Movimento dei Focolari
GMG: Arrivederci a Rio de Janeiro!

Vivere il carisma: armonia e ambiente

«Da noi ogni oggetto deve avere un perché», ripeteva Marilen Holzhauser, una tra le primissime focolarine. La sobrietà, l’essenzialità furono, per le prime compagne d’avventura di Chiara Lubich, stile di vivere, di arredare, di vestire. Il bello svela così il mistero di un fiore che consuma soltanto ciò di cui ha bisogno e mostra in tal modo tutta la sua reale bellezza. Il bello diventa così splendore del vero. L’armonia dell’essenzialità fa scoprire «la bellezza che salverà il mondo» e quale mondo salverà la bellezza. Nella Lettera a Diogneto, a proposito dei primi cristiani si legge: «Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale». Tutto ciò ha dei riflessi nella vita concreta di coloro che aderiscono allo “spirito dell’unità”. Ad esempio, i “Centri Mariapoli”, che accolgono congressi e corsi di formazione, e le Cittadelle di vita comune, 22 nel mondo, sono concretizzazioni che puntano a restaurare nella loro integrità umana i rapporti sociali. Così le produzioni dei centri Ave e Azur, e gli appuntamenti di “Art’è”, così come le opere d’arte di pittori, musicisti, pianisti, ballerini… vogliono esprimere la continua novità di Dio, sorgente di bellezza e armonia.

Dina Figueiredo, 'Eucarestia' - Ospedale S.Chiara, Trento 2004

Scriveva Chiara Lubich: «L’artista vero è un grande: tutti lo dicono anche se pochi sono i critici d’arte, ma in tutti v’è l’ammirazione ed il fascino del “bello”. L’artista s’avvicina in certo modo al Creatore. Il vero artista possiede la sua tecnica quasi inconsciamente e si serve dei colori, delle note, della pietra, come noi ci serviamo delle gambe per camminare. Il punto di concentramento dell’artista è nella sua anima, dove contempla un’impressione, un’idea, che egli vuole esprimere fuori di sé. Per cui, negli infiniti limiti della sua piccolezza di uomo a confronto di Dio, e quindi nella infinita diversità delle due cose “create” (passi la parola), l’artista è in certo modo uno che ricrea, crea nuovamente: e una vera “ricreazione” per l’uomo potrebbero essere i capolavori d’arte che altri uomini hanno prodotto. Purtroppo, per mancanza di veri artisti, l’uomo si ricrea per lo più in fantasticherie vuote di cinema, teatri, varietà, dove l’arte ha spesso poco posto. «L’artista vero – continua Chiara  – ci dà in certo modo con i suoi capolavori, che sono giocattoli di fronte alla natura, capolavoro di Dio, il senso di chi è Dio e ci fa rilevare nella natura l’orma trinitaria del Creatore: la materia, la legge che la informa, quasi vangelo della natura, la vita, quasi conseguenza dell’unità delle prime due. L’insieme poi è qualcosa che continuando a ”vivere” offre l’immagine dell’unità di Dio, del Dio dei viventi. Le opere dei grandi artisti non muoiono e qui è il termometro della loro grandezza, perché l’idea dell’artista s’è espressa in certo modo perfettamente sulla tela o sulla pietra componendo alcunché di vivo». (altro…)

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Chiara Luce alla GMG

All’interno del vasto programma culturale predisposto per questa Giornata Mondiale della Gioventù, un evento che, secondo alcuni mezzi di comunicazione, è “essenziale”: il musical “Life, love, light” sulla vita della Beata Chiara Luce Badano. 50 giovani dei Focolari si sono proposti un obiettivo molto ambizioso: offrire questo musical – che era stato presentato solo nella Sala Paolo VI in coincidenza con la beatificazione della giovane italiana –  come risposta alle parole di Papa Benedetto XVI: “Vi invito a conoscerla : la sua vita è stata breve, ma il messaggio è grande… Diciannove anni pieni di vita, d’amore, di fede. I suoi ultimi due anni, pieni di dolore, ma sempre con amore e luce, una luce che irradiava attorno a lei, nata dal suo intimo: dal suo cuore pieno di Dio!” Mesi di preparazione, impegno, insieme ad una forte, profonda, esperienza di Dio… e quello che sembrava una sfida raggiungibile solo con un “miracolo” ieri sera, presso l’Auditorium “Pilar García Peña” (Madrid), era una splendida realtà. Dilettanti fino a pochi mesi fa, ieri sera sul palco sono stati dei veri professionisti. Prima dello spettacolo una gen del gruppo della coreografia si è espressa in questi termini: “Vogliamo comunicare che tutti noi possiamo fare il suo stesso cammino. Era una di noi”. L’auditorium, con una capienza di 5000 persone, era completamente pieno e molte persone hanno seguito il musical seduti sul pavimento o in piedi. Life, love, light presenta, con un agile intreccio di coreografie, canzoni e testi, le tappe principali della vita di Chiara Badano: l’infanzia con i genitori, i suoi rapporti con gli amici e con la fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, le speranze, le conquiste ed i fallimenti di questa ragazza, fino al momento cruciale della malattia. “Perché, Gesù?” Si domanda davanti a questo dolore immenso e la risposta: “Se lo vuoi Tu, lo voglio anch’io” Un momento speciale, profondo ed emotivo, la testimonianza dal vivo di Maria Teresa e Ruggero Badano, genitori di Chiara e poi Chicca Coriasco, la sua migliore amica. Inoltre, la parola è stata data anche a dei giovani presenti che hanno condiviso le loro esperienze, il loro impegno nel vivere ogni giorno il Vangelo, come Chiara Luce. Il pubblico ha avuto una forte commozione quando si sono letti dei brani di sue lettere rivolte a Chiara Lubich: “Ho scoperto che Gesù abbandonato è la chiave per l’unità con Dio, l’ho scelto come mio primo Sposo e voglio prepararmi per quando arriva. Preferirlo”. Molti hanno sottolineato la bellezza del musical, la magnifica messa in scena, il linguaggio coinvolgente, attuale e moderno. Alcuni giovani presenti che si sono dichiarati non credenti, si sono detti d’accordo con il messaggio “d’amore e di unità” che si voleva trasmettere. “Non posso correre più, e vorrei passarvi la torcia, come alle Olimpiadi … Perché abbiamo una vita sola, e vale la pena spenderla bene.” Queste sono alcune delle ultime frasi di Chiara Luce che rispecchiano quanto vissuto durante la serata di ieri sera: adesso tocca ad ognuno di noi portare questa torcia. Video Clip su YouTube [nggallery id=61] (altro…)

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Dall’Argentina per tutto il mondo: Ciudad Nueva Radio

Sta per compiere due anni il programma radiofonico “Ciudad Nueva” prodotto dalla redazione argentina della omonima rivista. Si tratta di un programma settimanale, emesso dagli studi di Radio Maria di Buenos Aires, che ha generosamente offerto lo spazio del venerdí dalle 20,00 al 21,30. La struttura del programma é molto semplice ed il formato é quello del magazine. Viene presentata una prima panoramica della attualitá nazionale, internazionale e sportiva grazie alla collaborazione dei giornalisti della rivista che vengono intervistati dai due conduttori, Yanina Dandan e Santiago Durante. Vengono poi affrontati due temi di particolare rilievo e, una volta al mese, si dedica un segmento alla Parola di Vita ed alle esperienze concrete degli ascoltatori. Il pubblico del programma viene stimato tra i 150.000 ed i 200.000 ascoltatori settimanali, che tra l’altro intervengono molto attivamente sia via telefonica, con sms, mail o con messaggi nel profilo del programma su facebook. Anche se Radio Maria copre gran parte del territorio argentino, molti ascoltatori preferiscono seguire il programma via internet, http://www.radiomaria.org.ar/, ed altri ancora possono scaricarne la registrazione attraverso il portale web del gruppo editoriale Ciudad Nueva Argentina

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Chiara Lubich alla GMG in Polonia nel 1991

Carissimi giovani, In questo primo momento dobbiamo espletare un compito che ci ha dato la Chiesa, e cioè approfondire il tema caratteristico di questa giornata e presentare il nostro Movimento, almeno nel suo aspetto giovanile a quelli che non lo conoscessero. Approfondire il tema, e voi già l’avete sentito un po’ nelle canzoni, che suona così: “Avete ricevuto uno spirito di figli” e poi presentare il Movimento. Il carisma del Movimento dei Focolari, infatti, sta fondamentalmente qui: scuotere i cuori a prendere nuova coscienza dell’essere figli di Dio, e dell’esserlo oggi, secondo i piani che Egli ha sul nostro tempo. “Avete – ci ripete questo carisma – avete ricevuto uno spirito da figli”. Ricordiamo l’inizio del Movimento. Sullo sfondo della seconda guerra mondiale, che disseminava ovunque una completa distruzione, ecco la grande, per così dire, rivelazione che lo Spirito ha offerto al nostro spirito: “Splende sopra di voi un sole radiosissimo: è Dio, Dio che è Amore, Dio che vi ama immensamente, che conta persino i capelli del vostro capo… Egli è vostro Padre, e voi siete suoi figli”. Ed una fede formidabile nell’amore di Dio verso di loro è entrata allora nell’anima dei primi membri del Movimento, fede che poi, quanti sono venuti, con gli anni, a farne parte, hanno anch’essi avvertito prorompere potente dal loro cuore. Fede che ha dato a tutti la forza di rischiare ogni cosa nella vita pur di essere fedeli a questa straordinaria vocazione: comportarsi da figli di Dio; condurre una vita in unione col proprio Padre nel Cielo; vedere in Dio Padre, in Dio-Amore, l’Ideale della propria vita. E hanno posto Lui in cima a tutti i loro pensieri e Gli hanno dato il primo posto nel loro cuore. E con ciò ogni loro aspirazione è rimasta pienamente soddisfatta. Con Lui hanno trovato la pienezza della gioia, la felicità, quella felicità a cui oggi giovani di tutte le latitudini tendono come al proprio ideale, che però raramente raggiungono, perché è ricercata spesso nel possesso, nell’avere più che nell’essere; ricercata nel divertimento o in semplici mete terrene. I nostri giovani cercano di puntare in alto e tutto quanto altri pensano di non poter raggiungere essi lo sperano e vi lavorano. Possono testimoniare al mondo intero, e vogliono farlo prima di tutto con i loro coetanei – come siete voi -, che, perché vivono da figli di Dio, hanno il talento per eccellenza, una forza interiore superiore, una fiducia nuova, che li aiuta a vedere possibili i traguardi a cui oggi i giovani tendono. I nostri giovani, inoltre, sapendo che Dio non ha solo creato l’universo e loro stessi, ma è presente e conduce la storia, sono convinti che Egli ha dei progetti meravigliosi anche su ognuno di loro. E allora, mentre i giovani di oggi, per la maggioranza, pensano unicamente al futuro immediato, prendono decisioni solo a breve termine e rimandano le scelte più impegnative, i nostri giovani programmano la loro vita, ma non unicamente con la propria testa. Cercano, anzi, di armonizzare il proprio agire personale con l’agire della provvidenza di Dio nel mondo; si pongono perciò sull’onda della sua divina volontà e la vivono in pieno, coscienti d’essersi incamminati con tutti gli altri in una divina meravigliosa avventura. Leggi testo completo (altro…)

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La sfida dei giovani ai piedi del Vesuvio

“Nelle sue ormai venti edizioni – secondo lo scrittore e storico Ciro Raia – il Palio, andando molto oltre i giochi tra i rioni, ha sempre costruito un percorso di riflessione e di proposta centrato sul territorio e la città. Ne testimoniano i titoli di ciascuna delle edizioni: “La città viva, costruiamola insieme”, “La città sul monte”, “Raccontami un nuovo mattino”. È in questa terra di contrasti, fra sofferenze e speranze, che i Giovani per un Mondo Unito hanno, ancora una volta, condiviso le attese e la rassegnazione della propria gente, le paure e gli slanci generosi, spesso spezzati da tristi avvenimenti di cronaca. In questi anni il Palio è cresciuto connotandosi come uno degli appuntamenti più attesi ed amati. Un atto di coraggio, di liberazione e di cambiamento, un segno per rendere “viva” la città realizzando una rete di legami forti che facciano comunità al cui interno accoglienza e condivisione si coniugano con apertura e legalità. Insieme al Palio, da 21 anni i Giovani per un Mondo Unito animano, durante tutto l’anno, un centro giovanile permanente, “Centro Vita”, che promuove innumerevoli iniziative a sostegno dei ragazzi e dei giovani, nelle aree del disagio, disoccupazione e devianza; nello sport e tempo libero, nei quartieri e nelle scuole. In questi anni diverse generazioni si sono coinvolte in questa “rivoluzione d’amore” nella propria terra e con la propria gente.  Una rivoluzione silenziosa ma forte e determinata per abbattere muri e barriere, cogliendo verità e bellezze delle proprie radici. Con il Palio e il Centro Vita, vengono sostenute iniziative di solidarietà aperta ai bisogni dell’umanità vicina e lontana ( Asia, America latina, Africa…). Il tema di quest’anno: “E tutto si rinnova”, si è snodato in tre serate in cui la piazza principale vestita a festa, ha sfoggiato la sua storia angioina con il corteo del Magister Nundinarum e la sua corte; le sue memorie contadine con i giochi popolari: il chirchio, la corsa col sacco, il tiro alla fune, la pignatta, il palo di sapone. “Sono momenti di bisogno – hanno scritto i giovani del Palio al Presidente della Repubblica italiana – , in un periodo di smarrimento generale, di radicalità e di rinnovamento nello stesso tempo; sono momenti che incoraggiano noi giovani a non dover per forza lasciare la nostra terra, a non aver paura della nostra storia, del nostro passato ma anche del nostro presente (…). E’ una sfida che noi accogliamo con gioia e determinazione affinché possiamo essere un piccolo tassello da aggiungere al mosaico del rinnovamento culturale del nostro essere del Sud.”

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Vivere il Carisma: Vita fisica e Natura

Recita il salmo: «Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio» (Sal 90, 12). Tale saggezza è la madre che insegna a riconoscere ciò che non passa mai e ciò che dall’eternità si manifesta attraverso il tempo. Sana le paure, scioglie le ansie, colma vuoti, apre il nostro cuore verso il prossimo. «La malattia mi ha sanato – scrive una mamma –, mi ha riportato a una visione completa dell’esistenza che la corsa della vita mi aveva tolto. Ora mi sembra di sapere amare la mia famiglia». Carità che si perpetua nel tempo sono le biografie che ricordano quanti sono passati sulla terra prima di noi e permettono che il messaggio della loro esistenza ci raggiunga. È la comunione dei santi. Questo aspetto mette a fuoco il rapporto dell’uomo non solo con la Vita e con la Morte. Scriveva Chiara Lubich nel 1973: «Se oggi dovessi lasciare questa terra e mi si chiedesse una parola, come ultima che dice il nostro Ideale, vi direi – sicura d’esser capita nel senso più esatto -: “Siate una famiglia”. Vi sono fra voi coloro che soffrono per prove spirituali o morali? Comprendeteli come e più di una madre, illuminateli con la parola o con l’esempio. Non lasciate mancar loro, anzi accrescete attorno ad essi, il calore della famiglia. Vi sono tra voi coloro che soffrono fisicamente? Siano i fratelli prediletti. Patite con loro. Cercate di comprendere fino in fondo i loro dolori. Fateli partecipi dei frutti della vostra vita apostolica affinché sappiano che essi più che altri vi hanno contribuito. Vi sono coloro che muoiono? Immaginate di essere voi al loro posto e fate quanto desiderereste fosse fatto a voi fino all’ultimo istante. C’è qualcuno che gode per una conquista o per un qualsiasi motivo? Godete con lui, perché la sua consolazione non sia contristata e l’animo non si chiuda, ma la gioia sia di tutti. C’è qualcuno che parte? Lasciatelo andare non senza avergli riempito il cuore di una sola eredità: il senso della famiglia, perché lo porti dov’è destinato. Non anteponete mai qualsiasi attività di qualsiasi genere, né spirituale, né apostolica, allo spirito di famiglia con quei fratelli con i quali vivete». (altro…)

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Slovenia: religiosi di tutto il mondo con Maria Voce

Alla fine della loro visita alla comunità della Slovenia, il 5 agosto, Maria Voce e Giancarlo Faletti si sono incontrati con le segreterie dei religiosi, aderenti al Movimento dei focolari e riunite nel loro incontro tradizionale di agosto, che già dall’anno scorso si svolge in questa nazione. Settanta sono questi religiosi: sei dall’Asia, sette dall’Africa, cinque dal Brasile, uno dal Canada; il resto da quasi tutti i paesi dell’Europa. È la terza volta che la presidente dei Focolari e il co-presidente incontrano i dirigenti di questa parte consistente del movimento e quindi la conoscenza si è fatta via via più profonda, semplice e familiare. Ci si è trovati nel Centro Mariapoli Spes – Upanje, ricavato con molto buon gusto e fantasia dall’edificio delle vecchie poste, che per trasportare le missive usavano i cavalli. Tant’è che le stalle si sono trasformate in una sala da pranzo, ma è la nuova sala delle riunioni, dalle linee ad ogiva, piena di luce, ad accogliere l’incontro e l’intenso dialogo. A cura di C. Donegana Fonte: Città Nuova on line. Leggi tutto. [nggallery id=60] (altro…)

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Vivere il Carisma: spiritualità e preghiera

Raccontava Natalia Dallapiccola, la prima delle ragazze del nucleo iniziale a seguire Chiara Lubich nella sua avventura nel focolare: «Una sera attorno a un tavolo, unico superstite di vari mobili, al lume di una candela, perché per l’oscuramento non si poteva usare la luce elettrica, Chiara lesse: “Come io ho amato voi, amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli: se vi amerete gli uni gli altri”. Quelle parole – proseguiva Natalia – caddero come la benzina sul fuoco. Noi volevamo sapere quale era il desiderio più profondo di Gesù, una parola che ci dicesse, tutto in una volta, quello che lui voleva proprio da noi. Ed eccola qui la parola sintesi, l’eureka del nostro cercare». E concludeva: «Allora, ancor prima di andare a scuola, prima del lavoro dell’ufficio, di comperare qualcosa, prima di andare anche dai poveri, prima anche di pregare, bisogna che ci sia fra noi l’amore stesso di Gesù – ci siamo dette – perché questo lui vuole. Quando siamo uscite da lì sentivamo che la vita era cambiata, aveva un sapore diverso, aveva trovato il suo perché».

Foto ©Adriana Avellaneda

La vita di preghiera, personale, è linfa vitale per chiunque aderisce alla spiritualità dell’unità. Il rapporto con Dio è base di ogni azione. Ma questa vita di preghiera è anche esperienza profondamente comunitaria: dai canti che s’intonavano nelle vacanze comuni sulle montagne trentine, negli anni Cinquanta, ai musical attualissimi dei complessi Gen Verde e Gen Rosso, dalla partecipazione sentita alla liturgia così come alla preghiera serale nelle comunità sparse nel mondo, in ogni loro azione i Focolari attuano la “spiritualità di comunione”. Questa comunione non si esaurisce in una preghiera intimista, ma ha anche dei riflessi nella vita personale e sociale. Nasce ad esempio una misura di giustizia elevata, un bisogno di legalità assoluto, come cerca di testimoniare in diverse iniziative la diramazione “Comunione e Diritto”. Scrive Chiara Lubich: «Noi abbiamo una vita intima e una vita esterna. L’una dell’altra una fioritura; l’una dell’altra radice; una dell’altra chioma dell’albero della nostra vita. «La vita intima è alimentata dalla vita esterna. Di quanto penetro nell’anima del fratello, di tanto penetro in Dio dentro di me; di quanto penetro in Dio dentro di me, di tanto penetro nel fratello. «Dio-io-il fratello: è tutto un mondo, tutto un regno…» E ancora: «Quanto più cresce l’amore per i fratelli, tanto più aumenta l’amore per Dio» (altro…)

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Slovenia: si conclude la visita di Maria Voce

Mercoledì 3 agosto. In una limpida giornata Maria Voce e Giancarlo Faletti, hanno visitato il centro storico di Ljubljana ed il Parlamento, nel ricordo della visita effettuata da Chiara Lubich nel 1999, con il saluto al vicepresidente dottor Vasja Klavora. Egli li ha accolti con squisita cordialità, facendoli poi visitare le aule del Senato e della Camera: uno sguardo alla storia passata e presente della Slovenia. In seguito, Maria Voce e Giancarlo Faletti si sono trovati con il pastore evangelico Geza Filo. Li ha ringraziati per il contributo dei Focolari alla causa ecumenica e sociale nel Paese, definendo, a nome del suo vescovo, Chiara Lubich come una persona “inviata da Dio”. Momento veramente di alto significato l’incontro nel palazzetto dello sport di Medvode, a pochi chilometri dalla capitale, con circa 1200 persone, provenienti da ogni parte del Paese, a riprova della diffusione e della vitalità di tante comunità locali, e dove spiccavano numerose le coppie giovani con stuoli di bambini vivaci. Un “popolo” ordinato e composto si è presentato a Maria Voce e a Giancarlo Faletti con canti e con il racconto della storia dei Focolari in Slovenia: una vicenda luminosa, che ha conosciuto anche tappe sofferte. Nulla di superfluo nelle testimonianze offerte dai rappresentanti delle diverse generazioni, con il calore di una famiglia che si raduna a celebrare la festa, a lungo attesa. E’ poi toccato a Maria Voce e a Giancarlo Faletti intessere un dialogo con i presenti attraverso una fitta rete di domande espresse dai giovani e adulti, dai sacerdoti e dalle coppie, e le loro risposte hanno offerto contributi ricchi di esperienza e di sapienza. “Coraggio!”, ha esordito Maria Voce, in lingua slovena. Ed i suoi interventi sono stati all’insegna di questa esortazione. Forse sono le nazioni dell’Est europeo, ha detto,  “che hanno sperimentato un tipo di unità, con certi valori, ma che si è sgretolata perché non costruita su Dio”, sono proprio esse, di fronte all’aggressività materialistica, a dover “far scoprire alle altre dell’Europa che non si può costruire una vera unità se non poggiata su Dio”. “Voi – ha aggiunto – con la vostra esperienza potete dire che la sola rivoluzione con frutti positivi è quella del Vangelo”. Di qui, la necessità di “vivere e parlare”, di“migliorare” nel testimoniare con la vita e la parola la radicalità del vangelo: senza timore. E’ una autentica consegna che Maria Voce offre al popolo sloveno, in questa terra dove ha trovato tanta armonia. “Questa vita di comunione – conclude – che abbiamo sentito appena arrivati, e che ha caratterizzato questa visita – frutto dell’amore scambievole –, sia totale con tutti e con ciascuno. Portiamola al mondo intero”. L’indomani, 4 agosto, la presidente dei Focolari ha visitato  Mons. Anton Stres, Arcivescovo di Ljublajna e Presidente della Conferenza Episcopale Slovena. Poi ha incontrato i sacerdoti del Movimento e i religiosi che vivono la spiritualità dell’unità, concludendo con una S. Messa presso il Santuario di Brezje, a 50 km della capitale. Arrivederci Slovenia! Una visita all’insegna del “vivere la parola evangelica, con la radicalità delle origini del Movimento, e farla conoscere a tutti”. Una consegna entusiasmante per  questo piccolo popolo coraggioso. Dall’inviato Mario Dal Bello (altro…)

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Giordani: Impiantare Dio nell’anima

[…] Masse di giovani oggi si raccolgono per recuperare quel valore della vita, che è la religione, e traggono dalla loro collaborazione energie di rinascita nelle operazioni ordinarie, sociali, minacciate da aberrazioni multiple, come l’uso omicida dell’energia nucleare, le tirannidi e le guerre, la droga e la porno prassi. Si dirà che la nuova coscienza dei giovani è uncinata da corpuscoli, che riducono la fede a un reliquario d’ideologie cariche di programmi di violenza, forma tipica della esteriorizzazione della forza, sotto le pressione della superficialità. Anche questi corpuscoli dai loro guazzabugli di politica e di anarchismo possono apprendere la sostanza della fede già solo osservando il contegno dei vescovi nei paesi minacciati nella libertà, nella vita stessa; di credenti sereni e forti che stanno muovendo una reazione fatta di convinzioni, dopo che la lussuria e il terrore di reggitori violenti e paurosi hanno offerto la dimostrazione più potente che, senza la fede in Dio, non si vive: si muore. Si muore, spiritualmente e spesso anche fisicamente, come si osserva con angoscia in paesi del terzo mondo. Il compito dell’evangelizzazione sta dunque nell’impiantare Dio nell’anima […] Se egli è tutto, anche le nostre azioni nell’esistenza, per i fratelli e per noi stessi, risentono tutte della sua ispirazione. […] La giornata allora non è fatta di soli atti di lavoro e rapporto umano e culto della propria persona; ma è arricchita d’una intima, più alta vita, quella dello spirito, da cui ci viene una dignità pari alla libertà assicurataci dalla figliolanza nostra dall’Onnipotente. Tutta la giornata è un’intima presenza di lui, che ci dà forza nelle prove, gioia nelle fatiche. Da essa nasce una spontanea evangelizzazione, di cui ha più bisogno tanta parte della società, la quale non è atea, ma ignora il Vangelo. […] Anche l’esistenza del cristiano è da lui, come dai più, forse contemplata come esistenza esteriore, per guadagnare, crescere, apprendere, divertirsi e magari anche quale operazione interiore per sviluppare la virtù e appressarsi a Dio. Ma di quanto egli avverte il bisogno d’incanalare tutte le operazioni della giornata verso il rapporto con Dio, e perciò di comporle come modi diversi, di proseguire, l’incarnazione di Cristo, di tanto egli vivrà. Ognuno, anche l’ultima creatura malata, misera, impotente, può dare sanità, arricchire l’umanità, far forza ai fratelli. Così nulla è sprecato: ogni pensiero, ogni parola, ogni atto, entro questa visione della vita creata da Dio, serve a fornire materiale per la costruzione del suo regno; e tutta la giornata assume un valore sacerdotale, di associazione fatta dall’uomo della vita del cielo ai bisogni della terra. […] L’interiorizzazione del cristianesimo nell’anima moderna è perciò, non tanto problema di riforme istituzionali […] quanto problema di “metanoia” e cioè continua rinascita quotidiana nell’approfondimento del mistero di Dio, dove l’anima è immersa in quella sua potenza che è l’amore. Città Nuova, n.13, 10/07/1977, p.29. (altro…)

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Chiesa: formare i formatori

Presso la suggestiva Abbazia di Vallombrosa (Firenze), dal 17 al 30 luglio scorsi, si è conclusa la seconda parte del percorso di studi iniziato lo scorso anno e frequentato da 24 formatori di seminari di 13 nazioni (Pakistan, India, Corea, Cina, Venezuela, Uruguay, Argentina, Brasile, Polonia, Austria, Svizzera, Portogallo, Italia). Un “cantiere aperto” che ha sorpreso i partecipanti, giorno dopo giorno, per la ricchezza di stimoli e contenuti. Tenendo come filo conduttore del corso il trinomio preghiera-vita-pensiero, si è lavorato con un forte coinvolgimento tra i partecipanti e i relatori intervenuti. Di fronte ai profondi cambiamenti che toccano la vita della persona nel mondo moderno – pensiamo al grande influsso della rivoluzione digitale – si rende necessario un costante aggiornamento anche da parte dei formatori sia nelle tematiche, sia nell’approccio educativo ai candidati al ministero. Giovanni Paolo II già nella Novo millennio ineunte (n. 43), invitava la Chiesa a diventare “casa e scuola di comunione”, anche in riferimento ai “luoghi dove si formano i ministri dell’altare”. È per rispondere a questa attesa, che i sacerdoti del Movimento dei Focolari da alcuni anni promuovono questo Corso teologico-pastorale per Educatori nei Seminari, a cui la Congregazione per l’Educazione Cattolica (organo della Santa Sede al servizio dei seminari di tutto il mondo), ha espresso pieno sostegno e apprezzamento sin dalla prima edizione. E’ stato lo stesso sottosegretario della Congregazione, Mons. Vincenzo Zani, a dare avvio ai lavori di quest’anno con un intervento programmatico su “La dimensione comunitaria della formazione”. Il Corso è strutturato in quattro settimane residenziali in un biennio. Il primo anno si pongono le fondamenta del paradigma della comunione applicato al delicato compito formativo dei futuri sacerdoti. Nel secondo, si passa al concreto dei vari e complessi aspetti della formazione, suddividendola in sette grandi aree che riguardano: il dono di sé e la comunione, il dialogo e la testimonianza, la preghiera, la vita a “corpo mistico”, l’animazione della comunità, lo studio e, infine, la comunicazione al servizio della comunione. È nel loro intrecciarsi che queste aree possono costituire un valido approccio a una formazione del seminarista, non frammentata ma unitaria, integrale e armonica. Lo studio di ognuna si è sviluppato attraverso una relazione di apertura, alcuni workshop per approfondire temi ad essa legati e ricavarne linee formative di applicazione concreta e una plenaria di condivisione di quanto elaborato da ogni gruppo. Importante è stato l’apporto di esperti in campo teologico, pedagogico e in altre scienze umane, insieme al contributo di ciascun partecipante a partire dalla propria competenza ed esperienza come formatore. Da quest’anno il Corso è collegato all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, per cui i partecipanti, previa presentazione di un elaborato finale, ottengono dei crediti formativi. L’interesse riscontrato e il bisogno di “formazione per i formatori” fa sì che il Corso continuerà negli anni futuri. (altro…)

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Tra banchi di scuola e gare sportive: una bugia non detta

  «Eravamo più o meno a metà dello scorso anno scolastico, nel pieno delle attività extra-curriculari che la scuola organizza di pomeriggio, ma, per me che pratico l’atletica, anche nel pieno della preparazione per una stagione di gare che stava per cominciare. Da tempo la professoressa di italiano aveva organizzato un incontro con l’autrice di un libro che avevamo letto. A pochi giorni dall’appuntamento il mio allenatore mi propose delle gare da tenersi proprio nello stesso giorno dell’incontro letterario. Cominciò il dilemma tra le due scelte, tra cosa preferivo fare e cosa era giusto fare. Ho cercato di porre la mia attenzione, oltre che sulle mie sensazioni anche su di loro, di basare il mio comportamento sulle conseguenze che avrebbe avuto su queste due persone. Poiché nell’incontro con l’autrice non ero coinvolta attivamente in nessun ruolo oltre a quello di uditrice, decisi di andare alle gare. Fu, però, nel comunicare alla professoressa la mia futura assenza che la mia scelta di “cercare di amare” si sarebbe ripresentata più fortemente. Temevo, infatti, che potesse dispiacersi poiché teneva molto all’appuntamento, quindi, anche su suggerimento di alcune amiche, mi si presentò la proposta di inventare una scusa, una visita medica o un qualunque altro malore, per congedarmi dall’evento evitando rischi. Ma, forse grazie al modo in cui avevo impostato la vicenda sin dall’inizio, oltre a sentire chiaramente che quella scelta sarebbe stata sbagliata, ritrovai il coraggio per affrontare questa, seppur piccola, sfida. Con grande sorpresa mia e dell’intera classe, la professoressa non ebbe alcuna reazione negativa, anzi, mi raccontò del suo passato sportivo incoraggiandomi per la competizione. Le gare che seguirono furono le più belle che abbia mai fatto, per la gioia sperimentata e perché quella vicenda mi ha dimostrato quanto è importante che ogni piccola scelta sia nell’amore, scelta che Dio raccoglie e moltiplica nella felicità che ci dona. Una piccola attenzione a rispettare il prossimo e una piccola bugia non detta per far trionfare la sincerità, la lealtà – e di seguito anche la libertà –   mi fecero sentire, in quel giorno, una vera gen3!» Chi sono i gen3 per Elena? «Ragazzi che cercano di vivere il Vangelo e portare l’unità con le loro azioni. La vita gen3 è vita quotidiana, normale, ma di una quotidianità che fissa ogni attimo nell’eternità, di una normalità in cui ogni gesto è reso eccezionale perché rivolto a Dio e teso alla conquista del Paradiso». (altro…)

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Believe in Love

“When you are young,” writes Leahy, “you have dreams, hopes and expectations. Karol Woytyla … was no different.” Believe in Love paints the rich landscape of John Paul II’s formative influences, his theological and philosophical foundations, and his personal reflections. For John Paul, he writes, “God is not way up in the clouds in remote majesty and might.” Rather, the chapters reflect the pontiff’s belief that we need to link our notion of God with our understanding of what it is to be human. Hence we have chapters on dialogue, culture, anthropology, young people, families, artists, politics, economics, work, war and peace, forgiveness, and the elderly. In his very accessible style, Leahy also includes chapters on the major theological contributions of John Paul II, such as his insights on:

  • the Theology of the Body
  • crisis in the Church, women, the priesthood, and the Movements
  • understanding and promoting a Spirituality of Communion
  • the Eucharist
  • Christ crucified and suffering
  • Prayer
  • Ecumenical and interfaith dialogue

Short chapters on clearly delineated topics provide the perfect starting point for individual daily reflection or for discussion in a faith-sharing group. ABOUT THE AUTHOR Rev. Brendan Leahy is Professor of Systematic Theology at the Pontifical University of St Patrick’s College, Maynooth, in Ireland. He is a von Balthasar scholar and an ecumenist and has also authored articles and books on interreligious dialogue, issues facing the Church in the 21st century, the ecclesial movements of the Church, renewal in the Church, and the priesthood. Orders: http://www.newcitypress.com/

GMG: Arrivederci a Rio de Janeiro!

Emergenza Corno d’Africa

Dalla comunità dei Focolari del Kenya abbiamo saputo dell’immediato impegno preso per poter subito rispondere all’appello di Benedetto XVI: saltare un pasto e dare l’equivalente per l’aiuto alla Somalia. Ci scrivono Giovanna Vasquez e Flavio de Oliveira: «Carissimi tutti, come avete saputo dalle notizie della radio, televisione e giornali il Corno d’Africa  sta vivendo una grande catastrofe umanitaria. I nostri fratelli e sorelle hanno toccato il fondo del pozzo, muoiono per mancanza di cibo e acqua a causa della siccità che colpisce la regione». Sono tante le associazioni impegnate sul posto, mentre il Pontificio Consiglio Cor Unum ha inviato, a nome del Pontefice, un primo aiuto di 50.000 euro, attraverso il Vescovo di Gibuti e Amministratore apostolico di Mogadiscio, mons. Giorgio Bertin. Nella loro lettera i responsabili dei Focolari in Kenya continuano facendo menzione di un punto fondamentale della spiritualità focolarina, che ravvisa in ogni dramma dell’umanità un volto di Gesù sulla croce. «Davanti a questo grande volto di Gesù abbandonato ci siamo domandati cosa possiamo fare per risanare almeno un po’ queste sofferenze e ci è venuto in mente di lanciare una campagna che vogliamo chiamare: “salta un pasto” (skip a meal). Significa privarsi almeno di un pasto in questo mese di agosto e con l’equivalente poter vivere la frase del Vangelo: “…avevo fame e mi avete dato da mangiare… (Mt. 25,35). Nel vivere più che mai la fraternità universale, vi salutiamo». Le somme che riusciremo a raccogliere attraverso la generosità di tutti verranno messe a disposizione delle diocesi interessate già impegnate direttamente nell’aiuto alle popolazioni colpite. Per sostenere questa emergenza umanitaria, si possono effettuare bonifici bancari ad uno dei seguenti conti, specificando la causale: “Emergenza Corno d’Africa”. Altri aiuti possono essere inviati attraverso:

  • SEGRETERIA INTERNAZIONALE DEI GIOVANI PER UN MONDO UNITO

Conto intestato a: Pia Associazione Maschile Opera di Maria Intesa San Paolo – Filiale di Grottaferrata (Roma) codice IBAN  IT04  M030  6939  1401  0000  0640  100 codice BIC  BCITITMM Causale: Emergenza Corno d’Africa

  • AMU – AZIONE PER UN MONDO UNITO

Conto intestato a: Associazione “Azione per un Mondo Unito – Onlus” c/c bancario n. 120434 presso Banca Popolare Etica – Filiale di Roma codice IBAN: IT16 G050 1803 2000 0000 0120 434 codice SWIFT/BIC: CCRTIT2184D Causale: Emergenza Corno d’Africa

  • FAMIGLIE NUOVE

Azione per Famiglie Nuove ONLUS Presso “Banca Prossima” IBAN: IT55K0335901600100000001060 Causale: Emergenza Corno d’Africa Link utili:

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La quotidianità eucaristica

Uno strumento di studio per quanti ― relatori, delegati diocesani e operatori pastorali ― parteciperanno al Congresso Eucaristico di Ancona. Il sussidio propone un percorso culturale e pastorale in tre momenti sull’Eucaristia in riferimento alla quotidianità postmoderna:

nella prima parte si richiama l’attenzione sulla questione educativa e il contributo che l’Eucaristia può dare;

nella seconda il ruolo della testimonianza viene specificato con riguardo agli ambiti esistenziali già individuati al Congresso ecclesiale di Verona, che qui sono presentati a partire dalla fragilità umana, per passare alla vita affettiva, al lavoro, alla festa, alla cittadinanza partecipata e concludere con la tradizione della fede;

nella terza parte si collega il sacramento alla cultura e alla pastorale, con riferimento alle categorie di persona e di comunità, di pluralità, di fratellanza e di dialogo.

A cura di Giancarlo Galeazzi, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze religiose di Ancona.

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Novi svet intervista Maria Voce

In questi anni sei stata in tutti i continenti, incontrandoti con diverse culture e situazioni sociali. Hai conosciuto da vicino le varie comunità dei Focolari. Alla luce di queste ricche esperienze vissute, ci potresti dire quale vedi sia la vocazione principale del Movimento nel mondo? «È la vocazione all’unità, la vocazione a contribuire ad ogni latitudine, nei contesti e con le modalità più diverse, alla realizzazione dell’ut omnes unum sint (Che tutti siano uno) chiesto da Gesù al Padre. È l’obiettivo a cui siamo chiamati, un imperativo impresso in ognuno di noi per la partecipazione al carisma dell’unità (…)». Prima di arrivare in Slovenia, hai visitato la Russia, la Cechia e l’Ungheria, cioè tre sintomatici e significativi Paesi dell’ex “blocco sovietico”. Cosa ti ha spinto ad intraprendere questi viaggi? «È lo stesso motivo che mi ha portata a recarmi in Asia, in Africa, in Nord America e in altri Paesi d’Europa: l’impegno a privilegiare i rapporti. Viaggiare significa ogni volta mettermi in un atteggiamento di ascolto per cogliere problematiche e ricchezze dei popoli che incontro, le potenzialità in atto e quelle che si possono sviluppare. Quali sono quelle che ho trovato in questi Paesi per decenni edificati sull’ideologia comunista? Chiara Lubich ha sempre visto in quest’area del mondo una particolare vocazione all’unità, proprio come risposta all’esperienza di unità forzata che caratterizzava questi Paesi. Nell’89, subito dopo il crollo del muro, Chiara aveva letto quegli eventi storici come un grande passo verso l’unità. In questo processo, però, andavano salvaguardati i valori positivi presenti fino ad allora in quelle società: l’anelito all’unità, una visione globale del mondo, l’attenzione alle classi più disagiate, l’esaltazione della socialità dell’uomo. Grandi ideali, ma spesso contraddetti vistosamente nei fatti. Le era parso di capire che il carisma d’unità che lo Spirito le aveva donato poteva contribuire a radicare quelle idee proprio là dove avevano la prima origine: in Dio. (…) L’unità può veramente contraddistinguere questa regione in modo particolare. Perché, se vissuta in Dio, tanto più grande è la diversità, tanto più straordinaria può essere l’esperienza di unità che ne deriva. Ne ho avuto un anticipo l’estate scorsa durante il mio viaggio in Croazia, in cui ho incontrato un gruppo di membri del Movimento provenienti da diverse aree geografiche e culturali: tanti popoli che componevano un solo popolo, unito nel nome di Dio e che viveva per l’unità (…)». In questi anni si assiste in Slovenia ad una crescente polarizzazione della società che incrina i rapporti fra Chiesa e mondo laico, fino a sfociare spesso in una certa intolleranza. Come poter sanare questa ferita e contribuire a restituire i veri valori al mondo in cui viviamo? «Penso che innanzitutto bisogna credere e far leva su quanto di vero e profondo esiste nell’anima di ogni uomo. Tutti, credenti o meno, portano in sé dei valori. Si tratta di mettere in luce il positivo che c’è in ognuno e saper gettare ponti con tutti. Sotto questo aspetto il carisma dell’unità che cerchiamo di vivere ha in sé una forza ed una luce che va al di là delle nostre persone. (…) Poi credo che questi valori possano essere offerti attraverso la testimonianza, personale e comunitaria: il valore della vita, dell’uomo, della famiglia… sono valori che Dio mette in noi e che devono trasparire dalla nostra vita, imprimendole una pienezza convincente. Infine direi che bisogna offrire anche il proprio punto di vista, ma liberamente, con distacco, nel rispetto dell’altro. In una parola, come dono d’amore». (continua) Leggi l’intervista integrale di Irena Santoro – Fonte: Novi svet (altro…)

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Tappa in Slovenia

In questa terra antica,  il cristianesimo è arrivato nel secolo VIII a far entrare nell’orbita evangelica un popolo che nel VI secolo vi era giunto dalla Moravia e dalla Pannonia (attuale Ungheria). Nei secoli, la Slovenia ha avuto il destino legato alle vicende dell’impero austriaco, di forte matrice cattolica. Dopo le sofferenze del primo conflitto mondiale, è stata inglobata nella Jugoslavia, da cui è uscita indipendente nel 1991. Terra quindi ricca di storia e di fede, ed anche di dolore. Perciò sensibile ai valori evangelici, come quelli rimessi in luce dalla spiritualità focolarina, se è vero che già dal 1958 un sacerdote dell’Est partecipa alla Mariapoli  di Fiera di Primiero, diffondendone poi insieme ad altri il messaggio in modo capillare e silenzioso. I Focolari in Slovenia – Nascono piccole comunità ricche di vita, che sfociano naturalmente nel 1966 nell’apertura del primo focolare a Ljubljana, in uno scantinato, e poi di un secondo nel 1974. Pullula una vita fervente, nelle famiglie, tra i giovani, nelle parrocchie e il movimento cresce sino a diventare “un piccolo popolo”. Il regime comunista ovviamente controlla l’attività di tutti i cittadini, compresi gli aderenti al movimento, ma la vita non si ferma, tanto che nel 1986 a Bohinj, si organizza la prima mariapoli-vacanze, che diventa un punto luminoso per tanti. Per alcuni sarà il primo incontro con Dio o un ritrovarlo dopo anni. Negli anni Settanta un avvenimento rimane indimenticabile: la tournée del Genrosso. Quattro spettacoli nel Palasport gremito di folla. Il culmine è la canzone “Maria” in lingua slovena. È la prima volta, dal 1945, che una canzone di contenuto spirituale viene cantata  fuori dalle chiese e trasmessa per  televisione. Il crollo del Muro apre una nuova tappa. La libertà fa sì che si possa parlare del movimento, incontrarsi, organizzare nuove tournée del  Genverde e del Genrosso, ripresentare la rivista Novi Svet (Città Nuova), nata negli anni sessanta, con nuova veste ed una tiratura di 2300 copie. Oggi, Maria Voce troverà un movimento sviluppato, che collabora sempre più attivamente con la chiesa cattolica; in dialogo con appartenenti a diverse chiese cristiane; aperto, grazie ad alcune aziende, alla realtà dell’Economia di Comunione. Il nome del Centro Mariapoli di Planina è “Spes”, speranza. Non ci può essere parola migliore per il viaggio di Maria Voce in una terra dove la speranza è stata provata e vissuta con intensità in questi decenni. Di Mario Dal Bello   (altro…)

[:ot]Kelma tal-Ħajja – Awwissu 2011[:]

[:ot]Download Kelma Tal-Ħajja Awwissu 2011


Dan il-kliem insibuh fis-Salm 40 u l-awtur tal-ittra lil-Lhud qed jużah bħala kliem li l-Iben t’Alla jgħid lill-Missier. B’hekk l-awtur jisħaq fuq l-imħabba li biha l-Iben t’Alla sar bniedem biex isseħħ il-ħidma s-salvazzjoni u b’hekk jobdi r-rieda tal-Missier. Dan il-kliem l-awtur qed jużah f’silta li biha jrid juri l-kobor bla tarf tas-sagrifiċċju ta’ Ġesù meta mqabbel mas-sagrifiċċji li kienu jsiru fil-Liġi l-qadima. F’dawn is-sagrifiċċji lil Alla kienu joffrulu annimali jew affarijiet. Mhux hekk is-sagrifiċċju ta’ Ġesù. Hu kellu mħabba bla tarf li kienet qed timbuttah biex fil-ħajja tiegħu fuq din l-art joffri lill-Missier ir-rieda tiegħu, lilu nnifsu kollu kemm hu. “Hawn jien, ġejt biex nagħmel ir-rieda tiegħek.” B’dan il-kliem quddiem għajnejna jirnexxilna nifhmu aħjar il-ħajja ta’ Ġesù u jgħinna wkoll biex minn ħajtu nisiltu l-aktar ħaġa profonda u prezzjuża li tgħaqqad flimkien il-ġrajjiet tiegħu fuq din l-art: tfulitu, il-ħajja moħbija tiegħu, it-tentazzjonijiet, l-għażliet, il-ħidma tiegħu fost in-nies, sa ma miet fuq is-salib. F’kull mument, f’kull sitwazzjoni, Ġesù jfittex ħaġa waħda biss: li jagħmel ir-rieda ta’ Missieru; u din għamilha b’mod sħiħ, ma għamel xejn ħliefha u ma laqgħax suġġerimenti li ma kinux jaqblu għal kollox ma’ din ir-rieda. “Hawn jien, ġejt biex nagħmel ir-rieda tiegħek.” Din il-Kelma tgħinna nifhmu l-lezzjoni l-kbira li Ġesù kellu quddiemu f’ħajtu: l-aktar ħaġa importanti fil-ħajja hi li nwettqu r-rieda tal-Missier, mhux dik tagħna. Nagħrfu ngħidu le lilna nfusna biex ngħidu iva Lilu. L-imħabba vera għal Alla ma tikkonsistix fi kliem sabiħ, fi ħsibijiet u sentimenti, imma f’li nobdu l-kmandamenti tiegħu. Is-sagrifiċċju ta’ tifħir li Hu jistenna minn għandna, hija l-offerta kollha mħabba li nagħmlu Lilu ta’ dak kollu li għandna ġewwa fina, ta’ kulma hu tagħna, jiġifieri r-rieda tagħna. “Hawn jien, ġejt biex nagħmel ir-rieda tiegħek.” Kif se ngħixu l-Kelma tal-ħajja ta’ dan ix-xahar? Anki din hi Kelma li turi b’mod ċar ħafna l-aspett tal-Vanġelu li jgħidilna biex neħduha kontra l-kurrent għaliex hi teħodha kontra t-tendenza li nsibu ġewwa fina: li nfittxu li nagħmlu r-rieda tagħna, li nimxu wara l-ġibdiet u s-sentimenti tagħna. Din il-Kelma hi waħda mill-aktar kelmiet antipatki għall-bniedem tallum. Illum il-ġurnata qed ngħixu fi żmien li fih il-bniedem hu ffissat fih innifsu, ma jridx jiddependi fuq ħaddieħor, irid jikseb il-libertà biex jilħaq l-iskop ta’ ħajtu, irid jissodisfa ruħu biex jgħid li hu bniedem li rnexxa, iqis il-pjaċir bħala dik il-ħaġa li fuqha jiddependu l-għażliet tiegħu u s-sigriet biex ikun ferħan. Imma aħna nafu wkoll il-konsegwenzi koroh li dan iġib miegħu. Issa, Ġesù jeħodha kontra dik it-tip ta’ ħajja li fiha wieħed ifittex li jagħmel ir-rieda tiegħu. Il-ħajja li jippreżentalna Ġesù tfittex li twettaq ir-rieda t’Alla, bl-effetti mill-isbaħ li Hu jwiegħed. Għalhekk, matul dan ix-xahar għandna nfittxu li aħna wkoll nagħżlu r-rieda tal-Missier u, kif għamel Ġesù, inżommuha bħala r-regola u r-raġuni tal-ħajja kollha tagħna. B’hekk ħajjitna tgħaddi minn avventura divina li għaliha għad nibqgħu dejjem grati lejn Alla. Permezz ta’ din il-ħajja għad nitqaddsu u ndawlu lil ħafna bl-imħabba t’Alla. 1 Parola di vita, Diċembru 1991, ippubblikata fuq Città Nuova, 1991/22, p.34-35.[:]

Agosto 2011

Queste parole fanno parte di un contesto nel quale l’autore vuole dimostrare l’infinita superiorità del sacrificio di Gesù rispetto ai sacrifici dell’antica Legge. A differenza di questi ultimi, nei quali venivano offerti a Dio come vittime di animali o, comunque, cose esterne all’uomo, Gesù, spinto da un immenso amore, durante la sua vita terrena ha offerto al Padre la propria volontà, tutto se stesso.

“Ecco, io vengo a fare la tua volontà”

Questa Parola ci offre la chiave di lettura della vita di Gesù, aiutandoci a coglierne l’aspetto più profondo ed il filo d’oro che lega tutte le tappe della sua esistenza terrena: la sua infanzia, la sua vita nascosta, le tentazioni, le sue scelte, la sua attività pubblica, fino alla morte sulla croce. In ogni istante, in ogni situazione Gesù ha cercato una cosa sola: compiere la volontà del Padre; e l’ha compiuta in modo radicale, non facendo nulla fuori di essa e rifiutando anche le proposte più suggestive che non fossero in pieno accordo con quella volontà.

Ecco, io vengo a fare la tua volontà”

Questa Parola ci fa comprendere la grande lezione a cui mirava tutta la vita di Gesù. E cioè che la cosa più importante è il compiere non già la nostra, ma la volontà del Padre; renderci capaci di dire di no a noi stessi per dire di sì a Lui. Il vero amore a Dio non consiste nelle belle parole, idee e sentimenti, ma nell’obbedienza effettiva ai suoi comandamenti. Il sacrificio di lode, che Egli si aspetta da noi, è l’offerta amorosa fatta a Lui di ciò che abbiamo di più intimo, di ciò che più ci appartiene: la nostra volontà.

“Ecco, io vengo a fare la tua volontà”

Come vivremo allora la Parola di Vita di questo mese? Anche questa è una delle parole che mette più in evidenza l’aspetto controcorrente del Vangelo, in quanto si contrappone alla nostra tendenza più radicata: cercare la nostra volontà, seguire i nostri istinti, i nostri sentimenti. Questa Parola è anche una delle più urtanti per l’uomo moderno. Viviamo nell’epoca dell’esaltazione dell’io, dell’autonomia della persona, della libertà come fine a se stessa, dell’autosoddisfazione come realizzazione dell’individuo, del piacere considerato come il criterio delle proprie scelte ed il segreto della felicità. Ma conosciamo anche le conseguenze disastrose a cui questa cultura conduce. Orbene, a questa cultura fondata sulla ricerca della propria volontà, si contrappone quella di Gesù, totalmente orientata al compimento della volontà di Dio, con gli effetti meravigliosi che Egli ci assicura. Cercheremo allora di vivere la Parola di questo mese scegliendo anche noi la volontà del Padre, facendone cioè, come ha fatto Gesù, la norma ed il movente di tutta la nostra vita. Ci avventureremo verso una divina avventura di cui saremo eternamente grati a Dio. Per essa ci faremo santi e irradieremo l’amore di Dio in molti cuori. Chiara Lubich

Parola di vita, dicembre 1991, pubblicata in Città Nuova, 1991/22, p.34-35.

كلـمة الحيــاة

غسطس 2011

يضع كاتب الرسالة إلى العبرانيّين هذه الآية من المزمور أربعين، على فم يسوع، في صلاته إلى أبيه. والكاتب يريد أن يلفت النظر بهذه الطريقة إلى محبّة إبن الله العظيمة التي دفعته لأن يصير إنساناً كي يتمِّم عمل الخلاص، في الطاعة لإرادة أبيه.

وقد أراد من خلال هذه الآية أن يُظهر تفوّقاً لا متناهٍ لذبيحة يسوع على ذبائح الشريعة القديمة. لقد شاء يسوع، بدافع من حبّه العظيم لأبيه، أن يقدِّم له، خلال حياته على الأرض، إرادته الشخصية وكل ذاته، وذلك على خلاف ذبائح كانت تقتصر إمّا على ذبح الحيوانات، أو على مجرد تقدمات خارجية لا تمسّ كيان الإنسان.

“هاءنذا آتٍ لأعمل بمشيئتك يا الله”

تساعدنا هذه الآية على فهم أعمق لحياة يسوع، فنكتشف الخيط الذهبي الذي يربط كل مراحل حياته؛ منذ ولادته إلى حياته الخفيّة وتجاربه وإختباراته ورسالته العلنيّة حتى موته على الصليب. لم يبحث يسوع طوال حياته، في كل لحظة وفي كل حدث منها، إلاّ عن إتمام إرادة أبيه، وذلك بشكل جذريّ رافضاً القيام بما هو خارج عنها، وكل المقترحات الجميلة التي لا تتوافق مع تلك الإرادة.

“هاءنذا آتٍ لأعمل بمشيئتك يا الله”

مع هذه الآية نعي العِبْرة العظيمة التي تحملها لنا حياة يسوع. فالأهم هو أن نعمل إرادة الآب لا إرادتنا، ونتعلّم أن نقول “لا” لذواتنا و”نعم” لله الآب.

إن المحبّة الحقيقية لا تقوم على كلمات وأفكار وعواطف جميلة بل على الطاعة الفعليّة لوصايا الرب. إن ذبيحة التسبيح التي ينتظرها الله منا هي أن نقدِّم له بمحبّة تامة، أعزّ وأثمن ما نملك، ألا وهو إرادتنا.

“هاءنذا آتٍ لأعمل بمشيئتك يا الله”

كيف نعيش إذاً “كلمة حياة” هذا الشهر؟ إنها أيضاً من أهم آيات الكتاب المقدّس التي تدعونا إلى السير “عكس التيار”، فهي مناقضة للميولٍ المتأصّلة فينا والتي تدفعنا لأن نعمل ما نري ونتبع غرائزنا ومشاعرنا.

إنها أيضاً من الكلمات التي تصدم إنسان اليوم بشكل كبير، فنحن نعيش في عصر يُعظِّم الـ “أنا”، ويدعو إلى إستقلالية الفرد، وينادي بالحرية كهدف بحدّ ذاته ، ويرى في إرضاء الذات وسيلة لتحقيق الفرد، ويعتبر اللذة مقياس للإختيارات الشخصيّة وسرّ السعادة. ولكننا نختبر من حولنا ما تقود إليه هذه العقلية من نتائج مريعة وواقع مرير.

إن حياة يسوع التي تعتمد كليّاً على إتمام إرادة الله، مع ما ينتج عنها من ثمار مدهشة، تقف في مواجهة تلك الثقافة المبنية على البحث عن إرادتنا الشخصية وحسب.

سنسعى إذاً إلى عيْش كلمة الحياة هذا الشهر بإختيارنا نحن أيضاً إرادة الآب، جاعلين منها، كما فعل يسوع، دستور وهدف حياتنا كلها.

وسنعيش حتماً، مغامرة إلهية سوف نشكر الله عليها إلى الأبد، لأنها تسير بنا على درب القداسة وتجعلنا ننشر محبّة الله في قلوب الكثيرين.

كيارا لوبيك (ديسمبر 1991)

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Vivere il carisma: testimonianza e diffusione

Gioia vera, che si legge sul volto, negli occhi, nei gesti. Si radica nel più profondo dell’essere umano e libera energie sepolte che non possono più fare a meno di agire. Gioia che contagia e libera e aiuta a leggere i fatti della vita. Quest’esperienza fu l’unico racconto che caratterizzò i primi tempi del movimento e il binario sul quale si incammina chi vi si accosta. Come accadde a Graziella De Luca nella Sala Massaia dove si riuniva la nascente comunità dei Focolari, a Trento, nei primi anni dell’avventura dell’unità: «Mentre Chiara parlava, vidi con gli occhi dell’anima una grandissima luce e capii che quella luce era Dio, l’amore infinito. La comprensione si accompagnava a questa luce interiore: dire “ho capito” tuttavia era già un passaggio troppo lungo, si trattava di una sensazione immediata. Era Dio, amore infinito, che mi saziava completamente l’anima, in me non restava alcun vuoto. Era quello che avevo cercato da sempre». L’esperienza di essere amati da Dio e rispondere con amore è la trama di ogni storia raccontata ovunque negli ambiti e nei luoghi dove i Focolari operano. Sia nei piccoli gruppi di condivisione che negli incontri pubblici promossi dal movimento, ed è la spinta verso la fraternità universale che inizia nel posto in cui ci si trova a vivere nel momento presente: in famiglia, a scuola, al lavoro, anche in letto d’ospedale. È questa naturale irradiazione personale e comunitaria che porta, ad esempio, a operare una profonda inculturazione del Vangelo e del “carisma dell’unità” in Africa, così d’altronde come in ogni altro Paese e continente. Sottolineando che quest’epoca è chiamata a vivere l’unità, Chiara Lubich scriveva: «(…) se sarà vissuta, i riflessi sulla società saranno presto palesi. Ed uno di questi dovrà essere una reciproca stima fra gli Stati, fra i popoli. È cosa inusitata questa. Si è abituati infatti a vedere forti i confini tra popolo e popolo; a temere la potenza altrui; al più ci si allea, per il proprio vantaggio. Ma difficilmente si pensa di agire – giacché fin quassù la morale popolare non è mai arrivata – unicamente per amore di un altro popolo. Quando però la vita a Corpo mistico sarà così sviluppata fra i singoli, che ameranno effettivamente i loro prossimi, bianchi o neri, rossi o gialli, come se stessi, sarà facile trapiantare questa legge fra Stato e Stato. E avverrà un fenomeno nuovo, ché l’amore o trova o fa simili, ed i popoli impareranno l’uno il meglio dell’altro e le virtù saranno fatte circolare ad arricchimento di tutti. Allora veramente sarà l’unità e la varietà e sul mondo fiorirà un popolo che, pur figlio della terra ma informato dalle leggi celesti, potrà dirsi il “popolo di Dio”». (altro…)

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Dal Guatemala: il focolare, scuola d’inculturazione

Come tutte le focolarine, Lina Velasquez vive in un “focolare”, cioè il cuore della comunità. Sono in 6 alla periferia di Guatemala City. Anche nel suo paese, popoli ed etnie hanno incontrato conflitti gravi con tanto dolore e a volte discriminazioni. Che cos’è per te vivere con altre focolarine – una guatemalteca ladina, una focolarina guatemalteca di un’altra etnia, una nicaraguense, una messicana e una salvadoregna – un piccolo mondo in miniatura…? Che cosa aiuta l’inculturazione tra di voi? L’amore fra di noi, con la misura dell’amore che ci ha indicato Gesù, e cioè di essere pronte a dare la vita l’una per l’altra, anche nelle piccole cose quotidiane: alle volte per amore è meglio tacere, altre volte è meglio dire cosa abbiamo in cuore. Mi aiuta tanto capire che l’altra è diversa da me e che posso imparare da tutti, essere una persona che ama e non “una indigena” che vuole che gli altri la capiscano. L’inculturazione fra noi è una testimonianza per quelli che ci conoscono e un contributo ad eliminare discriminazioni. Sento che sono fortunata ad avere un ideale che ci unisce e che ci arricchisce reciprocamente.

  • Che lavoro fai?

Sono insegnante in una scuola dove ci sono bambini “ladinos” e “indigeni”. Questo mi aiuta ad amare tutti senza distinzione, senza pregiudizi, senza timore di essere quella che sono. Ogni giorno si lancia il “dado dell’amore”. È uno strumento molto originale ed educativo che usiamo con i bambini: sulle sue facce sono scritte sei frasi, come: amare tutti, amare il nemico, amarci a vicenda, farsi uno, amare per primo e vedere Gesù in ogni prossimo. Ci sforziamo tutti insieme di viverne un lato alla volta. Anche per me è di grande aiuto perché, quando non lo faccio, i bambini mi chiedono: perché lo dice, ma non lo vive? Una mattina dal dado esce “amare il nemico”. Proprio quel giorno il papà di un bambino mi sgrida dicendo tante cose che non sono giuste. Io l’ascolto e dentro di me chiedo a Gesù di aiutarmi a perdonare e vedere il “nemico” con occhi nuovi, anche se mi costa fatica. Il giorno dopo arriva quel papà ed io, con un bel sorriso, lo saluto. È proprio sorpreso, si avvicina e mi dice: “Veramente di cuore ti chiedo scusa, oggi ho capito che sei una vera cristiana, capace di capirmi.”  Il suo atteggiamento da allora è cambiato. Alcuni genitori che non mi conoscono, soprattutto se sono vestita col mio abito tradizionale, mi scambiano per la ragazza delle pulizie e non lasciano che i bambini mi salutino e abbraccino. Ma i bambini stanno imparando ad amare tutti, anche me, e portano a casa questa scoperta. È una liberazione che vorrei sperimentassero tutti gli “indigeni” che non si vestono in costume e nascondono la loro origine. Sono felice di lavorare in questa scuola perché sento che posso aiutare a formare persone nuove capaci di amare senza pregiudizi, perché si sentono figli di Dio, a sperimentare insieme che ogni cultura ha una grande ricchezza da dare alle altre.

  • La tua lingua è il Kaqchikel. È una lingua che ancora si usa?

I miei genitori non ci parlavano in Kaqchikel, ma i miei nonni sì, perché non hanno mai imparato bene lo spagnolo. La maggioranza delle persone della mia comunità lo parlano fra di loro, ma mai in città perché si vergognano. Adesso con la riforma educativa che c’è in Guatemala, i giovani hanno incominciato a valorizzare la lingua e anche la ricchissima cultura indigena. Io sto facendo un Master per conoscerla bene e fare comprendere alla mia gente che i valori che io vivo possono essere un dono. Ho capito che la spiritualità dell’unità deve arrivare al mio popolo nella mia lingua, perché la capiscano meglio. A cura di SSA (altro…)

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È tempo di Mariapoli… in Belgio!

Sono cinque, sono colorate, hanno ognuna una molla: ecco gli ‘SpringWill’! Queste figurine dai nomi inglesi significativi (Follow =  segui la bussola che ti guida verso Dio ; Listen = ascolta la piccola ‘voce’ che ti suggerisce la via da seguire ; Reset With Joy = dopo l’insuccesso, ricomincia nella gioia ; Now = nel momento presente) hanno accompagnato i partecipanti della Mariapoli durante tutta la settimana, nella loro ricerca della risposta da dare all’amore di Dio. Erano circa 570 le persone venute dalle varie parti del Belgio dove si parla neerlandese, francese o tedesco ed anche dal Lussemburgo. Nel contesto particolare del Belgio, dove le diversità di lingua e cultura sembrano così difficili da conciliarsi (da più di un anno il paese cerca di darsi un nuovo governo), la sfida era quella di far sperimentare che scoprire l’altro nella sua specificità è un vero dono. Un cammino avviato in Mariapoli dove al campeggio, per esempio, i quartieri erano composti da persone di tutte le età e provenienze, con momenti di gioco, sport, testimonianze di vita evangelica e i più svariati workshops. Ci sembra di poter dire che questa Mariapoli è stata caratterizzata dalla gioia che sempre più cresceva fra tutti. Le giovani generazioni hanno davvero donato il meglio di loro stessi, contagiando tutti con il loro entusiasmo. Si è percepita fra tutti la sete d’andare in profondità, una vera ricerca di Dio. Questo mosaico sembrava far eco al messaggio del Re del Belgio che, nel giorno del 21 luglio, festa nazionale, invitava i cittadini delle varie comunità linguistiche ad andare gli uni verso gli altri, a conoscersi reciprocamente. Sembrava una risposta anche a quanto i tre vescovi che hanno visitato la Mariapoli invitavano a fare. Mons. Lemmens, vescovo ausiliare di Bruxelles, ha chiesto di essere tutti portatori di speranza, di superare con la propria vita e gioia la sfiducia che invade il Paese. Il Nunzio apostolico Mons. Berloco ha sottolineato l’importanza del saper ascoltare; e Mons. Jousten, vescovo di Liegi, dopo aver visto un reportage sull’Economia di comunione, si è detto colpito da questo progetto in atto da vent’anni, “seme di una nuova società”. Tutta la Mariapoli è stata coinvolta nel lancio dell’iniziativa dei Ragazzi per l’Unità “Together4Peace”, volta a sviluppare la creatività deigiovani senza usare la violenza, e facendo l’esperienza dell’unità nella diversità. Questo progetto è sostenuto dal Gen Rosso e si concluderà con la produzione del musical Streetlight, nel quadro dell’evento Insieme per l’Europa”, il 12 maggio 2012. (altro…)

GMG: Arrivederci a Rio de Janeiro!

Haiti da non dimenticare

Più volte sulle pagine di focolare.org nei mesi scorsi abbiamo dato notizia delle azioni di ricostruzione e sviluppo nell’isola caraibica. In un recente viaggio Michele Zanzucchi, direttore di Città Nuova, ha incontrato Wilfrid Joachin, haitiano, coordinatore dei progetti dei Focolari nell’isola. Riportiamo alcuni dati interessanti emersi dal reportage (cfr. Città Nuova n.12/2011). «Wilfrid mi parla di tre scuole in costruzione, tre delle sette che egli coordina col progetto Pacne, “Associazione contro la povertà del Nord-Est”. Un’iniziativa che ha voluto mettere in piedi assieme ad altri amici del Movimento dei focolari per riuscire a non far dipendere lo sviluppo della regione solo dalla buona volontà sua e degli amici, coinvolgendo tanti uomini e donne. Tre princìpi guidano Pacne: crescere come cristiani; crescere intellettualmente; crescere professionalmente. «Haiti – prosegue Wilfrid – è un Paese che vive di aiuti provenienti dall’esterno, ma ciò non basta nemmeno alla sopravvivenza. Bisogna riuscire a creare lavoro. Se ad Haiti l’85 per cento della popolazione non ha di che vivere, se l’analfabetismo raggiunge l’80 per cento della popolazione, se i giovani diplomati e laureati haitiani, una volta ottenuto il loro titolo di studio, vanno a fare i muratori e i braccianti nella vicina Repubblica Dominicana, bisogna cambiare le cose, provocare sviluppo endemico. Il circolo vizioso va interrotto. Qui abbiamo avviato un gruppo di riflessione, animato da una forte fede». Pacne – Poco alla volta Pacne comincia a influenzare anche le amministrazioni locali. La carica spirituale ricevuta dalla Parola di Vita vissuta incuriosisce i politici e guadagna una pertinenza sociale e politica. «Le nostre realizzazioni – mi spiega – sono un modo per mostrare anche ai politici che qualcosa si può cambiare». Come ad esempio la scolarizzazione: «Esistono famiglie con 12 figli in cui due soli vanno a scuola. Bisogna arrivare a sensibilizzare i genitori. Poi abbiamo finanziato delle borse di studio per permettere ai nostri figli di studiare a Port-au-Prince e in altre città del Paese e della Repubblica Dominicana. Sono ora quattordici, quasi tutti giovani che da ragazzi avevano beneficiato del sostegno a distanza di Afn – Azione per Famiglie Nuove. Ora, dopo 15 anni, cominciamo a raccogliere i frutti, e Pacne beneficia di questi giovani professionisti, anche perché nel loro contratto esiste l’accordo di dedicare il 25 per cento del loro tempo alla crescita sociale, sanitaria e culturale di Mont Organisé. Il loro esempio fa passare l’idea che uno sviluppo è possibile e alla portata di tutta la comunità». “Il Centro” – Un po’ in disparte rispetto alla strada del villaggio di Savanette, si erge “Il Centro”, coloratissimo, armonioso, in via di completamento. Vengono ospitate famiglie e singoli che non hanno più una casa, un aiuto. «Quando una persona o una famiglia viene accettata – una ventina i nuclei familiari, una cinquantina di persone – si firma con loro un contratto, controfirmato dalle autorità locali, civili e religiose. Alcuni sono arrivati da Port-au-Prince dopo il terremoto». In totale i bambini aiutati con le scuole sono 1069, più 131 ragazze in avviamento professionale. Ora c’è un progetto supplementare di 12 classi con biblioteca, servizi, un pozzo, una strada». Continua Wilfrid: «Qui c’è sempre qualcuno che si occupa di qualcun altro: è la logica dell’unità che non lascia solo nessuno». Certamente i momenti di condivisione legati alla Parola di vita sono i più importanti e partecipati, centinaia di persone ogni volta: «Il Vangelo è una forza spirituale, ma anche di sviluppo umano e sociale». Leggi il reportage completo Aiuto concreto – Grazie alla collaborazione tra Afn, Amu e Gmu, in accordo con Pacne, dopo il terremoto del gennaio 2010 è partita la costruzione di un centro per l’accoglienza di famiglie che non hanno più nulla, con:

  • costruzione di 20 abitazioni;
  • realizzazione di un pozzo per acqua potabile;
  • formazione all’auto-sostentamento per preparare le persone ad avviare coltivazioni agricole e piccole attività artigianali;
  • borse di studio universitarie;
  • nuovi sostegni a distanza, per i bambini accolti nel centro.

Info:

Altre news su www.focolare.org

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Linea diretta con la Norvegia

Oslo, 25 luglio –  Una fiaccolata di 200.000 persone nel centro città ricorda tutti i morti e feriti dell’attentato di venerdì 22, e dimostra «che non ci lasciamo schiacciare dalla situazione, anzi la solidarietà e la vicinanza  fra tutti è possibile ed è già vissuta nella nostra città». A scriverci così è Helga Koinegg, austriaca, del Focolare di Oslo, in Norvegia da 22 anni. Continua il suo racconto: «Per motivi di sicurezza si è deciso invece delle fiaccole, di portare rose. In poco tempo dai fiorai era tutto esaurito. Volevamo partecipare anche con i miei colleghi». L’ufficio di Helga infatti si trova presso la direzione della salute, a 500 metri dalla Sede per la salute e i servizi di cura, totalmente distrutta dall’attacco dell’autobomba di venerdì, insieme ad altri 2000 uffici, nel cuore del quartiere governativo norvegese. Ma Elma, tedesca, che lavora fuori Oslo, è riuscita a trovare 200 rose per i colleghi di Helga. «Ci siamo messe in cammino con i fiori, distribuendoli a chi incontravamo per strada. Ogni persona, un’occasione di uno scambio profondo, con una nota dominante: non eravamo più norvegesi, africani, mediorientali, musulmani… la Norvegia dopo il 22 Luglio non è più la stessa, siamo diventati un unico popolo, uniti in un grande dolore, ma con la piena speranza di rialzarci». «Questa sera, la strada si è riempita di unità: eravamo 200.000, piccoli, grandi, giovani, anziani, stranieri o norvegesi, tutti riuniti». Qualcuno ricorda che una manifestazione così grande e bella non si vedeva in Norvegia dalla fine della 2ª Guerra mondiale, quando il Re era rientrato nel suo Paese. «I nostri padri hanno detto ‘Mai più un altro 9 Aprile (data dell’attacco alla Norvegia nel 1940, ndr) e noi diciamo mai più un altro 22 Luglio» – ha affermato il premier norvegese Jens Stoltenberg, intervenendo alla cerimonia di commemorazione delle vittime. «E fra le frasi ricorrenti in questi giorni – racconta ancora Helga – inusuali, si sente dire: ‘Se un uomo può odiare cosi tanto, quanto di più, noi che siamo insieme, possiamo rispondere con l’amore?«Oslo è ferita  – scrive Maddalena Maltese su Città Nuova – ma pur in lacrime la città e soprattutto l’intera nazione non si arrendono.  C’è fila davanti agli ospedali per donare il sangue, soprattutto per i gruppi più rari. Fuori dal duomo luterano sono centinaia di migliaia le candele che ricordano le vittime. Tutti parlano dell’eroismo dei campeggiatori di fronte all’isola di Utøya che appena intuita la tragedia si sono precipitati in barca per salvare i giovani, che lì avevano organizzato la loro convention. Domenica le chiese luterane e cattoliche sono rimaste aperte per il requiem, una preghiera non consona alla tradizione luterana, ma che è stata invece frequentatissima. Tanti sono i giovani che chiedono un colloquio con un sacerdote o che si fermano in chiesa ad accendere le candele o a portare fiori. In piccoli gruppi ci si ritrova nelle case per ricordare. Lo hanno fatto anche i membri del movimento dei focolari di Oslo, sabato sera. ‘Certo la gente è sotto shock – racconta Katarina Miksits, svedese, da 15 anni nel Focolare di Oslo, nell’intervista a Città Nuova -. Siamo increduli e nessuno poteva immaginare una situazione simile. Qui neppure i ministri hanno la scorta, la nostra è una società tranquilla e non vorremmo proprio cambiare’».

Eskil Pedersen - Gro Harlem Brundland

«Insieme, il dolore è più facile da sopportare» ha detto durante la fiaccolata Eskil Pedersen, leader dei giovani del partito laburista (AUF) «ma non siamo mai stati più vicini di quanto lo siamo oggi. Non abbiamo mai conosciuto una tale unità. Con questa unità, noi continueremo a lottare per i valori che sono così importanti per la Norvegia. I giovani in Utøya hanno creduto. Insieme avrebbero fatto della Norvegia e del mondo un posto migliore. Stavano insieme per la giustizia, la solidarietà, l’uguaglianza e contro il razzismo. Abbiamo vissuto una tragedia nazionale. L’odio  e il desiderio di vendetta sono una reazione naturale. Ma noi siamo la Norvegia. E non dobbiamo vendicarci. Sono state prese alcune delle nostre rose più belle, ma non si può fermare la primavera». (altro…)

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GMG: Città Nuova e la App di YouCat

  • Fervono i preparativi nelle diocesi di tutto il mondo per preparare i giovani all’incontro con il Papa. Nello zainetto che ogni iscritto alla Gmg riceverà una volta arrivato a Madrid, ci sarà anche YouCat, il sussidio al Catechismo della Chiesa cattolica fatto apposta per i giovani e strutturato in forma di domanda e risposta. Proprio in questi giorni la Casa editrice Città Nuova, che ha curato l’edizione italiana di YouCat, ha reso disponibile un’applicazione da scaricare sui cellulari di ultima generazione. Si tratta di un App, cioè di un’applicazione, sempre chiamata YouCat, che consente ai ragazzi di confrontarsi sui temi del Catechismo e sulla Gmg. Di cosa si tratta esattamente? Debora Donnini lo ha chiesto a Giulio Meazzini, collaboratore di Città Nuova, che si è occupato dell’applicazione di YouCat sui cellulari:

Città Nuova ha pensato di fare un regalo ai ragazzi che vanno a Madrid dandogli la possibilità di scaricare sui cellulari che hanno sistema operativo Apple, Windows mobile o Android – quindi la stragrande maggioranza dei cellulari di ultima generazione – questa App gratuita. Le funzionalità disponibili sono un social network tipo facebook con un “wall”, il muro dei messaggi dove si possono scambiare commenti, dove ogni ragazzo può avere il suo profilo, dove si possono scambiare messaggi e sms diretti tra gli utenti e dove si ha la propria cerchia di amici ma anche dei “famous friends”, amici speciali: noi, per esempio abbiamo messo dentro Maritain, Giovanni Paolo II, San Francesco, Van Thuan… Per cui ogni giorno, ogni due giorni, su questa applicazione di YouCat si possono trovare frasi famose di questi personaggi. Inoltre, per quanto riguarda specificamente la Gmg, tramite questa App, abbiamo la possibilità di ricevere direttamente sul cellulare news sulla Gmg in varie lingue, un aggiornamento giorno per giorno su tutti gli eventi che succedono durante la Gmg e anche la possibilità di fare una specie di “community” tra quelli che partecipano alla Gmg, con informazioni, commenti…

  • Questo risponde a quello che Benedetto XVI stesso ha scritto nella premessa a YouCat. Infatti, il Papa ha invitato a st u diare questo testo ma anche a leggerlo fra amici a formare gruppi e reti di studi. Quindi la vostra è una risposta?

È proprio questo il senso. Infatti, l’altra funzionalità che c’è con questa App, la più importante forse, è la possibilità di avere disponibile sul cellulare, quindi consultabili, il 20 per cento delle domande e risposte di YouCat, di questo sussidio al catechismo: è un modo per rendere disponibile immediatamente questo messaggio.

  • L’intento è quello di permettere ai giovani di confrontarsi sui contenuti del catechismo attraverso il cellulare…

Esatto. Come sono abituati a dialogare e condividere informazioni sul social network, così si potranno scambiare impressioni, domande e anche le stesse domande e risposte di YouCat, approfondendo i temi proposti. A breve sarà attivato anche un sito su internet – www.cittanuova.it – dove ci saranno altre informazioni relative alla Gmg e a YouCat. Non vorrei dimenticare anche il sito internazionale che tutti gli editori europei stanno mettendo a punto in varie lingue con argomento YouCat. Aggiungo che altri editori ci hanno chiesto di pubblicare domande e risposte non solo in italiano ma anche in altre lingue, quindi probabilmente presto ci sarà anche inglese e francese.

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Senato, la lezione di Chiara Lubich

«L’unità: un concetto che si trasforma in speranza per il mondo intero», con queste parole Renato Schifani, presidente del Senato ha concluso il suo intervento a Palazzo Giustiniani, in occasione della presentazione del libro PortarTi il mondo fra le braccia. Vita di Chiara Lubich, scritto dalla penna di Armando Torno, editorialista del Corriere della Sera. Il presidente ha ricordato, nel suo intervento, la vita straordinaria di Chiara Lubich, ripercorrendone le tappe principali e la diffusione del Movimento dei focolari da lei fondato. Sala davvero gremita anche da numerosi parlamentari, da Casini a Rutelli, da Buttiglione a Garavaglia, da Pezzotta a Sarubbi. Oltre ai relatori − l’autore, Roberto Catalano, corresponsabile del Centro per il dialogo interreligioso del Movimento dei focolari, Shahrazad Houshmand, docente di studi islamici alla Pontificia università gregoriana e Lisa Palmieri Billig, rappresentante in Italia presso la Santa sede dell’American Jewish Committee −, si sono avvicendati negli interventi anche rappresentanti del mondo politico: i senatori Giacomo Santini ed Emanuela Baio. Quest’ultima ha sottolineato come «sia difficile l’unità in politica, ma non irraggiungibile. L’unità, assieme alla fraternità, è il paradigma della nuova politica». Per Chiara Lubich «non esiste l’io senza il tu, e il tu senza il noi − ha sostenuto Donato Falmi, direttore dell’Editrice Città Nuova −. Per lei ogni espressione della vita umana ha sempre avuto una valenza sociale e perciò anche politica», tanto che formulerà l’ardita espressione: «La politica è il più grande atto d’amore». E ancora il rapporto con Alcide De Gasperi e la nascita del Movimento politico per l’unità, di cui Chiara gettò le basi nel 1996 a Napoli. Tappe che hanno aperto un positivo e costruttivo dialogo tra le diverse parti politiche come ha sottolineato la Baio, ricordando qualche episodio personale. «Chiara entra in questo secolo con una voce nuova − ha affermato Torno −, che sorprende in continuazione. La sua storia si spiega come un “solo amore”». Quello che l’ha portata ad applicare lo stesso principio dal campo politico a quello del dialogo interreligioso. E forse ancor di più oggi, in entrambi i campi, ha valore di profezia la sua visione che si riverbera nella voce di tanti: «Grazie al momento storico, alle primavere arabe, alla globalizzazione, oggi ci stiamo guardando faccia a faccia − ha affermato Shahrazad Houshmand −. Forse stiamo capendo che c’è una via spirituale ed umana, una ricerca di fratellanza della famiglia umana sull’unica culla del pianeta Terra». Sud America, Africa, Asia. Tanti i Paesi visitati dalla Lubich negli anni. Come quella volta in India: «Per vari giorni non fece altro che ascoltare, e poi cominciò a rispondere alle domande che le venivano rivolte. Aveva la parola giusta per ogni situazione − ricorda Roberto Catalano −, e questo mi fece molta impressione poiché ero lì da vent’anni. Era una donna del dialogo». Allo stesso modo anche per Lisa Palmieri Billig è stato fondamentale il suo apporto nel dialogo: «A prescindere dal mio essere ebraica e laica, Chiara non può non penetrare in ognuno di noi − ha detto −. Il suo messaggio di unità, come fondamento della vita, ha trovato profonda accoglienza in tanti amici ebrei». di Mariagrazia Baroni Fonte:    Città Nuova editrice

Senato, la lezione di Chiara Lubich

20-07-2011  di Mariagrazia Baroni Fonte:    Città Nuova editrice

 

Il suo impegno per il dialogo in politica e tra le religioni. Il 19 luglio in Senato, è stato presentato il libro “PortarTi il mondo fra le braccia” di Armando Torno, edito da Città Nuova

   

Portarti il mondo fra le braccia

«L’unità: un concetto che si trasforma in speranza per il mondo intero», con queste parole Renato Schifani, presidente del Senato ha concluso il suo intervento a Palazzo Giustiniani, in occasione della presentazione del libro PortarTi il mondo fra le braccia. Vita di Chiara Lubich, scritto dalla penna di Armando Torno, editorialista del Corriere della Sera.Il presidente ha ricordato, nel suo intervento, la vita straordinaria di Chiara Lubich, ripercorrendone le tappe principali e la diffusione del Movimento dei focolari da lei fondato.
Sala davvero gremita anche da numerosi parlamentari, da Casini a Rutelli, da Buttiglione a Garavaglia, da Pezzotta a Sarubbi. Oltre ai relatori − l’autore, Roberto Catalano, corresponsabile del Centro per il dialogo interreligioso del Movimento dei focolari, Shahrazad Houshmand, docente di studi islamici alla Pontificia università gregoriana e Lisa Palmieri Billig, rappresentante in Italia presso la Santa sede dell’American Jewish Committee −, si sono avvicendati negli interventi anche rappresentanti del mondo politico: i senatori Giacomo Santini ed Emanuela Baio. Quest’ultima ha sottolineato come «sia difficile l’unità in politica, ma non irraggiungibile. L’unità, assieme alla fraternità, è il paradigma della nuova politica».
Per Chiara Lubich «non esiste l’io senza il tu, e il tu senza il noi − ha sostenuto Donato Falmi −. Per lei ogni espressione della vita umana ha sempre avuto una valenza sociale e perciò anche politica», tanto che formulerà l’ardita espressione: «La politica è il più grande atto d’amore». E ancora il rapporto con Alcide De Gasperi e la nascita del Movimento politico per l’unità, di cui Chiara gettò le basi nel 1996 a Napoli. Tappe che hanno aperto un positivo e costruttivo dialogo tra le diverse parti politiche come ha sottolineato la Baio, ricordando qualche episodio personale.
«Chiara entra in questo secolo con una voce nuova − ha affermato Torno −, che sorprende in continuazione. La sua storia si spiega come un “solo amore”». Quello che l’ha portata ad applicare lo stesso principio dal campo politico a quello del dialogo interreligioso. E forse ancor di più oggi, in entrambi i campi, ha valore di profezia la sua visione che si riverbera nella voce di tanti: «Grazie al momento storico, alle primavere arabe, alla globalizzazione, oggi ci stiamo guardando faccia a faccia − ha affermato Shahrazad Houshmand −. Forse stiamo capendo che c’è una via spirituale ed umana, una ricerca di fratellanza della famiglia umana sull’unica culla del pianeta Terra».
Sud America, Africa, Asia. Tanti i Paesi visitati dalla Lubich negli anni. Come quella volta in India: «Per vari giorni non fece altro che ascoltare, e poi cominciò a rispondere alle domande che le venivano rivolte. Aveva la parola giusta per ogni situazione − ricorda Roberto Catalano −, e questo mi fece molta impressione poiché ero lì da vent’anni. Era una donna del dialogo». Allo stesso modo anche per Lisa Palmieri Billig è stato fondamentale il suo apporto nel dialogo: «A prescindere dal mio essere ebraica e laica, Chiara non può non penetrare in ognuno di noi − ha detto −. Il suo messaggio di unità, come fondamento della vita, ha trovato profonda accoglienza in tanti amici ebrei».

Daegu

Avvertenza: tutte le informazioni geocodificate presenti in questo sito sono puramente  indicative. Gli oggetti rappresentati (ad es. luoghi d’incontro e quant’altro) e i servizi di localizzazione o navigazione, possono essere imprecisi o errati nello stabilire indirizzi, posizioni, prossimità, distanze, indicazioni e orientamento.

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Centro Mariapoli “Maria Madre di Dio”

Un centro di formazione

A circa un’ora di distanza dalla capitale Seoul, a Kyeonggido, si trova il Centro Mariapoli “Madre di Dio” che è in funzione dal 1994. Esso serve soprattutto per la formazione dei membri del movimento e ogni anno partecipano ca. 7.000 persone ai vari corsi e incontri per approfondire la spiritualità dell’unità. Storia – La comunità del Movimento in Corea, in crescita continua, sentiva la necessità di avere un luogo dove formarsi alla cultura dell’unità e della fraternità, dove potersi incontrare e scambiarsi le esperienze di Vangelo vissuto. Così, oltre alla “Provvidenza” che è arrivata abbondante, tutti si sono impegnati in varie attività di found raising, e si è potuto acquistare un terreno di 9.779 mq per costruire il Centro Mariapoli secondo le necessità. In questo impegno, i più attivi sono stati le e i gen4, i bambini che vivono la spiritualità del Movimento, che hanno riempito con fedeltà i loro salvadanai, facendo anche dei sacrifici. All’inaugurazione, avvenuta con la gioia di tutti  nel 1994, era presente, inviato da Chiara Lubich, Aldo Fons Stedile, un focolarino della prima ora e suo collaboratore strettissimo. Da quel momento il Centro è in funzione a pieno ritmo. Il giorno più vivace e partecipato è la terza domenica del mese durante la quale il Centro è aperto a tutti i bambini/e e ragazzi/e. Sono circa 200 ogni mese i bambini e ragazzi, accompagnati dai loro genitori: la casa si riempie di canti, risate e della loro tipica vivacità. Per i genitori si svolge in contemporanea un incontro apposito e spesse volte sono i bambini stessi che suscitano il loro interesse per la vita secondo la spiritualità dell’unità. __________________________________________________________________________________________________________________________________ Avvertenza: tutte le informazioni geocodificate presenti in questo sito sono puramente  indicative. Gli oggetti rappresentati (ad es. luoghi d’incontro e quant’altro) e i servizi di localizzazione o navigazione, possono essere imprecisi o errati nello stabilire indirizzi, posizioni, prossimità, distanze, indicazioni e orientamento. (altro…)

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Vivere il carisma: economia e lavoro

rosso«L’amore, ad esempio, è comunione, porta alla comunione. Gesù in noi, perché Amore, avrebbe operato la comunione.» – Chiara Lubich La consapevolezza che Dio mostra il suo amore attraverso le circostanze della vita, anche quelle dolorose, fece desiderare alle prime focolarine, in pericolo di morte sotto le bombe della guerra, di essere raccolte in un’unica tomba con scritto: «Noi abbiamo creduto all’amore». La consapevolezza di essere amate da Dio le aveva rese capaci di essere pronte a dare la vita l’una per l’altra. Ciò ebbe come logica conseguenza anche la condivisione di ogni bene materiale e la comunione di ogni aspirazione, di ogni paura e sogno. Raccontava una delle prime focolarine, Giosi Guella, a proposito della prima convivenza realizzata da Chiara e dalle sue prime compagne: «In piazza Cappuccini non c’era niente. Nello stesso tempo però c’era tutto: per noi e per gli altri. Era logico che non ci fosse niente: se c’era qualcosa, si dava. Portavamo a casa i nostri stipendi, li mettevamo in comune». Anche il lavoro, curare il bilancio di casa, studiare, insegnare, fare le pulizie in quanto servizio, divenne occasione di amare concretamente il prossimo. Il servizio fu regola di vita della comunità che si formò attorno al primo focolare e faceva pensare ai primi cristiani che «erano un cuor solo e un’anima sola e non v’era nessun indigente fra loro» (cf. At 4, 32-35). Chi aderisce al “carisma dell’unità”, in un modo o nell’altro e come conseguenza naturale della comunione dei cuori, usa mettere in comune le proprie cose: chi tutto, chi qualcosa, chi il superfluo. Da questa comunione è nato anche un progetto di ampio raggio, sia dal punto di vista pratico che teorico, l’Economia di Comunione, che è l’espressione matura di un modo integrale di concepire la persona e il servizio ad essa. Ad essa aderiscono centinaia di imprenditori nel mondo. Nelle aziende di Economia di Comunione il lavoro è concepito come nobilitazione dell’uomo, la giustizia viene perseguita con tenacia e la legalità è ricercata giorno dopo giorno. Scrive Chiara Lubich: «La magna carta della dottrina sociale cristiana inizia là dove Maria canta: “Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi”(Lc 1,52-53). Nel Vangelo sta la più alta e travolgente rivoluzione. E forse è nei piani di Dio che anche in quest’epoca, immersa nella soluzione dei problemi sociali, sia la Madonna a dare a noi tutti cristiani una mano per edificare, consolidare, erigere e mostrare al mondo una società nuova in cui riecheggi potente il Magnificat». Leggi anche https://www.focolare.org/it/chiara-lubich/vivere-il-carisma/ (altro…)

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Argentina: 25 anni di impegno sociale

“L’amore sociale ci farà credibili”. Alla luce della la sfida contenuta in questa frase di Chiara Lubich del 1984, nacque in Argentina la “Scuola di Studi Sociali Igino Giordani” (EDES). Da allora, si sono svolti 12 corsi a scadenza biennale attraverso i quali il carisma dell’unità è entrato in pieno nel dialogo con le diverse problematiche ed iniziative nel campo sociale, alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa (DSC). Vittorio Sabbione e Lia Brunet, pionieri della spiritualità dell’unità in Sudamerica, allora responsabili del Movimento dei focolari in Argentina, furono i principali sostenitori di questo progetto, guidato agli inizi da Mons. Jorge Novak. Quest’anno l’EDES ha cominciato una nuova tappa nella Cittadella Lia (O’Higgins – Argentina), dove ha sede la scuola sociale: dal 9 all’11 luglio, con la partecipazione di 200 persone provenienti da Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay, Perù, Uruguay e dall’Argentina, è stato affrontato il tema “Il sì dell’uomo a Dio” nella sua dimensione sociale. Metodologia di lavoro. Il gruppo di coordinamento, composto da esperti, segue uno stile di lavoro comunitario: l’argomento e i temi da sviluppare si scelgono insieme; si lavora sui testi che vengono vagliati e confermati da tutto il gruppo. Quindi si elabora la versione finale che sarà presentata alla Scuola. È un costante esercizio del pensare insieme illuminati dalle parole del Vangelo, “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, ivi sono Io in mezzo a loro” (cf. Mt. 18,20). La stessa dinamica si applica agli studenti partecipanti. Alcuni dei temi sviluppati: “La socialità nella prospettiva della fraternità”, “I principi della Dottrina Sociale della Chiesa”, “Il sì dell’uomo a Dio nella sua struttura trinitaria: Gesù Abbandonato, la questione sociale e il mondo unito”, “Gli strumenti per concretizzare la DSC”. Molto apprezzati gli interventi di Mons. Agustín Radrizzani (vescovo di Mercedes-Luján e attuale Rettore dell’EDES), perché profondamente radicati nel magistero della Chiesa e permeati dal carisma dell’unità. Importanti le esperienze: la costruzione di case popolari nel Barrio Nueva Esperanza (Tucumán); lavoro di integrazione fra la parrocchia del quartiere di San Nicolás (Córdoba) e una comunità di zingari; l’incisiva scelta preferenziale dei poveri di una insegnante di Asunción (Paraguay); il capillare lavoro dei Gruppi di ascolto famigliari (San Martín, Buenos Aires); Allarme bambino, iniziativa cittadina nata dalla dolorosa scomparsa di bambini a Santa Fe, in seguito alle quali il governo provinciale ha emanato una legge, ripresa poi da altre province argentine; e la meravigliosa storia della Scuola Aurora, di Santa María di Catamarca, che con la formazione di artigiani è stata pioniera nel riscatto della cultura delle popolazioni originarie calchaquí. “È stata una scuola di formazione molto importante per valutare la nostra realtà con occhi nuovi”, dice un giovane argentino e, aggiunge: “Mi ha aiutato a capire che il cambiamento è alla nostra portata e che possiamo farlo insieme”. La consistente presenza giovanile ha dato alla EDES una nota particolare di vivacità e speranza. Alla conclusione c’era in tutti un entusiasmo tale da far prevedere un futuro ricco di sviluppi e proposte. “Il clima semplice, di serietà, di studio e di invito a vivere una società nuova, mi ha permesso di mettere a profitto i temi svolti, con il desiderio di non perdere nulla”, diceva un professionista con una lunga carriera alle spalle, e concludeva: “Mi è sembrata bella e ben riuscita. I temi svolti erano ben inculturati nella realtà latinoamericana e in sintonia con la DSC, in particolare con il documento di Aparecida. Ho imparato molto!”. (altro…)

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Bissau: perdonare i nemici, si può?

Ero parroco della Missione di Farim, in Guinea Bissau, una cittadina a nord della capitale Bissau, ai confini con il Senegal. Si andava in un villaggio per il catechismo, in preparazione al Battesimo. Quanto si insegnava era importante, ma personalmente avevo l’impressione che si rimanesse spesso sul teorico. Durante gli anni passati a Fonjumetaw, in Camerun, avevo sperimentato quanto aiutava, nell’opera di evangelizzazione, la Parola di Vita. E così cominciai prendendo la Parola di Vita del mese, e dopo una semplice spiegazione, invitavo tutti a metterla in pratica, per poi condividere i frutti, la settimana successiva. Per rendere tutto più facile, davo ad ognuno un foglietto in cui c’era scritta la frase del Vangelo e dicevo di collocarla vicino al letto e di leggerla al mattino appena si alzavano, e la sera, quando andavano a dormire. Se non sapevano leggere, suggerivo di farsi aiutare dai loro figli. Le settimane successive erano sempre più quelli che avevano “qualcosa da dire”. Un pomeriggio, nel villaggio di Sandjal, a una ventina di km da Farim, al momento di condividere le proprie esperienze, un uomo raccontò quanto gli era successo la settimana passata. La Parola di Vita era “Amate i vostri nemici” (Mt. 5,44). «Una notte le mucche del vicino entrarono nella mia piantagione di fagioli e distrussero tutto. Non era la prima volta. Per questo motivo, da mesi non ci parlavamo più. Questa volta però eravamo decisi a fargliela pagare. Era ora che capisse quanto male ci stava arrecando. Io, mia moglie e i miei figli, prendemmo ciascuno un bel pezzo di legno e ci incamminammo verso la casa del vicino. Ma dopo aver mosso i primi passi, mi ricordai della Parola e dissi: ‘Fermi! Non possiamo andare. La settimana scorsa ho ricevuto un foglietto che dice di perdonare i nemici, e fra qualche giorno devo tornare al catechismo. Cosa racconterò se ora andiamo a punire il nostro vicino?’. ‘Ma così allora lui continuerà a fare come prima!’. Ritornammo in casa e ci sedemmo. Lasciare perdere tutto come niente fosse successo, non ci sembrava giusto. Decidemmo di andare da lui, non con aria minacciosa, ma per dialogare. Spiegammo al nostro amico quanto era accaduto e gli chiedemmo di stare attento alle sue mucche. Il nostro vicino non aveva parole. Si buttò ai miei piedi e mi chiese perdono più volte. Da allora abbiamo ricominciato a salutarci, e direi, che siamo diventati amici. Erano mesi che non ci parlavamo! Nella mia casa è entrata una gioia nuova». E in un altro villaggio, Sarioba, a 5 km da Farim, stessa scena, uno studente si alza e racconta: «Ogni lunedì dobbiamo andare a Farim a piedi per la scuola. C’è un commerciante che abita in un villaggio non tanto lontano, che va pure a Farim, con la sua macchina-camioncino. Normalmente non porta niente con lui. Più volte gli abbiamo chiesto un passaggio, ma ha sempre rifiutato. Lunedì scorso è stata la stessa cosa. Solo che questa volta, dopo averci superato e arrivato a una distanza di circa 1 km, si è fermato. Aveva problemi con la macchina e non poteva continuare. Quando arrivammo là, ci chiese se gli davamo una spinta per mettere in moto la macchina. I miei amici mi dissero: ‘Lasciamolo perdere, che si arrangi. Lui non ci ha mai aiutato’. Anch’io ero di questa idea, ma poi ho ricordato ai miei colleghi la Parola di Vita. E allora decidemmo di aiutarlo a mettere in moto. La macchina partì e il signore ci offerse di salire, ma gli dicemmo che non c’era bisogno, e continuammo a piedi». P. Celso Corbioli, missionari Omi (altro…)

GMG: Arrivederci a Rio de Janeiro!

Tanzania: Approfondire i valori evangelici all’insegna del “noi”

Dopo un viaggio di circa 32 ore, Franco Pizzorno e Pierangelo Tassano del Movimento Umanità Nuova sono arrivati a Singida, in Tanzania. Obiettivo del viaggio: partecipare a una scuola di formazione, dal 21 al 25 giugno, per 70 dirigenti dei “volontari di Dio” provenienti da Kenya, Uganda, Burundi, Ruanda, Congo e Tanzania, impegnati a innervare i vari ambiti della società dei valori del Vangelo. Intensi e fruttuosi i cinque giorni di scuola, durante i quali è venuta in evidenza l’importanza di  testimoniare con la vita l’attualità e l’efficacia delle parole del Vangelo. Gli approfondimenti culturali e spirituali, curati dagli stessi volontari e volontarie, e una profonda condivisione delle esperienze, hanno fatto emergere le linee-guida per la ricerca del bene comune e della pace nella società e  fra le etnie, con particolare riferimento al mondo del lavoro e dell’educazione. «I popoli di queste Nazioni – raccontano Franco e Pierangelo – hanno nel proprio dna il germe della comunione e di una autentica creatività, forse in misura ancora maggiore rispetto a quelli di altri continenti. Il termine tipicamente africano “Ubuntu”, che esprime la realtàio sono ciò che sono per merito di ciò che siamo tutti”, è  la radice  naturale di una cultura dei rapporti che fa vedere i problemi sotto una luce diversa, aprendo lo spazio a nuove intuizioni da cui scaturiscono soluzioni valide per i problemi della società africana e non solo». Racconta Jean Bosco, ugandese: «M. vive nella mia città. È una persona affetta da HIV e altre malattie correlate. È anziano e indigente. Ho convocato una riunione del comitato esecutivo della parrocchia per capire come aiutarlo, e con mia moglie ci siamo presi cura di lui: l’abbiamo sostenuto con cibo, medicine, lavandogli i vestiti.. e anche altri amici ci hanno aiutato per assisterlo. M. è oggi parte della nostra comunità. Questi gesti non sono passati  inosservati e la nostra testimonianza è diventata uno stimolo per tanti a migliorare lo sguardo verso chi ha più bisogno». Concludono Franco e Pierangelo: «Siamo partiti con la coscienza che i popoli di questo continente hanno tanto da donare a tutto il mondo, e quindi ci siamo  messi in ascolto per capire non tanto le esigenze più impellenti, ma soprattutto i talenti di una cultura così diversa e così ricca. Come sempre, più che aver dato, abbiamo ricevuto tantissimo.» (altro…)

GMG: Arrivederci a Rio de Janeiro!

Rilasciata App di Focolare.org per iPhone, iPod, iPad

Chi è pratico di smartphone, iPhone, iPod, iPad e compagnia, non si sorprenderà di questo annuncio, anzi, lo attendeva da tempo. Per i non addetti ai lavori invece può essere utile sapere che su questa frontiera delle nuove tecnologie, e in particolare delle cosiddette applicazioni per cellulari, da oggi è possibile ricevere sul proprio smartphone, giorno per giorno tutte le notizie pubblicate sul sito www.focolare.org. Glossario Uno smartphone (letteralmente telefonino intelligente) è un dispositivo portatile che abbina le funzionalità di telefono cellulare a quelle della gestione di dati personali. App – Se abbiamo un telefonino di ultima generazione, o una tavoletta tipo iPad – come ci spiega Giulio Meazzini nell’articolo Dal mare libero alle oasi protette – la fruizione dei servizi che ci interessano avviene utilizzando le “applicazioni” dedicate,le famose app, che appaiono sullo schermo come tante piccole icone colorate, ognuna diversa dall’altra. La differenza non è banale: ogni app, costruita da uno specifico fornitore, offre una serie di servizi veloci, privati ed esclusivi, mirati alla categoria di utente desiderato. Come funziona la App di Focolare.org – Sviluppata dalla TeamDev per Focolare.org è scaricabile gratuitamente su http://itunes.apple.com/it/app/youcat/id448164885?mt=8 ed è attualmente disponibile in italiano. Entro la prossima settimana sarà pronta anche in inglese e spagnolo. Ha una schermata che permette di entrare nella home page oppure nei canali tematici. Questa è la versione 1.0, si prevedono successive modifiche. A tutti, buona navigazione, aspettiamo i vostri feedback! Leggi anche R come Amore Dal mare libero alle oasi protette di Giulio Meazzini su Città Nuova online (altro…)