Movimento dei Focolari
Un patto di misericordia

Un patto di misericordia

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Foto di gruppo delle prime focolarine

«C’è un’esperienza di vita nel primo focolare che è stata un’applicazione di questo “amare per primi”. Specie in un primo tempo non era sempre facile per un gruppo di ragazze vivere la radicalità dell’amore. Eravamo persone come le altre, anche se sostenute da un dono speciale di Dio, e anche fra noi, sui nostri rapporti, poteva posarsi della polvere, e l’unità poteva illanguidire. Ciò accadeva, ad esempio, quando ci si accorgeva dei difetti, delle imperfezioni degli altri e li si giudicava, per cui la corrente d’amore scambievole si raffreddava. Per reagire a questa situazione abbiamo pensato un giorno di stringere fra di noi un patto che abbiamo chiamato “patto di misericordia”. Si decise di vedere ogni mattina il prossimo che incontravamo – in focolare, a scuola, al lavoro, ecc. -, di vederlo nuovo, nuovissimo, non ricordandoci affatto dei suoi nei, dei suoi difetti, ma tutto coprendo con l’amore. Era avvicinare tutti con questa amnistia completa del nostro cuore, con questo perdono universale. Era un impegno forte, preso da tutte noi insieme, che aiutava ad essere sempre primi nell’amare a imitazione di Dio misericordioso, il quale perdona e dimentica. Ora siamo certi che se non ci fosse stato questo patto di perdono quotidiano, il Movimento non avrebbe camminato neanche da Trento a Rovereto; in pratica, non avrebbe avuto l’energia necessaria per diffondersi». Chiara Lubich, L’amore al prossimo, all’incontro degli amici musulmani, Castel Gandolfo, 1 novembre 2002 (stralcio). (altro…)

Anche da un monastero si raggiungono le periferie

Anche da un monastero si raggiungono le periferie

monastero_janua_coeli«Incontro in parlatorio una persona, non più giovane, mandata da un amico comune. È stata operata di un tumore che per il momento non dà particolari problemi. Però non è tranquilla, non accetta la malattia, vive un momento di grande incertezza. Vorrebbe farsi aiutare da uno psicologo o da uno psichiatra, ma intanto viene da noi. Certo, dico, l’aiuto medico e farmacologico in certi momenti possono essere utili, ma solo la fede può donarle la pace che cerca, la forza per accettare la malattia, la speranza e la gioia di continuare a vivere fidandosi e affidandosi al Signore Gesù e a Maria, nostra madre. Quando ci salutiamo penso: chissà se la rivedrò ancora? Forse sono stata troppo precipitosa nel proporre un cammino di fede. La porto comunque con me nella preghiera. Dopo alcuni giorni mi telefona: “La settimana prossima parto per Lourdes”. È l’occasione per riaccostarsi ai sacramenti e iniziare un cammino di fede sotto la protezione della Madonna». «Un’altra esperienza, molto forte, la vivo con un ragazzo giovane malato di leucemia. Viene a trovarmi con la ragazza, con cui convive, e chiede preghiere per riuscire ad accettare questa grande prova. Ci sentiamo al telefono e ogni tanto viene in monastero per, come dice lui:, “ricaricarsi e fare buona scorta di serenità e di pace”. Vorrebbe sposarsi, ma il momento è difficile e rimandano. Dopo il trapianto di midollo osseo torna a casa e perfino al lavoro, ma per poco tempo. Nuova ricaduta, ancora chemioterapia … È sempre speranzoso, non si arrende. Mi racconta di persone conosciute in ospedale con la sua stessa malattia che a un certo punto non riescono più a camminare, arrivano in ospedale prima con le stampelle, poi in carrozzella e poi … non si vedono più. Lui sta facendo lo stesso percorso, ma sembra non rendersene conto. Intanto anche il rapporto con la sua ragazza si fa difficile, per cui doppia sofferenza. Faccio il possibile per stargli vicino, lo ascolto, cerco di amarlo “fino in fondo” e prego soprattutto perché lui ritrovi la preghiera e ravvivi la fede. Gli regaliamo una medaglia della Madonna miracolosa appartenuta a Madre Teresa di Calcutta davanti alla quale inizia a pregare con fervore. Trova serenità, pace e la forza di interrompere la convivenza e tornare a casa dai genitori. Si accosta al sacramento delle Riconciliazione, riceve l’Eucaristia ogni settimana e anche l’Unzione degli infermi. Dopo 2 mesi dal ritorno a casa parte per il cielo a 29 anni, ma con Gesù nel cuore».   «Molti sono i contatti con persone che vivono difficoltà familiari. Con una giovane sposa e mamma è iniziato da anni un cammino di ascolto e di sostegno orante. Ora la cosa più importante è aiutarla a rafforzare il suo rapporto personale con Gesù perché dia senso a ogni cosa, ogni gesto, anche il più piccolo. L’ideale dell’unità di Chiara Lubich mi aiuta molto in questo, così, con questa giovane donna, facciamo il patto di dire sempre “per te Gesù” prima di ogni azione e di chiedere il suo aiuto in ogni momento della giornata cercando di vivere bene l’attimo presente. Penso alle difficoltà della vita fraterna e che io per prima devo vivere quello che dico a lei. Con questo patto camminiamo insieme e ci sosteniamo a vicenda».

Natale in Bulgaria

Natale in Bulgaria

Gostilya«Nei giorni precedenti il Natale siamo andate a Gostilya, un villaggio a nord della Bulgaria, per trovare alcuni amici che negli ultimi anni sono venuti a Sofia per le Mariapoli. Volevamo dimostrare la nostra riconoscenza ed affetto, andandoli a visitare nel posto dove vivono». È il racconto di M. Lucia, Majda, Julia e Ildiko, originarie di Italia, Slovenia, Germania e Romania e che attualmente compongono l’unico centro del Movimento dei Focolari in Bulgaria. «Non ci aspettavamo di trovare un paesino quasi morto», continuano. Dei 1.500 abitanti agli inizi degli anni ’90, infatti, ora sono appena un centinaio a causa della forte emigrazione. I ragazzi sono una ventina. Hanno chiuso la scuola, l’asilo, la biblioteca e altri luoghi pubblici. La chiesa cattolica è stata riaperta da 3 anni, da quando è stato ordinato un anziano diacono che vive la spiritualità dell’unità. NataleBulgaria3«Avevamo preparato una tombola con regali per tutti e portato in dono la statuetta di Gesù Bambino in gesso realizzata dai bambini. Non potevamo immaginarci che la loro gioia sarebbe stata così grande: erano grati che qualcuno fosse venuto da loro. Sono arrivate anche una famiglia che abita a 30 km di distanza, e altre persone a quasi 3 ore di macchina. Il Sindaco ci ha volute suoi ospiti e ci ha fatto fare una “visita guidata” del paesino». «Tutti facevano a gara per donarci qualcosa: una anziana signora, molto povera e malata, che non è potuta venire all’incontro, ha fatto una focaccia dolce per la colazione. Prima di partire, siamo passati da casa sua per ringraziarla e regalarle un Gesù Bambino. Commossa, ha ascoltato i nostri canti di Natale sulla porta. E ancora abbiamo ricevuto  un pollo enorme per il pranzo di Natale, barattoli di miele e altre conserve fatte in casa “ecologicamente pulite” – come hanno tenuto a precisare». NataleBulgaria2Dopo Gostilya, è la volta dell’estrema periferia della capitale bulgara. A Sofia, il 24 dicembre, le focolarine fanno visita ad una famiglia rom con 7 bambini. Li conoscono da anni, e cercano di aiutarli come possono. Una di loro, Majda, li ha preparati al battesimo e un’altra ha fatto da madrina. A sottolineare l’amore e la stima, la mamma ha voluto chiamare l’ultima figlia Majda, un nome sloveno, che non c’è in Bulgaria. Julia, che lavora invece in una scuola tedesca, ha parlato di questa famiglia ai suoi colleghi, che hanno voluto donare vestiti, generi alimentari e giocattoli. «Abbiamo potuto preparare così dei regali personalizzati per ciascuno – raccontano -. Un’insegnante ha voluto che venissero con noi i suoi tre figli (di 8, 11 e 13 anni), per accostarsi ad una realtà diversa da quella a cui sono abituati. Sostenuti da tutta questa solidarietà, siamo partiti per Botunetz, il nome del sobborgo in cui vive la nostra famiglia. Avevamo comprato un piccolo albero di Natale, per adornarlo insieme.  La mamma aveva pulito la casa e vestito bene i bambini, ma c’era tanta umidità e freddo e muffa. Siamo stati da loro alcune ore, preparando l’albero, cantando canzoni di Natale, colorando disegni del presepe, aprendo i regali. Tutti erano felici e c’era fra noi l’aria di un vero Natale». È stato così anche alla tradizionale Messa nelle carceri di Sofia, dove un gruppo del Movimento dei Focolari va ogni anno insieme con le Suore di Madre Teresa; e per la festa in un club di pensionati… Un Natale in cui, per chi racconta, è stato possibile sperimentare una condivisione, all’insegna della gioia, della sobrietà e della solidarietà. Maria Chiara De Lorenzo (altro…)

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2016

La data tradizionale per la celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, nell’emisfero nord, va dal 18 al 25 gennaio. Nell’emisfero sud, in cui gennaio è periodo di vacanza, le chiese celebrano la Settimana di preghiera in altre date, per esempio nel tempo di Pentecoste. Qui si possono trovare i testi preparati da un gruppo misto di lavoro della Lettonia, nominato dalla Chiesa cattolica (Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani) e dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Ginevra). Le Chiese cristiane invitano a «trovare opportunità in tutto l’arco dell’anno per esprimere il grado di comunione già raggiunto tra le chiese e per pregare insieme per il raggiungimento della piena unità che è il volere di Cristo stesso», secondo la preghiera di Gesù al Padre: “perché tutti siano una cosa sola” (Gv 17). Il Movimento dei Focolari nel mondo è impegnato a promuovere e sostenere i vari eventi locali in programma per le celebrazioni della settimana di preghiera, anche attraverso la testimonianza del suo tipico contributo, il ‘dialogo della vita’, basato sul comandamento dell’amore reciproco (Gv 13, 34). Alla frase scelta per la Settimana di preghiera 2016 si ispira anche la Parola di Vita del mese di gennaio: «Chiamati a proclamare le opere meravigliose del Signore» (cfr 1 Pietro 2, 9) (altro…)

Redescobrir a Árvore da Vida – Luigino Bruni

Redescobrir a Árvore da Vida – Luigino Bruni

  O Livro do Génesis é um texto surpreendente para quem procura novas palavras e reflexões para desafiar a economia de hoje, que desvalorizou os bens sufocando-os com as mercadorias, tirando do horizonte tudo aquilo que não está à venda. Luigino Bruni, Professor de Economia Política na Universidade LUMSA em Roma e no Instituto Universitário Sophia, ajuda-nos a penetrar o texto bíblico e a deixarmo-nos interpelar por ele, nos nossos comportamentos, nos relacionamentos, no contributo que damos à sociedade em que vivemos.   ISBN 978-989-99392-4-0 156 pág. Ÿ 13×20 cm Ÿ € 12,00   Editora Cidade Nova

La stella e il cuore

La stella e il cuore

Epiphany2016 La stella non si è ingannata, quando ha chiamato chi era più lontano, perché s’incamminasse verso il Dio a lui vicino. La stella non si è ingannata, indicando la via del deserto, la più umile, la più dura. La stella non si è ingannata, fermandosi sopra la casa di gente umile: è nato là il grande futuro. Il tuo cuore non si è ingannato, mettendosi in cammino in cerca dell’ignoto. Il tuo cuore non si è ingannato, non cedendo alla vana impazienza. Il tuo cuore non si è ingannato, inginocchiandosi dinanzi al Bambino.   Klaus Hemmerle – DIO SI È FATTO BAMBINO – pag.11 – Città Nuova 2007 (altro…)

Gioia e le altre

Gioia e le altre

GioiaEleAltre“Non mi piace invecchiare, ma considerando l’alternativa…” ha affermato Woody Allen in un’intervista. Ed oggi che la vita media si è allungata, in molti si trovano a fare i conti con una longevità che è indubbiamente una ricchezza delle nostra società del benessere. Attraverso la storia di Gioia, nonna iperattiva che improvvisamente si trova a dover fare i conti con un corpo che non la segue più come vorrebbe, si ripercorrono i piccoli e i grandi problemi di chi è avanti negli anni. E quando la debolezza del corpo si fa più evidente l’istituto sembra essere l’unica soluzione, la più normale, la più fisiologica; soluzione a cui Gioia, in modo assolutamente delicato e originale, si oppone. Ne scaturisce una sorprendente alleanza tra generazioni da cui nascono nuove energie, nuove soluzioni, nuova voglia di vita. Il saggio di Giantin evidenzia le criticità del soggetto anziano e indica possibili soluzioni assistenziali. Michelangelo Bartolo, angiologo, dirige il servizio di telemedicina dell’Ospedale San Giovanni di Roma. Autore dei romanzi “La nostra Africa” e “Sognando l’Africa in sol maggiore” per i tipi della Gangemi. Questa è la sua terza opera di narrativa. www.mbartolo.com Valter Giantin insegna presso la Scuola di Specializzazione in Geriatria – Università degli studi di Padova ed è responsabile della U.O.S. dipartimentale: “Ambulatorio Polifunzionale per la gestione dell’anziano fragile” del Dipartimento Interaziendale ad Attività Integrata dell’Anziano, Clinica Geriatrica, Azienda Ospedaliera – Università degli studi di Padova.

Giovani e la pace, dalla Romania alla Cina

Giovani e la pace, dalla Romania alla Cina

Campus RomaniaC’è aria di festa a Resita, un Municipio romeno di quasi 90.000 abitanti situato al confine con la Serbia. Già da ieri sera i primi arrivi dall’Italia – di giovani cattolici – accolti con una cerimonia ufficiale nella chiesa ortodossa più antica della città e alloggiati presso le famiglie dei loro coetanei romeni. Oggi invece arrivano i giovani ortodossi del posto: chi in pullman, chi in auto, anche a piedi. L’amministrazione comunale ha organizzato un momento di saluto prima che la comitiva al completo si diriga a Baile Herculane, villaggio turistico nel sudovest del Paese, dove avrà luogo un “campo ecumenico”. Le parole del vice-sindaco parlano di compiacimento e congratulazioni per l’esperienza di gemellaggio tra la parrocchia romena dell’Assunta e quella di Borgo s. Maria, a Pesaro (Italia), che dura ormai da 8 anni. Gli interventi si susseguono, sia di giovani italiani che romeni. La nota dominante è la gioia di riscoprirsi fratelli, uniti nella stessa fede cristiana. Un legame che prende ancor più vigore dal comune obiettivo di voler costruire un mondo più unito e che vogliono approfondire con uno scambio vero e sincero durante i giorni del ‘campo’. Conoscendoli più a fondo, si scopre che tra loro non ci sono solo cattolici e ortodossi. Gabor, per esempio, è calvinista, altri sono evangelici. Ma qui sono solo cristiani, accompagnati dalla sapiente e affettuosa guida dei loro parroci. Venire a Resita non è stata una scelta casuale. Essa si trova nella regione di Banat, la cui particolare vocazione, da decenni, è la tolleranza e l’apertura. Qui vivono insieme 18 etnie differenti, appartenenti a diverse chiese cristiane. Anna è venuta perché crede nell’unita tra i cristiani e vuole dare il proprio contributo perché essa si attui al più presto. Joseph studia medicina ma finito il corso vorrebbe prepararsi al sacerdozio. Emil vuole fare il regista. Invece Matteo non ha ancora nessuna certezza su cosa studiare e tanto meno su cosa fare nella vita. Sa solo che vuole far parte di questo progetto di costruire l’unità ad ogni livello. Non sanno come sarà il loro futuro ma credono all’ideale che li accomuna. Li aspettano giorni di condivisione e di amicizia profonda, basata sul medesimo amore di ciascuno per Gesù e per il “suo sogno”: che tutti siano una cosa sola. Cina 1In Cina l’iniziativa riguarda invece la pace e la fraternità. Gli apripista sono ancora loro, i giovani. Con l’intento però di coinvolgere persone di tutte le età. La loro proposta è presto detta: il giorno 11 di ogni mese, da novembre ad aprile, chi vuole rinunci ad un pasto, o ad una merenda, o a qualcosa di superfluo che vorrebbe acquistare per dare il corrispettivo ai poveri. L’importo si può inviare tramite un “red pocket” via social network. Per ricordarlo a tutti, hanno predisposto dei porta-tesserino dell’autobus con su il logo dei Giovani per un Mondo Unito e sei “thumbs up” (pollice alzato in segno di ‘evviva’) da colorare ogni qualvolta si aderisce all’iniziativa. Con gioia e sorpresa, nel giro di poche ore sono giunti un bel numero di “red pockets” accompagnati da messaggi di gratitudine e di incoraggiamento. Sembrava un tam-tam che diffondeva pace, generosità ed impegno. Finora l’importo raggiunto è di 844 Euro, un piccolo contributo se vogliamo, ma pieno di significato per i messaggi che accompagnavano le donazioni. L’11 novembre in Cina era la giornata dedicata alle persone non sposate e allo shopping. Chi aveva rinunciato alla merenda, chi ad un pasto più sontuoso. Una ragazza ha scritto: “Non ho trovato nulla da comprare perché era tutto molto caro. Sono poi stata contenta di sapere della vostra iniziativa che mi consente di offrire questo mio piccolo contributo per chi è più nel bisogno”.   Gustavo Clariá (altro…)

Vinci l’indifferenza e conquista la pace

Vinci l’indifferenza e conquista la pace

20151231-01Il messaggio di Papa Francesco, in quest’anno giubilare della Misericordia, sollecita più che mai a vivere per il dono immenso della Pace. Un appello forte, che scuote le coscienze e invita alla conversione. Pace e Misericordia: due elementi imprescindibili per la convivenza umana e per quella con il Creato. Due parole di cui prendiamo, oggi, maggiore consapevolezza per gli effetti della loro assenza. Nel messaggio papale, un brano che parlava di Gesù mi ha riportato nella mia Terra. È toccante per me – araba, cattolica, di origine palestinese – rivedere l’agire di Gesù seguendo il motto “Vinci l’indifferenza e conquista la Pace”. Ripercorrendo quei posti posso affermare che Egli ha vissuto come Persona tra persone e narrato parabole divine traendole dalla vita quotidiana. Purtroppo ancora oggi la mia è una Terra in cui la Pace non si conosce ancora nella sua interezza, eppure in essa sono nate le tre grandi religioni monoteiste. Nello Stato d’Israele vi abitano 8 milioni di persone e 4 nei Territori Palestinesi. Nelle due località i cristiani sono solo il 2% della popolazione, appartenenti a varie chiese: cattolica, ortodossa, armena, siro-ortodossa, copta, luterana e altre. Una Terra piccola ma vasta per le sue dimensioni multi-religiose, multi-culturali e multi-confessionali. Una Terra che ha visto tante invasioni, tante conquiste e tanti conflitti che tuttora continuano. La possibilità di vivere pacificamente è un cammino ancora tutto da percorrere. Anche se qua e là non mancano tentativi per trovare una soluzione politica giusta e duratura. Paure e sfiducia reciproca hanno innalzato muri di divisione tra l’una e l’altra parte della popolazione, ma sono soprattutto l’ostilità e la diffidenza dentro il cuore che sono difficili da abbattere. Mi colpiscono profondamente le parole del Papa: “A livello individuale e comunitario l’indifferenza verso il prossimo, figlia di quella verso Dio, assume l’aspetto dell’inerzia e del disimpegno, che alimentano il perdurare di situazioni di ingiustizia e grave squilibrio sociale, le quali, a loro volta, possono condurre a conflitti o, in ogni caso, generare un clima di insoddisfazione che rischia di sfociare, presto o tardi, in violenze e insicurezza”. Negli anni vissuti a Gerusalemme mi sono impegnata, con tanti altri, a diffondere lo spirito di dialogo vero e sincero tra il mondo arabo e quello ebraico, attraverso l’amicizia e l’affetto che solo i rapporti umani possono creare. Parlare di pace, infatti, solo in senso politico non è così efficace se prima non si costruisce il rapporto tra le persone. Da qui sono nati momenti di incontro tra giovani, famiglie, studiosi delle due parti che hanno prodotto gesti concreti di riavvicinamento, solidarietà e rispetto reciproco. “Vinci l’indifferenza e conquista la Pace”. Un messaggio che fa fiorire nell’anima una nuova speranza. Il Papa ci ammonisce dicendo: “Alcune persone preferiscono non cercare, non informarsi e vivono il loro benessere e la loro comodità sorde al grido di dolore dell’umanità sofferente. Quasi senza accorgersene, siamo diventati incapaci di provare compassione per gli altri, per i loro drammi, non ci interessa curarci di loro, come se ciò che accade ad essi fosse una responsabilità estranea a noi, che non ci compete”. Il messaggio di Papa Francesco ci sia di sprone per un reale cambiamento. Che il 2016 ci veda tutti fermamente e fiduciosamente impegnati, a diversi livelli, a realizzare la giustizia e operare per la pace. Sì, quest’ultima è dono di Dio ma è affidato a tutti gli uomini e a tutte le donne del mondo. Sta a ciascuno di noi realizzare questo traguardo. (altro…)

La unidad

La unidad

El libro que presentamos al lector recoge el pensamiento y la experiencia de Chiara Lubich acerca de “la unidad”. La unidad presenta dos características esenciales: la primera es que la palabra “unidad”, para muchos, no tiene necesariamente una connotación religiosa o cristiana. Estrechamente unida a realidades humanas que expresamos con términos como amistad, amor, reconciliación, evoca además armonía, paz con nosotros mismos y con los demás. Por lo tanto es una anhelo, un profundo deseo presente en el ser humano. Pero en el curso de la historia de la humanidad la palabra “unidad” también tomó significados de lucha, de “unidad contra” y no “para”, tanto para los individuos como para los pueblos. Pero ella es, también, una palabra clave de la cristiandad que en la edad contemporánea ha descubierto el anhelo de volver a los tiempos en los cuales éramos “un solo corazón y un alma sola”, hermanos en Cristo. Es el anhelo ecuménico al cual el Espíritu Santo empuja a las Iglesias y a las comunidades eclesiales cristianas. La segunda característica de este punto fundamental del carisma ligado a la experiencia y al pensamiento de Chiara Lubich es que da el nombre a toda su espiritualidad, llamada también “espiritualidad de la unidad”. Unidad que es necesario abrir “en abanico” para ofrecer al lector lo que podemos considerar una “llave de acceso” a todo el Evangelio. tapa_la-Unidad_web_0 LA UNIDAD               Edición Ciudad Nueva – Buenos Aires                                                      Edición Ciudad Nueva – Madrid

Luz que se encarna

Luz que se encarna

Foresi_webLos dones carismáticos que Dios, en todas las épocas, dona a su pueblo y que, a menudo, toman la forma de nuevas espiritualidades, como luces sobre los contenidos de la Revelación para que ésta se encarne de manera más profunda, siempre están ligados a circunstancias y a personas concretas que son como mediadores de esos dones al servicio de la humanidad. La historia del carisma de la unidad no escapa de esta dinámica humano-divina. De hecho, junto a Chiara Lubich, además de sus primeras compañeras y compañeros, encontramos ya desde el inicio de la fundación a otras figuras de relieve que han sido fundamentales para que ese don pudiera explicitarse plenamente. Una de estas figuras es Pascual Foresi, primer focolarino sacerdote de la Obra de María y primer co-presidente, personalidad riquísima en la cual Chiara Lubich siempre entrevió un “designio” particular en la Obra naciente, el de la encarnación, es decir, la función de ayudar a materializar en obras completas las intuiciones, los impulsos que el Espíritu Santo iba suscitando en ella. De este modo, la historia del Movimiento de los Focolares, gracias a esta singular y paradigmática unidad entre Chiara Lubich y Pascual Foresi, tomaron forma dimensiones fundamentales del carisma de la unidad en el campo del pensamiento de la cultura, en su ordenamiento jurídico, en sus estructuras de formación, en sus actividades de difusión y editorial, entre otros. Si el encuentro Igino Giordani —conocido político y escritor católico— marca el inicio, además de la apertura del movimiento a la humanidad a 360 grados, de esa experiencia de luz conocida como el Paraíso del 49, el encuentro con Pascual Foresi hizo que las iluminaciones encontraran estructuras adecuadas e instrumentos idóneos de mediación y encarnación. En estos textos se despliegan los doce puntos de la espiritualidad de la unidad que surgen de esa oración. Quién haya leído los libros de Chiara Lubich en los que se exponen estos mismos puntos podrá captar, al mismo tiempo, la unidad de inspiración y la diversidad de aproximación: no se trata de algo que los completa, sino de extraer de esa inspiración originaria las implicancias prácticas de naturaleza teológica, entre otras. Por lo tanto, ellos nos presentan a Pascual Foresi en su característico rol junto a Chiara Lubich: rol que él ha sabido desarrollar con un amor infinito, como infinito es nuestro gracias a él por su ejemplar donación. Grupo Editorial Ciudad Nueva – Buenos Aires

Natale nel Morro

Natale nel Morro

20151229-01«Ho sognato un focolare fra i mocambos – appunta nel suo diario Chiara Lubich il 21 aprile 1964 durante un viaggio in Brasile – fatto come un mocambo. Perché la casa nostra deve essere come l’ambiente dove si svolge l’apostolato prevalente». Seppur a distanza di anni, il sogno si avvera. Lucival, Helson, Keles (brasiliani), Estimable (haitiano), Fabrizio (italiano), da quasi un anno hanno lasciato la loro abitazione della capitale Florianopolis per trasferirsi nel morro, una delle tante “periferie esistenziali” del mondo. “Come sta andando?”, chiediamo a questi focolarini. «Cerchiamo soprattutto di inserirci nel nuovo ambiente. Keles lavora nella scuola Marista, che nel morro ricopre grande importanza educativa e sociale per bambini e adolescenti. Lucival – che lavora nella Fazenda da Esperança, una comunità di recupero per giovani tossicodipendenti – si è impegnato nell`Associação de Moradores “Alto da Caieira”, un’organizzazione per tutelare i diritti degli abitanti del morro». Sappiamo che farsi accettare dalla gente delle favelas non è sempre facile. Questi cinque giovani ci stanno provando, aiutati anche da don Vilson Groh, che nel morro presta servizio da oltre trent’anni. “«È stando con la gente – dicono – che vengono le idee. Per esempio qualcuno ha lanciato la proposta di celebrare la messa nelle case, a turno. Così da un paio di mesi ogni giovedì lo si sta facendo. Mentre il mercoledì, sempre in case diverse, si recita il rosario degli uomini (una pratica abbastanza comune in Brasile). Non sono grandi numeri (sulle 10/12 persone) ma è un seme gettato. Che già sta portando i suoi frutti, nel senso che vediamo man mano aumentare la conoscenza e la fiducia, sia verso di noi che reciproca tra loro. Cresce il senso di responsabilità comunitaria, il sentire propri i bisogni e le necessità dell´altro». missa con Pe.VilsonQualche episodio per capire? «C’era un uomo dipendente dall’alcool che dormiva in un immondezzaio. Don Vilson ne ha parlato con la comunità, che si è data da fare per inserirlo in un cammino di recupero. Gli hanno letteralmente ricostruito l’abitazione (un capanno in legno di circa 3mt x 4), che hanno anche ammobiliato, chi portando un fornello, chi il letto, chi il frigorifero, ecc. Due settimane fa tra i 15 adolescenti cresimati c’era anche lui. E giovedì della scorsa settimana la messa è stata celebrata nella sua abitazione. Siamo venuti a conoscenza anche della situazione altrettanto disumana di una donna ed è ancora la comunità che si sta dando da fare per aiutarla. Come sono loro stessi che distribuiscono a chi ha più bisogno quanto riusciamo a procurare di vestiario e cibo». E come segno che i rapporti si stanno davvero approfondendo, raccontano che nell’ultimo venerdì una ventina di persone si sono trovate in focolare per la “confraternização”, un momento di festa per il Natale, dove ognuno ha portato qualcosa. Anche qui, nel morro, non solo si è mangiato insieme il “churrasco”, celebre piatto brasiliano a base di carne, ma si è festeggiato Gesù che ancora una volta non disdegna di nascere – come a Betlemme – nella povertà di una favela. (altro…)

Parola di vita – Gennaio 2016

Quando il Signore opera, compie opere meravigliose. Appena ebbe creato l’universo vide che era “cosa buona” (Gen 1,25), mentre dopo avere creato l’uomo e la donna, affidando loro tutto il creato, vide che era “cosa molto buona” (Gen1,31). Ma la sua opera che supera tutte, è quella compiuta da Gesù: con la sua morte e risurrezione ha creato un mondo nuovo e un popolo nuovo. Un popolo al quale Gesù ha donato la vita del Cielo, una fraternità autentica, nell’accoglienza reciproca, nella condivisione, nel dono di sé. La lettera di Pietro rende consapevoli i primi cristiani che l’amore di Dio li ha fatti diventare “stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo di Dio” (leggi per intero i vv. 9-10). Se anche noi, come i primi cristiani, prendessimo davvero coscienza di ciò che siamo, di quanto la misericordia di Dio ha operato in noi, fra noi e attorno a noi, rimarremmo stupefatti, non potremmo contenere la gioia e sentiremmo il bisogno di condividerla con gli altri, di “proclamare le opere meravigliose del Signore”. Ma è difficile, quasi impossibile, testimoniare in maniera efficace la bellezza della nuova socialità, cui Gesù ha dato vita, rimanendo isolati gli uni dagli altri. È quindi normale che l’invito di Pietro sia rivolto a tutto il popolo. Non possiamo mostrarci litigiosi e faziosi, o soltanto  indifferenti gli uni verso gli altri, e poi proclamare: “Il Signore ha creato un popolo nuovo, ci ha liberato dall’egoismo, dagli odi e dai rancori, ci ha dato come legge l’amore reciproco che fa di noi un cuore solo e un’anima sola …”. Nel nostro popolo cristiano ci sono sì differenze nei modi di pensare, nelle tradizioni e culture, ma queste diversità vanno accolte con rispetto, riconoscendo la bellezza di questa grande varietà, consapevoli che l’unità non è uniformità. È il cammino che percorreremo durante la Settimana di Preghiera per l’Unità dei cristiani che nell’emisfero Nord si celebra dal 18 al 25 gennaio – e durante tutto l’anno. La Parola di vita ci invita a cercare di conoscerci meglio tra cristiani di Chiese e comunità diverse, a narrare vicendevolmente le opere meravigliose del Signore. Allora potremo “ proclamare” in maniera credibile tali opere, testimoniando che siamo uniti tra di noi proprio in questa diversità e ci sosteniamo concretamente gli uni gli altri. Chiara Lubich ha incoraggiato con forza questo cammino: «L’amore è la più potente forza del mondo: scatena, attorno a chi lo vive, la pacifica rivoluzione cristiana, sì da far ripetere ai cristiani di oggi quello che, tanti secoli fa, dicevano i primi cristiani: “Siamo di ieri e già siamo diffusi in tutto il mondo”. […] L’amore! Quanto bisogno d’amore nel mondo! E in noi, cristiani! Tutti noi insieme delle varie Chiese siamo più d’un miliardo. Molti, dunque, e dovremmo essere ben visibili. Ma siamo così divisi che tanti non ci vedono, né vedono Gesù attraverso di noi. Egli ha detto che il mondo ci avrebbe riconosciuti come suoi e,  attraverso noi, avrebbe riconosciuto Lui, dall’amore reciproco,  dall’unità: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv13,35). […] Il tempo presente, con ciò, domanda a ciascuno di noi amore, domanda unità, comunione, solidarietà. E chiama anche le Chiese a ricomporre l’unità infranta da secoli». A cura di Fabio Ciardi (altro…)

Il Concilio della misericordia

Il Concilio della misericordia

ConcilioMisericordiaLa celebrazione del Giubileo straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco e il 50° anniversario della chiusura del Vaticano II descrivono il contesto ed esprimono l’attualità di questo volume: un’occasione preziosa per verificare se e fino a che punto la Chiesa cattolica si è fatta plasmare dall’autocoscienza profetica della sua identità e missione profilata nel Concilio. Esso raccoglie infatti una serie di saggi e interventi sull’evento conciliare, sui suoi documenti e sulle sue prospettive che tuttora ne descrivono l’attualità in sintonia con il magistero di Papa Francesco, entrando nel vivo del dibattito sulla comprensione del Vaticano II e sulle piste concrete di attualizzazione del suo messaggio. Il percorso così tracciato sottolinea che l’annuncio del Vangelo deve oggi incrociare, in spirito di ascolto, di dialogo, di compagnia i pensieri e i propositi di pace, di fraternità e di giustizia che ovunque germogliano nell’impegno a partorire quella “rivoluzione spirituale e culturale” (così Papa Francesco) realisticamente in grado di promuovere i paradigmi nuovi di pensiero e di prassi che il nostro tempo invoca. Piero Coda (Cafasse, Torino 1955), già professore presso la Pontifica Università Lateranense, è attualmente preside dell’Istituto Universitario Sophia (Loppiano, FI) dove insegna teologia sistematica. È membro, tra l’altro, della Commissione Teologica Internazionale, della Commissione Mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa, della Pontificia Accademia di Teologia, dell’Associazione Teologica Italiana (di cui è stato Presidente), del Comitato della CEI per gli Studi Superiori di Teologia e di Scienze Religiose, e consultore del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani. È autore di numerose pubblicazioni. La collana TEOLOGIA, diretta da Piero Coda, privilegia il tema trinitario, fondamentale per una riformulazione dell’ontologia, dell’antropologia e dell’ecclesiologia, e conduce un approfondimento originale sui principali momenti della riflessione teologica contemporanea. Dovute alla competenza di autori qualificati, italiani e stranieri, mediante la trattazione di tematiche accuratamente scelte, le opere si propongono anche come strumento adeguato per la formazione di una fede adulta.

La nascita al cielo di Dori Zamboni

La nascita al cielo di Dori Zamboni

Dori Zamboni

Dori Zamboni

“Scrivo, (dettando) il mio ricordo per voi. La mano non va più, ma la testa pensa e prega per voi tutti mano a mano che mi venite alla mente con le vostre gioie, coi vostri dolori e con i vostri problemi”. È l’incipit di una lettera di Dori di pochi giorni fa, per il Natale 2015, ai suoi “carissimi amici”, quelli conosciuti nell’arco di una vita, e che ha cercato di raggiungere in tutto il mondo. Doriana Zamboni, conosciuta semplicemente come “Dori” era nata a Trento nel 1926 e aveva incontrato Chiara Lubich giovanissima, ancora studente – ribelle – delle scuole superiori, che da lei prendeva lezioni di filosofia. Era il 1943, data dell’inizio dell’avventura spirituale che avrebbe portato alla nascita del Movimento dei Focolari. “La Madonna e Gesù vi aiuteranno anche attraverso la mia preghiera – continua la sua lettera – Gesù ha detto: “Chiedete e vi sarà dato”… E anche se non conosco i vostri bisogni, li metto nel cuore di Lei affinché manteniate fedele l’amore a Gesù in croce abbandonato”. Questa “fedeltà” ha segnato la vita di Dori: è stata lei, infatti, la prima a cui Chiara – il 24 gennaio 1944 – ha confidato l’intuizione sul massimo dolore di Gesù, quello dell’abbandono in Croce, che diventerà presto il segreto e il caposaldo della vita di Chiara, e di quanti avrebbero condiviso questo cammino. “Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9) è la parola del Vangelo che Chiara le aveva indicato come guida per la sua vita, e che meglio rispecchiava il suo essere. E in questo amore, radicato in Dio, Dori ha girato il mondo per testimoniare e diffondere l’ideale dell’unità: nel 1956 è in Francia, nel 1965 in Inghilterra, nel 1971 in Belgio, aprendo, insieme ai nuovi Focolari, nuove vie nel cammino ecumenico e nel dialogo con la cultura. Ha seguito nel loro percorso umano e spirituale migliaia di persone: dal 1976 la fondatrice dei Focolari le affida l’accompagnamento della branca dei Volontari di Dio – laici impegnati nel sociale – e lo sviluppo del Movimento Umanità Nuova. Nell’équipe che nel 1956 ha dato vita a Città Nuova è dunque tra i pionieri dell’editrice e rivista dei Focolari, e tra le prime firme su quelle pagine. Dori ha sempre incoraggiato e sostenuto il lavoro della redazione, fino agli ultimi giorni. “Dovunque siate, ricordatevi di me, perché la mia salute indietreggia e vorrei che essa fosse nella preghiera di tanti per aiutarmi nella scaletta… Vi sento tutti vicinissimi e desiderosi di aiutarmi a sopportare e offrire quello che Dio mi manda”, scrive ancora Dori. E così, circondata dall’affetto e dalle preghiere di chi l’ha assistita fino all’ultimo, la mattina del 26 dicembre si è spenta serenamente. Ne dà l’annuncio a tutto il Movimento dei Focolari la presidente Maria Voce, esprimendo la riconoscenza per la sua vita e l’invito a unirsi a questa preghiera corale. I funerali si svolgeranno al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (largo G.B. De la Salle) lunedì 28 dicembre alle ore 10.30. Intervista a Dori di Oreste Paliotti – Città Nuova Intervista a Dori su “la scoperta di Gesù Abbandonato” (altro…)

The War was Raging

The War was Raging

SilvanaBook_front pageSilvana Veronesi narrates the eyewitness account of one who actually participated in the events of the extraordinary adventure of unity lived by Chiara Lubich together with a small group of young women, and subsequently, of young men, in the City of Trent (in northern Italy) devastated by the bombs of the Second World War. Silvana – the youngest member of the group – writes with spontaneity and in an irresistible and vivacious style. She describes her life as a high school student, illustrating episodes and recounting memories of the amazing events that were encountered day by day in those early times of the Focolare Movement. Published by the Gen 2 International Centre, Grottaferrata, Italy (2007) Enquiries: Focolare International Website    

Natale, spirito di famiglia

Natale, spirito di famiglia

https://vimeo.com/33913534 «Se oggi dovessi lasciare questa terra e mi si chiedesse una parola, come ultima che dice il nostro Ideale, vi direi – sicura d’esser capita nel senso più esatto –: “Siate una famiglia”. Vi sono fra voi coloro che soffrono per prove spirituali o morali? Comprendeteli come e più di una madre, illuminateli con la parola o con l’esempio. Non lasciate mancar loro, anzi accrescete attorno ad essi, il calore della famiglia. Vi sono tra voi coloro che soffrono fisicamente? Siano i fratelli prediletti. Patite con loro. Cercate di comprendere fino in fondo i loro dolori. Fateli partecipi dei frutti della vostra vita apostolica affinché sappiano che essi più che altri vi hanno contribuito. Vi sono coloro che muoiono? Immaginate di essere voi al loro posto e fate quanto desiderereste fosse fatto a voi fino all’ultimo istante. C’è qualcuno che gode per una conquista o per un qualsiasi motivo? Godete con lui, perché la sua consolazione non sia contristata e l’animo non si chiuda, ma la gioia sia di tutti. C’è qualcuno che parte? Lasciatelo andare non senza avergli riempito il cuore di una sola eredità: il senso della famiglia, perché lo porti dov’è destinato. Non anteponete mai qualsiasi attività di qualsiasi genere, né spirituale, né apostolica, allo spirito di famiglia con quei fratelli con i quali vivete. E dove andate per portare l’ideale di Cristo […], niente farete di meglio che cercare di creare con discrezione, con prudenza, ma decisione, lo spirito di famiglia. Esso è uno spirito umile, vuole il bene degli altri, non si gonfia… è, insomma, la carità vera, completa. Insomma, se io dovessi partire da voi, in pratica lascerei che Gesù in me vi ripetesse: Amatevi a vicenda… affinché tutti siano uno».  Chiara Lubich (La dottrina spirituale – Città Nuova Ed. pp.92-93) (altro…)

Natale di condivisione

Natale di condivisione


Christmas2015-01

«Auguro a tutti un Natale di condivisione, ricordando le parole di papa Francesco: giustizia, solidarietà e sobrietà.

Giustizia: cioè guardare a chi soffre, a chi manca del necessario, non come una categoria sociale da aiutare, ma come fratelli da amare.

Solidarietà: non aver paura di aprire il cuore, le tasche, i portafogli, per vivere come una sola famiglia.

Sobrietà: non sciupare quello che va messo a disposizione di tutti, a cominciare dalle cose belle del creato.

Lo spero, spero nella grazia del Natale!

È un tempo di misericordia che tutti possono vivere. Dio crede in noi e mette nel cuore di ognuno una scintilla del Suo amore. Allora il Natale può essere bellissimo per tutti: sarà bello se sarà un Natale d’amore».

Maria Voce

 


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Natale in Siria

Natale in Siria

20151221-01«La vita di ogni giorno varia, perché il pericolo è variabile. In alcuni giorni non succede niente e puoi dimenticarti che c’è la guerra. In altri può succedere che quando vai al lavoro, tu venga colpito da pallottole vaganti, o vedere scontri o addirittura bombe che piovono all’improvviso sulla gente e su quartieri civili». A parlare è Pascal, libanese, del Focolare di Aleppo, che vive in Siria da alcuni anni. Nonostante la guerra. «Come ci stiamo preparando al Natale? Le nostre comunità hanno pensato soprattutto ai bambini, perché le famiglie, nonostante sia una festa molto sentita in Siria, non riescono più a vivere la gioia del Natale. Così i giovani hanno fatto tante attività per raccogliere fondi che, uniti agli aiuti ricevuti dall’estero, hanno consentito di ampliare il loro progetto di ridare il senso del Natale ai bambini e alle loro famiglie. A Kafarbo (nei pressi di Hama) si faranno visite alle famiglie nei bisogno in piccoli gruppi, portando doni e cibo. Ad Aleppo, oltre alle visite nelle case, si farà una festa per una 70ina di famiglie. A Damasco, dove ci sono più potenzialità, hanno organizzato un concerto di Natale nella cattedrale maronita e una cena per 250 persone con canti e giochi…». Ma perché si scappa dalla Siria? «Per due motivi principali, spiega Pascal. Il primo è la paura del futuro. Tanti hanno perso tutto e non hanno più la possibilità di vivere con dignità. Partono per cercare lavoro altrove, anche perché i siriani sono grandi lavoratori. Il secondo motivo è una guerra che perdura da quasi 5 anni e che ha già portato 250 mila morti. Ogni giorno si combatte affinché lo stato islamico non prenda tutta la Siria e così tanti uomini perdono la vita. La gente vede l’assurdità di questa guerra. Sente tanti potenti parlare di pace e poi continuare a dare il loro appoggio allo stato islamico. I giovani siriani vorrebbero difendere la loro terra, ma sanno di andare incontro alla morte sicura». Con l’escalation di violenza, voi focolarini non avete mai ripensato alla scelta di rimanere in Siria? «No, mai. È così importante la presenza del Focolare! Solo la presenza, anche senza fare niente. Sentiamo che Dio ci ha messi qui per essere segno che tutta la Chiesa nel mondo è con loro e che il Male non avrà l’ultima parola. In questi anni abbiamo condiviso così tanto – le cose brutte della guerra con perdite umane o partenze all’estero di persone care, ma anche le gioie che non mancano perché ogni giorno tocchiamo con mano l’intervento di Dio – che sentono che facciamo parte di loro e noi li sentiamo parte di noi. Noi non siamo obbligati a restare; le nostre ragioni non sono razionali, ma affettive, del cuore perché nel restare in posti come Aleppo c’è niente di razionale.Le famiglie siriane che rimangono lo fanno per il legame alla loro terra, alla loro gente, perché tutto potrebbe dire: vai! Giorno per giorno le cose si riducono sempre più, viene meno il futuro, vedi l’essere umano ridotto a niente. Qualcuno rimane per una scelta d’amore, per dare testimonianza. Ad esempio per portare avanti una scuola per i bambini sordomuti, o per sostenere la Caritas, la Mezz luna siriana o altre ONG che tanto fanno per dare dignità alla gente. Vivere per gli altri, dà il senso dell’esistenza, dà senso al tuo essere uomo e cristiano». Qual è il messaggio dei siriani per il Natale? Gli uomini da soli sono incapaci di fare la pace. Ma abbiamo una chance: chiederla a Dio e chiederla insieme. A Lui tutto è possibile. ChiediamoGli di darci un cuore misericordioso, capace di rispetto, di dialogo, di speranza. E a tutti gli uomini di buona volontà chiediamo di non risparmiarsi nel costruire la pace là dove sono e di influire sui potenti perché cessi l’odio e torni la pace”. (altro…)

Macchine e futuro

Macchine e futuro

MacchineEFuturoViviamo in una società dinamica e complessa caratterizzata dalla presenza determinante delle macchine, capaci, soprattutto in seguito alla rivoluzione tecnologica e informatica, di incidere radicalmente nel nostro modo di vivere e di operare. Così l’epoca attuale è segnata dall’accelerazione del tempo – con rapido consumo e invecchiamento di cose, individui, relazioni umane –, e, a causa della crisi, dall’incertezza per il futuro. Argomenti, macchine e futuro, di pregnante attualità, che suscitano urgenti interrogativi esistenziali. Il saggio raccoglie una serie di contributi – dalla filosofia alla cosmologia, dalla biologia all’architettura, dal cinema alla teologia – pensati per stimolare la riflessione e il dibattito tra ricercatori in varie discipline sul rapporto con le macchine e con il tempo, declinato nella dimensione del futuro, in un’epoca in cui si rivela sempre più inscindibile, e al contempo problematica, la relazione tra essere umano, tecnica/tecnologia e futuro. Con i contributi di: Adriano Fabris, Albertina Oliverio, Luigi Tesio, Pietro Benvenuti, Luciano Dini, Andrea Aguti, Maria Antonietta Crippa, Dario Edoardo Viganò, Giancarlo Biguzzi, Sergio Rondinara. Gennaro Cicchese insegna Antropologia filosofica ed Etica presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Ecclesia Mater” dell’Università Lateranense e presso il Centro Sant’Agostino di Dakar affiliato all’Università Salesiana. Consigliere nazionale dell’“Associazione docenti italiani di filosofia”, segretario dell’“Area di ricerca Scienza e Fede sull’Interpretazione del Reale”, è autore di numerose pubblicazioni. La collana SCIENZE E FEDE, diretta da Sergio Rondinara, affronta le problematiche connesse al rapporto tra le scienze naturali e il sapere critico della fede riguardo all’interpretazione del reale. Le pubblicazioni sono in collaborazione con il SEFIR (Scienza E Fede sull’Interpretazione del Reale dell’ISSR “Ecclesia Mater” di Roma, attiva presso la Pontificia Università Lateranense), che promuove un dialogo interdisciplinare riguardo la realtà, che coinvolga teologia, filosofia e scienze (matematica, informatica, fisica e biologia), anche in prospettiva storica.

I bambini e la storia vera del Natale

https://vimeo.com/139352758 «Io avevo sentito parlare solo di Babbo Natale, ma nessuno mi aveva raccontato la storia vera del Natale, la storia di Gesù che nasce!», racconta una bambina. «Eh sì, la gente se l’era un po’ dimenticata, ma noi glielo possiamo ricordare! Come stanno già facendo tanti altri bambini in tutto il mondo», risponde un altro. Sono i gen4, bambini e bambine «che vogliono bene a tutti come ha fatto Gesù e fanno vedere a tutti che è Lui il dono più grande!», come loro stessi spiegano. Glielo ha insegnato Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, che aveva rivolto loro questo invito: «Fate nascere Gesù in mezzo a voi col vostro amore; così è sempre Natale! […] Possiamo offrire Gesù, Gesù in mezzo a noi a tutto il mondo, portare questo nostro amore, questa gioia nelle strade, nelle scuole, ai piccoli ed ai grandi… dovunque!». Anni fa, Chiara, passeggiando prima di Natale per le strade di Zurigo, in Svizzera, aveva visto le vetrine con luci, giocattoli, la neve sugli alberelli, Babbo Natale… e si era chiesta: Dov’è Gesù? Gesù non c’era. «Questo mondo ricco si è preso il Natale, ma ha sloggiato Gesù», scriveva. «Cosa vuol dire ‘sloggiato’?» Chiede una bambina. «Significa che Gesù non ha posto dove abitare, come quando è nato, e non trovavano un posto per Lui». «Allora Chiara ci ha detto: almeno noi facciamogli festa! Noi gen4 di tutto il mondo vorremo far così e invitare a tutti a farlo». Nasce in seguito l’idea di realizzare delle statuine di Gesù bambino e dei presepi e di offrirli alle persone che forse non sanno o non si ricordano che Gesù è più importante degli acquisti di Natale. «Vogliamo far ricordare che il Natale è la festa di Gesù. E diciamo alle persone: vuoi portarlo a casa tua? Qualcuno risponde di no, qualcuno passa e non si ferma neppure, ma altri si fermano e noi diamo queste statuine di Gesù o presepi, preparati da noi. Siamo nelle piazze principali, delle grandi città e nei centri commerciali, le diamo anche ai nostri sindaci e andiamo nelle case di riposo degli anziani;attiriamo l’attenzione con le nostre bancarelle, i concerti musicali; organizziamo feste di Natale per tanti bambini. È come un’onda di felicità che coinvolge tutti e riporta al centro del Natale il “festeggiato”». Domenica 20 dicembre in piazza San Pietro si celebra il Giubileo dei bambini, e Papa Francesco benedirà i bambinelli. Lo stesso giorno la trasmissione A Sua Immagine (Rai Uno ore 10.30), in una puntata dedicata ai bambini, manderà in onda un servizio sull’azione Hanno sloggiato Gesù. (altro…)

Nairobi (Kenya) – 11ª Scuola per l’Inculturazione

La cittadella “Mariapoli Piero” in Kenya, vicina a Nairobi, ospiterà dal 17 al 20 maggio 2016 l’undicesima edizione della Scuola di Inculturazione, nata dalla profetica intuizione di Chiara Lubich. Il tema che impegnerà i delegati – circa 250 – provenienti dall’Africa Sub-Sahariana verte su “Famiglia e Inculturazione in Africa” e intende approfondire il rapporto “uomo-donna”, nei loro ruoli e responsabilità nella vita di famiglia e le sfide nell’educazione ai valori. Sarà incastonata nell’incontro Pan-Africano delle Famiglie Nuove del continente. Le commissioni nazionali elaboreranno i contributi ed interventi andando alle radici delle culture e corredati da esperienze vitali illuminate dal carisma dell’unità. C’è grande attesa e una particolare gioia per la venuta di Maria Voce e Jesús Morán, presidente e copresidente rispettivamente del Movimento dei Focolari, insieme ad alcuni consiglieri centrali. (altro…)

Settimana Mondo Unito

Il consueto appuntamento promosso dai giovani dei Focolari e che mira a coinvolgere il maggior numero di persone e istituzioni nel percorso verso la fraternità, avrà il suo centro quest’anno a Quito, in Ecuador. Il tema è quello dell’interculturalità, con una manifestazione giovanile alla cosiddetta “Metà del mondo”, dove si può mettere un piede sull’emisfero boreale e l’altro su quello australe. Giorni di dialogo fra giovani di diverse culture, attraverso il lavoro, la condivisione e il turismo comunitario in una natura esuberante. Sul sito www.mundounido2016.com tutte le informazioni riguardo al programma ecuadoregno. Link Cultures – un camino para la paz” è il titolo che accomuna le più varie iniziative di fraternità che si svolgeranno contemporaneamente in tutto il mondo, unendo generazioni e culture in un unico laboratorio e rintracciabili attraverso l’hashtag #4peace. Run4Unity – Altra novità di quest’anno è il coinvolgimento dei ragazzi: l’evento sportivo mondiale Run4Unity, staffetta mondiale per la pace che nelle precedenti edizioni ha toccato migliaia di ragazzi, avrà d’ora in poi cadenza annuale, e sarà inserita all’interno della Settimana Mondo Unito. La Run4Unity 2016 si correrà il prossimo 8 maggio. I Giovani per un Mondo Unito sperano che questa expo internazionale e itinerante, ormai ventennale, sia riconosciuta anche dall’ONU. Le iniziative che continuano a svolgersi durante l’anno, e sulle quali la Settimana Mondo Unito accende i riflettori, sono raccolte nella piattaforma dello United World Project. (altro…)

Run4Unity: staffetta mondiale per la pace

Run4Unity: staffetta mondiale per la pace

2016 R4U News 01-it_Page_1Dalle 11 a mezzogiorno in tutti i fusi orari, ragazzi di tutto il mondo corrono per la pace (un tratto di strada correndo a piedi o con le biciclette, roller skates, canoe) con un singolare passaggio del testimone, dalla città situata nel fuso orario precedente a un’altra. Come? Con una telefonata, o mettendosi in contatto con un messaggio o almeno “collegandosi idealmente” con gli altri. Alle 12 il Time-Out, un minuto di silenzio o di preghiera per la pace. La giornata in cui si svolge Run4unity verrà definita “Giornata mondiale della Regola d’oro”: vivendola e promuovendola si contribuisce ad edificare silenziosamente, ma efficacemente, un mondo più unito e di Pace. Il sito web http://www.run4unity.net è lo strumento che dà visibilità alla manifestazione mondiale, sempre connesso con i social media permettendo ai ragazzi di essere attivi nella costruzione e diffusione dell’Evento. Quattro sono state le edizioni internazionali: nel 2005, 2008, 2012 e 2015. R4U è un evento unico nel suo genere, perché mette in collegamento ragazzi di tutto il mondo che, nell’arco di 24 ore, da un fuso orario all’altro, si mobilitano per uno stesso obiettivo: l’unità della famiglia umana. Per questo attira naturalmente l’interesse dei mass media, di autorità civili, politiche e religiose. Run4Unity è un evento inserito nella Settimana Mondo Unito ed è parte di United World Project. Info: http://www.run4unity.net/   https://youtu.be/GCoOiWp0tes (altro…)

Castel Gandolfo: congresso internazionale aderenti dei Focolari

«L’unità», punto fondante della spiritualità del Movimento dei Focolari, verrà approfondita durante questi giorni, con esperienze di varie città, in cui la spiritualità vissuta porta ad un’incidenza sul proprio territorio. È il caso della comunità di Szeged, in Ungheria, o di Loppiano, nel Valdarno in toscana; e ancora dalla Gran Bretagna sull’ecumenismo, e dal Brasile nel campo sociale, fra le altre. Tra i temi trattati, anche l’aspetto della comunicazione come strumento per arrivare all’unità; dei dialoghi, in particolare in campo ecumenico ed interreligioso; e l’impegno del Movimento dei Focolari per la pace. Tra le presenze annunciate finora, quelle da Paesi Baltici, Belgio, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Svizzera, Germania, Libano, Ispano America, Brasile, Canada. Per informazioni e prenotazioni: info@focolare.org www.centromariapoli.org (altro…)

Castel Gandolfo: congresso internazionale aderenti dei Focolari

«L’unità», punto fondante della spiritualità del Movimento dei Focolari, verrà approfondita durante questi giorni, con esperienze di varie città, in cui la spiritualità vissuta porta ad un’incidenza sul proprio territorio. È il caso della comunità di Szeged, in Ungheria, o di Loppiano, nel Valdarno toscano; e ancora dalla Gran Bretagna sull’ecumenismo, e dal Brasile nel campo sociale, fra le altre. Tra i temi trattati, anche l’aspetto della comunicazione come strumento per arrivare all’unità; dei dialoghi, in particolare in campo ecumenico ed interreligioso; e l’impegno del Movimento dei Focolari per la pace. Sono annunciate presenze in maggioranza dall’Italia, ma anche da Francia, Ungheria, Grecia e Inghilterra. Un prossimo congresso – sugli stessi temi – si svolgerà dal 3 al 5 marzo. Per informazioni e prenotazioni: info@focolare.org   www.centromariapoli.org (altro…)

Castel Gandolfo: convegno Vescovi

Una sessantina di Vescovi da varie parti del mondo si ritroveranno a Castel Gandolfo per approfondire la comunione tra loro, condividere esperienze e riflettere sul tema dell’«unità», elemento centrale del carisma dei Focolari. Il programma prosegue, per chi lo desidera, fino al 28 pomeriggio con una visita alla cittadella internazionale di Loppiano. Leggi anche: Vescovi: Chiesa che genera unità  (altro…)

Nigeria: educazione alla pace

Nigeria: educazione alla pace

20151215-01Quella educativa è una delle sfide più importanti anche della società nigeriana, dove alle volte si verificano tra ragazzi comportamenti aggressivi e le tradizioni religiose infondono paura e un senso di impotenza di fronte al male. “Un giorno – ci racconta Christiane – una madre non ha più portato la figlia a scuola perché avevamo chiesto di far tagliare i capelli ai bambini che cominciavano la prima classe di materna. Una persona dotata, secondo le credenze, di conoscenza degli spiriti, le aveva detto che, se avesse tagliato i capelli alla figlia, questa sarebbe morta. Perciò la bambina non è più venuta”. Tedesca di origine, Christiane ha collaborato per tanti anni nel settore giovanile dei Focolari. Oggi si dedica ancora ai bambini anche attraverso il progetto di sostegno a distanza dell’associazione Famiglie Nuove, ad Igbariam, un villaggio a 40 Km dalla città di Onithsa, nel sud-est della Nigeria, dove sorge la “scuola Fraternità”. Il progetto è cominciato nel 1995 quando un gruppo dei Focolari, fin dagli anni ‘80, ha avviato un processo di promozione umana che attraverso rapporti profondi con la gente del posto e nel rispetto delle tradizioni locali, ha offerto anche concrete opportunità di sviluppo. “Attraverso l’amore concreto per alcuni bambini è nato un doposcuola, e da lì, piano piano, un asilo e poi una scuola elementare. Iniziando dalla materna si cerca di dare ai bambini una formazione globale, preparandoli ad affrontare le tante sfide di questa grande nazione”. La scuola sorta nel 2006, oggi accoglie 223 studenti, 75 all’asilo e 148 nella primaria. Col tempo si è sviluppata la partecipazione dei genitori al progetto formativo e sociale che vede un metodo educativo basato su valori umani, uno stile pedagogico che crede e rispetta la dignità del bambino in quanto persona. Si riserva un’attenzione preferenziale ai più piccoli, come quella che esprime il Vangelo, offrendo strumenti nuovi per una crescita umana integrale. Si utilizza ad esempio il “dado dell’amore”, con cui studenti e insegnanti cercano di vivere entrambi l’impegno quotidiano alla pace e alla solidarietà. È Nigeria 2una novità perché in molte scuole nigeriane si ritiene utile alla correzione formativa la pratica delle punizioni corporali. L’idea vigente è: “Risparmia la verga, rovina tuo figlio” e non è facile cambiarla. Tuttavia anche “le ricerche psicologiche attuali dimostrano che gli effetti negativi di queste misure correttive oltrepassano quelli positivi”, afferma Mrs. Akwobi ella Nwafor Orizu College of Education Nsugbe, intervistata da “New City Nigeria”, nuova edizione nigeriana di Città Nuova nata di recente. “I bambini spesso diventano tesi e aggressivi con le punizioni fisiche. Non riescono a empatizzare con l’insegnante e trasferiscono questo rifiuto alla materia che insegna”. Continua Mrs. Akwobi: “È importante invece che arrivino a maturare la scelta consapevole del bene e non solo per evitare la punizione. L’insegnante dovrebbe comportarsi come se avesse sempre da imparare perché l’insegnamento è un processo di andata e ritorno. L’ascolto, la pazienza, la comprensione favoriscono nei bambini il comportamento positivo e recano benefici sull’apprendimento. Inoltre, adottare misure non violente nel trattare a scuola con i bambini, aiuta anche a ridurre la percentuale di violenza nella società. Questi principi educativi li vediamo tutti attuati nella scuola Fraternità in Nigeria”. “Qui molte persone partono – conclude Christiane – per cercare una vita migliore in Europa. Il nostro lavoro ha come scopo quello di aiutare le persone a costruirsi nel proprio Paese un’esistenza vivibile. Grazie di ogni piccolo aiuto! Serve più di quanto si possa immaginare per portare avanti le opere sociali e aiutare con la diffusione di una cultura nuova, basata sull’Agape, cioè l’amore cristiano, lo sviluppo di questo Paese”. Sostieni a distanza: http://www.afnonlus.org/ (altro…)

Giordani: la misericordia nel «Magnificat»

Giordani: la misericordia nel «Magnificat»

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“Il Magnificat”, vetrata, comunità di Taizé

Nel centro di questo potente inno che è il Magnificat, dove si raccoglie lo slancio dei profeti con la profezia della redenzione, è inserito un accenno alla misericordia divina, che può sembrare un’aggiunta retorica. Mi pare invece che quell’allusione alla misericordia del Padre, nel centro dell’inno, abbia un valore capitale, e contenga la spiegazione di quella concisa, esuberante elencazione di fatti divini, che dà all’improvvisazione poetica della giovinetta quindicenne, che custodiva e maturava nel seno Gesù, una bellezza inaudita e una immediatezza costante. Nella prima parte, Maria esalta il «Potente che ha fatto grandi cose» alla sua «serva», sì che le generazioni venture, tutte, la dichiareranno beata. Dio ha fatto il miracolo dell’incarnazione del Verbo per il tramite d’una fanciulla povera, umile, d’un oscuro villaggio d’Israele; atto da cui verrà la salvezza all’umanità di tutti i tempi. Quindi ella osserva: «il suo nome è santo – e la sua misericordia (va) di generazione in generazione … ». La redenzione dunque nasce da un atto di pietà del Padre divino verso gli uomini. Se egli ha compiuto quel prodigio d’amore, che solo un Dio poteva compiere, di far nascere il Figlio in terra da una giovinetta del popolo e di farlo morire su un patibolo per il bene dell’umanità, si deve a un atto di misericordia, si deve a un miracolo di quella misericordia, che è l’amore elevato al culmine. Esso esige che si perdoni al fratello non sino a sette volte, ma sino a settanta volte sette: in pratica sempre, all’infinito; che lo si ami sino a dare la vita per lui. Dio «ha soccorso Israele, suo servo, – ricordandosi della misericordia…». Insomma, tutto, nel governo divino, si riconduce alla misericordia. E lo si vedrà confermato e chiarito nel contegno di quel Gesù, per il cui amore Maria parla, sia quando egli darà da mangiare alle folle e curerà infermi, sia quando flagellerà i mercanti nel tempio e urlerà vocaboli aspri contro i farisei e i superbi. È l’inno della totale rivoluzione cristiana. Ma l’aspetto più rivoluzionario di essa sta proprio in quello che ne è il principio: la misericordia. Per essa non distrugge, ma crea, perché l’amore di Dio e dell’uomo non produce che bene. Il Magnificat precisa le direttive del processo d’evoluzione, mutamento e rinascita, in cui socialmente e politicamente, oltre che spiritualmente, si traduce l’ideale evangelico. Un mutamento che parte dall’amore, e si concretizza nella misericordia. Un ideale simile assume oggi un carattere d’urgenza e d’attualità nuova. Erompono d’ogni parte ideologie e contestazioni, guerriglie e rivolte: urgono aspirazioni grandi e belle e s’introducono programmi distruttivi e d’odio. Maria insegna come orientare e costruire questa ri­voluzione. È una donna, la madre di Dio, che insegna con la parola e la vita: la vita della madre della misericordia. L’esempio di lei tanto più vale, oggi, quanto più si rivaluta la femminilità. Maria c’insegna la strada della misericordia. È evidente ormai l’inutilità e assurdità delle guerre, e cioè dell’odio, e la necessità di sistemi razionali, fatti di trattative, di dialogo e, soprattutto, d’interventi e doni, da chi può a favore di chi non può. Lo vediamo: l’invio di armi e di denaro a favore di questo o quel popolo serve ad alimentare i conflitti, nei quali la gente pena, agonizza e muore; e a depositare germi di odio contro gli stessi donatori. La prospettiva di quella giovinetta, che intonava tra povera gente il Magnificat, e cioè il metodo della misericordia, è una prospettiva d’intelligenza divina e umana, la sola capace di risolvere il problema d’un mondo minacciato da un’ultima definitiva catastrofe, provocata dalla stupidità dell’odio, droga di suicidio. Per riavere la pace, insomma, col benessere, occorre che noi curiamo le piaghe materiali e morali di chi soffre, sia di qua che di là dell’Oceano, in Europa e in Asia, in America e in Africa, usando una pietà, frutto di comprensione; una carità, che non è debolezza, ma rimozione d’ingiustizie e di egoismi per fare della coesistenza una convivenza, delle nazioni una famiglia. Così vuole Gesù, il figlio di Maria, come assicura anche sua Madre. Igino Giordani, in «Mater Ecclesiae» n. 4/1970 “La Misericordia ne Magnifica” – www.iginogiordani.info   (altro…)

Cristiani e musulmani insieme da papa Francesco

Cristiani e musulmani insieme da papa Francesco

locandina-13-dicembreAd un mese dagli attentati del 13 novembre, le Comunità islamiche presenti nelle varie regioni di Italia, dalla Sicilia al Veneto, insieme ad aderenti ed amici del Movimento dei Focolari si ritrovano insieme domenica 13 dicembre a Roma. Sono attese circa quattrocento persone. Insieme intendono portare a conoscenza dell’opinione pubblica riflessioni, storie e percorsi comuni frutto di una paziente tessitura avviata ormai da anni: rapporti interpersonali, solidarietà tra famiglie, rispetto e stima reciproci, in Italia e in altre parti del mondo. Non si tratta quindi di inseguire un sogno irraggiungibile nei fatti di convivenza fraterna, ma di evidenziare strade percorribili verso una società inclusiva e arricchita dalle diversità. L’appuntamento sarà alle 12 a piazza San Pietro,per partecipare all’Angelus con papa Francesco, per testimoniare i percorsi di fraternità e la misericordia già in atto tra tanti musulmani e cristiani. Seguirà un pic nic consumato in maniera conviviale. Dalle ore 14 alle 16.30 si svolgerà poi un convegno all’Institutum Patristicum Augustinianum, in via Paolo VI, 25, per dare voce a riflessioni, aspirazioni, storie e progetti dall’Italia, dalla Siria, dalla Francia. Un mosaico di esperienze per rispondere con mitezza ma pure con decisione a chi vuole dividere, a chi vuol far credere che solo la forza risolve i problemi, a chi incrementa la paura reciproca. I partecipanti stringeranno un Patto di prossimità e di collaborazione, da estendere a quanti in Italia e altrove vorranno raccoglierlo. Alle 10.30, all’Augustinianum, è previsto un incontro con i giornalisti. Per anticipare i contenuti del convegno e per eventuali interviste saranno presenti gli imam Izzidine Elzir (Firenze), presidente dell’Ucoii, Youssef Sbai (Massa Carrara) e Mustafa Batzami (Teramo), i delegati dei Focolari in Italia Rosalba Poli e Andrea Goller, i referenti per il dialogo interreligioso dei Focolari in ItaliaGiuseppina Brogna  e Donato Fazzini. Fonte: Città Nuova online https://www.facebook.com/y4uw.international/videos/1014756078547727/