Set 1, 2012 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
L’intensa giornata di ieri, 31 agosto, è iniziata al Parlamento ungherese dove è stata accolta una delegazione internazionale dei giovani presenti al Genfest, e seguita nel pomeriggio con una grande festa nella spianata dello Sports Arena, l’apertura di una “Expo dell’Est Europa”, performance e attività sportive e interviste trasmesse in diretta audio. Alla sera, il festoso concerto serale con giovani artisti provenienti dai cinque continenti, preceduto dai saluti del sindaco di Budapest Tarlós István e dal Presidente della Conferenza Generale dell’Unesco M.me Katalin Bogyay. Benedetto XVI ha inviato un messaggio con “Calorosi saluti a tutti i giovani”. E, in riferimento al moto del Genfest “Let’s bridge” e ai ponti sul Danubio distrutti nella Seconda Guerra Mondiale, afferma che: “Dalle ceneri di quel terribile conflitto è nata la determinazione di costruire la pace su fondamenti duraturi, una determinazione che sarebbe stata l’inspirazione alla base della fondazione del Movimento dei Focolari. E auspica che “questa bellissima città sia un segno di speranza per ispirare tutti i giovani presenti a offrire la mano dell’amicizia a quelli che provengono da altri contesti e culture, ‘così da dare forma alla città terrena nell’unità e nella pace, rendendola in qualche misura un’anticipazione e una prefigurazione della città indivisa di Dio’ (Caritas in Veritate,7)”. Oggi, 1° settembre, la presentazione delle varie delegazioni nazionali e la prima parte di “Let’s brigde”, metafora della costruzione di un ponte nelle sue varie fasi. Si sono alternate riflessioni e testimonianze di giovani da varie parti del mondo impegnati a realizzare la fraternità universale. Un momento solenne: il via ufficiale dell’United World Project e l’adesione personale e collettiva dei giovani che vogliono fare sul serio. Il progetto ha lo scopo di mettere in evidenza e promuovere la fraternità messa in atto da singoli, gruppi, nazioni, dando vita ad un Osservatorio internazionale permanente riconosciuto dall’ONU. A questi giovani Maria Voce, si rivolge lanciando una sfida:“Guardate in alto. Guardate lontano, è lì che troverete l’appiglio sicuro. Guardate all’amore che è Dio. Lui è l’unico che non vi delude… Mettetevi dalla sua parte, cercando di vedere le cose e il mondo con i suoi occhi, e sarete pilastri fermi di ponti nuovi sui quali camminerete sicuri, felici, e tanti altri vi seguiranno”. L’intenso ascolto dei giovani sembra approvare ogni sua parola.
“E poi non abbiate paura! – continua la presidente –. Siate voi stessi ed entrate personalmente nella società, mettendo a disposizione di grandi e piccoli la vostra personalità, la vostra competenza e i vostri talenti. Il vostro contributo è unico, irripetibile, diverso da quello degli adulti… Siete chiamati ora a spendervi per qualcosa di immenso, lasciando dietro di voi qualcosa di immortale”. A questo punto Maria Voce incalza: “Occorre per questo passare subito all’azione… Cominciate quindi ad amare concretamente. Il primo passo non è quello delle azioni grandi, ma quello dei piccoli atti d’amore che fanno grande la vita e hanno il potere di cambiare il mondo e di incidere sulla società… E non lasciate che i ponti costruiti oggi vengano meno. Il primo ponte è stato costruito proprio fra tutti voi… Avete edificato insieme un pezzo di mondo unito e ognuno porta ora in sé la forza di questa esperienza… Così può partire da questo SportArena un unico fiume d’amore”. Conclude ricordando una frase della fondatrice, Chiara Lubich “occorre nel mondo un supplemento d’anima, un supplemento di amore. E questo dobbiamo portare!”. E augura loro:“Coraggio, allora! Tutti uniti in questa bellissima avventura!”. Alla sera, un grande e simbolico “Flashmob” realizzato dai 12.000 giovani presenti, in diretta streaming – e moltiplicato in tante parti del mondo –, nel Ponte delle Catene sullo storico Danubio, per mostrare l’impegno dei “Giovani per un mondo unito” a costruire ponti tra uomini, paesi, religioni e culture.
Discorso di Maria Voce ai giovani presenti al Genfest
Messaggio del Santo Padre, Benedetto XVI
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Set 1, 2012 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo
Anche il Movimento dei Focolari si sofferma a ricordare con gratitudine il cardinale Carlo Maria Martini, ringraziando Dio per aver dato alla Chiesa e all’umanità nella sua persona un grande testimone. Del suo straordinario amore per la Parola di Dio e della sua capacità ed esercizio di dialogo con la cultura contemporanea vogliamo farne tesoro. Due perle che vogliamo possano essere raccolte anche dalle nuove generazioni, mentre ci apprestiamo a dare inizio al Genfest, insieme ai 12.000 giovani arrivati a Budapest dai cinque continenti. (altro…)
Ago 31, 2012 | Parola di Vita
«Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». Le parole di Gesù sono rivolte a tutti noi, assetati di questo mondo: a quelli che sono coscienti della loro aridità spirituale e sentono ancora i morsi della sete e a quelli che non avvertono più neanche il bisogno di abbeverarsi alla fonte della vera vita, e dei grandi valori dell’umanità. Ma, in fondo, è a tutti gli uomini e alle donne di oggi che Gesù rivolge un invito, svelando dove possiamo trovare la risposta ai nostri perché, e la piena soddisfazione dei nostri desideri. A noi tutti, dunque, attingere alle sue parole, lasciarsi imbevere del suo messaggio. Come? Rievangelizzando la nostra vita, confrontandola con le sue parole, cercando di pensare con la mente di Gesù e di amare con il suo cuore. Ogni attimo in cui cerchiamo di vivere il Vangelo è una goccia di quell’acqua viva che beviamo. Ogni gesto d’amore per il nostro prossimo è un sorso di quell’acqua. Sì, perché quell’acqua così viva e preziosa ha questo di speciale, che zampilla nel nostro cuore ogniqualvolta l’apriamo all’amore verso tutti. E’ una sorgente – quella di Dio – che dona acqua nella misura in cui la sua vena profonda serve a dissetare gli altri, con piccoli o grandi atti di amore. «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». Dunque abbiamo capito che, per non soffrire la sete, dobbiamo donare l’acqua viva che attingiamo da lui in noi stessi. Basterà una parola, talvolta, un sorriso, un semplice cenno di solidarietà, per darci di nuovo un sentimento di pienezza, di soddisfazione profonda, uno zampillo di gioia. E se continuiamo a dare, questa fontana di pace e di vita darà acqua sempre più abbondante, senza mai prosciugarsi. E c’è anche un altro segreto che Gesù ci ha rivelato, una specie di pozzo senza fondo a cui attingere. Quando due o tre si uniscono nel suo nome, amandosi dello stesso suo amore, Lui è in mezzo a loro[2]. Ed è allora che ci sentiamo liberi, uno, pieni di luce e torrenti di acqua viva sgorgano dal nostro seno[3]. E’ la promessa di Gesù che si avvera perché è da lui stesso, presente in mezzo a noi, che zampilla acqua che disseta per l’eternità.
Chiara Lubich
[1] Pubblicata in
Città Nuova, 2002/4, p.7.
Ago 31, 2012 | Focolari nel Mondo
Budapest 31 August 2012 (altro…)
Ago 31, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Dopo un anno di preparativi e grande attesa è stato dato il via al Genfest 2012 a Budapest! L’aria per le strade della capitale ungherese è di festa, di amici che si ritrovano finalmente dal vivo e non più solo in rete. La mattina del 31 agosto, con la presidente Maria Voce, una delegazione internazionale di giovani del Movimento dei Focolari è stata accolta al Parlamento ungherese. Il ministro degli Affari Esteri, Martonyi Jànos, ha rivolto un messaggio di benvenuto, nel quale ha sottolineato che: “Le sfide sono globali e le risposte sono universali, legate ai valori universali”. Aggiungendo che: “Alla cultura del dell’odio bisogna rispondere con la cultura dell’amore”. Ed ha ringraziato i Giovani per un mondo unito “che hanno portato qui questa straordinaria iniziativa. Attraverso il loro amore, riscopriamo il nostro”. Nel pomeriggio di ieri si è svolta l’inaugurazione dell’ Angolo della fraternità, in un giardino pubblico della capitale che i giovani hanno voluto e realizzato con la collaborazione del Comune di Budapest. “Vogliamo dare speranza alla nostra città” ha detto Rita, ungherese di 25 anni , davanti alle autorità e ad una colorata folla di diverse centinaia di giovani presenti all’inaugurazione.
Gergő Jedlicsita è architetto. Ha quasi trent’anni ed è lui che ha progettato questo spazio nel cuore della movida giovane di Budapest. Si tratta di cinque blocchi di marmo avorio, rettangolari, di varie misure, installati su una piattaforma in un angolo del parco. Rappresentano i cinque continenti. Sulle facce è scolpita la regola d’oro – fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi – nelle principali lingue del pianeta, con il braille in aggiunta. Un segno tangibile che vuole ricordare il messaggio che, dal Genfest 2012, partirà per il mondo. Il musical “Streetlight” del gruppo internazionale Gen Rosso, con la presenza di oltre 4.000 persone, ha concluso la giornata. Sul palco, con gli artisti, si sono esibiti 120 teen agers ungheresi che hanno realizzato con loro un workshop di due giorni. Sono 104 le nazioni rappresentate dei cinque continenti, tra cui spicca il gruppo di 250 giovani dal Medio Oriente. Numerosi i cristiani di diverse Chiese, un centinaio circa appartengono ad altre religioni e consistente è la presenza di giovani di convinzioni non religiose.
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Ago 30, 2012 | Non categorizzato
https://www.youtube.com/watch?v=t82EyPeQ990 (altro…)
Ago 30, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Programma del Genfest 2012
A poche ore dall’inizio dell’atteso evento, ci arrivano da tutto il mondo richieste per seguire il Genfest in diretta. Ecco alcune indicazioni utili: Internet streaming: http://www.genfest.org/live Su internet sarà possibile seguire in diretta il programma allo Sport Arena su otto canali (internazionale, ungherese, inglese, francese, spagnolo, portoghese, arabo e italiano), con i seguenti orari: * venerdì 31 agosto dalle 19:30 alle 22:00; * sabato 1º settembre dalle 10:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 17:00; il “flashmob” al Ponte delle Catene tra le 21:00 e le 22:00. Social Media È previsto l’uso, da parte dei 12.000 partecipanti, dei canali ufficiali del Genfest 2012: 


Trasmissioni nel mondo Le trasmissioni saranno in audio internazionale, cioè, nelle diverse lingue utilizzate durante l’evento (italiano, ungherese e inglese). 1/9/2012 – 10:00 Differita “Apertura Genfest 2012” (sintesi del giorno precedente); – 10:30 Diretta dalla Sport Arena; – 15:30 Diretta dalla Sport Arena; – 17:30 Differita “Concerto Genfest 2012” (programma del giorno precedente). Parametri di recezione Per conoscere i parametri di recezione delle diverse aree geografiche del mondo: http://dunaworld.hu/eng/reception.html Per l’Italia, Telepace trasmetterà la maggior parte del programma. E anche TV2000, venerdì 31 agosto, nel programma “Nel cuore dei giorni”, dalle 17:00 alle 18:00, dedicherà uno spazio al Genfest. L’appuntamento, allora, a fra poche ore, tutti allo Sport Arena di Budapest!
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The Genfest 2012 project has been funded with support from the European Commission.
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Ago 29, 2012 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni

Video di Chiara Lubich al Genfest 1990
«(…) Quale funzione avete voi, Giovani per un mondo unito? Voi volete condividere con i vostri coetanei le aspirazioni e le lotte perché prevalgano i grandi valori che propugnano: la libertà, i diritti umani, la democrazia, l’uguaglianza… Voi poi, siete fortemente decisi a dare il vostro contributo concreto ai problemi, (…) sostenendo o dando origine a nuove opere, a micro realizzazioni che dimostrino agli adulti che cosa si potrebbe fare, anche su vasta scala, qualora si possedessero gli strumenti, la competenza, l’esperienza, la maturità. Potete dare ciò che è più importante: potete offrire un’anima a quanti lavorano in quest’immenso cantiere, che è oggi il nostro pianeta (…), saziare la fame di sacro e di santo, dello spirituale che ogni cuore porta con sé. Ma come? Sappiamo che Dio, spiritualissimo, è Amore. È, dunque, l’amore l’elemento spirituale più atteso: quell’amore che Dio, fattosi uomo, ha portato sulla terra. Immaginiamo che ripassino davanti ai nostri occhi alcune scene sintomatiche del mondo d’oggi. Osserviamo nell’Est, in nazioni che hanno visto i recenti cambiamenti, gente che esulta di gioia per le ritrovate libertà; insieme persone impaurite e deluse, depresse per il crollo dei loro ideali. Leggiamo sui volti minacce di rivalse, di vendette, anche di odio. E pensiamo: che cosa direbbe Gesù se apparisse in mezzo a loro? Ne siamo certi: parlerebbe oggi, come allora, ancora di amore. “Amatevi – direbbe – come io ho amato voi” (Gv 15,12). È soltanto insieme, nella concordia, nel perdono, che si può costruire un solido futuro. Trasferiamoci, come per susseguenti immaginarie dissolvenze, in altri luoghi, su un paese dell’America latina, ad esempio: di là grattacieli, spesso moderne cattedrali erette al dio-consumo, e di qua baracche, favelas e miseria, fisica e morale, e malattie d’ogni genere. Che cosa direbbe Gesù a questa vista desolante? “Ve l’avevo detto di amarvi. Non l’avete fatto ed ecco le conseguenze”. E se altri quadri ci offrissero, come in un collage, squarci di città, conosciute come le più ricche del mondo, e altre con tecniche le più avanzate, e panorami di ambienti desertici con uomini, donne e bimbi che muoiono di fame. Che direbbe Gesù se apparisse nel bel mezzo? “Amatevi”. O se vedessimo immagini di lotte razziali con stragi e violazione di diritti umani… O interminabili conflitti come quelli che avvengono in Medio Oriente, col crollo di case, feriti, morti ed il continuo micidiale cadere di bombe o di altri ordigni mortali?… Domandiamoci ancora: che direbbe Gesù di fronte a tanti drammi? “Ve l’avevo detto di volervi bene. Amatevi come io vi ho amato”. Sì, così direbbe di fronte a questi ed alle più gravi situazioni del mondo attuale. Ma la sua parola non è solo un rimpianto di ciò che non è stato fatto. Egli la ripete oggi per davvero. Perché Egli è morto, ma è risorto e – come ha promesso – è con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo. E ciò che dice è di un’importanza immensa. Perché questo “Amatevi a vicenda come io vi ho amati” è la chiave principale per la soluzione d’ogni problema, è la risposta fondamentale ad ogni male dell’uomo. (…) È esigentissimo e forte ed ha però il potere di cambiare il mondo. (…) E un amore pronto a dare la vita è ciò che Egli chiede anche a noi verso i fratelli. Non è sufficiente per Lui l’amicizia o la benevolenza verso gli altri; non gli basta la filantropia, né la sola solidarietà. L’amore che chiede non si esaurisce nella non-violenza. È qualcosa d’attivo, d’attivissimo. Domanda di non vivere più per sé stessi, ma per gli altri. E ciò richiede sacrificio, fatica. Domanda a tutti di trasformarsi da uomini pusillanimi ed egoisti, concentrati sui propri interessi, sulle proprie cose, in piccoli eroi quotidiani che, giorno dopo giorno, sono al servizio dei fratelli, pronti a donare persino la vita in loro favore. (…) Andate, dunque, avanti senza esitazione. La giovinezza, che possedete, non fa calcoli, è generosa: sfruttatela. Andate avanti voi cristiani che credete in Cristo. Andate avanti voi di altre religioni, sostenuti dai nobilissimi principi su cui poggiate. Andate avanti voi di altre culture, che magari non conoscete Dio, ma sentite nel cuore l’esigenza di porre tutti i vostri sforzi per l’ideale d’un mondo unito. Tutti, mano nella mano, state certi:la vittoria sarà vostra». Chiara Lubich (altro…)
Ago 28, 2012 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolari nel Mondo
Chi ha avuto il privilegio di conoscere Valeria Ronchetti (Vale) può raccontare della straordinaria forza di spirito di questa donna eccezionale, come lo sono – seppur diversissime – tutte le prime focolarine che hanno cominciato, accanto a Chiara Lubich, “l’avventura dell’unità”, come amavano definire l’ideale che le aveva travolte: far del mondo una famiglia; contribuire a realizzare la preghiera di Gesù: “Che tutti siano uno (Gv 17, 21)”. “E’ impossibile sintetizzare la ricchezza, la varietà della vita di Vale che l’ha vista protagonista in molte zone dell’Europa e di altri continenti, e negli ambiti più vari del Movimento” – scrive Maria Voce nel messaggio inviato ai Focolari in tutto il mondo per annunciare la scomparsa di Valeria Ronchetti. L’abbiamo vista prodigarsi per lo sviluppo della branca delle Religiose che aderiscono alla Spiritualità dell’unità; per la comunione fra i movimenti ecclesiali e le nuove associazioni; nel mondo dell’arte e in quello dello sport e dei media… per citarne alcuni. “Vale ha raccontato spesso la sua storia in diverse circostanze e si raccoglierà tutto, insieme a notizie e testimonianze, per poter scrivere una sua biografia”, scrive ancora la presidente. Ed è proprio raccontando la sua storia e ,in particolare, l’incontro con Chiara Lubich che, chi l’ha ascoltata, non potrà mai dimenticare il suo saluto: “Luce e fiamma!”, in riferimento alla forte scoperta – mentre la seconda guerra infuriava – che “Dio è Amore e ci ama immensamente”. “Abbiamo preparato un profilo – comunica ancora la presidente – che sarà letto durante la celebrazione del suo funerale, al quale tutti potete unirvi via internet”. E come sognavano da ragazze, in mezzo alle macerie della guerra, riposerà insieme a quelli del primo gruppo già “arrivati”, nel cimitero di Rocca di Papa, in una tomba sulla quale campeggia una frase del Vangelo: “Noi abbiamo creduto all’Amore” (1Gv 4, 16), a testimoniare insieme la fede nell’amore di Dio. “Stanno arrivando dal mondo intero numerosissime lettere – scrive Maria Voce – di tanti che raccontano cosa ha operato nella loro vita l’incontro con lei. È un coro di ringraziamento a Dio!” “Con immensa gratitudine – conclude la presidente nel suo messaggio – offriamo suffragi per Vale, certi che da Lassù continuerà ad aiutarci a mantenere accesa nei cuori la fiamma dell’Ideale dell’unità e a portare la sua luce nel mondo”. (altro…)
Ago 28, 2012 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
l mio primo contatto con Padre Andrea Balbo ed un altro frate francescano dell’Ordine dei Frati Minori, è stato sui gradini di S. Giovanni in Laterano a Roma, nel 1953: un incontro spontaneo, ideale, con l’invito all’incontro estivo del Movimento dei Focolari. Non so quanto lui si sia potuto fermare lassù sulle Dolomiti, ma al ritorno, con molti di noi, era sullo stesso treno per Roma. E’ andando nel suo scompartimento che Chiara Lubich gli ha dato il nome di ‘Padre Novo‘. Ricordo poi, nel 1954, come le sue parole siano state decisive per la partecipazione di Chiara, sotto prove spirituali e fisiche, all’ordinazione sacerdotale di don Pasquale Foresi a Trento. Più tardi i superiori dell’Ordine lo inviarono in Terra Santa e fu proprio per amore di p. Novo, che nel 1956, Chiara andò lì. Eravamo una piccola comitiva: mons. Pavel Hniliča (p. Maria), p. Angelo Beghetto (Nazareno), don Pasquale Foresi, Guido Mirti (Cengia), Aletta Salizzoni ed io. La Terra Santa era allora, per la maggior parte, territorio palestinese. Con grande competenza il padre ci ha accompagnato sui luoghi di Gesù: Gerusalemme, Betania, Betlemme, Emmaus, Gerico, sul Mar Morto… Dopo una settimana, alla partenza da Beirut – dove il padre ci aveva accompagnato – vedendolo con le lacrime agli occhi, Chiara si rivolge a me dicendomi :“Vuoi rimanere?” E sono rimasta in Terra Santa ancora alcuni mesi, donando l’Ideale a padri francescani e loro conoscenze. In quegli anni, essendo il Movimento ancora sotto studio della Chiesa, il vescovo Gawlina, p. Maria, p. Nazareno e p. Novo, hanno dato vita alla Lega Mystici Corporis, sotto la cui veste il Movimento ha potuto continuare a svolgere le proprie attività. Sono seguiti ancora anni duri particolarmente per i nostri sacerdoti e religiosi. Ricordo ancora che, dopo il Concilio Vaticano II, p. Novo ha lavorato come archivista per 13 anni con il Card. König al ‘Segretariato per i non credenti‘ appena istituito da Paolo VI (ora Pontificio Consiglio per la Cultura).
Nel 1962 c’è stata una prima approvazione, ma solo in seguito ai colloqui tra Chiara e Paolo VI e poi Giovanni Paolo II, il Movimento dei Focolari o Opera di Maria ha potuto acquistare la sua vera fisionomia. Nel 1990 Chiara ha dichiarato che l’Opera di Maria era compiuta e Maria “contiene” tutte le vocazioni. E’ il carisma dell’unità, tutto evangelico, a cui sentono di aderire anche persone che seguono carismi antichi e attuali. L’Opera di Maria vuol essere “altra Maria” che mette in luce Gesù e in Lui ogni espressione particolare che i Santi hanno messo in rilievo, sottolineando le diverse bellezze della Chiesa, corpo di Cristo. Nel tempo erano nate le diverse branche del Movimento: focolarine/i, volontarie/i, sacerdoti e religiose/, i legati ad esso in diversi modi, ma tutti portatori del carisma dell’unità. Nel 1980, lasciato libero dai suoi superiori per dedicarsi ai religiosi del Movimento, p. Novo ne poté seguire più concretamente gli sviluppi, con una scuola di formazione al carisma dell’unità per religiosi nella cittadella di Loppiano, la promozione di incontri estivi, la costituzione di segreterie zonali, dove i religiosi erano presenti nelle varie zone del Movimento nel mondo. Grande era l’amicizia con don Silvano Cola, responsabile dei sacerdoti diocesani del Movimento.
Quando è nata la Scuola Abbà, con il vescovo Klaus Hemmerle, Chiara invitò anche vari religiosi a farne parte portando la ricchezza dei loro carismi: p. Jesus Castellano carmelitano, p. Fabio Ciardi dell’OMI e per primo p. Novo, francescano. P. Novo è rimasto al Centro dei religiosi, fedele all’Ideale, fino a quando la salute gliel’ha permesso. Aveva un rapporto personale con Chiara anche come suo confessore. Nei momenti difficili di lunghe prove, l’ha seguita con eccezionale disponibilità. E’ stato lui a darle l’unzione degli infermi al Policlinico Gemelli. Ora in cielo l’immaginiamo accolto, oltre che dalla Trinità, da Maria, come costruttore della Sua Opera e da Chiara, Foco, p. Maria, p. Nazareno, p. Massimei, p. Savastano, p. Cik e p. Leonardi componenti del primo Centro dei religiosi, ma anche da tanti focolarini e focolarine ed altri ancora che hanno beneficiato dei suoi consigli. Ringraziamo p. Novo, per la sua fedeltà all’Opera. Anche ultimamente desiderava ritornare al Centro ed ora è sepolto a Rocca di Papa, nella tomba comune con la scritta “Noi abbiamo creduto all’Amore”. (altro…)
Ago 28, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
“L’incontro di migliaia di giovani provenienti da tutte le latitudini, di diverse etnie, culture e religioni, mossi da un’idea che è già esperienza di vita e azione sociale: costruire un mondo unito e solidale”. È la presentazione che la testata ufficiale della Chiesa cattolica fa della grande manifestazione organizzata dai giovani dei Focolari, ormai al via nella capitale ungherese. Il giornale Vaticano sottolinea la costruzione di lacci d’unità a tutto campo e, in particolare, “fra gruppi e movimenti, fra cristiani di varie denominazioni e tra fedeli di diverse religioni”. L’articolista ricorda come soleva definire il Genfest Chiara Lubich: “Una cascata di Dio”, la cui sorgente – continua il giornale – “è la stessa scintilla ispiratrice del movimento (dei Focolari), la scoperta di Dio Amore”. Leggi tutto l’articolo Sito ufficiale del Genfest Area Stampa (Servizio Informazione Focolare) (altro…)
Ago 27, 2012 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
A poche ore dall’inizio del Genfest, l’attesa è grande. Quest’anno sarà la decima edizione della manifestazione nata da una intuizione profetica di Chiara Lubich (1920 – 2008) del 1973, a Loppiano (Italia). Alle nuove generazioni, presenti fin dagli inizi nei Focolari, Chiara ha consegnato senza riserve il suo ‘sogno’ di un mondo unito: ‘Ho sempre avuto una grande fiducia nei giovani – diceva – sono il futuro del mondo! Sono fatti per i grandi ideali e sanno seguirli con radicalità. La scoperta di un Vangelo che si fa vita e che attua ciò che promette, è ciò che più li attira. É l’ideale di un mondo unito che li affascina’. I giovani dei Focolari stanno lavorando da più di un anno, insieme agli adulti del Movimento, in una comunione di idee ed esperienze professionali. Sono 3.000 i volontari coinvolti e 600 tra attori, tecnici e staff, provenienti da tutto il mondo. Ve ne facciamo conoscere alcuni. Ark dalle Filippine: “Sono infermiere e non ho l’esperienza di un professionista che organizza grandi eventi, ma il cercare di vivere il Vangelo, mi aiuta a vedere ogni momento (sia positivo che negativo) come un’opportunità per amare e costruire rapporti di fraternità con chi ho accanto”. “Lavoro nella commissione che si occupa della produzione generale. – dice Luca, italiano, con studi in optometria – Sapersi perdonare quando necessario e riuscire a mantenere l’ago della nostra bussola puntato sempre in Alto è straordinario”. Zsolt, ungherese di professione economista, che sarà responsabile di uno degli alloggi dove verranno ospitati i giovani, non frena il suo entusiasmo:”Non vedo l’ora di dare una mano nel funzionamento del buffet, durante il periodo delle prove generali!”. E poi c’è Lisa che viene dall’Austria e canterà una delle 21 canzoni, composte dai giovani dei Focolari in diversi Paesi del mondo, vincitrici del concorso del Genfest; Andrea, italiano e giornalista, che sarà uno dei 3 conduttori del Genfest; Rafael, 27 anni, pubblicista, che da più di un anno ha lasciato il Brasile e il suo lavoro per dedicarsi completamente alla preparazione di questo evento di cui è corresponsabile del settore della ‘comunicazione’. Maru, argentina, ci confida: “Facendo questo lavoro – si occupa della pagina del Genfest su Facebook in spagnolo – ho scoperto che il mondo unito, non solo, sarà possibile realizzarlo a Budapest, ma che si comincia a viverlo, nella preparazione, con la squadra di lavoro”. E, ancora, Adélard burundese, che suonerà con altri 16 ragazzi e Pelusa argentino, uno dei 4 componenti della band “Anima Uno”. E non si finirebbe più… Fabricio, peruviano e ingegnere civile esprime l’esperienza di tutti: “Abbiamo forte in cuore che la fraternità universale non è un’utopia, è uno stile di vita al quale abbiamo aderito e che vogliamo portare avanti dai piccoli atti concreti fino alle grandi manifestazioni. Siamo coscienti che siamo giovani e non abbiamo tante risorse individualmente, ma noi ce la stiamo mettendo tutta. Il cammino è già iniziato!”. Sono numerosi i fan (tra i 18 e i 24 anni) che seguono i canali ufficiali dell’evento, sulle reti sociali, in varie lingue. Le persone raggiunte sono circa 76.000 ogni settimana. Per seguire l’evento su Twitter l’hashtag è: #genfest.
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The Genfest 2012 project has been funded with support from the European Commission.
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Ago 27, 2012 | Cultura
Un percorso di riflessione verso una “nuova comunicazione”, dell’uomo e per l’uomo. Viviamo in un’epoca dominata dalla comunicazione. Si comunica sempre. Comunque e dovunque. Una babele di parole, immagini, suoni. Un frastuono che spesso perde di vista la persona umana come centro del processo comunicativo. È questo il filo conduttore dello studio di Zanzucchi che, partendo dall’analisi del contesto massmediologico attuale, traccia un percorso di riflessione sul binomio “silenzio e parola”, e giunge alla proposta di una “nuova comunicazione”, dell’uomo e per l’uomo. Sul valore del silenzio e dell’ascolto nella comunicazione, riflette anche Benedetto XVI nell’ultimo messaggio sulle comunicazioni sociali, nel 2012, dal titolo: Silenzio e Parola, un cammino di evangelizzazione. Il volume, edito da Città Nuova, è a firma di Michele Zanzucchi. (altro…)
Ago 23, 2012 | Focolari nel Mondo
Cittadella Arco Iris, 20.8.2012: Incontro con i focolarini della zona del Portogallo (altro…)
Ago 22, 2012 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
Festa con la comunita’ (altro…)
Ago 22, 2012 | Focolari nel Mondo
Fatima, 19 agosto. Siamo al momento culmine della visita di Maria Voce e Giancarlo Faletti in Portogallo: l’incontro con i membri dei Focolari provenienti da tutti i punti del Paese lusitano, comprese le isole anche più lontane. Una giornata rimandata di 8 mesi, perciò tanto attesa. Una vera festa nell’atmosfera di “esultanza” che ha accompagnato ogni intenso giorno di questa visita. “Sono venuta a Fatima ad affidare il Movimento dei Focolari a Maria, insieme a tutti voi” – confida la presidente. Pochi sanno che il Movimento dei Focolari è stato riconosciuto dalla Chiesa cattolica anche con il nome di “Opera di Maria” per la sua natura laica e “mariana”. Il legame con la madre di Gesù è perciò molto forte, come lo è per questo popolo e per ogni portoghese. Un legame che fa l’identità stessa dei lusitani, e che va oltre le convinzioni religiose o laiche; che impregna la musica, la cultura, l’arte, l’architettura, il loro modo di esprimersi, di essere. Gente che fa sul serio, con discrezione, sobrietà e armonia. Impressiona il rapporto ancestrale del popolo portoghese con la “Nossa Senhora”. Già nel 1646, il Re Dom João IV offrì la sua corona alla Vergine Immacolata, affidandole il suo popolo e proclamandola “Rainha de Portugal”. Da allora, più nessun re volle indossare la corona che continua a portare solo Lei. In mattinata, dopo un festoso saluto-dialogo con 140 gen3 impegnati con gli adulti a vivere per un mondo più unito, Maria Voce e Giancarlo Faletti vengono accolti, nell’Auditorio “Paulo VI”, dal canto di un coro intergenerazionale e da 1.800 membri del Movimento, animatori di circa 22.000 persone che si sentono, in qualche modo, parte della grande famiglia dei Focolari in questa terra. In un clima crescente di gioia, si presentano le varie comunità sparse in tutto il territorio e raccontano testimonianze e iniziative messe in atto per aiutare, in questo momento di crisi, tanti che si trovano nel bisogno. Una vera lezione di Vangelo vissuto. Maria Voce esclama: “Mi sembra di vedere tante luci, tanti fuochi accesi sparsi dappertutto, che illuminano e riscaldano chi vi sta vicino”. Segue un momento solenne: sul grande schermo scorrono i volti di tanti membri del Movimento (adulti, sacerdoti, religiose, ragazzi) che hanno già concluso il viaggio terreno e che continuano a testimoniare con la loro vita che la Spiritualità dell’unità è una nuova via di santità. Arriva, poi, il momento del dialogo. Miguel (9 anni), chiede a Maria Voce cosa ha pensato quando è diventata presidente. “Mi pareva – lei risponde con semplicità– che Gesù mi chiedesse: mi vuoi bene? Mi vuoi aiutare a portare avanti l’Opera di Chiara? Se tu mi aiuti Io ti aiuto! Tu, al mio posto, cosa avresti risposto? Ma la portiamo avanti insieme!”. I e le Gen4, come risposta, le consegnano i loro risparmi destinati ai bambini più bisognosi del mondo. Seguono le domande dei giovani e degli adulti: sul significato del dolore, sul contributo da dare nelle comunità parrocchiali, su come armonizzare i vari impegni di lavoro, nel Movimento e nella famiglia. Forte il desiderio di imitare Maria, di condurre una vita più sobria, di scoprire la propria vocazione. Si parla anche dell’inculturazione e del ruolo del Portogallo nel contesto europeo e, in particolare, su quale può essere il contributo specifico del Movimento. La folta presenza e il protagonismo dei giovani, fa dire a Maria Voce: “Il Portogallo può dire che i giovani ci sono! E poi, qui si sente una presenza particolare di Maria che voi potete testimoniare come nessuno”. Nel pomeriggio, uno spettacolare “Musical” interpretato da grandi e piccoli. La trama apre uno squarcio sulla storia del Portogallo e sull’arrivo – negli anni ’60 – del Movimento. Ci sono gli elementi principali della cultura lusitana: la sacralità del fado, i cori dell’Aletejo (regione al centro sud), le colorite danze popolari delle diverse regioni e delle isole, moderne coreografie, canzoni dei giovani. Le immagini sullo schermo gigante accompagnano l’ accattivante racconto. L’intensa giornata è volata via in un fiato. Si parte da Fatima col desiderio di portare dappertutto “l’esultanza” sperimentata, il fuoco dell’amore evangelico che brucia nel cuore di ciascuno. Dall’inviato Gustavo Clariá (altro…)
Ago 21, 2012 | Spiritualità
“Sentiamo oggi sinceramente di assicurare a voi tutti la nostra vicinanza e amicizia e di rinnovare il nostro impegno per la diffusione di una cultura della pace”. E’ uno stralcio del messaggio che circa 300 Ragazzi per l’unità del Movimento dei focolari, hanno rivolto al ven. Kojun Handa, 256° Sacerdote supremo della denominazione buddista Tendai. Il messaggio è stato letto a conclusione del 25° Incontro Interreligioso di Preghiera per la Pace che si è tenuto a Kyoto dal 3 al 4 agosto per iniziativa della Scuola Tendai in collaborazione di varie organizzazioni religiose del Giappone. Il convegno – dal titolo “Raging Natural Disasters and the Role of Religious Leaders” (Violenza della calamità naturale e ruolo dei leader religiosi) – voleva essere un momento di riflessione sul rapporto degli uomini con la natura dopo il terremoto, lo tsunami e le tragiche conseguenze nucleari del 2011 a Fukushima. Alla solenne cerimonia d’apertura erano presenti più di 1.200 persone, fra cui 16 rappresentanti di varie religioni dall’estero, oltre a molti leader delle religioni del Sol Levante. L’introduzione al convegno con varie immagini di Fukushima ha voluto sottolineare come questo disastro abbia fatto riscoprire ai giapponesi e non solo, i valori del “rapporto” fra gli uomini e della “preghiera”. Benedetto XVI ha inviato un messaggio al ven. Kojun Handa letto dall’arcivescovo Pier Luigi Celata, già segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Il messaggio dice fra l’altro: “L’impegno per la causa della pace da parte dei leader religiosi è della più grande importanza. (…) Sono certo che l’opera del Vertice e il Simposio che studia la risposta dei leader religiosi ai disastri naturali porteranno una più grande solidarietà e collaborazione reciproca”. Non è mancato un momento di preghiera in silenzio per le vittime di guerra e di calamità naturale. Commovente l’appello di aiuto e di preghiera di Mar Gregorios Ibrahim, metropolita ortodosso, che è riuscito a venire dalla Siria. Sono seguite varie presentazioni su come soccorrere le vittime dei disastri naturali e sulla posizione delle religioni riguardo l’energia nucleare dopo l’incidente del centrale nucleare di Fukushima.
L’Incontro si è concluso, il 4 agosto, al Tempio Enryakuji del Monte Hiei con la cerimonia di preghiera per la pace. Presenti, oltre i partecipanti dell’Incontro, molti ragazzi e giovani della Tendai. In questo contesto è stato letto da Christina Lee che vi partecipava a nome del Movimento dei Focolari, il messaggio dei 300 ragazzi per l’unità. “Il tema scelto per il congresso di quest’anno – scrivono i Ragazzi – ci sta particolarmente a cuore. Infatti noi ragazzi siamo consapevoli che il nostro futuro e quello delle prossime generazioni dipenderà da un rispettoso rapporto dell’uomo verso l’ambiente e la natura”. Poi, ricordando la Regola d’oro presente in tutti i libri sacri delle più grandi religioni e iscritta nel cuore di ogni uomo – “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt 7,12) -, concludono: “Ci impegniamo a viverla da subito in prima persona e chiediamo il vostro sostegno per diffondere questo appello tra tanti ragazzi di tutte le religioni, sicuri che ogni piccolo passo verso la pace se unito a tanti altri ci avvicina sempre di più a questa meta”. (altro…)
Ago 20, 2012 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Una miscela esplosiva: 150 gen di tutto il Portogallo (comprese le isole di Madeira e le lontane Azzorre) con i motori accesi da circa un anno, in preparazione dell’imminente Genfest che vedrà 200 di loro riuniti a Budapest insieme ad altri 12.000 giovani di tutto il mondo. Se a loro aggiungiamo un luogo unico come la cittadella Arco-Iris e sommiamo la presenza speciale di Maria Voce e di Giancarlo Faletti, ecco fatta la miscela esplosiva di gioia e di “voglia di rivoluzione” sperimentata il 18 agosto 2012. Cominciano loro, i giovani dei Focolari, offrendo alla presidente e al copresidente del Movimento le tante iniziative per raccogliere i fondi necessari per non mancare all’appuntamento mondiale di Budapest: un caffè concerto a Porto (a nord del Paese) con 300 amici coi quali condividere il sogno di un mondo più unito; un “festival del gelato” a Faro (nel sud), una giornata aperta con oltre 700 partecipanti; e poi: bancarelle, lavaggio di macchine, giardinaggio, servizio di babysitter… tutto serve per lo scopo, anche se ci tengono a dire che in realtà: “Tutto è stata un’occasione per allacciare rapporti più veri con i nostri amici e con tanti ragazzi e ragazze che ora conoscono e vogliono condividere con noi l’ ideale di un mondo unito”. Un’interruzione musicale: il complesso “Contrasto” interpreta, in prima esclusiva, la canzone che suonerà a Budapest, insieme ad altre 21 canzoni vincitrici del concorso indetto appositamente per i complessi gen di tutto il mondo. Subito dopo partono a raffica le domande che svelano i loro sogni e spaziano dalla crisi economica e sociale, alla disoccupazione, dalla mancanza d’impegno, all’individualismo… Vogliono capire il senso profondo di quanto sta accadendo nel mondo in cui vivono e quale contributo possono dare.
“Dio è Amore sempre! – risponde Maria Voce – Quando Chiara Lubich ha fatto, insieme alle sue giovani amiche, questa scoperta, c’era la guerra, ma questa certezza era così forte che si andava oltre le difficoltà… E oggi, proprio questa nostra certezza, può diventare speranza per gli altri. Ecco il vostro contributo: testimoniarla con la vita, evidenziando i valori della solidarietà, dell’unità”. E Giancarlo Faletti: “Mettiamo in moto la fantasia. La fede in Dio Amore ci aiuterà a trovare nuove soluzioni”. “In questo tempo stiamo comunicando l’Ideale dell’unità a tanti giovani – dicono i gen di Porto -, ma siamo pochi… hai qualche consiglio da darci?”. Maria Voce non ha dubbi: “Mai lasciarsi fermare dall’idea che non ce la facciamo, perché è Dio che porta avanti le cose. Senza paura, comunicate l’Ideale dell’unità a piene mani!”. “L’ateismo e l’agnosticismo sono molto presenti fra i giovani – dicono i gen di Faro – pur volendo fondare la propria vita su valori veri. Come riuscire a dialogare, a incontrarci?” “Il nostro ideale evangelico è universale – evidenzia la presidente –. Dialogare con i fatti, con la nostra coerenza e anche con un linguaggio adatto. Dobbiamo saper dare le ragioni della nostra fede; ma lo si fa vivendo prima il Vangelo, e poi trovando le parole adatte”. “Qual è la cosa più importante che dobbiamo fare, oggi, come Movimento Gen? ” “Essere tutti votati a questa meravigliosa causa, il mondo unito – risponde Maria Voce –. I nuovi mezzi di comunicazione aiutano alla comunione, ma attenti a non mollare il radicalismo dell’amore che è personale, che esige tutte le nostre energie”. Giancarlo Faletti aggiunge, andando alle origini del Movimento Gen: “Chiara, quando ha fondato la seconda generazione, voi gen, ha parlato di ‘rivoluzione evangelica’! Aiutiamoci a vivere essendo sempre questa rivoluzione viva”. Dall’inviato Gustavo Clariá (altro…)
Ago 20, 2012 | Cultura
La biografia di una donna che ha dedicato la sua vita alla promozione del dialogo tra Ebrei e Cattolici. La vita di Maria Baxiu (1924-1982) è stata interamente consacrata alla promozione del dialogo cristiano-ebraico. Con coraggio e determinazione si dedica alla conoscenza di Israele dal punto di vista biblico, storico e teologico, alla decostruzione degli stereotipi e, infine, alla costruzione di una teologia che, invece della negazione e della contrapposizione, abbia il sapore del riconoscimento e reciproco arricchimento. Un obiettivo che persegue soprattutto intrecciando relazioni con ebrei e con cristiani nella consapevolezza che solo incontrandosi si possono abbattere i pregiudizi. Una vita che Sgarbossa, esperto biografo, racconta con dovizia di particolari e talento narrativo. Città Nuova Editrice (altro…)
Ago 20, 2012 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Dove è l’ardimento, vi accorrono i giovani, che, se non sono infiacchiti da tare morali, amano la bellezza suprema che è Dio, affrontano la battaglia più ardita, che è della fede, amano i rischi più ingrati della purezza, della rinunzia, della dedizione. Se esitano di fronte a Cristo è perché forse ne conoscono una figura deformata, essendo stata forse presentata la religione sotto parvenze fiacche mondanizzate, mediocrizzate: rivestite di compromessi e compresse negli adattamenti, come un’attività secondaria o marginale o addirittura semiclandestina: qualcosa di senile e di noioso, che ansima per stare al passo delle generazioni. E invece i giovani,
se scoprono il vero volto di Cristo, se colgono la vera essenza della Chiesa,
sono rapiti proprio dal rischio dell’Evangelo. «Rischio pericoloso è disertare a Dio» dicevano i primi Padri, nell’adolescenza della Chiesa. E i giovani vogliono correre l’avventura pericolosa e bramano di gettarsi allo sbaraglio dell’amore di Dio in mezzo al mondo.
Essi non sanno che farsene di un cristianesimo rimpicciolito, ridotto alla misura dell’uomo del giorno, come una moda di stagione:
vogliono un cristianesimo grande. Lo vogliono immenso. E così non amano una chiesuola: vogliono una chiesa, grande, sterminata, in cui entri regolarmente tutta l’umanità, popolo di Dio. Se le vocazioni difettano è anche perché ai giovani non basta neppure la somma di difficoltà e di ardimenti esterni che talora si offre loro: essi vogliono la castità, in un mondo incestuoso, vogliono la povertà, nell’orgia del Mammona, vogliono l’amore, in una società vivisezionata dagli odi. Si annoiano in comunità in cui si evita, o si esita a parlare di unione con Dio,di meriti di Maria Vergine, di preghiera e di penitenza; dove non vive costantemente la vita del Corpo mistico, come comunione soprannaturale coi fratelli e con Dio, come concittadinanza con Dio svolta tra i cittadini del mondo, per incarnare nell’episodio dell’esistenza umana le grazie della vita divina. Per essere Cristo fra i fratelli, per i fratelli.
Non basta quindi loro una religione ridotta a sola cultura, a organizzazione, a tecnica d’apostolato, a disquisizioni e elucubrazioni estetiche o metafisiche o letterarie.
Cercano, i giovani, timidamente magari, sotto un aspetto di cruccio e di rivolta. Cercano Cristo, come lo cercarono, prima dell’Incarnazione, i popoli pagani; e lo cercano,
perché sono avidi di amore: ma amore, non nel senso, o almeno, non solo nel senso naturale, ma carità
soprannaturale che, nel pratico, li accomuni alla massa ignuda e sofferente, e per essa alla Potenza sovrumana e alla Paternità divina, a cui l’anima loro,
naturaliter christiana, istintivamente anela: un amore che l’immetta nel circuito della vita di Dio.

Foto © Centro Igino Giordani
I giovani amano le missioni più ardite, accorrono appena li chiama un Don Orione, una Canossa, una Cabrini, chiunque sia in grado di offrire loro un’avventura di sacrificio e di purezza, di servizio e di dedizione: che, in fondo, essi
amano l’eroismo della croce, la pazzia della croce. Cambiano quando, sotto la spinta del vizio, intimamente invecchiano. Ma questa è la lezione divina di questa crisi umana, su cui versiamo fiumi di lacrime, d’inchiostro e di coca-cola: non si vive senza un assoluto.
Gesù passa, e i giovani lo seguono se lo vedono: se la vista di lui non è impedita dall’insorgenza di creature umane, superbe, cioè messesi
super, più su degli altri, per denaro o potere politico o enfiagione di vanità. E se appena ne scorgono il viso giovanile, puro e divino, essi lasciano padre e madre, fidanzamenti e lucri, agi e lusinghe, e lo seguono, prima sulle vie dell’apostolato e poi su quella del calvario.
Essi vogliono Cristo, e Cristo crocifisso. E Gesù passa: e se lo seguiamo, senza voltarci, senza chieder licenza per andare a ferrare cavalli o a comprare buoi, a fare salamelecchi a tizio e proposte a caio, diventiamo
ipso facto giovani: ragazzi, per i quali è fatto il regno dei cieli. Convertirsi allora, lo vediamo, è trovare la via, e scoprire che s’è perso tempo a coltivare illusioni e tirar su baracche. Splende in fondo al nuovo panorama una croce: ma è il segno della vittoria sulla morte.
Abbiamo in Lui scoperto l’eterna vita.
Igino Giordani, in «Fides», Agosto 1955, pp.242-245. (altro…)
Ago 19, 2012 | Cultura
Siamo al Polo imprenditoriale della cittadella portoghese dei Focolari, inaugurato solo due anni fa. Una delle parole più ricorrenti è sonho: non solo il sogno del Polo, diventato realtà grazie alla tenacia di un gruppo di imprenditori che aderiscono ai principi dell’Economia di Comunione (EdC), ma anche i sogni, diventati realtà, delle esperienze scambiate in seguito. Mário Massa – coordinatore della commissione nazionale EdC – fa gli onori di casa, e racconta il suo impegno come imprenditore di un’azienda che ha fatto propri i principi dell’Economia di Comunione. Anche i fratelli Faria Lopes raccontano quando, nell’87, hanno dovuto assumersi la responsabilità dell’azienda familiare. La proposta dell’EdC, nata nel ’91, ha rafforzato in loro la convinzione di gestire l’attività secondo i valori della comunione e della condivisione. Oggi, sono tre le loro unità industriali, dove lavorano più di 60 persone. “Qualche giorno fa – racconta uno di loro -, davanti al silenzio delle macchine ferme per la sosta estiva, quel posto di lavoro mi è sembrato sacro. Lì, ogni giorno, si lavora dando il meglio di sé, sia nella produzione che nel rapporto tra i colleghi e con tutti quelli a cui si serve”. Maria Voce, presidente dei Focolari, dopo aver ascoltato con attenzione la carrellata di testimonianze degli imprenditori, esclama: “Le vostre esperienze sembrano un canto!”, aggiungendo che in esse si avverte “l’operare di Dio”. E mette l’accento sulla libertà, come “il dono più grande che Dio ha dato all’uomo”, perché, rifacendosi al nome completo del progetto EdC, afferma che l’”Economia di comunione” si può realizzare solo nella libertà. “Cerchiamo di far crescere l’amore, in noi e in tutti, – continua la presidente – e l’amore stesso spingerà verso la comunione, contagiando tanti altri” a vivere la propria attività economica in modo solidale. E Giancarlo Faletti, copresidente del Movimento, aggiunge: “Non aver paura dei momenti di difficoltà, ma prenderli come occasione per approfondire la comunione”.
Nel contesto della crisi attuale, come fare per aiutare i giovani a portare avanti i loro progetti, i loro sogni, quando si trovano forse laureati ma disoccupati? “E’ un problema mondiale – risponde Maria Voce -. Le aziende di EdC possono fare qualcosa, ma soprattutto possono avere fiducia nei talenti dei giovani. La collaborazione con loro, forse non nell’immediato, porterà a generare nuovi posti di lavoro”. L’attenzione verso i giovani sembra proprio una priorità degli imprenditori portoghesi legati al Polo ‘Giosi Guella’. Per loro è nata l’idea di svolgere delle “Summer School” internazionali che approfondiscano i principi dell’EdC . Il sogno diventerà realtà dall’11 al 15 settembre prossimi. “Towards a Bridging Economy: Verso una economia che costruisce ponti “, questo il titolo – in continuità con il Genfest – della scuola che si svolgerà in collaborazione con l’Università Cattolica Portoghese. Essa vuole diventare una possibilità per i giovani partecipanti di impegnarsi ancor di più nella costruzione di un mondo unito. Sono già 80 i giovani iscritti, la maggior parte studenti e imprenditori, provenienti da 22 paesi di 4 continenti. Ci saranno personalità del mondo accademico e imprenditoriale e il coordinatore centrale dell’Economia di Comunione, Prof. Luigino Bruni dell’Istituto Universitario Sophia e dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca (Italia). Attualmente il Polo accoglie tre aziende; altre dieci imprese portoghesi aderiscono all’EdC e sono collegate con il Polo imprenditoriale di Abrigada. “Vorremmo che il Polo Giosi Guella – concludono gli organizzatori – diventi sempre più uno spazio di formazione e di incontro/dialogo tra i diversi operatori che già lavorano per una nuova economia”. Dall’inviato Gustavo Clariá
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Ago 18, 2012 | Focolari nel Mondo
18.8.2012 Incontro con i giovani (altro…)
Ago 17, 2012 | Focolari nel Mondo
http://vimeo.com/47711225 Durata – 14 ‘ 23″. Video in portoghese con SOTTOTITOLI IN ITALIANO. (altro…)
Ago 17, 2012 | Focolari nel Mondo
Visita di Maria Voce alla cittadella Arco Iris – 16.8.2012 (altro…)
Ago 17, 2012 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo
L’arrivo alla cittadella portoghese della presidente dei Focolari, accompagnata dal copresidente, il 15 Agosto, coincide con la festa dell’Assunzione di Maria. La liturgia parla dell’esultanza del bimbo nel grembo di Elisabetta. Un segno che fa dire alla presidente: “Sarà il viaggio dell’esultanza!”. L’accoglienza all’aeroporto e poi alla cittadella sembra confermarlo. C’è un folto gruppo ad accoglierli, con una coreografia degna della “creatività dell’amore”: un portico ricoperto di fiori sgargianti, due campinos (contadini a cavallo con colorati costumi tradizionali), la musica, le famiglie, i bambini…
Il 16 agosto è dedicato alla visita della cittadella Arco-Íris (Arcobaleno), che compie 15 anni di vita. Infatti, nel ‘96 venne acquistato il terreno ad Abrigada, località situata a circa 50 km da Lisbona, con il contributo di tutte le comunità lusitane. Si parte dal camposanto per visitare le “vere pietre vive” della cittadella. Sono ormai 8, quasi ad indicare che la Spiritualità dell’unità in Portogallo ha messo profonde radici. Ci si sofferma davanti al volto raggiante di Eduardo Guedes, focolarino e primo gen portoghese. Maria Voce – come aveva fatto pochi giorni prima che Eduardo ci lasciasse – gli affida i giovani ed in particolare, l’imminente Genfest. Si continua nella sede dell’Editrice e giornale Cidade Nova: 12 persone impegnate, più collaboratori esterni; 3.000 abbonamenti al giornale; una buona produzioni di libri. “Gli uffici sono belli, sobri, essenziali”, commenta la presidente, sottolineando l’importanza dell’unità tra tutti che dà vita e diffonde un messaggio valido e credibile. Arriva il turno dei gen: un’esplosione di gioia tra la trentina dei presenti riuniti per l’occasione. Maria Voce e Giancarlo Faletti incontrano nelle due casette, punti di riferimento per tutti, dove alcuni abitano per un certo periodo, i e le gen portoghesi. Studiano o lavorano a Lisbona, o nelle vicinanze. Monica fa la fisioterapista in un ambulatorio che funziona nella cittadella: “Per me è un grande dono essere qui. La presenza di Gesù fra noi, nella casetta, con gli abitanti della cittadella, nel lavoro… mi spinge a vivere l’ideale dell’unità, anche quando mi rapporto con altre persone”. Tiago, 24 anni, prossimo alla laurea in medicina: “Il mio impegno è quello di cercare di vivere sempre nella volontà di Dio. Così sento che ‘insieme, siamo Gesù’ che costruisce la cittadella e la vita di ognuno di noi”. Maria Voce li sprona a donare la vita del Vangelo vissuto a tutti, “che esploda” dappertutto. Da ricordare che ogni 1° maggio, circa un migliaio di giovani si dà appuntamento nella cittadella. Prossima tappa, le famiglie! Sono cinque, di cui due nella cittadella e altre nei dintorni. “Siamo qui da 10 anni, abbiamo visto nascere la cittadella” – dicono José e Conceição Maia, prima famiglia a trasferirvisi con i loro sei figli. “Siamo qui da tre anni – raccontano Tonì e Idalina Nogueira, con cinque figli –. Siamo felici! Facciamo un’esperienza nuova, sia come famiglia che come comunità. Ogni giorno alcuni di noi partiamo insieme per Lisbona, chi per lavoro chi per studio, e torniamo insieme, concludendo la giornata con la Messa nella cittadella”. Maria Voce sottolinea l’importanza delle famiglie, non solo per la cittadella, ma anche per la Chiesa e l’umanità e afferma: “Ciò che conta è la novità, mai scontata, della vita evangelica; perciò, ricominciare sempre, ogni giorno, senza preoccuparsi”. E Giancarlo Faletti: “Sono bellissime le case, ma ancor più importante è il cammino che avete fatto come famiglia, superando le varie difficoltà”. Nel pomeriggio il Polo “Giosi Guella”, inaugurato nel 2010, con tre aziende di Economia di Comunione in funzione e una decina sparse nel Paese e ad esso collegate. Quindi, la visita all’armonioso Centro Mariapoli, che possiede una sala per 200 persone, 60 posti letto e accoglie una media di 5.000 ospiti l’anno. Si prospettano prossimi sviluppi, espressione della crescita del Movimento in Portogallo: la visita al terreno dove sorgerà la casa delle “volontarie di Dio”, con la posa della medaglietta della Madonna, in un clima di gioia e commozione; e i progetti (realizzati da due giovani architette) di una serie di casette. L’intensa giornata si conclude con la Messa, animata dai canti interpretati nello stile del Fado, anima del popolo portoghese, come dirà Maria Voce nel saluto finale: “Abbiamo vissuto il primo giorno in Portogallo con una gioia sempre crescente”; e riferendosi alle canzoni evidenzia il valore dell’interpretazione. Ricordando poi, che Chiara Lubich invitava a interpretare in terra la parte di Gesù, si augura che emerga da questo popolo il “Gesù portoghese”, dono per tutti gli altri popoli. Aggiunge Giancarlo Faletti: “Una giornata piena di Dio… Abbiamo motivi per esultare!”. E la presidente ancora: “Ora viviamo la gioia. Ora la Madonna canta ancora il Magnificat”. Dall’inviato Gustavo Clariá Servizio fotografico © M. Conceicao / M. Freitas
Video presentazione della Cittadella Arco-Íris (altro…)
Ago 17, 2012 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Al Genfest , incontro internazionale dei giovani dei Focolari che si terrà a Budapest dal 31 Agosto al 2 settembre, si vivrà anche un momento di scambio sulle esperienze concrete che vedono impegnati i giovani da anni. Ve ne presentiamo alcune, in anteprima che mostrano come ognuno sia in prima fila, lì dove vive, coi problemi e le sfide che ogni giorno incontra. In Colombia, dove la pioggia non dà tregua da più di un anno, con oltre 500 fra morti e dispersi e quasi 3 milioni di persone che hanno subito danni, i giovani hanno iniziato da Soacha, una città alla periferia di Bogotà e assieme agli adulti, hanno organizzato una campagna per raccogliere viveri e vestiti. In più hanno ricevuto 200 paia di stivali e una quantità di alimenti che hanno distribuito alle famiglie più bisognose. Oggi la situazione si è aggravata, per via di malattie e problemi di convivenza nei campeggi ma loro continuano a raccogliere aiuti e a stare vicino alla gente.
Catania-Bujumbura – Il ponte tra i giovani di queste due città si è materializzato in una tastiera. Da una videocall skype in cui il complesso africano “Gen Sorriso” (che si esibirà anche a Budapest) ha cantato in kirundi, i giovani liceali del “Galilei” di Catania, hanno avuto l’idea di offrire loro una tastiera. A tal fine hanno lanciato l’operazione “Un gelato per il Burundi”. Al successivo collegamento, concerto virtuale intercontinentale di tam tam e chitarra (in Burundi) e tastiera, che per ora è ancora a Catania, ma che è destinata al complesso burundese. La sfida della diversità – Giovani buddisti e cristiani hanno dato vita, negli anni, a 3 simposi di scambio e confronto su temi come l’impegno per la pace, vivere e trasmettere la Fede, creando così una rete d’amicizia e fraternità interreligiosa, interculturale ed internazionale. 72 musulmani e cristiani di 5 Paesi del Medio Oriente e Nord Africa si incontreranno a Budapest per la prima volta e, in tempi record, dovranno mettere insieme la coreografia che i gruppi nei rispettivi Paesi hanno imparato, grazie alle lezioni virtuali passate da un Paese all’altro via youtube. Non sono da meno i giovani dell’India: indù del movimento ghandiano Shanti Ashram e cristiani hanno lavorato insieme per mesi alla loro danza, che vuole esprimere la diversità delle religioni e caste presenti nel loro Paese, in stile classico indiano. Queste sono solo alcune delle molteplici esperienze di dialogo interreligioso. Di molte altre, Num, buddista della Thailandia, parlerà il prossimo 1° settembre al Genfest, mentre saranno un cristiano di Nazareth e una musulmana di Gerusalemme a raccontare ai 12.000 cosa significa vivere per la fraternità nel cuore del conflitto israelo-palestinese e della difficile convivenza di tre religioni ebraismo, cristianesimo e islam. Fra loro ci sono anche giovani che non hanno un credo religioso, ma che condividono l’impegno a vivere per un mondo più unito. Da ricordare il progetto United World Projecte che, concepito e sviluppato dai giovani dei Focolari e aperto alla collaborazione con tutti, verrà lanciato, nella sua prima fase, proprio a Budapest. Ha lo scopo di mettere in evidenza e promuovere la fraternità messa in atto da singoli, gruppi e nazioni. Darà vita anche ad un Osservatorio internazionale permanente, riconosciuto dall’ONU. Fonte: Servizio Informazione Focolari – SIF
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The Genfest 2012 project has been funded with support from the European Commission.
This communication reflects the views only of the author, and the Commission cannot be held responsible for any use which may be made of the information contained therein.
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Ago 16, 2012 | Non categorizzato
Ago 16, 2012 | Non categorizzato
Ago 16, 2012 | Non categorizzato
Ago 16, 2012 | Focolari nel Mondo
Dal 15 al 22 agosto, la visita in Portogallo della presidente dei Focolari, Maria Voce, insieme al copresidente Giancarlo Faletti (altro…)
Ago 16, 2012 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
È scoccata finalmente l’ora per i Focolari del Portogallo! È proprio il caso di dirlo, soprattutto se si considera il tempo di preparazione di una visita così attesa come quella della presidente e del copresidente del Movimento dei focolari per la prima volta in terra lusitana. Il viaggio, infatti, previsto per lo scorso gennaio, era stato rimandato per motivi di salute. Ma nemmeno la fitta agenda di Maria Voce né il forte caldo dell’estate, hanno impedito, in pieno ferragosto, che la comunità dei Focolari lusitana si raduni per accogliere in “caloroso” abbraccio la presidente, accompagnata dal copresidente Giancarlo Faletti. Ci sono due storici ‘prodromi’ che i Focolari portoghesi annoverano con orgoglio nella loro storia. Il primo risale addirittura alla fine del 1948, quando Igino Giordani (noto come Foco), allora deputato dello Stato italiano, aveva tenuto a Lisbona una conferenza nella “Società Geografica”. Giordani, che aveva conosciuto Chiara Lubich solo tre mesi prima restando affascinato dalla spiritualità dell’unità, in quell’occasione incontrò l’allora Cardinale Patriarca di Lisbona, Mons. Manuel Cerejeira. l secondo prodromo è particolarmente caro ai Focolari portoghesi: la visita di Chiara al Santuario di Fatima nel 1955, quando il Movimento non era ancora arrivato in Portogallo. Lei stessa lo ricorderà nel suo diario tre anni dopo: “Era il settembre ’55 quando un’occasione veramente eccezionale ci procurò la fortuna di incontrare Suor Lucia di Fatima… ricordiamo poco di quel viaggio, tanto amato, disteso fra l’8 settembre (nascita di Maria) e il 12 settembre (nome di Maria). Forse perché il cuore era sempre lì nella ‘Cova da Iria’, dove la Madonna porse il suo messaggio al mondo”. D
ovranno passare tanti anni perché Chiara possa incontrare di persona, a Santiago di Compostela nel 1989, la comunità portoghese insieme a quella della Spagna. E successivamente, nel novembre 2003, si preparava a recarsi a Lisbona, quando la salute non glielo permise. In quella occasione scrisse ai membri dei Focolari: “Carissimi, vi penso tutti radunati a Fatima (…). Anche se non mi è stato ancora possibile venire a trovarvi, sentitemi lì con voi, come e più che se lo fossi di persona. Sono certa che coglierete quest’occasione per rinnovare l’unità fra di voi… per diffondere nel mondo l’Amore”. Maria Voce e Giancarlo Faletti sono ora in Portogallo, quasi a realizzare il desiderio espresso dalla fondatrice. In questi giorni saremo spettatori attenti per accompagnare e raccontare quanto accadrà ai tanti che, da diversi punti del pianeta, sappiamo che vorranno seguire con interesse questa visita nel Paese lusitano. Dall’inviato Gustavo Clariá Servizio fotografico © M. Conceicao / M. Freitas (altro…)
Ago 15, 2012 | Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Beatissimo Padre, (…) Anima del “Movimento Umanità Nuova” sono i volontari e le volontarie la cui vocazione è la totale donazione a Dio, senza consacrazioni particolari. Immersi nel mondo, luogo privilegiato della loro irradiazione, praticano il Vangelo sull’esempio delle prime comunità cristiane che desiderano emulare in questo secolo, essendo un cuor solo ed un’anima sola, con la conseguente “comunione dei beni” spirituali e materiali. Nel nostro mondo freddato dal materialismo e dal consumismo, immiserito e deviato dall’edonismo, dalla violenza e da tutti i mali presenti, essi cercano di portare il fuoco, la luce e la forza, la ricchezza del Risorto, sforzandosi perciò di farlo splendere in se stessi con l’abbraccio delle croci di ogni giorno e impegnandosi a generare, con la più profonda unità fra loro, la Sua presenza nelle case, negli ospedali, nelle scuole, nei parlamenti, nelle officine, dappertutto, perché i vari “mondi” possano esser da Lui illuminati, guidati e sorretti nel cammino del rinnovamento.(…) Chiara Lubich (altro…)
Ago 15, 2012 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Carissimi, che siete convenuti a Budapest per celebrare il 40° anniversario della nascita dei “volontari”, giunga a tutti il mio più cordiale saluto. Non a caso avete voluto scegliere, come sede di questo importante convegno, Budapest, la capitale dell’Ungheria, nazione da cui partì la prima scintilla di quella realtà – una delle più fiorenti diramazioni del Movimento dei Focolari – che doveva divampare presto in Italia, in Europa e in tutto il mondo. Fu la nostra risposta a quell’anelito di libertà, domato nel sangue, da chi voleva sradicare, dalla società e dal cuore degli uomini, Dio. Fu anche la nostra eco all’appello accorato, che il Papa Pio XII lanciò al mondo in quell’occasione: “Dio! Questo nome, fonte di ogni diritto, di ogni giustizia, di ogni libertà, risuoni nei parlamenti, sulle piazze, nelle abitazioni e nelle officine…”. Fu allora che donne e uomini di tutte le età, nazionalità, razze e condizioni diverse, legati dal vincolo dell’amore reciproco, si unirono per formare un esercito di volontari: “i volontari di Dio”. La storia la conoscete o vi sarà raccontata in questi giorni. Forse c’è tra voi chi, “quella storia”, l’ha vissuta in prima persona. “Volontari”, la vostra vocazione è splendida! Sull’esempio dei primi cristiani, vi siete, per amore, da liberi, fatti schiavi di Gesù, che attende la vostra testimonianza nel mondo, proprio là dove Lui non è conosciuto o non è amato.
Siete “volontari di Dio”, dunque nulla vi è impossibile, perché Lui è con voi. Sfruttate questa circostanza per chiedere a Lui ed a voi cose grandi. ChiedeteGli di poter continuare a scatenare, attraverso la vostra vita, quella rivoluzione evangelica basata sull’amore, che il mondo attende. E non guardate alla vostra vocazione solo come ad alcunché di spirituale e intimistico. Già la spiritualità dell’unità vi apre ai fratelli! Ma voi siete chiamati a immettere nelle strutture della società, che vi circonda, il lievito divino che la può fare umanità nuova nei suoi vari mondi, in quello familiare ed ecclesiale. Chi non fosse impedito per età ed altri motivi, si lanci dunque in questa splendida vocazione laica che ai laici è proprio affidata. Chiedete a Dio che questo mondo possa cambiare anche per mezzo vostro e non datevi pace finché non costatate in esso germogli duraturi. Noi tutti nell’Opera siamo con voi in questa ricorrenza a ricordare, a far propositi, a lanciarci. Come Maria Assunta portò nel Suo corpo il creato in Paradiso, così anche voi non ambite di entrarvi senza un mondo rinnovato. Voi volontari e le volontarie, colonne dell’Opera di Dio nelle sue espressioni più belle! Con voi, Chiara». Messaggio per il 40° anniversario della nascita dei “volontari” Rocca di Papa 6 novembre 1996 – letto da Dori Zamboni a Budapest il 23 novembre 1996 Fonte: Centro Chiara Lubich (altro…)
Ago 14, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«Quando sono scoppiate le manifestazioni e sono avvenute le prime sparatorie, hanno portato nel nostro ospedale tante persone ferite. La situazione era caotica e la gente aveva tanta rabbia. Mi sono messo subito a disposizione e nonostante il pericolo sono andato sul posto per curare i feriti passando posti di blocco di gente armata. Dentro di me avevo la sicurezza che non sono da solo, ma sono nel cuore di Gesù. Giorno dopo giorno, ho visto crescere la divisione tra i vari componenti della società ed aumentare la tensione confessionale e le uccisioni in base all’appartenenza religiosa. Ho scelto di andare contro corrente, accettando di curare pazienti di tutte le confessioni, prendendo su di me il rischio di essere frainteso nel mio agire e accusato quindi sia da parte del Governo sia dagli oppositori armati. Per garantire la sicurezza dei pazienti, tante volte, finita un’operazione, aspettavo i malati per ore per trasportarli sicuri a casa loro con la mia macchina. Una notte, mentre accompagnavo una paziente alauita a partorire a Hama, città a maggioranza sunnita, ci siamo imbattuti in una manifestazione di protesta contro il regime. Tutti in macchina erano impauriti e anch’io ero incerto su come procedere, soprattutto quando un gruppo di manifestanti si è avvicinato per sapere chi c’era dentro. Parlando con loro ho detto a voce alta: “Qui in macchina c’è una donna che sta per partorire, abbiate timore di Dio”. Si sono calmati e poi si sono allontanati e così abbiamo potuto entrare in ospedale. La signora era sul punto di dare alla luce il figlio. Poco dopo si sentivano le grida del neonato. Era una vita che nasceva in mezzo alla morte. Ci siamo commossi fino alle lacrime perché quel bambino era il simbolo delle nostre speranze in una nuova nascita. Cercare di amare tutti ha significato anche pensare ai familiari dei feriti e delle vittime, cercando di stare loro vicino e di rassicurali aiutandoli anche a superare la rabbia e la voglia di vendetta. Un giorno è morto un ufficiale musulmano di un villaggio vicino al nostro. Con altri medici cristiani siamo andati a fare le condoglianze alla famiglia. Quando suo padre l’ha saputo si è commosso, e poi si è rivolto a noi dicendo: “Oggi mi avete onorato voi e la vostra gente, e mi avete portato un po’ di pace”. Lo scorso settembre, verso la fine del mese di Ramadan ho pensato di mobilitare i miei colleghi medici per un’azione di riconciliazione. Abbiamo invitato 120 medici della città, di tutte le confessioni, a un Iftar cui era presente anche il governatore della città. Si è creata un’aria molto bella e distesa che ha rassicurato gli animi ed ha avuto un’eco molto positiva a Hama aiutando a rimarginare le ferite. Questa vita per l’unità non è passata inosservata. Sono stato chiamato a lavorare nel comitato di dialogo cittadino dove ho potuto anche portare la visione politica illuminata dalla spiritualità dell’unità. Successivamente sono stato eletto per far parte del comitato di Dialogo nazionale chiamato a riunirsi col Presidente per trovare una soluzione giusta. Purtroppo questa azione pacifica non ha avuto gli esiti attesi ma continuo a sperare e lavorare perché il dialogo e la riconciliazione abbiano l’ultima parola». Y. S. – Siria (altro…)
Ago 13, 2012 | Cultura
La storia di uno dei primi testimoni dell’allora nascente Movimento dei Focolari. Marco Tecilla, il primo focolarino, racconta qualcosa di sé e del suo rapporto privilegiato con Chiara Lubich. Nello stile semplice e asciutto che gli è proprio, estrae dallo scrigno di una memoria ancora lucida episodi noti e meno noti che riportano alla Trento della seconda guerra mondiale e ai primordi dei Focolari. A cura di Oreste Paliotti, edito da Città Nuova (altro…)
Ago 11, 2012 | Chiara Lubich, Spiritualità
«Erano i tempi di guerra. Tutto crollava di fronte a noi, giovanette, attaccate ai nostri sogni per l’avvenire: case, scuole, persone care, carriere. Il Signore pronunciava coi fatti una delle sue eterne parole: «Tutto è vanità, nient’altro che vanità…». Fu da quella devastazione completa e molteplice di tutto ciò che formava l’oggetto del nostro povero cuore, che nacque il nostro ideale. Vedevamo altre giovinezze gettarsi nell’entusiasmo sincero per la salvezza e l’avvenire migliore della Patria. Era facile parlar d’Ideale in quella vita morta a tutto ciò che umanamente potrebbe attrarre. Noi sentivamo che un solo ideale era vero, immortale: Dio. Di fronte al crollo provocato dall’odio, vivissimo apparve alla nostra mente giovanetta Colui che non muore. E lo vedemmo e lo amammo nella sua essenza: «Deus caritas est».
Ci suggellò i nostri pensieri e le nostre aspirazioni un’altra figliola che in altri tempi, non molto dissimili dai nostri, seppe illuminare della sua luce divina le tenebre del peccato e riscaldare i cuori gelidi d’egoismo, d’odio, di rancori: Chiara d’Assisi. Anch’ella vide come noi la vanità del mondo, perché il Poverello d’Assisi, vivo esempio di povertà, l’aveva educata a «perder tutto per guadagnare Gesù Cristo». Anch’ella, scappata dal castello degli Scifi, a mezzanotte, alla Porziuncola, prima di deporre i ricchi broccati, aveva risposto al santo che le chiedeva: «Figliola che cosa desideri?»: «Dio». Ci impressionò il fatto che una giovinetta diciottenne, bellissima, piena di speranze, sapesse racchiudere tutti i desideri del suo cuore nel solo Essere degno del nostro amore. E noi pure al par di lei sentimmo l’identico desiderio. E dicemmo: «Dio è il nostro ideale. Come donarci tutte a lui?». Egli disse: «Amami con tutto il cuore…». Come amarlo? «Chi mi ama osserva i miei comandi. Amerai il prossimo tuo come te stesso». Ci guardammo l’un l’altra e decidemmo senz’altro «di amarci per amarlo». Più si “vive” il Vangelo, più si comprende». Da «Fides», 48 (1948), n. 10, pp. 279-280. Leggi il testo completo: Erano i tempi di guerra Fonte: Centro Chiara Lubich (altro…)
Ago 10, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Per la popolazione, in non poche località della Siria, la vita si è fatta dura: bombardamenti e scontri, anche se non continui; paura, rincaro dei viveri, difficoltà a reperire il gas; si può uscire di casa, ma la vita è molto diminuita nel ritmo, con posti di blocco temibili; molte famiglie cristiane si orientano a fuggire in Libano, almeno momentaneamente. Dalla Siria ci raccontano: “Ancora a novembre del 2011 speravamo in una svolta pacifica, che però è progressivamente dileguata fino allo stato attuale, che vede il Paese preso in una morsa di violenza dalle conseguenze imprevedibili e sicuramente disastrose. Per noi che crediamo al mondo unito è molto doloroso costatare la mancanza di volontà reale per trovare una soluzione per via diplomatica e politica. Fin dall’inizio degli eventi ci siamo resi conto, insieme a tanti nel Paese, che l’interesse prioritario non era quello conclamato da tanti giornali e canali satellitari arabi e occidentali, e cioè la libertà e il pluralismo, quanto piuttosto un gioco di potere che sta distruggendo a tutti i livelli un Paese conosciuto tra il resto per la convivenza pacifica tra gruppi di religioni diverse”. I membri del Focolare, dopo i primi momenti di sgomento e di disorientamento hanno visto “i frutti della vita del Vangelo seminata in questi decenni e della comunione piena tra le varie comunità sparse nel Paese e al loro interno. La prova che il Paese sta vivendo – continuano – ha portato all’essenziale nel rapporto con Dio, con la Parola e con gli altri. Si è manifestato un crescente impegno a contare su di Lui”. C
redere all’amore di Dio, essere attenti e donati alle necessità del prossimo è il modus vivendi di piccoli e grandi. Colpisce la vitalità della parte giovanile. I giovani ad Aleppo distribuiscono a famiglie povere con cui sono in contatto, pasti gratis che ottengono da una grande azienda. Hanno inoltre suscitato una gara di solidarietà tra i loro amici e le loro famiglie in modo da poter fare arrivare regolarmente viveri di prima necessità ad altre persone nel bisogno. Alcune ragazze (le gen3) hanno preparato e venduto delle merende a studenti che quotidianamente si recavano a preparare gli esami universitari in una biblioteca parrocchiale. I bambini (i gen4) raccolgono e vendono tappi di bottiglie. I giovani di Damasco con cineforum e incontri hanno cercato di diffondere la cultura della pace e della fratellanza. Quando i rifugiati nello scorso luglio si sono riversati nei giardini e nelle scuole della città, i giovani dei Focolari insieme a tante altre persone si sono immediatamente dati da fare per sovvenire ai loro bisogni.
Per la famiglia di Sima e Walid , lui ingegnere, lei insegnante, sono cominciate serie difficoltà col mutuo della casa e dell’auto da pagare, e la retta scolastica per i bambini.“La paura ha cominciato a invaderci – raccontano – vedevamo già l’eventualità di perdere la casa, e inoltre Walid ha perso il lavoro. Ma ci siamo fatti coraggio nel credere all’amore di Dio, pensando che al momento giusto sarebbe intervenuto. Il giorno dopo questo proposito è arrivato per noi un aiuto in denaro, corrispondente alle due rate per la scuola”. Altre famiglie rimaste senza niente sperimentano l’amore della gente del villaggio. “Ci hanno offerto tutto quello che mancava nella casa – raccontano Mariam e Fouad, che da 4 mesi non ricevono lo stipendio – persino un tappeto e il televisore”. La difficile situazione, tuttavia, ha istillato paura e diffidenza reciproca, e ci si guarda con sospetto. La sfida di costruire rapporti fraterni con tutti è una testimonianza controcorrente. È quanto ha vissuto Rima, che lavora per un progetto di sostegno professionale per donne irachene. Un giorno una donna è venuta per iscriversi al corso. Il suo abbigliamento – completamente velata – consigliava prudenza: poteva generare infatti sospetti tra le partecipanti. Con una scusa trova il modo di non iscriverla, ma poi un pensiero più forte: “Gesù ci ha amati tutti ed è venuto per salvare tutti senza eccezione. Anche noi dobbiamo avere una carità che non fa distinzioni”. Così fa di tutto per rintracciare quella donna ed iscriverla al corso. Fahed fa il tassista. “Lavorare è una sfida e fonte di stress sempre crescente. Un giorno un signore anziano, musulmano, ha cominciato a imprecare contro un bombardamento che a suo avviso aveva volutamente preso di mira una moschea. L’ho ascoltato con attenzione, poi gli ho detto: “Non rattristarti, perché le case di Dio solo Lui le può costruire”. Quattro mesi dopo, sale sull’auto quello stesso cliente, che però non lo riconosce. “Durante il tragitto mi ha confidato che era rimasto molto colpito da uno dei nostri ‘fratelli’ cristiani che gli aveva detto che solo Dio costruisce le Sue case”. Youssef è un medico ginecologo che nel caos e nella rabbia dei primi disordini, si è subito messo a disposizione, andando a curare i feriti sul posto. La scelta inusuale di curare pazienti di tutte le confessioni, a rischio di essere frainteso è un seme di riconciliazione. Attorno a lui si è creata una rete di medici che, in tutti i sensi, cerca di rimarginare le ferite.
E poi ancora quel giovane professore, da un anno reclutato nell’esercito. La preghiera, l’unità con altri giovani che vivono l’ideale cristiano e la decisione presa di affidare la propria vita a Dio, sono il sostegno quotidiano. Anche quando deve andare dalle famiglie dei soldati uccisi per dare loro la notizia del decesso. Mona è una giovane sfollata con la famiglia in un villaggio vicino alla città. Da alcuni mesi, è voluta tornare da sola in città per aiutare in un Centro di religiosi che aiuta bambini di ogni confessione a recuperare gli studi e soprattutto la voglia di vivere. “Nel mio quartiere – racconta Bassel – subito dopo le prime manifestazioni sono scoppiati veri e forti attacchi di persone armate contro la polizia. Tante volte, chiusi in casa per proteggerci dagli spari che cadevano a pioggia sul quartiere, tenevamo in mano il Rosario, con la convinzione che la Madonna ci avrebbe protetti. Ricordando la potenza della preghiera in unità con un amico abbiamo cominciato a fare un “Time-Out” alle undici di sera, l’ora nella quale generalmente scoppiavano gli scontri. Tanti si sono aggiunti a noi. Crediamo che, nonostante tutto, le armi non avranno l’ultima parola”. (altro…)
Ago 9, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
A Potenza (Basilicata), il 21 luglio scorso, un giardino della città è stato intitolato a “Chiara Lubich – Apostola dell’unità tra i popoli”, in un clima semplice e gioioso. Un punto di arrivo e di partenza per la comunità dei Focolari del capoluogo lucano nel rapporto, maturato nel tempo, con le istituzioni. “Era doveroso intitolare uno spazio alla vostra fondatrice, Chiara Lubich,[…] per ricordare lo straordinario messaggio che ci ha lasciato con i suoi valori, affidando la sua vita a Dio ed insegnando a tutti a vivere nel sociale, vicino alla gente. Chiara Lubich intuì il valore rivoluzionario del messaggio del Vangelo e lesse il Comandamento “amatevi l’un l’altro” come un invito ad operare nel sociale, a favore degli ultimi, nelle piazze, nelle case, nelle fabbriche, nelle scuole. Come fortissima è stata la sua intuizione di cogliere l’importanza, nell’era globale, di un’azione a favore della pace e della unità. Chiara Lubich è stata una maestra per tutte le religioni perché parlava al cuore di tutti. In un momento di crisi quale è quello che stiamo vivendo dobbiamo avere fiducia ma quest’ultima la possiamo trovare solo grazie alle nostre profonde radici cristiane.” Queste parole il Sindaco di Potenza, Vito Santarsiero ha annunciato ai circa 700 partecipanti alla Mariapoli, incontro estivo dei focolari, riuniti a Potenza, la dedicazione di un giardino della città a Chiara. Ha quindi ascoltato, con profonda attenzione, il messaggio inviatogli da M.Voce, presidente dei focolari prima di recarsi con il Vescovo e una delegazione di Mariapoliti a Macchia Romana, il rione in cui si trova il giardino che porta ora il nome di “ Chiara Lubich – Apostola dell’unità tra i popoli”.
Il giardino si trova fra le vie intitolate a Oscar Romero e a Martin Luther King, circostanza non voluta, vista la sorpresa manifestata dal primo cittadino nell’ascoltarlo nel messaggio di M.Voce. La presenza in sala sia del Sindaco, sia dell’Arcivescovo di Potenza, S.E. Mons. Agostino Superbo – che ha benedetto la targa durante la successiva cerimonia – dice il rapporto maturato in questi anni fra i membri della comunità locale del Movimento e le istituzioni sia religiose che civili. “Siamo orgogliosi di avervi qui con noi e ci auguriamo che una simile esperienza possa ripetersi e rappresentare l’inizio di un forte legame con la nostra comunità”. Sono ancora le parole del Sindaco che continua auspicando che gli appuntamenti del Movimento rappresentino un momento di crescita per l’intera città. (altro…)
Ago 9, 2012 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Si conclude a Forno di Coazze (TO) l’incontro dei vescovi amici dei Focolari (1-9 agosto). In questo contesto, la presidente Maria Voce, intervenendo domenica5, ha invitato mons. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, Arcivescovo di Bangkok (Tailandia), ad assumere l’incarico di moderatore della comunione tra i vescovi che aderiscono alla spiritualità dell’unità trasmessa dalla fondatrice Chiara Lubich. Mons. Francis Xavier ha accolto l’invito e succede al Card. Miloslav Vlk, Arcivescovo emerito di Praga, che ha svolto questo incarico per 18 anni, convocando numerosi incontri internazionali di Vescovi, cattolici e anche di varie Chiese. Tali convegni intendono andare incontro al desiderio dei vescovi di approfondire la loro vita spirituale e di realizzare insieme la Chiesa comunione auspicata dal Concilio Vaticano II e dagli ultimi papi. Si sono svolti a Castel Gandolfo (Roma), Istanbul, Gerusalemme, Beirut, Augsburg, Wittenberg, Londra, Ginevra, per nominarne solo alcuni.
La scelta di Mons. Francis Xavier Kriengsak è da intendere come “segno dell’apertura universale del Movimento e della sua attenzione verso i continenti emergenti ed i vari dialoghi”, secondo quanto la Presidente scrive nel comunicare la notizia. Entrerà in funzione all’inizio di ottobre durante l’assemblea internazionale dei dirigenti del Movimento. Il Card Miloslav Vlk esprime gratitudine alla Presidente per aver nominato un vescovo dell’Oriente, “dove la spiritualità del Movimento dei Focolari si diffonde velocemente anche tra i Vescovi”. Al successore Mons. Kriengsak, “ben preparato e molto adatto per questo compito”, augura “la forza e la creatività necessari per guidare, accanto al suo impegno di arcivescovo di Bangkok, la comunione tra i Vescovi amici del Movimento dei Focolari.”
Dal canto suo Mons. Kriengsak, tra la gioia dei presenti, ha umilmente accettato questo compito, dicendosi confortato anche dalla disponibilità dei confratelli vescovi a sostenerlo in ogni modo possibile. La partecipazione di Vescovi al Movimento dei Focolari, approvata e sostenuta dalla Santa Sede per favorire la collegialità “effettiva e affettiva” tra i Vescovi in uno spirito di comunione e fraternità, costituisce un impegno di natura esclusivamente spirituale. Fonte: Servizio Informazione Focolari (altro…)
Ago 9, 2012 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«Appartengo all’Ordine delle domenicane di Betania, una congregazione di vita contemplativa fondata nel 1866 da padre Lataste, domenicano francese. Mandato a predicare nel carcere femminile di Cadillac, ebbe l’intuizione di spalancare anche a quelle donne le porte della vita contemplativa, una volta scontata la pena, fondando una comunità in cui ex detenute, insieme a donne dal passato integro, vivono senza distinzione, con la totale discrezione sul proprio passato, una vita di preghiera e di lavoro.
La spiritualità dell’unità e la Parola vissuta e comunicata ci hanno fatto cogliere ancora di più il valore e l’attualità del nostro carisma. Una volta la settimana andiamo nel carcere femminile della nostra città, Torino. Come a Cadillac, cerchiamo di testimoniare la speranza che viene da Dio. Incontriamo molte donne, offriamo loro la possibilità di trascorrere con noi i permessi cui hanno diritto, nel rispetto degli obblighi prescritti dal magistrato, come ad esempio presentarsi ogni giorno alla polizia. Nel carcere ascoltiamo le loro angosce, le loro ansie, i dolori, le gioie inaspettate. Per allargare il nostro carisma alla realtà di oggi, abbiamo cominciato a frequentare il popolo della notte. Tossicodipendenti, barboni, avventurieri senza scrupoli, stranieri e italiani, che vivono a Porta Nuova. Offriamo amicizia disinteressata, possibilità di incontro, senza pretendere in loro alcun cambiamento. “Hai fame?”, chiesi tempo fa ad un giovane marocchino. “Sì, ma di ascolto, di relazione, non di pane. Anche questa è fame”. A Porta Nuova ci conoscono e ci aspettano. Come nel carcere, anche qui siamo spettatori dei miracoli che l’Amore condiviso suscita. Molti fatti potremmo raccontare. Una sera mi sento chiamare. La voce, alterata, proviene da sotto un cumulo di coperte. Il ragazzo è in evidente crisi di astinenza. “Dimmi, suora, Gesù Cristo era alto, biondo e con gli occhi azzurri?”. “Non lo so – rispondo –, non l’ho mai visto di persona”. “Lui – continua – era seguito e amato da tanta gente”. Replico: “Ha avuto anche lui qualche problema con i suoi”. “Fisicamente gli assomiglio, ma la gente mi disprezza”. Cerco di capire da dove proveniva tanta rabbia. Le lacrime rigano il volto scavato. “Potresti farmi un po’ di compagnia?”, sussurra. Seduta sul carrello della stazione, ho ascoltato a lungo la sua storia, un fiume in piena. Passano alcuni anni. Un giorno, mentre cammino per strada, mi sento chiamare. Riconosco subito i suoi occhi azzurri, che ora appaiono limpidi, sanati. “Mi ricordo ancora la frase su Gesù Cristo! Vedi? Ci sono ancora!”. Mentre sono a Porta Nuova, la mia comunità mi accompagna facendo l’adorazione del Santissimo, perché sia Gesù a passare attraverso le mie parole, e io riconosca il suo volto in quello delle donne e degli uomini che incontro».
(Suor Silvia, Italia)
Tratto da Una buona notizia. Gente che crede gente che muove – Città Nuova Editrice, 2012
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Ago 9, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
«Quando sono iniziate le difficoltà nel Paese, sono stato chiamato nell’esercito per fare il servizio militare. Nonostante la paura sentivo che anche questo faceva parte del progetto di Dio su di me. Ciò che mi ha dato forza è stata la Parola di vita, l’unico cibo spirituale che potevo avere. Ogni tanto, riuscivo a telefonare ai miei per dare notizie e subito dopo chiamavo il focolare e i gen – altri giovani con cui condivido il cammino – per condividere con loro le mie esperienze. La mia truppa, in cui ero l’unico cristiano, era composta da 50 ufficiali, provenienti da tutti gli angoli del Paese e di tutte le confessioni. Tra noi è nato un rapporto sincero che non tiene conto delle diversità, costruito con sacrifici e con atti di altruismo e di generosità da parte di tutti. A fine Novembre 2011, ci hanno informato che saremmo stati trasferiti ognuno in una parte diversa del Paese e questo ha creato sospensione in tutti. Anch’io mi chiedevo come sarebbe andata a finire per me. Pian piano ho cominciato ad avvertire in cuore una voce che mi diceva: “Affida tutta la tua vita a Dio”, e questo mi dava pace. Prima di lasciarci ci siamo incontrati per un’ultima serata di addio nella quale, con mia sorpresa, ognuno ha espresso che cosa aveva imparato dall’altro e alla fine ci siamo abbracciati come veri fratelli. Dal mese di marzo 2012 sono stato destinato ad occuparmi delle nuove reclute oltre che ad andare dalle famiglie dei soldati uccisi per dare loro la notizia del decesso. Sono momenti drammatici nei quali cerco di vivere il dolore con loro. Nel lavoro di ufficio cerco di fare in modo che le cose siano fatte con trasparenza e immediatezza e che ogni decisione risponda al bene della persona. Per esempio, una recluta doveva essere dimessa per motivi di salute, ma le carte erano state dimenticate. Ho fatto di tutto, appena me ne sono accorto, per sveltire la pratica, rimanendo in ufficio oltre il tempo dovuto, in modo che il giovane potesse ritornare a casa sua, come è successo. Fin dall’inizio mi sono proposto di vivere come un vero cristiano, di portare l’amore anche in questo ambiente. Ho sempre delle occasioni per vivere questa scelta in modo concreto, anche rischiando la vita. Per esempio, una volta un collega doveva andare a prendere di persona le nuove reclute in una città molto lontana. C’era il pericolo di essere attaccati durante il viaggio e aveva paura. Mi sono proposto di andare al suo posto, come è avvenuto. All’ultimo momento, la direzione ha deciso di mandarmi in aereo. Un giorno, tornando da Messa, ho avuto la notizia che un soldato mio collega era morto in un attentato alla stazione degli autobus. È stato uno choc che mi ha accompagnato per giorni. Ricordarmi che la mia vita è tutta donata a Dio mi ha dato la forza di credere di nuovo nel Suo amore e ha riacceso la speranza che Dio potrà tramutare in un bene tutto questo dolore. In questa situazione c’è il rischio di abituarsi alla morte. Un giorno mi hanno comunicato per telefono una lista di soldati uccisi. L’ho scritta meccanicamente, ma di colpo mi sono accorto che dietro ogni numero c’era una persona e questo mi ha spinto a cominciare a pregare per ognuna e per le loro famiglie come l’unico modo utile per intervenire in questa tragedia. Ogni giorno è una conquista, la mia fede e il mio Ideale è messo alla prova, l’unica arma che ho è di vivere pienamente nell’amore ogni attimo, aiutato solo dal pensiero che tanti pregano per me». (Z. M.– Siria) (altro…)
Ago 8, 2012 | Centro internazionale, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Gli ultimi visitatori sono passati qualche giorno fa. Un pullman di giovani proveniva da Oporto, la seconda città del Portogallo, accompagnati dal vescovo. Erano giunti a Sassello, provincia di Savona, per visitare i luoghi di Chiara Luce Badano e conoscere come lei viveva il Vangelo nel quotidiano. Da settembre 2010, cioè dalla beatificazione, il paese dove la diciottenne è nata e vissuta è diventato progressivamente luogo di approdo dei percorsi giovanili da tante parti d’Europa e oltre. Lunedì 6 agosto si è avuta un’ulteriore – e davvero singolare – prova della fama che va lontano e di una santità universale, perché sono giunti tra i 1900 abitanti di questo centro a confine tra Liguria e Piemonte ben 65 tra vescovi, arcivescovi e cardinali da tante parti del mondo.
Ognuno di loro è venuto in un certo senso a testimoniare che l’esempio di Chiara Luce ha colpito tanti giovani delle loro diocesi (dal Brasile al Pakistan, al Madagascar), spettatori dell’efficacia con cui la beata sa parlare al cuore dei coetanei di ogni latitudine. Non è casuale, al riguardo, che la ragazza sassellese sia stata scelta tra gli “intercessori” della Giornata mondiale della gioventù 2013, che si svolgerà a Rio de Janeiro. Certo, questi pastori sono amici del Movimento dei focolari e vivono la stessa spiritualità che ha animato Chiara Luce. Ma sono proprio loro a riferire a Maria Teresa e Ruggero (i genitori) e a Maria Voce e Giancarlo Faletti (presidente e copresidente dei Focolari) che il raggio d’influenza della beata sin dall’inizio è andato molto oltre la cerchia dei Focolari. «Adesso arrivano tantissimi giovani da tutto il mondo – ha confermato la mamma –. È un susseguirsi di pullman. Tanti ragazzi che non credono vengono in casa, guardano, ascoltano, e quando lasciano la cameretta di Chiara si fanno il segno della croce, come per raccogliere la consegna di mia figlia». Anche i vescovi sono saliti in piccoli gruppi nella cameretta dove la giovane Badano ha patito ed è morta, in quel letto a due piazze trasformato in un altare per le sofferenze offerte e in una cattedra per l’esempio del dolore trasformato in gioia.
Lunedì era la festa della Trasfigurazione di Gesù ed il card. Ennio Antonelli, fino a poco fa responsabile del Pontificio consiglio per la famiglia, presiedendo la celebrazione eucaristica a conclusione della giornata a Sassello, ha indicato un tratto della santità della diciottenne Badano proprio «nella capacità di far vedere che la vita vince la morte, di mostrare la trasfigurazione della persona». Poco prima di morire aveva infatti esortato la mamma: «Sii felice, perché io lo sono». Tanti vescovi in una sola volta nella cittadina non si erano mai visti ed il sindaco Paolo Badano (cognome diffuso in paese) era ammirato ed orgoglioso dell’avvenimento, grato alla giovane concittadina, da lui definita, dopo aver letto il messaggio di saluto del presidente della Regione, Claudio Burlando, «la santa del sorriso». I vescovi si sono recati anche sulla sua tomba per «chiedere a Chiara Luce intercessione e protezione nel cammino di santità lungo la via della spiritualità dell’unità aperta da Chiara Lubich», come ha messo in luce il card. Miloslav Vlk, arcivescovo emerito di Praga.
Un momento dell’intera giornata è tuttavia apparso come un culmine, sia per i significati, sia per la simbologia. Doveva trattarsi di un breve saluto dei genitori Badano al folto pubblico di presuli seduti nel giardino dell’abitazione della beata. Il cielo era nuvoloso e spirava una leggera brezza. C’era timore nei due coniugi. I vescovi hanno posto domande (Che tipi di giovani vengono qua? Chiara Luce opera solo con i giovani? Come si formano i santi?) e gli interpellati hanno attinto alla sapienza della loro figlia, riportando episodi e frasi. Sono stati 45 minuti di catechesi di questa simpatica diciottenne. Quasi un preludio di quanto la ragazza intenda compiere in futuro qui nella sua terra. Al termine un caldo sole troneggiava nel cielo. «La Chiesaha ora un esempio molto attuale di cosa significhi vivere il Vangelo e l’amore cristiano – ha commentato l’arcivescovo di Bangkok, Tailandia, mons. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij –. Ma abbiamo visto anche che cos’è una famiglia cristiana e come si cammina nella vita della fede durante le prove, il dolore, la morte». Concordava l’arcivescovo di Pamplona, Spagna, mons. Francisco Pérez González: «Gesù si è manifestato ai piccoli e ai semplici. L’ho capito ancora una volta in Chiara Luce e l’ho visto riflesso nell’umiltà mostrata dai genitori». «Forse siamo davanti ad altri due santi, vista la semplicità e la sapienza dei coniugi Badano – ha voluto marcare il brasiliano card. João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata –. Chiara Luce ci mostra una vita realizzata all’insegna della gioia, trovata nell’accettazione dell’imprevedibile piano di Dio. Scegliendo l’amore ha centrato il cuore del cristianesimo. È una grande perché è rimasta una ragazza normale. Abbiamo bisogno di queste persone. I giovani che non vanno in Chiesa trovano in lei un esempio di normalità che porta a Dio e poi conduce alla Chiesa».
Prima dell’arrivo dei vescovi, Maria Voce aveva visitato per la prima volta la cameretta della beata e si era intrattenuta una trentina di minuti con i genitori. «La sento come una sorella per il carisma dell’unità che ci lega – ha confidato a Maria Teresa e Ruggero –: una sorella minore perché figlia del Movimento dei Focolari che ora presiedo; una sorella maggiore perché, correndo come gli atleti alle Olimpiadi, mi ha preceduta nella santità». Dall’inviato Paolo Lòriga (altro…)
Ago 6, 2012 | Cultura
Tredici anni in carcere, di cui nove nel più assoluto isolamento, a causa della fede. Anni che, poiché vissuti nella grazia della presenza e dell’amore di Dio, sono stati di luce straordinaria. A rischio della sua stessa vita, clandestinamente, François Xavier Nguyen Van Thuan mette per iscritto brevi pensieri, frutto della sua esperienza personale, che successivamente, tornato in libertà, correda con passi della Scrittura e dei documenti del Concilio Vaticano II. Il presente volume raccoglie quei pensieri che tematizzano le virtù cristiane, di cui lui stesso è stato testimone coraggioso e coerente. François Xavier Nguyen Van Thuan, dopo gli studi a Roma, dal 1967 vescovo di Nhatrang (Vietnam), nel 1975 è nominato arcivescovo coadiutore di Saigon (Hochiminhville). Arrestato poche settimane dopo, trascorre tredici anni in prigione di cui nove in isolamento. Dal 1994 al 2002 è stato Vice-presidente e successivamente Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Muore a Roma il 16 settembre 2002 e per lui è in corso la causa di Beatificazione. (altro…)
Ago 5, 2012 | Cultura, Focolari nel Mondo
Nei primi 4 mesi di quest’anno focolare.org è stato visitato 477.687 volte per un totale di 1.422.450 pagine visualizzate con un tempo medio di 1.54 minuti sulla pagina. Il visitatore tipo di focolare.org ha un’età compresa tra i 35 e i 54 anni e preferisce navigare sul sito nei giorni feriali, soprattutto di lunedì e dal posto di lavoro. Le fasce più giovani sono invece raggiunte attraverso i Social network (Facebook, Twitter e Google+) con una portata settimanale di oltre 30.000 persone. È quanto emerge da uno studio realizzato da tre studenti della Facoltà di Comunicazione Sociale Istituzionale della Pontificia Università Santa Croce di Roma che hanno scelto il sito ufficiale del Movimento dei Focolari come oggetto di ricerca. I loro nomi sono Oleksii Fedorovych, Padre Rastislav Hamráček e Padre Tiago José Síbula da Silva. Nella premessa, gli studenti ricordano che il portale www.focolare.org è nato nel 1998, ha avuto la seconda versione del 2006 ed è stato rinnovato nel 2011. Successivamente ha ottenuto il Premio WeCa 2011 nella categoria Siti Istituzionali. Ed aggiungono: “La missione generale del portale www.focolare.org è quella di essere una casa accogliente per tutti e al tempo stesso ha il compito di esprimere l’unità e la molteplicità delle componenti della famiglia dei Focolari, in dialogo col mondo, e gli eventi che la caratterizzano”.
I nostri visitatori. La grande maggioranza di loro, 44%, sono di lingua italiana. La visualizzazione media delle pagine per visita è stata 2,98 con la durata media di 3,45 minuti. Il sito è visitato più da uomini che da donne. Ma questa maggiore incidenza maschile dipende dal fatto che gli uomini sono molto più della media del totale della popolazione di internet. La gente naviga molto di più dal lavoro che da casa. Collegando questo fatto con i dati da GoogleAnalytics rispetto alla fedeltà, sembra che il sito è visitato soprattutto durante i giorni feriali. Infatti, visto il periodo 1/1 – 30/4 2012, secondo GoogleAnalytics, il giorno con il culmine delle visite durante la settimana è molto spesso il lunedì. Il “traffico”. Circa la metà dei “visitatori” (48,58% nel periodo 1/1 – 30/4 2012) arriva dai motori di ricerca. Il 44,2% delle visite viene dalla ricerca su Google con parole cercate: focolare.org, movimento dei focolari, www.focolare.org, focolare. Il 4% delle visite proviene dalla sfera dei cellulari, iPad, iPhone. Una buona fetta invece dei visitatori (il 37,4%) arriva da Facebook.
Chi c’è dietro? Lo studio analizza anche la composizione della redazione di “focolare.org” e parla di una vera e propria “workforce” con una redazione allargata composta dai rappresentanti dei vari centri dei Focolari, i referenti in ogni nazione, alcuni collaboratori tecnici, redattori delle news, traduttori e un team fisso di quattro persone con un collaboratore part-time per la gestione delle Reti sociali. I contenuti e “la pagina migliore” del sito. Nel paragrafo riservato ai contenuti veicolati dal sito, di cui si osserva il “carattere informativo e formativo”, i ricercatori sottolineano “la coerenza” tra il messaggio scritto e “i valori del Movimento”. Viene apprezzato il fatto che oltre alle notizie riguardanti la Chiesa cattolica, il sito pubblica sistematicamente notizie su altre Chiese cristiane, sulle grandi religioni, su persone di convinzioni non religiose e diverse notizie di carattere sociale che offrono spaccati di vita delle varie parti del mondo. Infine viene definita “ben fatta” la pagina “Parola di Vita ”: una citazione della Bibbia e il commento al brano citato. “Questa pagina – scrivono i ricercatori – ha grande valore formativo ed è fra i migliori contenuti del sito, con molte visite e commenti degli utenti”. (altro…)
Ago 4, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
L’emergenza educativa è una delle sfide più urgenti di questa nostra epoca: è necessario infatti rinnovare gli itinerari formativi, per renderli adatti alla vita delle persone che si relazionano nell’era della globalizzazione. Come fare? Il compito non è facile, ma neppure impossibile. Un gruppo di educatori italiani, insegnanti, dirigenti, animatori di gruppi giovanili, psicologi, pedagogisti, si sono riuniti in un “Tavolo Nazionale dell’Educazione”, che dal 2010 si riunisce a Grottaferrata (Roma), presso la sede del Movimento Umanità Nuova, che ne è l’ente promotore insieme ad AMU, EDU e Ragazzi per l’Unità. Cecilia Landucci insegna lettere in una scuola secondaria di primo grado in provincia di Roma ed è coordinatrice dell’iniziativa nell’ambito della commissione “Educazione e cultura” di Umanità Nuova: «Il Tavolo è una rete concreta fra noi educatori, grazie alla quale possiamo sperimentare una comunione di vita che diventa metodo di lavoro; la conoscenza delle varie esperienze promuove la collaborazione, fa uscire dall’isolamento, favorendo la diffusione di quanto già in atto come vita e come pensiero culturale nel campo dell’educazione alla luce del Carisma dell’Unità; l’obiettivo è l’elaborazione di un progetto per la scuola italiana, che possa contribuire alla sua ridefinizione». Il Tavolo mette dunque in rete iniziative educative, didattiche e metodologiche di varie parti d’Italia, come l’educazione alla pace, alla cittadinanza, all’apprendimento, che mostrano come solo un’autentica relazione interpersonale, di donazione reciproca, può essere il principio di ogni grande evento educativo, in grado di favorire la piena realizzazione della personalità di ciascuno e di tutti. Ne sono testimoni gli studenti di un liceo scientifico in provincia di Catania, in cui da anni sono in atto vari percorsi pedagogici di educazione al bene comune, per valorizzare non solo il patrimonio culturale delle singole discipline, ma l’unità del sapere umano e i valori universali, al fine di aiutare gli alunni ad interiorizzarne i messaggi per trasformarli in modus vivendi. Con il coinvolgimento di docenti di varie materie, vengono proposti incontri con associazioni impegnate nell’ambito dello sviluppo, della cooperazione e del volontariato. “Noi ragazzi non siamo soliti riflettere su questioni di questo genere, ma questo incontro ci ha aperto gli occhi, facendoci capire che l’intervento di ognuno, nel nostro piccolo, può essere decisivo”. (I.P. II A). I ragazzi diventano così protagonisti di azioni di solidarietà e condivisione, come, ad esempio, il “sostegno a distanza” di bambini che vivono situazioni difficili, ma anche all’interno della classe, facendo circolare materiali, talenti e competenze. “La fame, le guerre nel mondo, i paesi del terzo mondo…titoli che ormai conosciamo bene, titoli così lontani dalla nostra realtà da farci sentire impotenti… Nel nostro piccolo possiamo aiutare anche noi, incominciando dalla gente che ci circonda, dai poveri del nostro paese”. (G.M. III A) Una delle ultime novità dei lavori del Tavolo è la messa in agenda per il 2013 di un “ Meeting Internazionale del Mondo dell’Educazione”, che si terrà a Castelgandolfo (Rm) il 6-7-8 settembre 2013. Il Meeting avrà lo scopo di mettere insieme quanti nel mondo si occupano di educazione a vario titolo: la famiglia, naturalmente tutto il comparto scuola, i catechisti, gli animatori di gruppi, gli studiosi, i ragazzi. «Si costruirà insieme un momento comune, forte e significativo»- conclude Cecilia Landucci – «che a livello internazionale, avrà come base di lavoro il confronto, l’ascolto, lo scambio di idee e di percorsi educativi, le buone prassi realizzate e le progettualità da avviare». (altro…)
Ago 3, 2012 | Cultura, Focolari nel Mondo
«Il seme è stato gettato e ha cominciato a germogliare, timido ma vigoroso e ricco di promesse. Di qui grande e sincera gratitudine per tutti coloro che con dedizione e generosità, hanno dato il loro contributo alla nascita e ai primi passi dell’Istituto. Cammin facendo, ci siamo resi conto della bellezza, dell’originalità e della responsabilità dell’“idea” di università che Chiara Lubich, con intuito ispirato e immensa fiducia, ci ha affidato». Sono parole del teologo Piero Coda in un’intervista a caldo (pubblicata sul sito dello IUS) dopo la conferma della nomina a preside per i prossimi 4 anni. «Sophia, oggi, è dunque una realtà». Quali le prospettive accademiche che si intravedono? È ancora il Preside a spiegarcele:
- distinzione, nel secondo ciclo, di alcune specializzazioni (ontologia trinitaria, studi politici, economia e management, nel contesto più ampio della cultura dell’unità nei suoi risvolti antropologici e sociali);
- successo del ciclo di dottorato e partenza della “scuola” di post-dottorato;
- innovazioni a livello didattico (inter e trans-disciplinarietà) e di formazione integrale della persona, con un progetto educativo;
- apertura interculturale e interreligiosa;
- sinergie di ricerca e di collaborazione a vari livelli, sul territorio e in ambito nazionale e internazionale.
La comunicazione è stata recapitata all’Istituto Universitario Sophia con sede a Loppiano nel cuore del mese di luglio. Anzi, il decreto della Congregazione per l’Educazione Cattolica era atteso. Datato 11 luglio 2012 e inviato alla presidente dei Focolari Maria Voce, Vice-Gran Cancelliere dell’Istituto, ha confermato la rielezione del teologo italiano Piero Coda a Preside dello IUS per il secondo quadriennio 2012 – 2016. La prima nomina, da parte della Congregazione, nel 2008, era avvenuta su proposta di Chiara Lubich stessa due mesi prima, il 12 marzo di quell’anno, due giorni prima della sua morte.
L’elezione del Preside è un fatto rilevante che ha una procedura articolata: si intende salvaguardare sia la piena autonomia dell’Istituzione accademica sia il legame essenziale con il Movimento dei Focolari, mentre nomina e conferma da parte del Dicastero vaticano preposto agli studi universitari conferiscono rilievo specifico alla figura accademica propria dell’Istituto. Quali priorità orienteranno l’esercizio del suo secondo mandato nei prossimi 4 anni? Il Preside Coda risponde: «Le cose che più mi stanno a cuore sono la fedeltà all’“idea” generatrice da cui è nata e si alimenta la vita dell’Istituto e la crescita della fraternità come anima creativa della comunità accademica nelle sue diverse componenti; lo sviluppo del progetto accademico secondo le linee di luce che siamo chiamati a discernere e interpretare, e l’impegno nel dar vita, con realismo e profezia, a un luogo ove si possa esercitare e imparare l’arte inedita del “pensare insieme”… Il vero regista è lo Spirito di Gesù risorto che soffia e illumina là e quando ci disponiamo, disarmati di tutto, ad accoglierlo con libertà e ad ascoltarlo con intelligenza. Non è forse questa la “Sophia”? così divina perché così umana, e viceversa, che ci affascina e che vogliamo amare e condividere con tutti coloro con cui, in qualunque modo, siamo chiamati a camminare verso il mondo nuovo che già albeggia dalle contraddizioni del nostro tempo?». (altro…)
Ago 2, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
È la mamma a scrivere: «Alle prove generali del saggio di ginnastica artistica, A. stava facendo il suo pezzo, alla presenza di tante persone che erano venute a vedere. Ad un certo punto ad una sua compagna è scappato il cerchio. A. le ha subito dato il suo ed è andata lei a riprenderlo, poi ha ripreso la coreografia. Le maestre sono rimaste a bocca aperta. Una mi ha detto: “In tutti questi anni non ho mai visto una cosa del genere: un’atleta che lascia il suo posto per coprire lo sbaglio dell’altra.” Allora le ho risposto che “è l’amore che ti spinge ad andare oltre alla bella figura; pensare agli altri fa fare queste cose”. Tutte le maestre si sono complimentate con lei. Poi, parlando con mia figlia, lei mi dice: “Mamma, a me non interessava fare bella figura. C’era una mia compagna in difficoltà ed io dovevo aiutarla.” Ho pensato che è il Vangelo che pian piano entra in lei la fa essere testimone del suo sì a Gesù. Questo episodio è accaduto poco dopo il suo rientro dal congresso gen4 “Un amore che vuole abbracciare il mondo”. (A. F. – Italia) (altro…)
Ago 1, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
È il primo seminario curato dal gruppo di ricercatori di Social-One fuori dall’Europa, in dialogo con il gruppo latino americano del Movimento anti-utilitarista nelle scienze sociali (M.A.U.S.S). Siamo ad Olinda, nel Nord-Est del Brasile, dove il 6 e 7 luglio 2012 si sono riunite circa 50 persone tra professori, ricercatori e studenti di varie parti del Brasile, con una rappresentanza italiana. L’Agire agapico, cioè le azioni mosse dall’amore fraterno e disinteressato, era il tema centrale del seminario, ed è anche il nucleo principale delle riflessioni, di certo non comuni in ambito sociologico, del gruppo di ricercatori legati a Social-One. “Dono e agire agapico: in dialogo verso nuove prospettive per le scienze sociali”, era il titolo del seminario, aperto dalla dott.ssa Vera Araújo, brasiliana, che ha sottolineato la necessità di nuove idee – come l’agape e il dono – per interpretare e ispirare comportamenti e dinamiche collettive. 12 le ore di lavoro intenso: quattro conferenze e quattro sessioni parallele, arricchite dal dialogo con tutti i partecipanti.
3 i contributi italiani: il prof. Michele Colasanto dell’Università Cattolica di Milano, che ha evidenziato il ruolo dei concetti di agape e dono rispetto alla costruzione del bene comune; il prof. Gennaro Iorio, membro del Dipartimento di Sociologia e Scienza della Politica dell’Università di Salerno, che dopo aver presentato la riflessione sul tema dell’agire agapico sviluppata da Social-One, ha parlato del rapporto tra agape e conflitto; la dott.ssa Licia Paglione, membro del Dipartimento di Scienze Sociali e della Comunicazione dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), che ha proposto una lettura del rapporto tra i concetti di dono e amore, a partire dal lavoro del sociologo russo P. A. Sorokin (1889-1968). Sono stati inoltre presentati, durante le sessioni parallele, 5 lavori elaborati da gruppi di professori e studenti brasiliani di varie università, che immergevano nella realtà accademica e sociale brasiliana i temi trattati. Di un grande orizzonte aperto parla la ventenne Maria Júlia Izidoro: la possibilità, cioè, “di parlare di amore anche nelle aule universitarie”. Mentre per Maria Eduarda Couto “si è rotto un muro tra noi giovani e i ‘dinosauri’ delle scienze sociali. Scienziati maturi che ci hanno ascoltati con attenzione”, afferma. Il giovanissimo Lucas Francisco da Silva Jr, si dichiara “impressionato dalla proposta, dato che la società ha bisogno di cambiamenti e l’introduzione del concetto di Agire Agapico nelle relazioni sociali renderà il mondo migliore”. Saulo Miranda, è stato colpito dalla “presenza di giovani interessati e capaci di
approfondire questi temi nei propri studi accademici”. Interessante il commento di uno dei partecipanti, Simone Alves: “Ho acquisito un bagaglio teorico importante, ma la cosa fondamentale è stata proprio l’esperienza dell’amore, di quell’Agire Agapico che ho trovato nelle relazioni tra le persone che sono qui”. “Questo seminario lascia come eredità – dichiara a conclusione il coordinatore del seminario Lucas Galindo – l’apertura di mente, di cuore e di anima per un dialogo fecondo che ci fa sperare che l’agire agapico (l’amore), incida con forza nella vita sociale”. (altro…)
Lug 31, 2012 | Parola di Vita
«Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli». Gesù richiama il premio o il castigo, che ci attendono dopo questa vita, perché ci ama. Egli sa, come dice un Padre della Chiesa, che a volte il timore di una punizione è più efficace di una bella promessa. Per questo alimenta in noi la speranza della felicità senza fine e nello stesso tempo, pur di salvarci, suscita in noi il timore della condanna. Quel che gli interessa è che arriviamo a vivere per sempre con Dio. E’, del resto, l’unica cosa che conta; è il fine per cui siamo stati chiamati all’esistenza: solo con lui, infatti, raggiungeremo la completa realizzazione di noi stessi, l’appagamento pieno di tutte le nostre aspirazioni. Per questo Gesù ci esorta a “riconoscerlo” fin da quaggiù. Se invece in questa vita non vogliamo aver a che fare con lui, se ora lo rinneghiamo, quando dovremo passare all’altra vita, ci troveremo per sempre tagliati da lui. Gesù, al termine del nostro cammino terreno, non farà altro dunque che confermare, davanti al Padre, la scelta operata da ciascuno sulla terra, con tutte le sue conseguenze. E, con il riferimento all’ultimo giudizio, Egli ci mostra tutta l’importanza e la serietà della decisione che noi prendiamo quaggiù: è in gioco, infatti, la nostra eternità. «Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli». Come trarre profitto da questo avvertimento di Gesù? Come vivere questa sua Parola? Lo dice lui stesso: «Chi mi riconoscerà…». Decidiamoci allora a riconoscerlo davanti agli uomini con semplicità e franchezza. Vinciamo il rispetto umano. Usciamo dalla mediocrità e dal compromesso, che svuotano di autenticità la nostra vita anche come cristiani. Ricordiamo che siamo chiamati ad essere testimoni di Cristo: Egli vuole arrivare a tutti gli uomini col suo messaggio di pace, di giustizia, d’amore, proprio tramite noi. Testimoniamolo dovunque ci troviamo per motivi di famiglia, di lavoro, di amicizia, di studio o per le varie circostanze della vita. Diamo questa testimonianza anzitutto col nostro comportamento: con l’onestà della vita, con la purezza dei costumi, col distacco dal denaro, con la partecipazione alle gioie e sofferenze altrui. Diamola in modo particolare con il nostro reciproco amore, la nostra unità, in modo che la pace e la gioia pura, promesse da Gesù a chi gli è unito, ci inondino l’animo fin da quaggiù e trabocchino sugli altri. E a chiunque ci chiederà perché ci si comporta così, perché si è così sereni, pur in un mondo tanto travagliato, rispondiamo pure, con umiltà e sincerità, quelle parole che lo Spirito Santo ci suggerirà, dando così testimonianza a Cristo anche con la parola, anche sul piano delle idee. Allora, forse, tanti di coloro che lo cercano, potranno trovarlo.
Altre volte potremo essere fraintesi, contraddetti, potremo diventare oggetto di derisione, magari di avversione e di persecuzione. Gesù ci ha avvertititi anche di questo: «Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi»(Gv 15,20.).
Siamo ancora sulla strada giusta. Proseguiamo perciò a testimoniarlo con coraggio anche in mezzo alle prove, anche a prezzo della vita. La mèta che ci attende lo merita: è il Cielo, dove Gesù, che amiamo, ci riconoscerà davanti al Padre suo per tutta l’eternità.
Chiara Lubich
Pubblicata in Città Nuova, 1984/12, pp. 10-11.
Lug 31, 2012 | Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria
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“La cura alla fine della vita. Clinica, Etica, Organizzazione, Continuità Assistenziale”. Sono aperte fino al giorno 8 novembre 2012 le iscrizioni al Master universitario di I livello in “La cura alla fine della vita. Clinica, Etica, Organizzazione, Continuità Assistenziale”. Il Master è istituito dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, per iniziativa della Facoltà di Medicina e Chirurgia “Agostino Gemelli” – Dipartimento di Geriatria Neuroscienze Ortopedia, in collaborazione con: – Società Italiana di Gerontologia e Geriatria – Gruppo di Studio “La cura nella fase terminale della vita” – Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria “Camillianum” – Associazione “Medicina Dialogo Comunione” – Associazione Chiara Lubich per la Pneumologia ONLUS” – Fondazione Maruzza Lefebvre D’Ovidio ONLUS Il Master tratterà in una prospettiva interdisciplinare la cura delle persone nella fase terminale della vita, al fine di preparare i professionisti che operano in questo ambito ad offrire le migliori risposte assistenziali ai morenti e alle loro famiglie. Saranno considerati gli aspetti clinici, di nursing, etici, psicologici, spirituali, culturali e religiosi riguardanti l’assistenza alla persona morente e il post mortem, finora spesso considerati separatamente sia dalla medicina che dal nursing. Sarà approfondita anche l’area organizzativo-assistenziale e legislativa. E’ prevista inoltre una formazione che si prenda cura degli stessi operatori coinvolti, degli aspetti emotivi e degli atteggiamenti connessi all’ambito assistenziale del fine vita. Il Master universitario di primo livello ha la durata di un anno accademico per complessivi 60 crediti, pari a 1500 ore. Destinatari • Laureati in Medicina e Chirurgia • Laureati in Psicologia, Sociologia, Teologia e ulteriori lauree ritenute equipollenti dalla commissione di selezione • Diplomati di laurea triennale abilitante all’esercizio di una delle professioni sanitarie o titolo equipollente secondo quanto disposto dall’art. 4 comma 1 della Legge 26 febbraio 1999 n. 42 e dall’art.1, comma 10 della Legge 8 gennaio 2002 n. 1. Il numero degli ammessi al Master universitario in “La cura alla fine della vita. Clinica, Etica, Organizzazione, Continuità Assistenziale” è fissato in un minimo di 20 e in un massimo di 40. La quota di partecipazione è di 2.500 €. Sono previste alcune borse di studio. Per l’ammissione al Master, i candidati dovranno presentare il curriculum vitae e studiorum e superare una prova consistente in un colloquio. La data della prova di ammissione al master è il 28 novembre 2012. Direttore del master: Prof. Roberto Bernabei Coordinatore didattico: Flavia Caretta Per ulteriori informazioni: Dr. Flavia Caretta Dipartimento per l’Assistenza Sanitaria di Geriatria Neuroscienze Ortopedia Università Cattolica del Sacro Cuore Facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli” Largo F. Vito, 1 – 00168 Roma tel 06/30154916 fax 06/3052469 email: flavia.caretta@rm.unicatt.it (altro…)