Ott 27, 2015 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Tutti i presenti sono stati molto toccati dal sentire questo affetto fraterno che lega il Santo Padre Francesco a Sua Santità il Patriarca Bartolomeo. Il Papa riconosce l’impegno del Patriarca in questo cammino di unità, che definisce comune. Non solo, ma afferma molto coraggiosamente che in questo cammino comune questo riconoscimento costituisce un passo avanti». Lei conosce molto bene il Patriarca, ha vissuto e vive intensamente questo momento di una lunga storia di vicinanza del Movimento dei Focolari con la Chiesa ortodossa e con i Patriarchi. Qual è il suo punto di vista su questa figura e quindi sul significato di questo riconoscimento? «Il Patriarca Bartolomeo è l’erede del grande Patriarca Athenagoras, che aveva veramente questa passione per l’unità, che in lui era quasi una visione profetica ma che non è riuscito a realizzare. Ma questa stessa passione si è trasmessa in particolare al Patriarca Bartolomeo che non manca occasione per sollecitare l’unità nel seno delle Chiese ortodosse proprio per poter parlare insieme, con una voce già in un certo senso sinodale, prima di tutto con la Chiesa di Roma per la quale ha un amore e una stima particolare, così come per Papa Francesco. In tanti modi ci tiene a sottolineare quanto è vivo questo cammino insieme. Mi sembra che siamo veramente in un momento felice perché c’è una spinta che viene dai due capi delle nostre due Chiese e che non può non portare frutto. Ci saranno anche delle resistenze, come ha detto Papa Francesco alla conclusione del Sinodo, però alla fine c’è lo Spirito Santo che aiuta, che spinge sicuramente verso l’unità delle Chiese. Pensiamo che sia un momento felice e che questo riconoscimento sia un passo importante, concreto, in questo cammino». Nel suo discorso, il Patriarca ha detto proprio cos’è l’unità che è diversa da unione, che è diversa da unicità, e ha sottolineato quello che un po’ si chiede all’uomo di oggi: formare una cultura dell’unità nella diversità, diversità come ricchezza, che è un concetto molto presente nel carisma vissuto da Chiara Lubich. Ci può spiegare un po’ meglio come?
«Chiara ci ha sempre ricordato che il cammino delle Chiese è guidato dallo Spirito Santo e che quindi Lui ha sicuramente fatto maturare in ogni Chiesa dei doni che servono all’unità delle Chiese e di tutta la cristianità e che possono servire se vengono messi in comune. Questi doni non appiattiscono ma rispettano le diversità, proprio perché si riconosce in queste diversità una grande ricchezza che non fa altro che rendere più bella la Chiesa, così come Gesù la voleva. Quindi, non un’uniformità, ma una unità nella diversità. Chiara ci diceva che modello altissimo è l’unità che lega la Santissima Trinità, dove il Padre è tale perché non è il Figlio, il Figlio è tale perché non è il Padre ma l’amore che c’è tra il Padre e il Figlio genera addirittura lo Spirito Santo che è terzo in questa dimensione trinitaria, ma è anche primo perché lega il Padre e il Figlio. E può avvenire questo perché ognuna delle tre Persone della Santissima Trinità si perde completamente nell’altra. Anche nel cammino delle chiese si richiede proprio questo, cioè che ognuna sia capace di perdersi completamente nelle altre chiese; che vuol dire donare fino in fondo tutta la propria ricchezza e lasciarsi arricchire anche dalla ricchezza delle altre. Quindi saper essere amore, per costruire quella Chiesa di Cristo in cui ogni cristiano, a qualsiasi comunità ecclesiale appartenga, si senta veramente partecipe del corpo di Cristo». Da questo riconoscimento ci sono prospettive che nascono, che si possono aprire? «Si parlava proprio con il Patriarca di una eventuale possibilità di istituire all’Istituto Universitario Sophia una cattedra che insieme, da parte cattolica e da parte ortodossa, studi le grandi figure di Chiara Lubich e del patriarca Athenagoras e cerchi di cogliere quel contributo che queste figure, nell’incontro dei loro rispettivi carismi, hanno apportato e possono apportare in questo cammino di unità». (Da Radio Vaticana) (altro…)
Ott 27, 2015 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

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Ripercorre i rapporti tra le due chiese “sorelle” Bartolomeo I, nella sua lectio magistralis dopo il conferimento del titolo di dottore in Cultura dell’Unità da parte dell’Istituto Universitario Sophia, il 26 ottobre. Rapporti segnati da secoli di incomprensioni e da tempo avviati nel cammino verso l’unità, con la revoca delle reciproche scomuniche e i passi guidati da figure di spicco come Paolo VI e Athenagoras I, di cui Bartolomeo raccoglie oggi l’eredità. È in cammino con Papa Francesco, che di recente ha richiamato proprio il valore della “sinodalità” come elemento chiave per guidare la Chiesa di Cristo, e sono varie le occasioni in cui si è espressa la loro sintonia spirituale. Nel suo messaggio, letto dal card. Betori, Papa Francesco si rivolge “all’amato fratello Bartolomeo” per sottolineare il “cammino comune delle nostre chiese verso la piena e visibile unità, alla quale – scrive – tendiamo con dedizione e perseveranza”. Un messaggio che ha toccato profondamente il cuore del Patriarca, che si è detto “felicissimo” e ha confidato di “tornare a Istanbul più forte, più sicuro”, per il fatto di avere a Roma “un fratello che desidera lavorare con noi e pregare per accelerare l’unità delle nostre chiese”, e al quale risponde inviando il “Bacio di pace” e invocando la preghiera ad multos annos per Papa Francesco. 
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Si respira la storia, quella che ha visto “la mancanza del riconoscimento dell’altro come cristiano”, fino ai “protagonisti della nuova primavera della Chiesa: coloro che dell’unità faranno il centro della propria azione pastorale per il bene di tutti”, con il solo desiderio di “far avanzare le vie di Dio”; e si respira il futuro, quello in cui sia la Chiesa che le istituzioni umane capiranno che “le diversità sono dono e non contrapposizione, ricchezza e non squilibrio, vita e non morte”, come ha detto il Patriarca nel suo discorso. Siamo nella cittadella del Movimento dei Focolari a Loppiano, dove ha sede l’Istituto Universitario Sophia, che con la solenne cerimonia inaugura il suo 8° anno accademico. Per l’eccezionale evento – la presenza di Sua Santità Bartolomeo I – sono presenti, oltre a migliaia di persone, varie delegazioni della Chiesa ortodossa, rappresentanti della Chiesa cattolica, autorità civili, docenti di vari atenei gemellati con Sophia, una comunità musulmana e si registrano oltre 4mila accessi alla diretta internet. 
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Nel riconoscimento attribuito al Patriarca di Costantinopoli, si esprime la gratitudine “per quella tessitura paziente, coraggiosa e operosa di una Cultura dell’Unità”, di cui è “protagonista amato e ascoltato, sulla scena internazionale, nel dialogo in vista della piena unità tra le Chiese, nell’incontro tra diverse tradizioni ed esperienze religiose, nella cooperazione tra donne e uomini di tutte le convinzioni che camminano sui sentieri della fraternità”, così il prof. Piero Coda, Preside dell’Istituto. In un’intervista a margine afferma inoltre – spiegando la cultura dell’unità – che non si tratta di un’utopia, ma di una “ispirazione, attraverso la quale Chiara Lubich ha compreso che il carisma dell’unità, che le era stato donato da Dio, poteva diventare anche espressione culturale: occorrono sempre delle mediazioni, dei paradigmi, come dice papa Francesco, una rivoluzione culturale, per saper incanalare l’esistenza verso nuove frontiere, per questo è nato l’Istituto Universitario Sophia”. Maria Voce, presidente dei Focolari, a nome di tutto il Movimento, esprime, nel suo messaggio al Patriarca la gioia e l’onore di averlo accolto nella cittadella di Loppiano, sottolineando il ruolo di spicco che i Focolari gli attribuiscono come personalità spirituale e intellettuale e il valore della sua testimonianza e dei suoi “richiami alla giustizia e alla salvaguardia dell’ambiente come casa comune dei popoli”. “Il dialogo è la nostra comune priorità”, continua Maria Voce, col desiderio di “proseguire il cammino in piena armonia di ideali e testimonianza di vita”. E una prossima tappa, ricordata da Bartolomeo I in un’intervista a conclusione della cerimonia, sarà a novembre, a Istanbul, dove converranno i vescovi di varie chiese amici dei Focolari: “Lì avremo l’occasione – afferma – per esprimere la nostra volontà di lavorare per l’unità delle nostre Chiese. Noi siamo felici, siamo pronti ad accoglierli e ricambiare il bacio della pace tra Oriente e Occidente”. Unità nella diversità è una delle “parole nuove” che sono state dette e che il preside Piero Coda sottolinea ancora con forza: “il Vangelo non è uniformità, ma valorizzazione delle differenze. Esse sono unità proprio nella misura in cui, scaturendo dall’unica sorgente, si mettono in relazione tra di loro, cioè sanno scoprire reciprocamente i doni di cui ciascuno è portatore. Per cui la diversità è il fiore dell’unità quando è vissuta come relazione, cioè come fraternità, come comunione”. “Ed è proprio dall’accettazione delle diversità – conclude il Patriarca – attraverso il dialogo dell’amore, il reciproco rispetto, l’accoglienza dell’Altro e la nostra disponibilità ad accogliere ed essere accolti, che potremo diventare per il mondo icone di Cristo e come lui, nell’unità, essere anche diversità”.
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Ott 27, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo
Nella loro “carta etica” si definiscono come coloro che stanno «nelle contraddizioni e nelle difficoltà del tempo presente facendosi carico e condividendo le sofferenze del mondo del lavoro…nell’ottica della fratellanza universale». In questa tensione si possono cogliere i segni di quella necessaria “nuova scuola di pensiero” indicata da Pasquale Foresi (“è la vita che fa capire”), cofondatore del Movimento dei Focolari, che affermava: «il lavoro non è soltanto un mezzo per vivere, ma è qualcosa d’inerente al nostro essere uomini, e quindi anche un mezzo per conoscere la realtà, per capire la vita». Un metodo visto all’opera con il racconto dell’esperienza dei dipendenti della ex CGlobal di Pisa coinvolti in una delle solite ristrutturazioni e delocalizzazioni di imprese e la storia del fondo sindacale “legami di solidarietà” di Pomigliano d’Arco, a Napoli, nato grazie alla parrocchia San Felice in Pincis, come mutuo aiuto di una comunità che rischia di frantumarsi davanti alla carenza di occupazione dettata dalla divisione internazionale del lavoro guidata dalle società multinazionali. Un quadro completato dall’esposizione di Alberto Botto, segretario generale del sindacato Luz y Fuerza di Rosario in Argentina, sulla resistenza delle organizzazioni dei lavoratori davanti al potere delle dittature militari e delle ricette liberiste di privatizzazione che hanno rischiato di dissolvere il loro Paese.
Di fronte al paradigma “dell’economia che uccide”, citando il Papa, proprio coloro che hanno deciso di agire nel sindacato “per sete di giustizia” stanno sperimentando, in questi anni, la fragilità e i limiti delle loro forme organizzative davanti alla mercificazione della vita intera. La tre giorni ha, perciò, voluto creare un luogo “disarmato” dove ognuno potesse offrire le ragioni profonde del proprio impegno. Una reciprocità che ha visto momenti di esigente dialogo con Maurizio Landini e Marco Bentivogli, segretari nazionali di due sindacati dei metalmeccanici italiani (Fiom Cgil e Fim Cisl), nonché con Giorgio Cremaschi dell’area critica e radicale.
Il programma ha visto il confronto con Cecilia Brighi, per anni per il sindacato nell’organizzazione internazionale del lavoro, e con i docenti Antonio Maria Baggio, Barbara Sena e Alberto Lo Presti che ha presentato l’attualità di un testo fondamentale riedito da Città Nuova (“Questione operaia e cristianesimo”, di Von Ketteler). I lavori del seminario, guidati da Antonella Galluzzi e Stefano Biondi referenti di “made in The World”, e seguiti dai responsabili del dialogo culturale del Movimento dei Focolari, Caterina Mulatero e Joao Manuel Motta, hanno visto la partecipazione della presidente del Movimento, Maria Voce, che ha osservato: «non è vero che manca il lavoro. Dio non ci ha lasciato senza lavoro, basta guardarsi intorno e vedere quante urgenze e necessità ha la comunità civile! Quello che sembra mancare è il denaro. Dov’è finito? Con la corruzione e l’avidità di profitti senza limiti si è creata una frattura tra il lavoro e il denaro, il suo uso». Per questo motivo bisogna «prendersi insieme le piaghe dell’umanità» con la nostra “competenza” che è « la fraternità universale, riconciliare l’uomo con l’uomo». I partecipanti sono partiti con il forte desiderio di condividere quanto hanno vissuto per promuovere spazi di dialogo con altri sindacati. «Abbiamo capito che non siamo soli – ha affermato uno dei sindacalisti argentini –, e che è molto importante rimanere uniti per dare un anima alla lotta sindacale e per portarla a tutti». (altro…)
Ott 26, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo
Convinto e attivo protagonista nel cammino ecumenico e nel dialogo tra persone di diverse religioni e promotore di giustizia, pace e rispetto dell’ambiente: sono alcune tra le motivazioni del dottorato Honoris Causa in Cultura dell’unità che lo IUS conferisce a Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli. È il primo dottorato h.c. del giovane centro accademico fondato da Chiara Lubich, che ha sede a Loppiano, la cittadella dei Focolari vicino Firenze. «Oggi il mondo ha bisogno di figure che cerchino l’unità della famiglia umana – ha spiegato il teologo Piero Coda,preside dell’Istituto Universitario – e il Patriarca svolge un’azione costante e illuminata a servizio di una cultura che mira a riportare la fraternità al centro della storia dell’umanità» […]. Diretta streaming Continua: Bartolomeo I a Loppiano (altro…)
Ott 26, 2015 | Chiesa, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità

Papa Francesco con gli uditori laici al Sinodo
Un’esperienza di Chiesa molto importante, un’opportunità unica nella vita che porteranno nel cuore: sintetizzano così la loro esperienza, María Angélica e Luis, di Bogotà, dentista lei, direttore del Dipartimento di Etica dell’università Gran Colombia lui, con due figli di 18 e 20 anni, che dal 4 al 25 ottobre hanno partecipato al Sinodo ordinario sulla famiglia “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. Da oltre 20 anni lavorano per le famiglie legate al Movimento dei Focolari, accompagnandole sia nei percorsi di preparazione al matrimonio che negli anni seguenti, quando le crisi sempre in agguato rischiano di incrinare il sacramento e l’amore. Avete partecipato attivamente ai lavori dei circoli minori: quali momenti vi sono sembrati importanti per poter offrire un contributo al cammino del Sinodo? «Quella dei circoli minori è stata un’esperienza molto bella, perché potevamo portare le esperienze nostre e di altre famiglie, il trasmettere che noi vogliamo vivere come famiglia la dinamica dell’amore che si vive nella Trinità – in cui ognuna delle Tre divine Persone è Amore per l’altro -. Questo è stato uno dei nostri contributi. E pur affermando l’importanza dell’Eucarestia, abbiamo evidenziato il bisogno della presenza di Gesù tra i coniugi, per l’amore reciproco; e quindi abbiamo raccontato le volte che ci siamo chiesti perdono quando tra noi non c’era questa unità piena. Un altro contributo è stato il punto dei divorziati risposati. Era importante sentire l’amore particolare per ciascuna di queste famiglie. E nella misura in cui matura l’esperienza di fede anche in loro – accompagnandoli perché si arrivi a sentire che Gesù è anche nell’altro, nella Parola del Vangelo che si vive, nella comunità che vive l’amore reciproco – cresce l’esperienza di vita vicina a Gesù. Sentivamo che uno dei punti forti da proporre era l’amore a Gesù abbandonato e crocifisso, perché Lui ha assunto tutti i dolori dell’umanità: in Lui si ritrova chi è stato tradito, umiliato, chi si sente solo, abbandonato, chi si sente colpevole, chi non trova risposta alle sue domande. In Lui siamo tutti accolti perché Lui ha vissuto tutto questo, e in lui possiamo fare quest’unica comunione, dove tutti siamo in questo sì. È stata la nostra proposta: che non c’è differenza tra la famiglia che non ha sofferto il fallimento e quella che sì l’ha vissuto, perché in Lui ci sentiamo tutti accolti. Abbiamo raccontato le esperienze di tante famiglie, anche del Movimento, dove hanno vissuto e detto questo sì, con il dolore di non poter ricevere l’Eucarestia, ma consapevoli che anche loro sono chiamati alla santità. E quindi che non sono esclusi da questa chiamata. Come una volta disse papa Benedetto, l’offerta e il sacrificio che loro fanno, evidenziano la bellezza dell’indissolubilità del matrimonio, cioè loro sono costruttori anche di questa realtà (l’indissolubilità), e quindi danno un apporto grandissimo quando maturano in questo sì. A volte si tratta di comprendere il significato più profondo del sacramento. Per molta gente di questa epoca il sacramento del matrimonio non dice molto, anche perché non è stata data una formazione adeguata alla coppia, sia da parte delle parrocchie che dei movimenti. Invece fa parte del cammino che deve fare qualsiasi essere umano: scoprirsi come essere umano e scoprire la trascendenza dentro di sé. Bisogna scoprire come questo sacramento può aiutare a formare una famiglia e perché, attraverso la famiglia, siamo responsabili dei figli. Noi amiamo dire “come la famiglia, così la società”; cioè, la società è il risultato di ciò che è la famiglia».
Un giorno avete raccontato che uscendo da un circolo minore avete sentito il desiderio che i Vescovi capissero il vostro profondo amore per la chiesa… «La relazione e il dialogo con i vescovi in queste settimana è diventata sempre più vicina, nel conoscerci, ascoltarci, anche nel cercare di essere “madre” nei loro confronti, per esempio se avevano la tosse, il raffreddore… avevamo il desiderio che sentissero che anche noi famiglie amiamo la chiesa come la amano loro, soffriamo per la chiesa come soffrono loro, che anche noi diamo la vita per la chiesa. Siamo in questo stesso cammino. Come Chiara Lubich ci diceva, in questo grande mosaico ognuno è un tassello, ma ha il suo valore per costruire questa realtà unica che è la chiesa. Era molto importante poterselo dire, e anche sentirlo». In uno degli ultimi circoli minori c’è stato un vostro testo che è stato integrato nella relazione finale… «Sì, nell’ultimo circolo minore il relatore chiedeva che potessimo esprimere anche la nostra esperienza come famiglie. Così quello che ha proposto alla fine era arricchito anche da quanto ciascuno aveva detto. Non si notava la differenza tra quanto era stato proposto da una famiglia o da un padre sinodale: era la proposta di tutti, votata all’unanimità». Che augurio fareste alla conclusione del Sinodo? «Tantissimi auguri! Sperare che, poco a poco, tutte le famiglie possano scoprire la ricchezza che ciascuna contiene in sé, in qualunque stato o situazione si trovi – “regolare” o “irregolare” -, se vive essendo davvero famiglia, per far crescere la società intera: una crescita di umanità». (altro…)
Ott 25, 2015 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
https://vimeo.com/142517715 (altro…)
Ott 25, 2015 | Chiesa, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«È stato il Figlio di Dio, Gesù Cristo, a farci conoscere il vero volto di Dio e il vero volto dell’uomo e della donna. Dio è Padre, è Figlio, è Spirito Santo. Non si tratta però di tre dei, ma di un Dio in tre Persone, nell’espressione lungamente elaborata nella dottrina trinitaria. Questa dottrina la Chiesa la ha approfondita e conservata integra nei secoli. Oltre a trovare un linguaggio corretto nella sua professione di fede, la Chiesa ha sempre adorato le Tre divine Persone. La teologia spirituale trinitaria ha offerto fino adesso un rapporto profondo dei discepoli di Gesù con ognuna delle Tre divine Persone. La Parola di Dio non ci presenta Dio solamente come Spirito perfetto, creatore del cielo e della terra, (come appare nel Secondo Catechismo della Dottrina Cristiana), ma afferma: “Dio è amore” (1 Gv 4,8.16). Sant’Agostino ha cercato di approfondire la strada dell’amore in Dio ed è arrivato ad affermare che Dio è l’Amante, l’Amato e l’Amore. Lui però si è sentito incapace di perseguire questa strada e ci ha lasciato l’approfondimento di questo mistero nell’uomo e nella donna nelle tre qualità: intelligenza, memoria e volontà. È rimasto, però, senza sviluppo sufficiente l’approfondimento intorno al mistero di Dio Amore. Nel momento attuale in cui la cultura afferma l’individuo al punto di cadere in un individualismo esasperato, in cui abbiamo difficoltà di realizzare la sintesi tra unità e diversità nei rapporti umani in questo mondo globalizzato, in cui ancora le relazioni umane sono rivalutate in tutte le direzioni, ci pare opportuno cercare nella Santissima Trinità, quale fondamento essenzialmente cristiano, il cammino per la realizzazione dell’amore come identità umana. Cos’è l’amore? Come capire e sperimentare l’amore? Il nostro cammino deve essere trovato nel cammino di Colui che è venuto a noi dal seno del Padre, cioè, il Figlio. Per trovare l’uomo, Dio, che è amore, si è fatto piccolo (Nazareth, Maria, Giuseppe, Betlemme, fuga in Egitto. Croce) (cfr testo di Paolo Fil 2,5-11). L’amore passa attraverso l’incarnazione ed il mistero pasquale. L’amore si fa piccolo per poter trovare l’altro. Questa è la dimensione kenotica dell’amore. Senza questa strada è difficile per l’uomo e per la donna trovare il cammino di rapporto con Dio, ma anche di rapporto con l’altro, sia uomo o sia donna. In questo senso mi pare che possiamo trovare il cammino trinitario dell’antropologia, non solo pensata, ma sperimentata». Fonte: Città Nuova online (altro…)
Ott 24, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Anche noi abbiamo avvertito il desiderio di far qualcosa per tutte le famiglie bisognose della città. Ed abbiamo scoperto che qui a Teramo la Caritas gestisce un emporio dove raccolgono beni di prima necessità per chi ha bisogno. Così, insieme ai nostri genitori , siamo andati a visitare questo emporio ed avendo scoperto – con tanta gioia – che ci sono fornai in città che donano non solo pane avanzato ma anche fresco di giornata, abbiamo deciso di portare uova, marmellate, carta igienica, salviette rinfrescanti (perché, come ci hanno suggerito, sostituiscono l’acqua). Abbiamo riempito tre carrelli di doni!!! Siamo stati davvero tutti felici, grandi e piccoli, perché abbiamo scoperto un modo per aiutare le persone che non hanno niente da mangiare. Ora che conosciamo questo supermercato speciale, torneremo ancora e cercheremo di coinvolgere anche i nostri amici». (I e le gen4 e gen3 di Teramo, Italia) (altro…)
Ott 24, 2015 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Una celebrazione solenne, presenti tutti i Padri sinodali, delegazioni, ambasciatori e Papa Francesco – con un discorso definito tra i più importanti del suo pontificato – quella del 17 ottobre in Aula Nervi, che ricordava i 50 anni dall’istituzione del Sinodo dei vescovi da parte di Paolo VI. «Un capolavoro», afferma la presidente dei Focolari Maria Voce riferendosi in un commento a caldo al discorso del Papa. «Ha mostrato che non può esistere un cammino della Chiesa se non sinodale. Mi ha colpito il suo sottolineare l’importanza del sensus fidei, cioè il senso della fede, e l’infallibilità del popolo di Dio che insieme ascolta lo Spirito Santo, esprimendo così la fede della Chiesa. E questo parte sempre dal basso. Così tutte le figure giuridiche collegiali nate dopo il Concilio Vaticano II – ci fa capire Papa Francesco – se non vivono questa sinodalità, partendo dalla gente a cui si rivolgono, non servono alla comunione. Sono maschere». «E poi il primato del servizio: “Non dimentichiamolo mai!”, dice il Papa. “Per i discepoli di Gesù, ieri oggi e sempre, l’unica autorità è l’autorità del servizio, l’unico potere è il potere della croce, secondo le parole del Maestro: ‘Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo’ (Mt 20,25-27). Tra voi non sarà così: in quest’espressione raggiungiamo il cuore stesso del mistero della Chiesa – ‘tra voi non sarà così’ – e riceviamo la luce necessaria per comprendere il servizio gerarchico”. E parla di “piramide capovolta”, un’espressione in cui da qualche tempo ci sforziamo di rispecchiarci, proprio nel senso in cui lui la spiega: “il vertice si trova al di sotto della base. Per questo coloro che esercitano l’autorità si chiamano “ministri”: perché, secondo il significato originario della parola, sono i più piccoli tra tutti”».

Foto SIR
Nel discorso emerge ancora una volta la sintonia tra papa Francesco e il patriarca Bartolomeo I: «L’impegno a edificare una Chiesa sinodale – missione alla quale tutti siamo chiamati, ciascuno nel ruolo che il Signore gli affida – è gravido di implicazioni ecumeniche. Per questa ragione, parlando a una delegazione del patriarcato di Costantinopoli, ho recentemente ribadito la convinzione che “l’attento esame di come si articolano nella vita della Chiesa il principio della sinodalità ed il servizio di colui che presiede offrirà un contributo significativo al progresso delle relazioni tra le nostre Chiese”». «Una sintonia – sottolinea Maria Voce – che non è solo a proposito dei problemi del creato, espressa nell’enciclica Laudato si’; è proprio questo sentire sinodale della Chiesa che spinge il Papa ad aprire una porta per dire: dobbiamo metterci insieme. Una responsabilità che lo spinge a cercare come fare per arrivare a dei passi concreti verso la piena comunione. Perché è solo nella piena comunione di tutti i cristiani che si esprime la sinodalità della Chiesa».
Infine, commenta Maria Voce, «la ricerca non del compromesso, ma di quello che lo Spirito Santo ci vuole dire, è una sfida che richiede una grande unità di tutta la Chiesa. Abbiamo parlato con diversi partecipanti al Sinodo sulla famiglia in corso in questi giorni, anche con la famiglia di focolarini sposati della Colombia, María Angélica e Luis Rojas, e tutti ci chiedevano di pregare. Allora intensifichiamo la preghiera come se fossimo noi lì a cercare di capire come venire incontro alle angosce e alle difficoltà della famiglia nel tempo moderno, e a guardare la famiglia nel disegno di Dio». La motivazione e le dense parole di Paolo VI che accompagnarono l’istituzione del Sinodo dei Vescovi il 15 settembre 1965 sono particolarmente importanti per il Movimento dei Focolari, proprio perché l’istituzione del Sinodo, spiega Maria Voce, «ha portato un’aria nuova nella Chiesa, una svolta: quella della collegialità, della comunione, del passaggio da un modo di condurre la Chiesa individuale, piuttosto gerarchico, ad un modo collegiale». «Come Movimento dei Focolari, come movimento dell’unità, non potevamo quindi non prendere in considerazione questo avvenimento, e ho accolto con gioia l’invito del cardinale Baldisseri a partecipare alla commemorazione». Con i Sinodi, infatti, si attua una sorta di prosecuzione del Concilio Vaticano II: «Paolo VI, evidentemente mosso dallo Spirito Santo, dopo aver fatto quell’esperienza conciliare così bella, che aveva portato alla Chiesa realtà nuove – basti pensare ai documenti Gaudium et Spes, Lumen Gentium, Nostra Aetate – aveva sentito che questa esperienza doveva continuare». “Sinodo”, infatti, vuol dire proprio “cammino insieme”, come hanno spiegato sia il card. Schönborn nel suo intervento sulla nascita del Sinodo dei vescovi e sui vari Sinodi, sia con forza il Papa. Significa, quindi, che «la Chiesa sta camminando, insieme. Non il Papa da solo, i vescovi da soli, il popolo di Dio da solo, i laici da soli: questo cammino lo fa la Chiesa, in cui tutti hanno qualcosa da dire e da dare». Leggi anche: comunicato stampa sulla partecipazione dei Focolari alla commemorazione del 50° del Sinodo dei vescovi. (altro…)
Ott 24, 2015 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Abito a Nicosia (Cipro) e sono nata e cresciuta in una famiglia ortodossa che lo era piuttosto di nome. . .Non c’era profondità, non c’era un rapporto con Gesù. Anzi, Dio era l’alleato e il monopolio dei nostri genitori, nei casi in cui noi dovevamo obbedire ai loro comandi. Finito il liceo, ho vinto una borsa di studio per studiare odontoiatria a Budapest, in Ungheria. È stato difficile adattarmi a questa nuova realtà: per la prima volta da sola, lontana dalla mia famiglia, dovevo abituarmi a vivere con persone sconosciute. Allora era lontano lo spirito multiculturale che si respira adesso. Ero piena di pregiudizi e in una atteggiamento di rifiuto. In quell’anno ho incontrato grandi delusioni, anche con gli amici. Nel frattempo dentro di me è iniziata una ricerca profonda di una vita più autentica. Nel nuovo collegio ho conosciuto una ragazza ungherese. Mi aveva colpita la sua allegria, e anche l’accoglienza verso tutti. Si era addirittura offerta di aiutarmi con l’ungherese. Delusa dalle amicizie precedenti, il suo modo di fare mi ha incuriosito. Mi chiedevo: sarà sincera o farà finta? Ma… ho cominciato a fidarmi di lei. Condividevamo tutto: gioie, dolori, insuccessi. Anche beni materiali. Quando andava dalla sua famiglia, in un paesino a 50 km da Budapest, il fine settimana, mi portava spesso con lei, perché non sentissi la mancanza della mia famiglia. Era una famiglia di contadini, con un amore grande e una calda ospitalità. Ma c’era un punto di domanda: ogni giorno ad un’ora precisa e una sera alla settimana, lei spariva senza dare spiegazioni. Sapevo solo che era con altre amiche. Si trattava – ho poi scoperto – di alcune ragazze che formavano il gruppo delle giovani della nascente comunità del Focolare in Ungheria. In quei tempi – si era sotto il regime socialista -, qualsiasi persona che venisse scoperta coinvolta in un movimento religioso era perseguitata con gravi conseguenze, come per esempio la perdita del lavoro o del posto all’Università. Un giorno, però, lei ha sentito che poteva confidarsi con me: mi ha detto come aveva conosciuto il Movimento dei Focolari. Un sacerdote nel suo paesino le aveva raccontato la storia di Chiara Lubich, di una giovane come noi, della nostra età, e come l’avesse colpito il fatto che lei, durante la seconda guerra mondiale, vedendo che nella vita tutto crollava sotto le bombe e non rimaneva nessun ideale, ha voluto fare di Dio l’ideale della sua vita e vivere secondo la Sua volontà. E mi ha spiegato che si incontrava con queste amiche, e insieme cercavano di fare propio questo: mettere Dio al primo posto della loro vita, vivendo ogni giorno la Parola di Vita, una frase del Vangelo con una spiegazione di Chiara, scambiandosi poi le esperienze dalla vita quotidiana e facendosi cosi dono una all’altra!! Tutto questo mi ha toccato profondamente, ho cominciato a leggere il Nuovo Testamento che mai avevo aperto prima, e questo è stato decisivo per il mio futuro. La vita ha cominciato a cambiare: ogni persona che incontravo durante la giornata non potevo più né ignorarla, né giudicarla, né tantomeno sottovalutarla perché ormai in me era entrata un’altra mentalità: siamo tutti figli di un Unico Padre e quindi fratelli fra di noi. Ogni persona era candidata all’unità (chiesta da Gesù: Padre, che tutti siano uno): buona, cattiva, brutta, antipatica, grande o piccola. Dentro di me si è risvegliata la teologia patristica vissuta, e in particolare quel: “Vedo il mio fratello, vedo il mio Dio” di San Giovanni Crisostomo. Hanno cominciato a crollare i muri dei pregiudizi che avevo dentro di me. Capivo che il Vangelo non era qualcosa che si legge solo in chiesa e basta, ma che poteva portare una rivoluzione, se lo prendevamo sul serio e lo trasformavamo in vita ovunque: all’Università, nella fabbrica, nell’ospedale, in famiglia! In tutto questo entusiasmo e gioia che ormai riempiva la mia vita, c’era un grande dolore: le altre ragazze erano tutte cattoliche ed io ero l’unica ortodossa. Loro partecipavano ogni giorno alla santa Messa. Avevo il grande desiderio di essere con loro in quei momenti, ma mi hanno suggerito di cercare la mia chiesa ortodossa lì a Budapest, per poter andare alla Liturgia e ricevere l’Eucaristia. Questa separazione era dolorosa, ma Chiara invitava i membri del Movimento appartenenti ad altre Chiese cristiane ad amare la propria chiesa, così come lei aveva fatto con la sua. Questa spiegazione mi ha dato una grande pace e ancora una volta si é confermato in me che la sapienza, l’amore, e la discrezione che Chiara aveva nei confronti dei credenti delle altre Chiese non poteva che essere frutto di un intervento di Dio nella nostra epoca. Ho trovato la Chiesa ortodossa, che ho cominciato a conoscere. Sono andata ogni domenica e con la benedizione del sacerdote ho potuto prendere la comunione ogni volta che c’era la liturgia. In questo nuovo inizio non mi hanno mai lasciata da sola. Tante volte le altre ragazze cattoliche sono venute con me. La vita Liturgica e sacramentale non è stata più una cosa formale, ma la coltivazione di un rapporto d’amore con Gesù, l’attivazione della grazia di Dio nel mio cuore che mi ha aiutato nella lotta quotidiana e ha moltiplicato i frutti dell’amore, della gioia e della pace dentro di me». Esperienza raccontata a Istanbul, il 14 marzo 2015, in occasione della presentazione dei primi volumi di Chiara Lubich tradotti in greco. (altro…)
Ott 23, 2015 | Centro internazionale
“Un evento storico”, “non si può più tornare indietro”, “solo in comunione potremo risolvere i problemi del Messico”. Espressioni queste che echeggiano gioiose negli affollati corridoi del Centro Expositor, una funzionale struttura d’avanguardia che impreziosisce il già ricco patrimonio architettonico della città di Puebla. Lo slogan “Giovani, famiglia e vita, uniti nella gioia della nuova evangelizzazione” fa da sfondo ai tre giorni di convegno (16-18 ottobre). Ad accompagnare la riflessione comune, una carrellata di relazioni e tavole rotonde in plenaria, con approfondimenti per gruppi di interesse – una ventina in simultanea – che rafforzano nelle migliaia di partecipanti l’autocoscienza dell’importanza del ruolo sociale che scaturisce dal dono di appartenere ad un movimento della chiesa.
La prima relazione è di Anna e Alberto Friso, membri del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che si soffermano sulle sfide di un’istituzione sempre più sotto attacco per l’influenza dell’individualismo ma che rimane una luce per la società, proprio perché ‘piccola chiesa’. Sul palco si susseguono personalità accademiche e della società civile, membri delle più prestigiose istituzioni del Paese come IMDOSOC, Mexicanos Primeros, A favor de lo mejor, México Evalúa, ecc. offrendo spunti interessanti per comprendere la realtà di questo Paese nordamericano, secondo le diverse sfaccettature: politica, mass media, educazione, azione sociale.

Margaret Karran (seconda da destra)
Fra le testimonianze anche tre artisti messicani di fama internazionale, come Liana Rebolledo, Eduardo Verástegui ed Emanuel. Toccante il racconto di Margaret Karran, focolarina arabo-cristiana di Haifa che fino a qualche tempo fa ha vissuto in Terra Santa, a contatto con le diverse espressioni religiose lì presenti. Momento culmine della manifestazione una tavola rotonda con alcuni esponenti di movimenti fra cui Jesús Morán. Nel suo intervento il copresidente dei Focolari, che per diversi anni ha guidato il movimento in Messico, mette in luce il messaggio mariano di Guadalupe, esortando a passare dalla devozione a Maria all’essere Maria. Ed invita tutti, persone e movimenti in quanto tali, a vivere gli uni per gli altri, secondo il modello trinitario. Più che un incontro, Insieme per il Messico è un’esperienza di unità nella diversità, un’iniziativa sorta sette anni fa con l’appoggio della Conferenza Episcopale Messicana, per favorire la comunione fra carismi e giungere ad un lavoro comune. Uno spazio storico da cui ora prende ufficialmente il via la piattaforma del Volontariato Nazionale Cattolico, coinvolgendo in sinergia le migliaia di iniziative sociali già in atto e quelle che sorgeranno grazie all’impegno di rinnovare, in unità, ciascuno il proprio ambiente. (altro…)
Ott 22, 2015 | Focolari nel Mondo
Sassello (SV)
- Ore 15:00 – S. Messa presieduta da Mons. Micchiardi Vescovo di Acqui
- Ore 16:00 intitolazione della scuola media di Sassello a Chiara Luce Badano
- Possibilità di visita alla cameretta di Chiara Luce Badano accompagnati dai genitori
Torregrotta (ME)
- Ore 18:00 – S. Messa nella Chiesa di San Paolino
- A seguire fiaccolata
Dasà (VV)
- Ore 17:00 – “C’era una volta una piccola Luce…” – Momento di preghiera animato dai giovani nella Chiesa di San Nicola e San Michele
Niscemi (CL) Io ho tutto – Serie di eventi promossi dalla parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, con la presenza di M.Grazia Magrini, vicepostulatrice della causa di canonizzazione.
- 25 ottobre Ore 9:30 Gara Podistica in onore a Chiara Ore 11:00 – S. Messa con i bambini e premiazione
- 26 Ottobre Ore 20:00 Incontro con la parrocchia
- 27 Ottobre Ore 9:30 incontro con gli studenti del Liceo Ore 16:00 incontro con i bambini del Catechismo
- 28 Ottobre Ore 9:30 incontro con gli studenti del Liceo Ore 16:00 incontro con i bambini del Catechismo Ore 20:00 Incontro/Testimonianza con i Giovani GEN
- 28 Ottobre Ore 20:00 – Fiaccolata e processione verso il Parco “Chiara Luce Badano”
Mondragone (CE)
- 31 ottobre – Giovani in festa con la beata Chiara Luce Badano – ore 18.00 Chiesa di San Rufino
www.chiaraluce.org
Ott 22, 2015 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Il posto dei miei sogni, fin da piccola, era il Canada. Certo non avrei mai pensato di andarci e men che meno in una cittadina di nome Saskatoon, nelle praterie dello Saskatchewan. Ancora più bella è stata l’occasione che mi ha portato lì: sono andata per partecipare all’ultima sessione della Consulta tra l’Alleanza Evangelica Mondiale (World Evangelical Alliance – WEA) e il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, di cui faccio parte dal 2009. Ricordo, allora, che certa dell’esperienza intrapresa con i luterani del Sud del Brasile, pensavo di ripercorrere una strada sicura. Ma, dal primo contatto, mi sono subito resa conto che si trattava di un’altra realtà. Incontravo un gruppo di Evangelicals – in alcuni Paesi vengono chiamati ‘Evangelici’ in altri ‘Evangelicali’–. Si annoverano tra loro un gruppo di cristiani di diverse confessioni: luterani, riformati, battisti, pentecostali, mennoniti e anglicani. Si identificano con un progetto missionario comune pur vivendo ed essendo Chiesa in modo molto diverso tra loro. I partecipanti erano tredici – cinque cattolici e otto evangelici –. Io ero l’unica donna e laica. I Paesi di provenienza dicono la ricchezza del gruppo: Brasile, Canada, Colombia, Filippine, Germania, Guatemala, Italia, Kenya, Spagna e gli Stati Uniti. Ho vissuto una settimana indimenticabile scandita dalla preghiera, studio, riflessione, e dalle discussioni, a volte anche accese. Cosa abbiamo in comune? Cosa ancora ci separa? Domande che ci hanno permesso di conoscerci meglio soprattutto a livello confessionale e missionario. La diversità incontrata è stata una immensa ricchezza e una seria sfida. Innanzitutto, abbiamo cercato di chiarire le nostre posizioni per cercare di superare i conflitti attraverso un dialogo vissuto nella verità e nella carità. Non è stato facile e le difficoltà non sono mancate. Abbiamo sperimentato il dolore delle divisioni. Ci siamo accorti che c’è una lunga strada da percorrere. Cosa fare? Lasciar perdere o andare avanti? Personalmente, ho scoperto che ogni ostacolo può diventare un’occasione di dialogo e un invito ad avere una misura di amore ancora più grande. Si tratta di affrontare le difficoltà alla luce del Vangelo: di lavorare come autentici discepoli di Cristo. Fra i cattolici vi erano vescovi, sacerdoti e laici. Anche noi, venendo da Paesi e realtà differenti, avevamo punti di vista diversi ma, insieme, abbiamo fatto una esperienza vitale della comunione piena e reale di cui godiamo. Comunione fraterna, che è nata lungo gli anni, insieme alla speranza che ognuno di noi può contribuire alla riconciliazione tra cattolici ed evangelicals nella propria terra. Attendiamo, intanto,la pubblicazione del rapporto finale di questa Consulta. Papa Francesco, come frutto di una esperienza personale di amicizia consolidata con loro, ha innescato una nuova “marcia” a questo dialogo. E, incoraggiati da lui, vorremmo promuovere dappertutto questa esperienza, perché è nella comunità locale che si può vivere insieme; è lì che ci perdoniamo vicendevolmente; è lì che possiamo dare la testimonianza richiestaci da Gesù: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri.” (Gv 13, 35)». (altro…)
Ott 21, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo
Questi i numeri del tour brasiliano del Gen Rosso: il gruppo musicale con sede a Loppiano ha intrapreso sette progetti – uno per città – in collaborazione con la Fazenda da Esperança – comunità fondata nel 1983 da Frei Hans, Nelson, Lucy e Iraçi, chiamata Familia da Esperança – e con la prefettura di Guarapuava. La prima città toccata è stata Palmas, nello stato di Tocantins: lì Fazenda da Esperança ospita 25 persone in recupero da droga, alcool e violenza, che il Gen Rosso ha coinvolto – insieme a giovani da altre 4 Fazende di stati limitrofi – in un intenso laboratorio che, oltre a mettere in scena il loro musical Streetlight, prevede anche un cammino spirituale di comunione. Ai nove workshop artistici si sono uniti anche i giovani del Movimento dei Focolari, di varie parrocchie e movimenti della diocesi, per un totale di 170 giovani. Le due serate di spettacolo che ne sono nate hanno attirato 2300 persone, nonché l’emittente nazionale TV Globo, altre testate e le autorità locali civili e religiose. Anche la seconda e terza tappa di Caxias e Manaus, negli stati di Maranhão e in Amazzonia, hanno seguito lo stesso approccio: lo spirito è quello di coinvolgere i giovani, e in particolare quelli che hanno avuto un vissuto difficile, in un percorso di educazione alla pace e di riscoperta di una vita diversa tramite la musica, la danza e la condivisione. Numerose le testimonianze toccanti in questo senso: «Ho vissuto per due anni sulla piazza del teatro, dormivo su quella panchina di fronte, vivevo della spazzatura che trovavo… mai immaginavo che un giorno non solo avrei visto cosa stava dietro quelle porte, ma che sarei salito sul palco a dare a tutti la mia voglia di riscatto e di vita nuova», ha affermato un giovane di Manaus. «Conoscevo il teatro dalla porta dietro il palco. Ci entravo per rubare, e, quando era chiusa, era l’angolo dove mi drogavo. E ora sono qui a mostrare a tutti il meglio di me: che vita meravigliosa!», ha raccontato un altro. Significative anche le impressioni del numeroso pubblico – la festa conclusiva di Manaus ha coinvolto 6000 persone – : tra questi il vescovo di Caxias, che ha sottolineato come «questa è una forma di evangelizzazione che arriva direttamente al cuore dei giovani e poi dal palco fino al pubblico in modo inequivocabile e coinvolgente», e diversi giornalisti che hanno dato ampio spazio all’iniziativa nelle proprie testate di riferimento. La tournée prosegue poi per Garanhuns (Pernambuco), Casca (Rio Grande do Sul), Guaratinguetá (San Paolo) (altro…)
Ott 20, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolari nel Mondo
Convinto e attivo protagonista nel cammino ecumenico e nel dialogo tra persone di diverse religioni e promotore di giustizia, pace e rispetto dell’ambiente: sono alcune tra le motivazioni del dottorato Honoris Causa in Cultura dell’unità che lo IUS conferisce a Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli. È il primo dottorato h.c. del giovane centro accademico fondato da Chiara Lubich, che ha sede a Loppiano, la cittadella dei Focolari vicino Firenze. «Oggi il mondo ha bisogno di figure che cerchino l’unità della famiglia umana – ha spiegato il teologo Piero Coda, preside dell’Istituto Universitario – e il Patriarca svolge un’azione costante e illuminata a servizio di una cultura che mira a riportare la fraternità al centro della storia dell’umanità». Bartolomeo I è figura di riferimento nel complesso panorama contemporaneo. Alcune tappe recenti lo hanno visto protagonista di un cammino d’unità su più fronti: la dichiarazione congiunta con Papa Francesco a conclusione del pellegrinaggio a Gerusalemme, il 25 maggio 2014; la sua presenza in Vaticano, l’8 giugno 2014, assieme al Presidente Abu Mazen e al Presidente Shimon Peres, per pregare con il Papa per la pace in Terra santa. Bartolomeo I è anche noto come leader spirituale del movimento cristiano per l’ambiente. Il suo pensiero è stato riportato ampiamente da Papa Francesco nell’enciclica Laudato Sì. Il 3 dicembre prossimo, a margine della Conferenza ONU a Parigi sul cambiamento climatico, gli è stata affidata la predicazione nella celebrazione ecumenica per la salvaguardia del Creato presso la cattedrale di Notre-Dame. Tra il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e il Movimento dei Focolari intercorre una storia di lunga data, raccontata anche attraverso immagini inedite. Essa ha inizio con l’incontro tra il Patriarca Athenagoras I e Chiara Lubich. Sono stati ventitré gli incontri, tra il 1967 e il 1972, di Athenagoras I con la fondatrice dei Focolari, che è così diventata messaggera tra Papa Paolo VI e il Patriarca. I rapporti sono poi continuati con il suo successore Demetrio I. I contatti con l’attuale Patriarca ecumenico Bartolomeo I sono proseguiti nello stesso spirito di amicizia spirituale. Pochi giorni prima della morte di Chiara (14 marzo 2008) Sua Santità Bartolomeo I le ha fatto visita all’ospedale Gemelli di Roma: «Ho voluto venire qui per portare il saluto mio personale e del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli alla carissima Chiara Lubich, che tanto ha dato e dà con la sua vita alla Chiesa intera». Due anni dopo ha accolto al Fanar Maria Voce, neoeletta presidente dei Focolari: «Deo gratias per la vostra amicizia, per la vostra visita, per i frutti del vostro Movimento, per la continuazione di quest’opera di Dio che rende gloria al Suo nome». L’attuale evento – che s’inserisce nella cornice del 50° anniversario della nascita della cittadella di Loppiano – mette un altro tassello al rapporto di stima e collaborazione tra il Patriarcato di Costantinopoli e il Movimento dei Focolari. Il conferimento avrà luogo il 26 ottobre prossimo alle 17.00 all’Auditorium del Centro internazionale dei Focolari e sarà possibile seguire l’evento anche in diretta internet (www.loppiano.it). Leggi anche: Comunicato Stampa Patriarca Bartolomeo I – scheda biografica Rapporti fra il Patriarcato Ecumenico e il Movimento dei Focolari – scheda Istituto Universitario Sophia – scheda Loppiano – scheda (altro…)
Ott 20, 2015 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
http://vimeo.com/95726084 (altro…)
Ott 19, 2015 | Focolari nel Mondo
Questo il titolo del 9° Forum dei giovani dell’UNESCO che precederà la Conferenza Generale dell’UNESCO. Anche Nancy Nanjala (Kenya) e Danilo Gomes (Brasile) saranno presenti al Forum in rappresentanza dei giovani di New Humanity, Ong che rappresenta il Movimento dei Focolari nelle organizzazioni internazionali. L’evento si svolgerà a Parigi, presso la sede dell’UNESCO, dal 26 al 28 ottobre 2015. (altro…)
Ott 19, 2015 | Focolari nel Mondo
Il premio, assegnato dalla Schengen Peace Foundation, era stato attribuito a New Humanity – Ong che rappresenta il Movimento dei Focolari nelle organizzazioni internazionali – in occasione del Forum mondiale dei giovani per la pace che le due organizzazioni avevano collaborato ad organizzare insieme al Rowad American College lo scorso maggio al Cairo, parte del progetto Living Peace che coinvolge oltre 80 mila studenti e 200 scuole in tutto il mondo nel progettare ed implementare azioni di educazione alla pace. «Dopo essere rimasti così colpiti dallo straordinario lavoro volontario di tanti giovani membri del Movimento dei Focolari – ha scritto il presidente del Forum e della fondazione, Dominicus Rhode – abbiamo spontaneamente deciso di assegnare il Luxembourg Peace Prize 2015 a New Humanity». «È una grande gioia per noi, perché questa è la ragione per cui New Humanity è nata – ha affermato il presidente dell’organizzazione, Marco Desalvo, nel ritirare il premio -: contribuire alla creazione dell’unità della famiglia umana, rispettando l’identità di tutti, e promuovendo uno spirito universale di fraternità. Questo è un riconoscimento per il quale siamo grati, ma soprattutto un incoraggiamento a proseguire il nostro lavoro». Nel presentare l’attività di New Humanity in zone «calde» come la Siria e il Medio Oriente, ma anche in tutta Europa, Desalvo – insieme alla vicepresidente Cecilia Landucci e alla rappresentante dei giovani, Anita Martinez – ha inoltre annunciato il lancio di una raccolta firme per una petizione da portare ai leader internazionali, fino alle Nazioni Unite: «In questo appello – ha precisato – chiediamo a tutti i governi di combattere la povertà estrema con un rinnovato impegno a ridurre le disuguaglianze, continuare gli sforzi per garantire a tutti l’istruzione di base, ridurre la spesa pubblica per gli armamenti così da liberare risorse per lo sviluppo, rivedere gli attuali sistemi di governo nel senso di un maggior controllo democratico delle politiche economiche e monetarie, e adottare nuovi sistemi di applicazione della legge per combattere la criminalità organizzata».
Il Forum Mondiale dei giovani per la Pace, all’interno del quale è stato consegnato il premio, è come una piattaforma a livello mondiale per migliorare lo scambio di buone pratiche tra associazioni e individui attivi nel settore della pace e riunisce un gran numero di professionisti di tutte le provenienze e da tutti gli angoli della Terra, che condividono la loro esperienza. Vari interventi intendevano rendere evidente come cercare alternative pacifiche ai conflitti hanno sempre risultati più efficaci, a tutti i livelli e sotto tutti i punti di vista, che le soluzioni di guerra. Sono anche state presentate testimonianze di rifugiati Siriani e di altri Paesi, di chi li ha accolti, e di altri che stanno portando il loro contributo, medico, artistico, spirituale per la pace. Il prossimo Forum si terrà a Florianopolis (Brasile) nel settembre 2016, e già è partito il lavoro di preparazione; un lavoro che è però il punto di arrivo di quello che è l’impegno nel quotidiano, come sottolineano le numerose impressioni e testimonianze raccolte dalle persone coinvolte. Una donna siriana, ad esempio, alla domanda su cosa direbbe agli amici dei Focolari che sono rimasti ad Aleppo, Damasco ed altre località della Siria, risponde: «La vita è preziosa. Se loro sono ancora in Siria, vuol dire che hanno ancora un dovere e un messaggio da portare lì. Chi attraversa ed esce dalla Siria, ha da continuare a lavorare, nello spirito di chi non può lasciare il Paese. Prego Dio continuamente di fermare la guerra e di salvarci da questa tragedia, per poter vivere in pace». (altro…)
Ott 18, 2015 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo
«L’inculturazione è un’esigenza intrinseca del cristianesimo. Si tratta di processi difficili e complessi che hanno bisogno di tempo. Le persone stesse del posto sono particolarmente importanti. Vivendo con autenticità il Vangelo, esse che hanno già profondamente dentro la propria cultura, faranno quelle sintesi che poi doneranno agli altri, attraverso i costumi, le manifestazioni artistiche, le strutture del proprio popolo. Sono totalmente persuaso che la cosa importante sia Dio stesso. Ciò non significa, ovviamente, che si possa rimanere inattivi o indifferenti. Anche noi stiamo raccogliendo ad esempio, i proverbi africani o di altri popoli; pubblichiamo libri sulle grandi religioni nella nostra editrice; Chiara [Lubich] ha avviato in Africa una scuola sull’inculturazione e in seguito, ne ha fatto nascere un’altra nell’America Latina… Ma se uno pensasse che basti studiare le varie culture per poi fare il ciak con il Vangelo, percorrerebbe una strada sbagliata. Bisogna portare Dio, Lui è aperto e pienamente “interessato” a ciò che Egli stesso ha creato e sarà Lui a fare l’inculturazione. Naturalmente ci sono tante forme d’inculturazione, tanti tentativi che vanno incoraggiati e benedetti, però la vera inculturazione la fa Dio solo. Il contributo più alto che noi possiamo dare è quello di amare. Se ciascuno dona se stesso, perdendo il proprio io nell’altro ed accogliendo l’altro in sé, allora fiorisce in modo più bello e completo la personalità di ognuno. Così è tra i popoli: se si sa “perdere” la propria cultura per amore, aprendoci a Dio nel prossimo, “si salverà” il meglio di ogni cultura ed emergeranno e si arricchiranno non soltanto le qualità spirituali, ma anche quelle umane, culturali, etniche di ognuno di essi. All’inizio il cammino sarà lento, ma una volta trovata la strada certamente vi sarà un’accelerazione con grandi frutti». Pasquale Foresi Tratto da: Pasquale Foresi, Colloqui, Città Nuova Editrice 2009, pag.133-136. Raccolta di risposte date ai membri del Movimento dei Focolari tra gli anni 1990/98 (altro…)
Ott 17, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo
«Non sono mancati in questi anni, studi ed approfondimenti sia su Paolo VI, il “timoniere del Vaticano II”, che sulla Fondatrice dei Focolari. Ma non era ancora venuto il momento per approfondire l’intreccio provvidenziale dei rapporti intercorsi tra Giovanni Battista Montini e Chiara Lubich che risalgono, appunto, a quel periodo. Un Papa e una laica, una donna: cosa potevano avere in comune? La storia non finisce mai di sorprendere. E col concorso del lavoro svolto in comune dall’Istituto Paolo VI e dal Centro Chiara Lubich sono scaturite le due giornate di studio del 7/8 novembre 2014, che avevano come argomento Paolo VI e Chiara Lubich. La profezia di una Chiesa che si fa dialogo. In questo modo si è giunti all’attesa pubblicazione. Il libro, uscito alle stampe nel luglio 2015, ripercorre quelle giornate, che hanno permesso di conoscere, sotto prospettive di ambito storico, sociale, ecclesiale, ecumenico e teologico, il rapporto iniziato nel 1952 tra l’allora sostituto della Segreteria di Stato mons. Montini e Chiara Lubich, fino alla morte di Paolo VI nel 1978. Il percorso ha toccato periodi importanti sia per la Chiesa sia per il Movimento dei Focolari con la spinta carismatica che lo contraddistingueva fin dai primi passi compiuti nella città di Trento. Dalla verifica degli anni ‘50 sono emersi i forti dubbi dell’autorità ecclesiastica nei confronti della novità costituita dal Movimento ed il loro superamento all’inizio degli anni ‘60 con le prime approvazioni. Qui Paolo VI ha avuto un ruolo fondamentale con il suo impegno personale nella progressiva configurazione giuridica e istituzionale del Movimento. Un argomento ancora poco conosciuto, ma di grande interesse, è legato alla presenza dei Focolari nei Paesi dell’Europa dell’Est, fin dai primi anni ‘60, in piena Guerra Fredda, assieme all’intensificarsi di importanti contatti in campo ecumenico realizzatisi nello stesso periodo. Quanto esposto, è stato ampiamente documentato da una folta corrispondenza epistolare tra Chiara e Paolo VI e da quanto la Lubich ha scritto nel suo diario in seguito alle udienze private con papa Montini. Accanto a queste due figure è venuto in evidenza anche il ruolo di Igino Giordani, amico personale di Paolo VI il quale, ancora giovane monsignore a Roma, soleva frequentare la casa dell’allora bibliotecario del vaticano, futuro membro della Costituente e cofondatore del Movimento dei Focolari a fianco di Chiara Lubich. Maria Voce, presidente dei Focolari, ha evidenziato che «c’è una consonanza profonda che si rivela in modo speciale nella finissima capacità spirituale di Paolo VI nel cogliere nel carisma donato da Dio a Chiara Lubich l’agire dello Spirito Santo nel momento cruciale della celebrazione del Concilio Vaticano II che si apre al dialogo a 360°. Incontrando Chiara, egli ascolta, valorizza, incoraggia. Colpito nel 1964 dal carattere ecumenico del Movimento, esorta: “Come Lei ha aperto un dialogo con i cristiani non cattolici, così faccia anche con chi non ha fede”». «È una storia – nota Don Angelo Maffeis, presidente dell´Istituto Paolo VI – i cui inizi risalgono a ben prima della stagione del Vaticano II e che merita di essere ricostruita per illuminare il retroterra di contatti personali e di esperienze ecclesiali che ha gradualmente fatto maturare gli orientamenti proposti da Paolo VI nel corso del pontificato». Gli altri contributi – Andrea Riccardi, Alberto Monticone, Lucia Abignente, Paolo Siniscalco, Joan Patricia Back, Alberto Lo Presti, Adriana Cosseddu e Piero Coda – hanno illuminato sotto vari aspetti «la grandezza della profezia di una Chiesa che si fa dialogo». Due carismi si sono incontrati, si sono riconosciuti ed hanno lavorato insieme per rendere la Chiesa “casa di comunione”, e per ciò in dialogo col mondo. Il volume Paolo VI e Chiara Lubich. La profezia di una Chiesa che si fa dialogo è curato da Paolo Siniscalco e Xenio Toscani ed è edito da “Studium”». Caterina Ruggiu (altro…)
Ott 16, 2015 | Chiesa, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sono sposati da 23 anni e hanno due figli adolescenti. Formati nella fede dalle famiglie di origine con solide basi cristiane, si sono conosciuti in quartiere della periferia di Bogotà dove con altri giovani si spendevano per l’impegno sociale: «Lì giocavamo con i bambini, insegnavamo agli adulti a leggere, offrivamo gratuitamente servizi medici e dentistici». Si tratta di Los Chircales, quartiere dove adesso ha sede il Centro sociale Unidad, animato dal Movimento dei Focolari di cui anche i Rojas fanno parte: «Gli ostacoli non sono mancati – afferma la coppia colombiana che è intervenuta con una testimonianza al Sinodo sulla famiglia – a cominciare dalla preoccupazione personale e dalla paura di andare in questi quartieri e ambienti così degradati. Ma la volontà di servire questi fratelli è stata più forte delle nostre fragilità».
«Ci siamo sposati – dicono ripercorrendo tratti della loro storia – e molto presto la grazia del sacramento si è manifestata». Caratteri molto diversi: Luis, “un tipo tranquillo”, Maria Angélica “un vulcano”. «Sapevamo che l’amore umano svanisce facilmente: gli anni passano e l’incanto iniziale diminuisce. Per questo era importante irrobustirci nutrendo il nostro amore con l’amore di Dio che ci insegnava ad amare nelle piccole cose di ogni giorno». «Per me significava non aspettare sempre di essere servito – confessa Luis – ma piuttosto aiutare a lavare i piatti o ascoltare con attenzione quando lei voleva raccontarmi qualcosa. Da parte sua M. Angelica vedeva con me le gare della Formula 1…». «Abbiamo sperimentato che nutrendoci dell’Eucaristia, avvicinandoci al sacramento della confessione e stando in questo atteggiamento di amore reciproco, Gesù si fa presente in mezzo a noi e abbiamo così la luce per educare e correggere i nostri figli, come pure la forza di affrontare le difficoltà che si presentano». «Poco tempo fa abbiamo avuto una forte discussione e l’unità fra noi è andata in frantumi. Quella sera ci siamo addormentati senza chiederci scusa», una delle tre parole che per papa Francesco non possono mancare nella vita di coppia: «Ho telefonato il giorno dopo a Lucho – racconta Maria Angélica – e gli ho chiesto scusa per avergli risposto male. È stata l’occasione per aprire un dialogo profondo fra di noi. Certamente siamo fragili, ma proprio per questo vogliamo impegnarci a ricominciare ad amare ogni volta che ci sbagliamo». Insieme ai vescovi e ai sacerdoti di alcune città della Colombia, con altre famiglie e giovani, hanno organizzato una serie di visite ad alcune comunità povere: «L’idea era di condividere le nostre esperienze e offrire una certa formazione in famiglia. Alcune di queste coppie ci hanno confidato il loro desiderio di accostarsi al sacramento del matrimonio».

Intervista con Rome Reports (inglese)
«Nell’accompagnamento alle coppie di fidanzati fatto di condivisione delle reciproche storie, del vivere insieme anniversari e momenti conviviali, dell’ascolto di interrogativi o timori, vediamo che questa vicinanza stimola non pochi giovani a prendere coraggiosamente la decisione di scegliere Dio come centro della propria vita, a vivere aspetti come la castità nel rapporto di coppia, a rendersi utili agli altri in necessità, dedicando tempo ed energie». «La nostra esperienza – concludono – ci porta a confermare che come è la famiglia, così sarà la società. Sappiamo che le famiglie sono chiamate a cose grandi, per questo ogni giorno chiediamo alla Sacra Famiglia la grazia di restare fedeli all’amore, per essere costruttori di una società più umana e al tempo stesso più divina. Sogniamo che, con il contributo di tutti, l’umanità si trasformi realmente in una famiglia». (altro…)
Ott 15, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Siamo dolorosamente colpiti e seguiamo con profonda preoccupazione quanto sta avvenendo in Siria, in Iraq, a Gerusalemme e in Cisgiordania, dove assistiamo ad una escalation della violenza che coinvolge civili innocenti e continua ad alimentare una crisi umanitaria di enormi proporzioni. La guerra porta distruzione e moltiplica le sofferenze delle popolazioni», aveva detto Francesco lo scorso 9 ottobre durante i lavori del Sinodo sulla famiglia. «Grazie per le vostre preghiere per la situazione dolorosa che stiamo vivendo in Terra Santa», scrive la comunità dei Focolari sul posto. «L’odio chiama la violenza e la violenza ancora altro odio moltiplicato… così si crea un circolo vizioso che non sa fermarsi. La situazione è quella che i media trasmettono ogni giorno. I nostri delle due parti, come tanta altra gente, sono rattristati e si sentono impotenti davanti al male. Cerchiamo di essere prudenti nel muoverci, moltiplichiamo le nostre preghiere, ci impegniamo a seminare amore attorno a noi con un sorriso o un atto gentile… ». «Continuiamo a pregare e costruire la pace – concludono – sperando che il desiderio di riconciliazione prevalga». (altro…)
Ott 15, 2015 | Focolari nel Mondo
https://www.youtube.com/watch?v=jzQhcqVjfD4&feature=youtu.be (altro…)
Ott 14, 2015 | Focolari nel Mondo
Il 5 settembre il Gen Rosso International Performing Arts Group ha iniziato la tournee con la Fazenda da Esperança che celebra in 6 città diverse l’approvazione definitiva dell’opera di Frei Hans, Nelson, Lucy e Iraçi chiamata Familia da Esperança. Prima tappa: Palmas, al centro geografico del Brasile, città di recente formazione e capitale del nuovo stato di Tocantins. 9 workshops (scenografia, teatro, musica, hip-hop gang, hip hop combination, Festao, strong moves, percussioni e broadway) e 2 serate con un totale di 2300 persone, presenti anche la TV Globo (Nazionale), il Direttore della TV Anhaguera, il Direttore del Giornale locale, il Prefetto, l’Arcivescovo e 2 vescovi. Seconda tappa dal 14 al 20 settembre : Caxias nello stato di Maranão con attività in prevalenza agricole. Terza tappa a Manaus (21-25 settembre) poi Garanhuns nello Stato del Pernambuco. E in ottobre a Casca nello Stato del Rio Grande do Sul, fino al 17 e, di seguito a Guaratinguetá nello stato di San Paolo e a Guarapuava nello Stato del Paraná. Tappe del TOUR in Brasile Facebook (altro…)
Ott 14, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Il Nobel 2015 assegnato ad Angus Deaton per i suoi studi sullo sviluppo economico, sul benessere, sulla diseguaglianza, sui consumi e sulle determinanti della povertà è un segnale molto importante: dopo alcuni anni in cui, in piena crisi finanziaria, Stoccolma ed i suoi consulenti continuavano a premiare gli economisti che avevano studiato e promosso l’economia e la finanza e avevano contribuito a generare la crisi, col Nobel a Deaton si torna a premiare, nel luogo più importante per la scienza contemporanea, scienziati sociali a tutto tondo, continuatori della scienza politica o civile che è all’origine dell’economia moderna. La politica di Stoccolma è stata alquanto bizzarra negli ultimi anni: dal 2010 al 2013, mentre il capitalismo stava rischiando di implodere sotto una crisi finanziaria mai conosciuta prima di allora, i Nobel per l’Economia sono stati assegnati ad alcuni economisti tra i maggiori teorici di quel paradigma economico e finanziario che stava mostrando tutti i suoi drammatici limiti. Come se, durante un’estate con il più alto numero di incendi dolosi mai registrati, venissero assegnati premi a coloro che studiano tecniche sofisticate di accensione avanzata di incendi. Ecco perché questo Nobel e anche, in misura diversa, quello dello scorso anno assegnato al francese Jean Tirole potrebbero indicare una prima inversione di tendenza essendo Deaton molto più simile a premi Nobel come Amartya Sen, Joseph E. Stiglitz, Elinor Ostrom che ai più recenti Eugene Fama e Lloyd Stowell Shapley. Non dobbiamo dimenticare che la crisi finanziaria ed economica che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo non è indipendente dalle teorie economiche degli ultimi decenni, perché a differenza degli astrofisici le cui teorie non modificano le orbite dei pianeti, gli economisti e le loro le teorie condizionano fortemente le scelte economiche. Negli ultimi anni i migliori dipartimenti di economia del mondo si sono riempiti di economisti sempre più matematici, con una formazione umanistica sempre più scarsa, espertissimi di modelli iper-specializzati e non più capaci in massima parte di avere una visione di insieme del sistema economico, e quindi di associare i loro modelli con la realtà economica e sociale. Inoltre il premio a Deaton che fa seguito a quello dato a Tirole, potrebbe indicare un ritorno di una teoria economica più europea, più attenta alla dimensione sociale della professione, una maggiore sensibilità per i temi del benessere collettivo e non solo dei profitti e delle rendite individuali. Questa possibile alba troverà però il suo mezzodì se i prossimi Nobel vedranno più economisti filosofi e meno economisti matematici, come scriveva già nel 1991 l’economista inglese Robert Sugden: “L’economista oggi deve tornare a essere più filosofo e meno matematico”. Un invito che allora non fu raccolto dalla professione, ma forse siamo ancora in tempo. Angus Deaton poi è ancora un economista che sa scrivere libri, non solo articoli matematici. Consiglio a tutti il suo ultimo libro “La grande fuga”, nel quale il neo laureato Nobel si domanda, da autentico scienziato sociale e legittimo erede del suo compatriota Adam Smith (filosofo ed economista) se l’umanità potrà conoscere in futuro una stagione di progresso senza disuguaglianza, una domanda fondamentale quando oggi il prezzo del progresso lo stiamo pagando con una crescente disuguaglianza nel mondo e una diminuzione di felicità. L’economia potrà tornare ad essere una scienza morale amica della società se tornerà a porsi questa e simili domande, abbandonate troppo velocemente per rispondere ad altre domande molto più facili e molto meno utili al progresso umano». Luigino Bruni www.edc-online.org (altro…)
Ott 14, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale
https://vimeo.com/140569851 (altro…)
Ott 13, 2015 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo
Il Sinodo dei Vescovi è un’istituzione permanente creata da Papa Paolo VI il 15 settembre 1965 per mantenere vivo lo spirito di collegialità del Concilio Ecumenico Vaticano II. Ne ricorrono adesso i 50 anni dall’istituzione, e la Chiesa cattolica lo ricorda proprio durante lo svolgimento dell’Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi su “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo” (5-25 ottobre 2015). La mattina del 17 ottobre, in Aula Nervi, interverranno – alla presenza di papa Francesco – il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi e il card. Cristoph Schönborn, presidente della Conferenza Episcopale Austriaca. A seguire comunicazioni dei Vescovi dei 5 continenti e il discorso conclusivo del Santo Padre. Tra gli invitati, insieme ad una folta delegazione dei Focolari, anche la presidente Maria Voce che definisce il Sinodo dei Vescovi «uno dei frutti più belli del Concilio Vaticano II, per il nuovo senso di collegialità e di comunione più piena nella edificazione della Chiesa universale». Sinodo, infatti, è una parola di origine greca (“syn-hodos“) che significa “riunione”, “convegno”. Il significato originario della parola, “camminare insieme”, esprime l’essenza del Sinodo: uno spazio per l’incontro dei Vescovi tra di loro e con il Papa, per condividere le riflessioni e le esperienze e per la comune ricerca di soluzioni pastorali da offrire alla Chiesa in tutto il mondo. Comunicato stampa (altro…)
Ott 13, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«È mattino molto presto, dopo una notte di pioggia, al confine (labile) tra Thailandia e Myanmar. Stiamo facendo colazione con uova sode ed un po’ di caffè. È l’inizio della nostra avventura: quattro giorni a Mae Sot, insieme ad un sacerdote che si occupa dei profughi, tra gli ultimi degli ultimi, quelli che non entrano nei campi ufficiali delle Nazioni Unite, di cui nessuno si occupa e che spesso non vengono pagati dai datori di lavoro per il loro lavoro settimanale: non hanno documenti e non possono protestare con nessuna autorità, perché nessuno li difenderà. Molti di loro sono stati per anni nella foresta e finalmente ce l’hanno fatta a venirne fuori. Stanno tra le fosse ed i muri delle fabbriche, in capanne di fortuna e sono vivi per miracolo. Di loro non si parla, ma qui si conosce questa realtà: valgono oro! Sono una forza lavoro a bassissimo costo, persone disposte a lavorare anche a poco prezzo: quanto basta per vivere. Ed è per questa ragione che Mae Sot diventerà una zona economica speciale, con la presenza di molte industrie. Noi vogliamo essere qui almeno per alcuni di loro. Abbiamo iniziato un progetto per aiutare i bambini di una scuola che fino a poco tempo fa non esisteva, se non nei sogni dei bambini di Latina e dei loro compagni rifugiati a Mae Sot.
Ora questa scuola esiste e si chiama ‘Goccia dopo goccia’. Un gemellaggio incredibile tra Latina ed il fango di Mae Sot: ingiustizie, malattie, soprusi, stupri e via dicendo; chi sta bene e chi ringrazia Dio d’essere vivo ogni mattina… ed ogni sera! Come uno dei bimbi della scuola. Chiedo alla sua mamma : “Come si chiama il tuo bambino?” e lei: “Chit Yin Htoo, che vuol dire Se mi ami rispondimi”. “E la data di nascita?” domando. “Forse 3 o 4 anni fa, forse 5 o 6. Era la stagione del raccolto, nel pieno dell’offensiva militare, dovevamo scappare: solo scappare”. A questo punto io mi fermo e non riesco più a scrivere, ma prego solo di non piangere di fronte a questa mamma. Com’è possibile? Questo progetto è una “pazzia d’amore” che solo dei bambini potevano pensare. E l’amore è così: fa fiorire il deserto, ti fa fare cose impossibili e ti fa felice! Noi grandi seguiamo questi bimbi, con rispetto e sacro timore, direi: “I loro angeli vedono il Padre nei cieli”. Stando con “Se mi ami rispondimi”, difficilmente riesco a farlo sorridere. È schivo, riservato e solo dopo molto tempo riesco a prenderlo in braccio: 6 anni, o forse 5…nessuno lo sa di preciso; fragile e leggero che sembra una foglia. Questi occhi… cos’hanno visto? Con un filo di voce riesce a registrare un messaggio. Sembra un cristallo. Distribuiamo cibo, latte, e soprattutto pupazzetti e giochi a tutti i presenti: lanterne, poi anche vestiti che fanno felici tutti. “Non ne abbiamo per tutti, ma chiediamo un miracolo”, dico ai presenti “che riusciamo ad amarci e a preoccuparci degli altri, come di noi stessi” Gli occhi si illuminano quando vedono il pallone e le tute da calcio offerte da una Scuola calcio di Priverno (LT). Quanto amore che arriva; e questi bimbi sono felici perché sentono il ‘calore’ che c’è sotto. Quello cambia i loro occhi tristi.
La scuola non ha veri muri: le lavagne un po’ rotte; i maestri, sono volontari ai quali riusciamo a dare solo 50 € al mese di stipendio; poi la rete, i gabinetti…Mi sembra d’essere in un santuario d’amore, in una cattedrale forse come la sogna anche Papa Francesco? Anni fa feci una promessa: che questa era la mia gente e che non l’avrei abbandonata, mai. Di fronte a questa scuola, a questa ‘Goccia d’amore’ nell’oceano del male che ci circonda, rinnovo quella promessa». Luigi Butori https://vimeo.com/140569827 (altro…)
Ott 12, 2015 | Cultura
La storia dell’impegno dei cattolici nella politica italiana. Chi sono i cattolici politici? Quale la loro identità e la loro storia? Si può parlare di un movimento cattolico italiano in politica? È una domanda che, a seguito della caduta delle ideologie e del ciclone che ha portato in Italia al passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, torna spesso alla ribalta nel dibattito politico e culturale. Il dialogo tra Michele Marchi e Paolo Pombeni ripercorre la storia del cattolicesimo politico dal Risorgimento ad oggi soffermandosi in modo particolare sul “caso” italiano. È un movimento omogeneo o plurale? La presenza della sede pontificia in Italia ne ha condizionato l’evoluzione? Da Murri a Sturzo, da De Gasperi a Moro, da Andreotti a Fanfani, da De Mita a Prodi, il volume mette a fuoco tutti i più rilevanti snodi della storia contemporanea tra luci e ombre. Nell’ambito della VII edizione de “Il volume della democrazia. Giornata del libro politico a Montecitorio” promossa dalla Presidenza della Camera dei Deputati, dall’Associazione Italiana Editori (AIE) e dall’Associazione Librai Italiani (ALI), a Roma, presso la Libreria Arion Montecitorio (piazza Montecitorio 59): venerdì 23 ottobre 2015 alle ore 18.00 ci sarà la presentazione del libro. Il giornalista Paolo Pagliaro e lo storico Giovanni Orsina (Luiss) dialogano sul tema con gli autori: Paolo Pombeni ( già professore di Storia dei Sistemi Politici Europei presso l’Università degli Studi di Bologna e Direttore dell’Istituto Storico Italo-Germanico di Trento. È fondatore e membro della direzione della rivista “Ricerche di Storia Politica” ed editorialista de “Il Sole-24 Ore”) .e Michele Marchi (dottore di ricerca in Storia dell’Europa contemporanea, insegna Storia internazionale presso la Scuola di Scienze Politiche (Università di Bologna). È membro della redazione delle riviste “Ricerche di Storia Politica”e “Nuova Informazione Bibliografica”). Comunicato stampa Città Nuova editrice 2015
Ott 12, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«In questi anni penso di aver visitato da solo almeno 50mila pazienti». A parlare è Carlo Montaguti, focolarino medico, direttore del Centro Medico Sociale della cittadella dei Focolari a Man, in Costa d’Avorio. «Nel mio Paese, l’Italia, facevo il medico, ma non in un modo così intensivo. Chi mi ha preceduto, c’era ancora la guerra, prima di partire mi ha detto: Carlo, se tu non li curi, non c’è nessuno che lo fa». I pazienti arrivano anche di notte. Si compila il libretto sanitario nell’apatam (la tettoia) antistante, e poi si entra per la visita medica, presso uno dei tre dottori del centro, di cui uno musulmano. I medici prescrivono gli esami di laboratorio e in circa due ore si hanno i risultati. In una seconda visita si fa la diagnosi e si prescrive la terapia. Nel giro della mattinata si riesce a fare tutto. «Non è scontato avere un laboratorio di analisi come questo in un piccolo centro di periferia», continua Carlo. «Ho lavorato 4 anni senza laboratorio ed è stato davvero difficile». Luc Dro, responsabile del laboratorio, spiega che essendo in una zona tropicale, è molto richiesta la ricerca del parassita della malaria e altre malattie endemiche, ma il laboratorio è in grado di fare un vero check-up completo. Nel centro c’è anche una piccola farmacia, dove sono state registrate oltre 100mila consultazioni. «Facciamo ogni sforzo possibile per mettere il paziente al cuore del nostro lavoro – dice il dott. Alavo Bazini – ed è questo che spiega l’affluenza. Non è sufficiente dire “i medicinali sono gratuiti”, se poi le persone non sono contente. È questo che fa l’originalità del nostro centro». Quando è possibile c’è anche un mediatore culturale che traduce in lingua locale. «Siamo dotati anche di internet con connessione wi-fi – spiega il dott. Eliassa Sow – Così possiamo fare delle ricerche e collaborare con altri medici a distanza». «Sono arrivato nel 2004 – continua il dott. Montaguti nel suo racconto – quando il centro era costituito da due piccole stanze per le consultazioni e una per fare delle medicazioni. Le persone ci apprezzavano soprattutto perché durante la guerra del 2002, nel momento più difficile quando tutti gli stranieri partivano, abbiamo deciso di restare rischiando la vita. Hanno capito che eravamo lì per loro e questo ha generato la fiducia». «Qualche volta ci capita che il lunedì, dopo la chiusura del weekend, i pazienti dicano: “Dottore, ho tenuto la malattia per te”. A meno che non si tratti di situazioni molto gravi, preferiscono aspettare un giorno e soffrire un po’, ma venire qui!». Uno dei punti forti del centro è anche l’équipe sanitaria, coinvolta in tutto il processo di cura. Quando la crisi politico-militare è finita e la situazione nella regione si è calmata, il centro si è ingrandito e nel 2008 si è trasferito in una nuova struttura. «Sembrava già un sogno – ricorda Carlo – ma dopo due anni con l’affluenza dei pazienti – oltre 80 al giorno più gli accompagnatori: una piccola folla! -, non reggeva più. E abbiamo continuato a sognare». Ed è così che lo scorso 10 ottobre si è inaugurato il nuovo Centro Medico Sociale Focolari a Man, a pochi passi dalla Mariapoli Victoria, operativo dallo scorso 7 settembre. Un’architettura moderna per una struttura di oltre 1000 mt2, con l’aggiunta di nuovi servizi: 15 posti letto, lo studio dentistico, la sala di fisioterapia, nuove apparecchiature per la diagnostica (ecografia, elettroforesi dell’emoglobina e microbiologia). In questi ultimi giorni è stato ultimato il trasferimento del centro nutrizionale, per la cura della malnutrizione infantile, precedentemente situato nel quartiere di Libreville. All’inaugurazione, insieme a 300 persone, erano presenti il dott. Mabri, Ministro della pianificazione e dello sviluppo che è anche il presidente della Regione delle Montagne, il Nunzio apostolico Mons. Joseph Spiteri e il vescovo di Man Mons. Béby Gnéba, il prefetto (che qui rappresenta il presidente), il sindaco, l’ex ministro dell’istruzione, il direttore regionale della sanità, la tv ivoriana, le radio e i giornali. Un clima di festa grazie anche alle prestazioni della compagnia di danza tradizionale “Tro Afrique. ” I capi tradizionali hanno presieduto una cerimonia nella quale, in lingua locale, il popolo assegnava ai Focolari la terra degli avi per il centro medico e lo benediceva. Ma l’evento ha avuto anche un respiro internazionale grazie ai tanti messaggi di sostegno ricevuti. Una pagina Facebook con foto e commenti permetteva di seguire l’evento in tempo reale. Una grossa partecipazione quindi, e un augurio, giunto dalla presidente dei Focolari, Maria Voce: «che il nuovo centro medico contribuisca a portare avanti il progetto di Dio della fratellanza universale».
Video di presentazione del Centro Medico (in francese) https://vimeo.com/141902777 (altro…)
Ott 10, 2015 | Chiara Lubich, Spiritualità
«Se un giorno gli uomini, ma non come singoli bensì come popoli […] sapranno posporre loro stessi, l’idea che essi hanno della loro patria, […] e questo lo faranno per quell’amore reciproco fra gli Stati, che Dio domanda, come domanda l’amore reciproco tra i fratelli, quel giorno sarà l’inizio di una nuova era, perché quel giorno […] sarà vivo e presente Gesù fra i popoli […]. Sono questi i tempi […] in cui ogni popolo deve oltrepassare il proprio confine e guardare al di là; è arrivato il momento in cui la patria altrui va amata come la propria, in cui il nostro occhio ha da acquistare una nuova purezza. Non basta il distacco da noi stessi per essere cristiani. Oggi i tempi domandano al seguace di Cristo qualcosa di più: una coscienza sociale del cristianesimo […]. […] noi speriamo che il Signore abbia pietà di questo mondo diviso e sbandato, di questi popoli rinchiusi nel proprio guscio, a contemplare la propria bellezza – per loro unica – limitata ed insoddisfacente, a tenersi coi denti stretti i propri tesori – anche quei beni che potrebbero servire ad altri popoli presso i quali si muore di fame -, e faccia crollare le barriere e correre con flusso ininterrotto la carità tra terra e terra, torrente di beni spirituali e materiali. Speriamo che il Signore componga un ordine nuovo nel mondo, Egli, il solo capace di fare dell’umanità una famiglia e di coltivare quelle distinzioni fra i popoli, perché nello splendore di ciascuno, messo a servizio dell’altro, riluca l’unica luce di vita che, abbellendo la patria terrena, fa di essa un’anticamera della Patria eterna». Dallo scritto di Chiara Lubich “Maria, vincolo di unità tra i popoli”, estate 1959, pubblicato in “La dottrina spirituale”, Città Nuova, Roma 2006, pp. 327-329. (altro…)
Ott 9, 2015 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Cari Padri sinodali, cari fratelli e sorelle, nel riprendere questa mattina i lavori della Congregazione generale vorrei invitarvi a dedicare la preghiera dell’Ora Terza all’intenzione della riconciliazione e della pace in Medio Oriente. Siamo dolorosamente colpiti e seguiamo con profonda preoccupazione quanto sta avvenendo in Siria, in Iraq, a Gerusalemme e in Cisgiordania, dove assistiamo ad una escalation della violenza che coinvolge civili innocenti e continua ad alimentare una crisi umanitaria di enormi proporzioni. La guerra porta distruzione e moltiplica le sofferenze delle popolazioni. Speranza e progresso vengono solo da scelte di pace. Uniamoci, dunque, in una intensa e fiduciosa preghiera al Signore, una preghiera che intende essere al tempo stesso espressione di vicinanza ai fratelli Patriarchi e Vescovi qui presenti, che provengono da quelle regioni, ai loro sacerdoti e fedeli, come pure a tutti coloro che la abitano. Nello stesso tempo rivolgo, insieme al Sinodo, un accorato appello alla comunità internazionale, perché trovi il modo di aiutare efficacemente le parti interessate, ad allargare i propri orizzonti al di là degli interessi immediati e ad usare gli strumenti del diritto internazionale, della diplomazia, per risolvere i conflitti in corso. Desidero infine che estendiamo la nostra preghiera anche a quelle zone del continente africano che stanno vivendo analoghe situazioni di conflitto. Per tutti interceda Maria, Regina della pace e amorosa Madre dei suoi figli». Fonte: Vatican.va (altro…)
Ott 9, 2015 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Difficile quantificare le cifre – fonti Misna riferiscono 60 morti e 300 feriti – e descrivere il susseguirsi dei fatti in un Paese che da marzo 2013, quando un gruppo di ribelli ha rovesciato il presidente in carica, è sprofondato in una grave crisi politica che periodicamente mostra una recrudescenza. Come in questi giorni. «La situazione socio-politica è peggiorata – scrive Geneviève Sanzé, originaria della Repubblica Centro Africana – Famiglie cristiane vivono tra la casa e il bosco, per non farsi trovare in casa (si rischia la vita). Un sacerdote, che vive nel nord dove la situazione è molto tesa, ospita 12.000 rifugiati nella sua parrocchia, al riparo dai proiettili che fioccano da ogni dove. Non sa come curarli e dare loro da mangiare. Nella regione non c’è più nessuna autorità amministrativa, politica o militare e c’è anche il rischio di bombe nei posti affollati». E dal Focolare di Bangui scrivono: «Ci stavamo preparando a fare qualcosa di concreto per la mobilitazione per la pace di cui anche il nostro Paese ha tanto bisogno: una competizione sportiva con squadre miste composte da cristiani e musulmani insieme; una marcia per la riconciliazione, fatta da tutti i gruppi, di etnie, confessioni e religioni diverse; un concerto con vari gruppi musicali, tra cui il nostro, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’esigenza e la necessità della pace per il bene di tutti; proseguire le visite ai rifugiati qui a Bangui, e nella prigione. A queste azioni ad altre ancora, avevamo invitato i nostri amici musulmani, e di varie chiese cristiane per realizzarle insieme ed avevano aderito con entusiasmo». «Il primo appuntamento, fissato per il 26 settembre, non c’è stato, perché quel giorno qui a Bangui è scoppiato un massacro – racconta Bernardine, che lavora in Nunziatura -. Tutto è cominciato con la scoperta di un corpo senza vita di un giovane musulmano in un quartiere abitato dai cristiani. Ma finora non si sa chi l’ha ucciso, in quali condizioni. Nel giro di qualche ora, le case dei non musulmani sono state assalite e molte persone uccise». Morti, saccheggi, distruzione di case, chiese, scuole, uffici degli organismi internazionali, e tanti sfollati, tra i quali alcuni della comunità dei Focolari. C’è chi ha perso parenti vicini. «Ci incoraggiamo a vicenda – scrivono – a continuare ad amare, ognuno dove si trova, pronti a “morire per la nostra gente”. Pregate anche voi con noi, per noi e per tutti quelli che vivono nelle situazioni simili». Per giorni la città è sembrata morta. «Non si andava al lavoro – scrive ancora Bernardine – i negozi chiusi, le uniche macchine sulla strada, quelle delle nazione unite e dei militari francesi. La popolazione ha organizzato una manifestazione richiamando tutti alla disobbedienza civile, chiedendo il ripristino di un’armata nazionale che difenda la popolazione. Durante la manifestazione sono morte altre persone e si è fermato tutto. In questi giorni la situazione è migliorata un po’, abbiamo ripreso le attività, anche se le scuole sono ancora chiuse. Siamo nelle mani di Dio e crediamo sempre al Suo amore, presto o tardi ci sarà la pace anche nella RCA». E questa speranza è sostenuta dall’attesa della visita del Papa alla fine di novembre: «Tutta la popolazione infatti – racconta Fidelia, del focolare di Bangui – senza distinzione di etnie, religioni, aspetta con gioia la sua venuta. Si sente nell’aria che la gente lo attende come portatore di speranza. Tutti si stanno preparando materialmente e spiritualmente per avere il cuore disposto ad accogliere tutte le grazie che la visita di Francesco porterà». (altro…)
Ott 8, 2015 | Focolari nel Mondo
JUNTOS POR MEXICO è uno spazio di conoscenza e reciproca stima per favorire azioni congiunte per il bene spirituale e sociale del Paese. Sarà un evento di carattere festivo, ma anche di riflessione e formazione dedicato a tutta la famiglia, cui sono attese oltre 10.000 persone per riflettere sul tema della famiglia e sul ruolo del laico nella società secondo diverse prospettive: antropologica, spirituale, sociale, politica. Significativa e molto attesa anche la visione dei giovani. Fra i relatori provenienti da diversi Paesi, il dr. Giovanni Impagliazzo, Coordinatore per l’America Latina della Comunità di Sant’Egidio , il sig. Ricardo Sada L.C. responsabile territoriale Regnum Christi, la dott.ssa Maria Consuelo Queremel vice-ministro mondiale dell’Ordine secolare francescano. Dei Focolari interverranno il copresidente, dr. Jesús Morán (Spagna), i coniugi Anna e Alberto Friso (Italia) membri del Pontificio Consiglio per la Famiglia e Margaret Karram (Israele), insieme a Marc St-Hilaire (Canada) pure presente, incaricata del rapporto con gli altri movimenti ecclesiali. L’evento sarà trasmesso in streaming su www.juntospormexico.org.mx (altro…)
Ott 8, 2015 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
La Germania si è guadagnata più volte le prime pagine dei giornali per le sue controverse politiche verso i rifugiati, sfociate tuttavia nella reazione del popolo tedesco ad accogliere i tanti migranti in arrivo. Anche il Movimento dei Focolari in Germania, che da anni lavora per l’integrazione degli immigrati nel contesto sociale, in questo periodo ha intensificato le iniziative di accoglienza. Si va dagli aiuti più concreti – come la raccolta di cibo, vestiti, mobili e altro materiale di prima necessità, le lezioni di tedesco, e la ricerca di assistenza medica o legale – a quella che un uomo di Aschaffenburg definisce “una controffensiva”, creando una “rete di preghiera per contrastare quella di discordia e di paura”. In alcune città si sono infatti verificati anche atti di violenza contro i profughi e contro chi dava loro aiuto, per cui la volontà di rispondere portando una testimonianza di senso opposto si è imposta con forza. Il Focolare di Dresda ha organizzato, sempre in quest’ottica, una serata sul tema “Ama il prossimo tuo come te stesso”: “Vediamo come molti qui vivono in una grande preoccupazione, o addirittura paura – riferisce una delle organizzatrici -: la serata è stata molto utile, ed ha incoraggiato tante persone ad intraprendere iniziative comuni”. A questo si è aggiunta la campagna social #openyourborders e #signupforpeace lanciata a livello internazionale dai Giovani per un mondo unito, allo scopo di dare un’ulteriore spinta alle iniziative inserite nello United World Project. Ma non mancano le testimonianze concrete nella vita quotidiana, come quella di una coppia di Monaco di Baviera. La sera prima della partenza per un weekend fuori porta a lungo programmato, è arrivata una telefonata in cui veniva loro chiesta la disponibilità ad ospitare per il fine settimana una giovane madre siriana con tre bambini piccoli, in attesa di proseguire il viaggio verso Karlsruhe. Pur sperando che “magari i quattro se ne sarebbero andati presto, così che avremmo ancora potuto passare almeno parte del weekend in montagna”, i due hanno – pur combattuti – accettato; ma “appena abbiamo preso la mano della nostra principessina di cinque anni, il ghiaccio si è subito rotto”, scrivono. Il weekend con gli ospiti inattesi è passato tra giochi con i bambini, una colazione condivisa in cui “abbiamo rinunciato al wurstel per rispetto dei nostri ospiti musulmani, che hanno apprezzato tantissimo lo yogurt e la focaccia che avevamo procurato per loro”, e una cena siriana preparata tutti insieme; e quando la domenica mattina è stata ora di salutarsi, “tutti quanti avevamo le lacrime agli occhi, ed eravamo felici e reciprocamente grati – scrive ancora la coppia -. Quale arricchimento ci ha portato il Regista di questo inaspettato cambio di programma!”. Leggi anche su www.fokolar-bewegung.de Herberge gefunden! Flüchtlinge: Stärkeres Engagement gefragt (altro…)
Ott 7, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

© Focolari-Alain Boudre
Le settimane sociali francesi hanno una grande tradizione: nate nel 1904, da sempre il loro scopo è far conoscere il pensiero sociale cristiano e portarne la luce sulle questioni della società: in esse quindi la dottrina sociale della Chiesa viene applicata ai problemi del tempo. Il titolo di questa edizione, alla quale hanno partecipato quasi 2000 persone, era: “Religioni e culture, risorse per immaginare il mondo”. I temi più presenti, come si può immaginare vista la loro attualità, i migranti e l’ambiente, riportato con forza al centro dell’attenzione del mondo dalla recente enciclica di Papa Francesco Laudato Sì.

© Focolari-Alain Boudre
Tutta la prima giornata è stata incentrata sulla situazione di oggi riferita a questi temi. Il secondo giorno è stata dedicato completamente al contributo che le religioni possono dare a queste emergenze. L’ultima giornata è stata infine incentrata tutta sull’Enciclica Laudato Sì, che è stata commentata da diversi punti di vista.Luigino Bruni è intervenuto nella seconda giornata, sabato 3 ottobre, nell’ambito della tavola rotonda dal titolo: “Rinnovare la visione della mondializzazione con le religioni”. L’idea era quella di riflettere su come immaginare insieme un mondo “finito” e comune in un mondo con culture diverse e livelli di sviluppo molto disuguali. Tre religioni, cristiana, mussulmana e buddista sono entrate in dialogo a partire dai rispettivi testi legati alla creazione.A dialogare con Luigino Bruni Cheikh Khaled Bentounes, mussulmano, guida spirituale della confraternità soufi Alâwiyya (fondatore degli scouts mussulmani e fra i promotori del festival interreligioso “Vivre Ensemble à Cannes” ) e Philippe Cornu, buddista, presidente dell’Institut d’Études Bouddhiques.

© Focolari-Alain Boudre
A Anouk Grevin, che traduceva Luigino in simultanea, chiediamo di raccontarci qualcosa di quell’ora davvero particolare: “Ciascuno nel suo intervento ha citato un testo sulla creazione della propria tradizione religiosa, commentandolo, e traendo spunti davvero molto profondi, con un’ascolto in sala attentissimo e molto intenso. Alla fine, in maniera un po’ inaspettata, Luigino ha posto alcune domande ai suoi interlocutori e questo ha dato origine ad un dialogo molto profondo e fraterno: decisamente una bella testimonianza di dialogo interreligioso in cui emergeva stima reciproca e venivano in luce tanti punti in comune delle rispettive visioni. Il dialogo si è concluso con un abbraccio fraterno dei tre, con scoppio di applausi in tutta la sala.” L’intervento di Luigino Bruni, “Una riflessione antropologica ed economica a partire dai primi capitoli della Genesi”, ha toccato i temi della creazione, della terra, della fraternità; di Adam e Caino; di Noè e della Torre di Babele, riportandoli all’oggi. Luigino ha concluso così il suo intervento: “Fuori dall’Eden, nel giardino della storia, la nuova lingua dell’Adam non la troveremo tornando indietro o fermando la storia dentro torri di simili; la potremo ritrovare solo camminando inseguendo una voce, un arcobaleno, una stella, un arameo errante. Oggi in Europa, nei tempi dei diluvi finanziari e sociali, sta tornando forte la tentazione di Babele. Ma si stanno anche moltiplicando i Noè, che combattono le barche della morte e i loro trafficanti dando vita a arche di salvezza, a tutti i livelli. Dobbiamo continuare ad abbattere le alte torri, e a costruire arche per salvare e salvarci dai vecchi e nuovi diluvi. Ma soprattutto dobbiamo salvare i figli, i figli nostri e le figlie e i figli di tutti. È per loro la terra promessa. ”Intervento completo di Luigino Bruni Fonte: EdC online
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Ott 7, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Avevamo qualche timore nell’intraprendere un viaggio tanto impegnativo, ma fin dall’invito giuntoci da Mons. Anthony Chirayath, vescovo della diocesi di Sagar (quella in cui si trova la nuova chiesa dedicata a Chiara Luce) ci è sembrato di capire che nostra figlia ne fosse felice e che ci spingesse a partire. Era un’altra occasione – questa davvero inaspettata – che Chiara ci offriva per cooperare a diffondere il suo messaggio, tanto più in un luogo così lontano e in contesti tanto diversi».
Lo raccontano Maria Teresa e Ruggero Badano, genitori della beata Chiara Luce, al loro rientro dall’India. «Ancora adesso – continuano – non riusciamo a renderci ben conto della grandezza di quanto è accaduto: a due genitori è stata data la grazia di presenziare all’inaugurazione di una parrocchia, e per di più in una diocesi di 40.000 chilometri quadrati, dove i cristiani sono 0,01%!». «La nostra Chiara non finisce di sorprenderci. Ogni giorno ringraziamo Dio per averci dato una figlia così e Gli chiediamo di renderci degni di questo Suo grandissimo dono».
La chiesa di Sironi è stata intitolata alla Beata per espressa volontà di mons. Chirayath, che ha appreso della vita di Chiara Luce durante uno dei suoi viaggi in Italia – riporta l’agenzia Asia News. Avendo in mente la numerosa popolazione giovanile che risiede nella cittadina indiana, il vescovo di Sagar ha intuito che la vita della ragazza potesse fungere da “esempio e ispirazione” per i molti giovani. E per i genitori questa è stata «l’ennesima prova che Chiara è davvero un modello, un’ispirazione, una sorella per tutti, a prescindere dalle loro fedi, dalle culture e dalle latitudini». Leggi anche: India: una chiesa dedicata a Chiara Luce Badano, “esempio e ispirazione” per i giovani (altro…)
Ott 7, 2015 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
https://vimeo.com/140569854 (altro…)
Ott 6, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Nancy O’Donnell ha lavorato come psicoterapeuta con tossico-dipendenti ed è stata responsabile di un centro medico per l’aiuto a donne alcolizzate e ai loro figli. La domanda sul significato del dolore è centrale nella vita delle persone e in particolare nella malattia. A lei chiediamo: è possibile affrontare il problema della sofferenza e trovare la speranza? «Il dolore fa parte di ogni vita umana e difficilmente siamo capaci di aiutare altri che soffrono se non abbiamo trovato il significato delle nostre sofferenze. È in questa ricerca la via alla speranza. La scienza offre nuovi trattamenti, nuove cure per migliorare la vita di molti. Il pericolo: che ci lasciamo ingannare credendo che troveremo il modo di non invecchiare, di non ammalarci, di non soffrire. Se si cerca solo la speranza di guarire, si rischia d’ingannare noi stessi, inganno che può portare alla disperazione, l’opposto della speranza. Ne abbiamo parlato di recente in un convegno lo scorso 27 settembre, al Polo Lionello Bonfanti, vicino Firenze, incentrato sulla sofferenza umana e su speranze di cura e ricerca di senso». Quale ruolo può avere la psicologia nell’esperienza di un malato, per aiutarlo a trovare la speranza? «Potremmo sintetizzarlo in quattro punti: il ruolo della personalità e la possibilità di modificarla, l’importanza dei rapporti sani nell’affrontare la malattia, la necessità di conoscere ed accettare i propri limiti, la capacità umana d’essere dono di sé. Sulla personalità: l’essere ottimista o positivo può diminuire il rischio di malattie e disturbi cronici. All’Università Davis di California, hanno scoperto che scrivere le cose per le quali si è grati ogni giorno ha portato ad un aumento di felicità. I risultati erano più significativi, confrontandoli con un gruppo cui era stato chiesto di annotare, invece, le cose che avevano provocato l’aumento di stress.
Il secondo punto: i rapporti. Abbiamo la capacità di stabilire rapporti sin dalla nascita. La salute mentale di ogni persona dipende dalla sua capacità di “coordinarsi” e “raccordarsi” con gli altri. La mente umana è sana quando possiede alcune strategiche competenze relazionali, che le permettono di “aprirsi” a una molteplice realtà sociale, cioè quando è in grado di “percepire” in modo adeguato gli altri e la loro diversità. Se la nostra identità è relazionale è logico che, quando restare nella speranza diventa una sfida, avere vicino persone con le quali si sono costruiti rapporti profondi, allora il sostegno di questi rapporti rinforza l’energia positiva necessaria per restare nella speranza. Ancora, la non accettazione dei propri limiti è una delle difficoltà più tipiche della persona di oggi. Il limite si manifesta alla persona attraverso la sua condizione e la sua storia, attraverso quelle esperienze che comportano il rischio della frustrazione. In un mondo che ci offre una vita “senza limiti” l’arrivo di una malattia in un momento inatteso, ci trova inpreparati. Invece, la capacità di assumere le molteplici espressioni del limite si mostra come il passaggio determinante per ottenere la propria autorealizzazione. Infine, essere dono per gli altri, anche quando vengono a mancare le forze fisiche, rende la persona protagonista sempre. E qui si trova una dignità che nasce da un punto in fondo al nostro essere».

La dott.ssa Nancy O’Donnell
Dott.ssa O’Donnell, si può intravedere un legame tra la psicologia e la spiritualità? «Sì, ma è un legame ambivalente. Io sono stata facilitata nel trovare la riconciliazione fra queste due dimensioni umane da una maestra di spiritualità e umanità: Chiara Lubich. Tutti, credo, cercano di trovare un’unità interiore, dove l’identità rimane una cosa sicura in mezzo ai vari conflitti attorno e dentro di noi. Per me, quest’unità viene dalla vita vissuta seguendo questa spiritualità. Ho lavorato per tanti anni con i tossicodipendenti, donne alcolizzate e poi con uomini senza tetto che avevano perso tutto per l’uso delle droghe. Si sentivano schiacciati dalla disperazione ed era difficile per loro capire perché vivere. Cercavo di comunicare la mia certezza, sia riguardante la loro dignità intrinseca, sia del valore della sofferenza. Usavo un’immagine che risultava utile. Nel corso della riabilitazione, avevano momenti liberi dove qualcuno faceva i puzzle. Allora, chiedevo se avevano mai finito un puzzle e scoperto che mancava un pezzo. Vedevo la vita di ciascuno un po’ così: ogni pezzo è unico e la bellezza finale si vede solo quando ognuno è al suo posto. Quindi ogni persona può trovare la propria bellezza e la coscienza di essere degna d’amore e insostituibile. Arrivare al punto di credere che sono stato creato come dono per l’altro come l’altro lo è per me». (altro…)
Ott 5, 2015 | Centro internazionale, Chiesa, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Maria Voce ha partecipato con un suo intervento alla veglia di preghiera tenutasi in Piazza S. Pietro sabato 3 ottobre. La giornalista allora inizia chiedendole: Perché è così importante il momento di preghiera? «Perché come cristiani pensiamo che debba lavorare soprattutto lo Spirito Santo; perché è un momento delicato, nel quale ci sono tante voci che girano nei media. Ma le grandi attese le può saziare solo lo Spirito Santo, come vuole Lui, non come pensano gli uomini. Per cui la cosa più importante è proprio chiedere con la preghiera una Sua assistenza speciale, per il Papa prima di tutto e per tutti i Padri sinodali». Ci aiuta ad allargare un po’ lo sguardo… «La famiglia è la componente dell’umanità più sofferente in questo momento. In un certo senso è come una figlia malata, a cui la Chiesa sta guardando con l’amore di una madre che la vuole guarire. La Chiesa sta facendo questo atto di conversione pastorale verso un suo membro che soffre. E penso che tutti noi dobbiamo metterci in questa disposizione. A me sembra che le attese che pretendono di avere chissà quali grandi cambiamenti dal punto di vista dottrinale o delle leggi che regolano l’istituto matrimoniale, saranno disattese. Penso che l’attesa più grande sia domandare a noi stessi come Chiesa quale conversione dobbiamo fare noi verso questi fratelli sofferenti, oggi in modo particolare perché bersagliati da tutte le parti: dalla politica alle lobby economiche e da quanti cercano di trarre dal disagio della famiglia nuove opportunità per i propri interessi. Il Movimento dei Focolari ha sempre avuto attenzione per la famiglia – ha una sua diramazione dedicata in modo particolare ad essa – e da sempre ha cercato di guardare a tutte le famiglie del mondo. Ci si dedica alla preparazione al matrimonio, perché i giovani possano affrontarlo con coscienza, anche aiutandoli, per quanto possibile, a trovare quei mezzi (lavoro, casa o altro) che permettono di fondare una famiglia. E una volta sposati, accompagnando le giovani coppie nel loro nuovo cammino, in modo che nelle prime avvisaglie di possibili crisi, che sono assolutamente naturali, trovino una comunità pronta ad accoglierle, a far sentire loro che non sono abbandonate a sé stesse, che l’amore della comunità è sempre vigile e premuroso. Fino a fare dei corsi appositi per la crisi, con esperti appositamente formati. Ci si occupa dei separati e anche dei divorziati in nuove unioni, facendo sentire loro che pur in queste condizioni sono membri della comunità e come tali amati, rispettati nella loro dignità di figli di Dio. E aiutati a scoprire che l’appartenenza alla comunità non è soltanto la partecipazione all’Eucaristia ma si sostanzia di momenti di carità vissuti insieme, di condivisione di sofferenze e di gioie, facendo loro sperimentare la vicinanza con Dio e con la Chiesa. Il Sinodo ci chiede di fare questa conversione tutti insieme, e questa mi sembra una cosa molto importante. Tuttavia non penso che si debba limitare lo sguardo alle famiglie dei risposati. Il Sinodo si occupa della famiglia in tutto il suo arco vitale: la vedovanza, genitori e giovani che non riescono a trovare lavoro, i rifugiati, i bambini, ecc. Occorre guardare alla famiglia come l’icona della società di oggi: è l’umanità di oggi che soffre nella famiglia. E l’umanità di oggi deve prendersi su questa famiglia sofferente e sentirne il peso nella sua carne». Quindi un terreno di incontro della Chiesa in uscita che Papa Francesco continuamente sollecita? «Assolutamente! Anzi, penso che è proprio in quel terreno che si può testimoniare la possibilità di relazioni personali profonde, non quelle soltanto sul telefonino o sulla rete, ma da prossimo a prossimo: con gli amici dei figli e i loro genitori, per esempio. Il ruolo di noi laici è quello di essere accanto a tutti, di uscire dal proprio cortile sicuro per camminare con loro giorno per giorno nelle scuole, al lavoro, nelle difficoltà quotidiane. Per questo anche dei laici sono presenti al Sinodo, e anche noi abbiamo la gioia di avere una coppia del Movimento che viene dalla Colombia, invitati come uditori: Maria Angelica e José Luis dalla Colombia». L’anno scorso invece c’era una coppia del Ruanda, giusto? «Sì. Penso che questi laici sposati presenti al Sinodo portano tutte le sfide che insieme agli altri raccolgono e vivono. Naturalmente anche i Padri sinodali arrivano ricchi di esperienze, di voci, di sofferenze che hanno raccolto nel mondo. Però è bello anche questo confronto fra Chiesa ministeriale e il laicato. Una Chiesa che è una realtà unitaria in cui laici e sacerdoti insieme. Il popolo di Dio in cammino che si prende cura di tutti i suoi figli». Ascolta l’intervista integrale di Radio Inblu a Maria Voce, 3 ottobre 2015 (in italiano dal minuto 11’ 15’’) (altro…)
Ott 5, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
«Abbiamo lavorato sodo. Per tre anni ci siamo messe in ascolto delle migliaia di persone, soprattutto giovani, che abbiamo incontrato a casa nostra o nei nostri tour. Abbiamo composto musica, scritto testi, ma soprattutto abbiamo cercato di “vivere” nel senso letterale del termine: mettendoci in gioco, rischiando, accogliendo il bello e il brutto dell’umanità. Non vediamo l’ora di partire per la Gran Bretagna: andiamo per accogliere e condividere, ma anche per dare». A parlare è Sally McAllister, manager del Gen Verde, irlandese di nascita e inglese d’adozione: «Ho vissuto a Londra per più di 30 anni e ho imparato a conoscere e amare la gente. Quindi è con grande gioia che rispondiamo all’invito di tornare lì». I Focolari sono presenti in Gran Bretagna dal 1963 in parecchie città del Regno Unito e i suoi membri sono cattolici, anglicani, fedeli delle Chiese Libere. Ci sono anche musulmani e sikhs che, nel loro piccolo, sono una vera testimonianza di unità vissuta, sofferta e realizzata nel quotidiano. «Perché’ ci hanno chiamati? – continua Sally – Sono state le comunità dei Focolari ad organizzare l’intero tour. Una ventina di gruppi di giovani e adulti, famiglie, sparsi nel Regno Unito. Lo abbiamo sognato e organizzato insieme a tutti. Ci hanno detto di voler aprire di più e meglio mani e cuore, ricomporre rapporti, sconfiggere odio e diffidenza; incontrare la gente e comunicare il dono della comunione nella diversità». «Ci è voluto coraggio e posso dire che questa gente ne ha da vendere!. Faremo 12 date per un totale di 7 spettacoli “Start Now” e cinque concerti acustici, accanto a diversi altri appuntamenti». Ascoltando Sally si comprende che i concerti non sono altro che la punta dell’iceberg del tour, se così si può dire e che il viaggio musicale del Gen Verde nel Regno Unito può toccare le corde della gente. «Ci esibiremo in città complesse come Londra, Birmingham, Glasgow, Oxford, Liverpool, Portsmouth e Cardiff – spiega Sally – con un tessuto sociale e culturale che è stato definito post-cristiano, disgregato, ma dove anche le dimensioni ecumenica e interreligiosa sono tuttora forti. Attraverso la musica, le parole e le coreografie racconteremo la vita che c’è tra noi e in tante parti del mondo: una vita fatta di comunione, fraternità, sacrificio e reciprocità. Vogliamo far emergere il ‘molto di più’ che c’è ma non si racconta della società britannica, quella che si spende per gli altri ma che rischia di rimanere nascosta dietro i titoli dei media che spesso gridano esclusione, difesa, paura». A Londra il Gen Verde incontrerà anche i giovani del Centro Islamico, su invito dell’imam dr. Mohammad Ali Shomali. Un appuntamento per nulla scontato di questi tempi. «Puntiamo sui valori che ci uniscono e vogliamo lavorare insieme». Dalla passione che Sally ci mette, è evidente che proprio i giovani avranno un posto privilegiato in questo tour: «Sono il termometro della società, ne vivono spesso gli abissi più oscuri e non è un mistero che anche in Gran Bretagna, come in altri Paesi europei, violenza e suicidi sono in forte ascesa tra gli under 30». Nel nuovo show che andrà in scena in Gran Bretagna ci saranno anche i pezzi nuovi di “On The Other Side”, l’album ora in uscita . «È dedicato proprio ai giovani e i temi sono universali. Si tratta di un viaggio in quattro tappe: si parte con le sfide, quelle profonde, che ti fanno guardare dentro; poi arriva la domanda: è possibile superarle? e infine l’invito ad uscire da sé per costruire il presente e il futuro insieme e che abbiamo voluto chiamare “No frontiers”, senza frontiere, perché insieme possiamo fare la differenza». (altro…)
Ott 4, 2015 | Chiesa, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il 4 ottobre si apre il tanto atteso Sinodo sulla famiglia che fa seguito a quello straordinario tenutosi lo scorso anno che ne ha preparato le basi. Un Sinodo che anche questa volta il papa ha voluto far precedere da una veglia di preghiera “affinché lo Spirito Santo illumini i Padri Sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito”. Ed è così che in piazza San Pietro, la sera del 3 ottobre c’erano proprio tutti: coppie di sposi, bambini, fidanzati, nonni, zii, cugini, religiosi, singole persone… tutti venuti per stringersi in preghiera con papa Francesco. Tanti di essi sono giunti anche da lontano, ma tutti come protagonisti, proprio perché ciascuno, fin dall’inizio si è sentito coinvolto nella riflessione che ha preparato le due assisi sinodali. Non era mai avvenuto, infatti, che nell’indire un Sinodo il papa volesse una doppia consultazione popolare, quasi a significare che le pareti dell’aula sinodale dovevano allargarsi all’ascolto di chi in prima persona vive l’esperienza famigliare o di quanti, anche nell’anonimato, si prendono cura che la famiglia abbia tutto il sostegno che le è dovuto in quanto bene di creazione.
Ciascuno dei partecipanti ha una fiaccola accesa: tante piccole luci che insieme rischiarano simbolicamente l’orizzonte di tutte le famiglie. Di quelle che con rinnovato vigore ogni giorno camminano sulla scia del loro disegno originario, come di quelle immerse nel buio per non credere più all’amore. Tante luci per dire a tutti che il ‘per sempre’ in Cristo è possibile. Che la grazia del sacramento del matrimonio guarisce ogni incapacità di amare e dona ai coniugi uno splendido tesoro: la presenza di Gesù nella loro casa. Alla preghiera si alternano canti e testimonianze di famiglie: un diverso pregare questo, ma altrettanto significativo e sacro. Che mette anch’esso in luce la bellezza della famiglia, quella che spesso scaturisce da una faticosa quotidianità intrisa di gratuità, di tenerezza, di perdono, la sola che sa dare la vera gioia. Testimonianze che nel condividere il percorso di vita rendono presente il dono che la famiglia rappresenta per il mondo quale via privilegiata per un nuovo annuncio del Vangelo.
“Preghiamo perché il Sinodo – invoca il Santo Padre – valorizzi e proponga quanto nella famiglia c’è di bello, di buono e di santo. Abbracci le situazioni di vulnerabilità che la mettono alla prova: la povertà, la guerra, la malattia, il lutto, le relazioni ferite, sfilacciate, da cui sgorgano disagi, risentimenti e rotture”. Preghiamo, ha continuato il papa “per un Sinodo che più che parlare di famiglia sappia mettersi alla sua scuola nella disponibilità a riconoscerne sempre la dignità, la consistenza e il valore nonostante le tante difficoltà e contraddizioni che possono segnarla”. Francesco si è anche augurato che venga offerto lo spessore di “una Chiesa che è madre, capace di generare alla vita ed è attenta a dare continuamente la vita, ad accompagnare con dedizione, tenerezza e forza morale perché se non sappiamo unire la compassione alla giustizia finiamo per essere inutilmente severi e profondamente ingiusti”.

Maria Voce, Presidente del Movimento dei focolari
Ad offrire uno sguardo illuminato sulla famiglia sono anche alcuni presidenti di movimenti, fra cui anche Maria Voce, la quale, tratteggiando nel suo intervento il profilo di famiglie che decidono di camminare col Risorto, ha affermato che anch’esse, come i discepoli di Emmaus, «sentono accendersi nel cuore la gioia tipica della presenza di Gesù, sperimentandone i doni: l’unità con Dio e tra loro, luce, coraggio, slancio missionario». «Anzi – precisa la presidente dei Focolari – sarà Gesù presente in mezzo a loro a parlare al cuore di quanti incontreranno, riaccendendo in essi la speranza». «Alle famiglie cristiane è affidato il mandato della convivenza umana risanata dalla misericordia. Esse possono mostrare all’umanità la tenerezza e la forza dell’amore di Dio e, scrivere così ogni giorno una pagina di storia sacra, non quella scritta solo nei libri, ma quella che rimane in eterno nel cuore del Padre». Al Sinodo partecipano come uditori anche una coppia del Movimento dei Focolari, María Angélica e Luis Rojas, della Colombia. Anna Friso Discorso integrale di Maria Voce Intervista a Maria Voce, Radio Inblu 03/10/2015 (dal minuto 11′ 15”)
https://youtu.be/86SemtwG6Lc (altro…)
Ott 3, 2015 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
La pace è il risultato di un progetto: un progetto di fraternità fra i popoli, di solidarietà con i più deboli, di rispetto reciproco. Così si costruisce un mondo più giusto, così si accantona la guerra come pratica barbara appartenente alla fase oscura del genere umano. E Giordani la guerra la conosceva bene: vi aveva partecipato, nel primo conflitto mondiale, meritando un’onorificenza per una grave ferita riportata sul fronte austriaco. Ma non è solo l’orrore per il sangue e per la morte che deve indurre l’uomo a rifiutare la guerra come strumento per risolvere per risolvere i problemi di ordine internazionale. La guerra può essere pensata come naturale da quelle povere menti che postulano l’uomo come una macchina assetata di potere e pronta a scagliarsi contro un qualsiasi nemico per realizzare i propri sogni di potenza. Ma non c’è niente di naturale nel procurarsi a vicenda sofferenza, miseria, morte. La guerre non producono vincitori, ma solo sconfitti. La storia ce lo insegna, e Giordani lo dimostra: i gravi problemi che ogni guerra lascia sul campo sono di gran lunga più angoscianti di quelli che si voleva risolvere ingaggiando il conflitto. È quindi già la ragione che ci suggerisce di deporre le armi e i sentimenti bellicosi e preparare un ordine pacifico. Ma per coloro che credono che l’uomo è creatura di Dio, l’offesa al prossimo deve rimanere estranea all’azione. Come si può compiacere Dio attentando alla vita delle sue creature? È trascorso mezzo secolo da quando Giordani scrisse i brani che riportiamo qui sotto, tratti da L’inutilità della guerra, edito da Città Nuova, eppure sembrano scritti per questa nostra attualità lacerata da conflitti così pericolosi. «La guerra è un omicidio in grande, rivestito di una specie di culto sacro, come lo era il sacrificio dei primogeniti al dio Baal: e ciò a motivo del terrore che incute, della retorica onde si veste e degli interessi che implica. Quando l’umanità sarà progredita spiritualmente, la guerra sarà catalogata accanto ai riti cruenti, alle superstizioni della stregoneria e ai fenomeni di barbarie. Essa sta all’umanità come la malattia alla salute, come il peccato all’anima: è distruzione e scempio e investe anima e corpo, i singoli e la collettività». «La storia conferma la logica cristiana, dacché l’allestimento d’armi porta alla paura, alla diffidenza, alla guerra. Sono falsi realisti quei tali che dicono: ‘Se vuoi la pace, prepara la guerra’. Basta aprire un manuale di storia per vedere a cosa conduce l’accumular armi e munizioni. La pace è difficile. Perché cristiani, noi non siamo ingenui. Noi vogliamo la pace e non l’illusione. La pace non cadrà dal cielo bell’ e fatta. La pace è un’azione paziente che dobbiamo fare insieme. Cioè la pace si ottiene con la pace». «Difende la guerra chi ha paura. Si fa la guerra perché si ha paura. Chi ha paura ingiuria e spara, per un istinto di liberazione. Ci vuole coraggio – un coraggio razionale – a sostenere la pace». Alberto Lo Presti L’inutilità della guerra, Città Nuova 2003 (pp. 7, 71-72, 83) (altro…)
Ott 2, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
«Ospitare nell’ordinario lo straordinario, esercitando l’occhio a vedere l’albero che cresce: se mancassero i profeti la vita sarebbe luogo di pessimismo e non della speranza che ci unisce». È possibile riassumere in queste parole dell’economista Luigino Bruni la Convention nazionale delle reti di Economia di Comunione, nell’ambito della sesta edizione di LoppianoLab che ha registrato più di duemila arrivi da tutto il Paese e non solo. Economia di Comunione, modello per ripartire. «Solo rigenerando le relazioni si vince la paura e riparte l’economia: mentre oggi sfiducia e pessimismo frenano la ripresa in Europa e in Occidente, abbiamo osato guardare l’economia con gli occhi dei giovani africani – ha esordito Bruni. Se vogliamo contribuire alla rinascita dell’economia, occorre rigenerare i territori, le famiglie, i rapporti, riscoprire e praticare le virtù civili». “Oltre la paura. Cultura del dialogo, cittadinanza attiva, economia civile” è stato non a caso il titolo scelto per l’edizione LoppianoLab 2015, promossa dal Gruppo editoriale Città Nuova, Polo Lionello Bonfanti–Economia di Comunione (EdC), Istituto Universitario Sophia (IUS) e Centro internazionale di Loppiano (FI). Ovviamente pressante il richiamo al settore economico, nell’ambito del quale in Italia sono circa 200 le aziende, 800 nel mondo, che aderiscono e mettono al centro dell’agire economico l’uomo e la dimensione relazionale, aderendo all’Economia di comunione.
Sognando l’Africa. Frequenti i richiami al congresso internazionale EdC svoltosi nel maggio scorso a Nairobi, a proposito del quale Geneviéve Sanze, economista centrafricana, ha raccontato la “vitalità”. Nel suo continente, ad oggi sono circa una trentina le aziende che hanno aderito al progetto ed è nata una rete di sostegno ai giovani da parte degli imprenditori EdC. «L’Economia è una scienza della ricchezza, vorrebbero farci pensare: si pensa che bisogna andare nelle grandi metropoli per praticarla, ma con l’EdC è diventata scienza di comunione – ha affermato. Scambio, dialogo, fraternità: abbiamo capito a Nairobi che ogni persona porta ricchezza nella sua comprensione e nella sua unicità, così come l’imprenditore con creatività cerca di arricchire il suo luogo, il suo territorio senza omologarsi a standard lontani dall’attenzione alle periferie bisognose. Parlare di economia a livello internazionale partendo dall’Africa è veramente un processo nuovo, ma lo è ancora di più quando si parla del contributo che l’Africa può dare, più che ricevere, dando così fiducia e nuovo slancio agli stessi africani per accrescere le loro possibilità nei loro paesi». L’Africa è un continente giovane, hanno testimoniato due studenti africani impegnati all’Istituto Universitario Sophia a Loppiano, Gloria e Melchiot: «Fare sognare i giovani in Africa significa evitare il fenomeno dell’immigrazione: perché non pensare ad aprire imprese in Africa, fare trovare loro lavoro lì?». Due progetti EdC. «A Nairobi sono partiti due progetti economici ed è stata annunciata la nascita di un corso di laurea in Economia di Comunione all’università CUIB (Catholic University Institute of Buea) in Camerun – spiega Anouk Grevin, economista (Università di Nantes e Istituto Universitario Sophia) –: dal 2017 prenderà il via l’incubatore “Siobhan” a sostegno della nascita di nuove aziende in Africa. Il secondo progetto, intitolato a François Neveux, pioniere francese dell’EdC, metterà in contatto imprenditori di tutto il mondo, dando vita ad una rete di accompagnamento economico e progettuale, indirizzata soprattutto ai giovani imprenditori». fonte: Città Nuova (altro…)
Ott 1, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo

Foto © Renato Araujo
Filadelfia è la città cuore degli USA – qui sono state redatte nel 1776 la Dichiarazione di Indipendenza e la Costituzione statunitense. Ed è qui che si è conclusa la visita del Papa: giorni storici che hanno toccato profondamente il popolo statunitense. Nella Sala dell’Indipendenza, con il suo sorriso di sempre, Papa Francesco chiarisce che non è né di sinistra né di destra. Mette in luce l’importanza della libertà religiosa e del dialogo in una società multiculturale, ma sottolinea il positivo che già c’è nel popolo statunitense: «Ricordiamo le grandi lotte che hanno portato all’abolizione della schiavitù, all’estensione del diritto di voto, alla crescita del movimento dei lavoratori ed allo sforzo progressivo per eliminare ogni forma di razzismo e di pregiudizio diretti contro le ondate successive di nuovi americani», dice il Papa. E poi un saluto speciale agli immigrati ispanici, da un papa che viene da una famiglia di immigrati: «Voi apportate molti talenti alla vostra nuova Nazione. Non vergognatevi delle vostre tradizioni» afferma con forza seguito da un applauso spontaneo. Francesco nomina, tra altri valori, la fervida fede e il senso profondo della vita famigliare degli ispanici: «Portando i vostri contributi, non troverete soltanto il vostro posto qui, ma aiuterete a rinnovare la società dall’interno». Commenta Jeniffer Huertas dal Porto Rico, da due anni negli USA: «Il Papa ci dice di non dimenticare le nostre radici, e di vedere sempre l’unicità di ogni persona. Sì, la diversità non è un male, perché ogni essere umano è unico». Solo alcune ore più tardi, l’appuntamento per la conclusione della Giornata Mondiale della Famiglia, tanto attesa dai partecipanti: giovani famiglie, quelle formate di tante generazioni, coppie, persone single, religiosi e religiose nei loro abiti, sacerdoti, tutti accolti dalla città che ha preparato con tanta cura ogni particolare. Dopo aver ascoltato sei testimonianze di coppie e famiglie che raccontano come hanno cercato di superare le sfide della vita appelandosi alla fede in Dio, il Papa fa un discorso appassionato evidenziando l’importanza della vita in famiglia. Un bambino le chiede cosa Dio faceva prima di creare il mondo: «Dio amò, perché Dio è Amore», risponde. E la cosa più utile che Dio crea per condividere questo amore è la famiglia; lo dimostra anche il fatto che «Dio manda il suo Figlio in una famiglia». Non è tutto rosa e fiori, «a volte volano i piatti, ma si superano le difficoltà con l’amore», afferma. 
Foto © Andrea Re
Le sue parole lascia il mezzo milione di partecipanti – che hanno atteso lunghe ore sul Benjamin Franklin Parkway – incantati e felici: «Era fantastico vedere il Papa»,dice Thea, una giovane di Los Angeles. «Mi piaceva quando diceva che Dio non ha messo Gesù in un Regno, ma in una famiglia. Oggi tanti visitano solo raramente i loro genitori, tanti dei miei amici vivono così e questo mi fa pena. Anche nella mia famiglia non è sempre facile, facciamo difficoltà ad ascoltarci a fondo, ma le parole del Papa ora mi aiuteranno ad affrontare meglio queste difficoltà». Il giorno dopo le folle attirate da Francesco si sottomettono con pazienza ai lunghi controlli di sicurezza, cantando e danzando. Senza perdere la calma, sorridono e ringraziano i poliziotti che fanno il loro lavoro. «Mio figlio compie oggi 2 anni, ma con mia moglie ci siamo detti che questa è un’opportunità che capita una volta nella vita», dice una guardia di sicurezza. Circa un milione di persone presenti alla Messa e, ancora milioni quelle che lo seguono in diretta TV. Francesco saluta tutti, benedice i bambini prima di incominciare la Messa con letture anche in spagnolo e vietnamita. La liturgia del giorno usa parole forti, dove Mosè prima e Gesù dopo, affermano che anche chi non appartiene al loro gruppo può fare miracoli nel nome del Signore. «Non dobbiamo scandalizzarci dall’amore di Dio» dice il Papa, e lancia un messaggio chiaro per una Chiesa che deve accettare le diversità e che ha fiducia nell’agire dello Spirito Santo. Francesco, poi, invita le famiglie a fare gesti piccoli di amore e di compassione: una cena calda dopo un giorno di lavoro, una benedizione, un abbraccio: «L’amore si manifesta nelle piccolo cose», afferma. Questo vuol dire «essere profeti, superare “lo scandalo di un amore ristretto e meschino”». Più significativi ancora i singoli incontri: con i carcerati, con le vittime di abusi sessuali da parte del clero; a questo riguardo il Papa dice «Dio piange». È come una messa nera, «non ci sono scuse». Alla conclusione di questi giorni, non solo la Chiesa cattolica negli USA è cambiata, ma l’intero Paese. Il Papa ha rimesso in evidenza le richezze culturali a partire dalla fondazione del Paese, e ha richiamato gli americani ad essere fedeli a quei valori: l’amore, la famiglia, la dignità di ogni essere umano, il prendersi cura dei poveri. E lasciando gli Stati Uniti, invia un messaggio su Twitter: «Con la mia gratitudine, che l’amore di Cristo guidi sempre il popolo americano! #GodBlessAmerica». Susanne Janssen e Sarah Mundell (altro…)
Set 30, 2015 | Cultura
Uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Le 5 vie “familiari” per trasformare la Chiesa in un’esperienza di famiglia, di fraternità, di maternità e di paternità. Come coniugare la frenesia dei ritmi lavorativi, o ancor più le preoccupazioni dettate dalla mancanza di lavoro, con gli impegni familiari? Come non prestare attenzione a tutte quelle nuove situazioni di fragilità emerse negli ultimi anni: conviventi, persone omosessuali, famiglie segnate dal dolore o dalla lacerazione degli affetti? Cinque vie per rispondere alle esigenze del Vangelo e alle sollecitazioni di papa Francesco, sono le indicazioni del Convegno ecclesiale Nazionale di Firenze per trasformare la Chiesa in un’esperienza di famiglia; cinque strade da percorrere per affrontare la vera sfida posta a ogni sposa e a ogni sposo credenti di questo tempo: curare e proteggere il “capolavoro di Dio”; ricostruire il giardino del principio. Città Nuova Editrice – collana: Famiglia Oggi – Spazio Famiglia
Set 30, 2015 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Dalle ore 17.00 alle 18.00 testimonianze dei rappresentanti di movimenti ecclesiali, tra cui Maria Voce del Movimento dei Focolari
Un momento di preghiera e testimonianza di fede attorno a Papa Francesco e ai Padri Sinodali, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana. «Sono convinto che nelle vostre associazioni, movimenti e nuove comunità si vedono tante belle luci familiari e vorrei che come fiaccola illuminassero Piazza San Pietro la sera della veglia con Papa Francesco, il prossimo 3 ottobre», aveva dichiarato Mons. Galantino, Segretario Generale della CEI, invitando rappresentanti di associazioni e movimenti ecclesiali al grande appuntamento di preghiera alla vigilia dell’apertura della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (4-25 ottobre), che avrà per tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. L’iniziativa vuole essere una risposta di popolo ai molteplici appelli del Santo Padre alla preghiera per la famiglia e per il lavoro dei Padri sinodali. Tra le testimonianze previste, dalle ore 17,00 alle ore 18,00 anche quella di rappresentanti di movimenti ecclesiali, fra cui Maria Voce presidente del Movimento dei Focolari, Kiko Argüello iniziatore del Cammino Neocatecumenale, Julián Carrón presidente di Comunione e Liberazione, Salvatore Martinez presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, Matteo Truffelli presidente dell’Azione Cattolica Italiana. Libretto della veglia di preghiera Informazioni generali (altro…)
Set 30, 2015 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
https://www.change.org/p/sign-up-for-a-global-petition-for-peace-now Di fronte al dramma umanitario dei rifugiati, i Giovani per un Mondo Unito dei Focolari si mobilitano appellandosi agli organismi internazionali e impegnandosi in prima persona insieme a tutto il Movimento.
- Ridurre i finanziamenti pubblici destinati agli armamenti
- Operare alla radice delle diseguaglianze per contrastare la miseria
- Rivedere i modelli di governance attuali
- Adottare un modello di legalità organizzata in opposizione ai fenomeni criminali
- Garantire un livello di istruzione primaria universale
Sono questi i 5 punti principali dell’appello dei Giovani per un Mondo Unito (GMU) dei Focolari, rivolto ai Parlamenti nazionali, a quello Europeo, alle commissioni nazionali dell’Unesco e alle Nazioni Unite. Firma anche tu per sostenere la petizione! https://www.youtube.com/watch?v=GdTA-8E3MJE&feature=youtu.be (altro…)
Set 30, 2015 | Focolari nel Mondo

Dalle ore 17.00 alle 18.00 testimonianze dei rappresentanti di movimenti ecclesiali, tra cui Maria Voce del Movimento dei Focolari
Un momento di preghiera e testimonianza di fede attorno a Papa Francesco e ai Padri Sinodali, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana. «Sono convinto che nelle vostre associazioni, movimenti e nuove comunità si vedono tante belle luci familiari e vorrei che come fiaccola illuminassero Piazza San Pietro la sera della veglia con Papa Francesco, il prossimo 3 ottobre», aveva dichiarato Mons. Galantino, Segretario Generale della CEI, invitando rappresentanti di associazioni e movimenti ecclesiali al grande appuntamento di preghiera alla vigilia dell’apertura della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (4-25 ottobre), che avrà per tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. L’iniziativa vuole essere una risposta di popolo ai molteplici appelli del Santo Padre alla preghiera per la famiglia e per il lavoro dei Padri sinodali. Tra le testimonianze previste, dalle ore 17,00 alle ore 18,00 anche quella di rappresentanti di movimenti ecclesiali, fra cui Maria Voce presidente del Movimento dei Focolari, Kiko Argüello iniziatore del Cammino Neocatecumenale, Julián Carrón presidente di Comunione e Liberazione, Salvatore Martinez presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, Matteo Truffelli presidente dell’Azione Cattolica Italiana. Libretto della veglia di preghiera Informazioni generali (altro…)
Set 30, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Un giorno
stavamo chiudendo, quando alle 16.30 si presenta una mamma con un bimbo di circa 8 mesi, per un prelievo di sangue». Aline M. è infermiera e biologa nella clinica universitaria di Kinshasa. Nel Congo/RDC l’indice di natalità è elevatissimo, come anche quelli di mortalità e di mortalità infantile in particolare. La speranza di vita alla nascita e l’età media della popolazione sono molto basse. «I miei colleghi avevano già chiuso i quaderni della registrazione e volevano andarsene. Ma mi tornavano in mente le parole del Vangelo, che invitano ad amare il prossimo come se stessi: “Devo pur accogliere questa mamma”, pensavo. Ho fatto lo stesso il prelievo al piccolo e, mentre sto chiudendo, la mamma mi dice con voce ferma: “Che Dio vi benedica, signora!”».
Riesco appena a convincere una collega della banca del sangue a rendersi ancora disponibile per questa emergenza, quando si presenta un’altra situazione grave. Erano già le 17.00. Una mamma in lacrime, senza poter pagare un’assistenza medica, col suo bambino di 4 anni in braccio, affetto da grave anemia. La mia collega, decisa, mi dice che non è più possibile accettare qualcuno. “Altrimenti perderò il lavoro”, esclama. Ero toccata da questa sofferenza. Prendo un foglio attestando per iscritto che mi facevo carico del costo della trasfusione di sangue per questo piccolo. La mia collega allora ha accettato e fatto subito la trasfusione al bambino, salvandogli così la vita. La mamma del bambino mi dice: “Dio le restituirà i soldi. Di questo sono certa!”
Tornata a casa mi sono chiesta: “Come mai, proprio alla chiusura del servizio, incontro due mamme con i bimbi così sofferenti? Leggo la Parola di Vita, una frase del Vangelo, e vi trovo conforto. La settimana seguente ricevo dal mio servizio sanitario un invito. Fra tutti i colleghi sono stata scelta per fare una formazione professionale di 3 giorni. Il contributo finanziario donatomi per la partecipazione è di 150 US$! Ecco la risposta di Dio. Per aver pagato 25 US$ per la trasfusione del sangue ho ricevuto due benedizioni e questa somma che mi permette ora di pagare anche le rette scolastiche per i miei figli». A. M. – Kinshasa, Congo/RDC (altro…)