Movimento dei Focolari

Chiara Lubich: l’essenza dell’amore cristiano

Nel cuore della Settimana Santa che stiamo iniziando, il Giovedì Santo, rivivremo la lavanda dei piedi che Gesù fa ai discepoli, nella quale Egli compie quest’atto d’amore mettendosi all’ultimo posto. Chiara Lubich ci introduce con il testo che segue nell’essenza dell’amore cristiano, da tradurre in comportamenti concreti, capaci di generare reciprocità e pace. L’unità, donata da Cristo, va sempre ravvivata e tradotta in concreti comportamenti sociali interamente ispirati dall’amore reciproco. Da qui le indicazioni su come impostare i nostri rapporti: Benevolenza: volere il bene dell’altro. È “farsi uno” con lui, accostarlo essendo vuoti completamente di noi stessi, dei nostri interessi, delle nostre idee, dei tanti preconcetti che ci annebbiano lo sguardo, per addossarci i suoi pesi, le sue necessità, le sue sofferenze, per condividere le sue gioie. È entrare nel cuore di quanti accostiamo per capire la loro mentalità, la loro cultura, le loro tradizioni e farle, in certo modo, nostre; per capire veramente quello di cui hanno bisogno e saper cogliere quei valori che Dio ha disseminato nel cuore di ogni persona. In una parola: vivere per chi ci sta accanto. Misericordia: accogliere l’altro così come è, non come vorremmo che fosse, con un carattere diverso, con le nostre stesse idee politiche, le nostre convinzioni religiose, e senza quei difetti o quei modi di fare che tanto ci urtano. No, occorre dilatare il cuore e renderlo capace di accogliere tutti nella loro diversità, nei loro limiti e miserie. Perdono: vedere l’altro sempre nuovo. Anche nelle convivenze più belle e serene, in famiglia, a scuola, sul lavoro, non mancano mai momenti di attrito, divergenze, scontri. Si arriva a togliersi la parola, ad evitare di incontrarsi, per non parlare di quando si radica in cuore l’odio vero e proprio verso chi non la pensa come noi. L’impegno forte ed esigente è cercare di vedere ogni giorno il fratello e la sorella come fossero nuovi, nuovissimi, non ricordandoci affatto delle offese ricevute, ma tutto coprendo con l’amore, con un’amnistia completa del nostro cuore, ad imitazione di Dio che perdona e dimentica. La pace vera poi e l’unità giungono quando benevolenza, misericordia e perdono vengono vissuti non solo da singole persone, ma insieme, nella reciprocità. E come in un caminetto acceso occorre di tanto in tanto scuotere la brace perché la cenere non la copra, così è necessario, di tempo in tempo, ravvivare di proposito l’amore reciproco, ravvivare i rapporti con tutti, perché non siano ricoperti dalla cenere dell’indifferenza, dell’apatia, dell’egoismo. Questi atteggiamenti domandano di essere tradotti in fatti, in azioni concrete. Gesù stesso ha dimostrato cos’è l’amore quando ha sanato gli ammalati, quando ha sfamato le folle, quando ha risuscitato i morti, quando ha lavato i piedi ai discepoli. Fatti, fatti: questo è amare. Anche la nostra giornata può riempirsi di servizi concreti, umili e intelligenti, espressione del nostro amore. Vedremo crescere attorno a noi la fraternità e la pace.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 786/8) (altro…)

Vangelo Vissuto: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15).

Proclamare la Parola, non è semplicemente parlare, piuttosto è un’azione concreta, che si manifesta nella vita, nella relazione con l’altro, con il creato. È una missione: quella di essere fratelli e sorelle, l’immagine del Regno di Dio nel nostro tempo. Artigiani di pace Il Burundi è un Paese molto bello, ma dopo la guerra civile migliaia di persone delle diverse etnie sono emigrate e ora siamo sparsi in tutto il mondo. I tutsi sono fuggiti dagli hutu e viceversa, senza contare il regionalismo che oppone gente del Sud a quella del Nord ed è molto forte soprattutto quando si tratta di spartizione del potere. E noi cristiani, cosa facciamo? Qui in Canada mio marito ed io abbiamo pensato di creare un piccolo mondo nuovo nell’ambito della comunità burundese: attraverso varie attività culturali e sportive, diamo modo non solo ai nostri compatrioti, ma anche ad altri africani e ai nostri amici e vicini del Québec di incontrarsi attorno a un pasto tradizionale, a un drink, a buona musica. Il nostro principale obiettivo è contribuire alla realizzazione del testamento di nostro Signore: “Che tutti siano uno”. Siamo convinti, infatti, che ogni cristiano debba contribuire, a suo modo, alla realizzazione di questo progetto. Ora, diversi burundesi sono in contatto permanente e si stringono la mano, cosa che prima non facevano. Florida K. – Canada Una decisione comune Un giorno, accorgendomi che qualcosa preoccupava una collega, la avvicinai e con delicatezza le chiesi di lei. Fu allora che prese a confidarmi che aveva deciso di ospitare a casa sua una sorella malata di cancro nella fase terminale. Nel raccontarmi che aveva bisogno di cibi speciali, tra cui un tipo di latte molto costoso, sentii di voler contribuire anch’io. Potevo attingere dal mio conto, certa che mio marito sarebbe stato d’accordo, ma stavolta volevo decidere assieme a lui. Non sempre l’avevo fatto in passato, specie per spese di poco conto. Ma da quando ci eravamo impegnati a vivere con più convinzione le Parole del Vangelo, eravamo diventati più sensibili al fatto che “è più bello insieme”. Così, dopo essere rincasati entrambi dal lavoro, gli ho parlato della collega e dell’aiuto che avrei voluto darle. Lui mi ha subito appoggiata. Non solo: ha suggerito di elargire una somma doppia di quella che avevo previsto. Il suo volto esprimeva una grande gioia. Questa attenzione al prossimo sofferente ci ha fatti sentire più uniti. Thanh – Vietnam Ottimizzare i rapporti Spesso ho la tentazione di “ottimizzare il tempo”, secondo un mio programma, rimanendo poi male quando l’ordine dato alle cose da fare viene sconvolto da un imprevisto: quell’imprevisto che tante volte veicola una volontà di Dio e dà un sapore diverso alla giornata. Sempre più, invece, mi sto rendendo conto che, nella trama del quotidiano, l’atteggiamento migliore è “ottimizzare i rapporti” con ogni prossimo che incontro. E qui la fretta è il grande nemico! Provo allora a fermarmi, ad esempio, con i pensionati sotto al palazzo, con la vicina di pianerottolo, da poco dimessa dall’ospedale. Fermarmi per dire un bel “buongiorno” al condomino agli arresti domiciliari, che tanti emarginano per paura e avvisarlo che oggi taglieranno l’acqua a tutto il quartiere a causa di lavori di manutenzione. Ciro – Italia

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, marzo-aprile 2022) (altro…)

Essere e fare comunità

Focolari nel mondo Cosí come le prime comunità cristiane sorgono, nello spirito dei Focolari, comunità locali in ogni parte del mondo dove c’è un gruppo, anche piccolo, di persone che aderiscono alla spiritualità dell’unità. Dice Emmanuel Mounier, filosofo francese fondatore del personalismo, vissuto nella prima metà del secolo scorso: “La prima esperienza della persona è l’esperienza della seconda persona: il Tu, e quindi il noi viene prima dell’io, o perlomeno l’accompagna”. Questo, in due parole, vuol dire: essere comunità. E perché “siamo” comunità dobbiamo “fare” comunità. Lo sforzo, non facile nella nostra epoca, è di andare aldilà dell’ individualismo, guardarci intorno e rafforzare i legami con chi condividiamo lo spazio geografico di una città o un quartiere, un ambiente di lavoro, una scuola… È la sfida che i gruppi dei Focolari cercano di portare avanti in diverse parti del mondo, dai grandi centri fino ai paesini e i villaggi di montagna o in mezzo alle grandi pianure del pianeta. È una sensazione molto gradevole, quella che ho provato tempo fa, arrivando in una piccola cittadina in mezzo alla campagna argentina. Ero li per visitare un centro per ragazzi disabili e, mentre mi addentravo, mi accorgevo man mano della presenza di una comunità viva, unita da forti legami di fratellanza. Una comunità attiva e presente nei vari volti della cittadina stessa: il club sportivo, la parrocchia, il municipio, la scuola. Adulti, giovani e bambini insieme, senza distinzione. E questo non solo in quell’occasione. Mi è successo anche altre volte, visitando varie parti del mondo. Nella provincia di Namibe, Angola, le comunità locali si sono unite svolgendo varie attività, incoraggiate dalle sfide maturate durante l’Assemblea Generale dei Focolari del 2021, al fine di andare incontro al grido dell’umanità sofferente che rispecchia il volto di Gesù abbandonato. Così, gli adulti preparano e distribuiscono mensilmente una zuppa “solidale” a chi ne ha più bisogno, suddividendosi i compiti tra i vari membri della comunità. Un’ attività, questa, svolta insieme alla chiesa locale alla quale si è aggiunta anche una raccolta di indumenti e utensili per la casa da fornire a chi ha necessità. Intanto, i giovani sono diventati promotori di un centro per bambini di strada, più di 30, tra i 5 e i 17 anni. Raccolgono mensilmente generi alimentari e articoli per la casa, mentre altri adolescenti, rispondendo al Grido del Pianeta, si occupano di raccogliere bottiglie di plastica di acqua minerale (oggi ampiamente consumate e gettate per le strade della città) per poi consegnarle a coloro che, nella difficoltà, hanno fatto di questo una vera attività lavorativa. Ricevono l’aiuto degli adulti nella mobilitazione di famiglie, colleghi nel quartiere, colleghi di lavoro nella consegna gratuita di bottiglie vuote. La comunità di Tombwa, sempre in Angola, si concentra nello specifico sull’organizzazione della pulizia e raccolta dei rifiuti in città, salvaguardando e prendendosi cura della vita degli alberi. Facendo un salto in Olanda, nella regione di Limburgo, al sud del paese, Peter Gerrickens (volontario di Dio) racconta: “Alla fine di novembre 2019 abbiamo fatto visita ad una persona di una città’ vicina. Sapevamo che li offrivano pasti ai più bisognosi e volevamo lanciare la stessa iniziativa nella nostra parrocchia”. Purtroppo, mentre l’iniziativa stava per essere avviata, è arrivato il Covid e non è stato più possibile per loro allestire una sala da pranzo. Allora hanno incominciato a distribuire pranzi a sacco. Maria Juhasz (aderente dei Focolari) aiutante nella preparazione dei pasti aggiunge: “Non si tratta solo di distribuire del cibo, ma vorremo dare qualcosa in più. Questa è molto più che un’azione sociale”. Dopo un anno sono arrivati a distribuire 400 pasti al giorno e il numero è cresciuto sempre più tanto da non riuscire più da soli a sostenere l’attività. Dopo aver alzato lo sguardo, però, sono arrivati rinforzi: l’Esercito della Salvezza, la comunità di Sant’Egidio, con mani disposte ad aiutare e con la loro esperienza pratica estremamente preziosa hanno portato il loro contributo. L’aiuto della provvidenza inoltre, continua ad arrivare: qualche imprenditore che da ciò che gli avanza, un negozio che ogni settimana fa arrivare tanta frutta e verdura… “Ogni due settimane, alla sera, – raccontano – facciamo anche un momento di preghiera insieme. Tutti sono invitati: gli amici che ricevono i pasti, i volontari della cucina e coloro che distribuiscono il cibo. Sono cristiani di tutte le Chiese, persone di altre religioni e altri senza una fede particolare”. Hanno allestito perfino uno spazio dove offrono un caffè nel piazzale antistante la chiesa tutte le settimane. Il parroco è sempre disponibile. “Le persone hanno molte preoccupazioni e sofferenze che non possono essere risolte soltanto con un pasto – continua Peter -. I nostri amici sono grati per il cibo ma anche per la preghiera: per un amico defunto, per un nipote appena nato. Oltre a dare da mangiare, è importante costruire amicizie vere, vedere Gesù nell’altro. Questo è il nostro punto di partenza, creare un vero contatto, entrare in dialogo, da persona a persona, e scoprire le necessità di ciascuno. Molte persone vengono anche solo per parlare un po’. Un signore, ad esempio, dopo aver preso il suo pasto, ci ha ringraziato per averlo ascoltato, cosa che in famiglia non gli capita più:” Attualmente sono circa  2000 le persone che prendono cibo li ogni settimana, ma la comunità non si ferma lì. Un nuovo progetto sta iniziando. Il Comune di Heerlen ha fornito un primo contributo finanziario. Con questo si istituirà una scuola professionale per giovani provenienti da zone svantaggiate. Riceveranno una formazione culinaria e saranno loro stessi a dare una mano nella preparazione dei pasti. “In tutto questo la Parola di Vita è di grande sostegno – concludono -. Possiamo davvero sfamare Gesù negli affamati”. Si potrebbe davvero continuare a fare il giro del mondo. Le comunità locali dei Focolari sorgono proprio li, dove due o tre hanno fatto propria la spiritualità dell’unità e che ispirandosi alle prime comunità cristiane, vogliono dare testimonianza dell’amore scambievole: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35). Così, insieme, contribuiscono a trasformare la propria realtà, con un particolare sguardo verso i  fratelli più svantaggiati.

Carlos Mana

  Scuola per comunità locali Per riflettere sul potenziale delle comunità proprio nell’amore preferenziale per chi più soffre, e così testimoniare e annunciare il Vangelo nelle svariate realtà della Chiesa e del mondo oggi, leaders delle comunità locali del Movimento dei Focolari si riuniranno in una Scuola dal 7 al 10 aprile. Radunati presenzialmente e contemporaneamente in centinaia di punti del mondo, si collegheranno fra loro per via telematica per un paio di ore al giorno. Vivranno così un’esperienza “glocale”: cioè, di essere profondamenti radicati nel proprio locale e di far parte di una estesa famiglia globale. (altro…)

Burundi: “Si può fare!”

Burundi: “Si può fare!”

La storia di Rose, burundese che, grazie ad un progetto di microcredito comunitario, ha dato avvio ad una attività di ristorazione. Rose vive in Burundi e ha sei figli. Da qualche anno ha aperto un suo ristorante, col quale prepara pasti che consegna anche a clienti lontani dal suo villaggio. Attraverso questa attività è riuscita a mandare a scuola i suoi figli e a dare uno stipendio ad alcuni dipendenti. Fino a tredici anni fa, però, la situazione era molto diversa. Rose non sapeva cosa significasse la parola risparmio e aveva grosse difficoltà nella gestione economica della sua famiglia. La situazione è cambiata quando ha conosciuto il progetto “Si può fare!”, portato avanti da AMU, Azione per un Mondo Unito e da Casobu, ONG burundese e partner locale. “Attraverso questo progetto– spiega Rose – abbiamo imparato a risparmiare. Sono entrata in contatto con un gruppo di persone che, come me, aveva bisogno di denaro per migliorare la propria condizione. Con il primo credito ricevuto, ho comprato subito dei vestiti: non sapevo come fare un vero investimento. Poi mi sono detta: come posso prendere i soldi, senza avere un progetto concreto? Ho deciso, quindi, di comprare pentole, piatti, padelle. E così, ho aperto il mio ristorante.” “Si può fare!” è un progetto basato sul microcredito comunitario, una metodologia attraverso la quale alcuni gruppi di persone si riuniscono e si autofinanziano, mettendo in un fondo comune i loro stessi risparmi. In questo modo, il gruppo può concedere piccoli crediti ai singoli componenti, per sostenerli in alcune spese e nell’avvio o gestione di piccole attività generatrici di reddito. Emanuela Castellano, responsabile del progetto per AMU, spiega: “I progetti di microcredito comunitario sono basati su un approccio partecipativo, che mira a responsabilizzare i membri del gruppo, in modo che il progetto possa andare avanti ed ampliarsi. I fondi raccolti e il nostro supporto servono a sensibilizzare le comunità, a formare ed accompagnare i componenti del gruppo, ma il denaro condiviso è il loro. Questa è la caratteristica principale del progetto: il richiamo alla reciprocità, per cui ognuno può dare il proprio contributo allo sviluppo della comunità. Il progetto “Si può fare!”, quindi, vuole accompagnare anche quelle attività che stanno crescendo e vogliono accedere a finanziamenti più consistenti, per sostenere il proprio ampliamento.” Da quando Rose ha conosciuto il progetto, ha potuto realizzare il suo sogno: aprire un’attività che le permetta di mantenere i suoi figli e farli studiare. Con il passare del tempo, il numero di clienti è aumentato, e adesso riesce anche a sostenere le spese di cinque dipendenti che la aiutano. Anche loro hanno dei progetti futuri: uno di loro vorrebbe comprare una capra, un altro un appezzamento di terreno. Ogni sogno inizialmente sembra difficile da realizzare, soprattutto in una nazione come il Burundi. Si tratta infatti del secondo Paese più densamente popolato in Africa, nonché uno dei cinque Paesi con gli indici di povertà più alti al mondo. Qui quasi una famiglia su due, circa 4,6 milioni di persone, soffre di insicurezza alimentare e il 56% dei bambini sotto i 5 anni è malnutrito. In questo panorama così complesso, il ristorante di Rose è davvero la realizzazione di un sogno, e può diventare anche la speranza per concretizzare quelli dei suoi figli e dei suoi dipendenti. Il progetto “Si può fare!” fa proprio questo: permette di sperare che tanti altri, come Rose, realizzino il proprio sogno e guardino ad un futuro migliore.

Laura Salerno

Il progetto è realizzato con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – legge regionale 19/2000. https://www.youtube.com/watch?v=t0W6a2khA3Q (altro…)

Chiara Lubich: “Amate i vostri nemici”

La pace riguarda le persone, ognuno di noi. È qualcosa che tutti dobbiamo costruire, sempre ed in ogni condizione. Un impegno per niente facile o scontato, soprattutto oggi. Con il suo intervento nel 1978, Chiara ci lancia una forte sfida. “Amate i vostri nemici”. Questo sì che è forte! Questo sì che capovolge il nostro modo di pensare e fa dare a tutti una sterzata al timone della propria vita! Perché, non nascondiamocelo: qualche nemico… nemichino, nemicone lo abbiamo tutti. E’ lì dietro la porta dell’appartamento accanto, in quella signora così antipatica e intrigante, che cerco sempre di sfuggire ogni volta che minaccia di entrare con me nell’ascensore… E’ in quel mio parente che trent’anni fa ha recato un torto a mio padre, per cui gli ho tolto il saluto… Siede dietro il tuo banco di scuola e mai, mai l’hai guardato in faccia, da quando t’ha accusato al professore… E’ quella ragazza che ti era amica e poi ti ha piantato in asso per andar con un altro… E’ quel commerciante che t’ha imbrogliato… Sono quei tali che in politica non la pensano come noi per cui li dichiariamo nostri nemici. E oggi c’è chi vede nemico lo Stato, e pratica volentieri la violenza verso persone che lo possono rappresentare. Come c’è, e c’è sempre stato, chi vede nemici i sacerdoti e odia la Chiesa. Ebbene tutti questi e un’infinità d’altri, che chiamiamo nemici, vanno amati. Vanno amati? Sì, vanno amati! E non credere che ce la possiamo cavare semplicemente mutando il sentimento d’odio in un altro più benevolo. C’è di più. Senti cosa Gesù dice: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano” (Lc 6, 27-28). Vedi? Gesù vuole che vinciamo il male col bene. Vuole un amore tradotto in gesti concreti. Vien da chiederci: come mai Gesù dà un simile comando? La realtà è che Lui vuole modellare la nostra condotta su quella di Dio, suo Padre, il quale “fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”. Questo è. Non siamo soli al mondo: abbiamo un Padre e gli dobbiamo assomigliare. Non solo, ma Dio ha diritto a questo nostro comportamento perché, mentre noi gli eravamo nemici, eravamo ancora nel male, Lui ci ha amato per primo, mandandoci suo Figlio, che morì in quella terribile maniera per ciascuno di noi. […] Forse conviene che anche noi sistemiamo qualche situazione, tanto più che saremo giudicati da come noi giudichiamo gli altri. Siamo noi, infatti, a dare in mano a Dio la misura con la quale Egli deve misurarci. Non gli chiediamo forse: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”? Dunque, amiamo il nemico! Solo agendo così, si possono aggiustare disunità, abbattere barriere, costruire la comunità. E’ grave? E’ penoso? Non ci lascia dormire al solo pensarlo? Coraggio. Non è la fine del mondo: un piccolo sforzo da parte nostra, poi il 99% lo fa Dio e… nel nostro cuore un fiume di gioia.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 105-108) https://www.youtube.com/watch?v=SgOFcY9e-no (altro…)

Guatemala: tecnologia a servizio della cultura originaria

Educa è un progetto che ha offerto a 25 giovani del Guatemala una formazione informatica per la programmazione e la realizzazione di pagine web. Tra i borsisti alcuni provengono da etnie indigene e vogliono mettere le capacità tecniche acquisite, al servizio, in particolare, delle donne delle loro comunità. L’obiettivo è valorizzare la loro cultura e aiutare le donne ad eccellere, per fare in modo che vi siano opportunità uguali per tutti. https://www.youtube.com/watch?v=cZ2fy0my3fU (altro…)

Il Movimento dei Focolari pubblica i risultati di un’inchiesta indipendente sui casi di abuso di un ex membro consacrato in Francia

Margaret Karram:Mi impegno a nome del Movimento dei Focolari a rispondere con azioni, misure di ascolto, accoglienza e prevenzione, alle raccomandazioni finali formulate dall’indagine indipendente.”

Il Movimento dei Focolari rende noto il risultato dell’inchiesta condotta da un organismo esterno e indipendente sui casi di abusi sessuali che hanno coinvolto JMM, ex membro consacrato del Movimento dei Focolari in Francia.

L’indagine è stata affidata il 23 dicembre 2020 dai Focolari alla società britannica GCPS Consulting, un organismo indipendente la cui missione è da sempre quella di aiutare le istituzioni a migliorare i loro sistemi di prevenzione e segnalazione degli abusi. Per garantire l’integrità, la qualità e l’affidabilità del processo di indagine e dei suoi risultati, il Movimento dei Focolari ha anche nominato Alain Christnacht, già alto funzionario francese, come supervisore indipendente, senza alcun legame con il Movimento.

Su richiesta delle vittime, il Movimento dei Focolari ha affidato l’indagine a una Commissione indipendente con lo stesso spirito della Conferenza Episcopale Francese che nel febbraio del 2019 aveva incaricato la CIASE di svolgere un’inchiesta su tutta la Chiesa cattolica francese con il solo obiettivo di porre le vittime al centro delle priorità e del lavoro d’inchiesta.

L’organismo indipendente ha ricevuto delle testimonianze che coprono il periodo 1958-2020 e che mostrano in maniera chiara che JMM si è reso responsabile di abusi a diversi livelli su almeno 26 vittime.

GCPS Consulting riassume così il lavoro svolto per l’indagine:

L’ascolto delle vittime è stato uno dei compiti principali nonché una parte impegnativa del processo, per le vittime e per il team dell’Inchiesta, ma è l’elemento più importante.

Il rapporto descrive gli eventi nel corso di cinque decenni in cui JMM ha abusato o tentato di abusare sessualmente delle sue vittime, principalmente ragazzi adolescenti, descrivendo il suo modus operandi e anche il contesto in cui gli abusi hanno avuto luogo. L’inchiesta ha ascoltato altre vittime di abuso, alcuni sessuali e altre forme di abuso, da un numero significativo di vittime e testimoni.

Il fatto che l’abuso sia stato esteso e non sia stato affrontato, anche quando è stato segnalato ai responsabili e ai posti di responsabilità, è anche argomento del rapporto. All’Inchiesta è stato chiesto di esaminare il grado di conoscenza di questi eventi da parte delle persone responsabili all’epoca e successivamente, e di valutare come sono stati affrontati. Il rapporto descrive in dettaglio come le segnalazioni non hanno avuto una risposta adeguata, le vittime non sono state ascoltate, non sono state trattate in modo appropriato e come sono state perse le opportunità di rispondere all’abuso di JMM e di prevenire gli incidenti successivi.

Infine, il rapporto descrive in dettaglio come il Movimento dei Focolari ha sviluppato misure di protezione più recentemente e fa una serie di raccomandazioni volte a rafforzare l’ambiente di salvaguardia, comprese quelle relative a cambiamenti fondamentali a livello culturale e di leadership”. Dopo aver esaminato il rapporto Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari, ha dichiarato: “Non ci sono parole adeguate ad esprimere lo shock e il dolore che provo per il male che è stato fatto ai danni di bambini e ragazzi da parte di JMM e – devo dirlo con grandissima sofferenza – non solo da lui, come emerge dai risultati dell’indagine”. Nel rivolgersi alle vittime ha aggiunto: “In questo momento ogni mio pensiero ed espressione va a voi che avete subito un crimine gravissimo che in molti casi ha rovinato la vostra vita”.

A TUTTE E TUTTI VOI, A CIASCUNA E CIASCUNO PERSONALMENTE, INSIEME AL COPRESIDENTE JESÚS MORÁN, E A NOME DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI, CHIEDO UMILMENTE PERDONO

Dobbiamo riconoscere che nonostante il bene che il Movimento ha operato nel corso della sua storia, in questo ambito abbiamo fallito nella vigilanza, nell’ascolto e nell’accoglienza del grido d’aiuto di molti: questo non può più accadere ed è in totale contraddizione con i valori che il Movimento dei Focolari con la sua spiritualità cristiana è chiamato a vivere. Mi impegno a nome del Movimento dei Focolari a rispondere con azioni, misure di ascolto, accoglienza e prevenzione, alle raccomandazioni finali formulate dall’indagine indipendente”.

Il Movimento dei Focolari è più che mai determinato a far sì che le sue comunità nel mondo siano luoghi di sicurezza e di arricchimento reciproco. Come sottolinea l’indagine di GCPS, nel 2011 il Movimento ha iniziato una valutazione approfondita delle misure per prevenire gli abusi e proteggere le persone. Misure che sono state riviste nel 2014 e nel 2020 e che saranno ulteriormente aggiornate dopo lo studio approfondito dei risultati di questa indagine.

Il Movimento dei Focolari ha informato la Conferenza Episcopale Francese e il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita della pubblicazione del rapporto.

La preoccupazione principale del Movimento è di contribuire il più possibile al processo di ricostruzione delle vittime, incluso un risarcimento finanziario se necessario e richiesto. 

Per questo, su raccomandazione della Chiesa in Francia, il Movimento dei Focolari ha chiesto alla “Commission indépendante de reconnaissance et de réparation” (CRR), organo multidisciplinare composto da esperti della società civile e istituito dalla CORREF (Conférence des Religieux et Religieuses de France) di accompagnare le vittime che lo desiderano nel loro percorso di riparazione. Sin da ora, le vittime possono contattare questo organismo.

Mail: victimes@crr.contact Tel : 09 73 88 25 71 Sito Internet: https://www.reconnaissancereparation.org  

Per mantenere fede all’impegno assunto verso le vittime di JMM, il Movimento aveva attivato da qualche mese una procedura di sostegno psicologico coordinata dal Dott. Alexis Vancappel. Questa procedura verrà mantenuta per le vittime che già si sono avvalse di tale servizio.

Il Movimento dei Focolari informa che nelle prossime settimane renderà note le azioni e le misure che intende mettere in atto per rispondere alle raccomandazioni espresse nel rapporto.

I risultati delle indagini sono pubblicati per intero e accessibili a tutti sulle pagine web di GCPS Consulting e su quella francese e internazionale del Movimento dei Focolari. Al momento l’inchiesta è disponibile nelle lingue: inglese, francese e italiano, in seguito verranno aggiunte le lingue tedesco, spagnolo e portoghese.

Stefania Tanesini

Inchiesta indipendente (testo completo) Sintesi inchiesta GCPS Consulting Relazione Supervisore Alain Christnacht Lettera della Presidente e del Copresidente ai membri del Movimento dei Focolari in Francia (altro…)

Chiara Lubich: la strada verso la fratellanza universale

Come fare perché il nostro sforzo quotidiano, il nostro lavoro, i nostri rapporti siano veicolo per costruire il mondo unito? Vedere con sguardo nuovo, ogni mattina, quanti incontriamo, pronti a non giudicare, a dare fiducia, a sperare sempre, a credere sempre. Occorre dunque acquisire uno sguardo di misericordia,  virtù che i tempi che viviamo ci chiedono di mettere in pratica con i prossimi vicini e lontani. La fratellanza universale, ecco il grande progetto di Dio sull’umanità. Una fraternità più forte delle inevitabili divisioni, tensioni, rancori che si insinuano con tanta facilità per incomprensioni e sbagli. Spesso le famiglie si sfasciano perché non ci si sa perdonare. Odi antichi mantengono la divisione tra parenti, tra gruppi sociali, tra popoli. A volte c’è addirittura chi insegna a non dimenticare i torti subiti, a coltivare sentimenti di vendetta… Ed un rancore sordo avvelena l’anima e corrode il cuore. Qualcuno pensa che il perdono sia una debolezza. No, è l’espressione di un coraggio estremo, è amore vero, il più autentico perché il più disinteressato. “Se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?” – dice Gesù – questo lo sanno fare tutti: “Voi amate i vostri nemici”[1]. Anche a noi viene chiesto di avere, imparando da Lui, un amore di padre, un amore di madre, un amore di misericordia nei confronti di quanti incontriamo nella nostra giornata, specialmente di chi sbaglia. A quanti poi sono chiamati a vivere una spiritualità di comunione, ossia la spiritualità cristiana, il Nuovo Testamento chiede ancora di più: “Perdonatevi scambievolmente”[2]. L’amore reciproco domanda quasi un patto fra noi: essere sempre pronti a perdonarci l’un altro. Solo così potremo contribuire a creare la fraternità universale. Queste parole non soltanto ci invitano a perdonare, ma ci ricordano che il perdono è la condizione necessaria perché anche noi possiamo essere perdonati. Dio ci ascolta e ci perdona nella misura in cui sappiamo perdonare. (…) Se infatti il cuore è indurito dall’odio non è neppure capace di riconoscere e di accogliere l’amore misericordioso di Dio. (…) Occorre un’opera di prevenzione. Ed ecco che ogni mattina vedo con sguardo nuovo quanti incontro, in famiglia, a scuola, al lavoro, al negozio, pronto a sorvolare su qualcosa che non va nel loro modo di fare, pronto a non giudicare, a dar loro fiducia, a sperare sempre, a credere sempre. Avvicino ogni persona con questa amnistia completa nel cuore, con questo perdono universale. Non ricordo affatto i suoi difetti, copro tutto con l’amore. E lungo la giornata cerco di riparare uno sgarbo, uno scatto di impazienza, con una domanda di scusa o un gesto di amicizia. (…) Allora anch’io, quando innalzerò la preghiera al Padre, quando soprattutto gli chiederò perdono per i miei sbagli, vedrò esaudire la mia richiesta: potrò dire con piena fiducia: “Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”[3].

Chiara Lubich

 (Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 667) [1] Cf. Mt 5, 42-47. [2] Cf. Col 3, 13. [3]  Mt 6, 12. (altro…)

Il Papa e l’atto di consacrazione al Cuore Immacolato a Maria

Papa Francesco il 25 marzo consacrerà Russia ed Ucraina al Cuore immacolato di Maria. Questa supplica si inserisce nella corale preghiera che nel mondo si leva per la pace e accompagna la grande rete di solidarietà a cui anche i membri del Movimento dei Focolari aderiscono. Il 25 marzo, nella solennità dell’Annunciazione del Signore, intorno le ore 18.30 (ora di Roma) Papa Francesco dalla Basilica di san Pietro in Vaticano consacrerà l’umanità intera, e in particolare Russia e Ucraina, al cuore immacolato di Maria. Secondo la tradizione cattolica, con questo atto si affida alla Madre, e per sua intercessione a Dio, ogni persona della terra, in particolare oggi quanti soffrono a causa della guerra. La Chiesa – scrive il Papa ai vescovi di tutto il mondo in cui li invita a partecipare – “è fortemente chiamata a intercedere presso il Principe della pace e a farsi vicina a quanti pagano sulla propria pelle le conseguenze del conflitto”. Perché la guerra è una sconfitta per tutti. Con la guerra tutto si perde. Quindi, prosegue il Papa, “accogliendo anche numerose richieste del Popolo di Dio, desidero affidare in modo speciale alla Madonna le Nazioni in conflitto”. Questo atto “vuole essere un gesto della Chiesa universale, che in questo momento drammatico porta a Dio, attraverso la Madre sua e nostra, il grido di dolore di quanti soffrono e implorano la fine della violenza, e affida l’avvenire dell’umanità alla Regina della pace”. Il Movimento dei Focolari, presente in oltre 180 Paesi, quindi anche in molti luoghi nei quali sono ancora in atto conflitti e guerre, aderisce all’appello del Papa. La presidente dei Focolari Margaret Karram, qualche giorno fa ad Assisi, insieme al Consiglio Generale del Movimento, riunito nella “città della pace” per alcuni giorni di ritiro, invocò la preghiera per la pace universale: “Ti chiediamo con la fede che sposta le montagne, che ‘cessi il fuoco’ della guerra e vinca il dialogo ‘nel cercare vie di pace’ tra Russia e Ucraina. Domandiamo la grazia che termini ogni conflitto in atto, in particolare quelli più dimenticati”. Fin dal 1991 – gli anni della guerra del Golfo – le comunità dei Focolari si uniscono nella preghiera comune per la pace attraverso il Time out quotidiano alle ore 12 di ogni fuso orario. Cristiani di diverse Chiese, fedeli di varie religioni si fermano per un minuto di silenzio o di preghiera per chiedere la pace e rimettere a fuoco l’impegno personale a costruirla laddove sono. Venerdì 25 marzo nello stesso momento in cui il Papa compirà l’atto di Consacrazione, in Portogallo il Car. Konrad Krajewski, inviato del Papa a Fatima, farà lo stesso atto per implorare insieme la Pace.

Lorenzo Russo

Qui il link per la diretta di preghiera dalle ore 17 Qui l’atto di consacrazione al Cuore immacolato di Maria in varie lingue. (altro…)

Compositori di valori: un workshop tra note e parole

Compositori di valori: un workshop tra note e parole

Il 26 febbraio 2022, la collaborazione tra Gen4, i bambini e le bambine del Movimento dei Focolari, e l’associazione Forme Sonore, ha dato vita ad un workshop sulla composizione di musica per l’infanzia con un centinaio di partecipanti di tutti i continenti. Tante le riflessioni raccolte tra i presenti e le impressioni dei maestri, Sabrina Simoni  e Siro Merlo. La bellissima collaborazione nata nell’estate 2021 tra Forme Sonore, associazione che si occupa di produzioni e sperimentazioni per favorire la crescita del pensiero musicale, e i Gen 4, ha dato vita ad un brano musicale registrato da un piccolo coro di bambini del Burundi. L’occasione per unire le forze e realizzare ancora qualcosa di bello insieme si è ripresentata il 26 febbraio 2022, giorno in cui  i fondatori di Forme Sonore, la maestra Sabrina Simoni (direttrice del Piccolo Coro “Mariele Ventre” dell’Antoniano di Bologna-Italia, protagonista dell’annuale manifestazione canora  italiana per bambini “Zecchino d’oro”) e il maestro Siro Merlo (esperto in scrittura e direzione artistica di canzoni per bambini) hanno tenuto un bellissimo workshop organizzato e promosso da GEN 4 rivolto, in particolare, a coloro che si intendono di musica e che lavorano a stretto contatto con i più piccoli. Un momento di formazione seguito on line da un centinaio di persone di tutti i continenti, che ha messo al centro la composizione di musica per l’infanzia, non solo dal punto di vista tecnico, ma come mezzo per veicolare valori  quali condivisione, unità, fraternità, cura dell’altro e della natura. “Quando nello scorso agosto ci ha contattati Valeria Bodnar, assistente GEN4 del Burundi – raccontano i maestri-  siamo rimasti sinceramente colpiti dal suo entusiasmo. La medesima emozione, è stata da noi vissuta sabato 26 febbraio. La parola che più di altre riesce a descrivere questo momento è ‘coralità’, quella sensazione intensa che si prova quando, animati da gioia sincera, si esegue una canzone insieme ad altri. Le persone che hanno partecipato, oltre ad essere geograficamente molto lontane tra loro, appartengono ad ambienti sociali e culturali notevolmente diversi, eppure i messaggi che ci sono pervenuti al termine del workshop hanno espresso opinioni consonanti e perfettamente in armonia”. “Questo corso, in particolar modo mi ha fatto rinascere il desiderio e la voglia di comporre qualcosa per i nostri Gen 4- dice Filippo da Monopoli (Italia) -. Ho imparato che le canzoni per i nostri bambini devono essere semplici, giocose, devono farli sentire liberi e contenti di cantarle”. Tantissimi i ringraziamenti giunti. Ramia dalla Costa d’Avorio scrive: “Ho capito che la composizione della canzone deve essere fatta tenendo conto della psicologia dei bambini, del target che la interpreterà, trovando il mezzo migliore  per trasmettere un’emozione e la ritmica adatta per permettere al bambino di cantare senza preoccupazioni”. Un vero viaggio tra note, tecnica e passione, che ha svelato ai partecipanti quanto sia importante considerare la musica come un “mezzo e non come un fine – spiegano i Maestri Sabrina Simoni e Siro Merlo – un veicolo in grado non solo di ‘trasportare’ contenuti di varia natura (didattici, pedagogici, emotivi o ludici), ma di farlo in minor tempo, in modo più diretto e arrivando più in profondità”. Un momento di grande condivisione che si è fatto dono reciproco e ha lasciato un mandato importante a chi si occupa di infanzia e musica:  crescere e formarsi sempre di più, accompagnando i bambini in questo percorso di scoperta in cui “la musica – concludono i maestri – ha un’energia socializzante particolarmente potente che deve essere opportunamente guidata e canalizzata da insegnanti competenti, animati da una grande passione e ricchi di empatia e sensibilità”.

Maria Grazia Berretta

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