Mar 20, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Arrivano da Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Costa d’Avorio, Camerun e Kenya. Hanno in comune lo studio all’Istituto Universitario Sophia (IUS) e una domanda: “Se quest’esperienza corrisponde sempre di più alle domande sul futuro dei nostri popoli, perché non immaginare che possa trovare casa anche nel continente africano?” Un’idea che va crescendo di giorno in giorno, finché il 22 febbraio gli studenti dell’Africa sub-sahariana iscritti ai corsi di Laurea e Dottorato dello IUS, si sono dati appuntamento per condividere un progetto. Martine Ndaya del Congo racconta: “Studiare a Sophia non è stata una scelta facile… Eppure, a distanza di pochi mesi da quando sono entrata in aula, posso dire che questa esperienza interdisciplinare e di convivenza multiculturale risponde alle mie aspettative, a quelle più profonde”. Prosegue Pulcherie Prao della Costa d’Avorio: “Tra di noi ci confrontiamo spesso, ci scambiamo impressioni e difficoltà, ci ritroviamo per parlare delle sfide che abbiamo davanti. Per questo, qualcuno ha cominciato a dire: quando ci sarà la possibilità di veder nascere Sophia in Africa?”. Sono numerose le iniziative di formazione superiore intraprese anche in anni recenti nelle diverse regioni del continente, ma non tutte sono in grado di corrispondere ai problemi reali dettati dalla domanda di pace, di sviluppo e di partecipazione delle diverse aree. Anche in Africa le società non sono risparmiate da processi violenti in cui il consumismo e il materialismo lacerano il tessuto morale e culturale.
Un percorso di formazione ispirato all’esperienza di Sophia potrebbe rappresentare, sia sul piano della ricerca che dell’impegno etico e culturale, non solo uno spazio di comunione tra i popoli africani, con la loro diversità e bellezza, ma anche un luogo aperto ai giovani di altre culture per arricchirsi del senso di comunità di cui l’Africa è testimone, dei suoi modelli di partecipazione diffusa, dei suoi coraggiosi percorsi di riscatto. Melchior Nsavyimana del Burundi, ricordando Nelson Mandela, afferma che “l’educazione è il più potente motore di sviluppo, è lo strumento più efficace per rispondere alla sofferenza che devasta la vita di tante persone”. Sophia in Africa: un sogno, ma allo stesso tempo, un processo che comincia. Nel dialogo, sono emerse varie opportunità da cogliere per aprire la strada, senza sottovalutare difficoltà e ostacoli oggettivi. È necessario esplorare le diverse possibilità, coinvolgere tanti, raccogliere disponibilità e tessere sinergie. Per ora, il gruppo promotore allo IUS ha deciso di incontrarsi periodicamente per mantenere vivo l’interesse e portare avanti il programma. E far seguire al primo passo, tanti altri. (altro…)
Mar 19, 2014 | Chiara Lubich, Spiritualità

Convegno Interreligioso 2014 – Foto di gruppo
«Era già desiderio di Chiara Lubich realizzare un convegno di questo tipo, ma non è stato possibile durante la sua vita terrena» – afferma Maria Voce all’inaugurazione del convegno interreligioso a Castel Gandolfo il 17 marzo – «Oggi, ne siamo certi, con grande gioia lei ci vede dal cielo tutti insieme, come fratelli e sorelle, in questa ricchissima varietà di costumi, etnie, culture, fedi e tradizioni». Un momento da lei definito “solenne” per vari motivi, ma soprattutto per il fatto che per la prima volta ci si trovi insieme: ebrei, cristiani, musulmani, indù, buddisti, sikhs, shintoisti e membri della Tenrikyo. Il convegno è frutto di un percorso, a volte recente, ma, nella maggior parte dei casi, lungo decenni, che ha permesso di approfondire la nostra conoscenza reciproca, «diventata amicizia e, poi, fratellanza». La Presidente dei Focolari ripercorre le tappe di dialogo interreligioso degli ultimi sei anni, corrispondenti al suo mandato, il primo dopo la scomparsa della fondatrice. I dubbi e la trepidazione iniziale erano legittimi: cosa sarebbe successo di quell’esperienza di dialogo dopo Chiara? Ma già nel 2008, a soli due mesi di distanza dall’elezione di Maria Voce, si è svolto un convegno con fratelli e sorelle musulmani. Successivamente, con le religioni tradizionali africane in Camerun, un simposio ebraico-cristiano a Gerusalemme e un simposio con gli indù.
A dimostrazione che l’esperienza carismatica iniziale ha tracciato una strada: «Dobbiamo ringraziare ciascuno dei presenti in questa sala – continua Maria Voce – per la grande fede in Dio e per l’amicizia che ci ha legato. Soprattutto dobbiamo essere grati al dono del dialogo a cui Chiara ci ha condotti. È proprio grazie a questa fiducia reciproca che abbiamo potuto continuare questo cammino sulla strada tracciata da lei e da coloro che, nelle rispettive fedi religiose, hanno dato vita a questa esperienza di dialogo: il Reverendo Nikkyo Niwano, l’Imam Barkat, il Dr. Aram e sua moglie Minoti, il Dr. Somaiya ed altri». Sono seguiti, per la nuova presidente, numerosi viaggi in diverse parti del mondo, come nel 2010 in Asia: «Mi ha impressionato – ricorda – come i fratelli e le sorelle indù e buddhisti presenti si sentissero pienamente parte della nostra grande famiglia. Non eravamo in dialogo gli uni con gli altri, ma insieme, cristiani, indù e buddhisti, ci aprivamo a dialogare con il mondo». Nel 2011, ad Haifa (Israele) «con ebrei, cristiani e musulmani che cercano di credere, vivere e pregare per la pace», confida di essersi «commossa ad ascoltare i fatti di vita quotidiana, di scoperta del diverso-da-sé da parte di persone che hanno scommesso sulla pace». E ancora il momento vissuto con fratelli e sorelle ebrei a Buenos Aires e la visita alla comunità dei Focolari in Algeria, formata quasi totalmente da musulmani nel 2012. Lì, a Tlemcen ha trovato «l’espressione musulmana del Movimento animata dallo stesso Ideale di Chiara. Siamo, infatti, diventati una sola famiglia». E questa esperienza comincia a diffondersi anche in altri Paesi. «Certo è un’esperienza profonda, non facile da trasmettersi e che non manca di suscitare interrogativi – afferma – È una testimonianza che l’unità, nella distinzione, è veramente possibile, ma bisogna avere il coraggio di farne l’esperienza». Guarda il video dell’intervento integrale in italiano http://vimeo.com/89697118/settings
(altro…)
Mar 18, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Tacloban, una cittadina di 60000 abitanti in una delle tante isole Filippine, fino all’8 novembre scorso era pressoché sconosciuta in gran parte del mondo, poi di colpo è diventata tristemente famosa perché l’uragano Yolanda si è abbattuto su di essa con le sue raffiche di 320 chilometri all’ora, mietendo più di 10000 vittime. [Il 25 febbraio] dopo tre mesi e mezzo siamo andati lì per qualche ora per condividere le esperienze di dolore, di donazione, di generosità eroica… di quella gente che ha fatto di tutto per trovare acqua, cibo, indumenti, benzina, per sé e per altri; gente che ha vinto la paura con la fede, gente fiera di essere sopravvissuta…». (continua su Gli aquiloni di Tacloban) «La città metropolitana, denominata Metro Cebu, è la seconda del Paese, superata soltanto da Manila. La Sacred Heart School Ateneo de Cebu è la scuola privata cattolica dei Gesuiti che ci ha accolti per un altro incredibile progetto: “Spark for Change”. La caratteristica è stata la partecipazione di studenti di una scuola pubblica, che per la prima volta mettevano piede in una scuola privata: era bello vederli giocare insieme nel cortile della Sacred Heart School, come se fossero di un’unica scuola. Ecco l’impressione più significativa di uno dei ragazzi: “Ero un giovane perso… quando sono riuscito a liberarmi dal mio fardello, ho compreso meravigliosamente cosa è la vita e cosa è l’amore: non è solo essere stimati ma è sacrificio e determinazione per il bene degli altri”.

Video Coreografia nel carcere di Cebu
Al nostro arrivo nella città, abbiamo incontrato la vice governatrice. Dopo averle spiegato il nostro lavoro nelle scuole e anche nelle carceri, ci ha invitati al carcere di Cebu, dove 600 detenuti, si sono esibiti per noi, danzando quattro differenti coreografie. Una realtà molto significativa che ci ha toccato il cuore è l’azione sociale dei Focolari: “Filo d’oro”: una piccola azienda tessile per giovani disagiati e in difficoltà. Questi stessi ragazzi ci hanno aiutato nella costruzione della scenografia di Streetlight. Prima di partire, siamo stati nella Basilica Minore del Santo Niño: la statua del bambino Gesù, che fu donata, come regalo di battesimo alla Regina di Cebu, dall’esploratore Ferdinando Magellano all’epoca della esplorazione del navigatore portoghese in quelle terre. Gli abbiamo affidato le nostre famiglie e i ragazzi incontrati nei progetti». (continua su Spark for change a Cebu) «Davao, è la città natale di uno di noi: Joseph! Ad attenderci all’aeroporto, un gruppo folcloristico della scuola, che ci ha lasciati a bocca aperta per la bellezza dei costumi e delle danze. Siamo stati accolti dalle autorità civili ed ecclesiastiche della città, vivendo con loro momenti importanti. Nella City Hall abbiamo ricevuto l’attestato di “Ambasciatori di buona volontà” e alla fine ci hanno chiesto di cantare; lo abbiamo fatto a cappella con una canzone del musical. Le due serate dello spettacolo, nell’enorme palestra dell’Holy Cross College, hanno raccolto circa 7.000 spettatori…una carica di energia senza precedenti. Il motto della città di Davao è : Life is here! Davvero siamo partiti con un senso di gratitudine nel cuore per aver sperimentato, ancora una volta, il calore familiare di questa splendida gente…che ci ha dato la VITA». (continua su Le sorprese di Davao) (altro…)
Mar 17, 2014 | Chiara Lubich, Spiritualità

Simposio buddista-cristiano a Castelgandolfo (2012)
Apertura dei lavori a Castel Gandolfo tra ebrei, cristiani, musulmani, indù, buddhisti, sikhs, shintoisti e membri della Tenrikyo di molte aree del mondo: 23 ebrei di Israele, USA, Argentina, Uruguay, Messico, Europa; 69 musulmani, sciiti e sunniti, da Maghreb e Medio Oriente, Iran, Bangladesh, Pakistan, Europa, USA; 34 buddisti, delle tradizioni mahayana e therevada, di Thailandia, Nepal, Sri Lanka, Taiwan, Corea, Giappone, Italia; 19 indù dall’India. Dal 17 al 20 marzo il Centro Mariapoli che li accoglie è impegnato a far quanto possibile per garantire le norme di cibo vegetariano, Kosher e Halal. Si tratta di un inedito anche per la storia del dialogo nell’ambito del Movimento dei Focolari. Negli anni passati, infatti, si sono svolti incontri dove la conoscenza e la riflessione reciproca avveniva tra il cristianesimo e un’altra religione (simposio islamo-cristiano, cristiano-buddista, ebreo-cristiano, ecc.). Ora, per la prima volta, una pluralità di tradizioni religiose si ritrova insieme ed evidenzia la ricchezza di questo dialogo che è uno degli aspetti più attuali del carisma dell’unità di Chiara Lubich, riprendendo il suo invito a “puntare sempre lo sguardo nell’unico Padre di tanti figli” per poi “guardare le creature tutte, come figli dell’unico Padre”. Si tratta di un cammino comune di dialogo con fratelli e sorelle di fedi diverse, un mosaico variegato che si è composto negli anni e nelle comunità dei Focolari sparse nel mondo. Dialogo e testimonianze – in gruppi omogenei per religione e momenti in plenaria – permetteranno ai partecipanti di aprirsi oltre il proprio specifico, sulla base delle riflessioni maturate nel corso degli anni, senza ignorare le inevitabili difficoltà incontrate. Di fronte alle sfide attuali, la strada del dialogo interreligioso appare non solo una scommessa, ma un “pellegrinaggio verso la verità”, come ha detto più volte Benedetto XVI. È la prospettiva della conferenza “Chiara e le Religioni. Insieme verso l’unità della famiglia umana” che si terrà giovedì 20 marzo a Roma, presso l’Aula Magna della Pontificia Università Urbaniana, a conclusione del convegno di Castelgandolfo. Si tratta di unatestimonianza pubblica e plurale su Chiara Lubich, nel 6° anniversario della sua scomparsa: si alterneranno il monaco Phramaha Thongratana Tavorn e il rev. Waichiro Izumita, buddisti, la dr. Vinu Aram, indù, l’Imam Ronald Shaheed e il prof. Amer Al Hafi, musulmani, il Rabbi David Rosen, ebreo. Apriranno la conferenza il card. Francis Arinze e la presidente dei Focolari Maria Voce.
Aggiornato il 18 marzo 2014 (altro…)
Mar 16, 2014 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Contribuire alla realizzazione dell’unità del mondo, scoprire che, sebbene molto diversi per etnie, culture e tradizioni religiose, tutti gli uomini, quali fratelli e sorelle, possono dare vita insieme alla pace e all’armonia universale. Questo il sogno di Chiara Lubich (1920-2008), questo l’obiettivo per il quale ha vissuto e lavorato, questo lo scopo specifico del suo carisma e del Movimento dei Focolari al quale ha dato vita. Evento fondante nel cammino di dialogo dei Focolari è la consegna a Chiara Lubich a Londra (Gran Bretagna) nel 1977 del Premio Templeton per il progresso della religione. Narrando la sua esperienza ebbe la profonda sensazione che tutti i presenti, anche se di fedi diverse, fossero un’unica famiglia. Un’intuizione che segnò una svolta: l’apertura del Movimento dei Focolari al dialogo con persone di ogni tradizione religiosa. Da allora la diffusione mondiale dei Focolari ha contribuito a sviluppare il dialogo interreligioso, con ebrei ortodossi, conservatori e riformati; con musulmani sunniti e sciiti; con indù di diverse correnti; con buddhisti mahayana e therevada; con seguaci delle religioni tradizionali africane e di altre culture originarie. Ci sono contatti anche, tra gli altri, con taoisti, shintoisti, sikhs e baha’i.
Il dialogo dei Focolari si fonda sulla centralità dell’amore, della carità, della misericordia, della compassione sintetizzate nella ‘Regola d’oro’, presente nelle principali religioni e culture, che invita a: “Fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Un dialogo che porta, tra i suoi effetti, l’approfondirsi del rapporto con Dio o Assoluto e la riscoperta delle proprie radici religiose e della propria tradizione. L’apertura verso l’altro favorisce conoscenza e fiducia, facendo crollare idee erronee e preconcetti. Si scopre che le diversità possono essere dono gli uni per gli altri, si intraprende la comune ricerca di ciò che unisce. Nascono incontri di approfondimento e simposi. L’esperienza della fraternità rafforza il comune impegno a costruirla soprattutto dove violenza ed intolleranza religiosa sembrano prevalere. Si contribuisce ad un risanamento del tessuto sociale guarendo tensioni e integrando comunità in conflitto. Fioriscono significative realizzazioni umanitarie comuni. Il 20 marzo 2014, presso l’Università Urbaniana di Roma, si svolgerà un evento dedicato a “Chiara e le religioni: insieme verso l’unità della famiglia umana”. Vorrebbe evidenziare, a sei anni dalla sua scomparsa, il suo impegno per il dialogo interreligioso. La manifestazione coincide con il 50° della dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” sulla Chiesa e le religioni non cristiane. (altro…)
Mar 14, 2014 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo
Il 7 dicembre 1943, Silvia Lubich, giovane maestra, non avrebbe mai immaginato che tante personalità del mondo civile e religioso (tra cui quattro papi), qualche decennio più tardi avrebbero pronunciato parole assai impegnative sulla sua persona e sulla sua famiglia spirituale.Non aveva nessun’idea di quello che avrebbe visto e vissuto negli 88 anni della sua vita. Non aveva alcuna idea dei milioni di persone che l’avrebbero seguita. Non immaginava che con il suo ideale sarebbe arrivata in 182 nazioni. Poteva mai pensare che avrebbe inaugurato una nuova stagione di comunione nella Chiesa e che avrebbe aperto canali di dialogo ecumenico mai praticati? Tanto meno poteva immaginare che nella sua famiglia avrebbe accolto fedeli d’altre religioni e persone senza un riferimento religioso. Anzi, non aveva nemmeno l’idea che avrebbe fondato un Movimento. Quel 7 dicembre 1943 “Silvia” aveva solo i sentimenti di una giovane e bella donna innamorata del suo Dio col quale stringeva un patto di nozze, sigillato con tre garofani rossi. Ciò le bastava. Poteva immaginare la corona di gente d’ogni età, estrazione sociale e punto della terra che l’avrebbe accompagnata nei suoi viaggi chiamandola semplicemente “Chiara” (nome preso dall’ammirata santa di Assisi)? Poteva mai pensare nella sua piccola Trento che le sue intuizioni mistiche avrebbero aperto una cultura dell’unità, adatta alla società multietnica, multiculturale e multireligiosa? Ha precorso i tempi, Chiara Lubich. Nella Chiesa – lei, donna e laica – ha proposto temi e aperture riprese più tardi dal Vaticano II. Nella società mondializzata ha saputo indicare la via della fraternità universale quando nessuno parlava di avvicinamenti tra civiltà. Ha rispettato la vita e ha cercato il senso del dolore. Ha tracciato una via di santità religiosa e civile praticabile da chiunque, non riservata a pochi eletti. Nel 1977, al Congresso eucaristico di Pescara, disse: «La penna non sa quello che dovrà scrivere, il pennello non sa quello che dovrà dipingere e lo scalpello non sa ciò che dovrà scolpire. Quando Dio prende in mano una creatura per far sorgere nella Chiesa qualche sua opera, la persona scelta non sa quello che dovrà fare. È uno strumento. E questo, penso, può essere il caso mio». E ancora: «Fecondità e diffusione sproporzionate a ogni forza o genio umano, croci, croci, ma anche frutti, frutti, abbondantissimi frutti. E gli strumenti di Dio in genere hanno una caratteristica: la piccolezza, la debolezza… Mentre lo strumento si muove nelle mani di Dio, egli lo forma con mille e mille accorgimenti dolorosi e gioiosi. Così lo rende sempre più atto al lavoro che deve svolgere. Finché, acquisita una profonda conoscenza di sé e una certa intuizione di Dio, può dire con competenza: io sono nulla, Dio è tutto. Quando l’avventura iniziò a Trento, io non avevo un programma, non sapevo nulla. L’idea del Movimento era in Dio, il progetto in cielo». Chiara Lubich è all’origine del Movimento dei Focolari. Nasce il 22 gennaio 1920 a Trento, muore il 14 marzo 2008 a Rocca di Papa, attorniata dalla sua gente. Nei giorni seguenti migliaia di persone, da semplici operai a personalità del mondo politico e religioso, arrivano a Rocca di Papa per renderle omaggio. I funerali si svolgono nella Basilica romana di S. Paolo fuori le mura, incapace di contenere la grande folla accorsa (40.000 persone). Benedetto XVI, nel suo messaggio, definisce Chiara “Donna di intrepida fede, mite messaggera di speranza e di pace”. L’allora Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, presiede la concelebrazione eucaristica insieme a 9 cardinali, 40 vescovi e centinaia di sacerdoti. Di Chiara, risuonano le sue parole espresse un giorno: «Vorrei che l’Opera di Maria, alla fine dei tempi, quando, compatta, sarà in attesa di apparire davanti a Gesù abbandonato-risorto, possa ripetergli: “Quel giorno, mio Dio, io verrò verso di te… con il mio sogno più folle: portarti il mondo fra le braccia”. Padre, che tutti siano uno!». (altro…)
Mar 14, 2014 | Chiara Lubich, Chiesa, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Un’ampia riflessione sta attraversando l’attuale dibattito sul contributo che la donna può e deve dare alla vita della Chiesa. È a questo proposito che viene spesso chiamata in causa Chiara Lubich, per il suo patrimonio di spiritualità, di pensiero e di opere. Oggi, nel 6° anniversario della sua scomparsa, in molte città del mondo la si ricorda in tanti modi, confrontandosi con la sua eredità.
Sul contributo da lei dato all’incremento del dialogo ecumenico si riflette a Pretoria (Sudafrica) con il Dr Kobus Gerber, Segretario Generale della Dutch Reformed Church, come pure a Melbourne e a Perth (Australia). Il tema della famiglia, una delle passioni di Chiara, è al centro di diverse manifestazioni, come a Lussemburgo e Siviglia (Spagna), in preparazione anche al prossimo Sinodo straordinario di ottobre in Vaticano. A Perugia (Italia), il sindaco Waldimiro Boccali dedicherà una via alla beata Chiara Luce Badano, figlia spirituale della Lubich, e alla stessa Chiara sarà dedicata una strada di Porto Alegre in Brasile, dove – nella sala del Consiglio comunale – si tiene l’esposizione “Chiara Lubich, protagonista di tempi nuovi”. E poi eventi di carattere culturale, presentazioni di libri, concerti… Saranno moltissime le comunità dei Focolari, in piccoli centri come nelle metropoli, che si raccoglieranno a ringraziare Dio per aver dato Chiara Lubich come dono all’umanità; spesso insieme ai vescovi, come a Sidney (Australia) con il cardinale George Pell, a Wellington (Nuova Zelanda) con l’Arcivescovo John Dew, a Olomuc (Cechia) con l’arcivescovo Jan Graubner. Del suo contributo al dialogo interreligioso si parla al Noor Center, Centro Islamico di Toronto (Canada), in città dell’Europa, Medio Oriente e Africa. “Chiara e le Religioni. Insieme verso l’unità della famiglia umana”, sarà invece il tema del convegno di giovedì 20 marzo a Roma, presso l’Aula Magna della Pontificia Università Urbaniana. Un ricordo di Chiara Lubich tracciato da personalità di varie religioni, che hanno avuto un contatto personale con lei. Si terrà a conclusione di un simposio interreligioso, a Castelgandolfo, con la partecipa
zione di cristiani e fedeli di altre tradizioni religiose, quali ebraismo, islam, induismo, buddhismo, shintoismo, sikhismo. Questo 6° anniversario porta in filigrana lo svolgersi delle fasi preliminari alla causa di beatificazione per Chiara Lubich, dopo che il 7 dicembre 2013, Maria Voce, attuale Presidente dei Focolari, ha firmato la richiesta formale di avvio al vescovo di Frascati, mons. Raffaello Martinelli. Un atto – aveva detto allora Maria Voce rivolgendosi al Movimento – che «invita tutti noi a una santità ancora più grande, a costruirla giorno per giorno nella nostra vita, per contribuire a far emergere quella “santità di popolo” a cui Chiara tendeva». (altro…)
Mar 13, 2014 | Chiesa, Focolari nel Mondo
Ad un anno dalla nomina di papa Francesco come vescovo di Roma, alcuni suoi testi e discorsi si presentano come un vero e proprio programma del pontificato: il messaggio per la Giornata della pace, la conversazione con i Superiori religiosi e, in particolare, la sua esortazione apostolica Evangelii Gaudium. L’impronta di papa Francesco è fortemente pastorale, eppure sorretta da una cultura solida e provata; il suo fine è di arrivare a tutti, in particolare alle periferie esistenziali; il suo linguaggio semplice, il suo guardare in faccia le persone, il suo accarezzare bambini e malati sono sostanziali; la sua proposta è non giudicare ma servire. Per Francesco è responsabilità della Chiesa lavorare per la pace nel mondo. Di pari passo con le sue sempre brevi e affettuose omelie lavora senza sosta alla riforma della Curia e per la trasparenza economica della banca vaticana. Preferisce una Chiesa ferita, perché è uscita con audacia, ad una Chiesa chiusa e sulla difensiva, per la paura di sbagliare. Scarica il pdf con l’articolo completo su Nuova Umanità n. 212 (altro…)
Mar 13, 2014 | Chiara Lubich, Spiritualità
Ti voglio bene non perché ho imparato a dirti così, non perché il cuore mi suggerisce questa parola, non tanto perché la fede mi fa credere che sei amore, nemmeno soltanto perché sei morto per me. Ti voglio bene perché sei entrato nella mia vita più dell’aria nei miei polmoni più del sangue nelle mie vene. Sei entrato dove nessuno poteva entrare quando nessuno poteva aiutarmi ogniqualvolta nessuno poteva consolarmi. Ogni giorno ti ho parlato. Ogni ora ti ho guardato e nel tuo volto ho letto la risposta, nelle tue parole la spiegazione, nel tuo amore la soluzione. Ti voglio bene perché per tanti anni hai vissuto con me ed io ho vissuto di Te. Ho bevuto alla tua legge e non me n’ero accorta. Me ne sono nutrita, irrobustita, mi sono ripresa, ma ero ignara come il bimbo che beve dalla mamma e ancor non sa chiamarla con quel dolce nome. Dammi d’esserti grata – almeno un po’ – nel tempo che mi rimane, di questo amore che hai versato su di me, e m’ha costretta a dirti: Ti voglio bene. Chiara Lubich Tratto da La dottrina Spirituale -Città Nuova ed. (altro…)
Mar 13, 2014 | Chiesa, Spiritualità
 |
Papa Francesco: la freschezza dello Spirito Santo 14 marzo 2013 Il mondo accoglie l’argentino Jorge Mario Bergoglio, il nuovo papa che viene “quasi dalla fine del mondo”. Dichiarazione di Maria Voce, presidente dei Focolari. |
 |
Papa Francesco: “Siamo custodi gli uni degli altri” 19 marzo 2013 Pubblichiamo alcuni passaggi dell’omelia di Papa Francesco, pronunciata nella S. Messa di inizio del suo pontificato. Il testo integrale nel sito del Vaticano. |
 |
Servizio e regalità 20 marzo 2013 Intervista a Maria Voce dopo la messa d’inizio del ministero pietrino di papa Francesco. |
 |
19 maggio 2013
200mila cristiani di vari movimenti, associazioni e aggregazioni laicali in dialogo con Papa Francesco. Il coraggio e la speranza della fede. Il saluto di Maria Voce: impegno dei Focolari a testimoniare il cristianesimo in modo coraggioso e gioioso.
|
 |
Congresso gen 3: un cuore in azione 25 maggio 2013 A Castelgandolfo 1200 ragazzi dei Focolari di varie nazionalità si ritrovano per fare il punto del loro progetto verso chi ha più bisogno ed affrontare i problemi tipici della loro età. A conclusione, l’incontro con Papa Francesco. |
 |
29 luglio 2013
A conclusione del “chiasso di Rio” impressioni e propositi di alcuni giovani dei Focolari e di Maria Teresa e Ruggero Badano, genitori di Chiara Luce, tra gli intercessori della GMG.
|
 |
8 agosto 2013
Intervista esclusiva a Susana Nuin Núñez, Consulente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, sulle sue impressioni riguardo agli interventi del Papa alla GMG di Rio e al successivo incontro del CELAM. Prima parte.
9 agosto 2013
Intervista esclusiva a Susana Nuin Núñez, Consulente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, sulle sue impressioni riguardo agli interventi del Papa alla GMG di Rio e al successivo incontro del CELAM. Seconda parte.
|
|
|
|
 |
Perdono, dialogo, riconciliazione. Le parole della pace 9 settembre 2013 Papa Francesco prega con centomila persone in Piazza San Pietro e il mondo si unisce in una catena di fede e digiuno, affinché si trovi la via della pace. All’Angelus di domenica 8 settembre un nuovo appello del Papa: “preghiere e opere di pace”. |
 |
Nella mattina di oggi Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata la presidente dei Focolari, Maria Voce, accompagnata dal copresidente Giancarlo Faletti.
|
 |
23 settembre 2013
Ridare dignità con il lavoro ai disoccupati e ai giovani emarginati, al centro della visita di papa Francesco in Sardegna. Tra le coraggiose testimonianze presentate, anche quella di “Primavera 83” che aderisce ai principi dell’Economia di Comunione.
|
 |
29 ottobre 2013
A chiusura dell’Anno della Fede le famiglie del mondo incontrano Papa Francesco il 26 e 27 ottobre. Una festa, tra preghiere, musica, forti testimonianze e la parola del Papa.
|
 |
15 novembre 2013
Il Papa è stato accolto, il 14 novembre, dal Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano. Incontro segnato dall’amicizia e da valori condivisi, pur nella specificità delle due istituzioni.
|
 |
19 dicembre 2013
La presidente dei Focolari si sofferma sui punti 98-101 dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium – No alla guerra tra di noi – e sottolinea la testimonianza della comunione e la gioia vissute nelle varie comunità.
|
 |
28 febbraio 2014
La società ha bisogno di testimonianza di fraternità. Così papa Francesco ai vescovi amici dei Focolari ricevuti in udienza, il 27 febbraio nella Sala Clementina del Vaticano.
|
(altro…)
Mar 12, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
«La nostra terra devastata da 20 anni di guerre civili, bambini soldato, violenza, sfruttamento delle risorse naturali; nessuna politica ‘proattiva’… e noi? Giovani che non abbiamo mai conosciuto la pace, possiamo rispondere a questa sfida? E i nostri amici, genitori, autorità regionali… saranno disposti a seguirci in questa folle avventura?». Da questa domanda nasce l’idea di un gruppo di giovani congolesi di realizzare un festival, per portare – attraverso il linguaggio dell’arte – un messaggio che giungesse anche ai vertici internazionali. Una petizione è stata inviata anche al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. «La nostra terra è fertile , l’acqua è abbondante, il nostro sottosuolo è un dono di Dio: il Nord del Kivu dovrebbe essere un paradiso. Noi, i giovani, vogliamo partecipare a costruirlo». Dichiarata la mission, e con due anni di preparazione, si è svolto così a Goma (Repubblica Democratica del Congo) dal 14 al 16 febbraio il Festival “Amani” che in swahili significa pace. Davanti ai politici, ai rappresentanti internazionali, ai caschi blu dell’ONU e alle 25mila persone passate da lì, i protagonisti hanno lanciato il loro messaggio, cantando la loro sofferenza e la loro speranza. I giovani del Movimento dei Focolari sono stati tra i promotori e animatori di questo evento. Belamy Paluku, della band “GenFuoco” di Goma, incaricato della gestione dei contributi artistici, racconta: «Il festival è stato la realizzazione di un grande sogno: riunire tante persone e annunciare insieme un messaggio di unità, essendo portavoce delle persone meno considerate nella nostra società. Inoltre gli artisti non solo hanno offerto il loro punto di vista, ma provenendo da Paesi in conflitto tra loro, dallo stesso palco hanno dato una forte testimonianza. Spero che sia l’inizio di una nuova tappa». La preparazione del Festival è stata molto partecipata, davanti e dietro le quinte: c’era chi sfornava “gallette e gouffres”, chi serviva da mangiare, chi distribuiva le bibite, «e tutto questo senza misurare le forze, dando a tutti un sorriso di amicizia» racconta Jean Claude Wenga, responsabile della comunicazione del Festival. «Volevo capire come va avanti la cultura all’estero e come si possono sviluppare i rapporti in questo scambio tra culture – spiega Aurelie, una giovane dei Focolari – per questo ho voluto partecipare». Anche gli adulti non sono rimasti indifferenti: André Katoto, un padre di famiglia della regione del Kivu, afferma: «Amani vuol dire pace. Con questa festa abbiamo voluto celebrarla nella nostra regione». (altro…)
Mar 11, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Con gli anziani in una casa di riposo. Con i detenuti nella prigione locale. In un istituto di assistenza sociale. Con coetanei diversamente abili in un Centro di educazione speciale. Non sono questi i luoghi in cui i giovani trascorrono abitualmente il loro tempo. Ma lo scorso 8 febbraio, a Caldas da Rainha, nella regione ovest del Portogallo, un gruppo di un centinaio di Giovani per un Mondo Unito ha voluto dare un segnale alla città, per scuotere se stessi e gli altri dall’indifferenza. Punto di partenza, un meeting presso l’auditorium del Centro sociale Parish, per sintonizzarsi sull’obiettivo: il desiderio di testimoniare l’amore fraterno, convinti che “vivere per un mondo unito” può essere una risposta alle sfide di oggi, ispirati anche dalle esperienze di giovani di altri Paesi. E da lì, in gruppi, si sono recati in diversi punti della città da coloro che hanno più bisogno di aiuto, o dove si poteva lasciare un segno di attenzione per il territorio. Ridipingere i muri del Centro giovanile su richiesta del Comune. Distribuire caffè, biglietti, un sorriso, un saluto ai passanti ignari e sorpresi. È stata una proposta originale per gli abitanti di Caldas da Reinha, contagiati dall’entusiasmo e la convinzione dei giovani.
«Se ognuno facesse qualcosa lì dove si trova, tutto potrebbe cambiare», ha dichiarato il vice sindaco Hugo Oliveira. «Sono andato per dare, e ho ricevuto», racconta un giovane di ritorno dalla visita ai detenuti. Tra questi, alcuni hanno espresso il desiderio di essere, anche loro, costruttori di un mondo unito. «Cercherò di perdonare…», «Stabilirò più contatti con la mia famiglia», hanno scritto dopo questa esperienza. Una giornata intensa, che non è passata inosservata, e che ha coinvolto molte realtà. Ma la sfida è appena cominciata, dicono i giovani: «Vogliamo continuare insieme il cammino della fratellanza universale dove abitiamo, a partire dalle piccole cose, nelle nostre famiglie, nei rapporti con gli amici, a scuola, al lavoro». Per puntare poi alle sfide più grandi. (altro…)
Mar 10, 2014 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Anche quest’anno l’anniversario della serva di Dio Renata Borlone (Civitavecchia 30/5/1930 – Loppiano 27/2/1990) è stato un momento di riflessione sulla vita cristiana e sullo slancio di portare la pace e la gioia di Cristo ovunque. Appuntamento centrale, la S. Messa celebrata nel Santuario Maria Theotókos, a Loppiano (Italia). «La gioia del Vangelo – come afferma Papa Francesco nell’Evangelii gaudium – riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù», e così è stato dell’esperienza di Renata. Una gioia che scaturisce da un’anima che fin dall’adolescenza si è messa alla ricerca di Dio e delle bellezze della sua creazione e che, conosciuto il Movimento dei Focolari, non ha lesinato energie ed entusiasmo nel testimoniare quotidianamente l’amore e nel contribuire a costruire quell’unità della famiglia umana richiesta da Gesù al Padre nella sua preghiera prima della passione. «La gioia – scriveva Renata nel suo diario – coincide con Dio… possederla sempre vuol dire possedere Dio»; e ancora: «Gioia nel vivere per gli altri», una gioia che «non può essere condizionata da niente, da nessuno» perché «Dio mi ama, anche se sono incapace, se ho fatto tanti pasticci nella vita e continuo a farne», ma anche quella gioia che, paradossalmente, è «spremuta dalla sofferenza» e «cavata dal dolore».
Nei ventitré anni quale corresponsabile della cittadella di Loppiano che ora porta il suo nome, Renata Borlone ha testimoniato con coerenza e umiltà alle migliaia di persone che vi passano per un percorso di formazione o anche solo per brevi momenti, la gioia della vita evangelica, dando il suo essenziale contributo alla socialità nuova che la cittadella si impegna a generare, mettendosi sempre al servizio, e vivendo con eccezionale fede la grave malattia che la porterà alla morte. «Sono felice, sono troppo felice – ripeteva negli ultimi istanti della sua esistenza terrena –. Voglio testimoniare che la morte è Vita». E continuando ad intrecciare le parole del Papa e quelle di Renata, colpisce quanto la gioia possa essere non solo frutto ma anche causa del mutamento del mondo e del superamento delle difficoltà. Diceva recentemente Papa Francesco in un’omelia a Santa Marta: «Non si può camminare senza gioia, anche nei problemi, anche nelle difficoltà, anche nei propri sbagli e peccati c’è la gioia di Gesù che sempre perdona e aiuta».
E Renata scriveva: «Se io dovessi parlare, metterei in evidenza che la gioia che c’è a Loppiano nasce dalla decisione che ognuno prende di voler morire a se stesso. Direi anche che in questa maniera l’unità dei popoli è già fatta, perché l’olio che esce dall’oliva spremuta è olio, e non si distingue più un’oliva dall’altra…». Dolore e gioia, quindi, sfida e conquista sempre da rinnovarsi e mai ripiegata su sé: «Fa che gli altri siano felici, che il nostro Cielo quaggiù sia la gioia degli altri», «Io non mi donavo a Gesù per essere io felice, ma perché la mia donazione avesse un senso per la gioia, per la felicità di tutti gli altri, di tutti quelli che Dio mi avesse messo vicini». Di Francesco Châtel (altro…)
Mar 9, 2014 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Nel 1966, alcuni medici e infermiere dei Focolari entrano in contatto con il popolo Bangwa di Fontem, un villaggio immerso nella foresta occidentale del Camerun. Lo scopo è umanitario: sollevare una popolazione colpita dalla malaria e altre malattie tropicali, con una mortalità infantile del 90%. Con l’aiuto di tanti e insieme ai Bangwa, si costruisce un ospedale, una scuola, una chiesa, tante abitazioni… nasce la prima cittadella dei Focolari in Africa. Chiara Lubich visita Fontem nel 1966. Tanti anni dopo, nell’aprile del 1998, ricorderà quel viaggio davanti a 8.000 membri del Movimento riuniti a Buenos Aires: «Mi sono trovata a Fontem quando non c’era la cittadella, che adesso è grandissima, non so quante case… Non c’era niente. C’era il bosco e c’era dentro questa tribù. Ecco, io ricordo che questa tribù in una spianata mi ha fatto una festa (…) naturalmente una festa tipica; erano tante le mogli, per esempio, del Fon, del re, che mi facevano tante danze, ecc. E lì in questa conca, con tutta questa gente che veniva a farmi festa perché io avevo mandato i primi focolarini medici, lì io ho avuto come l’impressione che Dio abbracciasse tutta questa folla, anche se non era cristiana, perché la grandissima maggioranza erano animisti. Ho pensato: “Qui Dio abbraccia tutti. È un po’ come la Cova de Iria in Portogallo, dove quella volta con il sole che veniva giù abbracciava tutti. Qui c’è Dio che abbraccia tutti”». Al ritorno da quel primo viaggio, Chiara risponde così ai giovani focolarini della Scuola di formazione a Loppiano (Italia): «Noi occidentali siamo assolutamente arretrati e non più adatti a vivere i tempi di oggi se non ci spogliamo della mentalità occidentale, perché è mezza mentalità, un terzo, un quarto di mentalità rispetto al mondo. C’è in Africa, per esempio, una cultura così unica, così splendida, così profonda! Bisognerebbe arrivare ad un incontro di culture. Non siamo completi se non “siamo umanità”. Siamo umanità se “abbiamo dentro” tutte le culture». In occasione di un altro viaggio in Africa nel 1992 Chiara, riferendosi all’inculturazione, afferma: «Prima di tutto l’arma potente è il “farsi uno”. Che significa accostare l’altro completamente vuoti di noi stessi, per entrare nella sua cultura e capirlo e lasciar che si esprima, finché l’hai compreso dentro di te. E quando l’hai compreso, allora sì che potrai iniziare il dialogo con lui e passare anche il messaggio evangelico, attraverso le ricchezze che lui già possiede. Il “farsi uno” che richiede l’inculturazione è entrare nell’anima, è entrare nella cultura, è entrare nella mentalità, nella tradizione, nelle consuetudini [dell’altro, ndr], capirle e far emergere i semi del Verbo». C’è un altro momento che segna una tappa importante per il Movimento nella spinta al dialogo con la altre credenze. Quando nel 1977 viene assegnato a Chiara il “Premio Templeton, per il progresso della religione”. Così lei lo ricorda, sempre nel ‘98 a Buenos Aires: «Eravamo a Londra, alla Guildhall… e mi hanno fatto parlare in questa grande sala; erano presenti persone di tutte le fedi… E lì [ho sperimentato, ndr] lo stesso fenomeno: ho avuto l’impressione che Dio abbracciasse tutti…». Nel 2000 Chiara visita Fontem per l’ultima volta. Viene intronizzata dal popolo, attraverso i Fon, come “Mafua Ndem” (Regina a nome di Dio). È la prima volta che una donna straniera e “bianca” diventa così parte del popolo Bangwa. Alla sua morte (2008), le verrà celebrato un funerale da regina. Durante la scuola di religioni tradizionali organizzata dal primo focolarino bangwa, che precede il funerale, i focolarini vengono introdotti nella “foresta sacra” (lefem). È un forte segno di appartenenza a questo popolo. Negli stessi giorni, Maria Voce (attuale presidente dei Focolari), è riconosciuta “successore al trono”. In Africa sorgono le “scuole di inculturazione” per approfondire la conoscenza delle diverse culture.
Altre esperienze di dialogo con religioni tradizionali si sono sviluppate in America Latina: le Mariapoli con il popolo Aymara (Bolivia e Perù) e nell’Ecuador con il popolo afro di Esmeralda; o l’interessante e pluriennale “Escuela Aurora” nel nord dell’Argentina, in un impegno di formazione e ricupero delle tradizioni culturali e religiose delle popolazioni delle Andi, nelle valli “calchaquíes”.
E ancora, in altri punti del pianeta come in Nuova Zelanda, con gli aborigeni maori. Una spiritualità, insomma, che punta non solo all’unità dei cristiani ma, attraverso il dialogo, a quella della famiglia umana. Il 20 marzo 2014, presso l’Università Urbaniana di Roma, si svolgerà un evento dedicato a “Chiara e le religioni: insieme verso l’unità della famiglia umana”. Vorrebbe evidenziare, a sei anni dalla sua scomparsa, il suo impegno per il dialogo interreligioso. La manifestazione coincide con il 50° della dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” sulla Chiesa e le religioni non cristiane. (altro…)
Mar 8, 2014 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
“Desde la vida de la Palabra la urgencia de comunicar. Hacia una verdadera cultura del encuentro”. Con este lema, del 17 al 23 de febrero se desarrolló en la diócesis de Anse à Veau- et Miragoane, Haití, el Seminario Interdiocesano de Comunicación, organizado por el Departamento de Comunicación del CELAM (Consejo Episcopal Latinoamericano). Los participantes, 79 en total, llegaron de ocho de las diez diócesis haitianas: Les Cayes, Gonaïves, Cap-Haitien, Jeremie, Hinche, Port-aut-Prince, Port-de-Paix y de la diócesis sede. El Seminario, que había sido pedido por Mons. Pierre A. Dumas, obispo de Anse à Veau et Miragoane, fue desarrollado por un equipo de 5 comunicadores de distintos países de América Latina y el Caribe (Argentina, Perú y Cuba) pertenecientes a Netone de América Latina. Los profesores, después de un año de trabajo a distancia para preparar juntos el programa y cada uno de los temas, llegaron a Haití con algunos días de anticipación, lo que les permitió sumergirse en la realidad del pueblo y la Iglesia local.
“Visitamos Radio-Tele Soleil -cuentan- que está funcionando en una sede provisoria en Puerto Príncipe ya que el edificio del Arzobispado donde tenía sus estudios, fue destruído durante el terremoto y murieron varios de sus colaboradores. Es la más importante emisora de la Iglesia católica con cobertura nacional. También pudimos recorrer el centro de Puerto Príncipe, con la Catedral destruida por el terremoto del 2010, casi como un símbolo del dolor de este pueblo”.
El seminario superó todas las expectativas: en 5 jornadas intensas se partió desde la visión trinitaria de la comunicación con la propuesta de la vida de la Palabra, aún antes del hecho comunicativo. Así cada mañana se iniciaba con intercambio de experiencias sobre cómo cada uno había tratado de vivir la frase del Evangelio propuesta el día anterior y la meditación de una nueva frase para ese día. Cada día eran muchos los que contaban a todos cómo habían tratado de poner en práctica el Evangelio. Después se fueron afrontando los distintos medios de comunicación con exposiciones teóricas y talleres: radio, prensa escrita, teatro, televisión e internet. El diálogo, las preguntas, los talleres contaban con muchísima participación e integración de todos. El idioma (se exponía en castellano, las diapositivas y los temas escritos estaban en francés y la traducción era en créole) no significó una barrera para nadie. La Eucaristía final, presidida por Mons. Pierre Dumas, fue un momento de mucha alegría y emoción. Se había construido entre todos un espacio de humanidad renovada.
“Para nosotros –dice el equipo de Netone– fue la posibilidad de cambiar la mirada sobre este pueblo maravilloso, que muchas veces no es reflejado así en los medios de comunicación de nuestros países. Nos hemos enamorado de la sencillez, la alegría, el entusiasmo y la esperanza de los haitianos. Constatamos ser una misma Iglesia, que comparte como hermanos la reciprocidad entre América Latina y el Caribe. Nos llevamos de Haití mucho más de lo que fuimos a dar”.
(altro…)
Mar 7, 2014 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale, Spiritualità
«Lo scorso 23 febbraio – scrivono i focolarini –, assieme ad una rappresentanza della comunità e con la presenza dell’arcivescovo mons. Wilson Tadeu Jönck, abbiamo fatto una semplice e fraterna cerimonia per ufficializzare il trasferimento del focolare maschile alla favela del Morro Mont Serrat, nella periferia della città. L’arcivescovo ha benedetto il nuovo focolare ed ha celebrato la messa nella cappella della comunità locale, concelebrata da Don Vilson Groh, sacerdote volontario del Movimento, auspicando che la vita dei focolarini “sia una testimonianza di santità così come Dio è santo”». Nei presenti si sentiva la gioia di camminare insieme alla Chiesa oggi, che attraverso papa Francesco «continua ad invitarci ad andare incontro all’umanità – aggiunge Keles Lima – vicino alle persone, specialmente quelle più povere”».
«È proprio il carisma dell’unità – afferma Lucival Silva –, che ci fa sentire l’importanza di esserci per dare il nostro contributo, insieme a tutte le forze che già lavorano nella Chiesa locale e nel Morro, cercando di essere costruttori di “ponti” che uniscono le persone delle diverse classi sociali, separate spesso dalle mura dell’indifferenza». Contagiava la gioia presente negli occhi dei focolarini coinvolti in quest’avventura e anche della comunità locale del Movimento. Era come riprendersi un pezzo di storia dei Focolari, quando Chiara Lubich con il primo gruppo a Trento ha cominciato dai poveri, fino a capire che «tutte le persone sono candidate all’unità». Don Vilson Groh è da anni che abita e lavora nel Morro portando avanti una rete di iniziative in collaborazione con la società civile, la pubblica amministrazione e il mondo imprenditoriale; azioni finalizzate ad aprire nuove prospettive di vita ai giovani. Francisco Sebok, lavora con lui in uno di questi progetti in un quartiere dominato dal traffico delle droghe. Fabrizio Lucisano già lavora da qualche tempo come medico di famiglia nel Morro; e Keles ha cominciato a lavorare come insegnante nella scuola elementare locale. Completano la squadra dei focolarini due sposati, Miguel Becker e Arion Góes.
La casa presa in affitto è modesta, non stona con le altre circostanti. «È piaciuta a tutti – dice gioioso Francisco –; infatti, anche se con pochi mezzi, abbiamo cercato di arredarla con buon gusto. Al momento ha 2 stanze, una sala, una cucina ed un bagno. «Siamo coscienti che non risolveremo il problema sociale del Brasile né di una città – afferma Lucival –, e neanche di questa favela; ma questa esperienza può essere un segnale del nostro Movimento alla Chiesa e alla società, per dire che noi vogliamo camminare insieme a tutti, ricchi e poveri, per contribuire a realizzare il testamento di Gesù “che tutti siano uno”». «Nel 1993 – ricorda Fabrizio –, Chiara Lubich aveva dato al focolare maschile di Florianópolis il nome di “Emmaus”, e lei stessa scriveva: “Dove Gesù era tra i discepoli, simbolo di Gesù in mezzo, che illuminava le scritture….”. Abbiamo voluto mettere questo augurio di Chiara all’entrata del focolare per ricordarcelo sempre». (altro…)
Mar 6, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria, Spiritualità
Sono le due del mattino del 5 dicembre 2013. Gli abitanti di Bangui, capitale della Repubblica Centroafricana, vengono svegliati da detonazioni di armi pesanti. Nelle strade, un immediato fuggi fuggi generale verso una speranza di salvezza per sé ed i propri cari. Ejovie ed Amandine sono due Gen3 (ragazze del Movimento dei Focolari che s’impegnano a vivere l’ideale dell’unità). Raccontano dello smarrimento di quelle ore e dei giorni successivi, ma anche della decisione di non arrendersi alla paura nonostante la loro giovane età: «Con la mia famiglia abbiamo cominciato a correre verso il Seminario maggiore – scrive Ejovie – con tutti quelli che scappavano nella stessa direzione. Nella folla ho visto una mamma con il suo bebè sulla schiena, il suo bagaglio sulla testa, ed altri bambini piccoli; uno di loro non riusciva a correre e piangeva, ed anche la mamma andava piano perché malata. Nessuno si fermava per aiutarla. Una voce mi ha trattenuto dal proseguire. Ho preso per mano il bambino piccolo, anche se ero un po’ preoccupata perché avevo perso di vista i miei familiari». Il gesto di Ejovie non è passato inosservato: infatti altri due giovani si sono fermati ad aiutare la donna ed i suoi figlioli a raggiungere un istituto religioso dove hanno trovato ospitalità. Sapendoli al sicuro, Ejovie si è diretta finalmente verso il Seminario dove ha riabbracciato i suoi. Anche Amandine trova rifugio nel Seminario, assieme alla sua famiglia. «Ci siamo accampati in una sala con altre famiglie – racconta la ragazza -. Bisognava dormire a terra, sopra un tessuto, ma ho pensato che, anche in questa situazione, potevo continuare ad aiutare chi mi stava accanto. Siamo in molti, ma condividiamo tutto: il cibo e gli altri beni. Un giorno sono uscita per lavare i vestiti della mia famiglia ed avevo ormai finito; è arrivata una donna anziana e mi ha chiesto di lavare anche il suo. Volevo rifiutare, mi sentivo stanca. Poi ho ascoltato la risposta nel mio cuore: “Questa donna potrebbe essere mia madre, se rifiuto di lavare il suo vestito, chi lo laverà?”. L’amore per essere vero deve essere concreto. Ho lavato il vestito, l’ho messo ad asciugare al sole con gli altri. Lei mi ha ringraziato:”Che Dio aggiunga un anno alla tua vita, figlia mia!”. Difficile dire la mia felicità!».
Ejovie ed Amandine vengono coinvolte in una campagna di sensibilizzazione all’igiene, organizzata dall’UNICEF e da altre ONG nel contesto della guerra. «Abbiamo colto questa occasione per aiutare le persone che hanno perso tutto. Abbiamo anche raccontato dell’arte di amare, dell’amore al prossimo. Vediamo che tutti soffrono moltissimo per la guerra: c’è molto odio, si cerca la vendetta. Noi sentiamo, però, di aiutare e amare tutti, anche i nostri nemici, e che solo perdonando possiamo cominciare a ricostruire la pace». (altro…)
Mar 5, 2014 | Cultura
Guardare tutti i fiori da una pagina del ‘49 di Chiara Lubich
Prefazione di Stefan Tobler Il Movimento dei Focolari: identità e scopo nell’intuizione di Chiara Lubich. La metafora di un grande giardino fiorito costituisce la trama di uno scritto di Chiara Lubich del novembre 1949, successivamente pubblicato con il titolo Guardare tutti i fiori. A partire da quella immagine e dal conseguente invito a posare lo sguardo su quella variopinta bellezza, l’Autrice coglie il profilarsi di una spiritualità che si declina come comunicazione e incontro e si fa accoglimento reciproco, riflesso sulla terra del paradigma uni-trinitario. I saggi raccolti nel presente volume illustrano come una tale intuizione fondativa dà luogo a un percorso interdisciplinare in cui si cimentano membri della Scuola Abbà, con l’intento di offrire itinerari di ricerca nei diversi ambiti del sapere, a conferma della fecondità teoretica ed esistenziale che gli scritti della Lubich racchiudono. A cura della Scuola Abbà. È un Centro di studi interdisciplinare fondato da Chiara Lubich nel 1990 con lo scopo di approfondire l’incidenza del Carisma dell’unità nei vari ambiti del sapere. Costituito da una trentina di studiosi del Movimento dei Focolari, alcuni dei quali docenti anche in ambito universitario, si riunisce periodicamente presso la sede centrale del Movimento LA COLLANA – Studi della Scuola Abbà espressione culturale pluridisciplinare del Centro studi del Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich per l’elaborazione della dottrina contenuta nel Carisma dell’unità. Oggetto fondamentale di studio sono gli scritti legati alla luminosa esperienza mistica vissuta dalla Fondatrice negli anni 1949- 1950. Città Nuova editrice (altro…)
Mar 5, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«La situazione appare relativamente calma a Kiev, le violenze si sono spostate in Crimea, dove la Russia ha enormi interessi economico-militari… C’è grande incertezza a Kiev e in tutta l’Ucraina. Si avverte l’emozione dirompente di un momento storico per l’Europa, anche se non si sa bene che cosa potrà succedere nei prossimi mesi… La gente fatica a mettere assieme quel che serve per sopravvivere. «…Le fazioni presenti nel Paese non sono così uniformi come si potrebbe pensare – russi, cosacchi, tatari, slavi ucraini, polacchi… -, per giunta divisi in culti molteplici e spesso in conflitto tra loro. Non c’è da stupirsi, allora, delle recenti fiammate nazionaliste e filorusse, che trovano la loro origine in brutali repressioni e in violente rappresaglie che si susseguono ogni dieci-venti anni. «Una notte in piazza Maidan. Nonostante il freddo, le migliaia di giovani rivoluzionari non hanno abbandonato le loro tende. Un mausoleo a cielo aperto, ormai. Arrivo alla piazza che la sera è già scesa. Nelle strade si vive in un’atmosfera surreale di silenzio, quasi assenti le macchine, di poliziotti non c’è nemmeno l’ombra… Ecco i luoghi dove sono stati ammazzati i primi giovani, colpiti dai cecchini appostati sui tetti degli edifici del governo più che dalle forze dell’ordine. Ovunque lumini accesi e fiori deposti… Da qui i giovani hanno, con la loro determinazione, portato alla caduta del presidente. Il Paese è comunque spaccato in due, eppure questa folla – fertilizzata dal sangue dei martiri – non sembra decisa a mollare d’un centimetro. Fa freddo, ci si trattiene attorno ai falò, si bevono bevande calde offerte dai Cavalieri di Malta, dalla Croce Rossa, da volontari d’ogni genere… «Maidan vibra per la Crimea. La calma del centro di Kiev viene scosso dalle notizie inquietanti provenienti dalla Crimea. Le opinioni sono diverse, ma la speranza di una Ucraina libera e indipendente non cessano… Con un appello lanciato attraverso i social network, la popolazione s’è messa a ripulire sia il grande parco dinanzi al Parlamento, sia la stessa piazza Maidan e dintorni. Uomini, donne, anziani e bambini si sono impegnati per cancellare le tracce della lunga battaglia di Kiev. Una giornata trascorsa ad inseguire le notizie provenienti dalla Crimea… Ora la diplomazia è al lavoro: si spera nella mediazione dell’Unione europea e dell’Onu.
“Possibile che non si possa immaginare una Ucraina che non sia né russa né americana, ma solamente sé stessa?”, mi dice una delle dottoresse che da una settimana si sta prodigando per curare feriti e malati di piazza Maidan, nell’ospedale da campo improvvisato nell’Hotel Ucraina. «Certo è che la situazione è grave, e si ha la coscienza, forse ancor più di ieri, che in questa piazza-simbolo si sta giocando in qualche modo il futuro dell’Europa… Ma la gente di Maidan resta nel cuore, coi suoi lumini e i suoi fiori. La gente normale, quella che oggi, a centinaia di migliaia, ha voluto vedere i luoghi del martirio di un centinaio dei suoi figli. È per questa gente che l’Europa deve intervenire. Con la diplomazia. Le armi hanno fatto il loro tempo nella soluzione dei conflitti». di Michele Zanzucchi Fonte: Città Nuova online Leggi anche: Diario da Kiev Una notte in piazza Maidan Maidan vibra per la Crimea (altro…)
Mar 4, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Evitando la tentazione romantica e sentimentale – spiega Manuel Fanni Canelles, regista video, formatore teatrale e produttore
indipendente italiano –, “Oltre la fatica” è un documentario che non provoca, non mira a stupire nell’immediato, ma affonda le proprie radici nella fatica del gesto ripetuto; stabilendo un colloquio con la vita e il suo continuo allenamento; come una ricerca estetica radicata nelle pieghe dell’umano. In questo senso le camere si immergono nello spazio insieme ai danzatori, sentendosi parte della loro danza; nell’ascolto dei movimenti, dei gesti, dei suoni, degli sguardi; un lavoro di seria e rigorosa contemplazione». Il breve documentario è stato pensato e meditato insieme a Liliana Cosi, nota ballerina nata a Milano, fondatrice dell’Associazione Balletto Classico con sede a Reggio Emilia.
«Si tratta di un documentario sulla fatica, sull’allenamento, sulla dedizione, sull’attimo presente – sottolinea Canelles –. In sintesi: un film sulla vita. Per questo abbiamo deciso di intitolarlo “Oltre la fatica”». Liliana Cosi, nel presentarlo, evidenza «Quanto costa far sognare la gente…, ci vogliono anni e anni di lavoro… perché chi danza lo fa per gli altri». «Nel mio mestiere – continua il regista –, i progetti nascono in tanti modi e spesso si è immersi nel vortice delle tante “cose da fare”, tutta la produzione procede di corsa. Il tempo passa e il progetto si conclude, ma in fondo al cuore a volte rimane un vuoto. Ed è proprio da questo vuoto che parte il nostro progetto, nato dal bisogno di dilatare i tempi e dialogare con il silenzio». Manuel Canelles ricorda quando ha conosciuto Liliana Cosi ad un incontro sulla “Spiritualità dell’unità nell’arte”, promosso nell’ambito di “Clartè, artisti in dialogo”, legato al Movimento dei Focolari. «È il febbraio 2013 – racconta – quando è venuta l’idea di far incontrare danza e cinema tramite un documentario girato tra i ballerini; poi l’idea è cresciuta nel silenzio, lentamente. Come l’amore quello vero, che ha bisogno di crescere lentamente, in un allenamento continuo, andando oltre la fatica».
Ora il documentario è pronto, e per sostenere le spese hanno optato per un sistema di donazioni raccolte su Internet. «Forse l’esperienza dell’unità si costruisce anche attraverso l’arte – conclude il Canelles – e quale mezzo migliore che rendere concreto questo progetto attraverso il contributo di tanti?». Vedere il film Per contribuire alle spese di produzione (altro…)
Mar 4, 2014 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nuova musica tra noi «Quando ho conosciuto il Vangelo, ho capito che dovevo amare. Da chi cominciare? Dalla mia insegnante di musica, che non sopportavo. In classe avevo detto ripetutamente che cosa pensavo di lei e lei per questo, più volte, aveva convocato mia madre e si era lamentata di me. Un giorno, dopo la lezione, ho chiesto di parlarle. Credendo che volessi contestare il voto che mi aveva dato, non voleva ricevermi. Le ho risposto che desideravo solo chiederle scusa e che avevo capito che nella vita possiamo cercare di amare tutti. Anche se all’inizio mi ha frainteso, ho continuato a raccontarle di me, del mio nuovo rapporto con Dio, pur sapendo che lei non è credente. Il nostro colloquio è continuato ed ero davvero felice. Da allora abbiamo stabilito un buon rapporto, e sto scoprendo in lei tante cose positive che prima non immaginavo». (Veronica, Rep. Ceca) La bellezza del controcorrente «Lavoro in un salone di bellezza, con altre parrucchiere ed estetiste. Il salone è sempre affollato da numerose clienti. Si fanno molte chiacchiere, a volte capita pure di sentire qualche lamentela o discussione. Cerco di vivere anche qui quello che ho imparato dal Vangelo. Aiuto una collega che sta facendo da sola un lavoro pesante, tengo il phon a un’altra. Quando fa troppo caldo, preparo qualcosa da bere per tutto lo staff. Capita alle volte che entrino delle signore ricche, accompagnate da una loro inserviente, e la lascino fuori al caldo. Allora le faccio entrare in un angolino fresco e offro loro da bere. Ogni tanto qualcuna mi guarda incuriosita, nel salone non si usa far così. Ma il Vangelo mi dà il coraggio di andare contro corrente. E poi vedo che nessuno mi ha mai fatto osservazioni. L’amore silenzioso non disturba». (Razia, Pakistan) Social Ice Cream
«Un gelato per socializzare: l’anno scorso la formula era piaciuta! Attorno ad un gelato si erano riuniti gli abitanti della nostra strada. Quest’anno abbiamo detto: perché non allargare l’iniziativa a tutte le famiglie dei dintorni? Nel nostro quartiere vivono famiglie provenienti da vari paesi. Siamo tutti indaffarati e sempre di fretta. Eppure basterebbe poco per conoscersi, scambiarsi un saluto, instaurare nuovi rapporti di vicinato. Già mentre invitavamo personalmente ogni famiglia, bussando casa per casa, si sentiva nell’aria la curiosità e il desiderio di conoscersi. Alla serata, che si è tenuta all’aperto sulla nostra strada, sono venute più di sessanta persone di ogni età. Oltre al gelato, ognuno ha voluto portare qualcosa da condividere, in un clima di amicizia, sottolineata dallo sfondo musicale, una scelta di melodie di tutte le varie etnie dei partecipanti. Da allora per strada o nei negozi ci salutiamo con affetto e complicità. C’è qualcosa che ci accomuna. Ci conosciamo meglio, condividiamo le notizie, belle o meno che siano. Uno dei nostri vicini, quando ha saputo che alcune famiglie avevano bisogno di mobili, ha regalato la sua camera da pranzo, ancora in ottime condizioni. È bastato un gelato per creare una piccola comunità». (Vince e Maria, Canada) Da “Una Buona Notizia,”, Città Nuova Editrice, Roma 2012, (altro…)
Mar 2, 2014 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Spiritualità
Natalia Dallapiccola, testimone degli inizi del Movimento dei Focolari a Trento e il dr. Aram esponente indù, allora fra i presidenti della WCRP (Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace, alla quale anche i Focolari partecipano), sono fra i primi protagonisti di questo dialogo. Dopo la morte del dott. Aram, lo Shanti Ashram insieme a diversi rappresentanti della realtà gandhiana nello stato del Tamil Nadu, invita Chiara Lubich in India nel gennaio 2001, , insignendola del Premio Defender of Peace 2000. Nella motivazione si legge: “Instancabile il ruolo di Chiara Lubich nel gettare semi di pace e amore fra tutti gli uomini, rafforzando così continuamente il fragile quadro della pace sul quale si sviluppa la prosperità, il benessere, la cultura e la spiritualità del mondo”. Alla cerimonia, a cui partecipano oltre 500 persone indù e di altre religioni, Chiara parla della sua esperienza spirituale, mettendo in luce elementi comuni tra il Vangelo e le scritture indù: «Sono venuta qui per conoscere, stando in silenzio il più possibile – annoterà sul diario di quei giorni – … Ho trovato sopra tutte le regole: la tolleranza, l’amore! Forse c’è posto per il nostro dialogo». Nella stessa occasione, la Prof. Kala Acharya dell’istituto culturale Somaiya Sanskriti Peetham, profondamente colpita da Chiara, decide di organizzare, nel giro di pochi giorni, un incontro al Somaya College di Mumbai, al quale partecipano circa 600 persone. Questi avvenimenti segnano l’inizio del dialogo con gruppi indù di Mumbai e Coimbatore. A Mumbai nasce un intenso dialogo con professori universitari. Per continuare la strada intrapresa, si decide di tenere simposi a livello accademico. Il primo, nel 2002 a Roma, con il tema “Il Bhakti e l’Agape, come via dell’amore verso Dio e i fratelli”. L’incontro è definito dalla prof.ssa Kala Acharya:“Una profonda esperienza spirituale”.
Chiara Lubich si reca nuovamente in India nel 2003.Presso il Centro di cultura indiana Bharatiya Vidya Bhavan, Natalia Dallapiccola tocca uno degli aspetti dell’arte di amare scoperta nel Vangelo: il “farsi uno” con l’altro quale chiave per il dialogo. E cita Chiara: “Nel momento in cui ci incontriamo con l’altro, occorre porsi sullo stesso piano, chiunque egli sia. E ciò richiede distacco da tutto, anche dalle ricchezze della propria religione. Nello stesso tempo bisogna fare il vuoto dentro di noi, per lasciar il fratello libero di dire il suo pensiero e per poter capirlo. Comportamento, questo, indispensabile, che ha due effetti: aiuta noi ad inculturarci nel mondo del fratello, a conoscerne il linguaggio, la cultura, la fede, ecc., e predispone poi il fratello all’ascolto. Si passa, quindi, al “rispettoso annuncio” dove – per lealtà davanti a Dio e sincerità davanti al prossimo, sempre rispettando il pensiero dell’altro – diciamo quanto pensiamo e crediamo sull’argomento, senza imporre nulla, senza voler conquistare nessuno alle nostre idee”. “E’ l’inizio di un percorso che ci porterà lontano” – commenta il prof. Dave, presidente onorario dell’istituzione.
Questa esperienza di dialogo evidenzia quanto aveva detto Giovanni Paolo II proprio in India: “Attraverso il dialogo facciamo in modo che Dio sia presente in mezzo a noi, perché mentre ci apriamo l’un l’altro nel dialogo, ci apriamo anche a Dio. E il frutto è l’unione fra gli uomini e l’unione degli uomini con Dio” (Giovanni Paolo II, Discorso ai rappresentanti delle varie religioni dell’India, Madras, 5 febbraio 1986)». Il dialogo con i movimenti Gandhiani che, fin dall’inizio caratterizza questa esperienza, continua a Coimbatore dove, ogni anno, a partire dall’agosto 2001, si svolgono Tavole rotonde che affrontano e approfondiscono aspetti spirituali ed umani nelle due prospettive: quella gandhiana e della spiritualità dell’unità dei Focolari. Si collabora anche a progetti sociali e, in particolare, alla formazione delle nuove generazioni alla pace. Soprattutto si cresce nella conoscenza reciproca e si crea fra tutti un rapporto di vera fraternità. Il 20 marzo 2014, presso l’Università Urbaniana di Roma, si svolgerà un evento dedicato a “Chiara e le religioni: insieme verso l’unità della famiglia umana”. Vorrebbe evidenziare, a sei anni dalla sua scomparsa, il suo impegno per il dialogo interreligioso. La manifestazione coincide con il 50° della dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” sulla Chiesa e le religioni non cristiane. Si prevede la partecipazione di personalità religiose dell’induismo. Per approfondimenti: “Cammini spirituali nell’induismo e nel cristianesimo” “Il viaggio verso l’unità dell’umanità” “Mumbai, indù e cristiani in dialogo” “Minoti Aram, pionera di dialogo interreligioso” http://vimeo.com/88357538 (altro…)
Mar 1, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale
«Siamo sposati da alcuni anni e abbiamo tre figli. Qualche anno fa, dovendo cambiare abitazione, per essere coerenti con la nostra scelta di vita» – improntata alla fraternità – «abbiamo scelto di andare ad abitare in un quartiere disagiato, carente di tutto. Volevamo condividere, specialmente con gli ultimi, i problemi e le necessità che si presentavano ogni giorno». Gela, fin dal 1987, è conosciuta per la forte presenza della criminalità organizzata, con violenze e omicidi. Paura e preoccupazione generano indifferenza e chiusura, portando ognuno a vivere isolato nelle mura della propria casa. Quartiere Fondo Iozza è il nuovo domicilio della famiglia. Strade sterrate, piene di fango, senza illuminazione pubblica… Occorreva un cambiamento. Rosa e Rocco capiscono che doveva partire da loro. Una notte, durante un temporale, squilla il telefono. Alcuni garage si stavano allagando e una falegnameria rischiava di essere sepolta da acqua e detriti. Il proprietario, un vicino di casa, era disperato. «Mi sono avventurato con la macchina nel fango» spiega Rocco. «Quella notte abbiamo lavorato fino alle cinque, facendo di tutto per eliminare l’acqua dai locali e incoraggiare il proprietario della falegnameria; sono intervenuti altri a dare una mano, la solidarietà ha iniziato a farsi strada e a poco a poco abbiamo avuto la sensazione che la situazione si fosse sbloccata: se non fossimo intervenuti, i danni sarebbero stati maggiori». Con le famiglie del quartiere si comincia a discutere dei vari problemi: la rete fognaria inesistente e causa di gravi malattie, la condizione delle strade e della rete idrica. «Siamo riusciti a dialogare perché prima abbiamo cercato il rapporto tra le varie famiglie – dichiara Rosa – e questa esperienza ci ha portati a vedere in modo diverso anche quello con le amministrazioni. Siamo riusciti nel tempo a passare dalla logica della protesta a quella del dialogo con i vari sindaci che da quel momento sono più disponibili a collaborare». Nasce un comitato e Rocco è nominato presidente, per la fiducia conquistata “sul campo”. Primo obiettivo: ridare speranza alle persone scoraggiate dalle promesse mancate. Lentamente ognuno si è riscoperto “soggetto politico”, proprio per la partecipazione attiva alla risoluzione dei problemi. La cosa non è passata inosservata e il gruppo ottiene uno stanziamento di fondi per il risanamento del quartiere. A Fondo Iozza, prima chiamato “Quartiere X”, molte cose sono cambiate: la rete idrica e fognaria c’è, così come l’allacciatura del metano e l’illuminazione pubblica. Si procede anche alla realizzazione di infrastrutture secondarie (la chiesa parrocchiale, la zona sportiva, un centro sociale per “vivere” la comunità che si sta creando). Ribattezzato “Quartiere Nuovo” – è riconosciuto come un quartiere “pilota”, dove ogni giorno si fa un passo avanti per umanizzare il territorio che si abita. Stralci di una conversazione, di alcuni anni fa, di Rocco Goldini, diacono e Ispettore Capo della polizia municipale a Gela, in Sicilia, . Un impegno che anche oggi, dopo la sua scomparsa, continua a portare risultati. Fonte: Umanita Nuova online (altro…)
Feb 28, 2014 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«La società di oggi ha un grande bisogno della testimonianza di uno stile di vita da cui traspaia la novità donataci dal Signore Gesù: fratelli che si vogliono bene pur nelle differenze... Questa testimonianza fa nascere il desiderio di essere coinvolti nella grande parabola di comunione che è la Chiesa». Così papa Francesco ha salutato il 27 febbraio il gruppo di vescovi amici del Movimento dei Focolari ricevuti in udienza nella Sala Clementina, nel corso del loro convegno annuale. Papa Bergoglio ha definito “una cosa buona” l’opportunità di “una convivenza fraterna, in cui condividere le esperienze spirituali e pastorali nella prospettiva del carisma dell’unità”. «Come Vescovi – ha detto loro – voi siete chiamati a portare a questi incontri il respiro ampio della Chiesa, e a far sì che quanto qui ricevete vada a beneficio di tutta la Chiesa». Citando la Lettera apostolica Novo millennio ineunte di Giovanni Paolo II, ha ricordato il dovere di “fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione” per assicurare “l’efficacia di ogni impegno nell’evangelizzazione”. Ha poi sottolineato che “occorre promuovere una spiritualità della comunione”, farla “emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano” e che “coltivare la spiritualità di comunione contribuisce, inoltre, a renderci più capaci di vivere il cammino ecumenico e il dialogo interreligioso”. Un saluto iniziale a nome di tutti gli è stato rivolto da Francis-Xavier Kovithavanij, arcivescovo di Bangok e moderatore del Convegno. Saluto che è risultato una confidenza sul perché del sorriso dei focolarini, a cui nove giorni prima papa Francesco gli aveva scherzosamente accennato. «È Lei – ha affermato mons. Kriengsak – che ci stimola sempre a vivere ed esprimere la gioia che la vita del Vangelo procura» ricordandoci nell’Evangelii Gaudium che “con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. Si è poi riferito alla personale costatazione di tanti: “assieme a Chiara Lubich, scoprendo Gesù crocifisso e abbandonato come il ‘super-amore’, abbiamo un accesso sempre disponibile alla gioia, alla sorgente dell’irradiazione cristiana nel mondo d’oggi”. Come tutti, “nella vita quotidiana troviamo dolori, problemi, insuccessi, contrasti”, ma cerchiamo di assumerli “come occasione unica di somigliare a Cristo…a favore del suo corpo che è la Chiesa”. Così, “in Gesù abbandonato troviamo la chiave della gioia, l’accesso sempre libero all’incontro con Dio, il punto d’incontro tra miseria umana e redenzione, gloria, luce, risurrezione, già in questa vita”. Una lunga fila di strette di mano, di brevi personali colloqui, con la festosa foto di gruppo, ha concluso l’udienza con papa Francesco, lasciando nei presenti il profumo della Collegialità vissuta. I giorni trascorsi dal 24 al 28 febbraio presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo da una sessantina di vescovi dei quattro continenti, si sono svolti all’insegna di “La reciprocità dell’amore tra i discepoli di Cristo”. Maria Voce, presidente dei Focolari, ha offerto una riflessione su questo tema centrale nella spiritualità dei Focolari, a cui è seguito un intenso dialogo con commenti e testimonianze. Molto apprezzate anche le voci dei laici ed in particolare quelle di una famiglia e di un vivace gruppo di giovani. «Come Chiesa – ha affermato uno dei vescovi presenti – non puntiamo sufficientemente sul distintivo del cristiano. Lo identifichiamo nel fare riunioni, mettere l’abito, il clergyman, ecc. Invece, è chiaro che il distintivo è l’amore reciproco. E ciò non è una cosa irrilevante, ma il cuore del Vangelo». Due tavole rotonde hanno facilitato una riflessione a più voci su due temi cruciali: “Linee ecclesiologiche che emergono dal primo anno di pontificato di Papa Francesco”, con il card. João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per la vita Consacrata e mons. Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica; e “Sinodalità e Primato, alla luce dell’insegnamento e della prassi di Papa Francesco”, con il card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei Cristiani, mons. Brendan Leahy, vescovo di Limerick, Irlanda, e mons. Christoph Hegge, vescovo Ausiliare di Münster, Germania. La quattro giorni romana, intessuta dalla spiritualità dell’unità, è risultata occasione privilegiata anche per ascoltare, attraverso i vescovi, la voce e l’impegno dei cristiani nelle chiese sparse nel mondo con le loro criticità. Dimensione che ha richiamato l’interesse di molti media, che ne hanno amplificato la voce, raccogliendo le testimonianze dei vescovi presenti con l’esperienza fatta di “collegialità affettiva ed effettiva”. Da Victoria Gómez Vedi: video udienza privata e articoli correlati (altro…)
Feb 28, 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Melodie orientali, versetti del Corano ed il Padre Nostro cantati, una traduzione in turco… C’era tutto il necessario, all’incontro del 9 febbraio presso il Centro Eckstein (Baar, Svizzera), per creare un’atmosfera calorosa e accogliente. In sala, presenti 90 musulmani e cristiani che hanno risposto all’invito del Movimento dei Focolari ad approfondire insieme i valori della famiglia, come cellula fondante della società.
Pur abitando in Svizzera, le radici di tanti dei partecipanti sono altrove: Tunisia, Marocco, Algeria, Madagascar, Albania, Kosovo, Iran, Siria, Somalia, Turchia, Egitto, Senegal e Sri Lanka. Per introdurre il tema della famiglia, alcuni brani di una video conferenza di Chiara Lubich in cui racconta le origini del Movimento, durante la Seconda Guerra mondiale; ed il legame fra le parole italiane «focolare» e «famiglia». Attraverso l’apertura alle differenti religioni e culture, questa «famiglia» dei Focolari ha creato uno spazio di unità e di dialogo fra persone di differenti confessioni cristiane e fedeli di altre religioni. Le testimonianze dei presenti, alcune anche dolorose, hanno espresso: la difficile integrazione in un paese straniero, come per la giovane algerina abbandonata dal marito dopo due anni di matrimonio; o di altro tipo, come quella coppia svizzera con uno dei tre figli in preda alla droga; o quei giovani genitori che perdono il loro primo figlio…; e ancora, un giovane egiziano che ha dovuto lasciare il suo paese d’origine e la sua famiglia. In tutti i racconti, è emersa la forza che si attinge dalla fede in Dio ed il sostegno della comunità: puntelli essenziali per superare le difficoltà. «La famiglia non si ferma ai limiti parentali: anche il prossimo può diventare fratello o sorella», così Chiara sottolineava nell’intervento video al Congresso Internazionale sulla famiglia a Lucerna (1999). E aggiungeva che quanto succede nel suo ambito può essere vissuto come un’attesa e una grazia di Dio: così come un edificio ha bisogno delle fondamenta per elevarsi, la famiglia si consolida attraverso le prove ma anche condividendo le gioie. Infatti, è una scuola d’amore che contiene tutte le sfumature: dal perdono reciproco, all’invito a ricominciare sempre. In sintesi: la famiglia è vista come una sorgente di stimoli positivi e di vitalità in favore delle singole persone ma anche della comunità. Molto intenso il collegamento internet con una coppia musulmana del Movimento in Algeria, che si è presentata con una esperienza personale sul perdono: «La sera non ero d’accordo con mia moglie su una decisione da prendere per l’indomani. Ma, la mattina, la voce di Dio nella coscienza: “Perché sei arrabbiato? Io non sono in collera con te, eppure è da una settimana che non reciti la preghiera”. Allora, anziché prendermela con mia moglie, mi sono messo ad aiutarla». Hanno, inoltre, raccontato delle altre numerose famiglie musulmane che s’impegnano con loro a vivere la spiritualità dell’unità. Nel messaggio di saluto, l’Imam Mustapha Baztami di Teramo (Italia) si è detto convinto «che cristiani e musulmani possono rendere un immenso servizio all’umanità se si impegnano insieme per i valori della famiglia». A conclusione, una dei partecipanti così si è espresso: «Secondo la mia educazione, era chiaro che noi possedevamo la verità e gli altri erano in torto. Oggi, qui, ho imparato ad aprirmi; ho scoperto che muri e pregiudizi devono essere distrutti». (altro…)
Feb 27, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Questa mattina abbiamo pregato il Padre Nostro per la pace nel Venezuela e nel mondo – scrive C., insegnante d’asilo –. Quando abbiamo finito, una bambina mi avvicina e mi racconta: “Maestra, ero a casa con la mia mamma che, nel giardino, colpiva la pentola (il noto “cacerolazo”, che si usa come strumento di protesta), quando sono arrivate delle persone in grosse motociclette; siamo fuggite di corsa perché ci sparavano addosso”. I miei occhi si sono coperti di lacrime: questo non è il paese nel quale sono nata, cresciuta e mi sono formata!». Infatti, il Venezuela è tradizionalmente un popolo di fratelli. In questa terra sudamericana hanno trovato una casa tanti immigranti di ogni latitudine, formando un popolo multietnico, aperto, accogliente e fraterno. «Al di là di tutto – cerca di spiegare C. ai suoi piccoli allievi – il nostro paese è bellissimo, è una casa gigantesca dove tutti siamo fratelli».
È per questi motivi che risulta “antinaturale” lo scenario di scontro e violenza che negli ultimi anni si è verificato. Il disagio popolare è andato aumentando insieme al crescente deterioramento socio-economico del Paese che, negli ultimi mesi, ha raggiunto livelli mai visti. Scrivono da Caracas: «Il 12 febbraio, in occasione della giornata nazionale della gioventù, in tutto il Paese si sono svolte delle manifestazioni studentesche di protesta pacifica, per i gravi problemi sociali ed economici: insicurezza, mancanza di beni alimentari e medicinali, repressione. Purtroppo non c’è stata volontà di ascolto e la situazione è degenerata nella violenza, con alcuni morti, numerosi feriti, anche gravi per le percosse subite». In questo contesto la comunità dei Focolari è consapevole di potersi offrire come una speranza di pacificazione. Scrivono: «Il nostro sguardo ritorna idealmente agli inizi del Movimento, a Chiara Lubich e al primo gruppo durante la Seconda Guerra mondiale, quando tutto crollava e solo Dio è rimasto. (…) La situazione in cui viviamo non può essere di freno per testimoniare il nostro ideale evangelico, abbiamo un cuore che può ancora amare, perdonare, ricominciare. È con questa certezza che abbiamo commemorato,con una gara ed altre attivitá sportive, i 10 anni de “La Asociación La Perla”, un’associazione di sviluppo umano che utilizza gli strumenti della “cultura della fraternità”. Ci siamo chiesti se fosse giusto celebrare in questi momenti così delicati ma la comunità ha risposto affermativamente. Abbiamo svolto attività sportive e ricreative nelle strade, con le famiglie, in un clima di gioia e di speranza. “È stato come un raggio di sole in mezzo alla tempesta”, ha detto uno dei partecipanti». N., da tanti anni limitata fisicamente da una grave malattia, racconta come vive questi tempi: «Prego per tutti i manifestanti, senza distinzione di trincea, in particolare per quelli che muoiono. Dicevo a Gesù: “Non ho forze fisiche, né armi, ma possiedo la preghiera e offro la mia vita perché possano trovarti prima di morire”. Due sere fa davanti alla mia casa c’è stata una grossa manifestazione, con le “cacerolas”, grida, slogan; hanno appiccato il fuoco nella strada e il fumo è penetrato dentro. Allora mia sorella ha portato nostro nipote – anche lui malato – nella mia camera. Ho inventato qualcosa per farlo ridere, così si è rilassato un po’». Viviamo momenti molto delicati. Papa Francesco ha invitato tutti i fedeli a “pregare e lavorare in favore della riconciliazione e la pace”. (altro…)
Feb 26, 2014 | Cultura
AA.VV. CARISMA STORIA CULTURA una lettura interdisciplinare del pensiero di Chiara Lubich Il riflesso della spiritualità dell’unità nella cultura contemporanea Prefazione di Pasquale Ferrara Carisma Storia Cultura: un approccio interdisciplinare per tracciare l’orizzonte di una cultura che colloca la sua radice e il suo “centro” nelle intuizioni illuminative da Dio donate a Chiara Lubich durante l’estate del 1949 e, in senso più ampio, nel suo Carisma dell’unità. Muovendo dalla complessità dell’epoca storica contemporanea, sociologia e teologia, economia, politica e diritto – nella metodologia propria di ogni scienza – sfogliano il libro dell’umanità per contribuire a scrivere “nuove” pagine alla luce di quelle intuizioni. A cura della Scuola Abbà. È un Centro di studi interdisciplinare fondato da Chiara Lubich nel 1990 con lo scopo di approfondire l’incidenza del Carisma dell’unità nei vari ambiti del sapere. Costituito da una trentina di studiosi del Movimento dei Focolari, alcuni dei quali docenti anche in ambito universitario, si riunisce periodicamente presso la sede centrale del Movimento. Collana: Studi Della Scuola Abbà : espressione culturale pluridisciplinare del Centro studi del Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich per l’elaborazione della dottrina contenuta nel Carisma dell’unità. Oggetto fondamentale di studio sono gli scritti legati alla luminosa esperienza mistica vissuta dalla Fondatrice negli anni 1949-1950. (altro…)
Feb 26, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Sarebbe diventato un medico se per i casi imprevedibili della vita non avesse cambiato radicalmente il suo orientamento professionale. Elio Cimmaruta, una passione per la fotografia e per i film coltivata fin da ragazzo, si diploma all’Istituto di Stato per il Cinema e la Televisione di Roma. Dopo trentadue anni intensissimi trascorsi al Centro Audiovisivi dei Focolari, intitolato a santa Chiara d’Assisi, lascia il suo compito di responsabile della produzione che lo ha portato in giro per il mondo, per documentare soprattutto le visite di Chiara Lubich alle comunità del Movimento e i suoi incontri con personalità del mondo ecumenico, interreligioso e civile». Così scrive Oreste Paliotti, giornalista napoletano come Elio, in un’intervista a lui rilasciata nel settembre 2010. Grati per la sua vita di donazione e l’impegno a comunicare con competenza e intelligenza tanti eventi che rimangono dei veri documenti della storia del Movimento dei Focolari, lo ricordiamo con alcune sue risposte a quell’intervista: Elio, hai ripreso Chiara in tante occasioni pubbliche. Cosa ti colpiva più di lei nel suo contatto con la gente? «L’effetto che produceva il suo modo di rapportarsi con tanti che, dopo averla sentita parlare, desideravano salutarla. Il più delle volte c’era giusto il tempo per un sorriso, una stretta di mano, un ciao, una carezza se si trattava di un bambino… Ma anche se erano incontri fugaci, negli altri rimaneva l’esperienza di aver avuto un rapporto profondo con lei. Questo io me lo spiego ricordando una sua raccomandazione su come trattare il prossimo: amare uno alla volta senza “rimasugli d’affetto”, cioè dimenticando la persona appena incontrata prima, per serbare totale disponibilità alla successiva. Evidentemente, in quei brevi istanti, quelle persone avevano sentito Chiara veramente tutta per loro. È un fatto che ho potuto costatare innumerevoli volte. Per lei i rapporti erano così importanti che non poche volte ci ha messo in difficoltà riguardo al nostro lavoro…». Ad esempio?
«Quando parlava in pubblico, voleva vedere in faccia tutti, anche se aveva davanti uno stadio pieno: proprio perché per lei non esisteva una folla generica, esisteva la singola persona. Noi ormai lo sapevamo, per cui illuminavamo la sala quasi come il palco dal quale lei parlava, per darle la possibilità di vedere la gente. Ma alle volte capitavano degli imprevisti che potevano crearci qualche problema. Come quando, su un palco dove avevamo allestito una specie di salottino per Chiara ed altri che dovevano porle delle domande, all’improvviso lei faceva spostare alcune poltrone che le impedivano la visuale completa del pubblico, mandando all’aria, inconsapevolmente, tutta la nostra organizzazione delle riprese: posizione delle telecamere, puntamento delle luci. Una volta – eravamo nella cittadella di Loppiano – queste poltrone coprivano al massimo una decina di persone del pubblico. Ad ogni buon conto, sono andato da Chiara: “Posso chiederti un favore?”. “Dimmi, dimmi”. “Non far spostare le poltrone altrimenti ci troviamo in difficoltà per le riprese”. “Va bene”».
E invece come è finita? «Salgono sul palco quelli che devono fare le domande, si siedono, e m’accorgo con una certa apprensione che Chiara comincia a muovere la testa di qua e di là, guardando verso la sala. Finché la sento dire: “Se voi state seduti lì, io non riesco a vedere quel gruppetto laggiù, e questo mi dispiace. Siccome però Elio non è contento che si spostino le poltrone, vi chiedo di sedervi per terra”. Questo per dirti com’era importante per Chiara il rapporto, far contenti tutti». Leggi l’intervista completa (altro…)
Feb 26, 2014 | Parola di Vita
“Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore”
Rimanere, dunque, nel suo amore. Ma che cosa vuol dire Gesù con questa espressione? Senza dubbio vuol dire che l’osservanza dei suoi comandamenti è il segno, la prova che siamo suoi veri amici; è la condizione perché anche Gesù ci ricambi e ci assicuri la sua amicizia. Ma sembra voler dire anche un’altra cosa e cioè che l’osservanza dei suoi comandamenti costruisce in noi quell’amore che è proprio di Gesù. Ci comunica quel modo di amare, che noi vediamo in tutta la sua vita terrena: un amore che faceva di Gesù una cosa sola con il Padre e, nello stesso tempo, lo spingeva ad immedesimarsi e ad essere una cosa sola con tutti i suoi fratelli, specialmente i più piccoli, i più deboli, i più emarginati. Quello di Gesù era un amore che risanava ogni ferita dell’anima e del corpo, donava la pace e la gioia ad ogni cuore, superava ogni divisione ricostruendo la fraternità e l’unità tra tutti. Se metteremo in pratica la sua parola, Gesù vivrà in noi e renderà anche noi strumenti del suo amore.
“Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore”
Come vivremo allora la Parola di questo mese? Tenendo presente e puntando decisamente verso l’obiettivo che essa ci propone: una vita cristiana che non si accontenti di una osservanza minimista, fredda ed esteriore dei comandamenti, ma che sia fatta di generosità. I santi hanno agito così. E sono la Parola di Dio vivente. In questo mese prendiamo una sua Parola, un suo comandamento e cerchiamo di tradurlo in vita. Giacché poi il Comandamento Nuovo di Gesù (“Amatevi a vicenda come io ho amato voi” – cf Gv 15,12) è un po’ il cuore, la sintesi di tutte le parole di Gesù, viviamolo con tutta la radicalità. Chiara Lubich
Feb 26, 2014 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il nemico «La nostra figlia più piccola ha un carattere forte e atteggiamenti che indispongono. Una sera, dopo i ripetuti richiami a mettersi a dormire, mi avvio nella sua stanza con l’intenzione di darle una bella lezione. Mentre vado verso di lei penso che questa figlia sta diventando una minaccia per i miei nervi, per il rapporto con mia moglie che non sopporta di vedermi nervoso. Insomma è il mio “nemico”. Quando però sono davanti al suo letto, cambio atteggiamento: mi chino su di lei e mi metto in ascolto di cosa mi vuol dire. Poi le racconto una storia, le canto una canzone: tutto sembra sparito. La bambina ha ritrovato il sonno e io quella pace che viene dall’amore». F.S. – Svizzera
In carcere «Antonio, un nostro giovane amico paraguaiano, era finito in carcere per traffico di droga: in realtà era stato un compagno di viaggio a mettergliela nello zaino, dove la polizia l’aveva trovata. E lui ora era capitato insieme a delinquenti considerati pericolosi, senza assistenza giuridica. Ci siamo messi in contatto con la madre, siamo andati a trovarlo sovente e gli abbiamo procurato un bravo avvocato. Dopo mesi, il processo, che abbiamo seguito con un gruppo di amici. Prima della sentenza, abbiamo pregato insieme. Antonio era sereno. Quando i giudici hanno dichiarato la sua innocenza, nell’aula c’è stata un’esplosione di gioia. Uno degli avvocati aveva le lacrime agli occhi. Anche le due guardie carcerarie che l’accompagnavano erano commosse. Ora vogliamo aiutarlo a riprendere una vita normale, dopo la dura esperienza vissuta». A.F.-Argentina Nadine vuol dire io? «Dopo un anno di matrimonio abbiamo saputo che non potevamo avere figli. E qui sono cominciati anche i problemi con i parenti di mio marito, che già mi consideravano una straniera perché provengo da un altro villaggio. Avremmo voluto adottare un figlio, ma nel paese nessuno avrebbe compreso questa scelta. Un giorno un’amica ci chiama: c’era una neonata i cui genitori erano morti in un incidente; i nonni non potevano occuparsene… Siamo andati a prenderla. Tutti i nostri parenti erano contrari, ma noi eravamo felici di avere Nadine con noi. Dopo un po’, anche loro hanno cominciato a volerle bene e lei è cresciuta nella serenità. Spesso le raccontavo la storia di Nadine con Amet e Haila; e lei: «Nadine vuol dire io?». Le rispondevo di sì. Ora ha cinque anni e mi ha detto: «Mamma, voglio una sorellina». Le ho risposto che, come sapeva, non potevo avere figli. Ha precisato: «Voglio una sorellina che ha perso i genitori in guerra, una come me». Io e mio marito ci siamo guardati: lei aveva capito benissimo in che modo era “nostra figlia”. Ora nel villaggio due altre famiglie hanno, come noi, adottato un bambino». A.H.K. – Siria Tratto da: Il Vangelo del giorno, Città Nuova Editrice (altro…)
Feb 25, 2014 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale
Mentre la crisi in Ucraina, arrivata al collasso, tiene il mondo col fiato sospeso; e i riflettori dei media puntano su tanti altri punti del pianeta come la Siria o il Venezuela, abbiamo la possibilità di dialogare con alcuni amici dei Focolari che si trovano immersi nelle tensioni che vive la Nigeria, il paese più popolato dell’Africa con più di 160 milioni di abitanti.
La Nigeria è la convivenza islamo-cristiana più numerica del mondo, secondo voi è questa la causa dei gravi atti di violenza che avvengono nel Paese? «Purtroppo negli ultimi anni, la Nigeria è venuta alla ribalta specie per i frequenti attentati terroristici ai danni, sia dei musulmani che dei cristiani; come lo dimostrano le dolorose vicende delle ultime settimane avvenute negli stati di Borno e di Adamawa, al nordest del Paese. Visto dal di fuori, può sembrare che quanto stia accadendo sia espressione di un conflitto di religione, ma chi è nel Paese può testimoniare che non è questa tutta la verità. Fatto sta che in una grande parte della Nigeria la convivenza è pacifica e rispettosa». Ci sono sacche di violenza…? «In alcune regioni, in particolare al nord, ci sono tensioni continue che hanno causato migliaia di vittime. I motivi sono tanti: la mancanza di risorse economiche, le ferite subite in passato fra le varie etnie ma, soprattutto, le attività distruttive di gruppi terroristici». Come cercate di reagire a questa situazione? «I membri del Movimento dei Focolari, insieme a tanti uomini e donne di buona volontà, cerchiamo di essere costruttori di pace nella vita quotidiana: di riconoscere in ogni persona che si incontra prima di tutto un fratello o una sorella da rispettare, da sostenere, da aiutare. E ci impegniamo ad avere questo atteggiamento ovunque siamo: in famiglia o al lavoro, per strada, al mercato o alla scuola; a cominciare da piccoli gesti, come un saluto, o interessarsi di ciò che all’altro sta a cuore, ecc…». Di fronte a situazioni di pericolo, in cui bisogna proteggere la propria vita o di un altro…? «Cerchiamo di non fermarci davanti alle diverse appartenenze etniche o religiose, per essere pronti ad aiutare chiunque si trovi nel bisogno. Vediamo che questi atti, piccoli o meno piccoli, possono aiutare a rallentare e, alle volte, anche fermare la spirale di violenza. Possono pian piano promuovere una nuova mentalità, e cioè aiutare a mutare il clima di odio e di vendetta con un atteggiamento di rispetto e di fraternità».
Da poco avete aperto un nuovo centro ad Abuja, la capitale della Nigeria… «Sì, proprio un mese fa. È stata una decisione fatta insieme alla Chiesa locale per poter essere vicini alle comunità del nord del Paese, più esposte alle tensioni. Così potremo sostenere e incoraggiare quanti stanno vivendo per la pace e la fraternità, nonostante tutto». (altro…)
Feb 23, 2014 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
I primi contatti del Movimento dei Focolari con membri della comunità ebraica in vari paesi risalgono agli anni ‘70 e ‘80. Nel 1995 una rappresentanza della Comunità ebraica di Roma dona a Chiara Lubich un simbolico albero d’ulivo in riconoscimento del suo impegno di pace tra ebrei e cristiani, piantato nel giardino del Centro del Movimento, a Rocca di Papa (Roma). Nel 1996 si svolge a Roma il 1° congresso internazionale tra ebrei e cristiani, promosso dal Movimento. Il tema è centrato sull’amore di Dio e del prossimo. Sorprendente notare la grande consonanza tra la genuina tradizione rabbinica e la spiritualità del Movimento. Il culmine dell’incontro: il “patto di amore e di misericordia” proposto da Norma Levitt, ebrea di New York, per la riconciliazione fra ebrei e cristiani e fra ebrei di diverse tradizioni. L’avvenimento, tuttavia, più significativo ha luogo a Buenos Aires (Argentina), in occasione della visita di Chiara Lubich nel 1998.
Chiara presenta la spiritualità dell’unità evidenziando i punti comuni con il patrimonio spirituale ebraico. Un momento culmine il riferimento alla Shoah: “Quel dolore indicibile della Shoah e di tutte le più recenti sanguinose persecuzioni, non può non portare frutto. Noi vogliamo condividerlo con voi, perché non sia un abisso che ci separa, ma un ponte che ci unisce. E che diventi un seme di unità”. Da allora, ogni anno, si celebra la Giornata della Pace nella “Mariapoli Lia”, cittadella dei Focolari nella provincia di Buenos Aires. Un’altra tappa: l’incontro con amici ebrei nel 1999 a Gerusalemme. Chiara, pur non potendo essere presente, risponde alle loro domande, lette da Natalia Dallapiccola ed Enzo Fondi, allora corresponsabili per il dialogo interreligioso del Movimento. Molto apprezzata dai presenti, tra cui alcuni rabbini, una risposta sul perché del dolore, e cita anche un passo del Talmud: “Chiunque non prova il nascondimento del volto di Dio, non fa parte del popolo ebraico” (TB Hagigah 5b).
Dal 2005 si svolgono quattro simposi internazionali: i primi due a Castel Gandolfo (Roma), il 3° a Gerusalemme, nel 2009. “Miracolo” e “speranza” le due parole che tornano continuamente sulla bocca di tutti: ebrei e cristiani, presente anche la comunità locale araba del Movimento. Tutti vogliono cogliere la difficile sfida dell’unità: il “Camminare insieme a Gerusalemme”, come recita il titolo del convegno. Commovente il momento del “Patto dell’amore scambievole”, solennizzato sia sul Monte Sion alla Scala, dove una tradizione vuole che Gesù ha pregato per l’unità, sia al Kotel, Muro Occidentale, detto anche del Pianto. Nel 2011, il simposio si sposta a Buenos Aires. Cristiani ed ebrei di varie correnti – ortodossi, conservatori e riformati – si confrontano, nella Mariapoli Lia, sul tema “Identità e Dialogo, un cammino che continua”. Il programma è molto ricco di interventi su discipline diverse come filosofia, antropologia, psicologia, pedagogia, diritto e comunicazione. Giorni importanti non solo per i ricchi contenuti, ma anche per l’ascolto reciproco e lo scambio delle varie esperienze. Un partecipante ebreo commenta: “In questi giorni di dialogo rispettoso le diverse correnti del Giudaismo si sono incontrati armoniosamente”.
Ulteriori passi si fanno nel 2013 a Roma, in un incontro internazionale in cui si cerca di entrare più profondamente l’uno nella tradizione dell’altro. Caratteristica principale, però, di questo fruttuoso dialogo, non sono tanto i convegni ma la vita insieme e lo scambio continuo delle proprie visioni ed esperienze, che si snoda durante tutto l’anno in tante città d’Europa, Israele, e nelle Americhe. Il 20 marzo 2014, presso l’Università Urbaniana di Roma, si svolgerà un evento dedicato a “Chiara e le religioni: insieme verso l’unità della famiglia umana”. Vorrebbe evidenziare, a sei anni dalla sua scomparsa, il suo impegno per il dialogo interreligioso. La manifestazione coincide con il 50° della dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” sulla Chiesa e le religioni non cristiane. Si prevede la partecipazione di personalità religiose dell’ebraismo. Vedi video: Buenos Aires, 20 aprile 1998 Chiara Lubich ai membri della B’nai B’rith e ad altri membri della comunità ebraica (altro…)
Feb 22, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
“Move for something greater”, muoversi per qualcosa di più grande; questo lo slogan del progetto che il Gen Rosso sta portando avanti, dal 30 gennaio al 5 marzo assieme a giovani studenti di diverse città delle Filippine, come segno di concreta solidarietà e condivisione dopo il tifone dello scorso novembre. Già da mesi la venuta del complesso internazionale era stata preparata coinvolgendo alcune scuole pubbliche e private.
All’arrivo a Manila, il Gen Rosso è stato accolto anche dal Ministro per l’Educazione filippino, che ha espresso grande stima per l’iniziativa, ed il desiderio di proseguire in futuro la collaborazione. L’’International Performing Arts Group, per preparare insieme ai giovani i suoi primi spettacoli a Manila (1° e 2 febbraio), ha animato diversi workshop a cui hanno partecipato 210 ragazzi entusiasti di avere l’opportunità di esprimere i propri talenti. Musiche, danze, coreografie, testi del musical “Streetlight”, sono diventati canali per creare comunicazione e sintonia con i giovani. Alcuni di essi provenivano da zone marginali della metropoli. “Proprio loro – scrivono gli artisti del complesso – erano più convinti che mai della forza del progetto. Sono partiti con il sorriso pieno sul volto e un’espressione di soddisfazione unica”.
I laboratori dei workshop si sono poi concretizzati nella presentazione di due concerti svoltisi al Palasport “Ynares” di Manila: i giovani e la band uniti hanno portato in scena il musical. In ciascuna delle serate si sono registrate oltre 2.200 presenze; tra queste, anche un gruppo di quaranta giovani musulmani. Una di loro ha messo in evidenza “la convinzione, il coraggio, l’ispirazione” che lo spettacolo comunicava. Alcune impressioni degli studenti che vi hanno partecipato come protagonisti: “Avete sanato le ferite del nostro cuore, che bello ritornare a casa e poter vivere per gli altri!”, “Grazie per averci fatto sentire in famiglia!”, “Con questo progetto ho ritrovato la voglia di vivere”, “Ho imparato ad essere più sicuro di me stesso e ad avere fiducia”, e ancora “Grazie a questi giorni trascorsi con il Gen Rosso ho ritrovato il rapporto con mio padre”.
Seconda tappa: Masbate, un’isola a sud-est di Manila in mezzo alla natura tropicale, (7 e 8 febbraio). “Questa tournée – confidano– ci sta regalando delle emozioni indelebili. Siamo in un’isola che vive di pesca e di risaie. La “Fazenda”, dove alloggiamo, si trova in mezzo alla campagna ad un’ora dalla città, e per le strade è tutto un pullulare di sidecar. La gente, pur tra mille difficoltà, vive contenta…”. Il progetto a Masbate è realizzato in collaborazione con la Fazenda da Esperança, insieme ad alcuni studenti di diverse scuole dell’isola. “L’entusiasmo dei circa 200 partecipanti al workshop, durante la settimana, è salito alle stelle! Tante situazioni del musical Streetlight questi ragazzi le hanno vissute sulla propria pelle… Abbiamo dovuto inserire un terzo spettacolo per le tante richieste, con 1600 partecipanti”. “A Masbate – confessano presi dall’emozione – abbiamo lasciato lacrime di gioia e rapporti profondi… Ancora una volta abbiamo sperimentato che in questi posti, non facilmente raggiungibili, riceviamo molto di più di quanto diamo”. L’avventura, poi, è continuata a Davos (14 e 15 febbraio). poi Cebu (21/22), per concludersi a Manila il 5 marzo. Vedi video 1 Vedi video 2 (altro…)
Feb 21, 2014 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«L
a nostra esperienza terrena è fatta continuamente dallo stesso nostro rapporto con gli uomini. Quando si ha contatto con i bambini, dai loro occhi si sprigiona una luce che appartiene ad altre costellazioni. Così quando si avvicinano servitori dell’umanità che vivono del solo loro ideale e lavoratori d’ogni categoria animati dal senso di rettitudine, si sprigiona un’altra atmosfera, sovrastante il mondo materiale. La natura umana cerca, magari inconsciamente, il divino. Ma si ha bisogno di trovarlo, e questo chiede ricerca. Chi cerca trova. L’intera esistenza, con le virtù e le colpe, le fatiche e le gioie, le esperienze d’ogni tipo, è per sé una ricerca di quel bene che chiamiamo Dio, anche se non ce ne accorgiamo. Viceversa, se ce ne accorgiamo, e cioè valorizziamo ogni evento per scrutare il mistero dell’esistenza, troviamo Dio e in lui la spiegazione e la pace. La rivelazione di Dio all’anima somiglia alla formazione con cui i genitori educano i figli, usando carezze e rimproveri, tra sorrisi e lacrime. Così fa l’Eterno Padre. L’intimità con lui cresce se cresce in noi la purificazione. Lo si sente per quanto lo si ama. Ha detto il Signore: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt. 5,8). E dunque, condizione dell’amore che vede Dio è la purezza del cuore. Gli esseri umani così dotati avvertono lo scorrere per il mondo in un atmosfera che dà vita all’anima a cui convoglia contemporaneamente poesia e arte, sapere e salute, vittoria sul male, brama di affetti, coscienza di una vitalità più vasta delle galassie. Non ce ne rendiamo conto forse, ma essa è quasi l’alito dell’Eterno, che suscita cellule e pianeti, sentimenti e ragionamenti, che da letizia al bambino e pace al vecchio.
L’uomo libero, puro di cuore, si trova trascinato dall’amore come da una corrente, che senza limiti convoglia tutti. Dio prende tutti, vuole tutti, perché tutti sono sua generazione, occorre estromettere ostacoli, i quali presto si rimuovono se si ama. – Da questo il mondo riconoscerà che siete miei discepoli: se vi amerete l’un l’altro – la prescrizione che più piaceva a Beethoven, quasi semplificazione elementare dell’armonia divina dell’universo. Certo, insorgono di continuo dissensi tra creature umane, ma Cristo prima insegna l’accordo, poi impone di arrestare la spirale di offesa e vendetta, e ripristinare il circuito della comunione mediante il perdono. Perdonare agli uomini che ci hanno fatto del male è donare il bene, è fare un dono a Dio che ci ama. Ciò vuol dire che vivere è amare, che amare è capire». Igino Giordani in L’unico amore, Città Nuova, 1974 Per Informazioni: Centro Igino Giordani (altro…)
Feb 20, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Partono per l’Africa 12 studenti (rappresentanti di due licei italiani), accompagnati da 3 insegnanti, 2 animatori, due soci dell’Unicoop di Firenze, una delegata del Movimento dei Focolari ed un operatore cinematografico. Obiettivo: trascorrervi una settimana di condivisione con coetanei africani, dal 16 al 24 gennaio. Meta scelta: Fontem, nel nord-ovest del Camerun anglofono. Oggi, la città camerunese conta 40 mila abitanti. Alla sua crescita il Movimento dei Focolari ha concorso, con altri, a partire dagli anni ‘60. Ma lasciamo raccontare a Stefano, uno dei ragazzi, l’esperienza vissuta pubblicata sul bollettino della sua scuola:
«…Un viaggio alla scoperta di una realtà diversa, a tratti dura da digerire, per la povertà che si incontra, ma maestra di vita, per tutto ciò che si è potuto apprendere… Abbiamo scoperto una cultura diversa, che pensa differente… Partivamo con l’idea di andare a donare medicinali, pennarelli, carta, quaderni, raccontare noi stessi, l’Europa, e scoprire invece che … s’impara che esistono persone che venderebbero quel poco che hanno per farti sentire a casa; che esistono persone che non ti hanno mai visto, ma ti accolgono come dei re; che non sono razziste come molti di noi; che in pochi giorni si affezionano a te come tu non sapresti fare con nessuno. «L’incontro coi ragazzi del college è stato di grande impatto: siamo stati accolti con canti e danze, con nostro grande stupore ci hanno preso per mano e ci hanno abbracciato. Dopo momenti di disorientamento siamo stati trasportati in una dimensione diversa, non avevamo più paura di relazionarci nel loro modo che era già diventato nostro. Ci siamo sciolti con canti e danze, abbiamo ballato, riso e stretto un forte legame, quasi difficile da credere. Questo modo di rapportarsi ha fatto in modo che anche fra noi italiani si creasse una bell’alchimia. Oltre ai momenti felici abbiamo dovuto digerire anche immagini forti, specialmente quando abbiamo visitato il villaggio di Besalì, dove dilaga la povertà. Ai cigli delle strade bambini denutriti, con lo stomaco gonfio, gente poverissima… Eppure anche lì le persone ci hanno accolto con calore. Le scuole di Besalì, costruite e sostenute dall’Unicoop Firenze, sono lontanissime dall’ edificio scolastico italiano…
«Grandi persone ci hanno fatto comprendere meglio cosa stessimo provando, a partire dal Dottor Tim, focolarino originario del Trentino, che vive a Fontem da 27 anni; è di grande importanza per tutta la comunità, cura tantissime persone che senza di lui e gli altri volontari dell’ospedale sarebbero stati in guai grandissimi. Ci ha colpito la grandezza d’animo di Pia, focolarina volontaria che vive a Fontem da 47 anni, divenuta icona del Movimento dei Focolari; è capace di trasmettere un’energia incredibile. «Col passare dei giorni si è creato un gran legame tra tutti. L’ultimo giorno è stato magico. Ci avevano avvertiti: “Piangerete voi e piangeranno loro”. In cuor nostro pensavamo che non sarebbe successo, finché è successo davvero. La sera prima di partire i saluti, dopo uno scambio di regali, sono stati commuoventi: tutti abbracciati, zitti, nel buio totale della strada ai margini della foresta; un silenzio assordante spezzato solo dal rumore del respiro affannato del pianto, del naso che tratteneva quella botta incredibile di emozioni. Ancora non del tutto consapevoli di ciò che abbiamo vissuto, siamo grati a quanti hanno permesso che questa esperienza s’avverarsi; un viaggio che qualcuno ha definito ‘Il viaggio della vita’». (altro…)
Feb 19, 2014 | Centro internazionale, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
“Coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti (…). Ecologia umana ed ecologia ambientale camminano insieme”. Queste parole di Papa Francesco (5 giugno 2013) testimoniano quanto la problematica ambientale sia attuale. Nel Centro “Am Spiegeln” di Vienna questi concetti non suonano nuovi né lontani. Infatti, il centro dei Focolari in Austria è stato già pianificato cercando di mettere la persona e l’ambiente al centro. Situato alle propaggini del bosco viennese, a dieci minuti dal castello di Schönbrunn, dimora estiva degli Asburgo e circondato dal verde, il Centro Mariapoli è meta preferita di conferenze e congressi. Ma anche molto ricercato come luogo di riposo, di vacanze estive e turismo, grazie alla vicinanza alla splendida capitale. Lo testimoniano le migliaia di ospiti (gruppi, famiglie, giovani, bambini) che il Centro ha ospitato in tutti questi anni. Meritato, quindi, il riconoscimento che il 16 gennaio scorso è stato
conferito dal Ministero Austriaco dell’Ambiente, assieme alla Camera di Commercio, ad “Am Spiegeln”. Si tratta del qualificato “Timbro Austriaco di Rispetto per l’Ambiente”. Vengono così riconosciuti gli sforzi sostenuti per adeguare la struttura al risparmio di energia e di acqua con l’istallazione di appositi sistemi e di smistamento di rifiuti al fine del loro riutilizzo. Infatti, attraverso una nuova logistica per la raccolta differenziata dei rifiuti, una quantità notevole di questi potrà essere riciclata. A ciò si aggiunge un uso modesto di detersivi, la riduzione massima di imballaggi e la formazione permanente dei collaboratori. L’onorificenza mette anche l’accento sull’uso di viveri provenienti dalla propria regione, insieme ad altri sistemi di razionalizzazione delle risorse. “È anche importante – aggiungo i responsabili – coinvolgere i nostri ospiti con una buona informazione dell’uso della struttura. Un impegno che contrasta ‘la cultura dello spreco e dello scarto’ a favore del benessere di chi ci visita, nel rispetto dell’ambiente”. E concludono: “Sentiamo che questo premio mette in rilievo la testimonianza di vita evangelica che cerchiamo di incarnare qui ogni giorno e che si traduce anche nell’armonia e salvaguardia del creato. Se volete costatarlo di persona vi aspettiamo ad Am Spiegeln!”.
Per informazioni: Centro Mariapoli Am Spiegeln
(altro…)
Feb 18, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Inizia con una metafora sul pellicano, l’intervento di Ezio Aceti – psicologo dell’età evolutiva – su Chiara Lubich educatrice, nell’ambito dell’intitolazione della scuola materna Spine Rossine alla fondatrice del Movimento dei Focolari, il 29 gennaio scorso a Putigano in provincia di Bari.
La volontà di intitolare a Chiara questa scuola, avviata con una raccolta di firme nel 2011 e arrivata all’approvazione del sindaco nel 2014, nasce dal desiderio di ispirare la pedagogia della scuola al valore della fraternità, che nella didattica si esplica nella capacità di trasmettere i saperi disciplinari ai più piccoli, nel modo in cui essi sono capaci di coglierli. In questo Chiara Lubich è stata di grande esempio, sminuzzando e rendendo digeribili i valori del vangelo a tutti e soprattutto agli “ultimi”. «I testimoni – insiste con determinazione Aceti –, sono grandi maestri perché hanno attratto con la loro coerenza, hanno fatto ciò che hanno detto e per questo sono diventati ispiratori di giovani e adulti che in seguito li hanno seguiti. Chiara Lubich e Madre Teresa di Calcutta rappresentano di ciò un limpido esempio, esse attiravano per il carisma che emanavano, al di là dei loro discorsi e delle loro parole, e la loro presenza rappresentava per molti motivo di grande commozione. È importante sapere che i carismi sono per l’attualità, per il presente e che non passano anche quando i fondatori dei Movimenti non ci sono più. Chiara, infatti, – prosegue Aceti – non ha inventato niente, ha messo a fuoco l’esperienza di Dio, facendone una nuova basata sull’unità, nel rapporto con le sue prime compagne. Per comprendere i fondamenti dell’educazione – secondo lo psicologo – dobbiamo eliminare alcuni pregiudizi» (leggi tutto) (altro…)
Feb 17, 2014 | Cultura

Tommaso Sorgi e Igino Giordani
Igino Giordani storia dell’uomo che divenne Foco di Sorgi Tommaso Il Giordani scrittore, giornalista, politico. Una vita appassionante, che rifugge dalle mezze misure, attraverso gli scritti e i discorsi. «Il tempo è arduo – registra nel suo diario Igino Giordani (1894-1980) mentre le sorti della seconda guerra mondiale volgono al peggio per l’Italia –: non lo si vive che eroicamente o vilmente: la mediocrità non è concessa». E così ha vissuto Giordani. Fuoco vivo. Una vita che rifugge dalle mezze misure, fatta di scelte anche rischiose, condotta sul filo del “sì, sì, no, no”. Scrittore, giornalista, parlamentare, membro della Costituente. Giordani è un testimone importante della storia del XX secolo. Fra i primi collaboratori di Sturzo, vive la stagione del popolarismo cattolico, in Parlamento e dalla sede dei quotidiani e delle riviste politiche e culturali che ha diretto. Intensa figura spirituale, è cofondatore del Movimento dei Focolari. Tommaso Sorgi lo incontra a Montecitorio nel 1956. Sulla base della conoscenza personale, e attingendo all’enorme archivio di scritti di Giordani (libri, saggi, articoli, discorsi) e ai numerosi studi e testimonianze su di lui, ne ripercorre la biografia fino al 1946, due anni prima dell’incontro con Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari. L’autore: Tommaso Sorgi, già deputato al Parlamento italiano, ha insegnato Sociologia presso le Facoltà di Giurisprudenza e di Scienze Politiche all’Università di Teramo. È autore di numerose pubblicazioni sulla storia della sociologia, sul fondamento relazionale e sull’altruismo nella ricerca sociale, sulla storia del cattolicesimo italiano. Nel 1985, Chiara Lubich – fondatrice del Movimento dei Focolari – lo chiama a ricoprire il ruolo di responsabile del Centro Igino Giordani. Questo volume è il risultato straordinario di questa sua ventennale ricerca. Editrice Città Nuova Collana: Verso L’unità – Sez. Profili (altro…)
Feb 17, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo
Lampedusa, simbolo dell’immigrazione: di dolore e di accoglienza. Le notizie di sbarchi non si arrestano, come pure l’impegno del Comune e dei suoi abitanti. Da qui “La Carta di Lampedusa”, sottoscritta sull’Isola da centinaia di realtà associative internazionali e da migliaia di cittadini. Un vero e proprio vademecum per un’accoglienza rispettosa dei diritti umani di tutti gli abitanti del globo, “in tutte le Lampedusa del mondo”, come affermato dal sindaco Giusi Nicolini. Per questo la scelta del Comune di Lampedusa, da parte dell’Associazione Città per la Fraternità, per l’assegnazione del Premio “Chiara Lubich per la fraternità” nella sua 5ª edizione. . Ispirata dal pensiero di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, l’Associazione è nata nel 2008 su proposta del sindaco di Rocca di Papa, Pasquale Boccia, in occasione del 65esimo anniversario della fondazione del Movimento dei Focolari. Composta oggi da 133 comuni italiani, che hanno aderito all’iniziativa, si pone l’intento di creare una rete di dialogo e confronto tra comuni ed altri enti locali con l’obiettivo fondamentale di promuovere la pace, i diritti umani, la giustizia sociale e soprattutto la fraternità, attraverso comportamenti e atti amministrativi.
La Prima Cittadina dell’Isola ha incoraggiato i promotori a proseguire con azioni che rafforzino la fraternità, perché “occorre creare e coltivare la sensibilità verso temi così importanti”. Lo scopo del Premio, infatti, è quello di mettere in evidenza, ogni anno, un Comune che si è particolarmente distinto per atti e comportamenti di fraternità. La consegna è avvenuta ad Ariccia (Roma) presso Palazzo Chigi, sabato 8 febbraio 2014. A fare gli onori di casa, Emilio Cianfanelli, sindaco di Ariccia, e Pasquale Boccia, sindaco di Rocca di Papa e presidente dell’Associazione Città per la Fraternità. Altro promotore dell’evento il Movimento politico per l’unità Italia, rappresentato dal Presidente della sezione italiana Silvio Minnetti. Come nelle altre edizioni l’atto di premiazione è stato preceduto da un convegno di riflessione e formazione. La tematica affrontata quest’anno è stata: “Economia e Comunità fanno rima con Fraternità? Il pensiero di Adriano Olivetti e di Chiara Lubich a confronto”. Un’ottima occasione per rilevare l’estrema attualità di alcuni principi comuni tra il movimento Comunità di Olivetti e l’Economia di Comunione. Di grande interesse gli interventi di Melina Decaro, del Centro Studi “Fondazione Adriano Olivetti” e docente all’università romana Luiss; di Luigino Bruni, professore ordinario di Economia alla Lumsa di Roma e coordinatore della Commissione Internazionale Economia di Comunione; e dell’imprenditore Giovanni Arletti, Vice Presidente dell’Associazione Imprenditori per l’Economia di Comunione (Aipec). (altro…)
Feb 16, 2014 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
I contatti dei Focolari con fedeli musulmani sono iniziati già negli anni ‘60. In Algeria, negli anni ‘70 è sbocciata un’amicizia profonda fra cristiani e musulmani, che si è progressivamente diffusa nella città di Tlemcen, dando vita ad una comunità del Movimento dei Focolari quasi interamente musulmana che ha attraversato non solo le barriere fra Islam e Cristianesimo, ma anche gli anni crudi della guerra civile. Questa esperienza ha costituito la base per 8 convegni internazionali dei “musulmani amici dei Focolari” tra il 1992 e il 2008. Negli Stati Uniti, a fine anni ‘90, si è aperta una nuova pagina delle relazioni tra cristiani e musulmani. Chiara Lubich, donna cristiana, fu invitata dall’Imam W. D. Mohammed, leader carismatico di musulmani afro-americani, a rivolgere il suo messaggio ai fedeli riuniti nella Moschea Malcolm X ad Harlem. Alla conclusione di quella giornata, nel maggio del 1997, l’Imam affermò: “Oggi qui ad Harlem, New York, si è scritta una pagina di storia”. I due leader strinsero un patto di fraternità che si è, poi, esteso ai due movimenti. Da allora, negli USA si svolgono con regolarità incontri di comunità cristiane e musulmane, bianchi e neri, che mirano a costruire la fratellanza universale con una ricaduta sulla città e sul quartiere. Sono coinvolte più di 40 moschee e comunità dei Focolari in varie città.
Il cammino di approfondimento tra la spiritualità dell’unità dei Focolari e l’Islam vede alcune tappe importanti: il convegno per gli amici musulmani svoltosi nel 2008 a Roma, ha avuto come tema d’approfondimento “Amore e Misericordia nella Bibbia e nel Corano”. L’intervento di Adnane Mokrani, professore musulmano, su “Leggere il Corano con l’occhio della Misericordia”, è stato molto apprezzato dai presenti. Nel 2010, a Loppiano, si è tenuto un incontro con la partecipazione di circa 600 fra musulmani e cristiani. Numerosi i Presidenti e Imam di comunità islamiche d’Italia. L’incontro fu, come ha affermato l’Imam Layachi, un punto d’arrivo e di partenza di molte esperienze vissute in diverse parti d’Italia. A Tlemcen (Algeria) – una delle capitali della cultura islamica per il 2011 – nel giugno 2011 si è svolto il convegno dei musulmani del Movimento, dal titolo “Vivere l’Unità”. I partecipanti, un’ottantina, provenivano da una decina di Paesi. La presenza di professori musulmani è stata molto importante perché, sulla base della vita vissuta, hanno cominciato a sviluppare dei temi sulla spiritualità dell’unità dal loro punto di vista.
Negli ultimi decenni in Italia è cresciuta la presenza musulmana a seguito dell’immigrazione. In tante città, dal nord al sud della Penisola, si è sviluppata una vera amicizia con tanti fedeli e comunità islamiche. Come a Brescia, dove il 25 novembre 2012 si sono dati appuntamento circa 1.300 cristiani e musulmani per una giornata dal titolo “Percorsi comuni per la famiglia”, promossa insieme da Movimento dei Focolari e da varie associazioni e comunità islamiche. O a Catania, dove il 23 aprile 2013 si è celebrato il convegno “La famiglia musulmana, la famiglia cristiana: sfide e speranze”, radunando circa 500 persone all’insegna del dialogo. Il 20 marzo 2014, presso l’Università Urbaniana di Roma, si svolgerà un evento dedicato a “Chiara e le religioni: insieme verso l’unità della famiglia umana”. Vorrebbe evidenziare, a sei anni dalla sua scomparsa, il suo impegno per il dialogo interreligioso. La manifestazione coincide con il 50° della dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” sulla Chiesa e le religioni non cristiane. Si prevede la partecipazione di personalità religiose del mondo islamico. Vedi video (altro…)
Feb 15, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Durante una delle nostre lunghe sere invernali, dopo un’abbondante nevicata, il cortile della scuola è completamente coperto dalla neve. Mi rendo conto che il giorno successivo non potranno entrare gli insegnanti con le loro macchine, né i funzionari che riforniscono la mensa. Telefono a varie ditte e anche a privati, ma tutti mi rispondono che verranno a spalare la neve solo dopo qualche giorno e per una somma considerevole. Dopo un ultimo tentativo, accetto l’offerta di un vicino che mette a disposizione il suo camion con rimorchio. Iniziando il lavoro, però, ci accorgiamo che sul bordo del rimorchio si accumula tanta neve che bisogna spalare a mano. A quell’ora di sera, nella scuola non c’è più nessuno per aiutarci, è rimasta solo un’anziana custode che mi fa presente che, dietro l’edificio scolastico, è radunato a fumare un gruppo di giovani considerati gli scavezzacolli della scuola, più volte segnalati a causa del numero delle assenze, furti e colluttazioni, e a rischio di espulsione. Ma quando le chiedo di andare ad invitarli ad aiutarci, lei, spaventata, si rifiuta: teme che quei delinquenti possano farle del male. Allora mi decido: vado personalmente, pur non aspettandomi il loro aiuto, ed essendo pronto io a spalare la neve dal rimorchio. I ragazzi dapprima sono confusi vedendomi, ma mi salutano cordialmente. Dico loro che sono l’unica speranza perché la scuola che, anche loro tanto amano, possa funzionare normalmente. Non pronunciando neanche mezza parola spalano la neve lavorando un’ora intera! Quando li ringrazio dell’aiuto rispondono che non sono, poi, così cattivi come alcuni insegnanti pensano… È stata un’ulteriore riprova che in ciascuno c’è un positivo da cogliere e che aspetta solo di trovare l’occasione giusta per manifestarsi. È iniziato un rapporto più fiducioso ed aperto». È il racconto di Paulius Martinaitis, volontario dei Focolari della Lituania; il modo con cui affronta la sua attività professionale di direttore di una scuola superiore di Vilnius. «Infatti ho capito – conclude Paulius – che offrire ai giovani uno spazio di fiducia permette loro di uscire dalla gabbia di comportamenti trasgressivi in cui a volte si rinchiudono e dalle etichette che noi stessi diamo loro». (altro…)
Feb 14, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“È stata una serata speciale e ricca di significati”; “Mi sono sentita avvolta da un clima di famiglia, anche nella semplicità della cena condivisa che mi faceva sentire a casa”; “È stato uno spettacolo molto bello, che risponde alle esigenze dei tempi di oggi”; “Mi dispiace solo di non aver invitato molte altre persone”; “Noi registriamo corti e un po’ ci intendiamo di recitazione. La regia è stata fenomenale: recitare questo testo con ritmi così veloci, ha contribuito a vivacizzarlo. Il tutto non è risultato per niente pesante, eppure i temi sono molto impegnativi!”. Solo alcune delle tante espressioni degli attori e di alcuni presenti alla serata in un teatro di Prato (vicino a Firenze), il 14 dicembre 2013. “La pièce che abbiamo scelto – spiegano gli attori e il regista– è molto particolare: ‘Il visitatore‘ del francese Eric-Emmanuel Schmitt, un testo che con leggerezza, ironia e originalità interpella ogni spettatore con le domande fondamentali dell’uomo. E quindi, molto adatto alle finalità del dialogo”. Lo spettacolo, ideato come ‘teatro forum’, è stato organizzato dal gruppo di Prato del dialogo tra persone di convinzioni diverse, legato al Movimento dei Focolari insieme alla compagnia senese “La Sveglia” Onlus, attiva da 35 anni, che l’ha portato in scena. “Il punto cruciale dello spettacolo, ambientato a Vienna nel 1938 – sottolineano – è il dialogo tra Sigmund Freud e un misterioso visitatore che si coglie essere Dio: un dialogo mai banale nel quale chiunque si può immedesimare”. Profonda infatti è stata l’attenzione delle circa 100 persone che per due ore sono rimaste inchiodate a seguirne le parole e l’appassionata interpretazione.
Conclusa la rappresentazione, si è aperto il “forum” che si è snodato spontaneamente in un clima familiare con le riflessioni suscitate dalla pièce. Sono intervenute persone già impegnate in questo dialogo ma anche altre, nuove a questa esperienza d’incontro. Gli stessi protagonisti della commedia hanno spiegato cosa significhi per loro quest’opera teatrale, la genesi della sua messa in scena e la loro gioia di rappresentarla in un simile contesto. L’iniziativa è stata costruita da tutti: davvero un gruppo di dialogo a tutto campo! Chi si è occupato degli inviti e dell’organizzazione; chi si è adoperato per la pubblicizzazione; chi per il pensiero di Chiara Lubich offerto ai presenti durante la cena comunitaria che ha concluso la serata; chi ha messo a disposizione il camion per il trasporto degli arredi di scena; uno chef, del gruppo del dialogo, ha preparato “la pasta alla sorrentina” per il pranzo della compagnia; un altro ha provveduto alle riprese video; altri ancora avevano provveduto ai contatti con il teatro e con la SIAE (per i diritti d’autore), oltre a coloro che hanno contribuito con la propria cultura e sensibilità alla riuscita della discussione finale. Unanime il consenso all’iniziativa: “Non solo un pomeriggio a teatro ma un’opportunità di incontro e ascolto, prima di tutto con se stessi, per poi aprirsi a dialoghi veri”. Dato che la compagnia si è resa disponibile ad altre rappresentazioni, uno dei presenti impegnato con i detenuti, ha addirittura proposto al regista una rappresentazione in un carcere e qualcuno ha suggerito a “La Sveglia” di portare in scena anche altri testi, altrettanto impegnati. “Il Visitatore” –
Programma (altro…)
Feb 13, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
«So che non riesco a vivere da solo, ma soltanto con Lui in mezzo a noi. Mi impegno a far parte di una cellula viva, ad esser legato ad altre persone con le quali posso parlare di un tale stile di vita. Mi piacerebbe, almeno ogni giorno, raggiungere telefonicamente qualcuno che possa capirmi riguardo alla mia vita, e che mi capisca così in profondità che bastino cinque minuti per comprendere con chiarezza come vanno le cose. Se questo talvolta non è possibile, allora si vive la “comunione spirituale”, che resta comunque una realtà molto importante. Cerco di intessere una rete concreta di rapporti e di farne parte.

Il vescovo Hemmerle con Chiara Lubich
Questa comunione vissuta non è mai fine a se stessa, ma fa crescere la passione per l’unità e l’impulso a creare comunione ovunque io vada. Non avrò pace finché la diocesi, la parrocchia e ogni altra realtà, non diventino una rete fatta di cellule vive con il Signore vivente in mezzo ad esse. Così, i gesti fondamentali della mia quotidianità, il vivere la Parola, l’incontro consapevole e atteso con il Crocifisso, il pregare e il vivere la comunione in una realtà di cellula viva, sono cose che mi fanno comprendere sempre più un dato di fatto fondamentale: io vivo la vita non da solo, non sono il solista della salvezza degli altri, ma sono una persona che vive con l’Altro e per l’Altro. E cioè rivolto verso il Padre e rivolto verso gli altri: e dunque communio e reciprocità. Si tratta di tre direzioni fondamentali che partono da Cristo Crocifisso: verso il Padre, verso il mondo, verso la comunione». (Wilfried Hagemann, “Klaus Hemmerle, innamorato della Parola di Dio”, Città Nuova Ed., Roma 2013, pag. 233) (altro…)
Feb 12, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Arrivando a Isola della Scala (vicino a Verona), il 29 gennaio 2014 – scrivono dal Gen Verde –, abbiamo scoperto che START NOW non era più solo il nostro progetto, ma anche dei 100 giovani con i quali abbiamo realizzato i workshop artistici e anche di tanti adulti che ci avevano accompagnato in quei giorni, lavorando dietro le quinte. Tutti urlavano in coro: START NOW, WOW!
«Quando siamo passati al lavoro di danza, canto, percussione e teatro, è stato come se ci conoscessimo da sempre: eravamo tutti pronti a mettere a disposizione i propri talenti. Una ragazza così si esprimeva: “Io qui sul palco mi sento un’altra, libera di esprimermi, diversa”. E un suo compagno le ha risposto: “Guarda che tu puoi essere così tutti i giorni…”. «Sabato 1° febbraio, ormai pronti per salire sul palco, giovani e Gen Verde insieme, è iniziato il tradizionale “Meeting invernale – Festa della vita”, organizzato dalla Pastorale giovanile di Verona, che quest’anno ci ha viste insieme alla diocesi, in prima linea, a testimoniare che sperare si può. Il vescovo, nell’omelia della Messa prima dello spettacolo, ha incoraggiato i giovani presenti:“Con voi il futuro è assicurato!”. «L’arte, ancora una volta, si è fatta strumento di dialogo, per mettersi in gioco. E cantando insieme “…la pace, dipende da te”, abbiamo preso insieme un impegno coinvolgendo anche i 3.500 partecipanti e che, durante il concerto, cantavano con noi. Da Verona è partita un’onda di fraternità che, chissà dove può arrivare!».
Il complesso internazionale Gen Verde, attualmente è formato da 21 giovani donne provenienti da 13 Paesi. Ha realizzato più di 1.400 spettacoli durante varie tournée in Europa, Asia, Sud e Nord America. Lo stile originale del complesso musicale si evolve con l’arrivo di ogni sua nuova componente. Le varie influenze portano uno specifico e ricco mix culturale ed etnico e una vasta gamma di generi tradizionali oltre che contemporanei. Ad oggi la band ha pubblicato un totale di 70 album. Mentre la formazione del gruppo è cambiata nel corso degli anni, i valori alla base del suo obiettivo artistico rimangono gli stessi: contribuire a creare una cultura globale di pace, di dialogo e di unità. L’international performing arts group Gen Verde, ha la sua base nella cittadella internazionale di Loppiano (Firenze, Italia) dove persone di tutte le provenienze e razze condividono l’esperienza creativa e arricchente di costruire l’unità nella diversità. (altro…)
Feb 11, 2014 | Spiritualità
«Il padre spirituale, un giorno, chiede a Chiara: “Quale fu il momento in cui il Signore sofferse di più?”. “Nell’orto degli Olivi, suppongo”. “No, a mio parere, sofferse di più sulla croce, quando emise il grido: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,46; Mc 15,34)”. Egli uscì, e Chiara discorrendo con Dori (una sua allieva, tra le prime a seguirla, n.d.r.) e poi con altre cominciò a polarizzare il suo amore – e il suo studio – su quel grido: su quel momento d’angoscia, in cui Cristo si era sentito abbandonato persino dal Padre, per il quale s’era fatto uomo. “Sono convinta che Gesù abbandonato sarà l’ideale che risolverà tutti i problemi del mondo: esso si diffonderà sino agli ultimi confini della terra”.
Questa convinzione si doveva consolidare, di anno in anno, nelle prove d’ogni sorta, mercé cui il suo ideale si impiantava tra gli uomini. Gesù abbandonato così divenne l’amore di Chiara. E divenne l’amore – l’ideale, lo scopo, la norma – dell’Opera di Maria (o Movimento dei Focolari, n.d.r.). Un giorno ella ci spiegò: “Se, quando sarò anziana cadente, verranno dei giovani a chiedermi di definire loro, stringatamente, il nostro ideale, con un filo di voce risponderò: È Gesù abbandonato!”». Fonte: “Erano i tempi di guerra…”, Chiara Lubich – Igino Giordani, Città Nuova Ed., Roma, 2007, pp. 122-123. (altro…)
Feb 11, 2014 | Spiritualità

Chiara Lubich ed il vescovo Klaus Hemmerle. Sinodo dei Laici, 1987.
«Klaus Hemmerle è una persona che non ha tempo, perché non tanto lui viveva, ma Gesù in lui. Quindi oggi lo vedo così come quando era con noi. Lo vedo un altro Gesù, con tutte le qualità della sua personalità ben caratterizzata, che andavano dalla saggezza d’un giusto alla sapienza d’un eletto, dall’impegno paterno e fraterno, deciso e impegnato per la porzione del popolo da Dio a lui affidato, alla libertà di seguire un carisma dello Spirito Santo e quella tipica, d’un artista. E tale era». E alla domanda su come fosse il suo rapporto con il Vescovo Hemmerle, Chiara Lubich lo descrive come «Una persona chiamata da Dio a fondare, insieme al fondatore di un’Opera Sua, un particolare di essa. Quindi un rapporto unico che non conosce se non chi lo può sperimentare, sostanziato dall’amicizia più rara, intrisa della carità di Cristo». Al punto da definirlo “cofondatore”: «Egli mi ha aiutato a realizzare nel Movimento dei Focolari due sue realtà importantissime: la diramazione dei Vescovi amici, animati dalla spiritualità dell’unità, e la fondazione della Scuola Abbà per tradurre in dottrina la spiritualità dell’unità, frutto di un carisma». «Erano molti i doni che possedeva e irradiava. Quando si pensa a lui, anche se rivestito della dignità sacerdotale ed episcopale, è più facile identificarlo con un angelo che con un uomo, per la sublime delicatezza d’animo, la libertà di spirito, l’intelligenza profonda e illuminata, l’umore sempre uguale, l’ardore, senza tema di esagerare, allorché era necessario difendere o proteggere qualcuno, la fermezza. Lo vedevo e lo vedevamo come modello per il suo essere staccato completamente da se stesso e da tutto ciò che lo riguardava. Solo dopo la sua morte, ad esempio, seppi dei suoi talenti per la musica e la pittura. Modello nella sua costante tensione d’amore verso ogni fratello o sorella che avvicinava o tutto ciò che, per lui, rappresentava la volontà di Dio. Modello per il suo appassionato attaccamento alla Parola di Dio sì da viverne, ad esempio, per cinque anni, una al mese in profondità, per prepararsi alla Scuola Abbà. Aveva conosciuto l’esperienza di essa all’inizio del nostro Movimento prima che lo Spirito ci donasse particolari intuizioni, preziose poi per lo studio del carisma». 
Un gruppo di vescovi amici dei Focolari.
E riguardo al suo essere vescovo, Chiara ricordava che «una volta mi ha confidato che avrebbe preferito continuare ad essere teologo, ma, penso, il diventare vescovo lo ha reso certamente utile alla Chiesa come lo è stato per il Movimento dei Focolari, giacché aggiungeva al suo sublime sapere, l’autorità del magistero ecclesiastico, sì da essere per noi un’importante garanzia». Confronta con “Klaus Hemmerle, innamorato della Parola di Dio”, Wilfried Hagemann, Città Nuova Ed., Roma, 2013, pagg. 288-289. (altro…)
Feb 11, 2014 | Cultura
La storia di Silva Lubich, il contesto in cui nasce e vive i primi anni della sua vita. L’inizio di un sorprendente percorso umano e spirituale. Il 7 dicembre 1943, Silvia Lubich, giovane maestra, non aveva nessun’idea di quello che avrebbe visto e vissuto negli 88 anni della sua vita, delle persone che l’avrebbero seguita. Non immaginava che con le sue compagne i suoi compagni sarebbe arrivata in 182 nazioni. Anzi, non aveva nemmeno l’idea che avrebbe fondato un Movimento. Prima di quel 7 dicembre in cui si consacra a Dio Chiara Lubich è Silvia. La sua famiglia, la città natale, la scuola, le amicizie, i primi anni della sua vita, il contesto dove nasce e vive, disegnano il percorso di formazione umana e spirituale che contribuiranno alla personalità di Chiara. Editrice Città Nuova – 2014 Collana: Verso L’unità – Sez Saggi (altro…)
Feb 11, 2014 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Ad un anno dallo storico gesto di Benedetto XVI – fatto in piena coscienza, coraggio e grande umiltà – che ha cambiato il volto della Chiesa, lo ricordiamo colmi di gratitudine. Nel suo ultimo Angelus, il 24 febbraio 2013, ci commossero quelle sue parole: «Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione». Grazie Benedetto per essere stato strumento dello Spirito Santo! (altro…)
Feb 11, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale, Spiritualità
“Erano i tempi di guerra e tutto crollava… solo Dio restava”, così inizia spesso il racconto della nascita del Movimento dei Focolari. Era l’anno 1943, nel furore della Seconda guerra mondiale. Di quelli anni si ricordano tanti episodi che poi sono diventati emblematici e si sono ripetuti e diffusi dappertutto dove sono presenti le comunità dei Focolari. Uno di questi episodi fu “il fagotto”. Sentiamo come lo ricorda Vittoria (Aletta) Salizzoni, una delle prime giovani che intraprese con Chiara Lubich “l’avventura dell’unità”: «Ricordo un fatto. Penso che sarà avvenuto nel 1946. “Diamo tutto il nostro superfluo di vestiti per la nostra comunità”, propose Chiara; e così cominciammo a fare quello che abbiamo chiamato “fagotto”. Eravamo povere. Immaginarsi! Nel dopoguerra non c’era più niente. Avevamo solo abiti vecchi e usati, ma tutte arrivammo con qualcosa. Ricordo un bel mucchio lì, in mezzo alla stanza della “casetta”, che poi andò distribuito».
Questo fatto, che ricordava le prime comunità cristiane dove “nessuno mancava del necessario, perché quelli che possedevano (beni)… li mettevano a disposizione di tutti… e poi veniva distribuito a ciascuno secondo le sue necessità” (Atti 4,34-35), divenne una prassi nelle comunità dei Focolari sparse nel mondo. Gli abitanti della cittadella internazionale di Loppiano hanno deciso, l’8 e 9 febbraio, di lanciare un’analoga proposta ma coinvolgendo il proprio territorio, e seguendo anche le indicazioni di papa Francesco che invita appunto alla condivisione, nel suo Messaggio per la prossima Quaresima. Il papa ricorda, tra l’altro, che “occorre che le coscienze si convertano alla giustizia, all’uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione”. L’iniziativa solidale è stata titolata “Week-end del Dare”. «Una “full immersion nella cultura del dare” – spiegano gli organizzatori – che ha promosso l’apertura di uno spazio di scambio e di richieste di oggetti in buone condizioni senza limitazioni o restrizioni di sorta; senza dimenticare la bacheca delle necessità e la “banca del tempo” da mettere a disposizione degli altri».
Il salone della cittadella è stato destinato come punto di raccolta. «È arrivato proprio di tutto: dagli abiti usati di ogni taglia, per tutte le età, a libri, elettrodomestici, mobili, giocattoli, oggetti di arredamento. Sono passati più di 500 persone, con una media di 5.000 pezzi trafficati», raccontano. Durante la domenica, si sono svolti anche spazi di dialogo ed approfondimento sulle motivazioni che stanno alla base della “cultura del dare”, in contrapposizione a quella del possedere, e la sua diretta applicazione nella vita di tutti i giorni. Infine, è stata inaugurata la cosiddetta “Rete fagotto permanente”, e cioè un punto di raccolta e di ridistribuzione degli oggetti donati. Anche la Diocesi ed il Comune hanno messo a disposizione altri 3 punti in 3 diverse città del territorio, per renderlo permanente. Luoghi aperti alla solidarietà e pensati come punti di transito di beni verso chi è in necessità. (altro…)
Feb 10, 2014 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale
“Non stiamo andando in Africa per conoscere un posto, per fare i turisti, ma per trovare un popolo”, scrivono Flavia e Valter. Lei è svizzera, ha studiato relazioni internazionali a Ginevra ed ha lavorato per alcuni mesi al Bukas Palad Tagaytay, nelle Filippine. Valter è un giornalista brasiliano che ha concluso nel 2012 la laurea magistrale all’Istituto Universitario Sophia, a Loppiano, in Italia. Nel 2005 è andato volontario in Indonesia, sei mesi dopo lo Tsunami che ha distrutto il sudovest asiatico. Pur vivendo ai lati opposti dell’oceano Atlantico, si sono incontrati nel 2004 e sposati otto anni dopo. Ora lasciano sicurezze, progetti, lavoro… Andranno a trascorrere un paio di mesi assieme alla comunità dei Focolari di Man, nell’Africa sub-sahariana, a 600 km ad ovest della capitale della Costa d’Avorio, Abidjan. “Lasciare tutto dietro di noi non è facile – scrivono –, pero sentiamo che questa esperienza di distacco totale ci rende più liberi per vivere in profondità ogni momento, senza guardare indietro.
A Man lavoreranno nella cittadella “Mariapoli Victoria” del Movimento, in un centro di informatica e in un centro che si occupa della lotta alla malnutrizione di centinaia di bambini. “Il fatto di andare insieme come coppia è un aspetto che vogliamo sottolineare – scrive Flavia –. Tanti dicono che il matrimonio imprigiona, costringendo ad una vita basata sulla ricerca delle sicurezze materiali. Noi vogliamo prendere la sfida che è possibile insieme aprirsi verso gli altri”. “Incontrare il popolo africano è sempre stato un nostro sogno – aggiunge Valter –, ma i tanti rapporti che abbiamo costruito hanno trasformato la nostra spedizione in una avventura che vogliamo condividere con tanti amici. Per loro e tutte le persone interessate a conoscere di più il Continente africano ci è nata l’idea di scrivere un libro con le esperienze che vivremo e le foto che le documenteranno”. “Desideriamo far partecipare tutti a questa nostra avventura – conclude Flavia –, e offrire il frutto della nostra esperienza: crediamo che la famiglia non sia fatta soltanto dai legami di sangue, ma coinvolge tutti i rapporti costruiti insieme alle comunità nelle quali siamo inseriti”. Coloro che desiderano partecipare al progetto possono contribuire e riceveranno un “foto libro” con la loro esperienza. Per maggiori informazioni: Insieme verso l’Africa (altro…)