[:de]20 Jahre Siedlung Eckstein
Svizzera: «Carta della fraternità in politica»
Per una politica di rispetto e di considerazione – Sia per le elezioni future come per la politica quotidiana, i firmatari della «carta» si impegnano a trattare con rispetto la persona del partito opposto, di essere all’ascolto dell’altro e di organizzare p.es. degli incontri fra elettori ed eletti onde favorire il dialogo. La «carta» è stata pubblicata su internet e può essere firmata da ogni persona che intende unirsi agli scopi ivi descritti. Stéphane Pont, Sindaco di Mollens/VS, Michel Schwery, Sindaco di San Léonard e Michelle Grandjean Böhm, deputata al Parlamento valesano hanno presentato la carta ai mass-media. Questi politici con altri cittadini attivi in politica dell’Alto e Basso vallese, hanno redatto la « carta » in un intenso scambio d’idee. Essi fanno parte del Movimento politico per l’unità che unisce i politici e gli interessati alla politica di diversi partiti. La loro preoccupazione è giungere ad una intesa politica sincera e fraterna. www.politic-forum.ch (altro…)
Singapore: l’amore che circola e sana
“Lo scorso settembre – racconta Ivan – sono andato con mia moglie Alve ad Hong Kong, dove abitano i miei genitori, perché a mia madre era stato diagnosticato un tumore alla pelle. Era necessario intervenire d’urgenza. Lei era particolarmente angosciata. Avrei voluto rimanerle accanto, ma dovevo rientrare a Singapore per lavoro. Due settimane dopo ci chiamano per avvertirci che la mamma aveva inghiottito del sonnifero ed era ricoverata in ospedale. Siamo ritornati ad Hong Kong l’indomani. L’abbiamo incontrata nel reparto psichiatrico. Ho provato a mettermi nei suoi panni e ho incominciato a capire come poteva sentirsi. Abbiamo pregato per lei e fatto del nostro meglio per convincerla a non ripetere quel folle gesto.
Quando siamo dovuti rientrare a Singapore ho chiesto a Dio con fede che si prendesse cura dei miei genitori”. “Dopo averne parlato in famiglia – continua Alve –, sono ripartita per Hong Kong da sola per assistere mia suocera dopo l’intervento. Vi sono rimasta cinque settimane lasciando lavoro e famiglia. L’operazione è andata bene e dopo cinque giorni è stata dimessa. Tuttavia, a causa di un accumulo di fluido linfatico, i punti di sutura hanno ceduto ed è stata di nuovo ricoverata in ospedale. La ferita si era infettata e le complicanze erano dolorose; tutti i suoi pensieri negativi sono tornati ed è diventata molto esigente. Per esempio, non le piaceva il cibo dell’ospedale. Allora, con mio suocero preparavamo i pasti a casa e glieli portavamo ogni giorno. Ma anche la mia cucina non soddisfaceva il suo gusto e si lamentava che era troppo salata. Mi sono rivolta a mio suocero chiedendogli quale cibo fosse di suo maggior gradimento. Il rapporto tra loro non era facile. Un giorno lei mi disse che il cibo che avevo preparato era buono; le risposi che era stato cucinato da suo marito… che lui, anche se non sapeva esprimersi con tante parole, dimostrava il suo amore attraverso i fatti. Un’altra volta si lamentava perché le faceva male una gamba e non riusciva a muovere le dita dei piedi. Allora ho iniziato a massaggiarli – anche se mi sentivo un po’ a disagio -, ricordandomi che Gesù aveva lavato i piedi ai suoi discepoli.
Farle il bagno e massaggiarla sono diventate le mie attività quotidiana e vedevo che lei era felice e confortata. Attraverso questi gesti d’amore concreto abbiamo costruito un bel rapporto. Ora si rendeva conto che lei era più fortunata di molti altri pazienti del suo reparto, e allora ha incominciato a trasmettere loro speranza e pregare per ciascuno. Anche il rapporto con suo marito è migliorato molto perché ha imparato ad apprezzarlo di più.” (altro…)
Maria Voce: verso il nuovo incontro tra le religioni ad Assisi
Verso il nuovo incontro tra le religioni ad Assisi. Appuntamento con le sorprese dello Spirito.

Simposio interreligioso in Thailandia – 2010

Chiara Lubich con un gruppo di monaci buddisti


Chiara Badano – A Teen’s Life and Beatification
“Won’t I be able to run anymore? Won’t I be able to walk anymore? Won’t I be able to practice sports anymore? All my friends… my tennis… the mountains… the beach… Mom, is it fair to die at 17?” Filmed on location in Italy, this powerful film tells the story of Blessed Chiara Badano from her childhood to her beatification in 2010. It features interviews with her parents, friends, doctors, and the family of the young man who was miraculously healed through her intercession. Born in 1971, Chiara was a typical teenager in many ways. Hear, in Chiara’s own words, her excitement about a simple and profound encounter with God at age 9 as well as her continued commitment to sharing her life experiences, including her illness, with her friends. At 17, a searing pain in her shoulder revealed that Chiara had bone cancer. “The illness arrived just at the right moment because I was going in the wrong direction,” she wrote. Her friends continued to strengthen their unity with her by sharing their daily experiences of living out the Gospel. They note that Chiara didn’t talk much about God. Chiara herself said, “Talking to people about God doesn’t count for much. I have to give God to them.” Don’t miss the opportunity to experience the path of Chiara Badano and the motto she lived during her 3-year-long illness: “It’s for you, Jesus. If you want it, I want it, too.” “God’s response to the cultural crisis in each generation is to send us Saints. Indeed, the history of the Western World is a history of Saints. Chiara Luce is God’s response to the cultural crisis of today. To a postmodern world forgetting reasons for hope, God sends his light through a teenage girl who lost everything and never lost her joy. The DVD you hold in your hands is a beautiful telling of her story.” Christopher Stefanick Speaker/Author & Director of Youth, Young Adult and Campus Ministry for the Archdiocese of Denver “In today’s world that seems so full of darkness comes a beautiful and humble story of a young girl’s light shining brightly into the world. The simple, yet powerful, life of Chiara Luce shows our young people that Sainthood is within reach. This movie will spark conversations among people of all generations on issues of joy, love, and redemptive suffering. Watch it. Share it. Live it.” Jason Deramo Middle School & High School, Youth Minister in the Archdiocese of Boston & Life Teen Area Contact www.newcitypress.com
L’arte di unire
Chiara Luce nella GMG 2011
Dal 16 al 21 agosto appuntamento a Madrid per centinaia di migliaia di giovani arrivati da tutto il mondo per partecipare alla 11° GMG. Questo evento si realizzerà quest’estate sulle strade, auditorium, piazze, collegi, scuole, parchi, della città di Madrid. Sono previsti concerti, mostre, visite guidate ai musei, piece teatrali ecc.. un programma culturale sotto il titolo “Festival della Gioventù”. Tra tutte c’è un’attività speciale, come dimostra il grande interesse dell’organizzazione stessa. Si tratta della presentazione della figura di Chiara Badano – una giovane italiana, recentemente beatificata, più conosciuta come Chiara Luce – con uno spettacolo che intreccerà musica, teatro, recitazione e coreografie. Sarà il 17 agosto, alle ore 22, nell’Auditorium Pilar García Peña, situato nel Parco Pinar del Rey. 3.000 persone potranno partecipare a questo spettacolo che si prevede indimenticabile.
Con questa presentazione si desidera mostrare «l’Amore” con la A maiuscola, che dona la felicità» come testimonia la vita di chi è stata un “raggio di Luce” – sono parole di Benedetto XVI all’Angelus del 26 Settembre 2010, all’indomani della beatificazione di Chiara Badano -. Sarà dunque una festa per tutti i giovani, «che possono trovare in lei un esempio di coerenza cristiana», sono ancora le parole del Papa. Pablo Alcolea, professore di musica coinvolto attivamente nella preparazione dell’evento, ci racconta che sta facendo un’esperienza di Dio: «Implica tanto sforzo, nel coniugare lavoro e volontariato, ma è un’occasione bella per lasciarsi portare per mano dal Padre confidando in Lui». Un altro giovane spagnolo, Pablo Garrido, co-responsabile della parte musicale dello spettacolo, assicura: «La prima parola che mi è venuta in mente è stata “follia”. Preparare qualcosa di questo calibro, secondo me rientra nella categoria del miracolo, però è molto gratificante, verificare come tutti noi abbiamo messo subito mano all’opera, costruendo questa esperienza di unità». Un altro componente del gruppo musicale, Antonio Alcántara, ci racconta che lo vive come qualcosa di molto personale, «come se la stessa Chiara Luce mi chiedesse di partecipare, col desiderio di dare il mio granello di sabbia per trasmettere il suo stile di vita, il suo ideale di vivere uniti al di là della distanza e del tempo». «Un’opportunità fantastica – continua Pablo Alcolea – per contemplare attraverso la musica, l’esperienza di vita di Chiara Luce Badano». Altri eventi molto attesi da tutti saranno i concerti del Gen Rosso, gruppo musicale internazionale del Movimento dei focolari, il 16 e il 18 agosto, con “Dimensione indelebile” http://www.youtube.com/watch?v=akWjPRkdgJA. (altro…)
LoppianoLab: contenitore d’idee e di sfide
Torna l’appuntamento annuale LoppianoLab, laboratorio nazionale e multi-evento dal 15 al 18 settembre prossimi, nella cittadella internazionale di Loppiano (FI). La prima edizione, lo scorso anno, aveva registrato circa 3.000 presenze nell’arco dei 4 giorni. “Sperare con l’Italia. In rete per il Bene comune nel 150° dell’unità” è il titolo che fa da filo conduttore ai tanti appuntamenti in cartellone e che puntano tutti nella stessa direzione: creare sinergie e intessere relazioni tra mondi, discipline, persone. Sì, perché, nonostante le pressanti e quotidiane forze centripete che sfrangiano il tessuto del Paese, c’è voglia d’incontro e confronto in quest’Italia del 2011, in cui la precarietà è spesso il minimo comune denominatore per i cittadini come per la grande azienda. Per non parlare di altre voci latitanti come cultura, comunicazione o formazione, in cui si fatica a trovare una direzione socialmente condivisa. A LoppianoLab, l’offerta è mirata: non c’è la pretesa di trovare tutte le risposte, quanto piuttosto di tracciare un percorso condiviso e offrire uno spazio di dialogo a 360°, in cui l’economia s’intersechi con la cultura, con la formazione, con la comunicazione, per imparare a remare tutti sulla stessa rotta: quella del bene comune del Paese. I promotori dell’evento esprimono bene il panorama eterogeneo che fa da sfondo all’appuntamento: si va dalla cittadella internazionale di Loppiano – 800 abitanti di una sessantina di Paesi –, al Polo Bonfanti delle aziende EdC, all’Istituto Universitario Sophia, al Gruppo editoriale Città Nuova. Anche quest’anno ci sarà la Expo delle aziende, nella doppia veste di spazio espositivo e d’incontro, con mostre e tavole rotonde per aziende alla ricerca di idee e progetti, volti ad un’economia più al servizio dell’uomo. In programma la Convention di Economia di Comunione, a 20 anni dalla nascita, la proposta culturale dell’Istituto Universitario Sophia: “La Trinità, una via della vita? Teologia, filosofia, arte e cinema in dialogo. Il Gruppo editoriale Città Nuova propone una serie di laboratori sui temi della partecipazione e dell’impegno sociale, insieme al convegno “Italia coraggio!” che offre un dialogo tra esperti, giovani “cercatori di futuro” e cittadini impegnati. Tra le novità di questa edizione l’Open City: una serie di percorsi tra Loppiano e il Polo; tra diverse culture, musiche e sapori, nello spirito di fraternità che caratterizza questi luoghi. Si chiude la carrellata di appuntamenti in plenaria, con il convegno che porta il titolo dell’evento, a cura dei quattro promotori. Arrivederci allora a LoppianoLab: contenitore d’idee e di sfide a tutto campo, per un’Italia sempre più “fatta” da tutti. Programma di LoppianoLab 2011 (altro…)
L’immensità di Dio
Contemplando l’immensità dell’universo, la straordinaria bellezza della natura, la sua potenza, sono risalita spontaneamente al Creatore del tutto e ho avuto come una nuova comprensione dell’immensità di Dio. L’impressione è stata così forte e così nuova che mi sarei gettata subito in ginocchio ad adorare, a lodare, a glorificare Dio. Ho sentito un bisogno di far ciò, come se questa fosse la mia attuale vocazione. E, quasi mi si aprissero ora gli occhi, ho compreso come non mai prima, chi è colui che abbiamo scelto come ideale, o meglio colui che ha scelto noi. L’ho visto così grande, che mi sembrava impossibile avesse pensato a noi. E questa impressione della sua immensità mi è rimasta in cuore per alcuni giorni. Ora il pregare così: “Sia santificato il tuo nome” o “Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo” è un’altra cosa per me: è una necessità del cuore. (…) Noi siamo in cammino. E, quando uno viaggia, già pensa all’ambiente che l’accoglierà all’arrivo, al paesaggio, alla città, già si prepara. Così dobbiamo fare anche noi. Lassù si loderà Dio? Lodiamolo allora fin da questo momento. Lasciamo che il nostro cuore gli gridi tutto il nostro amore, lo proclami, insieme con gli angeli, con i santi: “Santo, Santo, Santo”. Esprimiamogli la nostra lode con la bocca e con il cuore. Approfittiamone per ravvivare certe nostre quotidiane preghiere che hanno questa finalità. E diamogli gloria anche con tutto il nostro essere. (…) Lodiamolo al di là della natura o nel profondo del nostro cuore. Soprattutto, viviamo morti a noi stessi e vivi alla volontà di Dio, all’amore verso i fratelli. Siamo anche noi, come diceva Elisabetta della Trinità, una “lode della sua gloria”. Anticiperemo così un po’ di Paradiso, e Dio sarà ripagato dell’indifferenza di innumerevoli cuori che oggi vivono nel mondo. Chiara Lubich, Rocca di Papa, 22.1.1987 (altro…)
Indonesia: si inaugura il focolare a Yogyakarta
L’Indonesia è il quarto paese più popolato del pianeta, con circa 240 milioni di abitanti, distribuiti nelle 17.000 isole che compongono questo “Stato – arcipelago”. Con una messa e la benedizione della casa, si è inaugurata, il 2 luglio 2011, la prima sede stabile dei Focolari a Yogyakarta, città nell’isola di Giava con circa 3 milioni di abitanti e nota come centro della cultura e dell’arte giavanese. Come mai i focolarini dalla vicina Singapore (tra i paesi più ricchi) hanno scelto di trasferirsi in un paese con il PIL tra i più bassi del mondo, lasciando anche i loro ottimi lavori professionali? “Nella nostra decisione, riflettuta a lungo, abbiamo soppesato tanti elementi – dice Nicolas, uno di loro -, in particolare la nostra scelta di diffondere il carisma dell’unità, e l’Indonesia, per quanto a stragrande maggioranza musulmana, è un paese con tanta tolleranza religiosa. Basti pensare a uno dei pilastri della loro Costituzione che recita più o meno così: ‘Siamo tanti ma siamo uno’, e cioè l’unità nella diversità. Ma ci sarebbe una lunga storia da raccontare, per dire come Dio ci ha portati fin qui.” La conoscenza con tanti abitanti del grande Arcipelago, è nata in particolare a motivo delle forti e frequenti calamità naturali che l’Indonesia ha subito in questi ultimi anni: tsunami, terremoti, e non ultima l’eruzione di uno dei vulcani. I focolarini si sono prodigati con la gente del posto per portare avanti dei progetti in favore delle vittime, e così sono nati tanti rapporti che, pian piano, hanno costituito una comunità, ad incominciare dai giovani. “Inoltre – continua Nicolas – si tratta di un paese di frontiera, con tanta apertura al dialogo interreligioso, e la nostra spiritualità ci aiuta a costruire dei rapporti di amicizia e di fraternità fra membri delle diverse religioni presenti nel Paese”. Infatti, la popolazione è formata da fedeli appartenenti all’Islam, al Buddismo, l’Induismo e tante altre religioni. I Cristiani, complessivamente, costituiscono circa il 16% della popolazione.
“Era commovente – aggiunge Xiong – vedere la gioia di queste persone e come hanno preparato tutto, anche nei minimi particolari, con il grande senso dell’ospitalità che li caratterizza. Sono venute più di 200 persone, tanti giovani, tra cui amici musulmani”. Sono arrivati da Sumatra (Medan), Giava (Giakarta e Semarang), da Borneo (Kalimantan), Sulawesi, Timor Occidentale, e perfino da Singapore e Malesia (Johor e Penang). Per l’occasione era presente Hans Jurt, responsabile mondiale dei Focolarini, e altri focolarini e focolarine arrivati dei paesi asiatici vicini. “Ci siamo accorti – ci racconta Hans Jurt – che lasciando Singapore per trasferirci a Yogyakarta abbiamo seguito un Suo piano, un passo che Lui ci ha fatto fare. E’ molto bello costatare che la comunità di Singapore sente di aver fatto il dono del focolare all’Indonesia.” [nggallery id=65] (altro…)
Separarsi… e poi?
I giovani dei Focolari si preparano alla GMG
“La straordinaria opportunità della Giornata Mondiale della Gioventù, di ritrovarci con giovani di tutto il mondo, dice a ciascuno di noi che non siamo da soli nelle nostre città a credere che si può fare un mondo migliore. Insieme, la forza di vivere per questo, cresce. E poi, andare a Madrid vuol dire stare con Benedetto XVI! Qualche volta può sembrare una figura lontana dalla nostra vita quotidiana, in particolare per noi che viviamo in un altro continente, dove, in effetti, del Papa non si parla molto. Ma il Papa è il punto di unità della Chiesa cattolica e anche noi giovani abbiamo un posto nel suo cuore e nelle sue preghiere”. Maria Lúcia viene dal Brasile, sembra ben decisa; infatti non dubita quando conclude: “La GMG ci aiuta a gridare al mondo che i giovani non sono quelli che tanti pensano… incapaci di guardare al futuro, insensibili e passivi. Abbiamo grandi ideali e grandi valori! La preparazione? In queste settimane stiamo vivendo una forte “accelerazione”, ispirati da un pensiero di Chiara Lubich che ci aiuta a concentrarci nell’arte di amare, per migliorare ogni giorno di più. Anche nella preghiera, per prepararci a vivere la GMG con l’anima. Il frutto è un grande entusiasmo, per quella gioia che si trova solo in Dio.” Mariana, un’altra giovane brasiliana, aggiunge, con la stessa convinzione: “Per me è un segno forte che nel mondo milioni di giovani sono più che mai interessati e coinvolti nella Chiesa. Insieme vogliamo mostrare che il cristianesimo non fa parte del passato… anzi! Anche oggi noi giovani vogliamo vivere per qualcosa di grande! E poi sono molto curiosa di fare questa esperienza in prima persona: tanti giovani di tante culture, di tante realtà ecclesiali, di tanti movimenti, insieme… Anche queste diversità sono mattoni per costruire un mondo più unito. Non so se a livello planetario vedremo subito grandi cambiamenti, ma per tutti noi che parteciperemo e per tutti quelli che saranno collegati via Internet, sarà un’esperienza radicale!” Kyoko viene dal Giappone, da un’altra cultura e fedele di un’altra religione. Ci sorprende che anche lei si prepari a partecipare alla GMG. Proviamo a porgere la stessa domanda: “In un primo tempo pensavo che la GMG fosse un’esperienza solo per i giovani cristiani; io sono buddista e quindi non sentivo la necessità di partecipare. In questi mesi, però, mi trovo a Loppiano alla Scuola Gen e da qui, tanti giovani andranno a Madrid. Così, l’idea di fare il viaggio con loro ha cominciato a interessarmi. Ora sono convinta che anch’io potrò vivere una tappa molto interessante, potrò scoprire qualcosa di bello incontrando tanti altri giovani che hanno valori diversi dai miei; è questo che mi sta insegnando l’esperienza del Movimento dei focolari…”. (altro…)يوليو 2011 كلمـة الحيـاة
توجّه يسوع بهذه الكلمات إلى بطرس ويعقوب ويوحنا عندما إستولى عليهم النعاس، خلال نزاعه في بستان الجثمانية. لقد أخذ معه الرسل الثلاثة هؤلاء الذين شهدوا تجلّيه فوق جبل طابور، أخذهم ليكونوا إلى جانبه في محنته ويستعدّوا لها بالصلاة معه، فالذي سيحدث سيكون تجربة أليمة بالنسبة إليهم أيضاً.
“إسهروا وصلّوا لئلا تقعوا في تجربة. إن الروح مستعد أمّا الجسد فضعيف”
كلمات يسوع هذه – إذ نقرأها على ضوء الظروف حين نطقها – تعكس أولاً حالته الروحية، أي الطريقة التي سيواجه بها المحنة، قبل أن تُعتبر بمثابة توصيات يوجّهها إلى تلاميذه. أمام آلامه الرهيبة الوشيكة يصلّي يسوع بكل قواه وكل ذاته، ويصارع رهبة الموت والخوف منه، فيرمي ذاته في محبّة الآب كي يبقى أميناً لإرادته حتى المنتهى، ويحث رسله على التشبُّه به.
يبدو لنا يسوع هنا مثالاً لكل من عليه أن يواجه محنة، ولكنه أيضاً أخٌ، يقف إلى جانبنا في ذلك الوقت الصعب.
“إسهروا وصلّوا لئلا تقعوا في تجربة. إن الروح مستعد أمّا الجسد فضعيف”
غالباً ما تتردّد، على لسان يسوع، الدعوة إلى السهر. وما يقصده بـ “السهر” هو ألاّ ندع النعاس الروحي يتغلّب علينا، فنبقى على إستعداد دائم لاستقبال إرادة الله، ونتعلّم كيف نقرأ علاماتها في تفاصيل حياتنا اليومية، وبالأخص أن نعرف كيف نقرأ الصعوبات والآلام على نور محبّة الله.
و”السهر” لا ينفصل أبداً عن الصلاة، إذ لا بدّ من الصلاة للتغلب على المحن. نستطيع أن نتخطّى ضعف الإنسان (أي “ضعف الطبيعة البشرية”) من خلال تلك القوة التي تأتينا من الروح.
“إسهروا وصلّوا لئلا تقعوا في تجربة. إن الروح مستعد أمّا الجسد فضعيف”
كيف نعيش كلمة الحياة لهذا الشهر؟
نحن أيضاً علينا أن نتوقّع أننا سنواجه تجارب عدّة، الصغيرة منها والكبيرة، التي نلتقي بها كل يوم. تجارب عادية، كلاسيكية لا بد أن يتعرّض لها كل مسيحي. والشرط الأول للتغلُّب على التجربة، أيّة تجربة كانت هو “السهر”، كما ينبِّهنا يسوع. ولكن علينا أن نعرف كيف نميّز وندرك أنها تجارب يسمح بها الله لا لنقع في اليأس إنما كي ننضج روحياً بالتغلّب عليها.
وفي نفس الوقت علينا أن نصلّي. الصلاة ضرورية، لأن هناك نوعين من التجارب نحن معرَّضون لهما في تلك الأوقات أكثر من غيرها: من جهة الوقوع في فخ الإدّعاء بأننا قادرون على التغلُّب على التجربة بقدرتنا الذاتية، ومن جهة أخرى الشعور العكسيّ، أي بأننا لن نستطيع الخروج منها لأنها تفوق قدرتنا. إنما يسوع يقول لنا العكس مؤكِّداً أن الآب السماوي لن يبخل علينا بقوة الروح القدس إن نحن سهرنا طالبين منه هذا الروح بإيمان.
كيارا لوبيك (أبريل 1990)
[:ot]Kelma tal-Ħajja – Lulju 2011[:]
[:ot]Download – Kelma tal-Ħajja – Lulju
Dan il-kliem Ġesù qalu lil Pietru, ’il Ġakbu u ’l Ġwanni fl-agunija tiegħu fil-Ġnien tal-Ġetsemani, meta mar ħdejhom u sabhom reqdin. Hu kien ħa miegħu lil dawn it-tliet appostli, l-istess tlieta li kienu preżenti fuq il-muntanja Tabor meta nbidel quddiemhom. Ġesù riedhom ikunu qribu f’dak il-mument diffiċli. Ried ukoll li jħejju ruħhom flimkien miegħu bit-talb għax kellhom jgħaddu minn żmien diffiċli huma wkoll. “Ishru u itolbu biex ma tidħlux fit-tiġrib. L-ispirtu, iva, irid; imma l-ġisem dgħajjef”. Jekk naqraw dan il-kliem fid-dawl taċ-ċirkustanzi li fihom qalu Ġesù, qabel ma nqisuh bħala twissija li qed jagħti lid-dixxipli, jeħtieġ li naraw dak li Ġesù kien qed għaddej minnu Hu. Jiġifieri naraw kif Hu kien qed iħejji ruħu għall-prova. Ġesù ra l-passjoni riesqa lejH u għalhekk talab bil-ħeġġa kollha, ħadha kontra l-biża’ tal-mewt, intefa’ fi ħdan il-Missier li hu Mħabba biex jibqa’ fidil għar-rieda tiegħu sal-aħħar. Ried ukoll jgħin lill-appostli biex huma jagħmlu bħalu. Hawnhekk naraw f’Ġesù l-mudell għal dawk li jkollhom jgħaddu mill-prova u fl-istess ħin narawh bħala ħuna li jkun maġenbna f’dak il-mument diffiċli. “Ishru u itolbu biex ma tidħlux fit-tiġrib. L-ispirtu, iva, irid; imma l-ġisem dgħajjef”. Kien hemm drabi oħra meta Ġesù wissiena biex nishru. Bil-kelma “ishru” Ġesù jifhem li m’għandniex inħallu n-nagħas spiritwali jirbħilna, li għandna nkunu dejjem lesti li nilqgħu r-rieda t’Alla, li fil-ħajja tagħna ta’ kuljum għandna nindunaw xinhi r-rieda tiegħu mis-sinjali li jibgħatilna. Fuq kollox irridu nagħrfu d-diffikultajiet u t-tbatijiet u narawhom fid-dawl tal-imħabba t’Alla. Aħna ma nistgħux nishru jekk ma nitolbux għax mingħajr it-talb ma nkunux nistgħu nirbħu l-prova. Id-dgħufija tal-ġisem u l-fatt li l-bniedem jaqa’ malajr, negħlbuhom bil-forza li jagħtina l-Ispirtu s-Santu. “Ishru u itolbu biex ma tidħlux fit-tiġrib. L-ispirtu, iva, irid; imma l-ġisem dgħajjef”. Mela kif għandna ngħixu din il-Kelma tal-ħajja ta’ dan ix-xahar? Aħna wkoll ikollna naċċettaw li f’ħajjitna jaslu ħafna provi: provi żgħar jew kbar li nħabbtu wiċċna magħhom kuljum. Jaslu provi normali; provi li bilfors irridu ngħaddu minnhom jekk aħna nsara. Issa, Ġesù jwissina li l-ewwel kundizzjoni biex negħlbu kull prova li tasal fuqna hi li nishru. Jeħtieġ nagħrfu li dawn il-provi jippermettihom Alla, mhux biex aħna naqtgħu qalbna imma biex meta negħlbuhom, aħna nimmaturaw fil-ħajja spiritwali tagħna. Fl-istess ħin jeħtieġ nitolbu. It-talb hu meħtieġ għax aħna esposti għal żewġ tipi ta’ tentazzjonijiet: minn banda nkunu prużuntużi u naħsbu li kapaċi nirbħu waħedna; mill-banda l-oħra nibżgħu li mhux se jirnexxilna; inħossu li l-prova hi aktar b’saħħitha mill-ħila tagħna. Iżda Ġesù jiżgurana li l-Missier mhux se jonqos milli jagħtina l-qawwa tal-Ispirtu s-Santu jekk aħna nishru u nitolbuH bil-fidi. Chiara Lubich
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I 100 anni dell’Istituzione Teresiana
Negli anni trascorsi da quel 30 maggio 1998, il primo incontro dei Movimenti con Giovanni Paolo II, i Focolari hanno vissuto un ricco scambio con altre realtà carismatiche, nel crescente desiderio di conoscersi. Questo è avvenuto anche con l’Istituzione Teresiana, già subito dopo il ’98. La stima, cresciuta nel tempo, ha portato ad essere reciprocamente presenti a varie iniziative, alcune proprio per una maggiore conoscenza dei rispettivi carismi. Nel maggio 2003, a Roma, eravamo presenti alle celebrazioni per la canonizzazione di don Poveda, avvenuta a Madrid il 4 maggio di quell’anno, durante la visita del Papa in Spagna. Puntuale è arrivato anche l’invito a festeggiare il centenario della loro fondazione con eventi disseminati sull’intero globo. È il 1911 quando Pedro Poveda, ispirato da un’immagine mariana delle Asturie: la Santina, ebbe l’intuizione che diede inizio all’Opera delle Accademie Teresiane. Quell’idea, comunicata a persone di diverse estrazioni e condizioni, fu accolta con toni differenti. Professionisti dell’educazione, giovani donne, sacerdoti accomunati dalla voglia di armonizzare fede e cultura del loro tempo furono avvicinati da don Poveda. Molti ne compresero la proposta, altri l’appoggiarono, alcuni – specialmente donne – la scelsero come impegno di vita totale. A Oviedo, nel 1911, trovò sede la prima “Accademia”, un centro pedagogico per giovani maestri con la proposta di un percorso preparatorio a vivere e testimoniare la propria fede nella missione educativa.
A cento anni dalla nascita come si pone ad affrontare l’attualità? Una frase e un simbolo accompagnano le celebrazioni del centenario che si chiuderanno il 15 agosto 2012: “Dalla memoria all’impegno”: una memoria riconoscente e un impegno rinnovato. Ad indicarla è Loreto Ballester, Direttrice Generale dell’Istituzione Teresiana. Memoria riconoscente, per il dono del carisma alla Chiesa e al mondo; impegno rinnovato, nella promozione umana e trasformazione sociale tipiche del carisma teresiano. Immagine-simbolo è l’ albero: le radici, il carisma del Fondatore; i rami, le presenze dell’Istituzione nei vari Paesi. Tra le iniziative avviate, la tavola rotonda del 21 maggio scorso a Roma: “Cento anni di vita: dalla memoria all’impegno”, il titolo. Presieduta dal Card. Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, ha visto una significativa partecipazione di rappresentanti e membri di altre realtà carismatiche. Per il Movimento dei focolari erano presenti Anna Pelli e Pier Giorgio Colonnetti, responsabili del dialogo tra le varie realtà ecclesiali. Con gli interventi di Daniela Corinaldesi, Francesca Cocchini e Arantxa Aguado si fa il punto su come, partendo dalla spiritualità dei primi cristiani, l’Istituzione Teresiana sia capace di dare una risposta ai segni dei tempi con un impegno radicato nel cuore del mondo. Da dove l’Istituzione Teresiana “attinge nel presente la forza per la sua missione e la sua crescita? Quale il segreto della sua permanente vitalità, nonostante il passare degli anni?” È la domanda del Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici che risponde così: “La risposta è semplice ed è contenuta in una sola parola: il carisma”. Nel pomeriggio la solenne Celebrazione eucaristica presieduta dal card. Rylko, che nell’omelia ribadisce il senso della ricorrenza: “Un’opportunità per tutti di riscoprire l’affascinante bellezza del vostro carisma e di rinnovare l’impegno di fedeltà ad esso”. A coronamento del pomeriggio, è stato letto il messaggio di Benedetto XVI, che – ricordandone le origini – definisce l’ispirazione di don Poveda “una buona idea per un rinnovato incoraggiamento a una vita cristiana esigente e a una generosa missione di evangelizzare e umanizzare i vari settori sociali”.
[:es]El Honor de Dios[:]
[:es]4 de julio de 1976, 01.30 hs. En la noche helada varios hombres irrumpían en la casa parroquial de la iglesia de San Patricio, en el barrio porteño de Belgrano. A la mañana siguiente, sobre la alfombra roja del living, cinco cadáveres en medio de un charco de sangre daban testimonio del horror. [:] (altro…)
El Honor de Dios
Tres sacerdotes y dos seminaristas arrancados de la tierra de los vivos, materializando un mundo de prejuicios, de intereses ambiguos, de intolerancia llevados hasta el extremo. Pero también haciendo presente en medio de nosotros aquella fidelidad irrenunciable a la verdad que llevó a tantos hombres y mujeres al supremo testimonio de la vida. La sangre de los mártires palotinos sigue gritando al cielo, reclamando la verdad de los hechos, desafiándonos a hacernos cargo de la historia. Más de tres décadas han pasado de la llamada Masacre de San Patricio, una historia silenciada, un crimen impune. Las páginas que integran este libro (segunda edición) son el fruto de dos años de investigación acerca de la mayor tragedia de la Iglesia Católica en Argentina. La investigación que dio origen a este libro comienza con la idea de realizar un testimonio fílmico sobre esta tragedia. Más de 150 personas entrevistadas en un paciente trabajo de documentación y reconstrucción histórica: familiares, amigos, religiosos, represores, ex militantes políticos. Amenazas de muerte, estímulos, presiones, marchas y contramarchas, ánimo y desaliento desde esa noche de mayo en que el P. Thomas O’Donnell, delegado de la provincia palotina irlandesa, desafió a Gabriel Seisdedos con un “sería bueno contar la historia, ¿no?”. Datos del autor: Gabriel Seisdedos nació en Buenos Aires en junio de 1963. Trabajó en el periodismo escrito y radial. Traductor y escritor. En 1996 publicó El honor de Dios y tres años después, Hasta los oídos de Dios, la historia del Movimiento de los sacerdotes para el Tercer Mundo. En 1997 produjo y dirigió un documental basado en el libro y estrenado en la televisión norteamericana. En la actualidad continúa trabajando en temas relacionados con lo religioso y los derechos humanos.
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Tres sacerdotes y dos seminaristas arrancados de la tierra de los vivos, materializando un mundo de prejuicios, de intereses ambiguos, de intolerancia llevados hasta el extremo. Pero también haciendo presente en medio de nosotros aquella fidelidad irrenunciable a la verdad que llevó a tantos hombres y mujeres al supremo testimonio de la vida. La sangre de los mártires palotinos sigue gritando al cielo, reclamando la verdad de los hechos, desafiándonos a hacernos cargo de la historia. Más de tres décadas han pasado de la llamada Masacre de San Patricio, una historia silenciada, un crimen impune. Las páginas que integran este libro (segunda edición) son el fruto de dos años de investigación acerca de la mayor tragedia de la Iglesia Católica en Argentina. La investigación que dio origen a este libro comienza con la idea de realizar un testimonio fílmico sobre esta tragedia. Más de 150 personas entrevistadas en un paciente trabajo de documentación y reconstrucción histórica: familiares, amigos, religiosos, represores, ex militantes políticos. Amenazas de muerte, estímulos, presiones, marchas y contramarchas, ánimo y desaliento desde esa noche de mayo en que el P. Thomas O’Donnell, delegado de la provincia palotina irlandesa, desafió a Gabriel Seisdedos con un “sería bueno contar la historia, ¿no?”. Datos del autor: Gabriel Seisdedos nació en Buenos Aires en junio de 1963. Trabajó en el periodismo escrito y radial. Traductor y escritor. En 1996 publicó El honor de Dios y tres años después, Hasta los oídos de Dios, la historia del Movimiento de los sacerdotes para el Tercer Mundo. En 1997 produjo y dirigió un documental basado en el libro y estrenado en la televisión norteamericana. En la actualidad continúa trabajando en temas relacionados con lo religioso y los derechos humanos.
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Tres sacerdotes y dos seminaristas arrancados de la tierra de los vivos, materializando un mundo de prejuicios, de intereses ambiguos, de intolerancia llevados hasta el extremo. Pero también haciendo presente en medio de nosotros aquella fidelidad irrenunciable a la verdad que llevó a tantos hombres y mujeres al supremo testimonio de la vida. La sangre de los mártires palotinos sigue gritando al cielo, reclamando la verdad de los hechos, desafiándonos a hacernos cargo de la historia. Más de tres décadas han pasado de la llamada Masacre de San Patricio, una historia silenciada, un crimen impune. Las páginas que integran este libro (segunda edición) son el fruto de dos años de investigación acerca de la mayor tragedia de la Iglesia Católica en Argentina. La investigación que dio origen a este libro comienza con la idea de realizar un testimonio fílmico sobre esta tragedia. Más de 150 personas entrevistadas en un paciente trabajo de documentación y reconstrucción histórica: familiares, amigos, religiosos, represores, ex militantes políticos. Amenazas de muerte, estímulos, presiones, marchas y contramarchas, ánimo y desaliento desde esa noche de mayo en que el P. Thomas O’Donnell, delegado de la provincia palotina irlandesa, desafió a Gabriel Seisdedos con un “sería bueno contar la historia, ¿no?”. Datos del autor: Gabriel Seisdedos nació en Buenos Aires en junio de 1963. Trabajó en el periodismo escrito y radial. Traductor y escritor. En 1996 publicó El honor de Dios y tres años después, Hasta los oídos de Dios, la historia del Movimiento de los sacerdotes para el Tercer Mundo. En 1997 produjo y dirigió un documental basado en el libro y estrenado en la televisión norteamericana. En la actualidad continúa trabajando en temas relacionados con lo religioso y los derechos humanos.
El Honor de Dios
Tres sacerdotes y dos seminaristas arrancados de la tierra de los vivos, materializando un mundo de prejuicios, de intereses ambiguos, de intolerancia llevados hasta el extremo. Pero también haciendo presente en medio de nosotros aquella fidelidad irrenunciable a la verdad que llevó a tantos hombres y mujeres al supremo testimonio de la vida. La sangre de los mártires palotinos sigue gritando al cielo, reclamando la verdad de los hechos, desafiándonos a hacernos cargo de la historia. Más de tres décadas han pasado de la llamada Masacre de San Patricio, una historia silenciada, un crimen impune. Las páginas que integran este libro (segunda edición) son el fruto de dos años de investigación acerca de la mayor tragedia de la Iglesia Católica en Argentina. La investigación que dio origen a este libro comienza con la idea de realizar un testimonio fílmico sobre esta tragedia. Más de 150 personas entrevistadas en un paciente trabajo de documentación y reconstrucción histórica: familiares, amigos, religiosos, represores, ex militantes políticos. Amenazas de muerte, estímulos, presiones, marchas y contramarchas, ánimo y desaliento desde esa noche de mayo en que el P. Thomas O’Donnell, delegado de la provincia palotina irlandesa, desafió a Gabriel Seisdedos con un “sería bueno contar la historia, ¿no?”. Datos del autor: Gabriel Seisdedos nació en Buenos Aires en junio de 1963. Trabajó en el periodismo escrito y radial. Traductor y escritor. En 1996 publicó El honor de Dios y tres años después, Hasta los oídos de Dios, la historia del Movimiento de los sacerdotes para el Tercer Mundo. En 1997 produjo y dirigió un documental basado en el libro y estrenado en la televisión norteamericana. En la actualidad continúa trabajando en temas relacionados con lo religioso y los derechos humanos.
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Tres sacerdotes y dos seminaristas arrancados de la tierra de los vivos, materializando un mundo de prejuicios, de intereses ambiguos, de intolerancia llevados hasta el extremo. Pero también haciendo presente en medio de nosotros aquella fidelidad irrenunciable a la verdad que llevó a tantos hombres y mujeres al supremo testimonio de la vida. La sangre de los mártires palotinos sigue gritando al cielo, reclamando la verdad de los hechos, desafiándonos a hacernos cargo de la historia. Más de tres décadas han pasado de la llamada Masacre de San Patricio, una historia silenciada, un crimen impune. Las páginas que integran este libro (segunda edición) son el fruto de dos años de investigación acerca de la mayor tragedia de la Iglesia Católica en Argentina. La investigación que dio origen a este libro comienza con la idea de realizar un testimonio fílmico sobre esta tragedia. Más de 150 personas entrevistadas en un paciente trabajo de documentación y reconstrucción histórica: familiares, amigos, religiosos, represores, ex militantes políticos. Amenazas de muerte, estímulos, presiones, marchas y contramarchas, ánimo y desaliento desde esa noche de mayo en que el P. Thomas O’Donnell, delegado de la provincia palotina irlandesa, desafió a Gabriel Seisdedos con un “sería bueno contar la historia, ¿no?”. Datos del autor: Gabriel Seisdedos nació en Buenos Aires en junio de 1963. Trabajó en el periodismo escrito y radial. Traductor y escritor. En 1996 publicó El honor de Dios y tres años después, Hasta los oídos de Dios, la historia del Movimiento de los sacerdotes para el Tercer Mundo. En 1997 produjo y dirigió un documental basado en el libro y estrenado en la televisión norteamericana. En la actualidad continúa trabajando en temas relacionados con lo religioso y los derechos humanos.
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El Honor de Dios
Tres sacerdotes y dos seminaristas arrancados de la tierra de los vivos, materializando un mundo de prejuicios, de intereses ambiguos, de intolerancia llevados hasta el extremo. Pero también haciendo presente en medio de nosotros aquella fidelidad irrenunciable a la verdad que llevó a tantos hombres y mujeres al supremo testimonio de la vida. La sangre de los mártires palotinos sigue gritando al cielo, reclamando la verdad de los hechos, desafiándonos a hacernos cargo de la historia. Más de tres décadas han pasado de la llamada Masacre de San Patricio, una historia silenciada, un crimen impune. Las páginas que integran este libro (segunda edición) son el fruto de dos años de investigación acerca de la mayor tragedia de la Iglesia Católica en Argentina. La investigación que dio origen a este libro comienza con la idea de realizar un testimonio fílmico sobre esta tragedia. Más de 150 personas entrevistadas en un paciente trabajo de documentación y reconstrucción histórica: familiares, amigos, religiosos, represores, ex militantes políticos. Amenazas de muerte, estímulos, presiones, marchas y contramarchas, ánimo y desaliento desde esa noche de mayo en que el P. Thomas O’Donnell, delegado de la provincia palotina irlandesa, desafió a Gabriel Seisdedos con un “sería bueno contar la historia, ¿no?”. Datos del autor: Gabriel Seisdedos nació en Buenos Aires en junio de 1963. Trabajó en el periodismo escrito y radial. Traductor y escritor. En 1996 publicó El honor de Dios y tres años después, Hasta los oídos de Dios, la historia del Movimiento de los sacerdotes para el Tercer Mundo. En 1997 produjo y dirigió un documental basado en el libro y estrenado en la televisión norteamericana. En la actualidad continúa trabajando en temas relacionados con lo religioso y los derechos humanos.