Feb 23, 2022 | Nuove Generazioni
Dal 25 al 27 febbraio 2022 un progetto mondiale ideato e realizzato dai ragazzi che punta alla fraternità universale. Azioni locali e globali per favorire la conoscenza tra culture e religioni diverse, sviluppare una cittadinanza attiva, concretizzare l’impegno dei ragazzi per le grandi sfide del pianeta, da quella ambientale all’eliminazione di fame e povertà.
“Abbiamo capito che dobbiamo accettarci l’un l’altro nonostante le nostre differenze che sono un’enorme ricchezza. È un modo per promuovere i valori e bandire gli anti-valori”. Claire Mulimbi è una gen3 – i ragazzi dai 10 ai 17 anni del Movimento dei Focolari – e vive nella Repubblica Democratica del Congo. Con queste parole racconta la sua esperienza dopo aver organizzato due giorni di “Hombre Mundo” nel mese di settembre 2021. “È stata un’esperienza molto bella di scambio di culture attraverso canzoni, danze, poesie e indovinelli. Con alcuni ambientalisti abbiamo imparato nozioni sull’ecologia, poi abbiamo piantato alcuni alberi”. Hombre Mundo è un progetto che coinvolge migliaia di ragazzi e ragazze del Movimento dei Focolari in tutto il mondo. Lo scopo è quello di formarsi alla fraternità universale favorendo la conoscenza di coetanei di altre culture e religioni, scoprendo e condividendo le ricchezze di ogni popolo, impegnandosi insieme per le grandi sfide del pianeta. Hombre Mundo infatti non è solo occasione di incontro e conoscenza, ma si basa anche su azioni concrete per sviluppare la cittadinanza attiva per il bene comune della comunità dove sono inseriti i ragazzi o in gemellaggio con altri. Hombre Mundo prevede quindi azioni a livello locale e mondiale accanto ad appuntamenti planetari, come quello che si terrà dal 25 al 27 febbraio 2022. Il primo Cantiere Hombre Mundo si è svolto nel 2014 in Argentina, poi nel 2017 nell’Europa Orientale se ne sono tenuti tre (in Croazia, Serbia e Polonia): si tratta di laboratori “laboratorio” internazionali per imparare a conoscere, amare, rispettare la patria dell’altro come la propria. Il programma viene pensato e realizzato direttamente dai ragazzi dalla scelta delle tematiche da affrontare alle testimonianze, dai testi alle canzoni. Questa edizione avrebbe dovuto avere due eventi centrali in Kenya e Costa d’Avorio e molti eventi locali in tanti Paesi del mondo. Per la prima volta invece, a causa della pandemia, sarà completamente online. Anche nella preparazione il web è stato un grande aiuto. Gašper Jošt, Gen3 dalla Slovenia racconta: “Ci siamo divisi in gruppi più piccoli per fuso orario e lingua. Noi della Slovenia ci siamo ritrovati con i alcuni ragazzi di Malta e Irlanda. Abbiamo così scritto una canzone. Miha ha scritto il testo e Anja la melodia. Con questo brano vogliamo incoraggiare le persone a continuare a costruire un mondo più bello e dire che finché ci sarà anche una sola persona che cercherà di farlo, questo incoraggerà gli altri e porterà loro speranza”.
I gen3 di tutto il mondo inoltre hanno avviato anche varie azioni concrete per vivere e diffondere una cultura del dare e del condividere. Così i ragazzi di alcuni Paesi dell’Africa centro-orientale, del Vietnam, dell’Indonesia e del Myanmar hanno ricevuto materiale utile alla loro formazione. In India invece sono stati destinati fondi alla prevenzione al lavoro minorile, per costruire luoghi sicuri dove i bambini possano partecipare ad attività per ritrovare la loro autostima, socializzare con gli altri, sviluppare i propri talenti. Diventare sempre di più uomini e donne-mondo, cioè persone con un cuore aperto su tutta l’umanità con le sue ricchezze e le sue sfide da raccogliere e vincere, è l’obiettivo della tre giorni di quest’anno. Ogni giorno si approfondirà una tematica. Si partirà dalla vita personale per poi allargare lo sguardo intorno alle comunità nelle quali i ragazzi vivono e al pianeta. Il 25 febbraio sarà dedicato allo stile di vita che caratterizza questi ragazzi, l’arte di amare proposta da Chiara Lubich sarà al centro delle loro riflessioni e testimonianze, con particolare riferimento al periodo che stiamo vivendo: come viverla durante la pandemia? Come continuare ad amare nel mondo virtuale e dei social media? Il secondo giorno invece si approfondirà il loro impegno per l’ecologia integrale fino ad arrivare all’Obiettivo “Fame Zero”, il secondo dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite per il 2030. Il terzo giorno il titolo sarà “Che tutti siano uno” e l’attenzione si focalizzerà sulla bellezza dell’incontro tra i popoli ed il comune impegno per costruire un mondo di pace e unità. Al Cantiere 2022 parteciperanno anche il complesso internazionali Gen Verde, con un workshop di percussioni che coinvolgerà 60 ragazzi e ragazze della zona interamericana ed il Gen Rosso con un concerto per la pace il 26 febbraio alle ore 12:30 (ora italiana), in diretta dall’isola italiana di Lampedusa, famosa per l’accoglienza dei migranti. Prima del concerto, alle ore 12:00 (ora di Greenwich) ci sarà un collegamento mondiale per pregare tutti insieme per la pace. “Ogni uomo sul pianeta Terra è dotato di sfaccettature, facoltà, abilità e capacità che lo rendono un’opera d’arte inimitabile – afferma Granville di Bangalore (India) – Perciò, ogni volta che ci troviamo fianco a fianco, supportati da uno spirito di unità, costruiamo una galleria d’arte impressionante. Cosa significa Hombre Mundo per me? Una parola, credo, risponda perfettamente a questa domanda: unità. Non ci può essere unità senza amore. L’amore è il ponte sopra gli abissi della divisione. L’amore abbatte i muri che ci frammentano e ci unisce. È solo attraverso l’amore per il mio prossimo che posso fare la mia parte per creare un mondo in cui ognuno di noi, opere d’arte, si unisce per creare una galleria d’arte sinergica”. Per maggiori informazioni visita teen4unity.org
Lorenzo Russo
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Feb 21, 2022 | Chiara Lubich
Le parole di Chiara Lubich sulle quali oggi proponiamo di meditare sono di una straordinaria attualità che non ci lasciano indifferenti e, senza dubbio, ci portano a guardarci intorno per agire in favore di ogni fratello. (…) Gesù durante la sua vita terrena ha sempre accolto tutti, in modo particolare i più emarginati, i più bisognosi, i più lontani. È l’amore con cui Gesù ha offerto a tutti la sua fiducia, la sua confidenza, la sua amicizia, abbattendo ad una ad una le barriere che l’orgoglio e l’egoismo umano avevano eretto nella società del suo tempo. Gesù è stato la manifestazione dell’amore pienamente accogliente del Padre celeste verso ciascuno di noi e dell’amore che, di conseguenza, noi dovremmo avere gli uni verso gli altri. È questa la prima volontà del Padre su di noi; per cui non potremmo rendere al Padre una gloria più grande di quella che gli rendiamo quando cerchiamo di accoglierci gli uni gli altri a quel modo con cui Gesù ha accolto noi. (…) Richiama la nostra attenzione su uno degli aspetti del nostro egoismo più frequente e, diciamo pure, più difficile da superare: la tendenza ad isolarci, a discriminare, ad emarginare, ad escludere l’altro in quanto è diverso da noi e potrebbe disturbare la nostra tranquillità. Cercheremo allora di vivere (…) innanzitutto all’interno delle nostre famiglie, associazioni, comunità, gruppi di lavoro, eliminando in noi i giudizi, le discriminazioni, le prevenzioni, i risentimenti, le intolleranze verso questo o quel prossimo, così facili e così frequenti, che tanto raffreddano e compromettono i rapporti umani ed impediscono, bloccandolo come una ruggine, l’amore vicendevole. E poi nella vita sociale in genere, proponendoci di testimoniare l’amore accogliente di Gesù verso qualsiasi prossimo il Signore ci metta accanto, specialmente quelli che l’egoismo sociale tende più facilmente ad escludere o ad emarginare. L’accoglienza dell’altro, del diverso da noi, sta alla base dell’amore cristiano. È il punto di partenza, il primo gradino per la costruzione di quella civiltà dell’amore, di quella cultura di comunione, alla quale Gesù ci chiama soprattutto oggi.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 512-514) (altro…)
Feb 17, 2022 | Testimonianze di Vita
Chiara Lubich in una sua meditazione scrive che “la misericordia è l’ultima espressione della carità, quella che la compie[1]. Non un sentimento, dunque, ma un’azione concreta che, unita ad un’intenzione interiore, ci spinge ad allontanarci da noi e volgere lo sguardo all’altro. Un moto rivoluzionario che cura e genera vita. Non perdere l’occasione In stazione, avevo comprato un biglietto di andata e ritorno per una certa città. Arrivo trafelato al binario, ma con mio disappunto costato che il treno è appena partito. Torno alla biglietteria per il cercare di ottenere il risarcimento e per altre informazioni, ma la signora addetta mi fa notare che con tanta gente non può perdere tempo con me. Contrariato, sto per andar via con tanta rabbia quando, all’atto di conservare i biglietti nell’agenda, leggo una frase che mi ero segnato la mattina: “Non perdere nessuna occasione”. Mi blocco e rifletto. Poi la decisione: “Non devo perdere l’occasione di amare!”. Torno dalla signora della biglietteria, e quand’è il mio turno mi dico dispiaciuto se sono stato troppo esigente con lei e che comprendo la sua reazione. Lei cambia volto e tono di voce e, senza bisogno di essere esortata, si mette a sbrigare la mia situazione. Non solo: mi cerca un’alternativa di viaggio per permettermi di raggiungere la mia destinazione. In fondo, basta poco per ritrovare un’armonia di rapporti. (R.J. – Romania) L’elenco dei nemici Gesù vuole che noi, suoi seguaci, amiamo i nostri nemici, vuole che perdoniamo. Per tanto tempo ho pensato che ciò non mi riguardasse. Ho una vita tranquilla, una posizione sociale buona, una famiglia serena. Non facciamo male a nessuno e cerchiamo di proteggerci dal negativo nella società. Eppure quella frase non mi lasciava in pace. Nemici? A pensarci bene, ne avevo avuti e ne avevo ancora, ma li relegavo a una zona del cervello dove non potessero darmi fastidio. Ad una ad una, mi si sono presentate alla mente situazioni in cui, più che affrontare la contrarietà dovuta a un “nemico”, fuggivo. La fuga era diventata una vera e propria abitudine. Ma Gesù esige ben altro. Al che mi sono fatto un elenco dei “nemici” per i quali impegnarmi a fare qualcosa: una telefonata, un messaggio, un incontro, per dire che ciascuno di loro esisteva nella mia vita. Non è stato facile, di continuo ostacoli e ragionamenti mi facevano da freno. Ora che ho vinto me stesso, posso dire che quel comando di Gesù ha raggiunto il suo scopo, quello di farmi sentire un uomo vivo. (G.R. – Portogallo)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.1, gennaio-febbraio 2022) [1] C. Lubich, “Quando si è conosciuto il dolore”, in La dottrina spirituale, Città Nuova, Roma 2006, pp. 140-141 (altro…)
Feb 16, 2022 | Vite vissute
Darci Rodrigues è l’esempio di chi, in modo “mariano”, ha saputo spendere la propria vita per la causa dell’unità.
Dal primo istante in cui Darci Rodrigues, focolarina brasiliana, è deceduta lo scorso 10 febbraio, e nelle ore che hanno seguito il suo funerale, le reti social sono state inondate di espressioni di gratitudine. Era una figura molto nota sia in Brasile che oltre oceano per i numerosi incarichi che ha ricoperto nel Movimento dei Focolari, cosa che le ha permesso di coltivare un numero infinito di relazioni. ” Una vita impegnata e impegnativa come la sua non le ha comunque mai impedito di conservare una sana normalità e – a detta di molti – una grande profondità spirituale. “E proprio per questo era amata da tutti”, ha scritto di lei Saad Zogheib Sobrinho, un focolarino brasiliano. Un commento che sembra riassumere il pensiero di molte persone che hanno vissuto con lei. Darci ha conosciuto il carisma di Chiara Lubich ancora molto giovane, nel 1963, durante una “Mariapoli”, un incontro di più giorni tenutosi nella città di Garanhuns, nello stato di Pernambuco. “È stata un’esperienza molto forte, sono rimasta affascinata, soprattutto perché li ho visto ‘vivere’ il Vangelo”, ha detto la stessa Darci, raccontando il primo contatto con i Focolari. All’ epoca, era studentessa di Storia all’università diRecife, “un ambiente impregnato di idee marxiste e di forti critiche alla Chiesa”, dice. E’ per questo che il suo incontro con Dio e la sua adesione al carisma dell’Unità sono stati così travolgenti da decidere di consacrarsi, e diventare focolarina. A seguito di questa decisione, Darci lascia il fidanzato, la famiglia e gli studi per frequentare la scuola di formazione per focolarini in Italia dal 1964 al 1966. Al suo ritorno in Brasile, inizia a lavorare intensamente al servizio dei Focolari. Da Belo Horizonte, si sposta alla periferia dell’attuale Vargem Grande Paulista, vicino San Paolo, per dar vita alla Mariapoli Araceli (oggi Mariapoli Ginetta), uno dei tre centri del Movimento dei Focolari in Brasile. Da lì si reca a San Paolo, dove lavora per 20 anni alla guida del Movimento nella regione che, a quel tempo, comprendeva diversi stati brasiliani nel sud-est e centro-ovest del Paese. Nel 2002 viene eletta consigliera del Movimento per il Brasile e successivamente, dopo la morte della fondatrice, Chiara Lubich, nel 2008, viene rieletta consigliera e nominata dall’allora presidente dei Focolari, Maria Voce, delegata centrale, con un ruolo importante nella governance del Movimento a livello internazionale. “A volte ho dovuto affrontare questioni difficili, ma ho sempre sentito la pace in quei momenti e un aiuto speciale dallo Spirito Santo”, racconta la stessa Darci. “Spesso avevo un’idea già pronta, ma ad un certo punto Gesù mi faceva capire, attraverso qualcuno, che voleva qualcos’altro, forse il contrario di quello che pensavo io. Era importante per me fidarmi della presenza di Gesù tra noi, non solo del mio buon senso”, dice. Nel maggio 2012, le viene diagnosticato una grave malattia ai polmoni. “Dopo alcuni esami -racconta – la diagnosi risultava molto grave: il medico mi disse che dovevo armarmi di grande coraggio per combattere e perseverare. Dentro di me c’era la forte convinzione che nulla accade per caso e che Dio ha un piano d’amore per ognuno di noi”.
Il trattamento ebbe un risultato sorprendente, con grande meraviglia dei medici. Di questo periodo di cura, la sua segretaria di allora, Gloria Campagnaro, dice: “La vita è andata avanti con la solennità e la pace di sempre, tra terapie, passeggiate consigliate dal medico e lavoro per il Movimento, con un orario ridotto; una vità che portava fecondità e unità”.
Nel maggio 2020, improvvisamente, c’è una ricaduta della malattia. Arrivano nuovi ricoveri, fino a quando, in condizioni di salute irreversibili, Darci vive i suoi ultimi momenti circondata dall’affetto e dalle preghiere di tutta la comunità dei Focolari. In un video registrato in questo periodo, prima di Natale, lei stessa ha riaffermato la convinzione che l’ha guidata durante tutta la sua vita: “Abbiamo Gesù in mezzo a noi”. “Lascia una lezione esemplare del vivere pienamente l’ideale di unità e fraternità di cui l’umanità ha tanto bisogno”, ha dichiarato Luiza Erundina, deputata federale alla notizia della sua morte. Nelle molte espressioni di gratitudine per il dono della vita di Darci, sono comuni i riferimenti alla serenità e alla gioia accogliente che ha trasmesso a chiunque durante la sua vita, ovunque fosse. In una sola parola, una presenza mariana.
Luís Henrique Marques Caporedattore della rivista Cidade Nova
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Feb 15, 2022 | Collegamento
Da una piccola idea di condivisione nasce una grande catena di solidarietà, un ponte aereo direzione Beirut che veicola il trasporto di medicine per malati cronici e latte in polvere per neonati. L’azione, che ha accolto l’appello del Vicariato Apostolico di Beirut dei Latini e della Nunziatura Apostolica Vaticana in Libano, vede coinvolti il Movimento dei Focolari, la Fondazione Giovanni Paolo II e tantissime persone che tra Italia e Libano, si sono unite per sostenere questo progetto, come in una grande famiglia. https://www.youtube.com/watch?v=J_YIs4h6UCY (altro…)
Feb 14, 2022 | Chiara Lubich
Nel viaggio della vita, a volte dobbiamo rallentare la marcia per qualche attimo e ascoltare la voce che parla nel nostro cuore. Scopriremo nuove sfide come suggerisce in questo testo Chiara Lubich. Ascoltare la voce di Gesù (…) non significa soltanto ascoltare la sua dottrina, farla propria, ma stabilire un rapporto personale con Gesù, che chiama uno ad uno, per nome. La sua voce si fa sentire nell’intimo, la sua verità (che è la verità) opera nel cuore, anche se la risposta al suo invito rimane libera per ogni singolo. Facendo l’esempio del buon Pastore, Gesù afferma che c’è opposizione tra il pastore legittimo, che entra per la porta, e il ladro o il brigante che salta il recinto. Sono esistiti, attraverso i secoli (ed esistono pure oggi), altri falsi messia che, con le loro ideologie, cercano di attrarre gli uomini. Ma coloro che appartengono a Gesù, che conoscono la sua voce, non si lasciano ingannare dalle varie promesse e non si fidano di altre voci. (…) Prova ad ascoltare la voce di Gesù che parla nel tuo cuore. Vedrai che essa ti porterà fuori dal tuo egoismo, dal tuo non-amore, dal voler primeggiare, dalla tua superbia, dal desiderio di violenza…: da tutto ciò che ti rende schiavo. Se porrai la tua vita in Gesù ed Egli sarà la tua guida, sarai senz’altro spinto fuori dalla tentazione d’un cristianesimo facile e di comodo, dalla mediocrità d’una vita senza senso. Seguendo Lui, che parla in te, che chiama proprio te (perché chiama uno per uno) non conoscerai sentieri battuti, ma ti avvierai in un’avventura divina mai sognata; tutto sarà nuovo e bello anche se costerà alla tua natura; costaterai quant’è varia la fantasia divina e comprenderai come, seguendo un simile pastore, la vita è piena, abbonda di frutti, irradia dappertutto il bene. E finalmente capirai che potente e meravigliosa rivoluzione sia il Vangelo vissuto.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 204-208) (altro…)
Feb 11, 2022 | Focolari nel Mondo
Lasciare che Dio conduca i nostri passi e scoprire che il suo amore, anche nel silenzio, non si dimentica delle nostre fatiche. Ángel Canó, focolarino sposato della Repubblica Dominicana, racconta la sua esperienza. Nel 2001, accertamenti medici di routine avevano evidenziato un problema lieve alla valvola mitrale del mio cuore ma, inaspettatamente, alla fine del 2020, la situazione si è aggravata e il cardiologo ha confermato la presenza nel mio petto di una vera “bomba a orologeria”. Insieme a mia moglie Margarita, anche lei focolarina sposata, abbiamo accolto con grande pace la diagnosi, mettendoci nelle mani di Dio. Abbiamo deciso di discuterne subito con nostro figlio Angel Leonel e nostra figlia Zoila, che è medico specializzato negli Stati Uniti. Lei stessa ha parlato con il cardiologo e si è consultata con un collega del centro in cui lavora, il quale confermava la necessità di un’operazione chirurgica. Insieme a Margarita ho trascorso la notte prima dell’intervento con molta pace, preparandomi fisicamente, mentalmente e spiritualmente a quello che mi aspettava. Eravamo fiduciosi e il giorno dopo, arrivati alla porta della sala operatoria, ridichiarando il nostro amore l’uno all’altro, ci siamo salutati, certi che ci saremmo rivisti presto. Al mio risveglio ho sentito di essere tornato in vita, anche se avevo una forte aritmia, il mio cuore correva come un cavallo veloce e faticavo ad articolare le parole. I medici si sono affrettati ad analizzare il tutto mentre io affrontavo i dolori del post intervento. Poi hanno permesso a Margarita di entrare: le sue parole di incoraggiamento e fede mi hanno dato molta pace. Sono seguiti dieci durissimi giorni in terapia intensiva, tra il dolore, l’impotenza di sentirsi immobili, il senso di solitudine, l’insonnia e la paura di morire. Lunghe notti in cui, dinanzi al mio grido, Dio sembrava essere rimasto in silenzio. Pensavo che non avrei superato tutto questo. Una mattina, immerso in una bolla di sedativi e antidolorifici, ho sentito una voce che mi diceva ripetutamente “fratello”. Quando ho aperto gli occhi, c’era il volto di un sacerdote a cui vogliamo molto bene. Un momento che mi ha ridato fiducia: il Cielo era stato sempre con me e questa sensazione mi ha accompagnato in quei giorni. Uscito dalla terapia intensiva, un giorno, Margarita , poggiando la testa con delicatezza sul mio petto malconcio, ha detto: “Che gioia abbracciarti di nuovo”. Parole che evidenziavano non solo la felicità, ma il senso della vita. È stato come riscoprire l’amore che aveva per me. Ero vivo, non solo grazie all’abilità medica, ma alla Volontà di un Dio che manifestava il suo amore regalandomi una nuova opportunità di vita. Oggi, vedo tutto come un grande dono e sento forte l’impegno di scoprire ciò che Dio vuole da me ora, come posso ricambiarlo. Ogni sera, nelle mie preghiere, ringrazio il Cielo e quando arriva il nuovo giorno, non ci sono parole per esprimere la mia gratitudine per l’opportunità di rivedere la luce del sole, di guardare con occhi nuovi il volto di mia moglie e dei miei figli.
Ángel S. Canó Sensión
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Feb 10, 2022 | Testimonianze di Vita
Incontrare Gesù nel prossimo è scoprire la tenerezza e la bellezza del Suo amore. Aprirsi all’altro ci permette di essere dono per chiunque ci passi davanti e di ricevere inaspettatamente il centuplo. Il cuore pieno di gioia Nel nostro villaggio vive una famiglia molto povera con cinque bambini. Il padre è alcolizzato. Tre di loro sono nella stessa classe dei miei figli. Una sera, all’uscita da scuola, pioveva a dirotto. Prendo in macchina i bambini e, vedendo per strada quei tre, faccio salire anche loro accompagnandoli fino a casa. La più piccola mi dice: “Vieni a conoscere la mia mamma?”. Entriamo in quella dimora umilissima e la donna mi ringrazia; poi, conversando, mi dice che cerca un letto d’occasione per l’ultimo nato e mi mostra le camere dove per l’umidità la tappezzeria si stacca dai muri. Gli altri quattro figli dormono tutti nella stessa stanza. La piccola di due anni, quasi nuda, ha addosso un grembiule troppo lungo per lei. Prometto che l’indomani le avrei portato il letto pieghevole che noi utilizziamo raramente. Il giorno dopo, quando arriviamo da quella famiglia con il lettino, dei giocattoli e alcuni vestiti, i bambini fanno salti di gioia, compresi i miei. Ripartiamo con la promessa di tornare e, sulla via del ritorno, la mia piccola esclama: “Mamma, ho il cuore pieno di gioia”. (M.O.D. – Francia) L’ex preside Un giorno, per strada, incrociai il preside dell’istituto dove insegnavo: proprio lui che tempo prima, con un pretesto, mi aveva licenziato. All’epoca era ancora sacerdote, poi aveva lasciato il ministero e si era sposato. Quando mi riconobbe, cercò di evitarmi, ma io gli andai incontro. Per rompere il ghiaccio domandai sue notizie. Mi disse che viveva in un’altra città, sposato con una vedova madre di due figli, ed era venuto in cerca di lavoro. Ottenuto con difficoltà il suo indirizzo, ci salutammo. Il giorno dopo, tra i miei amici sparsi la notizia che stavo cercando un lavoro per una persona che ne aveva bisogno. La risposta non tardò ad arrivare e mi venne segnalato qualcosa che poteva rispondere a tale richiesta. Quando lo contattai per dirglielo, quasi non riusciva a crederci! Lo accettò profondamente grato. Era commosso che proprio io mi fossi interessato a lui. ( J. – Argentina) Il nonno Da quando il nonno soffre di seri problemi di deambulazione, ha rinunciato alle solite passeggiate per stare sempre in casa a leggere in poltrona e a dormicchiare, malgrado il geriatra lo abbia incoraggiato a fare movimento e uscire. Come far riaccendere in lui la voglia di guarire, di combattere per la vita? Le nostre figlie, con tanto amore, hanno allora escogitato il modo migliore per aiutare il nonno sempre stanco e depresso. Ogni tanto tiravano fuori le carte da gioco e gli proponevano una partita a briscola. Lui tentava di sottrarsi, dicendo che non era più in grado di giocare, ma loro non desistevano. E nel gioco, condotto con l’entusiasmo e la vivacità propria dei bambini, lui ha ritrovato l’allegria e la voglia di stare insieme. Inoltre erano sempre le bambine a ricordargli gli esercizi che doveva fare, come ad esempio la gara del “passo cadenzato”: per aiutare il nonno ad alzare bene le ginocchia e non trascinare i piedi, loro si mettevano sedute a terra con le gambe tese, così lui doveva scavalcarle. (F.G. – Italia)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.1, gennaio-febbraio 2022) (altro…)
Feb 9, 2022 | Centro internazionale, Chiesa
In atto il percorso del Sinodo 2021-2023 dal titolo “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”. In questa prima fase, oltre il coinvolgimento di ognuno nella propria comunità parrocchiale o diocesana, siamo invitati a dare un contributo anche come Movimento dei Focolari. Il perché della nostra partecipazione “Considerando che le Associazioni dei fedeli sono ‘palestra di sinodalità’ (…) sono un partner particolare in questa fase di consultazione, all’inizio di questa avventura ecclesiale desidero mettermi vicino a tutti voi per incoraggiarvi e sostenervi in questo cammino insieme con il popolo di Dio”, diceva il Card. Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, nella lettera indirizzata a Margaret Karram nel maggio del 2021, convocando il Movimento dei Focolari a vivere con tutta la Chiesa il percorso verso il Sinodo dei Vescovi 2023. Come risposta a quest’invito della segreteria del Sinodo dei Vescovi, la Presidente dei Focolari ha nominato un équipe internazionale per preparare la prima tappa, ossia il tempo dell’ascolto. Come Movimento siamo invitati quindi a cercare occasioni di confronto sul tema della sinodalità nella prospettiva del carisma dell’unità. Una Chiesa sinodale In occasione della commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi (2015), Papa Francesco aveva ricordato che “il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. (…) Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare è più che sentire”. Nel suo discorso rivolto il 18 settembre del 2021 ai fedeli della diocesi di Roma (Italia), il Papa ha rivolto un forte incoraggiamento a seguire la voce dello Spirito Santo che non conosce confini, ad ascoltare ciascun appartenente all’unico popolo di Dio e anche quanti vivono ai margini della comunità. “I poveri, i mendicanti, i giovani tossicodipendenti, tutti questi che la società scarta, sono parte del Sinodo? Sì, caro, sì, cara. (…) La sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione”. Tre fasi Questa visione ricchissima ci offre una importante chiave di lettura per “entrare” nella realtà del processo sinodale in corso, aperto il 10 ottobre del 2021 in Vaticano, che ha visto poi l’apertura nelle Chiese locali la domenica 17 ottobre 2021. È un processo triennale, articolato in tre fasi, scandito dall’ascolto, dal discernimento e dalla consultazione. E si presenta come una novità assoluta sia nella modalità che nelle fasi del suo svolgimento. Non si svolge solamente in Vaticano, ma in ciascuna Chiesa particolare dei cinque continenti. È la prima volta, nella storia di questa istituzione, che un Sinodo si svolge in modalità decentrata. La prima tappa (ottobre 2021 – aprile 2022) è quella che riguarda le singole Chiese diocesane dove il cammino sinodale intende rispondere a varie domande sulla vita e sulla missione della Chiesa. E in particolare, come ci ricorda nel Vademecum pubblicato dalla Segreteria generale del Sinodo, ad un interrogativo di fondo: “Come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale) quel ‘camminare insieme’ che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?” Dopo la consultazione delle diocesi, le Conferenze episcopali metteranno a punto la sintesi che sarà inviata alla segreteria generale del Sinodo insieme ai contributi diocesani. Quindi la segreteria generale redigerà il primo Instrumentum laboris entro settembre 2022. La finalità della fase successiva, quella continentale (settembre 2022 – marzo 2023), è di dialogare sul testo del primo Instrumentum laboris in sette riunioni continentali: Africa, Oceania, Asia, Medio Oriente, America Latina, Europa e Nord America. Questi sette incontri internazionali produrranno a loro volta sette Documenti finali che serviranno come base per il secondo Instrumentum laboris, che sarà utilizzato nell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi nell’ottobre 2023. L’ultima fase del cammino sinodale è quella della Chiesa universale (ottobre 2023). Una tappa fondamentale di questo percorso è la celebrazione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, nell’ottobre del 2023, a cui farà seguito la fase attuativa, che coinvolgerà nuovamente le Chiese particolari. Il carisma dell’unità per una spiritualità sinodale Quale l’attitudine con cui ci poniamo difronte al processo sinodale in corso? Durante l’Assemblea Generale del Movimento dei Focolari Papa Francesco, invitava i partecipanti a privilegiare la sinodalità: “Circa l’impegno all’interno del Movimento, vi esorto a promuovere sempre più la sinodalità, affinché tutti i membri, in quanto depositari dello stesso carisma, siano corresponsabili e partecipi della vita dell’Opera di Maria e dei suoi fini specifici”. Riflettendo sull’esperienza in seno al Movimento, la Presidente Margaret Karram ricordava i punti di riferimento nella spiritualità dei Focolari che possono aiutare per l’attuazione di un processo sinodale. Il Patto dell’amore scambievole, rinnovato e messo alla base di ogni processo di discernimento, rappresenta l’impegno ad essere pronti ad amarci. La mutua e continua carità richiede d’imparare l’Arte di amare evangelica: porsi in ascolto, mettendosi in posizione d’imparare. Parlare con rispetto, con sincerità e chiarezza. Tutto si può condividere con parresia, mettendosi davanti a Dio e tenendo viva la realtà del comandamento nuovo.
Liliane Mugombozi (Yaounde, Camerun), dell’équipe internazionale per il cammino sinodale del Movimento dei Focolari.
Per facilitare il cammino di riflessione, condivisione e ascolto, l’équipe ha iniziato il “cammino sinodale” da luglio 2021. Oltre ad un video di interviste, pubblicato sul canale YouTube del Movimento dei Focolari, è stato realizzato un sussidio di approfondimenti per aiutare gli appartenenti al Movimento a vivere il processo sinodale, raccogliere ed elaborare contributi da offrire alla segreteria del Sinodo.
Link al vademecum in italiano https://www.youtube.com/watch?v=s49U4V7C2YQ&list=PLKhiBjTNojHpVNzhRRVCRJ-2BDdMzArXH (altro…)
Feb 8, 2022 | Focolari nel Mondo, Sociale
L’8 febbraio è la giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone. Quest’anno 2022 una maratona di preghiera online prenderà il via dall’Oceania e farà il giro del mondo per concludersi in Nord America. L’impegno dei Focolari per contrastare questo fenomeno.
“C’è molta prostituzione nel nostro quartiere, ma l’invito del Papa ad andare verso le periferie esistenziali alla ricerca dei più vulnerabili, bisognosi, dimenticati, ci ha incoraggiato ad avvicinare le persone che si prostituiscono con l’obiettivo di accompagnarle, stare loro vicino, far sentire che vogliamo loro bene come persone”. Laura Diaz, volontaria del Movimento dei Focolari, è una delle otto donne del gruppo “Juntas en camino” nato nel 2013 nella parrocchia della Santa Eucaristia, nel quartiere Palermo di Buenos Aires, in Argentina che si impegna ogni giorno nel prendersi cura di chi si prostituisce per contrastare il fenomeno. “In questo nostro servizio – continua – riceviamo più di quanto diamo. In noi qualcosa è cambiato: la nostra mentalità, il nostro approccio senza pregiudizi. Questo cambiamento c’è poi stato anche in diverse nostre famiglie: guardiamo chi avviciniamo come persone la cui dignità è stata violata e la cui dignità può essere ripristinata”. Questa e altre testimonianze da oltre 30 Paesi saranno raccontate l’8 febbraio 2022, durante la maratona di preghiera online – dal titolo “La forza della cura” – organizzata in occasione della giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone. Seguendo i diversi fusi orari – dalle 9.00 alle 17.00 (CET) -, la maratona prenderà il via dall’Oceania, l’Asia e il Medio Oriente, per poi passare in Africa, Europa, Sud America e concludersi con il Nord America. Sarà trasmessa in diretta streaming in cinque lingue (francese, inglese, italiano, portoghese, spagnolo) nel sito della giornata www.preghieracontrotratta.org

Marcela Villares consegna il libretto delle attività didattiche al Papa
Anche Marcela Villares, focolarina che vive in Argentina, si impegna ogni giorno per contrastare il fenomeno della tratta. Lavora con i Vescovi della Commissione Episcopale per i Migranti e gli Itineranti della Conferenza Episcopale Argentina, dove coordina l’area del traffico di esseri umani. “Abbiamo scoperto l’importanza di lavorare per formare su questi argomenti bambini e adolescenti – racconta -. Da diversi anni offriamo una formazione su temi legati alla tratta di esseri umani a diverse diocesi del Paese, lavorando soprattutto nelle scuole. I frutti sono stati enormi, soprattutto nei bambini e nei giovani, dove già si sente il seme che è stato gettato, e negli insegnanti e direttori che l’hanno preso come asse pedagogico da seguire negli anni”. Il risultato di queste esperienze è stato un libretto con attività didattiche e giochi per ragazzi dai 6 ai 17 anni. “Quest’anno nella diocesi di Orano nel nord del nostro Paese, al confine con Salta, e quindi molto sensibile a questo crimine – continua a spiegare Marcela – grazie al gruppo di amici dell’Associazione Mondo Unito (Amu) del Lussemburgo, abbiamo potuto formare e finanziare materiali in 4 scuole. Il vicario dell’educazione ci ha chiesto di estendere la formazione ad altre scuole cattoliche e ha invitato altri direttori di scuole pubbliche”. Dopo questa esperienza a Orano, Marcela e il suo team sono stati contattati da vari media argentini e il Presidente del Circolo dei Giornalisti ha chiesto di poter avviare la formazione per giornalisti, medici e infermieri degli ospedali di zona, per le persone legate ai trasporti e anche un’università ha chiesto di tenere una conferenza. 
La statuta di Santa Bakhita dell’artista Timothy Schmaltz
“La pandemia ha aumentato il business della tratta, le condizioni di vulnerabilità per le persone più a rischio e le disuguaglianze tra uomini e donne – dichiara Suor Gabriella Bottani, coordinatrice della giornata mondiale contro la tratta -. Tutto questo va affrontato con coraggio. Noi donne, dunque, dobbiamo assumere un ruolo da protagoniste per promuovere un sistema economico nuovo, fondato sulla forza della cura. La violenza causata dallo sfruttamento può essere trasformata con gesti di cura e di solidarietà”. La maratona di preghiera dell’ 8 febbraio 2022 è coordinata da Talitha Kum, la rete internazionale anti-tratta di oltre 3000 suore, amici e partner in tutto il mondo, ed è promosso dalle Unioni Internazionali delle Superiore e dei Superiori Generali, in partenariato con la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale, Caritas Internationalis, l’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche, il Movimento dei Focolari, il Jesuit Refugee Service e tante altre organizzazioni in tutto il mondo.
Lorenzo Russo
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