Movimento dei Focolari
Loppiano compie 50 anni

Loppiano compie 50 anni

20141004-02È per le 19.00 ora italiana l’apertura ufficiale del 50° di Loppiano (FI), primo centro internazionale dei Focolari e luogo di sperimentazione permanente di uno stile di vita fondato sul dialogo e l’accoglienza interculturale. In video messaggio l’augurio di Papa Francesco ai cittadini di Loppiano e a quanti seguiranno l’evento. Ha confermato la sua partecipazione il presidente del Consiglio Matteo Renzi per l’amicizia che lo lega da anni alla cittadella, sin dai tempi del suo impegno politico in Toscana. L’evento, trasmesso in diretta streaming su loppiano.it e da TV2000 alle 22.30, segna l’inizio di un anno d’iniziative culturali, un percorso di conoscenza e diffusione dei valori che animano la vita di Loppiano e che hanno attirato fino ad oggi oltre un milione e duecentomila persone da tutto il mondo. Con i suoi attuali 800 abitanti di oltre 60 Paesi, Loppiano assume la fisionomia di un laboratorio interculturale permanente, al servizio della pace e dell’armonia tra i popoli. I primi 50 anni del Centro internazionale verranno ripercorsi attraverso interviste con i protagonisti della prima ora, contributi artistici internazionali, testimoni di tradizioni culturali e religiose non cristiane che, tornando nei propri Paesi, hanno tradotto quanto vissuto a Loppiano in azioni politiche, lavoro, modelli educativi nei diversi ambiti sociali e culturali. Le sinergie con il territorio e le istituzioni sono raccontate attraverso il contributo delle diverse componenti culturali ed economiche della cittadella e delle comunità locali. Conduce la serata l’attrice Barbara Lo Gaglio insieme agli attori Paolo Bonacelli e Fabrizio Bucci. L’intero evento è una co-produzione Centro Internazionale Loppiano – TV 2000. L’appuntamento s’inserisce nella cornice di LoppianoLab, laboratorio nazionale di economia, cultura, cittadinanza, comunicazione e formazione con il metodo e l’orizzonte della cultura dell’unità. È promosso dal Polo industriale Lionello Bonfanti, l’Istituto Universitario Sophia, il Gruppo Editoriale Città Nuova e la cittadella di Loppiano. Alle precedenti edizioni hanno partecipato complessivamente oltre 10.000 visitatori da tutt’Italia; oltre 200 le attività economiche che vi hanno preso parte; 32 i patrocini di Comuni, Province e Regioni Italiane nella sola edizione 2013. Tra gli ospiti già presenti quest’anno ci saranno anche i registi Pupi Avati e Fernando Muraca, il filosofo Umberto Galimberti, l’On. Anna Ascani, il direttore del quotidiano Avvenire Marco Tarquinio, il teologo Piero Coda, gli economisti Luigino Bruni e Benedetto Gui, il giornalista RAI Gianni Bianco oltre a rappresentanze politiche e istituzionali del territorio. Dirette streaming e Twitter 4 ottobre 2014 ore 9.30 – Convention Economia di Comunione (Polo Lionello Bonfanti) ore 10.00 – Laboratorio “Governanti e governati” (Auditorium Loppiano) ore 15.30 – Convegno centrale di LoppianoLab 2014 “Una mappa per l’Italia. Tra relazioni, lavoro, cultura” (Auditorium Loppiano) 5 ottobre 2014 ore 9.30 – Laboratorio “Ero straniero e tu…?” (Auditorium Loppiano) Cooperativa Loppiano Prima. Semi di un percorso di comunione (Sede Fattoria Loppiano – dal sito della cooperativa Loppiano Prima)


Logo_Loppiano_50esimoLink all’evento su focolare.org e Sito ufficiale di Loppiano: www.loppiano.it Per seguire LoppianoLab sui Social: Blog Facebook Twitter  @LoppianoLab Twitter: #50Loppiano L’evento verrà trasmesso in diretta streaming su loppiano.it e da TV2000 alle 22.30 (altro…)

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L’anima dell’Etiopia

  Con i suoi 98 milioni di abitanti, l’Etiopia è il secondo Paese più popolato del continente africano, dopo la Nigeria. Da quasi due decenni ha conquistato la pace dopo una terribile guerra con la vicina Eritrea, durata oltre 17 anni, e che ha messo in ginocchio i due popoli. Oggi è considerata il centro dell’Africa: vi ha sede l’Unione Africana e vi si giocano gli interessi di popoli interi. Ci sono tutte le ambasciate del continente e sono rappresentate 115 Nazioni extra-africane. A scrivere del viaggio è la giornalista Liliane Mugombozi, direttrice di New City Africa, invitata – insieme ad altri due focolarini – dal vescovo della diocesi di Meki, nel nord del Paese, dal 10 al 23 agosto scorsi. «Sono di ritorno dall’Etiopia dove, con Charles e Legesse, siamo stati invitati dal vescovo Abram. Ora per me, il Corno d’Africa non è più solo il terrorismo in Somalia o la dittatura in Eritrea; né l’Etiopia solo l’Aeroporto di Addis Abeba dove fare scalo nei miei voli per Roma. 20141003-01Ora Addis è per me il sorriso di quel ragazzo che mi ha aiutato a portare la valigia, è nello sguardo accogliente della suora che mi ha accolta presso il centro in cui ho potuto riposare prima di riprendere il viaggio l’indomani. L’ho trovata palpitante e viva in quel sacerdote che con premura mi ha introdotto nella realtà di questo popolo, in quella donna lebbrosa, stigma della società, in quel giovane desideroso di conoscermi. E ancora, in quel dolore appena sfiorato per i muri che ancora dividono la Chiesa Cattolica e Ortodossa. L’incontro con 4 vescovi, tra qui l’arcivescovo di Addis Abeba, Bernhaneyesus Souraphiel, ha avuto su di noi un forte impatto. La loro speranza nel contributo che i Focolari possono portare è grande. In quei giorni abbiamo potuto condividere, dal di dentro, la vita della piccola comunità cattolica: davvero un’esperienza edificante! La testimonianza evangelica dell’esiguo gruppo dei cattolici, raggiunge non solo i cristiani della Chiesa Ortodossa antica e diverse chiese pentecostali in crescita dappertutto, ma anche le altre presenze religiose del Paese, specie quella musulmana. 20141003-02Abbiamo trovato una Chiesa viva e impegnata, che ha  saputo farsi carità incarnata nelle strutture della società ai livelli: nell’istruzione, nella sanità, nell’agricoltura… in una società che cambia e si evolve a ritmi vorticosi. Camminando per le strade, passando tra la gente, si coglie un Paese che “vibra” su tutti i fronti: politico, sociale, nelle comunicazioni, con enormi possibilità di sviluppo. L’auspicio espresso dai vescovi è quello di “cercare la chiave d’accesso per entrare in questo mondo con i valori del Vangelo. La politica non basta, occorre fare la nostra parte. Da tanto tempo sentiamo che la Chiesa ha bisogno di laici formati. E voi siete tra questi… il Movimento dei Focolari qui deve essere coinvolto nella formazione dei laici…”. Ho ricordato le parole che Giovani Paolo II rivolse a Chiara Lubich, alcuni anni fa, invitandola a contribuire a «dare un’anima all’Europa». Anche le parole dei vescovi in Etiopia mi risuonavano così, come se ci dicessero «anche qui occorre dare un’anima a questo Paese». (altro…)

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Vangelo vissuto: in famiglia

1517778_ArticoloRiconciliazione Anni fa mia madre e i suoi fratelli vendettero una proprietà. Uno degli zii, insoddisfatto della parte ricevuta, s’era opposto alla vendita di un rudere rimasto, rompendo ogni rapporto con gli altri. Considerando assurdo questo litigio per quattro pietre, sono andata a trovarlo con la mamma, portando in dono un libro sulla famiglia con delle esperienze positive. Con lo zio litigioso si è trattato soprattutto di ascoltare le sue ragioni, capire i motivi del suo rancore. Solo poco prima di andare via, ho potuto dirgli qualcosa sul valore della pace in famiglia. Con mia sorpresa si è offerto di accompagnarmi in auto al pullman e, nel salutarmi, ha abbracciato anche sua sorella che prima non aveva neanche salutata. M. F. L. – Italia Non sarebbe nata I genitori e le amiche la spingevano ad abortire. Ma lei, ragazza madre, sicura di poter contare su di noi, ha tenuto duro e ha dato alla luce Maria, una bambina bella ma gracile. Per cinque mesi ce l’ha affidata per completare i suoi studi all’estero. A volte ci chiedevamo se avevamo fatto bene: con nessuno dei nostri figli ci siamo dovuti svegliare tante volte di notte, nessuno è stato così ammalato come Maria! Ma poi un pensiero: senza la nostra disponibilità Maria non sarebbe neanche nata e sua madre chissà dove sarebbe finita. Quando è ritornata, i suoi l’hanno accolta. Un anno dopo si è sposata ed ora ha tre figli. F. Z.- Repubblica Ceca Solidarietà Da circa dieci anni sto vivendo con il babbo l’evolversi della sua malattia: al posto del negoziante del corso pronto alla battuta con tutti e del nonno orgoglioso dei suoi nipoti, c’è ora una persona dipendente in tutto dagli altri. Dopo l’iniziale ribellione da parte mia, che vedevo tutto il negativo della situazione, mi sono accorta che questa malattia ha messo in moto tanta solidarietà. Ci sono infatti persone che vengono a far compagnia alla mamma, i parenti si sono fatti più attenti e disponibili… E poi c’è la badante filippina che ha un ottimo rapporto con noi tanto da essere considerata una di famiglia: abbandonata dal marito, venire ad assistere il babbo le ha permesso di mantenere i suoi tre figli. N. B.- Italia Un filo d’oro I nostri figli avevano appena terminato gli studi superiori quando mio marito si è ammalato gravemente, lui che era forte come una roccia. È cominciato il suo calvario di degenze e debilitanti interventi chirurgici. Avendo come nostro unico sostegno Dio, Michele ed io ci siamo preparati al distacco ormai vicino. In un momento di confidenza tra noi, mentre il male lo tormentava, mi incoraggiava: «Se una donna meravigliosa. Sono fortunati i nostri figli ad averti per madre». E restituendomi l’anello nuziale, ha aggiunto: «Ti voglio bene, ti voglio bene per sempre. Ti aiuterò di più quando non apparterrò più alla terra». Quando Michele è morto è come se ci avesse portati con sé; nello stesso tempo lo sentiamo accanto a noi vivo come non mai. Un filo d’oro unisce il cielo la terra. L. S.- Italia (altro…)

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Birmania, Thailandia,Vietnam: la speranza dai giovani

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I giovani di Yangon

L’amore per la libertà è uno dei messaggi più forti che ci arriva dal popolo birmano, anche attraverso la figura della leader pacifista Aung San Suu Kyi, Nobel per la pace 1991, che ha fatto conoscere a tutto il mondo le vicende di un popolo da poco uscito dall’isolamento. Più silenziosa ma ugualmente tenace è l’azione dei Giovani per un mondo unito che a Yangon, ex-capitale del Paese, hanno organizzato in primavera un mini Genfest, rifacendosi all’appuntamento mondiale che si è svolto a Budapest nel 2012 e che aveva radunato allora 12.000 giovani. Prendendo spunto dal motto “Let’s Bridge”, hanno presentato, con l’immagine del ponte, le varie fasi per creare rapporti tra persone, culture, popoli. Le storie raccontate erano frutto dell’impegno dei giovani su ecologia, pace, cultura del dare, rapporti in famiglia. Non sono mancati momenti di sospensione per l’elettricità difettosa, che più volte ha fatto saltare l’impianto tecnico. Ma il messaggio è passato: fare il primo passo per lanciare un ponte verso l’altro. Dopo il Genfest di Yangon, i giovani del Myanmar si sono recati al nord, rispondendo all’invito di un gruppo di 80 studenti di Mandalay, per un altro Genfest locale. In 14 sono partiti da Yangon e dopo una notte di viaggio hanno raggiunto gli altri. “Abbiamo vissuto momenti molto belli con i giovani di Mandalay – raccontano -. Grazie alla loro amicizia e semplicità, eravamo già come fratelli e sorelle. Con quest’atmosfera, hanno potuto capire facilmente quello che volevamo trasmettere”. E la costruzione di ‘ponti’ con tutti, si concretizza: per 3 volte hanno fatto visita ad orfanatrofi o case per anziani per condividere il loro amore e sostegno. Hanno organizzato un post Genfest sia a Yangon che a Mandalay per promuovere la fraternità e la pace. Attività che, come un tam-tam, coinvolgono altri amici.
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Sport for Peace in Vietnam

In Vietnam, spazio allo sport, con una giornata di “Sport for Peace”. L’appello per la pace – sullo sfondo della grave situazione mondiale – è stato accolto sentitamente. Anche i giovanissimi, aderendo all’invito di Papa Francesco di amare e prendersi cura dei più anziani e dei più piccoli, si sono dati appuntamento per visitare una casa per anziani e un orfanatrofio. A Bangkok, in Thailandia, “Connect” è l’iniziativa promossa dai giovani, col significato di collegarsi ad altri e lo strumento scelto sono stati i workshop: arte, canto, danza e cucina. «Abbiamo visto arrivare non solo giovani, ma anche alcune famiglie con i loro bambini – raccontano – Eravamo oltre 60, anche di altre nazionalità: Pakistan, Myanmar, Cina ed un folto gruppo da Timor Est». In seguito, visite ai bambini dello slum di Bangkok, coinvolgendo un gruppo di studenti universitari; azioni di raccolta fondi per le vittime di calamità naturali: l’anima è stata la creatività giovanile da una parte, e lo spirito di solidarietà con la certezza che l’amore di Dio vince tutto, dall’altra. E poi sono andati verso nord…
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Thailandia: il nuovo centro di accoglienza per i giovani tribali.

Dopo 5-6 ore di viaggio dalla città di Chiang Mai si arriva in un posto sperduto dove sta nascendo un nuovo centro di accoglienza per i giovani dei villaggi tribali. «Siamo andati per visitare i 18 giovani che fanno “home schooling” e insieme costruiscono questo centro con le loro mani. Lo scopo di questo viaggio era vedere insieme come mettere su un programma di formazione basato sulla Parola di Vita. Così abbiamo iniziato a lavorare con una nuova “periferia” – i giovani delle tribù – che sta molto a cuore alla Chiesa locale». (altro…)

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La benedizione della lunga vita

20140930-01Il 28 settembre, in Piazza San Pietro, papa Francesco ha incontrato gli anziani e i nonni nella prima giornata internazionale dedicata alla terza età, promossa dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. L’incontro dal titolo: “La benedizione della lunga vita“, è coinciso con la Giornata di preghiera per il Sinodo sulla Famiglia, ispirandosi ai molti interventi del Papa che più volte ha ricordato la tragedia della “cultura dello scarto” tipica di “un popolo che non custodisce i suoi anziani”, scartandoli “con atteggiamenti dietro ai quali c’è un’eutanasia nascosta”. Francesco ha abbracciato con affetto Benedetto XVI, presente durante la prima parte dell’incontro: «Ho detto tante volte che mi piaceva tanto che lui abitasse qui in Vaticano, perché era come avere il nonno saggio a casa. Grazie!». «Noi cristiani – ha affermato il Papa nel suo discorso – insieme a tutti gli uomini di buona volontà, siamo chiamati a costruire con pazienza una società diversa, più accogliente, più umana, più inclusiva, che non ha bisogno di scartare chi è debole nel corpo e nella mente, anzi, una società che misura il proprio “passo” proprio su queste persone.» L’incontro, è stato un’occasione per riaffermare che – come aveva detto Mons. Paglia, presidente del dicastero per la famiglia, «l’anzianità non è un naufragio ma una vocazione: si sono allungati gli anni di vita ma su questo tema non è stata sviluppata una riflessione adeguata né nella politica né nell’economia, né nella società né tanto meno nella cultura». 20140930-02«Va ripensata la vecchiaia e va ripensato anche l’impegno degli anziani nel mondo e della Chiesa nei loro confronti. Oltre a tutti gli aspetti civili, c’è una cultura che gli anziani possono trasmettere, particolarmente attenta a non concepire l’indebolimento della vita come la tragedia finale ma come una testimonianza di speranza nell’aldilà». L’evento del 28 settembre è situato nella giornata di preghiera per il Sinodo sulla famiglia, “luogo fondamentale e primario dove un anziano può vivere dentro una trama di relazioni che lo sostengono” – ancora Mons. Paglia – e che a sua volta è chiamato a vivificare e ad arricchire. Gli anziani non sono soltanto oggetto di attenzione e di cura ma anche soggetto di una nuova prospettiva di vita». Per avvicinarci a questa dimensione della vita consigliamo due brevi letture, di recente pubblicate da Città Nuova per la collana Passaparola. Invecchiare in forma, di Valter Giantin, con focus sull’aspetto della salute, considerando che “teoricamente ogni essere vivente comincia ad invecchiare all’atto del primo aggregarsi di due cellule” . Alzheimer, di Tamara Pastorelli. Per l’autrice scrivere questo libro ha significato “confrontarsi con la paura”, “quella di perdere la memoria, la mia identità, la mia dignità, ammalandomi di Alzheimer”. Una sofferenza che si affaccia in molte famiglie. (altro…)

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Si conclude l’Assemblea 2014

Il 28 settembre alle 12.30 una diretta internet ha segnato la conclusione dei lavori dell’Assemblea generale dei Focolari. Si riparte con l’impegno a vivere come “uomini-mondo”, secondo l’espressione coniata da Chiara Lubich e rievocata da papa Francesco nell’udienza del 26 settembre: «Uomini e donne con l’anima, il cuore, la mente di Gesù e per questo capaci di riconoscere e di interpretare i bisogni, le preoccupazioni e le speranze che albergano nel cuore di ogni uomo». Caloroso e aperto era stato durante l’udienza lo scambio con i cristiani di varie Chiese e le persone di convinzioni non religiose presenti. La sua consegna ai Focolari ha avuto una grande risonanza nei 494 rappresentanti di 137 Paesi: evidente, infatti, la consonanza con le conclusioni a cui l’Assemblea generale 2014 era arrivata dopo tre settimane di intenso lavoro – a partire delle oltre 3000 istanze arrivate da tutto il mondo – e riassunte nelle linee guida che orienteranno l’impegno del Movimento nei prossimi sei anni. Tre sono le parole in cui si è concentrato il discorso di Francesco: contemplare (“immersi nella folla, uomo accanto ad uomo”, citando un pensiero di Chiara Lubich), uscire, fare scuola, accompagnate dal forte invito alla gratuità, alla creatività e all’arte del dialogo, “che non s’impara a buon mercato”. E tre le parole contenute nelle linee guida emerse dall’Assemblea: uscire, insieme, opportunamente preparati. Si tratta di orientamenti, che portano come titolo lo scopo specifico dei Focolari “Che tutti siano uno”, e che adesso le comunità dei Focolari, sparse nei vari continenti, applicheranno, secondo i bisogni concreti e le esigenze specifiche di ogni area geografica. Vedi anche: Contemplare, uscire, fare scuola: le 3 parole di Francesco ai Focolari Intervista a Maria Voce e Jesús Morán Assemblea Focolari: un cammino di unità che si vede Documentazione assemblea L’Assemblea generale raccontata ai giornalisti  (altro…)

Ottobre 2014

“Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” Gesù si vede già pane.  E’ dunque quello il motivo ultimo della sua vita qui sulla terra. Essere pane per essere mangiato. Ed essere pane per comunicarci la sua vita, per trasformarci in lui.  Fin qui il significato spirituale di questa parola, con i suoi richiami all’Antico Testamento, è chiaro. Ma il discorso si fa misterioso e ostico quando più avanti  Gesù dice di se stesso: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51b) e “se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita” (Gv 6,53). E’ l’annuncio dell’Eucaristia che scandalizza e allontana tanti discepoli. Ma è il dono più grande che Gesù vuol fare all’umanità:  la sua presenza nel sacramento dell’Eucaristia, che dà la sazietà dell’anima e del corpo, la pienezza della gioia, per l’intima unione con Gesù. Nutriti di questo pane ogni altra fame non ha più ragione di esistere.  Ogni nostro desiderio di amore e di verità è saziato da chi è lo stesso Amore, la stessa Verità. “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” Dunque questo pane nutre di Lui fin da quaggiù, ma ci è dato perché possiamo a nostra volta saziare la fame spirituale e materiale dell’umanità che ci circonda. Il mondo non riceve tanto l’annuncio di Cristo dall’Eucaristia, quanto dalla vita dei cristiani nutriti di essa e della Parola, i quali predicando il Vangelo con la vita e con la voce, rendono presente Cristo in mezzo agli uomini. La vita della comunità cristiana, grazie all’Eucaristia, diventa la vita di Gesù, una vita quindi capace di dare l’amore, la vita di Dio agli altri. “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” Con la metafora del pane, Gesù ci insegna anche il modo più vero, più “cristiano” di amare il nostro prossimo. Infatti, che cosa significa amare? Amare significa “farsi uno” con tutti, farsi uno in tutto quello che gli altri desiderano, nelle cose più piccole e insignificanti e in quelle che forse a noi importano poco ma che agli altri interessano. E Gesù ha esemplificato in maniera stupenda questo modo di amare facendosi pane per noi.  Egli si fa pane per entrare in tutti, per farsi mangiabile, per farsi uno con tutti, per servire, per amare tutti. Farsi uno anche noi dunque fino a lasciarsi mangiare. Questo è l’amore, farsi uno in modo che gli altri si sentano nutriti dal nostro amore, confortati, sollevati, compresi.

Chiara Lubich

Pubblicata su Città Nuova 2000/14, p.7.


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Vecchiaia. Quella bellezza nascosta

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Foto: Antonio Oddi

«Ma agli occhi di Dio, sarà più bello il bambino che ti guarda con occhietti innocenti, tanto simili alla natura limpida e tanto vivi, o la giovinetta che splende come la freschezza d’un fiore appena aperto, o il vecchio avvizzito e canuto, ormai curvo, quasi inabile a tutto, in attesa soltanto forse della morte? II chicco di grano, così promettente quando, tenue più d’un filo d’erba, aggrappato ai chicchi fratelli, attornianti e componenti la spiga, attende di maturate e svincolarsi, solo e indipendente, nella mano dell’agricoltore o in grembo alla terra, è bello e pieno disperanza! E bello però anche quando, ormai maturo, e scelto fra gli altri, perché migliore, onde, sotterrato, dar vita ad altre spighe, esso che la vita ormai contiene. È bello, è l’eletto per le future generazioni delle messi. Ma quando sotterrato, avvizzendosi, riduce il suo essere in poca cosa, più concentrata, e lentamente muore, marcendo, per dar vita ad una pianticella, diversa da esso, ma che di esso contiene la vita, forse è più bello ancora. Bellezze varie. Eppure una più bella dell’altra. E l’ultima la più bella. Dio le vedrà cosi le cose? Quelle rughe che solcano la fronte della vecchietta, quel camminare curvo e tremolante, quelle brevi parole piene d’esperienza e di sapienza, quello sguardo dolce di bambina e donna insieme, ma più buono dell’una e dell’altra, è una bellezza che noi non conosciamo. È il chicco di grano che, spegnendosi, sta per accendersi ad una nuova vita, diversa dalla prima, in cieli nuovi. Io penso che Dio veda cosi le cose e che l’appressarsi al Cielo sia di gran lunga più attraente che le varie tappe del lungo cammino della vita, che in fondo serve solo per aprire quella porta». Chiara Lubich: Forse più bello ancora, in Scritti Spirituali/1, Città Nuova, Roma, 1991, pp. 111-113. (altro…)

Loppiano compie 50 anni

[:de]Chiara Lubich[:]

[:de]Chiara Lubich - Neuestadt19 Meditationen über das “neue Gebot” Jesu: “Liebt einander!” Zusammengestellt aus Vorträgen, Aufzeichnungen und Telefonkonferenzen von Chiara Lubich.

Mitwirkende: Sprecherin: Gudrun Griesmayr
Ausstattung: Hörbuch

Verlag Neue Stadt[:]

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Congo, una giornata in prigione

20140609-01Le 3 storie che seguono ci aprono uno squarcio di vita completamente diverso da quello a cui siamo abituati. Non solo il carcere in sé, ma anche la solitudine, l’abbandono, la corruzione, la difficoltà di accedere ai beni primari, e un’ondata di vita che arriva da intere comunità, da gruppi di bambini, da famiglie. Esperienze illuminate dal Vangelo, e da un’unica parola: «Ero carcerato e mi avete visitato» (Mt. 25,37). Kikwit. La prima visita alla prigione, quest’anno, è stata quella delle comunità locali: tutti insieme, circa 300 persone. «Dopo aver fatto una comunione dei nostri beni – scrivono Jean Kuvula e Nicole – vestiti, scarpe, manioca, mais, verdure, pondu (verdura preparata dalle foglie della manioca), sapone, sale, ci siamo dati appuntamento all’entrata del penitenziario. Il complesso musicale “Gen Unité” si era ben preparato per i canti della S. Messa.  Appena sistemati noi, sono entrati i detenuti, in gruppi. Dopo la Messa, solenne e molto bella, il direttore ci ha presentato. Il motivo della nostra visita? “Vogliamo condividere con voi il momento doloroso che state vivendo, e dirvi che Dio vi ama. Noi preghiamo per voi. Vorremmo che siate sicuri che Gesù vi farà uscire da qui e che non farete più del male”. Distribuiti i vestiti a chi ne aveva bisogno, il resto dei beni lo abbiamo consegnato al direttore. Abbiamo poi condiviso con loro esperienze sulla Parola di Vita, con la proposta di far arrivare il foglietto con la spiegazione della Parola di Dio ogni mese. Tanti hanno pianto di commozione; Nel ringraziarci, il direttore ci ha detto che tanti prigionieri sono abbandonati da tutti». Anche i e le gen 4 (i bambini dei Focolari) di Kikwit hanno l’abitudine di visitare i prigionieri della prigione centrale ogni anno alla Vigilia di Natale. «I bambini avevano portato vestiti, scarpe, viveri – scrive Jean – e curiosamente c’erano tante scarpe da adulti, fatto che dimostrava che i genitori sostenevano l’azione. Un gen 4 ha preso la parola spiegando: “Avevo fame, tu mi hai dato da mangiare. Avevo sete, tu mi hai dato a bere. Ero in prigione e tu mi hai visitato. Ecco il motivo per il quale siamo venuti. Voi siete Gesù che veniamo a visitare”. Un altro gen 4: “Maman Chiara ci dice di amare tutti e di festeggiare il compleanno di Gesù. Gesù che domani nascerà, vuole consolarvi, voi che state soffrendo. Vi dice di perseverare nel Suo amore e vuole che possiate uscire. Gesù desidera che vi pentiate e che non facciate più del male, per non tornare ancora in prigione”. Dopo queste parole si è fatto un grande silenzio. Un detenuto ha chiesto da dove venivamo, mai aveva visto così tanti bambini (circa 200) in rappresentanza di tutte le parrocchie di Kikwit, andar a trovare i prigionieri. Il direttore ringraziando tutti i gen 4, ha detto che era Dio che li aveva mandati, perché il giorno prima non c’era più niente da mangiare». 20140609-02A Goma, si avvia invece il progetto di una mensa nel carcere centrale. La famiglia André Katoto e Julie, responsabili sul posto, racconta: «Nella nostra ultima visita nella prigione centrale, aprile 2014, abbiamo scoperto la mancanza di razioni regolari di cibo. I detenuti ricevono i viveri dalle loro famiglie e sono autorizzati a venderli all’interno del penitenziario, dove rimangono, sparsi qua e là per terra e nel cortile. Questo sistema, tollerato dalla direzione, giustifica le autorità provinciali a non fornire il cibo. Nasce così l’idea di creare una mensa in prigione, ma come arrivarci?! Abbiamo cercato di contattare il Ministro provinciale della Giustizia. Lo incontriamo casualmente in ospedale. È stata l’occasione per presentare la nostra idea come soluzione duratura al problema di accesso ai beni primari. Il ministro ci ha assicurato il suo sostegno e ci ha inviato da due suoi consiglieri per studiarne la fattibilità. Siamo adesso in attesa dell’apertura della mensa».   (altro…)

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Intervista a Maria Voce e Jesús Morán

Intervista_MariaVoce_JesusMoran«Alla nuova presidente augurerei di saper ascoltare sempre lo Spirito Santo e, di conseguenza, costruire tutto “in unità”» – aveva dichiarato Maria Voce pochi giorni prima della sua rielezione, senza sapere che queste parole sarebbero diventate l’incipit del suo secondo mandato. Approfittando di una delle pause dell’assemblea dei Focolari ancora in corso (si concluderà il 28 settembre prossimo), le diverse edizioni Città Nuova intervistano la neo rieletta presidente dei Focolari e Jesús Morán, copresidente. Le domande riguardano la vita del Movimento e le grandi sfide che lo attendono. Ne riportiamo di seguito alcuni stralci; qui l’intervista integrale in lingua italiana. In che modo ascoltare e mettere in pratica quanto sta dicendo papa Francesco alla Chiesa e alla società di oggi? Maria Voce: «Dobbiamo farlo a partire dal carisma dell’unità: anche noi dobbiamo pensare ai poveri e agli emarginati, ma partendo dal nostro specifico, non solo a livello personale, il che è necessario, ma senza mai prescindere dal carisma». «Mi sono entusiasmata quando papa Francesco ha detto a Redipuglia che “la guerra è una follia”. È una malattia, quindi è da curare. Quale tipo di cura possiamo offrire noi focolarini? L’unica che abbiamo è il nostro carisma, non abbiamo altro. Un carisma che ci chiede di costruire rapporti di pace, di conoscenza reciproca anche fra persone che non si guardano in faccia, tra persone che si odiano, per contribuire al cammino verso l’unità». Jesús Morán: «Noi non ci caratterizziamo per la frenetica ricerca di spazi di potere, non è nel nostro stile. Piuttosto cerchiamo di iniziare dei processi». «Papa Francesco paragona la Chiesa non tanto a una sfera quanto a un poliedro, affermando così che le tendenze più importanti sono spesso emerse in periferia. Tutto ciò mi sembra che si combini perfettamente con un’Opera che ha un principio di unità molto forte. D’altronde anche Chiara (Lubich) stessa ha fondato molto spesso in periferia, valga per tutti l’esempio dell’Economia di Comunione nata in Brasile, oppure quello dell’ecumenismo che ha acquisito nuove prospettive negli incontri di Chiara con Athenagoras a Istanbul, mentre a Fontem [Camerun] è emersa l’inculturazione “alla focolarina”… Questo principio possiamo viverlo anche noi, e cioè andare alla periferia e cogliere quel qualcosa che vi emerge e che poi diventa universale». Come rispondere alle grandi sfide poste dalla situazione mediorientale, nella quale i focolarini sono in prima linea? Maria Voce: «Ho l’impressione che il Movimento stia facendo molto di più di quanto non appaia. Ho ricevuto in questi giorni una lettera dalle focolarine di Damasco che mi chiedevano il consenso di recarsi a trovare la comunità di Aleppo, dove già ci sono dei focolarini. Ho risposto di sì, anche se i rischi sono innegabili: il carisma dell’unità può e deve essere presente in questi posti per costruire rapporti, per portare un po’ di pace. Ovviamente le soluzioni politiche a livello internazionale sono necessarie, così come gli aiuti umanitari che peraltro arrivano e sono più o meno ben distribuiti; il Movimento da parte sua contribuisce a sradicare l’odio dal cuore degli uomini, operazione senza la quale non potranno mai essere trovate delle soluzioni politiche vere e durature». «Se c’è qualcosa che il carisma può fare è di diffondere la cultura dell’incontro, la cultura della fiducia reciproca, la cultura dell’amore, aiutando ad esempio chi è nel bisogno indipendentemente della religione di appartenenza o dallo status sociale, dal confine che lo divide da un’altra fazione. (…) Bisogna anche chiedersi che cosa abbia da dire il carisma dell’unità di fronte a questi conflitti, quale sia l’incidenza possibile… Ricordo che Chiara, citando un episodio vero accaduto in Colombia, disse che si può fermare la mano d’un terrorista semplicemente facendo un atto d’amore. Tutto ciò dobbiamo farlo impegnandoci di più e meglio, tutti insieme». Jesús Morán: «Si tratta in sostanza di sviluppare i dialoghi che ci sono tipici. Questi giorni in Assemblea nel mio gruppo di riflessione c’era un musulmano: avere un fratello di un’altra religione con cui condividere tutto non è cosa da poco, un fratello che si sente rappresentante del Movimento dei Focolari musulmano. È un miracolo! Questa presenza dei Focolari nelle terre islamiche va perciò sviluppata, così come va promosso il nostro dialogo interreligioso. Poca cosa? Forse, ma mi sembra che sia qualcosa di fondamentale». «Una chance che abbiamo è quella di avere contatti diretti con persone del Movimento in questi luoghi di sofferenza: è importante dare voce alla realtà vera, a quello che si sta vivendo attraverso le parole dei protagonisti. Ciò vuol dire spesso trasmettere una visione diversa dei fatti e dei problemi rispetto a quella diffusa generalmente dai media. C’è spesso una grande confusione, e spesso non si dà voce a chi è in favore della pace». La Chiesa e la società si confrontano con la questione famiglia. In questo campo i Focolari hanno una lunga esperienza da offrire… Maria Voce: «Non si può ridurre la questione familiare nella Chiesa a una questione esclusivamente sacramentale. I sacramenti sono segni efficaci della grazia, ma restano segni e possono essercene anche altri. Una persona mi ha scritto dopo aver ascoltato l’introduzione ad un mio tema sull’Eucaristia. È una donna separata che convive con un divorziato con figli e che sente fortemente di essere cristiana e cattolica, e avverte il disagio di questa sua posizione che, in un certo senso, la mette al di fuori della Chiesa cattolica. Ma lei mi scrive: “Non mi sono mai sentita fuori da essa e continuo a frequentare la chiesa. Quando vado a chiedere la benedizione al sacerdote che distribuisce il sacramento, in quel momento Gesù entra anche dentro di me. Io cerco di vivere, di fare la mia parte. Sto facendo un cammino”». «Dio ci chiede in effetti di aiutare tutti a percorrere il proprio cammino di santità, cioè di avvicinarsi a Dio con i mezzi a disposizione (…). Chiara ci spiegò a suo tempo le “fonti di Dio”: non aveva messo l’accento solo sulla sua presenza nell’Eucaristia, ma anche su altre presenze di Dio nel mondo, anche nella Parola e nel fratello. Penso che il Movimento possa essere l’abbraccio a queste famiglie; ma siccome esso è parte della Chiesa, abbracciando queste persone le facciamo sentire meno estranee perché abbracciate da una porzione di Chiesa. Più tardi si potranno proporre altre esperienze, altre vie; vediamo cosa dirà il Sinodo. Mi sembra però illusorio pensare che emergano delle soluzioni straordinarie; verranno fuori piuttosto delle esperienze plausibili ed efficaci, non tanto delle soluzioni universali». Jesús Morán: «Il problema della famiglia prima di essere un problema sacramentale è antropologico. È in gioco il disegno stesso di Dio sull’uomo, sul rapporto tra uomo e donna, sulla relazionalità in quanto tale, quindi sulla dinamica del dono, dei rapporti (che potremmo definire “trinitari”). Senz’altro ci stiamo giocando tanto e il papa lo ha anche detto: non facciamo il Sinodo per risolvere il problema dei divorziati, non è quello che ci preoccupa perché alla fine si potranno trovare delle soluzioni già provate nei secoli passati. Il problema è molto più serio: cosa succede all’uomo d’oggi, come cresce, che tipo di relazionalità impara e dove la impara? Questo è il vero problema della famiglia. Ci conforta sapere che anche tante voci laiche, non necessariamente cattoliche, mettono l’accento su questo problema della relazionalità e sul futuro della famiglia e dell’umanità». (altro…)

Loppiano compie 50 anni

Sierra Leone, oltre l’Ebola

20140923-01Sierra Leone, Guinea, Liberia. Nazioni che raramente si affacciano sui media occidentali, negli ultimi mesi associate a “ebola”. Sono, infatti, i più colpiti dalla più grave epidemia del virus registrata fino ad oggi, dalla scoperta del virus nel 1976. «Dopo la lunga sofferenza della guerra adesso siamo ancora sotto la prova con questa epidemia. La paura cresce, ma anche la consapevolezza che assumendo le misure necessarie – a volte contro la natura e la cultura della gente, come stare isolati – possiamo combattere questo virus. Dappertutto la Chiesa sta cercando di portare il suo aiuto, come amore concreto a tutti», ci scrivono dalla Sierra Leone. In questi giorni la sofferenza è acuita dalla quarantena richiesta alla popolazione: si vive dentro le mura domestiche per arginare il rischio del contagio. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (report del 18 settembre) su oltre 5mila casi sono oltre 2600 le vittime del virus che causa la febbre emorragica. «Ci dicono di essere prudenti – scriveva un religioso vicino ai Focolari ancora nel mese di giugno – A Messa non si dà neppure il segno della pace per evitare contatti, ma sapere con precisione dove ci sia il pericolo è difficile. Anche noi nell’ospedale cattolico abbiamo avuto un caso di un ammalato scappato dall’ospedale specializzato per l’ebola a Kenema, che è venuto a curarsi qui senza che i medici sapessero nulla. Quindi si può immaginare l’apprensione che ci ha toccato da vicino». Anche gli incontri della comunità dei Focolari si devono sospendere, come le attività previste con i giovani. Si ravviva una catena per sostenersi reciprocamente: e allora telefonate, messaggi. Per dirsi cosa? «La ferma volontà di continuare ad amare, ora che siamo ancora una volta sotto il peso della prova». In una lettera ai membri del Movimento dei Focolari in Sierra Leone, la presidente Maria Voce aveva scritto esortando ad «andare avanti con coraggio, a testimoniare l’Ideale [dell’unità] in tutti i modi possibili» e ringraziando per la testimonianza che «moltiplica nella vostra terra tanti frammenti di fraternità». Aveva assicurato, inoltre, la vicinanza e la preghiera di tutto il Movimento nel mondo. «Personalmente cerco sempre di rimanere fedele all’impegno e promessa fatta di continuare a vivere l’Ideale dell’unità anche qui in Sierra Leone», confida J.K., manifestando anche il suo dolore nel dover sospendere i contatti. Ma a sostenerlo è la Parola di Vita, l’impegno comune a vivere il Vangelo che porta luce anche nelle situazioni più disperate, come questa. E Alfred: «Come sai, la situazione qui in Sierra Leone non è bella. È difficile per noi muoverci da un posto all’altro. Ma questo non mi ferma, anzi mi sprona a vivere di più il Vangelo. Cerco di vivere ogni momento per Gesù ed offrire tutto a Lui durante la giornata. Essere fedele al Vangelo è ancora il mio desiderio più profondo. Ti ringrazio per tutto l’amore che hai per noi gen della Sierra Leone. Ti sentiamo qui con noi». E infine, Padre Carlo, ringrazia per avere a cuore anche “questo angolo di mondo”, quando sembrano vincere «la paura, l’ansia, l’inattività, a volte la disillusione perché le autorità sono lente a fare il bene della gente. Ma poco a poco scopriamo che tutti questi aspetti sono il volto di Gesù crocifisso e abbandonato ed allora ci rituffiamo ad amare. E quell’amore ha uno spessore nuovo e più profondo». (altro…)

Loppiano compie 50 anni

Gesù Eucaristia

Chiara Lubich_Gesù Eucaristia_a cura di Ciardi_CN 2014Caposaldo della Fede cristiana, punto fondamentale della “Spiritualità dell’unità”, il significato profondo dell’Eucaristia: “Sacramento di unità”. «Sei entrato nella mia vita più dell’aria nei miei polmoni, più del sangue nelle mie vene». Questa confidenza di Chiara Lubich, esprime il profondo rapporto personale che ha saputo instaurare lungo tutta la sua vita con Gesù Eucaristia. Punto fondamentale su cui si basa la spiritualità dell’unità essa produce frutti inaspettati che la rivelano “sacramento di unità”, come il Concilio Vaticano II ha riaffermato con convinzione, facendo nascere una comunità nuova e germi di resurrezione nella storia e nella natura. Lungo il libro Chiara Lubich, attraverso pagine di diario e brani di conversazioni inedite, così come attraverso scritti pubblicati ma spesso non noti, attraverso episodi vivi e concreti narra la sua graduale scoperta della presenza di Gesù Eucaristia nella sua vita e in quella del Movimento a cui ha dato vita. Una narrazione che diventa “mistagogia”, una proposta discreta che convince e coinvolge il lettore nella medesima esperienza. Le opere di Chiara Lubich contano 58 titoli pubblicati, con oltre 220 edizioni e ristampe e traduzioni in più di venti lingue. Fabio Ciardi, dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, è professore ordinario presso l’Istituto di Teologia della vita consacrata “Claretianum” (Roma). Ha pubblicato vari volumi per Città Nuova. Ultimo in ordine di tempo: I detti di Papa Pafnunzio, in cammino nel deserto (2014). Chiara Lubich: Gesù Eucaristia.  Collana: Meditazioni – Ed. Città Nuova

Loppiano compie 50 anni

Loppiano festeggia i suoi primi 50 anni

Loppiano-01I pionieri ricordano che la prima avanguardia arrivò sulle colline del Chianti con una cinquecento. Era la prima domenica d’ottobre 1964 e non c’era praticamente nulla: casolari diroccati e terreni incolti a parte. Oggi, 50 anni dopo, Loppiano è un centro internazionale che ha totalizzato oltre 1.200.000 presenza da tutto il mondo, si sostiene con attività economiche, conta una decina di scuole di formazione alla fraternità per giovani, adulti, famiglie, sacerdoti; ha assistito alla nascita del polo Bonfanti che ospita una trentina di aziende che aderiscono al progetto di Economia di Comunione; ha un santuario intitolato alla Madre di Dio, la Theotokos che fa parte di un Complesso Architettonico con centro congressuale, sale polivalenti e un Istituto Universitario, Sophia. È una spiccata internazionalità il punto di forza di Loppiano, con i suoi attuali 700 abitanti di oltre 60 Paesi. Chi vi soggiorna ha la possibilità di sperimentare una convivenza civile aperta ai contributi delle diverse componenti sociali, etniche, religiose, al servizio della pace e dell’armonia dei popoli. La cittadella, dunque, si propone come snodo e laboratorio di sperimentazione per l’Italia e il mondo di una socialità che pone al centro l’accoglienza, il dialogo e la valorizzazione dei diversi apporti culturali; quale spazio migliore di LoppianoLab per festeggiare questo cinquantesimo? 50Loppiano-01L’apertura ufficiale di questo anno di festeggiamenti – con eventi che si snoderanno lungo tutto il 2015 – sarà sabato 4 ottobre 2014, all’Auditorium di Loppiano, a partire dalle ore 19.00. Ha annunciato la propria partecipazione, Maria Voce, neo eletta Presidente dei Focolari. Sarà un momento di festa in cui si guarderà alla cittadella da una diversa prospettiva, ovvero dal “mondo verso Loppiano”. Questi 50 anni verranno ripercorsi attraverso interviste con i protagonisti della prima ora, contributi artistici dal respiro internazionale, video di ieri e di oggi.
Sarà un viaggio nella storia e nelle sfide presenti e future che questo prototipo di convivenza pone alle città del Terzo millennio. Vi saranno testimoni di tradizioni culturali e religiose non cristiane che, tornando nei propri Paesi, hanno tradotto quanto vissuto a Loppiano in azioni politiche, in lavoro, in modelli educativi nei diversi ambiti sociali e culturali. Le sinergie con il territorio e le istituzioni verranno raccontate col contributo delle diverse componenti culturali ed economiche della cittadella: il Polo Lionello Bonfanti dell’Economia di Comunione, lIstituto Universitario Sophia, la Cooperativa Loppiano Prima e il Centro internazionale dei Focolari di Loppiano. A partire dalle 20.00 Loppiano darà quindi il via all’ “Opencity”: una sorta di città a porte aperte che proporrà ai partecipanti e a quanti interverranno i gusti, la musica e la ricchezza delle culture dei suoi abitanti.


Logo_Loppiano_50esimoLink all’evento su focolare.org e Sito ufficiale di Loppiano: www.loppiano.it Facebook: www.facebook.com/loppiano.it Twitter: #50Loppiano L’evento verrà trasmesso  in diretta streaming su loppiano.it e da TV2000 alle 22.30 (altro…)

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Vangelo vissuto, mettersi al servizio

images Gioco d’azzardo «Ogni volta che mio marito giocava d’azzardo era sempre un litigio a casa. Grazie ai rapporti costruiti al centro sociale, dove ogni tanto mi fermavo a fare un po’ di pulizie, tornavo a casa con una forza nuova per affrontare i problemi. Un giorno in un gruppetto si leggeva il Vangelo e si parlava dell’amore al nemico. Pensando a mio marito col quale litigavo sempre, ho provato ad avere un’attenzione diversa verso di lui. Col passare dei mesi anche in lui qualcosa è cambiato. Un giorno si è trovato coinvolto in un litigio per il gioco. Stava per uccidere l’avversario quando il pur fragile cambiamento iniziato in lui lo ha bloccato. Per non vivere una doppia vita, ha tagliato definitivamente con il gioco». A.R.- Filippine  Attesa di pensionamento «In attesa di ricevere la lettera di pensionamento, un po’ alla volta do le consegne ai colleghi. Ho quasi finito, ma la lettera non arriva e non ho più un lavoro specifico affidato. Cosa fare? Quasi ogni giorno mi devo inventare un nuovo lavoro: ora si tratta di vecchie carte che non avevo mai tempo di esaminare a fondo, ora di situazioni sospese per risolvere le quali occorre andare a consultare persone di uffici diversi… E poi c’è la collega a cui ho passato il lavoro, che è dovuta rimanere a casa perché ha i bambini malati: quando torna le offro aiuto per sbrigare il lavoro rimasto arretrato. Insomma, da fare non mi manca e il tempo in attesa del pensionamento non è tempo di sosta, ma tempo prezioso da vivere momento per momento. Mi viene in mente il periodo, poco dopo aver cominciato a lavorare, in cui la scoperta che le parole del Vangelo si potevano non solo leggere e studiare, ma vivere, dava significato ad ogni gesto. Ora sento che quella stessa passione può accompagnare questo tempo». E.P.-Italia Gratuità «Da noi il denaro sta occupando il primo posto nelle famiglie, distruggendo così i valori. Ma da chi crede nel Vangelo e si sforza di viverlo nascono iniziative a cui mai si sarebbe pensato. Per esempio, quando al nostro gruppo di famiglie è stato chiesto un servizio di volontariato per contribuire alla nascita di un centro per la rieducazione di handicappati fisici, la proposta è stata accolta da tutti con entusiasmo. Abbiamo iniziato con lo sradicare piante e tagliare l’erba per preparare il terreno. La gente dei dintorni è rimasta sorpresa nel vederci lavorare con slancio e per di più gratuitamente, proprio perché nel nostro ambiente la gratuità quasi non esiste, essendo sempre stati abituati a ricevere». A. C.-Rep.Democratica del Congo (altro…)

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Jesús Morán Cepedano

JesusMoran-bJesús Morán Cepedano è stato eletto copresidente del Movimento dei Focolari il 13 settembre 2014, dall’Assemblea generale riunita al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo, Roma. È nato il 25 dicembre 1957 a Navalperales de Pinares, Avila (Spagna), da una famiglia di commercianti che ben presto si trasferisce a Cercedilla, nella Sierra di Madrid. Ha incontrato il messaggio evangelico proposto dal Movimento dei Focolari durante gli studi universitari, attraverso la testimonianza di alcuni coetanei. S’imbatte così nella novità e nelle esigenze rivoluzionarie che la vita del Vangelo comporta. Decide di donarsi a Dio nella comunità del focolare nel 1977. Dopo un periodo di formazione dal 1979 al 1981 alla cittadella di Loppiano (Italia) parte per l’America Latina. Dal 1996 al 2004 è delegato dei Focolari per il Cile e la Bolivia. Là viene ordinato sacerdote il 21 dicembre 2002. Dal 2004 al 2008 è corresponsabile del Movimento nel Messico e a Cuba. Nell’Assemblea generale dei Focolari del 2008 viene eletto consigliere generale e incaricato dell’aspetto della formazione culturale degli appartenenti al Movimento. Nel 2009 inizia a far parte della “Scuola Abba”, centro interdisciplinare di studio dei Focolari, per la sua specializzazione in antropologia teologica e teologia morale. Si è laureato in filosofia presso l’Università Autonoma di Madrid ed ha conseguito una licenza in teologia dogmatica presso la Pontificia Università Cattolica di Santiago del Cile. Attualmente sta concludendo il dottorato in teologia alla Pontificia Università Lateranense, Roma. Ha pubblicato diversi articoli su temi di antropologia filosofica e teologica.

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Primo congresso EdC in Paraguay

1487947_10204720139580359_9047858147159557142_oSi è concluso il 7 settembre ad Asunción, con 120 partecipanti tra dirigenti d’impresa, lavoratori e studenti provenienti anche dall’Argentina, il primo congresso paraguayano di Economia di Comunione (EdC); occasione tanto attesa che si è unita al tradizionale incontro di primavera degli imprenditori EdC argentini, il 34°. Focus dell’appuntamento era la figura dell’imprenditore che sposa il progetto di Economia di Comunione. «Un imprenditore – spiega il prof. Luigino Bruni, coordinatore mondiale del progetto, in collegamento Skype – che sceglie la povertà». Un’affermazione forte che potrebbe lasciar intendere che ricchezza o meglio, benessere, ed EdC sono incompatibili. La risposta giunge da German Jorge, (Paranà, Argentina) proprietario di un centro di distribuzione di materiali edili con 60 dipendenti: «L’imprenditore EdC soffre della povertà, altrimenti non sarebbe tale. Non è immune all’indigenza, ma fa di essa una scelta di vita, portandola nell’azienda». «Nell’economia capitalista” – continua Germán – l’obiettivo dell’azienda è generare ricchezza. Nel nostro caso generare ricchezza è un segnale che dice che le cose vanno bene, ma non è il fine. Il fine è la comunione e il processo stesso è comunione: ci generiamo come persone facendo azienda. E l’azienda in questo modo non è una macchina per fare soldi, ma una comunità di persone». 10177268_10204461747213917_5882582352701120384_nUno stile imprenditoriale, questo, di successo e vincente, come dimostra la storia di Ramon Cerviño di Cordoba, proprietario di una ditta di strumentazione medica. Spiega che il segno distintivo dello stile aziendale di un tale “leader d’impresa” è la scelta della comunicazione a tutto campo all’interno dell’ambiente di lavoro. Non pone i poveri prima dell’azienda, ma scopre, accetta e assume la diversità e le necessità dell’altro. Molte le testimonianze d’imprenditori che hanno fatto questa scelta: dalle storie di 10458209_10204461716613152_4148305717617632112_npiccoli commercianti, come le vicende di una parrucchiera, di una negoziante e di una venditrice ambulante che hanno creato micro-imprese assieme alle loro famiglie, esempi stimolanti di lavoro e tenacia. Ma c’è anche la storia di una grande azienda come “Todo brillo”, a cui i partecipanti al congresso si sono recati in visita. Un’impresa paraguayana, leader nel campo delle pulizie, con oltre 600 dipendenti, nata dalla scelta di Maria Elena di rinunciare ad un posto come dirigente di una prestigiosa banca. Con i suoi figli ha avviato, lasciando tutti i vantaggi e le comodità del caso. «Avevamo ‘pensato’ questo progetto per dar lavoro a chi non aveva potuto studiare – racconta Maria Elena – per moltissimi di loro rappresentiamo l’unica possibilità d’inserimento occupazionale». Ora si torna tutti alle proprie attività e imprese ma con una forza ed un impegno in più: essere generatori di un’economia più umana e fraterna. (altro…)

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Maria Voce

Note biografiche

Maria_VoceMaria Voce, eletta presidente del Movimento il 7 luglio 2008 dall’Assemblea generale dei Focolari, prima focolarina a succedere alla fondatrice, Chiara Lubich deceduta il 14 marzo dello stesso anno, il 12 Settembre 2014 è stata eletta per il secondo mandato consecutivo. Una scelta, frutto della comunione tra i 500 partecipanti all’Assemblea generale, provenienti da tutto il mondo. È nata ad Ajello Calabro (Cosenza – Italia), il 16 luglio 1937, prima di sette figli. Il padre era medico; la madre, casalinga. Nell’ultimo anno di studi di giurisprudenza a Roma (1959) incontra all’università un gruppo di giovani focolarini e rimane affascinata dalla loro testimonianza evangelica. Terminati gli studi esercita la professione a Cosenza diventando il primo avvocato donna nel foro della città. Successivamente compie studi di teologia e di diritto canonico. Nel 1963, imprevista e “travolgente”, la chiamata di Dio a seguire la strada di Chiara Lubich a cui risponde con immediatezza: lascia una carriera promettente e parte per la scuola di formazione delle focolarine di Grottaferrata (Roma). Chiara le darà il nome di Emmaus, col quale da allora in poi sarà conosciuta nel Movimento. Esso, rimanda al noto episodio dei due discepoli in cammino con Gesù dopo la resurrezione e richiama il cuore del carisma dei Focolari: Gesù che si fa presente «dove due o più sono uniti» nel Suo nome. Dal ‘64 al ‘72 è in Sicilia nei focolari di Siracusa e Catania, dal ‘72 al ‘78 fa parte della segreteria personale di Chiara Lubich e nei successivi dieci anni vive nel focolare di Istanbul, dove intreccia rapporti a livello ecumenico con l’allora Patriarca di Costantinopoli Demetrio I e numerosi Metropoliti, tra cui l’attuale Patriarca Bartolomeo I, in quel tempo segretario di SS. Demetrio, oltre ad esponenti di varie Chiese. In questa metropoli turca a grande maggioranza musulmana, è un dialogo della vita che caratterizza i suoi rapporti con i seguaci dell’Islam. In qualità di esperta in diritto, dal 1995 è membro della Scuola Abbà, il Centro Studi interdisciplinare presieduto da Chiara Lubich, e dal 2000 è anche corresponsabile della Commissione internazionale di “Comunione e diritto”, rete di professionisti e studiosi impegnati nel campo della giustizia. Dal 2002 e fino all’approvazione avvenuta nel 2007 collabora direttamente con Chiara Lubich per l’aggiornamento degli Statuti generali del Movimento. Il 7 luglio 2008 viene eletta presidente del Movimento dei focolari e indica sin dall’inizio come stile della presidenza l’impegno a «privilegiare i rapporti» e a tendere con tutte le forze al fine per cui è nato il Movimento: perseguire l’unità a tutti i livelli, in tutti i campi, percorrendo le vie del dialogo aperte da Chiara Lubich. Il 27 luglio 2008, a conclusione dell’Assemblea generale Maria Voce viene ricevuta da Benedetto XVI nella sua residenza di Castelgandolfo, insieme al Copresidente Giancarlo Faletti e ad una rappresentanza internazionale del Movimento. Il 23 aprile 2010 papa Benedetto XVI la riceve in udienza privata. Il papa parla di «carisma che costruisce ponti, che fa unità» e invita a continuare nella sua attuazione con amore sempre più profondo e nella tensione alla santità. Nell’ottobre del 2008 partecipa e interviene al Sinodo dei vescovi su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Il 24 novembre 2009 è nominata da Papa Benedetto XV nominata da Papa Benedetto XVI Consultore del Pontificio Consiglio per i Laici ed il 7 dicembre 2011 Consultore del Pontificio consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione. Numerosi i viaggi per incontrare le comunità del Movimento sparse nel mondo e proseguire nei contatti con personalità del mondo civile ed ecclesiale, dell’ambito culturale e politico, ecumenico ed interreligioso. Di particolare rilievo: gennaio 2009 in Africa, gennaio-febbraio 2010 in Asia, febbraio 2011 in Terra Santa, marzo-aprile 2011 in Nord America e marzo-aprile 2012 nei Paesi dell’Ispano-America, gennaio-febbraio 2013 in Australia e Nuova Zelanda, agosto-settembre 2013 in Giordania, marzo-aprile 2014in Brasile. Tappe importanti per rafforzare i legami di amicizia e collaborazione intrapresi nei quasi 70 anni di vita del Movimento dei focolari, e che lasciano intravedere nuovi sviluppi nel cammino di fraternità. Il 12 Settembre 2014 è stata eletta per il secondo mandato consecutivo. A giro di posta è arrivata la conferma della Santa Sede – come previsto dagli Statuti dei Focolari: “All’inizio di questo secondo mandato, auguriamo alla Dott.ssa Maria Voce particolare assistenza dello Spirito Santo e affidiamo il suo servizio all’intercessione materna di Maria Santissima, di cui oggi ricorre la festa del suo Santo Nome”, scrive il card. Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per il Laici. (altro…)

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Assemblea Focolari: eletto il copresidente

Assemblea-JesusMoran-b«Qualcuno mi ha chiesto se avevo dormito la notte. Ho risposto di sì, ma che probabilmente non succederà altrettanto dopo la partita del ‘mio’ Real Madrid  contro l’Atletico!». Ha esordito con una battuta che ha sortito l’effetto di alleggerire l’intensità del momento, Jesús Morán Cepedano, neoeletto copresidente dei Focolari per i prossimi sei anni, il 13 settembre 2014. Tangibile la gioia dell’intera Assemblea, mentre Maria Voce lo ringraziava per aver accettato di condividere con lei la responsabilità del Movimento. Anche la Santa Sede ha espresso la conferma del nuovo copresidente, necessaria secondo gli Statuti dei Focolari, in una lettera firmata da mons. Rylko in cui gli augura «di svolgere fedelmente e generosamente il suo compito, in profonda unità con la Presidente e a vantaggio di tutta l’Opera di Maria». E non poteva certo mancare il grazie di Maria Voce anche a Giancarlo Faletti, copresidente uscente, «per aver condiviso così bene questa responsabilità per sei anni», parole seguite dalla standing ovation di tutta la sala. Nel Movimento dei Focolari la figura del copresidente mette in luce l’aspetto dell’unità, che trova fondamento nelle parole di Gesù «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20).  Secondo gli Statuti dei Focolari il primo dovere del copresidente è «essere sempre nella più profonda unità con la presidente», simbolo dell’unità del Movimento «che, assieme a lei o in sua sostituzione, dovrà anch’egli servire».

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Jesús Morán Cepedano

Jesús Morán è nato nel 1957 ad Avila. E’ focolarino sacerdote. Consigliere uscente del Consiglio generale per l’aspetto della formazione culturale dal 2008, è membro della Scuola Abba, centro studi interdisciplinare del Movimento. Per oltre 25 anni ha vissuto al servizio dei Focolari in Cile, Bolivia, Messico e Cuba. Laureato in filosofia e teologia, sta concludendo attualmente il dottorato in teologia all’Università Lateranense (Roma). I lavori dell’Assemblea proseguono con l’elezione delle consigliere e dei consiglieri generali. Molto attesa l’udienza con papa Francesco il 26 settembre in Vaticano. (altro…)

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Vivir una espiritualidad de comunión

vivir-la-espiritualidad-de-comunion_WEBContenido: “Qué agradable es vivir en unidad”, dice el salmista. Pero qué difícil también hacerlo si una espiritualidad de comunión que nos enfoque en la unidad y en el amor mutuo. Esta es la propuesta del Concilio Vaticano II. Esta espiritualidad es también el contenido central de la carta apostólica de Juan Pablo II, Novo Millennio Ineunte: “Hacer de la Iglesia la casa y la escuela de la comunión: este es el gran desafío que tenemos ante nosotros en el milenio que comienza (…)”. Vivir una espiritualidad de comunión presenta los elementos esenciales de tal espiritualidad y lo hace enfocándose en el mandamiento que Jesús llama “suyo” y “nuevo”, la verdadera medida del amor cristiano; revelación divina y una novedosa forma de entender la realidad, inclusive la economía, en términos de una ontología trinitaria.   Sobre el autor: Thomas Norris es un sacerdote de la diócesis de Ossory (Irlanda) y profesor de Teología en el St. Patrick’s College de Maynooth. Es miembro de la Comisión Teológica Internacional y autor de varias publicaciones. Grupo Editorial Ciudad Nueva – Buenos Aires

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La Desolata

20140915-01«Se la persona di Cristo e il suo insegnamento si inserivano nella storia per spaccarla in due, spingendo l’umanità a pentimento, e cioè a mutamento, per rin­novarsi e mettere in atto l’uomo nuovo, in una città nuova, quella lacerazione, più o meno consapevol­mente, agiva nel cuore di Maria, messa in mezzo alle due età e alle due mentalità, rendendo talora acerbo quel suo sforzo di capire Gesù, di seguire Gesù, di essere una con Gesù. La lezione e il dolore non finirono allora. S’arrivò al punto che, durante la predicazione del Figlio, le accadde di non poter avvicinarlo: non poter esser ammessa alla sua presenza. Maria insomma diveniva, lungo la profezia di Simeone, la madre desolata. Quel «desolata» mette l’accento sulla solitudine, in cui ella più patì, quando Gesù usci a vita pubblica e la lasciò a Nazareth, lei vedova, tra una parentela avversa; e quando più tardi Gesù la lasciò anche come madre sostituendo Giovanni a sé nella figliolanza. Sola tra tutti, la benedetta fra le donne, la madre del genere umano: la nuova Eva. Con quel suo patimento Maria addolorata concorreva dunque alla generazione della Chiesa; e cioè del popolo di Dio, il quale poi le verrà da Cristo stesso dato, in persona di Giovanni, come figlio: il figlio al posto di Gesù, o meglio un altro Gesù. Ma per tal modo, se la profezia di Simeone aveva iniziato il «martirio» della Vergine, esso, anche per lei, culminò al Calvario, quando una lancia di ferro trapassò il petto di Gesù. Quella lancia trapassò l’anima a Maria. Sotto la croce, Maria risultò nettamente la donna del popolo che tiene le parti di Dio. Davvero si può dire, in certo senso, che Gesù ebbe bisogno di lei, non solo per nascere, ma anche per morire. Ci fu un momento in cui sulla croce, abbandonato dagli uomini in terra, si senti abbandonato anche dal Padre in cielo: allora si rivolse alla madre, ai piedi della croce: alla madre che non lo aveva disertato e vinceva la natura per non cadere in quella prova sotto cui ogni donna sarebbe crollata. Poi morto il figlio, continuò la madre a patire. Egli morto fu deposto sulle ginocchia di lei: impo­tente più di quand’era bambino. Un Dio morto sulle ginocchia di una madre vedova! Allora, si, ella fu regina. Poiché Gesù ricapitolava l’umanità, era l’umanità, per un tratto, l’umanità intera di tutti i tempi, custodita sulle ginocchia di Maria, la quale apparve, in quella desolazione, la madre e la regina della fa­miglia umana trasmigrante sulle strade del dolore. La sua grandezza fu pari alla sua angoscia: il dolore d’una madre, che si trovava a custodire l’umanità svenata, sotto la colpa, nell’esilio di tutti i tempi. Quando la madre del bell’amore divenne pure madre del dolore, e i sette doni dello Sposo le si con-vertirono in sette spade, si aperse nel cuore il trauma che con 1a piaga del Figlio doveva convogliare al Padre tutta l’umanità, riconducendola alla fonte. Fu la gene­razione — la rigenerazione — per sangue e lacrime. Allora ella fu la collaboratrice del Redentore; ma pro­prio questa mansione la fece più veramente la madre del bell’amore. La unì a noi, la immedesimò alla nostra sorte. Cosi l’umanità rinacque. E cosi la Chiesa nacque». Da: Igino Giordani, Maria modello perfetto, Città Nuova, 2001, pp. 118-127 (altro…)

Loppiano compie 50 anni

Assemblea generale: Maria Voce presidente dei Focolari

20140912MariaVoceAccetto” è la parola che l’Assemblea attendeva da Maria Voce, appena riconfermata dai partecipanti come Presidente del Movimento dei Focolari per i prossimi sei anni. A giro di posta è arrivata la conferma della Santa Sede – come previsto dagli Statuti dei Focolari: “All’inizio di questo secondo mandato, auguriamo alla Dott.ssa Maria Voce particolare assistenza dello Spirito Santo e affidiamo il suo servizio all’intercessione materna di Maria Santissima, di cui oggi ricorre la festa del suo Santo Nome”, scrive il card. Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per il Laici. Anche nell’annunciare la sua accettazione, Maria Voce ha rilevato la felice coincidenza con questa festa: “Maria doveva mettere il suo sigillo su questo momento. Sono sicura che continuerà a farlo”. E aggiunge che tutto il Movimento nel mondo “sta crescendo nella preghiera e nell’amore e questo è già un grande frutto del lavoro che stiamo facendo insieme, grazie a tutti”. (altro…)

Loppiano compie 50 anni

Pubbliche amministrazioni a servizio del bene comune

Angelo_CrescenteCapodrise (Italia) Angelo Crescente ed Emilio Donnarumma sono rispettivamente sindaco e segretario comunale di una città del Sud, un contesto territoriale non facile che nell’immaginario collettivo nazionale e anche internazionale viene associato a realtà quali corruzione e camorra. Emilio – esperienza pluridecennale nelle pubbliche amministrazioni e convinto promotore dei valori di fratellanza e partecipazione in politica – dal 2011 è a fianco di Angelo, eletto sindaco quell’anno. Condividono con altri amici dei Focolari i valori della fraternità anche in ambito politico e vogliono spendersi per la propria gente, garantendo anche la possibilità di rispettare la legalità nell’interpretazione delle leggi. Tra i compiti più urgenti che li attendono, c’è’ la revisione dei bilanci comunali che risultano in forte deficit. Rifiutando scorciatoie, come pure la tentazione di colpevolizzare le inadempienze delle precedenti amministrazioni,  scelgono di costruire il futuro della loro città insieme a tutte le forze politiche e ai cittadini. «Sforzi che sono stati premiati con un buon risultato per il comune e ottimi rapporti con le controparti», racconta Angelo. Poi è stata la volta di un gruppo di famiglie che si è vista togliere le case perché costruite non a norma di legge. Questa volta è Emilio a raccontare: «Nonostante si trattasse di un abuso, non potevamo non accogliere la richiesta d’aiuto di quelle persone che sarebbero rimaste in mezzo a una strada. Abbiamo quindi cercato un percorso nella legalità per giungere alla restituzione delle case. La soluzione è arrivata dall’amministrazione regionale che, proprio in quel periodo, ha varato una legge che ha consentito di restituire il possesso (anche se non la proprietà) delle case stesse». Nulla di straordinario per chi si occupa di amministrazione locale, si potrebbe concludere; ma è pur vero che c’è modo e modo di fare le cose. Emilio e Angelo hanno scelto il “metodo” della fraternità: «Cerchiamo di viverla prima di tutto tra di noi – conclude Emilio – è uno sforzo quotidiano che richiede impegno ma che se vissuta con costanza arriva lontano, anche ai confini delle nostre città e oltre». MilitaSalto (Stato di San Paolo – Brasile) Milta Alves Ribeiro Maron è assessore all’educazione della sua città e ricorda ancora la vigilia del IX Congresso sull’Educazione organizzato lo scorso anno dal suo comune. Fuori dalle finestre del suo ufficio soffiavano venti di guerra, o più precisamente di protesta da parte di professori, studenti e dipendenti scolastici, tutti contro la campagna anti-sprechi e privilegi che l’amministrazione pubblica stava promuovendo. «Il congresso prevedeva tre giorni di conferenze, workshop e mini-corsi e ci chiedevamo se saremmo mai riusciti a realizzarlo, con la minaccia delle manifestazioni di protesta. Alcuni dei colleghi mi consigliavano addirittura di annullarlo per non mettere in pericolo il sindaco e me stessa». Continua Milta: «La presenza di Maria Luisa, mia collaboratrice che con me condivide la visione di una politica incentrata sulla fraternità, mi ha dato la forza di agire nel rispetto di tutti: quello dell’amministrazione pubblica che aveva organizzato il congresso, ma anche il diritto dei manifestanti a protestare per le proprie idee». Milta confessa che in quei giorni ha anche rafforzato il suo rapporto con Dio e con quei collaboratori che condividevano i suoi valori politici, cercando insieme la linea del discorso di apertura che avrebbe dovuto fare al congresso. «Volevo che fosse intonato al valore della fraternità universale, al bene comune». La mattina del congresso Milta è arrivata a piedi, quasi “scortata” da tanti che desideravano dimostrarle il loro appoggio. E nonostante la presenza dei manifestanti non vi è stata alcuna violenza. Il discorso è stato accolto da qualche fischio, ma è terminato con l’applauso di tutti. «Un discorso – spiega ancora Milta – che ha segnato l’inizio di un cambiamento.  Ho potuto parlare con i professori, ascoltare le loro motivazioni e questo ha fatto scattare un rapporto di fiducia fra noi. Alla fine del congresso ci sentivamo tutti vincitori, o meglio: aveva vinto la fraternità». Fonte: www.umanitanuova.org   (altro…)

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Uno spazio di fraternità in Centrafrica

JustinNaryParla lentamente d. Justin Nary, 42 anni, della Repubblica Centrafricana a Net-working, il recente appuntamento per sacerdoti e seminaristi svoltosi a Loppiano, mentre racconta del suo Paese, balzato agli onori delle cronache da poco più di un anno in seguito alla sanguinosa guerra civile tra musulmani, cristiani e animisti. Un conflitto semi dimenticato che non fa più audience, ma che continua ad avere tutt’oggi pesanti risvolti quotidiani sulla popolazione. «Da tre anni ero parroco in una grande città che, come tutto il Paese, viveva con la psicosi di un imminente conflitto etnico-religioso. Tutto è iniziato quando mi sono reso conto con dolore che tra  noi sacerdoti, Pastori e Imam non ci conoscevamo neppure. Dovevo fare qualcosa perché era in gioco la vita della nostra gente». E’ stato così che d. Justin ha coinvolto gli altri leader religiosi in appuntamenti periodici di condivisione, per trovare insieme il modo di indirizzare i fedeli verso uno stile di vita  pacifico. Il colpo di stato ad opera di una minoranza musulmana ha fatto velocemente precipitare la situazione e sono iniziati i massacri a danno della popolazione non musulmana. Ma non era finita: una fazione ribelle composta da cristiani e militari di tradizione religiosa locale ha rovesciato nuovamente la situazione, prendendo il potere e mettendo in atto una feroce vendetta verso i musulmani. Chi poteva lasciava la città, ma circa 2.000 musulmani sono corsi a chiedere rifugio in parrocchia e d. Justin ha aperto loro le porte. Non è passato molto tempo che, saputa la cosa, i ribelli vi si sono recati con l’intento di uccidere tutti, a meno che d. Justin avesse trovato una soluzione, prima dello scadere del loro ultimatum. 20140911-01Il sacerdote continua il racconto: «Avevo fatto il possibile per cercare aiuto presso i militari e le autorità, ma invano. E’ stato mentre celebravo la messa, che ho capito che Dio mi chiedeva di donargli la cosa più grande che avevo, la mia vita. Ho così deciso che sarei rimasto con la mia gente musulmani e non, fino alla fine, cosciente che stavo rischiando con loro di essere massacrato. Di fronte alla mia determinazione anche i miei confratelli, che erano venuti per portarmi via, hanno deciso di fare lo stesso». Mancavano ormai pochissime ore allo scadere dell’ultimatum, quando, all’improvviso, ha squillato il cellulare di d. Justin: era il capo dell’esercito dell’Unione africana che assicurava il suo aiuto con l’invio dell’esercito, arrivato precisamente 17 minuti prima  dei ribelli, salvando la vita di tutti. «Dopo un fallito tentativo d’assalto, la maggior parte dei rifugiati è riuscita ad emigrare in Camerun – conclude d. Justin –, mentre  circa 800 di loro si trovano ancora in parrocchia. Ciò che mi ha dato la forza nei momenti più difficili è stato domandarmi cosa avrebbero fatto gli amici dei Focolari e Chiara Lubich al mio posto. Mi sono ricordato i suoi incontri con gli amici musulmani, quanto lei li amasse ed è stato subito chiaro: avrebbe dato la sua vita per loro». (altro…)

Democrazia intelligente

L’emergere di una nuova domanda di coinvolgimento sul territorio da parte dei cittadini che lo abitano, una nuova prospettiva sociale e politica. La globalizzazione e il declino delle culture politiche del ventesimo secolo, la “crisi dello stato” e la difficoltà di far fronte alle domande sempre più complesse della società reale hanno prodotto una progressiva estraneità tra istituzioni politiche e società civile. Se questo è vero, è sotto gli occhi di tutti, però, l’emergere di una nuova domanda di coinvolgimento sul territorio da parte dei cittadini che lo abitano. Un fenomeno nuovo che i contributi del volume prendono in esame dando spazio ai linguaggi e alle specifiche competenze della filosofia politica (Baggio) e della sociologia (Lo Presti), del diritto (Bruno) e della scienza politica (Fazzi, Ferrara, Ropelato). Ed. Città Nuova

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Gaudí. El hombre, el artista, el cristiano

Maquetación 1 (Page 1)Sinopsis: El 3 de noviembre de 1883, un joven arquitecto llamado Antoni Gaudí se hacía cargo de las obras, apenas iniciadas, del templo de la Sagrada Familia. Se han cumplido 130 años de aquella fecha. «Estas páginas ofrecen una visión renovada de la basílica de la Sagrada Familia de Barcelona y de Antoni Gaudí, el arquitecto innovador que diseñó esta catedral del siglo XXI –todavía inacabada– que suscita admiración en todo el mundo. El autor del libro fue el artífice de la dedicación de este templo, ceremonia que celebró el papa Benedicto XVI en la Ciudad Condal el 7 de noviembre de 2010. Recientemente el papa Francisco indicó la basílica barcelonesa como uno de los tres lugares especiales de todo el mundo para pedir por los frutos de los sínodos de los obispos de 2014 y 2015, dedicados a los retos que tienen que afrontar las familias en el presente. Un libro centrado en tres fachadas del templo –del Nacimiento, de la Pasión y de la Gloria– y que, partiendo de las palabras de Gaudí y de la magistral interpretación de Benedicto XVI, permiten comprender en profundidad lo obra cumbre del arquitecto Antoni Gaudí y su mensaje cultural y religioso». Al proyectar las tres grandes fachadas como tres grandes retablos, situados fuera del templo, con imágenes expresivas de la fe cristiana, el arquitecto barcelonés se adelantó a la propuesta del papa Francisco, que nos pide «una Iglesia en salida», salir de los templos para ir a las periferias. Tres fachadas del templo, las tres partes de este pequeño libro. Sobre el autor: Lluís Martínez i Sistach nació en Barcelona en 1937. Fue ordenado sacerdote en Cornellà de Llobregat en 1961. Se doctoró en derecho civil y canónico en la Pontificia Universidad Lateranense de Roma. Entre 1978 y 1987 fue vicario episcopal y luego vicario general de la archidiócesis de Barcelona. Es profesor de derecho canónico de la Facultad de Teología de Cataluña y presidente de la Asociación Española de Canonistas. En 1987 fue consagrado obispo titular de Aliezira y auxiliar de Barcelona. En 1991 es nombrado obispo de Tortosa y en 1997, de la sede metropolitana y primada de Tarragona. En 2004 fue nombrado arzobispo de Barcelona. Benedicto XVI lo creó cardenal el 24 de noviembre de 2007. Desde junio de 2008 es miembro del Tribunal Supremo de la Signatura Apostólica y del Consejo Pontificio para los Laicos. Ciudad Nueva Madrid

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Estate, tempo di laboratori

20140910-01  È stata un’estate davvero calda per quanto riguarda le iniziative nell’ambito di Economia di Comunione ed Economia Civile. L’ultima in ordine di tempo è quella che si è da poco conclusa ad Arny, in Francia. Si tratta di una Summer School di Economia di Comunione (EdC) dal carattere internazionale che si è svolta dal 26 al 31 agosto scorsi. Vi hanno partecipato infatti 40 giovani provenienti da Europa, Asia e Africa. Le lezioni, tenute da quattro “veterani” dell’EdC – i prof. Luigino Bruni e Benedetto Gui, Vittorio Pelligra e Anouk Grevin – vertevano sulle tematiche legate all’imprenditorialità sociale, occupazione, sviluppo, povertà, gratuità, reciprocità, felicità alla luce del nuovo paradigma che emerge dalla Economia di Comunione. Speranza e comunione in economia sono le parole chiave di questo laboratorio, spiega uno dei partecipanti: «La sfida per noi non è su un campo di battaglia, ma dietro le cattedre universitarie e le scrivanie di qualche multinazionale, o come leader di un’azienda, è lì che siamo chiamati a costruire un mondo più giusto». Il prossimo appuntamento EdC sarà il Workshop che si terrà al Polo imprenditoriale Lionello Bonfanti (Loppiano – Italia) dall’1 al 3 ottobre prossimi. 20140910-02“Ri-generare Istituzioni, Beni Comuni, Lavoro” era invece il titolo della V Summer School di Economia Civile (SEC) che si è tenuta a Taranto (Italia) nel luglio scorso. 45 i ragazzi che vi hanno partecipato, in cerca di un’economia e un lavoro a misura d’uomo e d’ambiente; di uno stile imprenditoriale che tenga conto dei principi dell’economia civile che prefigurano un homo oeconomicus – come spiega l’economista Stefano Zamagni – che si nutre anche di relazioni, motivazioni, fiducia e che tende al bene comune più che alla ricerca di soddisfazioni individuali. Concetti verso i quali sta crescendo l’attenzione in tutto il mondo, e che risuonano nelle parole pronunciate in più occasioni anche da Papa Francesco sulla tirannia del denaro come dato di questa crisi finanziaria, caratterizzata dal rifiuto dell’etica e della solidarietà, dalla negazione del primato dell’uomo. 20140910-03A conclusione dell’esperienza i giovani partecipanti si sono dichiarati più che convinti che fare impresa attraverso i principi dell’Economia Civile sia una strada coraggiosa per contribuire a risollevare anche la difficile situazione economica del Sud del Paese. Il prossimo appuntamento per gli appassionati di Economia Civile è a Siracusa dall’11 al 14 settembre, con il laboratorio “L’impresa civile: natura, motivazioni e prospettive per lo sviluppo di un nuovo welfare state”. (altro…)

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Rimetti a noi (e a loro) i nostri debiti

20140908-01«Alla fine era capitato anche a noi. In quest’Italia della crisi in cui la stampa registra un aumento dei furti per strada, in auto e nelle case, anche il nostro caso andava a sommarsi a quello di migliaia di persone che si ritrovavano abitazioni o auto scassinate ad arte. Al ritorno da una bella giornata in un parco acquatico con le nostre bambine, ci siamo accorti che qualcuno al parcheggio si era intrufolato nella nostra macchina. Un rapido controllo e la conta dei danni è bell’e fatta: serratura forzata, furto delle chiavi di casa e di tutti i documenti. Inoltre, i ladri – evidentemente dei professionisti – per fare in modo che ci accorgessimo del furto il più tardi possibile, hanno scassinato la portiera di sinistra e hanno lasciato il navigatore nel cassetto del cruscotto, dopo averlo spostato per prendere i documenti che ci stavano sotto. Abbiamo subito provveduto a mettere in atto tutti gli accorgimenti del caso: la denuncia ai carabinieri, in primis; l’avviso ai vicini di tenere gli occhi aperti se avessero notato movimenti anomali attorno a casa nostra e l’indomani mattina abbiamo provveduto a sostituire tutte le serrature di casa, operazione non proprio indolore dal punto di vista del portafoglio, che però abbiamo potuto affrontare grazie ad un aiuto inaspettato che avevamo ricevuto giusto il giorno prima: il rimborso di una somma inattesa dalla scuola in cui lavorava mia moglie Sonia. La cifra spesa per la sostituzione delle serrature era praticamente la stessa che era stata accreditata sul nostro conto. Naturalmente le bambine avevano vissuto con noi questo scombussolamento familiare e per questo ne abbiamo voluto parlare insieme. Ricordando la frase del Padre Nostro: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, il discorso è andato naturalmente sul tema del perdono. Ci siamo detti che questa era la nostra occasione per perdonare non solo a parole, ma con il cuore e senza conservare rancore. Anche la Parola di Vita ci ha aiutato. Abbiamo recitato tutti insieme una preghiera proprio per i “nostri” ladri, lasciando la libertà alle nostre figlie di aderire o meno. Le bimbe hanno subito accettato. Abbiamo chiesto che queste persone si convertissero. È stato un momento di unità familiare forte ed intenso, continuato poi con un bel dialogo sulla  giustizia e il senso del perdono. Per noi genitori è stata l’occasione di essere testimoni credibili. Qualche giorno dopo, a mezzogiorno, mentre con le bimbe stavamo pregando per la pace una di loro ci chiede: “Possiamo pregare ancora per i ladri?”». Fonte Città Nuova online (altro…)

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Mariapoli in Scozia: l’unità prima di tutto

20140907-02 «E’ stato molto importante partecipare alla Mariapoli qui in Scozia (appuntamento annuale caratteristico del Movimento dei Focolari), prima del referendum sull’indipendenza – ha scritto un partecipante – Ho potuto ascoltare i diversi punti di vista. Spero e prego che possiamo restare uniti nell’amore». Se ne parla ancora poco, ma per quanto riguarda la Gran Bretagna l’appuntamento del 18 settembre è di quelli davvero importanti: il referendum sull’indipendenza della Scozia è infatti al centro delle attenzioni dell’opinione pubblica degli oltre 63 milioni di abitanti del Regno Unito. Il livello di guardia si sta alzando, col rischio di una seria spaccatura sociale. Per questo il tema dell’amore reciproco è risuonato per i 500 partecipanti alla Mariapoli di Perthshire (Scozia) dell’agosto scorso come una risposta e una speranza non solo per la vita di ciascuno, ma anche per le sfide sociali e politiche che il popolo si sta preparando ad affrontare prossimamente. E il mix di culture, popoli e condizioni tipico delle nostre società attuali, era più che mai rappresentato in Mariapoli: in coda verso il self-service dei pasti ci si poteva imbattere in un magistrato del Cheshire, in un rifugiato Copto Egiziano, un eco-attivista agnostico o un vescovo scozzese… Gli spunti di riflessione quotidiani sull’amore evangelico e le numerose storie e testimonianze condivise con apertura e sincerità hanno dato vita ad un dialogo ininterrotto tra i partecipanti di tutte le età e condizioni: giovani e famiglie, bambini e adulti, persone provenienti da diversi Paesi del mondo. «E’ questo poter stare con ogni tipo di persona, indipendentemente dall’età, una delle cose migliori della Mariapoli» – racconta Sam, 21 anni.  Importante anche la presenza ecumenica grazie a quattro vescovi cattolici e un vescovo della vicina Chiesa Episcopaliana. 20140907-01«Ascoltare le forti testimonianze di alcuni cristiani in Siria, o nella Repubblica Centro Africana, – racconta un’altra partecipante –  ci hanno unito e dato la certezza che l’amore reciproco è la carta vincente anche nelle situazioni più dure. Per questo, nessuno di noi dimenticherà facilmente quell’acceso scambio di vedute sul prossimo referendum, attorno ad un tavolo da pranzo. Ci siamo lasciati con un proposito che aveva il sapore di un patto solenne: l’impegno condiviso di essere costruttori di pace e unità nelle nostre città perché Dio possa usare di noi per costruire una società nuova qui, in terra». (altro…)

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Onoriamo lo Spirito Santo

Spirito Santo

Dina Figueiredo, ‘Spirito Santo’ – Valli del Pasubio (Vicenza) 2003

«Lo Spirito Santo. È questo argomento che vorrei riprendere oggi, perché, conoscendo sempre di più questo “Dio sconosciuto”, lo amiamo, lo onoriamo, gli obbediamo. È incredibile quello che opera lo Spirito Santo. Guardate gli Apostoli: la Chiesa era stata fondata da Gesù in croce, ma essi praticamente erano ammutoliti, timidi, impauriti, chiusi in casa. Scende lo Spirito Santo ed eccoli, con enorme coraggio, per le strade e le piazze, a parlare con tale fuoco da sembrare ubriachi. Affrontano intrepidi ogni persecuzione e s’incamminano per il mondo. Questo un esempio, anche se di primaria importanza, di ciò che opera questo divino Spirito, per non dire poi di tutto quanto è avvenuto sotto il suo impulso nei venti secoli di vita della Chiesa: miracoli di luce di grazia, di capovolgimenti, di rinnovamento. Pensiamo ai Concili, pensiamo anche ai vari Movimenti spirituali che sempre così tempestivamente ha suscitato. E, guardando anche al nostro, (…) pur con le dovute proporzioni, non è successo qualcosa di questo genere (…) anche a noi, quando questo divino Spirito ci ha investito col dono di un suo carisma? Che orizzonte aveva la nostra vita prima che ciò avvenisse, se non quello di persone che non vedono al di là del proprio quartiere, con pensieri ed affetti limitati quasi esclusivamente alla cerchia della propria famiglia, tesi unicamente, com’eravamo, a raggiungere il traguardo d’una professione, o a possedere (…) una macchina, una casa…(…)? E che cosa è successo in noi quando lo Spirito Santo si è manifestato con questo splendido Ideale? Non ci ha forse spinti ad uscire dal chiuso di noi stessi per pensare al prossimo, agli altri, dandoci la speranza e donandoci spesso l’evidenza che col suo aiuto molti problemi, che travagliano il mondo, possono risolversi? Non ha immesso anche in noi, il coraggio di parlare alle folle, come non avremmo mai potuto supporre? Non ha forse dato anche a noi la forza di lasciare spiritualmente, e spesso concretamente, non dico il proprio quartiere, ma la propria patria, il proprio continente, per portar il fuoco del suo amore nelle più lontane regioni del mondo? Non ha forse dato anche a noi la forza di affrontare giorno dopo giorno disagi, difficoltà, contrarietà e spesso con la gioia nel cuore? È perché Egli ci ha spinto ad agire così che abbiamo potuto costatare tanto spesso la straordinaria Provvidenza del Padre, che abbiamo potuto raccogliere i frutti delle nostre fatiche e vedere il comporsi di una immensa famiglia che copre il mondo! Se qualcosa o molto si è rinnovato attorno a noi, non è forse per opera dello Spirito Santo, che sa rinnovare la faccia della terra? Sì, è stato Lui. È suo compito dar moto e impulso alle cose, far lavorare la grazia, la vita divina che Gesù ci ha procurato. È di Lui immettere forza e coraggio. E allora, se così è, se tanto gli dobbiamo, è nostro dovere far più spazio, nella nostra vita spirituale, allo Spirito Santo. Abbiamo visto che Egli è presente nella nostra anima. Noi siamo suoi templi, siamo templi dello Spirito Santo. Abbiamo visto perciò come ciascuno di noi deve ascoltare la sua voce che parla in noi. (…) Egli è presente anche nell’anima di ogni nostro fratello: anch’esso è tempio dello Spirito Santo o è destinato ad esserlo. Se è così, non vi pare questo un nuovo motivo per amare ancor meglio ogni prossimo? Se davanti ad un tabernacolo con Gesù Eucaristia si ha il rispetto dovuto, davanti a tutti i nostri fratelli, altrettanti tabernacoli dello Spirito Santo, non si può non comportarsi di conseguenza. Sia questo allora il pensiero che illumina il nostro cammino: onoriamo lo Spirito Santo, amando, rispettando, servendo ogni nostro prossimo». Chiara Lubich, La vita, un viaggio, Città Nuova, Roma, 1984, pag. 126. Fonte: Centro Chiara Lubich (altro…)

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Campus di cittadinanza planetaria

Loppiano_2 Che i giovani siano «cittadini del mondo», o che quantomeno lo dovrebbero essere dato che oggi nessun popolo vive più da solo, è diventato ormai quasi un luogo comune; ma appunto per questo è importante che i ragazzi siano formati in tal senso, così da essere «capaci di uno sguardo, di un sentire e di un operare che abbracci chi ci passa accanto e chi ci è sconosciuto perché lontano, ma mai anonimo. Perciò, cittadini della propria città, del proprio paese e allo stesso tempo cittadini del mondo, capaci di “Amare la patria altrui come la propria”». Così definisce l’essere «cittadini del mondo» l’AMU-Azione Mondo Unito, che anche quest’anno e per la sesta volta propone alle scuole secondarie italiane di 1° e 2° grado il Campus di cittadinanza planetaria, in primavera 2015. LoppianoL’iniziativa si svolgerà nella cittadella internazionale di Loppiano di Incisa Valdarno (Firenze) nel corso di una giornata tra aprile e maggio 2015, ed è rivolta a tutti gli studenti accompagnati dai loro insegnanti. L’obiettivo è quello di far acquisire ai giovani la consapevolezza dei significati e dell’importanza della cittadinanza attiva, dell’essere costruttori di una società civile, e di contribuire ad un’educazione multietnica ed interculturale, grazie anche al contesto in cui il campus si svolge: Loppiano ospita infatti gente di ogni età e di ogni continente, giunta per vivere nella vita di ogni giorno quell’ideale di fraternità universale proposto dal Movimento dei Focolari. Si tratta infatti di una città come tutte le altre, con scuole, uffici, aziende e quant’altro. Un luogo, dunque, in cui sperimentare la diversità come ricchezza, e l’incontro con il «diverso» non come minaccia ma come momento di scambio e condivisione. Filo conduttore della giornata sarà il tema della globalizzazione: attraverso giochi di simulazione, laboratori e momenti di dialogo i ragazzi conosceranno luci ed ombre di questo processo, le dinamiche dei rapporti tra i vari Paesi del mondo, buone pratiche per uno stile di vita sostenibile e solidale, ed esperienze portate direttamente da chi le ha vissute. Da lì si partirà per elaborare e proporre azioni concrete da portare avanti nel quotidiano nelle proprie città. Le scuole interessate sono pregate di contattare contattare l’ufficio Educazione allo Sviluppo (EaS) dell’AMU entro il 31 dicembre per concordare il percorso didattico conoscitivo e il programma, così da renderlo il più possibile coerente con il percorso realizzato durante l’anno scolastico. Segreteria Organizzativa:  Via Frascati, 342 – Rocca di Papa (RM) Tel. 06 94792170 Email: eas@amu-it.eu (altro…)

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Sopravvissuti al tifone Yolanda

20140903-01 Minx e Alfred, abitano a Kalibo, isola filippina nella Provincia delle Visayas Occidentali, particolarmente colpita dal tifone Yolanda (Haiyan), l’8 novembre 2013. Da quando hanno incontrato il Movimento dei Focolari, 29 anni fa, la loro vita è cambiata: “Ci siamo messi a servire Dio in ogni prossimo”, dicono. «Il giorno prima dell’arrivo del tifone – raccontano –, eravamo stati avvertiti da TV e radio ma abbiamo ascoltato la notizia come fosse uno dei tanti già subiti in passato. I nostri 4 figli erano a casa per le vacanze di fine semestre a scuola. Eravamo perciò tutti insieme quando i forti venti e le piogge sono cominciate. Per la prima volta sperimentavamo una tempesta così forte: le finestre tremavano, il tetto iniziava a staccarsi pezzo per pezzo e il grande albero di mango si è sradicato ed è caduto senza, per fortuna, colpire la casa. L’acqua della pioggia iniziava ad entrare dappertutto fino ad allagare tutta la casa. Quando il secondo piano ha cominciato a tremare, abbiamo pensato  che tutto sarebbe stato distrutto». 20140903-05«In mezzo al disastro – ricorda Minx –, nel mio cuore dicevo: “Sei tu Signore, questa tragedia è un volto del tuo abbandono e voglio amarti. Ti prego, risparmiaci tutti…”. Quella notte, in mezzo alle tenebre a causa del black out, a letto, pensavo a quello che sicuramente era successo a quanti vivono in case di legno. Mentre le lacrime scendevano, pregavo per loro. Al mattino presto, dopo aver visto che noi stavamo tutti bene, sono andata a cercare i nostri vicini. C’era solo distruzione e volti spaventati. Ho cercato di mettere da parte il mio dolore per accogliere ogni persona sofferente che vedevo. Una bambina, amica di famiglia, piangendo mi ha detto: “Zia Minx, non abbiamo più casa …. paano na kami? “. Le sue parole innocenti mi spezzavano il cuore. L’ho abbracciata e le ho detto: “Non perdiamo il nostro amore e la fede in Gesù, preghiamo e continuiamo ad amarLo negli altri … Gesù ci aiuterà”. 20140903-03La nostra preghiera è stata ascoltata, perché il giorno dopo sono cominciati ad arrivare aiuti, prima da parenti e amici e poi da tante parti del mondo intero, attraverso il Focolare. È arrivato anche un generatore per portare avanti una piccola attività commerciale della nostra famiglia, dato che l’elettricità è mancata per mesi. Cercavo di essere sempre disponibile in qualsiasi momento per dare un aiuto. Uno dei miei figli diceva: “Mamma, preferisci aiutare gli altri quando non abbiamo nulla per riparare la nostra casa?”, perché l’acqua continuava a entrare quando pioveva. L’ho riassicurato: “Gesù si ricorderà della nostra bontà”. Dopo qualche mese siamo rimasti sorpresi e felici perché la nostra casa è stata inclusa nel progetto di riparazione e ricostruzione per le vittime del tifone Haiyan. Ora è stata riparata e anche se altri tifoni continuano ad arrivare ci sentiamo più protetti e sicuri. Siamo così grati a Dio e al Focolare, che ha sostenuto il progetto». Progetto di ricostruzione per le vittime del tifone. Il Movimento dei Focolari nelle Filippine, con il contributo di Azione per Famiglie Nuove (AFN) e dell’Associazione Mondo Unito (AMU), sta portando avanti un progetto di ricostruzione per 60 famiglie. A Tacloban, 6 case sono già terminate e si stanno preparando i documenti e i permessi per iniziare la costruzione di altre 5; inoltre, è stato dato un sostanzioso contributo a 7 famiglie che avevano già cominciato i lavori. A Baybay, si sta completando l’acquisto di un nuovo terreno su cui costruire. A Panay Island, oltre alle 5 case già completate, altre 7 sono in fase di costruzione, mentre si stanno facendo trattative per l’acquisto di un terreno su cui saranno costruite una ventina di casette a schiera, per famiglie che non hanno terreno proprio. Le case sono costruite con materiali solidi: tetto con grondaia di cemento, fondamenta e pareti in muratura, uno o due piani (secondo le necessità), di 50 mq. circa. Si possono far arrivare gli aiuti per l’emergenza Filippine attraverso i seguenti conti correnti: AZIONE per FAMIGLIE NUOVE Onlus c/c bancario n° 1000/1060 BANCA PROSSIMA Cod. IBAN: IT 55 K 03359 01600 100000001060 Cod. Bic – Swift: BCITITMX

MOVIMENTO DEI FOCOLARI A CEBU Payable to : Emergency Typhoon Haiyan Philippines METROPOLITAN BANK & TRUST COMPANY Cebu – Guadalupe Branch 6000 Cebu City – Cebu, Philippines Tel: 0063-32-2533728 Bank Account name:  WORK OF MARY/FOCOLARE MOVEMENT FOR WOMEN Euro Bank Account no.:  398-2-39860031-7 SWIFT Code:  MBTCPHMM Payable to:  Help Philippines– Typhoon Haiyan Email: focolaremovementcebf@gmail.com Tel. 0063 (032) 345 1563 – 2537883 – 2536407

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Loppiano compie 50 anni

Maria Voce apre l’Assemblea dei Focolari

001-a«Dichiaro ufficialmente aperta l’Assemblea». Con queste parole Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, ha dato inizio la mattina del 1° settembre ai lavori del tanto atteso appuntamento i cui partecipanti sono  chiamati ad esprimersi su argomenti fondamentali per la vita del Movimento e ad eleggere la Presidente, il Copresidente, i consiglieri generali per i prossimi sei anni. La parola di vita del mese riprende una frase di Paolo ai Romani: “Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi, per la gloria di Dio” (Rm 15,7) e Maria Voce invita tutti i presenti a porsi in quest’atteggiamento. Un impegno non scontato perché qui c’è gente che arriva veramente da ogni angolo del pianeta e porta con sé le tragedie di popoli in guerra, colpiti da calamità naturali, provati economicamente. Vengono letti alcuni messaggi tra cui quello dell’evangelico Gerhard Pross, dell’Ymca di Esslingen, che scrive tra l’altro: «Vi giunga un saluto caloroso in occasione della vostra Assemblea Generale. Sono molto cosciente di quanto sia importante questo momento per voi: per ciascuno singolarmente e per tutti insieme come Movimento dei Focolari. Desidero accompagnarvi in questi giorni con una preghiera speciale, chiedendo la presenza dello Spirito Santo, che sia Lui a condurvi e a guidarvi». 14907889438_d5d37fd04d_z«Incoraggiamento e sostegno» arrivano dal fon di Fonjumetaw (Camerun) «anche a nome dei “Fon-Amici” del Movimento dei Focolari». Nel suo messaggio chiede che vengano accettati gli auguri «per la realizzazione di questa importante riunione spirituale allo scopo di portare avanti l’eredità di Chiara dell’amore reciproco verso la fraternità universale». Il dr. Walter Baier, Segretario generale della rete degli intellettuali della Sinistra Europea “Transform!europe”, scrive tra l’altro: «Ci unisce l’obiettivo di un’umanità giusta, solidale e fraterna, in cui la differenza non è vissuta come divisione, ma come arricchimento. […] Vi auguro la sapienza: che possiate tradurre il vostro specifico nell’oggi e in questo vi assicuro la mia vicinanza». L’attenzione dei partecipanti, attraverso una videoregistrazione, viene richiamata sull’“eredità” della fondatrice, Chiara Lubich, che a quanti in più occasioni l’avevano interpellata sul futuro del Movimento dopo la sua morte, aveva risposto confidando la sua assoluta fiducia che la presenza di Gesù fra coloro che si amano reciprocamente nel Suo nome (Mt 18,20), avrebbe continuato a guidare e portare avanti il Movimento stesso. Con questa premessa iniziano le prime “operazioni”, a partire dall’approvazione del regolamento dell’Assemblea. I giorni dal 2 al 4 settembre saranno dedicati ad un ritiro spirituale. (altro…)

Loppiano compie 50 anni

Dalle periferie del mondo al Vaticano

01-09-2014Dalle periferie al VaticanoDalle periferie del mondo al Vaticano’ di Michele Zanzucchi. La vita del card. Joao Braz De Aviz, uomo accanto alla gente, verso la Chiesa del domani. Un ritratto inedito che mette in luce la dimensione umana e avventurosa di una vita segnata dall’impegno accanto alla gente. La storia di João Braz de Aviz, (1949), vescovo chiamato a Roma dalla Diocesi di Brasilia come prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. La sua vita, una infanzia  trascorsa nella campagna brasiliana in una famiglia numerosa (è secondo di otto figli), la scoperta della vocazione, il seminario e gli studi a Roma, le numerose avventure in mezzo al “popolo di Dio” a lui affidato – è stato tra l’altro vittima di uno scontro a fuoco durante una rapina, di cui porta ancora centinaia di pallini nella carne –, ma soprattutto la sua dimensione radicalmente evangelica nutrita dal carisma di Chiara Lubich, in sintonia si direbbe totale con il sentire e il pensare di papa Bergoglio, che lo chiama “Querido hermano João”.Dalle periferie del mondo al Vaticano’ di Zanzucchi Michele, Braz De Aviz Joao. Collana: Verso L’unità –  Ed. Città Nuova

Loppiano compie 50 anni

Vangelo vissuto: vincere la sfiducia

20140831-a«Lavoro come custode in una chiesa di Montevideo, e tempo fa, all’aprire la porta, ogni mattina mi trovavo di fronte un ragazzo vestito male, che entrava in chiesa con il suo mate, la tipica bevanda di queste parti. Sospetto e sfiducia sono state la mia prima reazione, a causa del suo aspetto. Mi dicevo: “Non sia che si metta a rubare!”. Dopo un po’ di tempo però, mi sono ricordato della Parola di Vita… Ho iniziato a salutarlo e a parlare con lui. Mi ha raccontato che era un senza tetto. Una mattina, vedendolo lavato e sistemato con dei vestiti nuovi, gli ho chiesto se avesse trovato un luogo dove vivere. “No – mi ha risposto – mi lavo in piazza con il sapone che mi danno al Ministero per lo Sviluppo Sociale. Non mi piace sentirmi sporco”. Poi mi racconta che è  cattolico e che va in Chiesa per ‘parlare con Dio’. Aveva fatto la 1°comunione. Gli ho proposto, allora, di partecipare alla Messa e di parlare con il sacerdote. Da quel momento ha iniziato a parteciparvi quotidianamente. Essendo un po’ ingrassato, avevo tanti vestiti che mi erano diventati stretti. “Forse a lui potevano andar bene “- ho pensato -.  Così riempita una borsa, glieli ho portati. “Così tanto!! Noooo!- ha esclamato vedendoli – Ho bisogno di poco, perché vivo per strada”. In seguito anche altre persone della comunità hanno iniziato ad aiutarlo nella convinzione che ogni fratello è un “altro Cristo”. Fu così che questo ragazzo, oggi ormai un amico, è riuscito a trovare un buon lavoro (è un gran lavoratore) e ad affittare una stanza». J. B. (Montevideo – Uruguay) «Alcuni giorni fa andando a fare la spesa, ho visto una signora che frugava tra la spazzatura selezionando quello che trovava. Mi sono fermata e l’ho guardata. Lei ha risposto al mio sguardo, dicendomi: “I ricchi buttano via le loro cose… ma queste a noi servono ancora”. E subito mi ha fatto vedere una pentola, commentando: “È di un buon materiale”. “Hai ragione! – le ho risposto meravigliata di quello che aveva trovato -. È una pentola buona, si vede usata, ma è una di quelle che sono eterne”. Abbiamo continuato a parlare: “… questo serve per fare il budino e questo per scolare …” e così siamo andate avanti. Mi ha fatto poi vedere un santino della Madonna che aveva trovato nell’immondizia, insieme ad una statuetta della Madonna del Valle, una di quelle piccole ed antichissime Madonne di piombo.  “Sai che significa questo per me? – le ho detto – Che la Madonna è con te”. Mi ha risposto:“Si! Dio e la Madonna sono sempre con me. Mi accompagnano sempre”. Vedendo tra gli oggetti trovati delle piante che mi piacevano, ha voluto condividerle e mi ha invitato a prenderne un ramoscello, poi anche un altro… Tornata a casa li ho messi in acqua perchè nascessero le radici per poi trapiantarli. Nel cuore ho pregato: “Grazie Gesù per averTi incontrato per strada. Grazie per venirmi a trovare. Non Ti stancare di cercarmi fino a quando non Ti cercherò con decisione nelle periferie”». T.S. (Cordoba – Argentina) (altro…)

Settembre 2014

“Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi, per la gloria di Dio”. Queste parole di san Paolo ci richiamano uno degli aspetti più toccanti dell’amore di Gesù. E’ l’amore con cui Gesù durante la sua vita terrena ha sempre accolto tutti, in modo particolare i più emarginati, i più bisognosi, i più lontani. E’ l’amore con cui Gesù ha offerto a tutti la sua fiducia, la sua confidenza, la sua amicizia, abbattendo ad una ad una le barriere che l’orgoglio e l’egoismo umano avevano eretto nella società del suo tempo. Gesù è stato la manifestazione dell’amore pienamente accogliente del Padre celeste verso ciascuno di noi e dell’amore che, di conseguenza, noi dovremmo avere gli uni verso gli altri. E’ questa la prima volontà del Padre su di noi; per cui non potremmo rendere al Padre una gloria più grande di quella che gli rendiamo quando cerchiamo di accoglierci gli uni gli altri a quel modo con cui Gesù ha accolto noi. “Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi, per la gloria di Dio”. Come vivremo allora la Parola di vita di questo mese? Essa richiama la nostra attenzione su uno degli aspetti del nostro egoismo più frequenti e, diciamo pure, più difficile da superare: la tendenza ad isolarci, a discriminare, ad emarginare, ad escludere l’altro in quanto è diverso da noi e potrebbe disturbare la nostra tranquillità. Cercheremo allora di vivere questa Parola di vita innanzitutto all’interno delle nostre famiglie, associazioni, comunità, gruppi di lavoro, eliminando in noi i giudizi, le discriminazioni, le prevenzioni, i risentimenti, le intolleranze verso questo o quel prossimo, così facili e così frequenti, che tanto raffreddano e compromettono i rapporti umani ed impediscono, bloccando come una ruggine, l’amore vicendevole. E poi nella vita sociale in genere, proponendoci di testimoniare l’amore accogliente di Gesù verso qualsiasi prossimo il Signore ci metta accanto, specialmente quelli che l’egoismo sociale tende più facilmente ad escludere o ad emarginare. L’accoglienza dell’altro, del diverso da noi, sta alla base dell’amore cristiano. E’ il punto di partenza, il primo gradino per la costruzione di quella civiltà dell’amore, di quella cultura di comunione, alla quale Gesù ci chiama soprattutto oggi. Chiara Lubich Pubblicata in Città Nuova 1992/22, pp.32-33.

Loppiano compie 50 anni

Anche da ammalati si può amare

«L’anno scorso sono stata di nuovo in trattamento oncologico per un cancro: la seconda volta è andata addirittura peggio della prima. È stato duro accettare di nuovo la malattia dopo quasi cinque anni. Le otto sessioni di chemioterapia sono durate sei mesi, poi c’è stato un periodo di riposo necessario per poter continuare con le 25 sessioni di radioterapia in un ospedale che dista circa 30 km da casa mia. Qualche volta mi hanno accompagnato delle amiche, ma spesso ci sono andata da sola, portando qualcosa da leggere o qualsiasi altra cosa che potesse distrarmi. La seconda settimana mi sono accorta di una donna musulmana che sedeva da sola nella sala d’aspetto ed aveva un’espressione di tristezza infinita. Quel giorno sono stata lì molto a lungo e ho potuto vedere mentre portavano, in barella, una bambina di cinque anni che hanno sistemata vicino a lei. Avevo sentito le infermiere parlare di quella bambina: era stata operata di un tumore celebrale e adesso le stavano applicando una radioterapia speciale che la obbligava a stare ferma e per questo la dovevano sedare. Il giorno dopo la scena si è ripetuta. Osservavo e mi dicevo che dovevo fare qualcosa. Mi vergognavo ad avvicinare la madre perché parlava male la mia lingua e non volevo metterla a disagio, così ho detto all’infermiera di chiederle se aveva bisogno di qualcosa. Sono venuta a sapere che la bambina avrebbe avuto bisogno di un cappottino e che anche un passeggino sarebbe risultato molto utile. Avevo un passeggino quasi nuovo che avevo messo da parte per mia sorella e diversi cappottini di mia figlia che sicuramente le sarebbero andati bene! Ma arrivata a casa, ho preparato tutto ed ho preso anche dei giocattoli. Sapevo che stavo facendo tutto questo a Gesù perché Lui stesso aveva detto: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40).  Ho portato tutto all’infermiera. Il giorno seguente è arrivata la bambina contentissima con la sua borsetta e una bambola: era una gioia vederla sfoggiare le sue cose “nuove”! La mamma voleva conoscermi, nonostante io volessi mantenere l’anonimato: “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra” (Mt 6,3), ma, poichè insisteva molto, sono andata  a salutarla. È stato emozionante. Mi ha abbracciato e ringraziato con gli occhi pieni di lacrime. Nei cinque giorni che mi rimanevano di radioterapia mi sono seduta con lei e abbiamo parlato tanto. Avevo iniziato la radioterapia con paura e angoscia perché dopo un mese e mezzo mia figlia avrebbe fatto la prima comunione ed io sarei stata impresentabile. La mia preoccupazione maggiore riguardava i miei capelli. Oggi ringrazio Dio per aver imparato ad uscire da me stessa e a vedere il fratello che mi sta vicino, che anche soffre, mettendo in secondo piano il mio io e le mie preoccupazioni». S.G. (Murcia – Spagna) (altro…)