Movimento dei Focolari
Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

È indubbiamente un “Dio sconosciuto” lo Spirito Santo. Molto se ne parla, ma pochi sanno chi sia, come agisca, di quale bellezze e di quali fantasie divine sappia rivestirsi. Anche senza manifestarsi direttamente, Chiara Lubich e le sue prime compagne avvertirono che Egli era all’opera fin dai primi palpiti di vita del  Movimento. Un Dio, per così dire, che si è tenuto nascosto con somma cura, insegnando loro cos’è l’amore, Lui che lo impersona. Lui il comunicatore, l’amore tra Padre e Figlio, Lui il “soffio leggero”. Scrive Chiara: «Abbiamo assistito, in tutta la nostra nuova vita, giorno dopo giorno, alla sua azione, a volte dolce, a volte forte, a volte persino violenta; e non ci siamo quasi accorti di lui. Ma dalla prima scelta di Dio amore, alla luce che illuminava le parole del Vangelo, dalla rivelazione di Gesù abbandonato, alla gioia, la pace e la luce che sentivamo sgorgare nei nostri cuori, vivendo il comandamento nuovo, non era altro che lo Spirito Santo all’opera. Viene veramente da dire che si potrebbe riscrivere la storia del Movimento, attribuendola tutta allo Spirito Santo. Solo ora vediamo infatti come egli sia stato il grande protagonista della nostra avventura, Colui che ha mosso ogni cosa «Ma ora che egli ci si è rivelato per ciò che veramente è stato per noi, possiamo rintracciarne le impronte luminose, in innumerevoli segni della sua azione costante e imprevedibile. Quella voce interiore che ci guidava nel nuovo cammino, quella atmosfera particolare che aleggiava nei nostri incontri, quella potente liberazione di energie latenti, che purifica e rinnova, quell’alchimia divina che muta il dolore in amore, quelle esperienze di morte e risurrezione: tutto questo, e tanti altri fenomeni sorprendenti che hanno accompagnato il nostro cammino di vita, hanno un solo nome, che abbiamo imparato a riconoscere, per essergli infinitamente grati e per sentirci spinti a chiedere il suo intervento in tutti i nostri affari quotidiani, dai più semplici ai più esigenti. Egli ci ha dato il coraggio di affrontare le folle, di lasciare la patria, di affrontare disagi, contrarietà, spesso con gioia. Ma l’effetto più profondo, più radicale, più caratteristico è quello di essere fra noi legame di unità. « Lo Spirito Santo è il dono che Gesù ci ha fatto perché fossimo uno come Lui e il Padre. Senz’altro lo Spirito Santo era in noi anche prima, perché cristiani; ma qui c’è stata una nuova illuminazione, una sua nuova manifestazione dentro di noi, che ci fa partecipi e attori di una nuova Pentecoste, assieme a tutti quei movimenti ecclesiali che fanno nuovo il volto della Chiesa».


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Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

Canonizzazione Giordani: a che punto siamo

La causa di canonizzazione di Igino Giordani procede spedita. Dopo la chiusura della fase diocesana, avvenuta il 29 settembre 2009, tutti i materiali sono stati consegnati alla Congregazione delle Cause dei Santi, in Vaticano. Essa ha formulato al postulatore, don Silvestre Marques, alcune ulteriori richieste in merito alla presentazione e all’organizzazione dei documenti. Il Centro Igino Giordani ha lavorato quest’estate per precisare ogni cosa, e per dare risposte puntuali alla Congregazione. Adesso sta cominciando la fase di analisi formale della validità canonica dei materiali, al termine della quale inizierà lo studio delle cosiddette «virtù eroiche» di Foco, cioè della sua vita evangelica. Sono numerose le segnalazioni di grazie che Dio ha concesso a quanti hanno domandato l’intercessione di Foco. I casi più frequenti riguardano l’ambito familiare: il desiderio per l’arrivo di un figlio, la ricostruzione dell’unità in famiglia, la salute dei bambini… La famiglia è stata, infatti, uno dei temi importanti che Igino Giordani – Foco ha portato avanti in vita, e adesso in Paradiso immaginiamo che continua il suo amore per essa, soprattutto per quelle famiglie che versano in particolari difficoltà. A cura del Centro Igino Giordani Sito ufficiale: www.iginogiordani.info

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Solidarietà: Thailandia, Turchia, Italia

Nella situazione di grande emergenza in alcune zone del mondo, in particolare in Thailandia per le massicce alluvioni, in Turchia per il violento terremoto, e nel Nord e Centro Italia per la forte inondazione, ci siamo messi in contatto appena possibile con membri dei Focolari nelle rispettive zone. Da Bangkok: “Viviamo una situazione di sospensione. Molte parti della città sono già inondate. Tanti sono già usciti dalla città anche perché l’acqua potabile e il cibo sono scarsi e manca l’elettricità. Sappiamo che diverse delle nostre famiglie hanno la loro casa inondata. Nel nord, sotto l’acqua già da più di un mese, conosciamo delle scuole cattoliche che hanno bisogno di aiuto per riparare le strutture, una volta che l’alluvione è finita. I giovani del Movimento hanno fatto diverse iniziative per raccogliere i soldi per le prime necessità. Sono andati a distribuirle nel campo più grande per gli alluvionati.” Da Istanbul: “La zona colpita è tra le più (se non la più) povere della Turchia, ed è già uno sforzo anche il solo mandare i bambini e i ragazzi a scuola che hanno l’obbligo, oltre che dei libri e materiale vario, anche della divisa scolastica. Per non parlare delle prime necessità di cui già la gente è bisognosa nell’ordinario; figurarsi dopo un terremoto!” Da Piemonte, Liguria e Toscana: molti dei Focolari hanno prestato soccorso insieme a tutti i volontari. Il Consorzio Tassano, azienda di Economia di Comunione, è sceso in campo, imprenditori e lavoratori insieme, per unirsi all’ondata di solidarietà e agli ingenti sforzi per ridurre i danni. Parte adesso, dopo i primi aiuti già arrivati, un’azione mondiale di raccolta di fondi rivolta tutti i giovani del Movimento e a chiunque voglia partecipare, per far fronte alle necessità delle persone che vivono in queste zone. È possibile inviare la somma raccolta tramite bonifico bancario, a queste coordinate: CONTO CORRENTE DELLA SEGRETERIA CENTRALE DEI GIOVANI PER UN MONDO UNITO (GMU) Specificare la causale della transazione. CONTO INTESTATO A:    PIA ASSOCIAZIONE MASCHILE OPERA DI MARIA Via Frascati 306, Rocca di Papa, 00040 Roma, Italia INDIRIZZO BANCA:          INTESA SAN PAOLO FILIALE DI GROTTAFERRATA VIA DELLE SORGENTI, 128 00046 GROTTAFERRATA (ROMA) ITALIA CODICE IBAN PER TRANSAZIONI NAZIONALI E INTERNAZIONALI IBAN  IT04  M030  6939  1401  0000  0640  100 BIC  BCITITMM Per info: www.mondounito.net (altro…)

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Per un anno insieme

L’agenda che accompagna da decenni la vita di tante famiglie nel mondo quest’anno si propone con un tema semplice ed importante, che da sempre sta alla base della vita cristiana: vivere la Parola. Sin dagli anni ’80, quando è nata l’idea di un’agenda, le famiglie nuove  hanno desiderato offrire attraverso di essa lo stile di vita che nasce dal vangelo. Quest’ anno attraverso una nuova veste grafica studiata per valorizzare i pensieri di Chiara Lubich, flash di vita e brevi approfondimenti su tematiche famigliari è più maneggevole e versatile. Il formato quadrato offre maggiore spazio a disposizione per segnare note, ricorrenze, impegni e le spese del bilancio familiare. Oltre ad essere utile e pratica, aiuta a trovare tante energie positive per il quotidiano grazie anche a pensieri di celebri autori che accompagnano le famiglie giorno per giorno. Vivendo per un anno insieme anche attraverso un semplice strumento come l’agenda, le famiglie possono diventare più consapevoli e protagoniste nella costruzione di un futuro dove l’umanità sia più famiglia. http://www.cittanuova.it/eshop_scheda.php?idContenuto=35571

Comunità e movimenti cristiani: in cammino insieme

Il discorso di Gerhard Pross di Esslingen (Germania, rappresentante del gruppo promotore internazionale di “Insieme per l’Europa”) è stato la base e il punto di partenza di quest’incontro di approfondimento della comunione ecumenica. Nel suo intervento Pross ha ripercorso la storia di Insieme per l’Europa, che ebbe inizio il 31 ottobre 1999, quando ad Augsburg fu firmata la dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione. Allora Chiara Lubich aveva parlato dell’amore come strada verso l’unità. “Un discorso ricco di conseguenze”, ha detto Pross, perché in seguito rappresentanti evangelici e cattolici andarono incontro gli uni verso gli altri per chiedersi perdono dal profondo del cuore. “Lo Spirito Santo aveva fatto irruzione nella storia, e tutti sentirono che stava iniziando qualcosa di nuovo. La riconciliazione dava inizio al movimento Insieme” ha rilevato Pross. Gli incontri successivi hanno portato a riconoscere che l’unità non doveva riferirsi soltanto al popolo di Dio, ma che doveva aiutare al rinnovamento della società in Europa. Non a caso Pross ha scelto come titolo del suo discorso “La speranza ha bisogno di una visione”. Dalla separazione delle chiese Dio ha tratto qualcosa di positivo. Ogni chiesa e ogni movimento ha sviluppato un suo carisma particolare. Dall’ insieme tra le chiese all’Insieme per l’Europa. La tavola rotonda con rappresentati delle chiese è stata un altro momento centrale nella giornata. Moderata da Benedikt Walker (Gruppi biblici universitari, GBU), vi hanno preso parte Mons. Martin Gächter, vescovo ausiliare e delegato della Conferenza dei Vescovi, Rev. Adèle Kelham, pastoressa della Chiesa anglicana e Presidente della Comunità di Lavoro delle Chiese Cristiane in Svizzera e Kristin Rossier Buri, pastoressa della Chiesa riformata e vicepresidente della Federazione delle Chiese Evangeliche della Svizzera (SEK-FEPS). “Varie sono le strade per trovare Dio”, ha detto Kristin Dossier, “ed è evidente che questo deve riflettersi anche nella nostra federazione”. Alla domanda “Quale effetto spera per la comunità?” Adèle Kelham risponde: “Se noi cristiani riusciamo ad esprimere insieme i nostri punti di vista sui problemi ecclesiali e sociali, veniamo ascoltati. È importante che esponiamo con più coraggio i valori cristiani comuni.” Non una rinuncia alla propria identità, ma un reciproco riconoscimento dei doni particolari di ciascun movimento. Kristin Rossier: le chiese possono imparare ancora molto dai movimenti nell’impegno a vivere il Vangelo.   Costruire ponti. Nella sala conferenze del centro Eckstein a Baar è stato costruito un ponte simbolico in sagex. Dopo i dialoghi nei gruppi chi lo desiderava poteva scrivere su un foglietto l’impegno preso e fissarlo sul ponte; ciò che ancora poteva pesare o essere di ostacolo per la comunione come le imperfezioni e le separazioni persistenti é stato cestinato in un contenitore posto sotto il ponte. Nei gruppi si sono veramente costruiti ponti di comprensione vicendevole. Brani musicali e canti hanno accompagnato la preghiera comune fino a rinnovare il “patto” di continuare, con l’aiuto di Dio, il cammino insieme per essere sale e luce nella società. Alfred Gassmann (altro…)

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Argentina: a Buenos Aires la santità e i giovani

Franz Coriasco firma e dedica il suo libro ai giovani lettori

Una festa dei giovani. Così si è ricordata la Beatificazione di Chiara Luce Badano a Buenos Aires. Tutto ha testimoniato una manifestazione della santità possibile per qualsiasi tipo di persona.  La giornata si è svolta in una grande sala della Facoltà di Scienze Economiche dell’Università di Buenos Aires, che si è riempita con la presenza di 900 persone. Il momento centrale della giornata era una intervista a Franz Coriasco, che aveva viaggiato apositamente per questo incontro, per presentare il suo libro “Entre cielo y tierra” (Dai tetti in giù),  che lui –da non credente– ha scritto su Chiara Luce.  Il dialogo si è snodato tra la sapienza e la quotidianità, che vanno insieme, e la sua testimonianza della santità di Chiara Luce, della sua vita come modello per tutti della ricerca sincera e caparbia della vera felicità. I giovani erano in un profondo atteggiamento di ascolto. E’ stata una festa semplice con numeri essenziali ma che trasparivano autenticità, freschezza, radicalità, col linguaggio di oggi. Molti si sono sentiti rappresentati nelle coreografie e nei mimi che esprimevano la incessante ricerca della luce e della verità. Sembrava vedere Chiara Luce moltiplicarsi sul volto felice di tanti e tante giovani: la sua fiaccola continua ad essere accesa e ad avanzare.   A cura di Carlos Mana

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Reportage

Essere fuoco: la giornata dei giovani olandesi 7 novembre 2011Con i giovani cattolici olandesi, le comunità dei Focolari dei Paesi nordici, gli abitanti della cittadella Marienkroon: la terza giornata di Maria Voce e Giancarlo Faletti in Olanda. Gioia tra fratelli.
Buon compleanno, Olanda! 7 novembre 2011 La festa per il cinquantesimo dei Focolari nei Paesi Bassi.

Olanda: con le comunità dell’Europa del nord

6 novembre 2011 La presidente dei Focolari incontra le comunità del Movimento della Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Islanda e Olanda. Colloquio con alcuni vescovi cattolici. Incontro a tu per tu con i giovani.

Olanda: con le comunità dell’Europa del nord 6 novembre 2011 La presidente dei Focolari incontra le comunità del Movimento della Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Islanda e Olanda. Colloquio con alcuni vescovi cattolici. Incontro a tu per tu con i giovani.
Una cittadella per l’Olanda 4 novembre 2011 I responsabili del Movimento dei focolari in visita alle comunità dell’Olanda. S’inizia da Marienkroon, già centro di spiritualità cistercense e ora cittadella dei Focolari.

   

     

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Essere fuoco: la giornata dei giovani olandesi

Bagno di ragazzi per Maria Voce al Convegno annuale dei giovani cattolici olandesi, organizzato il 6 novembre dalla Conferenza episcopale insieme a vari movimenti. Migliaia i partecipanti. Lo stile è quello dei concerti rock, ritmo veloce, canzoni a tutto volume, simpatia, ma anche riflessione. L’identità cattolica, minoritaria in Olanda, è fortemente sottolineata. Tra una canzone di argomento religioso e l’altra, l’intervista ad un sacerdote, poi tocca a Maria Voce. Un gruppetto di gen sale con lei sul palco. Le pongono alcune domande. Le risposte sottolineano l’unità più che la diversità: «Prima di essere di questa chiesa o di quell’altra, credenti o no, siamo tutti figli di Dio, quindi fratelli». Maria Voce ricorda quando conobbe il Movimento, come fu colpita dall’affermazione: «Questa non è un’organizzazione, è una vita; se tu vivi il vangelo fai parte di questo gruppo». Seguono altre canzoni, l’intervista al vescovo che da 12 anni segue i giovani e che ora lascia questo incarico ad un suo vescovo ausiliare (anche lui intervistato), un video sulla GMG, un quarto d’ora di Radio Maria che ha aperto le trasmissioni in Olanda. E poi la santa messa, i workshop, gli stand. Tante emozioni, soprattutto emozioni. Ma anche in tanti un serio impegno a vivere e testimoniare quel “fuoco” a cui la giornata era intitolata e che oggi è stato acceso o riacceso. La presentatrice ripete: «Facciamoci accendere!». Nel pomeriggio, nella cittadella Marienkroon, Maria Voce incontra i membri dei Focolari arrivati da Danimarca, Norvegia, Svezia, Islanda e Finlandia. «Abbiamo sempre sognato che Chiara Lubich potesse venire a visitare i nostri paesi, ma non è riuscita. Ora questo è un momento storico per noi». Così accolgono la presidente, con familiarità, confidenza, tanto calore (e dicono che i popoli del nord sono freddi!), raccontando vittorie e difficoltà, soprattutto nel campo dell’ecumenismo. Maria Voce li ringrazia per la loro fedeltà e li incoraggia: «Dobbiamo arrivare alla famiglia universale. Ricordiamoci però che noi non facciamo il dialogo tra le religioni, ma tra le persone. Ad esempio nel recente grande incontro fra le Religioni ad Assisi ho avuto una grande gioia perché quasi tutti i convenuti, di diverse religioni, conoscevano il Movimento e mi testimoniavano la loro riconoscenza. Certo, a volte possiamo scoprire differenze che non riusciremo mai a superare, ma possiamo però accettarci fino in fondo, amandoci così come siamo. E devo testimoniare che nel 2011 ho avuto la sorpresa di trovare persone di altre religioni non più solo in dialogo con noi come dall’esterno, ma tutti insieme davanti al mondo per testimoniare l’ideale dell’unità.» Alla fine le canzoni, le foto, i saluti, un po’ di commozione e la promessa di rivedersi presto, magari in uno di questi paesi nordici! Ultimo momento della giornata, l’incontro con gli abitanti della cittadella, specialmente i pionieri, sulle cui vite e disponibilità a lasciare tutto, è nata e cresce Marienkroon. Persone che magari non hanno mai avuto il microfono in mano in occasioni pubbliche, ma che ora, davanti alla presidente, si fanno coraggio e donano con semplicità il racconto dei momenti più intimi della loro vita. «Lavoro nella cittadella perché le persone possano dire: “Com’è bello qui”. E trovare Dio, perché Dio è bello». Marienkroon: una cittadella unica, una cittadella fatta di cuori. Dall’inviato Giulio Meazzini (altro…)

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Giovani, Italia: l’impresa dei mille

«Se l’Italia sapesse che mille giovani, in questo momento, sono riuniti per capire insieme come dare il loro contributo al Paese, sarebbe un segnale fortissimo». Forse potrebbe sembrare eccessiva la frase pronunciata da uno dei partecipanti al congresso dei giovani del movimento dei Focolari, tenutosi tra Sassone e Castelgandolfo (Roma) dal 3 al 6 novembre; ma è comunque indicativa di come, nell’attuale contesto di scoraggiamento e disaffezione dalla buona vecchia “cittadinanza attiva”, anche un numero relativamente piccolo di persone che discute di un tema che dovrebbe essere comunemente all’ordine del giorno sia un evento degno di nota. Per la prima volta i Gen2 – come vengono chiamati, appunto, i giovani dei Focolari – hanno tenuto il loro incontro annuale non a livello mondiale, come da sempre era loro abitudine, ma italiano. Hanno condiviso tra ragazzi e ragazze due pomeriggi di lavoro in gruppi ristretti, in cui il loro impegno per l’Italia è stato analizzato sotto quattro punti di vista: come persona, come cittadino, come cristiano, e come aderente al movimento. Quattro dimensioni che si compenetrano e non possono essere scisse, per una partecipazione completa alla vita del Paese. E forse, in un’epoca in cui si lamenta la mancanza di proposte concrete – unanime, infatti, la denuncia del disinteresse per la cosa pubblica e per il bene comune di tanti loro coetanei –, la vera notizia è che di idee ne sono uscite parecchie. Questi giovani “attivamente indignati” possono infatti contare su un bagaglio di iniziative già avviate – dai Focolari stessi o da altri movimenti, associazioni, enti e istituzioni – sulle quali continuare a costruire, o da usare come fondamenta per costruire da zero. Così è stato suggerito di fare in ogni città una lista delle attività alle quali – singolarmente o come movimento – si può da subito contribuire; oppure di lanciare degli spot in tv per farsi conoscere e fare opinione, sfruttando un mezzo di comunicazione sentito come “da riformare”; o ancora, di usare Città Nuova online come piattaforma comunicativa, anche tramite video e web radio. Ma soprattutto è emersa l’esigenza di mettersi in rete a livello nazionale per coordinare la propria azione. Interessante in questo senso la proposta di una “banca dati dei talenti”, che consenta di sapere in tempo reale su che competenze possono contare i Gen in ciascuna città: «A Torino – ha fatto notare Luca – ero l’unico a studiare fisica, mentre a Bologna c’era un gruppo abbastanza vasto di fisici all’università». Un modo per incidere insieme nel quotidiano in ciascun campo professionale, nella realtà sociale, e non da ultimo nella politica: diversi gli appelli a chi si sente chiamato a dare il proprio contributo a cogliere la sfida. Così come ha fatto Maria Chiara Campodoni, ventiseienne assessore allo sport del Comune di Faenza, che ha raccontato come sta vivendo questo suo servizio alla comunità impegnandosi anche nei contesti al di fuori del proprio bacino elettorale: «Perché noi siamo lì per tutti, non solo per chi ci ha votati». È stata lei infatti una delle partecipanti alla tavola rotonda con esperti che ha chiuso i lavori. A confrontarsi con i giovani sono stati, oltre a lei, Daniela Ropelato e Marco Fatuzzo del Movimento politico per l’unità, Paolo Loriga e Maddalena Maltese di Città Nuova, don Tonino Gandolfo e Chiara Baita, studentessa del quinto anno di scienze religiose ad Udine. Le quattro dimensioni sotto cui era stato considerato l’impegno per il Paese sono state così prese in considerazione da chi – pur avendo magari la stessa età dei partecipanti – vanta una più lunga esperienza. Anche perché è emersa unanime l’esigenza di essere meglio informati e meglio formati, per poter affrontare le sfide che oggi si pongono. Fortunatamente «il movimento vi offre già diversi strumenti – ha fatto notare Paolo Loriga –, come la cittadella di Loppiano col suo Istituto Universitario Sophia, le scuole di partecipazione politica o quelle di Economia di Comunione». Insomma, come ha affermato una giovane partecipante, «sento che da oggi non abbiamo più scuse». Sarà un punto di svolta per i giovani presenti, e anche al di là? Difficile dirlo; certo, in una fase storia in cui, come hanno fatto notare diversi tra gli esperti, le grandi forze dell’economia e della politica stanno disaggregando il Paese, mille giovani che in tutta Italia si mettono in rete e partono già con proposte concrete sono una risorsa che può riservare sorprese. di Chiara Andreola Fonte: Città Nuova online

Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

Buon compleanno, Olanda!

La sala prefabbricata allestita in un prato della cittadella Marienkroon è piena. Il colpo d’occhio notevole: 800 uomini e donne, grandi e piccoli, danesi e olandesi, finlandesi e islandesi, svedesi e norvegesi, arrivati qui anche da molto lontano per festeggiare, insieme a Maria Voce e Giancarlo Faletti, l’anniversario dell’arrivo del Movimento in Olanda. La domanda sorge spontanea: perché funziona sempre? Cosa c’è sotto questa gioia palpabile che rende fratelli persone di età, razze e convinzioni così diverse? Le canzoni delle ragazze sul palco sono in olandese, ma coinvolgono anche chi non parla questa lingua perché più che le parole contano i sorrisi. Forse il segreto è che si parte dalla vita, dall’amore concreto e solo dopo essere diventati amici si arriva al confronto culturale. O forse dipende dal fatto che Chiara Lubich ha insegnato a non fermarsi a problemi e incomprensioni, ma andare avanti, ricominciare sempre vedendosi nuovi ogni mattina. Tre trombe, un violino, due flauti, una batteria ed un piano formano l’orchestra. Si ripercorrono le tappe salienti di un’avventura che continua: l’arrivo dei focolarini in Olanda nel 1961, il Genfest con 4 mila giovani nel 1976, la visita di Chiara nel 1982, l’apertura dei focolari a Copenhagen, Stoccolma e Oslo negli anni Ottanta, le prime visite in Islanda nel 1989 e la famiglia focolare arrivata nel 2010 dalla Polonia, l’inaugurazione del nuovo Centro Mariapoli nella cittadella. Ogni paese si presenta con creatività e fantasia. La Svezia, dove l’ecumenismo di popolo è vissuto quasi senza accorgersene perché in ogni incontro vi sono persone di chiese diverse, la Norvegia, con il commosso momento di silenzio ricordando la tragedia del 22 luglio, la Finlandia, grandi spazi e una carrellata di canzoni, l’Islanda multietnica e infine l’Olanda, paese ospitante, con la sua comunità viva. Momenti di grande unità, come la celebrazione ecumenica con il Padre nostro recitato in sette lingue contemporaneamente. Mons. Jan van Burgsteden, responsabile della Conferenza episcopale per l’ecumenismo, testimonia che «da 50 anni il Movimento in Olanda aiuta le persone a vivere le parole del Vangelo. E da qui è nato, anche in un’era di secolarizzazione, un nuovo impegno nella Chiesa, che l’ha aiutata a superare la polarizzazione. Ho visto anche come il Movimento è riuscito a creare un “ecumenismo del cuore”. Sono convinto che un giorno vedremo brillare la Chiesa come una stella mattutina, perché in tutte le sue realtà la Parola è diventata vita».   Maria  Voce risponde a varie domande. Una per tutte: cosa ricordi in particolare del 2011? «In Terrasanta, mentre ero al Santo Sepolcro mi sentivo schiacciata dal male del mondo, che aveva schiacciato anche Gesù. Più tardi, però, davanti alla tomba vuota, la certezza improvvisa che Gesù è risorto, che possiamo portarlo vivo tra noi nel mondo e siamo fortunati di poterlo fare. Un altro viaggio, in America: tra questi spazi sconfinati e tanta gente dappertutto, penso che ci sono solo pochi focolarini. Cosa possono fare da soli? Quelle venute alla festa saranno state 2 mila persone, una goccia nel mare. Eppure, dentro, la certezza: non mettiamoci in testa di preoccuparci dei numeri, non sono importanti, conta solo far crescere Gesù tra noi, il resto verrà». «Una giornata ricca di momenti ufficiali – conclude Giancarlo Faletti –, ma soprattutto una giornata di famiglia, che dà tanta speranza. Mi porto in cuore questa vostra presenza multietnica e multiculturale, questa fioritura di vita. E ogni fiore ha bisogno di amore, tenacia e industriosità, che sono poi le vostre caratteristiche. Il fiore in fondo è il simbolo dell’Olanda». A cura dell’inviato Giulio Meazzini (altro…)

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Olanda: con le comunità dell’Europa del nord

4 Novembre: la prima giornata di Maria Voce e Giancarlo Faletti nella cittadella Marienkroon comincia con l’incontro con alcuni vescovi cattolici dell’Olanda e dell’Islanda. È un franco scambio di idee e prospettive su come testimoniare la fede nella società secolarizzata di oggi. In Olanda, negli anni dopo il Concilio prese campo la cosiddetta “polarizzazione”, con la crescente incomprensione tra cattolici “conservatori” e “progressisti”. Solo alla fine degli anni ’90 la situazione è migliorata, anche per merito della collaborazione tra giovani di movimenti diversi e animatori giovanili delle diocesi. Per quanto riguarda l’ecumenismo, poi, la situazione è ormai cambiata decisamente in meglio rispetto agli anni ’60 quando cattolici e protestanti non avevano quasi contatti. Oggi è in corso un processo di riavvicinamento che si spera possa presto portare ad una giornata nazionale di riconciliazione. Insieme per l’Europa è partner in questo processo. Nonostante questo, anche a causa degli scandali sugli abusi sessuali, l’apatia e l’indifferenza per il fenomeno religioso sembrano crescere. «È una sfida a collaborare di più tra noi, perché nessun movimento è sufficiente da solo a cambiare le cose – afferma Maria Voce –. Ognuno risponde del dono particolare che ha ricevuto; per noi è l’unità, da portare anche tra i movimenti». Secondo il vescovo De Jong la cittadella potrebbe ospitare una scuola, gestita dai Focolari, fondata sull’amore del prossimo e aperta a tutti, per formare i ragazzi che oggi in Olanda respirano solo cultura secolarizzata. La presidente risponde che più che una singola scuola servirebbero in tutte le scuole tanti maestri che incarnano il Vangelo nella loro vita, ma che comunque la fattibilità della proposta verrà valutata dai responsabili del Movimento in Olanda. Nel pomeriggio l’incontro con i rappresentanti delle  diverse espressioni del Movimento e delle comunità che si sono andate formando in Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Islanda e Olanda, permette a Maria Voce e Giancarlo Faletti di avere un quadro aggiornato della situazione in queste nazioni. Culture e popoli diversi tra loro, eppure «ognuno sente come proprio e gioisce per quello che fanno gli altri. Ogni volta che arrivo in visita ad una nazione e l’aereo inizia la discesa – continua la presidente –, mi prende un groppo alla gola pensando ai fratelli che mi aspettano festosi. Siamo gente fortunata a poter sperimentare il dono di Dio che è la famiglia del Movimento in tutti i paesi del mondo». Infine, dopo cena, un dialogo a tu per tu con 25 gen in vista della ormai imminente “Giornata dei giovani cattolici”, promossa dalla Conferenza episcopale con la collaborazione dei giovani dei Focolari e di altri movimenti. Il futuro del Movimento dei focolari è qui, tra questi ragazzi che vengono chiamati da tutte le parti dell’Olanda per raccontare la storia di Chiara Luce, la prima giovane del Movimento salita agli onori degli altari. Dall’inviato Giulio Meazzini (altro…)

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Espiritualidade da unidade: Jesus Abandonado

Ave Cerquetti, ‘Crocifissione’ – Lienz (Austria) 1975

No ano 2000, num discurso, Chiara Lubich recorda a primeira “descoberta” de Jesus Abandonado: «Por um fato acontecido nos primeiros meses de 1944, tivemos uma nova compreensão sobre Ele. Por uma circunstância viemos a saber que o maior sofrimento de Jesus, e portanto o seu maior ato de amor, foi quando, na cruz, experimentou o abandono do Pai: “Meu Deus, meu Deus, por que me abandonaste?” (Mt 27,46). Ficamos profundamente tocadas com isso. E a jovem idade, o entusiasmo, mas principalmente a graça de Deus, nos impulsionaram a escolher justamente Ele, no seu abandono, como via para realizar o nosso ideal de amor. Desde aquele momento pareceu-nos encontrar o seu semblante em toda parte». Outro momento determinante para a compreensão desse “mistério de dor-amor”. Estamos no verão de 1949. Igino Giordani foi encontrar Chiara, que tinha ido para o Vale di Primiero, na região montanhosa do Trentino (Itália), para um período de repouso. Com o primeiro grupo vivia-se intensamente a passagem do Evangelho sobre o abandono de Jesus. Foram dias de luz intensa, tanto que no final do verão, devendo descer daquele “pequeno Tabor” para voltar à cidade, Chiara escreveu, num só ímpeto, um texto que inicia com verso que tornou-se célebre: «Tenho um só esposo sobre a terra, Jesus abandonado… Irei pelo mundo buscando-o, em cada instante da minha vida». Muitos anos depois ela explicou: «Desde o início entendemos que em tudo existe uma outra face, que a árvore tem as suas raízes. O Evangelho lhe cobre de amor, mas exige tudo. “Se o grão de trigo caído na terra não morre – lê-se em João – permanece só; se morre produz muito fruto” (Jo 12,24). A personificação disso é Jesus abandonado, cujo fruto foi a redenção da humanidade. Jesus crucificado! Ele havia experimentado em si a separação dos homens de Deus e entre si, e tinha sentido o Pai distante. Nós o vimos não apenas nas nossas dores pessoais, que não faltaram, e nos sofrimentos dos próximos, muitas vezes sós, abandonados, esquecidos, mas em todas as divisões, os traumas, as separações, as indiferenças recíprocas, grandes ou pequenas: nas famílias, entre as gerações, entre pobres e ricos, às vezes na própria Igreja, e mais tarde entre as várias Igrejas, e depois ainda entre as religiões e entre quem crê e quem possui uma convicção diferente. Mas todas estas dilacerações – continua Chiara – não nos assustaram, pelo contrário, pelo amor a Ele abandonado, elas nos atraíram.  E foi Ele que nos ensinou como enfrentá-las, como vivê-las e ajudar a superá-las, quando, depois do abandono, recolocou o seu espírito nas mãos do Pai: “Pai, em tuas mãos entrego o meu espírito” (Lc 23,46), dando assim a possibilidade para que a humanidade se recompusesse, em si mesma e com Deus, e indicando-lhe o modo de fazê-lo. Ele manifestou-se como chave da unidade, remédio para qualquer divisão. Era Ele que recompunha a unidade entre nós, cada vez que era rompida. Era Ele que reconhecíamos e amávamos nas grandes, trágicas divisões da humanidade e da Igreja. Ele se tornou o nosso único Esposo. E a nossa convivência com um tal Esposo foi tão rica e fecunda, que me levou a escrever um livro, como uma carta de amor, como um canto, um hino de alegria e gratidão a Ele». (altro…)

Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

Il frutto della Redenzione

Gesù, risorgendo dalla morte, apparve alle donne, venute al sepolcro e disse loro: «Non temete, andate ad annunziare ai miei fratelli…». Nel momento conclusivo, diede ai discepoli il nome di fratelli. Come allora si presentò, tuttora si presenta, da fratello: il primogenito. Risorgendo, aveva vinto la morte e recuperato la fraternità. Era venuto in terra per ristabilire la paternità del Padre; era disceso all’inferno per vincere il nemico degli uomini; ora dichiarava la ricostituita fraternità dei figli, nella famiglia di Dio. Il mondo d’oggi è dominato dalla paura e dall’egoismo. E quale ne è il risultato? […] La umanità patisce perché tra popolo e popolo, classe e classe, individuo e individuo, la vita non circola, o circola a stento: e vita sono le ricchezze e la religione, la scienza e la tecnica, la filosofia e l’arte... Ma a loro volta la filosofia e arte e tecnica e scienza e beni economici non circolano se l’amore non dà l’impulso, non spalanca le strade e non supera le divisioni. Ma la religione stessa va liberata: va redenta, ogni momento, dalle incrostazioni, limitazioni e fratture operate dalle colpe dei redenti. La circolazione dei beni non avviene quanto e come dovrebbe avvenire, perché gli uomini non si riconoscono più fratelli e cioè, non si amano. L’uomo che ci urta in tram; che ci passa sprezzante o distratto o enigmatico accanto, sul marciapiede; l’uomo che sfruttiamo nell’officina e ai campi o al banco della giustizia e a quello della moneta, non lo vediamo come fratello. L’uomo che respingiamo, perché di altra classe o fede, non ci appare figlio di nostro Padre: al più ci appare un figlio illegittimo, degno di commiserazione. L’uomo, su cui spariamo in guerra o che su noi spara, non ci appare un fratello: ci risulta un ordigno omicida. La creatura, che traffichiamo per la nostra lussuria, non vive come nostra sorella: è carne in vendita, che val meno del denaro con cui si paga. Vista così, la società somiglia a un lebbrosario, o un cellulare. Ogni divisione, ogni discordia è una barriera al passaggio dell’amore: e l’amore è Dio, e Dio è la vita. E se non passa la vita, ristagna la morte. […] Se Dio fosse stato esclusivamente Forza, Onore, Timore, sarebbe rimasto una persona sola; non avrebbe generato un Figlio, né suscitato una creazione. Si sarebbe chiuso in se stesso, non si sarebbe aperto. Ma l’amore è trinitario: è un circolo: Padre, Figlio, Spirito Santo. […] La Trinità è Tre ed è Uno: Tre che si amano, e fanno Uno; Uno che si distingue in Tre per amare. Infinito gioco d’amore. A immagine e somiglianza della Trinità, anche le creature razionali scoprono nell’amore un impulso a generare altra vita. […] L’amore è l’espressione di Dio verso la creazione; ed è il ritorno dell’Io a Dio attraverso il fratello. […] Questo movimento è circolare: un partire dalla sorgente e un tornarvi come alla foce. Si va a Dio se c’è il Fratello, si va al Fratello se c’è Dio: ci sono Io se c’è Dio e c’è il Fratello: senza di essi non avrei ragion d’essere, dal momento che la mia ragion d’essere è di amare. […] Cristo ha rimesso a circolare tutti i tesori della vita, nell’alveo dell’amore, con cui ci trasmette il calore, la luce, l’intelligenza, per riaprirci la via che mena all’unità, dove si trova Dio. Questo ha ottenuto venendo fra noi, abitando tra noi, facendosi dei nostri, fino a che è morto per redimerci. La Redenzione, come ci ha liberato dalle divisioni, così ci ha riuniti a Dio. Cristo ha rimesso Dio in noi e noi in Dio. Ha comandato per questo che noi ci amassimo; ché dove è l’amore, ivi è Dio «Dio è amore: e chi sta nell’amore, sta in Dio e Dio in lui» (l Gv 4, 16). Il Fratello, Città Nuova, 2011, pp.29-30, 34, 36, 37-38. (altro…)

Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

Una cittadella per l’Olanda

A mezz’ora di macchina dall’aeroporto di Eindhoven si trova la cittadella del Movimento dei focolari in Olanda Marienkroon (Maria incoronata). Manca poco all’arrivo e le macchine che portano Maria Voce e Giancarlo Faletti, vengono letteralmente circondate da un nugolo di biciclette scampanellanti, decorate con palloncini e piccole luminarie. Accompagnati da questo corteo, arriviamo davanti all’arco di ingresso mentre si è ormai fatto buio. Il pesante cancello è chiuso: sarà Maria Voce (Emmaus) ad aprirlo, simbolicamente, con una grossa chiave. Oltre il cancello, un enorme prato verde, circondato dalle costruzioni dell’ex monastero cistercense che in dieci anni è stato in buona parte ristrutturato, adattandolo alle esigenze di un moderno centro di cultura e spiritualità. Mentre la tromba suona, la bandiera del Movimento, con la stella dorata a quattro punte su sfondo azzurro, viene issata sul pennone. Momento semplice, intimo e carico di significato. Ognuno degli abitanti della cittadella vuole dare il benvenuto personalmente a presidente e co-presidente. Segue la visita del complesso che riceve spesso in visita scolaresche e associazioni che vogliono conoscerne caratteristiche e vita. Gli eventi culturali che si succedono regolarmente sono molto sentiti dagli abitanti della zona circostante; ogni anno si svolgono qui, tra l’altro, la fiera del libro, una settimana di vacanze per i ragazzi della zona, la vendita all’asta di piante, oltre a svariati incontri di spiritualità. C ’è anche una torre, un laghetto, due stalle, una cappellina ed un piccolo cimitero che, oltre ai padri che ci hanno preceduto, accoglie anche i primi 4 abitanti partiti per il cielo. Situata nel centro dell’Olanda, la cittadella Marienkroon attira persone di ogni tipo: giovani e adulti, cristiani e persone di altre religioni o senza riferimento religioso. Dopo una ricerca durata oltre dieci anni, nel 2000 il Movimento ha acquistato dai padri cistercensi il terreno e le costruzioni, per il valore simbolico di un euro. Due dei padri vivono ancora qui, insieme al cardinale Simonis: sono tre amici del movimento. Nei prossimi anni sono previsti molti altri lavori di ammodernamento della cittadella, per renderla sempre più funzionale e rispondente alla profezia di Chiara Lubich che, nella sua visita in Olanda del 1982, così si esprimeva: “Prima di tutto dobbiamo far vedere la vita di una comunità, il luogo dove si cerca di vivere insieme il Vangelo. Questo attira l’attenzione e poi l’evangelizzazione viene da sé”. Dall’inviato Giulio Meazzini (altro…)

Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

L’unità agli albori del Movimento dei Focolari

Video di Chiara in Amsterdam 1982

«Cos’è l’unità? Ah, questa è una cosa meravigliosa! Perché l’unità, quella che Gesù pensa quando dice “amatevi …” in modo da morire, anche pronti a morire l’uno per l’altro, quell’unità che Gesù dice ‘dove due o più sono uniti lì sono io, non è un miscuglio di persone, non è un gruppo di persone, lì c’è Gesù, e questo è il punto.  L’unità veramente manifesta, porta Gesù. E io mi ricordo, ho trovato delle piccole lettere di tempi antichi quando incominciavamo a vivere così e sperimentare in certo modo la presenza di Cristo in mezzo a noi.  Che stupore! Perché noi non l’avevamo provato, il nostro cristianesimo era molto individuale prima. Ecco cos’è scritto lì. per esempio: “Oh l’unità, l’unità, che divina bellezza! Chi potrà mai azzardarsi a parlare di lei? E’ ineffabile! Si sente, si vede, si gode, ma è ineffabile. Tutti ne godono della sua presenza, tutti ne soffrono della sua assenza. E’ pace, è gaudio, è ardore, è amore, è clima di eroismo, di somma generosità. E’ Gesù fra noi!” Come si spiega questa realtà? Vedete, Gesù risorto ha detto una frase favolosa: “Io sarò con voi per tutti i tempi fino alla fine del mondo” (cf Mt 28,20). Tutti i giorni ha detto che sarà con noi. Ma dove è? senz’altro nella Chiesa, perché la Chiesa è il corpo di Cristo; e in modo speciale con quelli che annunciano il Vangelo perché Gesù l’ha detto a loro; noi sappiamo che Gesù, per esempio è particolarmente presente nell’Eucaristia, è lì, c’è Gesù nella sua Chiesa e anche nella sua Parola per esempio, le parole di Gesù non sono mica come le nostre, sono una presenza di Gesù e noi nutrendoci di quelle ci nutriamo di Gesù; Gesù è con i successori degli Apostoli, con i nostri vescovi, è lì dentro, parla attraverso di loro; Gesù è nei poveri, per esempio, ha detto che è dietro ai poveri che egli si nasconde insomma, con tutti quelli che soffrono. Ma Gesù ha detto anche: “Dove due o più sono uniti”, nella comunità, ecco, è anche qui. E io mi sono resa conto che oggi il mondo che non crede o che crede diversamente è particolarmente toccato da questa presenza di Gesù. “Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete” (Gv 13,35). E’ una forma oggi sentita di testimonianza di Cristo, perché, vedete, l’unità cosa fa? lo ha detto Paolo VI in una parrocchia di Roma, l’unità genera Cristo in mezzo a noi, l’unità lo esprime, lo manifesta, lo svela. Gesù non è una realtà di venti secoli fa, è nella sua Chiesa adesso e ripete a noi le sue parole. Gesù è attuale e l’unità ha questo di bello, che lo mostra. Tanto vero che Gesù ha detto: “Che siano uno affinché il mondo creda”. E’ cosi. Ecco il Movimento ha cercato in tutti questi anni di mantener fede a questa presenza di Gesù, del Risorto in mezzo a noi. E noi attribuiamo alla sua presenza questa diffusione universale del Movimento, è lui che s’è fatto strada, è lui che ha testimoniato il cristianesimo. E allora, cosa dobbiamo fare, cosa tirare di conclusione da questa giornata? Io so come ho avuto modo in questi giorni di prendere contatti con tanti olandesi e ho ammirato una cosa che non trovo in altre nazioni: come in ogni cuore di questi olandesi c’è l’amore per l’Olanda e un grande amore per la sua Chiesa. E allora, cosa facciamo? Bisogna che questo amore diventi concreto. Allora cerchiamo di mettere la presenza di Gesù risorto nelle nostre famiglie, nelle parrocchie, dappertutto, con questo amore reciproco che era il segreto dei primi cristiani. E se c’è il Risorto cosa sarà la conseguenza? una nuova primavera, e tutto risorge. Ecco, questo è il mio augurio. E i frutti quali saranno di questa presenza di Gesù? Quelli stessi che abbiamo costatato noi quando abbiamo incominciato il Movimento: una grande gioia, pace, quelli che sono i frutti dello Spirito. Ecco, il mio augurio è questo, di partire, ma che nei vostri cuori ci sia questo desiderio: farò di tutto perché il Risorto sia in mezzo a noi! Ecco, così.» (altro…)

[:ot]Kelma tal-Ħajja – Novembru[:]

[:ot]Download “Kelma tal-Ħajja” (Word of Life in Maltese)


Ġesù kien għadu kif ħareġ mit-tempju. Id-dixxipli, kollhom kburin, urewh id-daqs u s-sbuħija tal-bini. U Ġesù qal: “Qegħdin tarawh dan kollu? Tassew, ngħidilkom, hawnhekk ma tibqax ġebla fuq oħra li ma tiġġarrafx!”2. Imbagħad tela’ fuq l-għolja taż-Żebbuġ, qagħad bilqiegħda u, huwa u jħares lejn Ġerusalemm, beda jitkellem fuq il-qirda tal-belt, u fuq tmiem id-dinja. “X’se jiġri fi tmiem id-dinja?”, staqsewh id-dixxipli, “u meta se jseħħ?” Din hi mistoqsija li kienu jagħmlu anki l-ġenerazzjonijiet insara li ġew wara. Hi mistoqsija li jagħmilha wkoll kulħadd. Infatti l-ġejjieni hu misterjuż u ħafna drabi jbeżżagħna. Illum issib ukoll ’il min imurlek għand xi saħħar, u ’l min ifittex fl-oroskopju biex ikun jaf il-ġejjieni, x’se jiġri… It-tweġiba ta’ Ġesù hi ċara għall-aħħar: tmiem id-dinja għad iseħħ mal-miġja Tiegħu. Hu, is-sinjur tal-istorja, għad jerġa’ jiġi. Għalina hu Dak li jdawwal il-ġejjieni tagħna. Meta se sseħħ din il-laqgħa? Ħadd ma jaf. Tista’ sseħħ kull ħin. Infatti ħajjitna tinsab f’idejh. Hu tahielna, u Hu jista’ jeħodha lura anki ħin bla waqt, bla ebda avviż ta’ xejn. Madankollu jwissina: jekk intom tishru, tkunu qegħdin tħejju ruħkom għal din il-ġrajja. “Ishru, mela, għaliex la tafu l-jum u lanqas is-siegħa.” Qabel xejn, b’dan il-kliem Ġesù qed jgħidilna li Hu għad jerġa’ jiġi. Ħajjitna fuq din l-art għad tintemm u mbagħad tibda ħajja ġdida, li ma tintemm qatt. Illum il-ġurnata ħadd ma jrid jitkellem fuq il-mewt… Kultant nagħmlu minn kollox biex ninsewha u nintefgħu nagħmlu x-xogħol tagħna ta’ kuljum, sa ma ninsew ’il Dak li tana l-ħajja u li għad jitlobhielna lura biex idaħħalna fil-milja tagħha, f’rabta sħiħa ma’ Missieru, fil-Ġenna. Aħna lesti li niltaqgħu miegħu? Il-musbieħ tagħna se jkun mixgħul, bħal dawk ix-xebbiet għaqlin li kienu jistennew il-wasla tal-għarus? Fi kliem ieħor, inkunu qed inħobbu? Jew inkella l-musbieħ tagħna jkun mitfi, ħtija tal-ħafna affarijiet li rridu nagħmlu, tal-ferħ ta’ ftit ħin, tal-ġid ta’ din id-dinja, li nessewna l-unika ħaġa li hi tassew meħtieġa: l-imħabba? “Ishru, mela, għaliex la tafu l-jum u lanqas is-siegħa.” Kif għandna nishru? L-ewwelnett, u dan diġà nafuh, jishar tajjeb min iħobb. Bħal dik il-mara li tistenna ’l żewġha li jdum ma jasal mix-xogħol jew li jkun ġej lura minn vjaġġ twil. Kif tagħmel dik l-omm li tinkwieta fuq binha li għadu ma daħalx lura d-dar. Kif tagħmel dik it-tfajla li għandha seba’ mitt sena sa ma tiltaqa’ mal-maħbub tagħha… Min iħobb jaf jistenna, anki jekk l-ieħor idum ma jasal. Nistennew ’il Ġesù jekk aħna nħobbuh u nkunu nixtiequ ħafna niltaqgħu miegħu. Nistennewh billi nħobbu b’mod konkret, per eżempju billi naqduh f’dawk in-nies li jgħixu qrib tagħna, jew billi nimpenjaw ruħna biex nibnu soċjetà aktar ġusta. Dak li qed jistedinna ngħixu hekk hu Ġesù nnifsu li jirrakkonta l-parabbola tal-qaddej il-fidil li, hu u jistenna li jasal sidu, jieħu ħsieb il-qaddejja l-oħra u l-ħtiġijiet tad-dar. Jew inkella kif insibu fil-parabbola tal-qaddejja li, huma u jistennew ’il sidhom jasal lura, jagħmlu ħilithom biex jużaw tajjeb it-talenti li ngħatawlhom. “Ishru, mela, għaliex la tafu l-jum u lanqas is-siegħa.” Propju għaliex la nafu l-jum u lanqas is-siegħa tal-wasla tiegħu, nistgħu għalhekk nikkonċentraw aktar fuq il-jum li jingħatalna, fuq dak li nagħmlu llum, fuq il-mument preżenti li l-Providenza t’Alla qed toffrilna ngħixu. Xi żmien ilu jiena dort lejn Alla u, ħin bla waqt, tlabtU hekk.

“Ġesù,

agħmel li kliemi ngħidu

bħallikieku kien l-aħħar kliem tiegħi

fuq din l-art.

Agħmel li dak li nwettaq

ikun bħallikieku

kien l-aħħar ħaġa

li nagħmel.

Agħmel li t-tbatija tiegħi nġarrabha

bħallikieku kienet l-aħħar tbatija

li għandi x’noffrilek.

Agħmel li nitlob dejjem

bħallikieku kien l-aħħar ċans

tiegħi li nitkellem

miegħeK f’din id-dinja”.

Chiara Lubich

  1 Parola di vita, novembre 2002, pubblicata in Città Nuova, 2002/20, p.7. 2 Mt 24,2.[:]

Novembre 2011

“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”

Con queste parole Gesù ci ricorda innanzitutto che Lui verrà. La nostra vita sulla terra terminerà ed inizierà una vita nuova, che non avrà più fine. Nessuno oggi vuole parlare della morte… A volte si fa di tutto per distrarsi, immergendosi completamente nelle occupazioni quotidiane, fino a dimenticare Colui che ci ha dato la vita e che ce la richiederà per introdurci nella pienezza della vita, nella comunione con il Padre suo, nel Paradiso. Saremo pronti ad incontrarlo? Avremo la lampada accesa, come le vergini prudenti che attendono lo sposo? Ossia, saremo nell’amore? Oppure la nostra lampada sarà spenta perché, presi dalle tante cose da fare, dalle gioie effimere, dal possesso dei beni materiali, ci siamo dimenticati della sola cosa necessaria: amare?

“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.”

Ma come vegliare? Innanzitutto, lo sappiamo, veglia bene proprio chi ama. Lo sa la sposa che attende il marito che ha fatto tardi al lavoro o che deve tornare da un viaggio lontano; lo sa la mamma che trepida per il figlio che ancora non rincasa; lo sa l’innamorato che non vede l’ora d’incontrare l’innamorata… Chi ama sa attendere anche quando l’altro tarda. Si attende Gesù se lo si ama e si desidera ardentemente incontrarlo. E lo si attende amando concretamente, servendolo ad esempio in chi ci è vicino, o impegnandosi alla edificazione di una società più giusta. È Gesù stesso che ci invita a vivere così raccontando la parabola del servo fedele che, aspettando il ritorno del padrone, si prende cura dei domestici e degli affari della casa; o quella dei servi che, sempre in attesa del ritorno del padrone, si danno da fare per far fruttificare i talenti ricevuti.

“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”

Proprio perché non sappiamo né il giorno né l’ora della sua venuta, possiamo concentrarci più facilmente nell’oggi che ci è dato, nell’affanno del giorno, nel presente che la Provvidenza ci offre da vivere. Tempo fa mi venne spontaneamente di rivolgere a Dio questa preghiera. Vorrei ora ricordarla.

“Gesù, fammi parlare sempre come fosse l’ultima parola che dico. Fammi agire sempre come fosse l’ultima azione che faccio. Fammi soffrire sempre come fosse l’ultima sofferenza che ho da offrirti. Fammi pregare sempre come fosse l’ultima possibilità, che ho qui in terra, di colloquiare con Te”.

Chiara Lubich


Parola di vita, novembre 2002, pubblicata in Città Nuova, 2002/20, p.7.

1° Novembre: festa dei Santi

Lanciati all’infinito[1]

I santi sono dei grandi

che, vista nel Signor la loro grandezza,

giocano per Iddio, da figli suoi,

ogni loro cosa.

Danno senza richieder.

Danno la vita, l’anima, la gioia,

ogni terreno legame, ogni ricchezza.

Liberi e soli

lanciati all’infinito

attendono che l’Amore l’introduca

nei Regni eterni;

ma già da questa vita

sentono empire il loro cuore d’amore,

del vero amore, del solo amore

che sazia, che consola

di quell’amore che infrange

le palpebre dell’anima e dona

lacrime nuove.

Ah! nessun uomo sa chi sia un santo.

Ha dato ed ora riceve;

e un flusso interminato

passa fra Cielo e terra,

lega la terra al Cielo

e cola dagli abissi,

ebbrezza rara, linfa celeste

che non si ferma al santo,

ma passa sugli stanchi, sui mortali,

sui ciechi e paralitici nell’alma

e sfonda e irrora,

solleva e attrae e salva.

Se vuoi saper l’amore chiedilo al santo.

Chiara Lubich


[1] Chiara Lubich, “La dottrina spirituale”, Mondadori 2001, pag. 159-60

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Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

Thailandia: la speranza in mezzo alle alluvioni

Più di due mesi di piogge incessanti, superiori di gran lunga a quelle previste ogni anno, stanno flagellando laThailandia e circa otto milioni di persone. Le province più colpite sono quelle di Ayutthaya, Pathum Thani e Nakhon Sawan, dove il livello d’acqua ha superato i quattro metri di altezza. Alcuni membri dei Focolari che abitano a Bangkok, ci scrivono: «Le conseguenze di quanto è successo sono sotto gli occhi di tutti: interi villaggi evacuati, zone industriali invase dall’acqua con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, scuole chiuse per un periodo indeterminato. Ci vorranno anni per recuperare quanto abbiamo perso». Ma anche in questa drammatica situazione accadono fatti che parlano di una speranza ancora possibile, di una voglia di rinascita più forte del dolore. Così continuano a scrivere da Bangkok: «Quello che nessuno s’aspettava, almeno in queste dimensioni, è l’amore concreto, l’aiuto che  tantissima gente sta dando a chi soffre. Una reporter della CNN ha definito “un incredibile effetto sociale” quello che sta accadendo in Thailandia. Ed è così. Tutti si aiutano, tutti cercano di fare qualcosa per chi è stato colpito; migliaia di volontari hanno lavorato 24 ore su 24 per preparare 1.200.000 di sacchi di sabbia che servono a riparare o alzare gli argini di alcuni importanti canali nelle zone di deflusso. Chi ha lavorato erano in maggioranza giovani, i quali hanno voluto dare il loro contributo per salvare ciò che era salvabile». L’opera dei Focolari per portare aiuti materiali, spirituali e morali, fa parte di questo lavoro comune che coinvolge tutto il Paese, incoraggiando esperienze di fraternità che rendono credibile ogni speranza. Fra le tante testimonianze che stanno arrivando in redazione, abbiamo scelto quella di S.C., docente universitario, che così racconta: «Ho cercato di capire con i miei studenti cosa fare per le vittime dell’alluvione. I ragazzi si sono consultati e hanno deciso di raccogliere soldi avvicinando la gente per strada, salendo sui treni. Ci voleva un po’ di coraggio, eppure…Una ventina di loro si sono invece dati appuntamento davanti ai grandi magazzini, muniti di cartelloni, una scatola e due chitarre. Sono tutti giovani buddisti convinti dell’ importanza di fare del bene agli altri. Li ho incoraggiati a vivere prima di tutto la fraternità fra di loro, offrendo difficoltà e stanchezze per il bene del Paese. La raccolta ha superato le aspettative, 17.700 bath, una grossa somma per la nostra economia. Ma soprattutto ha contribuito ad allargare i cuori dei ragazzi sui bisogni degli altri. Questo loro impegno sta continuando a dare i suoi frutti». (altro…)

Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

Spiritualità dell’unità: Unità

A Fiera di Primiero nei primi tempi del Movimento dei Focolari

Una spiritualità di comunione, collettiva, come diceva Paolo VI, è la via nuova di Chiara Lubich, nata dal Vangelo. Ma quali le sue caratteristiche? Quali gli episodi che, sin dagli inizi, portarono alla certezza di essere nati per contribuire all’unità degli uomini con Dio e fra loro? Scopriamolo insieme. Nel 1944, nel mese di maggio, nella cantina oscura nella quale Natalia Dallapiccola, nel seminterrato della casa della sua famiglia, aveva trasferito la sua stanza, per proteggersi in qualche modo dagli eventuali bombardamenti, al lume di una candela Chiara e le sue amiche di Trento leggevano il Vangelo, come ormai era loro abitudine. Lo aprirono a caso, e capitarono sulla preghiera che Gesù pronuncia prima di morire: «Padre, che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21). È, questo, un testo evangelico straordinario e complesso, il “testamento di Gesù”, studiato dagli esegeti e dai teologi di tutta la cristianità; ma in quell’epoca era un po’ dimenticato, perché misterioso ai più. Insomma, quel passaggio giovanneo sarebbe potuto sembrare non facile per ragazze come Chiara, Natalia, Doriana e Graziella. Ma intuirono che quella sarebbe stata “la” loro parola evangelica, l’unità. Uno di quei giorni, a Trento, sul ponte Fersina, Chiara disse alle sue compagne: «Ho capito come dobbiamo amarci, secondo il Vangelo: sino a consumarci in uno». Più tardi, nel Natale 1946, venne scelta dalle ragazze come motto una frase radicale: «O l’unità o la morte». Scriverà Chiara nel 2000: «Un giorno mi trovavo lì con le mie compagne e, aprendo il piccolo libro, lessi: «Padre che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21). Era la preghiera di Gesù prima di morire. Per la sua presenza fra noi e per un dono del suo Spirito, mi parve di capire un po’ quelle parole difficili e forti, e mi nacque in cuore la convinzione che per quella pagina del Vangelo fossimo nate: per l’unità, e cioè per contribuire all’unità degli uomini con Dio e fra loro. «Qualche tempo dopo, consce comunque della divina arditezza del programma che solo Dio poteva attuare, inginocchiate attorno a un altare, abbiamo chiesto a Gesù di realizzare quel suo sogno usando anche di noi se fosse stato nei suoi piani. Spesso, agli inizi, di fronte all’immensità del compito, ci coglievano le vertigini e, vedendo le folle che avremmo dovuto raccogliere in unità, ci prendeva lo sgomento. Ma, piano piano, il Signore ci fece intendere dolcemente che il nostro compito era come quello di un bambino che getta un sasso nell’acqua. E, attorno a quel sasso, si snodano tanti cerchi sempre più grandi, che, se si vuole, si possono pensare indefiniti. Allora capimmo che noi avremmo dovuto far l’unità attorno a noi, nell’ambiente dove siamo, e che poi – passati di là in cielo – avremmo potuto osservare i cerchi allargantisi, fino a compiere, alla fine dei tempi, il piano di Dio. «Per noi fu chiaro, fin dal primo momento, che quest’unità aveva un solo nome: Gesù. Essere uno, per noi, significava esser Gesù, esser tutti Gesù. Infatti solo Cristo può far di due uno, perché il suo amore che è annullamento di sé, che è non egoismo, ci fa entrare fino in fondo nel cuore degli altri. «Quanto scrivevo in quei tempi tradisce la meraviglia di fronte ad una realtà soprannaturale così sublime: “L’Unità! ma chi potrà azzardarsi a parlare di lei? È  ineffabile come Dio! Si sente, si vede, si gode ma… è ineffabile! Tutti godono della sua presenza, tutti soffrono della sua assenza. È pace, gaudio, amore, ardore, clima di eroismo, di somma generosità. È Gesù fra noi!”». (altro…)

Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

Chiara Luce Badano: una santità 2.0

È passato un anno dalla sua beatificazione, vissuta da più di ventimila giovani presenti a Roma per l’occasione, e da molti altri che l’hanno seguita in diretta da tutte le parti del mondo. Oggi sono tanti che vogliono conoscerla e imitarla. La forte testimonianza di Chiara Luce Badano,  la gen di Genova (Italia) che la Chiesa ha riconosciuto beata, sembra aver fatto tornare di moda la santità. I suoi “diciannove anni pieni di vita, di amore, di fede”[2 ( Papa Benedetto XVI),  risveglia in tanti giovani – e non solo – il desiderio di spendere la vita per cose grandi. Scoprono che la santità può essere vissuta nel quotidiano. “Chiara Luce ci ha insegnato che anche noi possiamo amare sempre e incondizionatamente”. Questa è una delle impressioni raccolta in Brasile, in una delle tante serate che, anche attraverso il Musical “Life Love Light”,  si sono moltiplicate nel mondo:  dall’Italia alla Spagna – durante la GMG – e ad altri paesi europei;  dal medio Oriente all’Asia; arrivando poi, alle Americhe,  all’Australia e a diverse nazioni dell’Africa. Innumerevoli le richieste ai genitori, Maria Teresa e Ruggero Badano, di raccontarne la storia.  Ognuno la sente viva, una persona con la quale si può stabilire un rapporto. Ma, come bene si esprime una giovane: “Chiara Luce mi ha insegnato una cosa molto forte: non posso farmi santa da sola, dobbiamo essere santi insieme.” E Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari così si esprimeva presentando la splendida figura di questa giovane beata: “Il fine del Movimento dei focolari è quello di cooperare con la Chiesa a realizzare il testamento di Gesù ‘che tutti siano uno’. Chiara Luce aveva scoperto già da piccolina che i dolori erano perle preziose che andavano colte con predilezione lungo le giornate…. Per cui con Gesù ha vissuto, con Lui ha trasformato la sua passione in un canto nuziale. Sì, Chiara Luce è una gen  realizzata, testimone coerente del nostro ideale già maturo in lei a 18 anni.” La sua storia viaggia usando tutti i mezzi: oltre 30.000 copie del libro “Io ho tutto” e oltre 15.000 di “Dai tetti in giù” editi in varie lingue. Sono migliaia, poi, le copie di DVD e CD musicali sulla sua vita e sulla  festa di beatificazione. Ma è soprattutto su internet che si manifestano quanti la conoscono, oppure la scoprono nelle circostanze più impensate, e vogliono vivere come lei. La sua pagina su Facebook conta numerosi fans che interagiscono, inserendo posts, commenti, foto, condivisioni. Il sito “Life Love Light” è  diventato un punto di riferimento per tanti che vogliono comunicare la propria scoperta del perché della vita di Chiara Luce e della sua felicità come lei stessa lo ha espresso nelle ultime parole: “Mamma, ciao. Sii felice perché io lo sono”.  


Ulteriori informazioni e foto gallery: Area Stampa Canale ufficiale su You Tube: http://www.youtube.com/user/ChannelChiaraLuce


[2] Benedetto XVI, Discorso all’Incontro con i giovani, Palermo, 3 ottobre 2010.

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Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

12 giorni, 12 paesi e 25 giovani in ricerca

Video del viaggio "Sulle Orme di Gesù"

«Terra Santa, terra calpestata dai piedi di Gesù, di Maria, di Giuseppe, degli apostoli. Su questi passi abbiamo messo i nostri, in un viaggio indimenticabile! Siamo dall’India, dalla Corea, dal Canada, dagli USA, dall’ Europa e dalla stessa Terra Santa, e le lingue per comunicare tra noi e con quanti incontriamo sul posto sono inglese, italiano e tedesco. Non sapevamo tanto delle quasi due settimane che ci aspettavano da vivere, ma avevamo una domanda comune: cosa vuole Dio da me? Nel silenzio del deserto alle quattro del mattino, nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, sul lago di Tiberiade, tutto si è fatto silenzio nell’anima per cogliere la Sua presenza. Siamo Elizabeth, Giovanni, Silvia, Lukas, Youssef… ma che impatto ripercorrere questo percorso di Gesù, con il senso profondo di doverlo vivere nell’amore scambievole che Lo rende presente anche fra noi (cfr. Mt. 18,20). Luci, ombre, tanta comunione, tanti dolori nei simboli della divisione con il muro, i check-point, le armi…e tante domande. Ma quanta vita si percepiva in quel piccolo gruppo di focolarine e focolarini del posto, che vedono la loro presenza lì, come il realizzarsi della propria vocazione all’unità. E anche quanti incontri commoventi vissuti con amici ebrei, cristiani e musulmani, tutti veri costruttori di pace e di unità. Qui alcune delle nostre impressioni:  “Ho potuto entrare di più nella vita di Gesù…; voglio scegliere Dio per tutta la mia vita; ho lottato con Dio nel passato… ora ho aperto nuovi spazi a Lui…; adesso ho una grande pace…pazienza di ascoltare…; non leggerò la Bibbia mai più come prima; Gesù, qualunque cosa tu vuoi da me, la farò…, adesso posso e voglio dare tutto a Dio, al 100 %, incluso le preoccupazioni, limiti, paure, che senso di libertà!…”. Una esperienza indimenticabile, che non può finire qui, e che marca la nostra anima dal desiderio di continuare a camminare nei passi di Gesù nel mondo, impegnandoci per la pace e per l’unità della famiglia umana. Gesù ha parlato al nostro cuore e gli abbiamo detto i nostri “Sì”, sentendoci invadere da un senso profondo di libertà, di gioia e dalla certezza di essere amati da Dio. A cura dei 25 giovani “in cammino nei passi di Gesù”


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Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

Spiritualità dell’unità: Gesù Eucaristia

L’Eucaristia ha sempre avuto un ruolo importante nella vita di Chiara Lubich, sin dall’infanzia. La sua vita personale e quella delle sue prime compagne – così come poi di tutto il movimento che si costituirà nei decenni – è stata marcata dall’Eucaristia. E non potrebbe essere che così, se si pensa che Gesù Eucarestia è l’anima, il cuore della vita stessa della Chiesa. L’azione dello Spirito Santo provocava in Chiara per il carisma dell’unità che le è proprio, e nelle sue prime compagne una forte attrazione a Gesù nell’Eucaristia, al punto che non vedevano l’ora di recarsi a Messa, per condividere con Lui tutta la loro vita. E più tardi, quando cominciarono a viaggiare per l’Italia,  dal finestrino del treno cercavano  nel paesaggio i campanili delle Chiese e si voltavano verso di essi: lì c’era l’Eucaristia, lì c’era il loro amore. Esiste un intreccio meraviglioso fra Eucaristia e spiritualità dell’unità. Così si esprime Chiara su questo grandioso mistero: «Il fatto che il Signore, per dare inizio a questo vasto movimento, ci abbia concentrato sulla preghiera di Gesù per l’unità, significa che Egli ci doveva spingere con forza verso Colui che solo la poteva attuare: Gesù nell’Eucaristia. Infatti, come i bambini appena nati si nutrono al seno materno istintivamente, senza sapere quello che fanno, così, sin dall’inizio del movimento, si è notato un fenomeno: chi ci avvicinava incominciava a frequentare la comunione ogni giorno. Come spiegarlo? Quello che è l’istinto per il bambino neonato è lo Spirito Santo per l’adulto, neonato alla nuova vita che il Vangelo dell’unità porta. Egli è spinto al “cuore” della Madre Chiesa e si ciba del nettare più prezioso che essa abbia, nel quale sente di trovare il segreto della vita d’unità, e della propria divinizzazione. Infatti il compito dell’Eucaristia è di farci Dio per partecipazione. Mescolando le carni vivificate dallo Spirito Santo e vivificanti del Cristo con le nostre, ci divinizza nell’anima e nel corpo. La Chiesa stessa si potrebbe definire: l’uno provocato dall’Eucaristia, perché composta da uomini e donne divinizzati, fatti Dio, uniti al Cristo che è Dio e fra loro. Questo Dio con noi è presente in tutti i tabernacoli della terra e ha raccolto tutte le nostre confidenze, le nostre gioie, i nostri timori. Quanto conforto Gesù Eucaristia ci ha portato nelle nostre prove, quando nessuno ci dava udienza perché il movimento doveva essere studiato! Egli era sempre lì, a tutte le ore, ad attenderci, a dirci: in fondo, il capo della Chiesa sono Io. E nelle lotte e nelle sofferenze d’ogni genere chi ci ha dato forza, tanto da pensare che saremmo morti molte volte se Gesù Eucaristia e Gesù in mezzo, che egli alimentava, non ci avessero sorretto?». (altro…)

Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

Vivere in rete

Il volume – Perché un libretto sui nuovi media? Perché dal cellulare, a Facebook e i videogiochi, al web, ci siamo immersi tutti quanti, giovani e adulti, che ci piaccia o no. Perché ogni generazione ha bisogno dell’altra, per non rimanere indietro (gli adulti) e per non rischiare di essere travolti dalle nuove tecnologie senza la capacità di controllarle e indirizzarne lo sviluppo (i giovani). Dal cellulare, a Facebook e i videogiochi, al web. Un libretto intergenerazione che ci aiuta a guardare a questi mondi con simpatia, ma anche con intelligenza, migliorando la nostra capacità comunicativa in questo primo scorcio di terzo millennio. Dal cellulare, a Facebook e i videogiochi, al web. Un libretto intergenerazione che ci aiuta a guardare a questi mondi con simpatia, ma anche con intelligenza, migliorando la nostra capacità comunicativa in questo primo scorcio di terzo millennio. parole chiave Internet, mass-media, social network, relazioni, socialità. pubblico Giovani e adulti, famiglie Gli autori – Andrea Cruciani ha fondato l’azienda informatica TeamDev nella quale si occupa del settore “innovazione”. Matteo Girardi lavora nella redazione di Città Nuova editrice; per lo stesso Gruppo editoriale si occupa di editoria digitale e cura il blog “internet e dintorni” sul portale www.cittanuova.it. Patrizia Mazzola, docente di scuola secondaria di secondo grado, è referente per la formazione insegnanti nel settore Educazione allo sviluppo dell’associazione Azione per un Mondo Unito (AMU). Riccardo Poggi, ingegnere navale e meccanico. Per l’azienda nella quale lavora segue la comunicazione interna e la gestione della conoscenza e altri relativi alla business intelligence e alla gestione dei processi. La collana – Passaparola. Libretti per la famiglia. Brevi, agili, intensi. Approfondimenti, riflessioni, esperienze di vita dalla prospettiva di una cultura relazionale. Fonte: Editrice Citta Nuova

Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

Brescia: “Spot, si gira! In Comunic Azione”

Il progetto, promosso dall’Associazione Run4unity e Giovani per un Mondo Unito dei Focolari con la collaborazione dell’Accademia Santa Giulia di Brescia, vuole coinvolgere i giovani dai 14 ai 30 anni (sia individualmente che come gruppo-classe) in un percorso di formazione che, li porti a riflettere sulla realtà che li circonda, attraverso l’analisi dei linguaggi della comunicazione. L’obiettivo è produrre conoscenza e consapevolezza dei linguaggi dei media, fornendo alcune chiavi di lettura, con riferimento a tre questioni sociali di particolare rilevanza: – le dipendenze giovanili (alcol, droghe); – la multiculturalità; – il rapporto uomo-donna e le mode giovanili. Stimolando inoltre, il confronto e il coinvolgimento attivo dei partecipanti attraverso workshop, si vuole promuovere una comunicazione che aiuti la conoscenza reciproca, il dialogo tra le parti, arricchisca il pensiero e generi idee e applicazioni nuove e condivise. Spot, si gira! In ComunicAzione!” si svilupperà attraverso 8 incontri da ottobre 2011 a maggio 2012 e si concluderà, nell’autunno 2012, con la presentazione di tre campagne pubblicitarie che saranno preparate dai partecipanti e presentate poi, alla cittadinanza nel corso di un incontro pubblico e pianificate sui media della città di Brescia. Si inizia il 22 ottobre presso l’auditorium San Barnaba di Brescia con la partecipazione di alcuni docenti e studenti del corso di grafica aziendale dell’Accademia Santa Giulia I primi quattro incontri, guidati da esperti, analizzeranno le tematiche proposte. Ad essi seguirà un incontro/dialogo con Adriano Paroli Sindaco di Brescia, don Marco Mori direttore dell’Ufficio Oratori e della Pastorale giovanile e Nunzia Vallini direttore di Teletutto, che offriranno il loro punto di vista  in particolare sulle  tematiche legate al mondo giovanile  dell’area bresciana. Gli ultimi tre appuntamenti saranno workshop. Scarica pdf depliant


Sito web: www.progettospotsigira.blogspot.com Per informazioni rivolgersi  a: francesca.giugni@gmail.cominfo.focolare@gmail.com

Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

Costa d’Avorio: la forza di una comunità unita

Glolé è un villaggio della Costa d’Avorio di circa 1000 abitanti, situato a 30 km da Man. La popolazione è composta in maggioranza da coltivatori, spesso privi di istruzione. La comunità del Movimento è nata dalla Parola di vita messa in pratica, dapprima da una persona, poi da un gruppo sempre in crescita. Attualmente, una sessantina di persone del villaggio si costituiscono in gruppi per intraprendere tante azioni in vista del bene comune. Gilbert racconta: Le iniziative concrete scaturiscono dalla Parola di vita vissuta. Non potevamo solo ascoltarla per poi restare con le mani in mano. Ogni volta che un ospite veniva in villaggio, qualcuno di noi cedeva il proprio letto e dormiva per terra. Un giorno abbiamo deciso assieme di costruire dei monolocali di accoglienza. Abbiamo fabbricato noi stessi i mattoni ed eretto i muri tra canti di gioia. Oggi ne abbiamo 12. È in via di costruzione un altro monolocale vicino alla strada asfaltata, per il pernottamento di chi non riesce a compiere in giornata tutto il tragitto fino a Man (7 km a piedi, e 30 km in macchina), per raggiungere l’ospedale più vicino. Si tratta di costruzioni molto semplici. Una volta abbiamo dovuto trasportare una partoriente in ospedale su di una carriola. Questo ci ha spinti a fare qualcosa di nuovo: un piccolo “reparto maternità” con l’indispensabile per casi d’emergenza, con alcune levatrici, utile anche per la campagna vaccinazioni. Il personale vi lavora gratuitamente e, in cambio, riceve doni dalla comunità. Avevamo anche un grave problema per la mortalità infantile causata dalla malnutrizione, non tanto per negligenza, quanto per mancanza d’istruzione da parte delle madri. Un proverbio della nostra tradizione dice che “il bambino appartiene alla comunità”. Così, con l’aiuto del “Centro Nutrizionale” che portiamo avanti a Man, ci siamo organizzati per formare le madri. Quando un gruppo di loro è formato si occupa della formazione di altre mamme. Ci siamo resi conto che se siamo uniti, possiamo fare molto. Abbiamo perfino potuto cambiare qualche pratica culturale del villaggio, che non era conforme alla dignità umana. Nell’ambito agricolo, abbiamo istaurato una “Banca del riso” che è un granaio di riserva per i tempi di penuria, al servizio di tutti. Sono più di 100 le famiglie che collaborano e usufruiscono della banca. Parecchi villaggi nei dintorni hanno voluto adottare questa pratica. Grazie al dono di un ettaro di palude, offerto da una persona della comunità, abbiamo coltivato una risaia che aiuta 12 villaggi. Si tratta di un campo comunitario. Il ricavato serve anche per sostenere la formazione sanitaria, i costi per trasportare i bambini all’ospedale, e per altri progetti come la scolarizzazione dei bambini che guariscono dalla malnutrizione. Inoltre, produciamo l’olio rosso di palma per sovvenire ai nostri bisogni. Ciò che rimane lo teniamo in deposito in vista dei periodi difficili o lo vendiamo quando il prezzo è vantaggioso. Abbiamo ricevuto in dono un pannello solare, molto utile al “piccolo reparto maternità” e una moto-coltivatrice che serve, oltre che per alcuni lavori agricoli, a trasportare i malati fino alla strada asfaltata. Tutti questi doni vengono accettati solo a condizione che servano a far crescere la fraternità tra di noi. La comunità di Glolé ha fatto della fraternità la sua forza e non vuole perderla. Infatti, è stata capace di rifiutare un dono considerevole in denaro che rischiava di portare la divisione. Durante una recente visita pastorale del Vescovo, ci siamo presentati a lui così: “Qui a Glolé, grazie allo spirito di fraternità, cristiani, animisti e musulmani, viviamo tutti in armonia.” [nggallery id=75] (altro…)

Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

Terza età, una scoperta

Si è soliti definire l’età anziana come quella della decadenza, un’affermazione vera sotto certi punti di vista. La mia esperienza mi ha convinto, però, di altro. Lavoro da 14 anni presso una casa per anziani come esperta in igiene mentale. L’età senile ha rappresentato per me una sfida, prima avevo lavorato con bambini diversamente abili. Ho sentito fin da subito che dovevo fare miei i loro problemi cercando di capire profondamente che cosa vivevano in modo che, nonostante le difficoltà e i limiti dell’età, questa fase della vita potesse essere anche per loro un dono. Mi hanno arricchito quei momenti nei quali ho potuto ascoltare le storie della loro vita. Spesso da una chiacchierata ho scoperto quanti valori ci siano in queste persone, quanto sia importante quanto ci dice il Vangelo che “non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa”. (Mt 5,15) Il modo di pensare nella nostra società spesso non valorizza l’anzianità. Le parole della meditazione di Chiara Lubich “Forse più bello ancora” mi hanno ispirato. Chiara parla, nelle diverse età, di “bellezze varie. Eppure una più bella dell’altra. E l’ultima la più bella”. E continua: “Dio vedrà così le cose? Quelle rughe che solcano la fronte della vecchietta, quel camminare curvo e tremolante, quelle brevi parole piene d’esperienza e di sapienza, quello sguardo dolce di bambina e donna insieme, ma più buono dell’una e dell’altra, è una bellezza che noi non conosciamo”. [1] Una domanda, in particolare, mi tornava in mente spesso: esiste la creatività artistica nella terza età? Ho iniziato un laboratorio nel quale gli anziani possono mettere alla prova se stessi. Si sentono utili e, nonostante i limiti dell’età, possono amare e donarsi. Ho visto l’amore tra loro, che li aiuta nei rapporti reciproci, e la loro capacità di porre attenzione ai problemi dell’altro. Alcuni miei colleghi, attirati da queste mie scoperte, hanno voluto conoscere la spiritualità del Movimento dei Focolari. È nata così una cellula d’ambiente. In questi anni ho tenuto conferenze in ogni parte del Paese sul tema: “Ispirazioni innovative nella pratica della socioterapia dell’età anziana”. Ovunque un grande interesse. Un insegnante mi ha suggerito di scrivere un libro perché, secondo lui, nell’insegnamento universitario c’è bisogno di questa novità teorica che nasce  dall’esperienza e dalla vita. Nel frattempo ho iniziato a organizzare periodiche mostre artistiche e conferenze. Da cinque anni dirigo un gruppo d’improvvisazione, in cui il giocare insieme diventa uno strumento di formazione della personalità e di sviluppo delle capacità. Vedo così le persone diventare sensibili alla vita degli altri imparando ad ascoltarne e ad accoglierne i problemi. Sulla base di queste esperienze, un Istituto universitario di Studi di Gerontologia mi ha chiesto di fornire un contributo per un volume nel quale ho potuto mettere anche le mie considerazioni. Dall’anno scorso insegno gerontologia sociale presso questo Istituto. Gli echi positivi evidenziano che molti sono aperti e sensibili a questa novità, nata dal carisma di Chiara Lubich. Zsuzsa Horváth Varga – Ungheria  


[1] Chiara Lubich, La dottrina spirituale, Mondadori, Milano, 2001, p. 203

Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

Editoria: vivere la spiritualità dell’unità negli Stati Uniti

Due storie, quella del Focolare e quella degli Stati Uniti. A Trento in un rifugio antiaereo nel 1944, Chiara Lubich e altre giovani donne riscoprono come meta della loro vita quel passaggio del Vangelo: “Che tutti siano uno” (Gv. 17,21). 150 anni prima, i fondatori degli Stati Uniti scrivono sulla bandiera “E pluribus unum”, da molti, uno. Le due frasi indicano una tensione fondamentale: tener conto delle diversità, aspirando all’unità. L’introduzione al volume “Focolare: living a Spirituality of Unity in the United States”, Thomas Masters, Amy Uelmen – New City Press (NY 2011), ci presenta da subito sei quadri di giovani che mettono la spiritualità in pratica. Come Rebecca, dell’Ohio, che dalla spiritualità dell’unità si è sentita aiutata a compiere la sua scelta di prestare servizio volontario per gli aiuti in Sierra Leone. O Nick, cresciuto a Baltimora, nel Maryland, che ha completato un master in affari internazionali, confrontando la sua scelta di dialogo e relazione con gli altri in un ambiente fortemente competitivo come quello della specializzazione universitaria. Elisabeth è un vero campione nel suo sport, il nuoto. È grazie a una giornata sportiva organizzata nella sua città dell’Indiana, che ha incontrato il Focolare: “Quando questi ragazzi che conoscevano il Focolare sono venuti nella mia scuola, mi ha colpito il tipo di interazione che c’era fra loro. Il mix di culture – per me che sono cresciuta nell’Indiana rurale – ha avuto un forte impatto. Ho sentito che tutto il mondo era nel mio giardino”. “Non era facile spiegare ai miei amici chi erano queste persone, per la maggior parte di origine europea, dove andavamo e cosa facevamo” – racconta Keith, cresciuta in un quartiere nero di New York. “Ma con loro era speciale, mi sentivo attirata. Facevo le stesse cose che a casa con i miei amici: sport, giochi, ma c’era un’atmosfera diversa, cercavamo di volerci bene”. La cittadella dei Focolari presso Hyde Park, New York – Mariapolis Luminosa – offre dei programmi estivi di formazione per teenagers. Naomi, una sedicenne di Chicago, racconta: “Prima di partire per la Luminosa ero la tipica teenager: scuola, amici, shopping, divertimento. Mi risultava difficile pensare agli altri. Bene, tutto questo è cambiato. Tornata a casa, ho cominciato a dare via le mie cose, rifaccio il letto ogni mattina, cerco di preparare almeno un pasto al giorno, ascolto il mio fratellino di 8 anni, a scuola cerco di essere socievole con tutti, non faccio più shopping nei negozi dove una maglietta costa 100 dollari. Cerco di fare tutto per Dio, di farlo felice. Mia mamma si chiede ancora cosa mi sia successo”. Infine David, di New York, che ha conosciuto il Focolare durante la GMG del 2002 a Toronto. Per lui ha significato smettere di assolutizzare le pratiche ‘devozionali’, e cercare di mettere al primo posto l’amore di Dio e del prossimo. “Riscoprendo così la mia fede, ho sentito la chiamata dello Spirito Santo a diventare sacerdote, e sono adesso in seminario”. Le sei esperienze riportate suggeriscono che la spiritualità dei Focolari possa essere compresa meglio attraverso l’esempio di coloro che cercano di metterla in pratica. A partire dalla vita di Chiara Lubich e di quelli che per primi si sono uniti alla sua strada, seguito dall’esempio di americani giovani, adulti, famiglie, questo libro racconta un’esperienza condivisa di vite trasformate – in modo unico, come è unica ogni persona, e al tempo stesso simile – dalla luce dell’Amore di Dio. (altro…)

Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

Fraternidad y conflicto

Este volumen recoge una selección de ponencias presentadas en San Miguel de Tucumán (octubre 2010), durante el Tercer Seminario Internacional de la Red Universitaria para Estudios de la Fraternidad (RUEF), cuyo tema fue: Fraternidad y Conflicto. La intención de enfocarse específicamente en la temática de los conflictos, de precisar qué son, cómo ocurren y cómo se relacionan con la Fraternidad, condujo a profundizar en la realidad misma del redescubierto principio, explorando las posibilidades que ofrece tanto para llevarla a la práctica como para elevarla a concepto. Con seguridad, la Fraternidad ya es una idea y un ideal instalado en los imaginarios sociales modernos y, en cuanto tal, determina de cierta manera algunas prácticas y experiencias que realizan las personas hoy. Pero “hacer el esfuerzo del concepto” implica un empeño mayor: transformarla en categoría política para potenciar su instalación en el discurso y las prácticas políticas contemporáneas. Algo muy necesario puesto que las modernas sociedades, en particular las de nuestro continente, requieren de ideas potentes y realizables a nivel cotidiano e institucional. La presente selección constituye la continuación de los tres volúmenes que la anteceden y quiere aportar en la dirección señalada: relevar distintos enfoques y perspectivas de la Fraternidad con el fin de aportar al debate en ámbitos que constituyen nuestra conflictiva realidad latinoamericana tales como nuestra historia colonial (Ighina), la por veces inestable y siempre desigual realidad económica que nos caracteriza (Groppa), la riqueza de nuestra diversidad cultural que plantea desafíos interculturales (Cerviño), el problemático ámbito de lo normativo y lo institucional (Bestani  y Costa Lima), la recepción de tradiciones europeas como el liberalismo (Mandrile) en nuestras tradiciones nacionales y nacionalistas (Valenzuela), los desafíos que plantea la formación profesional, en particular de la ética (Agusto), así como una aproximación desde las políticas públicas, en particular de la salud (Villalón) y la filosofía (Ramírez Rivas).

Datos del autor:
Pablo Ramírez Rivas es Doctor en Filosofía. Actualmente se desempeña como académico en la Escuela de Ingeniería y Ciencias de la Facultad de Ciencias Físicas y Matemáticas de la Universidad de Chile y en las Facultades de Ciencias Sociales y de Educación de la Universidad Alberto Hurtado. Sus áreas de trabajo son la filosofía política y la ética. Entre sus trabajos mencionamos: La piadosa Ilustración y sus santos filósofos. Estudio sobre las influencias religiosas reformadas en la conformación de la Modernidad (Bilbao 2011), De la utopía a la eutopía. Apuntes críticos para pensar y actuar la fraternidad hoy (2010), Secularización, mercado y sociedad (Santiago, 2009),  Desarrollo de competencias éticas en Ingeniería (2009), entre otros. Desde el año 2009 participa activamente de la RUEF y en esta oportunidad asumió la edición del presente volumen.
Sumario:
Introducción
Por Pablo Ramírez Rivas
Conflicto (¿y fraternidad?) en economía
Por Octavio Groppa
Principio precautorio, fraternidad y generaciones futuras
Por Adriana Bestani
O Princípio da fraternidade na constituição
Por Alexandre José Costa Lima
La fraternidad en conflicto y el conflicto fraterno: aportes desde la interculturalidad
Por Lucas Cerviño
Fraternidad descolonial: La posibilidad de la fraternidad en el contexto del conflicto colonial
Por Domingo Ighina
Consideraciones preliminares en torno al binomio liberalismo y fraternidad
Por Pablo Gabriel Mandrile
Nacionalismo cosmopolita y fraterno: desafío para Chile y América latina
Por Esteban Valenzuela Van Treek
La fraternidad como concepto de la acción política. El caso chileno
Por Andrés Jouannet V.
El rol de la Universidad de Chile en la sociedad. Una reflexión desde la carrera de Ingeniería, a raíz del terremoto 2010
Por Héctor Agusto
Fraternidad y conflicto en una cárcel
Por Ricardo González Hidalgo
Diferencias socioeconómicas en salud y sus políticas actuales. ¿Se modificarán con la fraternidad?
Por Marcelo Villalón Calderón
Amistad, pólis y reconocim
iento: la decisión de la fraternidad
Por Pablo Ramírez Rivas
Spiritualità dell’unità: lo Spirito Santo

Entre cielo y tierra

Misteriosa, inasible, fascinante: así es como muchos ven la santidad. Más aún para aquellos que –como el autor de estas páginas– se preguntan sobre la existencia de Dios sin encontrar una respuesta convincente. Chiara Luce Badano era la mejor amiga de su hermana: de aquí la idea de contar su historia en “en vivo y en directo”, pero desde las orillas, como “cualquiera de los centuriones del Calvario, como un camillero en Waterloo, como el portero de las Twin Towers”. El autor observa, recuerda, escucha y nos relata un acontecimiento extraordinario que aún hoy nos involucra –y nos estremece– tanto: el de una historia de santidad construida en el día a día.

Datos del autor:
Franz Coriasco, italiano, es autor de radio, teatro, televisión y música. En su calidad de crítico musical colabora con el semanario Famiglia Cristiana, la publicación quincenal Città Nuova y con Dimensioni Nuove, de aparición mensual. Es también autor y coordinador artístico de importantes eventos para RAI Uno y consejero de arte de Radio InBlu.

Ciudad Nueva Argentina