipanti. Da allora per strada o nei negozi ci salutiamo con affetto e complicità. C’è qualcosa che ci accomuna. Ci conosciamo meglio, condividiamo le notizie, belle o meno che siano. Uno dei nostri vicini, quando ha saputo che alcune famiglie avevano bisogno di mobili, ha regalato la sua camera da pranzo, ancora in ottime condizioni. È bastato un gelato per creare una piccola comunità». (Vince e Maria, Canada) Da “Una Buona Notizia,”, Città Nuova Editrice, Roma 2012, (altro…)
Mar 2, 2014 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Spiritualità
Natalia Dallapiccola, testimone degli inizi del Movimento dei Focolari a Trento e il dr. Aram esponente indù, allora fra i presidenti della WCRP (Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace, alla quale anche i Focolari partecipano), sono fra i primi protagonisti di questo dialogo. Dopo la morte del dott. Aram, lo Shanti Ashram insieme a diversi rappresentanti della realtà gandhiana nello stato del Tamil Nadu, invita Chiara Lubich in India nel gennaio 2001, , insignendola del Premio Defender of Peace 2000. Nella motivazione si legge: “Instancabile il ruolo di Chiara Lubich nel gettare semi di pace e amore fra tutti gli uomini, rafforzando così continuamente il fragile quadro della pace sul quale si sviluppa la prosperità, il benessere, la cultura e la spiritualità del mondo”. Alla cerimonia, a cui partecipano oltre 500 persone indù e di altre religioni, Chiara parla della sua esperienza spirituale, mettendo in luce elementi comuni tra il Vangelo e le scritture indù: «Sono venuta qui per conoscere, stando in silenzio il più possibile – annoterà sul diario di quei giorni – … Ho trovato sopra tutte le regole: la tolleranza, l’amore! Forse c’è posto per il nostro dialogo». Nella stessa occasione, la Prof. Kala Acharya dell’istituto culturale Somaiya Sanskriti Peetham, profondamente colpita da Chiara, decide di organizzare, nel giro di pochi giorni, un incontro al Somaya College di Mumbai, al quale partecipano circa 600 persone. Questi avvenimenti segnano l’inizio del dialogo con gruppi indù di Mumbai e Coimbatore. A Mumbai nasce un intenso dialogo con professori universitari. Per continuare la strada intrapresa, si decide di tenere simposi a livello accademico. Il primo, nel 2002 a Roma, con il tema “Il Bhakti e l’Agape, come via dell’amore verso Dio e i fratelli”. L’incontro è definito dalla prof.ssa Kala Acharya:“Una profonda esperienza spirituale”.
Chiara Lubich si reca nuovamente in India nel 2003.Presso il Centro di cultura indiana Bharatiya Vidya Bhavan, Natalia Dallapiccola tocca uno degli aspetti dell’arte di amare scoperta nel Vangelo: il “farsi uno” con l’altro quale chiave per il dialogo. E cita Chiara: “Nel momento in cui ci incontriamo con l’altro, occorre porsi sullo stesso piano, chiunque egli sia. E ciò richiede distacco da tutto, anche dalle ricchezze della propria religione. Nello stesso tempo bisogna fare il vuoto dentro di noi, per lasciar il fratello libero di dire il suo pensiero e per poter capirlo. Comportamento, questo, indispensabile, che ha due effetti: aiuta noi ad inculturarci nel mondo del fratello, a conoscerne il linguaggio, la cultura, la fede, ecc., e predispone poi il fratello all’ascolto. Si passa, quindi, al “rispettoso annuncio” dove – per lealtà davanti a Dio e sincerità davanti al prossimo, sempre rispettando il pensiero dell’altro – diciamo quanto pensiamo e crediamo sull’argomento, senza imporre nulla, senza voler conquistare nessuno alle nostre idee”. “E’ l’inizio di un percorso che ci porterà lontano” – commenta il prof. Dave, presidente onorario dell’istituzione.
Questa esperienza di dialogo evidenzia quanto aveva detto Giovanni Paolo II proprio in India: “Attraverso il dialogo facciamo in modo che Dio sia presente in mezzo a noi, perché mentre ci apriamo l’un l’altro nel dialogo, ci apriamo anche a Dio. E il frutto è l’unione fra gli uomini e l’unione degli uomini con Dio” (Giovanni Paolo II, Discorso ai rappresentanti delle varie religioni dell’India, Madras, 5 febbraio 1986)». Il dialogo con i movimenti Gandhiani che, fin dall’inizio caratterizza questa esperienza, continua a Coimbatore dove, ogni anno, a partire dall’agosto 2001, si svolgono Tavole rotonde che affrontano e approfondiscono aspetti spirituali ed umani nelle due prospettive: quella gandhiana e della spiritualità dell’unità dei Focolari. Si collabora anche a progetti sociali e, in particolare, alla formazione delle nuove generazioni alla pace. Soprattutto si cresce nella conoscenza reciproca e si crea fra tutti un rapporto di vera fraternità. Il 20 marzo 2014, presso l’Università Urbaniana di Roma, si svolgerà un evento dedicato a “Chiara e le religioni: insieme verso l’unità della famiglia umana”. Vorrebbe evidenziare, a sei anni dalla sua scomparsa, il suo impegno per il dialogo interreligioso. La manifestazione coincide con il 50° della dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” sulla Chiesa e le religioni non cristiane. Si prevede la partecipazione di personalità religiose dell’induismo. Per approfondimenti: “Cammini spirituali nell’induismo e nel cristianesimo” “Il viaggio verso l’unità dell’umanità” “Mumbai, indù e cristiani in dialogo” “Minoti Aram, pionera di dialogo interreligioso” http://vimeo.com/88357538 (altro…)
Mar 1, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale
«Siamo sposati da alcuni anni e abbiamo tre figli. Qualche anno fa, dovendo cambiare abitazione, per essere coerenti con la nostra scelta di vita» – improntata alla fraternità – «abbiamo scelto di andare ad abitare in un quartiere disagiato, carente di tutto. Volevamo condividere, specialmente con gli ultimi, i problemi e le necessità che si presentavano ogni giorno». Gela, fin dal 1987, è conosciuta per la forte presenza della criminalità organizzata, con violenze e omicidi. Paura e preoccupazione generano indifferenza e chiusura, portando ognuno a vivere isolato nelle mura della propria casa. Quartiere Fondo Iozza è il nuovo domicilio della famiglia. Strade sterrate, piene di fango, senza illuminazione pubblica… Occorreva un cambiamento. Rosa e Rocco capiscono che doveva partire da loro. Una notte, durante un temporale, squilla il telefono. Alcuni garage si stavano allagando e una falegnameria rischiava di essere sepolta da acqua e detriti. Il proprietario, un vicino di casa, era disperato. «Mi sono avventurato con la macchina nel fango» spiega Rocco. «Quella notte abbiamo lavorato fino alle cinque, facendo di tutto per eliminare l’acqua dai locali e incoraggiare il proprietario della falegnameria; sono intervenuti altri a dare una mano, la solidarietà ha iniziato a farsi strada e a poco a poco abbiamo avuto la sensazione che la situazione si fosse sbloccata: se non fossimo intervenuti, i danni sarebbero stati maggiori». Con le famiglie del quartiere si comincia a discutere dei vari problemi: la rete fognaria inesistente e causa di gravi malattie, la condizione delle strade e della rete idrica. «Siamo riusciti a dialogare perché prima abbiamo cercato il rapporto tra le varie famiglie – dichiara Rosa – e questa esperienza ci ha portati a vedere in modo diverso anche quello con le amministrazioni. Siamo riusciti nel tempo a passare dalla logica della protesta a quella del dialogo con i vari sindaci che da quel momento sono più disponibili a collaborare». Nasce un comitato e Rocco è nominato presidente, per la fiducia conquistata “sul campo”. Primo obiettivo: ridare speranza alle persone scoraggiate dalle promesse mancate. Lentamente ognuno si è riscoperto “soggetto politico”, proprio per la partecipazione attiva alla risoluzione dei problemi. La cosa non è passata inosservata e il gruppo ottiene uno stanziamento di fondi per il risanamento del quartiere. A Fondo Iozza, prima chiamato “Quartiere X”, molte cose sono cambiate: la rete idrica e fognaria c’è, così come l’allacciatura del metano e l’illuminazione pubblica. Si procede anche alla realizzazione di infrastrutture secondarie (la chiesa parrocchiale, la zona sportiva, un centro sociale per “vivere” la comunità che si sta creando). Ribattezzato “Quartiere Nuovo” – è riconosciuto come un quartiere “pilota”, dove ogni giorno si fa un passo avanti per umanizzare il territorio che si abita. Stralci di una conversazione, di alcuni anni fa, di Rocco Goldini, diacono e Ispettore Capo della polizia municipale a Gela, in Sicilia, . Un impegno che anche oggi, dopo la sua scomparsa, continua a portare risultati. Fonte: Umanita Nuova online (altro…)
Feb 28, 2014 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«La società di oggi ha un grande bisogno della testimonianza di uno stile di vita da cui traspaia la novità donataci dal Signore Gesù: fratelli che si vogliono bene pur nelle differenze... Questa testimonianza fa nascere il desiderio di essere coinvolti nella grande parabola di comunione che è la Chiesa». Così papa Francesco ha salutato il 27 febbraio il gruppo di vescovi amici del Movimento dei Focolari ricevuti in udienza nella Sala Clementina, nel corso del loro convegno annuale. Papa Bergoglio ha definito “una cosa buona” l’opportunità di “una convivenza fraterna, in cui condividere le esperienze spirituali e pastorali nella prospettiva del carisma dell’unità”. «Come Vescovi – ha detto loro – voi siete chiamati a portare a questi incontri il respiro ampio della Chiesa, e a far sì che quanto qui ricevete vada a beneficio di tutta la Chiesa». Citando la Lettera apostolica Novo millennio ineunte di Giovanni Paolo II, ha ricordato il dovere di “fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione” per assicurare “l’efficacia di ogni impegno nell’evangelizzazione”. Ha poi sottolineato che “occorre promuovere una spiritualità della comunione”, farla “emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano” e che “coltivare la spiritualità di comunione contribuisce, inoltre, a renderci più capaci di vivere il cammino ecumenico e il dialogo interreligioso”. Un saluto iniziale a nome di tutti gli è stato rivolto da Francis-Xavier Kovithavanij, arcivescovo di Bangok e moderatore del Convegno. Saluto che è risultato una confidenza sul perché del sorriso dei focolarini, a cui nove giorni prima papa Francesco gli aveva scherzosamente accennato. «È Lei – ha affermato mons. Kriengsak – che ci stimola sempre a vivere ed esprimere la gioia che la vita del Vangelo procura» ricordandoci nell’Evangelii Gaudium che “con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. Si è poi riferito alla personale costatazione di tanti: “assieme a Chiara Lubich, scoprendo Gesù crocifisso e abbandonato come il ‘super-amore’, abbiamo un accesso sempre disponibile alla gioia, alla sorgente dell’irradiazione cristiana nel mondo d’oggi”. Come tutti, “nella vita quotidiana troviamo dolori, problemi, insuccessi, contrasti”, ma cerchiamo di assumerli “come occasione unica di somigliare a Cristo…a favore del suo corpo che è la Chiesa”. Così, “in Gesù abbandonato troviamo la chiave della gioia, l’accesso sempre libero all’incontro con Dio, il punto d’incontro tra miseria umana e redenzione, gloria, luce, risurrezione, già in questa vita”. Una lunga fila di strette di mano, di brevi personali colloqui, con la festosa foto di gruppo, ha concluso l’udienza con papa Francesco, lasciando nei presenti il profumo della Collegialità vissuta. I giorni trascorsi dal 24 al 28 febbraio presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo da una sessantina di vescovi dei quattro continenti, si sono svolti all’insegna di “La reciprocità dell’amore tra i discepoli di Cristo”. Maria Voce, presidente dei Focolari, ha offerto una riflessione su questo tema centrale nella spiritualità dei Focolari, a cui è seguito un intenso dialogo con commenti e testimonianze. Molto apprezzate anche le voci dei laici ed in particolare quelle di una famiglia e di un vivace gruppo di giovani. «Come Chiesa – ha affermato uno dei vescovi presenti – non puntiamo sufficientemente sul distintivo del cristiano. Lo identifichiamo nel fare riunioni, mettere l’abito, il clergyman, ecc. Invece, è chiaro che il distintivo è l’amore reciproco. E ciò non è una cosa irrilevante, ma il cuore del Vangelo». Due tavole rotonde hanno facilitato una riflessione a più voci su due temi cruciali: “Linee ecclesiologiche che emergono dal primo anno di pontificato di Papa Francesco”, con il card. João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per la vita Consacrata e mons. Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica; e “Sinodalità e Primato, alla luce dell’insegnamento e della prassi di Papa Francesco”, con il card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei Cristiani, mons. Brendan Leahy, vescovo di Limerick, Irlanda, e mons. Christoph Hegge, vescovo Ausiliare di Münster, Germania. La quattro giorni romana, intessuta dalla spiritualità dell’unità, è risultata occasione privilegiata anche per ascoltare, attraverso i vescovi, la voce e l’impegno dei cristiani nelle chiese sparse nel mondo con le loro criticità. Dimensione che ha richiamato l’interesse di molti media, che ne hanno amplificato la voce, raccogliendo le testimonianze dei vescovi presenti con l’esperienza fatta di “collegialità affettiva ed effettiva”. Da Victoria Gómez Vedi: video udienza privata e articoli correlati (altro…)
Feb 28, 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Melodie orientali, versetti del Corano ed il Padre Nostro cantati, una traduzione in turco… C’era tutto il necessario, all’incontro del 9 febbraio presso il Centro Eckstein (Baar, Svizzera), per creare un’atmosfera calorosa e accogliente. In sala, presenti 90 musulmani e cristiani che hanno risposto all’invito del Movimento dei Focolari ad approfondire insieme i valori della famiglia, come cellula fondante della società.
Pur abitando in Svizzera, le radici di tanti dei partecipanti sono altrove: Tunisia, Marocco, Algeria, Madagascar, Albania, Kosovo, Iran, Siria, Somalia, Turchia, Egitto, Senegal e Sri Lanka. Per introdurre il tema della famiglia, alcuni brani di una video conferenza di Chiara Lubich in cui racconta le origini del Movimento, durante la Seconda Guerra mondiale; ed il legame fra le parole italiane «focolare» e «famiglia». Attraverso l’apertura alle differenti religioni e culture, questa «famiglia» dei Focolari ha creato uno spazio di unità e di dialogo fra persone di differenti confessioni cristiane e fedeli di altre religioni. Le testimonianze dei presenti, alcune anche dolorose, hanno espresso: la difficile integrazione in un paese straniero, come per la giovane algerina abbandonata dal marito dopo due anni di matrimonio; o di altro tipo, come quella coppia svizzera con uno dei tre figli in preda alla droga; o quei giovani genitori che perdono il loro primo figlio…; e ancora, un giovane egiziano che ha dovuto lasciare il suo paese d’origine e la sua famiglia. In tutti i racconti, è emersa la forza che si attinge dalla fede in Dio ed il sostegno della comunità: puntelli essenziali per superare le difficoltà. «La famiglia non si ferma ai limiti parentali: anche il prossimo può diventare fratello o sorella», così Chiara sottolineava nell’intervento video al Congresso Internazionale sulla famiglia a Lucerna (1999). E aggiungeva che quanto succede nel suo ambito può essere vissuto come un’attesa e una grazia di Dio: così come un edificio ha bisogno delle fondamenta per elevarsi, la famiglia si consolida attraverso le prove ma anche condividendo le gioie. Infatti, è una scuola d’amore che contiene tutte le sfumature: dal perdono reciproco, all’invito a ricominciare sempre. In sintesi: la famiglia è vista come una sorgente di stimoli positivi e di vitalità in favore delle singole persone ma anche della comunità. Molto intenso il collegamento internet con una coppia musulmana del Movimento in Algeria, che si è presentata con una esperienza personale sul perdono: «La sera non ero d’accordo con mia moglie su una decisione da prendere per l’indomani. Ma, la mattina, la voce di Dio nella coscienza: “Perché sei arrabbiato? Io non sono in collera con te, eppure è da una settimana che non reciti la preghiera”. Allora, anziché prendermela con mia moglie, mi sono messo ad aiutarla». Hanno, inoltre, raccontato delle altre numerose famiglie musulmane che s’impegnano con loro a vivere la spiritualità dell’unità. Nel messaggio di saluto, l’Imam Mustapha Baztami di Teramo (Italia) si è detto convinto «che cristiani e musulmani possono rendere un immenso servizio all’umanità se si impegnano insieme per i valori della famiglia». A conclusione, una dei partecipanti così si è espresso: «Secondo la mia educazione, era chiaro che noi possedevamo la verità e gli altri erano in torto. Oggi, qui, ho imparato ad aprirmi; ho scoperto che muri e pregiudizi devono essere distrutti». (altro…)
Feb 27, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Questa mattina abbiamo pregato il Padre Nostro per la pace nel Venezuela e nel mondo – scrive C., insegnante d’asilo –. Quando abbiamo finito, una bambina mi avvicina e mi racconta: “Maestra, ero a casa con la mia mamma che, nel giardino, colpiva la pentola (il noto “cacerolazo”, che si usa come strumento di protesta), quando sono arrivate delle persone in grosse motociclette; siamo fuggite di corsa perché ci sparavano addosso”. I miei occhi si sono coperti di lacrime: questo non è il paese nel quale sono nata, cresciuta e mi sono formata!». Infatti, il Venezuela è tradizionalmente un popolo di fratelli. In questa terra sudamericana hanno trovato una casa tanti immigranti di ogni latitudine, formando un popolo multietnico, aperto, accogliente e fraterno. «Al di là di tutto – cerca di spiegare C. ai suoi piccoli allievi – il nostro paese è bellissimo, è una casa gigantesca dove tutti siamo fratelli».
È per questi motivi che risulta “antinaturale” lo scenario di scontro e violenza che negli ultimi anni si è verificato. Il disagio popolare è andato aumentando insieme al crescente deterioramento socio-economico del Paese che, negli ultimi mesi, ha raggiunto livelli mai visti. Scrivono da Caracas: «Il 12 febbraio, in occasione della giornata nazionale della gioventù, in tutto il Paese si sono svolte delle manifestazioni studentesche di protesta pacifica, per i gravi problemi sociali ed economici: insicurezza, mancanza di beni alimentari e medicinali, repressione. Purtroppo non c’è stata volontà di ascolto e la situazione è degenerata nella violenza, con alcuni morti, numerosi feriti, anche gravi per le percosse subite». In questo contesto la comunità dei Focolari è consapevole di potersi offrire come una speranza di pacificazione. Scrivono: «Il nostro sguardo ritorna idealmente agli inizi del Movimento, a Chiara Lubich e al primo gruppo durante la Seconda Guerra mondiale, quando tutto crollava e solo Dio è rimasto. (…) La situazione in cui viviamo non può essere di freno per testimoniare il nostro ideale evangelico, abbiamo un cuore che può ancora amare, perdonare, ricominciare. È con questa certezza che abbiamo commemorato,con una gara ed altre attivitá sportive, i 10 anni de “La Asociación La Perla”, un’associazione di sviluppo umano che utilizza gli strumenti della “cultura della fraternità”. Ci siamo chiesti se fosse giusto celebrare in questi momenti così delicati ma la comunità ha risposto affermativamente. Abbiamo svolto attività sportive e ricreative nelle strade, con le famiglie, in un clima di gioia e di speranza. “È stato come un raggio di sole in mezzo alla tempesta”, ha detto uno dei partecipanti». N., da tanti anni limitata fisicamente da una grave malattia, racconta come vive questi tempi: «Prego per tutti i manifestanti, senza distinzione di trincea, in particolare per quelli che muoiono. Dicevo a Gesù: “Non ho forze fisiche, né armi, ma possiedo la preghiera e offro la mia vita perché possano trovarti prima di morire”. Due sere fa davanti alla mia casa c’è stata una grossa manifestazione, con le “cacerolas”, grida, slogan; hanno appiccato il fuoco nella strada e il fumo è penetrato dentro. Allora mia sorella ha portato nostro nipote – anche lui malato – nella mia camera. Ho inventato qualcosa per farlo ridere, così si è rilassato un po’». Viviamo momenti molto delicati. Papa Francesco ha invitato tutti i fedeli a “pregare e lavorare in favore della riconciliazione e la pace”. (altro…)
Feb 26, 2014 | Cultura
AA.VV. CARISMA STORIA CULTURA una lettura interdisciplinare del pensiero di Chiara Lubich Il riflesso della spiritualità dell’unità nella cultura contemporanea Prefazione di Pasquale Ferrara Carisma Storia Cultura: un approccio interdisciplinare per tracciare l’orizzonte di una cultura che colloca la sua radice e il suo “centro” nelle intuizioni illuminative da Dio donate a Chiara Lubich durante l’estate del 1949 e, in senso più ampio, nel suo Carisma dell’unità. Muovendo dalla complessità dell’epoca storica contemporanea, sociologia e teologia, economia, politica e diritto – nella metodologia propria di ogni scienza – sfogliano il libro dell’umanità per contribuire a scrivere “nuove” pagine alla luce di quelle intuizioni. A cura della Scuola Abbà. È un Centro di studi interdisciplinare fondato da Chiara Lubich nel 1990 con lo scopo di approfondire l’incidenza del Carisma dell’unità nei vari ambiti del sapere. Costituito da una trentina di studiosi del Movimento dei Focolari, alcuni dei quali docenti anche in ambito universitario, si riunisce periodicamente presso la sede centrale del Movimento. Collana: Studi Della Scuola Abbà : espressione culturale pluridisciplinare del Centro studi del Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich per l’elaborazione della dottrina contenuta nel Carisma dell’unità. Oggetto fondamentale di studio sono gli scritti legati alla luminosa esperienza mistica vissuta dalla Fondatrice negli anni 1949-1950. (altro…)
Feb 26, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Sarebbe diventato un medico se per i casi imprevedibili della vita non avesse cambiato radicalmente il suo orientamento professionale. Elio Cimmaruta, una passione per la fotografia e per i film coltivata fin da ragazzo, si diploma all’Istituto di Stato per il Cinema e la Televisione di Roma. Dopo trentadue anni intensissimi trascorsi al Centro Audiovisivi dei Focolari, intitolato a santa Chiara d’Assisi, lascia il suo compito di responsabile della produzione che lo ha portato in giro per il mondo, per documentare soprattutto le visite di Chiara Lubich alle comunità del Movimento e i suoi incontri con personalità del mondo ecumenico, interreligioso e civile». Così scrive Oreste Paliotti, giornalista napoletano come Elio, in un’intervista a lui rilasciata nel settembre 2010. Grati per la sua vita di donazione e l’impegno a comunicare con competenza e intelligenza tanti eventi che rimangono dei veri documenti della storia del Movimento dei Focolari, lo ricordiamo con alcune sue risposte a quell’intervista: Elio, hai ripreso Chiara in tante occasioni pubbliche. Cosa ti colpiva più di lei nel suo contatto con la gente? «L’effetto che produceva il suo modo di rapportarsi con tanti che, dopo averla sentita parlare, desideravano salutarla. Il più delle volte c’era giusto il tempo per un sorriso, una stretta di mano, un ciao, una carezza se si trattava di un bambino… Ma anche se erano incontri fugaci, negli altri rimaneva l’esperienza di aver avuto un rapporto profondo con lei. Questo io me lo spiego ricordando una sua raccomandazione su come trattare il prossimo: amare uno alla volta senza “rimasugli d’affetto”, cioè dimenticando la persona appena incontrata prima, per serbare totale disponibilità alla successiva. Evidentemente, in quei brevi istanti, quelle persone avevano sentito Chiara veramente tutta per loro. È un fatto che ho potuto costatare innumerevoli volte. Per lei i rapporti erano così importanti che non poche volte ci ha messo in difficoltà riguardo al nostro lavoro…». Ad esempio?
«Quando parlava in pubblico, voleva vedere in faccia tutti, anche se aveva davanti uno stadio pieno: proprio perché per lei non esisteva una folla generica, esisteva la singola persona. Noi ormai lo sapevamo, per cui illuminavamo la sala quasi come il palco dal quale lei parlava, per darle la possibilità di vedere la gente. Ma alle volte capitavano degli imprevisti che potevano crearci qualche problema. Come quando, su un palco dove avevamo allestito una specie di salottino per Chiara ed altri che dovevano porle delle domande, all’improvviso lei faceva spostare alcune poltrone che le impedivano la visuale completa del pubblico, mandando all’aria, inconsapevolmente, tutta la nostra organizzazione delle riprese: posizione delle telecamere, puntamento delle luci. Una volta – eravamo nella cittadella di Loppiano – queste poltrone coprivano al massimo una decina di persone del pubblico. Ad ogni buon conto, sono andato da Chiara: “Posso chiederti un favore?”. “Dimmi, dimmi”. “Non far spostare le poltrone altrimenti ci troviamo in difficoltà per le riprese”. “Va bene”».
E invece come è finita? «Salgono sul palco quelli che devono fare le domande, si siedono, e m’accorgo con una certa apprensione che Chiara comincia a muovere la testa di qua e di là, guardando verso la sala. Finché la sento dire: “Se voi state seduti lì, io non riesco a vedere quel gruppetto laggiù, e questo mi dispiace. Siccome però Elio non è contento che si spostino le poltrone, vi chiedo di sedervi per terra”. Questo per dirti com’era importante per Chiara il rapporto, far contenti tutti». Leggi l’intervista completa (altro…)
Feb 26, 2014 | Parola di Vita
“Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore”
Rimanere, dunque, nel suo amore. Ma che cosa vuol dire Gesù con questa espressione? Senza dubbio vuol dire che l’osservanza dei suoi comandamenti è il segno, la prova che siamo suoi veri amici; è la condizione perché anche Gesù ci ricambi e ci assicuri la sua amicizia. Ma sembra voler dire anche un’altra cosa e cioè che l’osservanza dei suoi comandamenti costruisce in noi quell’amore che è proprio di Gesù. Ci comunica quel modo di amare, che noi vediamo in tutta la sua vita terrena: un amore che faceva di Gesù una cosa sola con il Padre e, nello stesso tempo, lo spingeva ad immedesimarsi e ad essere una cosa sola con tutti i suoi fratelli, specialmente i più piccoli, i più deboli, i più emarginati. Quello di Gesù era un amore che risanava ogni ferita dell’anima e del corpo, donava la pace e la gioia ad ogni cuore, superava ogni divisione ricostruendo la fraternità e l’unità tra tutti. Se metteremo in pratica la sua parola, Gesù vivrà in noi e renderà anche noi strumenti del suo amore.
“Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore”
Come vivremo allora la Parola di questo mese? Tenendo presente e puntando decisamente verso l’obiettivo che essa ci propone: una vita cristiana che non si accontenti di una osservanza minimista, fredda ed esteriore dei comandamenti, ma che sia fatta di generosità. I santi hanno agito così. E sono la Parola di Dio vivente. In questo mese prendiamo una sua Parola, un suo comandamento e cerchiamo di tradurlo in vita. Giacché poi il Comandamento Nuovo di Gesù (“Amatevi a vicenda come io ho amato voi” – cf Gv 15,12) è un po’ il cuore, la sintesi di tutte le parole di Gesù, viviamolo con tutta la radicalità. Chiara Lubich
Feb 26, 2014 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il nemico «La nostra figlia più piccola ha un carattere forte e atteggiamenti che indispongono. Una sera, dopo i ripetuti richiami a mettersi a dormire, mi avvio nella sua stanza con l’intenzione di darle una bella lezione. Mentre vado verso di lei penso che questa figlia sta diventando una minaccia per i miei nervi, per il rapporto con mia moglie che non sopporta di vedermi nervoso. Insomma è il mio “nemico”. Quando però sono davanti al suo letto, cambio atteggiamento: mi chino su di lei e mi metto in ascolto di cosa mi vuol dire. Poi le racconto una storia, le canto una canzone: tutto sembra sparito. La bambina ha ritrovato il sonno e io quella pace che viene dall’amore». F.S. – Svizzera
In carcere «Antonio, un nostro giovane amico paraguaiano, era finito in carcere per traffico di droga: in realtà era stato un compagno di viaggio a mettergliela nello zaino, dove la polizia l’aveva trovata. E lui ora era capitato insieme a delinquenti considerati pericolosi, senza assistenza giuridica. Ci siamo messi in contatto con la madre, siamo andati a trovarlo sovente e gli abbiamo procurato un bravo avvocato. Dopo mesi, il processo, che abbiamo seguito con un gruppo di amici. Prima della sentenza, abbiamo pregato insieme. Antonio era sereno. Quando i giudici hanno dichiarato la sua innocenza, nell’aula c’è stata un’esplosione di gioia. Uno degli avvocati aveva le lacrime agli occhi. Anche le due guardie carcerarie che l’accompagnavano erano commosse. Ora vogliamo aiutarlo a riprendere una vita normale, dopo la dura esperienza vissuta». A.F.-Argentina Nadine vuol dire io? «Dopo un anno di matrimonio abbiamo saputo che non potevamo avere figli. E qui sono cominciati anche i problemi con i parenti di mio marito, che già mi consideravano una straniera perché provengo da un altro villaggio. Avremmo voluto adottare un figlio, ma nel paese nessuno avrebbe compreso questa scelta. Un giorno un’amica ci chiama: c’era una neonata i cui genitori erano morti in un incidente; i nonni non potevano occuparsene… Siamo andati a prenderla. Tutti i nostri parenti erano contrari, ma noi eravamo felici di avere Nadine con noi. Dopo un po’, anche loro hanno cominciato a volerle bene e lei è cresciuta nella serenità. Spesso le raccontavo la storia di Nadine con Amet e Haila; e lei: «Nadine vuol dire io?». Le rispondevo di sì. Ora ha cinque anni e mi ha detto: «Mamma, voglio una sorellina». Le ho risposto che, come sapeva, non potevo avere figli. Ha precisato: «Voglio una sorellina che ha perso i genitori in guerra, una come me». Io e mio marito ci siamo guardati: lei aveva capito benissimo in che modo era “nostra figlia”. Ora nel villaggio due altre famiglie hanno, come noi, adottato un bambino». A.H.K. – Siria Tratto da: Il Vangelo del giorno, Città Nuova Editrice (altro…)
Feb 25, 2014 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale
Mentre la crisi in Ucraina, arrivata al collasso, tiene il mondo col fiato sospeso; e i riflettori dei media puntano su tanti altri punti del pianeta come la Siria o il Venezuela, abbiamo la possibilità di dialogare con alcuni amici dei Focolari che si trovano immersi nelle tensioni che vive la Nigeria, il paese più popolato dell’Africa con più di 160 milioni di abitanti.
La Nigeria è la convivenza islamo-cristiana più numerica del mondo, secondo voi è questa la causa dei gravi atti di violenza che avvengono nel Paese? «Purtroppo negli ultimi anni, la Nigeria è venuta alla ribalta specie per i frequenti attentati terroristici ai danni, sia dei musulmani che dei cristiani; come lo dimostrano le dolorose vicende delle ultime settimane avvenute negli stati di Borno e di Adamawa, al nordest del Paese. Visto dal di fuori, può sembrare che quanto stia accadendo sia espressione di un conflitto di religione, ma chi è nel Paese può testimoniare che non è questa tutta la verità. Fatto sta che in una grande parte della Nigeria la convivenza è pacifica e rispettosa». Ci sono sacche di violenza…? «In alcune regioni, in particolare al nord, ci sono tensioni continue che hanno causato migliaia di vittime. I motivi sono tanti: la mancanza di risorse economiche, le ferite subite in passato fra le varie etnie ma, soprattutto, le attività distruttive di gruppi terroristici». Come cercate di reagire a questa situazione? «I membri del Movimento dei Focolari, insieme a tanti uomini e donne di buona volontà, cerchiamo di essere costruttori di pace nella vita quotidiana: di riconoscere in ogni persona che si incontra prima di tutto un fratello o una sorella da rispettare, da sostenere, da aiutare. E ci impegniamo ad avere questo atteggiamento ovunque siamo: in famiglia o al lavoro, per strada, al mercato o alla scuola; a cominciare da piccoli gesti, come un saluto, o interessarsi di ciò che all’altro sta a cuore, ecc…». Di fronte a situazioni di pericolo, in cui bisogna proteggere la propria vita o di un altro…? «Cerchiamo di non fermarci davanti alle diverse appartenenze etniche o religiose, per essere pronti ad aiutare chiunque si trovi nel bisogno. Vediamo che questi atti, piccoli o meno piccoli, possono aiutare a rallentare e, alle volte, anche fermare la spirale di violenza. Possono pian piano promuovere una nuova mentalità, e cioè aiutare a mutare il clima di odio e di vendetta con un atteggiamento di rispetto e di fraternità».
Da poco avete aperto un nuovo centro ad Abuja, la capitale della Nigeria… «Sì, proprio un mese fa. È stata una decisione fatta insieme alla Chiesa locale per poter essere vicini alle comunità del nord del Paese, più esposte alle tensioni. Così potremo sostenere e incoraggiare quanti stanno vivendo per la pace e la fraternità, nonostante tutto». (altro…)
Feb 23, 2014 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
I primi contatti del Movimento dei Focolari con membri della comunità ebraica in vari paesi risalgono agli anni ‘70 e ‘80. Nel 1995 una rappresentanza della Comunità ebraica di Roma dona a Chiara Lubich un simbolico albero d’ulivo in riconoscimento del suo impegno di pace tra ebrei e cristiani, piantato nel giardino del Centro del Movimento, a Rocca di Papa (Roma). Nel 1996 si svolge a Roma il 1° congresso internazionale tra ebrei e cristiani, promosso dal Movimento. Il tema è centrato sull’amore di Dio e del prossimo. Sorprendente notare la grande consonanza tra la genuina tradizione rabbinica e la spiritualità del Movimento. Il culmine dell’incontro: il “patto di amore e di misericordia” proposto da Norma Levitt, ebrea di New York, per la riconciliazione fra ebrei e cristiani e fra ebrei di diverse tradizioni. L’avvenimento, tuttavia, più significativo ha luogo a Buenos Aires (Argentina), in occasione della visita di Chiara Lubich nel 1998.
Chiara presenta la spiritualità dell’unità evidenziando i punti comuni con il patrimonio spirituale ebraico. Un momento culmine il riferimento alla Shoah: “Quel dolore indicibile della Shoah e di tutte le più recenti sanguinose persecuzioni, non può non portare frutto. Noi vogliamo condividerlo con voi, perché non sia un abisso che ci separa, ma un ponte che ci unisce. E che diventi un seme di unità”. Da allora, ogni anno, si celebra la Giornata della Pace nella “Mariapoli Lia”, cittadella dei Focolari nella provincia di Buenos Aires. Un’altra tappa: l’incontro con amici ebrei nel 1999 a Gerusalemme. Chiara, pur non potendo essere presente, risponde alle loro domande, lette da Natalia Dallapiccola ed Enzo Fondi, allora corresponsabili per il dialogo interreligioso del Movimento. Molto apprezzata dai presenti, tra cui alcuni rabbini, una risposta sul perché del dolore, e cita anche un passo del Talmud: “Chiunque non prova il nascondimento del volto di Dio, non fa parte del popolo ebraico” (TB Hagigah 5b).
Dal 2005 si svolgono quattro simposi internazionali: i primi due a Castel Gandolfo (Roma), il 3° a Gerusalemme, nel 2009. “Miracolo” e “speranza” le due parole che tornano continuamente sulla bocca di tutti: ebrei e cristiani, presente anche la comunità locale araba del Movimento. Tutti vogliono cogliere la difficile sfida dell’unità: il “Camminare insieme a Gerusalemme”, come recita il titolo del convegno. Commovente il momento del “Patto dell’amore scambievole”, solennizzato sia sul Monte Sion alla Scala, dove una tradizione vuole che Gesù ha pregato per l’unità, sia al Kotel, Muro Occidentale, detto anche del Pianto. Nel 2011, il simposio si sposta a Buenos Aires. Cristiani ed ebrei di varie correnti – ortodossi, conservatori e riformati – si confrontano, nella Mariapoli Lia, sul tema “Identità e Dialogo, un cammino che continua”. Il programma è molto ricco di interventi su discipline diverse come filosofia, antropologia, psicologia, pedagogia, diritto e comunicazione. Giorni importanti non solo per i ricchi contenuti, ma anche per l’ascolto reciproco e lo scambio delle varie esperienze. Un partecipante ebreo commenta: “In questi giorni di dialogo rispettoso le diverse correnti del Giudaismo si sono incontrati armoniosamente”.
Ulteriori passi si fanno nel 2013 a Roma, in un incontro internazionale in cui si cerca di entrare più profondamente l’uno nella tradizione dell’altro. Caratteristica principale, però, di questo fruttuoso dialogo, non sono tanto i convegni ma la vita insieme e lo scambio continuo delle proprie visioni ed esperienze, che si snoda durante tutto l’anno in tante città d’Europa, Israele, e nelle Americhe. Il 20 marzo 2014, presso l’Università Urbaniana di Roma, si svolgerà un evento dedicato a “Chiara e le religioni: insieme verso l’unità della famiglia umana”. Vorrebbe evidenziare, a sei anni dalla sua scomparsa, il suo impegno per il dialogo interreligioso. La manifestazione coincide con il 50° della dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” sulla Chiesa e le religioni non cristiane. Si prevede la partecipazione di personalità religiose dell’ebraismo. Vedi video: Buenos Aires, 20 aprile 1998 Chiara Lubich ai membri della B’nai B’rith e ad altri membri della comunità ebraica (altro…)
Feb 22, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
“Move for something greater”, muoversi per qualcosa di più grande; questo lo slogan del progetto che il Gen Rosso sta portando avanti, dal 30 gennaio al 5 marzo assieme a giovani studenti di diverse città delle Filippine, come segno di concreta solidarietà e condivisione dopo il tifone dello scorso novembre. Già da mesi la venuta del complesso internazionale era stata preparata coinvolgendo alcune scuole pubbliche e private.
All’arrivo a Manila, il Gen Rosso è stato accolto anche dal Ministro per l’Educazione filippino, che ha espresso grande stima per l’iniziativa, ed il desiderio di proseguire in futuro la collaborazione. L’’International Performing Arts Group, per preparare insieme ai giovani i suoi primi spettacoli a Manila (1° e 2 febbraio), ha animato diversi workshop a cui hanno partecipato 210 ragazzi entusiasti di avere l’opportunità di esprimere i propri talenti. Musiche, danze, coreografie, testi del musical “Streetlight”, sono diventati canali per creare comunicazione e sintonia con i giovani. Alcuni di essi provenivano da zone marginali della metropoli. “Proprio loro – scrivono gli artisti del complesso – erano più convinti che mai della forza del progetto. Sono partiti con il sorriso pieno sul volto e un’espressione di soddisfazione unica”.
I laboratori dei workshop si sono poi concretizzati nella presentazione di due concerti svoltisi al Palasport “Ynares” di Manila: i giovani e la band uniti hanno portato in scena il musical. In ciascuna delle serate si sono registrate oltre 2.200 presenze; tra queste, anche un gruppo di quaranta giovani musulmani. Una di loro ha messo in evidenza “la convinzione, il coraggio, l’ispirazione” che lo spettacolo comunicava. Alcune impressioni degli studenti che vi hanno partecipato come protagonisti: “Avete sanato le ferite del nostro cuore, che bello ritornare a casa e poter vivere per gli altri!”, “Grazie per averci fatto sentire in famiglia!”, “Con questo progetto ho ritrovato la voglia di vivere”, “Ho imparato ad essere più sicuro di me stesso e ad avere fiducia”, e ancora “Grazie a questi giorni trascorsi con il Gen Rosso ho ritrovato il rapporto con mio padre”.
Seconda tappa: Masbate, un’isola a sud-est di Manila in mezzo alla natura tropicale, (7 e 8 febbraio). “Questa tournée – confidano– ci sta regalando delle emozioni indelebili. Siamo in un’isola che vive di pesca e di risaie. La “Fazenda”, dove alloggiamo, si trova in mezzo alla campagna ad un’ora dalla città, e per le strade è tutto un pullulare di sidecar. La gente, pur tra mille difficoltà, vive contenta…”. Il progetto a Masbate è realizzato in collaborazione con la Fazenda da Esperança, insieme ad alcuni studenti di diverse scuole dell’isola. “L’entusiasmo dei circa 200 partecipanti al workshop, durante la settimana, è salito alle stelle! Tante situazioni del musical Streetlight questi ragazzi le hanno vissute sulla propria pelle… Abbiamo dovuto inserire un terzo spettacolo per le tante richieste, con 1600 partecipanti”. “A Masbate – confessano presi dall’emozione – abbiamo lasciato lacrime di gioia e rapporti profondi… Ancora una volta abbiamo sperimentato che in questi posti, non facilmente raggiungibili, riceviamo molto di più di quanto diamo”. L’avventura, poi, è continuata a Davos (14 e 15 febbraio). poi Cebu (21/22), per concludersi a Manila il 5 marzo. Vedi video 1 Vedi video 2 (altro…)
Feb 21, 2014 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«L
a nostra esperienza terrena è fatta continuamente dallo stesso nostro rapporto con gli uomini. Quando si ha contatto con i bambini, dai loro occhi si sprigiona una luce che appartiene ad altre costellazioni. Così quando si avvicinano servitori dell’umanità che vivono del solo loro ideale e lavoratori d’ogni categoria animati dal senso di rettitudine, si sprigiona un’altra atmosfera, sovrastante il mondo materiale. La natura umana cerca, magari inconsciamente, il divino. Ma si ha bisogno di trovarlo, e questo chiede ricerca. Chi cerca trova. L’intera esistenza, con le virtù e le colpe, le fatiche e le gioie, le esperienze d’ogni tipo, è per sé una ricerca di quel bene che chiamiamo Dio, anche se non ce ne accorgiamo. Viceversa, se ce ne accorgiamo, e cioè valorizziamo ogni evento per scrutare il mistero dell’esistenza, troviamo Dio e in lui la spiegazione e la pace. La rivelazione di Dio all’anima somiglia alla formazione con cui i genitori educano i figli, usando carezze e rimproveri, tra sorrisi e lacrime. Così fa l’Eterno Padre. L’intimità con lui cresce se cresce in noi la purificazione. Lo si sente per quanto lo si ama. Ha detto il Signore: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt. 5,8). E dunque, condizione dell’amore che vede Dio è la purezza del cuore. Gli esseri umani così dotati avvertono lo scorrere per il mondo in un atmosfera che dà vita all’anima a cui convoglia contemporaneamente poesia e arte, sapere e salute, vittoria sul male, brama di affetti, coscienza di una vitalità più vasta delle galassie. Non ce ne rendiamo conto forse, ma essa è quasi l’alito dell’Eterno, che suscita cellule e pianeti, sentimenti e ragionamenti, che da letizia al bambino e pace al vecchio.
L’uomo libero, puro di cuore, si trova trascinato dall’amore come da una corrente, che senza limiti convoglia tutti. Dio prende tutti, vuole tutti, perché tutti sono sua generazione, occorre estromettere ostacoli, i quali presto si rimuovono se si ama. – Da questo il mondo riconoscerà che siete miei discepoli: se vi amerete l’un l’altro – la prescrizione che più piaceva a Beethoven, quasi semplificazione elementare dell’armonia divina dell’universo. Certo, insorgono di continuo dissensi tra creature umane, ma Cristo prima insegna l’accordo, poi impone di arrestare la spirale di offesa e vendetta, e ripristinare il circuito della comunione mediante il perdono. Perdonare agli uomini che ci hanno fatto del male è donare il bene, è fare un dono a Dio che ci ama. Ciò vuol dire che vivere è amare, che amare è capire». Igino Giordani in L’unico amore, Città Nuova, 1974 Per Informazioni: Centro Igino Giordani (altro…)
Feb 20, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Partono per l’Africa 12 studenti (rappresentanti di due licei italiani), accompagnati da 3 insegnanti, 2 animatori, due soci dell’Unicoop di Firenze, una delegata del Movimento dei Focolari ed un operatore cinematografico. Obiettivo: trascorrervi una settimana di condivisione con coetanei africani, dal 16 al 24 gennaio. Meta scelta: Fontem, nel nord-ovest del Camerun anglofono. Oggi, la città camerunese conta 40 mila abitanti. Alla sua crescita il Movimento dei Focolari ha concorso, con altri, a partire dagli anni ‘60. Ma lasciamo raccontare a Stefano, uno dei ragazzi, l’esperienza vissuta pubblicata sul bollettino della sua scuola:
«…Un viaggio alla scoperta di una realtà diversa, a tratti dura da digerire, per la povertà che si incontra, ma maestra di vita, per tutto ciò che si è potuto apprendere… Abbiamo scoperto una cultura diversa, che pensa differente… Partivamo con l’idea di andare a donare medicinali, pennarelli, carta, quaderni, raccontare noi stessi, l’Europa, e scoprire invece che … s’impara che esistono persone che venderebbero quel poco che hanno per farti sentire a casa; che esistono persone che non ti hanno mai visto, ma ti accolgono come dei re; che non sono razziste come molti di noi; che in pochi giorni si affezionano a te come tu non sapresti fare con nessuno. «L’incontro coi ragazzi del college è stato di grande impatto: siamo stati accolti con canti e danze, con nostro grande stupore ci hanno preso per mano e ci hanno abbracciato. Dopo momenti di disorientamento siamo stati trasportati in una dimensione diversa, non avevamo più paura di relazionarci nel loro modo che era già diventato nostro. Ci siamo sciolti con canti e danze, abbiamo ballato, riso e stretto un forte legame, quasi difficile da credere. Questo modo di rapportarsi ha fatto in modo che anche fra noi italiani si creasse una bell’alchimia. Oltre ai momenti felici abbiamo dovuto digerire anche immagini forti, specialmente quando abbiamo visitato il villaggio di Besalì, dove dilaga la povertà. Ai cigli delle strade bambini denutriti, con lo stomaco gonfio, gente poverissima… Eppure anche lì le persone ci hanno accolto con calore. Le scuole di Besalì, costruite e sostenute dall’Unicoop Firenze, sono lontanissime dall’ edificio scolastico italiano…
«Grandi persone ci hanno fatto comprendere meglio cosa stessimo provando, a partire dal Dottor Tim, focolarino originario del Trentino, che vive a Fontem da 27 anni; è di grande importanza per tutta la comunità, cura tantissime persone che senza di lui e gli altri volontari dell’ospedale sarebbero stati in guai grandissimi. Ci ha colpito la grandezza d’animo di Pia, focolarina volontaria che vive a Fontem da 47 anni, divenuta icona del Movimento dei Focolari; è capace di trasmettere un’energia incredibile. «Col passare dei giorni si è creato un gran legame tra tutti. L’ultimo giorno è stato magico. Ci avevano avvertiti: “Piangerete voi e piangeranno loro”. In cuor nostro pensavamo che non sarebbe successo, finché è successo davvero. La sera prima di partire i saluti, dopo uno scambio di regali, sono stati commuoventi: tutti abbracciati, zitti, nel buio totale della strada ai margini della foresta; un silenzio assordante spezzato solo dal rumore del respiro affannato del pianto, del naso che tratteneva quella botta incredibile di emozioni. Ancora non del tutto consapevoli di ciò che abbiamo vissuto, siamo grati a quanti hanno permesso che questa esperienza s’avverarsi; un viaggio che qualcuno ha definito ‘Il viaggio della vita’». (altro…)
Feb 19, 2014 | Centro internazionale, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
“Coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti (…). Ecologia umana ed ecologia ambientale camminano insieme”. Queste parole di Papa Francesco (5 giugno 2013) testimoniano quanto la problematica ambientale sia attuale. Nel Centro “Am Spiegeln” di Vienna questi concetti non suonano nuovi né lontani. Infatti, il centro dei Focolari in Austria è stato già pianificato cercando di mettere la persona e l’ambiente al centro. Situato alle propaggini del bosco viennese, a dieci minuti dal castello di Schönbrunn, dimora estiva degli Asburgo e circondato dal verde, il Centro Mariapoli è meta preferita di conferenze e congressi. Ma anche molto ricercato come luogo di riposo, di vacanze estive e turismo, grazie alla vicinanza alla splendida capitale. Lo testimoniano le migliaia di ospiti (gruppi, famiglie, giovani, bambini) che il Centro ha ospitato in tutti questi anni. Meritato, quindi, il riconoscimento che il 16 gennaio scorso è stato
conferito dal Ministero Austriaco dell’Ambiente, assieme alla Camera di Commercio, ad “Am Spiegeln”. Si tratta del qualificato “Timbro Austriaco di Rispetto per l’Ambiente”. Vengono così riconosciuti gli sforzi sostenuti per adeguare la struttura al risparmio di energia e di acqua con l’istallazione di appositi sistemi e di smistamento di rifiuti al fine del loro riutilizzo. Infatti, attraverso una nuova logistica per la raccolta differenziata dei rifiuti, una quantità notevole di questi potrà essere riciclata. A ciò si aggiunge un uso modesto di detersivi, la riduzione massima di imballaggi e la formazione permanente dei collaboratori. L’onorificenza mette anche l’accento sull’uso di viveri provenienti dalla propria regione, insieme ad altri sistemi di razionalizzazione delle risorse. “È anche importante – aggiungo i responsabili – coinvolgere i nostri ospiti con una buona informazione dell’uso della struttura. Un impegno che contrasta ‘la cultura dello spreco e dello scarto’ a favore del benessere di chi ci visita, nel rispetto dell’ambiente”. E concludono: “Sentiamo che questo premio mette in rilievo la testimonianza di vita evangelica che cerchiamo di incarnare qui ogni giorno e che si traduce anche nell’armonia e salvaguardia del creato. Se volete costatarlo di persona vi aspettiamo ad Am Spiegeln!”.
Per informazioni: Centro Mariapoli Am Spiegeln
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Feb 18, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Inizia con una metafora sul pellicano, l’intervento di Ezio Aceti – psicologo dell’età evolutiva – su Chiara Lubich educatrice, nell’ambito dell’intitolazione della scuola materna Spine Rossine alla fondatrice del Movimento dei Focolari, il 29 gennaio scorso a Putigano in provincia di Bari.
La volontà di intitolare a Chiara questa scuola, avviata con una raccolta di firme nel 2011 e arrivata all’approvazione del sindaco nel 2014, nasce dal desiderio di ispirare la pedagogia della scuola al valore della fraternità, che nella didattica si esplica nella capacità di trasmettere i saperi disciplinari ai più piccoli, nel modo in cui essi sono capaci di coglierli. In questo Chiara Lubich è stata di grande esempio, sminuzzando e rendendo digeribili i valori del vangelo a tutti e soprattutto agli “ultimi”. «I testimoni – insiste con determinazione Aceti –, sono grandi maestri perché hanno attratto con la loro coerenza, hanno fatto ciò che hanno detto e per questo sono diventati ispiratori di giovani e adulti che in seguito li hanno seguiti. Chiara Lubich e Madre Teresa di Calcutta rappresentano di ciò un limpido esempio, esse attiravano per il carisma che emanavano, al di là dei loro discorsi e delle loro parole, e la loro presenza rappresentava per molti motivo di grande commozione. È importante sapere che i carismi sono per l’attualità, per il presente e che non passano anche quando i fondatori dei Movimenti non ci sono più. Chiara, infatti, – prosegue Aceti – non ha inventato niente, ha messo a fuoco l’esperienza di Dio, facendone una nuova basata sull’unità, nel rapporto con le sue prime compagne. Per comprendere i fondamenti dell’educazione – secondo lo psicologo – dobbiamo eliminare alcuni pregiudizi» (leggi tutto) (altro…)
Feb 17, 2014 | Cultura

Tommaso Sorgi e Igino Giordani
Igino Giordani storia dell’uomo che divenne Foco di Sorgi Tommaso Il Giordani scrittore, giornalista, politico. Una vita appassionante, che rifugge dalle mezze misure, attraverso gli scritti e i discorsi. «Il tempo è arduo – registra nel suo diario Igino Giordani (1894-1980) mentre le sorti della seconda guerra mondiale volgono al peggio per l’Italia –: non lo si vive che eroicamente o vilmente: la mediocrità non è concessa». E così ha vissuto Giordani. Fuoco vivo. Una vita che rifugge dalle mezze misure, fatta di scelte anche rischiose, condotta sul filo del “sì, sì, no, no”. Scrittore, giornalista, parlamentare, membro della Costituente. Giordani è un testimone importante della storia del XX secolo. Fra i primi collaboratori di Sturzo, vive la stagione del popolarismo cattolico, in Parlamento e dalla sede dei quotidiani e delle riviste politiche e culturali che ha diretto. Intensa figura spirituale, è cofondatore del Movimento dei Focolari. Tommaso Sorgi lo incontra a Montecitorio nel 1956. Sulla base della conoscenza personale, e attingendo all’enorme archivio di scritti di Giordani (libri, saggi, articoli, discorsi) e ai numerosi studi e testimonianze su di lui, ne ripercorre la biografia fino al 1946, due anni prima dell’incontro con Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari. L’autore: Tommaso Sorgi, già deputato al Parlamento italiano, ha insegnato Sociologia presso le Facoltà di Giurisprudenza e di Scienze Politiche all’Università di Teramo. È autore di numerose pubblicazioni sulla storia della sociologia, sul fondamento relazionale e sull’altruismo nella ricerca sociale, sulla storia del cattolicesimo italiano. Nel 1985, Chiara Lubich – fondatrice del Movimento dei Focolari – lo chiama a ricoprire il ruolo di responsabile del Centro Igino Giordani. Questo volume è il risultato straordinario di questa sua ventennale ricerca. Editrice Città Nuova Collana: Verso L’unità – Sez. Profili (altro…)
Feb 17, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo
Lampedusa, simbolo dell’immigrazione: di dolore e di accoglienza. Le notizie di sbarchi non si arrestano, come pure l’impegno del Comune e dei suoi abitanti. Da qui “La Carta di Lampedusa”, sottoscritta sull’Isola da centinaia di realtà associative internazionali e da migliaia di cittadini. Un vero e proprio vademecum per un’accoglienza rispettosa dei diritti umani di tutti gli abitanti del globo, “in tutte le Lampedusa del mondo”, come affermato dal sindaco Giusi Nicolini. Per questo la scelta del Comune di Lampedusa, da parte dell’Associazione Città per la Fraternità, per l’assegnazione del Premio “Chiara Lubich per la fraternità” nella sua 5ª edizione. . Ispirata dal pensiero di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, l’Associazione è nata nel 2008 su proposta del sindaco di Rocca di Papa, Pasquale Boccia, in occasione del 65esimo anniversario della fondazione del Movimento dei Focolari. Composta oggi da 133 comuni italiani, che hanno aderito all’iniziativa, si pone l’intento di creare una rete di dialogo e confronto tra comuni ed altri enti locali con l’obiettivo fondamentale di promuovere la pace, i diritti umani, la giustizia sociale e soprattutto la fraternità, attraverso comportamenti e atti amministrativi.
La Prima Cittadina dell’Isola ha incoraggiato i promotori a proseguire con azioni che rafforzino la fraternità, perché “occorre creare e coltivare la sensibilità verso temi così importanti”. Lo scopo del Premio, infatti, è quello di mettere in evidenza, ogni anno, un Comune che si è particolarmente distinto per atti e comportamenti di fraternità. La consegna è avvenuta ad Ariccia (Roma) presso Palazzo Chigi, sabato 8 febbraio 2014. A fare gli onori di casa, Emilio Cianfanelli, sindaco di Ariccia, e Pasquale Boccia, sindaco di Rocca di Papa e presidente dell’Associazione Città per la Fraternità. Altro promotore dell’evento il Movimento politico per l’unità Italia, rappresentato dal Presidente della sezione italiana Silvio Minnetti. Come nelle altre edizioni l’atto di premiazione è stato preceduto da un convegno di riflessione e formazione. La tematica affrontata quest’anno è stata: “Economia e Comunità fanno rima con Fraternità? Il pensiero di Adriano Olivetti e di Chiara Lubich a confronto”. Un’ottima occasione per rilevare l’estrema attualità di alcuni principi comuni tra il movimento Comunità di Olivetti e l’Economia di Comunione. Di grande interesse gli interventi di Melina Decaro, del Centro Studi “Fondazione Adriano Olivetti” e docente all’università romana Luiss; di Luigino Bruni, professore ordinario di Economia alla Lumsa di Roma e coordinatore della Commissione Internazionale Economia di Comunione; e dell’imprenditore Giovanni Arletti, Vice Presidente dell’Associazione Imprenditori per l’Economia di Comunione (Aipec). (altro…)
Feb 16, 2014 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
I contatti dei Focolari con fedeli musulmani sono iniziati già negli anni ‘60. In Algeria, negli anni ‘70 è sbocciata un’amicizia profonda fra cristiani e musulmani, che si è progressivamente diffusa nella città di Tlemcen, dando vita ad una comunità del Movimento dei Focolari quasi interamente musulmana che ha attraversato non solo le barriere fra Islam e Cristianesimo, ma anche gli anni crudi della guerra civile. Questa esperienza ha costituito la base per 8 convegni internazionali dei “musulmani amici dei Focolari” tra il 1992 e il 2008. Negli Stati Uniti, a fine anni ‘90, si è aperta una nuova pagina delle relazioni tra cristiani e musulmani. Chiara Lubich, donna cristiana, fu invitata dall’Imam W. D. Mohammed, leader carismatico di musulmani afro-americani, a rivolgere il suo messaggio ai fedeli riuniti nella Moschea Malcolm X ad Harlem. Alla conclusione di quella giornata, nel maggio del 1997, l’Imam affermò: “Oggi qui ad Harlem, New York, si è scritta una pagina di storia”. I due leader strinsero un patto di fraternità che si è, poi, esteso ai due movimenti. Da allora, negli USA si svolgono con regolarità incontri di comunità cristiane e musulmane, bianchi e neri, che mirano a costruire la fratellanza universale con una ricaduta sulla città e sul quartiere. Sono coinvolte più di 40 moschee e comunità dei Focolari in varie città.
Il cammino di approfondimento tra la spiritualità dell’unità dei Focolari e l’Islam vede alcune tappe importanti: il convegno per gli amici musulmani svoltosi nel 2008 a Roma, ha avuto come tema d’approfondimento “Amore e Misericordia nella Bibbia e nel Corano”. L’intervento di Adnane Mokrani, professore musulmano, su “Leggere il Corano con l’occhio della Misericordia”, è stato molto apprezzato dai presenti. Nel 2010, a Loppiano, si è tenuto un incontro con la partecipazione di circa 600 fra musulmani e cristiani. Numerosi i Presidenti e Imam di comunità islamiche d’Italia. L’incontro fu, come ha affermato l’Imam Layachi, un punto d’arrivo e di partenza di molte esperienze vissute in diverse parti d’Italia. A Tlemcen (Algeria) – una delle capitali della cultura islamica per il 2011 – nel giugno 2011 si è svolto il convegno dei musulmani del Movimento, dal titolo “Vivere l’Unità”. I partecipanti, un’ottantina, provenivano da una decina di Paesi. La presenza di professori musulmani è stata molto importante perché, sulla base della vita vissuta, hanno cominciato a sviluppare dei temi sulla spiritualità dell’unità dal loro punto di vista.
Negli ultimi decenni in Italia è cresciuta la presenza musulmana a seguito dell’immigrazione. In tante città, dal nord al sud della Penisola, si è sviluppata una vera amicizia con tanti fedeli e comunità islamiche. Come a Brescia, dove il 25 novembre 2012 si sono dati appuntamento circa 1.300 cristiani e musulmani per una giornata dal titolo “Percorsi comuni per la famiglia”, promossa insieme da Movimento dei Focolari e da varie associazioni e comunità islamiche. O a Catania, dove il 23 aprile 2013 si è celebrato il convegno “La famiglia musulmana, la famiglia cristiana: sfide e speranze”, radunando circa 500 persone all’insegna del dialogo. Il 20 marzo 2014, presso l’Università Urbaniana di Roma, si svolgerà un evento dedicato a “Chiara e le religioni: insieme verso l’unità della famiglia umana”. Vorrebbe evidenziare, a sei anni dalla sua scomparsa, il suo impegno per il dialogo interreligioso. La manifestazione coincide con il 50° della dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” sulla Chiesa e le religioni non cristiane. Si prevede la partecipazione di personalità religiose del mondo islamico. Vedi video (altro…)
Feb 15, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Durante una delle nostre lunghe sere invernali, dopo un’abbondante nevicata, il cortile della scuola è completamente coperto dalla neve. Mi rendo conto che il giorno successivo non potranno entrare gli insegnanti con le loro macchine, né i funzionari che riforniscono la mensa. Telefono a varie ditte e anche a privati, ma tutti mi rispondono che verranno a spalare la neve solo dopo qualche giorno e per una somma considerevole. Dopo un ultimo tentativo, accetto l’offerta di un vicino che mette a disposizione il suo camion con rimorchio. Iniziando il lavoro, però, ci accorgiamo che sul bordo del rimorchio si accumula tanta neve che bisogna spalare a mano. A quell’ora di sera, nella scuola non c’è più nessuno per aiutarci, è rimasta solo un’anziana custode che mi fa presente che, dietro l’edificio scolastico, è radunato a fumare un gruppo di giovani considerati gli scavezzacolli della scuola, più volte segnalati a causa del numero delle assenze, furti e colluttazioni, e a rischio di espulsione. Ma quando le chiedo di andare ad invitarli ad aiutarci, lei, spaventata, si rifiuta: teme che quei delinquenti possano farle del male. Allora mi decido: vado personalmente, pur non aspettandomi il loro aiuto, ed essendo pronto io a spalare la neve dal rimorchio. I ragazzi dapprima sono confusi vedendomi, ma mi salutano cordialmente. Dico loro che sono l’unica speranza perché la scuola che, anche loro tanto amano, possa funzionare normalmente. Non pronunciando neanche mezza parola spalano la neve lavorando un’ora intera! Quando li ringrazio dell’aiuto rispondono che non sono, poi, così cattivi come alcuni insegnanti pensano… È stata un’ulteriore riprova che in ciascuno c’è un positivo da cogliere e che aspetta solo di trovare l’occasione giusta per manifestarsi. È iniziato un rapporto più fiducioso ed aperto». È il racconto di Paulius Martinaitis, volontario dei Focolari della Lituania; il modo con cui affronta la sua attività professionale di direttore di una scuola superiore di Vilnius. «Infatti ho capito – conclude Paulius – che offrire ai giovani uno spazio di fiducia permette loro di uscire dalla gabbia di comportamenti trasgressivi in cui a volte si rinchiudono e dalle etichette che noi stessi diamo loro». (altro…)
Feb 14, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“È stata una serata speciale e ricca di significati”; “Mi sono sentita avvolta da un clima di famiglia, anche nella semplicità della cena condivisa che mi faceva sentire a casa”; “È stato uno spettacolo molto bello, che risponde alle esigenze dei tempi di oggi”; “Mi dispiace solo di non aver invitato molte altre persone”; “Noi registriamo corti e un po’ ci intendiamo di recitazione. La regia è stata fenomenale: recitare questo testo con ritmi così veloci, ha contribuito a vivacizzarlo. Il tutto non è risultato per niente pesante, eppure i temi sono molto impegnativi!”. Solo alcune delle tante espressioni degli attori e di alcuni presenti alla serata in un teatro di Prato (vicino a Firenze), il 14 dicembre 2013. “La pièce che abbiamo scelto – spiegano gli attori e il regista– è molto particolare: ‘Il visitatore‘ del francese Eric-Emmanuel Schmitt, un testo che con leggerezza, ironia e originalità interpella ogni spettatore con le domande fondamentali dell’uomo. E quindi, molto adatto alle finalità del dialogo”. Lo spettacolo, ideato come ‘teatro forum’, è stato organizzato dal gruppo di Prato del dialogo tra persone di convinzioni diverse, legato al Movimento dei Focolari insieme alla compagnia senese “La Sveglia” Onlus, attiva da 35 anni, che l’ha portato in scena. “Il punto cruciale dello spettacolo, ambientato a Vienna nel 1938 – sottolineano – è il dialogo tra Sigmund Freud e un misterioso visitatore che si coglie essere Dio: un dialogo mai banale nel quale chiunque si può immedesimare”. Profonda infatti è stata l’attenzione delle circa 100 persone che per due ore sono rimaste inchiodate a seguirne le parole e l’appassionata interpretazione.
Conclusa la rappresentazione, si è aperto il “forum” che si è snodato spontaneamente in un clima familiare con le riflessioni suscitate dalla pièce. Sono intervenute persone già impegnate in questo dialogo ma anche altre, nuove a questa esperienza d’incontro. Gli stessi protagonisti della commedia hanno spiegato cosa significhi per loro quest’opera teatrale, la genesi della sua messa in scena e la loro gioia di rappresentarla in un simile contesto. L’iniziativa è stata costruita da tutti: davvero un gruppo di dialogo a tutto campo! Chi si è occupato degli inviti e dell’organizzazione; chi si è adoperato per la pubblicizzazione; chi per il pensiero di Chiara Lubich offerto ai presenti durante la cena comunitaria che ha concluso la serata; chi ha messo a disposizione il camion per il trasporto degli arredi di scena; uno chef, del gruppo del dialogo, ha preparato “la pasta alla sorrentina” per il pranzo della compagnia; un altro ha provveduto alle riprese video; altri ancora avevano provveduto ai contatti con il teatro e con la SIAE (per i diritti d’autore), oltre a coloro che hanno contribuito con la propria cultura e sensibilità alla riuscita della discussione finale. Unanime il consenso all’iniziativa: “Non solo un pomeriggio a teatro ma un’opportunità di incontro e ascolto, prima di tutto con se stessi, per poi aprirsi a dialoghi veri”. Dato che la compagnia si è resa disponibile ad altre rappresentazioni, uno dei presenti impegnato con i detenuti, ha addirittura proposto al regista una rappresentazione in un carcere e qualcuno ha suggerito a “La Sveglia” di portare in scena anche altri testi, altrettanto impegnati. “Il Visitatore” –
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Feb 13, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
«So che non riesco a vivere da solo, ma soltanto con Lui in mezzo a noi. Mi impegno a far parte di una cellula viva, ad esser legato ad altre persone con le quali posso parlare di un tale stile di vita. Mi piacerebbe, almeno ogni giorno, raggiungere telefonicamente qualcuno che possa capirmi riguardo alla mia vita, e che mi capisca così in profondità che bastino cinque minuti per comprendere con chiarezza come vanno le cose. Se questo talvolta non è possibile, allora si vive la “comunione spirituale”, che resta comunque una realtà molto importante. Cerco di intessere una rete concreta di rapporti e di farne parte.

Il vescovo Hemmerle con Chiara Lubich
Questa comunione vissuta non è mai fine a se stessa, ma fa crescere la passione per l’unità e l’impulso a creare comunione ovunque io vada. Non avrò pace finché la diocesi, la parrocchia e ogni altra realtà, non diventino una rete fatta di cellule vive con il Signore vivente in mezzo ad esse. Così, i gesti fondamentali della mia quotidianità, il vivere la Parola, l’incontro consapevole e atteso con il Crocifisso, il pregare e il vivere la comunione in una realtà di cellula viva, sono cose che mi fanno comprendere sempre più un dato di fatto fondamentale: io vivo la vita non da solo, non sono il solista della salvezza degli altri, ma sono una persona che vive con l’Altro e per l’Altro. E cioè rivolto verso il Padre e rivolto verso gli altri: e dunque communio e reciprocità. Si tratta di tre direzioni fondamentali che partono da Cristo Crocifisso: verso il Padre, verso il mondo, verso la comunione». (Wilfried Hagemann, “Klaus Hemmerle, innamorato della Parola di Dio”, Città Nuova Ed., Roma 2013, pag. 233) (altro…)
Feb 12, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Arrivando a Isola della Scala (vicino a Verona), il 29 gennaio 2014 – scrivono dal Gen Verde –, abbiamo scoperto che START NOW non era più solo il nostro progetto, ma anche dei 100 giovani con i quali abbiamo realizzato i workshop artistici e anche di tanti adulti che ci avevano accompagnato in quei giorni, lavorando dietro le quinte. Tutti urlavano in coro: START NOW, WOW!
«Quando siamo passati al lavoro di danza, canto, percussione e teatro, è stato come se ci conoscessimo da sempre: eravamo tutti pronti a mettere a disposizione i propri talenti. Una ragazza così si esprimeva: “Io qui sul palco mi sento un’altra, libera di esprimermi, diversa”. E un suo compagno le ha risposto: “Guarda che tu puoi essere così tutti i giorni…”. «Sabato 1° febbraio, ormai pronti per salire sul palco, giovani e Gen Verde insieme, è iniziato il tradizionale “Meeting invernale – Festa della vita”, organizzato dalla Pastorale giovanile di Verona, che quest’anno ci ha viste insieme alla diocesi, in prima linea, a testimoniare che sperare si può. Il vescovo, nell’omelia della Messa prima dello spettacolo, ha incoraggiato i giovani presenti:“Con voi il futuro è assicurato!”. «L’arte, ancora una volta, si è fatta strumento di dialogo, per mettersi in gioco. E cantando insieme “…la pace, dipende da te”, abbiamo preso insieme un impegno coinvolgendo anche i 3.500 partecipanti e che, durante il concerto, cantavano con noi. Da Verona è partita un’onda di fraternità che, chissà dove può arrivare!».
Il complesso internazionale Gen Verde, attualmente è formato da 21 giovani donne provenienti da 13 Paesi. Ha realizzato più di 1.400 spettacoli durante varie tournée in Europa, Asia, Sud e Nord America. Lo stile originale del complesso musicale si evolve con l’arrivo di ogni sua nuova componente. Le varie influenze portano uno specifico e ricco mix culturale ed etnico e una vasta gamma di generi tradizionali oltre che contemporanei. Ad oggi la band ha pubblicato un totale di 70 album. Mentre la formazione del gruppo è cambiata nel corso degli anni, i valori alla base del suo obiettivo artistico rimangono gli stessi: contribuire a creare una cultura globale di pace, di dialogo e di unità. L’international performing arts group Gen Verde, ha la sua base nella cittadella internazionale di Loppiano (Firenze, Italia) dove persone di tutte le provenienze e razze condividono l’esperienza creativa e arricchente di costruire l’unità nella diversità. (altro…)
Feb 11, 2014 | Spiritualità
«Il padre spirituale, un giorno, chiede a Chiara: “Quale fu il momento in cui il Signore sofferse di più?”. “Nell’orto degli Olivi, suppongo”. “No, a mio parere, sofferse di più sulla croce, quando emise il grido: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,46; Mc 15,34)”. Egli uscì, e Chiara discorrendo con Dori (una sua allieva, tra le prime a seguirla, n.d.r.) e poi con altre cominciò a polarizzare il suo amore – e il suo studio – su quel grido: su quel momento d’angoscia, in cui Cristo si era sentito abbandonato persino dal Padre, per il quale s’era fatto uomo. “Sono convinta che Gesù abbandonato sarà l’ideale che risolverà tutti i problemi del mondo: esso si diffonderà sino agli ultimi confini della terra”.
Questa convinzione si doveva consolidare, di anno in anno, nelle prove d’ogni sorta, mercé cui il suo ideale si impiantava tra gli uomini. Gesù abbandonato così divenne l’amore di Chiara. E divenne l’amore – l’ideale, lo scopo, la norma – dell’Opera di Maria (o Movimento dei Focolari, n.d.r.). Un giorno ella ci spiegò: “Se, quando sarò anziana cadente, verranno dei giovani a chiedermi di definire loro, stringatamente, il nostro ideale, con un filo di voce risponderò: È Gesù abbandonato!”». Fonte: “Erano i tempi di guerra…”, Chiara Lubich – Igino Giordani, Città Nuova Ed., Roma, 2007, pp. 122-123. (altro…)
Feb 11, 2014 | Spiritualità

Chiara Lubich ed il vescovo Klaus Hemmerle. Sinodo dei Laici, 1987.
«Klaus Hemmerle è una persona che non ha tempo, perché non tanto lui viveva, ma Gesù in lui. Quindi oggi lo vedo così come quando era con noi. Lo vedo un altro Gesù, con tutte le qualità della sua personalità ben caratterizzata, che andavano dalla saggezza d’un giusto alla sapienza d’un eletto, dall’impegno paterno e fraterno, deciso e impegnato per la porzione del popolo da Dio a lui affidato, alla libertà di seguire un carisma dello Spirito Santo e quella tipica, d’un artista. E tale era». E alla domanda su come fosse il suo rapporto con il Vescovo Hemmerle, Chiara Lubich lo descrive come «Una persona chiamata da Dio a fondare, insieme al fondatore di un’Opera Sua, un particolare di essa. Quindi un rapporto unico che non conosce se non chi lo può sperimentare, sostanziato dall’amicizia più rara, intrisa della carità di Cristo». Al punto da definirlo “cofondatore”: «Egli mi ha aiutato a realizzare nel Movimento dei Focolari due sue realtà importantissime: la diramazione dei Vescovi amici, animati dalla spiritualità dell’unità, e la fondazione della Scuola Abbà per tradurre in dottrina la spiritualità dell’unità, frutto di un carisma». «Erano molti i doni che possedeva e irradiava. Quando si pensa a lui, anche se rivestito della dignità sacerdotale ed episcopale, è più facile identificarlo con un angelo che con un uomo, per la sublime delicatezza d’animo, la libertà di spirito, l’intelligenza profonda e illuminata, l’umore sempre uguale, l’ardore, senza tema di esagerare, allorché era necessario difendere o proteggere qualcuno, la fermezza. Lo vedevo e lo vedevamo come modello per il suo essere staccato completamente da se stesso e da tutto ciò che lo riguardava. Solo dopo la sua morte, ad esempio, seppi dei suoi talenti per la musica e la pittura. Modello nella sua costante tensione d’amore verso ogni fratello o sorella che avvicinava o tutto ciò che, per lui, rappresentava la volontà di Dio. Modello per il suo appassionato attaccamento alla Parola di Dio sì da viverne, ad esempio, per cinque anni, una al mese in profondità, per prepararsi alla Scuola Abbà. Aveva conosciuto l’esperienza di essa all’inizio del nostro Movimento prima che lo Spirito ci donasse particolari intuizioni, preziose poi per lo studio del carisma». 
Un gruppo di vescovi amici dei Focolari.
E riguardo al suo essere vescovo, Chiara ricordava che «una volta mi ha confidato che avrebbe preferito continuare ad essere teologo, ma, penso, il diventare vescovo lo ha reso certamente utile alla Chiesa come lo è stato per il Movimento dei Focolari, giacché aggiungeva al suo sublime sapere, l’autorità del magistero ecclesiastico, sì da essere per noi un’importante garanzia». Confronta con “Klaus Hemmerle, innamorato della Parola di Dio”, Wilfried Hagemann, Città Nuova Ed., Roma, 2013, pagg. 288-289. (altro…)
Feb 11, 2014 | Cultura
La storia di Silva Lubich, il contesto in cui nasce e vive i primi anni della sua vita. L’inizio di un sorprendente percorso umano e spirituale. Il 7 dicembre 1943, Silvia Lubich, giovane maestra, non aveva nessun’idea di quello che avrebbe visto e vissuto negli 88 anni della sua vita, delle persone che l’avrebbero seguita. Non immaginava che con le sue compagne i suoi compagni sarebbe arrivata in 182 nazioni. Anzi, non aveva nemmeno l’idea che avrebbe fondato un Movimento. Prima di quel 7 dicembre in cui si consacra a Dio Chiara Lubich è Silvia. La sua famiglia, la città natale, la scuola, le amicizie, i primi anni della sua vita, il contesto dove nasce e vive, disegnano il percorso di formazione umana e spirituale che contribuiranno alla personalità di Chiara. Editrice Città Nuova – 2014 Collana: Verso L’unità – Sez Saggi (altro…)
Feb 11, 2014 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Ad un anno dallo storico gesto di Benedetto XVI – fatto in piena coscienza, coraggio e grande umiltà – che ha cambiato il volto della Chiesa, lo ricordiamo colmi di gratitudine. Nel suo ultimo Angelus, il 24 febbraio 2013, ci commossero quelle sue parole: «Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione». Grazie Benedetto per essere stato strumento dello Spirito Santo! (altro…)
Feb 11, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale, Spiritualità
“Erano i tempi di guerra e tutto crollava… solo Dio restava”, così inizia spesso il racconto della nascita del Movimento dei Focolari. Era l’anno 1943, nel furore della Seconda guerra mondiale. Di quelli anni si ricordano tanti episodi che poi sono diventati emblematici e si sono ripetuti e diffusi dappertutto dove sono presenti le comunità dei Focolari. Uno di questi episodi fu “il fagotto”. Sentiamo come lo ricorda Vittoria (Aletta) Salizzoni, una delle prime giovani che intraprese con Chiara Lubich “l’avventura dell’unità”: «Ricordo un fatto. Penso che sarà avvenuto nel 1946. “Diamo tutto il nostro superfluo di vestiti per la nostra comunità”, propose Chiara; e così cominciammo a fare quello che abbiamo chiamato “fagotto”. Eravamo povere. Immaginarsi! Nel dopoguerra non c’era più niente. Avevamo solo abiti vecchi e usati, ma tutte arrivammo con qualcosa. Ricordo un bel mucchio lì, in mezzo alla stanza della “casetta”, che poi andò distribuito».
Questo fatto, che ricordava le prime comunità cristiane dove “nessuno mancava del necessario, perché quelli che possedevano (beni)… li mettevano a disposizione di tutti… e poi veniva distribuito a ciascuno secondo le sue necessità” (Atti 4,34-35), divenne una prassi nelle comunità dei Focolari sparse nel mondo. Gli abitanti della cittadella internazionale di Loppiano hanno deciso, l’8 e 9 febbraio, di lanciare un’analoga proposta ma coinvolgendo il proprio territorio, e seguendo anche le indicazioni di papa Francesco che invita appunto alla condivisione, nel suo Messaggio per la prossima Quaresima. Il papa ricorda, tra l’altro, che “occorre che le coscienze si convertano alla giustizia, all’uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione”. L’iniziativa solidale è stata titolata “Week-end del Dare”. «Una “full immersion nella cultura del dare” – spiegano gli organizzatori – che ha promosso l’apertura di uno spazio di scambio e di richieste di oggetti in buone condizioni senza limitazioni o restrizioni di sorta; senza dimenticare la bacheca delle necessità e la “banca del tempo” da mettere a disposizione degli altri».
Il salone della cittadella è stato destinato come punto di raccolta. «È arrivato proprio di tutto: dagli abiti usati di ogni taglia, per tutte le età, a libri, elettrodomestici, mobili, giocattoli, oggetti di arredamento. Sono passati più di 500 persone, con una media di 5.000 pezzi trafficati», raccontano. Durante la domenica, si sono svolti anche spazi di dialogo ed approfondimento sulle motivazioni che stanno alla base della “cultura del dare”, in contrapposizione a quella del possedere, e la sua diretta applicazione nella vita di tutti i giorni. Infine, è stata inaugurata la cosiddetta “Rete fagotto permanente”, e cioè un punto di raccolta e di ridistribuzione degli oggetti donati. Anche la Diocesi ed il Comune hanno messo a disposizione altri 3 punti in 3 diverse città del territorio, per renderlo permanente. Luoghi aperti alla solidarietà e pensati come punti di transito di beni verso chi è in necessità. (altro…)
Feb 10, 2014 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale
“Non stiamo andando in Africa per conoscere un posto, per fare i turisti, ma per trovare un popolo”, scrivono Flavia e Valter. Lei è svizzera, ha studiato relazioni internazionali a Ginevra ed ha lavorato per alcuni mesi al Bukas Palad Tagaytay, nelle Filippine. Valter è un giornalista brasiliano che ha concluso nel 2012 la laurea magistrale all’Istituto Universitario Sophia, a Loppiano, in Italia. Nel 2005 è andato volontario in Indonesia, sei mesi dopo lo Tsunami che ha distrutto il sudovest asiatico. Pur vivendo ai lati opposti dell’oceano Atlantico, si sono incontrati nel 2004 e sposati otto anni dopo. Ora lasciano sicurezze, progetti, lavoro… Andranno a trascorrere un paio di mesi assieme alla comunità dei Focolari di Man, nell’Africa sub-sahariana, a 600 km ad ovest della capitale della Costa d’Avorio, Abidjan. “Lasciare tutto dietro di noi non è facile – scrivono –, pero sentiamo che questa esperienza di distacco totale ci rende più liberi per vivere in profondità ogni momento, senza guardare indietro.
A Man lavoreranno nella cittadella “Mariapoli Victoria” del Movimento, in un centro di informatica e in un centro che si occupa della lotta alla malnutrizione di centinaia di bambini. “Il fatto di andare insieme come coppia è un aspetto che vogliamo sottolineare – scrive Flavia –. Tanti dicono che il matrimonio imprigiona, costringendo ad una vita basata sulla ricerca delle sicurezze materiali. Noi vogliamo prendere la sfida che è possibile insieme aprirsi verso gli altri”. “Incontrare il popolo africano è sempre stato un nostro sogno – aggiunge Valter –, ma i tanti rapporti che abbiamo costruito hanno trasformato la nostra spedizione in una avventura che vogliamo condividere con tanti amici. Per loro e tutte le persone interessate a conoscere di più il Continente africano ci è nata l’idea di scrivere un libro con le esperienze che vivremo e le foto che le documenteranno”. “Desideriamo far partecipare tutti a questa nostra avventura – conclude Flavia –, e offrire il frutto della nostra esperienza: crediamo che la famiglia non sia fatta soltanto dai legami di sangue, ma coinvolge tutti i rapporti costruiti insieme alle comunità nelle quali siamo inseriti”. Coloro che desiderano partecipare al progetto possono contribuire e riceveranno un “foto libro” con la loro esperienza. Per maggiori informazioni: Insieme verso l’Africa (altro…)
Feb 9, 2014 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Il rapporto con il mondo buddhista ha un significato particolare nella storia del dialogo vissuta dal Movimento dei Focolari. Sebbene già negli anni Sessanta ci fossero state delle intuizioni nella fondatrice Chiara Lubich, riguardo alla possibilità di costruire una vera fratellanza con persone di religioni e culture diverse, è stato solo nel 1979 che Chiara ha incontrato un leader di altre religioni, il rev. Nikkyo Niwano, fondatore della Rissho Kosei kai. È nata un’amicizia sulla base di una profonda stima reciproca. Nel 1981 Niwano l’ha invitata a Tokyo a parlare della sua esperienza a 12 mila buddhisti. È stato l’inizio storico di un’esperienza di vera fratellanza. È un rapporto che dura ormai da molti anni, ulteriormente rinsaldato dalla visita di Maria Voce a Tokyo nel 2010. Si sono poi aperte strade di conoscenza e collaborazione con altre realtà della corrente Mahayana in Giappone e a Taiwan. Indimenticabili restano gli incontri con il ven. Etai Yamada della Scuola Tendai. Il ven. Yamada amava citare il motto del grande maestro Saicho: «Dimenticare se stessi e servire gli altri è l’apice dell’amore-compassione», parole, per altro, menzionate da Giovanni Paolo II in occasione dell’incontro con i rappresentanti di altre religioni nel 1981 a Tokyo. Il venerabile Yamada, aggiungeva: “Si può dire che il Focolare mette in pratica le parole del maestro dopo 1.200 anni”. Oggi ci sono fruttuosi rapporti anche con la Scuola Nichiren.
Non sono mancati contatti con buddhisti cinesi del monastero Fo Guang Shan e del monastero Dharma Drum Mountain. Nel corso degli anni, si sono aperte strade di conoscenza e incontro anche con il mondo del buddhismo theravada. Grazie a un prolungato soggiorno presso la cittadella internazionale di Loppiano, due monaci thailandesi – il Gran Maestro Ajhan Thong e Phramaha Thongratana – hanno avuto un contatto vitale con il cristianesimo. Al ritorno nel loro Paese hanno comunicato le loro scoperte, invitando Chiara Lubich a donare la sua esperienza in un’università buddhista e in un tempio a Chiang Mai. Il Gran Maestro Ajhan Thong, presentando la fondatrice dei Focolari diceva: «Il saggio non è né uomo né donna. Quando s’accende una luce nell’oscurità, non si chiede se sia stato un uomo o una donna ad accenderla. Chiara è venuta a donarci la sua luce». Dal 2004 ad oggi, si sono svolti alcuni simposi. Il quinto in ordine di tempo (28-31 maggio 2012) dopo quelli tenutisi nel 2004 e nel 2008 nel Centro Mariapoli di Castelgandolfo e nel 2006 e 2010 rispettivamente a Osaka e Kyoto in Giappone e a Chiang Mai in Thailandia, ha raccolto partecipanti provenienti da Thailandia, Sri Lanka, Giappone, Corea, Taiwan, Inghilterra, Usa, Svizzera, Austria e Italia. La varietà non è stata solo nella provenienza geografica, ma anche in quella delle varie appartenenze. Fra i buddhisti, infatti, erano presenti monaci e laici della tradizione Theravada e di quella Mahayana, e fra i cristiani rappresentanti della Comunione anglicana, delle Chiese riformate e luterane.
Nel corso degli anni, fra i partecipanti a questi convegni è venuta maturando una profonda fiducia reciproca, che ha permesso di affrontare l’argomento delle Scritture con apertura e senza fraintendimenti. Il convegno di Castelgandolfo ha visto anche la presenza di S.E. il card. Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, e della presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce. Il 20 marzo 2014, presso l’Università Urbaniana di Roma, si svolgerà un evento dedicato a “Chiara Lubich e le religioni: insieme verso l’unità della famiglia umana”. Vorrebbe evidenziare, a sei anni dalla sua scomparsa, il suo impegno per il dialogo interreligioso. La manifestazione coincide con il 50° della dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” sulla Chiesa e le religioni non cristiane. Si prevede la partecipazioni di personalità religiose anche del buddhismo. Vedi video (altro…)
Feb 8, 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
«Approdano sulle spiagge italiane in cerca di pace, futuro, di una vita degna di essere chiamata tale: in questi ultimi mesi sono soprattutto le vittime della guerra in Siria, protagoniste di un nuovo “esodo biblico” come tanti lo definiscono». Marigen, racconta così quanto lei e le altre focolarine di Catania (Sicilia) si siano sentite direttamente interpellate dai volti dei profughi e dagli sbarchi sempre più incalzanti: «E io, noi, cosa possiamo fare?», si chiedono. Da Valeria, una giovane del Movimento, vengono a sapere che quotidianamente alla stazione di Catania si affollano siriani per iniziare il viaggio verso i paesi del nord Europa. «Hanno bisogno di tutto – racconta Valeria -: indumenti, scarpe, borsoni, valige, cibo, medicine». Immediatamente le focolarine si mobilitano: «Apriamo i nostri armadi, tiriamo via tutto quanto si è accumulato e può servire ad altri – aggiunge Paola -. C’è chi attacca un bottone, chi stira una camicia, chi prepara buste di indumenti suddivisi per tipo. Abbiamo ben presente l’esperienza di Chiara Lubich e del primo focolare a Trento nei tempi di guerra». Il giorno dopo, si recano alla stazione e consegnano tutto ad una giovane marocchina che coordina gli aiuti. Scoprono allora che c’è bisogno di un luogo in cui depositare tutto ciò che viene donato. Quella stessa sera una famiglia mette a disposizione il proprio garage. Hanno anche l’opportunità di portare aiuto e conoscere i migranti ospiti della moschea, divenuta un dormitorio per profughi musulmani e cristiani. Lina, focolarina proveniente dalla Giordania, traduce le loro storie piene di dolore e di speranza. Nel frattempo, la comunità dei Focolari di Siracusa condivide con l’intera città il dolore per la perdita di Izdihar Mahm Abdulla, la 22 enne siriana morta in mare per non aver potuto assumere in viaggio le consuete medicine. Ancora Marigen racconta: «Ci siamo stretti intorno ai profughi cercando di portare loro aiuto materiale e conforto. Abbiamo partecipato al funerale in rito musulmano sul sagrato del Duomo. Si prega insieme accanto all’Imam di Catania, il Sindaco e l’Arcivescovo di Siracusa. Si respira un’aria sacra. Siamo attorno alla bara uniti tutti da questo grande dolore. L’imam regala al vescovo il Corano come gesto di amicizia e comunione». Anche nell’isola di Lampedusa, con la tragedia dei tanti morti in mare, la comunità del Movimento ha affrontato, insieme a tanti, l’emergenza offrendo: ospitalità, cibo, le proprie case, condividendo con gli immigrati non solo il superfluo, ma anche il necessario.
Nella vicina Malta la comunità dei Focolari si è sentita direttamente interpellata dal sopraggiungere di profughi sulle coste dell’Isola. «Qui la sfida dell’emigrazione e dell’integrazione è molto forte – racconta Vanessa -. Già da due anni abbiamo iniziato a prendere coscienza dei passi da fare ed a chiedere i permessi per entrare nei centri di detenzione dove sono radunati molti profughi». Si organizzano dei gruppi con l’intento di agire su diversi fronti. «Faccio parte del gruppo che va al centro di detenzione – prosegue Vanessa – dove abbiamo conosciuto una cinquantina di donne somale dai 16 ai 50 anni, la maggior parte musulmane e alcune cristiane. Facciamo lezioni di inglese, lavori manuali, danza, ma la cosa più importante è il rapporto con ciascuna: ascoltare e condividere le frustrazioni, le storie di vita… Veniamo a conoscenza di situazioni tanto delicate, da far pensare perfino al suicidio… Costatiamo che la disponibilità all’ascolto è una risorsa importante, e vediamo con gioia che queste visite portano sollievo e speranza. Ed è questo atteggiamento di accoglienza che cerchiamo di vivere e trasmettere, per promuovere una cultura d’integrazione». (altro…)
Feb 7, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Da quando avevo sentito la chiamata a donarmi a Dio nel focolare, sembrava che il mondo dell’arte e i tanti anni di studio della musica, non trovassero più posto nella mia vita. Paradossalmente però diversi incontri e rapporti che nascevano mi spingevano ad ascoltare la mia parte artistica e a seguirne gli stimoli. Ho sempre sentito tanta fiducia nei confronti dei miei amici del Focolare, che non hanno tanto cercato di darmi risposte ma di starmi vicino, condividendo le mie domande. Nel frattempo, svolgevo anche altri lavori, perciò mi sembrava che tutto quel mondo artistico fosse per me come un treno già partito e su cui non ero salito. Ho scoperto, intanto, che quello che Dio ci dona non corrisponde mai esattamente a quello che pensiamo noi. Per esempio, avevo cercato lavoro nel campo della musica nei quartieri più difficili della mia città, tra gli immigrati ed i più poveri, per mettermi a loro disposizione. In tanti anni di intensa ricerca, però, non è mai venuto fuori nulla. È stata una collega, invece, a farmi notare che il liceo nel quale lavoro adesso, mi offriva una sfida completamente diversa ma ugualmente affascinante: giovani pieni di ricchezza materiale, ma spesso anche di povertà spirituale, sazietà di tutto e insoddisfazione profonda. Così ora da due anni e mezzo, lavoro nel liceo umanistico Christianeum ad Amburgo, una scuola con una vasta attività musicale con cori, brass band e orchestre che coinvolge centinaia di ragazzi. Dirigo le due orchestre sinfoniche della scuola: quella dei ragazzi dai 10 ai 12 anni (attualmente con 65 membri) e quella dei giovani dai 13 ai 18 (52 componenti).
Questo lavoro esige soprattutto la capacità di creare rapporti con i ragazzi, ma anche con i genitori ed i colleghi. Tante volte vuol dire imparare a perdonare (me stesso e gli altri), ricominciare ogni volta, credendo negli altri al di là di qualsiasi delusione, impegnarsi disinteressatamente, prestando attenzione ad ogni singola persona e non solo al gruppo. E tutto questo con il presupposto della continua ricerca di una sempre maggiore competenza professionale, cercando di coinvolgere il più possibile i colleghi; infatti, siamo in tre ad occuparci dell’orchestra. Prima di decidere qualcosa, cerchiamo di capire cosa pensano gli altri, ascoltandoci con attenzione. Così sperimento la reciprocità dell’amore con i ragazzi e con gli adulti. Sono stato sorpreso quando mi hanno fatto notare che nelle attività musicali della scuola “soffia sempre di più uno spirito buono che crea un’atmosfera di collegialità amichevole che coinvolge tutti”. Avverto che la mia vita si unifica in quanto sono e resto coerente nella mia scelta di vita e provo la stessa freschezza e novità dei tempi in cui ho iniziato a vivere il Vangelo convinto, allora come oggi, che solo così, insieme a tanti altri, si può cambiare il mondo». Profilo Christian Kewitsch (altro…)
Feb 6, 2014 | Cultura
Onorato Bucci – Pierfrancesco Piatti (edd.) STORIA DEI CONCILI ECUMENICI
A cinquant’anni dal Vaticano II una panoramica sui Concili Ecumenici Dal Concilio di Nicea (325) al Concilio Vaticano II (1962) sono ventuno i concili ecumenici della storia della Chiesa. Ciascuno ha rappresentato un momento importante e solenne della cristianità; luogo chiave di confronto e soluzione su questioni relative alla vita e alla dottrina della Chiesa. Frutto di un’èquipe di dieci studiosi di chiara fama, nel volume ciascun concilio viene presentato attraverso una scheda articolata in tre sezioni: attori, canoni, eredità. Due saggi introduttivi offrono un utile strumento interpretativo della materia. Il primo riflette sul rapporto tra il primato petrino e i concili, mentre il secondo illustra il dibattito sui criteri della ‘ecumenicità’ dei concili dal secolo XVI sino ai nostri giorni. I CURATORI Onorato Bucci: Membro del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, insegna Diritto Romano e dei Diritti dell’Antico Oriente Mediterraneo presso l’Università degli Studi del Molise. Consultore dal 1975 della Pontificia Commissione per la Revisione del Codice di Diritto Canonico Orientale, è Consultore della Congregazione per le Chiese Orientali e del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. È membro della Société Internationale d’Histoire des droits de l’Antiquité. Pierantonio Piatti: Dal 2005 è officiale del Pontificio Comitato di Scienze Storiche e dal 2007 è Vice Direttore scientifico dell’Archivio Storico Diocesano dell’Arcidiocesi di Lucca. Segretario generale del Comitato scientifico del Centro Studi e Ricerche Studium Faesulanum con sede a Vienna e dal 2011 Socio Corrispondente dell’Accademia Fulginia di Lettere, Scienze ed Arti. Edirtice Città Nuova (altro…)
Feb 6, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Il 25 gennaio 2014 ha avuto luogo la 14° edizione dell’annuale giornata di pallavolo sponsorizzata, organizzata da «Youth4unity», giovani del Movimento dei Focolari, della Svizzera. 160 sportivi pieni di entusiasmo si sono dati appuntamento in sei palestre della scuola cantonale a Zurigo Oerlikon, non solo per fare dello sport. Infatti, con quanto riescono a raccogliere dagli sponsor sostengono, già per la terza volta, la fondazione Koz Kazeh (Arcobaleno) del Cairo. Si tratta di giovani e ragazzi egiziani che devono lavorare per sostenere le loro famiglie e che riescono a studiare solo nei giorni liberi. Di recente possono beneficiare di corsi d’orientamento professionale e programmi speciali di sostegno alle ragazze. Oltre all’impegno sociale, divertimento e gioco hanno scandito il VolleyDay svoltosi a Zurigo. Il motto “Take care – Rispetta il vicino, ognuno è importante”, ha fatto da filo conduttore al torneo, rendendolo un’amichevole Fair Play.
“Nel gioco non c’è lotta di concorrenza, come succede in altri tornei, perché noi giochiamo per un altro scopo”, afferma Gabriel (18), zurighese, che partecipa per la prima volta al VolleyDay. Il VolleyDay ha, inoltre, coinvolto una ventina di persone che volontariamente hanno collaborato, dietro le quinte, alla riuscita del torneo. La squadra «Abracadabra» ha raggiunto la somma più alta di sfr. 2’376 (€ 1.942,15) conquistando la “coppa challenge”. Le squadre vincitrici «D’Choncheflicker» (Liga A) e «Oerlikon one» (Liga B), hanno vinto un grande cesto di generi alimentari per una cena insieme. Il “time out” (un minuto di silenzio e di preghiera per la pace) e la lettera arrivata per l’occasione dalla fondazione Koz Kazeh, hanno rafforzato il rapporto fra i giovani di Zurigo e del Cairo. E la somma complessiva raccolta per l’edizione 2014, uguale a sfr. 12’074 (€ 9’869,30), è già partita per sostenere i microprogetti del Cairo. Galleria di foto (altro…)
Feb 5, 2014 | Chiara Lubich, Cultura
“Abbiamo avuto l’opportunità di proporre un libro di Chiara Lubich tradotto in maltese, e ne siamo felicissimi!”; così si esprimono Marisa e Mario, responsabili della comunità dei Focolari dell’Isola, all’indomani della presentazione de “L-Arti tal-Imħabba”, ossia L’Arte di Amare. Il 17 gennaio, di fronte ad una sala gremita, si sono succeduti sul palco cinque relatori dalle differenti competenze: la professoressa Marie Alexander dell’Istituto di Linguistica dell’Università di Malta; Natalino Camilleri, superiore generale della Società della Dottrina Cristiana (M.U.S.E.U.M.); padre Karm Debattista, noto a Malta negli ambiti della musica e della comunicazione; il reverendo Canonico Simon Godfrey, cancelliere della Chiesa Anglicana e il dottor J. Mifsud, avvocato, giornalista e presentatore di programmi televisivi.
Gli interventi hanno messo in evidenza come l’arte di amare, proposta da Chiara Lubich, sia attinta direttamente dal Vangelo e si articoli in alcuni punti: amare tutti, senza alcuna discriminazione, fare il primo passo, riconoscere nel fratello la presenza di Gesù, e “farsi tutto a tutti”, secondo l’indicazione di san Paolo. L’impegno a far proprio questo modo di vivere richiede un esercizio costante, quotidiano, ma produce una nuova disposizione d’animo che è il primo passo per una rivoluzione pacifica, capace di cambiare il cuore dei singoli e di costruire una civiltà dell’amore. Il reverendo Simon Godfrey ed il dottor J. Mifsud hanno anche voluto esprimere i parallelismi esistenti tra i concetti espressi da Papa Francesco e da Chiara. Al termine degli interventi, una famiglia, una giovane ed un ragazzo hanno raccontato esperienze dell’arte di amare vissuta ed è stato presentato il “Dado dell’Amore”. Molti presenti, a conclusione del
la serata hanno espresso gioia per aver scoperto un nuovo modo di affrontare la quotidianità: “Il messaggio è forte, bello, semplice – afferma padre Silvestro -, a portata di mano e che tutti possono vivere”. Altri hanno colto varie sfaccettature : “Dostoevskij scrive che sarà la bellezza che salverà il mondo – ricorda Stephanie -; oggi abbiamo vissuto un momento armonioso e bello, perché ciò che si diceva aveva attinenza con Dio Bellezza”. Miriam, invece, sottolinea: “Non c’era credente o non credente: nell’amore ci siamo sentiti tutti famiglia e si poteva parlare liberamente”. E ancora Ezio: “Conoscevo questo libro in italiano, ma ne ho riscoperto il valore. Desidero vivere sempre meglio l’arte dell’amare, ed escogitare, col cuore e con la mente, mille modi per renderlo più bello, più efficace nei suoi intenti, più intenso, più diffusivo, più creativo, mai scontato”. (altro…)
Feb 4, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Un “morto vivente” «Ero nell’anticamera del commissario, faceva caldo ed ero molto stanco, quando è arrivato un uomo malvestito, claudicante. Dopo avermi salutato con un filo di voce debole, accorgendosi che mi interessavo a lui, mi ha raccontato la sua storia: era un rifugiato senzatetto, senza amici né famiglia, senza documenti; un “morto vivente”, come dicevano i poliziotti che l’avevano fermato. Nel salutarlo gli ho detto dove abitavo: se fosse venuto, l’avremmo accolto, dato da mangiare, e offerto da dormire. Infatti qualche giorno dopo si è fatto vivo da noi, così abbiamo potuto aiutarlo concretamente prima che si mettesse per la strada di Yaundè. Per la nostra famiglia è stato lui, immagine del Cristo sofferente, il dono». P. B. (Costa d’Avorio) Effetti di un furto «Dopo una bella giornata al parco acquatico con le nostre bambine, al parcheggio ci accorgiamo che dalla nostra macchina erano stati rubati documenti, chiavi… Dopo la denuncia del furto, ci prepariamo alla notte piazzando dei mobili dietro le principali entrate. Le bimbe trovano dei lati avventurosi nella vicenda. Il giorno dopo, quando vado a comprare le nuove serrature, mi accorgo che la spesa è esattamente la cifra inattesa che mia moglie aveva ricevuto un giorno prima. Il fatto ci ha aiutato a riflettere e insieme abbiamo deciso di non serbare rancore ai ladri. Qualche giorno dopo, ritrovandoci a recitare le preghiere, una delle bimbe ha voluto ricordare anche loro che ci avevano dato l’occasione di imparare a perdonare». S. G. – Genova (Italia) Sulla strada «Sulla strada incontro una prostituta; mi fermo, la saluto, le dono la Parola di vita col commento di Chiara Lubich, spiegando che è un pensiero del Vangelo. «Perché fai questo?», le chiedo. «Ho tre figli da mantenere» è la sua risposta. Poi mi consiglia di portare quel foglietto anche ad una compagna, seduta più avanti dentro una macchina. Saluto anche lei, mentre le offro la Parola di Vita: «È un pensiero su Gesù». Lei ringrazia e aggiunge che ha appena terminato di recitare il rosario; poi mi mostra un libricino di preghiere a Maria. Stessa domanda anche a lei. Risponde: «Sono divorziata e ho quattro figli da far mangiare ogni giorno». Insieme recitiamo un’Ave Maria affinché possa trovare un lavoro dignitoso». M. R. – Segni (Italia) Tratto da: Il Vangelo del giorno, Città Nuova Editrice. (altro…)
Feb 3, 2014 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Ozieri, cittadina sarda nei pressi di Sassari. Un gruppo di persone del Movimento dei Focolari impegnate in parrocchia, si chiedono cosa possono fare per mettere insieme i talenti ricevuti e farne dono ai meno fortunati. Vengono a conoscenza delle attività di AMU (Azione per un mondo unito) – Ong dei Focolari impegnata ad aiutare le persone disagiate del terzo mondo – e decidono di investire tempo e forze per contribuire anche loro ad aiutare queste persone. L’iniziativa è nata 4 anni fa e non sono mancate le vicissitudini: “L’appartamentino che avevamo ricevuto e arredato col contributo di tanti, con armonia e buon gusto per fare nascere un atelier di cucito ed artigianato – racconta Egidia, una delle iniziatrici –, ci viene richiesto dal parroco per un sacerdote ugandese di passaggio. Sembra che tutto si fermi ed invece qualche mese dopo ci viene concessa una bella sala nel complesso parrocchiale”. Ma, nel frattempo, il gruppo si è disgregato e bisogna ricominciare quasi da capo! Dopo parecchio tempo il lavoro si riavvia. Arrivano donne di diverse associazioni e movimenti, anche alcune che non frequentano la Chiesa. Sono piene di entusiasmo e portano di tutto: stoffe, fili, lana, cotone, due macchine da cucire e persino una macchina per confezionare indumenti di maglia.
Il laboratorio si compone: “Ci troviamo in una trentina che lavora con fervore e con amore – continua Anna Maria –, cercando di costruire rapporti positivi tra tutti. Decidiamo che i proventi vengano destinati in Uganda, sempre attraverso i progetti dell’AMU”. Anche il parroco viene coinvolto e la popolazione viene informata attraverso il giornale diocesano. Il gruppo partecipa alle fiere per vendere i manufatti. “L’anno scorso – ricorda Egidia –, mentre pensavamo di realizzare una vendita per Natale veniamo a sapere che l’organizzazione per la Fiera del dolce (tradizionale festa del Paese il cui ricavato va devoluto alle Missioni), ha delle difficoltà. Di comune accordo offriamo la nostra collaborazione. Il laboratorio diventa un luogo espositivo. Un successo. Ma la cosa interessante è che questa iniziativa ci ha permesso di incontrare altri che, venuti per una visita, sono rimasti coinvolti dall’atmosfera felice e armoniosa che regna tra di noi”.
“Decidiamo così – aggiunge Anna Maria – di chiamare il laboratorio ‘Laboramor’ che esprime il nostro desiderio di vivere ‘l’arte di amare’. L’obiettivo non è, infatti, solo la solidarietà con i lontani ugandesi. Cominciamo prima da noi stessi, creando rapporti nuovi. Ci comunichiamo le nostre difficoltà, i passi fatti per cercare di superare situazioni difficili in famiglia, al lavoro. Sentiamo che siamo una famiglia che ci si aiuta in tante piccole o grandi cose. Noi affidiamo tutto a Dio, convinte che continuerà ad aiutarci a portare avanti questa bella avventura nella quale ci ha fatto entrare”. (altro…)
Feb 2, 2014 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Dopo un periodo di malattia e di ritiro in Svizzera all’inizio degli anni novanta, l’esistenza di Chiara Lubich conosce un’accelerazione folgorante nella sua apertura verso la società e i popoli più lontani. Ormai sicura del pieno inserimento dell’Opera di Maria nella Chiesa, dà vita ad una straordinaria stagione di dialoghi, di viaggi, di riconoscimenti. Lauree honoris causa, cittadinanze e premi vari in tutti i continenti dimostrano quanto l’influenza della sua figura fosse giunta al suo apice. Tra il resto, si ricordano in questi anni (1994-2004) l’apertura e il consolidamento di profondi e vasti dialoghi con fedeli delle grandi religioni; l’avvio di una lunga serie di diramazioni del Movimento atte ad approfondire il contributo del carisma dell’unità nei vari ambiti sociali (economia, politica, comunicazione, sanità…); il lancio di una grande azione insieme ecumenica e politica «per ridare un’anima all’Europa»…
Passato questo lungo periodo di viaggi, fondazioni e aperture di nuove frontiere, giunge per Chiara l’ora della malattia. Gli ultimi tre anni della sua avventura terrena sono così, forse, i più difficili della sua esistenza. Gesù abbandonato, lo Sposo suo, si presenta all’appuntamento «in forma solenne». In un’oscurità in cui Dio appare tramontato come il sole dietro l’orizzonte. Eppure Chiara continua ad amare, momento per momento, fratello dopo fratello. Continua a servire il “disegno di Dio” sul Movimento, seguendone gli sviluppi fino agli ultimi giorni, quando, con sua grande gioia, viene approvato dal Vaticano il nascente Istituto universitario Sophia. L’ultimo mese lo trascorre al Policlinico Gemelli, a Roma. Lì, sbriga ancora la corrispondenza e prende decisioni importanti per il Movimento. Riceve una lettera del Papa che spesso rilegge, trovandone grande conforto. Il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I passa a salutarla e a benedirla. Negli ultimi giorni esprime il desiderio di tornare a casa. Saluta personalmente i suoi primi compagni e i suoi più stretti collaboratori. Poi, mentre si aggrava, consuma le sue ultimissime energie accogliendo centinaia e centinaia di persone che giungono a casa sua per vederla, darle un bacio, dirle ancora una sola parola: grazie. La commozione è grande, ma più grande la fede nell’amore. Si canta il Magnificat per le grandi cose che il Signore ha fatto in lei e si rinnova l’impegno a vivere il Vangelo, cioè ad amare, come lei ha sempre fatto e insegnato. Chiara si spegne il 14 Marzo 2008 poco dopo le 2 del mattino. La notizia si diffonde rapidamente in tutto il mondo, dove c’è la sua famiglia spirituale che prega unita.
Nei giorni seguenti migliaia di persone, da semplici operai a personalità del mondo politico e religioso, arrivano a Rocca di Papa per renderle omaggio. I funerali si svolgono nella Basilica romana di S. Paolo fuori le mura, incapace di contenere la grande folla accorsa (40.000 persone). Inviato da Benedetto XVI – che, nel suo messaggio definisce Chiara, tra l’altro “Donna di intrepida fede, mite messaggera di speranza e di pace” –, il Segretario di Stato Tarcisio Bertone presiede la celebrazione eucaristica concelebrata insieme a 9 cardinali, più di 40 vescovi e centinaia di sacerdoti. Di Chiara, risuonano le sue parole espresse un giorno: «Vorrei che l’Opera di Maria, alla fine dei tempi, quando, compatta, sarà in attesa di apparire davanti a Gesù abbandonato-risorto, possa ripetergli: “Quel giorno, mio Dio, io verrò verso di te… con il mio sogno più folle: portarti il mondo fra le braccia”. Padre, che tutti siano uno!». (altro…)
Feb 1, 2014 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Micha Jane e Ryan, abitano con la loro famiglia a Tacloban, capoluogo della provincia di Leyte, isola al centro sud ovest delle Filippine, tra le città più colpite dal tifone dell’8 novembre 2013. Su 200.000 abitanti, oltre 10.000 sono i morti stimati. I ragazzi che, con la loro famiglia fanno parte della comunità locale dei Focolari, conservano ricordi vividi della tragedia: “Non saprei dire quante volte abbiamo recitato con tutta la famiglia il santo Rosario – racconta Ryan –: passato il tifone la nostra casa era solo danneggiata sul tetto”. E Micha Jane: “Mio padre ci ha fatto rifugiare nel bagno perché unico ambiente della casa dotato di muri di cemento; ogni volta che la casa tremava e gli oggetti sbattevano sul muro esterno mi pareva di essere stata colpita. Allora ho cercato di concentrarmi di più nella preghiera e ho sentito le mie paure scomparire lentamente”. Passato il tifone sopraggiunge la notte: “Sentivamo parlare di case derubate, gente uccisa; ancora una volta abbiamo trovato la forza di chiedere aiuto a Dio e, allo stesso tempo, sentivamo di dover essere prudenti e attenti”.
I giorni successivi sono davvero difficili. Il vento fortissimo spazza via tetti, case, alberi, e causa un’onda dall’oceano che in pochi minuti ha sommerso parte della città. Manca l’elettricità, l’acqua, non c’è modo di comunicare, nemmeno con i cellulari; i primi contatti telefonici vengono ripristinati solo dopo giorni. Micha Jane continua a raccontare: “Si sentivano spari occasionali, le notti erano straordinariamente silenziose. La maggior parte dei nostri vicini e amici sono sfollati a Cebu e Manila con aerei militari. Alcuni parenti volevano convincere mio papà a fare lo stesso. I miei genitori hanno invece deciso, invece, di rimanere. Ci hanno spiegato che volevano assumersi la responsabilità di soccorrere chi era in difficoltà. Man mano che i giorni passavano, abbiamo aiutato mio padre e mia madre a distribuire i beni di soccorso che cominciavano ad arrivare e abbiamo visitato i sopravvissuti al tifone”. Prosegue Ryan: “Ho pensato che sarei stato sopraffatto dalla mancanza di internet, della televisione… Eppure mi sono reso conto che c’è gioia e vita nell’incontrare le persone e amarle”. Micha Jane conferma: “La nostra vita è diventata ancora più semplice. Mio fratello pulisce il pavimento, io piego la biancheria che mia madre ha lavato. Abbiamo programmato il lavaggio dei piatti e il mio turno è dopo la prima colazione e mio fratello dopo il pranzo. Abbiamo trovato la vera gioia aiutando. I nostri giorni sono sempre pieni e appaganti. Ho capito che la vera felicità sta nell’amare”. Ancora l’emergenza nelle zone più colpite non è superata; passata l’onda degli aiuti di primo soccorso, anche con il sostegno di AMU (Azione per un mondo unito, ong) e AFN (Azione per Famiglie Nuove, onlus), dei Focolari, è iniziato il progetto di riparazione e ricostruzione di circa quaranta abitazioni. La convinzione di queste famiglie, a cominciare dai più piccoli, nella forza del Vangelo vissuto e della preghiera fatta insieme farà il resto.
Associazione Azione per un Mondo Unito – Onlus presso Banca Popolare Etica, filiale di Roma Codice IBAN: IT16G0501803200000000120434 Codice SWIFT/BIC CCRTIT2184D Causale: emergenza tifone Haiyan Filippin AZIONE per FAMIGLIE NUOVE Onlus c/c bancario n° 1000/1060 BANCA PROSSIMA Cod. IBAN: IT 55 K 03359 01600 100000001060 Cod. Bic – Swift: BCITITMX
MOVIMENTO DEI FOCOLARI A CEBU Payable to : Emergency Typhoon Haiyan Philippines METROPOLITAN BANK & TRUST COMPANY Cebu – Guadalupe Branch 6000 Cebu City – Cebu, Philippines Tel: 0063-32-2533728
Bank Account name: WORK OF MARY/FOCOLARE MOVEMENT FOR WOMEN Euro Bank Account no.: 398-2-39860031-7 SWIFT Code: MBTCPHMM Causale: emergenza tifone Haiyan Filippine Email:
focolaremovementcebf@gmail.com Tel. 0063 (032) 345 1563 – 2537883 – 2536407
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Gen 31, 2014 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria
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Preparado por: Ana Hidalgo Contenido Presentamos las 26 catequesis del papa Francisco sobre la fe, pronunciadas en sus audiencias de los miércoles entre abril y diciembre de 2013. Con ellas cerramos el ciclo de las catequesis para el Año de la fe que inició Benedicto XVI y que habían quedado interrumpidas a raíz de su renuncia, publicadas por Ciudad Nueva bajo el título Deseo de Dios Siguiendo la estela de su antecesor, en estas catequesis Francisco ha recorrido el Credo, se ha detenido en el misterio de la Iglesia a la luz del Vaticano II y se ha fijado en María como imagen y modelo de la Iglesia. El Papa establece en cada audiencia un diálogo directo con las personas reunidas en la Plaza de San Pedro, en particular con los jóvenes, a los que interpela y cuya respuesta espera. A partir de ahí, describe y profundiza en una fe que se apoya en el amor y la confianza, que requiere paciencia y misericordia con uno mismo y con los demás y que construye una Iglesia «de puertas abiertas». «La fe es un acto personal –dice el Papa–. Pero la fe la recibo de otros, en una familia, en una comunidad… La fe es un regalo de Dios que se nos da en la Iglesia y a través de la Iglesia. […] Amo una Iglesia no cerrada en su recinto, sino capaz de salir, de moverse, incluso con algún riesgo, para llevar a Cristo… a los extremos confines de la tierra». Sobre el autor Francisco, papa Francisco, primer papa latinoamericano, nació en Buenos Aires en el año 1936. Jorge Mario Bergoglio, jesuita, fue ordenado obispo el 27 de junio de 1992 y años más tarde, fue nombrado (1998) Arzobispo de Buenos Aires. Juan Pablo II lo creó Cardenal con el título de San Roberto Bellarmino en el año 2001. Participó en el cónclave que eligió como sumo pontífice a Benedicto XVI y en el último Cónclave, salió elegido como sucesor, tomando para sí el emblemático nombre de Francisco. Editorial Ciudad Nueva – Madrid[:fr]
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