Movimento dei Focolari
Run4unity: si corre per l’unità

Run4unity: si corre per l’unità

Flickr foto galleria:  http://www.flickr.com/photos/run4unity Dalle ore 15 alle ore 16 (nei diversi fusi orari) migliaia di ragazzi di etnie, culture e religioni diverse saranno protagonisti di gare sportive unite ad azioni all’insegna della pace e della solidarietà. Numerosi gli incontri dei ragazzi con personalità civili e religiose. Il primo start scatta in Nuova Zelanda. Il testimone passerà, ora dopo ora, attraverso i Paesi dell’Asia e del Medio Oriente, in Europa e Africa. Infine attraverserà il continente americano: gli ultimi a partire saranno i ragazzi di Vancouver in Canada. Alcune staffette sono in luoghi segno di pace e di unità: Sydney (Australia) nel Bicenetennial Park passando vicino alla Campana della Pace; Schengen (Lussemburgo) corsa nella località famosa per gli accordi sul superamento delle barriere alle frontiere in molti Paesi d’Europa; Berlino (Germania) staffetta alla Porta di Brandeburgo, segno di unità della Germania; Belfast (Nord Irlanda) ragazzi dell’Irlanda del Nord e della Repubblica d’Irlanda insieme nel parco di Stormont Estate, sede del Parlamento, con politici cattolici e protestanti e di diversi schieramenti. Numerose staffette vedono la partecipazione di ragazzi cristiani appartenenti a diverse Chiese. In vari Paesi Run4unity sarà realizzata da ragazzi di religioni, culture ed etnie diverse che correranno insieme per testimoniare il loro impegno di pace e unità: New Delhi (India) Run4unity toccherà luoghi sacri sikh, indù, musulmani e cristiani con ragazzi delle quattro religioni; Karachi (Pakistan) insieme ragazzi cristiani, musulmani e indù; Cesarea Marittima (Terra Santa) dove saranno insieme ragazzi di religione ebraica, musulmana e cristiana; New York (USA) insieme ragazzi cristiani e musulmani nella Moschea Malcolm Shabazz di Harlem. Sul sito www.run4unity.net come sulla pagina Facebook e sul canale YouTube aggiornamenti in tempo reale degli eventi in programma con informazioni, foto e video. Sabato 12 maggio sul sito saranno visibili e scaricabili tre brevi trasmissioni (alle 10 – 14 – 20 ora italiana) con notizie e aggiornamenti da varie città dei 5 continenti, realizzati dagli stessi ragazzi. Le attività in programma il 12 maggio si inseriscono nel più vasto progetto “Coloriamo la città che i Ragazzi per l’unità portano avanti per “colorare” con azioni di solidarietà i luoghi nei quali prevalgono povertà, conflitti, emarginazione, squilibri economici e sociali (www.teens4unity.net). (altro…)

Vigaun

Avvertenza: tutte le informazioni geocodificate presenti in questo sito sono puramente indicative. Gli oggetti rappresentati (ad es. luoghi d’incontro e quant’altro) e i servizi di localizzazione o navigazione, possono essere imprecisi o errati nello stabilire indirizzi, posizioni, prossimità, distanze, indicazioni e orientamento.

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Settimana Mondo Unito 2.0

La 15º edizione della Settimana Mondo Unito (SMU) dal titolo We are ready to bridge (siamo pronti per costruire ponti) è iniziata il 1° maggio a Loppiano con un collegamento mondiale. In breve, il web è stato invaso da foto, video, notizie, proposte e messaggi da vivere durante i giorni della SMU. La manifestazione si realizza annualmente dal 1996 e lascia sempre il suo timbro nella vita di tanti giovani, coinvolti in azioni di fraternità e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non solo a livello comunitario, ma prima di tutto personale. Gli echi si sono protratti dalla Siria al Kenya, dal Messico a Singapore, dall’Argentina all’Italia, dalla cittadella di Loppiano a Budapest, la città dei ponti. Questa SMU è stata una tappa fondamentale per il Genfest, che si svolgerà a Budapest dal 31 agosto al 2 settembre 2012, proprio con il titolo “Let’s bridge”(costruiamo ponti). Il momento centrale della SMU è stato il suo primo giorno con una diretta mondiale attraverso il sito ufficiale e anche attraverso i contenuti che man mano venivano diffusi su twitter, facebook, youtube e blog. Ogni giorno migliaia di Giovani per un Mondo Unito (GMU) hanno postato nella rete proposte, che vanno dall’ecologia alla spiritualità. L’anno del Genfest finirà con la 16º SMU in 1° maggio 2013. Facciamo, ora, un giro attorno al mondo per conoscere la risposta creativa di quanti, di diverse culture, hanno aderito all’invito di prendere parte a questa manifestazione. Ecco alcuni flash: PANAMA – Nella comunità di Pacora, il 29 aprile, 500 i giovani nella giornata di apertura della SMU. Meditazioni di Chiara Lubich, Madre Teresa di Calcutta e Gandhi. È stata presentata anche la vita di Chiara “Luce” Badano. Mons.Yovko Pishtiyski (segretario della Nunziatura Apostolica in Panamá) ha celebrato la S.Messa. BRASILE – I GMU di Manaus hanno preparato una minestra, per portarla nelle prime ore del mattino in centro città per offrirla ai poveri. Così, hanno parlato con tanti di loro, accogliendone le difficoltà. CONGO – A Kinshasa i GMU hanno visitato un centro  per disabili, ed è in programma una giornata per i  giovani dal titolo “Costruire ponti di fraternità“. TERRA SANTA E ITALIA – I GMU della Terra Santa e dell’Italia si sono impegnati nel Progetto – “Ways of peace” (Vie della pace). Ha partecipato anche un gruppo di giovani della Terra Santa in visita nelle Marche e in Emilia Romagna per costruire ponti tra religioni e culture diverse. ITALIA – A Torino si è svolto “Enjoy the Fluo” Volleyball, un torneo di pallavolo notturno, con una particolarità: si è giocato illuminati solo da alcune lampade che rendono fluorescenti magliette, linee di campo, palla e rete, precedentemente trattati con delle speciali vernici. 7 le squadre iscritte con circa 90 partecipanti, senza contare tutti coloro che sono venuti solo a vedere o a tifare. Sant’Anastasìa (NA) – Insieme all’Associazione “Lucincittà” i GMU hanno organizzato l’evento “Something Bright“, un musical per raccontare la vita di Chiara “Luce” Badano. La serata a cui hanno partecipato circa 500 persone, è stata patrocinata dal Comune. Poggio Mirteto (RI) – I GMU insieme al “Bloccoverde Greenaction” hanno portato avanti  interessanti iniziative per il miglioramento e la salvaguardia del verde pubblico. SVIZZERA – A Montet si è svolta la 3° edizione della “Journée Uni”a cui hanno partecipato 120 giovani  della Svizzera francese, con workshop che toccavano argomenti come la risposta cristiana al dolore; che senso dare alla vita; un sguardo sociale e come aiutare un amico in difficoltà. Da questa SMU, che ha messo in luce iniziative già esistenti e ne ha prodotte di nuove, è emerso un progetto che vuole “contare” le azioni di fraternità che si compiono nel mondo. Lo abbiamo chiamato ‘United World Project’. “Vorremmo puntare a creare un osservatorio permanente, che misuri a 360 gradi lo sviluppo delle pratiche di fraternità”, dice Letizia, che fa parte dell’équipe degli organizzatori del Genfest. L’appuntamento che i “Giovani per un mondo unito” hanno avuto con le Nazioni Unite a New York, il 30 aprile, ha incoraggiato ad andare avanti per far sì che questo progetto sia riconosciuto come mattone fondamentale per la pace e lo sviluppo dei popoli.

The Genfest 2012 project has been funded with support from the European Commission.
This communication reflects the views only of the author, and the Commission cannot be held responsible for any use which may be made of the information contained therein.

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Brasile: nuovo sito nazionale

Dal 7 maggio 2012 il Movimento dei focolari in Brasile ha aperto un nuovo canale di comunicazione: un sito web nazionale interamente dedicato a notizie, attività ed eventi delle comunità brasiliane. Si prevede un volume iniziale di 20.000 visite al mese. Oltre alle informazioni istituzionali, il sito fornisce: notizie delle varie regioni geografiche, calendario degli eventi e link ai numerosi progetti specifici esistenti. Obiettivo: raccogliere in un unico contenitore tutta la ricchezza della vita del Movimento in Brasile, promuovendo lo scambio di esperienze e la conoscenza reciproca tra tutti. Mariana Assis, responsabile dello sviluppo tecnico del sito, racconta: “Lavorare nel nuovo sito nazionale ci dà la possibilità di dare visibilità ai ‘frammenti di fraternità’ che si verificano in ogni angolo del Brasile, dalle grandi metropoli ai piccoli paesi.” Mariana sottolinea, inoltre, che il lavoro si è svolto nello sforzo di creare qualcosa che sia espressione di tutti. “Questo è stato possibile solo grazie ai numerosi apporti offerti dalle persone, anche di contesti culturali molto diversi. Ogni referente è diventato così un collaboratore che fornisce preziose informazioni, dando forma ad un contenuto diversificato e ricco.” Il progetto. Dal 2002 ci sono stati molti tentativi per realizzare un sito web nazionale. In occasione di alcuni eventi importanti a livello mondiale e nazionale come il Family Fest e il 50.mo dei Focolari in Brasile la costruzione del sito è diventata una priorità. Era comune il desiderio di un canale di comunicazione più accessibile e obiettivo per la diffusione delle notizie e della vita del Movimento. Ma solo nel 2011 è nata “l’Agenzia Link”, un centro di comunicazione e tecnologia creata per organizzare la comunicazione del Movimento sulla Rete. E così finalmente si è potuto avviare il progetto tanto atteso. La giornalista Mariele Previdi, responsabile per la redazione dei contenuti, sottolinea le sfide che si aprono con il lancio del sito: “Vogliamo costruire e consolidare la rete di collaboratori e corrispondenti in ogni regione del Paese, in modo che questo strumento possa rappresentare tutte le molteplici espressioni del Movimento dei focolari in Brasile; questo immenso Paese, così complesso e ricco di diversità culturali e geografiche.” L’indirizzo del nuovo sito: www.focolares.org.br/sitenacional (altro…)

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Costa Rica: “Cultura dell’alterità”

«L’Istituto Tecnologico del Costa Rica è l’unica università specializzata nell’insegnamento della tecnologia nel nostro paese. Nel 2003 mi è stato chiesto di preparare un corso per la formazione umanistica degli studenti a cui ho dato come titolo: “La cultura dell’alterità: una speranza per il mondo di oggi”. La metodologia del corso vede l’educazione come un processo di trasformazione nella convivenza. L’alterità produce libertà, con la possibilità di ricominciare sempre, sviluppa il senso della vita, l’interrelazionalità e la solidarietà. Ci si basa sulla capacità dell’essere umano di sviluppare “l’intelligenza dell’amore” che fa capire e promuovere iniziative concrete in favore degli altri: prendersi cura di qualcuno, la tenerezza, la simpatia, la comprensione, il servizio. Per raggiungere questo scopo si usano tecniche tradizionali come la lezione magistrale, il teatro, il cineforum, la lettura guidata in gruppo, dove i giovani riflettono sull’attualità e su come possono realizzare azioni positive per gli altri. Il corso si compone di 4 moduli settimanali di 3 ore. Lo hanno già frequentato più di mille alunni. Fuori dall’Istituto gli alunni mettono in pratica quanto apprendono e nella lezione seguente raccontano agli altri come è andata. Mettendo in pratica l’alterità una studentessa ha iniziato a dedicare il suo tempo alla sorella minore affetta da sindrome di Down: hanno parlato, sono state al cinema, a ballare, a mangiare fuori e lei ha scoperto una persona intelligente, con gusti simili ai suoi, con cui era bello stare insieme. img_3041Un’altra: “Ero in autobus, seduta, quando entra una signora piena di borse. All’inizio non volevo cederle il posto perché ero stanca, poi mi sono ricordata che avevo deciso di mettere in pratica quanto imparato a lezione e l’ho fatta sedere. Siamo scese alla stessa fermata e visto che pioveva l’ho accompagnata con l’ombrello fino a casa sua, aiutandola con le borse. Ero felice ed anche lei, tanto che mi ha fatto entrare, invitandomi a prendere il caffè. Da allora siamo diventate amiche”. Con uno dei gruppi andiamo in un ospizio. Ricordo un ragazzo che la settimana dopo questa esperienza ci ha detto: “Non volevo andare perchè non mi trovo bene con gli anziani, ma sono andato per accettare la sfida di vivere l’alterità dove più mi costava. All’inizio è stato difficile, ma vedendo i miei compagni ho preso coraggio. È stato così bello ed ho sentito una pienezza e una felicità cosi grandi che quel giorno non ho sentito la necessità di tirarmi su con la droga come, a volte, faccio”. Questa proposta educativa vuol dare anche, una risposta alla crisi che vivono attualmente i nostri paesi, in tutte le sue dimensioni: economica, politica, sociale, culturale e ambientale; perciò approfondiamo il progetto dell’Economia di Comunione, l’esperienza della politica dell’unità, l’arte in comunione e  la protezione dell’ambiente. » (Testimonianza raccontata nel Simposio internazionale sulla fraternità il 4 aprile 2012, presso l’Università Manuela Beltrán di Bogotá, presente Giancarlo Faletti, copresidente del Movimento dei focolari). Paulina Segura è laureata in Antropologia ed ha un dottorato in Mediazione Pedagogica. Ha una formazione attienente a diverse aree del turismo e della pedagogia, ha sviluppato diversi progetti di Ricerca Sociale. Ha tenuto lezione nei seminari diocesani e in diverse università del Costa Rica. (altro…)

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Istituto Universitario Sophia: online il nuovo portale

A quattro anni dalla sua nascita, l’Istituto Universitario Sophia (Loppiano – FI) rinnova l’impianto grafico e contenutistico del suo portale. Con il recente ampliamento della proposta formativa e l’introduzione di nuovi percorsi di specializzazione – sono tre i nuovi corsi di laurea specialistica in Studi politici, Economia e management, Ontologia trinitaria –, anche il sito ne rispecchia ora più fedelmente gli obiettivi: fornire alla donna e all’uomo d’oggi gli strumenti per comprendere e contribuire a ricomporre la complessità dell’epoca moderna. “Abbiamo inteso creare una piattaforma che comunichi nel modo più chiaro possibile ciò che è e che fa Sophia – spiega José Luis Bomfim, brasiliano, designer responsabile del progetto –. Le pagine risultano graficamente più pulite e puntiamo a fornire un’informazione più accessibile per permettere all’utente maggior navigabilità e ricchezza di contenuti, dando ulteriori strumenti per seguire i principali eventi promossi dall’Istituto. E’ stata ottimizzata, inoltre, l’integrazione con i social network quali Facebook e Twitter”. Le novità del portale. Tra le varie novità, una “Media Gallery” più ricca di video e immagini che descrivono al meglio la vita dell’istituto e la pagina di “News ed Eventi” che permetterà a breve la possibilità di registrarsi online e di ricevere una e-mail che ricordi l’appuntamento il giorno precedente. Inoltre, sarà possibile scaricare il calendario degli eventi tramite Google Calendar e risorse simili. Ampio spazio è dedicato all’offerta accademica e alle testimonianze di studenti ed ex studenti (arricchite da contenuti multimediali) così da favorire una miglior comprensione della peculiarità della proposta di Sophia a livello accademico ed esperienziale. Una pagina è inoltre dedicata alla rinnovata sinergia editoriale con la casa editrice Città Nuova: è possibile visionare la versione digitale della Rivista Sophia oltre alle collane di libri pubblicati in collaborazione con Città Nuova e acquistarli online sul sito dell’editore. (altro…)

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Maria, esperienza di Paradiso

«La grandezza di Maria è riflesso della grandezza di Dio: immagine e somiglianza, com’era da attendersi da una creatura che voleva essere solo volontà di Dio in atto. Una grandezza che è tutt’uno con la sempli­cità. Nulla si riscontra di complicato in lei: tutto è rettilineo e limpido e piano. Non occorrono giri di parole e gesti studiati per accedere a lei. Basta dire il proprio pensiero, che ella dice il suo pensiero, in tutta verità e totalità. Per questo è libera. Libera già delle innumerevoli precauzioni e attenzioni con cui l’uomo si avvicina al suo simile, con dentro un carico di paure e calcoli, di fantasmi e desideri. Maria ama: ed è libera. Ama in Dio, per Iddio: e perciò non ha paure: è libera dalla paura. Non paventa neppure Erode, neppure le guardie del pretorio, neppure la massa scatenata: ella fa la volontà del Padre, e il resto che conta? Se Dio è con lei, chi contro di lei? È così una creatura, la quale ha capito la vita e l’ha vissuta: non ha passato gli anni a coltivare illusioni e ad aspettare occasioni, e a gemere su delusioni, svegliandosi ogni mattina con un’angoscia nuova per addormentarsi la sera con una sconfitta di più. Ella ha colto dall’esistenza quanto di più bello l’esistenza può dare: la fede nell’Eterno; la decisione di vivere minuto per minuto l’unione con l’Eterno; e in quell’unione, in quella convivenza, le persone e le cose si presentano in una luce limpida, e amate perdono la complica­zione spettroscopica. Nel suo tratto non si colse alcun segno di compiacenza personale, di amore di sé, di orgoglio o di noia: riceveva da Dio e da Gesù in terra e da Giu­seppe il più grande amore e lo ridistribuiva attorno a sé. Per definire la sua condotta, sarebbe bastato dire che amava tutti, amava ciascuno, amava sempre: serva di Dio in persona dei figli di Dio. Fuori di Nazareth, ben pochi la conoscevano; e dentro Nazareth di lei ben pochi parlavano. La sua gior­nata era fasciata di silenzio. Ma, solitamente, di chi vive nel lavoro, nella castità, nell’adempimento normale del dovere, non si parla: i giornali ridondano delle cro­nache di scassinatori e killers, di gente, che viola le leggi del pudore, dell’ordine, della libertà. Nelle cronache hanno un posto immensamente maggiore dive e demagoghi, anormali e criminali, — due o trecento nomi più ripetuti — che milioni di madri e di lavora­tori, di suore e missionari, la massa umile di cui la società vive. E Maria fu il prototipo di questa vita piena, reale: se per la passione di Gesù sofferse le pene più atroci, per la missione di Gesù, alla quale aveva legato la propria esistenza in terra, ella godè le gioie più elet­te. Il suo amore per Iddio e per gli uomini la nutrì di estasi: e fu tra quanti ravvicinarono in terra, così come poi tra quanti la ricercarono in cielo, una distributrice di letizia: causa nostrae laetitiae. La gioia era Dio in lei: Dio che dava senso e valore a quanto avveniva a lei: anche alla sofferenza. E questo è il bello: che in Maria e con Maria, la quale mette nel circuito Gesù, e dunque Dio Onnipotente, l’esistenza può divenire un anticipo di para­diso: un’esperienza beatificata dal divino, che vale la pena, anzi la gioia, di vivere.» da: Maria modello perfetto, Città Nuova, 20017, pp.214-219. (altro…)

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Dalla Russia con amore

Pane fragrante e sale sono i doni che la Russia offre a chi arriva in questa terra sconfinata che si stende dall’Europa all’Asia, dal mar glaciale Artico all’oceano Pacifico. Le ferite della storia sovietica bruciano ancora: ricordi vividi del socialismo e dei suoi tentativi di cancellare Dio, e memoria del sangue versato dai cristiani per restare fedeli alla loro fede. Eppure in questa cupa cortina, che sembrava impenetrabile al mondo, le visite turistiche di alcuni focolarini, il trasferimento di una famiglia ungherese, gli incontri in Occidente con alcuni sacerdoti, hanno silenziosamente diffuso la spiritualità di Chiara Lubich. Oggi ci sono comunità animate da essa fino a oltre gli Urali, in Siberia, a Celiabinsk, Novosibirsk, Omsk, Divnogorsk e Krasnojarsk. Nel ripercorrere le tappe di questa storia – a partire dai primi contatti negli anni ’70 con persone dell’allora Unione Sovietica, da parte di focolarini presenti nella Repubblica Democratica Tedesca – si arriva fino a quando tutta la comunità del movimento si raduna, per la prima volta insieme da tutto il Paese in occasione della visita della Presidente Voce e del copresidente Faletti a Mosca, nel maggio 2011: sono in 200, arrivano da san Pietroburgo a Krasnoyarsk, dopo aver affrontato anche viaggi di 42 ore come chi viene da Celijabinsk, che in treno ha attraversato3.500 km di steppe e foreste. «Arrivata in Russia mi sono trovata immersa in un’unità più profonda con Dio – avrà modo di dire in quei giorni la presidente dei Focolari – e ho ricordato un’espressione, forse studiata in letteratura che diceva: la santa Russia. Mi sono sentita portata da questa vita di santità che si respira in questa nazione, nella storia del suo cristianesimo. E ho capito che il dono per me e per l’umanità che la Russia può fare è questa santità, grazie anche ai martiri, di tutte le chiese». Le storie dei pionieri affascinano ancora oggi: dai particolari degli appuntamenti segreti, ma anche i ricordi delle persecuzioni, raccontati da Oleg, uno dei seguaci del sacerdote ortodosso Alexander Men`, ucciso nel 1990.  Men` aveva creato piccole comunità di studio del Vangelo, con grande apertura ecumenica e tanti dei suoi fedeli si sono avvicinati all’esperienza dei Focolari. Poi c’è la sorpresa della scoperta di una spiritualità evangelica che va oltre le differenze e le diffidenze tra le chiesePadre Vladimir, sacerdote ortodosso di san Pietroburgo, ricorda che i suoi «pregiudizi sul cattolicesimo, sono stati cancellati dal fascino della vita spirituale del focolare che non conosce le frontiere confessionali e incarna, del cristianesimo, l’amore scambievole nel quotidiano». E tra i pionieri c’è anche chi in questo territorio ha speso forze, entusiasmo, intelligenza, come Eduardo Guedes, il focolarino portoghese, morto nel gennaio 2011 e ricordato con affetto dai tanti che lo hanno conosciuto: senza proclami, in modo mite aveva testimoniato un Dio che non abbandona e non dimentica, ma sa sempre accogliere derelitti e potenti e accrescere in questa “santa Russia”, il desiderio di una santità moderna e per tutti. E ancora Regina Betz, focolarina tedesca, che ha vissuto a Mosca dal 1990 al 2008, intessendo rapporti veri e duraturi con tantissime persone. Dopo il crollo del regime sovietico, si avverte nella società russa una ricerca di identità. In questo cammino il modo di agire del Movimento è sempre stato apprezzato, in particolare nel rapporto con la Chiesa Ortodossa Russa. Nelle manifestazioni dei Focolari partecipano ogni tanto anche rappresentanti ufficiali del Patriarcato di Mosca. Molto importante per la comunità è stata la presenza di Giancarlo Faletti, copresidente del Movimento dei focolari, all’intronizzazione del patriarca Kirill, nel febbraio 2009. È seguito con grande interesse da parte di alcuni membri di associazioni ortodosse il progetto “Insieme per l’Europa”, al quale hanno partecipato dal 2004. La maggioranza dei membri della comunità dei Focolari in Russia è ortodossa. Ci sono tante famiglie, in una società in cui l’istituto familiare è messo a dura prova, e molti giovani, che sanno mettersi in gioco radicalmente per il Vangelo. Una di loro, Nina Vyazovetskaya, in occasione del trigesimo della dipartita di Chiara Lubich, il 18 aprile 2008, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, così si è espressa: Vengo da Mosca, appartengo alla Chiesa Ortodossa Russa. Sono medico e sono cresciuta in una famiglia non credente. Nel 1990 mi hanno battezzata un po’ “per caso” perché, con il crollo del comunismo, quello era un periodo dei grandi cambiamenti e tutti cercavano qualcosa di nuovo. Però, dopo quel giorno, non sono mai andata in chiesa. L’incontro con il Movimento dei focolari ha segnato una svolta: ho incontrato Dio e la mia vita è cambiata. Per conoscerlo mi sono rivolta alle focolarine, che sono cattoliche, e mi hanno portato nella mia chiesa ortodossa. Così ho cominciato a scoprire la bellezza e la ricchezza della chiesa, dell’essere cristiana. E adesso ho preso la decisione di seguire Dio, dietro Chiara, nel focolare”. Visita la pagina della Russia in Focolare Worldwide

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Africa: 120 bambine alla scoperta del Vangelo

Si è svolto in Kenya, nella “cittadella Piero” (Nairobi), durante i giorni di Pasqua, il primo congresso internazionale in Africa per le bambine dei Focolari: le gen 4, provenienti dal Rwanda, Uganda, Tanzania, Burundi e Kenya. Come è stato possibile radunare bambine di paesi che fino a poco tempo fa erano in guerra fra loro? Come vincere le distanze con la mancanza di collegamenti? Come trovare i mezzi economici per affrontare le spese? Solo una grande motivazione poteva superare ogni difficoltà: la scoperta del Vangelo fatta da queste bambine e il loro desiderio di ritrovarsi insieme per condividere le esperienze nel metterlo in pratica e la gioia che esso produce.

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‘Il Vangelo, il più bello dei libri’, è stato scelto come focus del congresso, perché frutto di un’esperienza già fatta prima di venire. Infatti, le gen 4 sono abituate a vivere “l’arte d’amare” e cioè tutte le frasi della Scrittura che sottolineano l’amore: ama il prossimo come te stesso, amatevi a vicenda, ama perfino il nemico… Tante gen 4 hanno scritto delle letterine che hanno voluto rivolgere a Gesù: “È stato un grande successo!”; “Sono molto contenta di essere a questo congresso. Gesù aiutami a capire quello che tu aspetti da me”; “Caro Gesù, grazie per tutto quanto hai fatto per me. Ti do tutti i miei atti di amore. Voglio essere come te, aiutami a fare le cose come te”; “Caro Gesù, ho imparato che dobbiamo amare gli altri come noi stessi, che dobbiamo condividere le nostre cose con chi non ha”; “Ho aiutato mia sorella a sistemare i suoi vestiti. Ed io sono stata aiutata dalla mia amica keniana a sistemare i miei vestiti. Così ti ringrazio”; “Grazie di averci dato la vita. Ti amo come non ho amato mai nessuno…” . E si potrebbe continuare a non finire. La settimana Santa, trascorsa così intensamente nell’amore reciproco, è stata un vero incontro con Gesù: dal Venerdì Santo vissuto con l’atteggiamento di consolarlo in chi soffre, in chi è povero, emarginato… fino al giorno di Pasqua in cui hanno organizzato una grande festa. Alla presenza degli abitanti della cittadella Piero e alcuni genitori di Nairobi, in un clima incandescente di gioia, le Gen4 hanno espresso con danze e canzoni, l’immensa gioia procurata dalla presenza del Risorto in mezzo a loro. Maria Voce, presidente dei Focolari, aveva loro scritto, fra l’altro: “Saranno certamente giorni bellissimi in cui potrete conoscere meglio Gesù e i momenti importanti della Sua vita. Aprite a Lui i vostri cuori, gen 4, e diteGli: ‘Ti voglio bene, Gesù. Grazie di tutto ciò che fai per me e per ognuno. Insegnami ad amare sempre più come fai Tu’. Egli vi aiuterà di sicuro e tornerete a casa felici e pronte a portare ovunque il Suo amore ela Suagioia.” E così è stato. (altro…)

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Famiglie vive

«Dio abita nelle nostre famiglie e abbiamo il grande compito di trasmetterlo ai nostri figli nella vita quotidiana». Così, una delle famiglie che in queste pagine raccontano momenti ed esperienze di semplice quotidianità. Famiglie di tutto il mondo che, giorno per giorno, lasciano entrare il Vangelo nella loro vita e vedono trasformarsi l’ambiente in cui vivono, la realtà in cui sono immersi, i rapporti tra le generazioni. La famiglia, nucleo fondativo della società, oggi si confronta con crisi culturale ed economica, globalizzazione, educazione, rapporto genitori-figli, fede. Sfide epocali che ne segnano la vita quotidianamente. Cosa succede quando il rapporto tra i coniugi, tra genitori e figli, tra le generazioni è illuminato dal Vangelo? Il volume raccoglie spaccati di vita familiare da tutto il mondo. Storie positive, spesso eroiche, che comunicano speranza e ribadiscono il ruolo cruciale che la famiglia svolge nella società.

Il volume – edito da Città Nuova – è patrocinato dal Pontificio consiglio per la Famiglia in vista del  VII Incontro Mondiale delle Famiglie (Milano, 30 maggio – 3 giugno 2012).

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Una luce nella malattia

«Quando circa 4 anni fa, a Fernando era stata diagnosticata la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), un brivido aveva attraversato tutta la mia persona – racconta Maria . Ero sgomenta e piena di paura. Lui intuendo il mio stato d’animo, mi ha sussurrato: “Io sono pronto, vedrai che Dio ci darà la grazia per questo momento prezioso”. Mi sono sentita rinascere: anch’io voglio aderire al disegno d’amore che Dio ha preparato per noi.  Così iniziamo quest’avventura. Dopo qualche tempo Fernando viene ricoverato in rianimazione per una crisi respiratoria ma, il nostro modo sereno di affrontare la malattia e l’atteggiamento d’amore che lui aveva verso medici e infermieri, ha fatto si che l’approccio rigidamente professionale divenisse familiare e amorevole. Tutta la famiglia del Movimento dei Focolari e le persone conosciute nell’arco della nostra vita ci stanno vicino. Intorno a noi si sviluppa un’autentica gara d’amore: non ho mai preso un mezzo pubblico, viene organizzato un turno per accompagnarmi in ospedale e per sbrigare le tante pratiche necessarie per attivare l’assistenza domiciliare. Tornati a casa, ho affrontato le difficoltà della vita quotidiana per assistere Fernando giorno e notte, ed ho imparato ad usare gli strumenti necessari a garantire la sua vita. La notte il mio orecchio è sempre vigile e il mio sonno spesso interrotto. Ma, se qualche volta sono un po’ tesa, lo sguardo amoroso di Fernando mi sostiene sempre. In questi quattro anni ho sperimentato continuamente che Dio è Padre e si fa presente ogni giorno nei modi più inaspettati soprattutto attraverso i fratelli: una mattina la dottoressa venuta per l’assistenza mi trova a letto perché stavo male. Allora lei, dopo aver svolto i suoi compiti, prepara il minestrone, carica la lavatrice e imbocca Fernando. Di piccoli fatti così ne accadono ogni giorno. Una domenica avevo finito la scorta dei guanti necessari per i servizi di assistenza, in quel momento arriva la vicina di casa che senza saper nulla mi porta una scatola con cento guanti. Anche le piccole pratiche di ogni giorno trovano una soluzione perché c’è chi suona il campanello e dice: “Hai delle bollette da pagare?”. Fernando non fa mai l’ammalato: con i suoi 87 anni, in lui predominano la gioia e lo slancio verso tutti. Si mantiene aggiornato, e continua a seguire in modo particolare la politica e soprattutto la scuola del Movimento politico per l’unità. Lui che è stato sindaco di Ghilarza (Oristano) per tre mandati e direttore del CED – Centro elaborazione dati della Regione Sardegna -, ha in cuore in modo particolare i giovani ai quali suggerisce di impegnarsi in politica e raccomanda: “Occorre fare la purificazione del pensiero”. Intanto la malattia si evolve e impedisce le azioni più semplici ed elementari ma lui vive questa realtà in una dimensione di cielo, cercando di fare la volontà di Dio con semplicità così come quando sta bene e la sua fede sostiene tutti noi che stiamo attorno. Se qualcuno viene a fargli visita e lo commisera, lui poi mi dice: “Loro parlano di morte, io sento la vita che trabocca!” e non esita a comunicare a credenti e non, la sua esperienza e filosofia di vita: “Mi consegno completamente a Dio come Gesù. Quando ho paura non temo, la paura distrugge la vita”». (altro…)

[:ot]Kelma tal-Ħajja – Mejju 2012[:]

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[:ot]Fit-Testment il-Qadim in-nar huwa xbieha tal-Kelma t’Alla kif imħabbra mill-profeti. Imma anki l-ġustizzja t’Alla hi mxebbha man-nar, il-ġustizzja li biha Alla kien jgħaddi minn ġo nofs il-poplu tiegħu biex isaffih. L-istess il-Kelma ta’ Ġesù. Din hi kelma li tibni, imma fl-istess waqt teqred dak kollu li hu fieragħ, dak li jrid jintemm, dak li hu frugħa. Biex tibqa’ biss il-verità. Ġwanni l-Battista kien qal dan fuq Ġesù: “Hu jgħammidkom bl-Ispirtu s-Santu u n-nar” (Lq 3, 16). B’hekk ħabbar minn qabel il-magħmudija nisranija li bdiet isseħħ dakinhar li niżel l-Ispirtu s-Santu fuq l-appostli u dehru ilsna tan-nar (ara Atti 2, 3). Jiġifieri l-missjoni ta’ Ġesù hi li jwassal in-nar fuq l-art, li hu l-Ispirtu s-Santu li jġedded u jsaffi kollox. “Nar ġejt inqiegħed fuq l-art, u kemm nixtieq li diġà qabad.” Ġesù jagħtina l-Ispirtu. Imma kif jaħdem l-Ispirtu s-Santu ġewwa fina? Jaħdem billi jpoġġi fina l-imħabba – dik l-imħabba li Hu jixtieq li aħna nżommuha dejjem tixgħel f’qalbna. Din x’imħabba hi? Mhijiex xi ħaġa ta’ din id-dinja, limitata. Hi l-imħabba kif insibuha fil-Vanġelu. Hi li tħobb lil kulħadd, l-istess waħda li biha jħobbna l-Missier li hu fis-Sema, li jibgħat ix-xemx u x-xita fuq kulħadd, fuq it-tajbin u l-ħżiena, saħansitra fuq l-għedewwa (ara Mt 5, 45). Din hi mħabba li ma tistenna xejn mingħand ħadd, imma tħobb hi l-ewwel. Hi mħabba li ssir ħaġa waħda ma’ kulħadd: tbati, tifraħ, tinkwieta u tittama ma’ kulħadd. U, jekk ikun hemm bżonn, dan tagħmlu bil-fatti. Għalhekk din mhijiex xi mħabba sentimentali, bil-kliem biss. Din l-imħabba tħobb ’il Kristu li jinsab f’kull wieħed u waħda minn ħutna l-bnedmin; b’hekk niftakru fi kliem Ġesù: “Kull ma għamiltu… għamiltuh miegħi” (Mt 25, 40). Din l-imħabba trid li ħaddieħor jasal biex iħobb huwa wkoll, biex flimkien mal-oħrajn isseħħ l-imħabba reċiproka: jien lilek u inti lili. Din l-imħabba hi espressjoni konkreta li tidher tal-ħajja tagħna tal-Vanġelu. Hija tagħti siwi kbir lill-kelma li mbagħad aħna nistgħu u għandna nwassluha lill-oħrajn. “Nar ġejt inqiegħed fuq l-art, u kemm nixtieq li diġà qabad.” L-imħabba hi bħan-nar. L-importanti li tibqa’ taqbad. Biex isir dan, irridu l-ħin kollu nqabbdu xi ħaġa. L-ewwel u qabel kollox irridu nitfgħu l-jien tagħna ġon-nar. Dan nagħmluh għax meta nħobbu, aħna jkollna f’moħħna lill-oħrajn. Jew ikollna f’moħħna lil Alla, u b’hekk nagħmlu r-rieda tiegħu, jew lill-proxxmu, meta aħna ngħinuh. Jekk inżommu n-nar il-ħin kollu jaqbad, anki jekk ikun nar żgħir, dan jista’ jwassal għal ħuġġieġa kbira. Dan hu n-nar li Ġesù ġab fuq din l-art: nar ta’ mħabba u ta’ sliem, li bih kulħadd ikun aħwa ta’ xulxin.

Chiara Lubich

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Maggio 2012

«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!» Gesù ci dona lo Spirito. Ma in che modo lo Spirito Santo agisce? Lo fa diffondendo in noi l’amore. Quell’amore che noi, per suo desiderio, dobbiamo mantener acceso nei nostri cuori. E com’è questo amore? Non è terreno, limitato; è amore evangelico. E’ universale come quello del Padre celeste che manda pioggia e sole su tutti, sui buoni e sui cattivi, inclusi i nemici. È  un amore che non attende nulla dagli altri, ma ha sempre l’iniziativa, ama per primo. È un amore che si fa uno con ogni persona: soffre con lei, gode con lei, si preoccupa con lei, spera con lei. E lo fa, se occorre, concretamente, a fatti. Un amore quindi non semplicemente sentimentale, non di sole parole. Un amore per il quale si ama Cristo nel fratello e nella sorella, ricordando quel suo: “L’avete fatto a me”[4]. È un amore ancora che tende alla reciprocità, a realizzare, con gli altri, l’amore reciproco. È quest’amore che, essendo espressione visibile, concreta della nostra vita evangelica, sottolinea e avvalora la parola che poi potremo e dovremo offrire per evangelizzare. «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!» L’amore è come un fuoco, l’importante è che rimanga acceso. E, perché ciò sia, occorre bruciare sempre qualcosa. Anzitutto il nostro io egoista, e lo si fa perché, amando, si è tutti protesi verso l’altro: o Dio, compiendo la sua volontà, o il prossimo, aiutandolo. Un fuoco acceso, anche piccolo, se alimentato, può divenire un grande incendio. Quell’incendio di amore, di pace, di fraternità universale che Gesù ha portato sulla terra.

                                                                                                 Chiara Lubich


[1]     Pubblicata in Città Nuova, 2001/14, p.37.
[2]     Lc 3,16.
[3]     Cf At 2,3.
[4]     Mt 25,40.

40 anni dei Focolari a Ischia

«40 anni di vita, di rapporti tessuti giorno per giorno: questa l’esperienza del Movimento dei focolari di Ischia, che nel 2012 celebra il suo 40° anniversario. A marzo si è  dedicata una serata alla figura di Chiara Lubich, attraverso la presentazione della sua biografia, scritta da Armando Torno: “Portarti il mondo tra le braccia”. Una storia iniziata negli anni ‘70 che ripercorriamo nelle sue tappe essenziali legate alla vita di don Raffaele, un giovane sacerdote. Sente parlare dell’esperienza evangelica semplice e concreta di Chiara Lubich e delle sue compagne e si immerge anch’egli subito in questo clima di amore vissuto. Dal 1974 al 1980 si trasferisce a Fontem, in Africa nel cuore della foresta equatoriale, in quello che in pochi anni è diventato un “laboratorio di fraternità”. Tornato ad Ischia per motivi di salute, continua la sua opera sacerdotale; nasce una comunità che vive il Vangelo. Nel 1981 prende il via il primo focolare sacerdotale sull’isola. Nel 1983 don Raffaele viene nominato Parroco di San Domenico nella Ss. Annunziata ad Ischia, antica sede vescovile isolana. La Chiesa parrocchiale è decadente dal punto di vista architettonico, e necessita riparazioni. Davanti a questa urgenza concreta, si avvia un’esperienza che rafforza lo spirito di famiglia tra i parrocchiani, che diventano protagonisti dei lavori in corso, donando tempo ed energie. Si consolida così una comunità viva, fondata sulla presenza di Gesù tra loro. Si iniziano a vedere le prime riappacificazioni tra vicini e addirittura casi di licenziamento dal proprio posto di lavoro…in nero! Proprio in virtù di questi licenziamenti nasce nel 1989 la cooperativa “Arcobaleno”, per riunire imprenditori e lavoratori col desiderio di vivere cristianamente anche la loro attività lavorativa. Dal ‘73 all’80 intanto il Movimento si sviluppa con l’apertura ai ragazzi e ai giovani, e la partecipazione ai Genfest del ‘75 e dell’80. Ad Ischia vengono ospitate le Mariapoli, dall’89 al ‘92, con circa 3000 partecipanti ciascuna, da tutto il centro – sud Italia. Nel ‘96 a Napoli nasce il Movimento Politico per l’Unità, e anche alcune persone di Ischia vi aderiscono, impegnandosi attivamente in politica per cercare di portare anche in questo settore la categoria della fraternità. Nel frattempo fioriscono tante vocazioni sacerdotali. Particolare attenzione viene data tuttora alla lettura e alla meditazione della Parola di Vita mensile e negli ultimi tempi un particolare interesse si è sviluppato per la salvaguardia del creato: in un’isola sempre più sommersa dal fenomeno dell’abusivismo edilizio, i membri del Movimento hanno fatto sentire la loro voce  e si sono assunti l’impegno di ripulire periodicamente un tratto dell’isola. Questo l’impegno del Movimento dei focolari che continua nella ferialità di ogni giorno, perché la nostra isola sia un “pezzetto di paradiso” non solo geograficamente parlando». A cura di Francesco Schiano (altro…)

Run4unity: si corre per l’unità

Let’s bridge VOLUME ZERO

Rivedi la diretta Foto su Flickr In un tempo attraversato da crisi globalizzate di ogni genere che fanno tremare economie, stili di vita e certezze acquisite riguardo il presente e il futuro, i Giovani per un Mondo Unito dei Focolari (GMU) chiamano a raccolta quanti desiderano essere protagonisti di un vero cambiamento e costruire ponti di fraternità nelle nostre società. E si danno un anno di lavoro, scandito da tappe il cui momento centrale sarà il Genfest di Budapest, dal 31 agosto al 2 settembre 2012. La manifestazione mondiale raccoglierà giovani da oltre 150 Paesi, mossi tutti dalla stessa idea, che è anche esperienza di vita e azione sociale: la fraternità universale. Nella sua 42° edizione, il Meeting di Loppiano, sarà una tappa fondamentale. “Quest’anno il 1° maggio vuole essere orientato al Genfest” – dichiara Jacopo Casprini, della segreteria Giovani per un Mondo Unito e della commissione di lavoro a Loppiano – “e infatti il momento centrale della giornata sarà proprio il collegamento mondiale durante il quale verrà aperto ufficialmente l’anno del Genfest”. Durante il Meeting si aprirà inoltre la Settimana Mondo Unito, appuntamento annuale dei GMU. Il collegamento live streaming mondiale delle 12.00 (GMT +1) permetterà a migliaia di giovani, dalla Siria al Giappone a Nairobi e Sidney, di scambiarsi testimonianze e progetti con i 2000 coetanei presenti a Loppiano, in vista dell’appuntamento a Budapest. Atteso il collegamento con i giovani della Siria e l’annuncio del Progetto United World: rete mondiale di giovani per dar vita a un Osservatorio permanente che “misuri”, a 360 gradi, lo sviluppo di pratiche di fraternità, chiedendo alle Istituzioni internazionali un impegno preciso al riguardo. “Cosa direi ai giovani che verranno a Loppiano e che seguiranno l’evento attraverso le reti sociali del Genfest? – continua Jacopo – “Che la preparazione vede coinvolti tutti i giovani presenti nella cittadella e nei dintorni, il clima che si respira è un clima di gioia, serenità e voglia di rendere questa giornata un momento di vera testimonianza. A tutti i giovani direi solo una cosa: vale davvero la pena vivere per un mondo unito!”. E spiega ancora Rafael, giovane brasiliano, tra gli organizzatori del Genfest: “Nel mondo c’è bisogno di una testimonianza di pace, unità, fraternità universale: non possiamo tirarci indietro. Il titolo del Genfest è “Let’s bridge” e rappresenta appieno il nostro impegno nel costruire ponti fra uomini, fra culture, fra popoli, nelle realtà più diverse”. Il programma del 1° maggio proseguirà nel pomeriggio con workshop tematici condotti da esperti e professionisti: scelte di vita, famiglia oggi, città e convivenza multiculturale, impegno politico e cittadinanza, i temi trattati. Da evidenziare due workshop artistici di musica e danza con il Gruppo internazionale Gen Rosso. Per saperne di più e seguire la diretta in streaming mondiale (attivo dalle ore 11.00 GMT+1): www.genfest.org (cliccando su ‘LIVE’ nella barra del menu principale) www.loppiano.it live.focolare.org

The Genfest 2012 project has been funded with support from the European Commission.
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Germania – alle fondamenta dell’Europa

10 novembre 1989: il giorno dopo la caduta del muro

Dopo la sua riunificazione, nel 1990, la Germania, uno dei Paesi fondatori dell’Unione Europea, si presenta come il paese europeo col maggior numero di abitanti (più di 81 milioni).  È un paese ricco di storia, cultura e luoghi da scoprire, uno scrigno che custodisce tesori artistici di enorme valore e una natura varia e suggestiva.Dal punto di vista del prodotto interno lordo, viene considerata tra le economie più forti nel mondo e, dopo la seconda guerra mondiale, ha sviluppato una solida democrazia parlamentare. Sia il passato drammatico della dittatura nazista, sia la divisione del paese in est e ovest durata 40 anni, hanno segnato fortemente il popolo tedesco. Essendo, inoltre, uno dei Paesi della Riforma, con una forte presenza delle Chiese protestanti, accanto alla Chiesa cattolica e alle Chiese ortodosse, ha vissuto il dolore della divisione. Al tempo stesso sta scoprendo le ricchezze insite nelle diverse Chiese e vede profilarsi la possibilità di una testimonianza più incisiva della vita cristiana nella società. Sono più di 30.000 coloro che si definiscono amici del Movimento dei focolari in Germania. Di essi, circa 5000 – adulti, giovani e bambini – si impegnano regolarmente partecipando a gruppi di famiglie, di giovani o sono ad esso legati da interessi ed argomenti specifici. I primi contatti con il Movimento risalgono al 1955. Poco tempo dopo, il vescovo cattolico di Meißen, Mons. Otto Spülbeck e il cardinal Alfred Bengsch di Berlino, chiesero a Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, di mandare dei focolarini anche nella Germania dell’Est. La carenza di medici nella DDR facilitava l’ingresso di stranieri con conoscenze in campo medico e così otto medici, tedeschi e italiani, arrivarono a Berlino e a Lipsia. Con loro c’era anche Natalia Dallapiccola, una focolarina che è stata accanto a Chiara Lubich fin dagli inizi  a Trento. Da qui la spiritualità del Movimento dei focolari si è diffusa anche in altri paesi del blocco orientale, soprattutto in Polonia, Cecoslovacchia ed Ungheria. Nella patria della Riforma, anche per il Movimento dei focolari, il dialogo ecumenico si è sempre  presentato di primaria importanza. Fin dall’inizio ci sono stati incontri con cristiani evangelici (le fraternità, le suore di Maria a Darmstadt), a cui, negli anni ’60, sono seguiti numerosi altri con personalità e persone appartenenti a Chiese diverse, che, da allora e fino ad oggi,  hanno trovato il loro posto nei gruppi del Movimento. Qui trovano ispirazione per la propria vita, e la motivazione a promuovere ed approfondire l’unità tra i cristiani.

Chiara Lubich: Premio della Pace Augustana 1988 col sindaco di allora: Hans Breuer di Augsburg/a destra

Si sono sviluppate, così, iniziative comuni e intensi percorsi comunitari. Tra questi il Centro di Vita Ecumenica di Ottmaring, nei pressi di Augsburg. I suoi fondatori e conduttori sono membri della Fraternità di vita comune e dei Focolari. Ottmaring diventa così una delle “cittadelle” del Movimento con una forte impronta ecumenica. In essa – costruita con la benedizione delle rispettive autorità ecclesiastiche – vivono stabilmente circa 120 persone impegnate e legate ad essa in modi diversi e, nei mesi estivi, giovani europei, partecipano, per alcuni periodi, alla sua vita,  dando luogo, con il loro entusiasmo, anche a manifestazioni come la Jugend Woche. Sempre ad Ottmaring, nel1999, hapreso il via l’iniziativa “Insieme per l’Europa”, rete di più di 300 movimenti e comunità di cristiani evangelici, cattolici, ortodossi, anglicani e di chiese libere. Altri Centri d’incontro si trovano nelle città di Solingen e Zwochau. Un altro campo di azione per gli appartenenti al Movimento, è rappresentato dal dialogo con credenti di altre religioni e con persone senza una fede religiosa. Piattaforme comuni per la realizzazione di questo dialogo si trovano nello sforzo costante per la pace, la giustizia e nelle iniziative sociali. Nella storia dei Focolari altre persone hanno dato un contributo importante, accanto a Chiara Lubich, allo sviluppo del Movimento. Una di queste figure è il vescovo tedesco di Aquisgrana Klaus Hemmerle (1929-1994). Egli diede la spinta decisiva allo sviluppo di una teologia che scaturisce dal carisma di Chiara Lubich e prese parte regolarmente agli incontri del centro di studi interdisciplinari denominato “Scuola Abba”. Diede inoltre vita ad un percorso spirituale tra vescovi cattolici di diverse nazionalità e, in seguito, ad un cammino ecumenico con vescovi di diverse Chiese che si ispirano alla spiritualità dell’unità. Il Movimento dei focolari in Germania ha istituito il premio “Klaus Hemmerle” che viene assegnato a persone che si sono impegnate nel dialogo tra Chiese, religioni e differenti convinzioni. Tra i premiati il Patriarca Bartolomeo I. (altro…)

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Alberto Michelotti e Carlo Grisolia online

Alberto e Carlo sono due giovani genovesi per i quali nel 2008 è stata avviata la causa di beatificazione, originale perché li vede protagonisti insieme. L’amicizia tra di loro e l’amicizia con gli altri è stata uno dei tratti salienti della loro vita: proprio in questo sentimento umano, vissuto cristianamente, la Chiesa ha visto un elemento di santità, soprattutto per la volontà di aiutarsi reciprocamente nel portare a tutti l’ideale evangelico del mondo unito, della fraternità universale. Sul nuovo sito, dedicato a loro, sono disponibili gratuitamente la visione e il download del documentario in italiano “Insieme possiamo”, con la regia di Mario Ponta: un gruppo di ragazzi di oggi, sulle orme di Alberto e Carlo, percorrendo le loro strade, incontrando gli amici di allora, scopre l’autenticità di un’esperienza che è possibile vivere anche oggi. È in fase di elaborazione la versione sottotitolata in varie lingue. Il Comitato Alberto Michelotti e Carlo Grisolia invita tutti a visitare il sito e a lasciare le proprie impressioni: www.albertoecarlo.it (altro…)

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Beppe Porqueddu: “rivoluzione nella rivoluzione”

«Ciao Chiara! Che gioia vivere con te questo pomeriggio. Ricordi la frase che ti ho scritto quel 16 dicembre a poche ore da quel famoso incidente in motorino – avevo 18 anni – che mi ha portato in fin di vita? “Non me lo sarei mai aspettato che potesse essere così bello essere toccati dall’amore di Dio fino in fondo…”. Lì si svelava, in realtà compiendosi, il mistero della mia vita. Quelle parole erano dense di stupore per la gioia della pace ritrovata, solo per Grazia dell’amore di Dio per me. Ed è questo stupore che, in tutti questi anni, ha nutrito la mia creatività, espressività, socialità, ed anche la mia nuovissima fisicità e corporeità. In uno sviluppo inatteso! Una mattina mentre mi pettinavo, davanti ad uno specchio, col cuore gonfio di gioia, mi sono domandato se fosse più vero che tre quarti del mio corpo non si muovessero o che le mie braccia facessero ancora atti di donazione. Erano vere entrambe le cose ed avevano lo stesso valore. Dunque, in me, c’era l’unità e con essa la percezione della piena integrità psico-fisica. E, pur vivendo nella carne ogni limitazione dipendente dalla mia condizione, non vi era stata frattura della mia identità. Quel giorno mi dissi: “Ogni fibra di ogni muscolo ancora innervato deve servire per amare”. Più tardi, sbigottito ed attonito del perché la gioia fosse in me stabile nonostante le innumerevoli difficoltà, compresi Gesù nel Suo grido: “Dio mio, Dio mio perché anche tu mi hai abbandonato?”. La grande attrazione di quando avevo conosciuto, alcuni anni prima dell’incidente, l’Ideale dell’unità. Mi sembrava che proprio Gesù avesse portato in me l’ “evidenza” della complessità ed è proprio in virtù di questa dinamica che è possibile mettere in una relazione positiva e costruttiva – in un gioco d’amore – limiti e risorse. La condizione di persona con disabilità viene illuminata in una nuovissima visione sapienziale. Perciò questa situazione, ritenuta da tanti solo dolore, dramma, tragedia, degna solo di pietismo, di assistenzialismo e di stucchevole lacrimare, diventa non solo vivibile e piedistallo di santità, ma anche una “vera occasione” di trasformazione di quel sociale che può essere guardato proprio dalla nuova prospettiva culturale che è la disabilità dell’uomo. Sempre che ogni disabilità sia occasione per accogliere Gesù nel Suo grido. La “Disabilità” – lo dice la dottrina scientifica contemporanea – rappresenta la socializzazione dei problemi, dei bisogni. Questa, conosciuta, accolta, non può che essere amata dalla società, nella modificazione delle proprie strutture, trasformatesi, mutate radicalmente, affinché il sociale sia il luogo dell’accoglienza di Gesù presente in ogni uomo. Di qui la necessità che urbanistica ed architettura – che amo definire scienze madri – riportino Gesù nella “Sua città”, unico luogo delle relazioni. L’ “Handicap”, che nasce sempre come disagio sociale, dal nefasto rapporto tra la disabilità dell’uomo e la società del rifiuto, del “non-amore”, non c’è più, poiché la menomazione è amata da chi ne è il portatore e la disabilità che ne consegue, è amata ed accolta dalla società, non solo rinnovata, ma fattasi tessuto di accoglienza del dolore dell’Uomo-Gesù. Così il dolore della menomazione, amato da chi lo porta ed amato dalla società, sconfigge l’handicap, facendo sì che il dolore diventi, in questa relazione reciproca, un giogo soave e leggero, ma anche fonte di luce e scintilla di vera trasformazione sociale. Sai, Chiara, in questi 42 anni, in ogni dolore, non ho mai trovato una croce vuota, ma ho sempre trovato un uomo di carne sulla croce. Il mio Gesù, il tuo Gesù… Il rivoluzionario di Dio. Arrivederci, Chiara!» ________________________ Beppe Porqueddu è Tecnologo della riabilitazione. Docente per la formazione ed il perfezionamento di medici, operatori della riabilitazione, architetti e tecnici progettisti e persone con disabilità. “Peer Counsellor”. Consulente/progettista di iniziative formative presso pubbliche amministrazioni sui temi dell’accessibilità della città e dell’ambiente naturale. Coordinatore del SIVA (servizio informazione e valutazione ausili) della Fondazione Don Carlo Gnocchi di Roma. Cofondatore ed attuale presidente del “Centro Studi Prisma” di Belluno, per lo studio interdisciplinare degli aspetti tecnici e sociali per l’integrazione delle persone con disabilità. (altro…)

A Cagliari, “Via Chiara Lubich”

Il 20 aprile 2012 è stata intitolata, a Cagliari (Sardegna), una strada a Chiara Lubich, su iniziativa di un comitato di cittadini. La dedicazione della strada alla fondatrice del Movimento dei focolari, vicino all’oasi naturalistica dello Stagno di Molentargius (regno dei fenicotteri) è avvenuta con una manifestazione pubblica. È seguito, presso l’Aula consiliare del palazzo Civico di Cagliari, un convegno di studi dal titolo “Chiara Lubich: spiritualità, cultura e dialogo”. Tra i relatori: Piero Coda, teologo, filosofo e preside dell’Istituto universitario Sophia (Loppiano – Firenze); Luigino Bruni, docente di economia politica all’Università Bicocca di Milano e Sharahzad Houshmand, musulmana, docente di studi islamici presso l’Università Gregoriana di Roma. Leggi di più Comune di Cagliari (altro…)

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Paraguay: il Sudamerica ha un cuore

Il Paraguay, anticamente chiamato “Provincia gigante de las Indias”, nacque dall’incontro non sempre facile dei “conquistadores” spagnoli ed i nativi guaraní. E’, dunque, un paese bilingue. Con una superficie di 406.752 km2, è diviso in due regioni: l’Orientale, desertica; e quella Occidentale, ricca di vegetazione subtropicale. Ha una popolazione di 6 milioni di abitanti. Non possiede coste marittime, ma lo solcano due grande fiumi: il Paraná e il Paraguay. Nel suo sottosuolo scorre l’acquifero guaraní, la riserva d’acqua dolce più grande del pianeta. La capitale, Asunción, con 600.000 abitanti, è una città cosmopolita e ancora a misura d’uomo. Agli inizi del secolo XVI, il Paraguay si costituisce come principale crocevia verso le altre regioni del continente. Asunción viene chiamata “Madre di città” poiché da qui partono le carovane spagnole per fondare nuove città. Nella seconda metà del XVI secolo, arrivano i francescani, e vi fondano centri abitati all’interno del Paese. La loro influenza è molto grande. Un capitolo importantissimo nella storia del Paraguay è la presenza della Compagnia di Gesù (1609-1768), con le note missioni gesuitiche o “Reducciones”, cittadelle organizzate in base al principio della reciprocità e della ridistribuzione. Di quel momento storico rimangono le rovine di Trinidad, di Jesús, San Ignacio Guazu e altre, oggi dichiarate patrimonio dell’Umanità. L’arte e la musica hanno in quel periodo un grande sviluppo e lasciano come esempio il cosiddetto barocco guaraní. Nel 1811 il Paraguay diviene una nazione indipendente dalla Spagna. La storia paraguaiana è una vicenda continua di grandi momenti tragici, ma anche di grandi eroismi. Il risultato: un popolo semplice, che gioisce ogni giorno dei piccoli atti quotidiani, specie frutto della fede seminata un giorno nel profondo del suo cuore. Il Movimento dei focolari si presenta come una grande famiglia formata da comunità sparse su tutto il territorio nazionale, ben integrate nella vita civile, religiosa e nella cultura del Paese. L’allegria, la profonda religiosità e l’accoglienza tipiche dei paraguayani hanno facilitato la diffusione della spiritualità dei Focolari. L’Ideale dell’unità arriva in Paraguay nel 1964, per mezzo di due sacerdoti che avevano avuto contatti con i Focolari mentre studiavano a Roma. Rientrando in patria diffondono questa nuova spiritualità specie tra i membri delle rispettive parrocchie. I primi aderenti del Movimento partecipano a una “Mariapoli” sulle montagne di Córdoba (Argentina), a 1200 km circa. Ritornano con il cuore “incendiato” da quello che sperimentano in quei giorni, e fanno come Chiara Lubich e le sue prime compagne: scelgono Dio come unico ideale delle loro vite. Si riuniscono con regolarità per leggere la Parola di vita e per comunicarsi le esperienze, frutto della Parola vissuta, e così aiutarsi reciprocamente. Nel novembre del ’64, arriva la prima focolarina, Ada Ungaro (Fiore), e poi Anna Sorlini, per visitare la comunità nascente. L’anno dopo si è già formato un bel gruppo. Uno di loro, Daniel Galeano, sarà il primo focolarino sposato del Paraguay e principale animatore della comunità fino a quando si apriranno i centri focolari. Nel 1967, si organizza la prima Mariapoli del Paraguay, con trecento persone, alla quale partecipano Lia Brunet e Vittorio Sabbione, due dei primi compagni di Chiara. Dalla vita dell’amore reciproco, sorge spontaneo il desiderio di aiutare i fratelli più bisognosi. Nascono così, nel 1966, le prime iniziative in loro favore, che poi si estendono ad altre città oltre la capitale. Anche i giovani si sentono attratti da questo ideale radicale. Nell’anno 1970, quaranta ragazze partecipano alle “vacanze Gen in Argentina. Due anni dopo altri giovani si aggiungono. La consegna di Chiara ai gen di “morire per la propria gente” li spinge a mettere in comune i beni materiali e spirituali “perché a nessuno manchi il necessario”. Nel giugno 1981 si inaugura il focolare femminile ad Asunción e nel febbraio del 1988 arrivano anche i focolarini. Nascono le varie vocazioni che costituiscono i pilastri del Movimento: focolarine e focolarini, consacrati e sposati; volontari e volontarie, sacerdoti e seminaristi, religiosi e religiose, giovani ed adolescenti, aderenti e simpatizzanti. A causa delle forti inondazioni, nel 1983 i membri del Movimento prendono contatto con gli abitanti di uno dei quartieri più allagati e poveri di Asunción. Animati dai valori della fraternità e della solidarietà acquistano un terreno a Capiatá (24 km da Asunción) dove una ventina di famiglie vi si trasferiscono, migliorando notevolmente la loro qualità di vita. Attualmente sono 70 le famiglie e “San Miguel de Capiatá” si presenta come un sereno villaggio con attività educative, sanitarie, economiche e ricreative. Nel 2003 viene inaugurato il tanto atteso Centro Mariapoli “Madre dell’Umanità” (18 km dalla capitale), per la formazione dei membri del Movimento ma aperto a tutti. Nell’ambito politico si sviluppa il Movimento politico per l’ Unità (MppU); in quello economico, si diffonde il progetto dell’Economia di Comunione. L’ideale dell’unità penetra anche nell’ambito della Sanità, dell’Educazione, dell’Arte, dei mezzi di Comunicazione, etc. Oggi sono 9.000 circa, fra membri, aderenti e simpatizzanti che vivono la spiritualità dell’unità, appartenenti a tutti i ceti sociali. (altro…)

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Paraguay: i vent’anni di San Miguel

Tutto inizia nel 1983, in risposta ad una richiesta della Chiesa locale. Alcune persone del Movimento dei focolari cominciano a recarsi nel “Barrio Republicano”, quartiere periferico di Asunción dove sorge una immensa discarica. L’umidità costante e i rifiuti che ogni giorno vengono scaricati sono causa di malattie che colpiscono soprattutto i bambini. Le famiglie vivono sulle rive del fiume Paraguay in baracche di cartone, teloni di plastica e vecchie lamiere. Le frequenti inondazioni travolgono spesso tutto il quartiere, costringendo le persone a continui spostamenti. “Davanti ad una situazione così grave non potevamo rimanere inerti” – racconta chi ha vissuto in prima persona questa esperienza. “Così ci siamo dati da fare per trovare una soluzione che risolvesse al tempo stesso il problema delle malattie e quello delle abitazioni, cercando un luogo dove le famiglie più a rischio potessero trasferirsi”. Si mettono in comune i piccoli risparmi e, insieme ad altri aiuti, si riesce ad acquistare un terreno a Capiatá, a 24 km da Asunción. Si tracciano le strade, si comincia a costruire il primo lotto di case, si scava un pozzo e si installa un serbatoio per l’acqua potabile, e viene portata la luce elettrica. Fra il 1992 e il 1993 traslocano sul posto le prime 20 famiglie e nasce ufficialmente il quartiere “San Miguel”. Nel frattempo viene costituita l’Associazione UNIPAR” (Unidad y Participación), ente senza fine di lucro che coordina le varie azioni sociali. Attualmente le famiglie trasferite sono 70 e circa 300 gli abitanti. Per far fronte alle necessità sanitarie viene creata la “Clinica San Miguel”, poliambulatorio che provvede alla cura delle infezioni più diffuse, a diffondere corrette pratiche nutrizionali, a realizzare campagne di vaccinazione e profilassi, ad offrire consulenza materna e infantile e assistenza odontoiatrica. Nel 2002 viene avviata una scuola materna e nel 2004 una scuola elementare. Riconosciuta dal governo, la scuola ha come obiettivo l’educazione alla pace, alla fraternità e alla solidarietà. Il Ministero dell’Educazione la considera una scuola “modello”, tanto da inviarvi gli insegnanti pubblici della regione per completare la loro formazione professionale. Per dare continuità alle azioni intraprese e garantire il sostentamento e l’istruzione dei bambini, nasce il progetto “Salute – Educazione – Alimentazione”, a cui contribuisce AFN – Associazione Azione per Famiglie Nuove con il sostegno a distanza. Ma molte altre sono le attività in favore della gente di San Miguel e dei quartieri vicini: una biblioteca aperta a tutti, una libreria e cartoleria che permette alla famiglie di acquistare direttamente a prezzi vantaggiosi, corsi di alfabetizzazione per adulti, consulenze professionali di vario tipo (assistenza legale, protezione contro atti di abuso sui minori, aiuto psico-pedagogico, campagne oftalmiche e distribuzione di occhiali, ecc.). Si tratta di un’azione incisiva e coordinata con gli stessi abitanti, le autorità locali, enti ed istituzioni nazionali. Un aspetto fondamentale, presente fin dalle origini di San Miguel, è l’attenzione a favorire piccole attività produttive per dare autonomia economica alle famiglie. Nel corso degli anni l’AMU – Associazione Azione per un Mondo Unito ha contribuito alla nascita di queste attività ed è tuttora impegnata in Paraguay nel sostegno di micro-imprese. Sono progetti che hanno solide basi e buone prospettive per le grandi capacità che caratterizzano il popolo paraguayano. Basti pensare che proprio in Paraguay c’è l’azienda di Economia di Comunione ‘Todo Brillo’ con il maggiore numero di dipendenti nel mondo: oltre 600!


Chi desidera partecipare agli interventi per lo sviluppo di micro-imprese, realizzati dall’AMU in Paraguay e in altri Paesi dell’America Latina, può versare il proprio contributo sul seguente conto corrente bancario intestato a “Associazione Azione per un Mondo Unito”: Banca Popolare Etica, filiale di Roma. Codice IBAN: IT16G0501803200000000120434 Codice SWIFT/BIC CCRTIT2184D Causale: “Sviluppo di attività produttive in America Latina”. (altro…)

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Cittadella Lia: laboratorio di unità

20120416-mariapoli-lia-p1160434Un giorno l’assesore alla paesaggistica del vicino comune di Junín ha raccomandato agli abitanti della cittadella Lia, riferendosi a un luogo dal quale si possono ammirare gli stupendi tramonti della pampa argentina: “Lì non piantate alberi, perché così non si perde di vista l’orizzonte”. Si direbbe il consiglio di un esperto, ma i 200 abitanti della cittadella Lia, provenienti da gran parte dell’America Latina, con qualche presenza europea, in quel suggerimento hanno trovato un inconsapevole invito a conservare, attraverso l’amore reciproco trasformato in “mattoni”, la capacità di aver sempre di fronte l’orizzonte sconfinato del mondo unito, dell’unità vissuta in questa sorta di laboratorio sociale, originale crogiolo di popoli e di anime. Nata nel 1968, quando i padri francescani fecero dono ai Focolari di una cinquantina di ettari immersi nella pampa a 250 km da Buenos Aires, la costruzione di questa cittadella, attorniata di una natura bella quanto generosa, è partita da un nucleo iniziale – un grande convento adibito a suo tempo a seminario –, per poi popolarsi di case e di abitanti. Oltre a un nucleo stabile di persone e ad una quindicina di famiglie, un centinaio di giovani dei Focolari, i Gen, vi trascorrono un periodo di formazione che varia dai sei mesi a un anno e più. Si studia, si lavora, ma tutto è “materiale” per formarsi alla spiritualità dell’unità. Scuole di formazione più brevi sono rivolte a famiglie, sacerdoti e seminaristi, adulti, ecc. Qui in Argentina, la cittadella è praticamente la carta di presentazione del Movimento. Circa la metà dei suoi membri vi si sono formati, da giovani, portando poi impressa nel cuore questa esperienza, che ha spesso trasformato la vita in loro e attorno a loro. Sono circa quindicimila l’anno i visitatori che la frequentano in occasione di seminari o ritiri spirituali, convegni, vancanze… Per queste stradine hanno passeggiato in questi giorni Maria Voce, presidente dei Focolari e Giancarlo Faletti, il copresidente, durante l’ultima tappa del loro viaggio nel Cono Sud, visitando le varie strutture, le aziende dove si lavora: dai laboratori di artigianato del legno, alla fabbrichetta di cioccolattini e marmellate, all’atelier di indumenti femminili, alla falegnameria, alle cucine e i due hotel che ricevono gli ospiti. Hanno così potuto conoscere dalla viva voce dei protagonisti i frutti di questo sforzo permanente di costruire una convivenza basata sull’amore reciproco, “premessa di ogni premessa, regola di ogni regola” di questa convivenza. La cittadella è poi sede del Polo Solidarietà, una delle espressioni del progetto di Economia di Comunione (EdC), che raccoglie una decina di aziende (mentre sono una settantina in totale quelle che aderiscono al progetto nella regione). “Voi non avete scelto né l’azienda – ha riaffermato Maria Voce riunendosi con gli imprenditori del Polo –, né l’aiutare i poveri, perché nel mondo c’è già chi fa queste due cose. Voi avete scelto la comunione, questa è la novità dell’EdC, una comunione che contribuisce a far nascere un’altra economia”. La giornata si conclude con una grande festa. Maria Voce si dichiara commossa da “questa cittadella che dà testimonianza dell’amore scambievole. Qui la fraternità universale non è un sogno ma una realtà vissuta. Sappiate che state facendo qualcosa di molto grande”. Alberto Barlocci   Leggi anche: Altri articoli sul viaggio di Maria Voce e Giancarlo Faletti in Sud America (altro…)

Da Napoli: i beni non si muovono da soli

«“La moltitudine di coloro venuti alla fede aveva un cuor solo e un’anima sola e nessuno diceva di sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune”: questa frase del Vangelo ispira noi gen nel vivere la comunione dei beni. Nel nostro gruppo abbiamo  cominciato a fare una specie di inventario di tutti i nostri beni, per poterli mettere a disposizione degli altri. Ognuno di noi ha una situazione economica diversa. C’è chi è studente con un’entrata fissa mensile, insieme e liberamente decidiamo come spendere e destinare quei soldi. Ad esempio con Federico abbiamo capito che avrebbe potuto spendere meno nell’acquistare dei giochi per il pc, mentre, potevamo spendere quella cifra per fare ad Andrea un abbonamento ad una rivista di fotografia, per il suo lavoro. In un caso o nell’altro non è mai il “quanto”, ma il “come” che decidiamo dialogando apertamente e sinceramente. Ed è straordinario costatare come la coscienza parla a ciascuno di noi, facendoci capire quello che è importante. Gabriele, laureato in geologia con borsa post-dottorato, a causa dei forti tagli dell’università italiana, non riceveva lo stipendio da parecchi mesi. In quel periodo aveva delle scadenze impellenti: doveva partecipare ad un corso di aggiornamento a Cagliari e pagare il bollo dell’auto. Era un po’ imbarazzante per lui comunicarci di essere rimasto senza soldi! L’amore scambievole, però, e quell’essere ‘un cuor ed un’anima sola’ gli hanno fatto superare l’incertezza e il timore. Fra noi è scoppiata una bomba di generosità: “Io ho un libretto di risparmio con qualcosa da parte… “. “Io ho dei risparmi”. Abbiamo quindi potuto anticipare quanto occorreva, mentre Gabriele ha avvertito la bellezza e la responsabilità di usare quel piccolo capitale. Questo fatto ci ha reso più fratelli. Uno di noi, appena laureato, inizia la pratica forense per diventare avvocato e riceve un piccolo rimborso spese, insufficiente per “metter su” famiglia. Un giorno incontra un amico che gli propone di guadagnare tanto e subito, attraverso delle pratiche di risarcimento danni causati da incidenti stradali. Deve solo apporre delle firme senza indagare troppo, né chiedersi se l’incidente sia o meno falso. Il dubbio è forte, ma, svegliandosi durante la notte, gli viene in cuore la frase del Vangelo: “Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate”. La mattina chiama il suo amico comunicandogli che non avrebbe accettato  la proposta. Dopo qualche mese, riceve una telefonata imprevista da una Compagnia di Assicurazioni per un colloquio di lavoro. Alle domande riesce a rispondere grazie all’esperienza della  pratica forense non retribuita. E..viene assunto come ispettore liquidatore di sinistri, proprio dalla Compagnia di assicurazioni con cui in precedenza aveva rifiutato di lavorare per rimanere coerente e onesto». I gen di Napoli (altro…)

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Giovani in Argentina

dsc_0014Creativi, immediati, vivaci, spontanei, semplici, realisti eppure sognatori... nessuno meglio di loro potrebbe ricostruire il filo d’oro di un incontro tanto atteso. Sono i giovani della seconda generazione dei Focolari, i Gen, che il 15 aprile hanno dato vita ad una giornata nel suggestivo scenario naturale della cittadella Lia. Siamo a 250 km da Buenos Aires, in piena Pampa argentina. Arrivano in circa 900 da Bolivia, Paraguay, Uruguay, Cile e da tutta l’Argentina ed ora gremiscono la sala che li ospita. Vogliono presentare la loro vita, raccogliere le sfide di oggi e, soprattutto, farlo insieme. Per questo ricordano uno slogan, un vero e proprio programma di vita lanciato da Chiara Lubich negli anni ’70: “Dare la vita per la propria gente”. La carrellata di esperienze ne dà testimonianza. Come quella dei gen del Cile, che si sono messi al servizio di chi aveva perso tutto in occasione del terremoto che lo scorso anno ha colpito il loro Paese. Una circostanza che ha suscitato iniziative varie anche nel vicino Uruguay. Un gruppetto proveniente da Paraná, Argentina, racconta, invece, di una incisiva azione di evangelizzazione con numerosi giovani che cercano di mettere in pratica il Vangelo e si comunicano le esperienze, crescendo nella fede e nella vita cristiana. A Santiago del Cile, i gen avvertono che non è sufficiente aiutare i vagabondi di un quartiere una volta la settimana, così alcuni di loro affittano un piccolo appartamento che mettono poi al loro servizio. A Mendoza (Argentina) invece, l’inziativa “Una mano per la pace”, nata come un festival di complessi musicali, si è via via arricchita di attività culturali e sportive dove i giovani si ritrovano e stabiliscono rapporti autentici. Elena, cattolica, e Uriel, ebreo, presentano la loro esperienza di dialogo nella diversità, e di come hanno imparato a conoscersi e rispettarsi in un clima di apertura. Juan José e Pilar sono di differenti partiti, ma portano avanti insieme alcune attività politiche. “È un modo per umanizzare la politica e i politici”, spiega lui. dsc_0160Nel pomeriggio l’incontro con la presidente ed il copresidente dei Focolari. Maria Voce e Giancarlo Faletti si immergono nella folla di giovani che ascolta attentissima le loro risposte ad una raffica di domande impegnative. Come cambiare le realtà sociali rispettando la libertà dell’altro? “Noi non ci presentiamo armati per cambiare le cose. La nostra forza è ben più grande perché Gesù parla ai cuori”, risponde Faletti. E se non ci sentiamo all’altezza per le nostre piccolezze? Maria Voce incoraggia: “Voi siete capaci. Quello che sostiene la nostra vita è l’amore al fratello, nelle difficoltà e nel momento presente, fidandoci di Dio. Questo amore costruisce l’unità”. Come affrontare le situazioni spesso difficili che viviamo? “Siate fiduciosi in Gesù in voi e tra voi, – sostiene Faletti – Lui vuol camminare con noi nella società”. “Abbiate il coraggio di annunziare agli altri con la vostra vita, la vostra testimonianza e con le parole, che Gesù è vivo – conclude Maria Voce -. Non ho alcun dubbio che questo messaggio sia in buone mani”. Nel 1968, Chiara Lubich consegnò ai giovani dei Focolari una scultura che indicava simbolicamente la spiritualità del Movimento trasmessa a loro che ne rappresentano il futuro. Un gesto che dice la sua sconfinata fiducia nei giovani, capaci di vivere un ideale vero ed esigente. Qualcosa di simile è avvenuto nella cittadella Lia con i 900 partecipanti a questa giornata. Chissà cosa è passato nei loro cuori. Quali i sentimenti, le sensazioni di questo giorno… la prima impressione è quella della presidente dei Focolari, che esclama sorridente: “È stata una giornata bellissima“. Alberto Barlocci (altro…)

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Argentina: radici intrecciate

Molti anni or sono, cercando di trasmettere una visione dei vari continenti che sottolineasse le ricchezze umane dei vari popoli, Chiara Lubich colse dell’America Latina l’accentuata sensibilità per la socialità al punto da indicarla come una sua caratteristica peculiare. Durante questi primi 50 anni di presenza dei Focolari nella regione, nessuno qui ha dimenticato tale visione. E proprio questa dimensione è emersa, con forza, durante il festoso incontro di Maria Voce e di Giancarlo Faletti, rispettivamente presidente e copresidente del Movimento dei focolari, con le comunità del Cono Sud (Argentina, Bolivia, Cile, Paraguay e Uruguay), svoltosi il 14 aprile scorso a Buenos Aires. Nella grande sala-tenda, gremita da circa 3500 persone, una carrellata di numeri folcloristici, accompagnati da audiovisivi, ha presentato i vari Paesi, facendo spesso riferimento anche alle situazioni di povertà, disugualianza, esclusione… vere e proprie sfide, che spesso il Movimento ha cercato di raccogliere. Un intenso dialogo si è poi instaurato tra Maria Voce, Giancarlo Faletti e i presenti, che hanno rivolto loro una serie di  domande stimolanti. Come crescere e portare frutto anche in tempo di crisi? Per Maria Voce: “I momenti di crisi sono sempre momenti di crescita. Le mamme sanno bene che i loro ragazzi in piena adolescenza, quando vivono il disagio, si sentono scomodi…  crescono lo stesso, anche se loro non se ne rendono conto. Ho trovato nella Chiesa molta stima e apprezzamento… dunque fidiamoci anche di ciò che gli altri trovano nel nostro Movimento. Nel continente della speranza dobbiamo sperare perché questa è una virtù teologale. Non dobbiamo perderla perché Dio, che è amore, porta avanti tutto”. E l’impegno nella società che ci interpella? “Non si può vivere senza passione –  ha risposto Giancarlo Faletti – Chiara ci ha insegnato a costruire nell’umanità, brani di società rinnovata . Dobbiamo portare avanti ciò che Dio ci mette in cuore sostenuti dagli altri, insieme!”. E ha aggiunto: “Le difficoltà di oggi ci spingono a reinventarci, restando fedeli alla nostra spiritualità, ma mossi da una fantasia nuova per capire come inserirci nell’oggi della storia, della Chiesa e dell’umanità”. dsc_0992Interpellata sul significato della Nuova Evangelizzazione, Maria Voce ha sottolineato: “Il Vangelo deve essere il nostro vestito, dobbiamo aiutarci a viverlo per poter annunziare che Cristo è vivo. E non solo annunziarlo, ma permettere che gli altri si incontrino con Cristo presente tra noi, per l’amore reciproco che viviamo”. Le diversità culturali, sociali, etniche… come evitare esclusioni? “Dio ha creato l’universo – ha aggiunto sempre Maria Voce –, con tutte queste diversità. Bisogna vederle come le vede Lui per il quale tutto ciò è, in realtà, ricchezza che esprime la sua illimitata possibilità di mostrarsi in infiniti modi. La ricchezza dei popoli dell’America Latina può essere un dono per tutto il mondo, per far scoprire la bellezza e la ricchezza di Dio”. Come vivere nei contesti difficili, dove anche la famiglia si disgrega? “Questa spiritualità va incarnata nella realtà di oggi – risponde Faletti –.  Questi tempi difficili in America Latina sono un tempo di grazia. Amiamo! Le risposte ai problemi sono in Dio e nascono dall’abbondanza dell’ amore”. “Dovete mostrare al mondo la bellezza di questa diversità, di popoli le cui radici non sono più separate, ma intrecciate” ha ribadito Maria Voce congedandosi, confermando ciò che nei presenti è ormai una gioiosa convinzione. Alberto Barlocci (altro…)

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Uruguay – Paese a misura d’uomo

La República Oriental del Uruguay il suo nome ufficiale – con 3 milioni e mezzo di abitanti, è uno dei più piccoli paesi del continente fra due giganti: Argentina e Brasile. Deve il suo nome al fiume Uruguay – “fiume degli uccelli dipinti”, in lingua guaranì – che costituisce il suo confine occidentale. È una terra lievemente ondulata, con grandi praterie, solcate da un’infinità di corsi d’acqua e una vasta costa oceanica con bellissime spiagge. Un paese tranquillo, con una popolazione ospitale, che ha accolto a braccia aperte, sin dalla fine dell’ottocento, grandi ondate migratorie: dall’Italia, dalla Spagna, ma anche, in minor misura, da Germania, Francia, Svizzera e Africa. Ognuno si è sentito a casa, mescolandosi armoniosamente con il resto degli abitanti. Gli uruguayani sono affabili, rispettosi e naturalmente solidali. Sono dotati di un grande senso critico: amano il dibattito, la lettura, l’arte, il calcio – vera passione nazionale – e sono molto attaccati alla famiglia e agli amici. Hanno una grande tradizione democratica. La capitale, Montevideo, fondata nel 1726, oggi si presenta come una città a misura d’uomo, dove vive circa il 40% della popolazione. È qui che, alla fine degli anni cinquanta, Padre Pedro Richards, fondatore del Movimiento Familiar Cristiano, invita Chiara Lubich – conosciuta a Roma – a partecipare all’assemblea generale del suo movimento. Chiara, impossibilitata ad andare, manda al suo posto Marco Tecilla, primo focolarino, che si trovava in Brasile. Era il 12 gennaio 1959, quando Marco si trova a narrare la storia degli inizi dei Focolari, davanti a un gruppo di persone. Tra questi, un giovane studente di architettura, Guillermo Piñeyro, che diventa il primo membro uruguayano del Movimento dei focolari. Marco vi ritorna nell’aprile dello stesso anno insieme a Lia Brunet, focolarina del primo gruppo di Trento. Nel 1963 si costituisce il primo focolare a cui ne segue, nel 1967, un secondo. La vita del Movimento, intanto, si diffonde anche in altre città: San José, Canelones, Durazno, Mercedes, Tacuarembó, Salto, Florida, Paysandú, Treinta y Tres. Verso la fine degli anni ‘60, nei pressi di Canelones si avvia un’esperienza stabile di formazione dei giovani. Si sogna di iniziare una cittadella, che sarebbe stata la prima dopo quella internazionale di Loppiano. Sogno che si avvererà più tardi in Argentina, dove quei giovani si spostano in blocco per ristrutturare l’ex convento donato dai Padri Cappuccini in mezzo alla pampa. È quella che oggi conosciamo come “Mariapoli Lia”. Nel 1968 si realizza la prima Mariapoli in territorio uruguayano. Dalla vita evangelica dei suoi membri nascono, negli anni, contatti ed iniziative con membri di altre religioni – soprattutto ebrei, di cui è presente nella capitale una delle più grandi comunità del Sudamerica -; con cristiani di altre Chiese – Anglicana, Luterana, Metodista, Armena -; e con persone di convinzioni non religiose. L’Uruguay è, infatti, un paese atipico nella regione: solo il 55% della sua popolazione si dichiara cattolico. Sono molti gli agnostici. Ciudad Nueva, edizione locale della rivista Città Nuova, prende il via nel 1980. Dal 1985 si diffonde ed esprime anche la vita del Movimento in Paraguay. Nel 1994 inizia la costruzione di un centro di formazione o “Centro Mariapoli”, chiamato da Chiara Lubich “Il Pellicano”. Nel 2003, tre parlamentari di partiti diversi, presentando un libro di Igino Giordani, scoprono di avere molti valori in comune. Nasce così il Movimento Politico per l’Unità (MppU) nel Paese. Nel “tempio della laicità” che è il Palazzo Legislativo, sede del Parlamento nell’ottobre 2008, con una sala stracolma, si ricorda con gratitudine la figura di Chiara Lubich, a pochi mesi dalla morte. Ancor prima della creazione dell’ente civile “Comunión para el Desarrollo Sociale” (CO.DE.SO.) si realizzavano interventi in favore delle fasce meno abbienti, ma è dal 2000 che, su richiesta dell’arcivescovo di Montevideo, i Focolari si fanno carico di Nueva Vida, un’opera sociale in uno dei quartieri più malfamati e poveri della capitale. Grazie al carisma dell’unità, oltre ad ampliare i servizi e lavorare “con” la gente del quartiere, si favorisce il lavoro in rete con le altre associazioni che servono la zona. Oggi, tra membri, aderenti e simpatizzanti  sono circa 9.000 gli uruguayani venuti a contatto con la spiritualità dell’unità. Visita la pagina dell’Uruguay su Focolari Worldwide! (altro…)

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“Nueva Vida” nel barrio Borro

L’Uruguay, terra di frontiera, fra Brasile e Argentina, è uno dei Paesi più sviluppati dell’America Latina, con la più equa distribuzione delle ricchezze. Tuttavia anche qui si trovano aree di povertà estrema, come nel barrio Borro, quartiere della zona nord di Montevideo abitato da circa 4.000 famiglie, quasi 26.000 persone. Negli itinerari turistici internazionali, il barrio Borro è segnalato come un quartiere da evitare, perché molti dei suoi abitanti vivono di espedienti ai margini della legalità. È nato proprio qui il Centro sociale Nueva Vida. Le sue origini risalgono al 1992, grazie all’operato di sr. Eva Aguilar, della congregazione Schiave del Sacro Cuore, con l’aiuto della sua comunità, finché nel 2000 fu chiamata ad altri incarichi. Interpellato allora dal vescovo, il Movimento dei focolari, prendendosi carico delle necessità del barrio, diede l’avvio a Nueva Vida, progetto di vita nuova nato dall’amore per i più poveri e gli esclusi. Nel 2001 il vescovo affidò ufficialmente quest’opera sociale nascente a CODESO (Comunión para el Desarrollo Social), ente civile fondato da membri del Movimento. Obiettivo primario di Nueva Vida è creare un contesto positivo per favorire lo sviluppo dei bambini, degli adolescenti e delle loro famiglie, a cominciare da quelle con maggiori difficoltà, promuovendo una formazione “integrale” della persona. Le attività si svolgono in 2 capannoni di 300 mq ciascuno, e sono organizzate per fasce di età: l’asilo per i bambini fino ai 5 anni, il Club dei Niños (6 – 12 anni) e il Centro Jovenes (13 – 18 anni). Oggi il Centro Nueva Vida è una realtà sociale solida nel quartiere, con una struttura ben articolata, dove lavorano quasi 40 persone e il cui valore educativo è riconosciuto dalle autorità locali. Accoglie regolarmente circa 250 fra bambini, ragazzi e giovani, inseriti in attività parascolastiche che comprendono fra l’altro laboratori di psicomotricità per i più piccoli, laboratori artistici, doposcuola, corsi di lingue, attività ricreative, culturali e ambientali e laboratori professionali. Il Centro fornisce inoltre un pasto al giorno, consulenza pediatrica ed un servizio di assistenza legale, grazie anche al contributo economico del Sostegno a Distanza dell’Associazione AFN onlus – Azione per Famiglie Nuove. Barrio Solidario Natural Dopo alcuni anni di attività con bambini e ragazzi, i responsabili di Nueva Vida si sono resi conto della necessità di lavorare anche con le loro madri. La famiglia tipica del barrio Borro è costituita da una giovane madre con 4-5 bambini; è dunque la donna che ha la responsabilità della cura dei figli e del sostegno economico della famiglia. La precarietà economica e la fragilità familiare (l’80% dei padri è assente) producono effetti negativi ed una forte esclusione sociale. Una risposta è il progetto Barrio Solidario Natural, che propone lo sviluppo dell’imprenditoria femminile attraverso corsi di lavorazione della lana (tintura, filatura, tessitura, confezionamento). Il progetto, sostenuto dall’AMU, è iniziato nel 2007. Ha coinvolto finora alcune decine di donne che hanno imparato un mestiere e acquisito competenze professionali rare da trovare in quel contesto. «L’Uruguay – racconta una responsabile dei corsi professionali – è un Paese di cultura molto laica, in cui non è frequente parlare di aspetti o valori religiosi. Un giorno ci siamo trovate per parlare di un tratto caratteristico del progetto, cioè della comunione che cerchiamo di vivere e della spiritualità da cui si alimenta. Dopo aver ascoltato, tutte hanno condiviso ciò che avevano compreso su come mettere in pratica la reciprocità del dono. Forse la loro situazione economica non sta cambiando così velocemente, ma sicuramente sta cambiando il modo di affrontarla e di vivere in famiglia». (altro…)

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Run4unity 2012

Ultimo mese di preparazione per i Ragazzi per l’unità, impegnati in un evento che, nell’edizione precedente del 2008, havisto la partecipazione di oltre 100.000 teenagers in varie città di ogni angolo del mondo. Ragazzi di etnie, culture e religioni diverse, che correranno uniti per testimoniare il  loro impegno per la pace e l’unità attraversando alcuni luoghi significativi del pianeta. Molti i Paesi interessati: da Malta dove il Presidente della Repubblica darà lo start alla gara che coinvolgerà ragazzi cristiani di diversi movimenti e giovani musulmani, al Texas (USA) in cui la staffetta toccherà varie città dello Stato; dall’Australia, parteciperanno anche ragazzi delle popolazioni aborigene al Sud Africa. In Irlanda l’invito per la staffetta è stato diffuso a livello nazionale ai ragazzi delle scuole; in Lituania il percorso per le strade della capitale partirà dalla sede del Parlamento. La staffetta attraverserà anche luoghi simbolo di pace e di unità. In Terra Santa ragazzi di religione ebraica, musulmana e cristiana correranno insieme a Cesarea Marittima, località ricca di storia per le tre religioni e importante sito archeologico. In Lussemburgo la staffetta passerà anche da Schengen, località famosa per la convenzione che ha dato il via alla libera circolazione alle frontiere per i cittadini della Comunità Europea. Nel continente europeo l’edizione 2012 di Run4unity si svolgerà in contemporanea con la manifestazione di “Insieme per l’Europa”, una rete tra movimenti e comunità cristiane che ha come impegno quello di ravvivare l’anima cristiana del continente. Gli obiettivi comuni sono stati sintetizzati in una serie di “Sì” (alla pace, alla solidarietà, alla vita e alla famiglia…) che con la loro creatività i ragazzi hanno espresso attraverso segni matematici. In molti dei punti toccati dalla staffetta mondiale i ragazzi realizzeranno un flash mob per comporre la parola “SI!” nelle diverse lingue. In varie parti saranno presenti anche personalità del mondo dello sport e della cultura, autorità civili e religiose. Ad aprire la staffetta, sarà l’Oceania, alle ore 15.00 locali. Poi, allo scoccare delle ore 16.00, il testimone passerà al successivo fuso orario, come poi avverrà per tutti i fusi. In varie località delle diverse latitudini, prenderanno il via eventi sportivi, azioni di solidarietà ed esperienze di cittadinanza attiva in luoghi nei quali prevalgono solitudine, povertà, emarginazione. Navigando in rete, da Facebook a Youtube, molti sono i messaggi, le foto, i video che mostrano quali e quante siano le idee in cantiere nei diversi Paesi del mondo.  Il 12 maggio, poi, attraverso il web sarà possibile seguire Run4unity: previsti aggiornamenti nell’arco delle 24 ore e collegamenti con varie città dei 5 continenti, realizzati dagli stessi ragazzi, per seguire lo svolgimento delle staffette. Download Comunicato Stampa (altro…)

Run4unity: si corre per l’unità

[:de]Kolumbien: “Das Leben aus dem Wort macht uns eins”[:fr]Colombie : « La Parole vécue nous fait être un”[:pt]Colômbia: «A Palavra vivida nos faz ser todos “um”»[:]

[:it] [:de]20120407_dsc_0094Die antike Kultur Südamerikas reicht weit zurück in die Geschichte der Menschheit, sie begann nicht etwa mit der Ankunft der Spanier. Tiefe Traditionen und Kulturen verschiedener Völker, die hier zusammen leben, vermischen sich zu einem der reichsten Kulturgüter der Welt. „Es geht nicht nur darum, wirtschaftliche Ungleichheiten zu beseitigen. Ich denke, dieser Kontinent kann eine Gesellschaft ins Licht rücken, in der sich verschiedene Völker und Kulturen gegenseitig bereichern und der Welt zeigen, dass dieses Zusammenleben die Vergangenheit einholt und zur Erfüllung bringt“. In diesem Satz ist die Botschaft der Präsidentin der Fokolar-.Bewegung an die rund 1000 Mitglieder aus Kolumbien, Costa Rica, Ekuador, Panama, Peru und Venezuela zusammen gefasst, die sich über Ostern in Bogotà getroffen haben unter dem Motto: „Das gelebte Wort macht uns eins“. Der Kopräsident Giancarlo Faletti ist live mit dabei, während Maria Voce sich über eine Videokonferenz aus Guatemala zugeschaltet hat. Die Bevölkerung. Kolumbien, neue Etappe der anstrengenden Reise nach Südamerika. Auch hier gibt es kaum Lücken im intensiven Besuchsprogramm. Im Lauf der Jahre ist es der Fokolar-Bewegung vor Ort gelungen, die Geschichte und das Leben der hier ansässigen Volksgruppen mit zu beeinflussen, indem sie die Herausforderung Chiara Lubichs aus den 70er Jahren aufgegriffen haben: „Das Leben geben für die eigenen Leute“. Giancarlo Faletti, de aus Mexiko kam, durchläuft die Geschichte der Bewegung in Kolumbien in all ihren Phasen. Der erste wichtige Programmpunkt ist das „Sozialzentrum Unidad“ in Los Chircales, einem sozialen Brennpunkt am Rande von Bogotà, in dem die sozial Benachteiligten Bevölkerungsschichten medizinische und zahnmedizinische Versorgung finden, einen Secondhand-Shop, in dem Kleider zu annehmbaren Preisen angeboten werden, und Kindern und Jugendlichen Nachhilfeunterricht erteilt wird. 20120406-giovani-dsc_0263Die Kultur. „Der Dialog mit der Kultur. Weg der Geschwisterlichkeit” war der Titel eines Symposiums an der Universität Manuela Beltràn in Bogotà, an dem Politiker, Akademiker, Künstler und führende Vertreter verschiedener christlicher Kirchen auch aus Venezuela, Ekuador und Peru teilgenommen haben. Miguel Niño, Koordinator des Symposiums, hat deutlich gemacht, dass nach Chiara Lubich der Dialog eine kulturelle Dimension besitzt und Plattform ist für den Austausch von Denkansätzen und Handlungsmustern auf interpersonaler und interkultureller Ebene in den verschiedenen Wissensbereichen. Jede Form von Dialog öffnet reiche Zukunftschancen, wie sich auch aus dem wachsenden Einfluss des freien Lehrstuhls Chiara Lubich ergibt, der vom Rektor der Katholischen Universität von Maracaibo in Venezuela, Prof. Lombardi, eingerichtet wurde. Die Jugend. Rund 200 Jugendliche sind zu dem Treffen mit Giancarlo Faletti ins Mariapolizentrum von Kolumbien nach Tocancipà gekommen. Sie sind eine Abordnung der Jugendlichen der Bewegung aus Kolumbien, Ekuador, Peru, Venezuela, Panama und Costa Rica. Großen Raum nahmen im Programm die vielen sozialen Initiativ en ein, die seit Jahren von den Jugendlichen der Bewegung zugunsten der Ärmsten der Armen durchgeführt werden und viel Leid lindern. Beim abschließenden Gespräch mit Giancarlo und Maria Voce, die über Internet zugeschaltet war, ging es um die Hoffnungen, die Enttäuschungen, die Probleme der jungen Menschen. „Ihr seid das lebendige Wort Chiaras“, ermutigt Faletti sie, „ihr gebt Chiara die Möglichkeit, ihre Botschaft in eure Welt zu tragen. Man sieht, dass Gott in eurer persönlichen Lebensgeschichte die Hauptrolle spielt“. Eine neue Evangelisierung. Am Treffen der Bewegung über die Osterfeiertage hat auch Mons. Octavio Ruiz teilgenommen, Sekretär des Päpstlichen Rates für die neue Evangelisierung, der 2010 von Benedikt XVI. eingerichtet wurde und zu dem auch Maria Voce gehört. „Das typische Merkmal der neuen Evangelisierung“, betonte er in seinem Redebeitrag, ist die frische Lebendigkeit, die aus dem Leben des Wortes entsteht…Aber man braucht dazu neue Menschen mit neuen Herzen, mit neuer Überzeugung, mit innerer Kraft und Begeisterung. Wenn ihr dem Charisma Chiara Lubichs folgt, könnt ihr diese Menschen sein. Ihr alle seid gefragt“.[:es]  [:fr]20120407_dsc_0094L’Amérique centro-méridionale, terre à l’histoire riche, ancienne, multiple, fonde ses racines bien avant l’arrivée des Espagnols. Traditions et cultures profondes parcourent et traversent des peuples divers qui cohabitent ici. « Il ne faut pas seulement résoudre les inégalités économiques. Il me semble que ce continent peut devenir une société harmonisée de peuples qui font un don réciproque de leurs racines, de leurs événements historiques et culturels pour montrer au monde le témoignage d’une cohabitation qui récupère tout le passé. » Se concentre dans ces paroles la « consigne » que la présidente du Mouvement des Focolari, Maria Voce, laisse aux membres des communautés de Colombie, Costa Rica, Équateur, Panama, Pérou et Venezuela, réunis durant les jours de Pâques dans le Palais des Sports à Bogotá pour trois jours de rencontre et de fête au titre évocateur : « La Parole vécue nous fait être un ». Il y a un millier de personnes. Le coprésident Giancarlo Faletti est présent. Maria Voce suit le congrès en vidéoconférence depuis le Guatemala. « Il y a du chemin à parcourir – dit-elle – j’ai confiance en chacun de vous. Jésus au milieu de nous nous aidera à avancer pas après pas. » Le peuple. La Colombie. Nouvelle étape du voyage engagé que Giancarlo Faletti et Maria Voce font en Amérique latine. Ici aussi, le programme est chargé de rendez-vous. Au fil des ans, les personnes qui ont suivi la proposition des Focolari ont réussi à entrer dans l’histoire et dans la vie de ces peuples, en s’appropriant le défi osé lancé dans les années 70 par Chiara Lubich : « mourir pour son peuple ». Arrivé du Mexique, Faletti parcourt à nouveau, étape après étape, les fruits de cet engagement : le premier rendez-vous est avec le « Centre social Unidad » qui se trouve à Los Chircales, un quartier de la périphérie sud de Bogotá et qui aujourd’hui peut compter sur un centre médical et un cabinet dentaire, une boutique qui récupère et vend des vêtements à des prix accessibles, des devoirs surveillés pour les enfants du quartier. 20120406-giovani-dsc_0263Die KulturLa culture. « Le dialogue avec la culture. Voie de la fraternité » est le titre d’un symposium international qui s’est déroulé à l’Université Manuela Beltràn de Bogotá, auquel ont participé des politiques, des académiciens, des artistes et des représentants de différentes Églises chrétiennes provenant aussi du Venezuela, d’Équateur et du Pérou. Miguel Niño, coordinateur des travaux, a mis en évidence le dialogue comme catégorie culturelle et dimension existentielle qui se réfèrent à Chiara Lubich et comme plateforme de pensée et action à décliner au niveau interpersonnel, multiethnique et interculturel entre les différents savoirs. Qu’il s’agisse d’une frontière riche en futur a aussi émergé de l’influence grandissante qui œuvre en milieu universitaire la Chaire libre Chiara Lubich, introduite par le recteur, prof. Lombardi, à l’université catholique de Maracaibo, au Venezuela. Les jeunes. « Bonjour, Amérique latine ! Nous voulons que ce soit une avant-première du Genfest. » Presque 200 jeunes remplissent la salle du Centre Mariapolis de Tocancipà, près de Bogotá. Ils viennent d’Équateur et du Pérou, du Venezuela et du Costa Rica, du Panama et de la Colombie, pour représenter les jeunes engagés dans le Mouvement des Focolari. Ils se succèdent sur la scène pour parler de leurs expériences : des initiatives, aussi sociales, qu’ils poursuivent pour contribuer à soulager les douleurs, la pauvreté et les marginalisations de leurs concitoyens. Un dialogue profond, qui fait ressortir problèmes, attentes et espérance, naît aussi avec Maria Voce, reliée par Internet. « Vous êtes la parole vivante de Chiara – a déclaré Faletti en prenant la parole – et vous lui permettez de crier son message encore plus fort. On voit que Dieu est le protagoniste de votre vie personnelle et communautaire. Pour cette raison, j’affirme que le Genfest a commencé aujourd’hui. » Une nouvelle évangélisation. À la rencontre des communautés du Mouvement des Focolari de l’Amérique centrale, qui s’est déroulée à Bogotá durant les jours de Pâques, a aussi participé Mgr Octavio Ruiz, secrétaire du Conseil pontifical pour la promotion de la nouvelle évangélisation, l’organisme créé par Benoît XVI en 2010, dont Maria Voce aussi est consultrice. « La caractéristique de la nouvelle évangélisation – a-t-il dit – est dans la fraîcheur qui vient de la Parole. » Mais – a-t-il ajouté – « il faut des hommes nouveaux, avec des cœurs nouveaux, avec une conviction nouvelle, avec force intérieure et ardeur ». « En suivant le charisme de Chiara Lubich, vous pouvez contribuer à réaliser la nouvelle évangélisation. Vous tous êtes des protagonistes. »[:pt]20120407_dsc_0094O sul da América Central, uma história rica, antiga, vária, que afunda suas raízes bem antes da chegada dos espanhóis. Os povos que convivem aqui possuem tradições e culturas profundas. «Não são apenas as desigualdades financeiras que precisam ser resolvidas. Parece-me que este continente pode tornar-se uma sociedade harmonizada de povos que doam-se reciprocamente as próprias raízes, as próprias vicissitudes históricas e culturais, para dar ao mundo o testemunho de uma convivência que recupera todo o passado». Palavras que resumem o “mandato” que a presidente do Movimento dos Focolares, Maria Voce, deixou aos membros das comunidades da Colômbia, Costa Rica, Equador, Panamá, Peru e Venezuela, reunidos durante a Semana Santa em um Ginásio de Esportes de Bogotá, em três dias de encontro e de festa, com um título sugestivo: «A Palavra vivida nos faz ser todos “um”». Cerca de mil pessoas, com a presença do copresidente, Giancarlo Faletti. Maria Voce acompanhou o encontro por meio de uma conexão direta, da Guatemala. «É preciso seguir este caminho – ela disse – eu confio em cada um de vocês. Jesus entre nós nos ajudará a prosseguir, passo a passo». O povo. A Colômbia foi a nova etapa da desafiadora viagem que Giancarlo Faletti e Maria Voce estão fazendo à América Latina. Também aqui uma programação repleta de compromissos. As pessoas que seguiram a proposta dos Focolares conseguiram entrar na história e na vida desses povos, assumindo o corajoso desafio lançado por Chiara Lubich nos anos 1970: «morrer pela própria gente». Ao chegar do México, Faletti conheceu as várias etapas deste empenho. O primeiro encontro foi com o «Centro Social Unidade», em Los Chircales, um bairro da periferia sul de Bogotá e que hoje conta com um consultório médico e um odontológico, um bazar que recupera e vende roupas a preços acessíveis, uma escola de reforço para as crianças do bairro. A cultura. «O diálogo com a cultura. Caminho da fraternidade», foi o título do simpósio internacional realizado na Universidade Manuela Beltràn, de Bogotá, do qual participaram políticos, acadêmicos, artistas e expoentes de várias Igrejas cristãs, provenientes também da Venezuela, Equador e Peru. Miguel Niño, coordenador dos trabalhos, salientou o diálogo como categoria cultural e dimensão existencial, segundo Chiara Lubich, e como plataforma de pensamento e ação declinável em nível pessoal, multiétnico e intercultural, entre os vários âmbitos do conhecimento. A crescente influência que a Cátedra livre Chiara Lubich – instituída pelo reitor, prof. Lombardi, na universidade católica de Maracaibo, na Venezuela – está operando no âmbito acadêmico, demonstrou o quanto tal diálogo seja uma fronteira rica de futuro. 20120406-giovani-dsc_0263Os jovens. «Boa tarde América Latina! Queremos que esta seja uma antecipação do Genfest!». Eram quase 200 os jovens que lotavam o auditório do Centro Mariápolis de Tocancipà, próximo a Bogotá. Provinham do Equador, Peru, Venezuela, Costa Rica, Panamá e Colômbia, representando todos os seus coetâneos envolvidos no Movimento dos Focolares. Subiam ao palco para narrar as suas experiências: iniciativas, também sociais, que realizam para ajudar a aliviar os sofrimentos, a pobreza e a marginalização de seus povos. Um diálogo profundo, que trazia à tona problemas, expectativas e esperanças, foi o que se estabeleceu com Maria Voce, em conexão na Internet. «Vocês são a palavra de Chiara viva – afirmou Giancarlo Faletti, tomando a palavra – e permitem que ela grite a sua mensagem ainda mais alto. É visível que Deus é o protagonista da vida de vocês, pessoal e comunitária, por isso digo que o Genfest começou hoje!». Uma nova evangelização. Do encontro das comunidades do Movimento dos Focolares da América Central, realizado em Bogotá, participou também D. Octavio Ruiz, secretário do Conselho Pontifício para a promoção da nova evangelização, órgão criado por Bento XVI em 2010, e do qual Maria Voce é consultora. «A característica da nova evangelização – disse – está no frescor que vem da Palavra». Mas – acrescentou – «são necessários homens novos, com corações novos, com uma nova convicção, com força interior e ardor». «Seguindo o carisma de Chiara Lubich vocês podem contribuir para realizar a nova evangelização. Todos vocês são protagonistas». [:zh]  [:ot]  [:]

Run4unity: si corre per l’unità

Viaggio in Colombia: 6 Paesi, stessa rivoluzione

David è uno studente di economia a Quito, Ecuador. La famiglia ha un’azienda di divise da lavoro e lui è coinvolto nella gestione. Ottenere una  consistente fornitura in un’altra città è un affare insperato, ma, alla prima riunione, il direttore dell’ente in questione, chiede una tangente. La madre di David rifiuta e così iniziano le difficoltà: frequenti viaggi, continue richieste, controlli meticolosi. Salgono i costi ma la produzione e il servizio sono di qualità e tutto va a buon fine. Eppure si chiedono:”Cosa Dio vuole da noi in questa città?”. Tra le altre cose, vengono a conoscenza delle difficoltà di una famiglia del posto e assicurano una borsa di studio per uno dei bambini. L’azienda cresce nel fatturato e nella considerazione generale per il rispetto delle norme e dei valori. Il progetto è entrare a far parte delle imprese dell’Economia di Comunione, mentre David tra pochi mesi giungerà alla laurea. Altre testimonianze fanno vedere gente mite ma ferma sui principi in cui credono, coraggiosa e radicata nel Vangelo. Qui in un palazzetto dello sport a Bogotà si è radunato, da venerdì 5 aprile alla Pasqua, oltre un migliaio di persone, rappresentanti delle comunità del Movimento della Colombia, Costa Rica, Ecuador, Panama, Perù e Venezuela. Presenti anche Mons. Ruiz, segretario del Pontifico consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, e il nunzio mons. Cavalli che sono intervenuti al convegno offrendo contributi di valore. I tre giorni d’incontro ruotano attorno al tema “La Parola vissuta ci fa uno” ed è l’occasione per fare il punto sulla presenza dei Focolari in contesti assai variegati, ma spesso segnati da disgregazione, violenza, corruzione, impunità. Sembrano inutili gocce di acqua azzurra in oceani inquinati, ma sorprende la determinazione di queste persone, nutrite di Vangelo e di spiritualità dell’unità. «Sin dai primi tempi – indica Chiara Lubich in un video che apre i lavori – la Parola vissuta è stata centrale nella nostra vita. È via di santità aperta a tutti. E Maria è il modello, perché ha vissuto la Parola in modo incomparabile». Cristopher, del Panama, un diciassettenne dei Focolari, è stato ucciso con una pugnalata al petto, vittima di una rapina. Lascia una scia di luce e tanti coetanei stanno seguendo il suo esempio. Interpellato da un fuoco di fila di domande, Giancarlo Faletti indica la necessità di tenere accesa la fiamma dell’amore reciproco e dell’unità e di portarla in ogni ambiente. Invita a raccogliere le sfide complesse del mondo d’oggi, anche in questa parte d’America. Suggerisce di attingere insieme al Vangelo, ma anche di essere preparati e aggiornati sui temi d’attualità per dare ragione della propria condotta e della propria cultura. È un appassionante preludio al dialogo con la presidente Maria Voce, che, come sempre, segue gli appuntamenti in collegamento video dal Guatemala. Ma, prima della riflessione, la ricreazione e le tradizioni artistiche dei sei Paesi conquistano il palco e il gradimento dei presenti: che ritmi, che danze, che abiti! Maria Voce compare sul grande schermo e parte un’ovazione come fosse qui. «Perché dobbiamo obbedire a Gesù e non a Maria?», le chiede serafica Sharik, sette anni. «Maria – replica la presidente – vuole che obbediamo a Gesù, come ha indicato alle nozze di Cana. Questo è il suo desiderio, per cui, obbedendo a Gesù, obbediamo a Maria». È la prima di nove domande, che culminano con una richiesta ardita: stai conoscendo le Americhe, cosa può offrire il carisma dell’unità ai nostri popoli? «Ho visitato il Nord America – premette Maria Voce -, popoli giovani, arditi, amanti della libertà, sempre in cerca di nuove soluzioni e di nuove frontiere. Qui in America Centrale sto invece scoprendo la sua storia: ricca, antica, esistente ben prima dell’arrivo degli spagnoli. Ci sono radici profonde che percorrono secoli e secoli di questi popoli che, in queste terre, convivono». E ancora: «Non c’è solo da risolvere le disuguaglianze economiche. Mi sembra che questo continente possa diventare una società armonizzata di popoli che fanno dono reciproco delle proprie radici, delle proprie vicende storiche e culturali per mostrare al mondo la testimonianza di una convivenza che recupera tutto il passato». Infine un augurio: «C’è da camminare su questa strada, mi fido di ciascuno di voi. Gesù tra noi ci aiuterà a procedere passo dopo passo». Giorni di riflessione e di festa. Insomma è Pasqua! Proprio in quella mattina Alberto Lo Presti, direttore del Centro Igino Giordani, parla di Giordani stesso. Figura poliedrica, anticipatrice dei tempi odierni e cofondatore dei Focolari. È lui che, per primo, mise in luce le novità portate dalla Lubich e le implicazioni culturali, civili e sociali. Anche ora è capace di portare dalla contemplazione all’azione, di far convergere sul “qui e ora”, di far atterrare propositi e impegni di questi giorni nei Paesi dei presenti. Giancarlo Faletti chiude la “tre giorni”. Lo fa in spagnolo, ringraziando per l’indimenticabile esperienza di comunione. «Il Risorto ci ha portato i doni dello Spirito e voi mi avete fatto entrare nella vita dei vostri Paesi. Il cuore ci arde in petto, come ai discepoli di Emmaus. Andiamo verso tutti, incendiamo ogni cuore. Felice Pasqua!». Di Paolo Lòriga, inviato (altro…)

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Colombia: Focolari e nuova evangelizzazione

Mons. Octavio Ruiz

«Sono contento di essere in Colombia proprio in questi giorni e di poter partecipare al vostro incontro», ha esordito mons. Octavio Ruiz, di passaggio nel Paese d’origine, di stanza in Vaticano quale segretario del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, l’organismo creato da Benedetto XVI nel 2010. E proprio in virtù del recente incarico mons. Ruiz è stato invitato a tenere una lezione sulla nuova evangelizzazione dagli organizzatori del convegno internazionale dei Focolari, che ha visto riunire oltre un migliaio di persone provenienti daColombia, Costa Rica, Ecuador, Panama, Perù, Venezuela. Presente all’appuntamento di tre giorni il copresidente dei Focolari Giancarlo Faletti. Il segretario del Pontificio consiglio ha messo in luce le dimensioni dell’evangelizzazione, dell’inculturazione e dell’impegno anche attraverso le opere sociali, particolarmente presenti qua in Centro e Sud America. «La caratteristica della nuova evangelizzazione sta nella freschezza che viene dalla Parola», ha sottolineato il presule, mettendo in luce che «servono uomini nuovi, con cuori nuovi, con nuova convinzione, con forza interiore e ardore». Per le molteplici frontiere che si sono aperte in seguito alla secolarizzazione, «viene sempre più in evidenza il ruolo fondamentale che sono chiamati a svolgere i laici e, tra essi, le famiglie». Nell’augurio finale, mons. Ruiz ha detto ai presenti che, «seguendo il carisma di Chiara Lubich, potete contribuire a realizzare la nuova evangelizzazione. Tutti voi siete protagonisti». Le testimonianze presentate durante i tre giorni dei lavori hanno sottolineato proprio la centralità della Parola vissuta e la propensione a stare sulla frontiera da parte delle persone  che vivono il carisma dell’unità. A chiudere il convegno dei Focolari è intervenuto il nunzio in Colombia, mons. Aldo Cavalli, italiano della provincia di Bergamo, che ha celebrato la solenne Messa di Pasqua. Nell’omelia ha ricordato l’urgenza della nuova evangelizzazione e ha sottolineato la recente riflessione di Benedetto XVI riguardo alla vita cristiana dei primi tempi, in cui i discepoli di Gesù si trovavano a vivere in un tempo di politeismo assoluto, con tante divinità e tante verità. Eppure la Buona Novella s’è fatta rapidamente strada. Quale la formula vincente?, si è chiesto il diplomatico della Santa Sede. Per papa Ratzinger, la risposta è lampante: «Perché i discepoli vivevano così bene e annunziavano così bene, che chi li incontrava restava colpito e intuiva che Gesù era la verità». Molto somiglia oggi al contesto di allora. Le doti dei discepoli non mutano. «Per essere un buon discepolo – chiarisce mons. Cavalli – devo comprendere Gesù attraverso la Parola, devo esserne convinto per essere poi capace di annunciarlo. Se non ho capito la morte di Gesù, come posso annunciare la Pasqua?». Domande e prospettive di cui fare tesoro una volta tornati nei Paesi di provenienza per accentuare una presenza comunitaria capace di testimoniare la famiglia di un Dio che è Amore. Di Paolo Lòriga, inviato (altro…)